MEMORIE di LUNIGIANA

di ADRIANA G. HOLLETT

Mulazzo e il divino poeta Fotografie di A. G. Hollett©

2 a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra.

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...Se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII

4 Cenni sulla storia della Lunigiana

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di , Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.

5 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della , mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di ).

6 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti.

7 An outline of the history of the Lunigiana Region

In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of . Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s

8 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the . Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the . Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248.

9 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule.

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Fin dai tempi di Carlo Magno sembra che la Lunigiana, Provincia Maritima Italorum, poi ager lunaniensis,o gran parte di essa, fosse posseduta come feudo o come allodio dagli antenati della famiglia Malaspina conosciuti sotto il nome di Adalberti e anche dei Bonifazi. Scrive il Porcacchi, storiografo del XVI secolo, che nell' 802 Adalberto ottenne da Carlo Magno i possedimenti della Lunigiana. Attraverso i secoli, mentre nelle citta' libere il feudalesimo si andava spegnendo, con la famiglia Malaspina in Lunigiana si era invece rafforzato. Mulazzo nel 1221 era stata scelta da Corrado come centro del suo governo. Non possiamo dire se le fortificazioni della rocca, sede dell'abitazione di Corrado - che per primo della sua dinastia vi si era trasferito stabilmente - fossero gia' esistite almeno in parte, comunque Corrado rafforzo' e fece costruire alte mura, torri e fortificazioni di cui ben poco e' rimasto.

11 La memoria piu' antica di Mulazzo risale al 1202 in un lodo in cui si stabili' che il territorio spettava ai Malaspina. Successivamente nel 1220 l'imperatore Federico II concedeva a Corrado ed Opizzo Mulatium cum tota Curia. Corrado divenne signore di Lunigiana a quarantadue anni, ebbe dalla moglie Costanza Franceschino, Moroello, Federigo, Manfredi e Alberto. Ai primi due venne affidato il governo del feudo essendo Corrado molto spesso impegnato a condurre la proprieta' dei suoi beni nel piacentino. Il suo valor militare lo rese famoso in Italia e venne considerato il primo per reputazione e grado nella sua famiglia. Dante nel canto VIII del Purgatorio ci parla di lui quando incontrando un altro Corrado Malaspina gli fa dire :" Chiamato fui Corrado Malaspina: non son l'antico, ma di lui discesi." Franceschino, suo figlio primogenito, venne mandato in Sardegna a riconquistare i territori malaspiniani e li' venne a mancare nell'anno 1258. Moroello, Federigo e Manfredi furono condottieri valorosi come il padre; Alberto, diversamente dai fratelli, fu uomo di pace. I quattro fratelli condussero assieme il governo del feudo, i primi tre sempre in armi. Nel 1266 i fratelli divisero tra loro il feudo: Moroello divenne signore esclusivo di Mulazzo, Monteregio, Groppoli,e un quarto di Villafranca; Federico la meta' di Villafranca e Lusuolo, e Castevoli; Manfredi ebbe Giovagallo, Lusuolo , Madrignano, Verrucola, Corbellari e meta' di Arcola; Alberto un quarto di Villafranca, meta' di Arcola, alcuni diritti su Mulazzo e i beni della Val Trebbia nonche' la Sardegna. Moroello fece lega con i conti di Lavagna, strinse con essi e la sua famiglia legami matrimoniali,combatte' a fianco del comune di Genova, occupo' Arcola che poi dovette lasciare in mano ai genovesi. Sposato a Berlenda ( Argentina Grimaldi) lascio' Franceschino, Bernabo', Manfredi, Elena e Beatrice. Manfredi divenne unico signore di Giovagallo. Federico sposato ad Agnese del Bosco, obbligato a star lontano dalla famiglia, sempre in guerra tra i parenti della moglie, guardiano di e Vallecchia contro i pisani e i lucchesi,mori' nel 1266 lasciando i figli: Opizzone Tommaso,Guglielmo, Corrado, Brasamonte e Isotta. Alberto, ultimo dei fratelli, poco incline alle armi passo' buona parte della sua vita in Val Trebbia; mori' intorno al 1296 lasciando due figli, Corrado e Moruello, che dal padre erano stati mandati a studiare a Firenze. Alberto Malaspina inviando i propri figli a Firenze, citta' in cui la famiglia possedeva case e poderi,aveva voluto, come richiedevano ormai i tempi, iniziarli alle leggi della cavalleria, alle scienze e ai modi civili. Moroello, grande e potente signore, "vapor di Valdimagra..." nel 1310 fu tra quelli che accompagnarono la discesa di Arigo VII quando discese in Milano a cingere la "corona ferrea".

