La rassegna stampa diOblique marzo 2012

Per gentile concessione di Elliot Edizioni, pubblichiamo un estratto del nuovo romanzo di Sacha Naspini, Le nostre assenze, in uscita ad aprile.

© Elliot Edizioni 2012 – vietata la riproduzione

Mia madre era una ragazza di venticinque anni melma di viscere, ero stato salvato da un colpo di quando io ne avevo nove. Mi raccontava spesso che bacchetta magica. A volte pensavo che con una pro- una notte, mentre era ancora ferma a letto a cau- tezione così potevo fare quello che mi pareva. Pro- sa della gravidanza diffi cile, le era apparso in sogno babilmente non sarei neanche mai morto. Papa Giovanni. Me lo raccontava e io immaginavo Michele veniva dallo sprofondo della spazzatura e una nuvola bianca che si apre nel buio, dentro com- non aveva speranze. Il suo destino lo attendeva chia- pariva questa specie di santo uguale alla foto di quel- ro come la luce del sole: maniche sdrucite su cui pu- lo che avevano attaccato sulla porta di camera mia. lirsi il moccio alla bell’e meglio, spazzolini da denti In sogno Papa Giovanni l’aveva chiamata per nome. da far durare per i prossimi cinque anni. Era nato in Le aveva sorriso e aveva detto queste parole: «Non quella catapecchia in fondo allo sterro oltre la rete avere paura, andrà tutto bene. Sarà un bel bambino». del piazzale e lì sarebbe morto, da solo, senza ne- E puff, era svanito. anche una moglie. Io mi cibavo della sua disgrazia. Quella cosa del santo la digerivo male. Da una parte Accanto a lui brillavo, nonostante fossi una palletta mi dava l’idea che la mia nascita, la mia presenza nel di lardo vagante. Se lui era bello, io avevo tutte le mondo, fosse una cosa abbastanza necessaria visto possibilità. Avvertivo quella potenza, specie la sera, che ci si era messo di mezzo anche un Papa buono. nel mio letto, prima di dormire. Sapevo che da gran- Dall’altra mi faceva perdere per un momento i con- de sarei stato un pezzo grosso, qualcuno di impor- fi ni di me, come se fossi sul punto di volatilizzarmi tante. Sapevo che mi attendeva un disegno glorioso e nel niente, come quella nuvola. Se ero speciale nel talmente sconfi nato da non riuscire neanche a con- bene, forse lo ero anche nel male. Io venivo da una cepirlo. E allora lo spiavo da lontano, quel disegno, nuvola. Invece di cadere giù dal buco di mia ma- gongolando e raschiando le lenzuola con le unghie dre come un ammasso informe che sguazza in una dei piedi, delle mani.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1 111/04/20121/04/2012 111:10:561:10:56 Sacha Naspini LE NOSTRE ASSENZE

Elliot Edizioni Collana Scatti pp. 156 – euro 16

Una nuova e sorprendente prova dalla voce originalissima dell’autore de I Cariolanti

Quando si è piccoli ci sono molte cose che non si capiscono. La morte dell’amato nonno, per il protagonista e voce narrante de Le nostre assenze, è una perdita incomprensibile, che ai suoi occhi non può essere altro che uno scherzo tirato troppo per le lunghe. Il nuovo romanzo di Sacha Naspini parte da qui per arrivare a raccontare l’intera storia che segue alla scomparsa del nonno: l’amicizia a cui il protagonista è costretto suo malgrado con il piccolo Andrea, un bambino povero che diverrà presto il suo bersaglio preferito, un padre appassionato tombarolo e dongiovanni, una madre ignara di come sta crescendo suo fi glio, una scoperta straordinaria che invece di portargli l’affetto del papà condurrà a una svolta imprevista e sinistra, destinata a infl uenzare il futuro di tutti i personaggi del libro fi no all’inaspettato epilogo, anni dopo, in America, quando padre e fi glio si incontreranno di nuovo attraverso una bambina, Dea, nata dalla relazione dell’uomo con la sua nuova compagna. Sacha Naspini racconta in modo magistrale, brillante e bruciante allo stesso tempo, il passaggio improvviso dall’infanzia all’adolescenza, la perdita dell’innocenza, il desiderio inesorabile e cieco della vendetta e, insie- me, il sentimento inspiegabile dell’amore e di una nuova speranza.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Raccolta di articoli pubblicati da quotidiani e periodici nazionali tra il primo e il 31 marzo 2012. Impaginazione a cura di Oblique Studio

– Loredana Lipperini, «Libri doc» la Repubblica, 2 marzo 2012 5 – Antonio Armano, «Morselli, brano tagliato per rispetto agli ebrei» Saturno del Fatto Quotidiano, 2 marzo 2012 7 – , «Don Chisciotte vaga per l’America» Corriere della Sera, 3 marzo 2012 9 – Edoardo Camurri, «Sono un pollo da libreria» La Lettura del Corriere della Sera, 4 marzo 2012 12 – Paolo Di Stefano, «Bestseller d’Italia» Corriere della Sera, 4 marzo 2012 14 – Ida Bozzi, «La vita agra del traduttore» La Lettura del Corriere della Sera, 4 marzo 2012 17 – Antonio Gnoli, «La qualità della carta» la Repubblica, 5 marzo 2012 19 – Antonio Prudenzano, «Anche Rcs Libri guarda al self-publishing, ma…» Affari italiani, 6 marzo 2012 22 – Loredana Lipperini, «Il monopolio del libro» la Repubblica, 8 marzo 2012 25 – Giuseppe Del Ninno, «L’invasione dei non-scrittori famosi» Libero, 9 marzo 2012 27 – , «Dan Brown, Coelho, Faletti: bestseller da non leggere» Corriere della Sera, 9 marzo 2012 29 – Antonio Gnoli, «L’èra della pay libreria» la Repubblica, 10 marzo 2012 30 – Elisabetta Ambrosi, «La vita agra del traduttore» il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2012 33 – Gianluca Nicoletti, «Moebius, la matita che viaggiò nel futuro» La Stampa, 11 marzo 2012 35 – Alessandra Farkas, «Franzen contro Bloom: il canone è maschilista» La Lettura del Corriere della Sera, 11 marzo 2012 37 – Giangiacomo Feltrinelli, «Giangiacomo Feltrinelli, le confessioni di un editore militante» la Repubblica, 13 marzo 2012 40

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 «Più che decrescere, alcuni editori potrebbero tranquillamente abolirsi»

– Salvo Intravaia, «Da aerio a manovrazione l’italiano sfregiato nei temi della maturità» la Repubblica, 15 marzo 2012 42 – Marco Lodoli, «L’ita(g)liano a scuola sempre più sconosciuto» la Repubblica, 15 marzo 2012 43 – Giancarlo Dotto, «Nel male e nel Bene» l’Espresso, 15 marzo 2012 44 – Stefano Bartezzaghi, «Lacrime e bestseller» la Repubblica, 16 marzo 2012 48 – Demetrio Paolin, «Anni (truccati) di piombo» La Lettura del Corriere della Sera, 18 marzo 2012 50 – Will Self «Musica & letteratura» la Repubblica, 18 marzo 2012 52 – Antonio Prudenzano, «Così si evolvono le agenzie letterarie…» Affari italiani, 20 marzo 2012 56 – Pier Francesco Borgia, «Gli acquisti dei libri sono in calo del 20 per cento» il Giornale, 24 marzo 2012 60 – Stefano Salis, «Editori e librai senza festa» Il Sole 24 Ore, 25 marzo 2012 61 – Aldo Grasso, «Ha vinto il facilese» La Lettura del Corriere della Sera, 25 marzo 2012 62 – Paolo Di Stefano, «L’italiano è un ogm» La Lettura del Corriere della Sera, 25 marzo 2012 64 – Edoardo Brugnatelli, «Pietro Citati e il piacere della lettura» Le parole necessarie, 27 marzo 2012 66 – Simona Verde, «Tabucchi, l’esule involontario» il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2012 70 – Stefano Montefi ori, «Le strategie della Francia per difendere le librerie» Corriere della Sera, 28 marzo 2012 72 – Paola Bono, «Una maestra di coerenza» il manifesto, 30 marzo 2012 73 – Dina Bra, «Vogliamo venderli questi libri?» Prima comunicazione, 31 marzo 2012 75

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Libri doc

— Calasso: «Il mercato premia l’editore che sa quello che fa»

Loredana Lipperini, la Repubblica, 2 marzo 2012

Sessantaquattromila copie, otto edizioni, un pri- Il che signifi ca che, a dispetto di quan to si sostiene, un mo posto nella classifi ca dei libri più venduti. Il mercato per la poesia esiste? caso de La gioia di scrivere di Wislawa Szymborska Le dico una cosa che vale per tutti gli editori del merita più di una rifl essione sul mercato edito- mondo. Chi pubblica una raccolta poetica di un riale. Che riguarda l’effetto della lettura in tv di autore ancora non notissimo o che non ha ricevuto Roberto Saviano (il 5 febbraio a Che tempo che fa, un Nobel ne tira inizialmente duemila copie. Se pochi giorni dopo la morte della poetessa, Nobel ne vende tremila, può considerarsi soddisfat to. Se per la Letteratura nel 1996) ma non solo. «Il gior- arriva a cinquemila, si parla di successo. Da questo no stesso della morte di Wislawa Szymbor ska» punto di vista non c’è molta differenza fra Italia, racconta Roberto Calasso, l’editore di Adelphi Stati Uniti, Germa nia o Francia. Poi esistono casi «ho scritto un articolo dove raccontavo della sin- singolari, in cui alcuni libri di poesia si trasformano golare e assai vasta popolarità della poetessa pres- in una grande fortuna editoriale. Faccio l’e sempio so ogni tipo di lettore italiano. Il fenomeno vale, del nostro Auden. Il suo La verità, vi prego, sull’a- infatti, per il nostro paese molto più che altrove, e more ha venduto 112 mila copie. Anche in quel si è verifi cato fi n dal suo primo libro da noi pub- caso ci fu un notevole aiuto dall’esterno, attraverso blicato. Certo, l’effetto Saviano ha contato molto: il fi lm Quattro matrimoni e un funerale dove veniva anche quando lesse in televisione Varlav Šalamov, recitata una sua poesia: ma quel libro continua a l’impatto immediato fu molto forte. L’autorità e vendere ancora adesso. l’aura che circondano Saviano sono riusciti a far arrivare due grandi autori al pubblico più gran- Nel caso de La gioia di scrivere, però, è accaduto qual- de. E oltretutto con parole molto precise, che cosa in più: la conquista del primo posto in classifi ca. toccavano tutti». Sorprendente? Di più: quattro volte improbabile. Dopo una rapi- Parliamo dunque di lettori che non conoscevano Wisla- da indagine condotta con vari editori di altri pae- wa Szymborska? si, credo si possa defi nire un caso unico al mondo. Sicuramente. Da quando abbiamo iniziato a pub- Nessu no è riuscito a citarmi un altro esempio: chi blicarla abbiamo riscontrato reazioni molto vive si è avvicinato di più è stato Ted Hughes con Let- da parte di chi usualmente non legge poesia. Que- tere di compleanno, che rac coglie le poesie dedicate sto è bello: di norma, i lettori di poesia sono let- alla moglie Syl via Plath e legate alla loro tragica tori che leggono sempre poesia, mentre in questo storia. Fu a lungo fra i primi dieci libri più ven duti: caso sono stati gli inabituati a scoprire in Wislawa ma nonostante l’enorme successo non raggiunse Szymborska cose che non si trovano altrove. mai il primo posto. L’altro caso riguarda un altro

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Nobel, Seamus Heaney: grandi vendite ma non per coltivano l’odio per la mediazione: e questa è una una raccolta, bensì per la traduzione del Beowulf. E delle cose più funeste che possano colpire un cer- comunque non arrivò in vetta alla classifi ca. Secon- vello che pensa. Signifi ca non capire nulla di ciò che da improbabilità: il fatto che quel primo posto sia accade, anche nella testa di ciascuno di noi, perché andato non a una singola raccolta poetica ma al- tutto è il risul tato di complesse mediazioni. l’opera completa di un autore. Terza im probabilità: il fatto che si tratti di un autore in traduzione. L’editore dev’essere un fi ltro, dicono alcuni suoi colleghi. Quarta, l’improbabilità massima: il libro più ven- L’editore deve esse re scuola, ribattono altri. Secondo lei? duto in Italia contiene 350 pagine in polacco. Dev’essere giudizio. È tutto lì. Dopo di che si può trovare anche il giudizio pes simo, ma questo è co- Guardiamo le classifi che, allora: sembra che a venir pre- munque il primo modo per aiutare i libri a prendere miati siano gli editori che perseguono un progetto chiaro. forma. E la forma di un libro implica l’oggetto fi sico, Da una parte Adelphi e Sellerio, che hanno quello che mentre il libro su schermo non lo è. Della forma fa si defi nirebbe un brand, una riconoscibilità immediata. parte il fatto di occupare un certo angolo dello spa- Dall’altra Newton Compton, ugualmente riconoscibile zio, avere una certa consistenza e palpabilità. sul versante dei libri popolari a basso prezzo. Signifi ca che, in periodo di crisi conclamata, l’identità del marchio Non crede negli ebook? editoriale premia? Adelphi li fa e abbiamo anche avuto un singolare Quello dell’identità è un punto deli cato. Per un ver- successo con i primi Maigret all’inizio di quest’an- so l’Italia è un paese che ha avuto, e in parte ha tut- no. Erano cinque – e sono entrati tutti nella top ten tora, una grande editoria: da questo punto di vista di Amazon fi n dal primo giorno. Ovvia mente il non è affatto un paese minore. È vero, però, che da mercato europeo è sinora minu scolo, ma altrettanto noi attecchisce la tendenza (che è, ahimè, mondiale) ovvio è che crescerà rapidamente. alla minore riconoscibilità delle case editrici e sem- bra che ma sochisticamente gli editori facciano di Tutto riporta alla questione della qualità. Ma non si è tutto per aumentarla. Un danno: perché diventa dif- sempre detto che i lettori italiani non brillano per ricerca fi cile ritrovarsi in mezzo a questa selva che diventa di qualità? sempre più indifferenziata. Se più di centomila lettori acquistano Auden, si- gnifi ca che non tutti comprano il libro banale. Ho Bisogna decrescere? Pubblicare meno libri? sempre sostenuto che in Italia esiste uno strato di Più che decrescere, alcuni editori po trebbero tran- lettori eccel lenti, che reggono il confronto con tutti quillamente abolirsi. La questione è la qualità. gli altri paesi e sono forse anche più duttili, capa- Finché un editore pubblica libri che hanno una ci di muoversi in direzioni dove i generi non sono ragione, fa bene ad andare avanti. Il problema è, chiaramente stabiliti. Certo, per disgrazia esistono semmai, la capacità di assorbimento da parte dei anche libri di grande bellezza che passano inosser- lettori, per cui bisogna calibrare bene la produzione vati e si perdono nella quantità di volumi che arriva- e non forzare troppo. Ma quelli che sperano che no quotidianamente a un libraio. Nel 1983 Siegfried il mondo diventerà buono producendo meno libri Unseld, edito re di Suhrkamp e il più grande fra gli vivono di illusioni. editori tedeschi, esasperato per i molti buo ni libri della casa che non avevano avuto un’accoglienza E a quelli che sostengono che la fi gu ra dell’editore per- adeguata, varò il famoso «programma bianco»: bloc- derà di importanza con l’avvento dell’ebook e del self- cò la produ zione di novità e ripubblicò trentatré libri publishing cosa risponde? del suo catalogo, tutti con la stessa copertina bianca, Che sono tutte balle. Esiste un’intera tribù che lo nome dell’autore e titolo. Fu un’iniziativa clamorosa, sostiene, ma si fonda su presupposti ideologici che che avrebbe il suo senso anche oggi.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Morselli, brano tagliato per rispetto agli ebrei

— Nel centenario della nascita dello scrittore diventato famoso solo dopo la morte, Antonio Armano ripercorre la vicenda del dialogo «anti-ebraico» tagliato dall’editore Adelphi

Antonio Armano, Saturno del Fatto Quotidiano, 2 marzo 2012

Un Morselli inedito e «proibito»? Nell’anno delle In una seduta dell’assemblea dell’Unod – cui assi- celebrazioni del centenario – lo scrittore varesino ste anche un anziano Freud «oniromante clinico» è nato nel 1912, il 15 agosto come Stieg Larsson, – Morselli ambienta alcune invettive antisemite altro «postumo» seppure ben più recente e popolare che si trovano in due delle tre versioni manoscrit- – la domanda sembra paradossale. Perché Morselli te del romanzo ma non nell’edizione Adelphi. Lo non vide mai nessuno dei suoi romanzi pubblicati scrittore e politico nazionalista francese Maurice in vita e la vita, come non ci si stanca di ripetere, se Barrès – autore di diversi articoli antisemiti dove la tolse dopo l’ennesimo rifi uto editoriale, il 31 lu- affermava tra l’altro: «Che Dreyfus abbia tradito, glio del ’73, poco prima di compiere 61 anni, con un io lo deduco dalla sua razza» – prende la paro- colpo di Browning, nella dépendance della villa di la dopo la proposta di nominare Trotzky ministro via Limido a Varese. Cioè dopo avere trovato nella senza portafoglio: «Non vi sembra – interloquì posta – al ritorno da una villeggiatura in monta- appena ironico, – che il genere ebreo sia rappre- gna con l’amica Maria Bruna Bassi – il manoscrit- sentato abbastanza, in cima alla neo-Federazione? to rifi utato di quello che è forse il suo capolavoro, Su 12 posti al Consiglio dei ministri ne avete 6. Dissipatio H.G. Ma subito dopo la morte, a partire Rathenau, Blum, Goldstein, Ravà, ecc.». E aggiun- dal ’74, con Roma senza Papa – testo fantateologi- ge: «Uno dei pochi sentimenti che da secoli gli Eu- co dove mette in scena il trasferimento del Vati- ropei hanno in comune, da Varsavia a Salamanca, cano a Zagarolo –, è iniziata la pubblicazione dei da Roma a Amburgo, è l’avversione per gli Ebrei». manoscritti donati dalla nipote Loredana Viscon- «Giudei al rogo! Giudei al rogo! Giudei al rogo!» ti al Centro Manoscritti dell’università di Pavia. gli fa eco Charles Maurras, scrittore nazionalista L’anno successivo vide la luce Contro-passato prossi- e fondatore del giornale Action Française, zeppo di mo, romanzo fantastorico dove si immagina la vit- articoli antisemiti – insomma sempre Dreyfus e toria degli Imperi centrali nella Prima guerra mon- dintorni. «Un Ebreo “senza portafoglio”? Beh, direi diale, grazie a un tunnel ferroviario che permette che è ottimistico. Più facile trovare un Ebreo sen- agli austriaci di prendere alle spalle l’esercito italia- za il Talmud» ironizza Rathenau, ebreo lui stesso no e arrivare fi no in Val di Susa per affrontare i fran- e – nella realtà storica – ministro degli esteri del- cesi. L’esito è il rovesciamento delle sorti belliche e la Repubblica di Weimar, ucciso in un attentato la creazione della Unod (Comunità europea demo- terroristico di estrema destra raccontato nel libro cratica), dominata dalla Germania. Quasi una pre- «maledetto» I Proscritti di Ernst von Salomon. Na- fi gurazione della situazione attuale con Walter Ra- turalmente in Contro-passato prossimo Rathenau thenau al posto della Merkel, mentre in Val di Susa non perde la vita, la Germania non viene sconfi tta. oggi gli austriaci dovrebbero vedersela coi no-Tav. Ma perché la pagina con le invettive antisemite non

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 è stata inserita nell’edizione defi nitiva da Adelphi, amareggiata» commenta Loredana Visconti, ni- che meritevolmente, sotto l’egida del fondatore pote dello scrittore «se qualche giornale facesse Luciano Foà, ha pubblicato i romanzi di Morselli? un titolo come “Morselli antisemita”. Non c’è Maria Antonietta Grignani, docente alla facoltà di niente di più lontano da quello che era mio zio». lettere dell’università di Pavia e direttore del Centro Valentina Fortichiari, autrice di diversi saggi su Manoscritti, rimanda alla rivista Autografo (ottobre Morselli che si è di recente dimessa dal premio per 1996). Dove le studiose Elena Borsa e Sara D’A- romanzi inediti dedicato allo scrittore a Varese e rienzo, scrivono: «Un altro passo fi lologicamente fondato dallo scrittore Silvio Raffo, dice: «Anche e Dante Isella potreb- bero avere avuto voce «Era un autore all’avanguardia, ancora attualissimo in capitolo nel deci- diversamente da altri classici invecchiati. Anche per dere di escludere il questo gli editori l’hanno rifi utato, non sapevano come brano». Perché molto scottante? «O perché e dove collocarlo» ritenevano che quella fosse la versione vo- luta da Morselli. Esi- ste sempre un mar- intricato è quello leggibile alle pp. 249-251 dell’e- gine d’arbitrarietà nelle scelte editoriali postume». dizione: in quel punto Morselli aveva inserito un Che cosa pensa dei testi del teatro di Morselli in brano molto delicato sulla questione ebraica in Eu- fase di valutazione presso Adelphi? Ci sono pos- ropa, che non compare assolutamente nella vulga- sibilità che vengano pubblicati? «Morselli nel ta edita. Le ragioni di questa mancanza (a cui non centenario della nascita è uno scrittore dimenti- dovrà per forza seguire una reintegrazione) sono cato. Dopo la fama successiva alla morte, l’inte- ancora tutte da indagare, dal momento che un altro resse nei suoi confronti si è ridotto». Adelphi ha mutamento di trama, dalla storia compositiva del un po’ tirato i remi in barca? «Un editore, specie tutto simile (pp. 193-199), è stato invece accolto». in tempi di crisi, investe su autori che considera La frase «a cui non dovrà per forza seguire una rein- in grado di conquistare nuovi lettori, non su chi, tegrazione» sembra quasi sostenere l’opportunità di come Morselli, ha un pubblico di affezionati let- reintegrare il passo soppresso. Possiamo ipotizzare tori. Per me è uno sbaglio, Morselli è in grado che Foà, critico e editore scomparso nel 2005, di ori- di dire molto alle nuove generazioni, oltre che a gini ebree, abbia optato per eliminare la pagina «mol- Contro-passato prossimo, penso a romanzi come to delicata»? La sua crisi con l’Adelphi si ha nel ’94 Divertimento 1889. Era un autore all’avanguardia, con l’uscita di un libriccino di Léon Bloy, Dagli ebrei ancora attualissimo diversamente da altri classici la salvezza, considerato da molti come opera anti- invecchiati. Anche per questo gli editori l’hanno semita, in seguito alla quale si scatenò una polemica rifi utato, non sapevano come e dove collocarlo». in particolare tra Roberto Calasso e Cesare Segre. Linda Terziroli, curatrice del volume epistola- Le invettive, del resto, sono storicamente reali- re morselliano Lettere ritrovate (Nuova Editrice stiche perché Morselli, studioso e intellettuale Magenta) e ideatrice insieme a Raffo del premio, oltre che scrittore, autore di un saggio su Proust sottolinea l’apoliticità dello scrittore, affascinato – uno dei due libri che ha pubblicato in vita – le da idee di sinistra fi ltrate dalle lezioni di Antonio attribuisce a personaggi reali e notoriamente Banfi , critico nei confronti del comunismo, affama- antisemiti. Un frammento realistico non certo to di ideali ma troppo esigente per credere fi no in espressione del suo punto di vista: «Sarei molto fondo (di antisemitismo manco a parlarne).

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 8 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Don Chisciotte vaga per l’America

— John Williams celebra l’epopea di un «folle in un mondo ancora più folle di lui»

Paolo Giordano, Corriere della Sera, 3 marzo 2012

Così scopro che quel fi lm dei fratelli Coen che mi ha raccontano: un professore universitario di provin- diverti to e commosso, A Serious Man, ha almeno un cia, anonimo, grigio e remissivo, al punto da sem- precedente letterario illustre: un romanzo intitolato brarci quasi ma lato per la sua incapacità di reagire Stoner, scritto da John Williams negli anni Sessanta, alle pressioni del mondo crudele che lo circonda. dimenticato per lungo tempo e ora riscoperto dalla William Stoner (nel romanzo di Williams) e Lar- Fazi Editore (pagine 332, euro 17,50, postfazione di ry Gopnik (nel fi lm dei Coen) hanno entrambi una Peter Cameron, traduzione di Stefano Tummolini). moglie inacidita e diabolica e fi gli che hanno preso Beninteso, non esiste un collegamento dichiarato tutto da lei, hanno entrambi a cuore il loro mestiere fra il fi lm dei Coen e il libro di Williams. Ed è molto d’insegnanti sebbene siano succubi dei giochi di po- faci le trovare delle differenze. In Stoner, per esem- tere dell’università, vivono a un certo punto febbrili pio, non c’è traccia dell’am bientazione ebraica, né e brevissime storie extramatrimoniali, rivolgono in della dissa crante ironia di Joel e Ethan. continuazione all’esterno le loro buone intenzioni e Ma gli elementi di vicinanza sono appariscenti e, so- ne ricevono sempre in cambio di essere massacrati. prattutto, le due storie hanno in comune l’uomo che Insomma, sembrano due incarna zioni dello stesso

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 9 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 spirito. (Sarà anche per questo che Fazi sceglie per Edi th per la prima volta, quando ha un presenti- l’illustrazione di copertina l’opera qq di Francesco mento della morte guardando fuori dalla fi nestra Sanesi, dove dal basso sbu ca il mezzo volto occhia- un prato inne vato. Si contano sulle dita di una luto di un uomo molto somigliante all’attore Mi- mano, comunque. chael Stuhlbarg? O sto andando troppo oltre nelle Williams sembra non conoscere – o rifi utare delibera- congetture?). tamente – la pratica cinica comune a tutti gli autori di Stoner è l’esempio di un romanzo a tutto tondo. Wil- fi nzione, che consiste nello sfruttare a fi ni drammatici liams racconta l’esi stenza terrena del suo personaggio le disgrazie umane, spremendone il succo amaro fi no dalla nascita (1891) alla morte (1956), in rigoroso all’ultima goccia. Ogni volta che a Stoner accade una catastrofe, il suo porta- to viene riassorbito già nella ri ga successiva e «William Stoner è colui che non partecipa, che non la gravità ridimensio- nata, come se affondas- s’indigna e non si dispera, che non scalcia e non si dimena» se nella materia molle, gommosa di cui è fatto il suo organismo. L’interesse di Wil- liams, e con lui quello ordine cronologico e passando attraverso ogni fase del lettore, è concentrato su qualcos’altro, su una saliente: l’infanzia a lavorare i campi con i genitori e domanda: chi è veramente William Stoner? Per nutrire i maiali «nel porcile a poche iarde dalla casa», dirne una: è il ventenne che, mentre tutti i suoi co- l’abbandono del nido per studiare agraria all’uni- etanei sono travolti dall’esuberanza per la Grande versità di Columbia, l’incontro quasi casuale con la Guerra e si ac calcano negli uffi ci di reclutamento, poesia che lo porta a cambiare bruscamente rotta ne- pronuncia il suo melvilliano «preferi rei di no» e gli studi, il matrimonio con Edith, infelice dalla pri- sceglie di restare all’università appiccicato ai libri ma notte, l’amore adultero e fugace con una collega di di critica letteraria. nome Katherine, eccetera. William Stoner è colui che non partecipa, che non I grandi Fatti della vita ci sono tutti, ordinati s’indigna e non si di spera, che non scalcia e non si come in un catalogo. Ecco spiegato il romanzo, dimena. È Giobbe. È quello che fa sempre il passo dunque? Una storia classica di formazione? Nien- indietro e porge l’altra guan cia, poi l’altra ancora te affatto, perché in Stoner manca proprio l’ele- e poi quella di prima. È una specie di Messia in mento che regge tutte le narrazioni della sua spe- prepensionamento. È un pusillanime. È il tipo di cie: il cambiamento del protagonista. Il professor personaggio da cui uno scrittore dotato di senno William Stoner resta sé stesso, sputato identico, si terrebbe mol to alla larga, perché nei suoi gesti dalla prima all’ultima pa gina. Attraversa i grandi non c’è mai nulla di eroico, di ribelle, di stonato, Fatti della (sua) vita con distacco, passività e una di plateale. strana disturbante mestizia. A tratti risulta così Dave Masters, un suo amico d’uni versità, uno dei ancorato al proprio carattere mite che ti viene due soli amici che avrà in tutta la vita, lo descrive voglia di strangolarlo. Gli unici momenti in cui così: «Chi sei tu veramente? Un umile fi glio del- raggiunge una specie di estasi sono attimi speri- la terra, come ti ripeti davanti allo specchio? Oh, mentati in solitudine: quando legge gli ultimi due no. Anche tu sei uno dei malati: sei il sognatore, versi di un sonetto di Shakespeare – «Que sto tu il fol le in un mondo ancora più folle di lui, il no- vedi che fa il tuo amore più for te, / e degnamente stro Don Chisciotte del Midwest, che vaga sotto amare chi presto ti verrà meno» –, quando scorge il cielo azzurro senza Sancho Panza. Tu credi che

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1100 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

ci sia qualcosa qui, che va trovato. Nel mondo re- vita di William Stoner, una vi ta che sembra essere ale scopriresti subito la veri tà. Anche tu sei votato assai piatta e desolata». L’ha letto tre volte per con- al fallimento. Ma anziché combattere il mondo, vincersi, infi ne, che «si possono scrivere dei pessimi ti lasceresti masticare e sputare via, per ritrovarti romanzi su delle vi te emozionanti e che la vita più in terra e chiederti cos’è anda to storto. Perché ti silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e aspetti sempre che il mondo sia qualcosa che non grande cura, può fruttare una straordinaria messe è, qualcosa che non vuole essere. Sei il maggiolino letteraria». nel cotone, tu. Il verme nel gambo del fagiolo. La Non si tratta solo di questo, secon do me. Nella tignola nel gra no. Non riusciresti ad affrontarli, resilienza ostinata di William Stoner esiste anche a combatterli: perché sei troppo debole, e troppo un tacito messaggio politico. Lo scialbo professore forte insieme. E non hai un posto dove andare». del Midwest insegna a noi indivi dui irrequieti la Da subito, l’impresa di John Williams di raccontare pazienza cocciuta che viene dal lavorare la terra, la vita di un uomo come Stoner, usando la perizia l’im passibilità come unica difesa dai capricci delle di una cronaca e la più tersa prosa letteraria, mi è stagioni che ogni volta minacciano di rovinare il sembrata affi ne a un sacrifi cio, a un atto religioso. La raccolto. E suggerisce che il senso dell’essere qui mia ammirazione per la sua tenacia cresceva pagina e la felicità – o qualcosa di pallido che le assomi- dopo pagina. A volte ero sconfortato dall’immobi- glia – sono nascosti in pieghe irrisorie, s’incontra- lità di Stoner, m’infastidiva come soltanto la virtù no per puro caso, anzi ci incontrano per puro caso, ottusa e fi ne a sé stessa può infastidire. e durano poco. Ma sono suffi cienti. «Conservava Nella postfazione, Peter Cameron (guarda caso, la coscienza del proprio sangue e dell’eredità la- autore di un altro splendido romanzo di anti-for- sciatagli dai suoi antenati, con le loro vite oscure, mazione, Un giorno questo dolore ti sarà utile) affer- faticose e stoiche, e un’eti ca che gli imponeva di ma di non essere riuscito a indi viduare esattamente offrire al mondo tiranno visi sempre inespressivi, quel qualcosa che ti fa restare avvinto a Stoner: «La ri gidi e spenti». maggior parte degli scrittori, buttato giù il primo Stoner parla di resistenza ed è tra i migliori romanzi paragrafo del romanzo, avrebbero rinunciato. A che per tempi incerti che mi sia capitato di leggere. E scopo continuare? In quelle pagine trapela l’intera questo, il nostro, è un tempo incerto.

