REV.

OGGETTO DELL'ELABORATO 1 R.U.P. PROGETTAZIONE GENERALE OGGETTO ³,QQHVWR3DODJLDQR/HQQH0DGRQQDGHOOD6WHOODD,QQHVWR3DODJLDQR6DQ'RPHQLFR´ Dicembre 2019 PROVINCIA DI PROVINCIA DI TARANTO Geom. Gianpiero Santoro SETTORE VIABILITA' SETTORE VIABILITA' Arch. Raffaele Marinotti LAVORI DI RIFACIMENTO DEL PONTE LUNGO LA S.P. 103 FORMATO DATA A4 VERIFICA DI INTERESSE ARCHEOLOGICO PROGETTO DI FATTIBILITA' TECNICA ED ECONOMICA SCALA - PRIMA EMISSIONE RT ATTIVITA' CODICE DOCUMENTO D.Lgs 50/2016, Art. 23 05

PROGETTAZIONE SPECIALISTICA E DI SUPPORTO REV. 00 Dott.ssa Paola Iacovazzo (Museion Soc. Coop.) Geom. Pietro Carlucci Geologia Rilievi topografici e piano particellare di esproprio Archeologia Strutture, Idraulica ed Ambiente Ing. Angelo Micolucci Geol. Donato Perniola REDATTO RT_05 NOME FILE _00.docx VERIFICATO FOGLI APPROVATO PI

LAVORI DI RIFACIMENTO DEL PONTE LUNGO LA S.P. 103 “Innesto -Lenne-Madonna della Stella a Innesto Palagiano-San Domenico”

PROGETTO DI FATTIBILITA’ TECNICA ED ECONOMICA D.Lgs 50/2016, Art. 23

Relazione archeologica

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SOMMARIO

I. PREMESSA 3

II. METODOLOGIA DI STUDIO 6

III. INQUADRAMENTO GEO-MORFOLOGICO 11

IV. INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO 13

V. VALUTAZIONE DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO 18

VI. ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE 20

ALLEGATI  ALL. 1. Carta delle presenze  ALL. 2. Carta della visibilità  ALL. 3. Carta del rischio archeologico

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I. PREMESSA Il presente studio è stato effettuato in sede di progettazione della fattibilità tecnica ed economica dell‟intervento di “Rifacimento del ponte lungo la S.P. 103 innesto Palagiano-Lenne- Madonna della Stella a innesto Palagiano-san Domenico”, al fine di valutare l‟interesse archeologico dell‟area oggetto dell‟intervento. Lo studio è stato condotto dalla dott.ssa archeologa Paola Iacovazzo della MUSEION Soc. Coop. - società accreditata presso il MIBACT (elenco operatori abilitati alla redazione del documento di valutazione archeologica) - secondo le indicazioni contenute nell‟art. 25 del D.Lgs. 50/2016 e sulla base delle più recenti metodologie di indagine applicate all‟archeologia dei paesaggi1 e delle indicazioni operative fornite dal MIBACT (Direzione Generale Archeologia) attraverso la circolare 01/2016.

Progetto Il progetto2 prevede il “Rifacimento del ponte lungo la S.P. 103 innesto Palagiano-Lenne- Madonna della Stella a innesto Palagiano-san Domenico”.

Inquadramento dell’area di intervento su base aerofotogrammetrica

1 APROSIO 2008; CAMBI 2011. 2 La descrizione del progetto è stata desunta dagli elaborati progettuali forniti dal Committente. 3

