16 ottobre 2016 Vacallo

In caso di cattivo tempo verrà rinviata al 23.10.2016 Il saluto del sindaco

Con grande piacere do il mio più cordiale benvenuto alla “Sagra della Castagna della Valle di ” che dopo dieci anni è nuovamente gradita ospite a Vacallo.

Questa sagra è mantenuta rurale e direi per questo autentica, grazie a statuti e rego- lamenti ben definiti che hanno lo scopo di ottenere una manifestazione che profumi di passato, di lavoro artigianale e di tradizioni che scandivano il tempo e la vita della gente della Valle. L’obiettivo è quello di mettere al centro la castagna: è lei infatti la vera protagonista della sagra. La castagna racchiude dentro di sé tanti significati, è testimone della civiltà contadina d’un tempo ed è stata il vero sostegno alimentare nel passato per le popolazioni della nostra Valle di Muggio.

Fino agli anni ‘50 Vacallo era un paesino di campagna, primo villaggio della sponda sinistra ancora molto rurale. In questi quasi 70 anni lo sviluppo economico è passato anche dal territorio modificandolo molto, i prati e i campi a perdita d’occhio, le masserie e l’agricoltura in generale sono ora un ricordo che ritroviamo solo su di alcune fotografie. Di questo me ne dispiaccio (io stesso mi ricordo i campi di tabacco e fattorie ormai scomparse) ma constato che la stessa sorte è toccata un po’ a tutti i paesi prossimi alla pianura. Vacallo è oggi un paese residenziale e moderno ma ciò che è bello e mi rincuora, è che la gente che vi abita non ha per- so la voglia di stare insieme, di essere un paese. Vacallo conta su tantissime società, sportive e culturali, tante persone che anche in occasione di questa sagra si sono attivate volentieri per organizzare al meglio la manifestazione. Sono momenti importanti per stare insieme, per conoscersi o ritrovarsi. Un grosso ringraziamento va dunque innanzitutto a tutti i volontari e al “Comitato Sagra Vacallo 2016” che hanno lavorato con entusiasmo e amicizia in collaborazione con il Comune.

Auguro dunque a tutti voi cari Vacallesi che possiate godere di questa sagra appas- sionandovi nel girare nelle diverse corti e spazi allestiti, scoprendo qualche angolo del nostro nucleo vecchio, scoprendo vecchi mestieri, gustando prodotti nostrani e naturalmente le pre- libate caldarroste.

Marco Rizza Sindaco Quest’anno, per la Sagra, a Vacallo abbiamo voluto esagerare

Senza i castagni importati dai romani nei nostri boschi, la storia del , la nostra storia, sarebbe stata diversa. La castagna da sempre fu uno degli alimenti basilari di chi ci pre- cedette, fu anche foraggio d’ingrasso per gli animali, ma non solo. Dal suo albero ricavammo travi per costruzioni, pali, materiale di intreccio, botti da vino, tannino per conciare pelli, legna da ardere e carbone e anche, con le foglie secche, strame per le bestie.

Il castagno era tutto e noi per la Sagra abbiamo voluto di tutto e di più. Nel dialetto nostro un albero lo chiamiamo pianta, ma il castano è l’ALBUR. A far da cornice a l’Albur sono dunque tutte quelle attività rurali che abbiamo forte- mente voluto presenti. Gli artigiani con i loro mestieri, i vecchi giochi e la fattoria per i bambini, le fotografie d’una volta. L’obiettivo è naturalmente ricreare uno spaccato di civiltà contadina in modo che il visitatore possa rivivere o scoprire il nostro passato. Un’importante apporto è stato dato dalle nostre scuole elementari che hanno colto con entusiasmo l’occasione sviluppando alcuni temi così da essere protagonisti anch’essi alla Sagra. A loro un grazie speciale. Auguriamo a tutti una piacevole Sagra.

Il comitato: Gianni Delorenzi - Marco Rizza - Valérie Barattolo - Christian Barras - Samantha Cassetta - Alessia Cristinelli - Marisa Delorenzi - Mira Gisler - Laura Ortelli - Lucia Rizza

Un sentito ringraziamento vada anche alle seguenti associazioni vacallesi che hanno deciso di collaborare alla buona riuscita della manifestazione: Assemblea dei genitori - Associazione El Volcan - Associazione Famiglie Diurne - Cen- tro Sociale - GM Spacatimpan - I Matiröö - Preasilo Arcobaleno - Samaritani - SAV - Società polenta e merluzzo - Veterani Calcio Così eravamo…

Quando nacquero coloro che cominciano ora ad essere in AVS, possedere una vac- ca in stalla era già quasi sufficiente per avere di che vivere. Le cucine erano riscaldate col camino e l’acqua calda c’era solo scaldandola in un pentolino di rame sulla stufa a legna. Le mamme lavavano nell’acqua gelida del lavatoio comunale panni ancora tutti in fibre naturali. In circa mezzo secolo è morta la falce fienaia (la ranza), che per millenni aveva accompagnato l’umanità, e il mondo è cambiato. È successo così in fretta che nemmeno chi è vissuto dentro questa rivoluzione riesce a capacitarsi. Le tradizioni, come la Sagra della castagna, servono a ricordarci chi siamo, da dove veniamo. Durante la Sagra verranno esposte alcune gigantografie che potranno essere acqui- state, con esse i più vecchi possono tornare a ricordare, non senza una certa meraviglia, i più giovani possono solo stupirsi.