12 Moruello, figlio di Alberto,e' colui che maggiormente divenne amico di Dante, avendo passato la propria giovinezza a Firenze ed essendo quasi coetaneo del Poeta; infatti Moroello era nato nel 1266 e Dante nel 1265; le due famiglie essendo di eguale condizione civile e forse dello stesso partito aveva accomunato i due uomini in una amicizia che resse fino alla morte. E della morte dell'amico Moroello Dante sciolse elogi nella sua Divina Commedia e parlando della famiglia Malaspina scrisse .... La fama che la vostra casa onora Grida i signori e grida la contrada, si che ne sa chi non vi fu ancara. Fu in conseguenza di questa amicizia e molte ragioni che interessavano a Dante per non allontanarsi da Firenze, che nel 1306, venne in Lunigiana a Mulazzo e dimoro' ospite in una casa e nella Torre di cui oggi porta il nome. E' in questo anno, 1306, nel mese di ottobre che il poeta a nome di Franceschino, Moroello e Corrado divenne ambasciatore di pace presso il vescovo di Luni Antonio da Camilla. Pace che che perduro' nel tempo. I Malaspina ressero le sorti el feudo fra alterne vicende per almeno sei secoli, ma la sua unitarieta' aveva subito una frattura quando nel 1266 i figli di Corrado Malaspina, Moroello, Manfredi e Federico si divisero il territorio di Mulazzo creando i nuovi feudi di Giovagallo, Villafranca e Mulazzo. La dinastia dei Malaspina si chiudera' con Azzo Giacinto III all'arrivo delle truppe napoleoniche. In seguito i territori passarono sotto l'influenza dei francesi che portarono un un periodo di grande tranquillita' ma non di grande viluppo. In questo periodo il marchese Alessandro si distinse come circumnavigatore per il re di Spagna Carlo III. Alessandro Malaspina nacque a Mulazzo il 5 novembre 1754 dal marchese Carlo Moroello Malaspina e da Caterina Meli Lupi dei principi di Soragna. Nel 1572 si trasferi' con la famiglia a Palermo presso lo zio di Caterina il marchese Fogliani Sforza d'Aragona vicere' di Sicilia. Dopo il breve soggiorno palermitano compi' i propri studi, dal 1765 al 1773, al Collegio Clementino. Entro' poi nell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme, soggiorno' a Malta un anno e fece la sua prima esperienza di navigatore nel Mediterraneo. Nel 1774 fu ammesso alla Real Armada e col grado di guardiamarina entro' nell'Accademia di Cadice. Imbarcato sulla fregata santa Teresa nel 1775 partecipo' a spedizioni e all'assedio di Algeri. Dal 1777 al '79 Alessandro compi' il suo primo viaggio alle Filippine e nel 1780 prese parte alla battaglia di Capo Santa Maria contro l'Inghilterra. Dopo ripetuti viaggi nelle Filippine e partecipando a numerosi scontri a Gibilterra inizio' ad occuparsi di cartografia delle coste spagnole. Nel settembre del 1788 propose al governo spagnolo l'organizzazione di una spedizione scientifica per visitare i possedimenti spagnoli in America e Asia.

13 La spedizione composta da due corvette salpo' da Cadice nel 1789. Nel 1791 ricevette l'ordine dalla Spagna di cercare un "passaggio a nord-ovest" per cui dopo aver esplorato le coste dell'Alaska il Malaspina trascorse un mese nell'avamposto spagnolo di Nootka sull'isola di Vancouver e poi torno' in Messico. Dopo aver fatto esplorare gli stretti di Juan de Fuca e di Georgia nel 1794 la spedizione rientro' a Cadice. Nel 1795 fu nominato brigadiere d'Armata ma tentando di influenzare il governo con proposte che non ne avevano incontrato il favore, Malaspina venne arrestato con l'accusa di complotto verso lo stato e imprigionato. Durante gli anni della segregazione , 1796-1802, Alessandro scrisse saggi economici e filosofici. Verso la fine del 1802, per l'interessamento di Francesco Melzi d'Eril, vicepresidente della Repubblica Italiana, venne rilasciato ma dovette immediatamente lasciare la Spagna. Alessandro Malaspina " il navigatore" rientro' in Lunigiana, si stabili' a dove mori' nel 1810. Per concludere,Mulazzo, piccolo stato autonomo dal 1550 e sovrano fino al 1797, fu governato congiuntamente da due linee familiari Malaspina fino all'abolizione dei feudi imperiali in Italia. Dopo il congresso di Vienna la situazione divenne incerta e i diversi centri locali si schierarono con potenze locali ma dopo alcuni decenni Mulazzo entro' nel regno sabaudo.

L'unico stemma dello spino secco sopravvissuto a Mulazzo.

14 La prima immagine di Mulazzo e' quella dei due arditi archi un tempo a sostegno dell'acquedotto per il castello.

15 La famiglia Malaspina di Mulazzo.

La linea primogenita di Mulazzo, principale castello dello spino secco, tenne sempre il marchesato di Mulazzo fino all'abolizione dei feudi e si estinse con il marchese Alessandro Malaspina (1810) conosciuto come " il navigatore ", celebre politico e cartologo. Il machesato sovrano dal 1266 al 1797, si estese con varie acquisizioni anche su Pozzo, Monteregio, Montarese e Castagnetoli (dal 1746), Godano, Calice, Veppo e Madrignano (questi tre ultimi dal 1710 fino al 1772 quando per difficolta' finanziarie furono venduti al Granducato di Toscana). Nel XVI secolo si distaccarono temporaneamente le linee di Madrignano e Monteregio e il feudo di Mulazzo fu governato fin dalla seconda meta' del XVIII secolo da due linee familiari conosciute come i" Malaspina del castello" e "Malaspina del palazzo".