L‟esigenza infrastrutturale ha origine a seguito dei danni provocati dagli eventi meteorici verificatisi nel territorio della Provincia di Taranto in data 08/09/2003, che hanno determinato la concomitante piena della “Lama d‟Uva” (verso ) e della “Lama di Vite” (verso Palagiano), rientranti nel più vasto bacino della “Lama di Lenne”. L‟onda di piena di notevole forza e consistenza nel suo percorso ha impattato con il rilevato stradale della S.P.103, che interessa trasversalmente l‟intero alveo e con il ponticello esistente, quest‟ultimo di ridotte dimensioni rispetto alla portata idraulica dell‟invaso in tali condizioni. Tale azione ha danneggiato gravemente sia il rilevato stradale esistente che il ponticello in c.a.a tal punto da rendere impercorribile il tratto stradale. Infatti attualmente la S.P. 103 nel tratto interessato è chiusa al traffico. Il progetto elaborato in questa sede rappresenta una soluzione alternativa al progetto inizialmente avviato dalla Provincia di Taranto ed elaborato a livello preliminare e definitivo a seguito di un concorso di progettazione. Tale progetto non è stato realizzato a causa degli eccessivi costi di realizzazione.

Planimetria di progetto

L‟intervento si prefigge lo scopo di ripristinare il collegamento viario preesistente lungo la S.P. 103 con l‟attuale viabilità complanare delle SS 106 dir verso est e con la S.P. 35 verso ovest, attraverso la realizzazione di un nuovo viadotto stradale e delle opere di raccordo viario.

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Gli interventi comprendono quindi la demolizione della esistente opera d‟arte (ponticello) ormai inutilizzabile e delle parti rimanenti di rilevato stradale dove divelto dall‟evento meteorico del 2003.

Il viadotto stradale in progetto si sviluppa secondo uno schema statico classico di lunghezza complessiva di 210 metri ripartiti in n.6 campate da 35 metri ognuna di interasse, secondo una disposizione a cinque pile intermedie oltre alle spalle del ponte. La larghezza dell‟impalcato è di m.14.50 per consentire la realizzazione della sede stradale e dei due marciapiedi laterali. Al fine di minimizzare l‟impatto sul paesaggio, è stato adottato lo schema statico della travata continua su 7 appoggi, che permette di limitare, sfruttando la continuità, l‟altezza complessiva della trave prefabbricata. Le fondazioni delle pile e delle spalle saranno di tipo profondo, costituite cioè da un testa-palo impostato su un gruppo di pali in cemento armato di tipo trivellato, caratterizzati da un diametro pari a 1000 mm e da una lunghezza di circa 23 m.

Il progetto prevede la realizzazione delle opere stradali di raccordo con gli assi stradali esistenti attraverso la rettifica planoaltimetrica del tracciato nonché l‟allargamento della sezione stradale fino a m 10,50 di un tratto di strada per uno sviluppo pari a 140 m circa quasi del tutto su rilevato stradale. Il tratto stradale oggetto di allargamento avrà una sezione conforme a quella di strada extraurbana secondaria del tipo C1 con vp min. 60 e vp max. 100 km/h (secondo il Codice della Strada). Sulla scorta di quanto sopra e di quanto previsto dalle vigenti norme C.N.R. emanate con D.M. 5 Novembre 2001 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, la piattaforma stradale verrà realizzata con una carreggiata composta da una corsia di 3,75 m per ciascun senso di marcia, da due banchine di 1,5 m ciascuna, da due arginelli di 0.50 cm per l‟inserimento dei dispositivi di sicurezza sia in rilevato che in trincea. La nuova sezione stradale sarà realizzata previa demolizione dell‟attuale corpo stradale, l‟asportazione del terreno vegetale e sistemazione a gradoni del rilevato esistente. A monte ed a valle del corpo stradale saranno eseguite opere accessorie di ingegneria tradizionale e naturalistica, finalizzate, da una parte, a scongiurare fenomeni di instabilità ed erosione del terreno (parti in trincea), e, dall‟altra, ad evitare il dilavamento e denudamento dei rilevati relativamente alle zone che saranno ritenute bagnate dalla piena. Verrà previsto inoltre un impianto per la raccolta, regimentazione e trattamento delle acque meteoriche dimensionato per il bacino idraulico del tratto oggetto d‟intervento.