Per informazioni e acquisto rivolgersi all’infopoint che sarà presente in Piazza Municipio.

Lavatoio di Vacallo - Piazza S. Antonio L’albur e la castegna della raccolta e divieto di pascolo nelle selve: in principi d’utubar, quand che cuminciava un puu a vegnì giò tütt, i Nelle sue annotazioni di fine 700 dice di noi, visitandoci, lo studioso Schinz: “Le selve faseva sunà l campanon e al vureva dì che pü nissün, via situate sui monti meno elevati e sulle colline sono le più utili e più importanti per questo paese, che ul padron, al pudeva nà sott ai piant a catà sü castegn, perché ovunque sono formati da fertili castagni, che spesso sostituiscono all’italiano, negli all’inizio di ottobre, quando cominciavano a cadere (le ca- anni di carestia, il pane e tutti gli altri prodotti del suo podere…” stagne), facevano suonare il campanone e voleva dire che più nessuno, tranne il padrone, poteva andare a raccoglie- Ma poi, come sempre, le cose cambiano. Già il Franscini, nel 1837 annota: “Dopo che re le castagne (Cabbio); contemporaneamente bisognava il grano turco e le patate diventarono così a buon prezzo anche per la facilità de’ trasporti, la ritirare capre e pecore dalle selve (Muggio). castagna, il cui raccolto è incerto, andò alquanto in discredito”. Sempre a Muggio, par san Martin a tornava a sonà Oggidì la mancata cura delle selve castanili ha portato a una forte riduzione delle aree ul campanun, il quale, avendo precedentemente segnato occupate. Il castano è un albero longevo che può raggiungere dimensioni imponenti: l’ampia l’inizio del lavoro, ora segnava l’avvio della raccolta libera chioma può superare i 30 m di altezza e il tronco può avere una circonferenza superiore ai 10 m. (la castegna la gà la cua e chi la cata lè sua) e la ripresa del In Ticino sono attestate più di cento diverse denominazioni di varietà di castano in conseguen- pascolo; in ültim sa disfaseva la rosta, che na quai vüna la za agli innesti praticati. restava sempro sota, e alla fine si disfaceva la siepe (prece- dentemente costruita per non disperdere i frutti), perché Il prodotto principale della selva è il frutto e la legna proveniente dalla potatura, il qualche castagna ci restava sempre sotto (Muggio). Maria Ceppi che lava sulla riva della Roggia fieno, il fogliame e i fiori per la produzione del miele. La sorveglianza delle selve era fra i compiti dei campari: a gh’eva l campée che…, se l Il bosco ceduo, detto palina, è costituito da castagni che vengono allevati per produrre ta catava sott i piant d’un altru, che ta sevat mia ti ul padron, al ta dava la mülta da cinch franch, legname sfruttando la capacità delle ceppaie di emettere polloni (i casc). Si taglia l’albero e c’era il camparo che, se ti vedeva raccogliere sotto le piante di cui non eri il padrone, ti dava una dalle ceppaie nascono tanti polloni: i più sottili si usano per l’intreccio, i più grossi come pali multa di cinque franchi (Cabbio). per il vigneto, gli ultimi si lasciano per le travi da sostegno più importanti; non da ultimo il bosco ceduo fornisce legna da ardere e carbone. Proprio quest’ultimo prodotto costituì in Valle di In principiu setembru, quand la gent i evan finii da taià l redisiv, i disevan, “mò gh’u da Muggio un’importante attività economica che meriterebbe una trattazione a parte con riguar- nà a mundà i albur”; e lura i partiva, oman, donn, cul seghèzz o una ranzascia, e i navan denta, i do sia alle carbonaie, sia ai somieri di . taiavan via genestri, feras, strepavan quai buschitt e i fava la rosta perchè l teren l’eva n penden- za, no?; alura: i ram dal mè albur i rivavan lì, la rosta la duveva vèss chi, par mia lassà passà giò i castegn, all’inizio di settembre, quando la gente aveva finito di tagliare il secondo fieno, diceva: “adesso devo andare a ripulire i castagni (il sottobosco)”; allora partivano, uomini e donne, con La raccolta la falce messoria o una vecchia falce fienaia, e andavano nelle selve, tagliavano ginestre, felci, strappavano qualche cespuglio e facevano la siepe; perché il terreno era in pendenza, no?; Diverse erano le consuetudini e disposizioni che regolavano la raccolta. L’inizio del allora: (se) i rami del mio albero arrivavano fino lì, la siepe doveva essere qui, per non perdere lavoro veniva stabilito dal proprietario o da un segnale rivolto alla comunità che sanciva l’avvio le castagne (Muggio). I ricci già maturi venivano aperti servendosi dei piedi o percuotendoli in piccoli mucchi con la costa del regolo (ul raspiröö), sorta di piccolo e massiccio rastrelletto in legno. I castegn di risc i sa motan là n pòo cont al respiröö, che l’è cuma n restrell, con trii, quatar dénc, e sa pica sgiò nscì; quand i saltan föra, sa tiran via e gh’è lì la mota di castegn, le castagne nei ricci si ammucchiano un po’ con il respiröö, che è come un rastrello, con tre, quattro denti, e si picchia così; quando vengono fuori (i frutti), si tolgono (i ricci) e trovi il mucchietto di castagne (Casi- ma). Lo stesso attrezzo era usato per cercare i frutti nascosti tra le foglie; quand nem a catà sü i castegn, a doprum ul raspiröö par tirà indre i föi, quando andiamo a raccogliere le castagne adoperiamo un piccolo rastrello per spostare le foglie ().