«Lo scialbo professore del Midwest insegna a noi indivi- dui irrequieti la pazienza cocciuta che viene dal lavorare la terra, l’impassibilità come unica difesa dai capricci delle stagioni che ogni volta minacciano di rovinare il raccolto»

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1111 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Sono un pollo da libreria

— Strilli di copertina fi rmati da Camilleri e Ammaniti. Impossibile resistere

Edoardo Camurri, La Lettura del Corriere della Sera, 4 marzo 2012

Confesso di essere un pollo. Perlomeno divento tale di lettori» (Amanda Hocking, Switched. Il segreto del quando compio certi esercizi spirituali che si pos- regno perduto, Fazi Editore). Oppure: «Un autore da sono riassumere in questo modo: convincersi che 6 milioni di copie in Italia» (Luis Sepúlveda, Ultime viviamo nel migliore dei mondi possibili. Quando notizie dal Sud, Guanda). La quantità riproduttiva entro in una libreria, per esempio, mi costringo a ha maggiore effi cacia della qualità, nell’umile mon- beccare intorno ai libri pubblicizzati con la fascetta do dei pennuti da cortile dove tutto sommato un e qui, come se avvenisse un’ulteriore metamorfosi, pollo vale un altro. il galletto diventa una specie di Leibniz redivivo, il Leibniz, che alla fi ne era un realista alla Zola, di- fi losofo tedesco e barocco che era convinto che Dio ceva che viviamo nel migliore dei mondi possibili. non potesse scegliere un mondo migliore di quello Non nel migliore in assoluto. E persino nell’univer- nel quale viviamo. Ogni fascetta racconta meravi- so delle fascette esistono ombre e dispiaceri. L’edi- glie. Esempi: «Lingua perfetta. Effi cacia stilistica tore Garzanti ostenta infatti una nuova edizione di totale. Un vero capolavoro» (si tratta della fascet- Colazione da Tiffany che mette malinconia: «L’unica ta del libro di Lorenza Ghinelli, La colpa, appena vera, autentica Tiffany. Diffi date dalle imitazioni» uscito per Newton Compton) dove il fantozziano recita la strisciolina gialla che cinge il romanzo di «Effi cacia stilistica totale» l’ha scritto Valerio Evan- Truman Capote; lo vuole proteggere dalle varie clo- gelisti nella prefazione al precedente romanzo della nazioni di Tiffany di cui si è reso colpevole l’editore Ghinelli, l’altrettanto totale Il divoratore. I capola- Newton Compton con titoli come Un regalo da Tif- vori sono ubiqui. Il thriller Alex di Pierre Lemai- fany e Un diamante da Tiffany. È un mondo duro. tre (Mondadori) fa addirittura venire il capogiro; Ma sorprendente. In Inghilterra e negli Stati Uniti, ostenta una fascetta rossa dove è scolpito: «Avrete la per parlare di fascette e di strilli di copertina dove si stessa sorpresa di quegli uomini che scoprirono che affollano le recensioni di scrittori o di riviste sempre non era il sole a girare intorno alla terra, ma il con- entusiaste del libro in questione, esiste addirittura un trario». A Niccolò Ammaniti, autore di queste paro- termine specifi co: «Blurb». Ha il suono di uno sber- le, monterei uno zabaione con l’ovo copernicano che leffo, d’accordo, ma non deve scandalizzare nessuno mi verrebbe voglia di fare se solo fossi un po’ gallina a meno che non crediate di essere George Orwell e ma, limitandomi al galletto, devo confessare che il di condividere le sue perplessità (qualche anno fa, Darwin che spinge nelle mie zampette mi fa perde- l’edizione italiana di 1984 aveva una fascetta su cui re la testa soprattutto per alcuni libri-alfa. Si tratta era scritto una cosa come: questo libro ha ispirato il di quei libri che si ergono, grazie alle loro fascette, reality show Grande Fratello). Ecco, Orwell, noto fu- nel puro dominio della volontà di potenza. «Nessu- turologo, già nel 1936, sul New English Weekly, aveva no credeva in lei, ma da sola ha convinto 2.000.000 messo le mani avanti scrivendo: «Chiedete a ogni

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persona ragionevole perché non legge più romanzi senz’altro è successo a King: nessuno lo elogiava con e alla fi ne scoprirete, sotto sotto, che è colpa del- i blurb, quindi King ha iniziato a scrivere i blurb per le disgustose sciocchezze che sono scritte sui blurb. i libri degli altri e ora i blurb sono diventati abitu- Non c’è bisogno di fare tanti esempi. Uno per tutti, dine universale al punto tale che nel 2011 Stephen dal Sunday Times della settimana scorsa: “Se leggi King ha perfi no vinto un Oscar del blurb, il Best questo libro e non ti metti a gridare di piacere, la tua Blurb Awards, un premio inglese concepito da al- anima è morta”». cune menti della Book Marketing Society per se- Orwell, come si è visto, aveva i suoi motivi preven- gnalare ai propri soci quali sono ogni anno i volumi tivi per prendersela con le fascette. Ma la ragione con gli strilli più effi caci. Bene, per un libro di Justin di uno non può ostacolare la marcia di molti. Che Cronin intitolato The Passage (in Italia per Mon- è trionfale e progressiva. Ascoltiamo la confessione dadori), King ha scritto quello che chiunque altro, di Stephen King (risale al 2008 e la diede all’En- in un momento di entusiasmo, avrebbe forse osato tertainment Weekly): «In tutta la mia vita ho scritto pensare solo per le Upanisad: «Leggi questo libro e dei blurb solo per tre o quattro fi lm, ma ho speso il il mondo ordinario svanirà» (per l’edizione 2012 del mio nome forse per un centinaio di libri. Il primo, premio, segnaliamo Ammaniti). lo ammetto, non era un granché (anzi, era piutto- Contemplare le fascette dei libri ti trasforma in pollo sto tremendo), ma l’ho fatto almeno trent’anni fa e, come si è visto, è un ottimo esercizio spirituale. Non e all’epoca mi sono sentito lusingato per il sempli- resta che spingere ancora più in là il lavoro con una ce fatto che me l’avevano chiesto. Da allora, l’ho modesta proposta per il futuro: il fascetta-shifting. Si fatto solo per i libri che onestamente amavo e per tratta di espandere l’universalismo fi lantropico kan- una ragione molto semplice: a quei tempi nessuno tiano spostando le fascette da un libro all’altro, per aveva scritto un blurb per me. Carrie e The Shining consolare chi ne è privo e dargli un po’ di autostima. sono stati pubblicati prima che l’arte del blurbing Un manuale per il concorso da commercialista (se fosse perfezionata. A quei tempi, bambini, le retro- esiste) potrebbe così avvalersi della fascetta scritta da copertine dei romanzi erano solitamente riservate Andrea Camilleri per un libro di Nino Vetri (Selle- a una fotografi a in bianco e nero dell’autore […]. rio): «Ironico, elegante, diretto»; eccetera. Ora invece sembra di stare a Blurb City». Stephen Nascerebbe così un nuovo tipo di bibliofi lia: l’amore King tende un arco che da Leibniz arriva fi no a del libro per l’altro libro sotto forma di fascetta. E Kant. il mondo, se fosse possibile, diventerebbe un pollaio Se con Leibniz sappiamo infatti che viviamo nel ancora più divertente di quello di oggi. migliore dei mondi possibili (la tesi del pollo), con Kant im- pariamo ad agire in «Chiedete a ogni persona ragionevole perché non legge modo che la massima più romanzi e alla fi ne scoprirete, sotto sotto, che è colpa della nostra azione soggettiva possa vale- delle disgustose sciocchezze che sono scritte sui blurb» re come legge univer- sale. Ed è quello che

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1133 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Bestseller d’Italia

— Notari e Pini chi li ricorda? E Pitigrilli, Gotta…? Eppure ogni tanto nasce un Pinocchio. Autori molto letti in passato oggi ignoti, scrittori celebri amati per titoli minori. Ieri come oggi l’equazione «grandi numeri scarsa qualità» non è automatica. Ma il vero giudice è il tempo

Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 4 marzo 2012

Sentite questi nomi: Enrichetta Caracciolo, Anton a giudicare. Anche il tempo però è una variabile Giulio Barrili, Michele Lessona, Francesco Ma- capricciosa. L’esempio di Verga può essere utile: lo striani, Salvatore Farina, Umberto Nolan, Mario scrittore siciliano si impose presso i contemporanei Mariani, Giorgio Pint, Guido Milanesi… Chi li nel 1871 con Storia di una capinera, che fi no alla ha mai sentiti pronunciare alzi la mano. Chi ha fi ne del secolo aveva venduto la cifra rispettabile mai letto un loro rigo, faccia un cenno. Eppure, per (allora) di 24 mila copie con ristampe crescenti nei quasi un secolo, sono stati tra i no mi più noti in primi decenni del Novecento. Ma i suoi capola- ambito letterario, quelli che sbancavano il mercato vori, I Malavoglia e Mastro don Gesualdo, fecero e facevano impazzire folle di lettori e lettrici. Certo, «fi asco pieno e completo», come egli spesso avreb- al loro fi anco non mancano Edmondo De Amicis e be ammesso. Soltanto in epoca neorealista, diversi Carlo Collodi, Gabriele d’Annunzio e Emilio Sal- decenni dopo la loro uscita, avrebbero vissuto una gari, ma gli scritto ri che ancora percepiamo come vera diffusione po polare al punto da diventare pre- capisaldi della letteratura sono in netta minoranza sto dei «classici» a uso scolastico, mentre le altre nel libro di Michele Giocondi, I bestseller italiani opere verghiane, tra cui i bestseller della prima ora, 1861-1946. sarebbero precipitate nelle quotazioni del pubblico. Sono questioni interessanti quelle che stanno die- Seconda questiona cruciale: che rapporto c’è tra va- tro a una rassegna del genere, una fi la di titoli oggi lore commerciale e valore letterario? Faccenda spi- per lo più sconosciuti cui corrispondono decine e nosa che si po trebbe declinare diversamente: quale centinaia di migliaia di copie vendute. La prima è: rapporto c’è tra acco glienza del lettore e accoglienza c’è una costante che, al di là dei singoli casi, acco- della critica? Tradizionalmente è vero che la critica muna nel tempo i libri di successo? La risposta non italiana tende a snobbare i libri di successo. Dice- può che essere tautologica: nel migliore dei casi è va che quando il suo primo roman- la capacità (a volte geniale) di cogliere desideri, zo raggiunse le duecentomila copie, qualche critico, fantasie, atmosfere del proprio tempo; nel peggiore pri ma entusiasta, cominciò a cambiare parere. Di è l’abilità nell’as secondare i sentimenti banali del solito, l’autore stroncato reagisce insinuando un so- pubblico (e il consenso dell’autore genera, molti- spetto facile facile: l’invidia del recensore, quasi che plicandolo, il consenso del letto re). Nulla di di- non si potesse scrivere «anche per amore della let- sprezzabile, però: un libro recente del ricerca tore teratura», come obiettò a Oreste francese Frédéric Martel, tradotto da Feltrinelli, Del Buono che gli rimproverò di avere paragonato invita a non sottovalutare la qualità dei prodotti Va’ dove ti porta il cuore a un Harmony, spinto dal- mainstream. Non è detto che i grandi numeri si- l’odio pregiudiziale per il successo. Fatto sta che ano sintomo di un valore mediocre, sarà il tempo spesso e volentieri la distanza tra giudizio critico e

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gusto del lettore è abissale. Ma non sempre: I misteri «d’Annunzio delle dattilografe e delle manicure», fu del chiostro napoletano della Caracciolo, che narrava il più amato); il pornografi co (in vent’anni Pitigrilli le disavventure di una giovane costretta a indossare con otto titoli osé riuscì a raggiungere i due milioni l’abito monastico, piacquero persino a Settembrini di tiratura); il realistico-borghese di Lucio D’Am- e a Manzoni. E i romanzi d’amore di Barrili non bra e Gui do Milanesi (che superano il milione di lasciarono indifferente Carducci, mentre Liala di- copie); l’umoristico di Campanile e Zavattini; l’e- venne sinonimo di superfi cialità e banale ripetizione roico in chiave mussoliniana con le biografi e di Pini fi no a trasformar si in eponimo (si ricorderà l’accusa e della Sarfatti. C’è un fi lone di sentimentalismo che il Gruppo 63 rivolse a Cassola e Bassani, «Lia- femminile (non solo Liala, ma anche Carla Pro speri le della letteratura italiana»). Solo nel dopoguerra si e, con risultati ben più notevoli, Alba de Céspedes) arrivò, in molti casi, a un equilibrio mira coloso tra che ancora sopravvive felicemente: fi lone a cui oggi, gradimento del pubblico e favore critico: si pensi a come ieri, non sono estranei, ovviamente, autori di successi come Cristo si è fermato a Eboli, al Gattopar- genere ma schile come Fabio Volo. Ci sono costanti do, alla Trilogia di Calvino, ai romanzi di Sciascia. e varianti: un tempo era la poesia a superare netta- Numeri e qualità. mente la narrativa nel gradimento popolare. Ma già prima era capitato che critici e pubblico si Certo, ieri gli autori seriali non incassavano quanto trovassero in perfetta sintonia, come per Achille oggi. È lo stesso Giocondi a sottolineare più volte la Campanile (ampiamente rivalutato da recensori di- precaria situazione contrattuale che porta sul lastri- versi, quali Carlo Bo, Um berto Eco, ) co il povero Salgari, il quale oggi sarebbe milionario. oppure per Cesare Zavattini, apprezzato a più livel- Il pagamento mensile o a forfait fu la sua disgrazia e li. Per non dire del successo dei successi, Pinocchio, fi nì stritolato dalle richieste degli editori. Nel 1983 che ebbe anche un consenso critico senza limiti, da si calcolò che in quell’anno il padre di San dokan Croce e Pancrazi a Manganelli e Fruttero. Oggi la avrebbe guadagnato cento milioni netti (allora, per forbice si è allargata. Le classifi che non fanno che intenderci, un appartamento valeva tra i 5 e 10 mi- alimentare gratui tamente sé stesse e rappresentare lioni). De Amicis era stato più fortunato e grazie a un volano che moltiplica i successi. Anche se sem- un contratto a percentuale, impostogli peraltro da pre più si affaccia sulla scena una critica ben dispo- Treves, poté disporre di cifre favolose (dopo il lancio sta ad allinearsi (per convinzione o per snobismo al del 15 ottobre 1886, Cuore fu venduto a un ritmo di contrario?) agli umori delle classifi che e insensibi le mille copie al giorno). ai confi ni tra letteratura e paraletteratura: atteggia- Può impressionare solo gli ingenui il fatto che già menti che, con dosi massicce di ironia postmoderna, nell’Ot tocento le strategie di marketing editoriale vorrebbero apparire anticonvenzionali fi nendo inve- erano ben prati cate, perché vendere è sempre sta- ce per assecondare il conformismo del mainstream. to un obiettivo primario. L’editore milanese Angelo Giocondi, che nel ’73 si laureò con Luigi Baldac- Sommaruga fu anche un abile pubblicitario e pro- ci sulla letteratura di consumo durante il fascismo, motore: «Attraverso un raffi nato sistema di marke- fa presente come di alcuni bestseller tutt’altro che ting, simile a quello di oggi, riuscì ad attrarre molti spregevoli si sia persa la memoria. E cita, per esem- autori, mettendo in allarme persino Treves», ricorda pio, l’elegante romanzo sentimentale Mater dolorosa Giocondi. Eccoci dunque all’oggi. E a questo punto di Gerolamo Rovetta, pubblicato nel 1882 e più vol- entra in gioco un saggio di Vittorio Spinazzola che te ristampato, prima di cadere in una zona d’ombra il Saggiatore mande rà in libreria tra qualche setti- dopo la Seconda guerra mondiale. Sotto regime, la mana: Alte tirature, sottotitolo La grande narrativa letteratura di consumo si racchiude in cinque o sei di intrattenimento italiana. Si va dal pri mo Fantozzi fi loni che a volte proseguono ben oltre il fascismo a Roberto Saviano, attraverso i nomi di vertice degli e talvolta arrivano fi no a noi: il romantico alla Sal- ultimi quarant’anni: Rocco e Antonia di Porci con vator Gotta, il daveroniano (Guido Da Verona, il le ali, Fallaci, Casati Modignani, Gino e Michele,

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1155 111/04/20121/04/2012 111:11:161:11:16 Tamaro, Briz zi, il Camilleri di Montalbano, Faletti, meccanismi che li hanno trasformati in oggetti ir- Melissa P. E non stupitevi se, appunto, nella «nar- resistibili per milioni di lettori. «Sono tutti feno- rativa d’intrattenimento» troverete Gomorra, il cui meni unici, non ce ne sono due che si somiglino» «meritatissimo successo» si deve, secondo Spinazzo- osserva Spinazzola «e non è facile capire perché la, non al valore letterario («modesto») ma alla forza tra tanti autori rosa, Liala ha avuto quel succes- civile di una inchiesta giornalistica molto narrati- so straordinario. Direi che ci vuole comunque un vizzata, capace di farsi «emblema di una letteratura certo geniaccio per riuscire a entrare in sintonia neopopolare che combatta le sue buone battaglie con milioni di persone». Non va dimenticato che il grande intratteni- mento richiede una buona dose di pro- fessionismo che non «Non va dimenticato che il grande intrattenimento mortifichi l’immagi- richiede una buona dose di professionismo che non nario, che «proponga mortifichi l’immaginario» scosse emotive elet- trizzanti senza atten- tare all’ordine psico- sociale costituito». I generi in voga sono confuse di un linguaggio spregiudicatamente spet- quelli di sempre: il giallo poliziesco che «assume tacolarizzato, dai rudi contrasti chiaroscurali: che è le tonalità dell’horror delirantemente sadico», il la via più sicura per ottenere il consenso di un pub- pornografi co che «fornisce scorpacciate di sesso da blico sconfi nato. A ciò si aggiunge la mitizzazione bulimia», il rosa che «aumenta gli ostacoli esterni dell’eroe solitario». e le resistenze interiori, gli sbagli e gli equivoci Da premettere, a scanso di equivoci, che Spinaz- che le ragazze debbono vincere prima di conqui- zola è tutt’altro che un critico da puzza sotto il stare il partner giusto». Non ci sono ingredienti naso. Non per questo però si sottrae al giudizio: buoni per tutti e per sempre: spesso, checché se ne «Si tratta» dice «di grandi libri di serie B, che non pensi, i grandi successi esplodono a insaputa degli presentano un’alta quota di valore letterario: non autori e degli stessi editori, ma ci sono elementi toglie che sia utile leggerli e interpretarli per ca- che oggi possono contribuire più di altri. Spinaz- pire che cosa è cambiato nella cultura più diffusa zola ne individua alcuni: «Occorre che il roman- del popolo italiano, quella cioè da cui nascono ziere ricorra a una buona dose di eccitanti: salvo i bestseller. Si tratta di leggere Scerbanenco o sciorinare più classici lieto fi ne che rimette le cose Melissa P. con gli occhi dei loro ammiratori». a posto, sia pur in un ordine un tantino svecchiato Insomma, i libri che i letterati, salvo eccezioni, rispetto all’arcaismo patriarcale e provinciale». Le non ritengono degni di analisi. «Ma» si chiede angosce dell’individuo e della collettività abitano Spinazzola «la letteratura è solo ciò che piace ai altrove e di solito non è piacevole leggerle. Per letterati? E tutti gli altri che non sono laureati in il momento, nessuno può dire se Volo, Moccia, Lettere non contano nulla? Ritenere la letteratu- Faletti tra cent’anni saranno come per noi i Bar- ra una riserva indiana sarebbe pericoloso». D’al- rili, i Lessona, i Farina: degli illustri sconosciuti. tra parte, è pur vero che il vasto pubblico dei let- Nessuno può dire se Camilleri, Tamaro e Saviano tori comuni non è in grado di motivare il proprio avranno diritto a qualche pagina nelle antologie e entusiasmo. Dunque non resta che prendere mol- a qualche scaffale nelle librerie, o se dopo anni di to sul serio questi campioni d’incassi, non certo trionfi saranno naufragati nell’oblio. Se il passato per dichiararli dei capolavori, ma per coglierne i insegna qualcosa, uno su dieci ce la può fare.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1166 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 La vita agra del traduttore

— Paghe misere e zero riconoscimenti. Polemica con Baricco e proteste online

Ida Bozzi, La Lettura del Corriere della Sera, 4 marzo 2012

Professione traduttore, 12 euro a cartella. Anche prima devo documentarmi, familiarizzare con il meno, fi no a 7 euro lordi. La media, tuttavia, è tra suo ambiente o paese. Sulla pagina devo fare un i 12 e i 15 euro per una cartella di duemila battute, ulteriore lavoro: magari la storia è ambientata nel con punte, rare, fi no a 20 euro e oltre. Si parlerà an- ghetto di Harlem ed è piena di termi ni gergali che che di traduttori editoriali a Libri come, venerdì 9 devo conoscere. Oppure è un thriller della Corn- allo Spazio Risonanze (ore 20), in un incontro del well e io devo studiare e rendere comprensibili ter- ciclo dedicato al lavoro culturale e intitolato «0,60 a mini di anatomopatologia. Ci sono giorni buoni in cartella». È poco: e non ci riferiamo alla cifra indi- cui si tra duce qualche cartella, altri in cui si passa cata, che comunque rappresenta le diffi coltà dell’in- la giornata su una parola». tero mondo dei lavoratori culturali (traduttori, ma «I problemi sono in parte specifi ci» continua Ilide anche collaboratori e revisori editoriali esterni), ci Carmignani, che cura con Stefano Arduini le Gior- riferiamo al poco spazio che viene in genere dedi- nate della traduzione letteraria di Urbino «in parte cato ai traduttori. Co-autori troppo spesso invisibi- di tutto il la voro culturale italiano, basta ricordare li – o quasi – nella confezione editoriale. Invece le Bian ciardi e la sua Vita agra. Oggi in Italia si è cre- rivendicazioni dei traduttori editoriali in Italia sono ata una nuova generazione di traduttori che esce da tante, economiche, professionali, su previdenza, sca- percorsi formativi specifi ci, questo non ha risolto i denze di lavoro e così via, in un momento in cui si problemi ma ha aiutato a metterli a fuoco: il fatto parla dell’importanza degli investimenti nella cul- che non ci sia un contratto nazionale, che sia una tura. «Il problema è a monte: non è una professione categoria divisa, con molti giovani con pochi stru- regolamentata» spiega Sandra Bartolini, presidente menti, e con corsi universitari di cui alcuni eccel- nazionale di Aiti, Associazione italiana traduttori e lenti, altri con docenti di traduzione che non hanno interpreti, «l’authority ha vietato la pubblicazione mai tradotto…». di tariffari, e ora andiamo sempre più verso il libe- Premesso che il traduttore è un autore, sul sito ro mercato. In teoria il tra duttore dovrebbe andare di Aiti si spiega che «il diritto dell’au tore non si dall’editore e dire: queste sono le mie tariffe. Ma in caratterizza giuridicamente come un diritto “mo- pratica non è così, non ha la forza contrattuale per nolitico”, ma si articola in un complesso di facoltà far lo». patrimoniali distinte». In sostanza non c’è un di- Contratti ad personam e assenza di un contratto ritto solo, ma diritti diversi, anche se i tradutto- nazionale, dunque. Ma in quanto tempo si traduce ri per lo più li cedono tutti in blocco. Lo spiega la famosa cartella da 12-15 euro? «Proprio que- Marina Rullo, dirigente di Strade, il sindacato dei sto è un dato variabile» continua Sandra Bartolini traduttori nato a gennaio da un gruppo già attivo «dipende dal libro. Quando io affronto un autore, nella sezione Traduttori del Sindacato nazionale

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1177 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 scrittori: «I diritti di un libro sono diversi: il dirit- altri». Il mancato riconoscimento è questione non to di pubblicazione in volume, i diritti d’autore, di da poco, che tocca di rifl esso un diritto morale e per riproduzione, di diffusione e così via. I traduttori legge «intrasferibile», il diritto di paternità. «Ora la italiani cedono di solito tutti i diritti, raramente situazione è migliorata per il lavoro di sensibilizza- ne tengono per sé alcuni anche se in realtà ciò è zione che è stato fatto» aggiunge Gaja Cenciarelli. possibile. Ma i contratti per lo più non lo prevedo- «Ma capite che nelle recensioni non veniamo nep- no». Prassi che invece è usuale negli altri paesi, ci pure citati, come se i libri degli autori stranieri si illustra il traduttore Daniele Petruccioli: «Mentre traducessero da soli. Non c’è il riconoscimento del fatto che siamo fon- damentali per il lavoro editoriale». A proposito di sen- «In teoria il tra duttore dovrebbe andare dall’editore e sibilizzazione, alcu- dire: queste sono le mie tariffe. Ma in pratica non è così, ne iniziative partono non ha la forza contrattuale per far lo» dalla rete: l’8 febbraio, sul sito cadoinpiedi.it, la traduttrice Andrea Rényi ha pubblicato, con 157 cofi rmatari, in Italia c’è una consuetudine per cui il contratto una lettera indirizzata a Alessandro Baricco in vede coprire per venti anni la vendita dei diritti, cui si segnalava allo scrittore che la sua rubrica su all’estero per lo più i diritti sono riconosciuti oltre, Repubblica era priva di un dato essenziale, «quel- a parte. Se in media qui si ottengono 15-20 euro a lo della voce italiana degli autori stranieri da Lei cartella, e nient’altro, in altri paesi la media è del tanto apprezzati». «Come ben saprà» continua la 50 e talvolta del cento per cento di più di quella lettera «i libri non si traducono da soli e la tradu- italiana. Più i diritti». zione, che per il traduttore signifi ca spesso molti «Uno dei primi nodi da affrontare» spiega Rullo «è mesi di impegno, determina il successo (e purtrop- proprio la riforma della legge sul diritto d’autore, po qualche volta anche l’insuccesso) di un autore avvenuta in altri paesi europei nel ’90. Altro nodo e di un’opera nella lingua di arrivo». Proprio per è quello delle tutele sociali: non abbiamo né previ- mostrare che cosa sarebbe la letteratura straniera denza né assistenza. Intanto Strade ha elaborato una senza i traduttori, è stato creato su facebook un polizza sanitaria integrativa. Ma non può essere una gruppo che, in segno di solidarietà con l’iniziati- risposta defi nitiva». va della Rényi, ha scelto una viralizzazione curio- A proposito di Europa, prosegue Rullo. «Con Biblit sa: sulla bacheca di molti traduttori sono apparsi (forum online fondato dallo stesso Rullo nel 1999, posti che propongono ironicamente la versione ndr) abbiamo censito in Italia circa 25 realtà di fornita dai traduttori automatici per incipit cele- formazione, peraltro non omogenee tra loro. Ogni bri, da Proust a Bolaño. L’incipit della Recherche anno decine di giovani escono da tali corsi e vanno a diventa, refusi compresi: «Molto tempo, sono an- scontrarsi con un mercato saturo. In Europa, invece, dato a letto presto. A volte solo la candela, i miei abbiamo trovato poche scuole di formazione, 3 o 4 occhi si chiudevano così in fretta che non ho avuto per ciascun paese». tempo di dirmi. “mi addormento”. E mezz’ora più «Bisogna capire che quello del traduttore è un lavo- tardi il pensiero che era ora di andare a dormire ro,» afferma la traduttrice e scrittrice Gaja Cencia- mi risveglio e ho voluto mettere giù il libro che relli «anzi un mestiere, fatto con passione. Ma che pensavo di avere nelle mie mani e colpo di lice…». anche i traduttori pagano le bollette come tutti gli Versione Babel Fish, insomma.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1188 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 La qualità della carta

— Formenton: «Si parla troppo di ebook ma è l’oggetto libro che va migliorato»

Antonio Gnoli, la Repubblica, 5 marzo 2012

Il prossimo anno compirà sessant’anni e la casa edi- Iva, di ebook. Ma il futuro da affrontare è la scomparsa trice, da quando ne è diventato proprietario, venti. dei lettori. E la causa è nella politica miope dei grandi Luca Formenton conserva un tono da ragazzo un editori e nella distribuzione che è diventata folle. po’ informale. «Non prevedo grandi festeggiamenti. Non mi pare ci sia l’aria giusta. L’unica cosa che mi Quando parla della scomparsa del lettore immagino si sono regalato, un po’ in anticipo, è una bella collana riferisca al «lettore forte». di narrativa italiana che vedrà la luce ai primi di giu- Era quello che con i suoi dodi ci libri l’anno acquistati gno. Per noi è un modo di arricchire il catalogo del teneva in piedi la fi liera dell’editoria. Nel 2011, come Saggiatore che, in passato, ha puntato molto sulla ha scritto Repubblica, per la prima volta sono dimi- saggistica», dice. E mentre lo dice mette mano a dei nuiti: 700 mila lettori forti in meno. Non è proprio fogli: «Qui c’è scrit to il nostro programma. Pochi irrilevante. princìpi, che ho introdotto con una frase del mio amico Carlos Fuentes: “Devi creare lettori e non Storicamente il Saggiatore è una casa editrice con una solo dar loro quello che vogliono”. Capisce?». spicca ta vocazione saggistica. Che è un mercato non fa- cile, soprattutto quando si pubblicano cose alte. Sì, capisco. Ma se mi guardo in giro vedo un bel po’ di Vorrei sfatare il luogo comune che pubblichiamo problemi che assillano l’editoria. libri alti e accademici. È una vecchia storia che co- Li vedo anch’io. Ma partirei da un’osservazione più minciò con mio zio Alberto. Già allora si diceva che generale. Oggi il mercato editoriale in Italia è per il la nostra fosse una saggistica universitaria. In realtà 64 per cento controllato da cinque gruppi editoria- abbiamo sempre pensato a fare libri che raccontas- li (Mondadori, Rizzoli, Gems, Giunti, Feltrinelli). sero le esperienze culturali più avanzate. Non solo le Nel 1980, 72 editori facevano il 50 per cento del tendenze, i saperi, ma anche inchieste e racconti sul mercato. Siamo andati verso una grande concentra- paese in cui viviamo. Il libro di Deaglio Patria, per zione che ha creato non poche diffi coltà al medio esempio, ha venduto 70 mila copie. editore, come siamo noi del Saggiatore. Però molto raramente fi nite in classifi ca. È una questio- È una tendenza che si riscontra anche nel resto del mon- ne che vi siete posti? do. Alle crisi si risponde concentrando, assemblando e Non è il nostro obiettivo primario. Puntiamo al ca- razionalizzando i costi. talogo e non viviamo solo delle novità. Non siamo Ma vede, il libro è una merce un po’ speciale. Oggi tutti ovviamente una casa editrice di bestseller. si preoccupano del suo futuro. Ma lo fanno per lo più con una mentalità ragionieristica. Si parla di sconti, di So che le vostre rese sono alte. Può darci i dati?

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 1199 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 Effettivamente sono alte ma abbiamo invertito la Lei, quando nel 1993 è diventato proprietario della casa tendenza. Oggi si attestano intorno al 33 per cento. editri ce, a chi avrebbe scritto? Forse a : una persona di grande equi- Qual è il vostro fatturato? librio, ti mida – facemmo un viaggio sulla sua Cin- Il lordo è di poco superiore agli 8 milioni. Pubbli- quecento da Bocca di Ma gra a Milano in silenzio chiamo una settantina di novità l’anno, una trenti- – ma capace di accogliere le domande e i dubbi di un na di tascabili e tiriamo mediamente tra le cinque giovane quale ero allora. e le seimila copie per libro. Con delle punte anche Perché ha deciso di fare l’editore? Perché venivo da una famiglia di editori. Avrei «Il futuro da affrontare è la scomparsa dei lettori. voluto insegnare lettera- E la causa è nella politica miope dei grandi editori tura americana. Ma fi nii e nella distribuzione che è diventata folle» a lavorare per un anno alla Feltri nelli. Poi nel ’77 passai al Saggiatore. Entrai come redattore, in seguito all’uffi cio di- di ventimila copie, come nel caso del nuovo libro di ritti e infi ne per un periodo divenni assistente di Giulio Joan Di dion Blue Night, che è il seguito de L’anno Bollati. Alla fi ne mio padre mi disse che non avevo del pensiero magico. Inoltre abbiamo rilevato da Ei- nessuna esperienza gestionale e mi consigliò di fare un naudi alcuni vecchi titoli di Lévi-Strauss che è uno master a Harvard. Poi entrai in Mondadori e nel ’93 ho dei nostri autori di rife rimento voluto da mio zio rilevato il Saggiatore. Alber to. Oggi la grande incognita sono gli ebook. Come affronta- Che ricordo ha di suo zio? te la ri voluzione digitale? Era una persona speciale, per niente facile. Grande, Se ne discute tanto, forse troppo. Gli ebook sono una grosso, elegante. Aveva un’aria romantica. Ho am- realtà dalla quale non si torna indietro. Cre do che nei mirato la sua scelta – lui che era il fi glio di Arnol- prossimi anni occuperanno il 20 per cento del mer cato. do – di fare qualcosa di autonomo rispetto al moloc Noi abbiamo già in catalogo 140 titoli. Detto questo, mondadoriano. penso che il grosso della produzione per i prossimi vent’anni resterà carta cea. E che è qui che occorrerà Fonda il Saggiatore nel 1958. ancora investire per fare un prodot to di qualità. Sì e lo zio Alberto ne resse le sorti fi no all’anno della sua morte, nel ’76. Fu un editore in anticipo sui tem- Non la pensano così alla New ton Compton dove taglia- pi. La cultura italiana, allo ra, era divisa fra la tradi- no fero cemente sui costi del libro. zione cattolica e crociana da un lato e quella comu- Fanno un ottimo lavoro. Ma credo che l’oggetto nista dall’altro. Alberto ebbe l’intuizione di fare una libro vada migliorato e non peggiorato. La qua lità casa editrice illuminista, aperta alle nuove discipline: vera alla lunga ti fa risparmia re. l’antropologia, lo strutturalismo, la fenomenologia. È soddisfatto della parte grafi ca? Quando suo zio fondò la casa editrice, annunciò il pro- Lo sono molto, grazie all’ulti mo restyling fatto sul- getto con una lettera a Sartre. la nostra collana principale. Abbiamo un’im magine Ne spedì una anche a Faulk ner. molto riconoscibile. Stiamo invece lavorando per

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2200 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

mettere a punto le copertine della parte che riguar- Che ricordo ha del fondatore della Mondadori? da la narrativa. Mio nonno è morto quando avevo 16 anni. Era un uomo burbero, ma dotato di fortissima iro nia. Fu Ci sono dei titoli di romanzi che si è pentito di non aver un’icona per tutta la famiglia e per la casa editri- preso? ce. A noi ni poti ci ammoniva dicendo: siete nati Beh, sicuramente Underworld di DeLillo. Era, indi- con il sedere nel burro, mentre lui il sedere l’aveva rettamente, un nostro autore ma ci chiesero una cifra nell’ortica. molto alta che non mi sentii di anticipare. Poi eb bi tra le mani Il cacciatore di aqui loni di Hosseini. Ero Si sente un privilegiato? appena tor nato da un viaggio in Afghanistan. Les- Abbastanza. si il romanzo e lo trovai completamente fi nto. Finì a un’altra casa editrice e divenne un bestsel ler. Mi dis- E non le dà fastidio che lo si possa pensare? sero: l’avresti potuto prendere. È facile dirlo dopo. In Negli anni Settanta questo pensiero mi faceva ogni caso era un libro che non c’entrava niente con soffrire: ero un ragazzo di sinistra ma allevato nei noi. Si corro no rischi e si fanno scelte anche sbagliate. valori della cultura cattolica. Sen tivo il senso di colpa di essere ricco e avvantaggiato. Oggi non Che cosa non le piace del suo mestiere? più. Mi consola sapere di fare al meglio il mio Lo amo troppo per trovarvi qualche difetto e sono lavoro. grato ai miei familiari. Mi preoccupano le strategie promozionali, gli sconti, il marketing. Quanto la occupa il suo lavoro? L’80 per cento della gior nata. Il resto, quando posso, E la crisi del libro non la preoccupa? lo dedico ai viaggi, alle letture fuori dalle cose obbli- Sì, certo. Anche se mio nonno Arnoldo diceva che la gate e al canottaggio. Remare è la cosa che più mi crisi del libro era nata con il libro. libera la testa.

