STUDIO PAESAGGISTICO AMBIENTALE DEL TERRITORIO DEL DI (BS)

Committente: Comune di Gambara

A Cura di Dott. Ivan Cazzoni Ivan Naturalista e Consulente Tecnico Ambientale Via Pretura 14 26012 CASTELLEONE (CR)

Studio Paesaggistico Ambientale del Comune di Gambara

1 Premessa ...... 4 2 Inquadramento ...... 9 2.1 Inquadramento Climatico...... 12 2.1.1 L’inquadramento Climatico Della Pianura Padana ...... 12 2.1.2 Il Sistema Paesaggistico Planiziale Padano ...... 13 2.1.3 Inquadramento Climatico Del Comune Di Gambara ...... 13 2.2 Analisi Territoriale ...... 18 2.2.1 Idrografia Del Territorio ...... 18 2.3 La Vegetazione ...... 25 2.3.1 La Vegetazione Potenziale Dell’area Della Bassa Pianura Padana ...... 25 2.3.2 La Vegetazione Reale Del Territorio Di Gambara ...... 27 2.4 La Fauna ...... 32 2.5 Gli Ambiti Del Territorio Di Gambara ...... 36 2.5.1 Ambito Agricolo Produttivo; ...... 36 2.5.2 Ambito Agricolo Della Valle Del Gambara ...... 38 2.5.3 Ambito Delle Aree Limitrofe Al Canale Naviglio E Delle Principali Rogge ...... 45 2.6 Le Zone Di Interesse Naturale ...... 46 2.6.1 Le Aree Di Pregio Nella Valle Del Fiume Gambara:...... 46 2.6.2 Area A Nord Dell’abitato Di Gambara ...... 46 2.6.3 Area In Località Menticelle ...... 49 2.6.4 Area Lungo Il Naviglio ...... 51 3 Analisi Del Paesaggio ...... 53 3.1 Definizione Di Paesaggio ...... 53 3.1.1 Struttura Del Paesaggio ...... 54 3.1.2 Componenti Elementari Del Paesaggio ...... 55 3.1.3 Cenni Di Dinamica Del Paesaggio ...... 56 3.1.4 Trasformazioni ...... 57 3.1.5 Alterazioni E Patologie Dei Paesaggi ...... 58 3.2 Analisi Paesistica Del Territorio Di Gambara ...... 59 3.2.1 Breve Analisi Dell’evoluzione Del Paesaggio ...... 59 3.2.2 Le Unita Di Paesaggio ...... 61 4 Analisi Ambientale Del Territorio ...... 65

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4.1 Elementi Di Criticità Ambientale ...... 65 4.2 Elementi Di Sensibilità Ambientale ...... 67 5 Opportunita’ Di Valorizzazione Del Territorio Di Gambara ...... 68 5.1 Azioni Specifiche Per Migliorare La Qualità Ecologica Del Fiume Gambara ...... 68 5.2 Istituzione Di Una Forma Tutela Per Il Fiume Gambara ...... 71 5.3 Riqualificazione Del Corso Del Naviglio ...... 72 5.4 Riqualificazione Della Vegetazione Esistente E Ricostituzione Dei Filari ...... 73 Allegati ...... 74 Bibliografia ...... 75

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1 PREMESSA

Per lo sviluppo dello studi riguardanti l‟ambiente di Gambara,ci si è confrontati per prima cosa con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, che ragionando a scala provinciale da un primo inquadramento dell‟‟area; il PTCP di al Capitolo 18 effettua un analisi generale sugli ecosistemi provinciali elencandone ben 72 ecomosaici ed inserisce l‟area del comune di Gambara nell‟ecomosaico: ECM 69 Agroecosistemi umidi sud-occidentali mediamente insediati .

CARTA DEGLI ECOMOSAICI PROVINCIALI estratta dal PTCP di Brescia.

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Proseguendo nell‟analisi delle cartografie proposte dal PTCP, di particolare rilevanza è lo schema direttore della rete ecologica della provincia.

SCHEMA DIRETTORE DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE

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Estratto PTCP – Tavola schema direttore della rete ecologica della Provincia di Brescia

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Il piano direttore della Rete Ecologica Provinciale individua sul territorio comunale:

un ganglo principale in ambito planiziale, nella zona Sud – A nord del territorio comunale fino all‟abitato di , due corridoi fluviali secondari – che attraversano il comune da nord a sud, uno rappresentato dall‟area del fiume Gambara l‟altro dall‟area del canale Naviglio una Greenway principale – che attraversa il territorio comunale a nord dell‟abitato un corridoio terrestre secondario che, con andamento curvilineo, Est – Ovest, che attraversa il territorio comunale a nord dell‟abitato 5 principali punti di conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali,

oltre alle tavole già citate si è preso in considerazione anche l‟estratto della Tavola Paesistica del PTCP di Brescia che mostra un ambiente estremamente caratterizzato da un asse nord – sud rappresentato dalla valle del fiume Gambara e dal fiume stesso, inoltre è evidente la vocazione agricola del territorio comunale con pochi lembi di vegetazione arborea rappresentati per lo più da filari residuali.

Tavola D7 del PTCP “Sistema paesistico” (estratto)

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Tavola D7 del PTCP “Sistema paesistico” (estratto)

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2 INQUADRAMENTO

Il Comune di Gambara è collocato nel settore meridionale della Provincia di Brescia, e confina a Ovest con i comuni di , a Nord Ovest con i comuni di Gottolengo e ; ad Est con il comune di e con la Provincia di Cremona (comune di Asola); a sud con il comune di e la Provincia di Mantova (comuni di e ). La sua collocazione all‟estremo confine meridionale della Provincia di Brescia lo colloca in un punto di transizione tra tre Province (BS, CR, MN).

Collocazione del territorio comunale

Il territorio comunale di Gambara si estende su di una superficie di 32 kmq di area pianeggiante, ad eccezione della incisione rappresentata dalla valle del Gambara, le quote sono comprese tra i 53 e 48 m.s.l.m.

Il comune a forte vocazione agricola è caratterizzato:dalla presenza del agglomerato molto compatto del capoluogo, con il Corvione un'unica frazione, per il resto il territorio è costellato di numerose cascine isolate.

La parte non edificata del territorio che presenta, un‟estensione di circa 3.000,00 ha (pari al 93,67% dell‟intero territorio comunale) ha un‟utilizzazione prevalentemente agricola; del tutto assenti boschi o concentrazioni significative di vegetazione, su un terreno che presenta un andamento generalmente pianeggiante, ad accezione della valle fluviale del Gambara.

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La maggior parte del territorio non edificato ha come utilizzazione il seminativo, i filari arborei sono sostanzialmente un carattere recessivo, reliquato del passato assetto territoriale, ormai quasi interamente sostituiti da vegetazione alloctona (in particolare robinie e platani e pioppi ibridi.), la maggior parte di essi non può essere considerata un corridoio ecologico e non si possono attribuire funzioni strutturali per il paesaggio.

La collocazione dei presidi agricoli produttivi (cascine) risulta importante sia per il numero relativo che per la dislocazione, sono infatti il reliquato di una importante funzione di conduzione e controllo del territorio; infatti spesso non sono più funzionali alla conduzione del fondo, vuoi perché è cambiata la modalità delle lavorazioni agricole che non richiedono una presenza continuativa in loco del conduttore, vuoi per le complesse vicende successorie che hanno portato ad assetti proprietari radicalmente diversi, anche per dimensioni, inoltre la meccanizzazione dell‟agricoltura ha di fatto dato il la alla creazione di grandi fondi gestiti da poche persone.

Estratto della CTR con evidenziato l’abitato in viola ed in verde le cascine .

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2.1 Inquadramento climatico

2.1.1 L’inquadramento climatico della Pianura Padana

L‟arco alpino, che delimita a Nord la pianura padana, costituisce una barriera difficilmente valicabile dalle perturbazioni atlantiche (sistemi in grado di guastare le condizioni meteorologiche generali) conferendo caratteri di elevata stabilità alle masse d‟aria della pianura, specialmente in estate e in inverno. In questa stagione si riscontra un‟elevata frequenza di nebbie e foschie con gelate associate a fenomeni di inversione termica nei bassi strati, con conseguente accumulo degli inquinanti nell‟atmosfera vicino al suolo, dove d‟estate, la presenza di una fitta rete idrica superficiale e di vaste aree con culture irrigue, favorisce l‟instaurarsi di elevati livelli di umidità. In tali condizioni le invasioni di aria fredda dalle vallate alpine si traducono in temporali di forte intensità accompagnati da caduta di grandine.

Un fenomeno meteorologico caratteristico della pianura padana è la formazione del foehn (o favonio), vento surriscaldato adiabaticamente ed asciutto, prodotto dall‟interazione delle masse d‟aria umida settentrionali con l‟orografia alpina; l‟effetto principale è il caratteristico rasserenamento del cielo associato a bruschi cali di umidità e ad aumenti di temperatura di cui anche i vegetali risentono in maniera sensibile.

Carta bioclimatica del Nord Italia ( Tomaselli R., Balduzzi A., Filipello s., 1973)

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2.1.2 Il sistema paesaggistico planiziale padano

Questo sistema paesaggistico è molto legato alle Alpi come pure all‟Appennino settentrionale, la pianura alluvionale ha un tipo di clima subcontinentale nettamente più marcato a nord del Po dove le precipitazioni sono di tipo subalpino, con un minimo invernale, a sud de Po invece si ha un minimo estivo. La pianura alluvionale non è in realtà così omogenea come può sembrare anche se gli ecotessuti sono regolari e geometrizzati. Si possono distinguere almeno tre sottosistemi paesistici:

 sottosistema padano terrazzato o dell‟alta pianura  sottosistema padano alluvionale o della bassa

Il settore dell‟alta pianura si estende dalle Prealpi piemontesi fino al Garda ed è caratterizzato da un vasto terrazzamento alluviale a disposizione ghiaioso sabbiosa e limosa man mano che ci si alluntana dal margine prealpino. La vegetazione tipica è quella del Querco-Carpinetum ormai rara con Ulmus minor e Acer campestre, lungo i fiumi si incontrano formazioni con condominanza di farnia e alneti e negli alvei pioppeti e saliceti. Interessanti lembi di brughiera Calunna vulgaris, con Cytisus scoparius, Betula pendula e Pinus silvestris si incontrano ancora nelle aree terrazzate piemontesi e lombarde.

