PROVINCIA DI RIETI

PIANO DI GESTIONE DEL “SIC IT6020012” Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera

progettazione coordinamento Dott. For. Pierluigi Molducci Studio Verde S.r.l. collaborazione Via Schio n. 47/49 Dott. For. Paolo Rigoni 47122 Forlì (FC) Arch. Giovanni Cafiero

Emissione

Agosto 2013

Quadro Conoscitivo

Revisione Oggetto Data 1 2 3

SOMMARIO

1 QUADRO CONOSCITIVO ...... 1

1.1 RIFERIMENTI NORMATIVI E AMMINISTRATIVI ...... 1

1.2 ASPETTI PROCEDURALI E AMMINISTRATIVI ...... 5

1.3 IL PIANI DI GESTIONE DEL SITO ...... 6

1.4 AREE PROTETTE ...... 7

1.5 DESCRIZIONE FISICA ...... 8 1.5.1 Collocazione e confini del sito ...... 8 1.5.2 Clima ...... 11 1.5.2.1 Generalità ...... 11 1.5.2.2 Temperatura e precipitazioni ...... 11 1.5.3 Pedologia ...... 15 1.5.3.1 Premessa ...... 15 1.5.3.2 Metodologia ...... 15 1.5.3.3 I suoli dell’area ...... 16 1.5.3.4 Punti di osservazione pedologica ...... 25 1.5.4 Idrologia ...... 27

1.6 DESCRIZIONE BIOLOGICA ...... 28 1.6.1 Flora ...... 28 1.6.1.1 Metodologia di indagine ...... 28 1.6.1.2 Elenco floristico ...... 28 1.6.1.3 Specie vegetali di valore biogeografico e conservazionistico ...... 35 1.6.1.4 Specie alloctone...... 3 1.6.2 Vegetazione ...... 3 1.6.2.1 Metodologia di indagine ...... 3 1.6.2.2 Vegetazione acquatica pleustofitica ...... 4 1.6.2.3 Vegetazione acquatica rizofitica ...... 5 1.6.2.4 Vegetazione elofitica ...... 8 1.6.2.5 Vegetazione perenne igronitrofila ...... 15 1.6.2.6 Vegetazione dei ghiaioni rocciosi e delle falde detritiche ...... 15 1.6.2.7 Vegetazione delle pareti rocciose ...... 16 1.6.2.8 Vegetazione dei prati aridi...... 17 1.6.2.9 Arbusteti ...... 18 1.6.2.10 Boscaglie paludose ...... 19 1.6.2.11 Boschi ripariali ed igrofili ...... 20 1.6.2.12 Querceti caducifogli con componenti mediterranee sempreverdi ...... 23 1.6.2.13 Boschi mesofili a querce e latifoglie miste ...... 26 1.6.2.14 Boschi di sclerofille sempreverdi ...... 27 1.6.2.15 Boschi ruderali di latifoglie ...... 27 1.6.2.16 Schema sintassonomico ...... 28 1.6.3 Habitat e processi ecologici ...... 31 1.6.3.1 Habitat di interesse comunitario presenti nel sito ...... 31 1.6.3.2 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition ...... 32 1.6.3.3 3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion ...... 33 1.6.3.4 6110* - Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell' Alysso-Sedion albi ...... 34 1.6.3.5 6210* - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) ...... 36

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1.6.3.6 6430 - Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile ...... 37 1.6.3.7 7210* - Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae ...... 38 1.6.3.8 8130 - Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili ...... 40 1.6.3.9 91AA* - Boschi orientali di quercia bianca...... 41 1.6.3.10 92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba ...... 42 1.6.3.11 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia ...... 44 1.6.4 Fauna ...... 45 1.6.4.1 Ornitofauna ...... 45 1.6.4.2 Anfibi ...... 50 1.6.4.3 Rettili ...... 50 1.6.4.4 Mammiferi...... 50 1.6.4.5 Invertebrati...... 55 1.6.5 Uso del suolo ...... 72

1.7 DESCRIZIONE SOCIO -ECONOMICA ...... 73 1.7.1 Soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul territorio nel quale ricade il sito 73 1.7.1.1 E.ON ...... 73 1.7.1.2 F.F.S.S...... 74 1.7.1.3 ARDIS ...... 74 1.7.1.4 ARP ...... 75 1.7.1.5 ARPA ...... 76 1.7.1.6 ACEA ...... 76 1.7.1.7 Autorità di bacino del Tevere ...... 76 1.7.1.8 Consorzio di Bonifica della Piana Reatina ...... 77 1.7.1.9 Provincia di Rieti ...... 77 1.7.1.10 VI Comunità Montana "Velino" ...... 77 1.7.1.11 Comuni di Città Ducale e Castel Sant’Angelo ...... 78 1.7.2 Assetto proprietario ...... 78 1.7.3 Vincoli derivanti da atti legislativi o amministrativi sovraordinati ...... 79 1.7.3.1 Vincoli in materia di beni culturali e ambientali ...... 79 1.7.4 Quadro pianificatorio e programmatico di riferimento ...... 80 1.7.4.1 Il piano territoriale paesistico regionale...... 80 1.7.4.2 Piano stralcio di assetto idrogeologico del fiume Tevere ...... 81 1.7.4.3 Piano territoriale provinciale generale ...... 86 1.7.5 Descrizione del paesaggio ...... 88 1.7.5.1 Il concetto di paesaggio ...... 88 1.7.5.2 Principi metodologici dell'Ecologia del Paesaggio ...... 88 1.7.5.3 Le Unità di Paesaggio ...... 89

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1 QUADRO CONOSCITIVO

1.1 Riferimenti normativi e amministrativi In questo capitolo il piano verrà collegato ai principali riferimenti delle politiche internazionali e comunitarie, nazionali e regionali inerenti la conservazione della biodiversità e la pianificazione delle aree tutelate. Verranno quindi elencati i riferimenti normativi, di indirizzo e metodologici, utilizzati nel corso del processo di pianificazione, spiegando, laddove opportuno, in che modo si è tenuto conto dei medesimi. Gli obiettivi istitutivi della Rete Natura 2000 sono dati dalla Dir. 92/43/CEE (Habitat) e dalla Dir. 2009/147/CE (ex 79/409/CEE). Il recepimento in Italia delle Direttive comunitarie citate è avvenuto attraverso Decreti Ministeriali, Decreti del Presidente della Repubblica, Leggi nazionali e regionali, ed una serie di Atti amministrativi ad essi connessi e discendenti. Si riportano in sintesi i provvedimenti normativi di livello nazionale di recepimento delle direttive europee. - Decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (S. O. n. 219/L alla G.U. n. 248 del 23.10.1997). - Decreto del Presidente della Repubblica n. 120/2003 "Regolamento recante modifiche ed integrazioni al Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (G.U. n. 124 del 30.5.2003). - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G. U. n. 258 del 6.11.2007). - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 22 gennaio 2009 "Modifica del Decreto 17 ottobre 2007 concernente i criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G.U. n. 33 del 10.2.2009). - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 19 giugno 2009 "Elenco delle Zone di Protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE" (G.U. n. 157 del 9.7.2009) - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010 "Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010) - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010 "Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica

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continentale in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010) - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010 "Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010).

Con specifico riferimento alla Dir. 2009/147/CE (ex 79/409/CEE) e agli aspetti faunistici sono state emanate le seguenti Leggi. - Legge n. 157/1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" (S.O. alla G. U. n. 46 del 25.2.1992). Legge n. 221/2002 "Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE" (G.U. n. 239 del 11.10.2002).

I provvedimenti normativi di livello regionale attinenti i recepimenti delle direttive 92/43/CEE (Habitat) e 2009/147/CE (ex 79/409/CEE) sono i seguenti. - Legge Regionale n. 29 del 10 ottobre 1997 "Norme in materia di aree naturali protette regionali" (B.U.R.L. n. 77 del 26.8.1997). - Legge Regionale n. 10 del 2 aprile 2003 "Modifiche alla legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29 (Norme in materia di aree naturali protette regionali) e successive modifiche. Disposizioni transitorie" (B.U.R.L. n. 11 del 19.4.2003). - Regolamento Regionale n. 7 del 18 aprile 2005 "Regolamento di attuazione dell'articolo 36 della legge regionale 28 ottobre 2002, n. 39 (Norme in materia di gestione delle risorse forestali)" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 12 del 30.4.2005).

In assenza di una specifica legge regionale l’attuazione delle direttive 92/43/CEE (Habitat) e 2009/147/CE (ex 79/409/CEE) è stata delineata da una serie di atti amministrativi consistenti in Deliberazioni di Giunta Regionale (DGR). L’individuazione dei Siti della Rete Natura 2000 è avvenuta attraverso un percorso progressivo di provvedimenti a partire dalla metà degli anni 1990. Con la DGR n. 2146/1996 la Regione Lazio approvò la lista di Siti della Rete Natura 2000, Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciali (ZPS) ricadenti nel territorio amministrativo regionale. Questo primo atto è stato successivamente modificato e perfezionato con diversi provvedimenti. Con DGR n. 651/2005 si procedeva all’adozione delle delimitazioni dei proposti SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e delle ZPS (Zone di Protezione Speciale), con individuazione di nuove ZPS e ampliamento di alcune di quelle già istituite, ad integrazione della DGR n. 2146/1996. Inoltre con le DGR n. 696/2008, 697/2008, 698/2008, 699/2008 e 700/2008, venivano a più riprese rettificate le delimitazioni di alcune ZPS e con DGR n. 701/2008 venivano risolte

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alcune problematiche di codice e denominazione di ZPS interregionali. Con Determinazione del Direttore 21 gennaio 2009, n. 59 la Regione Lazio ha preso atto della vigenza delle rettifiche apportate ai perimetri delle ZPS riportate nelle DGR n. 696/2008, 697/2008, 698/2008, 699/2008 e 700/2008. Con riguardo esclusivo ai Siti di Importanza Comunitaria il principale riferimento in merito all’istituzione dei siti e alla loro delimitazione è dato dalla DGR 19 luglio 2005, n. 651 "Direttive 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. DPR 8 settembre 1997, n. 357 e successive modifiche ed integrazioni di attuazione della Direttiva 92/43/CEE. Adozione delle delimitazioni dei proposti SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e delle ZPS (Zone di Protezione Speciale). Integrazione deliberazione della Giunta regionale 19 marzo 1996, n. 2146 "

Per i siti della Rete Natura 2000, la Direttiva Habitat prevede diversi strumenti di gestione: - misure di conservazione obbligatorie, ovvero azioni e regolamentazioni che debbono necessariamente essere predisposte per le aree Natura 2000 (Art. 6, par. 1); - misure di conservazione non obbligatorie, ovvero le misure da predisporre se ritenute necessarie per realizzare le finalità della Direttiva (Art. 6, par. 1); - misure preventive, ovvero misure di natura anticipatoria tali da garantire che nelle aree Natura 2000 non si verifichino degrado o perturbazioni significative (art. 6, par. 2); - valutazione d’incidenza, ovvero una specifica procedura da applicare sia agli atti di pianificazione e programmazione territoriale, sia ai singoli progetti che possono svolgere effetti nelle aree Natura 2000 (art. 6, par. 3-4). L’art. 6 della Dir. Habitat e il D.P.R. 357/97 affermano che, per le aree Natura 2000, occorre definire le “misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza, appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo”. I piani di gestione costituiscono pertanto una misura di conservazione eventuale, da predisporre se ritenuto necessario per le finalità della direttiva. I piani di gestione specifici sono “piani appositamente redatti per la singola area compresa in Natura 2000”, per i quali va dunque definito, da parte delle autorità di gestione competenti, il valore di cogenza delle azioni previste.

Riguardo alla gestione dei siti e delle attività finalizzate allo stato di conservazione di habitat e specie la Regione ha emesso i seguenti provvedimenti. - DGR 2 agosto 2002, n. 1103 "Approvazione delle linee guida per la redazione dei piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC (Siti d'Importanza Comunitaria) e ZPS ( Zone di Protezione Speciale), ai sensi delle Direttive nn. 92/43/CEE (Habitat) e 79/409/CEE (Uccelli) concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della

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fauna selvatiche di importanza comunitaria presenti negli stati membri, anche per l'attuazione della Sottomisura I.1.2. 'Tutela e gestione degli ecosistemi naturali' (Docup Obiettivo 2 2000- 2006)". - DGR 3 luglio 2007, n. 497 "Attivazione e disposizioni per l'organizzazione della rete regionale per il monitoraggio dello stato di conservazione degli habitat e delle specie della flora e della fauna (Direttiva 92/43/CEE, Legge Regionale 29/97)". - DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Sostituzione integrale della deliberazione della Giunta Regionale 16 maggio 2008, n. 363, come modificata dalla deliberazione della Giunta Regionale 7 dicembre 2008 n. 928". - DGR 4 agosto 2006, n.534 "Definizione degli interventi non soggetti alla procedura di valutazione di Incidenza". - DGR del 29 gennaio 2010, n. 64 "Approvazione Linee guida per la procedura di Valutazione di Incidenza (D.P.R. 8/9/1997 n. 357 e s.m.i., art. 5)"

A livello internazionale e comunitario, i principali accordi, convenzioni e programmi di riferimento sono: - la Convenzione internazionale per la protezione degli uccelli - Parigi, 18 ottobre 1950; - la Convenzione internazionale per la protezione delle piante - Roma, 1951; - la Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici - Ramsar, 2 febbraio 1971; - la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES) - Washington D.C. 3 marzo 1973, emendata a Bonn 22 giugno 1979; - la Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica (CMS) - Bonn, 23 giugno 1979; - la Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in europa - Berna, 19 settembre 1979; - il Protocollo relativo alle aree specialmente protette del Mediterraneo - Ginevra, 3 aprile 1982; - la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare - Montego Bay, 10 dicembre 1982; - la Convenzione per la Protezione delle Alpi (Salisburgo, 7 novembre 1991) e i relativi protocolli attuativi; - l’Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei (EUROBATS), Londra, 4 dicembre 1991, con emendamenti; - la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) - Rio de Janeiro, 5 giugno 1992;

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- il Protocollo relativo alle zone particolarmente protette e alla diversità biologica nel mediterraneo - Barcellona, 10 giugno 1995; - la Dichiarazione di Sofia dei Ministri dell’Ambiente del Consiglio d’Europa (Pan European Biological and Landscape Diversity Strategy) – Sofia, 25 ottobre 1995; - l’Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa – Eurasia (AEWA) - l'Aja, 15 agosto 1996, con allegati e tabelle; - il Protocollo relativo alle Aree Specialmente protette e la biodiversità in Mediterraneo (ASPIM), Monaco, 1996; - l’Accordo sulla conservazione dei Cetacei del Mar Nero, del Mare Mediterraneo e della zona Atlantica adiacente (ACCOBAMS) - Monaco, 24 novembre 1996; - la Strategia comunitaria per la Diversità biologica (COM (1998) 42), e i relativi Piani d’azione a favore della biodiversità (COM(2001) 162 final); - il Protocollo di Cartagena alla Convenzione sulla diversità biologica del 1992, relativo alla prevenzione dei rischi biotecnologici - Montreal, 29 gennaio 2000; - la Convenzione Europea del Paesaggio - Firenze, 2000; - la Strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile (COM (2001) 264 final); - il VI Programma comunitario di azione in materia di ambiente (Decisione n. 1600/2002/CE) e le relative strategie tematiche; - l’iniziativa IUCN “Countdown 2010” (Malahide, Irlanda 2004); - il Piano d’azione comunitario per il 2010 e oltre (COM(2006) 216 final); - le indicazioni di sostenibilità nella programmazione comunitaria 2007-2013.

1.2 Aspetti procedurali e amministrativi L’articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE indica che le misure di conservazione possono assumere come minimo due forme: la forma di «opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali (…)» e «all’occorrenza», quelle che implicano «appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo ». Con le parole «all’occorrenza» viene indicato che i piani di gestione non sono sempre necessari. I piani di gestione devono essere «appropriati» e «specifici», e quindi concernere i siti della rete Natura 2000, oppure «integrati ad altri piani di sviluppo». La redazione del Piano di gestione parte dalla valutazione preventiva che le misure di conservazione obbligatorie esistenti e gli strumenti di pianificazione esistenti non siano sufficienti al mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente di habitat e specie. Il Piano di gestione affronta nel merito specifico le particolarità del singolo sito della Rete natura 2000, procedendo ad una analisi dettagliata degli aspetti fisici e biologici, del paesaggio e dei valori architettonici e storico-culturali, ad una contestualizzazione socioeconomica, individuando le specificità in relazione allo stato di conservazione attuale di habitat e specie, ai

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fattori di pressione, alle minacce reali e potenziali, definendo in ultima istanza obiettivi e strategia gestionale, misure regolamentari e azioni di gestione. In riferimento ai siti in studio gli approfondimenti conseguiti attraverso la redazione del Piano di gestione sono necessari per definire al livello più alto possibile obiettivi e azioni di gestione di lungo periodo in relazione alle caratteristiche proprie degli ecosistemi presenti: ad es. per gli ecosistemi forestali la longevità e i generalmente non brevi tempi di risposta ad interventi o fattori esterni; per gli habitat di acque stagnanti o correnti e/o di paludi le relazioni ai fattori condizionanti la falda freatica e la gestione idraulica connessa. Gli approfondimenti di dettaglio sulle esigenze ecologiche di habitat e specie nei siti, e sui fattori di pressione e sulle minacce, consentono di determinare un quadro esaustivo propedeutico alla determinazione dettagliata di azioni e misure regolamentari in una cornice di sintesi strategica per la gestione nel medio e lungo periodo. Similmente, attraverso il Piano di gestione, possono individuarsi i più opportuni e definiti criteri e indicatori per il monitoraggio dello stato di conservazione. L’art. 6 della Dir. Habitat e il D.P.R. 357/97 prevedono la definizione delle “misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza, appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo”. Attualmente, in mancanza di un provvedimento regionale di carattere normativo o regolamentare, il piano di gestione dei siti Natura 2000, dopo l’adozione o l’approvazione da parte della Provincia di Rieti deve essere approvato dalla Regione in termini di coerenza con gli obiettivi della Direttiva comunitaria, per avere efficacia nel governo del territorio deve essere integrato ai diversi livelli negli strumenti di programmazione e pianificazione previsti dalla normativa vigente.

1.3 Il Piani di Gestione del sito Nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Lazio, Misura 323, Azione a) “Tutela, uso e riqualificazione delle risorse naturali”, Tipologia I), la Provincia di Rieti ha ottenuto il finanziamento del progetto denominato “Predisposizione di piani di gestione e dei relativi strumenti attuativi per i siti Natura 2000 “SIC 1T6020012” Piana di S. Vittorino e Sorgenti del Peschiera, “SIC 1T6020016” Bosco Pago e “SIC 1T6020024” Lecceta del Convento Francescano di Greccio.” Ai fini della redazione dei Piani di Gestione la Provincia di Rieti, VI Settore Politiche Ambientali, indica necessario tenere in debito conto i seguenti aspetti. - il tipo di finanziamento ottenuto, nell’ambito del suddetto PSR, prevede azioni finalizzate alla tutela ed alla riqualificazione del patrimonio rurale intervenendo sia sulle aree di pregio naturale quali i Siti Natura 2000, sia sul patrimonio storico-culturale ed architettonico;

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- la necessità, espressa esplicitamente all’art. 6 del fascicolo di misura, che i piani siano conformi ai contenuti ed ai criteri stabiliti con le DGR n. 1103/2002 1, 1534/2002 2, e 59/2004 3, nonché quanto previsto dal Decreto MATT del 24/09/2002 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” e relativo manuale di gestione, oltre alla generale normativa in materia di Rete Natura 2000 (Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, DPR n. 357/97 e s.m.i.); - la necessità di considerare il Piano di Gestione non solo direttamente funzionale alla tutela dei siti, ma anche importante volano per accrescere la consapevolezza sociale verso le tematiche di tutela della natura e dell’identità rurale, a garanzia di una gestione sostenibile dei Siti, e strumento promotore di azioni di fruizione ecocompatibile degli habitat e di valorizzazione economica del territorio; - l’esigenza di redigere il Piano di Gestione deriva non solo dalla necessità di individuare modalità gestionali di habitat e specie che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi di tutela fissati dalla Direttiva Habitat, ma anche dalla necessità di verificare la coerenza della pianificazione vigente con le finalità di tutela dei Siti. Per cui, durante la stesura del Piano di gestione deve essere definito il quadro dei Vincoli e degli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti; - è importante sottolineare come i Siti oggetto di pianificazione sono soggetti direttamente e indirettamente a diversi fattori di pressione antropica, per cui la redazione del Piano di Gestione è importante per l’individuazione di modalità gestionali che garantiscano la loro tutela. I contenuti dei Piani di Gestione andranno a definire le modalità di gestione specifiche di habitat e specie di interesse comunitario, al fine di perseguire sia gli obiettivi fissati dalla normativa nazionale (L. 394/91) che comunitaria (Direttive 92/43/CEE “Habitat”, e 2009/147/CE “Uccelli” ex 79/409/CEE.

1.4 Aree protette Con riferimento al sistema delle aree protette il “SIC IT6020012 Piana di S. Vittorino – Sorgenti del Peschiera non è interessato da aree protette di interesse nazionale designate ai sensi della L. 394/1991 o regionale secondo Legge Regionale 29/1997 e la citata L. 394/1991.

1 DGR n. 1103/02 Approvazione delle Linee guida per la redazione di piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC e delle ZPS. 2 DGR n. 1534/02 Approvazione del programma degli interventi relativo alla Misura I.1 “Valorizzazione del patrimonio ambientale regionale”, Sottomisura I.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali” prevista nel DOCUP Ob. 2 Lazio 2000-2006. 3 DGR 59/04 Approvazione del secondo programma degli interventi relativo alla Misura I.1 “Valorizzazione del patrimonio ambientale regionale”, Sottomisura I.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali” prevista nel DOCUP Ob. 2 Lazio 2000-2006.

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1.5 Descrizione fisica

1.5.1 Collocazione e confini del sito

Il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT6020012 Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera è ubicato verso il confine Nord –Est della regione Lazio, a metà tra i comuni di Torri in Sabina e Vacone; Provincia di Rieti. Il sito è ricompreso nella Regione Biogeografica Mediterranea, collocandosi al confine nord-est della porzione italiana di tale regione; il sito è principalmente occupato da boschi di leccio.

Figura 1 – Carta generale indicativa delle Regioni Biogeografiche (Fonte: www.minambiente.it )

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Figura 2 – Carta indicativa della Regione Biogeografica Mediterranea (Fonte: http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/sites_hab/biogeog_regions/index_en.htm

I siti della Rete natura 2000 nel Lazio si inseriscono come parte di un sistema complesso di aree di tutela naturalistica articolato in diversi tipi di protezione: - Aree Naturali Protette di interesse nazionale, designate ai sensi della L. 394/1991; - Parchi e Riserve Naturali Regionali ai sensi della L.R. n. 29 DEL 6-10-1997 e della L. 394/1991;

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Figura 3 – Carta del sistema delle aree protette della Regione Lazio e localizzazione dei siti (Fonte: http://www.parchilazio.it/home~nomepagina-home_aree+vedi.htm )

Figura 4 – Carta del sistema delle aree protette in Provincia di Rieti e localizzazione dei siti (Fonte: http://www.parchilazio.it/home~nomepagina-home_aree+vedi.htm)

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Il sito IT6020012 Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera non è interessato da altre tipologie di aree protette ne’ risulta ad esse contiguo o confinante. Le aree tutelate più prossime al sito oggetto del presente Piano sono: - SIC IT6020010 Complesso del Monte Nuria, nei comuni di Petrella Salto, Fiamignano, a circa 4 km a sud-est della Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera; - SIC IT6020029 Pareti rocciose del Salto e del Turano, nel comune di Cittaducale, a circa 5 km a ovest della Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera; - SIC IT6020027 Formazioni a Buxus sempervirens del reatino, nel comune di Rieti, a circa 7.2 km a nord- ovest della Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera; - SIC IT6020014 Piana di Rascino, nel comune di Fiamignano; a circa 10 km sud- est dalla Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera; - SIC IT6020013 Gole del Velino, nel comune di Antrodoco; a circa 7 km nord-est dalla Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera; - SIC IT6020007 Gruppo Monte Terminillo, nel comune di Micigliano, a circa km 9.5 nord dalla Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera; - ZPS IT6020005 Monti Reatini, nel comune di Castel Sant’ Angelo, a circa 2.8 km nord dalla Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera.

1.5.2 Clima

1.5.2.1 Generalità

Per clima si intende lo stato medio dell’atmosfera determinato dalle condizioni e variazioni giornaliere e stagionali di una serie di fattori: la temperatura, l’umidità, la quantità e la qualità delle precipitazioni (pioggia e neve), la durata dell’insolazione, la nuvolosità, la direzione del vento, e altri fenomeni atmosferici come nebbia, gelo e temporali. Il clima della zona è quello tipico dell’ Appennino centrale caratterizzato da inverni rigidi ed estati calde con ampie escursioni termiche .

1.5.2.2 Temperatura e precipitazioni

Per la caratterizzazione termopluviometrica dell’area si è fatto riferimento alla stazione meteorologica di Rieti, che è la stazione meteorologica di riferimento per il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare e per l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia, relativa alla città di Rieti.

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Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, ancora in uso per l'Organizzazione meteorologica mondiale e definito Climate Normal (CLINO), il trend presenta la temperatura media del mese più freddo, gennaio, che è di +3,8 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si attesta a +21,3 °C. Le precipitazioni medie annue, piuttosto abbondanti, superano i 1100 mm annui, con minimo relativo estivo.

TABELLA 1 – TEMPERATURE SECONDO IL SERVIZIO METEOROLOGICO DELL ’ AERONAUTICA MILITARE (1961-1990)

Mesi Stagioni RIETI Anno (1961-1990) Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut

T. max. 8,1 9,9 13,0 16,8 21,4 25,4 29,0 29,2 25,0 19,4 13,6 9,4 9,1 17,1 27,9 19,3 18,4 media (°C)

T. min. -0,5 0,0 2,1 4,9 8,0 11,5 13,3 13,4 11,3 7,3 4,1 1,0 0,2 5 12,7 7,6 6,4 media (°C)

Precipitazio 110,5 110,2 94,7 93,4 74,5 70,2 35,3 54,9 78,1 106,3 170,6 145,9 366,6 262,6 160,4 355 1144,6 ni (mm)

Nella tabella sottostante sono riportati i valori delle temperature estreme mensili dal dicembre 1973 ad oggi, con il relativo anno in cui sono state registrate. Nel periodo esaminato, la temperatura minima assoluta ha toccato i -20,0 °C nel gennaio 1985 mentre la massima assoluta ha raggiunto i +40,0 °C l'1 e il 2 luglio 2012 (i valori disponibili sono a numero intero e, in caso di identico valore registrato in anni diversi, è riportato quello registrato per primo in

ordine temporale).

TABELLA 2 – TEMPERATURE ESTREME SECONDO IL SERVIZIO METEOROLOGICO DELL ’ AERONAUTICA MILITARE (1973- 2012)

Mesi Stagioni RIETI Anno (1973-2012) Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut

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T. max. assoluta 18 22 27 29 33 39 40 38 36 31 25 20 22 33 40 36 40 (° C) (1985) (1995) (1991) (2012) (2008) (2012) (2012) (2003) (1975) (1990) (2004) (1989)

T. min. assoluta -20 -14 -9 -3 2 4 7 7 3 -3 -7 -9 -20 -9 4 -7 -20 (° C) (1985) (2012) (1987) (1987) (1987) (1975) (1974) (1977) (1974) (1975) (1995) (1988)

Temperatura media (°C) 18,0

17,5

17,0

16,5

Temperatura media (C°) 16,0

15,5

15,0

14,5 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

FIGURA 5 – TEMPERATURA MEDIA DI RIETI IN °C DAL 2003-2011 (FONTE : ARCHIVIO METEO ITALI A)

Precipitazioni piovose (mm) 3,5

3,0

2,5

2,0 Pioggia (mm) 1,5

1,0

0,5

0,0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

FIGURA 6 – PRECIPITAZIONI MEDIE DI RIETI IN MM DAL 2003-2011 (FONTE : ARCHIVIO METEO ITALI A)

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Umidità Media (%) 70,0

60,0

50,0

40,0

Umidità Media % 30,0

20,0

10,0

0,0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

FIGURA 7 – UMIDITA ’ MEDIA % DI RIETI DAL 2003-2011 (FONTE : ARCHIVIO METEO ITALI A)

Velocità del Vento media (Km/h) 10,0 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 Vento Media Km/h 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

FIGURA 8 – UMIDITA ’ MEDIA %VELOCITÀ DEL VENTO MEDIA IN KM /H DI RIETI DAL 2003-2011 (FONTE : ARCHIVIO METEO ITALI A)

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1.5.3 Pedologia

1.5.3.1 Premessa Le Linee Guide per la redazione dei Piani delle aree naturali protette regionali (Deliberazione della giunta regionale 6 agosto 2004, n. 765), inseriscono un riferimento allo studio dei suoli delle aree, in accordo con la manualistica elaborata dal Centro Nazionale di Cartografia Pedologica dell’allora Istituto Sperimentale per lo Studio e la difesa del Suolo di Firenze.

In assenza di una base pedologica pregressa, l’elaborazione di una cartografia dei tipi di suolo richiederebbe un numero di profili pedologici e relativo piano di determinazioni chimico fisiche di laboratorio, quindi in relazione alle esigenze della gestione è stato effettuato uno studio dei fattori territoriali in grado di influenzare caratteristiche e distribuzione dei suoli (i cosidetti fattori della pedogenesi ) integrato da un fase di rilevamento. In questa fase è stato fatto una fase di rilevamento speditivo.

