REGIONE PIEMONTE PROVINCIA DI COMUNE DI BARENGO

VARIANTE STRUTTURALE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE (ai sensi dell'art. 17 L.r. n° 56/77 e s.m.i.) Valutazione Ambientale Strategica Documento tecnico preliminare per la verifica di assoggettabilità alla VAS

Progettazione Dott. For. Mattia Busti

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Febbraio 2015 Committente COMUNE DI BARENGO Via Vittorio Emanuele n.39- 28010 Barengo (NO) Tal. 0321 997134 - Fax 0321 997375 C.F.: 80000370033 - P. IVA: 00345550032 E -mail: segreteria @comune. barengo.no. i t P.E.C.: barengo@postemailcertificata. i t Web: http://www.comune .barengo.no.it revisione oggetto data controllato 1 2 3

Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

Indice

PREMESSA ...... 3 1 ASPETTI NORMATIVI E PROCEDURALI ...... 4 2 ITER DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE ...... 6 2.1 ITER PROCEDURALE ...... 6 2.2 INDIVIDUAZIONE DEI SOGGETTI COINVOLTI ...... 8 3 CONTENUTI ED OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO E RAPPORTO CON ALTRI PIANI O PROGRAMMI ...... 9 3.1 FINALITA’ DEL LA VARIANTE ...... 9 3.2 COERENZA ESTERNA ...... 11 3.2.1 Piano Territoriale Regionale ...... 11 3.2.2 Piano Paesistico Regionale (P.P.R.) ...... 14 3.2.3 Piano Territoriale Provinciale ...... 18 3.2.3.1 Contenuti normativi del PTP ...... 21 3.2.3.2 Disciplina urbanistica delle trasformazioni territoriali ...... 21 3.2.3.3 Il sistema ambientale e paesaggistico ...... 21 3.2.3.4 L’assetto storico‐culturale ...... 23 3.2.3.5 L’assetto geoambientale ...... 23 3.2.3.6 La struttura insediativa ...... 23 3.2.3.7 Le reti e i servizi per la mobilità ...... 24 3.2.4 PRGC del Comune di Barengo ...... 25 3.2.5 Piano Energetico Ambientale Regionale ...... 25 3.2.6 Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani ...... 26 3.2.7 Piano Regionale per il risanamento e la qualità dell’aria – Piano stralcio per il risanamento ambientale e il condizionamento ...... 28 3.2.8 Programma Energetico Provinciale ...... 29 3.2.9 Il sistema dei vincoli sovraordinati ...... 32 3.2.10 Conclusioni...... 32 4 CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE AREE CHE POSSONO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE DAL PIANO ...... 33 4.1 INQUADRAMENTO DI AREA VASTA ...... 33 4.1.1 Caratteri specifici dell’area ...... 44 4.2 ASPETTI RILEVANTI DELLO STATO DELL’AMBIENTE ...... 46 5 STATO DELLE COMPONENTI E POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI DEL PIANO SULL’AMBIENTE . 47 5.1 ARIA ...... 47 5.1.1 Stato di fatto ...... 47 5.1.1.1 Aspetti climatici ...... 47 5.1.1.2 Qualità dell’aria ...... 48 5.1.2 Effetti prevedibili ...... 52 5.2 RUMORE ...... 53 5.2.1 Stato di fatto ...... 53 5.2.2 Effetti prevedibili ...... 54 5.3 RIFIUTI ...... 55 5.3.1 Stato di fatto ...... 55 5.3.2 Effetti prevedibili ...... 56 5.4 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE ...... 56 5.4.1 Stato di fatto ...... 56 5.4.2 Effetti prevedibili ...... 58 5.5 SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 58 5.5.1 Stato di fatto ...... 58 5.5.1.1 Aspetti idrogeologici ...... 58 5.5.1.2 Capacità d’uso dei suoli ...... 59 5.5.2 Effetti prevedibili ...... 61 5.6 VEGETAZIONE ...... 62

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5.6.1 Stato di fatto ...... 62 5.6.2 Effetti prevedibili ...... 64 5.7 FAUNA ...... 64 5.7.1 Stato di fatto ...... 64 5.7.2 Effetti prevedibili ...... 65 5.8 ECOSISTEMI ...... 65 5.8.1 Stato di fatto ...... 65 5.8.2 Effetti prevedibili ...... 66 5.9 PAESAGGIO ...... 66 5.9.1 Stato di fatto ...... 66 5.9.2 Effetti prevedibili ...... 67 5.10 BENESSERE SOCIALE ED ECONOMICO E SALUTE PUBBLICA ...... 68 5.10.1 Stato di fatto ...... 68 5.10.2 Effetti prevedibili ...... 68 6 PROBABILITA’ DI EFFETTI SIGNIFICATIVI ...... 69 6.1 CARATTERISTICHE DEL PIANO ...... 69 6.1.1 Quadro di riferimento per progetti ed altre attività ...... 69 6.1.2 Influenza su altri piani o programmi ...... 69 6.1.3 Integrazione delle considerazioni ambientali nel piano e sviluppo sostenibile ...... 69 6.1.4 Problemi ambientali pertinenti al piano o al programma ...... 69 6.1.5 Rilevanza del piano in riferimento ai piani di settore dell'ambiente ...... 69 6.2 CARATTERISTICHE DEGLI IMPATTI E DELLE AREE ...... 69 6.2.1 Probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti ...... 69 6.2.2 Carattere cumulativo degli impatti ...... 70 6.2.3 Natura transfrontaliera degli impatti ...... 70 6.2.4 Rischi per la salute umana o per l'ambiente ...... 70 6.2.5 Entità ed estensione nello spazio degli impatti...... 70 6.2.6 Valore e vulnerabilità delle aree ...... 70 6.2.7 Effetti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale ...... 70 7 MISURE PREVISTE PER IMPEDIRE, RIDURRE E OVE POSSIBILE COMPENSARE GLI IMPATTI AMBIENTALI SIGNIFICATIVI DERIVANTI DALL’ATTUAZIONE DEL PIANO ...... 71 7.1 MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI ...... 71 8 MISURE PREVISTE IN MERITO AL MONITORAGGIO ...... 72 9 SINTESI E CONCLUSIONI ...... 74

Allegato STUDIO PREVISIONALE DELL’IMPATTO ACUSTICO (Ai sensi della Legge Regionale 25 ottobre 2000, n. 52 della Regione Piemonte)

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PREMESSA

La presente relazione costituisce il Documento Tecnico per la Verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del la Variante Strutturale n.01/2014. Con la revisione della Legge urbanistica effettuata con la legge regionale 25 marzo 2013, n. 3 “Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo) e ad altre disposizioni regionali in materia di urbanistica ed edilizia”, sono state apportate delle modifiche alla disciplina urbanistica regionale ed in particolare è stato normativamente riconosciuto il ruolo della Valutazione Ambientale Strategica, che risulta ora essere inserita in modo organico nella procedura di approvazione degli strumenti urbanistici. Il presente Documento Tecnico è stata redatto nel rispetto dei criteri e degli indirizzi operativi in materia sotto specificati:  dal provvedimento ministeriale D.Lgs. n° 152/2006 “Norme in materia ambientale” che elenca i contenuti per la verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica;  dalle modificazioni ad esso apportate dal successivo D.Lgs n°4/2008;  dalla deliberazione della Giunta Regionale del 9/6/2008 n°12‐8931 "Norme in materia ambientale. Primi indirizzi operativi per l’applicazione delle procedure in materia di Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi".

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1 ASPETTI NORMATIVI E PROCEDURALI

La Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, riguarda la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente si prefigge come “obiettivo quello di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile”, assicurando che, ai sensi della direttiva stessa, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente. Ai fini della direttiva s’intende: per “valutazione ambientale” l'elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell'iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione; per “rapporto ambientale” la parte della documentazione del piano o del programma in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma. La Direttiva europea è stata recepita in Italia con il D.lgs. 152/2006 ‐ Testo unico dell’ambiente – che contiene tra l’altro l’attuazione della direttiva 2001/42/CE – la cui entrata in vigore era stata prorogata al 31.7.2007. Con l’approvazione del D.Lgs 16 gennaio 2008 n. 4, che ha modificato il D. Lgs 3 aprile 2006 n. 152 lo stato italiano ha completato il recepimento delle direttive europee sulla VIA e sulla VAS. Il decreto, all’ ART. 11 (Modalità di svolgimento) così recita: “1 . La valutazione ambientale strategica è avviata dall'autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano o programma e comprende, secondo le disposizioni di cui agli articoli da 12 a 18 : a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità ; b) l'elaborazione del rapporto ambientale ; c) lo svolgimento di consultazioni; d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; e) la decisione; f) l'informazione sulla decisione; g) il monitoraggio”

Per quanto riguarda la Regione Piemonte, come già detto, con la legge regionale 25 marzo 2013, n. 3 “Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo) e ad altre disposizioni regionali in materia di urbanistica ed edilizia”, sono stati meglio specificate le finalità e le procedure della VAS. In attesa di ulteriori indicazioni della Regione si fa riferimento anche alla DGR 9 giugno 2008, n. 12‐8931 che costituisce un “atto di indirizzo e coordinamento, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera e) della l.r. 44/2000, volto a garantire un’applicazione del precitato articolo 20 della l.r. 40/1998 coerente con la direttiva 2001/42/CE e comunque tale da garantire sin d’ora che la stessa possa ritenersi “compatibile” con l’atto statuale di recepimento, nell’evenienza che entro la data prevista non sia stata ancora approvata la legge regionale di attuazione del medesimo.”

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In particolare, per quanto riguarda la fase di verifica, di seguito si riporta quanto scritto nella DGR 9 giugno 2008.

LA FASE DI VERIFICA Nei casi in cui, secondo quanto indicato nel paragrafo relativo all’ambito di applicazione, occorra stabilire preventivamente la necessità dell’espletamento del procedimento di VAS è necessario che nelle fasi iniziali di elaborazione del piano o programma sia predisposto un documento tecnico, che illustri in modo sintetico i contenuti principali e gli obiettivi del piano o programma e che contenga le informazioni e i dati necessari all’accertamento della probabilità di effetti significativi sull’ambiente in riferimento ai criteri individuati per la verifica preventiva nello specifico Allegato della direttiva 2001/42/CE. In riferimento a tale documento tecnico l’autorità preposta alla VAS, cui compete la decisione circa l’assoggettabilità del piano o programma a valutazione, è tenuta a consultare i soggetti competenti in materia ambientale che possono essere interessati dagli effetti che l’attuazione del piano o programma può avere sull’ambiente. Tali soggetti devono essere individuati dall’autorità preposta alla VAS in collaborazione con l’autorità proponente, in relazione all’esercizio delle loro specifiche funzioni amministrative e competenze in materia ambientale, tenuto conto del territorio interessato, della tipologia di piano o programma e degli interessi pubblici coinvolti. ……………… Le conclusioni del procedimento di verifica preventiva, comprese le motivazioni dell’eventuale mancato esperimento della fase di valutazione e le prescrizioni ritenute necessarie, dovranno essere messe a disposizione del pubblico, utilizzando a tal fine le forme di pubblicità ordinariamente previste e la pubblicazione del provvedimento sul sito web dell’ente, qualora presente. Si ritiene opportuno, inoltre, farne oggetto di specifica comunicazione ai soggetti consultati. Qualora venga stabilita la necessità di sottoporre il piano o programma a valutazione ambientale il provvedimento di verifica potrà già contenere indicazioni circa i contenuti delle analisi e valutazioni ambientali da effettuare oltre che precisazioni circa le modalità di informazione ritenute opportune in relazione al caso specifico, eventualmente concordate nella conferenza di servizi convocata per la verifica. In caso di esclusione dalla valutazione ambientale, nella successiva fase di elaborazione del piano o programma, si dovrà, comunque, tener conto delle eventuali indicazioni e condizioni contenute nel provvedimento conclusivo della fase di verifica. Per tale ragione ed in considerazione dei rapporti intercorrenti tra le varie fasi procedurali, si evidenzia l’opportunità che i provvedimenti di adozione e/o approvazione definitiva del piano o programma diano atto della determinazione di esclusione dalla valutazione, nonché del recepimento delle eventuali condizioni stabilite.

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2 ITER DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE

2.1 ITER PROCEDURALE

L’iter procedurale dell’approvazione dello strumento urbanistico e del parallelo procedimento di VAS è riassunto nei seguenti schemi messi a disposizione dalla Regione Piemonte.

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2.2 INDIVIDUAZIONE DEI SOGGETTI COINVOLTI

Sulla base della normativa vigente sono stati individuati i soggetti a vario titolo coinvolti nel procedimento di Verifica di VAS:

Autorità proponente Comune di Barengo Autorità competente all’approvazione del Piano Comune di Barengo Autorità competente alla VAS Comune di Barengo

Soggetti competenti in materia ambientale Regione Piemonte Provincia di Novara ARPA Piemonte ASL – Azienda Sanitaria Locale di Novara

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3 CONTENUTI ED OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO E RAPPORTO CON ALTRI PIANI O PROGRAMMI

Il Comune di Barengo è dotato di Piano Regolatore Generale Comunale approvato D.G.R. n°. 12‐ 10245 del 09.12.2008.

3.1 FINALITA’ DEL LA VARIANTE

La presente variante ha per oggetto la previsione di una nuova area per impianti urbani da destinare ad isola ecologica, con contestuale rimozione di quella attualmente esistente e gli interventi collegati che consistono in una nuova strada di svincolo da via Monsignor Francesco Brustia e l’allargamento della strada comunale Valsenga.