Il settore della bassa si estende sotto il Po, qui sono frequenti gli alvei pensili, data la pendenza minima con conseguenti facili deviazioni fluviali e interdigitazione degli strati sabbosi-ghiaiosi con strati argillo limosi. La vegetazione è simile potenzialmente a quella del settore precedente con maggiore frequenza di almeti pioppeti e saliceti.

Il settore padano lagunare forma il fronte costiero dell padania, dall‟Isonzo a Comacchio. E‟ caratterizzato da un cambiamento dell‟ambiente padano verso ambienti salmastri e salati e delle dune litoranee (Ingegnoli, 1993).

2.1.3 Inquadramento climatico del Comune di Gambara

Ai fini della caratterizzazione climatologia del Comune di Gambara è possibile fare riferimento ai dati climatologici della stazione climatologia dell‟Istituto Tecnico Agrario “Bonsignori” di Remedello (BS), comune posto a pochi chilometri ad est-nord est di Gambara. L‟area considerata presenta un clima di tipo continentale con inverni rigidi e estati relativamente calde, elevata umidità (nebbie frequenti specie in inverno) e piogge piuttosto limitate (600-1.000 mm/anno) che manifestano la tipica distribuzione con i massimi in primavera e in autunno. Committente: Comune di Gambara (BS) A Cura di: dott. Ivan Cazzoni 13 Studio Paesaggistico Ambientale del Comune di Gambara

La stazione AGROMETEOROLOGICA dell'Istituto (Lat.: 5014993 - Lon.: 1604650 - Alt.: 48), dal 1988 è inserita nella rete dell'ERSAF (ex ERSAL) della Regione Lombardia per il rilevamento dei dati agrometeorologici. I dati risultano però disponibili a partire dal 1984, mentre per serie storiche più lunghe e precedenti (ad esempio il trentennio 1951-1982), relative in particolare a dati di semplici precipitazioni, si può fare riferimento rispettivamente agli Annali Idrologici ed ai dati disponibili negli archivi dell‟Ufficio Idrografico per il Po.

Ai fini della caratterizzazione meteoclimatica dell‟ultimo decennio, in linea e paragonabile con quella derivante dall‟analisi statistica della serie storica di dati più lunga ma meno recente, si è fatto riferimento alla trattazione statistica dei dati di temperatura e precipitazioni del decennio 1998-2008, di cui si riportano di seguito i dati.

In particolare, si riportano le tabelle delle temperature medie mensili (complete) relative ad ogni anno della serie decennale suddetta, unitamente ai valori medi del decennio, utilizzati insieme ai valori medi delle precipitazioni ai fini della caratterizzazione termopluviometrica. Il clima dell‟area a grande scala appartiene a pieno diritto alla cosiddetta “Regione Padana” ed è caratterizzato da inverni rigidi ed estati calde, da un‟ampia escursione termica annua e da forte umidità atmosferica che rende afosa l‟estate e da origine a nebbie frequenti e fitte d‟inverno.

medie delle medie mensili 1998-2008

30

20

in °C in temperatura 10

0

aprile luglio marzo maggio giugno agosto ottobre gennaio febbraio settembre novembre dicembre mesi dell'anno

Diagramma delle temperature medie mensili riferite all’ultimo decennio 1998-2008 stazione Agrometereologica dell’Istituto Tecnico Agrario “Bonsignori” di Remedello (BS)

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In generale la piovosità fa registrare un graduale aumento da febbraio a maggio (massimo assoluto) cui fa seguito una graduale diminuzione nei mesi di luglio (minimo assoluto) e agosto. In ottobre e novembre si ha un massimo relativo e poi le precipitazioni decrescono fino al minimo relativo del mese di febbraio. In generale, tale regime pluviometrico (2 massimi, uno in primavera ed uno in autunno) e due minimi (uno in estate ed uno nel tardo inverno) è definito equinoziale. L‟analisi del regime pluviometrico dell‟ultimo decennio evidenzia invece una controtendenza, particolarmente evidente sulla inversione dei massimi e dei minimi assoluti e relativi: in particolare, il massimo assoluto di precipitazioni si è presentato mediamente in ottobre e novembre (autunno), mentre il minimo assoluto si è presentato in febbraio (inverno); il massimo relativo si è presentato in aprile-maggio (primavera), mentre il minimo relativo si è presentato nei mesi di luglio ed agosto (estate). Ciò evidenzia una generale tendenza ed un regime pluviometrico di transizione tra le tipologie Sublitoraneo (peninsulare) Padano o Prealpino ed un Sublitoraneo Appenninico, con precipitazioni annuali medie riferite all‟ultimo decennio pari a 753 mm di pioggia.

precipitazioni medie totali mensili 1998-2008 110 100 90 80 70 60 50 40

mm dipioggia mm 30 20 10 0

aprile luglio marzo maggio giugno agosto ottobre gennaio febbraio settembre novembre dicembre mesi dell'anno

Diagramma delle precipitazioni totali medie mensili l riferite all’ultimo decennio 1998-2008 stazione Agrometereologica dell’Istituto Tecnico Agrario “Bonsignori” di Remedello (BS)

Di seguito si riportano i diagrammi delle precipitazioni totali medie mensili per ogni singolo anno del decennio considerato 1998-2008.

Per quanto riguarda invece il calcolo del bilancio termopluviometrico annuo, viene in questa sede adottata l‟elaborazione di Bagnouls-Gaussen, che mette in relazione la quantità di precipitazioni medie mensili con i valori delle temperature medie mensili, anche in questo caso riferite all‟analisi della serie storica relativa all‟ultimo decennio, a descrivere la tendenza termopluviomnetrica più recente.

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Tale analisi, può essere sintetizzata graficamente mediante un apposito diagramma cartesiano (con due assi delle ordinate posti uno di fronte all‟altro) detto “diagramma termopluviometrico di Bagnouls-Gaussen” che riporta in ascissa i vari mesi e sulle ordinate, a sinistra la scala delle temperature e a destra quella delle precipitazioni in scala doppia dove: T = valore medio della temperatura mensile ricavato elaborando i valori medi mensili di ciascun anno del periodo considerato; P = valore medio della precipitazione mensile ricavato elaborando le precipitazioni mensili di ciascun anno del periodo considerato.

Nello stesso diagramma, quindi, vengono rappresentati l‟andamento medio annuo delle temperature e quello delle precipitazioni piovose, i cui valori vengono rilevati per ciascun mese rispettivamente sull‟asse delle ordinate di sinistra e su quello posto a destra. Il diagramma così elaborato permette di valutare immediatamente il cosiddetto “periodo di siccità” o “deficit idrico” dell'anno che ha inizio quando la curva delle precipitazioni scende al di sotto della curva delle temperature e termina quando l‟andamento si inverte, individuando così i periodi di cosiddetto “surplus idrico”.

Esaminando il diagramma in questione, si può rilevare come il periodo di “deficit” idrico non si sia mai presentato nell‟ultimo decennio, con valori che si avvicinano alla siccità attribuibili al primo periodo estivo, ed in particolare ai mesi di giugno e luglio, quando la curva delle piogge raggiunge le minime distanze dalla sottostante curva delle temperature.

Infine, per quanto concerne la durata dei periodi consistenti di “surplus” idrico, si può osservare come questi siano praticamente equivalenti ai mesi primaverili, autunnali ed anche invernali, ma con ampiezza inferiore (distanza fra la curva della piovosità e quella della temperatura). Alla luce di tale analisi, quindi, si può osservare un bilancio idrico medio annuo dell‟ultimo decennio tendenzialmente in surplus sul territorio in esame.

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Diagramma temperatuta/precipitazioni per la definizioni dei periodi di stres-idrico

I venti predominanti in primavera soffiano prevalentemente dai quadranti orientali con una componente non trascurabile da sud-est. Decisamente più basse le percentuali dei venti provenienti dagli altri quadranti: meridionali, occidentali e settentrionali. La prevalenza di venti da nord-est o da est diventa dominante durante la stagione estiva. I venti da ovest e da nord che solitamente sono associati a veloci infiltrazioni di aria fredda, causano i temporali estivi. In autunno diminuiscono i venti dai quadranti orientali, pur rimanendo sempre dominanti, ed aumentano quelli provenienti dai quadranti meridionali ed occidentali. In inverno la predominanza è dei venti occidentali e sud-occidentali, anche se rimane sempre importante la percentuale dei venti che soffiano da est e nord-est.

Grafo dei venti dominanti – Distribuzione annuale

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2.2 Analisi territoriale

Approfondendo gli studi si è passati ad un „analisi a scala locale che ha consentito di evidenziare più ambiti con diversi gradi di naturalità:

Ambito agricolo produttivo Ambito agricolo della valle del Gambara; Ambito delle aree limitrofe al canale Naviglio e delle principali rogge:

2.2.1 Idrografia del territorio

Particolarmente importante è l‟aspetto idrografico del territorio che fa parte del bacino idrografico del Fiume Oglio, infatti l‟intero territorio comunale è solcato da una fitta rete di canali di bonifica e di irrigazione, alimentata in buona parte dalle acque risorgive che emergono più a nord, i canali maggiori costituiscono il recapito e il vettore delle acque meteoriche di una vasta porzione di campagna bresciana fino a .

Il corso d‟acqua principale è ovviamente il fiume Gambara, che rappresenta il principale colatore della zona, esso nasce al fontanile Gandine in territorio di Ghedi vicino al confine con Leno e sfocia nel Fiume Oglio dopo un percorso di 26 Km. Il Fiume Gambara attraversa il territorio comunale come una dorsale nord-sud per una lunghezza di 7360 mt. A nord dell‟abitato sfruttando un vecchio alveo del fiume si separa la Seriola Gambara utilizzata a fini irrigui.

