Note e parole la gcuoenrtrroa

 maggio  •  Piazza della Loggia  mmaggioaggio  •  Piazza della Loggia 33° Anniversario Strage di Piazza Loggia

Brescia, Auditorium San Barnaba Lunedì 21 maggio, ore 21

Prologo Vari sono i temi affrontati in questo presentazione del cd: programma di concerto-spettacolo 1974•2006 Voci e musiche per la strage che ha vissuto in tanti teatri una felice stagione. Il primo motivo, 28.5.74, Ore 10 (da cd) contenuto nel titolo, accomuna Nell’attimo breve (da cd) musiche e testi che, per quanto Testo di Nichi Stefi , musica di Gino Negri, canta disparati fra di loro, nascono dalla Fiori di piazza necessità dell’artista di testimoniare Testo e musica di Mirko Dallera, canta Mirko Dallera la propria indignazione per la violenza e l’accusa alla guerra, sul Note e parole contro la guerra fi lo di un atteggiamento libero ed suoni, poesia e canto antiretorico. Non meno stimolante un’idea di Carlo Perucchetti e Franco Tomasi è il rapporto espressivo fra tre Musiche di: Barber, De André, Anonimo, Weill, Vian, situazioni differenti di linguaggio Guccini, Williams, Jannacci, Morricone, Lennon artistico: all’autonomia severa del Testi di: March, Ungaretti, Brecht, Vian, Levi, Vighenzi, Fo, “suono” si confronta la “canzone” Loi, Lennon in cui parole e note dipendono intimamente tra di loro per creare Ensemble “Il Teatro delle Note” un proprio equilibrio; a sua volta la Complesso cameristico della Fondazione Toscanini violino solista: Mario Mauro “canzone” cantata è accostata al violini: Maurizio Daffunchio, Sabrina Fontana, Carla linguaggio autonomo della “poesia”. Baldrati, Giselle Tedeschi, Mario Mauro, Carlo Queste vicinanze ed intrecci Perucchetti, Franco Tomasi di linguaggi producono effetti viole: Diego Spagnoli, Carmen Condur espressivi straordinari e una volta violoncelli: Vincenzo Fossanova, Donato Colaci contrabbasso e fi sarmonica: Lamberto Montagnin di più si dimostra quanto siano chitarra: Franco Tomasi insignifi canti in arte le etichette tromba: Matteo Beschi di classifi cazione e quanto sia elaboratori e strumentatori: liberatorio uscire da schemi mentali Alessandro Nidi per le canzoni di Weill, Guccini e Vian prefi ssati. Si tratta infi ne di un Franco Tomasi per le canzoni di De André, Anonimo, concerto di “emozioni”: soltanto la Jannacci, Lennon e Lusini grande musica e la grande poesia voce solista e recitante: Gino Paccagnella riescono a ricreare in tempo reale direttore e pianista: Alessandro Nidi la nostra vita sentimentale; diffi cile non rimanerne coinvolti. La Casa della Memoria, costituita da Associazione Familiari Caduti Strage di Piazza Loggia, Comune di Brescia e Provincia di Brescia, in occasione della presentazione del cofanetto cd “1974•2006 Voci e musiche per la strage” ha promosso lo spettacolo “Note e parole contro la guerra” di cui viene proposta su dvd la videodocumentazione a cura di Alberto S. Lorica. Lo spettacolo riprende, come è già stato evidenziato, i temi fondamentali dell’opposizione alla guerra, alla violenza, al terrorismo che si ritrovano pienamente nei principi della nostra Associazione. Il fi lo conduttore di iniziative simili vuole come sempre rinnovare il senso della memoria sui fatti accaduti in piazza Loggia il 28 maggio 1974, nella convinzione che non si possono inaugurare fasi nuove nella storia se non si fa chiarezza sulle pagine oscure del nostro passato e per impedire che, come dice Primo Levi, “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”.