Fig. 1 – Confronto tra il PRG vigente e la proposta di variante

La previsione della realizzazione della nuova area ecologica ha le seguenti finalità:  la dismissione degli attuali punti di raccolta dei rifiuti differenziati situati in varie parti del territorio a favore di un’unica area adeguatamente strutturata;

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 la razionalizzazione e la miglior efficienza del sistema di raccolta con conseguente aumento delle quantità di rifiuti recuperati;  il miglioramento dell’accessibilità dell’area di conferimento sia per gli utenti che per i mezzi pesanti di svuotamento.

La previsione della realizzazione della nuova viabilità dalla via Monsignor Francesco Brustia alla strada Vicinale Valsenga e la strada per ha le seguenti finalità:  consentire l’accesso all’area di conferimento;  realizzare un nuovo collegamento tra la Via Monsignor Francesco Brustia e la strada per Sizzano, in modo da evitare che i mezzi pesanti, prevalentemente agricoli, che devono raggiungere la zona della collina, debbano transitare nel centro dell’abitato;  migliorare la sicurezza della viabilità e ridurre le emissioni inquinanti nella zona centrale del paese.

La previsione della realizzazione dell’ampliamento della strada comunale Valsenga ha le seguenti finalità:  consentire l’accesso agli autocarri da e per l’area ecologica di nuova previsione.

In sintesi gli obiettivi della variante si possono riassumere nella seguente tabella.

Obiettivi Azioni

Miglioramento della raccolta differenziata dei Realizzazione nuova area di conferimento rifiuti Dismissione aree esistenti Miglioramento della viabilità Realizzazione nuova viabilità Aumento della sicurezza stradale Realizzazione nuova viabilità Riduzione delle emissioni inquinanti nella parte Realizzazione nuova viabilità centrale del paese

Le indagini geologico‐tecniche collegate alla redazione della Variante ed in particolare quanto emerso dall’analisi geologico‐geomorfologica e dei nuovi dissesti individuati, hanno reso necessario procedere ad un aggiornamento del quadro dei dissesti e della relativa perimetrazione delle classi di pericolosità geomorfologica, limitatamente alla zona di interesse ed all’intorno significativo, ed alla conseguente modifica della scheda geologico‐tecnica contenuta nel PRG vigente.

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3.2 COERENZA ESTERNA

Uno degli aspetti fondamentali della Valutazione Ambientale è quello di verificare la “coerenza esterna” del Piano rispetto al panorama generale della pianificazione sia sovra che sotto ordinata (coerenza verticale) sia di analogo livello (coerenza orizzontale), individuando le eventuali contraddizioni e/o i reciproci effetti. Nella logica di razionalizzazione e semplificazione dei procedimenti, sancita dalla normativa vigente volta inoltre ad evitare (DGR n. 12‐8931 del 9 giugno 2008) la duplicazione di analisi e documentazione ed il raccordo tra le procedure finalizzato a non duplicare le 'analisi e la documentazione oltre che a non annullare gli effetti e gli esiti delle precedenti valutazioni e a non rimettere in discussione quanto già valutato positivamente, se non alla luce di ulteriori elementi di valutazione o necessità di approfondimenti, si indicano di seguito i principali riferimenti per la coerenza esterna.

PTR – Piano Territoriale Regionale Adottato con D.G.R. 16‐10273 del 16/12/2008? PPR – Piano Paesistico Regionale Adottato con D.G.R. 53‐11975 del 04/08/2009 PTP – Piano Territoriale Provinciale Approvato con D.C.R. 383‐28587 del 05/10/2004 PRG Comune di Barengo (Zonizzazione acustica, Elaborati geologici) Rifiuti Piano Energetico Ambientale Regionale Approvato con D.C.R. 351‐3642 del 03/02/2004 Programma Energetico Provinciale Approvato, versione settembre 2005 In questo capitolo tali argomenti verranno approfonditi sia dal punto di vista della coerenza normativa che da quello della coerenza degli obiettivi di carattere ambientale con quelli indicati dal Piano.

3.2.1 Piano Territoriale Regionale

Il Consiglio Regionale del Piemonte, con DCR n. 122‐29783 del 21 luglio 2011, ha approvato il nuovo Piano territoriale regionale (PTR). Il nuovo piano sostituisce il Piano territoriale regionale approvato nel 1997, ad eccezione delle norme di attuazione relative ai caratteri territoriali e paesistici (articoli 7, 8, 9, 10, 11, 18bis e 18ter) che continuano ad applicarsi fino all’approvazione del Piano paesaggistico regionale. Il PTR definisce le strategie e gli obiettivi di livello regionale, affidandone l'attuazione, attraverso momenti di verifica e di confronto, agli enti che operano a scala provinciale e locale; stabilisce le azioni da intraprendere da parte dei diversi soggetti della pianificazione, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e competenza, per dare attuazione alle finalità del PTR stesso. La matrice territoriale sulla quale si sviluppano le componenti del piano si basa sulla suddivisione del territorio regionale in 33 Ambiti di integrazione territoriale (Ait); in ciascuno di essi sono rappresentate le connessioni positive e negative, attuali e potenziali, strutturali e dinamiche che devono essere oggetto di una pianificazione integrata e per essi il piano definisce percorsi strategici, seguendo cioè una logica policentrica, sfruttando in tal modo la ricchezza e la varietà dei sistemi produttivi, culturali e paesaggistici presenti nella Regione. Il Comune di Barengo rientra nell’Art. n. 4 – “Novara”. Di seguito si riporta lo stralcio della scheda del PTR relativa all’Art. n. 4

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Il PTR è accompagnato da una tavola di progetto; di seguito si riporta lo stralcio relativo all’ambito in esame. Analizzando la tavola si rileva che la rilevanza territoriale di progetto attribuita all’AIT 4 è la valorizzazione del territorio, ricerca e produzioni industriali e trasporti e logistica di livello sovralocale. Barengo si trova nell’area del polo di innovazione produttiva Novarese, e rientra nel tematismo delle infrastrutture del corridoio internazionale, lungo il quale la tavola in progetto prevede il potenziamento di infrastrutture esistenti. Dal punto di vista altimetrico tutto l’ambito rientra nel territorio di pianura (fonte ISTAT).

Stralcio della tavola di progetto allegata al PTR relativo alla zona di interesse

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3.2.2 Piano Paesistico Regionale (P.P.R.)

Il Piano Paesaggistico Regionale, adottato ai sensi della L.R. 5.12.1977, n.56 e s.m.i. con Deliberazione della Giunta Regionale n.53‐11975 in data 4.08.2009, disciplina la pianificazione del paesaggio, definisce modalità e regole volte a garantire che il paesaggio sia adeguatamente conosciuto, tutelato, valorizzato e regolato. A tale scopo promuove la salvaguardia, la gestione e il recupero dei beni paesaggistici e la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati. Il PPR, costituendosi come quadro di riferimento per la tutela e la valorizzazione del paesaggio regionale, contiene misure di coordinamento e indirizzi per tutti gli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e di settore, ad ogni livello. Le previsioni del PPR sono cogenti per tutti gli strumenti generali e settoriali di governo del territorio alle diverse scale e prevalgono sulle disposizioni eventualmente incompatibili. All’art.6 delle N.T.A. è stabilito che la valutazione di piani, programmi e progetti costituisce un’azione fondamentale per il monitoraggio dell’attuazione del PPR, e vengono dettate le direttive da applicare nella fase di valutazione dei piani settoriali, dei piani territoriali provinciali e dei piani locali. Il PPR ricomprende il territorio comunale di Barengo nell’ “AMBITO 16 – ALTA PIANURA NOVARESE, e nell’ “AMBITO 19 ‐ COLLINE NOVARESI”, cui assegna specifici obiettivi e linee di azione. Per evitare prolissità e l’esame di documentazione non attinente al progetto in oggetto, si riportano di seguito soltanto obiettivi e linee di azione dell’Ambito 19, in cui è ricompresa l’area oggetto d’intervento.

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Tra gli indirizzi indicati si evidenzia la maggiore attinenza della salvaguardia dei segni territoriali della storia rurale e del contenimento delle modifiche del disegno territoriale col Piano oggetto di valutazione. Nella tavola 4 il PPR individua, nella zona occidentale del territorio comunale, a livello di componenti e caratteri percettivi tra insediamento e contesto, “Insediamenti tradizionali con borghi poco alterati o fronti urbani costituiti da edificati compatti in rapporto con acque, boschi,

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coltivi ” e “Sistemi di nuclei costruiti di costa o di fondovalle, leggibili nell’insieme o in sequenza”, di cui all’art.31 delle Norme “Relazione visiva tra insediamento e contesto”, di seguito riportato. [1]. Il Ppr individua, nella Tavola P4 e negli elenchi di cui alla lettera e. del comma 1, dell’articolo 4, e tutela i luoghi caratterizzati da peculiari interazioni di componenti edificate e parti libere coltivate o naturaliformi, o da relazioni morfologiche dei fondali, dei profili paesistici e delle emergenze visive. A tal fine individua i seguenti elementi caratterizzanti: a. Insediamenti tradizionali con borghi poco alterati o fronti urbani costituiti da edificati compatti in rapporto con acque, boschi, coltivi; b. Sistemi di nuclei costruiti di costa o di fondovalle, leggibili nell’insieme o in sequenza. DIRETTIVE [2]. I piani territoriali provinciali e i piani locali: c. definiscono le modalità localizzative degli edifici e delle parti vegetate, i profili paesistici e i rapporti con i fondali o con il contesto non costruito dei nuclei o delle altre emergenza costruite, avendo attenzione a non alterare la morfologia e i caratteri dell’emergenza visiva; d. salvaguardano la visibilità dalle strade e dai punti panoramici e dal sistema dei crinali collinari; e. incentivano il ripristino degli aspetti alterati da interventi pregressi, prevedendo la rilocalizzazione o la dismissione delle attività e degli edifici incompatibili, o la mitigazione di impatti irreversibili, con particolare riferimento agli impianti produttivi industriali e agricoli e alle attrezzature tecnologiche; f. mantengono e, ove necessario, ripristinano l’integrità e la riconoscibilità di bordi urbani e porte urbane segnalate ed evitano l’edificazione nelle fasce libere prospicienti; nel caso di bordi e porte urbane il cui assetto sia segnalato come critico, alterato, non consolidato e in via di completamento e definizione, si applica l’articolo 41 delle presenti norme.

Prossimo dell’area di interesse, infine, tra le componenti e sistemi naturalistici, è segnalato un orlo di terrazzo di cui si riporta il testo contenuto all’art. 17 “Aree ed elementi di specifico interesse geomorfologico e naturalistico” delle Norme. [1]. Il Ppr riconosce nelle Tavole P1 e P4 e negli elenchi di cui alla lettera e., del comma 1 dell’articolo 4 quelle componenti che per la loro peculiare connotazione geomorfologica o naturalistica presentano un particolare interesse paesaggistico, quali in particolare: b. i terrazzi antichi, residui di pianure alluvionali, per buona parte smantellate dall’erosione e gli orli di terrazzo, ove rilevanti per la pendenza elevata, prevalentemente a copertura boschiva. [2]. Il Ppr, per gli elementi, di cui al comma 1 e tenendo conto dei loro rapporti col territorio regionale, persegue gli obiettivi di cui alla Parte II ed in particolare: a. la salvaguardia attiva dei paesaggi di specifico valore, nel quadro della valorizzazione del capitale territoriale; b. il potenziamento della possibilità di fruizione sociale; c. il contenimento o la riduzione delle pressioni antropiche soprattutto per quel che concerne l’accessibilità veicolare. INDIRIZZI [4]. Per i terrazzi antichi i piani settoriali, i piani territoriali provinciali e i piani locali, per quanto di rispettiva competenza: a. orientano l’uso agrario delle terre delle colture maggiormente adatte alle condizioni stazionali, in funzione delle condizioni pedologiche e climatiche, prendendo

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anche in considerazione il fabbisogno energetico per l’irrigazione e per le lavorazioni profonde del suolo, nonché l’uso agrario tradizionale dei luoghi; b. incentivano al diversificazione delle colture, favorendo l’estensione di quelle arboree, specialmente nelle zone di scarpata, con finalità di protezione delle terre dall’erosione; c. valorizzano gli scorci panoramici limitando l’eventuale edificazione alle parti meno esposte, creando percorsi di fruizione turistica.

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3.2.3 Piano Territoriale Provinciale

Il Piano Territoriale della Provincia (P.T.P.) di Novara è stato adottato il 15 marzo 2001 ed approvato dal Consiglio Regionale il 05/10/2004. Il PTP fa proprie le indicazioni del Piano Territoriale Regionale e recepisce tutte le norme di vincolo ambientale presenti al momento della sua redazione per cui è a tutti gli effetti la sintesi degli strumenti di pianificazione territoriale a livello sovracomunale.

Si riportano gli stralci delle tavole di Piano per l’inquadramento delle zone interessate dalla Variante. La Tav. A ”Caratteri territoriali e paesistici”, Tav. B ”Indirizzi di governo del territorio” e Tav. C ”Infrastrutture e rete per la mobilità”, non presentano indicazioni significative per le aree di progetto.