1.5.3.2 Metodologia Per conoscere i fattori della pedogenesi è stata studiata l’area per conoscere le caratteristiche principali relativamente a substrati pedologici, fisiografie e bioclima. L’approccio metodologico che è stato utilizzato è quello previsto per la definizione delle Unità di Terre , secondo la metodologia elaborata dal Centro Nazionale di Cartografia Pedologica dell’allora Istituto Sperimentale per lo Studio e la difesa del Suolo di Firenze (attualmente CRA APB) (Costantini, a cura di. 2007 ). Le Unità di Terre sono contenitori pedogeografici propedeutici alla realizzazione di una cartografia dei suoli, che si basa su un paradigma, il cosiddetto “paradigma suolo”, ossia l’assunzione che i suoli siano corpi naturali sensibili a variazioni dei loro fattori di stato e alcuni di questi, in particolare la morfologia, il materiale genitore e l’uso del suolo, possono variare anche in modo discontinuo. Osservando le modalità di variazione dell’insieme delle caratteristiche si può dedurre che alcuni caratteri dei suoli variano congiuntamente creando condizioni che si ripetono per tratti estesi di territorio. Il termine pedopaesaggio è utilizzato per esprimere la combinazione dei fattori pedogenetici (fattori della pedogenesi) e dei loro pattern ricorrenti. Un pedopaesaggio è una porzione di superficie terrestre che raccoglie suoli che hanno in comune una o più caratteristiche, proprietà o processi, ed è individuabile da un insieme di condizioni climatiche, litologiche, morfologiche, pedologiche, di uso del suolo e di vegetazione. ( Chiuchiarelli, et ali, 2009 ). Ossia I suoli contenuti in ambiti aventi simili caratteri climatici, geolitologici, idrografici, morfologici, colturali, vegetazionali (fattori della pedogenesi) hanno forti probabilità di essere omogenei, perché hanno subito una simile storia evolutiva che li ha portati ad avere aspetto e comportamento simili.

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Questi concetti di base, perfezionati e validati in tutto mondo da enti di ricerca, amministrazioni, soggetti privati ecc, da oltre un secolo, sono alla base delle attività di tutti gli uffici pedologici che in Italia si occupano di suolo.

Gli starti informativi utilizzati sono stati:

V Basi topofrafiche (CTR regionale in scala 1:10.000 e 1:5.000) V modello digitale del terreno; V cartografia geologica disponibile (fonte CARG e Regione); V ortofoto digitali; V altre ortofoto disponibili per consultazione in remoto (Bing Maps, google earth) V Copertura del Corine Land Cover - V° e VI° Livello (Fonte Regione Lazio - ARP) V Cartografia vegetazionale e degli habitat del sito.

Le attività sono state svolte a video in ambiente GIS secondo gli standard e le metodologie proprie del Digital Soil Mapping (Hewitt et ali., 2010 ). Sono stati utilizzato software GIS ESRI (ArcGis 9.x e10.X) e software open sources (Quantum Gis ver.1.8.0) La fase di campo è orientata a integrare le conoscenze sui suoli ottenute da fonti bibliografiche.

L’ARSIAL in collaborazione con il CRA RPS (Centri di Ricerca in Agricoltura - unità di ricerca per lo studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo), ha avviato il progetto carta dei suoli della Regione Lazio, con riferimento a tale progetto si è preso visione di: V manuali di rilevamento di campo (Paolanti et ali. 2007) V banca dati dei suoli della Regione Lazio

La manualistica citata è stata utilizzata per le fasi di rilievo di campo.

1.5.3.3 I suoli dell’area Come già segnalato in premessa, alle base delle Unità di Terre ci sono legende e discriminanti funzionali a indagare i rapporti complessi esistenti fra i cosiddetti fattori della pedogenesi. Le Unità di Terre ci permettono di ipotizzare le relazioni esistenti tra caratteristiche territoriali e caratteristiche dei suoli, in prima istanza acquisendo le fonti dati già disponibili sul tema e poi procedendo ad una fase di verifica in campo tramite ricognizioni speditive. Il rilevamento dei suoli consiste nella descrizione degli orizzonti del suolo e nel capire le relazioni che esistono fra il suolo e le caratteristiche territoriali, ossia si cerca di capire come hanno agito i fattori della pedogenesi. Questo processo conoscitivo inizia in campo e viene concluso in ufficio Le osservazioni pedologiche sono ricondotte a quattro tipologie: profilo pedologico , trivellata , pozzetto o minipit ed osservazione speditiva .

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Come profilo pedologico si intende uno scavo di adeguate dimensioni e profondità, utile per descrivere la morfologia derivante dallo sviluppo genetico-evolutivo del suolo e per prelevare campioni per le analisi di laboratorio. Il profilo è composto da una sequenza di orizzonti risultanti dall’evoluzione pedogenetica e che rappresenta la minima unità ideale di campionamento (Soil Survey Staff, 1993). Descrivere un suolo vuol dire descrivere gli orizzonti che lo compongono. La scelta del punto dove eseguire lo scavo e la descrizione del profilo deve essere effettuata in modo da individuare il concetto centrale (modale) del suolo rappresentativo dell’elemento territoriale che si vuole indagare. Vengono a tal fine escluse le situazioni anomale. La Trivellata è effettuata mediante una trivella di tipo “olandese” e permette di estrarre “carote di suolo”. In questa, il materiale è disturbato e solo alcune caratteristiche o qualità possono essere osservate con precisione. D’altronde è un tipo di osservazione che può essere effettuata in maniera più rapida ed economica della precedente. Per minipit (o pozzetto) s’intende uno scavo di circa 50 - 70 cm di profondità, utile per verificare le condizioni dello strato maggiormente interessato dalle radici. In ambienti seminaturali, con pietrosità e rocciosità superficiale elevata, ove non sia possibile per ovvi motivi stazionali e/o di difesa dei valori naturalistici, nei rilevamenti è spesso uso effettuare scavi a mano che hanno condizioni intermedie tra quelle del profilo pedologico completo e del minipit. Le modalità di campionamento sono quelle indicate per il campionamento del profilo nei metodi di Analisi Chimica del suolo (MiPAF Osservatorio Nazionale Pedologico e per la Qualità del Suolo). Per approfondimenti circa le modalità di rilevamento dei suoli si rimanda alla manualistica citata (Paolanti et ali, 2007 ). La descrizione dei suoli viene accompagnata dalla classificazione degli stessi. Nella nomenclatura utilizzata sono riassunte molte caratteristiche dei suoli utili per organizzare la conoscenza e trasferire in maniera codificata informazioni sui suoli.

L’Italia non ha elaborato un suo sistema nazionale di classificazione pedologica e da noi vengono adottate prevalentemente la classificazione americana (Soil ) ( SOIL SURVEY STAFF., 2011 ) ed il World Reference Base for soil resources (WRB) ( IUSS WORKING GROUP, 2006 ).

L’area del SIC Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera ricade nel sistema 35 della Carta dei suoli d’Italia 1:1.000.000. I principali tipi di suolo segnalati per questa unità cartografica sono: Chromic, Calcic e haplic Luvisol; Haplic, Calcic, Chromic e Hyposidic Vertisol; Haplic Calcisol; Calcaric ed Eutric Cambisol; Calcaric Cambisol; Calcaric Regosol; Calcaric Phaezozem. (Downjallo; Paolanti, 2012). Si tratta evidentemente di un riferimento di scala molto generalizzato, utile per fornire un primo quadro di riferimento territoriale.

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Si tratta di un’ampia piana, colmata da sedimenti alluvionali,. La porzione SUD, SUD EST del sito è caratterizzata da versanti su substrati calcarei (conglomerati, calcari), con una fascia di raccordo tra le due fisiografie dove i suoli s’impostano su depositi di origine colluviale (spesso materiali già pedogenizzati), provenienti dai versanti.

Carta delle pendenze

Ortofoto dell’area

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Nella piana prevalgono gli usi agricoli, in maggioranza prati (avvicendati e permanenti) secondariamente altri seminativi. Limitati sono altre coltivazioni tra cui vigneti, in una certa quantità abbandonati.

Diffusi nella piana sono, inoltre, le cenosi naturali e seminaturali. Gli habitat censiti sono: Elementi a sviluppo prevalentemente lineare o poligonale relativamente all’habitat: 92A0 , (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba ); 3260 (Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion ). Elementi a sviluppo prevalentemente lineare relativamente all’habitat: 91E0 (Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae ); 7210 (Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae ). Elementi puntuali relativi agli habitat: 3150 (Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition ); 6110 Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi ; 6410 (Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile).

La piana di San Vittorino da case Pagani

Il pattern di uso del suolo e vegetazione naturale, gli ordinamneti colturale e le pratiche utilizzate, le sistemazioni idraulico agrarie sono legate alle caratterisiche dei suoli ed al loro rapporto con la falda superfciale. Questi due fattori definiscono le caratterstiche idrologichedei suoli, il loro drenaggio interno e la loro disponibilità.

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Nella piana sono moto diffusi suoli ricchi in calcare totale, da moderatamente bene drenati a mal drenati con top soil da franco argillosi a franco limosi. La figura che segue si rifersicce alle caratterstiche superficiali di un suolo moderatamente ben drenato, con top soil a tessitura franco argillosa. Questo suolo quando disse cca , sviluppa delle fessure superficiali che interessano tutto l’orizzonte lavorato. Tale comportamento favorito dall’impatto delle macchine agricole. La fessurazione dimuisce la capacità depurativa dei suoli nei confronti della falda superfciale. Nelle situazioni ove sono minori le limitazioni legate alla tessitura ed al dernaggio interno dei suoli si trovano vigneti (frequentemente piccole unità in abbandono).

Seminativo, con fessurazione superficiale svluppata.

Nella figura successiva, si vede un’area destinata a prato di medica avvicendato. Si tratta di suoli poco sviluppati, che mostrano chiaramente i segni dei diversi livelli di sedimentazione alluvionali su cui si sono impostati che non sono stati obliterati dalla pedogenesi. Sono classificabili (secondo il WRB versione 2006) come Gleyc o Haplic Fluvisol (calcaric). Spesso tra i 40 ed i 60 cm mostrano segni di idromorfia legati alla falda superficiale.

Per aumentare il franco di coltivazione i campi sono baulati .

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Prato di medica a Piano dei Micciani

Nelle situazioni con drenaggio più difficoltoso, troviamo i suoli dell’osservazione Q4, di cui si riporta la descrizione e le relative analisi. Se dal punto di vista agricolo la qualità dei suoli più limitante è quella legata al drenaggio interno, che limita il volume di suolo esplorabile dalle radici, queste stesse sono invece capaci di creare un pedoambiente favorevole per gli habitat legati all’umidità dei suoli. Nelle aree prossime al Peschiera, nella aree dove l’energia del trasporto è maggiore troviamo suoli più sciolti, ricchi in scheletro, con pietrosità superficiale, di cui un esempio è l’osservazione Q3, di cui si riporta la descrizione e le relative analisi. Il tema della qualità dell’acqua è fondamentale per il mantenimento degli habitat presenti nella piana. La capacità protettiva di un suolo è la sua capacità di filtrare gli agenti inquinanti e di mitigarne gli effetti nocivi, senza che ne venga compromessa la funzionalità. Questa è una qualità complessa e delicata, che può subire importanti modifiche in tempi anche brevi. Per valutarla, è necessario considerare la “vulnerabilità” del suolo. Nella valutazione di un suolo in termini della sua capacità protettiva occorre innanzitutto tenere presente che il suolo non è necessariamente l’oggetto da proteggere, ma che di esso viene sfruttata la funzionalità di filtro, immagazzinamento e trasformazione. La capacità protettiva del suolo nei confronti delle acque è condizionata dalle proprietà del suolo, dalle proprietà della sostanza inquinante, dalla quantità e qualità di acqua che arriva al suolo, dalle modalità con cui l’acqua vi arriva, e dalle pratiche di gestione del suolo. Un suolo le cui proprietà determinano una rapida trasmissione di sostanze inquinanti alla falda sottostante viene definito poco protettivo, e l’area su cui questo insiste è definita sensibile, cioè soggetta a cambiamenti delle sue proprietà. Non è detto, però, che la presenza di un suolo poco protettivo significhi necessariamente rischio di inquinamento, dato che le pratiche di gestione possono ovviare al rischio. Al contrario, pratiche di gestione scorrette possono produrre rischio di inquinamento delle falde, anche in aree non sensibili.

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I principali aspetti funzionali del suolo legati alla capacità protettiva nei confronti delle acque di falda sono: l’effetto meccanico di filtro; la capacità tampone fisico-chimica; la resistenza alla mobilità delle molecole; la capacità tampone microbiologica; l’effetto tampone sul pH. Tali funzioni sono a loro volta legate a: conducibilità idraulica, o permeabilità, e condizioni della falda, che insieme determinano il potenziale di lisciviazione; contenuto in sostanza organica; struttura del suolo; contenuto e tipologia dei materiali argillosi, che condizionano la capacità di adsorbimento.

I metodi di valutazione messi a punto sono diversi e possono essere più o meno complessi, ma tutti tengono in considerazione le proprietà appena illustrate. ( Calzolari et. ali, 2006 ).

In generale è evidente che in moti casi la capacità protettiva è da bassa a moderata e di questo dovrà essere tenuto conto nella gestione del sito. Si ricorda che comunque per avere una valutazione specifica e geograficamente attendibile è necessario un rilevamento pedologico specifico e dettagliato. Come già accennato L’ARSIAL in collaborazione con il CRA RPS (Centri di Ricerca in Agricoltura - unità di ricerca per lo studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo), ha avviato il progetto carta dei suoli della Regione Lazio, il progetto ha la finalità di elaborare una cartografia dei suoli ed un catalogo delle tipologie di suolo. Sono previste analisi specialistiche (sezioni sottili, COLE, analisi idrologiche ecc). Tale banca dati, seppure non potrà fornire per ragioni di scala un riferimento diretto per la gestione dell’area, potrà essere una base di partenza che opportunamente integrata potrà dare le informazioni utili con modalità sicuramente più economiche e rapide che quelle di un rileva,mento ex novo.

Dalla piana di San Vittorino verso case Pagani

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Nella figura seguente si vedono i versanti calcarei boscati e la fascia di raccordo con la piana. Lungo i versanti sono diffuse le superfici dove prevalgono i processi erosivi con una una copertura pedologica sottile (o molto sottile). Si tratta prevalentemente di suoli cambisol (Epileptic Cambisol ) spesso scheletrici. La principale limitazione di questi suoli è nella scarsa capacità di immagazzinare acqua utile ed il conseguente rischio di stress idrico per le piante.

Versanti boscati di Costa Cattera (presso le sorgenti del Peschiera)

Osservazione pedologica Q3

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Osservazione pedologica Q4

Stazione dell’osservazione pedologica Q3

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Prato di medica prossimo all’area dell’osservazione Q3

1.5.3.4 Punti di osservazione pedologica

OSSERVAZIONE Q 3 Data: 20/06/2013 Coordinate: (utm-wgs84 33) N: 4692283 E: 334916 Località: Stazione sorgente del Peschiera (SIC Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera) Comune : Cittaducale Quota: 406 m s.l.m. Provincia: Rieti Pendenza: 0 % Esposizione: Pietrosità superficiale: piccola: comune (3%); media: comune (3%);grande: assente Rocciosità: assente Habitat: 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba ) Forma hm: fondovalle alluvionale Elem. morfologico dm: pianura Substrato: sedimenti alluvionali Materiale pedogenetico: sedimenti alluvionali, franchi molto ghiaiosi Caratteri e qualità: scorrimento superficiale ( run off ) trascurabile, drenaggio interno: piuttosto eccessivamente drenato, profondità utile moderatamente elevata (50 – 100 cm); limitazione principale quantità di frammenti grossolani. Contenuto in acqua disponibile: moderato.

Class. USDA: Soil Taxonomy 11° ed. (2011 ) Fluventic Eutrudepts loamy skeletal Class. WRB: (FAO - ISRIC): 2° ed. (2006) Haplic Fluvisol (calcaric, skeletic)

A 0 - 2 cm colore umido 10YR 3/2 (bruno grigiastro molto scuro), scheletro frequente (ghiaia grossolana). Classe tessiturale (USDA): sabbioso franca, classe granulometrica (USDA) franco grossolana. Struttura grumosa fine, fortemente sviluppata; sciolto, friabile; non adesivo e debolmente plastico. Conducibilità idraulica stimata alta (10-100 µm/s). Pori fini (0,5-1 mm) abbondanti (2,1- 5%). Concentrazioni assenti; pellicole assenti. Radici molto fini (<1 mm) comuni (11-25) e

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medie (2-5 mm) poche (1-2) andamento sub-orizzontale; attività biologica abbondante; effervescenza nessuna; limite inferiore abrupto, lineare.

Bw 2– 50 +cm colore umido 2,5Y 4/3 (bruno oliva), scheletro abbondante (ghiaia grossolana). Classe tessiturale (USDA): franco sabbiosa, classe granulometrica (USDA) scheletrico franca. Struttura poliedrica sub angolare fine, debolmente sviluppata; sciolto, friabile; non adesivo e debolmente plastico. Conducibilità idraulica stimata alta (10-100 µm/s). Pori fini (0,5-1 mm) comuni (0,5 - 2%). Concentrazioni assenti; pellicole assenti. Radici grossolane (5-10 mm) comuni (3-5) e molto grossolane (>20 mm) poche (1-2) andamento sub-orizzontale; attività biologica scarsa; effervescenza nessuna; limite inferiore sconosciuto.

Con. Carbonio N Calc Calc Tess Densità pH Argilla Limo Sabbia Orizz. Prof. Elettr. Organico Tot Tot. Att. App.N (%) (%) (%) mS/cm (%) (%) (%) (%) (g/k) A 0 - 10 7,7 0,577 12,00 0,727 20,8 3,8 8 10 82 SF Bw 10 -50 7,9 0,306 2,59 0,241 31,9 4,2 13 18 69 FS

OSSERVAZIONE Q 4 Data: 20/06/2013 Coordinate: (utm-wgs84 33) N: 4691919 E: 334713 Località: Piano dei Micciani (SIC Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera) Comune : Cittaducale Quota: 406 m s.l.m. Provincia: Rieti Pendenza: 0 % Esposizione: Pietrosità superficiale: assente Rocciosità: assente Habitat: 91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) Forma hm: fondovalle alluvionale Elem. morfologico dm: pianura Substrato: sedimenti alluvionali Materiale pedogenetico: sedimenti alluvionali, franchi molto ghiaiosi Caratteri e qualità: scorrimento superficiale ( run off ) trascurabile, drenaggio interno: moderatamente ben drenato, profondità utile scarsa (25 – 50 cm); limitazione principale bassa capacità d’aria. Contenuto in acqua disponibile:elevato.

Class. USDA: Soil Taxonomy 11° ed. (2011 ) Typic Endoaquepts franco fine Class. WRB: (FAO - ISRIC): 2° ed. (2006) Haplic Gleysol (calcaric)

Oi 1 -0 cm Materiale organico debolmente decomposto (lettiera di foglie ed altro materiale vegetale)

A 0 - 3 cm colore umido 10YR 3/3 (bruno scuro), scheletro scarso (ghiaia grossolana). Classe tessiturale (USDA): franco argilloso sabbiosa, classe granulometrica (USDA) franco fine. Struttura grumosa media, fortemente sviluppata; e secondariamente poliedrica sub angolare fine moderatamente sviluppata. Strutture compresenti. Friabile, debolmente adesivo e debolmente plastico. Conducibilità idraulica stimata alta (10-100 µm/s). Pori fini (0,5-1 mm) abbondanti (2,1- 5%) e pori medi (1,1-2 mm) comuni (0,5-2%). Concentrazioni assenti; pellicole assenti. Radici fini (1-2 mm) poche (1-10) e medie (2-5 mm) poche (1-2), andamento sub-orizzontale; attività biologica abbondante; effervescenza violenta; limite inferiore abrupto, lineare.

Bw 3 – 30 cm

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colore umido 2,5Y 5/3 (bruno oliva chiaro), masse arricchite in ferro di colore 10YR 5/4 (bruno giallastro) scarse, piccole, marcate. Scheletro scarso (ghiaia grossolana). Classe tessiturale (USDA): franco argillosa, classe granulometrica (USDA) franco fine. Struttura poliedrica sub angolare media, moderatamente sviluppata; e secondariamente poliedrica sub angolare grande debolmente sviluppata. Struttura primaria dentro secondaria. Resistente, friabile, debolmente adesivo e plastico. Conducibilità idraulica stimata moderatamente alta (1-10 µm/s). Pori fini (0,5-1 mm) comuni (0,5-2%). Concentrazioni assenti; pellicole assenti. Radici medie (2-5 mm) poche (1-2), andamento sub-orizzontale; attività biologica scarsa; effervescenza violenta; limite inferiore chiaro, lineare.

Bg 30 – 50+ cm colore umido 2,5Y 5/2 (bruno grigiastro), masse arricchite in ferro di colore 10YR 5/6 (bruno giallastro) molte, piccole, marcate, masse impoverite di ferro di colore 2,5Y 5/1 (grigio) scarse, piccole, marcate. Scheletro comune (ghiaia grossolana). Classe tessiturale (USDA): franco argillosa, classe granulometrica (USDA) franco fine Struttura poliedrica sub angolare media, moderatamente sviluppata; e secondariamente poliedrica sub angolare grande debolmente sviluppata. Struttura primaria dentro secondaria. Resistente, friabile, debolmente adesivo e plastico. Conducibilità idraulica stimata moderatamente alta (1-10 µm/s). Pori fini (0,5-1 mm) comuni (0,5-2%). Concentrazioni assenti; pellicole assenti. Radici molto grossolane (>10 mm) e medie (2-5 mm) poche (1-2); effervescenza violenta; limite inferiore sconosciuto.

Con. Carbonio N Calc Calc Densità pH Argilla Limo Sabbia Orizz. Prof. Elettr. Organico Tot Tot. Att. Tess App.N (%) (%) (%) mS/cm (%) (%) (%) (%) (g/k) A 0 - 3 7,8 0,530 2,4 0,481 8,8 1,4 24 26 50 FAS Bw 3-30 7,9 0,291 1,2 0,164 14,6 2,1 30 26 44 FA Bg 30-50 0,82 FA

1.5.4 Idrologia

La Piana di S. Vittorino è ubicata tra la dorsale carbonatica del Terminillo e quella del Nuria. La zona è caratterizzata dai depositi alluvionali dell’alveo del Velino e del Peschiera ed è interessata dalla presenza di faglie attive con emissione di fluidi mineralizzati; è identificabile come una conca in tramontana dalle dimensioni di circa 4 km di lunghezza per circa 2 km di larghezza, allungata in direzione EST - OVEST e compresa fra le quote di fondovalle 425 e 400 m s.l.m. Il territorio è soggetto a vistosi fenomeni di subsidenza catastrofica con la formazione di numerosi sinkholes su materiali scarsamente coerenti. L’idrogeologia della Piana di S. Vittorino è influenzata dalla sovrapposizione di differenti apporti di acque sotterranee e di superficie, ai quali si sommano notevoli apporti gassosi. La Piana, estesa circa 7 km 2 ad una quota di poco superiore a 400 m s.l.m., è il recapito di sorgenti che hanno una portata complessiva di circa 30 m 3/s di acqua di ottima qualità. La più importante di queste sorgenti è la sorgente del Peschiera, che ha una portata media di circa 18 m3/s, di cui circa 8 sono captati per soddisfare il bisogno idropotabile della città di Roma, mentre i restanti danno origine al fiume Peschiera, che scorre anch’esso nella Piana di San Vittorino, ma non arginato e confluisce nel fiume Velino immediatamente a valle della Piana stessa. Al

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margine settentrionale della Piana vi sono anche importanti sorgenti idrotermali, note col nome di “Terme di Cotilia”, mentre in passato erano presenti poco più ad ovest le Terme dell’imperatore Vespasiano, ormai asciutte per l’abbassamento della falda idrica avvenuto in quella zona. In tale area la falda idrica attualmente viene a giorno, in maniera molto suggestiva, dal portale dell’antica chiesa di San Vittorino, che risulta ribassata di circa un paio di metri dalla sua quota iniziale di costruzione. La prima arginatura del Velino (che in precedenza scorreva in prossimità dei rilievi calcarei a sud della Piana) risale al 1839 ad opera del Genio Militare dello Stato Maggiore dell’Esercito, in seguito alla grande frana, denominata “Borrone Superiore”, avvenuta nel 1836 nei pressi di Pendenza, quando il corso del fiume fu ostruito e l’acqua invase completamente tutta la Piana (Marinelli, 1995). Gli argini furono poi risistemati e rinforzati nel 1891 dal Genio Civile dell’Aquila e successivamente nel 1918.

1.6 Descrizione biologica

1.6.1 Flora

1.6.1.1 Metodologia di indagine

L’indagine floristica è consistita nell’aggiornamento e nell’approfondimento delle conoscenze sulla flora vascolare (Pteridophyta, Gymnospermae, Angiospermae) del sito finalizzati alla individuazione delle misure e azioni rivolte alla gestione e alla conservazione degli elementi di maggiore interesse botanico. La conoscenza floristica di base è costituita dalla check-list floristica, desunta dall’analisi bibliografica delle ricerche floristiche eseguite precedentemente nella stessa area, e dalle verifiche che è stato possibile eseguire all’interno del territorio indagato attraverso i sopralluoghi di campagna.

1.6.1.2 Elenco floristico Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Fontinalaceae Fontinalis antipyretica Hedw. Idrofite Cosm. Adoxaceae Viburnum tinus L. subsp. P caesp Steno – Medit. tinus Alismataceae Alisma plantago – aquatica I rad Subcosmop. L. Apiaceae Angelica sylvestris L. H scap Eurosiber. Apiaceae Smyrnium olosatrum L. H bienn Euri – Medit. / Steno – Medit. Apiaceae Cnidium silaifolium (Jacq.) H scap SE – Europ. Simonkai

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Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Apiaceae Helosciadium nodiflorum (L.) H scap / I rad Euri – Medit. W. D. J. Koch Apiaceae Berula erecta (Huds.) Coville G rhiz Circumbor. Apiaceae Torillis arvensis (Huds.) Link T scap Subcosmop. subsp arvensis Araceae Lemna minor L. I nat Subcosmop. Araliaceae Hedera helix L. P lian Subatl. – Submedit. Asparagaceae Asparagus acutifolius L. G rhiz / NP Steno – Medit. Asparagaceae Ruscus aculeatus L. Ch frut / G rhiz Euri – Medit. Asparagaceae Ornithogalum umbellatum L. G bulb Euri – Medit. Aspleniaceae Asplenium onopteris L. H ros Subtrop. Aspleniaceae Asplenium trichomanes L. H ros Cosmop. subsp. quadrivalens D.E Mey Aspleniaceae Asplenium ceterach L. H ros Euras. Asteraceae Artemisia alba Turra Ch suffr Steno – Medit./ Submedit. / S – Europ. Asteraceae Artemisia vulgaris L. H scap Circumbor. / Euras. Asteraceae Calendula arvensis (Vaill.) L. H bienn / T scap Euri – Medit. Asteraceae Carduus pycnocephalus L. H bienn / T scap Medit. – Turan. / Steno – Medit. Asteraceae Cirsium arvense (L.) Scop. G rad Subcosmop. Asteraceae Crepis vesicaria L. H bienn / T scap Subatl. / Submedit. Asteraceae Crepis sancta (L.) Babc. T scap Medit. – Turan. Asteraceae Scolymus hispanicus L. H bienn Euri – Medit. Asteraceae Senecio vulgaris L. T scap Subcosmop. Asteraceae Sonchus asper (L.) Hill. H bienn / T scap Subcosmop. Asteraceae Sonchus oleraceus L. H bienn / T scap Subcosmop. Asteraceae Petasites hybridus (L.) G rhiz Euras. Gaertn., Mey & Scherb. Asteraceae Eupatorium cannabinum L. H scap Paleotemp. Asteraceae Lactuca serriola L. H bienn / H scap Euri – Medit. / Sudsiber. Betulaceae Corylus avellana L. P caesp Europeo – Caucas. Betulaceae Ostrya carpinifolia Scop. P caesp / P scap Pontica / S – Europ. Boraginaceae Myosotis decumbens Host H scap Artico – Alp. Boraginaceae Symphytum bulbosum K.F. G bulb SE – Europ. Schimp. Brassicaceae Aethionema saxatile (L.) R. Ch suffr Medit.-Mont. Br. Brassicaceae Alliaria petiolata (M. Bieb.) H bienn/H scap Euras. / Paleotemp. Cavara & Grande

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Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Brassicaceae Arabis collina Ten. H scap Orof. –S – Europ. Brassicaceae Arabis turrita L. H bienn/H scap S- Europ. / Steno – Medit. Brassicaceae Calepina irregularis (Asso) T scap Medit. – Turan. Thell. Brassicaceae Cardaria draba (L.) Desv. G rhiz / H scap Medit. – Turan. / Steno – Medit. Brassicaceae Sinapis arvensis L. T scap Steno – Medit. Brassicaceae Lunaria annua L. Ch suffr / H scap SE – Europ. Brassicaceae Nasturtium officinale R. Br. H scap Cosmop. Cannabaceae Humulus lupulus L. P lian Circumbor. /Europ. Caucas. Caprifoliaceae Dipsacus fullonum L. H bienn / T scap Euri – Medit. Caprifoliaceae Sambucus ebulus L. G rhiz / H scap Euri – Medit. Caprifoliaceae Sambucus nigra L. P caesp Europ. – Caucas. Caprifoliaceae Lonicera xylosteum L. P caesp Euras. Caprifoliaceae Lonicera etrusca Santi P caesp / P lian Euri – Medit. Caprifoliaceae Lonicera caprifolium L. P lian Pontica / SE – Europ. Caryophyllaceae Cucubalus baccifer L. H scap Eurosiber. Caryophyllaceae Saponaria sp. Caryophyllaceae Silene vulgaris (Moench) H scap Subcosmop. Garcke Celastraceae Euonymus europaeus L. P caesp / P scap Eurasiat. / Europ. Convolvulaceae Calystegia sepium (L.) R. Br. H scand Euras. / Paleotemp. Cornaceae Cornus mas L. P caesp / P scap Pontica Cornaceae Cornus sanguinea L. P caesp Euras. Crassulaceae Sedum album L. Ch succ Euri – Medit. Crassulaceae Sedum dasyphyllum L. Ch succ Euri – Medit. Crassulaceae Sedum montanum Songeon Ch succ Medit. – Mont. & E. P. Perrier Crassulaceae Sedum rupestre L. Ch succ Centroeurop. Crassulaceae Sedum sexangulare L. Ch succ Centroeurop. Crassulaceae Umbilicus rupestris (Salisb.) G bulb Medit. – Atl. (Euri) / Dandy Steno – Medit. Cupressaceae Juniperus oxycedrus L. P caesp / P scap Euri – Medit. Cyperaceae Carex halleriana Asso H caesp Euri – Medit. Cyperaceae Carex flacca Schreb. subsp. G rhiz Europ. serrulata (Biv.) Greuter Cyperaceae Carex acuta L. G rhiz Euras. Cyperaceae Carex remota L. H caesp Europ.-Cauc. Cyperaceae Carex riparia Curtis G rhiz / He Euras.