«Penso che il grosso della produzione per i prossimi vent’anni resterà carta cea. E che è qui che occorrerà an- cora investire per fare un prodot to di qualità»

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2211 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 «Anche Rcs Libri guarda al self-publishing, ma…»

— Continua l’inchiesta di affaritaliani.it sul self-publishing. Dopo , Giorgio Vasta, Paolo Sortino e Edoardo Brugnatelli, dice la sua anche Marcello Vena, responsabile del settore digitale per la Rcs Libri

Antonio Prudenzano, Affari italiani, 6 marzo 2012

Ebook, self-publishing, pirateria. E conseguente de- a pubblicare i primi ebook. Stiamo lavorando sia clino dell’editoria libraria tradizionale, che vive una sul prodotto digitale sia sulle proposte editoriali fase di rallentamento. L’editoria digitale è al centro per sfruttare appieno le possibilità offerte dalla tec- dell’attenzione mediatica in tutto il mondo, ma è nologia e per valorizzare ulteriormente i contenuti diffi cile orientarsi e fare previsioni, vista la veloci- degli autori. Il nostro obiettivo è di dare maggiori tà con cui si sta evolvendo l’universo-libro da ogni servizi ai lettori e più lettori agli autori. Il design punto di vista. Quella in atto è un’ineluttabile ride- dei nuovi prodotti digitali è un aspetto chiave, non fi nizione delle regole che costringe scrittori, editori, si può pensare di prendere il pdf della stampa car- librai e lettori a adattarsi e a muoversi di conseguen- tacea e chiamarlo ebook solo perché è elettronico. za. Da agosto 2011 Marcello Vena è il responsabi- Il versioning è poi un altro elemento importante. le del settore digitale per la Rcs Libri rilanciata da Stiamo sperimentando con notevole successo e per Massimo Turchetta, a sua volta nominato direttore primi in Italia l’offerta di opere autoriali in triple generale Libri Trade del gruppo circa un anno fa, play (carta, ebook e app): i Menu di Benedetta sono oltre a Edoardo Brugnatelli (che nella sua intervista un caso grandissimo di successo sia come libro, sia ha rivelato i primi dettagli sulla piattaforma legata come ebook e app. L’app è stata appena lanciata ed al self-publishing che sta studiando per Monda- è l’unica di cucina italiana a pagamento nella storia dori e che verrà lanciata a giugno). Nell’ambito di dell’app store ad aver raggiunto i vertici della clas- un’inchiesta sul self-publishing in cui fi nora sono sifi ca (top 5), a dispetto di tutti i pregiudizi sulla intervenuti scrittori e editor come Nicola Lagioia, profi ttabilità delle app per gli editori. L’eccellenza Giorgio Vasta e Paolo Sortino, con Vena abbiamo distintiva paga. Infi ne il caso editoriale del 2012, gli parlato delle nuove frontiere dell’editoria digitale e, ebook collezionabili che abbiamo proposto al mer- ovviamente, di autopubblicazione… cato per primi al mondo. Le inchieste di Maigret di Georges Simenon (edito da Adelphi) stanno incon- trando il favore dei lettori e tutte e cinque le prime Vena, cominciamo un primo bilancio del suo incarico: a uscite sono balzate ai primi cinque posti delle classi- che punto è lo sviluppo del digitale per Rcs Libri? Su fi che degli store principali. Risultati eccellenti anche quali versanti vi state muovendo? Concretamente quali per le seconde cinque uscite. Si tratta di un progetto sono i nuovi progetti a cui state lavorando? di editoria digitale di lungo respiro, che nell’arco dei Cambierei se mi consente la domanda, perché di 15 mesi darà ai lettori la possibilità di apprezzare progetti vecchi non ne abbiamo. È tutto nuovo. tutte e 75 le inchieste del commissario Maigret con D’altronde è diffi cile che non sia così visto che solo una convenienza e qualità di fruizione superiore agli a fi ne 2010 i grandi editori italiani hanno iniziato standard di mercato.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2222 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

Dagli Usa all’Italia, molti grandi editori tradizionali che per ogni referenza di self-publishing alla musica si preparano a puntare (anche) sul self-publishing. Alla se ne trovano ben tre sui libri. Ecco il sospetto che, Rcs Libri si stanno studiando progetti legati all’auto- da un anno a questa parte, ci sia anche un trend di pubblicazione? infl azione mediatica sul self-publishing forse non è Il self-publishing è il tormentone del momento. del tutto peregrino. Fa notizia e quindi se ne parla. Il buzz ricorda per certi verso il fenomeno della bolla delle dotcom alla Quindi Rcs Libri non si muoverà sul fronte self-publishing? fi ne degli anni Novanta dove il paradigma della Ovviamente non sottovalutiamo affatto la rilevanza new economy delle dotcom su internet imperava e strategica del self-publishing, soprattutto in termini la old economy delle imprese brick-and-mortar era di prospettiva, ma certamente non seguiamo i buzz condannata a morte. Poi la bolla è scoppiata e si è del momento. Il self-publishing visto come opportu- scoperto che la old economy non era da buttare via, nità di mettere in commercio, senza coinvolgimento senza nulla togliere alla new economy. Il self-publi- attivo dell’editore, un libro in formato digitale non è shing è un tema ricorrente anche per altre forme di che una rivisitazione in chiave moderna del vecchio contenuti. Forse un paragone con la musica ci aiuta vanity press cartaceo. Ecco forse sarebbe meglio chia- meglio a capire la dimensione della bolla legata al marlo vanity press digitale. Detto questo stiamo cer- self-publishing dei libri… tamente pensando a forme diverse e complementari dell’editoria tradizionale che fanno leva sulle possi- Ci spieghi. bilità offerte dal digitale. Ma anche in questo caso, il La musica certamente dovrebbe essere molto più ruolo dell’editore è chiave per dare valore ai prodot- avanti visto che i prodotti sono nella sostanza digitali ti, agli autori e ai lettori. Non dimentichiamo che in da almeno trent’anni (pensiamo ai primi cd) e acqui- Italia, le circa tremila case editrici italiane pubblicano stabili come fi le mp3 online da oltre dieci. Apple e complessivamente circa 60 mila titoli all’anno. Il 90 Amazon, per esempio, ma ce ne sono molti altri, da per cento di questi titoli non supera le 2-3 mila copie tempo consentono l’autopubblicazione della musica vendute in un anno. Noi, secondo i rapporti dell’A- disintermediando le case discografi che. Il self-publi- ie, occupiamo il 12 per cento del mercato a fronte di shing della musica vale in termini economici decine un’offerta di titoli di circa l’1,5 per cento dei 60 mila. di volte il self-publishing dei libri, ha una scala molto Questo la dice lunga sul ruolo che un editore, come più globale, anche per via delle ridotte barrie- re linguistiche (la mu- sica e le canzoni non vengono tradotti a dif- «Il self-publishing è il tormentone del momento. ferenza dei libri) e ov- Fa notizia e quindi se ne parla» viamente grazie a una maggiore disponibilità di dispositivi elettroni- ci e utenti che possono consumarla facilmen- te. Contro ogni aspettativa, sul web sembra si parli Rcs Libri gioca per ricercare, mantenere e fornire libri molto di più del self-publishing dei libri che non di di qualità ai lettori. Anche senza il digitale, l’offerta quello della musica. Una misura semplice della bolla di titoli è quantitativamente adeguata alla domanda. del self-publishing dei libri è il numero di citazioni Quella che è pregiata (perché scarsa) è la qualità dei che si trovano su Google. Facendo una ricerca sul titoli. Una vanity press digitale non garantisce affat- motore di ricerca americano (google.com) scopriamo to una maggiore qualità, anzi rischia, salvo eccezioni,

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2233 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 proprio di abbassare la qualità media dei prodotti. La interna, una sua complessità, e che ha un valore stretta- capacità di consumo dei libri da parte dei lettori è mente politico…)». E inoltre: «L’attuale articolazione del molto limitata per ragioni di tempo. Infatti il costo self-publishing sta determinando una percezione dei “no” maggiore per un lettore è generalmente il tempo che come guasto inammissibile, come torto inaccettabile…». Va è necessario per leggere. Il tempo del lettore è la risor- anche detto, però, che sta nascendo, grazie al web e ai limiti sa scarsa che dobbiamo servire al meglio. Nel mondo dell’editoria tradizionale, un nuovo pubblico di aspiranti digitale il ruolo dell’editore di qualità dovrà essere an- scrittori, allo stesso tempo attenti lettori, pronto a mettersi cora più forte per contrastare il rischio “spamming di in gioco e a farsi giudicare con nuovi – discutibili – crite- ri «social». Come guarda, da editore, a questo nuovo pubblico? Premetto che Vasta si «Non è affatto da escludere un modello positivo di social riferisce, come lui stes- publishing di qualità con un ruolo chiave dell’editore» so tiene a precisare, al quel modello di self- publishing, oggetto del buzz del momento, che è il vanity press digitale e non ad altre forme di contenuti” che è naturalmente molto più alto rispetto publishing innovativo, magari con l’ausilio del web al mondo cartaceo. Crediamo pertanto che si possa 3.0. Pertanto non è affatto da escludere un modello e debba affi ancare all’editoria tradizionale un nuovo positivo di social publishing di qualità con un ruolo paradigma per far crescere nuovi autori, far crescere i chiave dell’editore, ma di sicuro non si tratta del va- prodotti e far crescere la cultura del paese. È in questa nity press digitale di cui si parla oggi. Guardiamo in direzione che stiamo guardando. quella direzione.

Gli scrittori Lagioia, Vasta e Sortino con argomentazioni E chiudiamo con il mercato degli ebook: tra quanti anni in differenti hanno criticato il fatto che marchi storici investa- Italia i libri digitali raggiungeranno una quota di mercato no nel self-publishing. Cosa pensa delle loro osservazioni? signifi cativa, come avviene già negli Stati Uniti? Osservazioni e preoccupazioni legittime di chi, da Gli Stati Uniti di fatto sono partiti con Kindle nel scrittore professionista, viene sollecitato a un con- 2007, quindi sono serviti cinque anni per arrivare fronto con un modello di vanity press digitale. Tutti fi no a dove sono oggi. In Italia siamo partiti a fi ne gli editori devono tenere conto del punto di vista dei 2010, e Kindle è arrivato solo a dicembre 2011. Im- propri autori, ma questo è ovvio per chi lavora den- possibile prevedere con esattezza quanti anni servi- tro l’industria. Brugnatelli di Mondadori nell’inter- ranno. Gli Stati Uniti e l’Italia sono mercati strut- vista a affaritaliani.it parla in effetti a nome di tutti turalmente diversi e poi ci sono anche effetti esterni i grandi editori, quando dice che i marchi editoriali che impattano diversamente: come, ad esempio, la non sono in vendita per essere concessi a libri sco- congiuntura economica o il fi sco che con l’Iva al 21 nosciuti. La qualità dei prodotti editoriali dei grandi per cento frena il decollo in Italia degli ebook (ri- editori è una cosa molto seria, che va protetta e se- cordiamo che l’Iva sui libri di carta è al 4 per cento, parata dal vanity press digitale. ndr). Kindle è appena arrivato in Italia, non ci sono ancora abbastanza dati per fare delle proiezioni se- Per Vasta «il self-publishing solleva tutti – editori e letto- rie. Serviranno alcuni anni anche qui. Se saranno tre ri – da un comportamento, quello che si concretizza nel- o cinque anni poco importa, la rotta è segnata e non la scelta (un comportamento che ha una sua raffi natezza si torna indietro.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2244 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 Il monopolio del libro: «La fi gura dell’editore-distributore come anomalia italiana del mercato»

— Marco Cassini, fondatore di minimum fax con Daniele di Gennaro, e il punto di vista di un marchio indipendente

Loredana Lipperini, la Repubblica, 8 marzo 2012

Correva l’anno 1993 e i possessori di fax si videro re- il 2012 puntiamo all’obiettivo di duecento) che po- capitare una rivista che era stata concepita unicamente tranno ricavare così fi no al 51 per cento del prezzo per quello strumento. Era fatta di brevissime recen- di copertina, circa il doppio dei loro normali ricavi. sioni e di letteratura comica, di attualità e di labora- Per noi signifi ca poter avere i nostri libri più a lungo torio narrativo. Minimum fax nasce così, dall’idea di sugli scaffali: i primi tre titoli sono usciti a ottobre, due amici, Daniele di Gennaro e Marco Cassini, in- i prossimi saranno pubblicati ad aprile. Il libraio ha sieme a e Antonio Pascale cono- sei mesi di tempo per lavorarci: può leggere le bozze sciuti in un corso di scrittura: i contenuti per la rivista prima di ordinarli, sentirsi parte del progetto. E, pur c’erano, i soldi per stamparla no. Allora, meglio il fax. non essendo bestseller, si continuano a vendere. La parola è rimasta nel nome della casa editrice, che vede la luce l’anno successivo (con Scrivere è un tic di Il nodo, dunque, è nella distribuzione: pensa che rischi di Francesco Piccolo) e che oggi vanta quattrocento titoli soffocare i medi e piccoli editori? in catalogo, una decina di collane e un marchio indi- L’Italia è un paese meraviglioso e pieno di unicità. pendente, SUR, dedicato alla letteratura latinoamericana: Fra queste, un mercato editoriale in cui pochi sog- «E nonostante tutto pubblichiamo meno libri» racconta getti posseggono tutta la fi liera del libro. I principali Marco Cassini, che della discussione sulla necessità di distributori sono anche i principali gruppi editoriali una «decrescita felice» in editoria è stato protagonista e le principali catene librarie. Un qualunque editore qualche mese fa. «Lo scorso anno sono usciti quaranta non sa mai se il soggetto che sta lavorando per lui è, titoli, di cui tre in SUR. Quest’anno manderemo in libre- in quel momento, il suo distributore, l’editore concor- ria venticinque novità minimum fax e sette SUR». rente o il libraio. Insomma, c’è il legittimo sospetto che a volte le cose possano non andare nel modo più Partiamo da SUR: perché non è una collana ma una casa trasparente possibile. Pensi anche al modo in cui i li- editrice indipendente? bri vengono esposti. Soprattutto nelle grandi superfi - Perché vogliamo provare a sperimentare: non solo nei ci delle librerie di catena o dei supermercati: il lettore contenuti, ma soprattutto nella distribuzione. Quella meno avveduto non sa se quei libri sono in vetrina o di SUR è una fi liera corta. Andiamo direttamente alle in posizione strategica perché il libraio ci crede, e quel librerie senza passare per il distributore. Volevamo modo di proporli fa parte di un progetto culturale o che editore e libraio, che sono principalmente due perché qualcuno ha comprato lo spazio. In questi casi intellettuali, tornassero a parlare di libri, perché negli si dovrebbe fare come nelle televendite: far apparire la ultimi anni la discussione sembrava essersi spostata scritta «questo spazio è stato acquistato dall’editore». solo su sconti, campagne, prezzi di copertina. A SUR La strategia di vendita attuale, però, si fonda sul hanno aderito fi nora 96 librerie indipendenti (per prezzo del libro. Anzi, sul basso prezzo. Minimum

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2255 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 fax è stata fra i sostenitori dell’attuale legge che li- copie vendute, portando a questo risultato tanto au- mita gli sconti. Provvedimento che non sembra es- tori esordienti come Giorgio Vasta o Valeria Parrella, sere stato molto amato dai lettori, che premiano quanto grandi scrittori internazionali. Siamo stati i comunque i libri che costano meno di dieci euro. primi editori al mondo a tradurre David Foster Wal- Il recente fenomeno Newton Compton ha l’indub- lace quando era poco conosciuto anche negli Stati bio merito di aver innescato una discussione, e di aver Uniti. Cinquecentomila lire di anticipo per Una cosa messo in crisi soprattutto i grandi editori. Quelli di divertente che non farò mai più. Abbiamo riesumato noi che hanno lottato per la legge Levi sugli sconti Carver dalla morte editoriale, visto che in Italia era potrebbero anzi farsene un vanto. Avevamo sottoli- stato abbandonato. Abbiamo riscoperto Richard Ya- neato come i prezzi fossero «drogati»: erano troppo tes e Revolutionary Road ben prima del fi lm. Insom- alti, e si fi ngeva fosse un grande vantaggio per i let- ma, oggi i lettori capiscono da dove arriva Jennifer tori poterli acquistare con lo sconto. D’altra parte, è Egan e perché è nel nostro catalogo. rischioso abbassare troppo a discapito soprattutto dei librai, che restano l’anello debole della catena. E dei La fi ducia vi aiuterà a resistere al tempo di crisi? Crede, lettori: esiste la possibilità che per vendere a prezzi insomma, che il ruolo dell’editore diminuirà d’impor- bassi si tagli sui costi, a discapito, in questo caso, della tanza con gli ebook? qualità. Una politica simile può essere sostenibile solo Abbiamo il vantaggio di poter trarre esperienza da a determinate condizioni. quanto è avvenuto all’industria discografi ca e a quella dell’audiovisivo. Anche per questo abbiamo immagi- Qual è il vostro prezzo di copertina, mediamente? nato il progetto SUR come qualcosa di molto fi sico: un Fra i 13 e i 14 euro, con punte di 18, come per Il tempo po’ come fosse il nostro vinile. D’altro canto, minimum è un bastardo, del premio Pulitzer Jennifer Egan. Non fax ha già oltre cento titoli in ebook e le novità vengo- vogliamo cadere nel tranello di abbassare i prezzi per no proposte anche in formato digitale. Non sono spa- timore che i nostri libri non vendano. Anche perché ventato, ma entusiasmato: è una fortuna fare l’editore la nostra porzione di lettori afferisce alla parte alta mentre c’è un cambiamento di questa portata in atto. della piramide: quella dei lettori forti, che sanno at- tribuire il giusto valore a un libro di qualità. E degli editori che si accostano al self-publishing, come Penguin e, da noi, Mondadori, cosa pensa? Torniamo alla questione che continua a essere centrale: vin- Che la defi nizione stessa è ambigua. Se è self non può ce, o resiste, la casa editrice con un’identità forte, dunque? essere publishing. Mettere a disposizione una piattafor- Sì. E l’identità è data dal catalogo, non certo dal ma per pubblicare gratuitamente dei testi è come dire: prezzo di copertina. Come editori forse non sarem- accomodatevi alla mia scrivania e leggete qualunque mo in grado di inseguire una moda editoriale, anche manoscritto mi inviino. Sono comunque io, editore, a perché lavoriamo in modo meticoloso, e probabil- invitarvi e a dare il mio nome a qualcosa che si pre- mente rischieremmo di arrivare a moda già fi nita. Ci tende sia self, e che di certo non può avere una fi nalità interessa invece rivolgerci a un pubblico attento, che fi lantropica: i supporti editoriali in senso stretto (edi- fi nisca col fi darsi del marchio. ting, uffi cio stampa, promozione) l’autore deve pagarli. E allora, che differenza c’è con l’editoria a pagamento? Come si arriva a ottenere fi ducia? Col tempo. Noi abbiamo avuto un unico bestseller in Infi ne: cosa deve essere un editore. Un fi ltro, una scuola, senso stretto, Acqua in bocca di Camilleri e Lucarelli: oppure? abbiamo raggiunto numeri mai toccati, siamo rimasti Per me editoria dev’essere discussione. Con il letto- tre mesi in classifi ca e abbiamo, per una volta, misu- re e, ancor prima, nella casa editrice. Quanto più è rato le forze con altre grandezze. Però abbiamo alle forte e approfondita all’interno, tanto migliore sarà spalle libri che hanno totalizzato decine di migliaia di la discussione che ne seguirà all’esterno.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2266 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 L’invasione dei non-scrittori famosi

— Gli editori puntano sui nomi resi riconoscibili dalla tv: attori, cantanti, comici, preti, politici, protagonisti di casi di cronaca… e così distruggono la letteratura in nome del business

Giuseppe Del Ninno, Libero, 9 marzo 2012

Cosa hanno in comune Tiziano Ferro e Zlatan approfondire i mutamenti del costume non solo Ibrahi movic, Arisa e Enzo Ghinazzi (in arte politico nella Spagna del dopo-Franco, trovereb- Pupo), Simone Annicchiarico e Vasco Rossi, don be più spunti e argomentazioni fra le pagine dei Andrea Gallo, Flavio Insinna e Veronica Pivetti? romanzi di Vázquez Montalban e di Javier Cercas Non vi viene in mente qualcosa che possa accomu- che non nei saggi de gli specialisti; analogamen- nare personalità – e storie – così diverse? Ebbene, te, la «Milano da bere» che pre lude all’esplosio- tutti hanno scritto un libro: un’autobiografi a, un ne di Tangentopoli viene tratteggiata da Renato romanzo, una raccolta di racconti, comunque un Olivieri nei suoi gialli meglio che in tanti ap- libro che per di più fi gura nelle classifi che dei più profondimenti politico-sociologici. venduti. Ma c’è un’altra caratteristica comune: Dunque, il romanzo «ci serve». Ma quale apporto tutti sono personaggi la cui popolarità viene ali- alla causa della narrativa posso no dare gli scrittori- mentata dalla televisione. A questo punto, viene non-scrittori famosi? Secondo voi, quanti com- da porsi alcuni interrogativi. Intanto, è un bene? pratori dei loro fortunati volumi passeranno poi È un male? alla lettura dei Roth e dei La Capria, o addirit- Certo, sotto il profi lo dei profi tti – di autori, edito- tura dei Flaubert, dei Mann, dei Dostoevskij? E ri e pro tagonisti della fi liera lettera ria – i benefi ci ancora: quanti di questi scrittori-non-scrittori sono evidenti: il nome del famoso si fa spazio da sé proseguiranno in questa nuova carriera, magari af- nelle librerie e non c’è gran bisogno di spese pro- fi ancandola a quella che li ha resi famosi? Certo, mozionali per vendere. non mancano i casi di una vera e pro pria folgora- Qui però interessa qualche rifl essione sullo sta- zione: e Giorgio Faletti sono to della letteratura e dell’editoria, con partico- diventati scrittori veri, e così dicono di Gene Hac- lare riguardo al comparto della narrativa. Pa- kman. Ma la regola generale sembra essere – per rafrasando un personaggio picaresco di Verdone fortuna? – quella dello scrittore-non-scrittore di – a pro posito, altro autore di bestseller, con il suo un solo libro. autobiografi co La casa sotto i portici – il romanzo A questo punto, qualche domanda bisognerebbe «ci serve o non ci serve?». Io dico che «ci serve»: por la sul ruolo dell’editore, una fi gura dove da sem- raccontare, fi n dagli albori della nostra civiltà, ha pre devono convivere e interagire le qualità dell’in- fatto sognare, ha aggregato, ha plasmato identi- dustriale e del mecenate, del commerciante e dello tà collettive, ha formato e salvaguardato la lingua scopritore di talenti, del manager e del metapolitico. nelle sue trasforma zioni quotidiane, ha fornito Oggi, nel nostro paese, si dice che, mentre continua strumenti di conoscenza che la forma del saggio a non crescere la platea dei lettori, sembra invece non riusciva e non riesce a fornire. Chi volesse montare la marea degli scrittori; il che – crisi a parte

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2277 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 – rende più diffi cile, a ogni livello, il mestie re di edi- sfruttare i casi di cronaca in chiave nar rativa, ma tore. A dire il vero, le uscite di sicurezza non manca- a opera non già di scrittori professionisti, bensì, no: chi ha più risorse – leg gi: capacità promozionali, soprattutto, degli sventurati protagonisti: mentre anche sotto forma di accesso agli audiovisivi, e di- aspettiamo i capolavori di Amanda Knox e Raffa- stributive – si lancia, come abbiamo vi sto, sui famo- ele Sollecito, limitiamoci a ricordare il caso della si, che si tratti di avventizi celebrati da cine ma, stadi povera ragazza au striaca segregata per anni dal e tv, o di professionisti collaudati, viventi o meno, da padre incestuoso o quello dell’adolescente rapita Seneca a Hesse, da Crichton a Saint-Exupéry, da dal criminale belga, serial killer e stupratore. Di Borges a Ruiz Zafón, da Schopenhauer a Grisham, fronte a un simile cinismo, appaiono inve stimenti saltando dai bestseller ai longseller. Meglio se «fuori sensati e perfi no edifi canti quelli effettuati sul la diritti» e pagando il meno possibile i traduttori. vena narrativa di politici di nome, quali Veltroni e Un discorso a parte meriterebbero gli editori che Fran ceschini, anche essi peren nemente sulla cre- pe scano nel mare magnum de gli scrittori «a pa- sta dell’onda televisiva. gamento», ma per questo rimandiamo alle pagine Certo, non si può non provare un po’ di nostalgia di Umberto Eco nel Pendolo di Foucault. In più, per editori di altri tempi, grandi e piccoli, schie- oggi ci sono le sconfi nate possibilità della rete, rati o meno.

«Il fatto è che gli editori – «Di fronte a un si mile cinismo, specialmente quelli grandi –, appaiono investimenti sensati facendo leva sul variega- e perfi no edifi canti quelli ef- to mondo televisivo, hanno fettuati sulla vena narrativa di messo ai margini della pro- politici di nome, quali Veltro- pria attività le ragioni della ni e Fran ceschini, anche essi letteratura, privilegiando oltre peren nemente sulla cresta misura il business» dell’onda televisiva»

che agevola la circolazione di te sti di varia na- Alludo, per limitarmi ad alcuni, al Giovanni Vol- tura, lunghezza, qualità; ma anche questa è de- pe editore di Maurras e di riviste come La Torre cisamente un’altra storia. Il fatto è che gli editori e Intervento, alla Ru sconi di Cattabiani, alla Set- – specialmente quelli grandi –, facendo leva sul tecolori di Pino Grillo e al suo C’eravamo tanto variegato mondo televisivo, hanno messo ai mar- amati, ma anche alla «vecchia» Einaudi di Pavese gini della pro pria attività le ragioni della lettera- e Calvino o a un poeta dell’editoria come Vanni tura, privilegiando ol tre misura il business. An- Scheiwiller, imprendi tori sì, ma capaci di aggrega- cora poco tempo fa abbiamo registrato la moda re nobili intelligenze, ancor prima che scrittori di lucrosa dei comici anti-berlusconiani in veste di vaglia, fondatori di comunità dello spirito, cena- autori di bestseller: qualcuno ne ricorda oggi un coli non già di cultori dell’Arcadia, bensì di mili- solo titolo? Sullo sfondo, re siste la tendenza a tanti del pensiero.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2288 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 Dan Brown, Coelho, Faletti: bestseller da non leggere

— Il declino degli scrittori e del pubblico

Pietro Citati, Corriere della Sera, 9 marzo 2012

Malgrado l’opinione di Roberto Calasso, credo che grande poetessa, Emily Dickinson. Anche i nume- i lettori italiani siano peggiorati ne gli ultimi trenta- ri stanno calando. Negli ultimi mesi le vendite dei quarant’anni. Non c’è da mera vigliarsi. La genera- classici – sia delle clamorose novità sia del lento ca- zione letteraria del 1910-24, che pubblicava i propri talogo – sono discese di circa il 12 per cento rispet- libri attorno al 1960-70, è stata la più ricca e feconda to agli anni precedenti: così mi dicono. È una vera apparsa da secoli nella letteratura italia na. catastrofe editoriale, alla quale speriamo che porti no I lettori ereditavano le qualità degli scrittori. Era- rimedio i prossimi mesi dell’an no. La spiegazione è no lettori avven turosi e impavidi, che non temevano ovvia: la crisi economica si è allargata e si è estesa. diffi coltà di contenuto e di stile, fantasie, enigmi, al- Ma niente è meno costoso, e tanto indispensabile, lusioni, culture complicate e remote. In quegli anni come il piacere della lettura. libri bellissimi ebbero un successo che oggi non Il principale rimedio è la diminuzione del prezzo dei si potrebbe ripetere. Penso soprattutto a due casi. libri. Molte case editrici ricorrevano, negli anni passati, Quello dell’Insostenibile leggerezza dell’essere di Mi- a un sistema di vendite scontate (del 20 o 30 per cen- lan Kun dera; e quello delle Nozze di Cad mo e Ar- to) in alcuni mesi dell’anno, specialmen te ottobre, no- monia di Roberto Calasso. Non si era mai visto un vembre, dicembre. I risultati economici erano notevoli. così arduo libro di saggistica, fondato su una analisi La cosa mi sembra perfettamente legittima. Non vedo rigorosa dei testi, conquistare un pubblico tanto va- perché una casa automobilistica possa abbassare, per sto, e ripetere il suo successo in ogni paese. qualche mese, i prezzi delle vetture, e una casa editrice Oggi la lettura tende a diventare una specie di or- non possa diminuire quelli dei libri. Ma, nel 2010, è gia, dove ciò che conta è la volgarità dell’immagina- accaduta una cosa inverosimile. Sottoposto a non so zione, la banalità della trama e la mediocrità dello quali pressioni, il governo ha di fatto ucciso le vendite stile. Credo che sia molto meglio non leggere affat- straordinarie dei libri, o le ha ridotte al minimo. L’in- to, piuttosto che leggere Dan Brown, Giorgio Fa- dustria editoriale italiana è gracile e fragile. Se non si letti e Paulo Coelho. Intanto, continua la scomparsa vuole farla affondare completamente, il provvedimento dei classici. Gli italiani non hanno mai letto Di- del 2010 va assolutamente abolito. Ogni editore venda ckens e Balzac. Oggi, anche Kafka (che nel 1970-80 i propri libri al prez zo che preferisce. era amatissimo) va a raggiungere Tolstoj e Borges nel vasto poz- «Oggi la lettura tende a diventare una specie di orgia, zo del dimenticatoio. dove ciò che conta è la volgarità dell’immaginazione, Per fortuna, re stano i la banalità della trama e la mediocrità dello stile» poeti: o, almeno, una

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 2299 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 L’èra della pay libreria «Una svolta come per le tv: ebook in prestito e niente più megaseller»

— Riccardo Cavallero della Mondadori: «Dobbiamo investire nella tecnologia, in un mercato che tende a frammentare tutto. E molti rischieranno di sparire»

Antonio Gnoli, la Repubblica, 10 marzo 2012

Riccardo Cavallero – da due anni direttore generale L’innovazione non è mai stata così sconvolgente. della Mondadori trade e da quindici nel mondo dei Gli americani usano il termine «disruptive». Da libri – una cosa così non l’aveva mai vista. Ci incontria- Gutenberg fi no a ieri la gestione del mercato dei li- mo nella sede romana della casa editrice. Di fronte a me bri risiede va nel controllo totale dell’editore su tutti siede un uomo con una provata esperienza internazio- i passaggi fondamentali: dal processo produttivo a nale: ha lavorato a lungo negli Stati Uniti e in Spagna. quello distributivo. Perfi no il processo creativo era E mentre sorseggia un bicchiere d’acqua minerale mi infl uenzato, almeno indirettamente, dalla distribu- dice, quasi sussurrando: «Niente sarà più come prima». zione. E questo si vede chiaramente con il cinema: Non so se preoccuparmi o leggere in quella frase l’enfasi senza la distribuzione puoi fare un fi lm bellissimo, che si mette ogni qualvolta si ha l’impressione che il ma se non arriva nelle sale hai chiuso. Oggi non è mondo stia cambiando troppo in fretta. più così. L’accelerazione tecnologica è talmente vio- lenta e rapi da che ci lascia pochissimo tempo a di- Che cosa, dottor Cavallero, non sarà più come prima? sposizione. Nessuno ha la più pallida idea di quello Stiamo ai fatti. L’editoria in questo momento som- che accadrà tra pochi anni. La sensazione è che par- ma due fenomeni: il primo, coinvolge tutti i settori lare solo di libri sarà abbastanza riduttivo. dell’economia, è la più grande recessione degli ulti- mi due secoli, tanto imponente e ramifi cata da in- E di cosa parleremo? durmi a pensare che la crisi del 1929 fosse meno Di un oggetto totalmente nuovo che cambierà il no- devastante di quella che in prospet tiva rischiamo di stro modo di vivere il libro. Cambierà il modo di vivere; l’altro riguarda la rivoluzione digitale che sta veicolare i contenuti, si modifi cherà il sistema di- cambiando letteralmente tutto. Chi oggi non riusci- stributivo e dei prezzi, cambierà perfi no il modo di rà a pensare in modo nuovo e diverso met terà seria- creare da parte degli scrittori. mente a repentaglio le proprie aziende. E tutto questo è il portato dell’ebook? Pensare in modo nuovo signifi ca non solo razionalizza- Bisogna intendersi. Sarebbe francamente riduttivo re i costi, ma anche ge stire i processi innovativi. immaginare che la grande rivoluzione digitale si ri- È l’abc del capitalismo. duca a infi lare 400 libri in un e-reader. Nella fase attuale l’evoluzione tecnologica è nel «cloud», nella Già, ma oggi non è più così semplice: non c’è uno che in- nuvola, ossia nel fatto di aver smate rializzato o me- nova e gli altri dietro. Oggi l’innovazione è l’algoritmo glio alleggerito tutti i devi ce. che sta cambiando il nostro modo di agire, di pensare, di stare assieme. Traduca per i meno esperti.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3300 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

Voglio dire che anziché sul computer o sul tablet, Perché? i software vengono direttamente installati sulla La presenza del megaseller dimostra la forza dell’e- rete, in una sorta di «nuvola» appunto, dalla quale ditore, la sua capacità di controllo del mercato. Con l’utente, a certe condizioni, potrà prendere ciò di il digitale è il letto re che assume il comando, che cui ha bisogno, come fosse un immenso archivio parla al l’interno della comunità, che sceglie cosa, digitale. dove e a che prezzo comprare il libro.