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Fig. 2 – Estratto Tavola A del PTP – Caratteri territoriali e paesistici

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Fig. 3 – Estratto Tavola B del PTP – Indirizzi di governo del territorio

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3.2.3.1 Contenuti normativi del PTP

3.2.3.2 Disciplina urbanistica delle trasformazioni territoriali

Il PTP di Novara è stato approvato dal Consiglio Regionale il 05/10/2004 con DGR 383‐28587. Nella relazione tecnica, il piano provinciale viene definito come: “[...]strumento necessario al governo di uno sviluppo territoriale sostenibile, intendendo con "governo" la capacità di indirizzare e di coinvolgere nel processo decisionale e attuativo tutti i soggetti, istituzionali e non, che concorrono alla definizione dell’assetto infrastrutturale e insediativo del territorio (in particolare i Comuni), e con "sviluppo sostenibile" gli obiettivi di tutela e valorizzazione del patrimonio storico e paesistico e le condizioni di compatibilità delle trasformazioni territoriali con la difesa dell’ambiente e delle sue risorse e la prevenzione del rischio idrogeologico.” “Di qui la scelta di dare al PTP di Novara il valore di Piano Paesistico e la sua natura di piano di indirizzo strategico, nel quale i vincoli e le prescrizioni sono sostanzialmente limitati agli aspetti direttamente o indirettamente ambientali, e le scelte programmatorie sono soprattutto espresse in termini di indirizzi e di direttive, che rispettano l’autonomia delle diverse competenze, ma impegnano alla coerenza a obiettivi condivisi, al coordinamento e alla concertazione sia la pianificazione locale e di settore sia l’attuazione degli interventi..” Il nuovo piano provinciale è quindi uno strumento inter‐istituzionale che consente la concertazione e la cooperazione a livello dei singoli ambiti territoriali (Comuni e Comunità Montane). Le tematiche affrontate dal PTCP si dispiegano nei seguenti ambiti fondamentali: ‐ il sistema ambientale e paesaggistico; ‐ l’assetto storico‐culturale; ‐ l’assetto geoambientale; ‐ la struttura insediativa; ‐ le reti e i servizi per la mobilità.

3.2.3.3 Il sistema ambientale e paesaggistico

Il PTP individua i “fattori caratterizzanti” il territorio provinciale, da considerare come invarianti nella definizione dei differenti ambiti di paesaggio presenti; tali fattori di caratterizzazione appartengono alle seguenti categorie:  risorse naturali: ‐ sistema delle acque, laghi, corsi d’acqua naturali; ‐ sistema dei boschi; ‐ sistema delle aree naturali protette; ‐ sistema dei segni e degli elementi geomorfologici, terrazzi, dossi, crinali, ecc..  interventi legati all’uso agricolo degli spazi aperti: ‐ sistema della regolazione delle acque per l’agricoltura: i grandi canali, le rogge, i fontanili; ‐ sistema delle coltivazioni significative per il riconoscimento di ambiti paesistici: la vite, il riso, il prato‐pascolo.

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 storia degli insediamenti umani: ‐ sistema dei centri storici; ‐ le emergenze storico‐monumentali; ‐ i beni di riferimento territoriale; ‐ i beni di caratterizzazione di particolari aree storico‐culturali; ‐ i grandi tracciati stradali storici.

Il Progetto di Rete ecologica è principalmente rivolto alla conservazione dell’asta fluviale e delle sue divagazioni, alla valorizzazione dell’ambiente, della flora e fauna caratteristici. Il PTC crea i presupposti generali per la formazione del Progetto di Rete ecologica, cui parteciperanno discipline specifiche e competenze diverse, individuando nelle aree naturali protette i capisaldi (matrici naturali) del sistema e nelle fasce di tutela dei corsi d’acqua naturali e artificiali, i principali "corridoi" ecologici, all’interno dei quali vanno garantite le condizioni di naturalità (o biodiversità) necessarie a collegare tra di loro (a mettere in rete) i grandi areali naturali esistenti e previsti. Il PTP delinea la struttura primaria della rete, attribuendo alle aree di elevata naturalità, già definite (Parchi e Riserve regionali, biotopi), il ruolo di capisaldi (matrici naturali) del sistema, ai principali corsi d’acqua naturali (Sesia, Agogna, Terdoppio, Strona, Sizzone, ecc.) e artificiali (canale Cavour e canali storici) il ruolo di corridoi primari, assieme ad alcune direttrici trasversali irrinunciabili. Gli ambiti naturali che costituiscono il sistema sono interconnessi da una serie di fasce con funzione di corridoio ecologico‐ambientale e paesistico di progetto. Lo scopo di questi passaggi naturali è di aumentare le valenze ambientali complessive del territorio provinciale. E’ evidente che le aree urbane, attraverso la rilettura dei sistemi di verde interni e della loro continuità con gli spazi aperti esterni, sono pienamente coinvolte e possono trovare nuovi motivi di "qualità" nella partecipazione al progetto di rete. Per quanto riguarda il territorio di Barengo viene indicata la porzione del territorio comunale a ovest del Piano in esame, come ambito di elevata qualità paesistica sottoposto a Piano Paesistico Provinciale denominato Terrazzo di Proh‐Romagnano‐: l’ambito è costituito dall’intero terrazzo fluvioglaciale, che divide l’alta pianura dell’Agogna da quella della Sesia a partire dal Parco Regionale del Fenera ed è interamente inserito nel Distretto del Vino "Canavese, Coste della Sesia, Colline Novaresi", previsto dalla L.R.9 agosto 1999 n° 20, e comprende i territori a conduzione vitivinicola storici della provincia di Novara. La Garzaia di San Bernardino, già sottoposta a vincolo ex L.1497/39 (ora art. 139 DL. 490/1999) dal decreto 01.08.1985, Galassino, ed inserita nell’elenco dei Biotopi, viene ricompresa all’interno del perimetro di Piano Paesistico, come area di elevata naturalità ai fini della predisposizione di un corridoio ecologico tra l’ambito naturale del terrazzo e l’ambito del torrente Agogna, al limite settentrionale delle aree coltivate a riso. Nel territorio comunale, è individuata la Rete ecologica lungo il Fosso Romenorio che prende il nome di Rio Rho in prossimità del centro edificato: come nel caso dell’ambito di elevata qualità paesistica sopra indicato, l’area di Piano in esame non è interessata da tali elementi di interesse paesistico e territoriale. Obiettivo del PTC è conservare e valorizzare il sistema paesistico provinciale nel suo complesso nonché le caratteristiche peculiari dei singoli ambiti di paesaggio individuati in sede di analisi dal P.T.P., garantendone la fruizione collettiva.

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Dal punto di vista paesistico, si segnala entro il territorio di Barengo, non in area di interesse del Piano:  beni di riferimento territoriale (art. 2.15 delle NTA), con cui si intendono edifici o gruppi di edifici che costituiscono importanti riferimenti paesistico‐culturali, per posizione o per notorietà, di una vasta porzione di territorio o di un "sistema" di beni;  beni di caratterizzazione di subaree storico‐culturali e di ambiti di paesaggio: (art. 2.15 delle NTA) con cui si intendono il complesso di beni diffusi che qualificano e caratterizzano una porzione geograficamente o storicamente definita del territorio provinciale e rappresentano le attività, gli usi del territorio e le modalità insediative sedimentate nel corso della storia;  rete degli itinerari (art. 2.11 delle NTA): in accordo con il "Programma provinciale delle piste ciclabili", approvato dal Consiglio Provinciale con Del. n° 48 del 10.05.1999, sono individuati i principali itinerari di interesse ricreativo, culturale, turistico che avvalgono della rete viaria comunale e provinciale e collegano i siti di maggiore interesse storico e paesistico.

3.2.3.4 L’assetto storico‐culturale

Il PTC individua, sulla base di confini amministrativi, subaree storico‐culturali: il comune di Barengo è inserito nella subarea “Alta pianura di ”: comprende i comuni di Barengo, Borgomanero, e Cavaglio d’Agogna, , , Fontaneto d’Agogna, Suno, Vaprio d’Agogna. In tale ambito il sistema insediativo risente dei legami storici tra Novara e il Cusio: i sistemi dei beni sono riconducibili ai centri storici di origine medioevale, agli edifici rurali, ai castelli e rocche sforzesche, a palazzi e ville (Palazzo Bono, villa Biscaretti a Suno, ecc.), agli edifici storico industriali di Borgomanero.

3.2.3.5 L’assetto geoambientale

Il PTC suddivide il territorio provinciale in unità geoambientali con cui si intende porzioni di territorio in cui sono presenti omogenee caratteristiche di tipo geologico definibili come:  condizioni litotecniche e geomorfologiche;  rischi connessi con l’utilizzo urbanistico in zone geomorfologicamente pericolose;  valori da salvaguardare e tutelare;  risorse sfruttabili compatibilmente con la tutela dei valori e la difesa dai rischi. Nel territorio di Barengo sono individuabili due unità geoambientali: ‐ aree caratterizzate da alluvioni torrentizie, fluviali attuali, o recenti e fluvioglaciali con scarso o nullo strato di alterazione superficiale, in cui ricade l’area oggetto di Piano; ‐ aree caratterizzate dalla presenza di alluvioni fluvioglaciali antiche con strato d’alterazione superficiale di notevole spessore.

3.2.3.6 La struttura insediativa

Con riferimento alla struttura insediativa, il PTC assume la veste di:  strumento di coordinamento delle politiche insediative a livello o di interesse sovracomunale;

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 strumento di promozione di iniziative di pianificazione e gestione di previsioni insediative che hanno effetto sul sistema territoriale;  strumento di verifica della coerenza della pianificazione comunale con il disegno generale a scala provinciale. Perciò definisce i criteri localizzativi per le reti infrastrutturali, i servizi, le attrezzature e gli impianti produttivi e i criteri, gli indirizzi e le principali prescrizioni che devono essere osservati nella formazione dei piani a livello comunale o di settore, precisando le eventuali prescrizioni immediatamente prevalenti.

3.2.3.7 Le reti e i servizi per la mobilità

Lo schema "portante" del sistema della mobilità in provincia di Novara è rappresentato da:  il sistema "trasversale" est ‐ ovest composto dall’autostrada Torino ‐ Milano, dalla SS 11, dalla linea ferroviaria Torino ‐ Milano ‐ Venezia;  la direttrice in direzione nord‐est Novara ‐ ‐ Busto Arsizio costituita dalla SS 341 e dalla linea ferroviaria delle FNM;  il sistema radiale dei collegamenti dal capoluogo verso nord nelle tre direzioni fondamentali:  lago Maggiore (SS 32, SS 33, linea ferroviaria Novara ‐ Arona con prosecuzione verso il Sempione a nord‐ovest e verso il S. Gottardo a nord‐est)  lago d’Orta (SS 229, linea ferroviaria Novara ‐ Borgomanero ‐ Domodossola)  Valsesia (SS 299, autostrada A 26, linea ferroviaria Novara ‐ Valsesia)  il sistema radiale dei collegamenti dal capoluogo verso sud (SS 211, autostrada A 26, linea ferroviaria Novara ‐ Mortara ‐ Alessandria). Nel territorio comunale sono presenti Strade Provinciali (S.P. 20 e 21): il PTP individua la classificazione fondamentale della rete, sia per i tracciati esistenti, sia per quelli di nuova previsione. In generale l’indirizzo del piano è volto alla necessità di eliminare gli attraversamenti urbani in condizioni di incompatibilità del traffico con la qualità urbana, alla razionalizzazione funzionale e alla realizzazione di misure per la sicurezza e la moderazione del traffico. L’individuazione delle aree da salvaguardare, mediante apposito vincolo, per la futura realizzazione di nuove infrastrutture è attribuita alla pianificazione locale, mentre la possibilità di introdurre modificazioni a quanto contenuto nel PTP è imitata a piani di settore o a progetti specifici predisposti da enti competenti. Ulteriori disposizioni riguardano l’inserimento ambientale e l’analisi di influenza sull’assetto territoriale delle previsioni di intervento sulla rete stradale.

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3.2.4 PRGC del Comune di Barengo

Gli aspetti del vigente PRG che riguardano gli interventi previsti in variante sono relativi prevalentemente agli aspetti geologico ed in particolare le classi di zonizzazione geologico‐ tecnica; di seguito si riportano le indicazioni per gli interventi:  l’area dell’isola ecologica è in classe IIa di pericolosità geomorfologica, caratterizzata da modeste limitazioni risolvibili nell’ambito del singolo lotto edificatorio;  il tracciato della nuova viabilità ricade sostanzialmente in Classe IIIA (fascia di rispetto di 5 m del fosso colatore) e in parte in classe IIa: secondo quanto previsto dalle NTA del PRG, nelle aree in classe IIIA la realizzazione di opere infrastrutturali deve essere condizionata a studi di dettaglio di un intorno significativo, allo scopo di valutare le effettive condizioni di pericolosità e di rischio, senza modificare in alcun modo l’andamento attuale del corso d’acqua;  il settore interessato da esondazione della Roggia Mazza, con dissesto classificato come Em (pericolosità media/moderata), dovrà essere interessato da valutazioni di compatibilità con le condizioni del dissesto, verificando le eventuali opere necessarie alla completa funzionalità dell’opera. Per quanto riguarda la compatibilità acustica le zone di progetto sono assegnate alla classe II, definita nel DPCM 14/11/97 “Aree prevalentemente residenziali”.