Dopo essere state raccolte, le castagne venivano suddivise in base alla loro destina- zione: s’indava a cataa sü sti castegn, i s portava a cà; dopo, ra sira, a i vüdavum sura l taul e a i scernevum…: quii pininn i s tegniva pi bes’c, quii mezann i eva chi che sa meteva in süra gra, par faa secaa, … e quii gross i s tegniv’indré par pö faa i stead da fa cös o i mondell (ndr: biröll, brüsadèll), e i fava propi come un past, si andava a raccogliere queste castagne, si portavano a casa; poi, la sera, le rovesciavamo sul tavolo e le sceglievamo: quelle piccole si tenevano per le bestie, quelle mediane erano quelle che si mettevano nel seccatoio, da essiccare, e quelle grosse si mettevano da parte per poi fare le castagne lesse con il guscio o le caldarroste, ed erano proprio come un pasto (Vezio).

La conservazione

In alcune parti del Mendrisiotto le castagne di ricciaia venivano deposte in una cavità del terreno e ricoperte con felci e sassi o si mettevano in una fossa in cantina e si coprivano con sabbia: nel primo caso si mantenevano fresche fino a due mesi, nel secondo per circa un anno. Un altro trattamento era di riporre nelle botti i frutti ancora nel riccio e si lasciavano in cantina per circa un mese.

Il metodo più diffuso per la conservazione era mett sü i castegn in la graa, mettere le castagne sul seccatoio per essiccare (). na volta büsögnava propi catai par metai sü a fai secà, par vegai dürant l’invernu; se pö sa mangiavan da colazzion, magari la sira …; e sa passava föra fina a che rivava l’altra stagion che gh’eva castegn; se l’eva un ann bun, perché se l’eva un ann gram, pori sgent, stavan maa, una volta bisognava proprio raccoglierle per essicarle, per averle durante l’inverno; e poi si mangiavano per colazione, magari la sera; e si tirava avanti fin che arrivava la stagione seguen- te che c’erano le castagne; se era una buona annata, perché se era una brutta annata, povera gente, stavano male (Cabbio).

La grà in tebiàa.

(il metato in soffitta)

Al sem tücc sa lè na grà. L’eva, ciamemala stanza, indova i passava denta ol füm dal camin e i castegn, col secà, i ciapava quel profümm da füm, lo sappiamo tutti cos’è una grà. Era, chiamiamola così, una stanza dove entrava il fumo del camino e le castagne, seccando, prendevano quel profumo di fumo (Morcote). Naturalmente ogni dimora poteva presentare so- luzioni diverse: nel sottotetto di un’abitazione di Casiroli (fraz. Di Muggio) un primo seccatoio era alimentato con il camino di cucina, mentre un secondo poteva utilizzare il calore e il fumo del forno.

La gra

Era un fabbricato costruito appositamente per l’essicazione delle castagne. Si tratta- va di un piccolo edificio, in genere con muri a secco e tetto in piode a due falde. Il fuoco veniva acceso sul pavimento, poca fiamma e tanto fumo che, dopo aver riempito il locale, usciva dalle Corso San Gottardo 27, 6830 fessure. Il graticcio era situato a un’altezza di circa due metri, più o meno. Nei primi giorni di essicazione i castegn i sa bagnan, le castagne si bagnano per l’evaporazione dell’acqua in esse 091 683 19 28 contenute; quando hanno completato l’essicazione i castegn i canta, le castagne cantano (V. Muggio), sintomo del fatto che il guscio si è staccato dal frutto. Quest’ann l’em metüda anca mo in funzion la grà…; püssé che altru l’è … par i fiöö…; quela grà lì la gh’avrà dai quatarcencinquanta a cincent ann, quest’anno l’abbiamo ancora mes- so in funzione il seccatoio; più che altro è per i bambini; quel seccatoio lì avrà dai 450 ai 500 anni (Cabbio).

La battitura

In Valle di Muggio si usava una lastra di legno concava ricavata da un tronco di ca- stagno appoggiata obliquamente su un supporto. Più semplicemente si batteva il sacco su un sasso o una lastra di pietra, su un gradino di una scala, contro una parete, una panca, un tavolo, un qualcosa insomma. Un mestée da stracà cumè batt castegn ga n’è mia, un mestiere che stanca come battere castagne non c’è (Casima).

Gh’è lì la scepa e i sa pican; una desena da culpi; in principi i sa sent ul culpu … sech e dopu, da beneman che vegn via la büla, la fofa, che sa distaca, sa sent un rümor mütt, e alora lì, piü o men, a sa sbaglia mia, sa i vöian föra, in dal vall, c’è lì il ceppo e si picchiano (i sacchi): una decina di colpi; in principio si sente il colpo secco e poi, man mano che va via la mondiglia, che si stacca, si sente il rumore muto, e allora lì, più o meno, non si sbaglia (le castagne sono liberate dalla buccia), si rovesciano nel ventilabro (Cabbio).