16 Linea dei Marchesi di Mulazzo Moroello III 1355 Antonio 1365-1406 Azzone 1473 Cristororo 1511 Azzone II Gian Paolo 1517 e Gian Cristoforo 1574 Leonardo 1605 e Anton Maria 1600 Gian Vincenzo 1623 Ottavio 1646 e Anton Maria 1600 Moroello III 1657 Azzo Giacinto 1674 e Corrado 1676 Carlo Maria 1705 e Obizzo 1691 Azzo Giacinto II 1746e Gian Cristoforo III 1763 Carlo Moroello 1774 e Cesare 1776 Azzo Giacinto III 1797

17 Il borgo di Mulazzo era munito di notevoli fortificazioni.

18 Tra il verde si nota una torre e i ruderi delle antiche mura.

19 Il primo Malaspina residente in Lunigiana.

20 Parte delle fortificazioni di Mulazzo.

21 Corrado detto l'antico" fu il primo marchese che venne a stabilirsi in Lunigiana. Ricordiamo che i Malaspina erano originari della pianura padana. Provenivano dall'oltrepo' pavese. I loro territori erano del feudo di Oramala. Passato l'Appennino, giunto a Mulazzo, dove sicuramente esisteva un agglomerato di abitazioni risalenti ad un avamposto romano, vi si insedia, comincia a fortificarlo cingendo il borgo di poderose mura e torri e vi costruisce all'interno il proprio castello. Nelle mura del borgo, formato da una fila ininterrotta di case che costituiscono esse stesse una prima barriera, apre due poderose porte alle due estremita'ed anche una secondaria che si intravvede a meta' borgo per favorire l'uscita dei contadini verso campi e gli orti sotto le mura. Sopra vediamo il primo portale d'ingresso.

22 Porta Alessandro Malaspina detto " il navigatore".

23 Sul portale d'ingresso una lapide ricorda il marchese Alessandro Malaspina, nato a Mulazzo nel 1754 e morto a Pontremoli nel 1810.

24 25 Il borgo di Mulazzo arroccato entro la cerchia delle case che fanno naturale barriera e fortificazione.

26 La seconda porta del borgo.

27 Una cerchia di alte case racchiudono il borgo.

28 Una porta laterale che apriva verso gli orti.

29 Nella barriera esterna degli edifici si apre un' elegante trifora.

30 L'interno della porta " Alessandro Malaspina"

31 Particolare degli spalti.

32 Il primo Malaspina che venne a risiedere in Lunigiana, come gia' detto, fu Corrado Malaspina detto " l'antico". Antecedentemente era il territorio di un possidente romano inviato dal Senato per controllare i liguri-. Dell'antico borgo non si hanno notizie e tantomeno quelle su primitive fortificazioni. Notizie certe di Mulazzo risalgono al 1221 quando questo divenne la capitale dei feudi dei Malaspina dello Spino Secco; il territorio venne diviso e costellato di castelli, rocche e torri che ancora vediamo. Corrado " l'antico" fortifico' il borgo, costrui' il castello e le sue torri, e raggruppo' i territori alla destra del fiume Magra sotto il suo stemma.

33 Poderose mura e arcate sostenevano quelle che dovevano essere le fondamenta del castello.

34 35 Un poderoso ingresso fortificato.

36 Un oscuro vòlto introduce nel borgo.

37 Un piccolo portale molto ben conservato con la sua maesta'.

38 R.D.D.ISIDORUS PALLAI A PRO SUA SO ' MOE GENITORUM DEVOTIONE

ANO - 1577

39 L'ingresso del giardino pensile ora ridotto a prato.

40 Proseguendo si raggiunge quello che doveva essere il giardino pensile del castello.

41 42 Sull'architrave il simbolo Jesus Hominum Salvator.

I Malaspina di Mulazzo furono tristemente famosi per la loro crudelta'. Nel 1300 le punizioni per chi complottava contro il Marchese o cercava di assassinarlo erano terribili. Il malcapitato era condotto sul luogo della condanna legato ad una coda d'asino; a questo punto il boia gli tagliava gli arti superiori, poi quelli inferiori, la lingua, il naso e lo impiccava ad un gancio alla presenza degli abitanti del borgo. Costoro erano obbligati ad assistere alle esecuzioni affinche' fosse loro di monito. Un 'altra punizione era interrare il reo a testa in giu' fino alle ginocchia.

43 Uno dei tanti portali del borgo sbarrati.

44 GIO 1612 GHILONI.

Piu' ci si addentra nel borgo e maggiormente ci assale un senso di tristezza e malinconia. Gli edifici che lo costeggiano ci appaiono disabitati, finestre spalancate come orbite vuote, portoni sbarrati a difendere solo le memorie del passato. Architravi dai nomi e date che non ricordano piu' nessuno, festoni di erbe rampicanti discese dai muri degli orti soprastanti e timide violaciocche tra lepietre sconnesse. Vicoli discendenti in strette e buie gallerie dai portali sgangerati. Una cappella sconsacrata mostra all'interno una antica e dolce Madonna scampata allo scempio soltanto perche' posta troppo in altro per esser deturpata.

45 Portale del Borgo Caldo.

46 Una delle tre maesta' del borgo.

47 Edifici di Borgo caldo.

48 49 Edifici festonati da piante verdi.

50 Oscure gallerie che ci riportano al passato.

51 Dal buio del vicolo uno scorcio di alberi in fiore.

52 Percorso nel borgo abbandonato e deserto.

53 54 Un piccolo portale aperto su oscure gallerie.

55 56 57 58 59 60 61 Solide muraglie difensive.

62 Vicoli che sfiorano vuoti portali e terminano nel nulla.

63 Cappella dell' Immacolata Concezione - Di proprieta'dei marchesi "Malaspina del castello".

64 In anni passati,la cappella fu sede della Compagnia della Beata Vergine del Rosario, successivamente fu adibita ad asilo infantile e teatrino.

65 TOTA PULCHRA ES MARIA ET MACULA NON EST IN TE dicitura appena decifrabile scampata alla distruzione.

Risalente al XV secolo l'oratorio dell'Immacolata Concezione fu la cappella gentilizia del ramo " dei Malaspina del castello". Il marchese Azzo Giacinto nel 1650 lo restauro' in occasione delle sue nozze con Pannina Fogliani Sforza.. In seguito fu sede della campagnia della Beata Vergine del Rosario.