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Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Cyperaceae Carex pendula Huds. H caesp / He Euras. Cyperaceae Carex elata All. H caesp Europ. – Caucas. Cyperaceae Carex distans L. H caesp Euri – Medit. Cyperaceae Carex paniculata L. H caesp Europ. Caucas. Cyperaceae Carex pseudocyperus L. H caesp Subcosmop. Cyperaceae Cladium mariscus (L.) Pohl G rhiz Subcosmop. Cyperaceae Cyperus sp. Cyperaceae Schoenoplectus spp. Cyperaceae Scirpoides holoschoenus (L.) G rhiz Euri – Medit. / Sojak Macarones. Dioscoreaceae Dioscorea communis (L.) G rad Euri – Medit. / Steno – Caddick & Wilkin Medit. Equisetaceae Equisetum arvense L. G rhiz Circumbor. Equisetaceae Equisetum ramosissimus G rhiz Circumbor. Desf. Equisetaceae Equisetum telmateja Ehrh. G rhiz Circumbor. Ericaceae Arbutus unedo L. P caesp Steno – Medit Ericaceae Erica arborea L. NP Steno – Medit. Euphorbiaceae Mercurialis annua L. T scap Paleotemp. Fabaceae Colutea arborescens L. P caesp Euri – Medit. / Pontica / S – Europ. Fabaceae Cytisus hirsutus L. Ch suffr Eurosib. Fabaceae Emerus major Mill. NP Centroeurop. Fabaceae Galega officinalis L. H scap E – Europ. / Pontica Fabaceae Lathyrus venetus (Mill.) G rhiz / H scap Pontica Wohlf. Fabaceae Melilotus albus Medik. T scap Eurasiat. / Subcosmop. Fabaceae Robinia pseudacacia L. P caesp N-America Fabaceae Securigera varia (L.) Lassen H scap S-Europ.-Sudsib. Fabaceae Spartium junceum L. P caesp Euri – Medit. / Steno – Medit. Fagaceae Quercus cerris L. P scap Euri – Medit. Fagaceae Quercus ilex L. P caesp / P scap Steno – Medit. Fagaceae Quercus pubescens Willd. P caesp / P scap Pontica / SE – Europ. Fagaceae Quercus robur L. P scap Europ. / Caucas. Geraniaceae Geranium robertianum L. T scap / H bienn Subcosmop. Iridaceae Iris pseudoacorus L. G rhiz Euras. Juglandaceae Juglans regia L. P scap W – Asiat. Juncaceae Juncus acutus L. H caesp Euri – Medit. Juncaceae Juncus inflexus L. G rhiz / H caesp Paleotemp.

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Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Juncaceae Juncus subnodulosus G rhiz Europ. / Caucas. Schrank Lamiaceae Ajuga reptans L. Ch rept Euras. / Europ. – Caucas. Lamiaceae Thymus sp. Lamiaceae Mentha aquatica L. H scap Subcosmop. Lamiaceae Mentha longifolia (L.) L. H scap Eurasiat. / Paleotemp. Lamiaceae Stachys sp. Lamiaceae Teucrium chamaedrys L. Ch suffr Euri – Medit. Lauraceae Laurus nobilis L. P caesp / P scap Steno – Medit. Lythraceae Lythrum salicaria L. H scap / He Subcosmop. Malvaceae Tilia sp. Melanthiaceae Veratrum nigrum L. G. rhiz Eurasiat. temp. Moraceae Ficus carica L. P scap Medit. – Turan. Oleaceae Ligustrum vulgare L. NP / P caesp Eurasiat. Oleaceae Phyllirea latifolia L. P caesp / P scap Steno – Medit. Onagraceae Epilobium hirsutum L. H scap Eurasiat. / Paleotemp. / Subcosmop. Onagraceae Epilobium tetragonum L. H scap Eurasiat. subsp. tetragonum Orchidaceae Neotinea tridentata (Scop.) G bulb Euri – Medit. R.M. Bateman, Pridgeon & M.W. Chase Orchidaceae Neotinea tridentata (Scop.) G bulb Euri-Medit. R.M. Bateman, Pridgeon & M.W. Chase Orchidaceae Orchis pauciflora Ten. G bulb Steno – Medit. Orobanchaceae Melampyrum sp. Orobanchaceae Orobanche sp. Plantaginaceae Callitriche stagnalis Scop. I rad Eurasiat. Papaveraceae Chelidonium majus L. H scap Circumbor./ Euras. Papaveraceae Pseudofumaria alba (Mill.) H scap NE-Medit.-Mont Lidén subsp. alba Plantaginaceae Cymbalaria muralis Gaertn., Ch rept Subcosmop. Mey & Scherb. Plantaginaceae Callitriche hamulata Kutz ex I rad Subatl. W.D.J. Koch Plantaginaceae Veronica anagallis – aquatica H scap / T scap Cosmop. L. Plantaginaceae Veronica beccabunga L. H rept Euras. Arrhenatherum elatius (L.) H caesp Paleotemp.

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Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Beauv. ex J. & C. Poaceae rupestre H caesp Subatl. (Host.) Roem. & Schult. Poaceae Brachypodium sylvaticum H caesp Paleotemp. (Huds.) P. Beauv. Poaceae Avena sterilis L. T scap Medit. – Turan. Poaceae Bromus hordeaceus L. T scap Subcosmop. Poaceae Festuca heterophylla Lam. H caesp Europ. – Caucas. Poaceae Bromopsis erectus (Huds.) H caesp Paleotemp. Fourr. Poaceae Anisantha sterilis (L.) Nevski T scap Euri – Medit. – Turan. Poaceae bulbosa L. H caesp Paleotemp. Poaceae Setaria pumila (Poir.) Roem. T scap Subcosmop. & Schult. Poaceae Melica uniflora Retz. H caesp Paleotemp. Poaceae Phragmites australis (Cav.) G rhiz / He Subcosmop. Trin. ex Steud. Poaceae Paspalum distichum L. G rhiz Subcosmop. Polypodiaceae Polypodium cambricum L. H ros Euri – Medit. Potamogetonaceae Potamogeton nodosus Poir. I rad Subcosmop. Primulaceae Cyclamen hederifolium Aiton G bulb E – Europ. / Steno – Medit. Primulaceae Cyclamen repandum Sm. G bulb N – Medit. subsp. repandum Ranunculaceae Anemone apennina L. subsp. G rhiz S – Europ. apennina Ranunculaceae Anemone hortensis L. G bulb Euri – Medit. / Steno – Medit. Ranunculaceae Anemonoides ranunculoides G rhiz Europ. – Caucas. (L.) Holub Ranunculaceae Aquilegia dumeticola Jord. H scap Eurasiat. temp. Ranunculaceae Eranthis hyemalis (L.) Salisb. G rhiz S – Europ. Ranunculaceae Helleborus foetidus L. Ch suffr S-Europ – Subatl. Ranunculaceae Ranunculus bulbosus L. H scap Euras. Ranunculaceae Hepatica nobilis Schreber. G rhiz Circumbor. Ranunculaceae Ranunculus trichophyllus I rad Europ. Chaix Ranunculaceae Ranunculus ficaria L. G bulb / H scap Euras. Rosaceae Agrimonia eupatoria L. H scap Subcosmop. Rosaceae Rubus ulmifolius Schott NP Euri – Medit. Rosaceae Crataegus monogyna Jacq. P caesp / P scap Euras. / Paleotemp.

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Famiglia Specie Forma biologica Tipo corologico Rosaceae Rosa sempervirens L. NP / P caesp Steno – Medit. Rosaceae Fragaria vesca L. H rept Cosmop. Rosaceae Prunus avium L. P scap Eurasiat. / Pontica Rubiaceae Cruciata glabra (L.) Ehrend H scap Euras. / S – Europ. Rubiaceae Sherardia arvensis L. T scap Subcosmop. Rubiaceae Rubia peregrina L. subsp. P lian Steno – Medit. peregrina Rubiaceae Cruciata glabra (L.) Ehrend. H scap Euras. Rubiaceae Galium aparine L. T scap Euras. Rubiaceae Galium corrudifolium Vill. H scap Steno – Medit. Rubiaceae Galium palustre L. H scap Euras. Salicaceae Salix alba L. P scap Paleotemp. Salicaceae Salix cinerea L. P caesp Paleotemp. Salicaceae Salix purpurea L. P caesp / P scap Eurasiat. Salicaceae Salix triandra L. subsp. P caesp Eurosiber. amygdalina (L.) Schubl. & G. Martens Salicaceae Populus alba L. P scap Paleotemp. Salicaceae Populus nigra L. P scap Paleotemp. Sapindaceae Acer campestre L. P caesp / Pscap Europ. – Caucas./ Sudsiber. Sapindaceae Acer opalus Mill. subsp. P caesp / Pscap SE – Europ. obtusatum (Waldst. & Kit. ex Willd.) Gams Saxifragaceae Saxifraga tridactylites L. T scap Euras. / Euri – Medit. Simaroubaceae Ailanthus altissima (Mill.) P scap Asiatica Swingle Thymelaceae Daphne laureola L. P caesp Steno – Medit. / Subatl. Typhaceae Sparganium erectum L. I rad Eurasiat. Typhaceae Typha angustifolia L. G rhiz Circumbor. Typhaceae Typha latifolia L. G rhiz Cosmop. Ulmaceae Ulmus minor Mill. P caesp / P scap Europ. / Caucas. Urticaceae Urtica dioica L. subsp. dioica H scap Subcosmop. Violaceae Viola reichenbachiana Jord. H scap Eurosib. ex Boreau Vitaceae Vitis vinifera L. P lian Origine ignota

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1.6.1.3 Specie vegetali di valore biogeografico e conservazionistico

In relazione agli aspetti generali della conservazione di alcune entità considerabili di elevato pregio, nella Tabella che segue viene riportato l’elenco delle entità protette a diverso titolo: • Convenzione di Berna; • Convenzione CITES; • Direttiva Habitat (Allegati 2, 4 e 5); • Specie endemiche;

Si rammenta che la classificazione IUCN prevede 9 categorie differenziate a causa del rischio di estinzione più o meno grave come riportato di seguito: EX = Estinto EW = Estinto in natura CR = Gravemente minacciato EN = Minacciato VU = Vulnerabile NT = Quasi minacciato LC = Abbondante e diffuso DD = Dati insufficienti NE = Non valutato

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Specie Specie Famiglia RL.

(nome latino) (nome italiano) IUCN Berna Cites A Cites A Cites B Cites D MATTM Endemica Endemica Barcellona Liste Rosse L.R. 61/1974 Habitat all. 2 Habitat 2 all. Habitat 4 all. Habitat 5 all. Cephalanthera Cefalantera maggiore, Orchidaceae x damasonium (Mill.) Druce Cefalantera bianca Cyclamen hederifolium Pamporcino, Ciclamino Primulaceae x Aiton napoletano Lilium bulbiferum L. subsp. Giglio rosso, Giglio di San Liliaceae x croceum (Chaix) Jan. Giovanni Orchidaceae Orchis purpurea Hudson Orchide maggiore x Asparagaceae Ruscus aculeatus L. Pungitopo x LC Asteraceae Crepis lacera Ten. Radicchiella laziale x Juniperus oxycedrus L. Cupressaceae subsp. deltoides (R.P. Ginepro rosso x Adams) N.G. Passal. Orchidaceae Orchis pauciflora Ten. Orchide calabrese x Cladium mariscus (L.) Cyperaceae Falasco x Pohl. Orchidaceae Ophrys apifera Hudson Ofride fior d'api, x Ophrys sphegodes Miller Fior ragno, Ofride verde Orchidaceae x bruna Dactylorhiza maculata (L.) Orchidaceae Soó subsp. saccifera Orchide macchiata x (Brongn.) Diklic Epipactis helleborine (L.) Orchidaceae Elleborine comune x Crantz Gymnadenia conopsea Orchidaceae Manina rosea x (L.) R. Br.

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Specie Specie Famiglia RL.

(nome latino) (nome italiano) IUCN Berna Cites A Cites A Cites B Cites D MATTM Endemica Endemica Barcellona Liste Rosse L.R. 61/1974 Habitat all. 2 Habitat 2 all. Habitat 4 all. Habitat 5 all. Ophrys fuciflora (Crantz) Orchidaceae Ofride dei fuchi x LC Moench Cyperaceae Carex paniculata L. Carice panicolata x CR

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1.6.1.4 Specie alloctone

Nel corso delle indagini in campo è stata rilavata la presenza di alcune specie arboree alloctone: Robinia pseudoacacia, Ailanthus altissima . Robinia pseudoacacia è una specie di origine nordamericana, introdotta in Europa agli inizi del 1600 ed attualmente naturalizzata in tutta Italia, dalla pianura alla bassa montagna, su terreni abbandonati, argini, scarpate e all’interno di siepi e boschi ripari. In qesto ambienti la robinia può formare boschi puri o misti con altre latifoglie decidue. Ailanthus altissima , originario della Cina nordoccidentale e centrale e di Taiwan fu importato in Europa nel 1740 e fu presentato e utilizzato come specie ornamentale, per poi diffondersi a dismisura divenendo specie invasiva grazie alla sua capacità di colonizzare rapidamente aree disturbate e soffocare i competitori con sostanze allelopatiche; nel sito come nell’Appennino Romagnolo in generale si afferma nei terreni detritici abbandonati (dintorni di vecchie case o pascoli con terreno sottile e vecchie frane), anche a causa di piccole introduzioni artificiali nei giardini e nell corti delle case rurali.

1.6.2 Vegetazione

1.6.2.1 Metodologia di indagine Lo studio delle fitocenosi eseguito è finalizzato all’aggiornamento e all’incremento delle conoscenze del patrimonio vegetazionale del sito, nonché alla caratterizzazione degli habitat di interesse comunitario. Gli habitat Natura 2000 sono stati individuati, nella quasi totalità dei casi, dall’analisi sintetica di uno specifico contesto ambientale e dalla concomitante presenza di un numero variabile di specie vegetali. I manuali di interpretazione pubblicati dalla Comunità Europea (European Commission - DG Environment, 2013), quello valido per il territorio nazionale (Biondi et al., 2009) ed il manuale regionale (Calvario et al., 2008), consentono di individuare, sulla base delle caratteristiche ecologiche, della presenza di alcune specie e della loro capacità di associarsi, a quali codici habitat Natura 2000 sono ricondurre i contesti ambientali rilevati nel territorio. Secondo l’impostazione di base, la maggior parte degli habitat possono essere individuati mediante l’attribuzione delle fitocenosi rilevate ai diversi livelli della classificazione fitosociologica (sintassonomia). Pertanto, al fine di interpretare correttamente le logiche di attribuzione degli habitat si è proceduto al rilevamento della vegetazione negli ambienti studiati utilizzando il metodo fitosociologico. I rilievi fitosociologici effettuati, hanno consentito di inquadrare le fitocenosi rilevate all’interno degli appropriati syntaxa e, quindi, di condurre ad una corretta attribuzione delle comunità vegetali rilevate agli habitat Natura 2000 di riferimento.

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1.6.2.2 Vegetazione acquatica pleustofitica Le pleustofìte sono piante liberamente flottanti nell'acqua; i loro organi assimilatori possono risultare sommersi o galleggiare alla superficie. In quest'ultimo caso la pagina fogliare superiore è provvista di stomi come adattamento alla vita subaerea. Dal punto di vista fitosociologico le fitocenosi pleustofitiche sono inquadrate nella classe Lemnetea . Nel sito è stata individuata l’associazione pleustofitica Lemnetum minoris , tipica di acque da mesotrofiche ad eutrofiche, stagnanti o a lento scorrimento, a reazione tendenzialmente neutra e con contenuto di basi relativamente basso.

FIGURA 9 –LEMNETUM MINORIS .

L’associazione Lemnetum minoris può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition ”. Popolamenti idrofitici flottanti, fisionomicamente caratterizzati da Callitriche stagnalis sono stati rinvenuti in acque poco fluenti, limpide, non particolarmente ossigenate, dove le concentrazioni soprattutto di nitrati raggiungono valori piuttosto elevati. Dal punto di vista sintassonomico si tratta di aspetti vegetazionali afferenti al Callitrichetum stagnalis , dell’alleanza Ranunculion fluitantis. Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion ”.

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FIGURA 10 – CENOSI A CALLITRICHE STAGNALIS .

1.6.2.3 Vegetazione acquatica rizofitica Le fitocenosi a rizofite sono costituite da piante vascolari che hanno in comune la caratteristica di radicare sul fondo del corpo d'acqua, ma che, per il resto, risultano notevolmente diversificate, sia nelle caratteristiche dell'apparato vegetativo, che in base alle strategie riproduttive. Dal punto di vista fìtosociologico la vegetazione rizofìtica risulta inclusa nella classe Potametea , a sua volta comprendente un unico ordine ( Potametalia ). L'ordine è suddiviso in tre alleanze: Ranunculion fluitantis , comprendente tutte le fitocenosi fluttuanti nelle acque correnti, Potamion pectinati , che comprende associazioni di idrofite costituite quasi esclusivamente da specie sommerse ancorate sul fondo e Nymphaeion albae . Quest'ultima alleanza comprende fitocenosi rizofìtiche formate da specie provviste di foglie galleggianti, circolari, laminari, ancorate sul fondo oppure da specie a foglie finemente suddivise sommerse e fluttuanti, diffuse in acque mediamente profonde, stagnanti o debolmente correnti, su fondali fangosi. Nelle acque pure, fredde, oligotrofiche del fiume Velino e del Peschiera, nonché nei fossi affluenti sono osservabili popolamenti vegetali discontinui, flottanti, emergenti o sommersi di specie erbacee radicanti sul fondo. Nel sito sono state individuate almeno tre diverse cenosi rizofitiche, una completamente a dominanza di Ranunculus trichophyllus , una prevalenza di Ranunculus trichophyllus e Berula

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erecta, inquadrabili nell’alleanza Ranunculion fluitantis ed una a prevalenza di Potamogeton nodosus , riconducibile all’alleanza Potamion pectinati . Nei primi due casi si tratta di idrofite che, grazie ad alcuni adattamenti morfo-strutturali, come l’eterofillia e la flessibilità caulina, sono in grado di colonizzare acque a scorrimento veloce, in genere limitanti per la maggior parte delle fanerogame acquatiche. Tali cenosi, descrivibili sintassonomicamente con le associazioni Ranunculetum trichophylli e Ranunculo-Sietum erecto-submersi , trovano le condizioni ecologiche ottimali per il loro sviluppo in stazioni caratterizzate da acque fresche, ossigenate, con valori relativamente bassi di conducibilità e con un tenore ridotto di sostanze azotate.

FIGURA 11 – RANUNCULETUM TRICHOPHYLLI .

La comunità a Potamogeton nodosus , che si presenta generalmente monospecifica, si rinviene in generale in acque calme, relativamente profonde (fino a 2 m), in cui si registrano alti valori di conducibilità ma concentrazioni di sostanze azotate non eccessivamente elevate.

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FIGURA 12 – RANUNCULO -SIETUM ERECTO -SUBMERSI .

FIGURA 13 – CENOSI A POTAMOGETON NODOSUS .

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Tali fitocenosi rappresentano una permaserie ed in linea di massima non sono soggette a fenomeni dinamico-successionali a meno che non vengano alterate le condizioni ambientali ed il regime idrico. Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion ”.

1.6.2.4 Vegetazione elofitica Le elofite comprendono tutte le specie vegetali che radicano sul fondo, hanno le porzioni basali sommerse per gran parte dell'anno, con la maggior parte di fusto, foglie ed infiorescenze emergenti sopra la superficie dell'acqua. Comunità dominate da elofite si rinvengono soprattutto al margine di corpi con acque stagnanti, dove spesso formano cinture concentriche sul bordo di laghi, stagni e pozze naturali o artificiali. Le fìtocenosi ad elofite si riscontrano inoltre di frequente lungo le rive di corsi d'acqua a lento deflusso (canali, meandri e delta fluviali). Nella classificazione fitosociologica, le comunità formate in prevalenza da elofite sono riunite nella classe Phragmiti-Magnocaricetea . La povertà floristica dei popolamenti, spesso tendenti ad essere dominati da una sola specie (monofìtismo), e i disturbi provocati dall'antropizzazione spesso rendono problematica la definizione del quadro sintassonomico. La classe è suddivisa in quattro ordini ( Phragmitetalia, Magnocaricetalia, Scirpetalia compacti e Nasturtio- Glycerietalia ). L'ordine Phragmitetalia comprende le fitocenosi formate da elofite di grossa taglia che contribuiscono all'interramento di acque dolci stagnanti o a lento deflusso, da mesotrofiche ad eutrofìche. All'interno dell'ordine si distinguono in primo luogo comunità paucispecifìche caratterizzate dalla predominanza della cannuccia palustre, che si rinvengono lungo il corso del fiume in corrispondenza di acque lentamente fluenti o nelle zone di sponda, anche di laghetti, riferibili all’associazione Phragmitetum australis . Nei fossi laterali è presente una tipologia di vegetazione elofitica semi-sommersa, la cui fisionomia è data principalmente da Sparganium erectum , che in genere predilige acque basse, poco fluenti, abbastanza pulite ma moderatamente ricche in sostanze organiche. E’ un tipo di cenosi che tra quelle elofitiche risulta una delle più igrofile e maggiormente legate alla costante presenza di acqua.

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FIGURA 14 – PHRAGMITETUM AUSTRALIS.

FIGURA 15 – SPARGANIETUM ERECTI .

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Lungo le sponde del Velino si ritrova una vegetazione erbacea perenne caratterizzata dalla presenza di Iris pseudacorus , una geofita igrofila legata a stazioni subsciafile che presentano suoli melmosi, periodicamente inondati in inverno ma emersi ed umidi in estate. Tali popolamenti rilevati possono essere riferiti all’ Iridetum pseudacori , associazione descritta per l’Europa centrale.

FIGURA 16 – IRIDETUM PSEUDACORI .

FIGURA 17 – TYPHETUM ANGUSTIFOLIAE.

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All'ordine Phragmitetalia appartiene anche l’associazione Typhetum angustifoliae , tipica di acque ferme che coprono un suolo fangoso ricco di detriti organici, riscontrabile soprattutto in corrispondenza dei fossi laterali. Sono inoltre presenti cladieti (riconducibili all’associazione Mariscetum serrati ), ovvero prati umidi dominati da Cladium mariscus , favoriti dalla presenza di acque da oligo-mesotrofiche fino a mesotrofiche, con modeste variazioni di livello (profondità dell’acqua 0,1-0,8 m) e da suoli a granulometria grossolana, ossigenati e calcarei (Balátová-Tulácková et alii , 1993). Tollerano periodi di emersione e contribuiscono ad accelerare i processi di interrimento. Il marisceto è presente solo nella parte centrosettentrionale del sito, su un’area di ex cava. Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 7210* “Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae ”. Sono stati rinvenuti alcuni aspetti vegetazionali fisionomicamente legati alla presenza di Carex pseudocyperus e Mentha aquatica , che si sviluppano su suoli costantemente umidi o comunque soggetti a brevi periodi di disseccamento. Tali cenosi risultano molto affini ai consorzi del Mentho aquaticae-Caricetum pseudocyperi , associazione descritta per alcuni aspetti vegetazionali lacustri formanti tipici isolotti galleggianti (Orsomando & Pedrotti, 1986). Tali cenosi in genere si trovano a contatto con altre comunità della classe Phragmitetea , in particolare con tifeti e fragmiteti, creando situazioni di transizione.

FIGURA 18 – MARISCETUM SERRATI .

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FIGURA 19 – MENTHO AQUATICAE -CARICETUM PSEUDOCYPERI.

FIGURA 20 – CARICETUM ELATAE .

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Infine sono da ricordare i cariceti del Caricetum elatae , prati umidi che devono la loro fisionomia alla dominanza di Carex elata . A causa dei lunghi periodi di emersione, che si verificano nel periodo tardo-estivo, il corteggio floristico si arricchisce di specie rispetto ai tipi finora descritti. Si sviluppano in acque da mesotrofiche a meso-eutrofiche, poco profonde (da pochi cm fino a 0,6 m). Nel sito in esame si sviluppano di solito a contatto con le cenosi meno igrofile dei Phragmitetalia da un lato, e con i boschi e boscaglie paludosi dall’altro. All’ordine Nasturtio-Glycerietalia appartengono cenosi a Nasturtium officinalis , individuate lungo le sponde del Fiume Velino e del Peschiera, su suoli sabbiosi parzialmente sommersi e dove la velocità della corrente è medio-elevata. Tali consorzi sono riferibili all’associazione Nasturtietum officinalis , cenosi pioniera diffusa in tutta Europa. L’associazione sembra svilupparsi soprattutto in acque fresche, con conducibilità bassa e un carico azotato non particolarmente elevato. Aspetti vegetazionali caratterizzati dalle forme emerse di Berula erecta e Veronica anagallis- aquatica rappresentano, assieme alla precedente associazione, la fascia anfibia più prossimale alle sponde del Velino e del Peschiera. Si tratta di cenosi inquadrabili nel Veronico-Sietum erecti . Infine sono presenti cenosi a pressoché complete dominanza di Apium nodiflorum , sia nel Velino, sia nel Peschiera, attribuibili all’associazione Apietum nodiflori . Tutte le cenosi descritte possono essere ricondotte all’habitat di interesse comunitario 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion ”.

FIGURA 21 – NASTURTIETUM OFFICINALIS .

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FIGURA 22 – VERONICO -SIETUM ERECTI .

FIGURA 23 – APIETUM NODIFLORI .

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1.6.2.5 Vegetazione perenne igronitrofila Per quanto concerne la vegetazione igronitrofila, si tratta di associazioni inquadrabili nell’alleanza Galio-Alliarion petiolatae della classe Galio aparines-Urticetea dioicae , che comprende cenosi ripariali igronitrofile che si sviluppano generalmente in prossimità dei corsi d’acqua su suoli periodicamente o saltuariamente sommersi, dove la deposizione di detriti organici provoca un’eutrofizzazione naturale del suolo. Nel sito è caratterizzata dalla prevalenza di Petasites hybridus, accompagnata da Alliaria petiolata, Ficaria verna, Ranunculus bulbosus ecc.. Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile”.

FIGURA 24 – GALIO -ALLIARION PETIOLATAE .

1.6.2.6 Vegetazione dei ghiaioni rocciosi e delle falde detritiche La vegetazione glareicola comprende comunità pioniere in grado di colonizzare ghiaioni, pietraie e suoli detritici. La vegetazione è costituita da specie adattate a sopravvivere in ambienti altamente selettivi per il rischio di copertura e danneggiamento diretta alle piante ad opera di clasti e detriti, e per il suolo poco evoluto, povero in nutrienti e fortemente drenato. Si tratta di specie adattate a

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resistere al rotolamento di materiale e al seppellimento e capaci di ancorarsi ad un substrato instabile e mobile quali Festuca robustifolia, Scrophularia canina, Pseudofumaria alba, Silene ocymoides ecc.. La vegetazione è principalmente riferibile alla classe Thlaspietea rotundifolii .

FIGURA 25 – THLASPIETEA ROTUNDIFOLII .

Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 8130 “Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili”.

1.6.2.7 Vegetazione delle pareti rocciose La vegetazione casmofitica è inquadrabile in due classi: Sedo-Scleranthetea e Asplenietea trichomanis . Alla prima classe appartengono i pratelli xerotermofili, erboso-rupestri, discontinui, colonizzati da succulente del genere Sedum (tra cui prevalenti sono Sedum rupestre e S. dasyphyllum ) e da vegetazione pioniera di terofite e perenni di prateria xerica. Si tratta di vegetazione litofila e moderatamente nitrofila delle rupi calcaree, dove ricopre modeste superfici, specialmente in prossimità dei sentieri, inquadrabile nell'alleanza Alysso alyssoidis-Sedion albi .

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FIGURA 26 – ALYSSO -SEDION ALBI .

Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 6110* “Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell' Alysso-Sedion albi ”.

1.6.2.8 Vegetazione dei prati aridi Alla classe Festuco-Brometea vengono riferite le formazioni pascolive mesoxerofile formate in prevalenza da emicriptofite che si sviluppano sui suoli ricchi in basi dell'Europa temperata e mediterranea. Si tratta di vegetazione neutro-basofila rappresentata da prati meso-xerofili a Brachypodium pinnatum subsp. rupestre con Phleum pratense, Dactylis glomerata, Vicia cracca, Orlaya glandiflora, Poa pratensis, Medicago lupulina, Lotus corniculatus, Inula salicina , riferibili all’associazione Galio lucidi-Brachypodietum rupestris . In tali cenosi è costante la presenza di esemplari sparsi di Rosa canina, Prunus spinosa e Rubus ulmifolius. Tale vegetazione può essere ricondotta all’habitat di interesse comunitario 6210* “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo ( Festuco- Brometalia ) (*stupenda fioritura di orchidee)”.

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FIGURA 27 – GALIO LUCIDI -BRACHYPODIETUM RUPESTRIS .