5 II. METODOLOGIA DI STUDIO Lo studio finalizzato alla valutazione del rischio archeologico ha previsto una fase preliminare di esame degli strumenti urbanistici vigenti, della bibliografia specifica e della documentazione di archivio relativa alla porzione di territorio in oggetto, allo scopo di disporre di un quadro il più completo possibile delle modalità insediative del territorio dalla Preistoria all‟età moderna. È stato quindi effettuato uno studio aerofotografico teso ad individuare tutte le anomalie compatibili con l'eventuale presenza di depositi archeologici nei terreni interessati dal progetto. A tali ricerche sono state affiancate valutazioni sulla toponomastica locale e sugli aspetti ambientali e geomorfologici, che possano aver influenzato le modalità insediative nel corso della storia. Al termine dello studio preliminare è stata, quindi, effettuata la ricognizione territoriale sui terreni interessati dal progetto. Tutti i dati raccolti sono stati, quindi, schedati attraverso un apposito database e cartografati su base catastale. Sono state, quindi, elaborate le seguenti tavole: 1. Carta della visibilità 2. Carta del rischio archeologico

Ricerca bibliografica La ricerca bibliografica è stata condotta su pubblicazioni specialistiche che consentono un valido inquadramento del popolamento antico del territorio dalla Preistoria all‟età moderna. La ricerca è stata estesa ad una fascia di ca. 2 km a sud dell‟area di progetto in modo da ottenere una visione più completa delle vicende storiche e delle tracce di frequentazione che hanno interessato l‟area. In particolare, la ricerca è stata effettuata principalmente sulle seguenti pubblicazioni:  Notiziario delle attività di tutela della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia.  Atti del Convegno di Studi sulla Magna Grecia.  A. FORNARO, Provincia di Taranto: ricerche sull’assetto del territorio, Manduria 1981. I siti identificati nel corso della ricerca bibliografica sono stati cartografati nella CARTA DELLE PRESENZE (ALL. 1).

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Analisi dei vincoli L‟analisi dei vincoli è stata condotta sul nuovo piano paesaggistico (PPTR) della Regione Puglia approvato con DGR 176/2015 e aggiornato alle rettifiche apportate con DGR n. 240 del 08/03/2016 e DGR n. 1162 del 26/07/2016. In particolare sono state esaminate sia le componenti geomorfologiche che quelle culturali e insediative, tra le quali sono censite le zone di interesse archeologico ai sensi dell'art. 142, comma 1, lett. m) "Zone di interesse archeologico" del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. "Codice dei beni culturali e del paesaggio" e ulteriori contesti, quali le città consolidate e le testimonianze della stratificazione insediativa (art 143, comma 1, lett. e del Codice), tra i quali sono censiti anche i tratturi e le aree a rischio archeologico. Dall‟analisi del PTTR risulta che nell'area d'intervento non ricadono aree a vincolo archeologico.

Aerofotointerpretazione Lo studio aereofotografico applicato alla ricerca archeologica affonda le sue radici già nella metà del secolo scorso, attraverso l‟analisi delle strisciate fotografiche eseguite per scopi militari. Pionieri della materia sono stati J. Bradford3 e Schmiedt4 che, attraverso l‟interpretazione delle anomalie riscontrate sui fotogrammi e lo studio stereoscopico, formulavano ipotesi sulla possibile esistenza di insediamenti antichi. In tempi recenti F. Piccarreta e G. Ceraudo5 hanno dedicato studi approfonditi sulla fotointerpretazione della viabilità e dei centri abitati antichi. Osservando le fotografie aeree è possibile individuare diversi tipi di tracce: da umidità, da vegetazione, da alterazione nella composizione del terreno, da microrilievo, nonché da sopravvivenza. Tutte le anomalie vengono poi verificate tramite ricognizioni di superficie che, nella maggior parte dei casi, confermano le ipotesi formulate. Nel corso dello studio sono state consultate le ortofoto b/n disponibili sul Portale Cartografico Nazionale. Esse, in ogni caso, non hanno restituito tracce riconducibili ad azioni antropiche di età antica.