66 L'oratorio viene attribuito al secolo XV ma l'affresco pare appartenga ad un epoca piu' antica. Si intravvede ancora la Vergine in trono col Figlio in grembo ( alla nostra sinistra).

67 Il borgo si snoda sotto grandi arcate e portoni sbarrati.

68 69 Qualche segno di vita in una antica veranda.

70 71 Ferree finestre ricordano un passato di armigeri e paura.

72 73 Una biforcazione ci porta oltre il vòlto...

74 L'altra sale tra le mura di pietra.

75 76 Ancora oscure vòlte e porte sbarrate.

77 Piccola finestra quasi uno spioncino...

78 79 Un bellissimo salone con arcate a vela e colonne in pietra. Il pavimento sconnesso coperto da detriti.

80 Desolazione e pianto dalle orbite vuote delle finestre.

81 Un vecchio portale ci introduce per una scala sconnessa alla grande stanza dai capitelli scolpiti.

82 Su questa scala non e' difficile veder scendere dame, cavalieri e menestrelli. Chi mai avra' abitato questa casa?

83 All'esterno delle mura possiamo ammirare una plendida trifora sorretta da sottili ed eleganti colonne.

84 DANTE ALIGHIERI - RITRATTO RICONOSCIUTO AUTENTICO

Pubblicazione del 1928

85 Sull'angolo della torre campanaria vi e' una epigrafe trecentesca. Questa testimonia che la chiesa anticamente era intitolata solo a San Niccolo'. Il titolo di San Martino fu aggiunto quando la chiesa assunse tutte le funzioni parrocchiali a seguito della rovina della chiesa di San Martino ( tutt'ora esistente presso il cimitero).

86 Chiesa dei S.S. Niccolo' e Martino. L'attuale edifdicio in buona parte ricostruito dopo il terremoto del 1820, sorge sulle rovine di una ben piu' vetusta chiesa, gia' modificata nel sec. XIV.

87 Questa chiesa fungeva anche da cappella gentilizia dei "Malaspina del Palazzo" (incorporava la cappella di San Vittore).

88 89 90 Sull'altare maggiore questo Crocifisso ligneo risale al XVI secolo.

91 Su questa antica acquasantiera e' stato abraso lo stemma malaspiniano.

92 L'antico Fonte Battesimale.

93 Piccolo paleotto d'altare

Il fonte col neonato e il dragone

94 UNA MESSA QUOTIDIANA PER L'ANIMA DI GIOBATTA GRAGNOLINI RETTORE DI MULAZZO ALLA CAPELLA DEL SANTISI CRUCIFISSO ERRETTA NELLA CHIESA DI SAN NICOLO COME---LEGATO DEL SIG POMPONI CAPELLA PUBLICO NOTAIO DI GROPPOLI TUTTO AL DI DI MARZO 1663

95 Un marmo con una curiosa incisione

a destra: un piccolo architrave con tre croci greche inscritte in cerchi raggiati. Sotto lo sportello una greca o un'iscrizione?.

96 97 Incisione troppo sciupata per potersi decifrare.

su questa pietra a sinistra si notano lettere maiuscole incise.

pagina a destra in basso Epitaffio del XIV secolo. Questa pietra proveniente da un edificio religioso e reimpiegata, ricorda la morte del pistoiese Rossellino di Ghino, avvenuta a Mulazzo nel 1338. Probabilmente si trattava di un guelfo di parte bianca esiliato dalla patria ed ospitato dai Malaspina.

98 sopra: la rappresentazione di una bifora. M D XIII ...

99 100 Palazzo Malaspina. Sul portale epigrafe del marchese Francesco Malaspina.

101 Ingresso del palazzo Malaspina.

102 Sormontata dal rilievo di una picola statua stele:

D O M PATRIAE AMICIS SIBI SUIS - - SCIT FR M M MARCH MULAT

103 Palazzo Malaspina.

Palazzo Malaspina: edificio cinquecentesco oggi centro culturale e sede di un museo. Collocato sulla piazza, , contornato da palazzotti e dalle "case torri" abitate un tempo dai famigliari del marchese,si raggiunge tra passaggi in gallerie di case di pietra. Nel castello e nel palazzo Malaspina di Mulazzo una leggenda ricorda la storia di Francesco Malaspina ( vedi nella pagina precedente la lapide sull'ingresso del palazzo), un don Rodrigo locale, il quale abuso' ripetutamente di una fanciulla figlia di un notaio.

104 Palazzo Malaspina.

Invano la ragazza tento' di sfuggire al tiranno per cui ancor'oggi,a ricordo di quella terribile violenza, narra sempre la leggenda, possiamo vedere il suo bianco fantasma vagare attorno alla torre di Dante e nelle stanze del palazzo. Si possono vedere luci accese nella notte nelle vuote stanze o trovare animali morti chiusi negli armadi inutilizzati, oppure oggetti fuori posto... Il palazzo ospita il centro Studi Alessandro Malaspina.

105 Il palazo Malaspina Zini si trova nel centro di Mulazzo sulla piazza della chiesa di San Nicolo'. Il palazzo appartenne ai Malaspina del" ramo del castello", una delle due linee marchionali presenti nel feudo dalla meta' del XVI secolo. Dopo l'estinzione di questo ramo ( l'altro, quello "del palazzo" si era gia' estinto con la morte del Marchese Cesare Malaspina) il palazzo passo' alla famiglia Zini. Il dott. Beniamino Zini l'abito', lo curo' e ne fece affrescare alcune stanze al pittore spezzino Luigi Agretti. All'interno era conservato l'archivio domestico dei Malaspina di Mulazzo L'archivio nei secoli passo' di mano in mano; alcuni lo trascurarono altri lo dispersero. Oggi, quanto rimane e' conservato nel palazzo Malaspina di Mulazzo.