A che punto è la Mondadori con l’e book? E il panico per voi editori? Considerando che il mercato è ancora piccolo, Diciamo che ci siamo molto vicini. L’e ditore deve siamo passati da un venduto di 13 mila ebook nel capire come comunicare con il lettore. E non è facile 2010 a 270 mila nello scor so anno. Solo nel gennaio in un mercato che tenderà sempre di più a fram- di quest’anno siamo a 70 mila unità. Per noi è un mentare lo spettacolo dei libri. risultato superiore alle aspettative. Anche per ché il mercato complessivo è poco al di sopra delle 700 I dati americani parlano di una contra zione in casa loro mila unità. Parlo di libri ven duti in diritti. tra il 10 e l’11 per cento. Da noi com’è la situazione? Il mercato tradizionale, secondo i dati Nielsen, ha Che genere di libri sono? avuto un calo su base annua dell’1,4 per cento. Ma Un’indicazione è venuta dagli Stati Uniti dove si se lo andiamo a re stringere sul periodo da settem- pensava che il digitale avrebbe favorito la saggisti- bre a dicembre registriamo una picchiata, con punte ca, in quanto genere più comparabile con le nuove dell’8 per cento. Quanto al mese di gennaio, che è il tecnologie. Poi in realtà si è visto che ad affermarsi dato più recente, è partito con una fl essione del 10 sono stati i romanzi. I titoli di fi ction hanno picchi per cento. di smercio oltre il 50 per cento in digitale. Fenome- no di punta è Stieg Larsson che ha venduto con la Come spiega questa forte contrazione? Knopf una media di tre copie in digitale e solo una Si sommano vari fattori. Primo, c’è una fase reces- in cartaceo. siva e ognuno di noi ha rivisto le proprie modalità di spesa. L’aumento del l’Iva. E poi l’attuazione del- Proprio il cartaceo costituisce ancora la parte preponde- la legge sul libro, entrata in vigore a settembre, che rante dell’editoria. Voi della Mondadori siete al primo posto con quasi il 28 per cento del merca- to. Ma secondo i rileva- «Con il digitale è il lettore che assume il comando, menti della Nielsen dal che parla all’interno della comunità, che sceglie cosa, 2007 al 2011 si è passati dove e a che prezzo comprare il libro» da tre milioni di copie vendute tra i primi dieci bestseller a un milione e 600 mila dello scorso anno. Come commenta? limita il numero di promozioni e mette un freno In questo arco di tempo è scomparso il megasel- agli sconti. Ma qui gli effetti negativi si faranno ler, che poi è un libro comprato come fenomeno di sentire un po’ più avanti. costume e general mente non letto. La tendenza è che crescerà il digitale e meno spazio ci sarà per il Spesso gli editori pubblicizzano cifre molto superiori e megaseller. destituite di qualunque realtà.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3311 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 Posto che le classifi che alle quali lei fa riferimen- Quando un manager parla di ridiscutere quasi sempre to non tengono conto della grande distribuzione, pensa a un poderoso taglio dei costi. effettivamente c’è un malcostume, o meglio una Non è solo una questione di costi. E non è neppure enfatizza zione dei dati. Con l’espansione del digita- tanto il numero di persone che lavorano all’interno, le tutto questo non si potrà più fare. Bisogna capire quanto cosa fargli fare e come consegnare e distri- che il consumatore va rispettato. Il lettore se ne fre- buire i contenuti che si gestiscono e che andranno ga di quello che dici, è lui che decide. Il cambio cul- oltre il libro. turale è enor me. E non puoi più menarlo per il naso. Verso dove? Verso il modello della pay tv. Dei contenuti che metteremo a di- «Bisogna capire che il consumatore va rispettato. Il lettore se sposizione dei lettori. ne frega di quello che dici, è lui che decide. Il cambio culturale Dandoli in prestito per è enorme. E non puoi più menarlo per il naso» esempio.

Qualche mese fa si nota- va che i libri Mondadori facevano fatica a entrare Un altro effetto del digitale sarà il ridimensionamento nella top ten dei più venduti. del business? Il dato non è vero. Secondo le rilevazioni della Niel- Non affrontiamo una rivoluzione pensando che sen nei primi cento libri più venduti l’anno scorso tutto resterà come prima. L’editore deve oggi tro- 43 sono Mondadori, 13 della Rizzoli, altri 13 di vare risorse da investire nelle nuove tecnologie Gems. Se poi andassimo a guardare il periodo tra che però porte ranno ricavi più bassi. Questo è un la fi ne di ottobre e oggi si vedrebbe che siamo stati fatto che avrà qualche conseguenza anche per gli presenti nelle classifi che dei primi dieci con sei libri. scrittori. Può accadere che per una serie di ritardi o di slitta- menti sulle uscite previste si sia registrata qualche In che senso? défaillance. Se il piano dei ricavi si ridimensionerà è evidente che anche gli anticipi caleran no. Sarà diffi cile, salvo A dire il vero si constatava l’assenza del grande bestsel- qualche eccezione, che gli scrittori potranno vivere ler: quel pieno fatto, in un passato recente, con Saviano solo dei loro romanzi. Lo scenario sarà duro per tut- e Giordano. ti. Vedremo grandi gruppi tradizionali che rischie- Ma qui siamo di nuovo al problema del megaseller ranno di scomparire. che non è mai programmabile. E sarà un fenomeno sempre più raro. Non è questa la mia preoccupa- A quali pensa? zione. Che semmai è quella di mantenere gli utili e Penso alle grandi aziende della creatività. Se ri- una certa redditività. Nel caso di Mondadori siamo mangono come sono adesso, con le cose che si fan- sopra gli standard europei. Ed è ovvio che non ab- no oggi, nel giro di qualche anno sono destinate a biamo dimenticato il cartaceo. L’anno scorso siamo saltare. Quando i costi di una struttura cominciano entrati nei paperback con la collana Numeri Primi a pesare oltre il 30 per cento si è in allarme rosso. che ha prodotto circa due milioni di copie. Abbiamo Sopra il 35 per cento si calano le scialuppe in acqua. un catalogo straordinario che è una risorsa. Ci può Prima che succeda questo devi ridiscutere il tuo mo- stare se qualcuno parla male di noi. Siamo grossi e dello di business. per questo risultiamo anche antipatici.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3322 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 La vita agra dei traduttori

— Ieri grandi scrittori e poeti, oggi cottimisti dell’editoria

Elisabetta Ambrosi, il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2012

Senza di loro la letteratura sa rebbe una Babele, e la royalty o politiche istituzionali, tipo borse di lavoro nostra vita di lettori un incubo: pro vate a immagina- e studio». Da noi i tradut tori che riescono a ottenere re se l’ultimo romanzo del vostro scrittore preferito percentuali sulle vendite sono mosche bianche e l’e- fosse inaccessibile. O, peggio ancora, se le istru zioni ditore si tiene stretti i diritti anche per vent’anni, il del nuovo smartphone fossero solo in coreano. massimo stabilito per legge, mentre nel resto d’Eu- Eppure, mentre un tempo il traduttore era una pro- ropa il termine è larga mente inferiore. fessione profumata d’aulicità, tanto che molti scrittori A inasprire il quadro, soprat tutto per i traduttori tec- erano insie me traduttori (vedi Calvino, Ungaretti, Vit- nici, ci si mettono loro, le agenzie di traduzione: quel- torini), oggi sembra aver toccato il fondo, anche se in le che in teo ria dovrebbero fare da nobili intermediari compagnia di tutti gli altri mestieri della conoscenza (il tra committenti e interpreti e spesso, invece, fi nisco- focus, quest’anno, della rassegna Libri Come che chiu- no per speculare sui traduttori, arrivando a man giarsi derà domenica all’Auditorium di Roma). due terzi del compenso e pagando comodamente a A parlare, come al solito, sono soprattutto le cifre: 90 o 120 giorni. In alcuni casi, poi, chi lavora sui testi il mercato italiano ha compensi quasi da fame. Se- deve utilizzare software specifi ci di cui è costretto a condo una delle poche ricerche comparative esi- pagare l’affi tto, «come se un contadino dovesse paga- stenti, fatta dal Conseil Européen des Associations re per l’affi tto della zappa», commenta Elena Doria, de Traducteurs Littéraires (e riferita a un periodo traduttrice tecnica e membro di Strade. pre-crisi), il compenso medio a cartella, per una Il mondo della traduzione si divide in due insiemi traduzione editoriale, cioè non tecnica, è di 11,35 diversi. Da un lato i traduttori editoriali, quelli che, euro (e a oggi restano inchio date sui 12-13 lordi), per intenderci, traducono Roth e Franzen piuttosto contro i 21,90 della Germania, i 27,54 della Svezia, che Topolino, o le parole del fi lm di Woody Allen i 28,8 della Gran Bretagna, i 30,96 della Francia, i (in questo caso, si tratta del l’«adattatore dialogista»), 31,08 della Norve gia. Il reddito lordo varia da 5385 dall’altro i traduttori tecnici. Ai primi la legge con- a 22.650 euro e per rag giungerlo i traduttori italiani sente di applicare il diritto di autore, considerando devono sgobbare ben più delle 1056 cartelle annuali giustamente la resa di un testo in un’altra lingua che rappresentano la media euro pea. come un’opera dell’ingegno, al pari della scrittura. Ma, come spiega Marina Rullo, fondatrice del net- Un trat tamento solo in apparenza favorevole, perché work Biblit e impegnata nel sindacato dei traduttori se è vero che si paga solo la ritenuta d’ac conto su editoriali Strade, «la situazione italiana è peggiorata una parte del lordo, non è prevista alcuna assisten- dal fatto che non esiste un modello di contratto con- za, malattia, previdenza. I tra duttori editoriali sono venuto tra le associazioni degli autori e degli edito- fanta smi, anche se d’autore, perché i contratti che ri, e inoltre le basse tariffe non sono compensate da stipulano con l’editore sono del tutto priva ti.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3333 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 Non stanno meglio i traduttori tecnici. Qui improv- La condizione miserevole di questa categoria ha un visamente, la legge cambia faccia e, da autori dalla volto, quello di Elisabetta Sandri, una traduttrice penna sopraffi na, li considera brutalmente partite Iva, morta di tumore e costretta a lavorare fi no alla fi ne facendoli entrare a pieno titolo nel girone dantesco perché priva di inden nità di malattia. Proprio con il della gestione separata Inps. «La quota contributiva suo nome è stata intestate la polizza sanitaria integra- per noi autonomi è partita dal 10 per cento del 1996 tiva di cui possono usufruire i traduttori e gli scrittori, per arrivare al 27,7 per cento di oggi» spiega Elena all’interno della società di mutuo soccor so Insieme «rendendo la vita di noi traduttori, e in generale dei salute. Società di mutuo soccorso, perché proprio come avveniva nel- l’Ottocento, nel vuoto dello Stato questi lavo- «Da noi i tradut tori che riescono a ottenere percentuali ratori si sono autorga- sulle vendite sono mosche bianche e l’editore si tiene nizzati. E così, per 246 stretti i diritti anche per vent’anni, il massimo stabilito euro l’anno possono per legge, mentre nel resto d’Europa il termine è larga- permet tersi quel dirit- mente inferiore» to ad ammalarsi che lo Stato non gli concede. Come tutti i lavora- tori della conoscenza, lavoratori indipendenti, un incubo. Ho colleghe che che non si defi niscono precari ma indipendenti per hanno acceso un mutuo per pagare i contributi». Di scelta, anche i traduttori alle istituzioni chiedono questa quota solo lo 0,72 per cento va per l’assistenza, or mai ben poco (riforma del di ritto d’autore, mag- in altre parole ma ternità e malattia, riconosciu ta solo giori prote zioni sociali, meno tasse e contributi per i di recente dall’attuale governo («che però purtrop po tecnici). «Meglio fare da noi. Perché forse, tra qual- ha aumentato di un altro punto la contribuzione per che anno, non ci sarà neanche più un soggetto a cui la previdenza»). chiedere tutele».

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3344 111/04/20121/04/2012 111:11:171:11:17 Moebius, la matita che viaggiò nel futuro

— Addio al celebre autore di fumetti, aveva 73 anni. La sua estetica ha trasformato i fi lm di fantascienza

Gianluca Nicoletti, La Stampa, 11 marzo 2012

È morto Jean Giraud, l’autore di fumetti conosciuto Dopo dieci anni di silenzio, Giraud incominciò di come Moebius. L’artista visionario si è spento a 73 nuovo a fi rmarsi Moebius, segnando con quel mar- anni dopo una lunga malattia, era nato a Nogent chio inconfondibile il suo nuovo orientamento fan- -sur-Marne, alle porte di Parigi, nel 1938. Studente tasy, che dette fama alla sua rivi sta Métal Hurlant. dell’École des arts appliqués, a soli 18 anni aveva Quest’ultima è la stagione più nota della sua opera, inizia to a disegnare la sua prima striscia a fumetti, da lui intessuta di quei fi li fantamisteriosofi ci che Frank e Jeremie, per il magazine Far West. costituiscono il tessuto connettivo di una grandissi- In linea con l’immaginario avventuroso degli anni Ses- ma parte della narrativa fanta scientifi ca di ultima santa, si produsse per un decennio su storie di gene- generazione, ma che negli anni in cui più felice- re western. Assieme allo scrittore belga Jean-Michel mente si produsse l’artista france se, ancora erano Charlier realizzò il tenente Blueberry, il personaggio considerati con sospetto, come sospesi tra l’eresia e conosciuto della sua prima fase creativa. Adottò lo l’anima reazionaria. pseudonimo Moebius nel 1963, siglando così la sua Non a caso il suo più interessan te sodalizio mistico collaborazione al magazine di sati ra Hara-Kiri. creativo avviene, nella metà degli anni Settanta, con

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3355 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

il principe dello sciamanesimo cinematografi co, il Dobbiamo in gran parte anche a Moebius il col- regista cileno Alejandro Jodorowsky. Con lui iniziò po d’occhio che anco ra ci condiziona sulle città del nel 1975 a lavorare al folle pro getto di trasferire sul futuro, in cui la tecnologia si veste di for me arcaiche. grande scher mo Dune, il primo romanzo della saga Metropoli caotiche, ar ticolate a più livelli e con mez- di fantascienza di Frank Herbert. Il fi lm sarebbe zi volanti che si incrociano tra edifi ci altissimi. Poi dovuto durare tre ore, con musiche dei Pink Floyd; bassifondi visti come suk tecno-multietnici. I serial tra gli attori protagonisti, addirittura Salvador Dalì. killer meta fi sici, gli alieni robotizzati, le fanciul le di- Moebius era nello staff degli scenografi e co stumisti. scinte e sinistre. Per questa sua attitudine a immagi- nare il futuro, Giraud fu anche chiamato a collabora re al primo fi lm della saga di Alien, «Dobbiamo in gran parte anche a Moebius il colpo come pure ispirò Il d’occhio che ancora ci condiziona sulle città del futuro, quinto elemento di Luc in cui la tecnologia si veste di forme arcaiche» Besson, un’altra storia di cataclismi alieni e fanta-archeologia. Nel 1982 lo cercò la Disney per Tron, in L’opera naturalmente non vide mai la luce, fi no alla cui il suo segno è inconfondibile, ma nel 2004 non versione del 1984 con regia di David Lynch. gli andò molto a genio la rilettu ra che fu fatta de- Tra Moebius e Jo dorowsky i rapporti continuarono gli americani del suo Blueberry. Nemmeno riuscì a sulla medesima lunghezza d’onda mistico-fanta- rendere concreto il contatto con il guru dei supere- scientifi ca con la saga de L’Incal, pubbli cata tra il roi della Marvel Stan Lee. È evidente quanto poco 1981 e 1988 da Métal Hur lant. Anche in que sto avesse a che fare quel mondo, chiassoso e ipervita- caso l’avventura di John Difool, un de tective mezza minico, con le oniriche visioni dell’artista parigino. tacca con un volatile per assistente, si presta a letture a vari livelli, più in superfi cie la solita eterna lotta tra forze del bene e del male trasferita in sce nari futu- ribili, più nel profondo tracce di simbolismi alche- mici e misteriosofi ci, che suppongono una lettura in fi ligrana per soli iniziati. Non a caso, un estimatore della magia e dell’esoterismo come Fede rico Fellini gli rese omaggio nel suo Casanova battezzando un misterioso entomologo «Dr Moebius». Il maggior merito di Moebius fu sicuramente quello di essere riuscito ad anticipare, nelle sue tavole, mol- ti degli elementi classici della fantasy cinematogra- fi ca. Basti pensare alla storia a fumetti The Long To- morrow, un capolavoro disegnato nel ’76 da un giallo di Dan O’Bannon ambientato nel futuro. Le matite di Moebius qui inventano tutta l’estetica che ispirò gli autori di Blade Runner, il fi lm di Ridley Scott del 1982, chiave di volta su cui fu edifi cata tutta la successiva fi lmografi a cyberpunk.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3366 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 Franzen contro Bloom: il canone è maschilista

— I social media? Conformisti. Il mio amico Foster Wallace? Tradito. «Ho pianto quando ho sparso le ceneri di David a Masafuera»

Alessandra Farkas, La Lettura del Corriere della Sera, 11 marzo 2012

Il libro parte dal discorso alla cerimonia di laurea al mezzo migliore che indurli a diventarmi “amici”. Ho Kenyon College nel 2011 e termina con una rilettu- scoperto che tutti quanti odiavano facebook, che tutti ra agiografi ca di Quello che rimane di Paula Fox. In lo consideravano una perdita di tempo». mezzo, nelle 321 pagine della nuova raccolta di saggi Farther Away (Farrar, Straus and Giroux, 26 dollari, Come andò a fi nire? in uscita negli Usa il primo maggio), Jonathan Fran- Un tizio del Wall Street Journal iniziò un articolo zen ripercorre le tematiche, umane e letterarie, che contro il mio romanzo Freedom prendendomi per lo assillano da sempre. «Detesto facebook», esordisce, i fondelli perché, scrisse, «Franzen vuole diventare scomodamente seduto al tavolo da pranzo del suo mio amico». Mi ero dimenticato di cliccare sull’ico- appartamento spartano sull’East Side di Manhattan. na per rimuovere come amici dal mio profi lo tutti i «Ho avuto una pagina su facebook per due settimane, contatti della mia agenda. quattro anni fa, quando il New Yorker mi chiese di scrivere sui ventiduenni americani che, dopo la lau- Con twitter è andata meglio? Il suo rapporto è molto rea, arrivano qui a Manhattan. Per spiarli, non c’era confl ittuale: pochi giorni fa, dopo una sua dichiarazione

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3377 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 polemica a New Orleans, è stato lanciato l’hashtag #Jo- tre volte. Ma gli insulti usati per descrivere chi dissente nathanFranzenHates, «Jonathan Franzen odia». mi ricordano il linguaggio delle scuole medie. Dopo Twitter è la versione stupida di facebook. L’anno un’infanzia da secchione di turno, zimbello della classe, scorso ho impiegato otto settimane per chiudere l’ac- non mi fa né caldo né freddo essere chiamato uncool. A count di un impostore che si spacciava per me. È sta- 52 anni non ho più niente da dimostrare. to un incubo e ho dovuto inviare la mia foto e la copia del passaporto. È successo anche a Salman Rushdie Anche la sua antipatia per Steve Jobs è arcinota. che però, al contrario, ha un account e adora twittare. Se è stato un visionario come dicono, la sua visione a me non interessa. Il suo lascito è un mon- do di zombi che cam- minano col dito sullo «Jobs ha dimostrato disprezzo per le masse anteponendo smartphone. Dal punto l’estetica alla funzionalità. Il motivo per cui io non pos- di vista del design la sua seggo un iPad è semplice: è bellissimo, ma funziona male» tecnologia è insupera- bile. Ma Jobs ha dimo- strato disprezzo per le masse anteponendo l’e- stetica alla funzionalità. I social media stanno infl uenzando la letteratura? Il motivo per cui io non posseggo un iPad è semplice: La migliore letteratura non trae ispirazione dalla tec- è bellissimo, ma funziona male. nologia del momento. I social media hanno reso im- possibile la vita dei giovani scrittori: gli editori s’aspet- In uno dei suoi saggi lei fa a pezzi i telefonini cellulari e tano che tutti loro abbiano una pagina su facebook e afferma di non possedere una tv. In un altro scappa nel- twitter per promuoversi giorno e notte. Si dimentica- lo sperduto atollo cileno di Masafuera (Farther Away no che il motivo per cui scrivono è che preferiscono in inglese) per fuggire al blitz mediatico dopo Freedom, comunicare attraverso i libri e considerano l’iperso- uscito in Italia con il titolo Libertà. cialità un anatema. L’effi mero sound-byte di twitter è Avevo bisogno di staccare. Il direttore del New l’antitesi della letteratura, che cerca l’immortalità. Yorker mi commissionò un pezzo: così sono par- tito per Masafuera, nella speranza di incontrare Però la primavera araba e i movimenti di Occupy non un rayadito, uccello rarissimo. Negli anni Sessanta sarebbero esistiti senza i social media. l’isola fu ribattezzata Alejandro Selkirk, dal nome Solo se crediamo ai luoghi comuni. Ma è impossibile del naufrago scozzese che ispirò Robinson Crusoe. dimostrarlo e il medesimo risultato si sarebbe potu- to raggiungere col telefono, che ha la stessa capacità In una delle parti più commoventi lei sparge le ceneri di virale. Il triste scenario di un’umanità tecno-narco- David Foster Wallace nelle acque dell’atollo. tizzata, che si sente viva solo perché consuma senza È stato diffi cile rivelarlo: l’urna con le ceneri era un interruzione live news che fra tre minuti non conte- dono della vedova Karen, che però nell’affi darmele ranno più niente, mi fa credere che si tratti di una era al corrente della mia missione «uffi ciale». Fare lo droga malvagia e conformista. scrittore è un affare sporco: devi invadere la privacy tua e di altri, talvolta iniettando un elemento d’istrio- Come l’ebook? nica teatralità persino nel commettere certi atti pri- Ho espresso la mia preferenza per i libri rilegati. Qual- vati. Anche se le mie lacrime nell’aprire l’urna erano cuno mi giudicherà un vecchio trombone – nel mio vere, provo un certo fastidio nell’aver compiuto quel saggio contro i telefoni cellulari uso la parola «nonno» rito mentre stavo realizzando un reportage retribuito.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3388 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

Nel libro nega la natura autobiografi ca della scrittura. aiutato a emergere. Io ho portato i miei lavori diret- Nella fi ction se descrivi ciò che hai fatto ieri, ti basta tamente ai lettori senza bisogno del suo aiuto e non passare dalla prima alla terza persona per perdere la mi sorprende se ciò lo ha irritato. natura autobiografi ca del racconto. È una metamor- fosi misteriosa: una goccia di fi nzione può neutraliz- Bloom è un dinosauro, come affermano i suoi critici? zare tutto ciò che di vero e personale vi è nell’opera. Il suo talento enciclopedico è straordinario nell’am- Persino in una raccolta diaristica come Farther Away bito della poesia. Ma la sua teoria sul canone e l’in- certe omissioni trasformano in fi ction la narrazione. fl uenza funziona solo lì e con tutto il resto fi nisce per apparire solo come uno stratagemma autopro- La rabbia da lei espressa dopo la morte di Wallace è reale. mozionale. Il romanzo è più contaminato della poe- La trasformazione dell’immagine pubblica di Da- sia dal mondo e dalla storia. vid dopo la sua morte mi ha offeso e irritato. Little Brown ha ripubblicato il suo discorso a Kenyon del In Farther Away lei esprime gratitudine verso molti 2005 – una frase per ogni pagina – neppure si trat- scrittori, da Kafka a Alice Munro. tasse del testo sacro di un antico fi losofo e visionario. Kafka ha cambiato la mia vita. La letteratura del- Confrontando la nuova immagine postuma confe- le donne mi attrae, contrariamente a Bloom il cui zionata dalla rete col David che abbiamo conosciuto canone è fatto da maschi bianchi. Considerando la e amato, Karen e altri suoi amici, ci siamo resi conto grandezza di Munro e il culto che suscita, mi sem- del torto enorme commesso ai suoi danni. Partire bra scandaloso che non sia inclusa tra i grandi, insie- dal presupposto che fosse un genio e un santo signi- me con McCarthy, Roth e DeLillo. fi ca travisarne l’opera. Credo che lui vorrebbe essere ricordato più come peccatore che santo. Spiegando la sua vittoria al Pulitzer, Jennifer Egan ha detto al Corriere di aver «benefi ciato dell’ira anti- Che cosa avrebbe detto della pubblicazione postuma del Franzen delle femministe», indispettite dal successo se- suo ultimo lavoro mai fi nito? condo loro immeritato di Freedom. David ha lasciato il manoscritto di The Pale King sulla È ironico che se la siano presa con uno che sfrutta ogni scrivania e ciò potrebbe indicare l’intenzione di vederlo occasione per promuovere il lavoro di autrici donne. pubblicato. Ma quando l’ha fatto era fuori di testa, al Anche se è meglio essere odiati piuttosto che mediocri, punto da impiccarsi. I dettagli del suicidio tradiscono fi nché esisteranno i canoni maschilisti alla Bloom la una rabbia così profonda che è legittimo chiedersi se rabbia di queste scrittrici sarà comprensibile. Comun- lasciare quelle carte in bella vista non facesse parte della que mi dispiace essere equiparato a uno come lui. sua collera. The Pale King è l’unico scritto di David che non ho letto. Arriverà il momento; ma più avanti. Lei ironizza più volte anche sulla fi ne del romanzo. Il romanzo sta vivendo uno straordinario revival. Si sente in colpa per la sua morte? C’è un enorme bisogno di storie, grandi, elaborate e Un mese e mezzo prima del suicidio trascorremmo complesse che solo uno scrittore solitario e concen- una settimana insieme. È diffi cile aiutare una persona trato può produrre. Se non assediato dal cicaleccio tanto depressa. David non era più in grado di ascoltare. assordante di twitter.

Uno dei «nemici» giurati, suoi e di Foster Wallace, il cri- E del racconto breve cosa ne sarà? tico Harold Bloom, viene maltrattato in Farther Away. È un genere diffi cile che in ogni generazione produ- Bloom mi ricorda Norman Mailer: entrambi non ce solo pochissimi talenti. Il mio amico David Me- possono ammettere che qualcosa di buono è venu- ans, Alice Munro, George Saunders, Lydia Davis. to dopo la loro generazione. I critici come Bloom La poesia invece è stata rimpiazzata dal rap, attra- tendono ad amare gli autori che essi stessi hanno verso il quale continua a essere viva e vegeta.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 3399 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 Giangiacomo Feltrinelli, le confessioni di un editore militante

— Gratis in libreria da domani, un volume su Feltrinelli da cui sono tratti il suo testo (pubblicato da King nel 1967) e quello della Gordimer. L’iniziativa è della casa editrice, la Feltrinelli e la Fondazione.