Il fiume Gambara si pone, rispetto al territorio che attraversa ,come un grande asse di deflusso delle acque provenienti dalle risorgive più a nord con funzione principale di bonifica e razionalizzazione del reticolo idraulico.

L‟intero corso del fiume è stato oggetto di prepotenti lavori di sistemazione idraulica eseguiti prevalentemente dal consorzio Agro bresciano fra Mella e Chiese tra il 1952 e il 1954, in particolare le opere più impattanti dal punto di vista naturalistico sono state la diminuzione delle anse del corso d‟acqua e le realizzazioni di arginature per il contenimento delle piene che in passato avevano creato problemi nelle zone limitrofe al Gambara.

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Partitore del fiume Gambara a nord dell’abitato da cui nasce la Seriola Gambara

La Valle del Gambara, che risulta depressa rispetto alla pianura wurmiana con dislivelli variabili tra i 4 e gli 8m e delimitata da scarpate erosive come accennato più o meno rimaneggiate, si ramifica verso nord (verso Gottolengo ed Isorella); nel territorio comunale di Gambara la valle è percorsa dall‟alveo attuale del fiume Gambara.

Il ramo dal quale proviene il fiume Gambara propriamente detto è quello di Gottolengo, che è generato dalla confluenza dei colatori che scolano le acque delle risorgive della zona di Leno e Ghedi. Il ramo di Isorella attualmente raccoglie le acque delle risorgive della zona di , e scorre in una depressione olocenica che presenta dimensioni trasversali molto ampie. Si ritiene che anticamente la genesi di tale elemento morfologico sia da riferirsi ad un antico percorso del fiume Chiese, che, a sud di , si diramava in due percorsi: quello attuale e quello appunto rappresentato dal ramo di Isoerlla e dalla Valle Attuale del Gambara. Successivamente, con l‟accumulo di materiali alluvionali nel settore tra Isorella, Mezzane e Calvisano ed a causa di una maggiore azione erosiva del corso d‟acqua nel ramo orientale, si ipotizza che la diramazione verso Gambara sia stata definitivamente abbandonata.

Nella Valle Attuale del Gambara sono presenti, e molto evidenti soprattutto dall‟osservazione delle foto aeree, elementi morfologici secondari costituiti da paleoalvei (antichi alvei fluviali o torrentizi) attualmente interriti durante eventi di piena avvenuti successivamente alla loro attivazione, da depositi alluvionali a granulometria fine. Generalmente presentano un decorso meandriforme, caratterizzato dalla classica forma semicircolare. Dalla cartografia riportata di seguito si notano la impressionante quantità di paleo alvei presenti nel territorio, oltre ai numerosi elementi geomorfologici di discontinuità di livello.

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Nel territorio comunale si annoverano anche:

Nella Valle del Gambara: il vaso Mologni alimentato dalle acque risorgive al piede della scarpata orientale della valle del Gambara. il Vaso Vaccino alimentato dalle acque risorgive al piede della scarpata occidentale della valle del Gambara.

A est della Valle del Gambara: Il Vaso Noale A est della valle del Gambara Il Vaso Remedella Lo Scolo Lupa Il Naviglio che scorre al fondo di una debole depressione rettilinea presumibilmente di origine antropica, in passato era caratterizzato da andamento meandri forme. Attualmente l‟alveo si presenta rettificato e del vecchio alveo rimane solo un piccolo tratto tra Cascina S. Orio e il Confine comunale, Il Vaso Pieve

A ovest della Valle del Gambara: Canale Allegri Vaso Gambarella Colatore Rio Rino Scolo Galbuggine

Le acque superficiali dovrebbero costituire una risorsa importante, sia per le utilizzazioni che ne derivano , sia per l‟interesse paesaggistico e naturalistico ad esse associato, in quanto il loro corso, nel passato era quasi sempre segnato dalla presenza di vegetazione arborea e arbustiva che costituiva un importante ambito di rifugio per la fauna e la flora locali; da questo punto di vista l‟intero ambito del comune di Gambara rappresenta una grande potenzialità per la rinaturalizzazione delle campagne e per un miglioramento paesaggistico complessivo del territorio. Allo stato attuale invece sono quasi totalmente assenti ambiti di elevata naturalità, a riprova di questa evidenza è la totale assenza di aree protette di un certo interesse nel territorio comunale (ad es. SIC o ZPS Riserve orientate P.L.I.S. ecc..).

Non sono presenti nel territorio comunale ne boschi ne alberature di origine naturale o seminaturale, e i corsi d‟acqua si presentano rettificati e canalizzati la maggior parte di chiara origine antropica.

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Ortofoto del comune di Gambara

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Ortofoto del comune di Gambara in cui sono evidenziati i principali corsi d’acqua in blu e il profilo della valle fluviale del Gambara in rosso.

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2.3 La vegetazione

2.3.1 La vegetazione potenziale dell’area della bassa pianura padana

Dal punto di vista bioclimatico la piana del comune di Gambara rientra nella sottoregione ipomesaxerica, in cui la vegetazione climax (vegetazione potenziale), coincide con il Querceto- carpineto, infatti, secondo la Carta Bioclimatica d‟Italia (Tommaselli, Balduzzi e Filipello, 1975), l‟area in esame è inquadrata nella regione B, mesaxerica, sottoregione ipomesaxerica. Il paesaggio potenziale comprendele formazioni arboree e arbustiveche rientrano dal punto di vista fitosociologico, nella classe Querco-Fagetea che comprende diversi ordini:

 l‟ordine Prunetalia con i cespuglieti tipici delle prime fasi di rimboschimento, delle zone di mantello o delle fasi di degradazione; le specie caratteristiche sono: Crateugus monogyna, Crateugus laevigata; Euonymus europaeus, Cornus sanguinea;  l‟ordine Quercetalia robori-petraeae, comprendente associazioni boschive su suoli acidi con rovere (Quercus petraea) e farnia (Quercus robur) codominanti;  l‟ordine Fagetalia silvaticae, con associazioni forestali mesofile; le specie caratteristiche sono Polygonatum multiflorum, Helleborus viridis, Anemone ranunculoides.

In quest‟ultimo ordine rientra l‟alleanza Carpinion betuli all‟interno del quale si trovano due associazioni principali che, alle attuali condizioni, dovrebbero rappresentare la vegetazione tipica della bassa pianura: Querco-Carpinetum boreoitalicum e il Polygonato multiflori-Quercetum robori.

Il Querco-Carpinetum boreoitalicum è il querceto misto di farnia (Quercus robur) e carpino (Carpinus betulus) con altre specie arboree tra cui prevalgono: l‟olmo campestre (Ulmus minor), il ciliegio selvatico (Prunus avium) e l‟acero campestre (Acer campestre); essa rappresenta l‟associazione propria di suoli alluvionali profondi a falda freatica superficiale, ben fornita d‟acqua in tutto l‟arco dell‟anno. Carpino e farnia, dello strato arboreo, sono codominanti; mentre gli strati arbustivo e erbaceo sono maggiormente diversificati. Sono costituiti rispettivamente da:  Cornus sanguinea, Corylus avellana, Crataegus monogyna, Ligustrum vulgare, Rosa arvensis;  Vinca minor, Polygonatum multiflorum, Gallium sylvaticum, Ranunculus ficaria, Carex sylvatica e Anemone nemorosa; spesso Hedera helix forma lo strato lianoso.

Il Polygonato multiflori-Qurcetum robori è invece un bosco di farnia (Quercus robur) misto all‟olmo

Committente: Comune di Gambara (BS) A Cura di: dott. Ivan Cazzoni 25 Studio Paesaggistico Ambientale del Comune di Gambara campestre (Ulmus minor) e si presenta in stazioni più umide, talvolta soggette a inondazioni (nel caso del Serio dalle piene autunnali e primaverili); si sviluppa infatti su suoli alluvionali vicino ai fiumi e sulla sponda di paludi.

Quest‟ultima associazione è maggiormente dipendente dal dinamismo dei corsi d‟acqua, per questo motivo è più povera della precedente dal punto di vista floristico: l‟olmo è l‟unica specie (arborea) guida, lo strato arbustivo è tavolta rappresentato solo da Sambucus nigra e Cornus sanguinea e le specie erbacee presenti, in minor quantità rispetto alla precedente, sono anche meno frequenti: Equisetum hyemale, Bryonia cretica, Viola elatior più alcune specie gregarie: Ranunculus ficaria, Aegopodium podograria e Humulus lupulus, ancora Hedera helix forma lo strato lianoso; nelle zone più disturbate è frequente la crescita di rovi. Ancora più vicino al corso d‟acqua dovrebbero esserci cenosi maggiormente igrofile inquadrabili nelle alleanze Alno-Ulmion e Salicon albae in cui la componente arborea è costituita da Alnus glutinosa, Salix alba, Tilia platyphillos e Populus alba, capaci di sopportare bene le inondazioni.

Per queste zone boscate la differenza di composizione si basa sulla distanza dall‟acqua, sulle caratteristiche pedologiche e, in via subordinata, sugli interventi dell‟uomo. Le associazioni descritte corrispondono rispettivamente al bosco golenale a legno forte e al e bosco golenale a legno tenero, la cui disposizione dovrebbe avvicinarsi a quella schematizzata in figura

Distribuzione della vegetazione secondo il grado di affrancamento dall’acqua (tratta da: La vegetazione in provincia di Cremona. Provincia di Cremona. Assessorato Ambiente ed Ecologia. Cremona, 1995)

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Dove la corrente del fiume rallenta, nelle anse nascoste in particolare, si dovrebbe assistere allo sviluppo di una vegetazione idrofila o igrofitica azonale: Nymphation (piante con foglie e fiori galleggianti che lunghi piccioli tengono ancorata al fondo) e Lemnion (Magnocaricion e Phragmition, vegetazione erbacea con radici immerse nell‟acqua per buona parte dell‟anno).