Fig. 4 – Zonizzazione acustica del Comune di Barengo

3.2.5 Piano Energetico Ambientale Regionale

I riferimenti rispetto al piano energetico ambientale, approvato con D.C.R. 351‐3642 del 03/02/2004 possono essere riassunti come segue:  il quadro normativo europeo nazionale e regionale;

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 gli obiettivi del Protocollo di Torino, tutt’ora validi e anzi ulteriormente rilanciati dalla proposta della nuova deliberazione CIPE sull’attuazione delle politiche di riduzione dei gas serra;  la correlazione con gli strumenti di programmazione, con particolare riferimento a quelli delle qualità dell’aria e della gestione dei rifiuti;  il bilancio energetico nazionale e regionale nonché dal relativo scenario tendenziale. Contestualmente al quadro normativo vigente in campo energetico rappresentano riferimenti il decreto legislativo 23/05/2000, n. 164 riguardo la liberalizzazione nell’ambito del gas, e, nel settore elettrico il decreto legislativo 16/03/1999, n. 79, il d.l. 7/2002, l’accordo stabilito in sede di Conferenza Unificata per intrecciare i criteri energetici con quelli ambientali. Inoltre assumono particolare valenza i decreti ministeriali 24/04/2001, per la riduzione dei consumi nell’ambito dell’energia elettrica e del gas. Il Piano energetico ambientale è teso a garantire una serie di obiettivi che rispondono, da un lato, a concorrere alla realizzazione degli obiettivi generali di politica energetica del Paese coniugati a quelli ambientali e, dall’altro, assicurare al nostro territorio lo sviluppo di una politica energetica rispettosa delle esigenze della società, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Si individuano, quindi, obiettivi quali il trattamento delle fonti rinnovabili e dell’innovazione tecnologica, la razionalizzazione della produzione elettrica e dei consumi energetici, con particolare attenzione al settore civile, anche mediante l’istituzione della Certificazione Energetica. Nello specifico, tali obiettivi che vengono riassunti di seguito:  sviluppo del ricorso alla produzione di energia dalle fonti rinnovabili;  sviluppo della raccolta differenziata, del riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti;  riduzione dell’intensità energetica nei settori industriale, terziario e civile attraverso l’incentivazione di interventi volti ad aumentare l’efficienza energetica ed il rispetto dell’ambiente;  incentivazione dell’innovazione e della ricerca tecnologica finalizzata per il sostegno di progetti sperimentali e strategici. Il piano energetico ambientale si costituisce come quadro di riferimento e indirizzo per la programmazione locale e per l’esercizio delle competenze degli Enti Locali attribuite con la L.R. 07/10/2002, n. 23 e comprende anche il complesso normativo istituito dalla L.R. 26/04/2000, n. 44..

3.2.6 Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani

La programmazione regionale in materia ambientale, che assimila anche quella inerente l’organizzazione della gestione dei rifiuti urbani (DGR n. 44‐12235 del 28/09/2009), si basa sull’ordinamento comunitario, nazionale, regionale nonché sulla giurisprudenza comunitaria, costituzionale e nazionale. A livello regionale, la gestione dei rifiuti in Piemonte fa riferimento alla l. r. n. 24/2002 che, dando attuazione ai principi contenuti nel d.lgs. n. 22/1997, ora sostituito dal d.lgs. 152/2006 e s.m.i., regola il sistema delle competenze, gli strumenti di programmazione e definisce il sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani. Tale legge prevede che il governo del sistema integrato dei rifiuti urbani sia affidato alle associazioni di ambito territoriale ottimale (ATO) e che il territorio regionale sia suddiviso in 8 ATO equivalenti ai territori provinciali. Le amministrazioni provinciali, mediante i programmi

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provinciali, suddividono le ATO in bacini ed i comuni appartenenti al medesimo acino si consorziano obbligatoriamente costituendo i consorzi di bacino a cui è affidato il governo del sistema di raccolta dei rifiuti urbani. Il sistema integrato è il complesso delle attività, degli interventi e delle strutture tra loro interconnessi che, organizzati secondo criteri di massima tutela dell’ambiente, efficacia, efficienza ed economicità, permettono di ottimizzare le operazioni di conferimento, raccolta, raccolta differenziata, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani. In questo quadro, la programmazione comprende l’intero flusso dei rifiuti, fino alle previsioni impiantistiche di recupero e smaltimento finale, sulla base dei fabbisogni individuati. Ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, i rifiuti vengono classificati in base all’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e a seconda delle caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. Vengono quindi classificati come rifiuti urbani: a) rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b) rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cuialla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità; c) rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua; e) rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da aree cimiteriali diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e).

Obiettivi Sulla base degli obiettivi individuati nell’ordinamento comunitario e nazionale e secondo le linee programmatiche per la gestione dei rifiuti urbani adottate con DGR n. 19‐5209 del 05 febbraio 2007, sono stati individuati gli obiettivi generali di Piano, così come indicati di seguito:  riduzione della produzione dei rifiuti;  recupero di materia dai rifiuti urbani;  recupero energetico dai rifiuti;  riduzione delle emissioni dei gas climalteranti;  riduzione e prevenzione del fenomeno della desertificazione;  miglioramento della qualità della risorsa idrica;  riduzione della pressione antropica su suolo a destinazione agricola;  sicurezza ambientale delle discariche e riduzione dei quantitativi dei rifiuti smaltiti;  uso sostenibile delle risorse ambientali;  riduzione del prelievo di risorse senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita.

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Nel caso specifico, il Comune di Barengo aderisce per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti al Consorzio Basso Novarese, dove è vigente una raccolta differenziata porta a porta

3.2.7 Piano Regionale per il risanamento e la qualità dell’aria – Piano stralcio per il risanamento ambientale e il condizionamento

La disciplina qui presentata nasce dall’integrazione sinergica tra lo Stralcio di Piano per il riscaldamento ambientale ed il condizionamento, DGR n.46 – 11968 del 04/08/2009 facente parte del Piano regionale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’Aria, con gli atti attuativi previsti dalla L.R. 28 maggio 2007 n. 13 che, recependo la Direttiva 2002/91/CE , individua disposizioni in materia di rendimento energetico nell’edilizia. La L.R. 13/2007 si inserisce nel quadro della politica europea di riduzione del consumo energetico complessivo, tenendo presente che l’energia impiegata nel settore residenziale ed in quello terziario rappresenta oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità Europea. Per quanto riguarda la situazione italiana, va sottolineato come le prestazioni energetiche del settore civile continuano ad essere sensibilmente inferiori rispetto agli standard europei. Tutt’ora risultano carenti le prestazioni relative all’isolamento termico delle superfici e al riscaldamento degli ambienti. Nel nostro paese, il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici resta pertanto un traguardo ancora da raggiungere. Il livello medio di efficienza energetica nei processi di trasformazione dell’energia evidenzia considerevoli possibilità di miglioramento. Risulta quindi necessario attivare una serie di azioni atte non solo a ridurre i quantitativi di CO2 emessi in atmosfera, ma anche a migliorare la qualità dell’aria nel suo insieme. Peraltro, si evidenzia come le emissioni dovute all’utilizzo di impianti termici nel settore civile, rappresentano una quota importante delle emissioni complessive di sostanze inquinanti che si riversano sugli ambiti urbani. In Piemonte, studi sulla qualità dell’aria hanno mostrato come negli ultimi anni vi siano stati importanti segni di miglioramento: si è, infatti, ridimensionata l’area in cui permane la situazione di superamento della media annua di PM10, ma resta purtroppo molto estesa, interessando quasi interamente l’area piemontese, la zona in cui si verificano più di 35 superamenti/anno della media giornaliera, anche se si attesta una sensibile diminuzione dei giorni di superamento. Per poter raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria posti a livello comunitario, si ritiene necessario prevedere interventi significativi sulle strutture impiantistiche/edilizie esistenti, dato atto che il contributo derivante dalla sostituzione delle apparecchiature e dalla riqualificazione degli involucri edilizi risulta incapace di sostenere scenari di potenziale riduzione delle emissioni prodotte. Il presente provvedimento individua gli indirizzi, le prescrizioni e gli strumenti atti a promuovere la diffusione di tecnologie a basse emissioni e ad elevata efficienza energetica, nonché le norme comportamentali volte a modificare le abitudini del cittadino consumatore, tendendo in questo modo alla riduzione dei consumi. Uno degli obiettivi primari del procedimento è infatti la riduzione del rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme, così come la conservazione della qualità dell’aria ambiente nelle zone di mantenimento di tali valori. In Piemonte, le misure e le politiche per il miglioramento dell’efficienza energetica del sistema edificio ‐ impianto, nonché per il governo della qualità dell’aria, applicabili al settore del riscaldamento e del condizionamento degli ambienti, risultano le seguenti:  migliorare l’efficienza energetica complessiva del sistema edificio‐impianto, dei generatori di calore, dei sistemi distributivi e di regolazione;

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 fissare livelli prestazionali minimi e di qualità per gli edifici di nuova costruzione e di intervento anche sugli edifici esistenti in fase di manutenzione straordinaria;  favorire l’utilizzo di tecnologie innovative per incrementare l’efficienza energetica e migliorare le prestazioni emissive dei generatori di calore;  favorire l’utilizzo di combustibili a basso impatto ambientale e l’uso di fonti energetiche rinnovabili;  favorire una significativa riduzione delle emissioni, con particolare attenzione al particolato fine (PM10) e agli ossidi di azoto (NOx), mediante l’individuazione di una prestazione emissiva ed energetica di riferimento per la produzione di calore, finalizzata al riscaldamento degli ambienti. Per le fonti energetiche rinnovabili, si pone attenzione sia allo sfruttamento del solare termico che all’utilizzo delle biomasse. In sintesi, il presente provvedimento si connota come un intervento organico sulle emissioni in atmosfera da riscaldamento ambientale e condizionamento, efficacemente integrato con gli indirizzi operativi che scaturiscono dai principi della l.r. 13/2007, che è espressione locale del quadro normativo europeo in materia di efficienza energetica degli edifici.

3.2.8 Programma Energetico Provinciale

Il Piano di Indirizzo si propone di agire a livello locale predisponendo delle linee guida strategiche di intervento, supportate dai relativi strumenti tecnici al fine di rispondere in modo ottimale all’evoluzione del sistema energetico, considerando opportunamente anche il contenimento delle emissioni stabilito dalla Conferenza di Kyoto (riduzione del 6.5% entro il 2010), mettendole a sistema con gli obiettivi di economicità di gestione, miglioramento del servizio verso gli utenti, stimolo all’economia ed all’occupazione, ecc. Riguardo all’offerta energetica bisogna porre rilevanza sull’incremento dello sfruttamento delle fonti rinnovabili, contestualmente ai vincoli ambientali. Concentrandosi, invece, sulla domanda di energia parola chiave diviene il risparmio della risorsa energetica. In un quadro di pianificazione integrata delle risorse, il risparmio si pone come valutazione del potenziale di gestione della domanda (DSM), esattamente al pari livello della valutazione del potenziale dell’offerta. L’Amministrazione provinciale ha la facoltà di rivestire un ruolo attivo nel coordinamento di azioni nell’ambito energetico, acquisite tramite la legge 10/91 ed il Dlgs 112/98, art.30 e 31 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle Regioni ed agli enti locali). In particolare, l’art.31 attribuisce alle provincie una serie di azioni, tra le quali la redazione e adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, l’autorizzazione all’installazione e all’esercizio degli impianti di produzione di energia ed il controllo sui rendimenti energetici degli impianti termici. Tali direttive sono state assunte dalla Regione Piemonte tramite la L.R.34/98, la L.R.44/2000 all’art.43 e la L.R. 23/2002. I principali ambiti operativi entro i quali si possono svolgere le azioni previste dalla Provincia per la creazione di un sistema energetico provinciale più efficiente e sostenibile, possono essere riassunti come segue:  realizzazione di programmi di partecipazione;  attività rivolta ai comuni;  potenziamento delle strutture provinciali in materia di energia;  verifica del conseguimento degli obiettivi e aggiornamento del Piano Energetico;  diffusione dell’informazione;

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 sviluppo della fonte idroelettrica;  sviluppo della fonte solare termica;  sviluppo della fonte solare fotovoltaica;  sviluppo delle biomasse;  sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito civile privato; sviluppo di una efficiente gestione energetica in ambito civile pubblicoLa realizzazione di programmi di partecipazione affida alla Provincia un ruolo di promotrice di tavoli di lavoro con i soggetti che partecipano alla gestione dell’energia. Ciò, tramite l’organizzazione di “iniziative di consultazione” per il coinvolgimento dei diversi soggetti interessati a vario titolo. Le Amministrazioni comunali possono, a loro volta, assumere un ruolo strategico nell’ambito energetico, attivando strumenti normativi riguardanti la qualità energetica degli edifici. Il potenziamento delle strutture provinciali è attuabile mediante la realizzazione di una struttura capace di seguire le tematiche energetiche e la programmazione individuata dal Piano Energetico Provinciale. Valore assoluto riveste la verifica periodica del conseguimento degli obiettivi del piano e naturalmente l’aggiornamento dello stesso. Il monitoraggio di ogni intervento diverrà azione imprescindibile, riscontrabile attraverso un feedback riepilogativo in termini di risparmio energetico e riduzioni di emissioni climalteranti, ai fini di una valutazione dell’efficacia. Per attivare la diffusione di forme energetiche più sostenibili, risulterebbe utile intraprendere una campagna informativa e di sensibilizzazione rivolta ai cittadini. Ad esempio, uno tra i molteplici fini può essere quello di incentivare all’acquisto di prodotti ad alta efficienza. Rispetto allo sviluppo della fonte idroelettrica, nella Provincia di Novara la potenza idroelettrica risulta di circa 16MW per una producibilità media annua di 86 GWh, pari al 3.6% dei consumi dell’intera provincia e del 23% circa dei consumi del settore residenziale. Per il solare termico è possibile stimare una superficie installata pari a circa 1500mq, per una produzione energetica di circa 825 MWhu/anno. Mentre, per il solare fotovoltaico si stima una potenza installata pari a circa 50 KWp. La Provincia di Novara risulta essere ricca di biomasse, sia per quelle di origine ligneo‐cellulosa, sia per gli scarti derivanti da allevamenti zootecnici. Vari studi hanno documentato che il potenziale complessivo si aggirerebbe intorno ai 5.000 GWh termici, considerando il potere calorifico inferiore dei residui di origine forestale. L’ambito civile possiede un potenziale di riqualificazione energetica notevole, sia per gli usi elettrici sia per quelli termici. L’orientamento che il piano di indirizzo vuole seguire, riguarda le migliori opportunità tecnologiche di efficientizzazione connesse alla produzione e distribuzione di energia per usi termici ed elettrici, sia dal punto di vista del contenimento della domanda che in termini di miglioramento dei processi di conversione e distribuzione dell’energia. Particolare attenzione deve essere orientata verso la progettazione “ENERGY AND ENVIRONMENTALLY CORRECT” per le nuove realizzazioni, come mostrato di seguito:

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Dalle indicazioni emerse dall’approfondimento “Energy and Environmentally correct” per le nuove progettazioni emergono principalmente i seguenti obiettivi:  proporre modelli di organizzazione urbana che minimizzano la richiesta di energia e delle altre fonti territoriali.