1.6.2.9 Arbusteti Gli arbusteti sono delle formazioni che derivano dalla diffusione degli arbusti sui campi e pascoli abbandonati, rappresentando uno stadio avanzato del processo dinamico di recupero della vegetazione che determina la formazione di cenosi più complesse. Essi sono stati attribuiti generalmente all’ordine Prunetalia spinosae , mentre in alcuni casi è stato possibile arrivare ad un maggiore livello di dettaglio: arbusteti a dominanza di Rubus ulmifolius riconducibile all’associazione Clematido vitalbae-Rubetum ulmifolii . Nel primo caso si tratta di arbusteti mesofili a Cornus sanguinea, Ulmus minor , Crataegus monogyna, Acer campestre, Corylus avellana,Lisìgustrum vulgare ecc., che si formano su suoli freschi e profondi, neutro-basici e più o meno argillosi, in campi abbandonati, su terreni di riporto e accumuli terrosi da smottamento. Sono aggruppamenti duraturi tipici del paesaggio post-colturale, spesso infiltrati da comuni specie ruderali. Nel secondo caso si tratta in genere di nuclei arbustivi a sviluppo rigoglioso, impenetrabili e caratterizzati dalla relazione di codominanza degli arbusti nitrofili Clematis vitalba e Rubus ulmifolius . La fitocenosi è confinata agli ambienti disturbati.

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FIGURA 28 – PRUNETALIA SPINOSAE .

1.6.2.10 Boscaglie paludose

FIGURA 29 – SALICETUM CINEREAE .

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Una superficie piuttosto estesa del sito è occupata da una boscaglia paludosa caratterizzata dal predominio di Salix cinerea , riferibile all’associazione Salicetum cinereae , cui si affiancano con elevata frequenza plantule di Frangula alnus , alcune specie dei Phragmitetalia e altre specie igrofile. Nello strato erbaceo la specie più frequente è Carex riparia , a testimonianza della prolungata permanenza dell’acqua. Nella dinamica che tende all’interrimento questo arbusteto si sviluppa a partire da canneti o cariceti dove la falda si è abbassata. Sopporta tuttavia prolungati periodi di sommersione che rendono relativamente anossico il substrato. Trova le migliori condizioni di crescita su suoli a granulometria fine, con acque mesotrofiche (Geisselbrecht-Taferner e Wallnöfer, 1993).

1.6.2.11 Boschi ripariali ed igrofili Sotto questa denominazione sono riunite le formazioni boschive con predominanza di salici e pioppi, localizzate negli ambienti ripariali, su sedimenti di recente deposizione.

FIGURA 30 – SALICETUM ALBAE .

Salicetum albae è una formazione arborea a dominanza pressoché assoluta di Salix alba , che si sviluppa sui substrati prevalentemente sabbiosi o sabbioso-ciottolosi, sedimentati su un precedente deposito di limo fluviale che può raggiungere uno spessore di 2 metri. Si tratta di fitocenosi con uno strato arboreo a densità variabile, con copertura compresa tra 35 e 90%, in cui il salice bianco risulta occasionalmente accompagnato da pioppo bianco e pioppo nero. Lo

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strato arbustivo è variamento sviluppato e caratterizzato soprattutto dalla presenza di Salix cinerea e Cornus sanguinea . Lo strato erbaceo è costituito da specie mesoigrofile quali Carex pendula, Equisetum telmateja, Lycopus europaeus, Valeriana officinalis, Brachypodium sylvaticum, Hedera helix ecc..

FIGURA 31 – SALICI -POPULETUM NIGRAE .

Il Salici-Populetum nigrae comprende boschi ripariali che si affermano nel basso corso di fiumi e torrenti, su terrazzi alluvionali non troppo elevati sul livello di falda, caratterizzati da substrati ciottoloso-ghiaiosi inondati solo eccezionalmente in occasione di episodi di piena. Lo strato arboreo è dominato da Populus nigra , accompagnato da Juglans regia , Prunus avium , Acer campestre e Salix alba . Lo strato arbustivo si presenta piuttosto chiuso e ricco di specie. Tra le più frequenti si citano Cornus sanguinea , Rubus caesius e Sambucus nigra , tutte indicatrici di elevata disponibilità di sostanze nutritive nel suolo. Rubus caesius può dare origine a coperture continue nelle situazioni più degradate. Molto frequente è la specie lianosa Hedera helix che può originare coperture continue nello strato erbaceo, dove tra le specie più frequenti si cita Brachypodium sylvaticum . Fra le formazioni arboree ripariali quelle maggiormente svincolate dall’acqua sono le cenosi a dominanza di Populus alba , rinvenute soprattutto su suoli argillosi dei terrazzi alluvionali, dove le ondate di piena arrivano raramente e per brevi periodi.

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FIGURA 32 –POPULETUM ALBAE .

Si tratta di consorzi che raggiungono in genere notevoli altezze e coperture comprese tra il 70 e il 90%. Le specie arboree prevalenti nello strato dominato risultano Populus alba, Ulmus minor e Salix alba , mentre Crataegus monogyna, Cornus sanguinea, Rubus caesius, Euonymus europaeus e Sambucus nigra sono gli arbusti più frequenti. Copiosa è inoltre la presenza di Hedera helix, Brachypodium sylvaticum, Equisetum sp. e Carex pendula nello strato erbaceo. Sintassonomicamente si tratta di comunità inquadrabili nel Populetum albae . La presenza talvolta abbondante di specie eliofile tipiche dei Prunetalia (Rubus ulmifolius, R. caesius, Clematis vitalba, Cornus sanguinea, Sambucus nigra, Euonymus europaeus ) è giustificata dalla struttura aperta e frammentaria con cui certe volte si presentano tali pioppeti. Tutti i tipi di vegetazione descritti possono essere ricondotti all’habitat di interesse comunitario 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba ”. In alcuni tratti di fondovalle, dove la presenza costante dell’acqua ed il forte ombreggiamento contribuiscono a creare un microclima temperato di tipo oceanico, compaiono lembi di bosco mesofilo caratterizzati dalla presenza di Acer campestre . Il piano dominato è costituito principalmente da un denso strato alto arbustivo di nocciolo ( Corylus avellana ), accompagnato da orniello ( Fraxinus ornus ) e bosso ( Buxus sempervirens ). Nello strato erbaceo sono presenti Ruscus aculeatus, Mercurialis perennis, Mycelis muralis, Cyclamen hederifolium, Lathyrus venetus, Aquilegia vulgaris ecc. .

Tale fitocenosi è in parte riconducibile al carpineto di forra, secondo Pignatti (1998) riferibile all’associazione Carpino betuli-Coryletum avellanae Ballelli et al. 1981 del Carpinion betuli

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Oberdorfer 1953. Si tratta di un tipo di vegetazione durevole, senza tendenza ad ulteriore evoluzione, a causa del microclima umido ed ombroso e per l’insufficiente pedogenesi, pure essendo inserita nel contesto del querceto misto caducifoglio.

FIGURA 33 – CARPINO BETULI -CORYLETUM AVELLANAE .

1.6.2.12 Querceti caducifogli con componenti mediterranee sempreverdi I boschi di roverella dei versanti collinari, dal punto di vista fitosociologico, sono inquadrabili nel Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis , associazione termofila a carattere submediterraneo, ricca di specie della classe Quercetea ilicis . Si tratta di cedui matricinati a regime o invecchiati, a struttura monoplana, presenti nella fascia pedemontana esposta ad ovest e nordovest nei pressi di Casa Mannetti, caratterizzati dalla dominanza della roverella, accompagnata in genere da altre specie termofile quali orniello (Fraxinus ornus ), carpinella ( Carpinus orientalis ) e mesofile quali carpino nero ( Ostrya carpinifolia ) e sorbo montano ( Sorbus aria ). Caratteristiche sono le specie lianose quali Rosa sempervirens, Rubia peregrina, Tamus communis, Asparagus acutifolius . Nello strato arbustivo si rinvengono Cytisophyllum sessilifolium, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, Cornus mas, Viburnum tinus, Coronilla emerus, Juniperus oxycedrus, Cercis siliquastrum. Nello strato erbaceo risultano frequenti Brachypodium sylvaticum, Ruscus aculeatus, Buglossoides purpurocoerulea.

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FIGURA 34 – ROSO SEMPERVIRENTIS -QUERCETUM PUBESCENTIS .

FIGURA 35 – ROSO SEMPERVIRENTIS -QUERCETUM PUBESCENTIS CARPINETOSUM ORIENTALIS .

La variante a dominanza di carpinella, in cui il sottobosco arbustivo è costituito quasi esclusivamente dal bosso ( Buxus sempervirens ), a sottolineare il legame catenale di queste

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cenosi con gli ostrieti dei suoli profondi, può essere riferita al Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis carpinetosum orientalis.

FIGURA 36 – CYTISO SESSILIFOLII -QUERCETUM PUBESCENTIS .

Nei terrazzi alluvionali in sponda destra del Velino sono presenti querceti di roverella radi con carpino nero ed orniello ed abbondante sottobosco arbustivo costituito da Cytisophyllum sessilifolium, Ligustrum vulgare, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, E. verrucosus, Coronilla emerus, Juniperus oxycedrus, Colutea arborescens, Rosa canina, Chamaecytisus spinescens, Helichrysum italicum, Spartium junceum, Asparagus acutifolius. Nello strato erbaceo e nelle radure risultano frequenti Artemisia alba, Teucrium chamaedrys, Sanguisorba minor, Festuca inops, Hippocrepis comosa, Trifolium squarrosum, Viola hirta, Helianthemum nummularium, Thymus longicaulis, Globularia bisnagarica, Poa bulbosa, Galium corrudifolium, geniculata, Silene italica, Orchis morio. Dal punto di vista fitosociologico questi boschi sono riferibili all’associazione Cytiso sessilifolii- Quercetum pubescentis , tipica di conoidi e detriti di falda con abbondante percentuale di scheletro. Tutte le tipologie illustrate possono essere ricondotte all’habitat di interesse comunitario 91AA* “Boschi orientali di quercia bianca”.

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1.6.2.13 Boschi mesofili a querce e latifoglie miste I boschi a prevalenza di carpino nero, appartenenti all’associazione Scutellario columnae- Ostryetum carpinifoliae , sono diffusi principalmente sui versanti con esposizione Nord-Nord- Ovest. Si tratta di cedui matricinati, più o meno invecchiati, a struttura monoplana e densità elevata, a dominanza di carpino nero con matricine di roverella e cerro e presenza di carpinella, maggiociondolo ( Laburnum anagyroides ), acero campestre, olmo campestre, orniello, acero opalo ( Acer obtusatum ), leccio, ciliegio e noce. Lo strato arbustivo è costituito da sanguinello, ligustro, biancospino, orniello, carpinella, citiso, emero, fusaggine e quello sarmentoso da edera, Smilax aspera, Rosa sempervirens, Rubia peregrina, Lonicera etrusca, Clematis vitalba. Lo strato erbaceo è formato da Ruscus aculeatus, Cyclamen hederifolium, Brachypodium sylvaticum, Polypodium vulgare, Asparagus acutifolius, Primula vulgaris, Anemone apennina . Nei pressi di Casa Mannetti, in sinistra idraulica, su versanti ad esposizione settentrionale, sono presenti formazioni boschive appartenenti allo Scutellario-Ostryetum variante a Buxus sempervirens . In questi boschi il bosso costituisce un piano dominato con la costante coesistenza di Carpinus orientalis , specie a portamento del tutto analogo: “ queste popolazioni non sembrano assumere carattere puramente successionale, quanto piuttosto costituire i rappresentanti di una boscaglia a carattere decisamente durevole, per lo più inglobata e persistente al di sotto della copertura rada di una foresta di pendio, con carattere di sinusia indipendente ” (Spada, 2008). A quote superiori ai 500 m dominano gli ostrieti dell’associazione Melittio-Ostryetum , fisionomicamente caratterizzata da Melittis melissophyllum, Melica uniflora, Acer obtusatum, Laburnum anagyroides, Anemone apennina, Lathyrus venetus, Tamus communis . I boschi dominati dal cerro, presenti sui versanti con esposizioni variabili da settentrionali ad orientali a meridionali, potrebbero essere riferiti all’associazione Rubio-Quercetum cerridis . Si tratta di boschi governati a ceduo matricinato, a struttura monoplana, a regime, in rinnovazione o invecchiati nei quali la matricinatura è composta quasi esclusivamente dalle specie quercine, ovvero cerro e roverella, e in cui compaiono come specie accompagnatrici il carpino nero, la carpinella, l’olmo campestre, l’acero campestre, l’orniello, il leccio, il ciliegio (Prunus avium ) ecc.. Lo strato arbustivo è composto dalle specie tipiche dei pruneti quali sanguinello, ligustro, biancospino, prugnolo, fusaggine, citiso, compenetrate a quelle termofile della lecceta quali Ruscus aculeatus, Smilax aspera, Rosa sempervirens, Rubia peregrina, Phyllirea latifolia ecc.. Sono inoltre presenti Anemone apennina, Cyclamen hederifolium, Brachypodium sylvaticum, Hedera helix, Lonicera etrusca, Daphne laureola .

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1.6.2.14 Boschi di sclerofille sempreverdi

FIGURA 37 – CYCLAMINO HEDERIFOLII -QUERCETUM ILICIS .

Si tratta di boschi a dominanza di leccio con una buona componente di specie caducifoglie, rappresentate soprattutto dall’orniello e talvolta dal carpino nero e dalla roverella, riconducibili all’associazione Cyclamino hederifolii-Quercetum ilicis , che vicaria, nel territorio italiano, con esclusione della costa di Trieste, il Fraxino orni-Quercetum ilicis a distribuzione balcanica, al quale erano state precedentemente attribuite diverse leccete. La fisionomia è quella di una lecceta governata a ceduo matricinato, a struttura monoplana, con matricinatura scarsa di leccio, sottobosco arbustivo molto rado, a prevalenza di leccio ed altre specie di sclerofille sempreverdi e sottobosco erbaceo con Helleborus foetidus e Rubia peregrina . In genere si tratta di soprassuoli vegetanti su pendii molto acclivi, con rocciosità e pietrosità abbondanti, quando poi non assumono il carattere di una lecceta rupicola.

1.6.2.15 Boschi ruderali di latifoglie Si tratta di boschi e boscaglie ruderali su suoli ricchi di nitrati, costituiti soprattutto da robinia ed ailanto ( Ailanthus altissima ), con sambuco ( Sambucus nigra ), vitalba ( Clematis vitalba ) e Rubus ulmifolius .

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1.6.2.16 Schema sintassonomico

LEMNETEA De Bolós et Masclans 1955 Lemnetalia minoris De Bolós et Masclans 1955 Lemnion minoris De Bolós et Masclans 1955 Lemnetum minoris Oberd. Ex T. Müller et Görs 1960

POTAMETEA R. Tx. et Preising 1942 Potametalia Koch 1926 Ranunculion fluitantis Neuhäusl 1959 Ranunculetum trichophylli Melendo, Cano & Valle 2003 Ranunculo-Sietum erecto-submersi (Roll 1939) Th. Mull. 1962 Potamion pectinati (Koch 1926) Libbert 1931 Aggruppamento a Potamogeton nodosus Ranunculion aquatilis Passarge 1964 Callitrichetum stagnalis Segal 1965

PHRAGMITO AUSTRALIS-MAGNOCARICETEA ELATAE Klika in Klika & Novák 1941 Phragmitetalia australis Koch 1926 em. Pignatti 1954 Phragmition australis Koch 1926 Phragmitetum vulgaris Von Soó 1927 Sparganietum erecti Roll 1938 Typhetum angustifoliae Pignatti 1953 Iridetum pseudacori Eggler 1933 Magnocaricetalia Pignatti 1953 Magnocaricion elatae Koch 1926 Mariscetum serrati Zobrist 1935 Caricetum elatae Koch 1926 Mentho aquaticae-Caricetum pseudocyperi Orsomando & Pedrotti 1986 Nasturtio-Glycerietalia Pignatti 1953 Nasturtion officinalis Géhu & Géhu-Franck 1987 Nasturtietum officinalis Seibert 1962 Veronico-Sietum erecti Passarge 1982 Glycerio-Sparganion Braun-Blanquet et Sissingh in Boer 1942 Apietum nodiflori Braun-Blanquet 1931

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Galio aparines-Urticetea dioicae Passarge ex Kopecky 1969 Galio aparines-Alliarietalia petiolatae Görs & Müller 1969 Galio-Alliarion petiolatae Oberdorfer & Lohmeyer in Oberdorfer, Görs, Korneck, Lohmeyer, Müller, Philippi & Seibert 1967

THLASPIETEA ROTUNDIFOLII Br.-Bl. 1948 Thlaspietalia rotundifolii Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926

SEDO-SCLERANTHETEA Br.-Bl. 1955 Alysso-Sedetalia Moravec 1967 Alysso alyssoidis-Sedion albi Oberdorfer & Müller in Müller 1961

FESTUCO-BROMETEA Br,-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1949 Brometalia erecti Br.-Bl.1936 Phleo-Bromion erecti Biondi et Blasi ex Biondi, Ballelli, Allegrezza et Zuccarello 1995 Galio lucidi-Brachypodietum rupestri Di Pietro et Blasi 2003

RHAMNO-PRUNETEA Rivas-Goday et Borja ex Tüxen 1962 Prunetalia spinosae Tuxen 1952 Berberidion vulgaris Br.-Bl. 1950 Clematido-Rubetum ulmifolii Poldini 1980

ALNETEA GLUTINOSAE Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff et alii 1946 Salicetalia auritae Doing 1962 Salicion cinereae T. Müll. et Görs 1958 Salicetum cinereae Zólyomi 1931

SALICI PURPUREAE-POPULETEA NIGRAE (Rivas-Martinez & Canto ex Rivas-Martinez, Bascones, T.E. Diaz, Fernandez-Gonzalez & Loidi 1991) Rivas-Martinez, T.E.Diaz, Fernandez- Gonzalez, Izco, Loidi, Lousa & Penas 2002

Salicetalia purpureae Moor 1958 Salicion albae Soó 1930 Salicetum albae Issler 1929

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QUERCO ROBORIS-FAGETEA SYLVATICAE Br.-Bl. & Vlieger in Vlieger 1937 Populetalia albae Br.-Bl. ex. Tchou 1948 Populion albae Br.-Bl. ex. Tchou 1948 Salici-Populetum nigrae (Tüxen 1931) Meyer-Drees 1936 Populetum albae Br.-Bl. 1931 ex Tchou 1948

Fagetalia sylvaticae Pawl. 1928 Carpinion betuli Oberdorfer 1953 Carpino betuli-Coryletum avellanae Ballelli et al. 1981 Quercetalia pubescenti-petraeae Klika 1993 Crataego laevigatae-Quercion cerridis Arrigoni 1997 Crataego laevigatae-Quercenion cerridis Blasi, Di Pietro & Filesi 2010 Rubio peregrinae-Quercetum cerridis Blasi, Di Pietro & Filesi 2010 Carpinion orientalis Horvat 1958 Laburno anagyroidis-Ostryenion carpinifoliae (Ubaldi 1995) Blasi, Di Pietro & Filesi stat. nov. hoc loco

Scutellario columnae-Ostryetum carpinifoliae Pedrotti 1979 var. a Buxus sempervirens Melittio melissophylli-Ostryetum carpinifoliae Avena, Blasi, Scoppola & Veri 1980 Cytiso sessilifolii-Quercenion pubescentis Ubaldi (1988) 1994 Cytiso sessilifolii-Quercetum pubescentis Blasi, Avena & Scoppola 1982 Lauro nobilis-Quercenion pubescentis Ubaldi (1988) 1995 Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986 carpinetosum orientalis

QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950 Quercetalia ilicis Br.-Bl. 1936 em. Riv.-Mart. 1975 Quercion ilicis Br.-Bl. 1931-1936 Cyclamino hederifolii-Quercetum ilicis Biondi, Casavecchia & Gigante 2003

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1.6.3 Habitat e processi ecologici

1.6.3.1 Habitat di interesse comunitario presenti nel sito

% sulla Codice Habitat di interesse comunitario presenti nel sito Superficie (ha) superficie del sito Laghi eutrofici naturali con vegetazione del 3150 non cartografabile / Magnopotamion o Hydrocharition

Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del 3260 14,91 2,74 Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion

Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell 'Alysso- 6110* non cartografabile / Sedion albi

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte

6210* da cespugli su substrato calcareo ( Festuco-Brometalia ) 0,44 0,08 (*stupenda fioritura di orchidee)

6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile non cartografabile /

Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del 7210* 0,52 0,10 Caricion davallianae

Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili 8130 0,78 0,14 Boschi orientali di quercia bianca 91AA* 13,87 2,55 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 92A0 16,91 3,11

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 2,15 0,40

TOTALE 49,58 9,12

TAB . 1 – ELENCO HABITAT ALLEGATO I, DIR . 92/43/CEE

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1.6.3.2 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

Natural euthrophic lakes with Magnopotamion or Hydrocharition-type vegetation

Codice CORINE:

22.41 - Free-floating vegetation - Lemnion minoris (Hydrocharition ) 22.421 - Large pondweed bed – Magnopotamion

SINTASSONOMIA Lemnetum minoris Oberd. Ex T. Müller et Görs 1960

SPECIE CARATTERISTICHE Lemna spp ., Spirodela spp., Wolffia spp., Hydrocharis morsus-ranae , Utricularia australis , U. vulgaris , Potamogeton lucens , P. praelongus , P. perfoliatus , Azolla spp., Riccia spp., Ricciocarpus spp., # Aldrovanda vesiculosa , Stratiotes aloides , Salvinia natans , Potamogeton alpinus , P. berchtoldii , P. coloratus , P. crispus , P. filiformis , P. gramineus , P. natans , P. nodosus , P. pectinatus , P. pusillus , P. trichoides , Persicaria amphibia , Trapa natans , Nymphoides peltata , Nuphar lutea , Nymphaea alba , Ceratophyllum demersum , C. submersum , Myriophyllum spicatum , M. verticillatum , Najas marina , N. minor , Hippuris vulgaris , Hottonia palustris , Vallisneria spiralis , Zannichellia palustris , Z. obtusifolia .

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DESCRIZIONE Laghi e stagni con acque più o meno torbide, particolarmente ricche in basi disciolte (pH > 7), con comunità flottanti dell’ Hydrocharition in superficie e/o associazioni di macrofite radicanti (Magnopotamion ) in profondità. L’habitat comprende fitocenosi acquatiche strutturalmente molto diverse. Infatti, vengono ricondotte a questo habitat molte comunità ad idrofite non radicanti (classe Lemnetea minoris ) e parte di quelle ad idrofite radicanti (classe Potametea ).

STATO DI CONSERVAZIONE Habitat localizzato principalmente nelle vasche di decantazione dell’impianto di troticoltura e di superficie ridotta. Stato di conservazione discreto, ma la cui stabilità è condizionata dalla gestione degli apporti idrici.

1.6.3.3 3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion Water courses of plain to montane levels with the Ranunculion fluitantis and Callitricho-Batrachion vegetation

Codice CORINE: 24.4 - Euhydrophytic river vegetation

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SINTASSONOMIA Ranunculetum trichophylli Melendo, Cano & Valle 2003 Ranunculo-Sietum erecto-submersi (Roll 1939) Th. Mull. 1962 Aggruppamento a Potamogeton nodosus Callitrichetum stagnalis Segal 1965 Nasturtietum officinalis Seibert 1962 Veronico-Sietum erecti Passarge 1982 Apietum nodiflori Braun-Blanquet 1931

SPECIE CARATTERISTICHE Potamogeton nodosus, P. pectinatus, P. crispus, P. perfoliatus, Ranunculus trichophyllus , R. peltatus , R. aquatilis , Callitriche spp. , Groenlandia densa, Myriophyllum spicatum, Vallisneria spiralis, Sagittaria sagittifolia, Veronica anagallis-aquatica, Berula erecta (= Sium erectum), Nuphar luteum, Ceratophyllum demersum, Zannichellia palustris e la briofita Fontinalis antipyretica .

DESCRIZIONE Corsi d’acqua di pianura o della fascia collinare-montana con vegetazione sommersa o flottante del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nel Lazio, l’habitat presenta una vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi. Laddove la corrente è veloce gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie si mantiene al livello della superficie dell’acqua. Si sviluppa in corsi d’acqua ben illuminati di dimensioni medio-piccole o solo ai margini e in rami laterali minori dei grandi fiumi. In ogni caso il fattore condizionante è la presenza dell’acqua in movimento durante tutto il ciclo stagionale.

STATO DI CONSERVAZIONE Habitat molto diffuso nelle acque fresche ed ossigenate del Velino, del Peschiera e dei loro affluenti, in ottimo stato di conservazione.

1.6.3.4 6110* - Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell' Alysso-Sedion albi Rupicolous calcareous or basophilic grasslands of the Alysso-Sedion albi Codice CORINE: 34.11 (Middle European rock debris swards)

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SINTASSONOMIA Alysso alyssoidis-Sedion albi Oberdorfer & Müller in Müller 1961

SPECIE CARATTERISTICHE Sedum album, Sedum acre, Sedum sexangulare, Sedum hispanicum, Sedum rupestre rupestre, Sedum dasyphyllum, Alyssum alyssoides, Saxifraga tridactylites, Teucrium botrys, Triticum ovatum, Petrorhagia saxifraga saxifraga, Cerastium pumilum, Erophila verna verna, Cerastium semidecandrum, Hornungia petraea, Catapodium rigidum, Sempervivum tectorum .

DESCRIZIONE Comunità pioniere, discontinue, adattate a condizioni di aridità ed elevate temperature, si sviluppano su substrati calcarei che danno origine a suoli superficiali decisamente basici. Si tratta di cenosi dominate da specie annuali e succulente che vengono inquadrate nell’alleanza Alysso alyssoidis-Sedion albi . La fisionomia risulta dominata in particolare da specie del genere Sedum; le numerose specie annuali che le accompagnano sono specie ad areale mediterraneo che riescono a tollerare le condizioni di aridità ed elevate temperature.

STATO DI CONSERVAZIONE Lo stato di conservazione dell’habitat è nel complesso valutabile come buono anche se di superficie ridottissima ed estremamente localizzato.

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1.6.3.5 6210* - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) Semi-natural dry grasslands and scrubland facies on calcareous substrates (Festuco-Brometalia) (*important orchid sites)

Codice CORINE:

34.32 - Sub-Atlantic semi-dry calcareous grasslands ( Mesobromion )

SINTASSONOMIA Galio lucidi-Brachypodietum rupestri Di Pietro et Blasi 2003

SPECIE CARATTERISTICHE Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Koeleria lobata (= K. splendens ), Phleum hirsutum subsp. ambiguum (= P. ambiguum ), Anthyllis vulneraria , Arabis hirsuta, Campanula glomerata , Carlina vulgaris , Dianthus carthusianorum , Eryngium campestre , Fumana procumbens , Hippocrepis comosa , Leontodon hispidus , Scabiosa columbaria, Silene otites, Asperula aristata, Avenula praetutiana, Crepis lacera, Dianthus sylvestris subsp. longicaulis, Eryngium amethystinum, Festuca circummediterranea, Globularia bisnagarica, Helianthemum apenninum, Seseli montanum, Teucrium montanum,Thymus longicaulis, Trinia dalechampii,

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Anacamptis pyramidalis , Ophrys apifera, O. fuciflora , Orchis militaris , O. tridentata, Serapias vomeracea .

DESCRIZIONE Praterie aride e semi-aride, anche con facies arbustive, che si sviluppano su substrati calcarei. L’habitat deve essere considerato prioritario se costituisce un sito importante per le orchidee, cioè se soddisfa almeno uno di questi criteri: - ospita un ricco corteggio di orchidee; - ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidea considerata non comune sul territorio nazionale; - ospita una o più specie di orchidee considerate rare, molto rare o eccezionali sul territorio nazionale. Nel Lazio le comunità riconducibili a questo habitat sono costituite essenzialmente da praterie secondarie, sviluppatesi in conseguenza del disboscamento e del pascolo. Si trovano nei piani collinare, montano e alto-montano prevalentemente su substrati calcarei, calcareo-marnosi e raramente marnoso-arenacei, su versanti ad acclività variabile da modesta ad elevata, dando luogo a diverse tipologie di praterie, frequentemente a dominanza di Bromus erectus , costituite principalmente da emicriptofite, con un contingente di camefite e terofite variabile in funzione della quota e della rocciosità del substrato.

STATO DI CONSERVAZIONE Lo stato di conservazione dell’habitat risulta in generale discreto: sono presenti praterie in buono stato di conservazione, ad elevata ricchezza floristica, con bassa colonizzazione arbustiva (copertura inferiore al 10%).

1.6.3.6 6430 - Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile

Hydrophilous tall herb fringe communities of plains and of the montane to alpine levels

Codice CORINE:

37.7 (Humid tall herb fringes) 37.8 (Subalpine and alpine tall herb communities)

SINTASSONOMIA Galio-Alliarion petiolatae Oberdorfer & Lohmeyer in Oberdorfer, Görs, Korneck, Lohmeyer, Müller, Philippi & Seibert 1967

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SPECIE CARATTERISTICHE Alliaria petiolata, Eupatorium cannabinum , Petasites hybridus , Lythrum salicaria , Glechoma hederacea , Epilobium hirsutum , Calystegia sepium, Cirsium creticum subsp. triumfetti , Chaerophyllum temulum , Aegopodium podagraria , Geranium robertianum , Lysimachia vulgaris, Silene latifolia subsp. alba (= S. alba ), Urtica dioica , Galium aparine .

DESCRIZIONE Vegetazione costituita da alte erbe a foglie larghe (megaforbie), nitrofile ed igrofile che si sviluppano ai margini dei corsi d’acqua e dei boschi igrofili (alneti e saliceti ripariali). Possono essere distinte due tipologie principali: una che si insedia nei piani basale e collinare (37.7) e una caratteristica dei piani montano e alpino (37.8).

STATO DI CONSERVAZIONE Lo stato di conservazione dell’habitat risulta discreto, in ragione della superficie ridotta ed estremamente localizzata.