2.3.2 La vegetazione reale del territorio di Gambara

La vegetazione reale, nel suo complesso, come esposto brevemente nelle premesse, non presenta elementi di valore ambientale particolarmente elevato, pur incidendo in maniera positiva sul paesaggio; gli elementi di maggior pregio dal punto di vista naturalistico si trovano nella valle del Gambara e sono rappresentati dai consorzi igrofili che contribuiscono a creare habitat adatti alla sosta ed alla riproduzione di interessanti specie di uccelli;al di fuori della valle del Gambara gli elementi di pregio sono addirittura episodi frammentati costituiti a volte da singoli individui o al massimo brevi filari singoli, sono praticamente inesistenti boschi e macchie boscate. Di notevole pregio, anche se legati più ad un aspetto culturare della civiltà contadina del „900, sono le presenze di numerosi filari di gelso allevato a capitozza distribuiti su gran parte del territorio (Morus nigra e Morus alba una pianta di origine asiatica, introdotta in Europa per l‟industria della seta; un tempo era molto diffusa in tutta la pianura)

Filare di Gelsi nei pressi della C.na madonna

Tra le specie più significative si ricordano comunque: la Farnia (Quercus robur), l‟Olmo campestre (Acer campestre) il Frassino (Fraxinus excelsior), l‟Ontano nero (Alnus glutinosa), il salice bianco (Salix alba) e il Pioppo nero (Populus nigra); mentre le specie più diffuse sono rappresentate dai Pioppi canadesi dai Plantani e dalle Robinie. Per quanto riguarda la vegetazione acquatica sono numerose le presenze di aggruppamenti di cannuccia (Phragmites australis) e tifa (Thypha latifoglia) oltre a Carici (Carex sspp). Di seguito si illustra una carta della vegetazione arborea arbustiva (carta dei filari )

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Elenco per esteso delle presenze arboree: Alberi

Specie spontanee

Acero campestre (Acer campestre) Pioppo canadese (Populus euroamericana) Pioppo nero (Populus nigra) Salice bianco (Salix alba) Pioppo cipressino (Populus nigra cv. Italica) Olmo campestre (Ulmus minor) Pioppo gatterino (Populus canescens) Quercia farnia (Quercus robur) Ontano nero (Alnus glutinosa) Pioppo bianco (Populus alba) Specie esotiche

Ailanto (Ailanthus altissima) Robinia (Robinia pseudoacacia) Gelso bianco (Morus alba) Gelso da carta (Broussonetia papyrifera) Noce comune (Juglans regia) Platano comune (Platanus hybrida)

Arbusti, cespugli e liane

Specie spontanee

Biancospino (Crataegus monogyna) Corniolo (Cornus mas) Crespino (Berberis vulgaris) Frangola (Frangula alnus) Edera (Hedera helix) Lantana (Viburnum lantana) Ligustro (Ligustrum vulgare) Nocciolo (Corylus avellana) Pallon di maggio (Viburnum opulus) Prugnolo (Prunus spinosa) Rosa selvatica (Rosa canina) Salice da ceste (Salix triandra) Sambuco comune (Sambucus nigra) Sanguinello (Cornus sanguinea) Spino cervino (Rhamnus catharticus) Vitalba (Clematis vitalba)

Specie esotiche

Falso indaco (Amorpha fruticosa)

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Vegetazione acquatica maggiormente diffusa: cannuccia di palude (Phragmites australis) tifeto (Typha latifolia) e, assai più raramente Typha angustifolia), altre specie erbacee igrofile i Poligoni (Polygonum hydropiper, P.mite, P.lapathifolium), il crescione giallo (Rorippa amphibia), Salterella (Lythrum salicaria), nontiscordardimé palustre (Myosotis palustris), le carici (Carex sp.pl.) i giunchi(Juncus sp.pl.). In prossimità delle rive il ranuncolo acquatico (Ranunculus trichophyllus), miriofillo (Myriophyllum spicatum), i ceratofilli (Ceratophyllum demersum e C.submersum), brasca arrotondata (Potamogeton perfoliatus), brasca increspata (Potamogeton crispus), brasca delle lagune (Potamogeton pectinatus)

vegetazione erbacea tipica degli incolti:

Fra le graminacee sono molto diffusi i forasacchi (Bromus sterilis, B. madritensis, B. hordeaceus, B.squarrosus), le fienarole (Poa annua, P. bulbosa) e vari altri generi quali Festuca, Dactylis, Vulpia,Cynodon, Lolium, Agropyron, Agrostis, Eragrostis, Melica, Hordeum, Setaria, ecc.

Tra le altre piante erbacee appartenenti a numerose famiglie popolano questi ambienti: ruchetta selvatica (Diplotaxis tenuifolia), le saponarie (Saponariaofficinalis, S. ocymoides), il becco di grù (Erodium cicutarium), euforbie (Euphorbia cyparissias,E.helioscopia), cagli (Galium mollugo, G. lucidum), l'erba di San Giovanni (Hypericum perforatum), convolvolo (Convolvulus arvensis), erba viperina (Echium vulgare), mentuccia (Calamintha nepeta), salvia dei prati (Salvia pratensis), linaria (Linaria vulgaris), le borracine (Sedum sexangulare e S.rupestre), l'eliantemo maggiore (Helianthemum nummularium). le centinodie (Polygonum aviculare, P. arenastrum), draba primaverile (Erophila verna), pimpinella (Sanguisorba minor), bubbolini (Silene vulgaris), erbe mediche minori (Medicago minima, M.lupolina), sassifraga annuale (Saxifraga tridactylites),scrofularia comune (Scrophularia canina), fiordaliso dei pascoli (Centaurea maculosa), i timi (Thymus pulegoides, T. pannonicus),

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Specie erbacee tipiche dei rudereti e delle aree di degrado:

Urtica dioica, Urtica urens, Silene alba, Calepina irregularis, Raphanus raphanistrum, Potentilla reptans, Torylis japonica, Galium aparine, Ballota nigra subsp. foetida, Conyza canadensis, C. albida, Erigeron annuus, Ambrosia artemisifolia, Lapsana communis, Lactuca serriola, Carex contigua, Carex hirta, Setaria viridis, S. verticillata, Rubus ulmifolius, Verbena officinalis, Malva sylvestris, Chenopodium polyspermum, C. album, Amaranthus cruentus, A. chlorostachys, A. bouchonii, A. retroflexus, A. deflexus, Chelidonium majus, Melilotus officinalis, Acalypha virginica, Datura stramonium, Solanum nigrum, Arctium minus, A. lappa, Veronica persica, V.arvensis, Cirsium arvense, Echium vulgare, Lamium album, Lepidium graminifolium, Capsella bursapastoris,erbascum blattaria, V. phlomoides, Convolvulus arvensis, Daucus carota, Helianthus tuberosus, Sorghum halepense, Sonchus

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2.4 La fauna

La presenza della fauna dipende dalla vegetazione, ma nella vasta regione padana, le modificazioni ambientali prodotte dall‟uomo hanno provocato la scomparsa della maggior parte delle aree vegetate naturali; così sono diminuite le potenzialità di sopravvivenza e di diffusione di gran parte delle specie animali, appartenenti a tutte le classi zoologiche, che solo qui trovavano il loro habitat (si fa riferimento solo ai vertebrati).

In particolare, le alterazioni in pianura hanno determinato una progressiva banalizzazione delle campagne, riducendo inesorabilmente le possibilità vitali di una fauna più specializzata ed esigente.

In generale in pianura è‟ ancora possibile però incontrare la volpe (Vulpes vulpes): l‟ampio spettro alimentare le permette di vivere un po‟ dovunque, comuni un po‟ dovunque sono ancora i piccoli roditori arboricoli come il moscardino (Muscardinus avellanarius) e, anche se meno diffuso, il ghiro (Glis glis).

Le alterazioni di pianura hanno reso più difficile anche la vita dell‟avifauna, on un adeguata distribuzione si segnalano solo il germano reale (Anas platyrhinchos) e l‟airone cenerino (Ardea cinerea) ancora presenti nei luoghi umidi e nei pochi ambienti in buono stato di naturalità, dove risulta più abbondante la varietà di nicchie ecologiche.

Tra i rettili è facile incontrare il ramarro (Lacerta viridis) o vedere la biscia d‟acqua, la natrice dal collare (Natrix natrix). Mentre, tra gli anfibi, la rana di Lataste (Rana latastei), un endemismo faunistico padano- veneto non è facilmente osservabile tra la vegetazione perifluviale, si ode più spesso la raganella (Hyla arborea).

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Analizzando nello specifico il territorio comunale si può osservare che la fauna ittica è abbastanza generalista, nelle acque del Gambara, sono segnalate la presenza diffusa del triotto (Rutilus erythophtalmus), del cavedano (leociscus cephalus) e della scardola (Scardinius erythrophtalmus), inoltre sono presenti l‟alborella (Alburnus alburnus alborella) la carpa (Cyprinus carpio ) è segnalata anche la presenza sporadica del luccio (Esox lucius).

Rutilus erythophtalmus leociscus cephalus

Alburnus alburnus alborella Scardinius erythrophtalmus

Tra la fauna non si segnalano presenze di particolari interesse tra i mammiferi e i rettili (il tasso, Meles meles, mentre alcune ricerche hanno evidenziato la presenza di anfibi, un tempo comuni ed ora, purtroppo, in notevole regresso, come il tritone comune, Triturus vulgaris e il tritone crestato, Triturus carnefix); mentre tra gli uccelli sono segnalate ben 44 specie di cui alcuni particolarmente significative quali : la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), il Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), il migliarino di palude (Emberiza schoeniclus), il tarabusino (Ixbrychus minutus), il pendolino (Remiz pendulinus), Beccamoschino (Cisticola juncidis) , la Ballerina Bianca (Motacilla alba), la bigia padovana, (Sylvia nisoria), Tra le specie più comuni invece si segnalano l‟airone cenerino e la gallinella d‟acqua.