3.2.9 Il sistema dei vincoli sovraordinati

L’area oggetto di intervento non è interessata da vincoli, derivanti da disposizioni e atti amministrativi vigenti, che hanno effetto cogente.

3.2.10 Conclusioni

Considerando l’analisi effettuata degli strumenti di tutela e pianificazione che interessano l’area si può concludere che la Variante:  non interferisce con il sistema dei vincoli sovraordinati;  è coerente con la pianificazione sovraordinata ed in particolare con le indicazioni del Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani;  comporta modifiche del vigente piano regolatore anche per quanto riguarda le classi di zonizzazione geologico‐tecnica e quelle di zonizzazione acustica.

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4 CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE AREE CHE POSSONO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE DAL PIANO

In considerazione del tipo di Piano oggetto di valutazione e della sua estensione si ritiene di assumere quale elemento di inquadramento generale il PRG adottato ed il relativo Rapporto Ambientale esteso anche agli analoghi strumenti del territorio del Comune di Barengo, mentre un’analisi di maggior dettaglio sarà redatta per la zona direttamente interessata dalla Variante.

4.1 INQUADRAMENTO DI AREA VASTA

Fig. 5 – Foto aerea (da Google Earth) – Si nota: la Roggia Mazza che interseca il tracciato della nuova strada, la vegetazione forestale sulla scarpata di terrazzo fluvioglaciale antico, i confini dell’abitato di Barengo a sud dell’area.

Il Piano Paesaggistico Regionale, approvato dalla Giunta Regionale, con D.G.R. n. 53‐11975 del 04 agosto 2009 fornisce alcune informazioni utili all’inquadramento paesaggistico del territorio comunale. Il Comune di Barengo ricade all’interno dell’ambito paesaggistico n.19 “Colline novaresi”.

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Ambito Colline novaresi 19

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DESCRIZIONE AMBITO

CARATTERISTICHE NATURALI (ASPETTI FISICI ED ECOSISTEMICI)

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Il Piano Territoriale Provinciale nella parte relativa alle analisi ha prodotto una serie di tavole e di relazioni utili per fornire un inquadramento generale, in particolare dal punto di vista paesaggistico ed ambientale, del territorio interessato dal progetto. L’area di progetto è compresa nell’ambito di paesaggio 8 Alta Pianura dell’Agogna. Alta Pianura dell’Agogna: l’ambito paesistico d’alta pianura coincide sostanzialmente con la piana alluvionale dell’Agogna, che costituisce elemento caratterizzante, compresa tra le scarpate dei terrazzi fluvioglaciali antichi sotto descritti. Il limite meridionale non è definito da elementi morfologici di rilievo ma coincide con l’inizio del sistema irriguo che caratterizza la pianura novarese. La componente naturale è limitata al fiume e alle scarse formazioni vegetali lineari sulle sue rive. La componente agraria è relativamente debole sotto il profilo paesistico, con aziende di media grandezza e prevalente monocoltura a mais; interessanti ecotopi caratterizzanti l'ambito paesistico sono quelli costituitisi intorno ai fontanili, ambienti creati e gestiti dall'uomo sufficientemente stabili per l'insediamento di flora e fauna, grazie alle particolari condizioni ambientali, termiche e chimico‐fisiche delle acque. La componente urbana è prevalente lungo la rete viaria storica tra Novara ed il Cusio, con gli effetti conurbativi delle espansioni di Borgomanero verso Gozzano/San Maurizio d’Opaglio e verso Fontaneto d’Agogna. I sistemi di beni storici caratterizzanti sono riconducibili agli edifici rurali spesso di origine monastica (Badia di Dulzago, cascina Monastero), mentre la presenza di edifici fortificati sui terrazzi meglio sottolinea il passaggio tra ambiti paesistici di diversa connotazione. Le aree ripariali lungo il torrente Agogna, già oggetto di uno studio condotto dall'amministrazione provinciale, sono dal PTR considerate di competenza regionale, ma sono soprattutto interessanti per il piano provinciale, in quanto costituiscono uno dei principali e potenziali corridoi ecologici dell’intera rete provinciale. Le Tavole seguenti, tratte dalla fase di analisi per il PTP illustrano la situazione per le varie componenti della zona vasta che comprende l’area di intervento.

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Fig. 6 – Estratto Tavola di Analisi del PTP – TAV. 3 Uso del suolo

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Fig. 7 – Estratto Tavola di Analisi del PTP – TAV. 5 Beni urbanistici, architettonici ed archeologici.

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Fig. 8 – Estratto Tavola di Analisi del PTP – TAV. 6 Vincoli paesisitici e ambientali.

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Fig. 9 – Estratto Tavola di Analisi del PTP – TAV. 7 Il paesaggio e l’ambiente

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4.1.1 Caratteri specifici dell’area

Il territorio comunale di Barengo, della superficie di oltre 19 Kmq, è occupato per buona parte (58%) da seminativi irrigui. I restanti kmq, ad eccezione del nucleo abitato, sono distribuiti sui terrazzi fluviali antichi, a ovest del territorio comunale. Questi sono boscati e, in parte, destinati alla viticoltura o tenuti a prati stabili, come appare evidente in Figura seguente, nella quale è riportato l’uso del suolo fornito dal Piano Forestale Territoriale.

Carta di uso del suolo del territorio comunale di Barengo

I vari usi del suolo nel Comune di Barengo sono suddivisi secondo quanto riportato nella seguente tabella (fonte: Piano Forestale Territoriale, rilievo del 2002).

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Superficie Superficie Uso del suolo (ha) (%) Acque 3 0,17% Aree estrattive 10 0,49% Aree urbanizzate, infrastrutture 50 2,58% Aree verdi urbane 4 0,18% Aree boscate 522 27,01% Cespuglieti 1 0,06% Coltivi abbandonati 5 0,25% Frutteti, vigneti 87 4,49% Impianti per arboricoltura da legno 22 1,14% Prati stabili di pianura 110 5,71% Seminativi 1118 57,90% Totale 1932 100,00%

E’ evidente la prevalenza delle aree a seminativo che complessivamente occupano circa 11 kmq, oltre la metà del suolo comunale. Circa il 27 % del suolo comunale è invece occupato da aree boscate, tipologia che come visto interessa soprattutto l’area dei terrazzi fluviali antichi.

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4.2 ASPETTI RILEVANTI DELLO STATO DELL’AMBIENTE

Nella successiva tabella si individua il grado di rilevanza degli aspetti ambientali ed i relativi motivi, in relazione con il contesto territoriale interessato dalla Variante.

ASPETTI AMBIENTALI RILEVANTI PER IL PIANO Temi Rilevanza Motivi della rilevanza Aria alta La situazione generale della qualità dell’aria è buona essendo il comune in classe 3; le nuove opere previste non aumentano di per sé il traffico veicolare ma ne favoriscono una ridistribuzione a vantaggio delle zone centrali del paese Rumore alta La classificazione acustica della zona interessata dalle opere è la seconda; l’area di conferimento dovrà essere in clase terza con una variazione della zonizzazione acustica Rifiuti alta La variante è finalizzata sostanzialmente alla realizzazione di una struttura destinata al miglioramento e razionalizzazione delle modalità di raccolta differenziata Acqua media Le opere previste ed in particolare la strada interferiscono con il reticolo idrico Suolo media C’è consumo di suolo ineliminabile in una nuova edificazione. Con la Variante vengono approfonditi anche aspetti di carattere idrogeologico. Vegetazione bassa Non si prevedono effetti sulla vegetazione Fauna bassa Non ci sono aspetti rilevanti Ecosistemi bassa Non ci sono aspetti rilevanti Paesaggio media L’ambito paesaggistico è caratterizzato da un contesto prevalentemente agricolo con la forte presenza di elementi seminaturali come fasce boscate ‐ specialmente in corrispondenza dei corsi d’acqua – ed aree boscate che caratterizzano il margine della zona collinare. La Variante comporta modifiche permanenti del paesaggio a livello locale che possono essere adeguatamente mitigate Benessere e salute media La razionalizzazione della raccolta dei rifiuti e della viabilità potrà pubblica avere un effetto positivo

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5 STATO DELLE COMPONENTI E POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI DEL PIANO SULL’AMBIENTE

Di seguito viene brevemente descritto lo stato delle componenti ambientali e gli effetti che l’attuazione delle previsioni del Piano potrebbero avere su esse.

5.1 ARIA

5.1.1 Stato di fatto

5.1.1.1 Aspetti climatici

Il clima dell’area qui oggetto di studio in comune di Barengo è quello tipico della Pianura Padana con caratteristiche continentali: estati secche e calde, inverni piuttosto freddi; precipitazioni concentrate in due massimi autunnale e primaverile con un massimo principale in autunno; tale analisi può essere suffragata dall’analisi dei dati termopluviometrici della stazione meteorologica di Novara. La temperatura media è pari a 12,9 °C, le estati sono calde (media di luglio 24 °C), gli inverni sono piuttosto rigidi (media di gennaio 1°C); la differenza tra il mese più caldo e quella del mese più freddo è pari a 23°C, caratteristica dei climi continentali. La piovosità media, pari a 923 mm. annui, è distribuita in maniera piuttosto omogenea lungo tutto l’arco dell’anno con due massimi relativi in autunno e primavera; durante il trimestre Giugno‐ Luglio‐Agosto la piovosità cumulata è di 237 mm. Durante il trimestre estivo inoltre è da segnalarsi un deficit idrico piuttosto consistente, con punta nel mese di luglio, che si protrae anche nel mese di settembre. Nel grafico e nella tabella seguenti sono illustrati gli andamenti medi del bilancio idrico (piovosità‐ ETP).

160

prec. 140 ETP

120

100

80 mm

60

40

20

0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

Prospetto delle precipitazioni medie mensili ed ETP

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gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic anno t° (°C) 1,29 3,44 8,11 12,92 17,26 21,37 23,68 22,88 19,04 13,21 7,45 2,58 12,76 prec. 53,3 53,5 79,4 103,7 118,2 89,8 73,0 75,1 86,5 107,7 128,9 72,0 1041,5 ETP 1,6 6,4 26,5 55,7 94,1 127,4 149,3 131,1 87,5 47,8 18,1 3,9 744,7 bilancio 51,7 47,1 52,9 48,0 24,1 -37,6 -76,3 56,0 -1,0 59,9 110,8 68,1 296,8

5.1.1.2 Qualità dell’aria

In Piemonte la qualità dell’aria è misurata mediante il Sistema Regionale di Rilevamento della qualità dell’aria (SRRQA), che al 31 dicembre 2012 risulta costituito da:  66 stazioni fisse per il monitoraggio in continuo di parametri chimici, delle quali 6 di proprietà privata;  6 laboratori mobili attrezzati, per realizzare campagne brevi di monitoraggio;  7 Centri Operativi Provinciali (COP), presso i quali sono effettuate le operazioni di validazione dei dati rilevati I dati relativi all’anno 2012 confermano la tendenza degli ultimi anni: una situazione stabile per monossido di carbonio, biossido di zolfo, metalli e benzene i cui livelli di concentrazione si mantengono inferiori ai limiti previsti dalla normativa vigente; resta critica la situazione per il biossido di azoto, ozono e particolato PM10 registrando nel 2012 un leggero miglioramento dopo il sensibile peggioramento dell’anno precedente di alcuni indicatori a causa di condizioni meteorologiche, che nella stagione fredda, avevano sfavorito la dispersione degli inquinanti. La valutazione dello stato della qualità dell'aria è annualmente prevista a cura della Regione dalla Legge Regionale 43/2000 in applicazione della normativa comunitaria e viene realizzata attraverso l'utilizzo di misurazioni prodotte dal sistema regionale di rilevamento della qualità dell'aria, con campagne di misurazione effettuate sul territorio. Con Legge Regionale 7 aprile 2000, N 43, la Regione Piemonte si è dotata di Piano Regionale per il Risanamento e la Tutela della qualità dell’aria. Con l’istituzione di tale strumento si è provveduto all’assegnazione dei Comuni alle zone 1, 2 e 3 di Piano. Successivamente, con Delibera di Giunta Regionale 11 novembre 2002, n 14‐7623, si è provveduto all’aggiornamento dell’assegnazione dei Comuni alle zone di Piano, eseguita sulla base dei risultati della valutazione di qualità dell’aria nella Regione Piemonte – Anno 2001, effettuata in relazione ai limiti di qualità dell’aria stabiliti con DM 2 aprile 2002, n. 60. Il territorio piemontese è stato suddiviso in zone di piano: Zona 1  i Comuni con popolazione superiore ai 250.000 abitanti;  i Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti e densità di popolazione (riferita alla superficie edificata dei centri urbani) superiore a 2.500 abitanti/Km2;  i Comuni capofila di una Conurbazione, ovvero di un'area urbana finitima per la quale deve essere redatto un Piano generale del traffico dell'intera area, così come individuata dalla Regione;  i Comuni per i quali la valutazione della qualità dell'aria evidenzia il superamento di uno o più valori limite aumentati del margine di tolleranza.