1.6.3.7 7210* - Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae Calcareous fens with Cladium mariscus and species of the Caricion davallianae Codice CORINE: 53.3 - Fen-sedge beds ( Cladietum marisci i.a)

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SINTASSONOMIA Mariscetum serrati Zobrist 1935 SPECIE CARATTERISTICHE Cladium mariscus.

DESCRIZIONE Formazioni di Cladium mariscus delle sponde dei laghi e delle zone umide, in contatto con le comunità del Caricion davallianae o di altre specie del Phragmition . Habitat caratterizzato dalla dominanza di Cladium mariscus , robusta ciperacea subcosmopolita sempre più minacciata dalla progressiva riduzione delle aree palustri. Colonizza, infatti, aree periferiche di laghi e fiumi in siti poco soggetti alle variazioni del livello della falda. Richiede terreni calcarei relativamente ben ossigenati e poveri di nutrienti. Dopo l’insediamento, sia per l’elevata statura che per la lenta decomposizione delle sue foglie, da origine a popolamenti molto densi e quasi monospecifici.

STATO DI CONSERVAZIONE Il sito in esame rappresenta l’unico sito Natura 2000 per la Regione Lazio in cui l’habitat è presente, in buono stato di conservazione, anche se parte della superficie occupata è situata al di fuori dei confini e in via di sostituzione da parte del canneto a Phragmites australis .

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1.6.3.8 8130 - Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili

Western Mediterranean and thermophilous scree

Codice CORINE:

61.3 (Western Mediterranean and thermophilous screes)

SINTASSONOMIA Thlaspietalia rotundifolii Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926

SPECIE CARATTERISTICHE Galeopsis angustifolia, Scrophularia canina , Lamium garganicum subsp. laevigatum, Cardamine monteluccii, Bromus commutatus, Stachys tymphaea, Calamagrostis varia, Silene vulgaris subsp. prostrata.

DESCRIZIONE Ghiaioni di esposizioni calde delle Alpi e dei Pirenei, di substrati calcarei dei Pirenei, di montagne, colline e pianure mediterranee, e, localmente, di caldi e assolati rilievi e pianure medio-europei. La vegetazione tipica di tali ambienti appartiene agli ordini Androsacetalia alpinae, Thlaspietalia rotundifolii, Stipetalia calamagrostis e Polystichetalia lonchitis .

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I ghiaioni sono interessati da processi di deposizione e mobilizzazione dei detriti. Le comunità vegetali che vi si insediano hanno quindi carattere pioniero, si presentano discontinue e con coperture limitate. Sono costituite da specie erbacee diverse in funzione del grado di velocità di movimento dei clasti.

STATO DI CONSERVAZIONE Habitat in buono stato di conservazione anche se estremamente localizzato e di superficie ridotta.

1.6.3.9 91AA* - Boschi orientali di quercia bianca

Eastern white oak woods

Codice CORINE:

41.731 Northern Italian white oak woods

SINTASSONOMIA Cytiso sessilifolii-Quercetum pubescentis Blasi, Avena & Scoppola 1982 Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986 Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis Biondi 1986 carpinetosum orientalis

SPECIE CARATTERISTICHE

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Quercus pubescens, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus, Asparagus acutifolius, Cornus sanguinea, Crategus monogyna, Dictamnus albus, Geranium sanguineum, Hedera helix, Ligustrum vulgare , Rosa sempervirens, Rubia peregrina, Smilax aspera, Viola alba dehnhardtii .

DESCRIZIONE Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del Teucrio siculi-Quercion cerridis ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus , indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree costiere, subcostiere e preappenniniche. Si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche. L’habitat, di nuova segnalazione per il Lazio, nel sito è costituito dai boschi a dominanza di roverella ad impronta mediterranea, appartenenti alle due suballeanze Lauro nobilis- Quercenion pubescentis Ubaldi 1995 e Cytiso sessilifolii-Quercenion pubescentis Ubaldi 1995 dell’alleanza Carpinion orientalis Horvat 1958.

STATO DI CONSERVAZIONE Lo stato di conservazione dell’habitat risulta buono, in ragione della ricchezza in specie tipiche e della struttura (cedui invecchiati e a regime).

1.6.3.10 92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Salix alba and Populus alba galleries

Codice CORINE:

44.141 - Mediterranean white willow galleries

SINTASSONOMIA Salicetum albae Issler 1929 Salici-Populetum nigrae (Tüxen 1931) Meyer-Drees 1936 Populetum albae Br.-Bl. 1931 ex Tchou 1948

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SPECIE CARATTERISTICHE Salix alba, Populus alba, P. nigra , Alnus glutinosa, Cornus sanguinea, Salix purpurea, S. triandra, S. eleagnos, S. caprea, Rubus caesius, R. ulmifolius, Alliaria petiolata, Galium aparine, Urtica dioica, Ulmus minor, Hedera helix, Apium nodiflorum, Brachypodium sylvaticum, Bryonia dioica, Humulus lupulus, Lamium spp .

DESCRIZIONE Foreste ripariali dei corsi d’acqua del bacino del Mediterraneo dominate da Salix alba, Salix fragilis e foreste ripariali multistratificate con Populus spp., Ulmus spp., Salix spp., Alnus spp., Acer spp., e specie lianose. Sebbene siano rarissimi i lembi di vegetazione che abbiano mantenuto un buono stato di naturalità, rappresentano le formazioni ripariali maggiormente diffuse nel territorio.

STATO DI CONSERVAZIONE Lo stato di conservazione dell’habitat risulta buono, in ragione della struttura per nulla degradata e dell’affermazione di un ricco sottobosco arbustivo ed erbaceo costituito dalle specie tipiche dei boschi ripariali.

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1.6.3.11 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Quercus ilex and Quercus rotundifolia forests

Codice CORINE:

45.3 - Meso- and supra-Mediterranean holm-oak forests ( Quercion ilicis )

SINTASSONOMIA Cyclamino hederifolii – Quercetum ilicis Biondi, Casavecchia & Gigante 2003

SPECIE CARATTERISTICHE Quercus ilex ilex, Phillyrea angustifolia, Phillyrea latifolia, Pistacia terebinthus, Rhamnus alaternus, Ruscus aculeatus, Smilax aspera, Osyris alba, Pyracantha coccinea, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina, Clematis flammula .

DESCRIZIONE Boschi dei Piani Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo (ed occasionalmente Subsupramediterraneo e Mesotemperato) a dominanza di leccio ( Quercus ilex ), da calcicoli a silicicoli, da rupicoli o psammofili a mesofili, generalmente pluristratificati, con ampia distribuzione nella penisola italiana sia nei territori costieri e subcostieri che nelle aree interne

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appenniniche e prealpine; sono inclusi anche gli aspetti di macchia alta, se suscettibili di recupero. Tali boschi si sviluppano generalmente su suoli sottili, poco fertili, spesso erosi. Fanno riferimento all'habitat i popolamenti rupestri della fascia collinare appenninica, che si sviluppano sulle pareti sub verticali.

STATO DI CONSERVAZIONE Lo stato di conservazione dell’habitat risulta buono, in ragione dell’inaccessibilità dello stesso.

1.6.4 Fauna

L'area è diversificata con ambienti contrastanti come i fiumi a corso veloce, laghetti carsici e boschi sulle pendici calcaree e si estende per 544 Ha. Dal Formulario esistente si rileva la presenza tra gli uccelli di Lanius collurio , Alcedo atthis e Caprimulgus europaeus e, per gli invertebrati, di Euplagia quadripunctaria . Inoltre per le specie di interesse sono riportate Carabus granulatus interstitialis tipico delle stazioni in ambito fluviale e Niphargus pasquinii specie endemica centro-appenninica.

1.6.4.1 Ornitofauna Per quanto attiene gli uccelli si riporta la lista delle specie rilevate al canto o durante il periodo riproduttivo:

N Nome latino nome italiano 1 Ardea cinerea Airone cenerino 2 Strix aluco Allocco 3 Delichon urbicum Balestruccio 4 Motacilla alba Ballerina bianca 5 Motacilla cinerea Ballerina gialla 6 Hippolais polyglotta Canapino comune 7 Acrocephalus scirpaceus Cannaiola comune 8 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione 9 Sylvia atricapilla Capinera 10 Carduelis carduelis Cardellino 11 Parus major Cinciallegra 12 Cyanistes caeruleus Cinciarella 13 Athene noctua Civetta 14 Aegithalos caudatus Codibugnolo 15 Phoenicurus phoenicurus Codirosso comune 16 Columba palumbus Colombaccio

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N Nome latino nome italiano 17 Corvus cornix Cornacchia grigia 18 Cuculus canorus Cuculo 19 Fulica atra Folaga 20 Fringilla coelebs Fringuello 21 Chroicocephalus ridibundus Gabbiano comune 22 Larus michahellis Gabbiano reale 23 Gallinula chloropus Gallinella d'acqua 24 Pica pica Gazza 25 Anas platyrhynchos Germano reale 26 Phylloscopus collybita Luì piccolo 27 Alcedo atthis Martin pescatore 28 Turdus merula Merlo 29 Sylvia melanocephala Occhiocotto 30 Passer domesticus Passera europea 31 Passer montanus Passera mattugia 32 Erithacus rubecula Pettirosso 33 Dendrocopos major Picchio rosso maggiore 34 Picus viridis Picchio verde 35 Columba livia Piccione selvatico 36 Buteo buteo Poiana 37 Oriolus oriolus Rigogolo 38 Hirundo rustica Rondine 39 Apus apus Rondone comune 40 Apus pallidus Rondone pallido 41 Saxicola torquatus Saltimpalo 42 Troglodytes troglodytes Scricciolo 43 Sylvia communis Sterpazzola 44 Sylvia cantillans Sterpazzolina comune 45 Sturnus vulgaris Storno 46 Emberiza calandra Strillozzo 47 Caprimulgus europaeus Succiacapre 48 Jynx torquilla Torcicollo 49 Streptopelia turtur Tortora selvatica 50 Tachybaptus ruficollis Tuffetto 51 Luscinia megarhynchos Usignolo 52 Cettia cetti Usignolo di fiume 53 Carduelis chloris Verdone 54 Serinus serinus Verzellino 55 Emberiza cirlus Zigolo nero

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Le indagini hanno rivelato almeno 55 specie per l'area indagata. Il mosaico ambientale fa convivere a stretto contatto specie che tipicamente sono attribuibili al bosco con altre più francamente tipiche delle zone ripariali. Le estese formazioni a canneto delle rive ospitano la consistente comunità di Acrocefali. Le semplificazioni e il disturbo arrecati dall'agricoltura e dall'attività venatoria sono certo motivo della mancata strutturazione di comunità ancora più complesse così come la semplicità strutturale di buona parte dei boschi presenti non è in grado di sostenere specie dall'ecologia particolare o molto legate ai boschi maturi. Tra le specie di allegato il Succiacapre è presente nel SIC ma meglio rappresentato sulle aree secche delle colline orientali. é stato riscontrato anche sugli argini del Velino con almeno 7 coppie nel territorio della piana L'Averla piccola non è stata riscontrata nei censimenti forse a sottolineare il generale calo per la specie anche in questo sito Il Martin pescatore è stato rilevato solamente una volta in caccia sopra uno dei piccoli laghetti della piana. La sua presenza e soprattutto le prove di nidificazione nel sito necessitano di ulteriori conferme.

Ornitofauna svernante Lo studio dei dati pregressi e i rilievi effettuati per la valutazione delle specie di uccelli svernanti hanno riscontrato numeri, sia in termini di specie presenti e sia in termini di biomasse avvistate, piuttosto contenuti soprattutto se confrontati con la quasi attigua macroarea dei laghi reatini che sono al 6° posto per importanza nel sistema laziale (Brunelli et al. 2009). Le specie rilevate sono di seguito elencate. Occasionali passaggi di individui di altre specie sono per ora non elencate. Non sono state rilevate specie di allegato.

Specie Autore Nome comune 1 Anas penelope Linnaeus, 1758 Fischione 2 Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758 Germano reale 3 Phalacrocorax carbo (Linnaeus, 1758) Cormorano 4 Casmerodius albus (Linnaeus, 1758) Airone bianco maggiore 5 Ardea cinerea Linnaeus, 1758 Airone cenerino 6 Tachybaptus ruficollis (Pallas, 1764) Tuffetto 7 Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758) Gallinella d'acqua 8 Fulica atra Linnaeus, 1758 Folaga

Succiacapre, Caprimulgus europaeus Specie elencata in: Convenzione di Berna: Ap. 2; Direttiva 409/79/CEE: Ap. I; L. 157/1992: specie protetta.

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Stato di conservazione: LR IUCN: Least Concern; LR N: A minor preoccupazione, BirdLife International: SPEC 2 (Depleted). Ecologia. Specie crepuscolare e notturna di indole territoriale, si può aggregare in gruppi di alcune decine di individui, durante la migrazione o in siti di riposo diurni. Volo leggero ed agile, con frequenti cambi di direzione, plana e fa lo “spirito santo”. E’ una specie molto elusiva difficile da rilevare se non attraverso l’ascolto del canto territoriale emesso dai maschi. Trascorre il giorno posato sul terreno nel sottobosco o su un ramo basso, restando immobile, a rischio di essere calpestato. L’alimentazione è costituita quasi esclusivamente da Insetti come Lepidotteri notturni, Coleotteri, Ditteri e Odonati. Nidifica su suoli o versanti caldi e secchi, anche con affioramenti rocciosi, ai margini di zone aperte. La deposizione avviene fra maggio e metà agosto, max. fine maggio-metà giugno, con calendario riproduttivo influenzato dal ciclo lunare. Le uova, 1-3, schiudono dopo un periodo di incubazione di 16-18 giorni e dopo altrettanto tempo i giovani sono pronti all’involo. Specie a distribuzione eurocentroasiatico-mediterranea. L’areale di riproduzione comprende l’Europa, il Maghreb occidentale, il Medio Oriente e parte dell’Asia fino alla Cina. La stima più recente della popolazione nidificante in Europa indica 470.000-1.000.000 coppie ripartite principalmente in Russia, Turchia, Spagna e Francia (BirdLife International 2004). Sverna in Africa a sud del Sahara. In Italia la specie è diffusa come nidificante in tutte le regioni ad eccezione delle vallate alpine più interne, di vaste zone della Pianura Padana divenute da tempo non idonee, di parte della Puglia e di gran parte della Sicilia. La stima più recente della popolazione nidificante in Italia è di 10.000- 30.000 coppie per il periodo 1995-2004 e trend della popolazione in decremento (Brichetti e Fracasso 2006). La presenza della specie come svernante in Italia è occasionale. Minacce e stato di conservazione. Le minacce locali derivano dai cambiamenti sfavorevoli nelle pratiche agricole e/o nell’assetto paesaggistico esistente (in particolare impiego massiccio e frequente di fitofarmaci, riduzione delle superfici a prato, riduzione di siepi, filari e piccole pozze). Per l’abitudine della specie di cacciare al crepuscolo o all’alba in condizioni di scarsa visibilità, le linee elettriche di media tensione non isolate e i cavi sospesi comportano un elevato rischio di folgorazione o di collisione.

Martin pescatore Alcedo atthis Specie elencata in: Convenzione di Berna: Ap. 2; Direttiva 409/79/CEE: Ap. I; L. 157/1992: specie protetta. Stato di conservazione: IUCN: Least Concern; LR N: A minor preoccupazione. BirdLife International: SPEC 3 (Depleted). Ecologia. Specie legata agli ecosistemi d'acqua dolce, si nutre di piccoli pesci e scava tunnel profondi nelle rive scoscese sabbiose e argillose dove pone il proprio nido.

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Consistenza e tendenza della popolazione. La popolazione italiana è stata stimata in 5.000- 10.000 coppie nel 2000 (BirdLife International 2004), in 6.000-16.000 coppie da Brichetti & Fracasso (2007); ritenuta stabile nel periodo 1990-2000 (BirdLife International 2004). Minacce e stato di conservazione. Le minacce locali derivano dalla forte sensibilità della specie ai fenomeni di inquinamento delle acque e alla canalizzazione/regimazione dei corsi d’acqua con conseguente eliminazione delle sponde sabbiose o terrose atte allo scavo del nido. La scarsa presenza di pesce di piccola taglia potrebbe inoltre essere fattore negativo.

Averla piccola, Lanius collurio Specie elencata in: Convenzione di Berna: Ap. 2; Direttiva 409/79/CEE: Ap. I; L. 157/1992: specie protetta. Stato di conservazione: IUCN: Least Concern; LR N: A minor preoccupazione. BirdLife International: SPEC 3 (Depleted), Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE). Ecologia . Specie dallo spiccato dimorfismo sessuale, caccia all’agguato da un posatoio dominante tuffandosi sia sul terreno o fra i rami dei cespugli. Si nutre principalmente di insetti, soprattutto Coleotteri e Ortotteri, ma anche invertebrati, piccoli Mammiferi, Uccelli e Rettili. Trasporta le prede o con il becco o con gli artigli e a volte le infila su rametti appuntiti o spine. Un tempo diffusa in tutti i paesaggi a mosaico purché con presenza di siepi o arbusti sparsi. Era molto comune anche nelle campagne di pianura, prima dell’avvento dell’agricoltura intensiva. Negli ambienti collinari preferisce i pascoli con arbusti spinosi (es. rosa selvatica, biancospino, rovo, prugnolo) e sfrutta anche i recinti con filo spinato e i fili sospesi per scrutare il terreno. La deposizione, nel nido ben nascosto in un arbusto, avviene in maggio-giugno (4-6 uova covate per circa 15 giorni). L’involo avviene dopo ulteriori 15 giorni. E’ un migratore di lunga distanza, con quartieri di svernamento africani per lo più a sud dell’Equatore. Giunge tardivamente (in maggio) e compie la migrazione post-riproduttiva già dal mese di agosto. A metà settembre si esaurisce il flusso migratorio alle nostre latitudini. Specie a distribuzione euroasiatica. In Europa nidifica in tutti i paesi ad esclusione di Islanda, Gran Bretagna, Irlanda, penisola Iberica meridionale e Scandinavia settentrionale. La stima più recente della popolazione nidificante in Europa è di 6.300.000-13.000.000 coppie (BirdLife International 2004). I quartieri di svernamento sono nell’Africa meridionale. L’areale riproduttivo italiano comprende tutte le regioni ad eccezione della penisola Salentina e della Sicilia dove è molto localizzata. La consistenza della popolazione nidificante italiana è stata recentemente stimata in 50.000- 120.000 coppie nel 2003 con trend generale probabilmente in decremento (BirdLife International 2004). In Italia il decremento è marcato e preoccupante, valutato in circa il 45% nell’arco temporale 2000-2010 (Peronace et al. 2012). Minacce e stato di conservazione. Le minacce derivano dall’alterazione degli habitat principalmente dovuto a fattori di antropizzazione e di intensificazione spinta delle pratiche agricole. Molte pratiche agricole inoltre diminuiscono la disponibilità di prede sia di invertebrati e

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sia di piccoli vertebrati. Lo stato di conservazione anche localmente è da ritenersi insoddisfacente.

1.6.4.2 Anfibi Gli Anfibi non hanno dati pregressi. Il sito si presenta ricco di acque e si confidava in una ricca dotazione di anfibi che invece non è stata ritrovata. Le rane verdi e il rospo comune sono ubiquitari e, nel caso del primo taxon, anche abbondanti, ma non vi sono altre specie di interesse quali i caudati o specie più stenoecie.

nn Nome latino nome italiano 1 Bufo bufo Rospo comune 2 Rana kl. esculent Rana verde minore 3 Hyla intermedia raganella

Il Rospo comune frequenta tutto il territorio. I siti riproduttivi sono localizzati nei laghetti e in alcuni dei fossati al margine della piana. Nei laghetti soffre della pressione da parte dei pesci alloctoni ma non è stato trovato nel SIC un sito riprodutti e vi sono problemi di attraversamento con uccisioni anche consistenti durante le migrazioni riproduttive o l'uscita dei metamorfosati. La Rana verde è presente in tutta la piana in modo abbondante. La Raganella si riproduce in alcuni dei laghetti e raccolte d'acqua, diffusa ma numericamente non consistente.

1.6.4.3 Rettili Tra i Rettili i rilievi hanno accertato la presenza di 4 specie. Si tratta di specie generaliste e ubiquitarie.

nn Nome latino nome italiano 1 Podarcis muralis Lucertola muraiola 2 Podarcis siculus Lucertola campetre 3 Lacerta bilineata Ramarro occidentale 4 Hierophis viridiflavus Biacco

1.6.4.4 Mammiferi

Per i Mammiferi non si hanno informazioni pregresse. Sono stati operati rilievi che hanno permesso l'individuazione di 23 specie di cui 4 di interesse comunitario, tutti chirotteri. Non si ha

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al momento prova diretta della presenza della Puzzola ma si pensa sia possibile che il sito ancora ospiti il mustelide. Il Lupo invece non è al momento stato riscontrato all'interno del sito. La specie si trova comunque a pochi chilometri spostandosi dalle zone montane del comune di Antrodoco e Castel S. Angelo verso i rilievi che guardano la valle de Salto, oltre che spostarsi verso nord e il Terminillo. La frequentazione della piana è possibile da parte degli esemplari in movimento.

nn Nome latino nome italiano 1 Crocidura suaveolens Crocidura minore 2 Erinaceus europaeus Riccio 3 Talpa romana Talpa romana 4 Microtus savii Arvicola di Savi 5 Apodemus sylvaticus Topo selvatico 6 Arvicola amphibius Arvicola d'acqua 6 Hystrix cristata Istrice 7 Martes foina Faina 8 Vulpes vulpes Volpe 9 Sus scrofa Cinghiale 10 Cervus elaphus Cervo 11 Capreolus capreolus Capriolo 12 Rhinolophus ferrumequinum Rinolofo maggiore 13 Pipistrellus pipistellus Pipistrello nano 14 Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato 15 Hypsugo savii Pipistrello di Savi 16 Eptesicus serotinus Serotino 17 Myotis capaccini Vespertilio di Capaccini 18 Myotis daubentonii Vespertilio di Daubenton 19 Myotis blythii Vespertilio di Blyth 20 Plecotus austriacus Orecchione bruno 21 Barbastella barbastellus Barbastello 22 Tadarida taeniotis Molosso di Cestoni

L'Istrice frequenta la piana e anche si porta nelle immediate vicinanze degli abitati. Specie in espansione, trova luoghi adatti nel SIC. Il Capriolo appare localizzato nelle aree boscate al margine occidentale del SIC con numeri ancora esigui, mentre sulle pendici montane esterne al SIC appaiono più presenti. Il Cervo è stato localizzato nelle chiarie sotto Pendenza dove forse si produce in bramito e riproduzione. Ulteriori osservazioni saranno di supporto allo status della specie nell'area più in generale, in quanto appare localizzarsi soprattutto sotto le coltri boscate al di fuori del SIC.

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Il Cinghiale appare un forte elemento di disturbo per le altre componenti delle cenosi terricole e floristiche, oltre ai danni all'agricoltura, e andrebbe tenuto sotto controllo con un piano di gestione che preveda cattura e soppressione piuttosto che lo sparo. Andrebbe intensificato il prelievo nelle aree limitrofe con lo scopo di contenere il diffondersi della specie nell'area protetta. L’Arvicola d’acqua è specie che oggi mostra un areale disgiunto nell'Italia continentale, specialmente nel centro e sud della Penisola. Le popolazioni sono in declino in tutto l'areale endemico italiano e la specie è scomparsa da aree tipiche e storiche della pianura padana. Roditore di medie dimensioni legata alle acque di buona qualità sia a flusso veloce che lentiche, è fortemente minacciata dalla frammentazione e perdita di habitat, dall’inquinamento idrico e alla predazione da parte del Visone Americano ( Neovison vison ). Anche la competizione con altre specie alloctone, con la Nutria ( Myocastor coypus ) e il Ratto delle Chiaviche ( Rattus norvegicus ) su tutti, le è sfavorevole. La perdita di habitat può essere causato sia dall’eliminazione volontaria da parte dell’uomo di alcuni ambienti umidi, sia per il perdurare di un regime climatico arido. In alcuni casi può essere ritenuta una specie dannosa per alcune colture cerealicole e subire persecuzioni mirate, o generalizzate contro i roditori. Il SIC appare avere ancora una piccola popolazione arroccata nelle aree rivierasche del Velino e forse anche del resto delle aree umide e andrebbe attentamente monitorata.

Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) Ferro di cavallo maggiore. Status Europa: LR: LC (Jacobs et al . 2008). Status Italia: EN: (In pericolo) Alto rischio di estinzione Trend delle popolazioni: in declino (Red List – GIRC 2006). Distribuzione : Corotipo Turanico-Europeo-Mediterraneo( sensu Vigna Taglianti et al. , 1993) con estensione verso NO alla Gran Bretagna S e all’Irlanda, verso S al Sudan, Eritrea ed Etiopia. Dall’Irlanda, Francia, Iberia e Marocco al Kashmir e alla Kirghizia attraverso l’Europa centrale e meridionale (isole maggiori e Maltesi comprese), l’Africa maghrebina, l’Egitto, l’Arabia occidentale e settentrionale e il resto dell’Asia sud-occidentale (anche a Cipro); Sudan, Eritrea, Etiopia. In Italia la specie è nota per l’intero territorio (Lanza & Agnelli in Spagnesi & Toso 1999) (Agnelli et al. , 2004). Livelli di tutela : Part. Prot.157/92, Berna All. II, Protetta dalle convenzioni di Bonn (EUROBAT), Dir. Habitat CEE All. II, IV (92/43/CEE), Bat Agreement Nel Sito : una piccola colonia riproduttiva (3-6 femmine) è stata trovata in una casa abbandonata al margine della piana. L'edificio è molto disturbato e andrebbe preservato e operare un attento monitoraggio della colonia.

Myotis blythii (Tomes, 1857) Vespertilio di Blyth Status Europa : LR: LC (Huston et al . 2008). A minor rischio (preoccupazione minima)

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Status Italia :VU : A2c (vulnerabile). Specie a rischio di estinzione. Trend delle popolazioni: in declino. (Red List – GIRC 2007). Valutata Near Threatened dallo European Mammal Assesment (IUCN 2006) Distribuzione . Corotipo Centroasiatico-Europeo(sensu Vigna Taglianti et al., 1993). Iberia, Francia centrale e meridionale (Corsica molto probabilmente esclusa), Svizzera, Italia (Sicilia compresa, Sardegna molto probabilmente esclusa), Isole Maltesi (?), regioni più meridionali dell’Europa centrale, Penisola Balcanica (Creta inclusa); dall’Ucraina meridionale, la Turchia (con Cipro), il Caucaso e l’Iran verso E sino all’India nord-occidentale, al Nepal, alla Mongolia (sin poco oltre il 50° parallelo) e alla Cina (Mongolia interna e Shanxi) attraverso i Monti Altai nord-occidentali e l’Himalaya (Lanza & Agnelli, 1999). In Italia la specie è nota per l’intero territorio ad esclusione della Sardegna (Agnelli et al. , 2004). Livelli di tutela : Part. Prot.157/92, Berna All. II, Protetta dalle convenzioni di Bonn, Dir. Habitat CEE All. II, IV (92/43/CEE), Bat Agreement Nel Sito : esemplari sono stati rilevati in caccia sulla Piana di San Vittorino. La specie caccia solitamente ortotteri e altri grossi insetti al suolo. Questa specie di solito trova rifugio con il congenerico Myotis myotis in roost ipogei, ma si sposta anche di una ventina di chilometri per foraggiare. Risulterebbe plausibile che gli esemplari trovino rifugio o negli ipogei naturali posti verso Androco o in qualche ipogeo artificiale in edifici della valle.

Myotis capaccini (Bonaparte, 1837) Vespertilio di Capaccini Status Europa : VU: Vulnerabile (Huston et al . 2008). A rischio di estinzione. Status Italia : EN: A2c Endangerd. In Pericolo. Trend delle popolazioni: in declino. (Red List – GIRC 2007). V alutata Vulnerable dallo European Mammal Assesment (IUCN 2006, in prep.) Distribuzione . Corotipo Centroasiatico-Mediterraneo ( sensu Vigna Taglianti et al ., 1993) con estensione all’Estremo Oriente Russo S (Primorye S). Contrade mediterranee dell’Europa isole maggiori comprese, dubbio per l’Arcipelago Maltese (ove è segnalato in depositi quaternari); Africa maghrebina; Turchia, Cipro, Israele, Iraq, Iran, Uzbekistan. In Italia la specie è presente praticamente in tutto il territorio (Lanza & Agnelli in Spagnesi & Toso 1999; Agnelli et al ., 2004). Specie probabilmente originatasi nel Bacino Mediterraneo o in aree meridionali dell’Asia paleartica. Citata per il Quaternario della Sicilia (Würmiano inferiore) e di Malta (Pleistocene medio). Livelli di tutela : Part. Prot.157/92, Berna All. II, Protetta dalle convenzioni di Bonn, Dir. Habitat CEE All. II, IV (92/43/CEE), Bat Agreement Nel Sito : Specie legata alle acque è stato rilevato in caccia sopra gli specchi d'acqua. Trova generalmente rifugio in ipogei, anche se talvolta utilizza ponti o altri edifici con spazi adeguati e bui, umidi.

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Barbastella barbastellus (Schreber, 1774) Barbastello Status Europa : NT: Near Threatened (Huston et al. 2008). Prossima alla minaccia Status Italia : EN: A2c Endangerd. In Pericolo.Trend delle popolazioni : in declino. (Red List – GIRC 2007). Valutata Vulnerable dallo European Mammal Assesment (IUCN 2006) Distribuzione . Corotipo Europeo-Mediterraneo (sensu Vigna Taglianti et al., 1993) con esclusione di parte dell’Europa SE e del dell’Africa mediterranea (eccezion fatta per il Marocco) ed estensione al Caucaso, alle Canarie e forse al Senegal. L’areale della specie comprende buona parte dell’Europa (Corsica, Sardegna e Sicilia comprese; non segnalata per le Isole Maltesi), a N sin verso il 60° di latitudine (Scandinavia meridionale), ad E, attraverso la quasi totalità della Penisola Balcanica, all’incirca fino al 30° meridiano (Ucraina), con un prolungamento meridionale fino alla Crimea, alla Turchia e al Caucaso; Marocco, Canarie e, forse, Senegal. In Italia la specie è presente praticamente in tutto il territorio (B. Lanza & P. Agnelli in Spagnesi & Toso 1999) Livelli di tutela : Part. Prot.157/92, Berna All. II, Protetta dalle convenzioni di Bonn, Dir. Habitat CEE All. II, IV (92/43/CEE), Bat Agreement Nel Sito : esemplari sono stati rilevati in caccia al margine orientale della Piana di San Vittorino, tra le aree abitate e la vegetazione ripariale.