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Acrocephalus scirpaceus Acrocephalus palustris

Acrocephalus arundinaceus Emberiza schoeniclus

Ixobrychus minutus Remiz pendulinus

Cisticola juncidis Motacilla alba

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Si segnalano inoltre la presenza della tartaruga palustre (Emys Orbicularis) avvistata, durante i sopraluoghi, e della nutria (Myocastor coypus);

Esemplare di tartaruga palustre Europea ( Emys Orbicularis)

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2.5 Gli ambiti del territorio di Gambara

2.5.1 Ambito agricolo produttivo;

Gli ambiti agricoli produttivi al di fuori della valle del Gambara, non presentano caratteristiche di naturalità diffusa; la meccanizzazione dell‟agricoltura ha imposto una continua rettificazione dei lotti agricoli e dei canali irrigui, parallelamente si è assistito ad una graduale scomparsa dei filari e delle macchie boscate residuali; attualmente non si trovano nelle campagne di Gambara boschi o aree boscate di pregio, di contro si possono trovare numerosi filari singoli a divisione dei lotti. Le specie maggiormente utilizzate per i filari sono rappresentate da pioppi bianchi e pioppi canadesi oltre ovviamente alle robinie.

Il grado di naturalità è molto basso anche lungo i corsi d‟acqua

Area agricola tipica della campagna di Gambara

Esempio di filare in area agricola

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Area a Sud Gambara

Area ad ovest dell’abitato di Gambara

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2.5.2 Ambito agricolo della valle del Gambara

L‟ambito della valle del Gambara è caratterizzato da una forte presenza agricola, anche sono evidenti nella morfologia del territorio antichi meandri e formazioni di origine fluviale; la principale caratteristica di questo ambito è quella di essere incassata sotto il livello fondamentale della pianura e contornata da scarpate che spesso sono le uniche aree boscate presenti non essendo coltivate. Dal secolo scorso non esistono più aree incolte o acquitrinose,che erano dette “lame”, che rappresentavano antichi meandri del Fiume Gambara che sono state bonificate e prosciugate, solo saltuariamente piccoli gruppi di Ontani o consorzi di vegetazione palustre con cannuccia e tifa restano ad indicare gli antichi alvei .

Area a sud della Cascina San Giovanni, la vegetazione umida (tipha latifoglia)delimita un antico paleoalveo

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Altro elemento destrutturante è stata la rettifica dei corsi d‟acqua che non presentano più andamento meandreggiante, e nemmeno la vegetazione ripariale che caratterizzava le sponde.

Come mostra l‟immagine nella pagina seguente le uniche formazioni boscate rimaste a conferire al territorio un certo grado di figurabilità sono spesso formazioni lineari sugli orli di scarpata.

Orlo di scarpata della valle del Gambara

Nel territorio considerato le essenze autoctone rilevate sono molto poco rappresentate e tra cui si annoverano la Farnia (Quercus robur), l‟Olmo campestre (Ulmus minor), l‟Ontano nero (Alnus glutinosa), i Salice (Salix sspp) e il pioppo nero (Populus nigra), ma assai più numerosi sono le presenze di Pioppi Canadesi , Platani e Robinie (che in molte aree sono presenti in formazioni pure)

Tratto del fiume Gambara a sud del comune nei pressi dell’abitato del comune di Fiesse, è apprezzabile dal punto di vista paesaggistico la passeggiata tra i filari.

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Boschetto di Ontani Alnus Glutinosa nei pressi della casina S. Giacomo a nord di Gambara

Formazioni pure di robinie poste a confine degli appezzamenti agricoli

Il Fiume Gambara che dovrebbe rappresentare un elemento attrattore rispetto alla naturalità dell‟ambiente, non ha più le caratteristiche necessarie atte a garantire la formazione della vegetazione arborea, infatti i continui interventi di manutenzione effettuate con mezzi meccanici hanno prodotto una progressiva rettificazione del corso d‟acqua e una banalizzazione dell‟ambiente.

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Tratto del Fiume Gambara a sud del territorio comunale appena sottoposto ad operazioni di pulizie delle sponde (immagine di repertorio risalente al 1998 )

Solo alcuni tratti presenti a nord dell‟abitato in particolare dal partitore da cui si origina la Seriola Molina (più conosciuta come seriola Gambara) fino al centro abitato risultano interessanti e caratterizzati da un andamento più meandriforme del corso d‟acqua. Segue breve rassegna fotografica del fiume Gambara:

Tratto del Fiume Gambara che conserva un andamento naturaliforme anche se privo di vegetazione ripariale

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Tratto del Fiume Gambara che conserva un andamento naturali forme,

Panoramiche di due tratti del Fiume Gambara non particolarmente ricchi di vegetazione

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Tratto del fiume Gambara nelle vicinanza dell’abitato verso sud

Stesso tratto del fiume Gambara nelle vicinanza dell’abitato verso nord

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Due tratti del Fiume Gambara a sud dell’abitato

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2.5.3 Ambito delle aree limitrofe al canale Naviglio e delle principali rogge

Gli ambiti del naviglio e delle principali rogge rappresentano un immenso potenziale per la valorizzazione paesaggistica del territorio e anche per la funzionalità ecosistemica degli ambienti seminaturali quali possono essere gli ambiti agricoli. Come si evince dallo studi per “l’individuazione del Reticolo Idrico Minore e regolamento di Polizia Idraulica” (ing. Giuseppe Rossi, 2004 ) la maggior parte dei corsi d‟acqua sono rappresentati da: tracciati rettificati e modificati, con cigli di sponda di netta demarcazione con i terreni coltivati confinanti; vegetazione spondale è spesso ridotta ad arbusti infestanti, saltuariamente sono presenti filari di alberi messi a dimora allineati lungo i cigli delle sponde la cui valutazione ecologica complessiva dei vari corsi d‟acqua è sempre: “Corso d’acqua lontano da condizioni naturali”. Questa valutazione è da riferirsi sia alla forma dell‟alveo che troppo spesso denota caratteri di artificialità, sia alla mancanza di vegetazione che compromette la funzionalità ecologica dei canali:

Tratto della Seriola Naviglio a sud

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2.6 Le zone di interesse naturale

2.6.1 Le aree di pregio nella valle del Fiume Gambara:

All‟interno della valle del fiume Gambara si possono individuare due aree di particolare interesse che potrebbero essere oggetto di interventi mirati di rinaturalizzazione e di seguito sottoposti a tutela. (fatte salve le dovute verifiche sulle proprietà private ed i possibili costi per le acqusizioni di aree che si renderebbero necessarie). Le due aree sono individuabili una a nord dell‟abitato che ha come baricentro il partitore del Fiume Gambara da cui nasce la Seriola Gambara, l‟altra si trova a sud del territorio , confinante con il comune di Fiesse in località Monticelle. La specie dominante è sempre la Robinia pseudoacacia mentre le specie autoctone sono presenti in modo frammentario e prevalentemente nello stato arbustivo (Olmi, Biancospino, Sanguinello, Acero campestre Sambuco)

2.6.2 Area a nord dell’Abitato di Gambara

Quest‟area interessa una vasta zona della porzione di valle posta a nord dell‟abitato ed include tra gli elementi di maggio interesse: le fasce boscate poste lungo le scarpate la valle in località lama, costituite in prevalenza da Robinia e Pioppi, con presenze sporadiche di Olmi e ontani. Le sponde del fiume dal confine sino al partitore della Seriola Gambara La porzione terminale del Vaso Ceriana ad andamento meandreggiante L‟area a sud della C.na S. Giacomo dove restano le tracce di un paleoalveo evidenziate da vegetazione palustre e un piccolo Boschetto di Ontani L‟area a est della C.na Madonna, anch‟essa disposta lungo un paleo alveo caratterizzata da vegetazione igrofila e da vegetazione arbustiva Salici Pioppi e raramente Ontani

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Ortofoto dell’area a nord di Gambara con indicate le aree di maggior pregio; dall’alto sono individuabili anche i paleo alvei e le caratteristiche morfologie fluviale

Filare che costeggia la roggia Gambara

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Area agricola a nord di Gambara all’interno della valle fluviale

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2.6.3 Area in Località Menticelle

L‟area è ubicata a sud dell‟abitato di Gambara, verso il confine con il Comune di Fiesse, compresa tra le scarpate di paleoalveo alquanto pronunciate e il tratto terminale della Seriola Ugona. Sulle scarpate dei paleolvei prevale nettamente la Robinia, con esemplari maturi, mentre piuttosto sporadici appaiono anche esemplari Farnia, Olmo ed Ontano. Mentre in quest‟area le sponde del fiume sono spoglie e prive di vegetazione arborea.

Ortofoto dell’area in località Menticelle con evidenziate le presenze arboree e le morfologie fluviali tipiche delle valli planiziali

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Filari di delimitazione situati sulle scarpate che delimitano i terrazzamenti a sud dell’abitato di Gambara

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2.6.4 Area lungo il Naviglio

L‟area l‟ungo il naviglio si trova verso il confine con il comune di Fiesse a fianco della SP n°24. È un tratto in cui il corso d‟acqua ha mantenuto un andamento meandriforme seminaturale, anche se la copertura arbore-arbustiva è molto discontinua, con robinie platani e tre gli arbusti sambuchi e sanguinello. Mentre sono rare le formazioni igrofile con salici; in qualche ansa ci sono conservate tracce di aggruppamenti igrofili a cannuccia e tifa che per lo più sono sostituite da rovi e specie ruderali infestanti; si sottolinea pero che questa porzione di territori stretta e lunga ben si presterebbe ad un recupero ambientale con vegetazione ripariale quali salici olmi ed ontani.

Ortofoto dell’area in Lungo il Naviglio appena a nord del confine comunale con Fiesse, si nota l’andamento naturali forme dell’ultimo tratto del Naviglio in contrasto con l’andamento rettilineo del corso d’acqua più a Nord.

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Immagini dell’area lungo il naviglio nel tratto in cui il canale conserva un andamento naturaliforme che dovrebbe essere piantumata con vegetazione ripariale.