106 Sulla facciata del palazzo Malaspina - Zini sono state collocate le due lapidi marmoree qui riprodotte a ricordo di due grandi poeti italiani, cantori di Lunigiana.

107 Scala d'accesso per il Centro Studi.

108 109 110 L'ingresso del Centro Studi.

111 Sulla chiave di volta del portale lo stemma dei Malaspina dello Spino Secco. (Uno dei due stemmi rimasti a Mulazzo) A destra in alto un ritratto di Alesandro Malaspina.

112 Alessandro Malaspina detto " il navigatore"nacque a Mulazzo nel 1754. Entrato nella marina spagnola e salito rapidamente ad alti gradi ebbe il comando di una spedizione scientifica intorno al mondo. Partito da Cadice nel 1789 raggiunse le coste dell'America Meridionale e le segui' da Montevideo, doppiando Capo Horn, fino al Cile, Peru' e Panama. Compi' importanti rilevamenti e misurazioni altimetriche durante varie escursioni in terra ferma, fece osservazioni botaniche e geologiche; costeggio' il Messico, raggiunse l'Alaska, dove un ghiacciaio porta ancora il suo nome, attraverso' il Pacifico, raggiunse le Filippine, la Nuova Zelanda e l'Australia. Il viaggio duro' cinque anni dal 1789 al 1794; accusato di tradimento rientro' in italia dove a Pontremoli mori' nell'anno 1810.

113 LAZZARINO BERTA --- M D X X X X --

Piazza Malaspina

SACRA FAMIGLIA

114 Piazza Malaspina

115 Arturo Dazzi, valente scultore carrarese, ha reso nella figura di Dante, l'immagine della " colonna " che il poeta e' della la poesia italiana.

116 Purgatorio Canto VIII " ...se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande ella era..."

117 118 Lettera di Dante al: Ab egregio viro dno morello marchione...

119 quem ego cum viderem interogavi quid peteret et cum ipse verbum non rederet iterum interogavi quid peteret

tanc ille circospectus mecum fratribus dixit:pacem

120 quem ego cum viderem interogavi quid peteret et cum ipse verbum non rederet iterum interogavi quid peteret

lex epistola fr. Ylari de Corvo in faucibus Macre

121 122 Copia dell'originale prima pagina dell' Atto di Procura di Franceschino Malaspina di Mulazzo a Dante per la trattativa di pace col vescovo Antonio da Camilla di Luni. Chiamata " Pace di Castelnuovo" del 1306.

123 124 125 126 127 128 129 130 131 La Torre cosiddetta di " Dante". Innumerevoli lapidi marmoree collocate in diversi tempi

132 Per Azzo Giacinto Malaspina dal Centro Aullese di Studi Lunigianensi 1796-1996

133 Per Real Academia Hispano Americana di Cadiz Espagna. 1995

134 Poso' su questi ermi sassi orma di Dante...

Da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi MCMLXIII

135 LIBERAL L'ACCOLSE L'AMISTA' SULLE SOGLIE E IL VENERANDO GHIBELLINO PAREA GIOVE NASCOSO NELLA CASA DEL PELOPE VENUTE LE FANCIULLE DI PINDO ERAN CON ESSO. L'ITALA POESIA BAMBINA ANCORA SECO TRAENDO CHE GIGANTE E DIVA SI FE DI TANTO ------AL FIANCO POICHE' UN MUME GLI AVEA TRA LE TEMPESTE FATTO QUEST'OZIO RISONO' IL CASTELLO DEI CANTICI DIVINI E IL NOME ANCORA DEL SUBLIME CANTOR SERBA LA TORRE ------MELODIOSO ERRAR S'ODA UNO SPIRTO ED EMPIA TUTTO DI RIVERENZA E D'ORROR SACRO IL LOCO. DEL VATE E' QUELLA MAGNAMIN OMBRA CHE TRATTA DAL DESIO, DEL NIDO ANTICO VIENE I SILENZI A VISITARNE...... V. MONTI

136 L'Accademia Dante Alighieri della Spezia - Mulazzo, 10 maggio 1931

137 Tal parlava Sennuccio, un de gli usciti cittadin bianchi di Firenze, in rima dicitore leggiadro e fosco. Intanto battea la rocca di Mulazzo il nembo. E la tristezza del morente autunno umida e grigia empiea le vaste sale di Franceschino Malaspina... Giosue' Carducci

138 Canzon tu te n' andrai ritta in Toscana a quel piacer che mai non fu piu' fino. E fornito il cammino pietosa conta il mio tormento fiero, ma prima che tu passi Lunigiana ritroverai il marchese Franceschino e con dolce latino li di' ch'ancora in lui alquanto spero e come lontananza mi confonde pregal ch'io sappia cio' che ti risponde. Sennuccio del Bene

139 Per Alessandro Malaspina dal Rotary Club di Carrara e Massa

140 Torre e lapidi sfidano altri secoli

141 Corrono i lustri come i merli del bastione che circonda la Torre...

142 143 144 ...secoli di storia con avvicendamenti di potenti, vicende di guerra e di pace, ma l'ombra di Dante non e' mai stata cancellata.

145 I bastioni che circondano Mulazzo si ergono a perpendicolo sul dirupo.

146 Torri e bastioni si allacciano l'un l'altro a difesa.

147 Tra gli ulivi, ancora forti e possenti le torri .

148 Scale che portano alle torri che nei secoli del medioevo furono formidabili capisaldi da difesa.

149 Torri di transito negli spalti.

150 Torri con porte di sbarramento e fori di avvistamento.

151 Torri derute...

152 e feritoie fortificate.