Giangiacomo Feltrinelli, la Repubblica, 13 marzo 2012

Dunque mi devo defi nire: devo defi nire me stesso in fare a meno di ricordare che essa è nata soprattutto da quanto editore; o perlomeno devo presentarmi, mo- un miraggio, no: da un’intenzione, addirittura da un bi- strarmi, spiegarmi in rapporto col mestiere che per il sogno e da un desiderio che esito a defi nire cultura li 90 per cento del mio tempo faccio da quasi quindici soltanto perché la parola cultura, Cultura, Culture mi anni. Potrei cominciare dal mestiere: per semplifi ca- appare gigantesca, enorme, degna di non essere sco- re le cose, togliendo di mezzo la mia persona; oppu- modata di continuo. Diciamo allora che: anche se au- re potrei cominciare dalla mia persona, ma in questo spico la fortuna economica della mia casa editrice, ho caso, purtroppo, non riuscirei a togliere di mezzo il in mente, penso, perseguo una «Fortuna» nel secondo mestiere… Dunque, comincio dal mestiere. Ma non senso. E questa è una cosa molto diffi cile da spiegare; voglio defi nire l’editore, anzi l’Editore: a mio modo a farla breve: io cerco di fare un’editoria che magari ha di vedere si tratta di una fun zione indefi nibile, o me- torto lì per lì, nella contingenza del momento storico, glio defi nibile in mille modi. […] ma che, quasi per scommessa, io ritengo abbia ragione Sarà un difetto, sarà un vizio: ma anche se auspico la nel senso della storia. Cerco di spiegarmi meglio: nell’u- fortuna economica della mia casa editrice, non posso niverso frastornato di libri, di comunicazioni, di valori

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4400 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

che spesso sono pseudovalori, di informazioni (vere e giorni, le librerie hanno venduto tutta un’edizione ad false), di sciocchezze, di lampi di genio, di forsennatez- alta tiratura di un volumetto che raccoglie alcuni scritti ze, di opache placidità, io mi rifi uto di far parte della di Ernesto Che Guevara: anche se questo libro non si schiera dei tappezzieri del mondo, degli imballatori, dei fosse venduto, avrei accettato di pub blicarlo, perché gli verniciatori, dei produttori di «mero superfl uo». Poiché scritti di Guevara sono scritti necessari. […] la mi cidiale proliferazione della carta stampata rischia Un editore può cambiare il mondo? Diffi cilmente: di togliere alla funzione di editore qualsiasi senso e de- un edito re non può nemmeno cambiare editore. Può stinazione, io ritengo che l’unico modo per ripristinare cambiare il mondo dei libri? Può pubblicare certi libri questa funzione sia una cosa che, contro la moda, non che vengono a far parte del mondo dei libri e lo cam- esito a chia mare «moralità»: esistono libri necessari, biano con la loro presenza. Questa affermazione può esistono pubblicazioni necessarie. Per quanto ciò pos- sembrare formale e non corrisponde in pieno a quel- sa apparire paradossale, io, come editore, sottoscrivo lo che penso: il mio mirag gio, quello che io credo il piena mente quella che Fidel Castro ha chiamato l’«a- maggior fattore di quella tal «Fortuna» di cui parlavo, bolizione della proprietà intellettuale», cioè l’a bolizione è il libro che mette le mani addosso, il libro che sbat- del copyright: questa misura serve a far sì che a Cuba te per aria, il libro che «fa» qualche cosa alle persone possano essere disponibili i libri necessari, necessari ai che lo leggono, il libro che ha l’«orecchio ricetti vo» e cubani. Ma anche in una situazione di «proprietà in- raccoglie e trasmette mes saggi magari misteriosi ma tellettuale privata», esistono libri necessari. Disgra- sacrosanti, il libro che nel guazza buglio della storia ziatamente sono qui inibito da uno scrupolo: non vorrei quotidiana ascolta l’ultima nota, quella che dura una fare pubblicità ai miei libri; d’altra parte, sono costretto volta fi niti i rumori inessenziali… […] a citare. E così cito: nell’universo delle scritture occi- Non so che cosa sia l’Editore, l’editore in sé, ma cerco dentali esiste un genere, una cosa letteraria, che si chia- di ascoltare le ragioni per cui faccio l’editore. E am- ma romanzo. Molti dicono che è morto, molti dicono metto: l’editore non ha niente da insegnare, non ha che è vivo: lo scrivono, lo leggono, lo comprano… Io niente da predicare, non vuol catechizzare nessuno, in faccio l’ipotesi che non sia né tutto morto né tutto vivo, un certo senso non sa niente. E ammetto: l’editore, per ma che certi romanzi sia no morti e altri vivi: quelli vivi non essere ridicolo, non deve prendersi eccessivamente sono necessari. I romanzi vivi sono quelli che colgono sul serio, l’editore è una carretta, è uno che «porta carta i cambiamenti nei livelli intellettuali, estetici, morali scritta», è un veicolo di messaggi, è tutt’al più, per para- del mondo, le nuove sensibilità, le nuove problemati- frasare quel McLuhan di cui si parla tanto, un fautore che, o che propongono un modello di questi nuovi li- di messaggi che siano an che massaggi. E ammetto: che velli, o che stravol gono la superstizione della perenne l’editore è niente, puro luogo d’incontro e di smista- identità della natura uma na, o che propongono nuovi mento, di ricezione e di trasmissione… E tuttavia: oc- pa radossi – già ora, già qui, in que sta specie di purga- corre incontrare e smistare i messaggi giusti, occorre ri- torio della storia. Per questo ho pubblicato (cito a caso) cevere e trasmettere scritture che siano all’altezza della Pasternak e Velso Muc ci, Parise e Gombrowicz, Lom- realtà. E quindi: l’editore deve gettarsi, tuffarsi a rischio bardi e Fuentes, Vargas Llosa e Sanguineti, Balestrini di annegare, nel la realtà. Senza sapere nulla deve far e Selby, Porta e Henry Miller… persino l’eterogeneità sapere tutto, tutto quello che serve, e che serve ai vari degli accostati mi pare vitale e divertente. Per questo livelli di coscienza. Tuffarsi nella realtà: tentare la «For- pubblico i giovani scrittori dell’Avanguardia. Cito un tuna». La «Fortuna» diventa allora un signifi cato, un altro esempio: esistono libri politici, o meglio libri di orizzonte, una vita svincolata trionfante… E allora: un politica. Molti sono libri «giustifi cativi», cioè libri che editore è niente, è un veicolo che può anche autodefi - testimoniano di mancato atto politico. Altri, non mol- nirsi una carretta, ma un editore può anche affrontare il ti, sono libri pienamente politici, scritture che accom- proprio lavoro sulla base di una ipotesi di lavoro molto pagnano un’azione politica concreta e che il pubbli co azzardata: che tutto, ma proprio tutto, deve cambiare, vuole e deve conoscere: recentemente, in tre o quattro e cambierà.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4411 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 Da aerio a manovrazione l’italiano sfregiato nei temi della maturità

— Allarme del ministero: «E uno su tre sbaglia i verbi»

Salvo Intravaia, la Repubblica, 15 marzo 2012

«Nell’antichità, in molte grotte o caverne, erano pre- tro le «aree» scandagliate: testuale, grammatica le, senti molti graffi ti che rappresentavano la presenza lessicale-semantica e ideati va. E 34 gli «indicatori»: degli alieni. È diffi cile pensare che le persone di quel dall’uso appropriato dei termini a quel lo di verbi e tempo si inven tassero delle fandonie solo per andare punteggiatura. E il risultato, numeri a parte, è pur- in televisione, come accade molto spesso al giorno troppo assai negativo: tante, troppe «perle», dovute d’oggi, anche perché non ne avevano il motivo». a scarsa conoscenza del signifi cato delle parole uti- Non si tratta dell’improbabi le fantasia di un bambi- lizzate e ignoranza degli argomenti affrontati so- no di scuola elementare, ma di una frase estrapolata prattutto. Tra le affermazioni che lasciano più per- da un tema dell’esame di maturità di due anni fa. plessi: «Leopardi è un poeta del primo Settecento»; Per passare in rassegna «gli errori più diffusi nella piuttosto che «lan ciarsi da un aerio»; oppure «se gli pa dronanza della lingua italiana nella prima prova di ufo non esistessero i nostri studi su di essi sarebbero Italiano», l’Invalsi (Istituto nazionale per la valuta- va ghi». Non vani, «vaghi»… zione del sistema educativo di istruzione e di forma- «È convinzione diffusa» sostiene il linguista Luca zione) ha infatti messo sotto la lente d’ingrandi- Serianni, consulente scientifi co dell’Invalsi «che mento gli ela borati dell’anno scolastico 2009/2010. lo studente possa arrivare alla fi ne delle scuole su- E gli studenti ne escono male. Molto male. periori facendo ancora strafal cioni di ortografi a», ma Fanno sempre più fatica a scrivere in italiano cor- in realtà sono altre le lacune rilevate dal gruppo di retto e incontrano diffi coltà anche nell’organizzare esperti. Quali? «Scarsa capacità di organizzazione e un testo «complessivamente coerente». Non para- gerarchizzazione delle idee, tecniche di argomenta- gonabili agli strafalcioni degli alunni del maestro zione di volta in volta elementari o fallaci, modesta Marcello D’Orta (Io speriamo che me la cavo) ma co- padronanza del lessico astratto o comunque di quel- munque de ludenti e allarmanti, trattando si appunto lo che esula dal patrimonio abitualmente impiegato di temi elaborati da ragazzi e ragazze oltretutto in nell’o ralità quotidiana». Ragazzi e ra gazze insomma occasione di un esame importante. Il più importante che tendono a scrivere come parlano, con tecnica ca- della lo ro carriera scolastica, fi no a quel momento. rente e linguaggio piuttosto povero. Tanto che, tra le Per studiare le competenze linguistiche dei matu- competenze grammaticali più evanescenti, c’è l’uso randi, gli esperti dell’Invalsi hanno valu tato, cor- corretto della punteggiatura. Secondo lo studio, nel reggendoli nuovamente, 499 elaborati: campione 78,5 per cento dei 465 compiti con almeno un er- rap presentativo del mezzo milione di studenti di- rore nell’area grammaticale «manca l’uso corretto dei plomati in Italia nell’estate 2010. Per farlo hanno segni interpuntivi». Al punto da indurre Eva Pulcini, usato una scheda di valuta zione elaborata in base dell’univer sità La Sapienza, a parlare di «emergenza alle in dicazioni dell’Accademia della Crusca. Quat- della punteggiatu ra».

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4422 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 «Tirando le somme» aggiunge il collega Fabrizio attenzioni». Ma l’area dove si registrano più er rori Papit to «si evince come anche il lessico sia un setto- è quella cosiddetta «ideati va», con studenti che so- re molto lacunoso, un puzzle pieno di caselle vuote vente – nell’80 per cento dei casi – in ciampano in e di pezzi inseriti forzosamente o male tagliati, su affermazioni erra te, imprecise o estemporanee. «A cui occorre che gli insegnanti concentrino le loro livello puramente celebrale», s’intende.

L’ita(g)liano a scuola sempre più sconosciuto

Marco Lodoli, la Repubblica, 15 marzo 2012

I dati sono chiari, spietati nella loro oggettività, in- i giornali sono visti come forme di un’altra epoca, contestabili, e ci rivelano una verità che purtroppo reperti storici che misteriosamente continuano a conoscevo già da tempo: gli studenti italiani non uscire tutti i giorni. Ma forse la magagna sta ancora sanno più scrivere. In tanti anni di insegnamento, prima, nelle modalità del pensiero. Si scrive male dopo aver letto e corretto migliaia di temi, posso perché non c’è più fi ducia e confi denza nel pensiero, affermare con triste sicurezza che sono pochissi- perché sono saltati i nessi logici, la capacità di legare mi i ragazzi capaci di sviluppare un ragionamento una rifl essione a un’altra, un aneddoto a una consi- scritto. derazione, un prima a un poi. La lingua in fondo è Capaci di argomentare, esemplifi care, cucire le pa- soprattutto l’arte di annodare, incollare, saldare, è lo role e le frasi tra di loro secondo logica e fantasia. strumento fondamentale per dare un ordine al caos Gli errori sono tanti, le concatenazioni sono slab- delle sensazioni e delle esperienze. Scrivendo ogni brate, il periodare è sgretolato, il lessico poverissimo. strappo si ricuce, ogni attimo si connette all’attimo Sembra quasi che traducano pensieri ed emozioni seguente, l’informe trova una forma e quindi una in una lingua straniera, come quando cerchiamo di possibile spiegazione. Ma i ragazzi della scuola non farci capire in inglese o in francese, già contenti se sentono più il bisogno di mettere a punto questo qualcuno più o meno ha compreso di cosa stiamo strumento: dicono qualcosa e poi il contrario, avan- parlando, cosa ci serve, dove siamo diretti. Resta da zano a salti, per intuizioni immediate, senza più la capire da dove nasce questo smarrimento linguisti- voglia di mettere le cosa in fi la nel pensiero e nella co, come mai un diciottenne italiano fatica tanto scrittura. Ridono, piangono, si arrabbiano, sono fe- a esprimersi nella sua lingua. Certo, si legge poco, lici, vivono il caos senza credere più nella logica, i libri sono considerati una noia mortale e anche vivono la vita senza parole e senza sintassi.

«Si scrive male perché non c’è più fi ducia e confi denza nel pensiero, perché sono saltati i nessi logici, la capacità di legare una rifl essione a un’altra, un aneddoto a una consi- derazione, un prima a un poi»

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4433 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 Nel male e nel Bene

— In una registrazione ritrovata per caso i gusti letterari del grande genio del teatro italiano. Dal detestato Goethe al noioso Beckett, agli amati Kafka e Joyce

Colloquio con Carmelo Bene di Giancarlo Dotto, l’Espresso, 15 marzo 2012

Carmelo Bene è stato il più importante maestro Ancora prima che reinven tare l’attore a teatro, ancora del teatro italiano del Novecento nonché uno dei prima che ri pensare il cinema e la tv, la letteratura e il principali intellettuali del nostro paese. Giancar- verso, dislocate la voce dal corpo, il suono dal signi- lo Dotto, giornalista e scrittore, è stato suo gran- fi cato e l’atto dall’intenzione, la sua impresa, certosi- de amico. Di Bene, scomparso il 16 marzo 2002, na, implacabile, è stata quella di diventare Carmelo Dotto ha scritto la biografi a Vita di Carmelo Bene Bene. E cioè mito a sé stesso, mito tra i miti, di un (Bompiani). mitomane nato. Che, da bambino, andava a frugare sotto le vesti delle Madonne di cartapesta, in attesa di Dieci anni dopo la sua morte, l’ho trovato in fondo a diventare la lo ro apparizione preferita. Quella notte un cassetto. Un vecchio nastro. Un Carmelo Bene ine- iniziammo a parlare di miti sportivi, da Edberg a Van dito che si diffonde sulle sue pre dilezioni e repulsioni Basten, e fi nimmo a parlare di miti letterari. letterarie, in fondo a una delle tante notti insonni nel suo eremo di Otranto, estate del 1997. Dell’opera di Cominciamo dai tedeschi e da Goethe. Risulta che non l’hai Bene si sa e si è scritto tutto, tranne l’in dispensabile. mai amato. Il tuo Faust a teatro è quello di Marlowe.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4444 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

Lo trovo troppo esemplare, Goethe. Troppo esem- nel terrore di essere infranto, da cui il mio omag gio plare e a sproposito. È anche per questo che André teatrale negli anni eroici delle canti ne. Gide lo stronca come si deve nelle sue note sull’Eg- mont. Peraltro stroncato per la concertistica anche García Lorca? dal suo amico Schiller, un altro poco interessante nei Cose per la maggior parte da buttar via, pur essendo suoi confl itti morali… Lorca tra i più grandi simbo listi. Prendo quello del Paesaggio americano . Ci metto, il fi losofo Unamuno Virando in positivo? con i suoi limiti. Nel suo commento Don Chisciotte M’interessa molto von Chamisso. Il suo Peter Schle- e Sancio Panza ci sono cose interessanti. mihrl è il Faust più grande, dove l’anima da perdere è l’ombra. Gigantesco. Aggiungo il Rilke delle Ele- È il momento per affrontare i portoghesi. gie duinesi. Portoghese è il mio romanziere preferi to: José Eza de Queiroz. Il suo Illustre casata Ramires è un cef- Aspetterei una citazione del tuo Hölderlin. fone alla nobiltà, uno schiaffo all’araldica, di una Sono d’accordo con don Benedetto Croce: per tro- desolazione sconfi nata, le atmosfere gelate dei fi lm vare una perla in Hölderlin bisogna scorrere tante di João Monteiro. De Queiroz è uno dei miei dieci cose cristologiche o teocratiche. L’ho anche tradot- autori prediletti. to, io. Dio mi perdonerà. No, non mi perdona per- ché non c’è. Sono io a perdonargli l’assenza. Certo, Con i francesi il discorso si fa sterminato. dove svetta Hölderlin, svetta su tutti. Inizio da François Villon a Rabelais, per restare nel Cinquecento. Se poi si passa al Sette-Ottocento, si Ci sarebbe poi un boemo di lingua tedesca. va ai pazzi. Émile Zo la in primis. La bestia umana, Su tutti, non ci piove, inarrivabile, Franz Kafka. Ho una crudez za inaudita, il fango al fango. Lo metto cominciato a leggerlo a quindici anni, ma non ero tra i dieci assoluti. pronto. Troverò prima o poi il tempo di stilare un mio saggio sul «comico» in Kafka. E quando parlo Più di Flaubert e Maupassant? di comico, non intendo la consolazione del riso, ma Assolutamente. Di Flaubert prendo quello dei Racconti il cianuro del porno. più che Bovary e Salambò. E poi tanto Balzac. Anche

Continuiamo il gioco. Sia mo in Spagna. E qui non si fi nisce «Su tutti, non ci piove, inarrivabile, Franz Kafka. Ho co- mai. La leggo in lingua minciato a leggerlo a quin dici anni, ma non ero pronto. la letteratura spagnola. Troverò prima o poi il tempo di stilare un mio saggio sul Dico Gongora, Queve- “comico” in Kafka. E quando parlo di comico, non inten- do, Antonio Machado. do la consolazione del riso, ma il cianuro del porno» Naturalmente Pedro Calderón de la Barca…

Tirso de Molina, il prete drammaturgo? qui non dico Papà Goriot ma Sarrasine , quindici pagi- Non m’interessano i teatranti. nette e un miracolo della penna. Il mio francese preferito è, però, Villiers de L’Isle-Adam. Lo amo da sem pre. E Cervantes? poi Sade, chiaramente. Come si fa a non citarlo? Ovvio. Non solo quello del Don Chisciotte , ma anche Vetrada, il dottore che si crede fatto di vetro e vive Tra Baudelaire, Verlaine e Rimbaud?

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4455 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 Dico Tristan Corbière, più di Verlaine e di Rimbaud, Parliamo di Walt Whitman, per entrare nel mondo più di qualunque altro poeta francese. Certo, a me il anglo-americano. più affi ne. Dico Gérard de Nerval, tanto in versi quan- Non m’interessa. C’è piuttosto Henry James, in to in prosa. Di Baudelaire prendo, oltre a Les fl eurs du quanto rovescio di Joyce. C’è so prattutto il sublime mal, il suo interessamento a Poe e a Delacroix. Nathaniel Hawthor ne, non tanto nella Lettera scar- latta ma nei racconti. Ha ragione Borges a consi- Nella casa romana hai l’opera completa di Stendhal. gliarli. Melville gli dedica il suo Moby Dick. Cinquanta tomi. Non tanto e non solo Il rosso e il C’è il grande Francis Scott Fitzgerald. L’infi nito Francis Scott Fitzgerald. Un fratello «L’infi nito Francis Scott Fitzgerald. Un fratello per me. per me. Uno che nega Uno che nega il tempo, non c’è infanzia, con lui non si il tempo, non c’è in- è mai nati» fanzia, con lui non si è mai nati. Prendo i suoi romanzi brevi, Il prez- zo era alto su tutti. Una penna magistrale che, nero o La Certosa, a cominciare da quando, dicias- a tratti, parrebbe giornalistica tanto but ta giù rapido. settenne, scriveva le sue prime recensioni musicali, i Superbo e insuperato. suoi studi su Rossini. Ernest Hemingway? Con i francesi non si fi nisce più. È quasi l’alba e manca- Appartiene al grande giornalismo. M’interessa mol- no gli inglesi, i russi, gli italiani. to, ma molto meno di Fitzgerald. Qui rischiamo il manicomio. Con gli inglesi ci per- diamo del tutto. Da Chaucer alla grande vendemmia Gli scrittori e poeti della beat generation? elisabettiana, Marlowe, Shakespeare, fi no a John Don- A morte. Tutti da fucilare. Corso, Ferlinghetti, ne, sopra tutto e tutti. Lo stesso Oscar Wilde, quello Ginsberg. Il William Burroughs del Pasto nudo. Ke- grandissimo de La ballata del car cere di Reading. rouac? Ha scritto delle cosi ne meno gravi, ma se ne può fare a meno benissimo. La beat generation è sta- La tua più grande dichiarazione d’amore l’ho sentita ta sopravvalutata. Come la nouvelle vague francese. però per un dublinese. Godard mi fa schifo, come tutto il cinema francese. L’Ulisse di Joyce fu la svolta dei miei anni giovanili. Nulla fu più come prima. Illeggibile nella versione Charles Bukowski. Mai incrociato? francese di Va lery Larbaud e dello stesso Joyce, ci Ma sì, come Nabokov. Li ho aperti e chiusi. Non c’è vuole la traduzione italiana di Giulio de Angelis per tutto questo tempo di sponibile. Lo stesso Zivago. riscattarlo. L’inglese moderno deve tutto a un irlan- Sono un ammiratore di Boris Pasternak, ma l’ho la- dese come Joyce e a un americano come Ezra Pound. sciato a metà. Però ha ragione Majakovskij: «Chi non Irlan dese d’origine era l’enorme Jonathan Swift. conosce il russo perde due cose, Puskin e Pasternak». Restando in terra russa, preferisco Go gol a Gorkij. Lo stesso Bernard Shaw. Non mi riguarda molto. Come non mi riguar- L’italiano da affi nità elettive? da Samuel Beckett. Lo capisco tal mente che non Il più grande, a tutt’oggi, rimane Matteo Maria m’interessa. Bandello, il novelliere. Ma la man zoniana Storia del-

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4466 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

la colonna infame è forse il più grande libro di tutta Georges Bataille mette quello di Emily Brontë fra gli la lettera tura italiana d’ogni tempo. Più della Vita undici libri della storia umana. Sono d’accordo. Nova, più d’ogni cosa. È un miracolo scritto da un cattolico. Ce n’è abbastanza perché possa anche tu stilare il tuo santuario della letteratura di ogni tempo. Il tuo Dante? L’Iliade in testa a tutto. Ecco, lì c’è il bacio della Grazia È come Chaucer o Shakespeare per gli inglesi. Poz- in fronte all’orbita vuota di chi l’ha scritta. Si chiami zi senza fondo, troppo vasti per parlarne, tali che a Omero o qualsivoglia, l’Iliade è follia pura, nella ver- un certo punto si smarrisce anche la mia deferenza. sione di Einaudi. Tutte le altre sono da cestinare. A Certo, tra i poeti italiani il sommo resta Dino Cam- seguire ci metto l’Ulisse di Joyce e poi Cime tempestose. pana. Nessuno, nemmeno Leopardi, arriva ai Canti Franz Kafka tutto, anche avesse scritto solo la Descri- orfi ci. zione di una battaglia, un rac contino. Basterebbe qua- lunque pagina di Kafka. Di Zola abbiamo detto. Abbiamo omesso qualcosa di fondamenta le? Ho taciuto Cime tempestose che è l’opera romantica Si è fatta l’alba e non abbiamo toccato i lati no-americani. più importante d’Europa, e forse non solo romantica. Ne parleremo alla prossima veglia.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4477 111/04/20121/04/2012 111:11:181:11:18 Lacrime e bestseller

— Quando il racconto del proprio dolore diventa un format

Stefano Bartezzaghi, la Repubblica, 16 marzo 2012

Domenica 4 marzo, mentre Massimo Gramellini di Formula uno rispetto a quella di uno Shuttle da presentava a Che tempo che fa il suo ultimo roman- Cape Kennedy. zo Fai bei sogni (Longanesi), l’alacre e solitamente Non che Gramellini sia il primo a scrivere di una dolo- petulante accademia di taglio e cucito che è twitter rosa storia familiare. L’autobiografi smo e la narra zione strana mente taceva. C’era nell’a ria una certa perples- del dolore sono al contrario la caratteristica che acco- sità, forse anche un po’ di sgo mento. Gramellini stava muna molti fra i libri che (da sempre, ma soprattutto di spiegando di avere scritto un roman zo attorno alle recente) hanno interessato il pubblico più vasto. Baste- reali circostanze della morte della madre, avvenuta rà menzionare Emmanuel Carrère, la spietata anam- quando lui aveva nove anni e che gli era stata spiega- nesi del dolore provocato dallo tsuna mi, dalla morte di ta come dovuta a un infarto. Queste circostanze non una bambina e dalla malattia mortale di una cognata, venivano specifi cate al pubblico televisivo, si è det- in un libro sintomaticamente intitolato Vite che non to, per non svelare un «colpo di scena» del libro ma sono la mia (Einaudi). O il caso di Profezia, un vero ca- anche per evitare che l’intervistato fosse sopraffatto polavoro che ha scritto sul la morte di dalla commozione in diretta tv. Gramellini ha soste- suo padre e che si legge nel l’ultima raccolta di raccon- nuto di aver sempre evitato di fare e farsi domande al ti Baci sca gliati altrove (Fandango). La tragica morte proposito, di avere ricevuto la rivelazione da un’amica di David Foster Wallace ha messo in evidenza come di famiglia, a più di quarant’anni di distanza dai fatti, i suoi romanzi e i suoi racconti parlassero ossessiva- e di ave re allora provato una forte rabbia postuma nei mente di depressione, psicofarmaci, tendenze suicide. confronti della madre. L’autobiografi smo più accanito, elaborato (ed elabo- La verità non era proprio diffi cile da indovinare, per rante) esce dall’ambito narrati vo e tracima per esempio lo spettatore. Per controllarla avrebbe potuto con- nelle arti fi gurative, con il lavoro di Sophie Calle sulla sultare su internet l’archivio del giornale La Stampa morte di sua madre (Pas pu saisir la mort, Biennale Arte (Gramellini ha reso pubblica in tv la data dell’evento del 2007) o la strenua messa in arte del proprio corpo, e e ha precisato che il quotidiano di cui ora è vicedi- anche della propria morte futura, compiuta da Marina rettore aveva dato a suo tempo la notizia in cronaca). Abramovic. La morte della madre, in particolare, è sta- Un altro modo di saperlo era recarsi ad acquistare il to un elemento determinante nel la biografi a di molti libro, cosa che, nella settimana intercorsa dall’uscita scrittori, come Giorgio Manganelli (che non pubblicò in libreria a oggi, hanno fatto in 50 mila. Cinquan- nulla, sin che la madre visse). Ma abbiamo poi la morte tamila, in lettere. Partenza a razzo? Sì, e in senso di una fi glia in Isabel Allende (Paula, Feltrinelli) o Phi- stretto: la differenza di velocità con gli altri bestseller lippe Forest (Tutti i bambini tran ne uno, L’amore nuovo (non con i libri normali) e questo è stata la medesi- e Anche se avessi torto, Alet), i clamorosi casi italiani di ma che in tercorre tra la partenza di un Gran pre mio Susanna Tamaro e Oriana Fallaci (sul fi glio non nato

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4488 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

e sul compagno), o la Joan Didion che parla della ma- anche delle chiacchiere in treno tra sconosciuti, sempre lattia della fi glia e della morte del marito, improvvise e ben provvisti di rocambolesche disgrazie da rac contare. concomitanti (L’anno del pensiero magico e Blue Ni ghts, Oggi andare in tv a piangere la morte del gatto è da re- il Saggiatore). L’esperienza del lutto e del dolore è la ality show; andarci per promuovere un libro, una can- più forte, ma non è la sola: la fi losofa Michela Marzano zone, un fi lm o una fi ction (che a loro volta parlino di ha fatto i conti con l’anoressia e il groviglio di rapporti un lutto, privato o collettivo che sia) è invece da artisti. familiari che ha dovuto affrontare tramite un libro di L’affi namento dell’industria del dolore prevede ora il totale franchezza, rivolto al grande pub blico (Volevo es- libro come oggetto transizionale: scrivo il dolore, così sere una farfalla, Mondadori). in tv andrò a parlare del libro. Il libro, infatti, non è Nella patria di Giovanni Pascoli (morte del padre), di più visto come un oggetto pubblico (forse si sospetta (mor- che non verrà mai letto dav- te del fratello e della ma dre) vero, o capito, o ri cordato). o più recentemente di Aldo Di conseguenza, nel libro la Nove (morte dei genitori e mediazione non è più neces- adolescenza perduta nell’at- saria: se voglio, posso metterci traversamento del doppio le viscere allo stato grezzo, o trauma, La vita oscena, Ei- il loro semilavorato. Tutto me naudi) non è certo il fatto di lo consiglia: viviamo in un’e- raccontare un vasto e persi- poca in cui l’emozione deve stente dolore a poter appari- essere comunicata con meno re anomalo, o commercial- mediazioni possibili. mente sospetto. Del resto, La cosa che parte e arriva dal- di cosa dovrebbe occuparsi la pan cia (senza passare dalla la letteratura? L’America e testa se non per il tempo di un la Luna sono state scoperte, breve marameo) una volta si Atlantide non c’era, gli dèi chiamava colpo basso (o peg- se ne sono andati, gli ufo gio). Ma erano i tempi in cui non sono arrivati mai. Per si teneva in onore la più nota dirla una volta in più con il poesia di Fernando Pessoa, Gadda saggista, fi niti tutti quella che dice: «Il poeta è un i Viaggi possibili, l’altrove fi ngitore / fi nge tanto inte- di cui resta da parlare è la ramente /che sa fi nger che è Morte. Ma appunto, come dolore /vero dolor che sente». farlo? Ed è possibile di- Oggi si preferi sce la sincerità. stinguere tra la letteratura e un’editoria del dolore, che dalla letteratura prescinda? Per Gadda il dolore era oggetto e tra mite di cognizione. Ai tempi di la letteratura era il linguag- gio che consentiva di esprimere il dolore, me diandolo razionalmente e cioè imponendo all’espressione una sorve glianza che lo rendeva comunicabile. Il libro ren- deva pubblico ciò che non si sarebbe potuto dire, se non per via lette raria. Ma poi è arrivata la tv del dolore. Da Portobello al Maurizio Costanzo show ha offerto la pos- sibilità dello sfo go, già tipica del rotocalco popolare ma

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 4499 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 Anni (truccati) di piombo

— Il terrorismo visto dalla narrativa più recente con qualche esito dubbio. Gli scrittori anziani sono reticenti, solo i giovani cercano spiegazioni

Demetrio Paolin, La Lettura del Corriere della Sera, 18 marzo 2012

Il corpo riverso di Marco Biagi nella notte primave- racconta violenza e terrorismo (Laterza, 2011). Il testo rile bolognese è stato allora ed è tutt’oggi una sor- prende le mosse da due rifl essioni importanti, la pri- ta di squarcio sul fatto che il nostro paese non ha ma è di ordine topografi co. La città, Torino in questo ancora chiuso i conti con gli anni Settanta. Basta caso, porta ancora i segni di ciò che è accaduto – col- leggere i giornali (penso alle vicende di Battisti e pisce il particolare dei fori di proiettile in una vecchia di Azzolini) per dimostrare che la ferita è aperta. serranda – e queste tracce parlano agli autori, che – Nell’ipertrofi a della memoria, la giornata dedicata seconda rifl essione di ordine anagrafi co – allora non alle vittime è solo la punta dell’iceberg, questo no- c’erano o erano troppo piccoli per comprendere. stro paese si scopre incapace di comprendere e far Il loro racconto si muove quindi come un documen- comprendere agli altri che cosa sono stati gli anni tario a più voci, dove spesso a parlare sono i pro- del terrorismo e della rivolta. Di questa inettitudine tagonisti di allora (giornalisti, intellettuali). Il rac- è colpevole anche la letteratura che quegli anni ha conto ha un’impronta vittimaria, legata al ricordo e cercato di raccontarli. A cavallo tra il 2011 e il 2012 alla memoria delle persone uccise. Questo sembra, abbiamo nuovamente assistito alla pubblicazione di almeno dalla pubblicazione del libro I silenzi degli una serie di opere che hanno cercato di dar conto di innocenti (Bur) di Giovanni Fasanella e Antonella quel periodo con esiti spesso dubbi. Grippo, fi no ai racconti di Mario Calabresi e Be- Si ha l’impressione che alcune volte gli anni di nedetta Tobagi, una sorta di risarcimento narrati- piombo siano un trucchetto furbo, un luogo retorico vo, rispetto a un certo tipo di racconti che avevano che accende nel lettore una sorta di empatia con la obliato la vittima, lasciandola da parte. trama raccontata. Non si avverte insomma l’urgenza Il passo, però, tra il racconto dei fatti e l’agiogra- di questo intrecciarsi di storie e Storia, come se gli fi a può essere scivolosamente breve. A mostrarci anni Settanta fossero una quinta fasulla. È il caso questo pericolo è Gaja Cenciarelli in Sangue del del libro di Paolo Grugni, L’odore acido di quei giorni suo sangue (Nottetempo, 2011), dove mette in sce- (Laurana, 2011), in cui anche la grafi ca mette in ri- na due vittime del terrorismo rosso, un generale salto questa dicotomia. Nel romanzo le vicende, una dell’arma dei Carabinieri e un politico. A prima storia di omicidi che affondano le radici nei giorni vista sono uomini integerrimi, nello svolgimento della Resistenza, non sono incastonati nel fl usso de- del romanzo veniamo a conoscenza di particola- gli eventi (i fatti terribili del 1977 a Bologna), ma ri orribili. Scopriamo che il generale abusava del separate da un corsivo che pare più simile alle tavole fi glio maggiore; e che il politico non è così cristal- cronologiche dei libri di storia. lino e disinteressato come sembra. Questa opacità Diverso è l’atteggiamento di Stefano Caselli e Davi- morale, sembra dire la Cenciarelli, li rende meno de Valentini nel libro reportage Anni spietati. Torino vittime? Chi è una vittima?

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5500 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

Prendete un ragazzo, fategli subire negli anni Ses- 2012) forniscono una risposta a questi interrogativi. I santa le torture dell’elettrochoc, fategli vivere i pro- due testi vivono una duplice tensione tra il tentativo cessi che hanno portato all’approvazione della legge di interpretare la Storia e quello di reinventarla. Gar- Basaglia e che danno al ragazzo la libertà. Ora ve- lini, classe 1969, costruisce un romanzo imperioso detelo in carcere, accusato di aver partecipato a una in cui racconta le gesta di un giovane terrorista nero, delle azioni più tremende degli anni Settanta: l’in- Stefano Guerra, creando un romanzo di formazione cendio del bar torinese Angelo Azzurro, in cui morì all’inverso dove si corre verso la distruzione, l’annien- ustionato un giovane. Immaginate sempre questo tamento, senza venire meno alla precisa ricostruzione ragazzo a Londra, dove incomincia a drogarsi. Infi - della storia. Manacorda, classe 1941, invece sceglie la ne vedetelo nuovamente nel suo paese, prima come strada dell’ucronia, dove la rivolta studentesca è stata redattore del settimanale Diario e poi in televisione, sconfi tta da un colpo di Stato dei militari. L’impres- accanto a Giuliano Ferrara, a fare il valletto muto. sione è che, per usare categorie pirandelliane, i gio- Questa è stata la vita di Albertino Bonvicini così vani vogliano confrontarsi direttamente con la storia come è avvenuta e così come Mirko Capozzoli la per chiudere i conti con il passato e invece i vecchi racconta nel dvd che accompagna la pubblicazione scelgano la strada dell’apologo morale, che fi nisce per dei diari scritti in carcere da Bonvicini stesso (Fate essere reticente, che dice senza dire, che lascia zone la storia senza di me, Add, 2011). Il personaggio non d’ombra e uno strano amaro nella bocca. Nel roman- ha nulla da invidiare a un funesto Forrest Gump per zo di Manacorda il personaggio del terrorista, dipinto l’incredibile capacità di trovarsi sempre puntuale inizialmente come leader studentesco che sceglie la con la storia e suoi cambiamenti. I diari che Bon- lotta armata, mostra infi ne il suo vero volto di uomo vicini scrisse in carcere smentiscono la sua vita pi- violento e sadico. caresca. Si leggono sperando di trovare la rifl essione Si torna quindi alla domanda iniziale: in che modo che permetta il giro di volta per comprendere quegli è possibile chiudere i conti con quel passato? Le ri- anni. La lettura dei diari si rivela noiosa, però pro- sposte dei due romanzieri ci sembrano opposte e an- prio questa noia e il titolo Fate la storia senza di me titetiche. Per Garlini è necessario dire tutta la verità, sono una chiave di lettura nuova. e dirla fi no in fondo, riconoscendo al nemico – il Ma allora è possibile creare una zona di ricordo dove terrorista di destra – una sorta di postumo rispetto i testimoni facciano un passo indietro? E dove la (così come Achille fa infi ne con il nemico Ettore), memoria lascia lo spazio al romanzo? I romanzi di mentre Manacorda pare suggerire che la storia è un Alberto Garlini La legge dell’odio (Einaudi, 2012) e apologo a senso unico, in cui chi è cattivo muore e il di Giorgio Manacorda Il corridoio di legno (Voland, buono non vince, ma almeno sopravvive.