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3 ANALISI DEL PAESAGGIO

3.1 Definizione di Paesaggio

Le definizioni più interessanti sono quelle di Forman e Godron (1986): “un area territoriale eterogenea, composta da un gruppo di ecosistemi interagenti che si ripete in forma simile in zone contigue”; e quella di Ingegnoli (1993) che parla di: “sistemi di unità spaziali ecologicamente diverse, fra loro interrelate, cioè un sistema di ecosistemi”. Anche al paesaggio si applica perciò il principio delle proprietà emergenti (Lorentz, 1978), il quale afferma che alcuni caratteri di un sistema sono determinati dagli elementi componenti, ma altri sono una conseguenza di come tali elementi sono tra loro organizzati, cioè in sostanza il tutto è maggiore della somma delle sue parti. Perciò il paesaggio, come sistema di ecosistemi o meta- ecosistema, non può essere descritto del tutto con i caratteri dei precedenti livelli (popolazioni, comunità, o ecosistemi) poiché possiede suoi specifici caratteri e comportamenti.

In particolare risulta utile la teoria dei sistemi dinamici e gerarchici (O‟Neill et al., 1986), la quale afferma che un sistema è un insieme di elementi fra loro correlati e che, essendo dinamico, è caratterizzato da movimento, cioè dalla variazione dello stato del sistema nel tempo; esso presenta inoltre delle gerarchie di interazioni, in cui è la separazione delle diverse velocità dei processi a determinare l‟organizzazione delle strutture.

Un'altra caratteristica dei sistemi ecologici (e perciò anche del paesaggio) è quella di essere sistemi aperti e dissipativi : aperti per poter avere disponibilità di energia libera, dissipativi per eliminare l‟energia degradata dalla sua attività, da questo punto di vista le perturbazioni, cioè, sono strutturanti e decidono l‟evoluzione del sistema, in tal senso si capisce l‟importanza assunta dalla componente storica nell‟evoluzione di un sistema; Non si può più quindi parlare di “stabilità” di un sistema, ma è necessario introdurre un nuovo concetto di metastabilità come oscillazione attorno ad un attrattore,con la possibilità di spostarsi verso un altro attrattore qualora vengano a modificarsi le coazioni esterne .

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3.1.1 Struttura del paesaggio

Alla ricerca di un modello descrittivo più completo della complessità dellla struttura del paesaggio come livello di organizzazione biologica, Ingegnoli (1991, 1993 ) è giunto all‟elaborazione del modello di ecotessuto che vede le tessere del paesaggio non solo giustapposte, come nel modello di ecomosaico, ma integrate ( come le cellule di un tessuto ); si arriva cosi ad un mosaico multidimensionale, formato da un mosaico ecologico principale e da una serie di mosaici correlati ed appunto integrati.

Solitamente il mosaico principale è formato dalla vegetazione, perché è ad essa che compete il controllo dei flussi di energia e materia.

Il modello di ecotessuto ha inoltre un‟ambivalenza importante: da una parte sottolinea le interazioni tra mosaici di diverse scale spazio-temporali, dall‟altra evidenzia che una singola scala spaziale si compone di un insieme di mosaici tematici, da sovrapporre e interrelate secondo un criterio gerarchico.

Rappresentazione del modello di ecotessuto.

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3.1.2 Componenti elementari del paesaggio

Come elementi minimi strutturali del paesaggio è bene ricordare i concetti di: Tessera, che è l‟elemento unitario di composizione del paesaggio, in particolare la più piccola unità omogenea visibile alla scala di paesaggio.

Ecotopo, rappresenta l‟integrazione tra il fisiotopo (caratteri stazionari del sito), il biotopo (la componente biotica, di solito la vegetazione) e la configurazione funzionale; un insieme di tessere, è l‟elemento che mantiene parte degli attributi di biosistema e di ecosistema ed acquista i caratteri dovuti alla struttura del paesaggio (ha quindi un ruolo paesistico nel contesto in cui si trova ).

Macchia, è un concetto scala indipendente, ed è definito come elemento strutturale e geograficamente distinto componente un sistema ambientale o come singola tessera del mosaico ambientale; è porzione non lineare di superficie territoriale che differisce dall‟ambiente circostante; a seconda del meccanismo di origine si possono distinguere macchie da disturbo, macchie residue (associate ad un disturbo esteso della matrice), macchie da distribuzione eterogenea delle risorse ambientali, macchie da antropizzazione e macchie da colonizzazione.

Corridoi, concetto non dipendente dalla scala, definibili come macchie lineari, che differiscono dall‟ambiente circostante da entrambe i lati. In base alla struttura si possono distinguere: corridoi lineari: fasce strette dominate da specie e dinamiche di margine (siepi e filari) corridoi a striscia o a banda: fasce più ampie in cui sia possibile individuare una zona non influenzata dall‟effetto margine, che contenga specie da interno. corridoi fluviali: bordano un corso d‟acqua è quella fascia di vegetazione, che si estende fino al margine dei terrazzamenti, che può controllare i deflussi d‟acqua e di nutrienti, ridurre le esondazioni e l‟erosione delle sponde.

Tipi di corridoi e loro zonazione (da Forman e Godron, 1996 ridisegnato)

I corridoi fungono da via preferenziale per il movimento di piante e animali, creando elementi di collegamento tra diversi elementi del paesaggio, possono inoltre fungere da filtro o barriera tra le due aree che separa, regolando i flussi di materia ed energia tra essi (protezione dal vento e dalla radiazione solare, assorbimento radicale dell‟acqua di deflusso).

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Unità di paesaggio è una porzione di territorio ben distinguibile dal resto del paesaggio sia per la geomorfologia che per la copertura vegetale, che presenta confini ben identificabili; al suo interno è costituita da ecotopi differenti, ma non è un semplice disposizione di ecotopi nello spazio, è un insieme connesso di ecotopi , può essere semplice, complessa o operativa.

L’apparato paesistico, invece, è definito come un sistema funzionale di tessere o ecotopi organizzati in una specifica configurazione nell‟ecotessuto del paesaggio, che presentano funzione paesistica analoga. Apparati diversi presentano funzioni paesistiche diverse.

3.1.3 Cenni di dinamica del paesaggio

Nello studio della dinamica del paesaggio un concetto di particolare importanza è il cambiamento dei paesaggi nel tempo. I cambiamenti, intesi come i maggiori processi evolutivi, sono dovuti alle funzioni stesse del paesaggio (cambiamenti di routine, compatibili con la normale evoluzione) e cambiamenti dovuti alle trasformazioni (cambiamenti di stato del sistema).

A seconda della dominanza di un processo generale o di un carattere biosistemico si possono distinguere diverse funzioni:

Geomorfologico-climatiche : assume grande importanza il rapporto tra pedogenesi e morfogenesi. Strutturali-paesistiche : dovute prevalentemente alla forma e alla funzione Delimitative-connettive : sono quelle di confine, filtro e collegamento tra le macchie e i corridoi. Organizzative-informative : chiamate anche di “self-regulation” , comprendono i rapporti di funzionalità tra gli apparati. Ad esse sono associati i concetti di metapopolazione e la teoria “source-skin”. Di movimento : possono dipendere da fattori diversi (acqua, vento, temperatura, animali…) Di attività vegetali: sono le più importanti, si differenziano a seconda del substrato geologico, del suolo e dei parametri ecologici. Di attività di animali: non riguardano solo le caratteristiche degli habitat ma anche tutte le modificazioni che possono produrre gli animali stessi alle tessere o all‟unità di paesaggio. Di attività umane: attività che in molti casi è distruttiva ma può e deve essere anche riequilibratrice.

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3.1.4 Trasformazioni

I principali processi di trasformazione di un paesaggio dipendono dalla struttura gerarchica del un sistema ecologico e dalla sua dinamica di non equilibrio, dalla metastabilità, dalla coevoluzione e dai cambiamenti evolutivi, qui di seguito sono riportati i punti principali:

Struttura gerarchica. Il comportamento di un sistema ecologico è limitato dal comportamento potenziale dei suoi componenti a basso livello di scala e dalle costrizioni dell‟ambiente a livello superiore di scala. Queste condizioni sono il campo di esistenza nel quale un sistema di ecosistemi deve risiedere.

Dinamica di non equilibrio. I vincoli termodinamici possono determinare un attrattore, nel proprio campo di esistenza, che rappresenta una condizione di minimo di dissipazione di energia esterna. Possibili macro fluttuazioni producono instabilità, che muovono il sistema verso un nuovo stato. Questi nuovi stati permettono un incremento di dissipazione e muovono il sistema verso nuove soglie per giungere ad un nuovo attratore. Questo può essere rappresentato come un processo cibernetico che produce ordine attraverso una fluttuazione.

Metastabilità. Un sistema ecologico può rimanere all‟interno di un insieme limitato di condizioni, ma può mostrare alterazioni se queste cambiano. Il sistema può attraversare una soglia critica, apportando cambiamenti radicali. Differenti tipi di paesaggi o parti di essi possono essere correlati da diversi livelli di metastabilità.

Coevoluzione. La storia delle interazioni tra elementi del paesaggio, in un determinato luogo, mostra un particolare dominio, che è caratterizzato dalla coerenza del loro adatttamento reciproco. Questo processo porta ad una stabilizzazionedelle differenti capacita omeostatiche e omeoretiche, che possono essere espresse con un particolare livello di metastabilita dell‟intero sistema.

Cambiamenti evolutivi. La strutturazione di ogni sistema biologico, e anche del paesaggio, può essere seguita, questa informazione può essere trasmessa solo se lo stato finale del sistema considerato è meno instabile del suo stato iniziale. Le modalità con cui si svolge questo processo sono diverse e non sono limitate ad una singola scala.

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3.1.5 Alterazioni e patologie dei paesaggi

I primi segnali di alterazione ecologica in un paesaggio si avvertono a livello della tessera, e sono generalmente collegati con le popolazioni più sensibili, se c‟e abbastanza ridondanza, altri ecosistemi possono inserirsi nelle nicchie degradate del paesaggio. Ma dal momento in cui l‟alterazione riguarda il livello dell‟ecotessuto, allora un processo di degrado è in atto.