Myotis daubentonii (Kuhl, 1817) Vespertilio di Daubenton. Status Europa: LR: LC (Huston et al . 2001). A minor rischio (preoccupazione minima) Status Italia: LR: LC Minor Rischio, Trend delle popolazioni: Stabile (Red List – GIRC 2006). Distribuzione . Corotipo Asiatico-Europeo ( sensu Vigna Taglianti et al ., 1993). Dall’Europa (Corsica, Sardegna e Sicilia comprese; segnalazione per le Isole Maltesi da controllare; non segnalato per le Baleari e Creta) a Sahalin, Corea, Giappone e Isole Curili, attraverso l’Asia (Isola di Cipro esclusa), (India nord-orientale e Cina meridionale). In Italia la specie è presente praticamente in tutto il territorio (Lanza & Agnelli in Spagnesi & Toso 1999) (Agnelli et al. , 2004). Livelli di tutela: Part. Prot.157/92, Berna All. II, Protetta dalle convenzioni di Bonn Dir. Habitat CEE All. IV (92/43/CEE) Nel sito: Specie legata alle acque è stato rilevato in caccia sopra gli specchi d'acqua.

Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814) Molosso di Cestoni Status Europa : LR: LC (Aulagnier et al . 2008). A minor rischio (preoccupazione minima) Status Italia : LR: LC Minor Rischio Trend delle popolazioni: Sconosciuto (Red List – GIRC 2006) Distribuzione . Corotipo Centroasiatico-Mediterraneo ( sensu Vigna Taglianti et al ., 1993) con estensione verso O alle Canarie e a Madeira, verso E alla Cina S e alla parte più meridionale dell’Asia paleartica sino al Giappone. La specie è diffusa dalla Sottoregione Mediterranea (ivi comprese Madeira, le Canarie e le isole del Mediterraneo; non segnalata per le Isole Maltesi

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dove tuttavia è verosimilmente presente) alla Cina meridionale, a Taiwan e al Giappone (Isole Ryukyu comprese), attraverso l’Asia sud-occidentale e le contrade himalayane; incerta la sua presenza nella Tailandia nord-orientale. In Italia la specie è presente praticamente in tutto il territorio seppur a bassa densità demografica (Agnelli et al ., 2004). Livelli di tutela : Part. Prot.157/92, Protetta dalle convenzioni di Bonn (EUROBAT) e Berna All. II Dir. Habitat CEE All. IV, Bat Agreement Nel Sito . Specie rilavata al passaggio aereo al margine orientale del SIC, tra la pareti rocciose e lo spazio aereo sopra gli abitati. Grande veleggiatore e alto volatore ha ampissimi home range.

1.6.4.5 Invertebrati. Per i rilievi oltre che le catture e le osservazioni dirette sono state utilizzate trappole a caduta a terra innescate per insetti geofili ed aeree innescate per insetti saproxilici. Per completezza si è riportato anche quanto conosciuto per le aree intorno al sito facendo ricorso alla letteratura e alle banche dati nazionali.

Molluschi Gasteropodi Arganiella pescei (endemismo dell’Appennino marchigiano, laziale ed abruzzese; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude con sorgenti, VI.2013, leg. e foto R. Fabbri) Arion vulgaris (specie esotica ; Castel Sant’Angelo, Vasche, fiume Velino, VII.2013, foto R. Fabbri) Belgrandia mariatheresiae (specie endemica appenninica; specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); dato limitrofo: Castel Sant'Angelo (RI), Cotilia, Passo Terme di Cotilia, 450 m, Coll. Cianfanelli, 1989, UTM UG39, CKmap 2005) Belgrandia minuscula (specie endemica appenninica; specie DD in IUCN (Cottelod et al., 2011); dato limitrofo: Castel Sant'Angelo (RI), Sorgente a Canetra, imponenti polle che formano un ampio specchio d'acqua, 445 m, Coll. Bodon, 2002, UTM UG39, CKmap 2005) Bithynia tentaculata (specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); dato limitrofo al sito: Castel Sant'Angelo (RI), Lago di Paterno, profondo laghetto carsico, 440 m, Coll. Bodon, 2002, UTM UG39, CKmap 2005) Bythinella schmidtii (specie endemica alpino-appenninica; specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, polla sorgiva ai Mulini e fiume principale, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM G39, CKmap 2005; Cittaducale, Terme di Cotilia, Sorgente Peschiera, 500 m, Coll. Cianfanelli, 1989, UTM UG39, CKmap 2005; Castel Sant'Angelo (RI), Sorgente a Canetra, imponenti polle che formano un ampio specchio d'acqua, 445 m, Coll. Bodon, 2002, UTM UG39, CKmap 2005) Galba truncatula (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VII.2013, leg. R. Fabbri)

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Helix ligata (endemismo dell’Appennino centro-meridionale; specie DD in IUCN (Cuttelod et al., 2011); Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco, VI.2013, foto R. Fabbri) Islamia pusilla (specie endemica appenninica; specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); Castel Sant'Angelo (RI), Sorgente a Canetra, imponenti polle che formano un ampio specchio d'acqua, 445 m, Coll. Bodon, 2002, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, polla sorgiva ai Mulini e fiume principale, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, ruscello sorgivo a est delle captazioni, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Terme di Cotilia, Sorgente Peschiera, 500 m, Coll. Cianfanelli, 1989, UTM UG39, CKmap 2005) Oxyloma elegans (sp. terricola; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, fossi, VII.2013, leg. R. Fabbri) Pauluccinella minima (specie endemica appenninica; specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); Castel Sant'Angelo (RI), Sorgente a Canetra, imponenti polle che formano un ampio specchio d'acqua, 445 m, Coll. Bodon, 2002, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, ruscello sorgivo a est delle captazioni, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, polla sorgiva ai Mulini e fiume principale, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Terme di Cotilia, Sorgente Peschiera, 500 m, Coll. Cianfanelli, 1989, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, corso superiore del F. Peschiera, sorgente del Peschiera, 410 m, Pettinelli 2001, dato del 1993, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, corso superiore del F. Peschiera, sorgente del Peschiera, 410 m, Stella 1961, dato del 1959, UTM UG39, CKmap 2005) Planorbis planorbis (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VII.2013, leg. R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, fossi, VII.2013, leg. R. Fabbri) Radix auricularia (Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, VI.2013, leg. R. Fabbri) Radix peregra (Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, VI.2013, leg. R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, fossi, VII.2013, leg. R. Fabbri) Stagnicola fusca (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VII.2013, leg. R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, fossi, VII.2013, leg. R. Fabbri) Valvata piscinalis (Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, lago piccolo, VII.2013, leg. R. Fabbri) Vertigo (Vertilla ) angustior (specie Allegato II Direttiva Habitat; specie VU in IUCN (Cottelod et al., 2011); Cotilia, Terme di Cotilia, Sorgente Peschiera, setacciamenti avvenuti sul fondo del torrente a circa trecento metri dalla scaturigine cintata per imbrigliamento, 450 m, Cianfanelli in litt., UTM UG39, CKmap 2005)

Molluschi Bivalvi

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Pisidium casertanum (specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); Castel Sant'Angelo (RI), Lago Paterno [Staz. 6 B1], Coll. Giusti, 1966, UTM UG39, CKmap 2005; Castel Sant'Angelo (RI), Cotilia, Passo terme di Cotilia, 450 m, Coll. Cianfanelli, 1989, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, polla sorgiva ai Mulini e fiume principale, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Fiume Peschiera (polla sorgiva ai Mulini e fiume principale), 410 m, Coll. Giusti, 1983, UTm UG39, CKmap 2005) Pisidium milium (specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); dato limitrofo al sito: Castel Sant'Angelo (RI), Lago Paterno (Staz. 6 B1), Coll. Giusti, 1966, UTM UG39, CKmap 2005) Pisidium personatum (specie LC in IUCN (Cottelod et al., 2011); Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, ruscello sorgivo a est delle captazioni, 410m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, polla sorgiva ai Mulini e fiume principale, 410 m, Coll. Bodon, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Fiume Peschiera (polla sorgiva ai Mulini e fiume principale), 410 m, Coll. Giusti, 1983, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Terme di Cotilia, Sorgente Peschiera, 500 m, Coll. Cianfanelli, 1989, UTM UG39, CKmap 2005)

Crostacei Isopodi Asellus aquaticus (Terme di Cotilia, Coll. Argano (Roma, Univ. La Sapienza), 1973, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, stagno, ponte nuovo del Velino, Coll. Argano (Roma, Univ. La Sapienza), 1973, UTM UG39, CKmap 2005) Proasellus gruppo coxalis (Cittaducale, S. Vittorino, ai margini vallata del Velino, 400 m, Rocchi 1967, dato 1965, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, Coll. Argano (Univ. La Sapienza Roma), 1973, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, sorgente S. Vittorino, Coll. Argano (Univ. La Sapienza Roma), 1967, UTM UG39, CKmap 2005; Canetra, Velino, Coll. Argano (Univ. La Sapienza Roma), 1974, UTM UG39, CKmap 2005)

Crostacei Anfipodi Echinogammarus tibaldii (specie endemica centro-appenninica; Cittaducale, Karaman 1993, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti di Peschiera, Karaman 1974, dato 1963, UTM UG39, CKmap 2005; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, ruscello con sorgenti, VI.2013, leg. R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, fossi, VI.2013, leg. R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, torrente Peschiera, VII. 2013, leg. R. Fabbri) Gammarus elvirae (specie endemica centro-appenninica; Cittaducale, Coll. Mus. Civ. St. Nat. Verona, UTM UG39, CKmap 2005; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, ruscello con sorgenti, VI.2013, leg. R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, torrente Peschiera, VII. 2013, leg. R. Fabbri)

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Niphargus pasquinii (specie endemica centro-appenninica, rara; Formulario Natura 2000, altre specie importanti; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, ruscello con sorgenti, VI.2013, leg. R. Fabbri; Canetra, Sorgenti a Canetra, 445 m, Coll. Stoch (Trieste), 2002, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti di San Vittorino, Coll. Mus. Civ. St. Nat. Verona, 1968, UTM UG39, CKmap 2005; Cittaducale, Sorgenti del Peschiera, a Est di Cittaducale, Coll. Mus. Civ. St. Nat. Verona,1965, UTM UG39, CKmap2005; Sorgenti di Peschiera, Sorgenti di San Vittorino (Piana del Velino, RI), 460 m, Sbordoni et al. 1979, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti di Peschiera, Sorgenti di San Vittorino (Piana del Velino, RI), Pesce & Vigna Taglianti 1973, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti di Peschiera, sorgenti del Peschiera (Rieti), Vigna Taglianti 1966, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti di Peschiera, Sorgenti di San Vittorino (Piana del Velino, RI), Vigna Taglianti 1966, UTM UG39, CKmap 2005)

Crostacei Decapodi Austropotamobius pallipes fulcisianus (specie degli Allegati II e V della Direttiva Habitat; Cittaducale, Fiume Velino, Vinciguerra 1899, dato 1897, UTM UG39, CKmap 2005; dato limitrofo: Borgo Velino, Nascetti et al. 1997, dato 1990, UTM UG49, CKmap 2005)

Chilopodi Pachymerium ferrugineum (Canetra, Castel Sant'Angelo, Coll. Zapparoli, 1969, UTM UG39, CKmap 2005)

Efemerotteri Baetis rhodani (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG39, CKmap 2005; Antrodoco, Fiume Velino, 500 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG49, CKmap 2005) Baetis vernus (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Serratella ignita (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG39, CKmap 2005) Ecdyonurus venosus (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG39, CKmap 2005; Antrodoco, Fiume Velino, 500 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG49, CKmap 2005) Rhithrogena reatina (specie endemica appenninica, nota solo per la località tipica; Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Sowa & Belfiore 1984, dato 1979, UTM UG39, CKmap 2005) Rhithrogena semicolorata (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG39, CKmap 2005; Antrodoco, Fiume Velino, 500 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG49, CKmap 2005)

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Habrophlebia eldae (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Paraleptophlebia submarginata (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Siphlonurus lacustris (Castel Sant'Angelo (RI), Fiume Velino, Canetra, 450 m, Coll. Belfiore, 1992, UTM UG39, CKmap 2005)

Odonati Aeshna affinis (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, foto R. Fabbri) Aeshna isosceles (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Anax imperator (Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago piccolo, VII.2013, oss. R. Fabbri) Ceriagrion tenellum (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VII.2013, foto R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago piccolo, VII.2013, oss. R. Fabbri) Coenagrion puella (Piana San Vittorino, Vasche, fosso, VI e VII.2013, oss. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, fosso, VI.2013, foto R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, lago piccolo, VII.2013, foto R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VI.2013, oss. R. Fabbri) Cordulegaster boltonii (Piana San Vittorino, Micciani, fosso accanto lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri) Crocothemis erythraea (Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago piccolo, VII.2013, oss. R. Fabbri) Ischnura elegans (Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI e VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VI.2013, oss. R. Fabbri; Vasche, Prato Grande, prateria- palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Libellula depressa (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VII.2013, foto R. Fabbri; Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, lago piccolo, VII.2013, foto R. Fabbri; Piana San Vittorino, Vasche, fosso, VI e VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, fosso accanto lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri) Libellula quadrimaculata (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VI.2013, foto R. Fabbri) Orthetrum brunneum (Piana San Vittorino, Micciani, lago piccolo, VII.2013, oss. R. Fabbri; Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Orthetrum cancellatum (Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, lago grande, VII.2013, foto R. Fabbri; Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri)

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Orthetrum coerulescens (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, ruscello, VII.2013, foto R. Fabbri; Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, fosso accanto lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri) Platycnemis pennipes (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Pyrrhosoma nymphula (Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana San Vittorino, fosso, VI.2013, foto R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, VII.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, oss. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, fosso accanto lago grande, VII.2013, oss. R. Fabbri) Sympetrum sanguineum (Cittaducale, Micciani, Piana di San Vittorino, lago grande e fossi, VII.2013, foto R. Fabbri; Piana San Vittorino, Vasche, fosso, VII.2013, leg. R. Fabbri)

Dermatteri Euborellia moesta (Canetra, rive Fiume Velino, Coll. Vigna Taglianti, 1969, UTM UG39, CKmap 2005) Forficula auricularia (Canetra, rive Fiume Velino, Coll. Vigna Taglianti, 1969, UTM UG39, CKmap 2005; Antrodoco, Fiume Velino, Coll. Vigna Taglianti, 1978, UTM UG49, CKmap 2005)

Plecotteri Isoperla andreinii (endemismo alpino-appenninico; Cittaducale, Fiume Velino, 450 m, Coll. Fochetti, 1990, UTM UG39, CKmap 2005) Isoperla saccai (endemismo appenninico; Paterno (RI), Fiume Peschiera, 450 m, Consiglio 1967, dato 1966, UTM UG39, CKmap 2005) Dinocras cephalotes (dato prossimo al sito: Antrodoco, Fiume Velino, 525 m, Consiglio 1967, dato 1999, UTM UG49, CKmap 2005) Protonemura ausonia (endemismo alpino-appenninico; Paterno (RI), Sorgente Peschiera, 400 m, Consiglio 1958, dato 1957, UTM UG39, CKmap 2005) Protonemura costai (endemismo dell’Appennino centrale; Paterno (RI), Sorgente Fiume Peschiera, 400 m, Consiglio 1958, dato 1957, UTM UG39, CKmap 2005) Leuctra mortoni (dato prossimo al sito: Paterno (RI), Lago di Paterno, Consiglio 1958, dato 1957, UTM UG39, CKmap 2005)

Coleotteri Carabidi Agonum muelleri unicolor (Castel Sant’Angelo, Prato Grande, paludi, trap. caduta, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Anchomenus dorsalis (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Carabus convexus (Castel Sant’Angelo, Prato Grande, Vasche, bosco, trap. caduta, VI- VII.2013, leg. R. Fabbri)

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Carabus granulatus interstitialis (specie inserita L.R. 56/2000 Toscana (Sforzi & Bartolozzi, 2001); inserito nel Formulario Natura 2000 in “Altre specie importanti”; dato prossimo al sito: Rieti, Vigna Taglianti et al. 2001, UTM UG29, CKmap 2005; dato recente: Castel Sant’Angelo, Prato Grande, Vasche, palude, trap. caduta, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Stenolophus teutonus (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Trechus quadristriatus (Castel Sant’Angelo, Prato Grande, paludi, trap. caduta, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri)

Coleotteri Aliplidi Peltodytes caesus (Cittaducale, F. Velino, 500 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri) Peltodytes rotundatus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Haliplus (Haliplidius) obliquus (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Haliplus (Neohaliplus) lineatocollis (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Vasche, fiume Velino, fosso, VII.2013, leg. R. Fabbri; Prato Grande, Vasche, palude, VI.2013, leg. R. Fabbri) Haliplus (Haliplus) ruficollis (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VI.2013, leg. R. Fabbri; Prato Grande, Vasche, palude, VI.2013, leg. R. Fabbri) Haliplus (Liaphlus) flavicollis (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, 500 m, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Haliplus (Liaphlus) mucronatus (Cittaducale, 500 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005)

Coleotteri Igrobiidi Hygrobia hermanni ((= H. tarda ) specie inserita nella L.R. 56/2000 Toscana (Sforzi & Bartolozzi, 2001); Terme di Cotilia, 500 m, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005)

Coleotteri Girinidi Aulonogyrus (Aulonogyrus) striatus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Gyrinus (Gyrinus) caspius (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Gyrinus (Gyrinus) dejeani (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005)

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Gyrinus (Gyrinus) substriatus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Gyrinus (Gyrinus) suffriani (Terme di Cotilia, 500 m, Angelini 1975, dato 1970, UTM UG39; Terme di Cotilia, 500 m, Franciscolo 1979, UTM UG39, CKmap 2005) Gyrinus (Gyrinus) urinator (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005)

Coleotteri Ditiscidi Hyphydrus ovatus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Yola bicarinata (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Bidessus minutissimus (Cittaducale, Fery 1991, dato 1976, UTM UG39, CKmap 2005) Bidessus unistriatus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Hydroglyphus geminus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, 500 m, Binaghi 1963, dato 1961, UTM UG39, CKmap 2005; Prato Grande, Vasche, palude, VII.2013, leg. R. Fabbri) Hygrotus (Coelambus) confluens (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Hygrotus (Coelambus) impressopunctatus (Cittaducale, 500 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Hygrotus (Hygrotus) inaequalis (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri) Oreodytes sanmarkii (endemismo appenninico dell’Italia centrale; Piana San Vittorino, Vasche, fiume Velino, VII.2013, leg. R. Fabbri) Hydroporus (Hydroporus) analis (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Hydroporus (Hydroporus) angustatus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Hydroporus (Hydroporus) marginatus (Terme di Cotilia, 500 m, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Hydroporus (Hydroporus) memnonius (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, 500 m, Binaghi 1963, dato 1961, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri; Prato Grande, Vasche, palude, VI.2013, leg. R. Fabbri) Hydroporus (Hydroporus) palustris (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri; Prato Grande, Vasche, palude, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Hydroporus (Hydroporus) planus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Hydroporus (Hydroporus) pubescens (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri) Hydroporus (Hydroporus) tessellatus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005)

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Potamonectes (Potamonectes) luctuosus (Cittaducale, 500 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Potamonectes (Potamonectes) sansii (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Laccophilus hyalinus (Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri) Laccophilus variegatus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Copelatus haemorrhoidalis (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Platambus maculatus (Terme di Cotilia, F. Velino, 500 m, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Agabus (Agabinectes) brunneus (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Agabus (Agabinectes) didymus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Vasche, fiume Velino, fosso, VII.2013, leg. R. Fabbri) Agabus (Dichonectes) biguttatus (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Agabus (Gaurodytes) bipustulatus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri) Agabus (Gaurodytes) conspersus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Agabus (Gaurodytes) paludosus (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Vasche, fiume Velino, VI e VII.2013, leg. R. Fabbri) Ilybius (Ilybius) ater (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Ilybius (Ilybius) fuliginosus (Terme di Cotilia, F. Velino, 500 m, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005; Piana San Vittorino, Micciani, fosso, VI.2013, leg. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Vasche, fiume Velino, fosso, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri; Piana San Vittorino, Micciani, lago grande, VI.2013, leg. R. Fabbri; Prato Grande, Vasche, affluente torrente Peschiera, VII.2013, leg. R. Fabbri; Prato Grande, Vasche, palude, VII.2013, leg. R. Fabbri) Ilybius (Ilybius) quadriguttatus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, 500 m, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Rhantus bistriatus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Rhantus pulverosus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Colymbetes fuscus (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005)

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Hydaticus (Hydaticus) seminiger (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, 500 m, Angelini 1972, dato 1972, UTM UG39, CKmap 2005) Graphoderus cinereus (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Dytiscus circumflexus (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005) Dytiscus marginalis (Cittaducale, 700 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Cybister (Trochalus) lateralimarginalis (Cittaducale, Angelini 1984, UTM UG39, CKmap 2005)

Coleotteri Noteridi Noterus clavicornis (Cittaducale, F. Velino, 400 m, Angelini 1979, dato 1970, UTM UG39, CKmap 2005)

Coleotteri Stafilinidi Staphylinus caesareus (Castel Sant’Angelo, Prato Grande, Vasche, bosco, trap. caduta, VI- VII.2013, leg. R. Fabbri)

Coleotteri Lampiridi Luciola lusitanica (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria e palude, VI e VII.2013, foto R. Fabbri)

Coleotteri Buprestidi Acmaeoderella flavofasciata (Cittaducale, Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005) Anthaxia (Cratomerus) hungarica (Castel Sant'Angelo (RI), Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005) Anthaxia (Haplanthaxia) millefolii polychloros (Cittaducale, Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005; dato prossimo al sito: Antrodoco, monte Giano, Curletti 1994, UTM UG49, CKmap 2005) Anthaxia (Haplanthaxia) scutellaris (Cittaducale, Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005) Anthaxia (Anthaxia) fulgurans (Cittaducale, Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005) Anthaxia (Anthaxia) funerula (Cittaducale, Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005; Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Anthaxia (Anthaxia) thalassophila (Cittaducale, Curletti 1994, UTM UG39, CKmap 2005) Anthaxia (Melanthaxia) istriana (Cittaducale, Gobbi 1970, UTM UG39, CKmap 2005) Agrilus (Agrilus) hyperici (dato prossimo al sito: Antrodoco, monte Giano, Curletti 1994, UTM UG49, CKmap 2005)

Coleotteri Tenebrionidi Tentyria italica (Piana di San Vittorino, 2010, leg. E. D’Amato)

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Coleotteri Lucanidi Dorcus parallelipipedus (Piana di San Vittorino, 2010, leg. F. Da Re) Lucanus tetraodon (specie inserita nella L.R. 56/2000 Toscana (Sforzi & Bartolozzi, 2001) e L.R. 15/2006 Emilia-Romagna (Regione Emilia-Romagna, 2009); specie LC in IUCN (Nieto & Alexander, 2010); endemica europea; dato prossimo al sito: Rieti, Coll. Luigioni, Museo Roma, UTM UG29, CKmap 2005; dato recente: Castel Sant’Angelo, Prato Grande, Vasche, bosco, VII.2013, leg. R. Fabbri)

Coleotteri Cetoniidi Cetonia aurata pisana (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco e palude, VI- VII.2013, leg. R. Fabbri) Gnorimus nobilis (specie inserita in L.R. 56/2000 Toscana (Sforzi & Bartolozzi, 2001); specie LC in IUCN (Nieto & Alexander, 2010); Castel Sant’Angelo, Prato Grande, margine bosco, trap. aerea su alberi, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Osmoderma eremita (specie Allegato II e IV della Direttiva Habitat (prioritaria); specie NT in IUCN (Nieto & Alexander, 2010); Cittaducale, Micciani, Piana San Vittorino, margini campi in salici cavi, tracce presenza VI.2013 e 1 es. VII.2013, leg. e foto R. Fabbri; Cittaducale, Angelini in litt., dato 1966, UTM UG39, CKmap 2005) Protaetia (Netocia) cuprea (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco e palude, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Protaetia (Netocia) morio (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco, VI- VII.2013, leg. R. Fabbri)

Coleotteri Melolontidi Mimela junii (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VII.2013, foto R. Fabbri)

Coleotteri Cerambicidi Cerambyx scopolii (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Corymbia fulva (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Lampropterus abdominale (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco, VI- VII.2013, leg. R. Fabbri) Obrium cantharinum (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Phymatodes testaceus (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margine bosco, VI- VII.2013, leg. R. Fabbri) Plagionotus siculus (Cittaducale, Coll. Sama, 1960, UTM UG39, CKmap 2005)

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Saperda carcharias (Piana di San Vittorino, 2010, leg. F. Da Re; Cittaducale, 450 m, Coll. Ist. Naz. Ent. Roma, UTM UG39, CKmap 2005) Stenopterus ater (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri)

Coleotteri Crisomelidi Donacia sp. (specie inserite LR 56/2000 Toscana (Sforzi & Bartolozzi, 2001); Castel Sant’Angelo, Prato Grande, paludi, VII.2013, foto e leg. R. Fabbri)

Neurotteri Ascalafidi Libelloides coccajus (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VI.2013, foto R. Fabbri)

Tricotteri Rhyacophila foliacea (endemismo appenninico; Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti di Peschiera, Piana di S. Vittorino, 410 m, Bertini 1987, dato 1984, UTM UG39, CKmap 2005; Antrodoco, sorgente Sorgenti del Peschiera, 04/06/1984, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VI.2013, leg. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Rhyacophila sp. (fiume Velino 05/11/1990, Costa, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Hydroptila sp . (fiume Velino 13/06/1970, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Wormaldia mediana mediana (torrente Peschiera, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Hydropsyche klefbecki (endemismo dell’Appennino centro-meridionale e Sicilia; nuova per il Lazio; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Plectrocnemia conspersa (Sorgenti di Peschiera, Piana di S. Vittorino, 410 m, Ceccarelli 2000, dato 2000, UTM UG39; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VI.2013, leg. R. Fabbri) Plectrocnemia geniculata geniculata (Cittaducale, Vezzano, fiume Velino, 920 m, 03/03/1991. sf.29/03/1991, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Plectrocnemia sp. (Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Polycentropus irroratus (fiume Velino, 400 m, 13/06/1970, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Polycentropus mortoni (Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005; fiume Velino, 400 m, 13/06/1970, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri)

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Polycentropus sp. (Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Lype reducta (Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005) Micrasema minimum (fiume Velino, 400 m, 12/06/1969-13/06/1970, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Micrasema setiferum dolcinii (endemismo Italia centro-meridionale; Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Moretti et al. 1997, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005; fiume Velino, 400-430 m, 30/05/1969-13/06/1970, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VI e VII.2013, leg. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, trap. lum., VI e VII.2013, leg. R. Fabbri) Limnephilus flavicornis (fiume Velino, 400 m, 27/10/1968, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Limnephilus helveticus (Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti di Peschiera, Piana di S. Vittorino, 410 m, Bertini 1987, dato 1984, UTM UG39, CKmap 2005; Canetra, Fiume Velino, Coll. Osella, 1992, UTM UG39, CKmap 2005; fiume Velino, 19/05/1969, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); sorgente Sorgenti del Peschiera, Antrodoco, 12/06/1955-04/06/1984, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Limnephilus lunatus (fiume Velino, 430 m, 27/10/1968-06/07/1970, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Limnephilus rhombicus reseri (fiume Velino, 430 m, 19/05/1969-31/05/1971, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Potamophylax gambaricus spinulifer (endemismo appenninico; Antrodoco, sorgente Sorgenti del Peschiera, 14/06-16/10/1983, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Potamophylax inermis (endemismo centro-appenninico; Sorgenti di Peschiera, Piana di S. Vittorino, 410 m, Ceccarelli 2000, dato 2000, UTM UG39, CKmap 2005; Sorgenti del F. Peschiera, 16/10/1983, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); fiume Velino, 400-470 m, 22/09/1966-06/06/1983, coll. Moretti (Moretti et al., 1997); Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VI e VII.2013, leg. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, palude, trap. lum., VI e VII.2013, leg. R. Fabbri; Castel Sant’Angelo, Vasche, Piana di San Vittorino, fiume Velino, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Glyphotaelius pellucidus (Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005)

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Chaetopteryx gessneri tomaszewskii (endemismo appenninico; Sorgenti di Peschiera, Piana di S. Vittorino, 410 m, Ceccarelli 2000, dato 1999, UTM UG39, CKmap 2005; fiume Velino, 27/10/1968 e Cotilia, fiume Velino, 29/08/1999, sf.10/11/1999, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Crunoecia irrorata irrorata (fiume Velino, 02/12/1990, Vezzano, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Sericostoma italicum (endemismo centro-appenninico; Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005; fiume Velino, 13/06/1970, sf. 30/04/1991, Vezzano, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Odontocerum albicorne (Cittaducale, Fiume Velino, 480 m, Capoccia 1991, dato 1991, UTM UG39, CKmap 2005; fiume Velino, 10/04/1991, sf. 02/05/1991, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Tinodes sp. ( maclachlani ?) (fiume Velino, 01/12/1990, Vezzano, coll. Moretti (Moretti et al., 1997)) Tinodes sp. (cfr. mediterraneus saturniae ) (endemismo appenninico; Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, affluente Torrente Peschiera, trap. lum., VII.2013, leg. R. Fabbri) Silo sp. (fiume Velino, 02/12/1990, Vezzano, coll. Moretti (Moretti et al., 1997))