Ricognizione territoriale La ricognizione territoriale è stata condotta nel mese di dicembre 2019 in condizioni climatiche miti e con cielo nuvoloso. Il survey è stato effettuato nei terreni interessati dal progetto ed in quelli immediatamente adiacenti, su una fascia complessiva pari a m 50 NS x 400 EO . La

3 BRADFORD 1957. 4 SCHMIEDT 1971. 5 PICCARRETA-CERAUDO 2000. 7

ricognizione sistematica è stata effettuata in modo da garantire una copertura uniforme e controllata di tutte le zone ricadenti nel contesto indagato. L'obiettivo della copertura uniforme, che è uno dei tratti caratteristici della ricognizione sistematica, è stato perseguito percorrendo a piedi i terreni ricadenti nella fascia individuata. La ricognizione è stata effettuata con una squadra di 3 archeologi che hanno percorso i campi per linee parallele e a intervalli regolari di m 10. L'individuazione delle aree ricognite con la relativa indicazione del grado di visibilità è stata riportata nella cartografia allegata (CARTA DELLA VISIBILITÀ - ALL. 2). Scopo precipuo della ricognizione è stato quello di individuare, attraverso l‟esame dei terreni, tutte le evidenze archeologiche eventualmente presenti. Per ogni area si è provveduto a realizzare una documentazione fotografica atta a supportare la parte descrittiva dei luoghi. Tutte le aree individuate sono state ubicate utilizzando lo strumento GPS GarminiQue 360 e posizionate sulla base cartografica di progetto. Particolare attenzione è stata posta alla verifica dei dati ottenuti attraverso l‟esame della documentazione bibliografica e d‟archivio, delle fotografie aeree e dall‟esame preliminare degli aspetti geomorfologici. I dati della ricognizione devono necessariamente essere incrociati con quelli relativi alla visibilità dei terreni riscontrata al momento della ricognizione, la quale è stata sistematicamente registrata. La visibilità costituisce, infatti, un parametro fondamentale nella lettura dei dati, influenzando pesantemente la possibilità di individuare siti archeologici. Alla ricognizione sfuggono, inevitabilmente, molti siti che si trovano in zone non visibili, limitando così l‟ambizione di ottenerne una distribuzione completa. Le condizioni della superficie determinate dalla vegetazione presente e dai lavori agricoli e le dinamiche geopedologiche di erosione e accumulo sono i fattori più frequentemente considerati per valutare il grado di visibilità. L'intensità e il tipo di coltura o vegetazione possono condizionare enormemente la possibilità di vedere la superficie dei terreni. Nel caso specifico si è ritenuto opportuno adottare, per indicare la visibilità dei terreni, una scala compresa tra 1 (visibilità bassa) e 3 (visibilità alta), dove l‟elemento discriminante, a parità di condizioni geopedologiche, è costituito dalla maggiore o minore presenza di copertura vegetale spontanea. Nel corso della ricerca sul campo sono stati registrati, nella maggior parte dei casi, valori di visibilità bassi e medi. Rari i casi con visibilità ottimale. Inoltre, la fascia di terreno pertinente l‟alveo del canale ubicato sul fondo della Lama di Vite non era accessibile in quanto interessata dalla presenza di un folto canneto che impediva il

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passaggio. Anche l‟area ad ovest del moncone del ponte non è accessibile a causa della presenza di un roveto. L‟area ricognita è per lo più pianeggiante con leggera inclinazione in direzione della costa (verso sud). Il terreno di superficie, a matrice argilloso-sabbiosa, si presenta compatto, coltivato a grano (a nord) o incolto (porzione meridionale). Sul terreno non si è riscontrata la presenza di materiali archeologici né di strutture antiche.