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Zona 2 a cui vengono assegnati:  i Comuni con meno di 20.000 abitanti e densità di popolazione inferiore a 2.500 abitanti/Km2, facenti parte di una Conurbazione ovvero di un'area urbana finitima per la quale deve essere redatto un Piano generale del traffico dell'intera area, così come individuata dalla Regione;  i Comuni per i quali la valutazione della qualità dell'aria stima il superamento di uno o più limiti, ma entro il margine di tolleranza. Zona 3  a cui vengono assegnati tutti i Comuni nei quali si stima che i livelli degli inquinanti siano inferiori ai limiti.

Come indicato in Deliberazione, “Restano assegnati alla Zona 3 tutti i territori comunali non espressamente indicati negli elenchi delle Zone 1, 2 e 3p. Barengo è assegnato alla zona 3.

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Fig. 10 – Estratto dal DGR n. 19‐12878 del 28/06/2004 AGGIORNAMENTO DEL PIANO REGIONALE PER IL RISANAMENTO E LA TUTELA DELLA QUALITÀ DELL’ARIA

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Il Piano Regionale per il risanamento e la qualità dell’aria, prevede che le Province, quali autorità competenti alla gestione delle situazioni di rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme, di cui all’art 7 del D. Lgs 4 agosto 1999 n. 351, elaborino i Piani di azione con i Comuni che sono stati assegnati alla Zona di Piano. Le Province, d’intesa con i Comuni, definiscono le aree delle Zone di Piano – indipendentemente dall’assegnazione alle zone 1, 2 o 3p ‐ nelle quali le misure si applicano, la gradualità di applicazione delle stesse e individuano i Comuni eventualmente esclusi, indicando le motivazioni di tali scelte in funzione delle misure o azioni previste. Il Sistema Regionale di Rilevamento di Qualità dell’Aria, per la provincia di Novara si basa su una serie di centraline che rilevano dati differenti; la più prossima all’area in esame, in comune di Barengo, è quella di . Si specifica che la zona di pertinenza della centralina per Oleggio è urbana.

I dati di ARPA per Oleggio sono riferiti a due indicatori (PM 10 media giornaliera, numero di superamenti del valore limite, e NO2 media annua mentre i dati scaricabili per il gas serra CO sono a livello regionale) evidenziano una situazione in nell’ultimo anno in miglioramento.

Comune 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 BARENGO 2 2 2 2 2 2 1

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Le stime comunali di PM10 vengono calcolate a partire dai risultati prodotti dal sistema modellisticodichimicaetrasportoutilizzatooperativamentedaARPAPiemonteedaidatidi qualità dell'aria misurati dalle stazioni del Sistema Regionale di Rilevamento della Qualità dell'Aria. Le due tipologie informative sono integrate con una opportuna metodologia statistica.

I valori di concentrazione così calcolati sono poi assegnati ai territori comunali tenendo in considerazione il loro grado di urbanizzazione. Sono pertanto da intendersi come valori medi su area, non direttamente confrontabili con le misure puntuali delle singole stazioni. A partire dal valore di concentrazione stimato sul territorio comunale viene infine calcolato il numero di superamenti del valore limite, rappresentato in tabella secondo la seguente classificazione: n° superamenti del valore limite giornaliero <=35 > 35 classe 12

Valore limite giornaliero per la protezione della salute umana, 50 µg/m 3 da non superare per più di 35 giorni nel corso dell'anno civile:

Fig. 11 – PM 10, media giornaliera, numero di superamenti del valore limite

Comune 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 BARENGO 1 2 3 2 2 1 1

Le stime comunali di NO2 vengono calcolate a partire dai risultati prodotti dal sistema modellisticodichimicaetrasportoutilizzatooperativamentedaARPAPiemonteedaidatidi qualità dell'aria misurati dalle stazioni del Sistema Regionale di Rilevamento della Qualità dell'Aria. Le due tipologie informative sono integrate con una opportuna metodologia statistica.

I valori di concentrazione così calcolati sono poi assegnati ai territori comunali tenendo in considerazione il loro grado di urbanizzazione. Sono pertanto da intendersi come valori medi su area, non direttamente confrontabili con le misure puntuali delle singole stazioni.

Il valore di concentrazione stimato sul territorio comunale viene così classificato:

Valore [ g/m 3 ] <= 26 (26,32] (32,40] > 40 classe 1 2 3 4

Valore limite annuale per la protezione della salute umana: 40 ug/m 3 Soglia di valutazione superiore per la protezione della salute umana 32 ug/m 3 Soglia di valutazione superiore per la protezione della salute umana 3 26 ug/m

Fig. 12 – NO2, media annua

5.1.2 Effetti prevedibili

Poiché la Variante prevede la realizzazione di una nuova strada è evidente che un contributo dovuto alle emissioni per il riscaldamento degli edifici e al traffico indotto è prevedibile anche se minimo. Effetti negativi, anche se di minima entità tale da non incidere sulle dinamiche cittadine e/o locali, sono prevedibili.

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Questi impatti sono ridotti dalla finalità stessa di realizzazione della strada, ossia la razionalizzazione del traffico, con la riduzione del transito dei mezzi pesanti all’interno del centro abitato. Si ricorda, inoltre, che nei luoghi oggetto di intervento già attualmente esiste un’isola ecologica che sarà rimossa.

5.2 RUMORE

5.2.1 Stato di fatto

Il Piano di Classificazione Acustica comunale rappresenta il principale strumento per la gestione e la prevenzione dell’inquinamento acustico. Esso fissa i valori limite della rumorosità nell’ambiente esterno e, soprattutto, determina vincoli e condizioni per uno sviluppo del territorio acusticamente sostenibile.

Percentuale di comuni con Piano di Classificazione Acustica approvato

“STATO DELL’AMBIENTE IN PIEMONTE 2013” – ARPA PIEMONTE

Per la valutazione degli effetti previsti a seguito della realizzazione degli interventi in progetto, si richiamano le considerazioni e risultati dello Studio previsionale dell’impatto acustico dell’Ing. Riccardo Massara. Come si può osservare in figura sottostante, che illustra lo stralcio del Piano di Zonizzazione Acustica del territorio comunale, la zona di Variante è attualmente classificata in classe II, ossia aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali.

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Fig. 13 – Zonizzazione acustica del Comune di Barengo

Per quanto riguarda il rumore, la destinazione residenziale è quella che normalmente è individuata come bersaglio di eventuali disturbi. Nel documento si riportano le mappe di propagazione del rumore previsionale per verificare che l’impatto acustico rispetti la classe acustica di appartenenza dei ricettori; si fa riferimento a emissioni diurne, in quanto il rumore generato è causato dal traffico diurno dei veicoli che entreranno e circoleranno nel sito. A seguito della realizzazione degli interventi,:  per l’area di progetto dell’isola ecologica, in considerazione della natura degli interventi in progetto e ai sensi della normativa vigente, è prevista l’applicazione di nuovi limiti di classe acustica (III, ossia aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.). Nel documento citato è riportata quindi la mappa di previsione dell’andamento acustico ai ricettori maggiormente esposti, considerando i limiti di emissione di classe acustica III;  per la strada di nuova realizzazione, la mappa di previsione fa riferimento alla classificazione acustica del Piano comunale (II).

5.2.2 Effetti prevedibili

Nel caso dell’isola ecologica, il modello di propagazione acustica dimostra il rispetto dei nuovi limiti acustici di emissione (classe acustica III) che dovranno essere attribuiti al sito in previsione del possibile adeguamento del Piano di Zonizzazione Acustica. Con riferimento all’impatto acustico della strada di progetto, il modello indica il rispetto dei limiti di immissione con il vigente Piano di zonizzazione acustica (classe acustica II). Infine, il documento riporta la mappa di propagazione cumulativa dell’impatto acustico dell’isola ecologica e nuova strada: la previsione dell’impatto acustico complessivo delle opere in progetto

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rispetta i limiti assoluti di immissione diurni previsti dal vigente Piano di Zonizzazione Acustica comunale presso ogni ricettore considerato, secondo quindi la classe acustica II.

5.3 RIFIUTI

5.3.1 Stato di fatto

Il Comune di Barengo aderisce per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti al Consorzio di Bacino Basso Novarese (CBBN). Il comune è dotato di un’isola ecologica che sarà rimossa con la variante in esame. Per territorio di Barengo, la raccolta dei rifiuti è sintetizzabile per il 2013 con i seguenti dati totali e pro capite (kg/ab.) ‐ si ricorda che il numero degli abitanti è 843. Si evidenzia che la raccolta differenziata è pari a 56,3%, in continuo aumento dai dati di seguito riportati, e comunque ancora al di sotto della media provinciale.

anno 2013 Pro capite (Kg/ab.) Totale (t) RU indiff. 134 159 RD 173 205 Rifiuti totali 307 364 (Fonte: http://www.sistemapiemonte.it/webruc/raccoltaRifiutiAction.do)

Produzione di rifiuti in kg/abitante RT RU RD % RD 2000 256 171 84 33,0 2001 275 186 90 32,6 2002 274 184 90 32,8 2003 257 160 97 37,7 2004 263 154 109 41,5 2005 316 177 139 44,0 2006 297 148 150 50,3 2007 292 129 163 55,8 2008 314 134 180 57,3 2009 302 135 167 55,4 2010 307 127 180 58,7 2011 320 151 169 52,7 2012 360 156 205 56,8 2013 364 159 205 56,3 (Fonte: http://www.sistemapiemonte.it/webruc/raccoltaRifiutiAction.do)

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Fig. 14 – Andamento della produzione di rifiuti Fig. 15 – Andamento della raccolta differenziata a urbani e della raccolta differenziata a livello livello comunale, provinciale e regionale comunale (Fonte: http://www.sistemapiemonte.it/webruc/raccoltaRifiutiAction.do)

5.3.2 Effetti prevedibili

Gli interventi prevedono la realizzazione di una nuova area per impianti urbani da destinare a isola ecologica, con contestuale rimozione di quella attualmente esistente. La nuova isola ecologica sarà localizzata su area attualmente a destinazione agricola. All’interno della stessa verranno stoccati i rifiuti solidi urbani ingombranti e della raccolta differenziata. In fase di cantiere la produzione di rifiuti sarà limitata e comunque raccolta e smaltita a termine di legge.

5.4 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE

5.4.1 Stato di fatto

L'idrografia di Barengo è caratterizzata dalla presenza del Torrente Agogna, rogge e canali. L'agogna: nasce a circa 1000 m s.l.m., dal Massiccio del Mottarone e sfocia nel Po dopo un corso di 140 km.

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Fig. 16 – Ambiente idrico superficiale (Fonte: http://www.webgis.provincia.novara.it/)

Per gli aspetti idrografici dell’area di interesse si fa riferimento alla Relazione Geologica del geologo Dott. Antonello Rivolta dalla quale la zona di destinazione a isola ecologica risulta essere contraddistinta dall’alveo della Roggia Mazza che si origina nei pressi di Cavaglietto; la Roggia drena anche le acque di ruscellamento provenienti dal versante occidentale, e poi prosegue all’interno dell’abitato di Barengo. Perpendicolarmente alla Roggia, a sud del lotto in esame, è presente un canale colatore che convoglia le acque della vallecola della strada vecchia per Sizzano sino alla confluenza con il Rio Rho, sovrappassando la Roggia Mazza con ponte canale. Immediatamente a valle di tale ponte canale, in sponda sinistra della Roggia Mazza, è visibile l’opera di presa di un canale scolmatore che attraversa l’abitato per confluire nella Roggia Guida. Lungo il margine settentrionale dell’area destinata a isola ecologica, è presente un piccolo solco che drena le acque provenienti dal versante nella Roggia Mazza, attraversando con tubazione la strada vicinale Valsegna. In questo solco, potenziali occlusioni possono determinare allagamenti. Il tracciato della nuova viabilità, è interessato dalla Roggia Mazza e sua area di esondazione; l’estremità occidentale della nuova viabilità, coincidente con la Via Valsenga, è interessato dalla presenza di un fosso di scolo delle acque del versante che attraversa la strada vicinale con tubazione e si dirige verso la Roggia Mazza. Con riferimento alle acque sotterranee, si evidenzia la presenza della falda freatica a pochi metri di profondità dal piano campagna.

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5.4.2 Effetti prevedibili

La nuova viabilità prevista dalla Variante interferisce col reticolo idrografico superficiale. Come evidenziato nella relazione del geologo Dott. Antonello Rivolta, la realizzazione di opere infrastrutturali deve essere condizionata a studi di dettaglio di un intorno significativo, allo scopo di valutare le effettive condizioni di pericolosità e di rischio, senza modificare in alcun modo l’andamento attuale del corso d’acqua. Con riferimento alla falda freatica sotterranea, l’interferenza sarà risolta con la realizzazione di adeguate opere di intercettazione e allontanamento di tali acque, con interventi di impermeabilizzazione delle strutture murarie interrate eventualmente a contatto con l'acqua e con lo smaltimento delle eventuali acque raccolte evitando fenomeni di ristagno.