Ventilazione

Una volta sgusciate, le castagne venivano separate dai frantumi di buccia con un ven- tilabro in un giorno di vento … i sa vöian dent in dal vall e dopo … i donn … i a volan …, i a fan balà, inscì, par fa saltà föra la fofa e fa restà denta la bèla castegna neta, (le castagne) si versano nel ventilabro e dopo le donne ventilavano, le fanno saltare, così, per far volar via la mondiglia e resta dentro la bella castagna pulita. Mulini e farina di castagne, da farciàm (Cabbio) pult ()

Lungo la , a valle del principale mulino di , c’era un mulinetto per casta- gne, già in disuso a partire dagli anni Venti del Novecento, azionato da una roggia secondaria; nel mulino del Ghitello, a , le castagne, come la segale e il grano saraceno, venivano macinate con una delle tre macine di cui l’impianto era provvisto, mentre le altre due erano riservate al frumento e al granoturco.

La produzione di farina di castagne e il suo utilizzo alimentare avevano perso progres- sivamente importanza già nel Sette-Ottocento. Nondimeno ci sono giunte comunque tantissi- me ricette che vale sempre la pena sperimentare.

Di un periodo in cui si mangiava solo castagne durante tutti i pasti è restato solo qual- che rima scherzosa, come: ala matina paradèll, a mezdì brüsadèll, a la sira farü, a Mücc vegni piü, la mattina castagne sbucciate bollite, a mezzogiorno caldarroste, la sera ballotte, a Muggio non vengo più (Balerna). A si diceva pure che la castegna l’è la carna di puaritt, la castagna è il pane/carne dei poveri. ✂ I partecipanti alla Sagra I partecipanti alla Sagra

Gli Artigiani

1. Ul Faree (Giuseppe Capoferri) M. Il Miele 2. Ul Materasee (Ernesto Rizza) N. La Fattoria degli Animali (si ringrazia: Valerio Gabaglio, Mario Benzoni, Giorgio Pusterla, 3. Ul Lambich (Distilleria Jelmini) Marco Rizza, Matteo Roncoroni) 4. Ul Maniscalch (Vanessa Schuler) 5. Ul Biratt (Martino Mombelli) Musica e Canti 6. I tapee da Sagn (Marta Arcioni) 7. I Zigadèr (Dannemann Brissago) • Toto Cavadini 8. L’Apicoltore (Apinova - Fam. Schärer) • Gruppo Otello 9. Cestin in scudeghèe (Daniela Trovanelli) • Canterini della 10. Cadregatt (Adriano Formenti) Valledi Muggio 11. Cadregatt (Antonio Dalle Feste) • Musica di 12. Pipe in legno (Enzo Lupi) • Francesco Nodari fisarmonicista 13. Legnam da castàn (AFOR) • Bandella di Arogno 14. Pizz da Cantù (tombolo) • Gruppo corni del Generus 15. Cadrà e filà la lana (Bruna Conceprio) Mercato alimentari I Temi Formaggi, formaggini, Zincarlin, prodotti del territorio A. La seta (Classe 3B ) maestro Christian Pro VaMM Sagl e Zincarlin Sagl - B. La Lana (Classe 5A) maestre Alessia e Federica Lorella Brichetti, Bruzella C. Il Vino (Classe 4A) maestre Isabella e Luana Azienda San Giovanni, Muggio D. Il Castagno (Classe 2A) maestra Laura Christian Signer, Bruzella E. Il Latte e il formaggio (classi 1B / 4B) maestra Camilla F. Il Mais (Classe 3A) maestro Fausto Panetterie G. Il Pane (Classe 1A) maestro Denis Davide Terzi, Cabbio H. La Birra (Classe 5B) maestra Cristina Nuovo Forno di Francesco Coltamai, Chiasso I. La Mazza (Fam. Ceppi) Panetteria ALLEGRA 7, Morbio Inferiore L. I Vecchi Giochi I partecipanti alla Sagra I partecipanti alla Sagra

Salumerie • Parrocchia di Bruzella, dolci e prodotti a base di castagne Salumificio del Castello, • Monica Midali, Muggio, nocciolino nostrano Macelleria Cereghetti, Castel San Pietro • Sezione Scout Burot e Gruppo di sostegno, Castel San Pietro, castagne cotte nel vino • Giro 15, Castel San Pietro, pan di mort e cannoncini con grimèll Miele • Società sportiva Valle di Muggio, torte castagne Apinova Sagl Fam. Schärer, • Sport Insieme Mendrisiotto, Liquori, torte, marmellate Adriano Cometti, Pedrinate • Comitato Genitori Istituto di Breggia, dolci a base di castagne