Area a sud del ponte vista da est

Canneto e area non accessibile

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Area a nord del ponte vista da est

Panoramica da ovest

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III. INQUADRAMENTO GEO-MORFOLOGICO Il territorio in oggetto ricade nel Foglio 202 della Carta Geologica d‟Italia in scala 1:100.000. Dal punto di vista geologico nella porzione settentrionale affiora il calcare di Altamura, presente in banchi di rocce calcaree compatte, ben stratificate e spesso con diverso grado di fatturazione e carsismo. Il Calcare di Altamura passa verso l‟alto alla Calcarenite di Gravina, costituita da calcareniti massicce e a luoghi stratificata, ricche di fossili rappresentati da frammenti di Briozoi, Echinidi, Molluschi. Al tetto di tali depositi affiorano le Argille subappennine costituite da argille o argille marnoso- siltose, talvolta sabbiose, di colore grigio-azzurro. Lungo le pareti delle incisioni dovute all‟azione erosiva dei corsi d‟acqua (lame) si rinvengono i depositi marini terrazzati (DMT), distribuiti diffusamente quasi per tutto il territorio di Palagiano presentando caratteristiche differenti da zona a zona; sono caratterizzati da sabbie di colore generalmente giallastro a diverso contenuto fossilifero e a luoghi da conglomerati costituiti da ciottoli poligenici. Sul fondovalle delle lame affiorano i depositi alluvionali dal carattere ciottoloso; lungo la fascia costiera si rinvengono invece depositi costieri attuali e recenti: i depositi costieri recenti sono costituiti da un cordone di dune sabbiose alte 18 m. s.l.m. e ricoperte da una fitta pineta. I depositi costieri attuali sono costituiti da dune parzialmente fissate da una copertura vegetale, alte fino a 8 m. s.l.m., e dalla spiaggia emersa sabbiosa; si tratta di sabbie medio-fini.

Stralcio della Carta geologica d’Italia, foglio 202 con legenda 11

Il territorio giace alla base del versante murgiano caratterizzato da un aspetto collinare con pendenze molto elevate, degradando verso l‟attuale linea di costa con direzione nord-sud. Il territorio si presenta pianeggiante con pendenze molto lievi; a luoghi la superficie topografica è resa ondulata da dossi, denominati „givoni‟, che corrispondono ad antichi cordoni di dune costiere consolidate che contrassegnano antiche linee di costa. L‟elemento morfologico più importante è rappresentato da incisioni vallive, con alvei piatti e svasati e profonde una decina di metri appena, che scorrono da nord a sud parallelamente le une alle altre: ad ovest troviamo la lama di Lenne, che in prossimità della costa diventa il Fiume Lenne raccogliendo le acque che ricadono nel territorio di e , ad est si estendono la Lama d‟Uva e la Lama di Vite, sulla quale insiste questo progetto. Il confine meridionale è rappresentato da una fascia litorale di sette chilometri, percorsa da una fitta pineta; il litorale costiero è caratterizzato da una spiaggia bassa, sabbiosa e con pendenze lievi, larga dai 20 ai 30 metri. L‟arenile è protetto dall‟entroterra da dune, fissate parzialmente dalla copertura vegetale e alte 12-13 metri sul livello del mare.