Uno dei degradi più pericolosi avviene quando si produce un “congelamento evolutivo”, cioè un blocco dei processi evolutivi e dinamici, che si evidenzia prima a livello dell‟ecotopo poi successivamente si estende all‟ecotessuto; ne possono essere causa la mancata incorporazione dei disturbi a scala superiore rispetto ai sottosistemi alterati, la distruzione delle potenzialità biologiche di recupero e resilienza dei componenti di livello inferiore e, infine, le alterazioni permanenti di strutture e funzioni del paesaggio

La definizione di paesaggio come uno specifico livello di organizzazione biologica cambia radicalmente il modo di concepire la “valutazione ambientale”, infatti ricordiamo che lo studio delle patologie di ogni sistema ecologico indipendentemente dal livello della scala e del tipo di organizzazione, necessita della metodologia diagnostica come in medicina infatti la valutazione ambientale deve considerare la comparazione con le condizioni “normali” del comportamento di un sistema di ecosistemi.

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3.2 Analisi Paesistica del Territorio di Gambara

3.2.1 Breve analisi dell’evoluzione del Paesaggio

L‟analisi del paesaggio di Gambara funzionale si è concentrata sul confronto tra le mappe del Catasto Napoleonico (1809), l‟ortofoto attuale (2007) che permette un immediata lettura del territorio, e sovrapponendo queste informazioni alla struttura geomorfologica.

La comparazione ha permesso di valutare l‟influenza alle diverse scale temporali, dell‟azione dell‟uomo sul territorio, l‟uomo infatti è stato negli ultimi secoli il principale elemento di disturbo ed evoluzione del paesaggio della pianura Padana; infatti mentre in tempi geologici l‟azione dei fiumi era strutturante nell‟evoluzione del paesaggio, negli ultimi secoli, la regimazione idraulica ha impedito ai corsi d‟acqua di modificare gli alvei e le valli fluviali, sia con processi erosivi che con quelli deposizionali.

Dal confronto tra le due situazioni temporali appare chiaro che il territorio comunale era già ampiamente utilizzato a scopi agricoli all‟inizio dell‟ 800 ed era già presente un fitto sistemi di canali irrigui, mentre il nucleo storico dell‟abitato era decisamente limitato ad un piccolo borgo, sviluppato per lo più a ridosso del terrazzamento della valle del Gambara, mentre erano già presenti quasi tutti gli attuali presidi agricoli, anche se di dimensioni minori rispetto ad oggi.

Dalla interpretazione dell‟ortofoto appare chiaro quanto siano stati rettificati e arginati i principali canali presenti nella zona, in particolar modo il corso del naviglio ad est del comune, infatti il corso originario del naviglio era naturali forme, ricco di anse e gomiti che ospitavano una rigogliosa vegetazione.

La lettura generale del paesaggio agrario invece rileva il mantenimento delle caratteristiche generali dell‟assetto del territorio, in particolare le aree ad ovest della valle del Gambara, risultano frammentate in piccoli lotti agrari di forma non sempre regolari, mentre le aree più ad est sono caratterizzate da lotti mediamente molto più grandi e regolari. Il paesaggio agrario è rimasto sostanzialmente immutato, anche se si deve rilevare una generale semplificazione del tessuto agrario e una progressiva scomparsa della vegetazione ripariale e dei filari di separazione dei lotti agrari. L‟analisi del paesaggio costruito invece rivela uno sviluppo del centro abitato all‟interno della valle del Gambara, e lungo la strada provinciale VIII e un progressivo sviluppo del costruito lungo le principali direttici locali.

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Comparazione dell‟evoluzione del territorio del Comune di Gambara

1809 Mappa del catasto Napoleonico del Comune di Gambara 2007 Ortofoto del Comune di Gambara

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3.2.2 Le Unita di Paesaggio

Le unità paesaggistiche sono il risultato dello studio delle interazioni di diversi aspetti quali la geomorfologia l‟idrografia la vegetazione e l‟interferenza dell‟uomo (agricoltura viabilità ecc..). L‟aspetto geomorfologico e l‟intenso uso agricolo del suolo in questo caso, rappresentano i principali elemento strutturanti per il paesaggio.

Come si può osservare nella Carta Geomorfologica la valle del Gambara attraversa il territorio comunale, dividendolo nettamente in due. Per una miglior comprensione della geomorfologia si riporta una rappresentazione tridimensionale della valle:

Carta geomorfologica del comune di Gambara (2009 dott. Geologo Marino Antonio MOTTA)

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Rappresentazione tridimensionale della morfologia fluviale della valle del Gambara

Lo studio del comune di Gambara, ha evidenziato la netta suddivisione del territorio in tre unità paesaggistiche fondamentali, più l‟agglomerato urbano: (si precisa però che le unità di paesaggio normalmente non possono essere coincidenti con i confini comunali, ma piuttosto sono caratteristiche morfologico funzionali a determinare un limite per le unità di paesaggio; il presente studio è limitato invece al territorio comunale),

1 Unità paesaggistica della valle del Gambara 2 Unità paesaggistica dell’area agricola ad est di Gambara 3 Unità paesaggistica dell’area agricola ad ovest di Gambara

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3.2.2.1 L’Unità paesaggistica della valle del Gambara

L‟unità della valle del Gambara è evidentemente delimita dagli orli di scarpata della valle stessa, è caratterizzata da una grande ricchezza d‟acqua e canali, con in particolare il Fiume Gambara che la percorre da nord a sud separandola in due. Il fondo valle è segnato da numerosi paleo alvei del fiume Gambara e da numerose morfologie fluviali, che hanno influito sull‟assetto agricolo e che sono ancora leggibili sul territorio nelle forme dei fondi degli appezzamenti agricoli nei canali e nei tracciati delle strade campestri. Lo sviluppo dell‟abitato di Gambara ha in parte rovinato l‟assetto originario di questa unità di paesaggio, andando ad interromperne la continuità (sul lato destro), con lo sviluppo sconsiderato di un intero quartiere fino a ridosso dell‟alveo del fiume.

La matrice dell‟unità di paesaggio è composta dal tessuto agrario, mentre nonostante il grande potenziale sono assenti zone boscate che possano funzionare da “attrattori” per la fauna, ed anche i filari che costeggiano i canali non sono strutturati in modo da svolgere una “funzione di corridoio ecologico” nel paesaggio, (le principali funzioni di un corridoio sono rappresentate da: via per il trasferimento di animali, svolgere funzione di filtro, protezione dal vento, assorbimento di nitrati ecc..) Attualmente l‟unico processo che regola e domina l‟unità di paesaggio è l‟influenza della agricoltura.

3.2.2.2 Unità paesaggistica dell’area agricola ad ovest di Gambara

Il territorio agricolo a ovest di Gambara, rappresentano un area abbastanza omogenea, interamente dedicata all‟agricoltura, e caratterizzata da campi di piccole dimensioni e di forma spesso irregolare, con minore presenza di canali irrigui. Anche in questo caso la matrice dell‟unità di paesaggio è il tessuto agrario senza la presenza di macchie arborate, con molto filari seppur poco strutturati.

3.2.2.3 Unità paesaggistica dell’area agricola ad est di Gambara

L‟unità di paesaggio agricola a est di Gambara è solcata da nord a sud da molti canali tra i quali il naviglio ed è caratterizzata da grandi appezzamenti agrari molto regolari tipici dell‟agricoltura fortemente meccanizzata, e dotata di sistemi di irrigazione artificiali (a pioggia) infatti l‟area è fortemente vocata all‟allevamento intensivo. Non sono presenti boschi e macchie arborate ed anche la presenza di filare e scarsa, risulta infatti l‟area maggiormente compromessa dal punto di vista funzionale. Committente: Comune di Gambara (BS) A Cura di: dott. Ivan Cazzoni 63

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4 ANALISI AMBIENTALE DEL TERRITORIO

4.1 Elementi di criticità ambientale

Dal punto di vista naturalistico l‟unica vera criticità ambientale, oltre ovviamente alla mancanza di aree di pregio e all‟assenza di aree tutelate, è la forte presenza di vegetazione alloctona e/o infestanti; infatti la maggior parte della vegetazione arborea è rappresentata dalla Robinia (Robinia pseudoacacia). La pratica della ceduazione dei filari ha favorito la diffusione della robinia, specie eliofifa infestante a rapido sviluppo che attecchisce facilmente nelle zone interessate da tagli ripetuti o da abbandono. La diffusione della robinia, tende a costituire boschi monospecifici che producono una complessiva perdita di Biodiversità del sistema.

Filare di Robinia monospecifico, dovuto alla colonizzazione di questa eliofita che si propaga velocemente grazie al suo imponente apparato radicale, che forma numerosi polloni.

Tra le altre specie infestanti si segnalano in particolare l‟Ailanthus altissima, Pianta infestante, dalla rapidissima proliferazione, le cui radici si estendono in larghezza anche fino a trenta metri sul suolo, dando luogo a colonie di nuove piante figlie; inoltre il Prunus avium e la Phytolacca americana.

Altre piante alloctone, pur non avendo un comportamento infestante dominano le campagne del territorio a causa dell‟intenso utilizzo per la produzione di legname da parte dell‟uomo.

In particolare il Platano, (specie ormai spontanea in Italia il Platanus. hybrida volgarmente noto come platano comune è un ibrido tra il Platanus orientalis e il Platanus occidentalis) e il Pioppo

Committente: Comune di Gambara (BS) A Cura di: dott. Ivan Cazzoni 65 Studio Paesaggistico Ambientale del Comune di Gambara canadese (Populus canadensis originata dall' ibridazione di P.nigra e P.deltoides o altri pioppi americani ed è il nome generalmente utilizzato per indicare le molteplici varietà coltivate per il legno e la cellulosa).

Anche lo strato arbustivo è spesso destrutturato rispetto alla vegetazione potenziale, e risulta dominato da rovi ortiche e consorzi erbacei ruderali e/o nitrofile. Specialmente alcuni tratti dei canali continuamente sottoposti ad operazioni di pulizia a fini idraulici, finiscono per essere lugohi ideali per la colonizzazione di specie ruderali.

La mancanza di vegetazione ripariale ha un effetto negativo anche sulla capacità di auto depurarsi delle acque, viene infatti a mancare un potenziale fattore di riduzione dei nitrati dovuti all‟assorbimento da parte della vegetazione stessa.