Vino Cadenazzi Davide, Azienda agricola e vitivinicola, Corteglia Bancarelle di espositori della Valle – lavori artigianali Cantina Cavallini, Cabbio Cormano Vini, Morbio Inferiore • Adolfo Cattaneo, Morbio inferiore, quadri artigianali con materiale riciclato Patriziato di Castel San Pietro • Antonella Conte Weibel, Castel San Pietro, • Fiori di The, Jvonne Andreis Bernasconi, Cabbio, candele, decori per la casa Birra artigianale • Beatrice Lancini Balbi, Sagno, Cartoline, illustrazioni che evocano il passato, collage, incisioni Terra Matta, Sagno • Martina Cavadini, Morbio Inferiore, gioielli in argento, bronzo e ottone, pietre grezze Microbirrificio MóMò, Balerna • Adriana Bassanelli, Morbio Inferiore, lavori in stoffa • Annamaria Sandrinelli, Vacallo, mercatino dell’usato locale Varie • Seminaidee di Sandra Lurati, Corteglia, biglietti di auguri APIS Sagl IDROMELE di Alessadra Fumagalli-Fontana, Castel San Pietro • Dora Trapanese, Castel San Pietro, centri antichi, camicie da notte PAUSA CAFFÈ Sagl, torrefazione caffè, Castel San Pietro • La Butega di Judith Zanotta, Vacallo, cucito creativo, ricamo a maglia BISBINO Sagl, Sagno, Gin Bisbino Biologico • La Butega dal Tritrai di Serena Barberis Bindella, vestiti e accessori per bambini cuciti a mano • Casa anziani Don Guanella, Castel San Pietro, prodotti fatti dagli anziani • Yvonne Serpagli, Morbio Inferiore, collane, braccialetti, orecchini fatti a mano Bancarelle alimenti / dolci alle castagne • Gruppo Anziani Centro Diurno Vacallo, lavori a maglia, tovaglie, ricami fatti a mano dagli anziani stessi • Espérance ACTI di Ivan Schick, tarte flambée • Associazione Solidarietà con i bambini del Congo, Cabbio, artigianato africano, marmellate • Associazione Aiuto Ayomé Africa, vermicelles con panna e meringhe e conserve • Cinesi Franca, Muggio, castagne con panna, vermicelles, medegehett • Olimpio e Maria Vidal, Vacallo, piante e fiori 39a Sagra della Castagna della Valle di Muggio (In caso di cattivo tempo verrà rinviata al 23.10.2016)

C D Gli Artigiani 13 1. Ul Faree (Giuseppe Capoferri) 2. Ul Materasee (Ernesto Rizza) 3. Ul Lambich (Distilleria Jelmini) 4. Ul Maniscalch (Vanessa Schuler) 7 9 9 5. Ul Biratt (Martino Mombelli) 6 6. I tapee da Sagn (Marta Arcioni) 2 10 7. I Zigadèr (Dannemann Brissago) 5 H (Apinova - Fam. Schärer) 8. L’Apicoltore 15 9. Cestin in scudeghée da castàn (Daniela Trovanelli) 2 3 6 10. Cadregatt (Adriano Formenti) B 11. Cadregatt (Antonio Dalle Feste) 7 12 1 12. Pipe in legno (Enzo Lupi) 13. Legnam da castàn (AFOR) 14 8 1 14. Pizz da Cantù (tombolo) M 15. Cadrà e filà la lana (Bruna Conceprio)

1 F Musica e Canti – 10.00 - 18.00 4 G 5 3 - Toto Cavadini I Temi - Gruppo Otello E L 10 Esposizioni/Visite A. La Seta - Canterini della Valle di Muggio B. La Lana - Musica di Maslianico I 1. Vecchie Foto Vacallo N 2. Dipinti di Barbara Ortelli C. Il Vino - Francesco Nodari fisarmonicista D. Il Castagno - Bandella di Arogno A 3. Tagliole per animali 11 4. Pro Valle di Muggio E. Il Latte e il Formaggio - Gruppo corni del Generus F. Il Mais 8 1 5. Museo Etnografico G. Il Pane 4 Valle di Muggio - I Servizi Mulino di Bruzella H. La Birra 6. Dipinti di Mira Gisler I. La Mazza L. I Vecchi Giochi Buvette Vendita castagne Servizi WC Bancarelle espositori 7. llustrazioni e cartoline di Beatrice Balbi M. Il Miele Buvette Bambini Cottura castagne Picchetto Dolci alle castagne N. La Fattoria degli Animali Samaritane 8. Visita Casa Puccini (si ringrazia: Valerio Gabaglio, 9. Visita Villa Bertola Ristorazione Torta alle castagne Infopoint Mercato alimentari Mario Benzoni, Giorgio Pusterla, 10. Foto concorso SE Marco Rizza, Matteo Roncoroni) Come raggiungere la Sagra: Programma della manifestazione

Posteggi per la manifestazione 10.00-18.00 Sagra aperta e inizio di tutte le attività proposte Si invitano i partecipanti a raggiungere la Sagra a piedi. 10.00 Inizio vendita caldarroste Nell’impossibilità vi consigliamo di utilizzare l’autopostale: 11.30-14.00 Possibilità di pranzare Chiasso - San Simone Curt dal Marco: Pom Pecit Morbio Superiore - San Simone (Cotechino e patate in umido) Posteggi automobili: Piazza Municipio: Gnocchi di castagne Via San Martino, Via Bisbino, Via delle Ginestre Curt dal Cete: Busecca Via Stefano Franscini, Scuole, Cimitero Giardino convento: Polenta e merluzzo Campo Sportivo, Tennis, asilo comunale

Bus navetta gratuito a flusso continuo da: 11.00 Il maniscalco ferra i cavalli - Punto 4 • Piazza San Simone (esibizione anche alle 13.00 / 15.00 / 17.00) • Asilo comunale • Centro Polaris Chiasso 12.00-17.00 Dimostrazione sigaraie - Punto 7 11.00-17.00 Facciamo il pane - attività per i bambini - Punto G 10.00-18.00 Giochi Vecchi per i bambini - Punto L

Esibizioni Musicali sulla Scalinata Chiesa Santa Croce

11.00 / 12.30 / 15.30 Esibizione Corni del Generus 14.00 / 15.00 / 16.00 Esibizione Musica di Maslianico Gli altri Gruppi musicali saranno itineranti nei diversi punti della Sagra