Stralcio dalla cartografia ufficiale IGM

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IV. INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO La porzione di territorio interessata dal progetto è ubicata a sud di Palagiano, al confine tra i comuni di Palagiano (ad ovest) e Massafra (ad est) in località Lama di Vite, nel punto in cui in tale lama confluisce anche la contigua Lama d‟Uva. La ricerca archeologica sul territorio è, come spesso accade, caratterizzata, da una estrema frammentarietà e da una scarsa o nulla programmazione. In una tale situazione i rinvenimenti sono legati alla realizzazione di lavori pubblici, o a segnalazioni di scavi clandestini, raramente a scavi sistematici. Una recente sintesi è stata proposta in una cartografia tematica del territorio, la Carta dei Beni Culturali dei Comuni di Massafra, Mottola, Palagianello, Palagiano (Massafra 2004), a cura di D. Caragnano, C. D‟Auria, P. Iacovazzo, M. Renzelo, che raccoglie tutti i dati noti da bibliografia, nonché gli esiti di ricerche territoriali e di archivio condotte sul territorio da parte della cattedra di Topografia dell‟Italia Antica dell‟Università degli Studi di Bari. Il quadro che emerge da questo studio mostra un territorio intensamente frequentato nell‟antichità. In età classico-ellenistica il territorio ricade nell‟ambito della chora coloniale tarantina come testimoniano i numerosi rinvenimenti di necropoli caratterizzate dall‟adozione di schemi tipicamente greci nelle pratiche funerarie, oltre a resti, spesso indiziati unicamente da raccolte di materiale in superficie, che rinviano a fattorie legate allo sfruttamento agrario del territorio. In età romana l‟area è interessata da un fondamentale intervento infrastrutturale, quale quello rappresentato dalla via Appia, che attraversa il centro urbano di Palagiano. Durante l'età medievale imponente è il fenomeno della civiltà rupestre: numerosissimi insediamenti e chiese costellano, infatti, tutte le gravine che solcano il territorio. Nell‟area in oggetto le attività di archeologia preventiva contestuali ai lavori di ammodernamento della S.S.106, a circa 4 Km dalla costa ionica a NO di Taranto, hanno consentito di individuare in località Galliano (sito n. 1)6 un‟area di necropoli riferibile al tardo Neolitico con elementi Serra d‟Alto – Diana, inquadrabile in via preliminare tra fine V e primi del IV millennio. L‟intervento di scavo si è concluso nel dicembre 2012. In coincidenza dell‟asse della nuova sede stradale si mettevano in evidenza, su un‟area di 378 mq, su un pianoro a margine dell‟antico solco torrentizio Lama di Vite, 10 tombe a grotticella ipogeica, ed una a fossa terragna, ravvicinate tra loro entro uno spazio ben definito e delimitato sui lati sud ed est da segnacoli in calcare. Si ritiene tuttavia che la necropoli sia ben più ampia, estendendosi sui lati nord e ovest del pianoro. Le strutture funerarie erano ricavate nel banco sabbioso affiorante, di colore bruno - giallastro, poggiante su uno strato di sabbie fini, grigie, nel quale poggiava invece il fondo della cella destinata alle deposizioni.

6 http://www.archeologia.beniculturali.it/index.php?it/142/scavi/scaviarcheologici_4e048966cfa3a/331

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Fenomeni erosivi a danno della paleosuperficie originaria, l‟uso ripetuto delle tombe e non ultima l‟incidenza delle moderne attività agricole hanno sensibilmente contribuito al disfacimento delle fragili volte delle celle, conservatesi solo in qualche caso. Attraverso un pozzetto aperto di forma subcircolare, si accedeva nella cella, di forma irregolarmente circolare o ellittica, con ingresso sigillato da una o più lastre monolitiche in pietra o da una struttura di pietre giustapposte, a guisa di muretto. L‟apertura del portello poteva avvenire più volte in funzione di momenti successivi di uso della cella per le deposizioni, il che poteva determinare adattamenti e rifacimenti nella pianta delle strutture. Il rituale funerario presenta nel complesso limitate varianti, ne prevedeva anche l‟uso ripetuto, ma sempre per deposizioni singole. Queste erano collocate in posizione semicontratta in decubito laterale destro, in qualche caso su un letto di piatte basole di pietra, mentre le deposizioni precedenti erano riposte sul fondo, in qualche caso con una selezione di resti. Alcune delle deposizioni erano accompagnate da elementi di corredo di un certo pregio, con ceramiche tipiche del rituale, industria litica scheggiata su selce, strumenti in osso.