La Casa della Memoria rivolge un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del dvd, in particolare: Fondazione ASM, Milva, Franco Castrezzati, Mirko Dallera, Ensemble “Il Teatro delle Note”, Carlo Perucchetti, Franco Tomasi, Alessandro Nidi, Gino Paccagnella, Alberto S. Lorica, Brixia Service. Prologo 28 Maggio 1974 Nell’attimo breve Franco Castrezzati (da cd) di Milva (1975) (da cd) Testi e musica di Nichi Stefi e Gino Negri presentazione “La nostra Costituzione vieta la del cd: riorganizzazione del disciolto partito Milva è un personaggio poliedrico, al punto fascista: eppure il Movimento da essere passata dalla canzone leggera a 1974•2006 opere liriche (con Luciano Berio), dal teatro sociale italiano vive e vegeta. leggero a quello impegnato (famosissime le sue Voci e musiche per Almirante che con i suoi lugubri interpretazioni brechtiane). Non sono mancati la strage proclami in difesa degli ideali nefasti spettacoli televisivi e commedie musicali. della Repubblica Sociale Italiana Gino Negri, compositore e autore di opere contemporanee, recentemente scomparso, ordiva fucilazioni e ordiva spietate ha dedicato la canzone “Nell’attimo breve”, repressioni, oggi ha la possibilità di interpretata con grande espressività da Milva, mostrarsi sui teleschermi come capo ai morti di Piazza Loggia. Il motivo fa parte di un partito che è diffi cile collocare dell’album Libertà. nell’arco antifascista e perciò costituzionale. A Milano… Nell’attimo breve di un secondo violento una bomba, aiuto! col ferro e il marchio della tortura fermi di nuovo il vecchio squallido canto state fermi di chi scrive la storia con la paura. calma Dopo trent’anni senza catene compagni e amici state fermi senza adunate né gagliardetti state calmi ci siam illusi d’essere sicuri state calmi in una stabile democrazia state all’interno della piazza ma sono tornate fuori le iene il servizio d’ordine faccia cordone a spargere il sangue dei poveretti attorno alla piazza giocando la farsa degli uomini duri state all’interno della piazza guidati da chi non ha solo follia. lavoratori state all’interno della Nell’attimo lungo che segue lo schianto piazza quando il dolore e la rabbia ci accascia il servizio d’ordine… ancora il triste ed eroico canto state calmi per vendicare i morti di Brescia. state calmi state calmi…” Voglio gridare a squarciagola (testo originale registrazione Radio Brixia Service) voglio scagliare il mio pugno nel cielo un pugno forte un pugno dritto voglio non sia soltanto un saluto perché il dolore non ci consola non basta stender un pietoso velo su gente squarciata senza diritto e dopo il boato il terrore muto. Giriamo una pagina che dura da tanto una pagina triste cheche ci amareggiaamareggia facciamo in modo di evitare il compianto per altri mortimorti come quelli della Loggia.Loggia. FacciamoFacciamo in modo di evitare il compianto per altri mortimorti come quelli della Loggia.Loggia.

Fiori di piazza Manlio Milani, Testo, musica, esecuzione di Mirko Dallera Casa della Memoria, Accompagnamento musicale Michele Coratella; Cori Giorgio Fusari illustra i contenuti e le motivazioni Mirko Dallera, bresciano, ha trasformato in musica le proprie emozioni del cofanetto Cd “Voci e e il proprio pensiero trovando nella composizione e nella poesia la sua naturale espressione artistica. Composizioni come “Fiori di piazza”, musiche per la strage” dedicata ai morti di Piazza Loggia, sono un classico esempio della sua vena compositiva dove storia, poesia e attualità si fondono.

La strada ci vide bagnati, con un cuore caldo e sereno 28.5.74 ore 10: Franco Castrezzati di chi la vita la vive o l’ha vissuta testo originale registrazione Brixia Service davvero, o l’ha vissuta davvero. Nell’attimo breve Scarpe sporche, facce stanche, vestiti non all’ultima moda Milva costruendo il sorriso con due soldi in una vecchia dimora. Ringhera Mentre le mani segnate dal lavoro battute Ivan Della Mea battevano il tempo sul colpo di un pugno battuto dal ritmo del tamburo. La Giulia - 1974 30 anni: Piazza Loggia 1974-2004 E tutti insieme a gridare parole nel vento Piazza Loggia 1974 per cercare di capire quale rotta è meglio seguire Nuovo Canzoniere Bresciano in questo mare per non fermarsi a guardare. E tutti insieme a lasciare parole nel vento Fiori di Piazza • Mirko Dallera per cercare di sentire quale rotta è meglio Acordaos de aquel dia seguire in questo mare per non fermarsifermarsi a guardare G. Facchinetti per non restare a sentire, per non fermarsi a sentire. L’aria è vuota di ogni grido Si vide una piazza bagnata vestita a festa Franco Loi ma di rosso colorata alle dieci di mattina CD 1 di una giornata sbagliata. E le parole convenute riempirono il tempio sul tempo del fi schietto e nella bandiera che sventolava il magro simbolo di una primavera lontana. In Memoriam È il tuo sorriso di donna un ricordo perfetto sulla strada Marco Nodari i vent’anni pitturavano i sogni Ab omni malo, libera nos ribelli graffi avano il cerchio dei potenti. Luca Tessadrelli Ed io uomo di ghiaccio abbandonavo me stesso Threnodia ma cercando nel gesto il pretesto di un mondo migliore. Alberto Donini Per non fermarsi a guardare, per non restare a sentire, A voce sola per non fermarsi a sentire. Claudio Mandonico Ma c’era chi non la pensava come me. Montag, 29 - Studio Longonico n. 3 Disse che in fondo era nulla, niente più. Federico Troncatti E come un fi ore strappato il sole non vedrò lassù. La vita racchiusa in un lampo esegue il Gruppo Dedalo Ensemble e tutto quello che so, e tutto quelle che ho. CD 2 E adesso sono nel vento ed ho imparato a sentire quale rotta seguire per non fermarsi a guardare per continuare a volare. Ricordo il solo caldo abbraccio del vento fra le mani il tormento ed il risveglio in un mondo migliore che non porti paure e che non lasci terrore. Senza più dolore. Il soldato sconosciuto Note e parole William March (da “Fuoco!”) contro su “Adagio” per archi di Samuel Barber William March (1893-1954), americano, veterano della la guerra prima guerra mondiale. Nel 1933, durante il suo soggiorno a New York, March ha scritto il suo primo romanzo, Company suoni, poesia e canto K, (Fuoco!) che comprende gran parte della sua esperienza di guerra e che lo ha inserito nel panorama della letteratura contemporanea.