153 154 Avvistamenti dietro l'angolo.

155 Profondamente disastrate queste bellissime architetture di pietra.

156 QULSTA CIESIA DI STO ROCHO SIA---IO DARE LA PAROCHA DE MULATIO LECHINO DE ZOANA SO BARTOLOMEO DE ANTONINO MASSARI 1300

157 Ortorio di San Rocco.

158 UNICO E BELLISSIMO STEMMA DELLO SPINO SECCO a Mulazzo

159 Picole maesta' sotto archetti pensili

160 Inferriate a difesa della proprieta' e della vita.

161 Maestosa porta a sud del borgo.

162 Da notare il doppio portale e la guardiola per il soldato.

163 Ampio e maestoso il portale sud.

164 L'ingresso era anche protetto da una piattaforma che consentiva un primo baluardo esterno.

165 166 Cosi' rialzato il portale era sicuro dai colpi d'ariete.

167 Chiesa di San Martino del secolo XII

168 Fu chiesa parrocchiale finche' nel 1300, come dimostra un' iscrizione alla base del campanile della chiesa del borgo,questa alquanto distrutta e senza tetto venne abbandonata.

169 170 La prima menzione di questa chiesa, che apparteneva alla pieve di Sorano, , risale al 1296 ma alcuni elementi architettonici inducono a credere che sia stata edificata in epoca piu' remota. La facciata e' frutto di rimaneggiamenti cinquecenteschi mentre la zona absidale appare meglio conservata. Ebbe funzioni parrocchiali dall'inizio del secolo XVII. Curioso il campanile a vela a due campane della facciata; questo e' un particolare poco comune per le chiese di Lunigiana. La chiesa e' rimasta scoperta del tetto per un gran numero di anni ma ha sempre retto perche' sorretta da robusti contrafforti esterni. Questa e' stata per secoli la chiesa di Mulazzo che , come per ogni altra chiesa o pieve della Lunigiana era collocata fuori del borgo, nelle campagne per essere frequentate da diverse comunita'. Dopo un periodo in cui subi' molti danni, nel XIV secolo venne abbandonata e si ricostrui' in paese, su una preesistente, la nuova parrocchiale intitolta anche a San Nicolo'.

171 172 La grande chiesa a tre navate divise da pilastri e capitelli in pietra. L'abside a pianta quadrata rispecchia l'architettura cistercense.

173 I pilastri in pietra costuiti da rocchi sovrapposti sostengono archi a tutto sesto che dividono le navate.

174 Il tetto a capriata, ricostruito da qualche anno e' a travi in legno a vista.

175 La chiesa si prolunga all'interno del cimitero.

176 177 Questa cappella in puro stile liberty con stelle d'oro in un soffitto azzurro, circondata da una balconata in ferro finemente lavorato, e' aperta sui quattro lati da grandi vetrate policrome, ricche di gialli e azzurri. Sottili colonne scarenate alla base decorano i lati delle vetrate.

178 Una luce filtrata dai colori aleggia intorno ad un grandissimo e delicato angelo marmoreo che,prigioniero in una gabbia, quale bianca colomba, sorveglia e protegge i giacenti ai suoi piedi.

179 Il castello di Giovagallo

Foto del castello di Giovagallo eseguita nel 1902 dall'ing. Paolo Raffaelli di Bagnone.Questi ha lasciato una ricca collezione di vetrini ottenuti fotografando molti monumenti e luoghi della Lunigiana storica. La collezione viene conservata presso l'archivio di Bagnone.

180 Feudo di Giovagallo

Fu feudo malaspiniano indipendente e sede di castello. Ricordato fin dal 1033, nel 1202 e' ricordato in uno degli accordi tra i Malaspina e il vescovo di Luni. Il feudo di Giovagallo si formo' nel 1266 con Manfredi Malaspina figlio di Corrado "l'antico" marchese dello Spino Secco di Mulazzo. Nel 1282 a Corrado successe il figlio Moroello, ricordato da Dante nella Divina Commedia come " vapor di valdimagra". Moroello sposo' Alagia dei Fieschi nipote di papa Adriano Ve da lei ebbe Manfredi, il primogenito, il quale successe al padre e fu seguito dal figlio Moroello III nel 1344. La linea dei marchesi scomparve con la morte di Giovanni, discendente di Moroello. Il feudo allora torno' in posesso dei marchesi di Mulazzo e successivamente ai Corsini. Il castello e' quasi completamente scomparso e i suoi ruderi sono ricoperti dalla vegetazione. Anche la sua antica chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo e' quasi del tutto diruta. Viene ricordata col nome di Cappella de Zovagallo et Sadulo nelle decime bonifaciane del 1296 e 1299.

181 Antica chiesa di San Michele Arcangelo ricordata nelle decime bonifaciane del 1296-1299 come Cappella de Zovagallo et Sadulo.

182 Si dice che l'edificio venne sventrato per favorire la costruzione di una strada. Guardare questi scempi verrebbe voglia di piangere o gridare per questo volontaria distruzione o abbandono di un patrimonio inestimabile che va lentamente scomparendo.

183 Queste immagini non sono attuali. Si dice che vi siano stati nel frattempo altri crolli di pietre.

184 Basta osservare la bellezza del portale per immaginare il resto della chiesa.

185 Il castello di Madrignano

Il castello di Madrignano dipendeva dal feudo di Mulazzo.