5.5 SUOLO E SOTTOSUOLO

5.5.1 Stato di fatto

Dalla Carta del suolo della Regione Piemonte è possibile estrarre alcune informazioni sulla tipologia di suoli presenti nel Comune di Barengo. La parte del territorio comunale a orientale è caratterizzato da suoli moderatamente fertili, con limitazioni principalmente legate alla presenza di ghiaie e alla conseguente ridotta capacità idrica; si tratta di suoli alluvionali definiti Inceptisuoli di pianura ghiaiosi. Nella porzione occidentale prevalgono alluvioni fluvio‐glaciali Mindel, ciottolose grossolane: nel primo metro i suoli sono molto ricchi di materiali limosi e il carattere fondamentale dei suoli è la presenza di un orizzonte di argilla la cui presenza aumenta con l’aumento della profondità. Con particolare riferimento ai suoli interessati dalle previsioni di Piano, oltre agli Inceptisuoli di pianura ghiaiosi sopra descritti, e procedendo verso ovest, sono gli Inceptisuoli di pianura non idromorfi e non ghiaiosi, la cui tessitura francosabbiosa conferisce una permeabilità moderatamente alta e un drenaggio moderatamente rapido, non favorevole alla conservazione della fertilità. Sono lambiti dalla previsione in esame anche gli Alfisuoli di collina a tessitura grossolana, suoli molto profondi ma con una profondità utile ridotta a circa 60 cm per la presenza di orizzonti fortemente compatti (ricchi di sabbia, ghiaia e argilla).

5.5.1.1 Aspetti idrogeologici

Nella relazione del geologo Dott. Antonello Rivolta sono trattati l’inquadramento geologico e geomorfologico, quello idrogeologico e litostratigrafico. La relazione del geologo riporta queste conclusioni:  La zona in cui è prevista l’isola ecologica è classificata in classe IIA di pericolosità geomorfologica;  il tracciato della nuova viabilità ricade sostanzialmente in classe IIIA (fascia di rispetto di 5 m del fosso colatore) e in parte in classe IIA. Dal punto di vista geomorfologico, l’area si presenta sotto forma di un blando pendio, a partire dalla strada vicinale Valsegna, il quale digrada progressivamente sino all’alveo della Roggia Mazza. A occidente della strada vicinale Valsegna si incontra la scarpata del terrazzo fluvioglaciale antico in fase quiescente o stabilizzata, interessato da diverse forme di erosione regressiva, in fase quiescente o stabilizzata. L’area in variante destinata a isola ecologica si colloca nelle vicinanze del

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piede del terrazzo fluvioglaciale del Pleistocene medio‐inferiore, generalmente costituito da sedimenti ghiaioso sabbiosi. Con riferimento al tracciato della nuova strada, la porzione orientale del tracciato stradale si snoda in un tratto sostanzialmente pianeggiante con una leggera depressione nella porzione intermedia. Nel tratto da strada vicinale Valsegna a Roggia Mazza sono indicati possibili ruscellamenti diffusi provenienti dalle alture soprastanti, locali ristagni nelle aree intercluse tra l’argine della Roggia Mazza ed il canale scolatore e possibile occlusione della tubazione del fosso di scolo settentrionale, presso via Valsenga, con modesti allagamenti delle aree circostanti. Nel tratto da Roggia Mazza a Via Brustia sono indicati: erosione spondale della Roggia Mazza a ridosso del ponte canale, ponte canale con sezione ristretta rispetto alla sezione naturale d’alveo, esondazioni della Roggia Mazza con bassa energia. Il settore interessato da esondazione della Roggia Mazza presenta dissesto classificato come Em (pericolosità media/moderata).

Come illustrato al par. 5.4, la presenza della falda freatica a pochi metri di profondità dal piano campagna, implicherà la realizzazione di adeguate opere di intercettazione e allontanamento delle acque, interventi di impermeabilizzazione delle strutture murarie interrate eventualmente a contatto con l'acqua e idoneo smaltimento delle acque raccolte.

5.5.1.2 Capacità d’uso dei suoli

La capacità d’uso dei suoli ha l’obiettivo di valutare il suolo e il suo valore produttivo ai fini dell’utilizzo agro‐silvo‐pastorale ed è determinata in base alle caratteristiche intrinseche del suolo stesso (profondità, pietrosità, fertilità) e a quelle dell’ambiente (pendenza, erosione, inondabilità, ecc.). Di seguito viene riportata la classificazione del territorio comunale della capacita d'uso dei suoli e loro limitazioni secondo il sistema della capacita d'uso elaborato nel 1961 dal Soil Conservation Service del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti d'America e adottato dalla FAO nel 1974. La definizione delle singole classi di capacità d'uso ha subito comunque sostanziali modifiche e adeguamenti al fine di renderla adatta a rappresentare la situazione ambientale piemontese.

febbraio 2015 59 Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

Si considerano otto classi di cui le prime quattro sono adatte per agricoltura, prati‐pascoli e boschi. Dalla quinta alla settima classe le utilizzazioni si restringono, salvo eccezioni, al prato e/o pascolo e al bosco. Nella ottava classe non si prevede nessun intervento antropico esteso, è prevalente la presenza della risorsa idrica.

Il territorio del comune di Barengo è quindi per buona parte occupato da suoli che rientrano nella classe 3 (41% della superficie totale, pari a circa 800 ha) e nella classe 4 (circa 39 % della superficie totale, pari a circa 750 ha), mentre una piccola percentuale di territorio rientra in classe 2 (circa 20% della superficie totale, pari a circa 383 ettari).

CLASSE Sup (ha) Sup (%) 383,1 19,83% 2 798,9 41,35% 3 749,8 38,81% 4 TOTALE 1931,8 100%

L’area destinata a isola ecologica ricade all’interno della classe 2; il tracciato della nuova strada ricade in classe 2, 3 e 4 (in classe 4 per una minima parte), come da immagine sotto riportata.

febbraio 2015 60 Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

La descrizione delle classi e sottoclassi di riferimento per l’area in esame sono:  cl.3 ‐ suoli con alcune limitazioni che riducono la scelta e la produzione delle colture agrarie, sottocl. s1 ‐ limitazione di suolo utile alla profondità delle radici; oltre alla limitazione per la presenza di ghiaie, la permeabilità risulta molto alta e il drenaggio moderatamente rapido, non favorevole alla conservazione della fertilità;  cl.2 ‐ suoli con alcune moderate limitazioni che riducono la produzione delle colture agrarie, sottocl. s4 ‐ limitazione legata alla fertilità del suolo;  cl. 4 ‐ suoli con molte limitazioni che restringono la scelta delle colture agrarie e richiedono specifiche pratiche agronomiche, sottocl e1 ‐ limitazione legata alla pendenza; il drenaggio è buono anche in funzione della pendenza che facilita lo smaltimento delle acque e la permeabilità è moderatamente bassa.

Le utilizzazioni prevalenti riguardano la cerealicoltura estiva (mais, riso) e le colture foraggere di prato stabile e avvicendate.

5.5.2 Effetti prevedibili

La realizzazione dell’intervento, subordinata al rispetto delle indicazioni riportate nella relazione geologica, non comporta effetti negativi sull’assetto geomorfologico della zona. Vi è consumo di suolo in classe II, III e IV di capacità d’uso dei suoli: per quanto riguarda l’isola ecologica si tratta di circa 2.500 mq in classe II; la nuova viabilità si sviluppa nella prima parte in classe III per circa 120 ml e quindi per una superficie di circa di 350 mq (parte della strada occupa un’alzaia già esistente), oltre la Roggia Mazza la nuova viabilità si sviluppa su terreni in classe II per lunghezza di circa 120, e una superficie di 700 mq; anche l’allargamento della strada comunale Valsenga comporta un consumo di suolo, sempre in classe II, per una superficie di circa 300 mq.

febbraio 2015 61 Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

5.6 VEGETAZIONE

5.6.1 Stato di fatto

Nel Comune di Barengo non ci sono porzioni del territorio tutelate per la conservazione degli habitat e delle specie sia faunistiche che floristiche presenti né aree protette. La maggior parte del territorio è occupata da seminativi irrigui nella parte orientale del territorio comunale, con maggiore presenza di aree boscate nella porzione occidentale del territorio. Nella seguente immagine è riportato l’uso del suolo del territorio comunale con individuazione delle varie tipologie boschive rilevate nel Piano Forestale Territoriale.

Individuazione delle categorie forestali nel territorio comunale di Barengo

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Per quanto riguarda le aree boscate, che ricoprono il 27% del territorio comunale, si ha una presenza prevalente di Robinieti e di Querco‐carpineto (rispettivamente 49% e 23% della superficie boscata). Un’altra buona percentuale delle zone boscate, circa il 15 %, è occupata invece da boscaglie pioniere di invasione. Infine parte della superficie boscata (circa il 9%) è rappresentata da castagneti.

Ripresa aerea del 2002

Ripresa aerea del 2012

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Ripresa aerea del 2014

5.6.2 Effetti prevedibili

Dalle analisi effettuate non si possono rilevare criticità per quanto riguarda perdita di habitat o di elementi e formazioni vegetazionali anche di minimo interesse. Il sedime su cui si prevede la realizzazione dell’isola ecologica è attualmente a uso agricolo. Il tracciato della nuova strada con intersezione a raso all’innesto con la strada comunale Monsignor Francesco Brustia sino alla Via Valsenga e la strada per Sizzano, si sviluppa su sentiero esistente e contiguo rilevato interessato da incolto; sarà soltanto necessario abbattere alcuni esemplari di robinia nella zona di attraversamento della Roggia Mazza. Anche la previsione dell’ampliamento della strada comunale Valsenga in modo da consentire l’accesso agli autocarri da e per l’area ecologica di nuova previsione non determina perdita di formazioni vegetali di interesse naturalistico.

5.7 FAUNA

5.7.1 Stato di fatto

Il quadro faunistico di seguito riportato non vuole essere una check list completa delle specie presenti, ma solo uno strumento utile a mettere in evidenza le emergenze faunistiche coinvolte dal progetto. Le indagini effettuate si sono rivolte a un inquadramento generale dell'area di studio, soprattutto per confronto con aree limitrofe simili meglio conosciute sotto il profilo faunistico. Vengono quindi di seguito considerate le specie potenzialmente presenti in base alle informazioni bibliografiche a disposizione. Entro il territorio del comune di Barengo, infine, si colloca un’Azienda Agro‐Turistico‐Venatoria individuata dal Piano Faunistico‐Venatorio della Provincia di Novara.

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Mammiferi I mammiferi la cui presenza caratterizza l’area sono i tipici rappresentanti della fauna del bosco e dei prati. Va inoltre considerato che il mosaico delle unità ambientali crea interessanti zone ecotonali. Tra i mammiferi di grandi dimensioni si trovano il cinghiale (Sus scrofa) e il capriolo (Capreolus capreolus). Tra i mammiferi di medie dimensioni sono presenti la volpe (Vulpes vulpes) e il tasso (Meles meles), mustelide onnivoro, adattabile a condizioni boscate anche in parte alterate. Altri mustelidi potenzialmente presenti sono la faina (Martes foina), la martora (Martes martes) e la donnola (Mustela nivalis). Tra le specie di dimensioni minori, lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) e il moscardino (Muscardinus avellanarius). Altri mammiferi presenti appartengono agli ordini dei lagomorfi, degli insettivori, dei chirotteri e dei roditori.

Anfibi e Rettili Sulla base delle caratteristiche vegetazionali e ambientali, per quanto riguarda i rettili potenzialmente presenti possiamo annoverare l’orbettino (Anguis fragilis), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il ramarro (Lacerta bilineata), il saettone (Elaphe longissima), il biacco (Hierophis viridiflavus), e la vipera aspide (Vipera aspis). Le specie di anfibi potenzialmente presenti possono essere il rospo comune (Bufo bufo) e la rana dalmatina (Rana dalmatina).

Uccelli Tra le specie di rilevante interesse naturalistico presenti si ricorda la cicogna (Ciconia ciconia), che nidifica sul campanile della Chiesa di Maria Vergine Assunta. Tra le specie potenzialmente presenti possiamo ricordare quelle della vicina area ZPS IT1150010 “Garzaie novaresi”: l’airone cenerino (Ardea cinerea), la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), il tarabuso (Botaurus stellaris), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), il falco di palude (Circus aeroginosus), l’albanella reale (Circus cyaneus), la garzetta (Egretta garzetta), il cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), l’averla piccola (Lanius collurio), la nitticora (Nycticorax nycticorax), il voltolino (Porzana porzana). Ricordando che lo scopo di questo studio non è quello di effettuare liste esaustive delle specie presenti, si evidenzia che, oltre a quelle sopra riportate, ve ne sono sicuramente altre tra quelle che potrebbero risentire del progetto.

5.7.2 Effetti prevedibili

Dall’analisi effettuata non sono state rilevate criticità rilevanti per quanto riguarda la fauna.