La necropoli di loc. Galliano. Foto aerea del sito

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La necropoli di loc. Galliano. Sepolture

Venendo alle fasi storiche, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 1992, in località Lama di Vite (sito n. 2)7, in una zona al limite tra il territorio di Palagiano e quello di Massafra, in seguito al rinvenimento di una tomba all'interno di un agrumeto, sono stati condotti alcuni saggi di scavo. Sono state messe in luce cinque tombe, già depredate: erano del tipo a fossa rettangolare ricavate nel terreno sabbioso, in due casi rivestite da quattro lastroni di carparo, con copertura costituita da due lastroni anch'essi in carparo. Due sepolture hanno restituito un elemento del corredo funerario: la tomba 2 conservava una piccola olpe a vernice nera, mentre la tomba 4 conteneva frammenti di una tazza biansata a vernice nera. Entrambi i reperti hanno consentito di inquadrare questa piccola necropoli alla seconda metà del IV secolo a.C. Nel 20038 nuovi scavi eseguiti nella medesima località in occasione della costruzione del metanodotto Snam “Bernalda-Brindisi” hanno consentito di appurare l'esistenza di due siti di notevole interesse, purtroppo compromessi da interventi moderni. Il primo, sul ciglio meridionale della Lama, era rappresentato da strutture murarie a secco che costituivano le fondazioni di alcuni ambienti di un insediamento di epoca imperiale, frequentato forse fino al II secolo d.C. Potrebbe trattarsi di un nucleo abitativo sorto nelle vicinanze di una villa, i cui rivestimenti parietali in intonaco dipinto sono stati ritrovati in una sacca di scarico.

7 SCHOJER 1994. 8 SCHOJER 2003. 15

Nei muri risultavano reimpiegati spezzoni di blocchi in carparo di provenienza tombale. Questo ha fatto supporre che l'insediamento si fosse sviluppato in un'area precedentemente utilizzata come necropoli; a dimostrazione di ciò, è stato il rinvenimento, all'interno di uno degli ambienti, di una tomba a semicamera formata da lastroni in carparo. Essa conteneva una sola deposizione con corredo composto da un' "oinochoe" e da una tazza biansata a vernice nera, e da una corona funeraria in bronzo dorato con rosette in terracotta, risalenti alla fine del III secolo a.C. Il secondo sito era localizzato sul fondo della Lama a 300 metri di distanza dal precedente. Il luogo era caratterizzato dalla presenza di grossi blocchi in carparo, alcuni dei quali accostati a formare un piccolo basamento rettangolare. Il rinvenimento nell'area circostante di numerosi rilievi relativi al culto di Apollo Hyakinthos e di Demetra hanno fatto pensare ai resti di un sacello con probabile elevato ligneo. L'area sacra era affiancata ad est da un canale con grossi blocchi di carparo, coperti da altrettanti blocchi. Esso fu messo in luce per circa 15 metri e presentava orientamento NS con una forte pendenza verso S, dove, in corrispondenza del sacello, terminava forse con una vasca di raccolta dell'acqua. Accanto al sacello, sul lato nord, è stata individuata una strada con direzione EO che collegava probabilmente le zone interne con quella costiera. Tale asse intercettava il canale in carparo, in parte ricoprendolo e in parte distruggendolo. La mancanza di elementi nel cavo di fondazione del canale non ha consentito di stabilire se esso venne costruito contemporaneamente al sacello, cioè tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. o se fosse già esistente, come potrebbe dimostrare la differenza di quota fra i due elementi.