Quartiere San Simone Alcuni modi di cucinarle

I sa ciapa i castegn, i sa taia par nu fa chi sc’ciopa, i sa mett in la padèla e la sa taca ala cadéna cunt sott un bèll fögh; i sa ültra, i sa trüsa; quand i è bei brüsigaa, i sa quieta cunt un strasc e i sa lassa masarà fin che i è bei morisinn; alora sa tö giò la padela , la sa mett in mèzz ala cà; tücc i sa fa intornu: i a pera, i a mangia e i püssée prepotent i fa sachett, si prendono le castagne, si tagliano affinché non scoppino, si mettono nella padella e la si attacca alla catena (del camino) con sotto un bel fuoco; si mescolano, si rivoltano; quando sono ben abbrustolite, si coprono con uno straccio e si lasciano a riposare finché sono diventate belle morbide; allora si toglie la padella, la si mette in mezzo alla cucina; tutti si avvicinano; le sbucciano, le mangiano e i più prepotenti se ne riempiono le tasche (Rovio).

Farü: si preparano cuocendo semplicemente nell’acqua bollita. Si consumano inciden- do il guscio con i denti. Anche, castegn büii cula güssa e metüü in dal fornu a vegnì moll ().

Un dolce: la mè nona la faseva sti castegn: i a meteva giò in dal pariöö dala polenta, pö la i querciava de aqua, un presin de saa, e i doveva cös senza mai girai na volta nè trüsai...; quan che l’eva scià... quai tri quart d’ora prim ch’i sia cott..., la gh meteva denta na bèla squela granda de vin, e zücro...; i eva come maron glassé quand i vegniva föra, tütt ul zücor al tacava là in di castegn, zücro e vin, anca la castegna la ciapava un bèll color maron, i eva una bontà: i s man- giava con la panera, la mia nonna faceva queste castagne (secche): le metteva nel paiolo della polenta, poi le copriva d’acqua, una presa di sale, e dovevano cuocere senza mai girarle una volta, né rimestarle; quando mancavano circa tre quarti d’ora alla fine della cottura, vi metteva dentro una bella scodella grande di vino e zucchero; erano come marrons glassés quando erano pronte, tutto lo zucchero si attaccava alle castagne, lo zucchero e il vino, anche la castagna prendeva un bel colore marrone: erano una bontà; si mangiavano con la panna (Tesserete).

la putora, sorta di budino preparato con farina di castagne, latte, vino, zucchero (Ca- stel San Pietro).

sambaion, polentina con farina di castagne e aceto (Cabbio): con quest’ultimo termine nel Mendrisiotto si indicava anche una sorta di bevanda dissetante preparata con farina di castagne mescolata a vino, zucchero e un po’ di latte, molto gradita a chi era impegnato nella fienagione o nella mietitura. Usanze scomparse

A Muggio, ma anche altrove, c’era chi faceva i pradèll di mort, le castagne fresche sbucciate e bollite, e si lasciavano sul tavolo la notte che precedeva il giorno dei morti. Par i Sant ... sa fa i paradèll..., la sira... sa meteva lì magari una bieleta o na fondina cun denta un puu da sti castegn, per i Santi si fanno le castagne fresche lessate senza buccia; la sera si metteva- no lì magari una scodella o un piatto fondo con un po’ di queste castagne cotte (Cabbio). Vi era pure la credenza che, se non si lasciava nulla per le anime dei defunti, i mort i vegn a a tirat i pée, i morti vengono a tirarti i piedi, o addirittura a portare via qualcuno dalla casa.

Per il giorno dei defunti, a Stabio i poveri facevano la questua, carità di pori mort, rice- vendo in compenso qualche manciata di castagne secche.

A Muggio, per l’ottava della Commemorazione dei defunti, si offriva al parroco delle castagne fresche e si regalava una scelta dei frutti migliori ai parenti e agli amici più stretti.

Nel Mendrisiotto, la sera di Natale o Santo Stefano, le castagne secche lessate col guscio venivano preparate dalle ragazze per i giovani o i fidanzati che le andavano a trovare.

A , per Santo Stefano, i giovani andavano per le case a fare una questua con delle ceste chiedendo belegott, castagne secche lessate col guscio, che venivano poi mangiate 6834 Morbio Inferiore in compagnia. T. +41 79 423 62 52 - [email protected]

A Gorla, il gustoso piatto di castagne e panna era preparato per la puscena, una festic- ciola per sole donne che si teneva il giovedì grasso.

Sempre per sole donne si festeggiava con le castagne pure a Corteglia e precisamen- te nel giorno di Sant’Agata. Altre credenze

Un po’ ovunque nel Mendrisiotto c’era la credenza che bisognasse mangiare castagne il calendimaggio per evitare il morso dell’asino. Al prim da masg büsögna mangià i castegn, se- danò cagna l’asan, il primo maggio bisogna mangiare castagne, altrimenti l’asino morde (Rovio). A Melide e Castel San Pietro aveva il significato di scacciare la sfortuna e le disgrazie.

Vendita

I valmaggesi e i verzaschesi venivano nel Mendrisiotto, nella Campagna Adorna, e barattavano col massaro castagne secche in cambio di granoturco.

Anche quelli di Casima barattavano castagne i a cambiavan cun farina da carlon, quell ga n’evum mia tant, e farina bianca; a catavum fö chi gross; i a vardavan, s’i evam mia pissée che gross i a töevan mia, le scambiavamo con farina di granoturco, di quello non ne avevamo tanto, e farina bianca; selezionavamo quelle grosse; le guardavano, se non erano più che grosse non le comperavano.