5.8 ECOSISTEMI

5.8.1 Stato di fatto

Nella valutazione degli aspetti ecologico‐ambientali del territorio è di fondamentale importanza l’analisi e la valutazione della biodiversità, in termini di ricchezza e qualità di specie ed ecosistemi. La più grave minaccia alla biodiversità è costituita dalla scomparsa dagli habitat naturali. Tale scomparsa si può realizzare attraverso la loro vera e propria distruzione, oppure attraverso il loro lento deterioramento e la perdita di qualità imputabili all’inquinamento e alla frammentazione spaziale (sprawl urbano).

febbraio 2015 65 Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

I principali fattori che possono condizionare la biodiversità sono: ‐ Incremento di urbanizzazione  crescente isolamento di spazi vitali  disturbo determinato dalla costante presenza dell’uomo e delle sue attività  eutrofizzazione  formazione di isole di calore  emissione di sostanze nocive ‐ Frammentazione di biotopi  isolamento di popolazioni a causa della rete viaria, superfici agricole ecc.  riduzione dello scambio genetico tra popolazioni ‐ Eutrofizzazione, acidificazione, cambiamenti climatici  impoverimento nello spettro delle specie  mutamento a favore delle specie legate al caldo  variazioni nei cicli biologici ‐ Uniformità e staticità del paesaggio  riduzione o scomparsa di specie legate a biotopi giovani o molto vecchi  carenza di nicchie ecologiche e di popolazioni tipiche  riduzioni delle successioni ecologiche ‐ Specie esotiche  competizione con specie autoctone  esclusione delle specie autoctone  influenza sugli ecosistemi Lo studio della biodiversità richiede l’acquisizione di numerosi dati provenienti da campagne di monitoraggio e censimento, raccolti possibilmente con tecniche riconosciute e comparabili e supportate da carte tematiche. La difficoltà di ottenere un quadro attendibile e sufficientemente esaustivo della biodiversità (in particolare di quella faunistica) è dovuta alla carenza di un insieme omogeneo di dati relativi alla composizione specifica dell’ambiente biotico di gran parte del territorio nazionale.

5.8.2 Effetti prevedibili

Gli interventi proposti nella Variante, non generano potenziali criticità in quanto interessano un ambiente urbanizzato e non interferiscono con aree protette o con Siti della Rete Natura 2000, né prevedono l'assoggettamento delle previsioni a specifici progetti di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA).

5.9 PAESAGGIO

5.9.1 Stato di fatto

La zona interessata dalle opere previste in Variante è posta nel margine Nord Est del paese di Barengo.

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L’ambito paesaggistico è caratterizzato da un contesto prevalentemente agricolo con la forte presenza di elementi seminaturali come fasce boscate ‐ specialmente in corrispondenza dei corsi d’acqua – ed aree boscate che caratterizzano il margine della zona collinare. Questo paesaggio caratterizza le aree che confinano con il margine urbano.

Fig. 17 – Foto aera con l’indicazione degli interventi L’area di conferimento sarà localizzata in un’area attualmente agricola ad una certa distanza dalle abitazioni e posta lungo un margine boscato. La nuova viabilità di accesso riprende un tracciato esistente che per il primo tratto (da Ovest a Est, fino alla Roggia Mazza) affianca il margine urbano proseguendo poi in terreno agricolo; l’accesso all’area di conferimento è poi completato dell’allargamento della via Valsenga.

5.9.2 Effetti prevedibili

La realizzazione dell’area di conferimento, dal punto di vista della localizzazione, si connota come elemento estraneo al contesto. D’altronde si tratta di un impianto che deve essere posto in una zona esterna all’ambito urbano per i disturbi che può creare: ciò ne comporta la localizzazione in un ambito esterno che, per Barengo è di tipo agricolo. Le strutture che caratterizzano l’area di conferimento presentano altezze ridotte che possono essere facilmente occultate con la realizzazione di una fascia di vegetazione arborea intorno al perimetro dell’impianto. Per quanto riguarda la nuova viabilità essa ricalca, pur ampliandolo, un tracciato già esistente e per gran parte adiacente all’abitato esistente o previsto nel PRG: costituirà perciò il nuovo elemento di margine tra le aree edificate e quelle agricole senza interferire con elementi di particolare pregio paesaggistico.

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In fase di progetto dovrà essere prestata attenzione all’attraversamento della Roggia Mazza e previsto l’impianto di un filare alberato sul suo lato settentrionale.

5.10 BENESSERE SOCIALE ED ECONOMICO E SALUTE PUBBLICA

5.10.1 Stato di fatto

La Variante è limitata alla previsione di realizzazione di opere specifiche connesse alla gestione dei rifiuti che ha anche ricadute di tipo sociale e di salute pubblica. Attualmente la raccolta porta a porta permette una raccolta differenziata spinta mentre non è presente una struttura ben attrezzata e funzionale per gli altri tipi di rifiuti, come oli esausti, vegetali, ingombranti, ecc.

5.10.2 Effetti prevedibili

La realizzazione dell’area ecologica garantisce l’esistenza di un punto di conferimento aperto al pubblico ed in grado di offrire un servizio di qualità facilitando così il compito dei cittadini nella raccolta e smaltimento differenziato di una grande varietà di rifiuti. Si tratta perciò di un servizio di grande utilità sociale.

febbraio 2015 68 Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

6 PROBABILITA’ DI EFFETTI SIGNIFICATIVI

L’analisi dei possibili effetti della variante è stata svolta facendo riferimento ai criteri individuati dall’allegato I del D.Lgs n. 4/2008 correttivo del D.Lgs 152/2006.

6.1 CARATTERISTICHE DEL PIANO

6.1.1 Quadro di riferimento per progetti ed altre attività

La Variante diventa quadro di riferimento per i progetti della nuova viabilità e dell’area di conferimento.

6.1.2 Influenza su altri piani o programmi

La Variante non ha influenza su altri piani e programmi.

6.1.3 Integrazione delle considerazioni ambientali nel piano e sviluppo sostenibile

La proposta di Piano è finalizzata alla realizzazione di una struttura (area di conferimento) atta ad ottimizzare la raccolta differenziata mentre la nuova viabilità di accesso svolge anche la funzione di dirottare il traffico di mezzi pesanti dal centro urbano. IL Piano approfondisce anche le analisi sugli aspetti di compatibilità geologica modificando le

6.1.4 Problemi ambientali pertinenti al piano o al programma

I problemi sono quelli derivanti dalla mancanza di un’adeguata area di conferimento, cui viene data risposta. Pertinenti sono anche gli aspetti idrogeologici che portano ad un aggiornamento del quadro dei dissesti e della relativa perimetrazione delle classi di pericolosità geomorfologica.

6.1.5 Rilevanza del piano in riferimento ai piani di settore dell'ambiente

L’attuazione del Piano ha rilevanza come attuazione del Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani.

6.2 CARATTERISTICHE DEGLI IMPATTI E DELLE AREE

6.2.1 Probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti

La realizzazione dell’area di conferimento e della viabilità produrranno impatti permanenti e sostanzialmente irreversibili: questi impatti sono dovuti alla presenza fisica delle strutture e potranno essere convenientemente mitigati.

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6.2.2 Carattere cumulativo degli impatti

Nell’analisi effettuata non si sono riscontrati altri progetti o piani e programmi che possono essere messi in relazione con le azioni previste dalla Variante.

6.2.3 Natura transfrontaliera degli impatti

Non presente.

6.2.4 Rischi per la salute umana o per l'ambiente

Non si riscontrano rischi per la salute umana e l’ambiente.

6.2.5 Entità ed estensione nello spazio degli impatti

Gli impatti sono sostanzialmente di tre tipi: quelli legati alla fase di realizzazione delle strutture; quelli connessi alla loro presenza e quelli relativi al loro funzionamento. In tutti e tre i casi si tratta di impatti di entità ridotta, efficacemente mitigabili e di carattere strettamente locale.

6.2.6 Valore e vulnerabilità delle aree

Le aree oggetto di intervento sono già state descritte, nei loro aspetti salienti, nei precedenti capitoli e non hanno particolare valore o vulnerabilità.

6.2.7 Effetti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale

Nessuno

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7 MISURE PREVISTE PER IMPEDIRE, RIDURRE E OVE POSSIBILE COMPENSARE GLI IMPATTI AMBIENTALI SIGNIFICATIVI DERIVANTI DALL’ATTUAZIONE DEL PIANO

7.1 MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI

Le misure di mitigazione sono definite dalla Commissione come “misure intese a ridurre al minimo o addirittura a sopprimere l’impatto negativo di un piano o progetto durante o dopo la sua realizzazione”. Tali misure dovrebbero essere scelte sulla base della gerarchia di opzioni preferenziali presentata nella tabella sottostante.

PRINCIPI DI MITIGAZIONE PREFERENZA Evitare impatti alla fonte Massima Ridurre impatti alla fonte Minimizzare impatti sul sito Minimizzare impatti presso chi li subisce Minima

Nel caso che gli impatti individuati non abbiamo alternative percorribili e non siano mitigabili essi dovranno essere convenientemente motivati ed adeguatamente compensati.

L’attuazione della variante prevederà la realizzazione di una fascia arborea a contorno dell’area di conferimento ed un filare arboreo a corredo della nuova viabilità.

febbraio 2015 71 Comune di Barengo – Variante strutturale Documento tecnico preliminare

8 MISURE PREVISTE IN MERITO AL MONITORAGGIO

L’attività di monitoraggio introdotta dalla direttiva 2001/42/CE all’art. 10 è un punto fondamentale del processo di formulazione della VAS in quanto permette di quantificare quali sono gli effetti prodotti sull’ambiente dall’attuazione del piano e quindi di valutare se gli obiettivi fissati sono o meno in corso di raggiungimento. Per quantificare gli effetti del piano è necessario identificare degli indicatori, qualitativi e/o quantitativi. La selezione degli indicatori deve avvenire teoricamente in base alla loro rispondenza a quattro criteri fondamentali:  rilevanza: o coerenza con gli obiettivi normativi; o rappresentatività delle problematiche ambientali e delle condizioni ambientali; o significatività dei mutamenti nel tempo dei fenomeni osservati;

 validità scientifica o qualità statistica dei dati documentata e validata scientificamente; o applicabilità in contesti territoriali diversi; o comparabilità di stime e misure effettuate nel tempo;

 capacità di comunicazione: o facilità da interpretare; o immediatezza nella comunicazione;

 misurabilità: o disponibilità dei dati necessari; o possibilità di impiego di serie storiche; o aggiornabilità periodica.

In realtà gli indicatori, soprattutto in riferimento a Piani di piccoli e medi comuni, devono rispondere principalmente ad un criterio, quello della possibilità di essere gestiti da parte degli organi tecnici comunali e pertanto devono essere semplici e sintetici, pur cercando di mantenere la giusta sensibilità ai fenomeni da monitorare: indici come quelli utilizzati nell’analisi del paesaggio qui riportata richiedono già competenze ed elaborazioni di non facile attuazione. Lo scopo del monitoraggio è quello di rilevare gli aspetti ed i relativi indicatori che sono direttamente influenzati dal Piano, lasciando ad altri Enti metodologie di analisi più specifiche (e complesse), che d’altronde vengono già effettuate e che possono contribuire a definire aspetti peculiari o generali dello stato dell’ambiente. Le operazioni di monitoraggio dovrebbero essere condotte annualmente per poter rilevare con tempestività quali dinamiche e cambiamenti si stanno verificando in funzione del grado di attuazione del Piano. Di seguito si propone il set di indicatori prescelti.

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ELENCO DEGLI INDICATORI N. Parametro da misurare o Effetto ambientale da monitorare U.M. Breve descrizione ord. indicatore da calcolare T Quantità annuale di rifiuti DATI DI RACCOLTA DIFFERENZIATA 1 differenziati raccolti q nell’area di conferimento Kg Indicatore del grado di Metri di siepi e filari messi a realizzazione delle ATTUAZIONE DELLE OPERE DI opere di mitigazione e 5 dimora e metri quadri di % MITIGAZIONE E COMPESAZIONE compensazione macchie e fasce alberate realizzate rispetto a quelle previste Consente di valutare le trasformazioni del Percezione del paesaggio paesaggio dal punto TRASFORMAZIONI DEL PAESAGGIO 6 (diacromia immagini di vista percettivo – fotografiche) Rilievo fotografico da punti di vista prefissati

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9 SINTESI E CONCLUSIONI

A conclusione della presente relazione di verifica di assoggettabilità a VAS della PEC di via Umbria si possono esprimere alcune considerazioni di sintesi:  le previsioni riguardano la realizzazione di edifici residenziali in una zona di margine tra città e campagna destinata all’edificazione con funzione di riqualificazione della fascia di transizione;  la coerenza esterna con i piani sovra ordinati è stata verificata (in particolare il PRG di Novara ed il Piano Paesistico del Terrazzo Novara ) sia per quanto riguarda gli obiettivi di compatibilità ambientale che per quanto riguarda il rispetto normativo;  i prevedibili impatti sono connaturati alla finalità del PEC ed ineliminabili ma comunque di limitata entità e sono previste opere di mitigazione e compensazione.

Il PEC prevede una serie di interventi di mitigazione e compensazione coerenti con la normativa e finalizzati a ricercare la realizzazione di quella funzione di “fronte” di transizione tra il paesaggio rurale e quello più propriamente urbano.

In esito alle considerazioni svolte nei precedenti capitoli del presente documento di verifica, si ritiene che il PEC di via Umbria generi effetti limitati e locali, connaturati alla destinazione antropica, alcuni mitigati ed altri anche con valenze positive, compatibili con la pianificazione sovra ordinata e con il contesto ambientale e paesaggistico, tali che non sia necessario effettuare ulteriori approfondimenti per meglio definirli e pertanto che non vi sia la necessità di sottoporre a VAS il PEC oggetto di questa relazione.

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