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Lama di Vite. Canale rivestito in cararo

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V. VALUTAZIONE DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO La seguente valutazione del rischio archeologico tiene conto dei risultati della ricerca bibliografica, fotointerpretativa e dell‟esito dell‟attività di survey realizzata nei terreni oggetto dell‟intervento nel mese di dicembre 2019. La valutazione è stata effettuata sulla base delle indicazioni operative fornite dal MIBACT (Direzione Generale Archeologia) attraverso la circolare 01/2016, in particolare all‟allegato 3. Si propone. per tutte le opere progettuali, un rischio di grado medio: benché durante la ricognizione non siano state rinvenute evidenze materiali di carattere archeologico, la cui assenza peraltro potrebbe derivare dal non ottimale o nullo livello di visibilità riscontrato in molti dei terreni al momento del survey, nonché dalla sopravvivenza dei manufatti stradali preesistenti, non è possibile escludere il rischio di rinvenimenti archeologici sulla base dei risultati delle attività di archeologia preventiva ottenuti nel corso di recenti lavori sia stradali (sito n. 01) che per la posa del metanodotto (sito n. 02) e che hanno dimostrato come la porzione di territorio sia interessata da testimonianze di antropizzazione in età antiche di notevole rilievo. Di seguito, la tabella riepilogativa del rischio archeologico e, in allegato la CARTA DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO (ALL. 3).

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Valore Scala cromatica Grado di potenziale Grado di rischio Esito Opera Impatto accertabile numerico archeologico del sito per il progetto valutazione Indiziato da elementi documentari oggettivi, non riconducibili oltre ogni dubbio all'esatta Medio: collocazione in questione (ad es. dubbi sulla il progetto investe erraticità degli stessi), che lasciano intendere un Viadotto 5 Rischio medio l'area indiziata o le POSITIVO potenziale di tipo archeologico (geomorfologia, sue immediate topografia, toponomastica, notizie) senza la prossimità. possibilità di intrecciare più fonti in modo definitivo. Indiziato da elementi documentari oggettivi, non riconducibili oltre ogni dubbio all'esatta Medio: collocazione in questione (ad es. dubbi sulla Opere il progetto investe erraticità degli stessi), che lasciano intendere un stradali di 5 Rischio medio l'area indiziata o le POSITIVO potenziale di tipo archeologico (geomorfologia, raccordo sue immediate topografia, toponomastica, notizie) senza la prossimità. possibilità di intrecciare più fonti in modo definitivo. Indiziato da elementi documentari oggettivi, non riconducibili oltre ogni dubbio all'esatta Medio: collocazione in questione (ad es. dubbi sulla il progetto investe Opere erraticità degli stessi), che lasciano intendere un 5 Rischio medio l'area indiziata o le POSITIVO accessorie potenziale di tipo archeologico (geomorfologia, sue immediate topografia, toponomastica, notizie) senza la prossimità. possibilità di intrecciare più fonti in modo definitivo.

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VI. ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

APROSIO 2008

APROSIO M. , Archeologia dei paesaggi a Brindisi. Dalla romanizzazione al Medioevo, in Insulae Diomedeae, Bari 2008.

BRADFORD 1957

BRADFORD J, Ancient Landscapes. Study in Field Archeology, London 1957.

CAMBI 2011

CAMBI F., Manuale di archeologia dei paesaggi, Roma 2011.

FORNARO 1981

A. FORNARO, Provincia di Taranto: ricerche sull’assetto del territorio, Manduria 1981.

PICCARRETA- CERAUDO 2000

PICCARRETA F. - CERAUDO G., Manuale di aerofotografia archeologica. Metodologia, tecniche e applicazioni, Bari 2000.

SCHMIEDT 1971

SCHMIEDT G., Atlante aerotopografico delle sedi umane in Italia, Firenze 1971.

SCHOJER 1994

T. SCHOJER, Palagiano (Taranto), lama di Vite, in TARAS, XIV, 1, 1994, p. 155.

SCHOJER 2003

T. SCHOJER, Palagiano (Taranto), in TARAS, XXIII, 1-2, 2003, pp. 235-237.

Direttore tecnico archeologo MUSEION Soc. Coop. Dott.ssa Paola Iacovazzo

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ALL. 1

ELLE PRESENZE ELLE

CARTAD

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ALL. 2

ARTA DELLA VISIBILITA‟ DELLA ARTA C

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ALL. 3

DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO RISCHIO DEL CARTA

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