In Valle di Muggio diverse famiglie davano le castagne in consegna ai carrettieri che scendevano al piano dove barattavano i frutti: sa sbassavan fina a Mendris e i paes lì nturno, cula caretèla con sota l’asnin o l mülett, par baratà i castegn dala graa e i furmagitt...; giò bass, i donn...; la cavagna dala verdüra e la farina da scambià, i a speciavan in piazza, scendevano fino a Mendrisio o ai paesi lì intorno, con la carrettella con l’asinello o il mulo, per barattare le casta- gne secche e i formaggini; laggiù le donne, con la cesta della verdura o la farina da scambiare, li aspettavano in piazza (Mendrisio). BARZASI SERGIO & LIVIO A volte erano gli stessi acquirenti che si recavano dai castanicoltori per comperare i impianti elettrici - telefonici e dati - elettrodomestici via Pizzamiglio 21e frutti: prima della guerra del 1914-1918, in Valle di Muggio giungevano dal piano e dal Comasco 6833 Vacallo per comperare castagne secche avvolte nel guscio.

Nei mercati o nelle feste si potevano anche trovare particolari composizioni di casta- gne: a Balerna, i bisciöcc eran infilàa quand eran verd e pö i a metevan denta in di furni dal pan, mia süla graa, a secà, pö i a vendeva cun sü la güssa ai fest; la castegna da denta la diventava picula, morbida, un puu dulzina, le bisciöcc venivano infilate quando erano fresche e poi le met- tevano nel forno del pane, non nel seccatoio, a seccare; poi le vendevano con il guscio alle fe- ste: la castagna dentro diventava piccola, morbida, un po’ dolce; sempre a Balerna si facevano anche collane di castagne secche lessate col guscio per venderle alle fiere invernali, dove i più facoltosi le compravano e le indossavano per farne sfoggio.

NdR.: Tutte le informazioni sulla castagna e annessi sono citazioni tratte dal VSI (Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana) con solo alcune piccole modifiche.

Temi proposti dall’Istituto scolastico comunale

I bachi da seta (Classe 3B) maestro Christian

Quanti bozzoli servono per produrre una cravatta? Venite alla nostra postazione e scoprirete il ciclo dei bachi da seta, dall’uovo alla farfalla, passando per i bozzoli. Ci saranno cartelloni esplicativi, immagini da riordinare e notizie numeriche!

Dal vello al filo di lana (Classe 5A) maestre Federica e Alessia

Se vi abbiamo incuriosito, venite a trovarci e scoprirete le operazioni, gli strumenti e i materiali necessari per ottenere fili di lana colorata da lavorare con i ferri, oppure lunghi fili più o meno spessi per fabbricare tessuti e poi indumenti.

Il vino (Classe 4A) maestre Luana e Isabella

Immersi in un suggestivo vigneto vi faremo conoscere le diverse parti della vite e vi spiegheremo come si produce il vino… Una questione di precisione? Potrete inoltre assaggiare uno squisito succo d’uva fatto da noi. Il castagno (Classe 2A) maestra Laura

Un breve viaggio alla scoperta del castagno. Una postazione dove conoscenza, gioco e arte si uniranno per farvi imparare divertendovi. Siete pronti a creare un castagno gigante colorato o ad ascoltare una storia con un finale a sorpresa?

Il latte e il formaggio (Classe 1B e 4B) maestra Camilla

Non è così facile fare il formaggio… La nostra postazione vi permetterà di capire come si produce il formaggio e come viene lavorato il latte. Potrete scoprire tante cose divertendovi e giocando con noi… guada- gnandovi succulenti assaggi.

Il mais (Classe 3A) maestro Fausto

Quante cose che si possono fare con il mais…! La nostra postazione mostra l’uso del mais nell’alimentazione; per cosa si usava il mais una volta? E oggi? Per i più giocherelloni, grandi e piccoli, avremo anche dei giochi per intrattenervi!

Il pane (Classe 1A) maestro Denis

Un alimento semplice, ma ricco di tradizione. Da noi scoprirete attraverso cartelloni e giochi come abbiamo fatto il pane in classe e poi… potrete farlo anche voi direttamente alla nostra postazione!!! E qualche minuto dopo avrete il vostro panino pronto da portare a casa. La birra (classe 5B) maestra Cristina

Quali sono gli ingredienti per produrre la birra? Come la si prepara? La nostra postazione vi permetterà di scoprire le risposte a queste domande, ma non solo! Potrete vedere e annusare i vari ingredienti. Inoltre grazie a dei cartelloni e a dei giochi potrete imparare tante cose divertendovi con noi.

La mazza del maiale (Famiglia Ceppi)

Quella tradizionale è rito antico, da svolgersi esclusivamente nei mesi freddi (dicem- bre, di solito) per una questione soprattutto di sanità della carne, ché il clima freddo la preserva meglio da alterazioni e malattie.

L’uccisione del maiale era, oggi come allora, un rito regolato da rigide norme, quelle che solo la tradizione contadina sa imporre. L’animale, allevato fino ad allora con quel che ca- pitava (avanzi di cucina, siero di latte ecc.), nelle ultime settimane della sua vita godeva di un trattamento di favore, con un vitto a base di farina di granoturco e castagne secche. STUDIO FIDUCIARIO GALFETTI SA Il suino, ingrassato a dovere, veniva macellato attorno all’anno di vita (anche un po’ VACALLO prima). Si sa infatti che la carne dei maiali troppo giovani è priva di sostanza e sapore – fa ecce- zione il maialino da latte, ma è un’altra storia e un altro tipo di cucina – mentre quella dei suini di età troppo avanzata tende ad essere dura e fibrosa.