«Si ha l’impressione che alcune volte gli anni di piombo siano un trucchetto furbo, un luogo retorico che accende nel lettore una sorta di empatia con la trama raccontata»

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5511 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 Musica & letteratura

— Perché la costruzione di un romanzo assomiglia a quella di una sinfonia

Will Self, la Repubblica, 18 marzo 2012

Le eccelse arti della musica e della letteratura sono che aspirano, tanto at traverso la rappresentazione legate tra loro da un rapporto curioso, al tempo descrittiva che l’emulazione, alla condizione di mu- stesso solidamente collaudato e profondamente in- sica. Non intendo denigrare qui tali opere, e tuttavia quieto, simile a quello che talvolta contraddi stingue ritengo che quando una forma d’arte, anziché atte- i matrimoni di lungo corso. All’estremità «solida- nersi alle modalità che le sono proprie, si sposta sul mente collaudata» dello spettro troviamo quelle vet- terreno che pertiene a un’altra, il risultato che ne de- te del canto rappresentate dalla tradi zione tedesca riva tradisce inevitabilmente un compromesso – per dei lieder e dalle opere più riuscite. Nelle manife- non dire un’involuzione. stazioni più alte di queste due forme d’arte, paro- Per quanto mi riguarda, sono giunto tardivamente le e musica appaiono tra loro straordinariamente e ad apprezzare «sul serio» la musica «seria» – se da indissolubilmente fuse. All’estremità opposta dello questa escludiamo il jazz, che nelle mani di profes- spettro si incontrano invece quei generi musica- sionisti quali John Coltrane o Thelonious Monk li che si sforzano di esse re letterari – la cosiddetta raggiunge l’inventività musicale e la raccolta espres- «musica descrittiva» – e quelle forme di letteratura sività dei migliori piccoli ensemble che la musica

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5522 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

classica è capace di offrire. Nella vita di ciascuno di i mondi che tentano di descrivere con quell’effi ca- noi arriva prima o poi il momento di prendere le cia e quell’accuratezza di cui persino un romanzo distanze da quegli stru menti adolescenziali che sono mediocre può dare prova. D’altro canto, un’ibrida- la chitarra elettri ca e l’armonica, e forse è proprio zione come quella ottenuta da Anthony Burgess perché quando iniziai ad ascoltare davvero la musica con il suo Napoleon Symphony: un romanzo in quat- sinfonica ero già sulla quarantina che mi sono avvi- tro movimenti appare, in tutta onestà, musicalmen- cinato a questa forma d’arte senza alcun pregiudizio te insoddisfacente e, da un punto di vista letterario, al suo riguardo – un modo elegante per ammettere praticamente illeggibile. la mia completa ignoranza in materia. Solitamente, anziché ricreare la struttura della forma Intuivo inoltre che la mia esperienza di scritto re – e sinfonica classica – come Burgess ha eroicamente in particolare dei momenti di maggiore ispirazione tentato di fare – gli scrittori si limi tano a descrivere artistica – presentava molti più punti in comune con l’impatto che la musica ha sugli individui o sulla psi- il metodo seguito dai compositori quando concepi- che collettiva. Questo ci pone nuovamente di fronte scono una sinfonia che con il procedimento a cui a una strada senza uscita: per ogni lettore che ritiene (stando alla critica letteraria) gli scrittori si attengo- che la scena del concerto alla Albert Hall in Casa no quando, di fatto, scrivono. Howard, di E.M. For ster, fornisca un’effi cace descri- La ricerca di un motivo dominante e di temi, la cre- zione di menti ra pite dalla musica, ce n’è un altro azione di un mondo parallelo da rendere a parole, secondo il quale lo scrittore ha mancato, e di gran gli sforzi fatti per conseguire l’autenticità della voce lunga, l’o biettivo. E mentre l’invenzione della Sona- narrante, il contrapporsi dei punti di vista dei diversi ta di Vinteuil (la cui «piccola frase» tanto coinvolge protagonisti rappresentano obiettivi cruciali che acco- Swann in La ricerca del tempo perduto) offre forse un munano chi scrive ro manzi e chi compone sinfonie. E effi cace tropo letterario, il suo persistente ricorrere il livello di condivisione è tale da non trovare riscontri non ha fatto che suscitare in chi scrive l’insistente in altri professionisti della musica e della letteratura. smania di poter sentire di cosa diamine si trattasse. Voglio spingermi oltre: il sinfonista e il romanziere Io credo che sia nell’ambito della vera e propria hanno in comune tra loro più di quanto non abbiano prassi che le due forme entrano realmente in co- con altri che operano nel loro rispettivo ambito arti- municazione tra loro – e per rendersene conto basta stico di appartenenza. seguire da vicino la loro parallela evoluzio ne. La sin- Credo che il motivo per cui ciò non sia mai sta to ampiamente ri- conosciuto sia dovuto all’erra ta convinzione «Il sinfonista e il romanzie re hanno in comune tra loro essenzialistica secon- più di quanto non ab biano con altri che operano nel loro do la quale le parole- rispettivo ambito artistico di appartenenza» che-descrivono-la- musica sortirebbero lo stesso effetto che la musica stessa, così come la musica-che-parla-di-parole sarebbe in gra- fonia affonda le proprie origini nell’ouverture operi- do di produrre le stesso reazioni delle sole parole. stica, sulla quale è stata successiva mente innestata Da un punto di vista letterario il Till Eulenspiegel o la forma già matura della sona ta – a cui la sinfonia il Don Giovanni – due poemi in musica di Strauss – deve la propria suddivisione in tre (e poi quattro) non raggiungono livelli eccelsi sul piano narrativo e movimenti collegati tra loro. Tale processo ebbe luo- della caratterizzazione. Né riescono a rappresentare go – non a caso, a mio avviso – quando il romanzo

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5533 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 era ancora nella sua fase primordiale. Tuttavia, men- e di Brahms o i romanzi di Tolstoj e George Eliot tre non scorgo alcuna inevitabile correlazione tra, ad testimoniano pochi dubbi circa la potenzialità della esempio, le sinfonie di Stamitz o Gossec e i romanzi forma di cui sono espressione – nessun nevroticismo, di Aphra Behn o Samuel Richardson, questi sono nessuna insinuante iro nia. Dio rimane relativamen- acco munati da un’affi nità di ordine pratico: duran- te saldo nel proprio mondo, mentre lo scrittore e il te la fi ne del XVIII secolo infatti, quando l’orchestra compositore si dimostrano sicuri delle proprie capa- sinfonica non aveva ancora raggiunto una sua forma cità di intera gire con questo al fi ne di produrre effetti prestabilita, il romanzo epistolare era in procinto esteticamente soddisfacenti. Certo, all’orizzonte già si delineano dei pro- blemi (come potrebbe essere altrimenti?), ma «Le massime vette raggiunte dal romanzo e dalla sinfonia per il momento la con- nel XIX secolo denotano una diffusa fi ducia nelle possibi- cezione il luministica lità di queste due forme e un senso della loro totalizzante del progresso informa capacità» con la stessa intensi- tà l’evolversi delle due forme artistiche. Lo sconcertante trito- no – l’intervallo di tre di defi nire quella che potremmo considerare l’uni- to ni interi che Alex Ross, nel suo magistrale Il resto è tà della voce narrante e un’effi cace organizzazione rumore, in cui è descritta la storia della mu sica classica strutturale basata sulla suddivi sione in capitoli. del XX secolo, considera lo squillo di tromba della mo- Che entrambe le forme abbiano poi raggiunto il pro- dernità dissonante – trova il suo equivalente letterario prio apogeo nel XIX secolo – e in base a modalità tra nel senso di disagio che comincia a insinuarsi nelle loro molto simili – mi sembra sia attribuibile al fatto caratterizzazioni di Henry James o Marcel Proust che condividono il medesimo obiettivo artistico: ov- (per citare due esempi), e negli espedienti di Joseph vero la rappresentazione quanto più possibile com- Conrad o Gustave Flaubert. Il realismo psicologico, pleta del mondo-attra verso-le-parole (o del mondo- associato alla profonda carica sessuale del freudismo, attraverso-le-no te-musicali) e, simultaneamente, la è sul punto di uccidere il fi dato narratore di un tem- realizzazione della personalità creativa dell’autore. po, mentre le sequenze burrose di cui un altro Gustav Per il sinfonista del XIX secolo gli universi sonori – Mahler – arricchisce le sue imponenti sinfonie ci creati dovevano possedere una coerenza interna ed suggeriscono, attraverso la loro stessa dolcezza, che esprimere l’originalità del proprio spirito – funzioni non dovremmo considerarle realmente di burro. che venivano assolte, rispettiva mente, dall’armonia Mahler, la cui produzione musicale compren- e dalla melodia. Nei grandi romanzi realisti del XIX de generosi accenni a citazioni e allusioni – o il secolo, simili propositi sfociano invece nella pre- cui stile si potrebbe forse defi nire «postmoderno» sunta sovrapposizione tra scrittore e voce narrante. – prefi gura inoltre la formale dissoluzione della Un espediente che induce il lettore a convincersi forma sinfonica. La sua tanto strombazzata osses- dell’autenticità degli eventi descritti e della sincerità sione personale con la «rassegnazione» e la morte di colui o colei che li descrive – anche in questo caso: rappresenta sia la ricerca di una trama narrativa armonia e melodia. ormai defi nitivamente perduta che l’acuta consa- Le massime vette raggiunte dal romanzo e dalla pevolezza che après lui scoppierà un dis sonante sinfonia nel XIX secolo denotano una diffusa fi ducia diluvio. E mentre forse c’è chi non apprezza quel nelle possibilità di queste due forme e un senso della vandalo di Schönberg né la sua bro da basata su loro totalizzante capacità. Le sinfonie di Beethoven dodici note, io invece scorgo, nella risposta data

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5544 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

dalla musica classica al movimento modernista, to, in cui le menti di Leopold Bloom e Stephen De- una schietta sincerità. dalus si chiamano e si rispondono vicendevolmente. Schönherg stesso si cimentò in un’unica sinfonia, Ponendo uno accanto all’altro il fl usso torrenziale che compose per un’orchestra da camera la cui della rassegnata affermazione di Molly Bloom che composizione sarebbe risultata familiare a Gossec. conclude l’Ulisse e l’altrettanto deliberato fatalismo Altrove, ai margini del fermento musica le, i sinfo- espresso dall’adagio fi nale che rappresenta il mo- nisti reagirono diventando deliberata mente recherché mento culminante della Nona sinfonia di Mahler (come dimostra il romanticismo folcloristico di Si- (sullo spartito si legge «motto lento e ancora ritenu- belius o Dvorak) o attuando una paradossale auten- to») si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di due ticità postmoderna in cui l’artista è considerato al gemelli nati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro. tempo stesso molto molto meno della somma delle Tuttavia, mentre uno dei due continua a richiamare infl uenze che lo ispirano (come nel caso di Shosta- nelle sale da concerto folle di entusia sti ammiratori, kovich, il più prolifi co sinfonista del XX secolo). quasi nessuno legge più l’Ulisse. Gli scrittori prefe- Verso la metà del XX secolo tuttavia, i compositori riscono soddisfare l’amore dei propri lettori per le più autorevoli avevano nella maggior parte dei casi rassicuranti certezze di un tempo voltando le spalle abbandonato la sinfonia, prediligendole delle forme alla verità sperimentale per cercare rifugio nell’ap- che non richiedessero la ricerca di un’unità organica parente armonia del passato. laddove non ritenevano che ne esistesse alcuna. Uno dei romanzi letterari di maggior successo dello Se solo fosse possibile affermare altrettanto del ro- scorso anno – Libertà, di Jonathan Franzen – è con- manzo! Certo: la letteratura occidentale ha conosciuto sapevolmente ispirato a Anna Karenina di Tolstoj, a a sua volta un movimento modernista ben sostenuto, cui si attiene realisticamente, come se il Moderni- ma la risposta data da Virginia Woolf, James Joyce e smo non fosse mai esistito. E come se un compo- altri alla morte delle vecchie divinità (quella narra- sitore contemporaneo riscrivesse l’Eroi ca iniettando tiva in prosa capace di affrontare il fenomeno della cospicue dosi di saccarina nelle melodie e rendendo coscienza individuale vista nell’ambito di un mondo le armonie oltremodo sdol cinate – per poi presen- caotico) non è riuscita ad affermarsi. tare l’opera così ottenuta alla serata di chiusura del A prescindere da come si svolsero i fatti, ritengo che festival dei Proms, tra gli applausi scroscianti degli Ulisse sia da collocare nel punto di massi ma vicinanza intenditori di musica classica. tra la forma del roman- zo e quella della sinfo- nia. Joyce, che era a sua volta pervaso di musi- «Gli scrittori preferiscono soddisfare l’amore dei propri ca, mise in atto nella lettori per le rassicuranti certezze di un tempo voltando sua opera principa le le spalle alla verità sperimentale per cercare rifugio tutti gli accorgimenti di un grande sinfoni- nell’apparente armonia del passato» sta: la sua prosa, al pari della musica, si svolge in un continuo presen- te; il suo impiego di colore come effetto modale pre- Per tornare al tropo citato in precedenza: sinfonia e ro- senta una coerenza che non ha rivali; il ritmo della sua manzo hanno soavemente amoreggiato per un secolo o punteggiatura, anziché risultare un irritante artifi cio, giù di lì. Ma adesso che il suo partner artistico è morto, e integrale al signifi cato delle frasi. Infi ne, e quel che è il romanzo – anziché proseguire per la sua strada – se forse l’aspetto più signifi cativo, Joyce concepisce l’in- ne resta al buio ripensando alle gioie del passato e tra- tero libro come un maestoso esercizio di contrappun- stullandosi in un’orgia masturbatoria di populismo.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5555 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 Così si evolvono le agenzie letterarie in un mercato librario che rallenta e si trasforma

— Il mercato librario (in crisi) deve fare i conti con lo sviluppo del settore ebook e del self-publishing, e con la tendenza low cost. Tutti i protagonisti della fi liera, agenzie letterarie comprese, devono restare al passo con i tempi

Antonio Prudenzano, Affari italiani, 20 marzo 2012

Il mercato librario vive una fase di rallentamento e i dinamica rispetto a quella degli editori e favorisce protagonisti della fi liera sono costretti a adeguarsi. il confronto su contenuti, autori e clienti diversi, Anche le agenzie letterarie, dal canto loro, devono con interlocutori editoriali italiani ma spesso an- fare i conti con la crisi. Affaritaliani.it ha chiesto che internazionali. Da tempo non ci occupiamo ai diretti interessati, gli agenti – categoria su cui si solo di opere che sono o diventeranno libri per è molto scritto negli ultimi anni –, come sta cam- il mercato italiano, ma anche di progetti artico- biando il loro lavoro alla luce delle trasformazioni lati che possono avere una destinazione più am- in atto nel settore, tra freno delle vendite, tendenza pia, per il cinema o per la televisione, proponibili low cost che avanza, lento ma ineluttabile svilup- all’estero ancor prima che in Italia». po del digitale ed evoluzione del self-publishing… Grandi e Associati: «Non sono mai stati tanti, per Ecco come la pensano Piergiorgio Nicolazzini lo meno in Italia, gli scrittori che abbiano vissuto (Pnla & Associati Srl), Stefano Tettamanti (Gran- solo dei loro romanzi. E la nostra agenzia non si è di e Associati, che risponde «a sei mani» con Laura mai distinta per una politica degli anticipi aggres- Grandi e Maria Paola Romeo, socie dell’agenzia siva dalla quale dover recedere con la coda fra le milanese) e Marco Vigevani (che a fi ne marzo lan- gambe. Certo, lo scenario dei prossimi anni si an- cerà il nuovo sito), tre tra i principali agenti italiani. nuncia duro per tutti, ma non mi risulta che agli autori italiani nel recente passato siano state con- In un’intervista a Repubblica, il numero uno della cesse condizioni faraoniche né che la crisi sia im- Mondadori Libri Riccardo Cavallero ha dichiarato: putabile alle folli richieste di quei bambini viziati «Se il piano dei ricavi si ridimensionerà è evidente che degli scrittori o dei loro agenti, anzi, se c’è una ca- anche gli anticipi caleranno. Sarà diffi cile, salvo qual- tegoria matura e responsabile nella fi liera del libro, che eccezione, che gli scrittori potranno vivere solo dei è quella degli autori, i primi a essere consapevoli loro romanzi. Lo scenario sarà duro per tutti. Vedremo che se i loro libri vendono guadagnano, altrimenti grandi gruppi tradizionali che rischieranno di scompa- no. Per quanto riguarda il modo specifi co in cui alla rire». La crisi come sta cambiando il lavoro delle agenzie G&A affrontiamo i profondi cambiamenti che si letterarie? annunciano, ci ispiriamo a una vecchia massima del Nicolazzini: «Non direi che al momento siano in- presidente Mao: “Grande è la confusione sotto il tervenuti cambiamenti radicali nel nostro lavoro, cielo: le cose non potrebbero andare meglio…”. A soprattutto perché strutturalmente siamo abituati parte gli scherzi, siamo abituati da sempre a fare ad anticipare le situazioni, o almeno cerchiamo molti mestieri diversi, abbiamo competenze a va- di farlo, siano esse di crisi o di crescita. Infatti sto raggio, siamo agili e adattabili, moltiplichiamo i la realtà di un’agenzia letteraria è più fl essibile e servizi che offriamo, impariamo, con i nostri autori,

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5566 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

a rinnovarci, troviamo nuovi spazi e nuovi modi di per chi saprà proporre un’offerta diversifi cata e intendere il mestiere di agente letterario, stiamo per mirata a un mercato in cambiamento. Penso che riproporre i nostri Laboratori di lettura creativa per la reazione più sana alla crisi di cui si parla sia una adulti consenzienti, convinti che l’esperienza che in gestione intelligente delle risorse, ma non solo in questi periodi vada difesa, promossa e valorizzata vista di un mantenimento virtuoso, quanto di una prima di ogni altra sia quella del leggere, esperien- rinnovata sfi da verso la produzione di idee e con- za formativa, creativa e autosuffi ciente, e che si sta tenuti in grado di aumentare la qualità e la quan- disimparando, nessuno ormai si accontenta più di tità delle proprietà che siamo chiamati a gestire. fare il semplice lettore… Insomma, siamo come il Ciò signifi ca potenziare ulteriormente l’impegno Muhammad Alì dei tempi d’oro, leggeri come far- e implementare i risultati sui mercati stranieri, falle e pungenti come api». per esempio, che è sempre stato un elemento fon- Vigevani: «In periodi di crisi, si potrebbe pensa- dante in grado di caratterizzare il lavoro della no- re che la strategia giusta sia quella di concentrarsi stra agenzia, nonché lavorare sul fronte dei diritti sui valori già noti, su quello che va da solo, come si cinematografi ci, televisivi e di altri media, non usa dire. La nostra agenzia invece fa esattamente il solo nella cessione di diritti di proprietà letterarie contrario – e penso che anche gli editori dovreb- preesistenti, ma anche nel tentativo di creare nuo- bero fare lo stesso: abbiamo da un lato intensifi cato ve opportunità di lavoro creativo e professionale il lavoro di ricerca e selezione di nuovi autori, un per i nostri autori (e anche di maggior supporto lavoro che richiede molto tempo e molta fatica, ma promozionale alla loro attività), o per sviluppare che alla fi ne è il vero investimento per il futuro, e nuovi progetti, anche in partnership, soprattutto dall’altro stiamo potenziando i nostri autori di rife- nel mondo digitale». rimento, cercando per loro nuovi sbocchi su nuovi Grandi e Associati: «Non mi pare che qui da noi canali, da internet al cinema, dalle conferenze alle le agenzie letterarie soffrano di gigantismo, né collaborazioni giornalistiche. Anche se nell’ultimo che ci siano posizioni di rendita che possano en- anno le vendite sono mediamente calate in maniera trare in crisi, anzi, siamo tutte strutture piccole in brusca, direi che noi resistiamo bene, anche perché cui la totale dedizione di titolari e collaboratori ci sono molti autori interessanti in giro e molti di a un lavoro che amiamo è già un premio gratifi - loro ancora senza un agente». cante. E poi, ripeto, non si vive di soli anticipi. In

In questa fase prevale il low cost, e il rischio, in prospettiva, è che il giro d’affari complessivo si ri- «Se c’è una categoria matura e responsabile nella fi liera duca. Se gli anticipi medi del libro, è quella degli autori, i primi a essere consapevo- diminuiranno, anche gli li che se i loro libri vendono guadagnano, altrimenti no» agenti guadagneranno meno: le stesse agenzie si ridimensioneranno? Nicolazzini: «La ten- denza verso il low cost mi sembra indubbia, ma un contratto editoriale di svariate pagine la voce la portata e l’incidenza del fenomeno sul medio dell’anticipo occupa una riga, e non è neppure la e lungo periodo è ancora da valutare. Se da una più importante». parte si possono ipotizzare margini più ridotti per Vigevani: «Non credo che ci sia questo rischio: editori, autori, agenti, ecc., dall’altra sono certo tutte le agenzie letterarie italiane hanno una strut- che potranno crescere gli spazi e le opportunità tura leggera o leggerissima. Certo, se la crisi in

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5577 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 libreria dovesse continuare a lungo, anche le agen- l’individuazione di nuovi acquirenti privilegiati zie dovranno ridurre i costi: già ora, non solo in (per esempio negoziando, credo primi in Italia, un Italia ma nel mondo, è calata la partecipazione alle accordo diretto con Amazon.com per i diritti di fi ere del libro, che costituiscono una spesa viva che traduzione in lingua inglese e per tutto il mondo in molti casi si può evitare o ridurre, senza che di importanti proprietà, e sono previsti accordi con questo incida sul giro d’affari. Comunque – forse altre società a seguire), dall’altro con la fi ducia nello sono troppo ottimista – non proietterei questa fase sfruttamento in proprio di alcune proprietà attra- negativa oltre i limiti della crisi economica: ovvero verso la prossima creazione di un imprint digita- le, come altri colleghi stranieri hanno saputo avviare profi cuamente. «La sfi da non dev’essere a chi fa il prezzo più basso – Se l’operazione viene giacché altrimenti ci si va tutti a schiantare – ma a chi condotta con occhio dà più qualità (di testo, di editing, di traduzione, di carta, attento e mirato a of- frire opportunità edi- di legatura, di grafi ca…) a un prezzo ragionevole» toriali non altrimenti disponibili (penso so- prattutto a proprietà di catalogo per varie penso che la ripresa dei consumi, quando arriverà, ragioni sottovalutate o non valorizzate dall’editoria toccherà anche i libri. Per quanto riguarda il low tradizionale), può favorire ulteriormente la crescita cost, la sfi da non dev’essere a chi fa il prezzo più e la diversifi cazione del mercato». basso – giacché altrimenti ci si va tutti a schian- Grandi e Associati: «Quella degli ebook può essere tare – ma a chi dà più qualità (di testo, di editing, vista come una cupa minaccia o come un’opportu- di traduzione, di carta, di legatura, di grafi ca…) a nità. Noi preferiamo la seconda e, quando ci siano un prezzo ragionevole. La crisi, insomma, chiede stati richiesti, abbiamo ceduto i diritti di pubblica- a tutti, agenti, editori, librai uno sforzo verso la zione in digitale, a condizioni che ci paiono eque, qualità». agli editori che detenevano i diritti di sfruttamento in cartaceo. D’accordo con gli editori abbiamo fatto Nel frattempo, il mercato degli ebook inizia (lentamen- contratti brevi, pronti a rinegoziarli quando le di- te) a crescere anche in Italia: la sua agenzia come ha mensioni e le caratteristiche di questo nuovo mer- scelto di muoversi in relazione ai contratti legati agli cato saranno più chiare per tutti. E a proposito di ebook? opportunità e duttilità di comportamenti, proprio Nicolazzini: «In questo campo siamo realmente nel digitale abbiamo cominciato a sperimentare un chiamati a dare il massimo sforzo, sia per tutela- nuovo ruolo per l’agenzia, quello dell’editore, dando re al meglio il diritto nel campo del digitale e gli vita, insieme a Bookrepublic, a Emma books (www. sfruttamenti che ne derivano, quindi negoziando emmabooks.com), casa editrice nativa digitale inte- standard virtuosi per i nostri autori ma rispettosi ramente dedicata alla narrativa al femminile e alla per gli investimenti degli editori, nel tentativo di women’s fi ction». garantire e favorire comunque un trend di cresci- Vigevani: «La nostra politica è quella di cedere agli ta, ma soprattutto per allargare gli orizzonti della editori – alle migliori condizioni di mercato che nostra attività. Da questo punto di vista l’impegno abbiamo contribuito insieme con altri agenti a cre- per giocare d’anticipo si rivela essenziale e credo are – anche i diritti ebook, a patto che li sfruttino perfettamente congeniale all’attività di un’agen- subito, in contemporanea all’uscita del libro car- zia. Nel nostro caso si concretizza da un lato con taceo e con la clausola di revisione dopo due anni,

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per permettere agli autori di seguire l’evoluzione certo modello di editoria in grado di esercitare un del mercato, che crediamo in futuro remunererà gli controllo pressoché assoluto sulla produzione del autori più di quanto faccia oggi». libro, diffi cilmente potrà essere scardinato quel processo basilare e inevitabile di valutazione e giu- Sullo sfondo c’è anche l’avanzata del self-publishing: dizio, di lavoro sul testo e su tutti gli altri aspetti da agente «tradizionale», come si comporterà, e rap- che incidono sulla qualità di un’opera rivolta a un porterà, con questo nuovo tipo di autore, che probabil- pubblico potenziale di lettori». mente a un certo punto sentirà il bisogno di rivolgersi Grandi e Associati: «Non siamo agenti tradizio- a un’agenzia? Oppure pensa che nasceranno agenzie nali, siamo agenti, quindi per defi nizione non letterarie specializzate? tradizionali, se per tradizionali si intende blocca- Nicolazzini: «Il self-publishing può diventare ti, ripetitivi. Come dicevo prima siamo aperti a una risorsa poiché è in grado di avvicinare autore ogni nuova sollecitazione. Ad esempio abbiamo e agente, anche in fasi diverse: sia quella iniziale già assistito nella fase di contrattualizzazione e del dove l’autore trova un diverso canale per ottene- marketing online diversi autori italiani che si sono re visibilità rispetto al semplice invio in esame del autopubblicati in inglese su Amazon e sempre più testo (oggi accade con frequenza maggiore che lo frequentemente svolgiamo lavori di editing su testi scouting avvenga anche con questa modalità, so- di esordienti che, se anche scelgono di autopubbli- prattutto nei mercati anglosassoni, spesso dopo carsi e di non rivolgersi all’editoria (quella sì) tra- che l’iter di auto-pubblicazione e auto-promozione dizionale, sono ben consapevoli che qualcuno che ha prodotto risultati di un certo rilievo), sia quel- renda migliori i loro testi ci vorrà sempre». la successiva in cui chi scrive desidera stabilire un Vigevani: «Il self-publishing non è per tutti e non rapporto professionale e trovare il miglior supporto credo lo sarà mai: richiede una fama già stabilita per una piena crescita autoriale e commerciale. Non o una capacità di autopromuoversi sull’immenso e dimentichiamo che agente e autore stabiliscono un indifferenziato mercato online che non tutti gli au- rapporto fi duciario, lavorano dalla stessa parte per tori possono o vogliono avere. Come agenzia, sia- raggiungere un obiettivo comune, e a maggior ra- mo fi n da ora disponibili e pronti a seguire i nostri gione l’agente può affi ancare ancora più effi cace- autori nel self-publishing e perciò non credo che si mente l’autore in tutte le fasi della vita del libro, senta il bisogno di nuove agenzie ad hoc». dalla sua ideazione, creazione e sviluppo, fi no a quella della pro- mozione. D’altro can- «Non dimentichiamo che agente e autore stabiliscono un to, il self-publishing rapporto fi duciario, lavorano dalla stessa parte non potrà prescindere da una componente per raggiungere un obiettivo comune» “editoriale”: se rischia di entrare in crisi un

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 5599 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 Gli acquisti dei libri sono in calo del 20 per cento

Pier Francesco Borgia, il Giornale, 24 marzo 2012

Qual è la stagione che fa felice i librai? Risposta Il rapporto rivela poi che soltanto il 21 per cento degli scontata: dicembre. E quella che asseconda meglio acquirenti legge il libro entro il mese in cui lo ha com- le inclinazioni dei lettori? Altrettanto scontata: l’e- prato. I lettori forti, quelli cioè che comprano almeno state. L’ultima indagine Nielsen, commissionata dal tre libri a trimestre, sono costanti nell’acquisto. A dif- Centro per il libro e la lettura del ministero dei Beni ferenza del lettore debole che sceglie preferibilmente culturali, va però oltre i luoghi comuni, registrando il mese di dicembre per fare capolino in una libreria. con dovizia di particolari tutti i movimenti che ruo- E come generi? La narrativa (e la letteratura in ge- tano intorno al libro. Il Centro diretto da Gian Ar- nerale) è letta più o meno nello stesso modo in tutto turo Ferrari intende cioè l’anno, mentre alcuni ge- entrare nelle case degli neri vengono frequentati italiani per capire preci- a seconda della stagione. samente come e quanto «I dati più eclatanti riguardano La religione, ad esempio, leggono, prima ancora di ha il suo picco nel primo capire quanto spendono. proprio la vendita. E qui c’è trimestre dell’anno. Come I dati più eclatanti riguar- poco da scherzare. Il calo si già detto per il crollo del- dano proprio la vendita. E aggira intorno al 20 per cento, le vendite, altro elemento qui c’è poco da scherzare. scendendo a 471 milioni di che fa capire come anche Il calo si aggira intorno al euro la spesa complessiva per in questo settore si senta 20 per cento, scendendo a l’acquisto di libri nel quarto forte la crisi globale è la 471 milioni di euro la spe- trimestre 2011 rispetto allo differenza fra i libri letti e sa complessiva per l’acqui- quelli acquistati. Nel 2011 sto di libri nel quarto tri- stesso periodo del 2010» sono stati letti 169 milioni mestre 2011 rispetto allo di volumi contro i 135 mi- stesso periodo del 2010. lioni acquistati. Gli acquirenti hanno regi- Per questo il governo ha strato un -10 per cento scendendo a 15,3 milioni e in deciso di fi nanziare una «campagna strategica» per media ogni acquirente ha speso 30,69 euro (-11 per promuovere la lettura, con uno spot che andrà in cento), sempre negli ultimi tre mesi dell’anno scorso onda sui canali televisivi e radiofonici della Rai a rispetto allo stesso periodo 2010. È però sulle abitudini partire da oggi, Giornata nazionale per la promozio- di lettura che si alza davvero il sipario. L’indagine rivela ne della lettura. Ad annunciarlo è stato Paolo Peluf- ad esempio che se il genere più venduto è la narrativa, fo, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con quelli meno frequentati sono la saggistica di taglio ac- delega all’Editoria. «Una campagna» ha aggiunto il cademico e l’umorismo. Insomma ottimi come stren- sottosegretario «che potrebbe proseguire per tutto ne, quest’ultimi, ma poco sfogliati. l’anno».