Lepidotteri Zigenidi Theresimima ampellophaga (Cittaducale, Silvestri 1951, UTM UG39, CKmap 2005)

Lepidotteri Esperidi Heteropterus morpheus (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VII.2013, foto R. Fabbri) Ochlodes venatus (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Pyrgus armoricanus (Cittaducale, Balletto dato inedito, UTM UG39, CKmap 2005) Thymelicus sylvestris (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VII.2013, foto R. Fabbri)

Lepidotteri Papilionidi Iphiclides podalirius (dato prossimo al sito: Antrodoco, Balletto dato inedito, UTM UG49, CKmap 2005) Papilio machaon (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Zerynthia polyxena (specie dell’Allegato IV della Direttiva Habitat; specie LC in IUCN (Van Swaay et al. 2010); Cittaducale, Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005; dato prossimo al sito: Antrodoco, Cassulo dato inedito, UTM UG49, CKmap 2005)

Lepidotteri Pieridi Aporia crataegi (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, praterie, VI.2013, foto R. Fabbri)

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Anthocharis cardamines (Cittaducale, Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Colias croceus (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Gonopteryx rhamni (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Leptidea sinapis (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Pieris ergane (Castel Sant'Angelo (RI), Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Pieris napi (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VI.2013, foto R. Fabbri) Pieris rapae (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VI e VII.2013, foto e oss. R. Fabbri)

Lepidotteri Riodinidi Hamearis lucina (Cittaducale, 700 m, Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005)

Lepidotteri Licenidi Lampides boeticus (Cittaducale, Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Pseudophilotes baton (endemica europea; Cittaducale, Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Glaucopsyche alexis (Cittaducale, Racheli et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Polyommatus icarus (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VI e VII.2013, foto e oss. R. Fabbri) Satyrium ilicis (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VII.2013, foto R. Fabbri)

Lepidotteri Ninfalidi Argynnis paphia (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Coenonympha pamphilus (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VI.2013, foto R. Fabbri) Hipparchia fagi (specie NT in IUCN (Van Swaay et al. 2010); endemismo europeo; Cittaducale, Balletto dato inedito, UTM UG39, CKmap 2005) Lasiommata megera (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) Maniola jurtina (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, praterie, VI e VII.2013, foto e oss. R. Fabbri) galathea (Vasche, Prato Grande, prateria-palude, VII.2013, oss. R. Fabbri) (dato prossimo al sito: Antrodoco, Monte Giano, Racheli et al. 1978, UTM UG49, CKmap 2005) Melitaea athalia (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VI e VII.2013, foto R. Fabbri) Melitaea didyma (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, prateria, VII.2013, foto R. Fabbri) Polygonia c-album (Prato Grande, Vasche, bosco, trap. caduta, VI-VII.2013, leg. R. Fabbri) Vanessa atalanta (Cittaducale, Balletto dato inedito, UTM UG39, CKmap 2005)

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Lepidotteri Arctiidi Callimorpha quadripunctaria (specie Allegato II della Direttiva Habitat (prioritaria); specie considerata LC in IUCN 2011; Formulario Natura 2000; Cittaducale, Cardito, Prola et al. 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Arctia villica (Castel Sant’Angelo, Vasche, Prato Grande, margini palude, VI.2013, foto R. Fabbri)

Lepidotteri Nottuidi Abrostola asclepiadis (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Chrysodeixis chalcites (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Trichoplusia ni (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Thysanoplusia orichalcea (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Ctenoplusia accentifera (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Panchrysia deaurata (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Diachrysia chrysitis (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Diachrysia chryson (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Macdunnoughia confusa (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Autographa gamma (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Peridroma saucia (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Pseudochropleura flammatra (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Ochropleura leucogaster (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Ochropleura plecta (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Noctua pronuba (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Paranoctua comes (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Paranoctua interjecta (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Epilecta linogrisea (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Chersotis margaritacea (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Rhyacia simulans (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Megasema c-nigrum (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Xestia baja (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Xestia castanea (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Cerastis faceta (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Cerastis rubricosa (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005; Terme di Cotilia, coll. Zilli 1997, UTM UG39, CKmap 2005) Euxoa (Euxoa) cos (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Euxoa (Euxoa) eruta (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Euxoa (Euxoa) obelisca (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Euxoa (Euxoa) temera (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Yigoga nigrescens (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005)

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Agrotis basigramma (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Agrotis exclamationis (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Agrotis ipsilon (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Agrotis puta (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Agrotis segetum (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005) Agrotis trux (Cittaducale, Cardito, Provera 1978, UTM UG39, CKmap 2005)

Tabella specie di insetti di interesse conservazionistico. Nelle colonne con coordinate geografiche sono riportati i dati delle segnalazioni recenti, altrimenti se disponibile è citata la georeferenziazione dei dati da banche dati e bibliografia. Le specie in rosso sono di interesse comunitario.

Specie Tutela - interesse Arganiella pescei endemismo dell’Appennino marchigiano, laziale ed abruzzese Islamia pusilla endemismo appenninico Pauluccinella minima endemismo appenninico Helix ligata endemismo dell’Appennino centro-meridionale Vertigo angustior specie Allegato II Direttiva Habitat; specie VU in IUCN Echinogammarus tibaldii endemismo dell’Appennino centrale Gammarus elvirae endemismo dell’Appennino centrale Niphargus pasquinii endemismo dell’Appennino centrale Austropotamobius pallipes fulcisianus specie degli Allegati II e V della Direttiva Habitat Rhithrogena reatina endemismo appenninico Isoperla andreinii endemismo alpino-appenninico Isoperla saccai endemismo appenninico Protonemura ausonia endemismo alpino-appenninico Protonemura costai endemismo dell’Appennino centrale Oreodytes sanmarkii endemismo dell’Appennino centrale Osmoderma eremita in Allegato II e IV della Direttiva Habitat (prioritaria) Rhyacophila foliacea endemismo appenninico Hydropsyche klefbecki endemismo dell’Appennino centro-meridionale e Sicilia Micrasema setiferum dolcinii endemismo Italia centro-meridionale Potamophylax gambaricus spinulifer endemismo appenninico Potamophylax inermis endemismo centro-appenninico

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Chaetopteryx gessneri tomaszewskii endemismo appenninico Sericostoma italicum endemismo centro-appenninico Tinodes cfr. mediterraneus saturniae endemismo appenninico Zerynthia polyxena Allegato IV della Direttiva Habitat Hipparchia fagi specie NT in IUCN; endemismo europeo Callimorpha quadripunctaria specie Allegato II della Direttiva Habitat (prioritaria)

Si segnalano inoltre le seguenti specie tutelate in Regione Toscana (L.R. 56/2000 Toscana) e riscontrate nel sito: Carabus granulatus interstitialis, Hygrobia hermanni, Gnorimus nobilis, Gnorimus nobilis, Donacia sp..

1.6.5 Uso del suolo

CODICE DESCRIZIONE AREA (ha) % 1112 Tessuto residenziale continuo mediamente denso 0.62 0.11 1123 Tessuto residenziale sparso 3.55 0.65 1211 Insediamento industriale o artigianale con spazi annessi 1.16 0.21 1215 Insediamenti degli impianti tecnologici 0.54 0.10 1222 Reti ferroviarie 6.59 1.21 132 Discariche e depositi di rottami 0.08 0.02 2111 Seminativi in aree non irrigue 48.05 8.84 Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto plastica in 2113 aree non irrigue 0.39 0.07 221 Vigneti 1.80 0.33 223 Oliveti 2.34 0.43 2241 Arboricoltura da legno 0.63 0.12 Superfici a copertura erbacea densa a composizione floristica rappresentata principalmente da graminacee non 231 soggette a rotazione 120.17 22.12 241 Colture temporanee associate a colture permanenti 1.05 0.19 242 Sistemi colturali e particellari complessi 28.00 5.15 Aree prevalentemente occupate da coltura agraria con 243 presenza di spazi naturali importanti 39.86 7.34 311 Boschi di latifoglie 0.85 0.16 311112 Leccete con caducifoglie 2.15 0.40 311222 Boschi submontano-montani di roverella 152.85 28.13 311312 Ostrieti mesofili 20.43 3.76 31161 Boscaglie ripariali a salici arbustivi 85.47 15.73 322 Cespuglieti e arbusteti 1.13 0.21 3241 Aree a ricolonizzazione naturale 1.58 0.29 332 Rocce nude, falesie, affioramenti 1.30 0.24 411 Paludi interne 2.44 0.45 5111 Fiumi, torrenti e fossi 14.91 2.74 5121 Bacini senza manifeste utilizzazioni produttive 1.26 0.23

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CODICE DESCRIZIONE AREA (ha) % 5124 Acquacolture 4.07 0.75 TOTALE 543.29 100

L’uso del suolo del territorio in oggetto è stato ottenuto tramite rilievi in campo ed attraverso la fotointerpretazione (per le aree non raggiungibili fisicamente) delle ortofoto del 2011, mantenendo come base lo shapefile ufficiale della Regione Lazio (CUS 2008) e modificandolo in base ad una scala più dettagliata (l’unità minima cartografabile è stata stabilita pari a m 2 3000). La legenda utilizzata corrisponde a quella della Regione Lazio che si basa a sua volta sulle voci del Corine Land Cover (fino ad arrivare, quando possibile, al sesto livello). Dall’analisi quantitativa delle superfici ottenute emerge come il territorio in esame sia prevalentemente occupato da spazi naturali (oltre il 50% della superficie totale), con una dominanza di boschi di latifoglie di vario tipo (oltre il 33%), seguiti dagli arbusteti soprattutto igrofili (circa il 16%) e dai corpi d’acqua (paludi, stagni e fiumi) che superano complessivamente il 3%. La restante superficie è occupata prevalentemente da aree agricole. Se si accorpano le singole tipologie si supera il 43%, con una prevalenza di colture estensive quali prati stabili a foraggere (22%) e seminativi (circa 9%) ma anche con una buona presenza di aree agricole associate a spazi naturali (siepi, filari e boschetti), a sottolineare il carattere residuale dell’agricoltura e la buona qualità paesaggistica del territorio in esame. Gli spazi artificiali incidono per poco più del 2%.

1.7 Descrizione socio-economica

1.7.1 Soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul territorio nel quale ricade il sito

1.7.1.1 E.ON E.ON è una delle più grandi aziende a capitale interamente privato al mondo nel settore dell’energia elettrica e del gas. Il Nucleo idroelettrico di Terni si estende su un vasto territorio nelle province di Terni, Perugia, Rieti e Macerata. È formato da 16 centrali idroelettriche, 3 serbatoi (Salto, Turano e Corbara) e 1 centrale di pompaggio. Utilizza le acque dei fiumi Nera, Velino, Tevere e loro affluenti. Gli impianti hanno in totale 38 gruppi di produzione, per una potenza efficiente di 531 MW e sono gestiti dal 'Posto di Teleconduzione' di Villa Valle. Mediamente il nucleo produce circa 1,3 TW h all'anno (con punte che arrivano a 1,7 TWh). Nel nucleo lavorano 70 persone tra la sede direzionale di Villa Valle e quelle operative territoriali di Galleto, Baschi, Narni, Cotilia e Preci, dislocate presso gli impianti di produzione e vicine alle opere idrauliche, come le sette dighe e i relativi bacini idrici.

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E.ON contribuisce alla valorizzazione delle risorse paesaggistiche e ambientali, come quello la Cascata delle Marmore o i Lago di Piediluco, e l'Oasi WWF di Alviano. Dopo la certificazione ISO 14001, il 12 luglio 2006 il nucleo ha ottenuto l'iscrizione nel Registro EMAS, con il numero I-000538 e pubblica ogni anno la Dichiarazione ambientale. Inoltre nel corso del 2011, il Nucleo Terni, ha implementato un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, in conformità alla norma OHSAS 18001:07. È in via di completamento il progetto per il rinnovamento degli impianti, che riguarda 26 gruppi di produzione idroelettrica per 11 centrali del nucleo.

1.7.1.2 F.F.S.S. RFI SpA (Rete Ferroviaria Italiana SpA) è un'azienda partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, un tempo società unica. RFI è una società di diritto privato che opera in regime di concessione pubblica grazie un Atto di Concessione temporanea (DM 138 T del 31/10/2000). La concessione scadrà nel 2060. A RFI SpA è affidata dunque l'attività di gestione e manutenzione della rete ferroviaria e, anche attraverso la sinergica collaborazione con Italferr SpA (società di progettazione del Gruppo Ferrovie dello Stato), l'attività di progettazione costruzione e messa in esercizio dei nuovi impianti. Gestisce inoltre i sistemi di sicurezza e regolazione ferroviaria, stipula i contratti con le imprese ferroviarie, vende a queste ultime le tracce treno richieste per la circolazione e definisce l'orario della sua rete. Rete Ferroviaria Italiana è anche il soggetto che attua i servizi di manovra dei convogli nelle stazioni ferroviarie. Infine, direttamente o tramite la controllata TAV SpA (assorbita il 31 dicembre 2010), si sta dedicando alla messa in esercizio delle nuove linee per i treni ad alta velocità. RFI SpA gestisce la ferrovia Terni–Sulmona, linea complementare che collega due dorsali della rete nazionale: la Roma–Ancona e la Roma–Pescara. Il suo percorso parte dalla Stazione di Terni e, attraversa le Marmore, la Sabina, Rieti, Cittaducale, Antrodoco, raggiungendo i 1000 m presso Sella di Corno, L'Aquila e infine termina nella Stazione di Sulmona.

1.7.1.3 ARDIS L'Ardis fu istituita dalla Legge Regionale dell' 11 dicembre 1998, n. 53 ed è preposta allo svolgimento di attività tecnico-operative connesse all'esercizio delle funzioni amministrative regionali in materia di difesa del suolo previste dall'articolo 8, comma 2, lettere a) e c). All'Ardis, a seguito della legge 18 maggio 1989 n. 183 e in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sono state attribuite dalla Regione Lazio molte delle competenze in materia di difesa del territorio dal rischio idraulico, limitatamente al reticolo idrogeologico principale. In particolare , le funzioni esercitate dall'Ardis sono le seguenti:

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1. Progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere idrauliche di preminente interesse regionale relative alle aste principali dei bacini idrografici nazionali (Tevere_Liri Garigliano) interregionali (Fiora-Tronto) e regionali (Mignone - Marta - Arrone - Sisto - Amaseno) individuate ai sensi dell'art. 9, comma 2, lettera a) della L. R. 53/1998 e successive modificazioni, nonché la tutela delle stesse opere attraverso le attività di vigilanza territoriale, polizia idraulica e delle acque, servizi di piena e di pronto intervento. 2. Progettazione e realizzazione delle opere di difesa delle coste di cui all'art. 7 della L.R. 53/1998 e successive modificazioni. 3. Azioni amministrative quali il rilascio di nulla osta idraulici, previsti dal R.D. 9 dicembre 1937 n. 2669, finalizzati alle richieste di esercizio di attività o di realizzazione di opere pubbliche e private insistenti sul demanio fluviale, nonché stesura dei disciplinari di concessione di utilizzazione di porzioni del demanio fluviale e degli specchi acquei.

1.7.1.4 ARP L'Agenzia Regionale Parchi (ARP), prima e finora unica Agenzia in Italia completamente dedicata al Sistema delle aree naturali protette regionali, è stata istituita nel 1993. Entrata ufficialmente in opera nel 2001, l'ARP, con Legge Regionale n. 1 del 1° febbraio 2008 -a cui ha fatto seguito il Regolamento R.L. del 23 aprile 2008, n. 6 - è stata trasformata da ente pubblico dipendente dalla Regione Lazio, in vera e propria Agenzia, ossia -come recita il testo di legge- in " unità amministrativa preposta allo svolgimento di attività tecnico-operative di interesse regionale, che richiede particolari professionalità, conoscenze specialistiche e specifiche modalità di organizzazione del lavoro ". Ai sensi dell'art. 54 dello Statuto regionale, ARP è dotata di autonomia gestionale, organizzativa, finanziaria e contabile nei limiti delle risorse disponibili ed in conformità agli atti regionali di definizione delle politiche, degli obiettivi programmatici, degli indirizzi e delle direttive; essa è sottoposta ai poteri di vigilanza della Giunta regionale. Organo dell'ARP è il Direttore. La normativa di riferimento attribuisce all'ARP qualificati obiettivi istituzionali tra cui lo svolgimento di attività tecnico-operative di interesse regionale volte ad assicurare lo sviluppo e l'adeguato funzionamento del Sistema regionale delle aree naturali protette. In particolare: • assiste gli organismi di gestione delle aree naturali protette nella progettazione e realizzazione dei programmi di sviluppo compatibile; • assiste gli organismi di gestione delle aree naturali protette di interesse provinciale nella gestione delle stesse ai sensi dell'art. 29 della l.r. 29/1997; • collabora con la Direzione regionale competente in materia di aree naturali protette per la predisposizione di piani e programmi finalizzati alla tutela e valorizzazione delle aree naturali protette nonché del documento strategico sulla biodiversità;

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• effettua attività di monitoraggio e controllo sullo stato di qualità degli habitat e delle specie della flora e della fauna di importanza comunitaria (Rete Natura 2000); • cura la formazione professionale, l'aggiornamento e la qualificazione del personale delle aree protette; • su richiesta della Giunta Regionale, nel caso di esercizio dei poteri sostitutivi previsti dagli articoli 19, 26, e 27 della l.r. 29/1997 e successive modifiche, provvede, rispettivamente, alla gestione delle aree naturali protette di interesse regionale e alla redazione del piano e del regolamento dell'area.

1.7.1.5 ARPA L'A.R.P.A, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, è un ente strumentale della Regione Lazio ed è stata istituita con Legge Regionale 6 ottobre 1998, n. 45. L'Agenzia è composta da una struttura centrale e da sezioni provinciali. Tra le competenze ed i settori di interesse dell'A.R.P.A. rientrano, tra l'altro: • l'attività di vigilanza, di controllo e di accertamento tecnico sulle cause di inquinamento acustico, dell'aria, delle acque, del suolo e del sottosuolo; • l'attività informativa sullo stato dell'ambiente mediante comunicazione di dati al Sistema Informativo Regionale per l'Ambiente (S.I.R.A).

1.7.1.6 ACEA Acea è una delle principali multiutility italiane. È attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente. E’ il primo operatore nazionale nel settore idrico e tra i principali player italiani nella distribuzione e vendita di elettricità e nel settore ambientale. Tra le attività: servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione), produzione di energia, in particolare da fonti rinnovabili, vendita e distribuzione di elettricità, illuminazione pubblica e artistica, smaltimento e valorizzazione energetica dei rifiuti. L’ ACEA interagisce nel bacino del Velino con la gestione delle sorgenti del Peschiera. 1.7.1.7 Autorità di bacino del Tevere L'Autorità di bacino nazionale del Fiume Tevere è costituita con D.P.C.M. del 10/08/1989 ai sensi dell'art.12 della legge 18 maggio 1989, n.183 recante "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo". Compito principale dell’Autorità di Bacino è la redazione del piano di bacino, che può essere elaborato per sottobacini o per stralci relativi a settori funzionali. Il piano di bacino, qualificato come piano territoriale di settore, assume la valenza di Piano sovraordinato ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del

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suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisico-ambientali del bacino idrografico interessato. La pianificazione di bacino è orientata alla tutela di interessi generali, quali l’equilibrio del bilancio idrico, la stabilità dei versanti, dei suoli e dei litorali, gli usi plurimi e condivisi delle acque nel rispetto degli andamenti stagionali e ciclici.

1.7.1.8 Consorzio di Bonifica della Piana Reatina Il Consorzio della Bonifica Reatina è un ente di diritto pubblico che opera nel campo della difesa idraulica e del territorio per garantire una maggiore sicurezza dai rischi di allagamenti. In questi ultimi anni si sono verificati significativi cambiamenti in materia di regimazione idraulica e di salvaguardia del territorio. In questo contesto la difesa del suolo ha assunto una particolare rilevanza. Il Consorzio della Bonifica Reatina interviene quotidianamente sui corsi d’acqua con opere di manutenzione ordinaria e con interventi straordinari; ha assicurato attenzione al reticolato idraulico minore, complesso per la sua manutenzione, delicato perché dal suo stato dipende la difesa delle esondazioni. Il Consorzio di Bonifica della Piana Reatina ha un territorio di competenza che si estende dalla Piana di S. Vittorino a tutte le aree di pianura della Conca Reatina fino al confine provinciale in zona Pie di Moggio - Piano Canale. Nel corso della sua pluri-decennale attività il consorzio si è dotato di imponenti attrezzature per la derivazione delle acque del fiume Velino a fini irrigui (sbarramento di via Velinia e relative canalizzazioni), oltre ad aver gestito importanti opere di controllo del regime idraulico nella parte più bassa della Piana Reatina.

1.7.1.9 Provincia di Rieti La Provincia di Rieti è l'ente di autogoverno della comunità locale. Cura gli interessi e promuove lo sviluppo sostenibile del proprio territorio nel rispetto dell'ambiente, dei valori, delle tradizioni, delle libertà civili, economiche, politiche e religiose. Ha autonomia statutaria, normativa, organizzativa e amministrativa, autonomia impositiva e finanziaria nell'ambito delle leggi e del coordinamento della finanza pubblica. E' ente titolare di funzioni proprie ed esercita le funzioni attribuite o delegate dallo Stato e dalla Regione, secondo il principio di sussidiarietà.

1.7.1.10 VI Comunità Montana "Velino" Le Comunità Montane sono enti locali costituiti fra comuni montani e/o parzialmente montani nel rispetto di quanto disposto dal dettato della legge 31 gennaio 1994, n. 97 "Nuove disposizioni per le zone montane".

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Le ventidue Comunità Montane del Lazio, sulla scorta di quanto disposto dalla legge regionale 22 giugno 1999, n. 9 "Legge sulla Montagna" - di recepimento della suddetta L.97/1994 - hanno il compito di salvaguardare e tutelare il territorio montano, con particolare riguardo alla difesa dell'ambiente naturale nonché alla valorizzazione delle risorse umane, culturali e delle attività economiche connesse. La promozione dello sviluppo socio-economico del territorio è perseguito attraverso l'attuazione di un piano pluriennale di sviluppo socio economico con scadenza quinquennale e si realizza attraverso la programmazione di opere ed interventi inseriti all'interno di piani annuali d'intervento finanziati con trasferimenti provenienti dall'Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione.

1.7.1.11 Comuni di Città Ducale e Castel Sant’Angelo Il comune è tradizionalmente definito “Ente territoriale locale”, è caratterizzato dall’essere costituito come formazione sociale naturale e spontanea di tipo comunitario, riconosciuto ed identificato dall’ordinamento generale. L’autonomia riconosciuta agli enti locali trova la sua disciplina normativa nella legge 18 agosto 2000, n. 267 e successive modifiche. I Comuni determinano il proprio ordinamento nello statuto nell'ambito delle norme costituzionali e dei principi fissati da leggi generali della Repubblica. Ad esso devono conformarsi i regolamenti e l'attività amministrativa del Comune. Sono enti autonomi locali entro l'unità della Repubblica, dotato di rappresentatività generale degli interessi della propria comunità e titolare di funzioni proprie che esercita secondo i principi della Costituzione e della legge generale dello Stato.

1.7.2 Assetto proprietario

Si riporta di seguito la metodologia implementata per la realizzazione dell’analisi sulla ripartizione delle superfici (pubbliche e private) del SIC esaminato. La procedura ha previsto l’uso dei seguenti strumenti: - Software GIS; - Software di gestione delle basi di dati (MS Access); - Interrogazione via web sulla piattaforma SISTER per i dati catastali.

Dati utilizzati: - shapefile delle particelle catastali dei Comuni nei quali ricade il SIC; - shapefile dei SIC presenti nel territorio provinciale;

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- shapefile delle proprietà pubbliche e demaniali (demanio fluviale, demanio dello stato, proprietà regionali, proprietà collettive comunali). Procedura implementata: 1 - Attraverso l’uso del software GIS sono state isolate le particelle catastali ricadenti nel SIC in questione, estraendone le informazioni (foglio, particella, ecc.). 2 - Tali dati sono stati messi a confronto (con MS Access) con le informazioni reperite dalla piattaforma SISTER relative alle proprietà pubbliche presenti nel territorio di ognuno dei Comuni coinvolti, ottenendo come risultato l’elenco delle particelle catastali di proprietà pubblica ricadenti nel SIC. 3 - per ognuno dei tematismi (shapefile) relativo alle proprietà pubbliche (demanio dello Stato, ecc.), è stato effettuato un confronto del territorio ivi ricompreso con le particelle catastali selezionate nella fase precedente, integrando il tematismo in esame con le particelle ad esso relative in caso di informazione mancante nel tematismo stesso. 4 - il risultato finale è costituito dai tematismi delle proprietà pubbliche eventualmente modificati a seguito delle verifiche svolte e dal tematismo delle proprietà private (per il SIC in questione) ottenuto per “differenza” tra il territorio su cui si estende il SIC ed i tematismi delle proprietà pubbliche.

Assetto proprietario Superficie (km 2) Percentuale Proprietà Pubbliche Proprietà Private Totale

Le proprietà pubbliche comprendono le seguenti categorie:

1.7.3 Vincoli derivanti da atti legislativi o amministrativi sovraordinati

Il territorio ricadente nell’area del Sic IT6020012- Piana di S. Vittorino e Sorgenti del Pesciera risulta interessato da vincoli derivanti direttamente da atti aventi forza di legge, o da atti amministrativi sovra comunali di tipo non pianificatorio, di cui si tratta nel presente paragrafo. Ogni qualvolta possibile, i predetti vincoli, ovvero gli elementi territoriali ai quali si riferiscono, sono indicati nella tavola 1 Carta dei vincoli, facente parte del quadro conoscitivo.

1.7.3.1 Vincoli in materia di beni culturali e ambientali Nella tavola 1 denominata “Carta dei vincoli” compaiono:

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- i beni paesaggistici vincolati in forza di legge, cioè i beni immobili appartenenti alle categorie di cui al comma 1, art. 142, D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, già quinto comma dell’articolo 82 del decreto del presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n.616, aggiunto per effetto dell’articolo 1 del decreto legge 27 giugno 1985, n.312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n.431; nel territorio oggetto del presente Piano si ritrovano immobili appartenenti alle categorie di cui alle lettere b) costa dei laghi, c) corsi delle acque pubbliche con relativa fascia di rispetto, g) territori coperti da foreste e da boschi, i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448 e m) aree di interesse archeologico già individuate;

- i beni paesaggistici vincolati con provvedimenti amministrativi, cioè i beni appartenenti alle categorie di cui all’articolo art. 136, D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, lett a) e b) beni singoli: naturali, geologici, ville, parchi e giardini.

- i vincoli ricognitivi di piano (Ptpr), cioè beni puntuali e lineari diffusi, testimonianza dei caratteri identitari vegetazionali, geomorfologici e carsico- ipogeo con la relativa fascia di rispetto di 50m stabiliti dalle L.R. 20/1999.

Il territorio oggetto di analisi è interessato, inoltre, solo in una piccola porzione, che corre lungo il confine sud del Sic, dal vincolo idrogeologico (rectius: “Vincolo per scopi idrogeologici”), introdotto dal regio decreto legge 30 dicembre 1923, n.3267. La finalità di questo vincolo è quella di tutelare i territori di qualsiasi natura e destinazione da eventuali denudazioni e perdita di stabilità con l’imposizione di limitazioni d’uso e di destinazione, nonché con l’imposizione del sistema autorizzativo per qualsiasi operazione di trasformazione, anche temporanea, dello stato dei luoghi.

1.7.4 Quadro pianificatorio e programmatico di riferimento

1.7.4.1 Il piano territoriale paesistico regionale

Il piano territoriale paesaggistico della Regione Lazio, attualmente in attesa dell’approvazione definitiva, è stato adottato dalla giunta regionale con atti n. 556 del 25 luglio 2007 e n. 1025 del 21 dicembre 2007, ai sensi degli artt. 21, 22, 23 della legge regionale sul paesaggio 24/1998 e in ottemperanza agli articoli 135, 143 e 156 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio). Il Ptpr, che dopo essere stato approvato andrà a sostituire i piani paesistici vigenti, riguarda, a differenza di questi ultimi, l’intero ambito regionale e ha come obiettivo l’uniformità delle norme e dei riferimenti cartografici. Il piano si struttura principalmente, sia sotto l’aspetto normativo che sotto quello cartografico, nell’indicazione dei “beni paesaggistici”, rappresentati nelle tavole B, con carattere prescrittivo,

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dei “sistemi di paesaggio”, indicati nelle tavole A, con carattere prescrittivo nelle zone vincolate, altrimenti con valore propositivo e di indirizzo, e nell’indicazione di altri “beni del patrimonio naturale e culturale” indicati nelle tavole C, con valore descrittivo, propositivo e di indirizzo. Per quanto riguarda l’ambito territoriale oggetto del presente Piano, il Ptpr alla tavola B - “Beni paesaggistici”, individua, ai sensi dell’art. 142 del Dlgs 42/2004, una serie di beni per la cui trattazione si rimanda al paragrafo sui Vincoli della presente relazione. Per ciò che riguarda la tavola A “Sistemi ed ambiti del paesaggio” (Capo II delle Norme tecniche di attuazione), l’area ricade per una buona parte nel sistema del paesaggio insediativo, paesaggio degli insediamenti in evoluzione (art. 28); la rimanete porzione di territorio ricade nel paesaggio naturale (art.21), paesaggio agrario di valore (art.25) e solo in piccolissima parte nel paesaggio naturale di continuità (art.23). Il paesaggio degli insediamenti in evoluzione è costituito da ambiti anche parzialmente edificati in via di trasformazione o comunque individuati come compatibili con programmi di sviluppo urbano. La tutela è volta sia alla promozione della qualità degli insediamenti urbani che alla conservazione e valorizzazione dei beni del patrimonio culturale e degli elementi naturali presenti. Il paesaggio naturale è caratterizzato da aree in cui i beni di interesse naturalistico conservano il carattere naturale o seminaturale in condizione di sostanziale integrità. La tutela è volta alla valorizzazione dei beni e alla conservazione del loro valore anche mediante l’inibizione di iniziative di trasformazione territoriale pregiudizievoli alla salvaguardia. Il paesaggio agrario di valore è costituito da porzioni di territorio che conservano la vocazione agricola anche se sottoposte a mutamenti fondiari e colturali; la tutela è volta al mantenimento della qualità del paesaggio rurale mediante la conservazione e valorizzazione dell’uso agricolo o produttivo compatibile. Il paesaggio naturale di continuità, infine, è costituito da porzioni di territorio con elevato valore di continuità anche se parzialmente edificati o infrastrutturati. La tutela è volta alla valorizzazione della funzione di connessione dei paesaggi con i quali concorre a costituire complessi paesaggistici unitari. Nei casi come quello del Sic Piana di S. Vittorino e Sorgenti del Pesciera in cui la continuità è con il paesaggio naturale, l’obiettivo è la protezione, fruizione e valorizzazione del paesaggio naturale stesso e la conservazione dei modi d’uso agricolo tradizionali. Subordinatamente alla valutazione di inserimento paesistico tali aree possono essere realizzate infrastrutture e servizi strettamente necessari a garantire la fruizione dei beni e delle aree di interesse naturalistico secondo le indicazioni contenute nella tabella B Paesaggio naturale di continuità, disciplina delle azioni/trasformazioni e obiettivi di tutela.