La mazza avveniva per tradizione in fase di luna vecchia e calante. È un rito, crudele come era crudele la società contadina, che inizia con la preparazione degli attrezzi necessari al sacrificio dell’animale (come chiamarlo altrimenti?), e finisce con la divisione delle carni e la macellazione e la lavorazione vera e propria. Poi, iniziava la festa: perché del maiale – è vero – non si butta via niente, e il suo sacrificio permetteva alla famiglia contadina di sopravvivere nei periodi di magra e di avere il giusto apporto di calorie per non sfiancarsi nel duro lavoro dei Via Gen. Guisan, 2 campi. CH-6833 Vacallo Tel. 091 682.99.20 Fax 091 682.99.22 I Vecchi Giochi

Ma giocavano i bambini prima che ci fosse l’industria del giocattolo? Certo che sì e magari si divertivano anche di più. Come? I giochi li inventavano, se li costruivano anche: face- vano quel che potevano con quel che avevano. Ne abbiamo riscoperti alcuni, altri li abbiamo lasciati da parte perché, come ul tirasass, siamo una società che non li può più accettare e UFFICIO CAMBIO capire. TETTAMANTI GIORGIO Servizio BP Via del Breggia 19 L’Apicultura 6833 Vacallo 091 683 86 61 Si conosceva già ai tempi dei romani e sicuramente anche nei nostri territori fu sempre praticata. Nelle forme attuali l’apicoltura comincia a diffondersi nella seconda metà dell’otto- cento. È un mondo che necessitava e necessita di particolari conoscenze tecniche per cui gli apicoltori sono sempre stati rari. Non va dimenticato però che senza api la natura sparirebbe, e assieme alla natura l’umanità stessa! È un mondo che merita di essere scoperto.

La Fattoria degli Animali

Nella bassa valle dominava la casa di tipo lombardo con il cortile interno: l’aia che chiamavamo curt. Dentro ogni tipo di animale, quelli da cortile, prevalentemente, ma anche la stalla delle mucche, o dei buoi e anche il porcile (stabiéll) con il maiale nutrito con il siero del latte. In un lato il mucchio dello sterco prodotto, ul ledamée, che spesso, d’estate, inquinava con i suoi liquami l’acqua dei pozzi con le conseguenze che ben si possono immaginare. Vita grama, e nell’alta valle era anche peggio. Ora i ragazzi, a differenza di quelli che un tempo gli animali li avevano come compagni di gioco, quasi non sanno più com’è fatta una pecora, una mucca, un’oca. Quest’anno alla sagra c’è l’occasione di ammirarne molti… Via G.B. Maggi Landamano 28 La castegna 6874 Castel S. Pietro Tel. magazzino: 091 646 89 36 Fax magazzino: 091 646 08 94

Tel. ufficio: 091 647 41 61 Fax ufficio: 091 647 41 62

Sa vèrdan i risc e pö crodan par tèra Natel: 076 347 41 57 castegn bei lüsent tant che paran lüstraa. E-mail: Curii a cataj sü, che l’è un ben regalaa, [email protected] d’ajütt sustanziuus in di ann dala guèra.

Che bun i castegn cun la pèll e faj büij. Biröll, o cul lacc, o faj föra a fregüj Marmita centrala, ugnidün pò pescà e tütt boca-piena a cagnà e mangià.

Castegna mudesta, mudell d’ümiltà regina dal bosch che sa scund in di föij. E spungias i diit quand sa vann a cercà l’è ul piasé che ga manca , ...a quii che và a töij!!

© Edo Figini, 13 settembre 2016

La castagna. Si aprono i ricci e poi cadono a terra castagne lucenti che sembrano luci- date. Correte a raccoglierle, che sono un bene regalato, di sostanzioso aiuto negli anni della guerra. Che buone le castagne fatte bollire con la pelle. Caldarroste, o col latte o sbriciolate. Marmitta in centro, ognuno può pescare, e tutti a bocca piena a masticare e mangiare. Castagna modesta modello di umiltà, regina dei boschi che si nasconde fra le foglie. E pungersi le dita, quando si va a raccoglierle, è il piacere che manca a chi le va a comperare. Piazza Municipio 6833 Vacallo 091 683 13 97 OSTERIA MANCIANA Gerenza Fam. Piffaretti CH-6838 SCUDELLATE Tel. 091 684.11.36 - E-mail: [email protected] VALLE DI MUGGIO

ACCONCIATURE UOMO NINO

Via G. Guisan 5 6833 Vacallo Tel. +41(0)91 683 83 96

SALONE LUNEDÌ CHIUSO Ringraziamenti: Si ringraziano tutti i volontari che prima, du- rante e dopo la Sagra hanno collaborato. Tutti gli sponsor indistintamente. Gli artigiani presenti, il Comune di Vacallo, l’Ufficio Tec- nico, il Centro Sociale diurno, la Pro Valle di Muggio, il Comune di Morbio Inferiore, tutti i proprietari di corti, case e sedimi messici a disposizione, il Comune di Castel San Pie- tro, le scuole comunali di Vacallo, la famiglia Ceppi, Mira Gisler per le illustrazioni. Uno speciale ringraziamento ai volontari e ai proprietari di Villa Bertola.