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6600 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 Editori e librai senza festa

Stefano Salis, Il Sole 24 Ore, 25 marzo 2012

E così, quelle che sembravano le solite lamentele o Vogliamo peggiorare la situazione? Guardiamo ai venivano bollate come piagnistei di piccoli editori e primi dati 2012, non uffi ciali, ma affi dati al vissuto librai che non riescono più a capire in che direzione dei librai. «C’è chi ha fatto -30 per cento» sussurra a andare per difendere il lavoro cultura le e materia- mezza voce qualche libraio che ha il polso della si- le, hanno ora il concreto e triste appoggio dei nu- tuazione. E se ci si mettono le nevicate e gli scioperi meri. La rilevazione dell’istituto Nielsen sul 2011, che hanno blocca to l’Italia e le rese che ora gli edi- condotta su un campione piuttosto affi dabile di no- tori si vedran no arrivare indietro, l’anno si annuncia vemila famiglie totali interro gate ogni mese (5.600 nero, tanto che Stefano Mauri, presidente del grup- rispondenti ogni mese) sul loro rapporto con i libri po Gems, parla di budget e stime da rivedere al ri- (letti e/o acquistati), è spietata. Nell’ultimo trime- basso per tutto il comparto. E dire che lui potrebbe stre del 2011, quello di solito in cui si spende di più, sorridere, visto che ha in casa la Ferrari dell’anno, per il Natale, c’è stato un calo della spesa comples- il Massimo Gramellini di Fai bei sogni (Longanesi) siva per i libri del 20 per cento. Gli italiani hanno che, a sole due settimane dall’uscita, è già il libro comprato in quel periodo per 471 milioni di euro. più venduto dell’anno e, con oltre 150 mila copie Nonostante questo sia stato il trimestre in cui si è vendute e una ri chiesta di edizioni che lo porterà a speso di più (nei primi tre del 2011, rispettivamente, 400 mila in poche settimane, sta bruciando i ritmi 367, 290 e 368 milioni di euro, per un totale di 1,5 di ven dita da megaseller di Saviano, Volo o della Pa- mi liardi euro), il confronto con il 2010 è perdente. rodi. Forse insieme a Zafón e Camilleri arrive rà da La ricerca è stata commissionata dal Centro per il questi titoli l’ossigeno ai librai. libro e la lettura, presieduto da Gian Artu ro Fer- Ma sta scricchiolando l’intera architettura di questo rari, che ne ha illustrato i risultati venerdì a Roma, sistema e l’ebook è un miraggio, per di più oppres- alla Biblioteca Casanatense. Ferrari questi numeri so dal problema della pirateria. I librai appaiono il li mastica bene e sa cosa vogliono dire: anche se si punto più fragile e, ora più che mai, vanno difesi è sforzato di guardare al bicchiere mezzo pieno («i e tutelati; i piccoli editori lottano come possono; i giovani leggono, al contrario di ciò che si dice di lettori cercano rifugio nel prezzo basso, e lo fanno loro, in Italia, in generale, c’è un progresso del nu- anche quegli eroici «lettori forti» (più di 12 libri let- mero di lettori»: i dati confermano), non può non ti all’an no) che, caso unico al mondo, costituiscono trovare tracce di «catastrofe» nell’ultimo trimestre la vera base del sistema. Sono il 5 per cento della 2011. Gli fa eco Marco Polillo, presidente dell’Aie, popola zione italiana ma fanno il 41 per cento del che parla «di dato allarmante e disastroso, al di là mercato, secondo Nielsen. È questo il problema del- delle sensazioni negative che già si avevano». la lettura in Italia: i libri sono per pochi, sono sempre Il Natale 2011 è stato un vero disastro e i primi mesi gli stessi, e nemmeno loro ora sono più così convinti del 2012 confermano l’andamento negativo. È in di voler tenere la baracca. Che si stiano, lentamente, discussione l’intero sistema editoriale. estinguendo?

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6611 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 Ha vinto il facilese

— La tv ha diffuso un idioma standard. Oggi è diventata una cattiva maestra? No, veicola molte verità espressive

Aldo Grasso, La Lettura del Corriere della Sera, 25 marzo 2012

L’antilingua della tele visione? I milioni d’italiani che era riuscita la scuola. Quando nei bar i pri mi televi- seguo no il calcio capiscono davvero i signifi ca ti di sori si collegarono con la Svizzera per i campionati «imbucata», «inerzia che si spo sta» o «approcciare la mondiali di calcio, metà della popolazione italiana fase offensiva» e altre simili amenità? Il linguaggio aveva seri problemi con la lingua italiana. Nel 1951, spor tivo è da sempre un linguaggio settoriale e dun- gli analfabeti «totali» erano circa 5 milioni e mez- que pieno di tecnicismi, ma con la tv il gergo sporti- zo, per moltissime persone «il dialetto era l’idioma vo è letteralmen te esploso, inquinando il nostro già normalmente usato in ogni circostanza», solo poco scarso bagaglio linguistico. Ma allora è vero, come più di un terzo della popolazione italiana (35,42 sostengono alcuni, che una neoignoranza arriva co- per cento, pari a oltre 15 milioni di individui) aveva piosa in tutte le case sotto forma di sproloquio, che il abbandonato l’uso del dialetto come unico ed esclu- degrado della nostra lingua è inarresta bile proprio a sivo strumento di comunicazione. Il servizio milita- causa della tv? È vero che la tv spazzatura ha sdoga- re rappresentava per molti giovani la prima uscita nato il turpiloquio, le parolacce e varie immoralità? dal confi ne del campanile: dal ristretto al distretto. O è vero che la caratteristica dell’attua le tv è limitare Ed era il 1954. il linguaggio a una pura funzione fàtica, di contat- Ce lo ripetiamo sempre: la tv non ha unifi cato l’I- to? Non di ra do, infatti, sotto il fatuo verbigerare talia con la lingua di Dante o di Manzoni ma con e gergo eletto a standard si nasconde il vuoto dei quella di Mike Bongiorno, del festival di Sanremo, contenuti. Ma com’era cominciato il rapporto fra di Tognazzi e Vianello, di Enzo Tortora, dei tele- lingua e tv? giornali. L’ha unifi cata con quella strana lingua che Era il 3 gennaio 1954; era una dome nica; erano Beniamino Placido chiamava il «facilese». Si è trat- quasi sessant’anni fa. Nasce va uffi cialmente la tv tato comunque di un fenomeno dalle proporzioni italiana, dopo alcuni anni di laboriosa clandestinità. inusitate, che ha accelerato i rit mi della vita sociale Adesso le rievocazioni si sprecano, ogni più mode- come mai prima era accaduto. «L’italiano televisi- sta comparsa reclama un posto in cartellone. Eppure vo na sce, infatti, come lingua di acculturazione e di l’avvento della tv ha simbolizzato nella storia socia- formazione identitaria da parte della tv di Stato che le dell’Ita lia una rivoluzione paragonabile ai grandi si ispirava agli in tenti pedagogici della televisione sommovimenti epocali, come le guerre, le epidemie, euro pea, e della Bbc in particolare». E dun que, si il boom economico. La tv ha segnato una data con chiedono ora Gabriella Alfi eri e Daria Bonomi, la cui è neces sario confrontarsi ogni giorno per capi- tv fu buona maestra e ora è cattiva maestra di lin- re qualcosa di questo stranito paese. Basterebbe un gua? Ieri ci ha insegnato l’italiano e oggi c’insegna a solo elemento: insieme con la radio, la tv ha uni- disimpararlo? Lingua italiana e televi sione (Carocci) fi cato linguisticamente la penisola, là dove non vi è un attento e avvincen te studio sulla lingua italiana

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6622 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

veicolata dalla tv. Passa in rassegna i generi prin- treccio tra questioni linguistiche e vi cende storiche cipali – dall’informazione all’infotainment, dal talk della nazione. Attraver so materiale di repertorio, al reality, dallo sport alla pubblicità – e ci descrive piccoli sce neggiati, interviste, la ricostruzione della la lingua della tv come una realtà molto articolata, storia linguistica seguiva un vago fi lo cronologico, una mescolanza di livelli, registri e stili tanto diver- che si dipanava fra eventi simbolici quali la battaglia sa da quell’italiano omogeneo e tendente allo stan- di Cu stoza, lo sbarco di Pisacane a Sapri, la Prima dard (basti pensare che il telegiornale era letto da guerra mondiale e l’avvento del fascismo, la guerra spe aker, non da giornalisti) che caratteriz zava la tv di Spagna e la Resi stenza, a cui seguiva con ampio delle origini. Già, ma cos’è l’italiano televisivo? Al- salto temporale l’analisi dei primi anni Set tanta e fi eri e Bonomi ci ricordano opportunamente che la il ruolo fondamentale svolto dalla tv. La storia lin- lin gua della tv «entra nella categoria del trasmesso, guistica è, per sua natura, storia sociale e culturale una varietà che i linguisti hanno individuato sull’as- di una nazione, come sostiene Massimo Arcangeli se della dia mesia (variazione della lingua secondo il in Itabolario. L’Italia unita in 150 parole (Carocci), è mezzo fi sico impiegato, dal greco dia, «attraverso», parte viva del «carattere» dell’Italia. che indica differenza, separazione, e mesos, «mez- «La lingua della televisione di oggi» scrivono Alfi eri zo»), ai cui poli estremi stanno lo scritto e il parla to, e Bonomi «appare dunque come una realtà molto e che indica la modalità di comunicazione propria varia, una mescolanza di livelli, registri e stili tanto dei mezzi che trasmet tono a distanza con la voce diversa da quell’italiano omoge neo e tendente allo (telefono, radio e, con la componente visiva, tv e ci- standard che caratterizzava… la paleotelevisione, nema) e con la scrittura (sms, email, varie scritture giudica to con certo eccessiva severità, da Pasolini della rete)». come un “bell’italiano, grammaticalmente puro” Pochi ricordano che nel 1973 (altri tempi!) la stessa in cui “la comunicazione prevale su ogni possibile Rai fece una rifl essione sulle vicende storiche della espressività”». Si va dunque da un polo più alto rap- lingua italiana. Il programma si chiamava Parlare presentato da una parte dell’infor mazione e della di- leggere scrivere, era fi rmato da Umberto Eco, Tullio vulgazione a un polo più basso, all’italiano dei reality De Mauro, Nero Nelli, che ne curava anche la re- «sciatto, trascurato, addirittura trivia le». La tv è la gia (col laborazione ai testi di Enzo Siciliano), e si rovina della lingua italia na? Chissà, forse a Pasolini proponeva di ricostruire in cinque puntate la sto- questo italiano substandard, poco formale ma molto ria della lingua italiana dall’unità nazionale ai pri- espressivo, non sarebbe dispiaciuto. Forse, anche lui, mi anni Set tanta, con particolare attenzione all’in- lo avrebbe chia mato «facilese».

«Ce lo ripetiamo sempre: la tv non ha unifi cato l’Italia con la lingua di Dante o di Manzoni ma con quella di Mike Bongiorno, del festival di Sanremo, di Tognazzi e Vianello, di Enzo Tortora, dei telegiornali»

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6633 111/04/20121/04/2012 111:11:191:11:19 L’italiano è un ogm

— Un linguaggio povero nasce dagli scambi online. Tutti digitano, ma ciò non equivale a saper scrivere. Né a saper leggere

Paolo Di Stefano, La Lettura del Corriere della Sera, 25 marzo 2012

L’italiano lingua in movimento, con tante e tali regionali, reso possibile proprio dal fatto che il dia- spinte e controspinte da far venire le vertigini per- letto non è più una scelta obbligata, ma un’alternativa sino agli studiosi. Perché per molti versi quella che libera; una possibi lità espressiva ulteriore. Lo si vede sembrava una progressione verso la lingua omolo- anche nell’uso del dialetto (o delle varietà regionali) gata e tecnocratica vaticinata da Pasolini ha avuto a livello arti stico (poesia, teatro, cinema, radio, tele- esiti imprevisti. Ne parla con chiarezza esemplare visione, canzone, letteratura), per cui si è parlato di il linguista Giuseppe Antonelli nel saggio d’aper- “risorgenze” dialettali». tura di un volume miscellaneo, Modernità italiana E il nuovo? Su questa base, che gli specialisti usa- (Carocci editore), a cura di Andrea Afribo e Ema- no defi nire neostandard, si inseriscono tendenze nuele Zinato. Se sin dagli anni Novanta si poteva tutt’altro che secondarie provenienti dalla cosid- affermare (con Pier Vincenzo Mengaldo) che «la detta società della comunicazione diffusa. Il «para- vera realtà parlata dell’italiano sono gli italiani re- digma digitale» ha comportato una rivoluzione: la gionali, cioè una lingua geografi camente connotata rivincita della scrittura, dovuta alla «neoepistolarità che coincideva con l’italiano delle emittenti locali, tecnologica», al dilagare cioè di sms, mail, blog, so- oggi si aggiunge qualcosa di nuovo. Michele Cor- cial network. «Per la prima vol ta» osserva Antonel- telazzo, che studia da anni i linguaggi giovanili, ri- li «l’italiano si ritrova a essere non solo parlato, ma conosce: «La variazione regionale è una ricchezza anche scritto quotidianamente dalla maggioranza tuttora viva e forte. Per quanto i giovani siano sem- della popolazione». Ma allora, è lecito chiedersi, pre più italofoni di nascita, per quanto tutti entrino come si spiegano gli appelli allarmati sull’analfa- in contatto con realizzazioni standard dell’italiano, betismo di ritorno? Per esempio l’ultimo, lanciato resta forte il radicamento, prima di tutto (ma non da Tullio De Mau ro, che constatava come il 70 per esclusivamente) nella pronuncia e nella prosodia, cento della popo lazione italiana sarebbe al di sotto nella realtà espressiva locale. E la componente locale del livello mini mo di comprensione nella lettura. è ancora una forte rilevante di espressività». Il fatto è che saper digitare (al netto degli errori Opinione confermata (e ulteriormente precisa ta) da ortografi ci onnipresenti) non equivale a saper scri- Lorenzo Coveri, un linguista che si è molto concen- vere, cioè ad ave re capacità nella gestione testuale trato sulle emergenze espressive della mu sica leggera: e sintattica. Al punto che il libero trasferimento «Dopo una fase di netto rifi uto del dialetto, di “ver- nella scrittura dei moduli dell’oralità potrebbe cre- gogna del dialetto”, coincidente con il boom econo- are una sorta di nuovo Medioevo ortografi co ana- mico degli anni Sessanta e con la damnatio del dia- logo a quello prodotto nell’Ottocento dall’esor- letto nella scuola, con l’aumento dell’italianizzazione, dio di grandi masse nella sfera della scrittura. La assistiamo a un recupero del dialetto e dei caratteri desacralizzazione della scrittura, che ha alzato la

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6644 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

soglia di tol leranza a tutti i livelli («l’atteggiamen- esile confi ne tra pubblico e privato, visibilissi mo sul to per cui qualunque soluzione va bene»), attiene, piano sociale come in quello politico, non può che secondo Antonelli, più all’ambito sociolinguistico rifl ettersi nella lingua. Una lingua che se si impove- che a quello strettamente linguistico. risce da un lato, si colora, per altri versi, di espressio- Lo confermano gli studi dedicati da Elena Pisto lesi ni dialettali utilizzate con consapevolezza espressiva e da Vera Gheno alla scrittura su internet e via sms: e di moduli gergali. A volte con soluzioni originali: fretta, superfi cialità, scarsa concentrazione (specie «Le nuove, e vecchie, gergalità giovanili» dice Cor- nei giovani, non a caso ribattezzati «generazione telazzo «hanno il ruolo di varietà di formazione; cioè venti parole») precedono la scrittura, ma hanno vi- di esercizi nei quali il parlante manifesta il suo do- sibili ricadute nelle formulazioni – stere otipate, ab- mino sulla lingua, so prattutto in chiave ludica. C’è breviate e ripetitive – tipiche della so cializzazione in il gregario che ripe te le parole del gruppo, ma c’è rete o via telefono. E si potrebbe aggiungere che la il campione più inventivo che al posto di defi nire frammentazione del periodo e l’abuso del punto fer- il preside con un banalissimo “stronzo”, lo chiama mo dilagano anche nel gior nalismo più «brillante», “ameba comatosa”». a consolidare quello che Silvia Morgana chiama «un L’affi orare di elementi locali e gergali va di pari pas- ritmo impressivo ed enfatico, non diverso da quello so con l’imperversare di anglismi. Ne viene fuori un dei trailer cinema tografi ci o dei lanci televisivi». lessico glocal, benché, a differenza di quel che riten- In questo italiano geneticamente modifi cato (verso gono i puristi, la presenza anglo-americana non sia il basso) agisce poi un fenomeno parallelo e insieme tale da agire in profondità: le nuove voci straniere coincidente: il trionfo di un’informalità indifferen- che entrano nel vocabola rio hanno spesso vita breve ziata anche nella comunicazione orale non familiare. e vengono di continuo sostituite da altre. Sicché il Già una decina d’anni fa, Alberto Sobrero fotogra- tasso di anglismi non supera mai una soglia tale da fava questa tendenza: «spensieratamente, si parla e si intaccare il nucleo della lingua spontanea. C’è sem- scrive “come viene”, senza minimo dubbio, senza un mai una pre senza di anglismi tecnici (soprattutto di attimo di esitazione». Ciò vale anche per le occasioni area economica): è questo il polo che, a discapito che un tempo richiedevano registri di maggior auto- del vec chio modello letterario o burocratico capace controllo (ve di il «populismo» diffuso nel linguaggio di imporre la propria autorità, va acquistando mag- politico con lo scopo di acquisire facile consenso). gior prestigio. Non sono più i vocaboli aulici ma i È avve nuto un capo- volgimento: mentre in passato l’ita liano risultava defi citario negli ambiti informali, «È avvenuto un capovolgimento: mentre in passato con il terzo millennio l’ita liano risultava defi citario negli ambiti informali, risulta carente per gli con il terzo millennio risulta carente per gli usi formali» usi formali. L’abbas- samento fi nisce per rispecchiarsi nella tv, anche se in genere si pensa, erroneamente, il contrario: che si tratti di una termini tecnici, che danno un’idea insieme di effi - conseguenza diretta della trivialità televisiva. Del re- cienza e di modernità, a confi gurarsi come status sto, la volgarità che traspare da molte intercettazioni symbol. Non è più il latinorum di don Abbondio, telefoniche, infi orettate da centinaia di «doppie zeta ma l’inglesorum settoriale di economisti e politici o ana tomiche», è un dato indiscutibile; idem il fi orire economisti-politici a emanare il fascino irresistibile di parolacce nella canzone. Insomma, il sempre più (e opaco) del potere.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6655 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 Pietro Citati e il piacere della lettura

— Edoardo Brugnatelli di Mondadori «risponde» al discusso articolo di Citati sul presunto declino di scrittori e lettori

Edoardo Brugnatelli, Le parole necessarie, 27 marzo 2012

Nei primi giorni di marzo, un articolo di Pietro strastufo, esasperato da tutta questa litania troppe Citati sul Corriere della Sera ha fatto discutere la volte ripetuta da scrittori e critici e che è stata rie- comunità dei lettori e degli scrittori nostrani. Il seguita più o meno magistralmente sulle pagine del pezzo, intitolato Meglio non leggere quei bestseller. Corriere qualche giorno fa da Pietro Citati. Il declino degli scrittori (e del pubblico), iniziava Cerchiamo di avvicinarci al nocciolo della questio- così: «Credo che i lettori italiani siano peggiorati ne, con una serie di domande: negli ultimi trenta-quarant’anni. La generazione 1) Scrive Citati: «Continua la scomparsa dei classici. letteraria che pubblicava i propri libri attorno al Gli italiani non hanno mai letto Dickens e Balzac. 1960-1970 è stata la più ricca e feconda apparsa da Oggi, anche Kafka (che nel 1970-80 era amatissi- secoli». Ospitiamo volentieri su Le parole necessarie mo) va a raggiungere Tolstoj e Borges nel vasto poz- un intervento in proposito di Edoardo Brugnatelli, zo del dimenticatoio. Per fortuna, restano i poeti: editor Mondadori. o, almeno, una grande poetessa, Emily Dickinson». Questa interessante affermazione è basata su cosa? Sono un lettore forte (almeno penso di esserlo) e Suffragato da quali dati Citati può scrivere una cosa non rifuggo da letture ardue, strenue ed estreme. del genere? Tuttora ritengo che il massimo capolavoro della Già, sia detto per inciso, l’espressione «gli italiani» letteratura contemporanea sia Infi nite Jest di quel suona sinistramente simile alla «gente»: una massa disperato genio di David Foster Wallace. In questo informe di solito portatrice di qualche difetto, man- preciso momento sul mio comodino (o meglio im- canza o comunque connotata negativamente. pilati di fi anco al letto perché non ho un comodino) Ma torniamo alla questione: stamane sul treno ci sono: l’autobiografi a di Pierre Vidal-Naquet, il pendolari che da Sesto San Giovanni mi portava a Meridiano Yeats, Face à l’Extrème di Tzvetan Todo- Lambrate, avevo di fronte un ragazzo che stava leg- rov, Esche vive di Fabio Genovesi, The Jeeves Omni- gendo I miserabili di Hugo. Ciò non mi porta a dire bus di Wodehouse, Il piatto piange di , che «gli italiani leggono Hugo», perché quel ragazzo La promessa di Friederich Duerrenmatt, Les Mémoi- è quel ragazzo e basta e le mie impressioni personali, res d’Hadrien della Yourcenar e il libro di ricette di per quanto da me segretamente considerate geniali Giallo Zafferano. e degne di venerazione, so che lasciano il tempo che Perché sto qui a snocciolare così impudentemen- trovano. Soprattutto quando hanno la malsana idea te queste «credenziali» letterarie? Perché so che in di aspirare a diventare leggi universali. questo genere di diatribe (del cavolo, sia detto su- E allora perché mai Tolstoj e Borges avrebbero fat- bito) bisogna avventurarsi con dei buoni giubbotti to quella brutta fi ne? Forse perché Citati da anni antiproiettili. Allora, diciamolo subito: sono stufo, non prende più i mezzi pubblici? Perché mai Kafka

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6666 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

era amatissimo negli anni Settanta e Ottanta e ora quale eravamo giovani e pieni di energie e speranze sarebbe stato dimenticato? Amatissimo da chi? Di- sia passato? menticato da chi? Mistero, ineffabile mistero. E che Adattando alla bisogna quanto diceva quell’esem- cavolo vuol dire l’affermazione quanto mai mont- plare di Inautenticità che rispondeva al nome di ypythonesca «per fortuna, restano i poeti: o, alme- Quelo: «La prima e la seconda che hai detto!». In no, una grande poetessa, Emily Dickinson»? Resta effetti anche il sottoscritto, lasciato in balìa delle dove? Come? Perché? Chi lo dice? Muori, e il saprai. sue malinconie, sarebbe pronto ad affermare che gli 2) «Credo che i lettori italiani siano peggiorati negli anni di massimo fulgore creativo, letterario, politico ultimi trenta-quarant’anni. Non c’è da meravigliarsi. ecc ecc ecc della storia universale dell’umanità sono La generazione letteraria del 1910-1924, che pub- stati quelli a cavallo tra la metà degli anni Settanta e blicava i propri libri attorno al 1960-1970, è stata la l’inizio degli anni Novanta del Novecento. Quando più ricca e feconda apparsa da secoli nella letteratura ero un giovinetto snello e ricco di fascino (insomma, italiana». Interessante affermazione. più o meno) e la vita squadernava davanti ai miei Sinceramente trovo incredibile che una persona tan- occhi più o meno innocenti il grandioso e multi- to dotata di cultura e di strumenti di analisi sia in- forme campionario delle sue promesse. Ma se solo capace di applicare queste sue doti a sé stesso. Se c’è faccio un piccolo sforzo e cerco di contrastare il mio un topos letterario millenario che Citati dovrebbe Io malinconico, ci metto un attimo a capire che non conoscere a menadito è quello della Laudatio tem- è vero, e che il mondo è stato bellissimo/bruttissimo poris acti, e allora perché non è capace di fare quel prima di quei tempi e continua e continuerà ad es- gesto minimo di onestà che fa ogni buon critico e serlo anche dopo. riconoscersi come uomo legato a un’epoca, a delle 3) Prosegue Citati, inesorabilmente, che a quei idee e – gasp! so che non dovrei dirlo – a un contesto tempi «i lettori ereditavano le qualità degli scrit- culturale? tori. Erano lettori avventurosi e impavidi, che non Guarda caso la sua epoca (Citati è nato nel 1930) è temevano diffi coltà di contenuto e di stile, fanta- l’Età dell’oro, e guarda caso proprio in quegli anni sie, enigmi, allusioni, culture complicate e remote. si è manifestata la generazione letteraria più ricca e In quegli anni libri bellissimi ebbero un successo feconda apparsa da secoli ecc ecc. che oggi non si potrebbe ripetere. Penso soprat- Che fortuna per Citati, in effetti. Ma forse per capire tutto a due casi. Quello dell’Insostenibile leggerezza meglio come funzioni questa sua fortuna dob- biamo rifarci appunto all’Esiodo che parlando «Sinceramente trovo incredibile che una persona tanto dell’Età dell’oro scrive: dotata di cultura e di strumenti di analisi sia incapace di «Come dèi vivevano, senza affanni nel cuo- applicare queste sue doti a sé stesso» re, lungi e al riparo da pene e miseria, né per loro arrivava la triste vecchiaia, ma sempre ugualmente forti di gambe e di braccia». dell’essere di Milan Kundera; e quello delle Nozze Non sarà mica che, come spesso accade, l’arrivo di Cadmo e di Armonia di Roberto Calasso. Non si della «triste vecchiaia» crea qualche problema? Non era mai visto un così arduo libro di saggistica, fon- solo diventa diffi cile accettare un mondo che cambia dato su una analisi rigorosa dei testi, conquistare ma – soprattutto – accettare il triste ma incontrover- un pubblico tanto vasto, e ripetere il suo successo tibile fatto che quel magico meraviglioso mondo nel in ogni paese».

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6677 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 Ah ecco il metro di giudizio che spiegherebbe per- ai miei poveri occhi di persona soi-disant di sinistra ché il lettore odierno sarebbe peggiore di quello di non pare esattamente qualcosa di progressista o de- qualche decennio fa! Sarebbe meno propenso al free mocratico, ma la pianto qui sennò qualcuno fi nisce climbing: peccato solo che anche recentemente io per citarmi La montagna incantata, Settembrini, abbia visto avere successo libri parecchio ardui (Go- Naphta e compagnia cantante…). (Non che io sia morra? Le correzioni? Faccio solo due esempi ma si un appassionato di mediocrità, volgarità e/o banali- potrebbe andare avanti per un pezzo) e che nel com- tà, s’intenda. Ma resto dell’idea che questa termino- plesso non mi pare che i lettori di oggi siano meno logia [«volgarità», «mediocrità», proprio come «gli italiani» di prima – «la gente» potremmo dire] faccia riferimento a un elitarismo che era già «Perché mai sarebbe molto meglio non leggere affatto fuori tempo massimo piuttosto che leggere Dan Brown ecc. ecc.? nel 1790). Perché? Ripeto perché mai sarebbe molto me- glio non leggere affatto piuttosto che leggere Dan Brown ecc. ecc.? portati per gli sport estremi (ammesso e non conces- Non sono un fan di nessuno dei tre autori sopracci- so che gli sport estremi siano meglio degli scacchi, tati, ma non mi passa nemmeno per l’anticamera del della pelota basca, delle bocce, della pallavolo o di cervello di dire una trombonata del genere. vattelapesca). Inoltre ci terrei a ricordare a Citati che E di mancare di rispetto a chi li legge. a rendere enorme il successo di Kundera contribuì E di pensare di essere in qualche modo superiore a un elemento che – comprensibilmente – viene di- chicchessia perché impilati di fi anco al mio letto ci menticato alla grandissima. Intendo il tormentone sono quei libri che ho detto. Mai mi passerebbe per collegato al romanzo che ai tempi Roberto D’A- l’anticamera del cervello. Mai. gostino infl isse al pubblico televisivo di Quelli della E volete sapere perché (domanda retorica, so bene notte e che ebbe un’infl uenza mica da ridere sulle che in pratica a nessuno gliene importa granché. Ma fortune di Kundera chez nous. In effetti son cose che a questo punto vado avanti imperterrito)? Perché è meglio dimenticare perché forse creerebbero dei per me la lettura è davvero un piacere. problemi all’impalcatura ideologica duramente eli- Mi piace immensamente leggere, mi piace avere libri taria che sta alla base dei ragionamenti di Citati, ma intorno. Quando mi immergo in libro sono felice. restan pur sempre cose orribilmente vere. Quando la sera ho quel momento nel quale posso Ma veniamo al nocciolo della questione, alla frase saltabeccare da un volume all’altro, sono felice. che mi irrita al punto da provocarmi l’herpes: Quando guardo tutti i titoli che ho pronti e a dispo- 4) «Oggi la lettura tende a diventare una specie di sizione nei pochi grammi del mio Kindle sono felice. orgia, dove ciò che conta è la volgarità dell’imma- Quando titillo felice i dorsi dei libri sulla mia biblio- ginazione, la banalità della trama e la mediocrità teca di casa sono felice. dello stile. Credo che sia molto meglio non leggere Quando salgo sul treno e ho la prospettiva di una man- affatto, piuttosto che leggere Dan Brown, Giorgio ciata di ore di lettura sono felice. Ma felice davvero. Faletti e Paulo Coelho». E, almeno agli occhi di un anziano fi glio del ’77 quale Lascio perdere ogni commento sulla volgarità e la io sono, la felicità e il piacere veri sono inclusivi. Sono mediocrità (categorie che – sottolineo – sono tutte una cosa per tutti. Più gente è felice più io sono felice. fortemente impregnate di un ideale aristocratico che Più gente prova piacere più io provo piacere.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6688 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

E – soprattutto – questa mia felicità e questo mio o di non leggere affatto chessò? Tolstoj, a causa piacere non diminuiscono in alcun modo se vedo della lettura di Coelho? O che un lettore – evi- qualcuno immerso nella lettura di Coelho. A me dentemente sotto l’infl usso di sostanze sintetizza- Coelho non dice granché, ma a quella persona evi- te chimicamente – entri in una libreria pronto a dentemente sì e la sua felicità e il suo piacere fanno comprare Madame Bovary e se ne esca con un vo- parte di quella persona e pertanto meritano rispetto. lume di Faletti? Mi sembra una forma di pensie- E il suo piacere e la sua felicità di certo non fanno ro magico (o prelogico) assai affascinante, ma del ombra al mio piacere e alla mia felicità. tutto priva di fondamento, a meno che non ci si Reciprocamente, non mi piacerebbe essere trattato trovi all’interno di uno sketch dei Monty Python. in modo irrispettoso sulla base di quello che è il mio Per concludere: sono stufo, strastufo, arcistufo di modo di trovare la felicità e il piacere, o peggio esse- questi sedicenti paladini della cultura che circolano re giudicato un minus habens. David Foster Wallace con un bel bastone dietro la schiena, sempre pronti a a me piace un casino, ma so benissimo che a molti dire agli altri cosa NON fare, cosa NON va bene, quali altri non dice nulla e allora? Questo fa di me una autori e quali libri NON vanno letti. persona migliore? Non direi. Fa di me una persona Davanti a tutti questi personaggi che in un modo peggiore? Non direi. Fa di me un lettore di David o nell’altro, adducendo criteri di giudizio oggettivi Foster Wallace, punto. – che immancabilmente si rivelano quantomai sog- E allora ho l’impressione che il piacere legato alla gettivi (come è inevitabile direi) – si accaniscono a lettura di cui scrive Citati non sia esente da una dire che Moccia è per adolescenti non cresciuti, che componente prescrittiva, censoria, punitiva. Il che fa Dan Brown è mediocre, che questo fa schifo e che sorgere – inevitabilmente – una domanda: ma non è quella non è Vera Letteratura, mi vengono alla men- che tutto questo livore censorio deriva dal fatto che te le parole di uno dei miei pensatori di sinistra pre- sotto sotto questa cosa agli occhi del censore non feriti (Woody Guthrie) che molto opportunamente sia poi così piacevole? E che al fondo la sua logica scriveva quanto segue: sia: visto che mi sono rotto le scatole io, che diritto hanno gli altri di divertirsi? Una logica molto simile «As I went walking I saw a sign there a quelle pratiche sadiche un tempo in vigore nelle And on the sign it said “No Trespassing”. caserme e che si fondavano su questa idea non pre- But on the other side it didn’t say nothing, cisamente progressiva: visto che in passato io ho dovuto subire quel tormento è giusto e «Ho l’impressione che il piacere legato alla lettura necessario che io ora di cui scrive Citati non sia esente da una componente te lo infl igga. Dov’è il piacere della prescrittiva, censoria, punitiva» lettura quando la lettu- ra diventa un dovere? 5) E ancora una do- manda: sulla base di cosa si stabilisce una relazione (in modo allusivo That side was made for you and me. ma abbastanza chiaro, almeno ai miei poveri oc- This land is your land, this land is my land chi) tra la diffusione di bestsellers come quelli di From California to the New York island Dan Brown & co. e l’asserita (e tutta da dimostra- From the Redwood forest to the Gulf Stream waters re) scomparsa dei classici? Ma davvero qualcuno This land was made for you and me». crede che un lettore decide di smetter di leggere

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 6699 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 Tabucchi, l’esule involontario

— Sottolineare la dimensione cosmopolita, come è accaduto in questi giorni, è un modo per rimuovere l’onestà intellettuale e la passione civile che lo faceva sentire straniero in patria