Esempio di colonizzazione da parte di rovi delle sponde del naviglio

La riduzione della vegetazione potenziale (rappresentata dal Querco-carpineto ) dovuta principalmente all‟azione dell‟uomo si pone come criticità notevole non solo floristica, ma anche ecosistemica; la mancanza di vegetazione tipica di una zona ha effetti negativi sulla funzionalità dell‟ecosistema e finisce per aver ripercussioni gravi anche sulla fauna che si assottiglia in numero, e diminuisce di qualità. Un eccessiva perdita di vegetazione arboreo-arbustiva determina la scomparsa della fauna più esigente a vantaggio delle specie più generaliste ed adattabili oltre all‟invasione di specie alloctone ad esempio la nutria (Myocastor coypus); che dal 1987 in poi, in seguito a illegali rilasci, inverni miti e grazie alla scarsità di predatori naturali e all‟elevato tasso riproduttivo (quest‟ultimo motivo è anche causa della mancanza di un efficace controllo della loro abbondanza, ad es predatori ) si è assistito a un rilevante incremento. Attualmente è ormai presente in tutti gli ambienti acquatici planiziali, anche con scarsa vegetazione eliofitica.

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La nutria si nutre di germogli di alberi e arbusti, soprattutto salici, e di piante acquatiche, principalmente tife (Thypha latifola), con integrazione di cereali coltivati. Altre conseguenze della presenza della nutria, sono l‟impatto negativo sulla fauna acquatica e il rischio idraulico provocato dallo scavo delle tane negli argini, che favoriscono il fenomeno dei fontanazzi.

4.2 Elementi di sensibilità ambientale

Dal punto di vista naturalistico non esistono particolari elementi sensibili legati alla flora e alla fauna, infatti non si possono rilevare elementi di pregio tali da giustificare una protezione e tutela particolare.

La maggiore sensibilità ambientale che si rileva è comunque legata alla percezione paesaggistica della valle del Gambara, che conserva notevoli potenzialità di ripristino e riassetto per un miglioramento complessivo del territorio di Gambara.

Il paesaggio fluviale ribassato rispetto al livello fondamentale della pianura, con tutto il corredo della morfologia fluviale, le anse del fiume, i vecchi alvei e le lame, rappresentano un patrimonio che fa parte della cultura agraria della pianura padana, e deve prioritariamente essere salvaguardata dal punto di vista geomorfologico e possibilmente essere valorizzato dal punto di vista naturalistico ambientale, sia ai fini paesaggistici che anche ai fini della fruibilità della popolazione.

Si consiglia anche di evitare l‟ampliamento del centro abitato entro i limiti della valle fluviale per evitare di compromettere definitivamente l‟assetto morfologico paesaggistico della valle del Gambara.

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5 OPPORTUNITA’ DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO DI GAMBARA

Innanzitutto va sottolineato il fiume Gambara, nonostante abbia una discreta portata, abbastanza costante durante tutto l‟anno non è sottoposto a nessun vincolo di tutela specifico, se non quello imposto dal comune con l‟Individuazione del “Reticolo Idrico Minore e Regolamento di Polizia Idraulica”: fascia di rispetto di 10 mt; questa condizione appare abbastanza anomala rispetto all‟importanza che svolgono i fiumi nel paesaggio. Un'altra considerazione preliminare è che gli interventi di miglioramento ambientale andrebbero concentrati nella valle del Gambara, e lungo il canale Naviglio essendo ambienti che hanno conservato una potenzialità paesaggistica.

Le opportunità di valorizzazione del territorio del Comune di Gambara, sono diverse, ma le principali si possono cosi riassumere: 1 azioni specifiche per migliorare la qualità ecologica del fiume Gambara 2 istituzione di una forma tutela per il fiume Gambara (ad es. la creazione di un Parco Locale di Interesse sovra comunale, P.L.I.S coinvolgendo i comuni limitrofi) 3 riqualificazione del corso del naviglio 4 riqualificazione della vegetazione esistente e dei filari

5.1 Azioni specifiche per migliorare la qualità ecologica del fiume Gambara

L‟obiettivo primario degli interventi per migliorare la qualità ecologica del fiume Gambara, dovrebbe essere quello di migliorare la qualità e la funzionalità ecosistemica attraverso una progressiva rinaturalizzazione del corso d‟acqua; i risultati in grado di attestare la migliorata qualità ecologica si possono riassumere cosi: maggiore biodivesità trasversale al corso d‟acqua maggiore ossigenazione dei sedimenti maggiore abbattimento dell‟azoto nitrico e del carico particellato acqua più trasparente maggiori habitat per l‟ittiofauna e altre specie legate all‟ambiente acquatico (anfibi, uccelli ecc..)

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Le azioni strutturali per la rinaturalizzazione del corso d‟acqua partono dagli interventi meccanici sull‟alveo per arrivare alla messa a dimora di vegetazione autoctona igrofila:

1 realizzazione di meandri e di ostacoli all‟interno dell‟alveo attuale, per una maggiore vivificazione idraulica (creazione di zone di corrente e zone di acqua calma)

Esempio di un tratto di fiume Gambara con andamento naturali forme

2 ricalibratura della sezione dell‟alveo diversificando il fondo del letto fluviale 3 impianto di vegetazione igrofila, canneti, salici ecc..

Esempio di folta vegetazione ripariale

A tal proposito si segnala l‟esistenza del progetto STRA.RI.FLU. (interventi di riqualificazione del fiume Gambara) presentato al Forum Tematico “Qualità dell‟ecosistema fluviale”e già avviato nel comune di Volongo in collaborazione con il Parco Oglio Sud, di cui si mostrano alcune sezioni degli interventi proposti per la ricalibrazione dell‟alveo:

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Si riportano tre possibili soluzioni peril rimodellamento e la diversificazione l’andamento dell’alveo e della zona golenale con impianto di vegetazione igrofila canneti, salici ontani ecc.

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Ovviamente questi interventi hanno il grosso limite di essere onerosi e di difficile realizzazione. In particolare gli interventi di piantumazione e rimodellamento spondale spesso coinvolgerebbero proprietà private e si dovrebbero sostenere i costi delle espropriazioni di terreni in prossimità dell‟alveo. Un intervento cosi complesso dovrebbe partire dalla verifica delle aree demaniali o di proprietà comunale e in un secondo tempo prevedere delle acquisizioni di aree, magari all‟interno della contrattazione urbanistica utilizzando i meccanismi della perequazione. (pratica urbanistica seguita dalle amministrazioni comunali che, a fronte della gratuita cessione di terreni privati per opere pubbliche o della realizzazione di opere di urbanizzazione, concede il diritto a costruire case private in altre aree.)

5.2 Istituzione di una forma tutela per il fiume Gambara

Il fiume Gambara nasce nel territorio di Ghedi, sfocia nel Fiume Oglio a Volongo, attraversando anche i comuni di Gottolengo e Fiesse per un totale di circa 26 km di cui 7.3 Km in territorio di Gambara. Il comune di Gambara, omonimo del Fiume, potrebbe porsi come capo fila per la realizzazione di PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale); la creazione di una forma di tutela tanto importante potrebbe avere una ricaduta positiva in termini di turismo e di visibilità del territorio, oltre che una possibilità maggiore di effettuare i recuperi ambientali e le azioni di miglioramento ambientale.

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5.3 Riqualificazione del corso del naviglio

Il corso d‟acqua denominato naviglio corre per circa 5 km da NO a SE parallelamente al tracciato della SP 24 pe rlunghi, è un canale di bonifica utilizzato per l‟irrigazione, di natura sorgiva (il capofonte è situato in comune di Isorella), ha portata perenne, e si presenta con un tracciato rettificato e modificato a seguito di interventi di manutenzione. La natura di canale irriguo, sconsiglia un rimodellamento spinto dell‟alveo e la ricostituzione dei meandri ), sarebbe comunque auspicabile un intervento di ricreazione della vegetazione ripariale (salici ontani olmi e pioppi bianchi); creando un corridoio ecologico di almeno 8 mt (compreso l‟alveo del naviglio ) come illustrato in figura:

Schema di i un doppio filare composito vegetazione di alto fusto frammista a arbusti e canneti in corrispondenza di un canale

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5.4 Riqualificazione della vegetazione esistente e ricostituzione dei filari

Come si è detto più volte una delle maggiori criticità del territorio in oggetto è rappresentata dalla scarsità di vegetazione arboreo arbustiva, inoltre la grande parte degli alberi presenti nei filari e lungo gli orli di scarpata nel territorio comunale, è rappresentato dalle Robinie, dai platani e dai pioppi ibridi; Il comune dovrebbe incentivare con la piantumazione di piante autoctone in sostituzione di quelle alloctone citate attraverso:  apposite campagne di sensibilizzazione e responsabilizzazione degli operatori agricoli  erogazione di contributi  realizzazione di interventi sul patrimonio comunale  introduzione di apposti meccanismi nel piano delle regole del Piano di Governo del Territorio (introdurre meccanismi di compensazione per la realizzazione di alcune tipologie di interventi oppure proporre opere di mitigazione ambientale e inserimento ambientale come standard di qualità)  la redazione di apposite convenzioni con i Privati (ad esempio all‟interno dell‟iter autorizzativo per la realizzazione di una bonifica agraria o di una sistemazione fondiaria)

Esempio di sesto di impianto di un filare composito (piante d’alto fusto e arbusti autoctoni) a delimitazione di un terreno

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ALLEGATI

Allegato 1 - Componenti dell’analisi storico paesistica – Catasto Napoleonico (1809) Allegato 2 - Componenti dell’analisi storico paesistica – Ortofoto (2007)

TAVOLE Tavola 1 – Carta dell’ Uso del suolo Tavola 2 – Carta delle Presenze arboree Tavola 3 – Carta delle Unità di Paesaggio

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BIBLIOGRAFIA

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PARCO OGLIO SUD - FORUM DEL FIUME OGLIO , 2008 Interventi di Riqualificazione del Fiume Gambara in Comune di Volongo – Progetto STRA.RI.FLU “Qualita dell‟ecosistema fluviale”

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