186 Nel disfacimento manifesta ancora la sua aggressiva potenza.

187 Il castello di Castevoli

Feudo di Castevoli

188 Feudo di Castevoli

il Borgo di Castevoli deve il suo nome al toponimo "Casteolo" ovvero terra murata. Le prime notizie risalgono al 1077 con la concessione di Arrigo III dei marchesi d'Este, consorti dei Malaspina, ai quali Castevoli pervenne nel 1221 con la divisione tra lo spino secco e quello fiorito. Attraverso i successori di Corrado l'Antico il feudo arrivo' a Cristoforo di Azzone nel 1476. Si estinse nel 1754 e passo' ai marchesi di Villafranca fino alla ribellione contro Tommaso Malaspina nel 1794. Nel XVI secolo Tommaso I Malaspina unifico' il mastio alla torre costituendo un unico edificio. Quando il feudo di Castevoli passo' dai Malaspina di Mulazzo a quelli di Villafranca il castello comincio' a decadere. Eretto a difesa della strada romana per Piacenza conobbe varie ristrutturazioni, la piu' importante fu quella di Tommaso II Malaspina, come si e' gia' detto, e in seguito il figlio Francesco succedutogli nel 1603, fu l'artefice del borgo murato come lo vediamo oggi. . Con l' invasione francese comincio' altra decadenza. Oggi e' proprieta' privata e restaurato. Il borgo e' protetto da due porte; la seconda, all'interno della prima, e' caratterizzata da un bel portale con una grande maesta' marmorea riproducente una Madonna affiancata da due angeli. Poseguendo nel borgo tra le case vuote e derute arriviamo in fondo al borgo dove vediamo i restidi una bellisima chiesa a cielo aperto. Questa bellissima chiesa non ebbe danni col terremoto del 1920 ma a seguito dell'incuria dell'uomo, giorno dopo giorno, anche a causa delle intemperie e dell'indifferenza, l'antica chiesa di Santa Maria Assunta ci accoglie oggi con le sue mura scoperchiate sotto il cielo.

189 La torre del castello

190 La chiesa di Santa Maria Assunta e' l'unica chiesa del borgo di Castevoli. A differenza delle altre chiese del circondario non subi' danni col sisma del 1920, ciononostante, per l'indifferenza di coloro che avrebbero dovuto custodirla, poco a poco divenne inagibile e venne abbandonata.

191 La pioggia e le intemperie collaborarono con l'indifferenza di chi l'aveva avuta in custodia. Le mura aperte sotto il cielo, l'altare distrutto... ma ancora si spera in un miracolo.

192 Un portale snello in una facciata ancora maestosa malgrado lo scempio.

193 Gli abitanti del borgo di Castevoli sono costretti e recarsi nel lontano cimitero per assistere alle funzioni sacre...

194 ...in un piccolo orartorio che ancora li puo' ancora accogliere.

195 Il castello di Pozzo

196 Il feudo di Pozzo

Pozzo, paese ricco di storia, si trova lungo la strada che porta al santuario della Madonna del Monte. Nel medioevo fu sede di un piccolo feudo. Si formo' dopo che Morello Malaspina di Mulazzo nel 1573 lascio' ai suoi tre figli, Giovan Paolo, Francesco Antonio e Galeazzo (allora minorenne) i propri territori. Giovan Paolo fu il primo marchese di Pozzo ( 1573-1584) mentre Francesco Antonio si impossessava di Mulazzo e Parana. Galeazzo rimase nel palazzo di Pozzo fino alla maggiore eta' ed in seguito divento' cavaliere gerosolimitano. Con la morte di Giovan Paolo il feudo passo' ai figli Leonardo e Giulio Cesare, tutori e reggenti anche per il cugino Giovan Vincenzo che divenne infine il feudatario di Pozzo. Il figlio Ottavio fu l'ultimo marchese, morto suicida nel 1646. La chiesa dedicata a San Giorgio e' al centro del borgo; una lapide murata all'interno ( illeggibile) riporta scolpite nel marmo due ali, segno che nel tempo vi fu un legame tra i Malaspina di Pozzo e i marchesi Ariberti di Malgrate Filetto. Lo stemma degli Ariberti e' costituito da due ali aperte. Il borgo di Pozzo, con i suoi portali e le vòlte oscure, ci riporta ad immagini medioevali mentre quello che un tempo era il palazzo marchionale, stravolto da ampliamenti di finestre e intonaci attuali, e' ridotto ad un edificio senza tempo e deturpato per sempre. Anche la grande stanza collocata sotto l'attuale piazzale, di cui non era noto l'uso e i contenuti, e' stata riempita di detriti. ( nella foto della pagina accanto con l'aiuto del computer e' stata ottenuta un' immagine che potrebbe ricordare l'antico palazzo.)

197 L'antico portale del castello.

198 Nel borgo le finestre del piano terra sono state risparmiate.

199 Il castello di Monteregio

La parte frontale del castello

200 Il feudo di Monteregio

Il feudo di Monteregio faceva parte anticamante di quello di Mulazzo dal quale dopo una lunga autonomia si stacco' per mettersi sotto la protezione del Granducato di Toscana. L'antico ingresso e' da considerarsi quello della parte meridionale del borgo ( quello di cui si discute perche' posizionato al rovescio e non si dice che venne anche allargato quel tanto da far passare i trattori ) Sulla piazza principale un palazzo dal bel portale, sovrastato dal leone marchionale, e' stato reimpiantato sopra l'antico castello del quale, se ci si inoltra nell'atrio e si raggiunge il retro e' possibile vedere le due torri rotonde che dovevano far parte del castello. Proseguendo lungo il borgo riconosciamo una casa torre che, collegata con l'edificio di fronte, poteva essere chiusa da una porta di sbarramento. Infatti e' posta accanto ad una seconda uscita, un tempo chiusa da un bellissimo portale a punte di diamante ( rubato nottetempo per l'incuria degli abitanti che dopo averlo abbattuto l'avevano lasciato abbandonato). Sempre lungo il borgo troviamo numerose maesta' marmoree collocate in alto sui muri delle case. Queste ed altre, disseminate lungo il percorso che porta al santuario della mMadonna del Monte, furono commissionate dal marchese Ottavio, che risiedeva a Pozzo.