Simone Verde, il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2012

Era il 2005, sembra un’eternità, e con Antonio del corpo sublimava l’eco delle tensioni del l’anima, stappavamo una bottiglia per fe steggiare. Il dolore era proprio lui. Era Antonio Tabucchi. che sul le lastre coincideva a una macchia scura era «Siamo esuli» diceva ridendo, all’epoca in cui ero una semplice lombalgia fi ssa dovuta alle trop pe ore suo assistente. La ricerca di una cittadinanza intel- passate seduto a leggere. O forse a incazzarsi. Nel lettuale rifi utata in patria, infatti, non è solo co- punto esatto di quel nodo dolente, in fatti, Antonio smopolitismo. Ancora una volta, perciò, non ap- concentrava la sua amarezza e per questo volle la- prezzerebbe la rimo zione con cui la stampa punta sciare il suo testamento civile nell’Oca al passo. Quel- sul suo legame con la Francia, con il Portogallo. lo lettera rio, di testamento, l’aveva affi dato al libro Tabucchi, infat ti, non era un mondano chic come appena preceden te, Tristano muore. certa critica postmodernizzante l’ha accreditato, Agonia di un resistente su cui aveva meditato per uno che passava da un aereo al l’altro, tra Pisa, Pari- anni, diventato alla fi ne un vero autori tratto, un’au- gi o i salotti di Lisbona. E non era neanche il die- tobiografi a intellet tuale uscita di getto dalla sua trologo astioso descritto dall’altra metà della critica mente di scrittore nato. Quell’uomo, che nei dolo ri orientata. Antonio era un temperamento toscano

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7700 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

universale, in questo sì, profondamente europeo, la penna e andava alla guerra contro le verità di co- do ve la letteratura nasce dalla pas sione civile che modo. Il suo libro forse più giocoso, proprio L’oca solo un’Italia perennemente divisa può alimentare. al Passo di cui fui curatore, è rimasto incompreso ai Era un uomo sanguigno, imprevedibile, divertente, più. Fu scritto e montato da forsennati, con sedute stupito e ossessionato dal passaggio rapido e defi - fi no al cuore della notte, e fu un’espe rienza goliardi- nitivo delle cose. Un passaggio verso il nulla cui ci ca, catartica del male ingoiato in anni di insinuan- co stringe ora a confrontarci nel modo più estremo. te oppressione culturale. Al punto che al momento La sua radi calità stava nel senso per le occasioni creativo se guiva una ripulitura che era an che un rito sprecate, per le esistenze vissute senza essere vis- psicanalitico, fi ltro di un materiale non più esilaran- sute. Con Pessoa scoprì il potenziale estetico di una te, però, dei sepolcri imbiancati e delle fi nte verità saudade personale av vertita da sempre . Nella No- su cui è scritta tanta storia italiana. Fu una rivol ta, stalgie du possible, che si può considera re il suo terzo una liberazione domestica dalla violenza di decenni testamento, quello di studioso, la spiega in maniera di disonestà intellettuale, di manipolazione subita magistrale questa meraviglia che erge la letteratura nel paese meno cartesiano dell’Occidente. L’em- a baluardo della fragilità, il rifi uto per il tempo spre- bargo riservato a quel libro scomodo, poi, vanifi cò cato nei compromessi, la letteratura come testimo- tutto. nianza di libertà, come invito a vivere fi nché si è in L’idea del viaggio nello sca broso fondo antropo- tempo. logico del berlusconismo, la provocazione della Una dimensione a cavallo tra cesello linguistico, verità urlata per svelare i meccanismi opportuni- invettiva e lascito spirituale, che lo ha impegnato stici della rimozione erano prove che l’I talia non a ricercare nella vita nuove forme narrative, pun- era in grado di affron tare. Scomparso il monito tando a riscrivere il canone occidentale dalle ese- dell’autore, perciò, la rimozione minaccia ora la quie della forma romanzo. Mi disse una volta: «Al- sua letteratura, in scindibile da una passione civile l’università ti insegnano che se Dostoevskij cita un che si vorrebbe minimizzare. La stessa rimozione fucile, quel fucile prima o poi sparerà. Per me, alla un po’ ipocrita che lo faceva sentire un esule e che fi ne può anche non sparare». Quel fucile, nella vita ora lo celebra come «il più portoghese degli scrit- co me in scrittura, per Antonio era una pista, un’a- tori italiani». Quando era forse il più ita liano degli pertura sull’im mensità del possibile. L’Italia, paese scrittori europei. clanico innamorato dell’ideologia, questa libertà aveva diffi coltà a metabolizzarla. E a ca pire l’allegria di in- «La sua radicalità stava nel senso per le occasioni sprecate, dividuo libero e razio- per le esistenze vissute senza essere vissute» nale con cui Tabucchi in dossava la sua coraz- za di carta, impugnava

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7711 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 Le strategie della Francia per difendere le librerie

Stefano Montefi ori, Corriere della Sera, 28 marzo 2012

Cinque anni fa fu Antoine Gallimard a presenta- Di fronte all’avanzata dei vendi tori online, il rap- re un primo dossier sull’editoria, al l’origine poi di porto Cremisi ri badisce che è fondamentale soste- sgravi fi scali per le librerie indipendenti; in questi nere l’attuale, denso tessuto di librerie disseminate giorni è stata Teresa Cremisi, a capo della casa edi- in tutte le città francesi, «altrimenti gli equi libri eco- trice Flammarion, a consegnare al ministro della nomici di tutto il settore potrebbero essere messi in Cultura Frédéric Mitterrand un nuovo rapporto, discussione». intitolato «Sostenere la libreria per consolidare Tra le proposte avanzate, il controllo sulla effettiva l’insieme della ca tena del libro», redatto con la col- osservanza del prezzo unico del libro, la proibizione laborazione tra gli altri dello scrit tore Alexandre alle librerie online di offrire la spedizione gratuita – Jardin e del presidente del Sindacato dei librai, «una forma di concorrenza sleale», ha detto il mini- Matthieu de Montchalin. stro Frédéric Mitterrand durante il Salone del Libro Le elezioni francesi sono alle porte e il clima politi- –, iniziative a livello locale per coinvolgere assieme co è di incertezza, ma il rapporto Cremisi si propone scuola e librerie e un sistema più effi cace per garan- come una «cassetta degli attrezzi» per governare il tire tempi minimi di at tesa dall’ordinazione di un ti- futu ro prossimo dell’editoria, chiun que verrà chia- tolo all’arrivo in negozio, in modo da fare fronte alla mato a farlo. Il contesto è di grandi trasformazioni: concorrenza delle librerie online che ormai garanti- negli Stati Uniti la prima catena di librerie, Borders, scono la consegna il giorno successivo all’acquisto. è stata spinta al fallimento dal successo delle catene Il rapporto propone poi di mettere allo studio altre online, e il timore è che anche in Francia – uno dei forme di sostegno economico ai librai, come facili- più importanti mercati editoriali al mondo – la rete tazioni per l’affi tto dei locali. di negozi possa subire i contraccolpi di un operatore come Amazon che, basato in Lussemburgo, cerca di aggredire quote di mercato approfi ttando della sua extraterritorialità. «La libreria è al cuore dei valori culturali condivisi dai francesi» si legge nel rapporto «e anche al cuore della creazione del valore nella ‘‘catena del libro” in Francia. Senza la libreria, il libro non avrebbe una tale visibilità, e un titolo che si vede meno ha minori possibilità di essere venduto. La libreria è quindi una delle molle essenziali della vitali tà della prima indu- stria culturale francese».

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7722 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 Una maestra di coerenza

— Poeta e saggista, testimone critica della storia del Novecento, fi gura amata e rispettata dal movimento delle donne, Adrienne Rich è scomparsa l’altro ieri a Santa Cruz in California. Aveva 82 anni, non si è stancata di cercare il magico punto di convergenza tra la scrittura e l’impegno

Paola Bono, il manifesto, 30 marzo 2012

Adrienne Rich, sessant’anni anni di poesia: coerenze di tanta quotidianità femminile, la fatica inane di Zia e mutamenti che costeggiano e modifi cano la storia Jennifer che ricama tigri lucenti mentre sulla mano della poesia statunitense (e per molti versi della poe- le grava massiccio e l’imprigiona l’anello nuziale: sia tout court), muovendo da una scrittura assai curata «Quando la Zia sarà morta, le sue mani terrorizza- e per così dire «tradizionale», che è stata ricondotta te si poseranno / Ancora inanellate dalle ordalie che all’infl uenza di Auden e Yeats – inevitabile esempio l’hanno domata. / Le tigri nel pannello che lei fece / è la sua prima raccolta, A Change of World, pubbli- Continueranno a impennarsi, orgogliose e impavide». cata dopo aver vinto nel 1950 lo Yale Younger Poets Il «comodo campo di concentramento» di cui parla Award – a lavori che, a partire dagli anni Sessanta, Betty Friedan in La mistica della femminilità, quell’in- sempre più mettono in questione ogni regola, sul pia- sieme di modelli e doveri e restrizioni e «privilegi» no formale e nei contenuti apertamente femministi che potentemente incanalavano l’esistenza delle e di forte impatto politico. Eppure già in quel volu- donne, saranno poi chiamati in causa anche in Istan- me, così attento a metro e rime, così apparentemente tanee di una nuora (1967), impietoso ritratto di vite aderente alle convenzioni poetiche, una infrazione rinchiuse in cui la mente va «in disfacimento come tematica metteva in primo piano l’ottusa pesantezza una torta nuziale, / appesantita d’inutile esperienza»;

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7733 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 riconoscere l’errore compiuto accettando quelle re- riconoscendo un «continuum lesbico» che non neces- gole e così sfuggirvi implica un duro prezzo – «Una sariamente include le scelte sessuali – per quanto esse donna che pensa dorme coi mostri» – ma anche la debbano trovare libera espressione, sfuggendo al dik- possibilità di un futuro diverso. tat di una «eterosessualità obbligatoria» – ma che cer- Sempre nelle poesie, che aprendosi al linguaggio col- tamente prevede il riconoscimento della centralità di loquiale andranno a sperimentare inedite cadenze e mediazioni femminili; la «re-visione» dell’eredità cul- fratture, e anche nei saggi, che da un lato chiarisco- turale del patriarcato, da guardare con occhi consape- no la sua visione culturale e poetica, e dall’altro più volmente «differenti» si è rivelata fruttuosa e liberato- ria, portando a riletture e riscritture molteplici di testi e fi gure del pas- sato; resta cogente l’in- «Rich ha intrecciato il racconto e l’analisi delle sue espe- vito a essere «infedeli rienze a un lucido esame delle dinamiche sociopolitiche» alla civiltà», di cui Rich parlava nel 1978 guar- dando alla questione del rapporto tra donne nere e bianche, e che si può considerare quasi esplicitamente rifl ettono su tematiche sociali, spesso una riformulazione, in tempi di coinvolgimento nel affrontando questioni di scottante attualità, Rich ha potere delle donne, in molta parte del mondo non più intrecciato il racconto e l’analisi delle sue esperienze a escluse da cariche pubbliche, della chiamata all’estra- un lucido esame delle dinamiche sociopolitiche. neità di Virginia Woolf; e mentre ancora per tante Si è fatta così testimone critica della storia del No- giovani donne troppo diffi cile rimane il «doppio sì», vecento e del diffi cile passaggio di millennio – fi no la possibilità di avere fi gli e un lavoro senza essere a defi nirsi nel 2001 «una scettica americana», ancora penalizzate, continua a parlarci la lucida durezza con convinta che si possano e si debbano cercare giusti- cui in Nato di donna, a partire dalla diffi coltà esperite zia e dignità, e però così delusa dal ruolo «demora- co me giovane poeta madre di tre bambini, interroga e lizzante e destabilizzante» che gli Stati Uniti hanno decostruisce le istituzioni del matrimonio e della ma- avuto a tal proposito da vedere «in uno scetticismo ternità e i loro meccanismi alienanti. appassionato, né cinico né nichilista, il terreno da Non il distacco di una torre eburnea, ma l’essere pre- cui proseguire» questa ricerca. sente e partecipe della Storia senza che ciò cancelli Voce amata e rispettata del movimento delle donne il valore della quotidianità e gli insegnamenti del- statunitense, Rich è stata signifi cativa per il pensiero l’esperienza; non l’anelito a una serena imparzialità da femminista anche in Italia – dove forse la sua ela- cui distil lare poesia, ma l’accettazione creativa della borazione teorico-politica è stata più nota della sua rabbia che nasce di fronte a ingiustizia e oppres sione; poesia, che pure «tuffandosi nel relitto» (Diving into non la ricerca di un’arte fi ne e metro di sé stessa, ma the Wreck, 1973) indaga a fondo le oscure profondità il continuo affondare nelle vicende della propria vita dell’esperienza femminile, la necessità di essere «per e in quelle del mondo, cercando di trovare il magico codardia o coraggio / quella che troverà la via / per punto di convergenza tra poesia e impegno sociale – entrare di nuovo in scena / con un coltello e una sono questi i giochi di equilibrio in cui Rich si è pro- macchina fotografi ca / un libro di miti/ in cui / non vata tutta la vita, diventando per donne e uo mini una compaiono i nostri nomi». maestra di coerenza, per le donne una voce che a loro In particolare, vanno ricordate le sue rifl essioni dava voce, e lasciando a chi ama la poesia un opus ric- sull’importanza di privilegiare le relazioni tra donne, co e meraviglioso per consolarsi della sua scomparsa.

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7744 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 Vogliamo venderli questi libri?

— «Non basta pubblicare buoni libri, il punto d’arrivo è il lettore e bisogna semplifi care l’offerta, renderla più attrattiva e riconoscibile per far scoprire ogni titolo al maggior numero possibile di persone» dice Laura Donnini, direttore generale di Edizioni Mondadori da un anno. Ecco perché ha cambiato il modo di lavorare, rivisto l’immagine delle collane, inventato nuovi marchi, ripensato la comunicazione

Dina Bra, Prima comunicazione, 31 marzo 2012

Fra i molti dati diffusi negli ultimi mesi sulla vendi- più aggressiva, capace di aprire nuovi fronti di con- ta dei libri ce n’è uno che ha particolarmente colpito fronto (ad esempio il prezzo di copertina) e dove chi lavora nell’industria editoriale. Secondo l’Istat, nuovi attori provenienti dal mondo digitale tentano nel 2011 sono stati «persi» 723 mila lettori rispet- di imporre re gole diverse. to all’anno precedente, il 61,8 per cento dei quali, Nello scorso numero di Prima abbiamo cominciato ha commentato Giovanni Peresson dell’Aie, erano a indagare sulla trasformazione dell’editoria libraria lettori forti, cioè da più di un libro al mese. Lettori intervistando Alessandro Bompieri, direttore ge- che hanno smesso di comprare libri causa crisi eco- nerale della Rcs Libri. Ora proseguiamo con Laura nomica o, almeno in parte, lettori già migrati verso Donnini, direttore generale delle Edizioni Monda- l’e book? La risposta non c’è, ma la questione è em- dori, una manager che ha cominciato la sua carriera blematica del momentaccio che l’editoria libraria sta nel mondo del largo consumo (due anni e mezzo attraversando. alla Manetti & Roberts, dieci alla John son Wax Come ogni prodotto culturale che nasce dal pen- anche con incarichi di livello europeo, pochi mesi siero e dalla parola, il libro oggi è sottoposto a una alla Star) per poi approdare all’editoria: dal 2001 fortissima tensione verso un futuro che impone di al dicembre 2007 direttore generale di Harlequin ridefi nire sia i processi di lavorazione e di diffusione Mondadori, dal 2008 amministratore delegato di sia le regole che fi nora hanno governato l’industria Piemme (una delle case editrici del gruppo Monda- editoriale. Con un’accelerazione che ancora non dori) fi no all’attuale nomina nel marzo 2011. sappiamo quanto sarà veloce perché condizionata Edizioni Mondadori è una grande casa editrice da fattori esterni come l’evoluzione della tec nologia generali sta e l’asse portante della divisione Libri Tra- digitale e del suo consumo. Gli editori da anni de di Mondadori è condotta da Riccardo Cavallero. stanno facendo moltissimo per affrontare questa Nel 2010 ha fattura to 132,9 milioni di euro, qui è trasfor mazione, con un lavorio che sta cambiando concentrata sotto la direzione di Antonio Riccardi la dall’interno e in profondità le grandi aziende edi- produzione dei tascabili con gli Oscar e, dallo scorso toriali. A chi ci lavora e soprattutto a chi le governa anno, con Numeri Primi che pe sca i suoi titoli dal ormai sono richieste competenze ben più articolate catalogo di tutte le case editrici del gruppo; qui na- di un tempo. E il compito non è facile perché, senza scono i preziosi Meridiani diretti da Renata Colorni, abdicare al ruolo di produttore e divulgatore di cul- le grandi collane di narrativa di cui è direttore edito- tura e di conoscenza, chi fa libri ora deve imparare riale Antonio Franchini, la saggistica curata da Fran- a mantenere il livello di redditività facendo i conti cesco Anzelmo, l’arcipelago della varia governato da con entrate, costi e investimenti più frammentati e Gabriella Ungarelli, la miriade di libri per bambini e differenziati; ma anche a reggere una concorrenza ragazzi di cui si occupa Fiammetta Giorgi.

rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7755 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 E da qui naturalmente escono i megaseller e i bestsel- e nutrita. Come ha conciliato questa necessità con suo ler, non solo dal serbatoio della narrativa ma anche da approc cio manageriale? quello della varia, come dimostra il libro in cima alla Uno degli sforzi maggiori che ho fatto e farò è quel- top ten del 2011, Le prime luci del mattino di Fabio lo di mettere insieme una squadra. Mi vedo come Volo; 750 mila copie vendute da ottobre a oggi. un allenatore, e a che serve avere cento talenti indi- Nel suo primo anno a Segrate Laura Donnini, con viduali se poi non si riesce tutti assieme a fare gol? il suo tono pacato ma deciso, ha cominciato a svec- Così ho introdotto dei team dedicati alle diverse chiare, innovare, ripulire la produzione della casa aree, narrativa, saggistica, varia, ragazzi. Fin dall’i- nizio si lavora tutti assieme su un libro, più o meno sei mesi «Siamo costretti ad agire in maniera strabica: guardando prima della pubblica- in avanti verso il digitale e guardando all’oggi, ma anche zione: l’editor raccon- alla tradizione, per non perde re la capacità d’innovare ta i contenuti a mar- keting, commerciale, da un punto di vista strettamente editoriale» comunicazione, digi- tale. In questo modo il grafi co comincia ad avere un’idea sulla co- editrice cambiando tutto il cambiabile: nel modo di pertina, il marketing pensa a quali iniziative fare, il lavorare, nel modo di concepire e presentare le colla- commerciale valuta quante copie tirare. Dopo un ne, nella promozione e nella comunicazione. mese ci si ritrova e marketing e comunicazione pre- «Viviamo una fase di transizione molto seria e dob- sentano al gruppo il piano di lancio, e lì si discute e biamo interrogarci su come affrontarla», dice. «Sia- si decide quali operazioni fare: ad esempio se, quan- mo costretti ad agire in maniera strabica: guardando to e come coinvolgere il web. A un mese dal lancio ci in avanti verso il digitale e guardando all’oggi, ma rivediamo per la messa a punto fi nale. Il princi pio è: anche alla tradizione, per non perde re la capacità partecipazione, condivisione, comunicazione. Nelle d’innovare da un punto di vista strettamente edi- riunioni spesso vengono fuori in maniera inaspettata toriale. Mondadori è l’editore italiano più grande e delle idee geniali. La revisione di alcune aree o col- più generalista, il nostro primo compito è garantire lane, compresa la Sis, è cominciata in questo modo, agli autori, che sono il nostro patrimonio, la mas- mettendo a fattor co mune in maniera strutturata le sima visibilità, ognuno va tutelato e valorizzato in diverse informa zioni, che ognuno ha sviluppato se- tutti i modi possibili. Il punto d’arrivo naturalmente condo le sue competenze per poi ricondividerle con è il lettore, cercando di far scoprire il singolo libro al il gruppo. Continuiamo a dirci che dobbiamo ascol- mag gior numero di persone. Per questo è necessario tare i lettori, ma se non cominciamo ad ascoltarci fra essere più attrattivi e più specifi ci in ogni colla na: di noi diventa davvero diffi cile affrontare questa fase dobbiamo semplifi care l’offerta, renderla più rico- ancora così complessa. noscibile e anche ridurre il numero di titoli perché c’è un problema di visibilità fi sica e di assorbimento Complessa anche dal punto di vista economico, vista nel mercato». l’erosione delle vendite negli ul timi sei mesi dello scorso anno. Per Edizioni Mondadori come è andata? E per raggiungere questi obiettivi che ha introdotto Abbiamo sofferto, come tutti, mantenendo però la una nuova organizzazione del lavo ro? Non è facile in leadership con una quota del 13,2 per cento, mez- un ambiente come quello edi toriale dove le sensibilità zo punto in meno rispetto al 2010, e portando nel- culturali dei singoli sono una ricchezza che va tutelata la classifi ca dei cento libri più venduti 25 titoli. Lo

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7766 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

considero comunque un anno positivo, anche per il Comunque il prezzo basso ormai è una realtà con cui grande risultato di Numeri Primi, il nuovo marchio tutti gli editori devono fare i conti. Anche voi avete ap- di trade paper back di tutte le sigle del gruppo, che pena lanciato una collana, le Libellule, a 10 euro. ha venduto più di due milioni di copie introducendo Sì, però è fi glia di un altro ragionamento. Sappia- nel ciclo di vita del libro una nuova edizione a cavallo mo che molti dei nostri autori si divertono a scrivere tra hard cover e tascabile. Ma non c’è dubbio che nel racconti o storie brevi, quindi l’idea è stata di costru- 2011 il mercato abbia subito grandi trasformazioni, ire un contenitore di narrativa di qualità, con libri soprattutto a partire dall’estate con un calo delle ven- ben vendibili e molto curati nella confezione. Le Li- dite che poi ha portato a un dicem bre diffi cile: il 15 bellule sono delle chicche, libri lievi, poliedrici, con i per cento in meno, ci dicono i dati di Nielsen, con quali offriamo narrativa d’autore al giusto prezzo. E una chiusura dell’anno che ha visto un decremento la nostra non è una risposta a Newton Compton, ma a valore dell’1,3 per cento. Le ragioni sono tante: la a un’esigenza dei lettori e degli autori con una nuova mancanza di megaseller, l’abbassamento del prezzo collana coerente e a un prezzo, 10 eu ro, che ritengo medio di copertina, l’entrata in vigore a settembre sia garanzia di un posizionamento di qualità. della legge Levi che purtrop po, unita a questo con- testo economico, ha contribuito al calo di fatturato A gennaio avete rilanciato la vostra grande collana di riducendo la possibilità di fare promozioni. narrativa, la Sis, Scrittori ita liani e stranieri. Nel li- bro dedicato agli ultimi dodici anni della Sis, il direttore Sull’abbassamento del prezzo di copertina l’opinione è editoriale della narrativa Mondadori, Antonio Fran- che all’origine ci sia una nuova politica editoriale che chini, ripercorre la storia di questa collana ideata nel ha la sua punta di diamante nella Newton Compton, 1968 da Vittorio Sereni, ragiona su cosa signifi ca fare con i suoi romanzi a 9,90 euro che l’anno scorso si sono una collana e dice: «Le collane, come gli esseri umani, in- ben piazzati in classifi ca. Lei che è un’esperta di libri a vecchiano». Ora la Sis ha un formato più grande, nuove grande tiratura come giudica questo fenomeno? copertine e, a seconda del titolo, la confezione morbida o Come il risultato di un ottimo modello di business, hard cover. Qual è messaggio al lettore? nato da scelte diverse dalle nostre ma ottimo: autori Che abbiamo reso meno rigida la nostra offerta non conosciuti, chiara riconoscibilità nel publishing, editoriale. Partiamo ancora una volta dal principio prodotto molto visibile, prezzo vantaggioso. New- che il libro va portato, avvici nato, al lettore. Quin- ton Compton ha reso dignitoso il romanzo di genere indifferen- ziato dandogli una «Continuiamo a dirci che dobbiamo ascoltare i lettori, bella confezione; ha ma se non cominciamo ad ascoltarci fra di noi diventa posizio nato i libri al davvero diffi cile affrontare questa fase ancora così prezzo del paperback con una confezione complessa» da hard cover; ha fatto un’operazione virtuosa di promozione cer- cando di guadagnare la massima visibilità nei punti di bisogna agire su tutti gli aspetti segnaletici: il vendita e facendo assaggiare i libri ai lettori attra- formato, la confezione, la copertina, il prezzo. Nel- verso gli estratti distribuiti con diversi settimanali. E la Sis convivono autori di riconosciuto valore let- poi c’è il tar get, ben selezionato perché formato da terario, grandi autori anche per numero di copie lettori forti, avidi, come lo sono quelli di romanzi di vendute, e voci nuove. In Mondadori la narrativa ge nere, in particolare rosa. è sempre stata pubblicata in hard cover, mentre la

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7777 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 confezione morbida segnala libri dal tono più fre- alle diverse collane. L’obiettivo è mantenere la quali- sco. Con Franchini abbiamo voluto fare un passo tà e la specifi cità editoriale cercando però di rendere avanti ragionando in modo più libero sui contenu- anche questi libri più accessibili al grande pubblico, ti: perché non decidere di volta in volta a seconda meno aulici e calati dall’alto. Ad esempio Le Scie, dell’opera, indipendentemente dal rilievo e dalla che è una collana di storia, sta uscendo ora con un notorietà dell’autore? La veste grafi ca è uguale nel- publishing completamente rinnovato, dal formato le due confezioni, nuova e ben riconoscibile. E la alla copertina: anche in questo caso la direzione è fl essibilità tocca anche il prezzo: prima la gamma verso un prodotto fi sicamente più ricco e più attra- ente. Le Frecce – dove abbiamo pubblicato Sanguisughe di Mario «C’è una fi sicità del libro che abbiamo voluto esaltare. Giordano, nel 2011 In un mondo che con il digitale va verso la smaterializza- il secondo libro più zione per contrasto attribuiamo al prodotto fi sico venduto della nostra saggistica dopo la bio- una sua im portanza» grafi a di Steve Jobs – è una collana d’interven- ti sui temi caldi dell’at- tualità con toni forti, andava dai 18 ai 25 euro, adesso è tra i 15 e i 25. provocatori. Quest’anno abbiamo lanciato uno spin off, Piccole Frecce, primo titolo Troppe coincidenze In quanto a segnaletica, sulle coperti ne della Sis avete di Giuseppe Ayala, che ha la stessa logica editoriale usato un messaggio potente: per la prima volta compare ma raccoglie libri più snelli e veloci. È il corrispetti- il marchio della rosa con il motto «in su la cima», pre- vo delle Libellule nella saggi stica. Poi c’è Strade Blu so dal XIII canto del Paradiso di Dante e simbolo del- che già aveva un’impostazione precisa: è una collana la Mondadori da quando, nel 1934, fu inaugurato sui che si rivolge a un pubblico cultu ralmente progres- Classici italiani. Come dire: caro lettore, questo è un li- sista, colto, abbastanza giovane, e dà alla saggistica bro Mondadori e qui c’è valore letterario vero. Ma il una mo dalità di espressione collo quiale e un taglio formato più grande e questa cura per la confezione cosa quasi narrativo. Due dei nostri mag giori successi di signifi cano? saggistica dell’anno scorso sono usciti da Strade Blu: C’è una fi sicità del libro che ab biamo voluto esaltare. Cosa tiene accese le stelle di Mario Calabresi e Alla mia In un mondo che con il digitale va verso la smate- sinistra di Federico Rampini. rializzazione per contrasto attribuiamo al prodotto fi sico una sua importanza. In generale, come va la saggistica in questo periodo? Bene, l’anno scorso complessivamente il mercato Edizioni Mondadori ha anche diverse collane di sag- è cresciuto dell’uno per cento. E per noi è andata gistica sotto la direzione editoriale di Francesco Anzel- molto meglio: più 9 per cento. Ma un altro setto re mo. È un settore parecchio cambiato negli ultimi anni, che ci sta dando soddisfazioni è quello dei libri per soprattutto per l’irru zione di libri molto legati all’at- bambini e ragazzi, l’unico segmento in crescita in tualità e fi rmati da giornalisti noti. Anche voi ne avete Italia e nel mondo. E anche qui abbia mo fatto una pubblicati alcuni di successo: per un editore generalista piccola rivoluzione. or mai è questa la strada maestra nella saggistica? Non direi, tanto è vero che l’anno scorso sulla sag- Si sarà divertita dopo l’esperienza in Piemme con Gero- gistica abbiamo lavorato a tutto tondo, dando una nimo Stilton. Anche se in Edi zioni Mondadori avete una defi nizione più precisa e un’immagine più coerente miriade di collane, da zero a 14 anni, e il grande autore è

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rrs_marzo12.indds_marzo12.indd 7788 111/04/20121/04/2012 111:11:201:11:20 La rassegna stampa di Oblique | marzo 2012

una signora in carne e ossa che con i suoi libri ha nutrito L’ebook però pone problemi nuovi da affrontare con ur- la fantasia di diverse generazioni, Bianca Pitzor no. genza, come continua a ri petere Riccardo Cavallero. Ad Per Bianca Pitzorno c’è un’impor tante iniziativa in esempio la pirateria o la questione del prezzo. Su questo occasione del suo settantesimo compleanno: ripub- lei cosa pensa? blichiamo tutti i suoi libri in catalogo con un’introdu- Il digitale per molti è un terreno di gratuità, invece zione di autori importanti, come , dobbiamo dare il giusto valo re a un prodotto edi- Lella Costa, Fabio Geda, e in una nuova edizione da toriale di qualità che ha un costo di acquisizione e collezione. I primi titoli sono in uscita per la Fiera del di cura in tutte le fasi della lavorazione e che per libro per ragazzi di Bologna, e ne approfi tto per dire gli autori deve essere remunerativo. Intanto stiamo che Pitzorno è candidata al Premio Andersen, il prin- digitalizzando il catalogo, pubblichiamo i nuovi ti- cipale riconoscimento in questo campo, i cui vincitori toli anche in ebook, facciamo prodotti nuovi come sono annunciati al termine della Fiera. Stiamo cer- gli ebook enhanced e cominciamo a immaginare libri cando di valorizzare al massimo il nostro patrimonio che nascono già digitali. Ad esempio instant book di autori perché nell’editoria per ragazzi il catalogo su temi di strettissima attualità. Insomma, direi che conta parecchio. Ma di fatto abbiamo rivisto l’inte- proviamo a pensare in maniera diversa. ra offerta editoriale: razio nalizzazione delle collane; nuove iniziative nella fascia prescolare con le novelle Uno dei problemi aperti è come co municare in maniera e le storie a marchio Richard Starry; il rilancio con effi cace con i lettori: anche lei pensa che la palla passerà una nuova grafi ca dei Sassolini, la collana che si rivol- ai social media? ge ai bambini della scuola primaria; la revisione della Il web e i social network ormai fanno parte del pa- collana Contemporanea dove pubblichiamo i libri per norama editoriale. Prendiamo il caso di Sonia Pero- ragazzi dei grandi autori, da Calvino a David Gros- naci e del suo Giallo Zafferano : noi abbiamo pubbli- sman; il lancio degli Oscar Junior Classici. cato il libro di ricette di Sonia, ma il fenomeno era nato e cresciuto con grande successo sul web. E sulla Uno pensa che i bambini crescano con tablet e smartpho- rete siamo tornati per promuovere il libro, lavoran- ne attaccati alla dita, un po’ è così ma fortunatamente do con i blogger, invitandoli assieme ai librai nella almeno fi no a una certa età il libro non perde il suo fa- reda zione di Sonia dove lei ha cucinato per loro; e scino e la sua funzione. poi con le ricette abbiamo prodotto il nostro primo Non soltan to fi no a una certa età, ne sono abbastanza convinta. Il digitale provoca una «Stiamo digitalizzando il catalogo, pubblichiamo i nuovi rivoluzione di compor- titoli anche in ebook, facciamo prodotti nuovi come gli tamenti, prendiamone ebook enhanced e cominciamo a immaginare libri atto. Le nuove gene- razioni già integra no che nascono già digitali» tutto con scioltezza, per questo penso che il libro non sparirà. Capisco che guardando agli Stati Uniti, dove l’ac- libro enhanced. A me sembra un esempio di come il celerazione è stata tale che l’ebook già vale il 20 per digitale sia una bella opportunità di crescita. Certo, cento del mercato e nella narrativa d’intrattenimento in altri casi è molto più diffi cile ed è inutile nascon- addirittura il 50 per cento, venga un po’ di paura. Ma dersi che si fa un bello sfor zo, ma non dimentichia- come editori adesso dobbiamo lavorare su tutti i fron- moci mai che siamo an cora in face di apprendimen- ti con la stessa forza d’innovazione. to. Anzi, all’inizio dell’apprendimento!

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