1.7.4.2 Piano stralcio di assetto idrogeologico del fiume Tevere

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Il piano stralcio per l’assetto idrogeologico è stato approvato con D.P.C.M. del 10 novembre 2006 e pubblicato nella G.U. n.33 del 9 febbraio 2007. Il Pai ha valore di piano territoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale l’Autorità di Bacino del fiume Tevere nell’ambito del territorio di propria competenza, pianifica e programma le azioni e le norme d’uso finalizzate alla tutela e alla difesa delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture, del suolo e del sottosuolo. Con il Pai infatti l’Autorità svolge, ai sensi del Dlgs. 152/2006 e della Legge Regionale 39/96, le attività di pianificazione, programmazione e coordinamento degli interventi attinenti la difesa del suolo. Il Pai costituisce un quadro di conoscenze e di regole atte a dare sicurezza alle popolazioni, agli insediamenti, alle infrastrutture, alle attese di sviluppo economico ed in generale agli investimenti nei territori del bacino, obiettivo generale è l'assetto del bacino al fine di minimizzare i possibili danni connessi ai rischi idrogeologici. Il Pai quindi in quanto premessa alle scelte di pianificazione territoriale, individua i meccanismi di azione, l'intensità, la localizzazione dei fenomeni estremi e la loro interazione con il territorio classificati in livelli di pericolosità e di rischio. Il piano si configura come lo strumento di pianificazione territoriale attraverso il quale l’Autorità di Bacino si propone di determinare un assetto territoriale che assicuri condizioni di equilibrio e compatibilità tra le dinamiche idrogeologiche e la crescente antropizzazione del territorio e di ottenere la messa in sicurezza degli insediamenti ed infrastrutture esistenti e lo sviluppo compatibile delle attività future. Il Pai persegue il miglioramento dell’assetto idrogeologico del bacino attraverso interventi strutturali (a carattere preventivo e per la riduzione del rischio) e disposizioni normative per la corretta gestione del territorio, la prevenzione di nuove situazioni di rischio, l’applicazione di misure di salvaguardia in casi di rischio accertato. Tali obiettivi vengono perseguiti secondo le seguenti tre linee di attività: il Rischio idraulico (aree inondabili delle piane alluvionali), il Rischio geologico (dissesti di versante e movimenti gravitativi), l’ efficienza dei bacini montani in termini di difesa idrogeologica.

Per ciò che riguarda l’ambito del piano, rientra interamente nel sottobacino secondario del fiume Tevere identificato con la sigla TEV-320 080 30. L’area è interessata per oltre 33 ha dal rischio frana R3, disciplinato all’art. 15 delle norme tecniche di attuazione e cartografate nell’elaborato Atlante delle situazioni a rischio di frana. La maggior parte dell’ambito ricade inoltre nella fascia idraulica principale del reticolo idrografico ed è parzialmente interessato da aree a rischio per fenomeni idraulici, rischio R3 e R4, disciplinate agli art. 31 e 32 delle norme tecniche di attuazione e cartografate nell’elaborato “Fasce fluviali e zone di rischio del reticolo principale”. Di seguito si riporta parte degli articoli di pertinenza dettati dalle Norme del Piano Stralcio.

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Art. 14. Limitazioni alle attività di trasformazione del territorio nelle situazioni di rischio R4 1 Il P.A.I. individua nell’elaborato “Atlante delle situazioni di rischio da frana” le situazioni di rischio ove si applicano le norme di cui ai commi 2 e 3. 2 Nelle zone individuate a rischio molto elevato per fenomeni franosi, identificate come R4, fatto salvo quanto previsto all'art. 4, commi 2, e ferme restando le limitazioni poste in essere dall’autorità regionale competente in materia di pubblica incolumità, sono ammessi esclusivamente: gli interventi edilizi di demolizione senza ricostruzione prevedendo la possibilità di delocalizzare edifici e previsioni urbanistiche secondo quanto previsto all’art.4 comma 2 gli interventi sugli edifici, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, sia private che pubbliche o di pubblica utilità, di manutenzione ordinaria, e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b), c) e d) dell’art.3 del DPR 380/2001 e s.m.i., nonché le opere interne agli edifici e quelle relative all’abbattimento delle barriere architettoniche, comportanti anche la modifica di destinazione d’uso ma senza aumento del carico urbanistico; gli interventi di consolidamento volti alla riduzione del livello di rischio e di pericolosità gli interventi necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici, delle attrezzature ed infrastrutture esistenti con possibilità di prevedere aumenti di superfici e volumi per la realizzazione di manufatti, opere o modificazioni finalizzati esclusivamente a migliorare la tutela della pubblica incolumità a condizione che non aumenti il livello di rischio gli interventi non altrimenti localizzabili per nuove infrastrutture a rete ed impianti tecnologici, per sistemazioni di aree esterne, recinzioni ed accessori pertinenziali agli edifici, alle infrastrutture ed alle attrezzature esistenti, purché non comportino la realizzazione di nuove volumetrie le pratiche per la corretta attività agricola e forestale con esclusione di ogni intervento che aumenti il livello di rischio

gli interventi volti alla bonifica dei siti inquinati

3 Gli interventi di cui alle lettere c), d) ed e) del comma 2 sono sottoposti alla preventiva autorizzazione dell’autorità competente.

Art. 15. Limitazioni alle attività di trasformazione del territorio nelle situazioni di rischio R3 1 Nelle zone individuate a rischio elevato per fenomeni franosi, identificate come R3 nell'elaborato "Atlante delle situazioni a rischio di frana" fatto salvo quanto previsto all'art.4,

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comma 2 e ferme restando le limitazioni poste in essere dall'Autorità regionale competente in materia di pubblica incolumità, sono ammesse esclusivamente: tutti gli interventi consentiti nelle zone a rischio molto elevato di cui all'art. 14, commi 2 e 3; gli interventi edilizi sugli edifici, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, sia private che pubbliche o di pubblica utilità, di ristrutturazione edilizia, così come definiti dalle normative vigenti, finalizzati all’adeguamento ed al miglioramento sismico, alla prevenzione sismica, all’abbattimento delle barriere architettoniche, al rispetto delle norme in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro, nonché al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, funzionali, abitative e produttive, comportanti anche modesti aumenti di superficie e volume e cambiamento di destinazione d'uso purché funzionalmente connessi a tali interventi; l’installazione di manufatti leggeri prefabbricati di modeste dimensioni al servizio di edifici, infrastrutture, attrezzature e attività esistenti.

Art. 28 - La fascia A 1 Nella fascia definita A il P.A.I. persegue l’obiettivo di garantire generali condizioni di sicurezza idraulica, assicurando il libero deflusso della piena di riferimento e il mantenimento e/o il recupero delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo e favorendo l’evoluzione naturale del fiume. 2 Nella fascia A sono ammessi esclusivamente: a) gli interventi edilizi di demolizione senza ricostruzione; b) gli interventi edilizi sugli edifici, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, sia private che pubbliche o di pubblica utilità, di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia, così come definiti alle lettere a), b), c) e d) dell’art.3 del DPR 380/2001 e s.m.i., nonché le opere interne agli edifici, ivi compresi gli interventi necessari all’adeguamento alla normativa antisismica, alla prevenzione sismica, all’abbattimento delle barriere architettoniche ed al rispetto delle norme in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro, nonché al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, funzionali, abitative e produttive. Gli interventi di cui sopra possono comportare modifica delle destinazioni d’uso senza incremento del carico urbanistico, aumento di volume ma non della superficie di sedime ad eccezione delle opere necessarie per l’abbattimento delle barriere architettoniche e degli adeguamenti impiantistici e tecnologici in adempimento alle norme in materia di sicurezza e risparmio energetico; tali interventi devono essere realizzati in condizioni di sicurezza idraulica senza modifica delle condizioni di deflusso della piena previo parere dell’autorità idraulica competente; c) gli interventi volti alla messa in sicurezza delle aree e degli edifici esposti al rischio a condizione che tali interventi non pregiudichino le condizioni di sicurezza idraulica a monte e a valle dell'area oggetto di intervento;

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d) gli interventi necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici, delle infrastrutture e delle attrezzature esistenti ed a migliorare la tutela della pubblica incolumità senza aumento di superficie e di volume; e) gli interventi di ampliamento di opere pubbliche o di pubblico interesse, riferiti a servizi essenziali e non delocalizzabili, nonché di realizzazione di nuove infrastrutture lineari e/o a rete non altrimenti localizzabili, compresa la realizzazione di manufatti funzionalmente connessi e comunque ricompresi all’interno dell’area di pertinenza della stessa opera pubblica. E’ consentita altresì la realizzazione di attrezzature ed impianti sportivi e ricreativi all’aperto con possibilità di realizzazione di modesti manufatti accessori a servizio degli stessi. Tali interventi sono consentiti a condizione che tali interventi non costituiscano significativo ostacolo al libero deflusso e/o significativa riduzione dell'attuale capacità d’invaso, non costituiscano impedimento alla realizzazione di interventi di attenuazione e/o eliminazione delle condizioni di rischio e siano coerenti con la pianificazione degli interventi di protezione civile e sono subordinati all’autorizzazione dell’autorità idraulica competente; f) gli interventi per reti ed impianti tecnologici, per sistemazioni di aree esterne, recinzioni ed accessori pertinenziali di arredo agli edifici, alle infrastrutture ed alle attrezzature esistenti, purché non comportino la realizzazione di nuove volumetrie, alle condizioni di cui alla lettera e) e previo parere dell’autorità idraulica competente; g) la realizzazione di manufatti di modeste dimensione al servizio di edifici, infrastrutture, attrezzature e attività esistenti, realizzati in condizioni di sicurezza idraulica e senza incremento dell'attuale livello di rischio e previo parere dell’autorità idraulica competente; h) le pratiche per la corretta attività agraria con esclusione di ogni intervento che comporti modifica della morfologia del territorio; i) interventi volti alla bonifica dei siti inquinati, ai recuperi ambientali ed in generale alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla eliminazione dei fattori di interferenza antropica; l) le occupazioni temporanee, a condizione che non riducano la capacità di portata dell'alveo, realizzate in modo da non arrecare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità in caso di piena; m) gli interventi di manutenzione idraulica come definiti nell’allegato “Linee guida per l’individuazione e la definizione degli interventi di manutenzione delle opere idrauliche e di mantenimento dell’officiosità idraulica della rete idrografica”; n) gli edifici e i manufatti finalizzati alla conduzione delle aziende agricole, purché realizzate in condizioni di sicurezza idraulica e senza incremento dell’attuale livello di rischio; o) gli interventi di difesa idraulica così come disciplinati dall’art. 33; p) l'attività estrattiva nei limiti previsti dall’articolo 34;

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q) gli interventi e le attività connessi alla navigazione nei tratti classificati, purché ricompresi in piani di settore o regionali, ed a condizione che non costituiscano fonte di trasporto per galleggiamento di mezzi o materiali durante la piena.

Art. 31.Limitazioni alle attività di trasformazione del territorio nelle zone definite a rischio per fenomeni idraulici R4 1 Valgono le limitazioni già elencate all’art. 28 per la fascia A.

Art. 32. Limitazioni all’attività di trasformazione del territorio nella zone definite a rischio per fenomeni idraulici R3 1 Per tali zone valgono le disposizioni e limitazioni della fascia in cui sono ricomprese.

1.7.4.3 Piano territoriale provinciale generale

La Provincia di Rieti ha adottato, con D.C.P. n. 95 del 26 novembre 1999, il Piano Territoriale di Coordinamento, secondo le procedure allora vigenti previste dalla L.R. 6/99 (art. 5, comma 4). La documentazione relativa al Piano è stata poi trasmessa alla Regione Lazio per i successivi adempienti. Il Comitato Regionale per il Territorio, nell'adunanza n 23/1 del 30 gennaio 2003, ha espresso "parere favorevole al PTC della Provincia di Rieti adottato con D.C.P. n. 95/99 con l'obbligo di adeguarlo alle procedure ed ai contenuti indicati nell'art. 63 della L.R. 38/99 e con le prescrizioni descritte nelle considerazioni finali" contenute nel parere del citato CRT.

Nel mese di maggio 2004 è stato adottato con una Delibera del Consiglio Provinciale lo Schema di P.T.P.G., forte anche del confronto attivato col territorio. Successivamente, come previsto dalla L.R. 38/99, l’Amministrazione provinciale ha attivato una Conferenza, che ha dato luogo a due incontri pubblici svolti nel 2005. Il P.T.P.G. di Rieti, modificato ed integrato in relazione alle indicazioni della Regione, alle Deduzioni alle Osservazioni presentate ed alle ulteriori considerazioni emerse dagli incontri organizzati nell’ambito della Conferenza, è stato adottato dal Consiglio Provinciale il 22.12.2005 DGP n.60, per poi essere approvato in via definitiva e pubblicato sul BURL n. 25 – suppl. n. 115 - del 07.07.2009 ai sensi dell’art. 21, comma 12, della legge regionale n. 38/1999.

Con l’adozione e l’approvazione divengono operanti le norme di salvaguardia e con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, la Provincia assume la pienezza dei compiti in materia urbanistica, già esercitati dalla Regione, rimanendo in capo a quest’ultima la competenza paesaggistica. Spetta, quindi, alla Provincia di Rieti il compito di dare indirizzo e valutare gli strumenti urbanistici comunali in fase di revisione generale (rinnovamento e/o adeguamento al P.T.P.G. – P.T.P.R. entro 3-5 anni dalla data di pubblicazione del P.T.P.G. ).

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Il Piano territoriale provinciale generale, fornisce specifiche indicazioni sulle particolari vocazioni del territorio, sull’assetto dei servizi e delle attrezzature di livello sovracomunale e sul sistema infrastrutturale.

Il piano suddivide l’intero territorio provinciale in sette Progetti di territorio; ogni progetto è relativo a uno specifico ambito territoriale. I progetti di territorio rappresentano una delle modalità fondamentali con cui si esplica il processo di pianificazione; essi costituiscono una sezione dell’apparato normativo del Piano provinciale e contemporaneamente un’indicazione operativa su ogni specifico ambito.

I sette ambiti in cui è suddiviso il territorio della provincia di Rieti sono:

- Amatriciano

- Velino

- Terminillo e Monti Reatini

- Piana Reatina e Valle Santa

- Salto-Cicolano

- Turano

- Sabina (articolata in tre sub-ambiti: Passo Corese e valle del Tevere, Valle del Farfa, Poggio Mirteto e Bassa Sabina).

Il Sic rientra nell’ambito 2 Velino; Progetto di Territorio Velino si trova all’interno di un territorio di elevato valore ambientale, caratterizzato da una serie di aree destinate alla conservazione della biodiversità, in cui viene riconosciuta l’interdipendenza di elementi biotici, abiotici e antropici nel garantire l’equilibrio naturale in tutte le sue componenti. Il territorio è in gran parte contrassegnato da aree di tutela ambientale, particolarmente concentrate lungo la fascia fluviale del Velino. Il Progetto Velino assume come obiettivo primario la costituzione di un parco di livello provinciale, con carattere di parco fluviale, che operi come agente di sviluppo locale e consideri il fiume quale elemento portante dell’infrastruttura ecologica di base. In quest’ottica vengono individuati dal Piano obiettivi e criteri progettuali specificando strategie con concrete indicazioni su possibili linee di azione progettuali.

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1.7.5 Descrizione del paesaggio

1.7.5.1 Il concetto di paesaggio Le considerazioni che seguono sono tratte, con modificazioni ed integrazioni, da V. Ingegnoli e M.G. Gibelli (1993-96). Lo studio dei caratteri del paesaggio è stato affrontato tramite i criteri ed i metodi propri dell’Ecologia del Paesaggio ( Landscape Ecology ). Attraverso una precisa metodologia, il paesaggio, inteso come entità sistemica dotata di un alto grado di complessità, viene descritto studiandone i processi dinamici nel tempo e nello spazio e comprendendo le reciproche interazioni tra la struttura del territorio e i processi. Le attività antropiche sono viste come parte integrante del sistema osservato e non necessariamente trattate in termini di conflitto con i processi naturali, come avviene generalmente. L'Ecologia del Paesaggio concepisce il paesaggio come entità più complessa di quanto non venga generalmente inteso, e precisamente lo intende come "sistema di ecosistemi interagenti che si ripetono in un intorno"; dunque un insieme in cui non sono determinanti solo gli elementi che lo costituiscono, ma anche le modalità di interazione che li legano, con le conseguenti strutture, gerarchie e trasformazioni che determinano l'organizzazione di tali elementi. E' implicito che una carenza di organizzazione dà origine ad un degrado. L'unità base di studio del paesaggio è l'ecosistema. Un ecosistema che, grazie alle particolari condizioni del luogo in cui si è evoluto ed alle interazioni con gli ecosistemi vicini, ha assunto caratteristiche proprie ben definibili e confini individuabili, viene detto ecotopo o, semplicemente, elemento del paesaggio. Studiare il paesaggio significa relazionarsi con un numero enorme di variabili, descritte da un numero di informazioni ancora maggiore che non è possibile riuscire a trattare contemporaneamente. Nasce quindi l'esigenza di poter trattare i problemi del paesaggio in modo sintetico, per superare le difficoltà e gli errori d'interpretazione, che potrebbero derivare da un mero studio analitico: limitarsi all'osservazione minuziosa di parti separate delle componenti paesistiche facilmente può far perdere il senso globale del sistema paesistico.

1.7.5.2 Principi metodologici dell'Ecologia del Paesaggio Lo studio dei processi paesistici avviene in modo sintetico, procedendo dal generale al particolare. Prima vengono esaminati i caratteri dominanti di un dato processo, poi progressivamente ci si avvicina allo studio delle singole parti e dei dettagli che lo determinano. In genere le fasi di studio del paesaggio sono le seguenti: Analisi di struttura e dinamiche del paesaggio a diverse scale spazio-temporali, dalla scala più grande alla più piccola. Elaborazione di modelli riferiti a struttura e dinamica. I modelli si avvalgono di indicatori specifici, idonei a mettere in luce le caratteristiche complesse del paesaggio.

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Valutazione, individuazione degli squilibri esistenti o possibili e determinazione dei valori corretti degli indicatori utilizzati per la costruzione dei modelli. Individuazione delle linee d'intervento coerenti con i risultati di cui al punto "c", e controlli di indici e modelli. In una prima fase viene studiata alle varie scale la struttura paesistica determinata dalle modalità di aggregazione degli ecotopi presenti, poi si analizzano le funzioni (flussi di energia e materiale biotico e abiotico attraverso la struttura paesistica) ed infine le trasformazioni di struttura e funzioni nel tempo. Gli elementi strutturali del paesaggio (matrici, macchie e corridoi), sono la sintesi finale di tutte le interazioni che avvengono nel paesaggio a livello ecosistemico (tra fattori e componenti) e dei processi e condizioni che derivano dal livello superiore di scala.

1.7.5.3 Le Unità di Paesaggio Le Unità di paesaggio rappresentano ambiti territoriali con specifiche, distintive e omogenee caratteristiche di formazione e di evoluzione. Esse permettono di individuare l'originalità del paesaggio regionale, di precisarne gli elementi caratterizzanti e consentiranno in futuro di migliorare la gestione della pianificazione territoriale di settore. Il P.T.P.R. suddivide il territorio regionale in 19 Ambiti paesaggistici. Il sito in esame è collocato nel macrogruppo della catena dell’appennino. Il SIC “Piana di S. Vittorino e sorgenti e Sorgenti del Peschiera” è posto al confine tra le unità di paesaggio 1 “Terminillo - Monti della Laga - Salto Cicolano” e 2 “Conca Reatina - Monti Lucretili”. La Piana di San Vittorino è una pianura lunga circa quattro chilometri e larga due, posta tra le pendici meridionali del Terminillo e quelle della catena del monte Velino. Qui il fiume Velino cresce notevolmente ricevendo le acque delle sorgenti di Canetra ancor prima di accedere nella piana di S. Vittorino da dove, subito prima di uscirne, vi si immettono quelle del Peschiera. La piana di S. Vittorino, nota sin dall’antichità per le sorgenti di acque minerali, prende il nome da Vittorino martire, vescovo di Amiterno vissuto nel III sec. d.C., appeso a testa in giù nel Lago delle terme di Cotilia ad acque sulfuree, morto dopo tre giorni. A Vittorino sono state dedicate molte altre località del Lazio e dell’Abruzzo dove sono presenti acque sulfuree. Le acque minerali della piana sono ricordate da Plinio e da Vitruvio “ acque bituminose e nitrose utili a bersi e per purgarsi ”. Il sottosuolo di questa area è formato da una stratificazione di calcarei cretacei su cui si poggia un vasto basamento travertinoso, mentre la parte superficiale è costituita da terreni alluvionali formati da ghiaie, sabbie e argille. Tutta la zona è interessata da numerosissime sorgenti mineralizzate, segni eloquenti di una vasta circolazione di acque sotterranee che esercitano una forte azione corrosiva del basamento travertinoso sottostante, indebolendone lo spessore e formando delle vaste

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cavernosità che sono alla base dei continui sprofondamenti della parte superficiale del territorio. Un’area quindi fortemente determinata dalla sinergica presenza delle acque del Velino, delle sorgenti sulfuree, le terme di Cotilia, corrispondenti alle Aquae Cutiliae note ai Romani, da quelle del Peschiera e dall’intensa attività carsica sotterranea, che ha generato una serie di piccoli bacini lacustri, alcuni noti già storicamente ed altri di formazione anche recentissima. Di queste forme di dissesto idrogeologico se ne contano 35, in parte ospitanti laghetti ed in parte ricolmate di sedimenti, distribuite in varie zone della piana, secondo allineamenti che in alcuni casi sembrano ricalcare i maggiori motivi strutturali presenti nella piana e sui rilievi che la bordano. Il primo sprofondamento di cui si ha menzione è quello che riguarda la Chiesa di S. Vittorino (edificata tra il 1604 e il 1614, sulla facciata della chiesa è riportato l’anno 1613), avvenuto nel 1703, in seguito ad una scossa sismica, che ha dato origine ad una cavità di circa 20 m di diametro e 2 m di profondità. Altri cedimenti avvennero successivamente, coinvolgendo le fondamenta della chiesa, e nel 1787 l’edificio era già sommerso da quattro palmi d’acqua ed alcune polle sorgive erano presenti alla sua base (Carletti, 1787). Altri 5 sprofondamenti, di cui non si hanno informazioni certe, sono avvenuti nei secoli scorsi (tra il 1700 e il 1850). I tre laghi più conosciuti dell’area sono: il Lago di Paterno, Lago di Mezzo e Pozzo Burino (denominati dalla popolazione locale Lago di sopra, di sotto e di mezzo). Il Lago di Paterno, denominato anche Pozzo di Rutignano o Latignano, nonché Lago delle terme di Cotilia (Lacus Cotiliae), era già presente in epoca pre-romana; al suo interno era presente una isola galleggiante dove si svolgevano cerimonie religiose (Marinelli, 1995). Macrobio citando Varrone, scrisse che quando i pelagi giunsero a Cotilia e strinsero la pace con gli aborigeni dedicarono un sacello a Dis Pater ed un’ara a Saturno. Inoltre la presenza del Lago di Paterno in epoca pre romana è confermata da Antinori (1781-1783) che riporta: “ I pelagi udito l’oracolo partirono per la Saturnia. Giunti presso Cotilia videro l’Isoletta fluttuante nel Lago, e ravvisarono il luogo accennato ”. Il lago, sacro alla dea Vacuna, era alimentato da una sorgente salutare e al suo interno galleggiava un’isola fluttuante, come ricordano Dionigi di Alicarnasso (1, 18), Microbio (I 7, 28- 31) Plinio il Vecchio (NH 11, 209; III 108-109) e Seneca (Nat. Quaest. III XXV, 8-10). Riguardo il lago, Dionigi di Alicarnasso scrive: ”…. a 70 stadi da Rieti, Cotilia, città famosa situata vicino un monte e, non lontano da essa un lago la cui ampiezza è di quattro iugeri, pieno di acqua perenne che sempre si rinnova, di profondità smisurata. Questo per il fatto che ha qualcosa di divino, lo ritengono sacro alla dea Vittoria e lo mantengono inaccessibile, recingendolo con palizzate affinché nessuno si avvicini alle acque, senonchè, in alcune ricorrenze annuali, durante le quali celebrano riti sacri, salgono sull’isola che è in questo (lago) coloro ai quali è lecito. L’isola ha un diametro di quattro piedi è instabile e si sposta ora qua e ora là, sospinta dal vento. Vi nasce un’erba assai somigliante al butomo (giunco acquatico) ed arbusti non grandi …”

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Nell’isola galleggiante in epoca romana si compivano riti sacrificali agli dei, Palmegione (1932) riporta: “ Il rito del sacrificio nell’isoletta natante si compiva in questo modo: in un giorno stabilito veniva ucciso un uomo destinato al sacrificio, gli si tagliava la testa che veniva gettata nell’acqua, in onore di Giove e di Saturno: le interiora venivano invece offerte in olocausto ad Apollo, a mezzo di particolari cerimonie ”. I riti sacrificali cessarono dopo l’interessamento di Ercole che dispose di sostituire le vittime con statue di cera (Persichetti, 1893). La cartografia storica riporta il Lago di Paterno sin dal 1590 (Ortelius, 1590). Il lago di Mezzo sembra avere origine più recente rispetto ai laghi adiacenti, la data di formazione potrebbe essere compresa tra il 1808 e il 1815. Infatti il lago di Mezzo non viene riportato nell’atlante del 1808 (Rizzi & Zannone, 1808), né compare nel disegno del sec. XIX di una parte della provincia di Rieti lungo il Corso del F. Velino. Una Carta della Sabina del secolo XIX, riporta nella piana il Lago di Paterno ed altri quattro piccoli laghi le cui posizioni non permettono di individuare quella del Lago di Mezzo, che invece compare in una mappa del 1815. Il pozzo Burino, definito anche Lago Lordo, è invece più antico del Lago di Mezzo e compare nel disegno del sec. XIX e negli Atlanti del 1808 (Bersani & Castellano, 2002). Il disegno della piana del F. Velino, del secolo XIX, mostra anche la presenza di altri piccoli laghi, tra cui il Lago Sfondato sulla destra della via Salaria, il Lago del Fiorentino e i Laghi dell’Ara. La piana alluvionale presenta un reticolo di drenaggio in gran parte riferibile agli interventi di bonifica della fine del secolo scorso e degli inizio di questo secolo.

FIGURA 38 – CARTA STORICA : ATLANTE DEL 1808: NON È RIPORTATO IL LAGO DI MEZZO .

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FIGURA 39 – DISEGNO DELLA PIANA DEL FIUME VELINO SEC . XIX.

FIGURA 40 – CARTA STORICA DEL 1815.

In definitiva, nella zona sono presenti diversi caratteri di valore: a) le caratteristiche di "zona umida" di rilevanza internazionale;

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b) la presenza del sito archeologico noto come le Terme di Vespasiano, riconducibile alla vicina sorgente solfurea con le nuove Terme, della Chiesa di S. Vittorino, dei resti riconducibili alla presenza della città romana di Cutiliae, dei pregevoli centri storici fortificati di Castel S. Angelo, Cittaducale e Calcariola, sulle alture circostanti; c) la particolarità geologica, nota fin dall'antichità, di zona soggetta a sprofondamenti del terreno; d) la presenza di oltre tredici sorgenti minerali (solfuree, leggere, ferruginose) delle quali viene sfruttata solo quella solfurea di Cotilia con le sue attrezzature termali; e) la presenza di una delle più grandi sorgenti d'Europa, quella del Peschiera con 18000 - 20000 litri/sec. di portata e delle sue installazioni sotterranee di captazione; f) la presenza della centrale ENEL di Cotilia, nucleo finale di un esteso sistema di piccoli sbarramenti e condotte, e delle sue interessanti installazioni sotterranee per la produzione di energia elettrica; g) la presenza a breve distanza di due fiumi: il Velino, il Peschiera ed i fossi secondari caratterizzati da acque limpide, una ricca flora e fauna (anche se il Velino è stato rettificato) che si unificano in prossimità della Centrale ENEL, prima dell'ultimo sbarramento in Provincia di Rieti. Sulla destra idrografica del Velino si elevano i M.ti Reatini, mentre sulla sinistra sono presenti il rilievo carbonatico di M.te Nuria e la dorsale di Calcariola. In questa fascia collinare il territorio è caratterizzato dalla presenza di una vasta area boscata con foreste di querce caducifoglie sul versante meridionale del Monte Terminillo e con piccole porzioni di boschi di castagno e pini montani. Nell’ambito territoriale dell’Alto Velino si alternano boschi di querce caducifoglie, boschi di faggio e piccole aree di boschi di pini montani e oromediterranei.

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