201 La parte retrostante del palazzo mostra torri e mura del castello.

202 203 Chiesa di Sant'Apollinare. Nell'antica chiesa ,sotto il pavimento rifatto, sono state rinvenute e poi coperte le tombe di Leonardo 1605 e Anton Maria 1600.

204 La chiesa venne ricostruita in paese perche' questa durante forti temporali si allagava.

205 Il castello di Lusuolo

206 Castello di Lusuolo

Il castello di Lusuolo e' una fortezza di epoca altomedioevale. Posto in posizione strategica in quanto si erge su una collina prospiciente un guado sulla Magra, in passato consentiva il controllo del fondo valle e della . Il castello nel XII secolo appartenne a Corrado l''antico" Malaspina e verso la meta' del trecento passo' ad un suo pronipote Azzone Malaspina insieme ad altri possedimenti territoriali. La mancanza di figli maschi nella famiglia causo' il frazionamento del feudo e la perdta d'importanza della poderosa rocca. Il quattrocento fu un secolo difficile per Lusuolo: scampato all'inizio del secolo alle bramosie di Genova subi' l'assedio di Galeotto da Campofregoso che lo distrusse nel 1449. Nel 1467, con l'aiuto del marchese di e i Visconti di Milano, i Malaspina ripresero il loro impoverito castello ( le pietre migliori furono reimpiegate per costruire il castello di Tresana) Nella seconda meta' del XVI secolo Ercole Malaspina chiese la protezione del Granduca Francesco I dei Medici e subito dopo si mise anche sotto la sua signoria. Lusuolo alla fine del XVI secolo inizio' un graduale smantellamento e la perdita d'importana. La mancanza di dati e l'assenza di documentazioni scritte rendono difficile in seguito la destinazione d'uso del castello. L'interno e' caratterizzato da un cortile trapezoidale con pozzo; la zona nord pare fosse destinata all'abitazione del marchese mentre il lato sud pare fosse usato dalla guarnigione dei soldati.

207 Lato ovest del castello; questo castello fu uno dei piu' grandi della Lunigiana.

208 Cortile della guarnigione con stalle per cavalli.

209 Castello di Gavedo

210 Il castello di Gavedo

Il feudo nacque dallo smembramento di quello di Mulazzo alla fine del XV secolo. Proprieta' di Azzone Malaspina morto senza eredi maschi, il marchesato passo' al genero conte Landi di Piacenza, marito della figlia Briseide, che nel 1549 lo vendette al Granduca di Toscana Cosimo dei Medici. Dopo una disputa legale il feudo torno' ai Malaspina, al nipote di Azzone, Cristofano Malaspina, figlio del fratello Giovan Gasparo. Nel 1577 il feudo torna ai Medici ma nel 1592 il Granduca Fernando vendette la proprieta' al banchiere genovese Giulio Sale. Da allora, attraverso diversi proprietari, rimase sempre un posssso dei Brignole Sale fino alla soppressione dei feudi. Il castello di Gavedo, di origine medioevale, faceva parte di un ampio sistema di difesa che comprendeva diverse torri. Dalla fortezza centrale si staccava una linea fortificata che scendeva a fondo valle lungo il torrente Geriola. La linea fortificata si individua ancora nella torre del castello, nella comtemporanea torre inglobata nel palazzo settecentesco dei Brignole -Sale, nella cosiddetta "torre del sole" e infine nella torretta sull'argine del Geriola. Il castello si presenta con un imponente struttura regolare a pianta quadrangolare, con una torre medioevale circondata da un primo recinto murario e da un involucro residenziale posteriore relativo al al secoli XVII-XVIII.

211 Il castello di Gavedo in ristrutturazione.

212 213 Il castello di Veppo

A Veppo troviamo ormai solamente pochi resti del castello recuperati ad uso abitativo da alcuni privati.

214 Le dimensioni delle mura descrivono l'anica potenza del castello.

215 Il castello di Calice

Ristrutturato e sede di Museo.

216 217 Il castello di Godano Alessandro Malaspina fu l'ultimo padrone di Godano. Il castello situato sulla collina sopra al paese nel 1525 venne distrutto dagli abitanti che piu' non sopportavano i soprusi e le ingiustizie del marchese. Costui petendeva lo jus primae noctis e le fanciulle che non si presentavano all'appuntamento venivano trucidate in un pozzo irto di lame.( lo strabuchettu) Gli abitanti di Godano decisero di sopprimere il tiranno e l'attesero mentre si recava nel paese di Cornice da un cugino.Il marchese, giunto nella foresta del Malconsiglio, venne raggiunto e percosso violentemente con dei sacchetti di sabbia che lo ridussero in fin di vita. Gli aggressori lo percossero a morte perche' sapevano a quali pene sarebbero incorsi se il marchese fosse sipravvissuto. Il tiranno riusci' a raggiungere Cornice dove pero' mori'. Correva l'anno 1524. La sua morte pose fine al dominio dei Malaspina su Godano che si dette alla Repubblica di Genova.

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