Samuel Barber (1910-1981), compositore statunitense di origine ebraica, noto al grande pubblico soprattutto per il suo “Adagio” per archi, reso celebre dai fi lm “The Elephant man” di David Lynch e “Platoon” di Oliver Stone.

Quella notte era tranquilla. Tornavamo in trinceatrincea dopodopo lala pattugliapattuglia e gligli uominiuomini eranoerano didi ottimoottimo umore.umore. PoiPoi duedue Maxim aprirono unun fuocofuoco d’d’infi lata, e uno dei miei compagni sollevòsollevò lele bracciabraccia e caddecadde senzasenza unun grido.grido. EroEro sconvoltosconvolto dalldall’improvviso attacco, senza più saperesapere dada cheche parteparte voltarmi.voltarmi. PoiPoi sentiisentii qualcuqualcuno gridare:gridare: “Attento!“Attento! AttentoAttento alal reticolato!”reticolato!” e vidividi mieimiei compagnicompagni lunghilunghi distesidistesi sullesulle loroloro pancepance spaventate,spaventate, sparsisparsi inin tuttetutte lele direzioni.direzioni. MiMi misimisi a correrecorrere ma,ma, inin quelquel momentomomento qualcosaqualcosa mimi spinse,spinse, togliendomitogliendomi ilil fi atoato e caddicaddi sulsul reticolato.reticolato. DapprincipioDapprincipio nonnon mimi resiresi contoconto didi essereessere ferito.ferito. GiacevoGiacevo sulsul fi lolo e ansimavo.ansimavo. “Devo“Devo mantenermimantenermi assolutamente calmo” pensai. “Se mi divincolo, mi ingarbuglierò tanto da non potermi più districare”. Poi un razzo bianco salì nell’aria e nella luce che seguì vidi che avevo il ventre aperto e che gli intestini pendevano fuori come un mazzo di rose azzurre mal sistemate. Quello spettacolo mi spaventò e mi misi a lottare, ma più mi divincolavo, più il fi lo spinato affondava. Finalmente non riuscii più a muovere le gambe e allora capii che stavo per morire. Mi lasciai andare silenziosamente, gemendo piano e sputando sangue. Non riuscivo a dimenticare le facce degli uomini che m’erano schizzati via quando le mitragliatrici avevano aperto il fuoco. lapide con il mio nome scolpito sulla base... Ci Ricordavo una volta, da ragazzo, quando sarà anche il sindaco, e indicherà il mio nome ero andato a trovare il nonno che viveva in con il dito grasso e tremante, gridando parole campagna. Quell’anno i conigli mangiavano senza signifi cato sulle morti gloriose nei campi i cavolfi ori e il nonno aveva chiuso tutte le dell’onore. E ci saranno altri ragazzini ad aperture dell’orto, meno una e aveva preparato ascoltarlo, nella folla, e gli crederanno, come ho una trappola con foglie di lattuga e carote ascoltato e creduto io!” giovani. Quando il campo fu pieno di conigli, “Zitto!” disse sottovoce il tedesco. “Zitto!... il divertimento incominciò. Il nonno aprì Zitto!” il cancello e fece entrare il cane e si mise Incominciai di nuovo a concentrarmi sul davanti all’apertura con una scopa in mano, reticolato e a gridare. “Non posso sopportarlo! per spezzare il collo ai conigli man mano che Non posso sopportarlo! Non voglio sentire mai scappavano fuori. Ero rimasto a guardare, lo più una banda militare o parole risonanti; voglio ricordavo, e avevo pensato a quanto erano essere sepolto dove nessuno mi troverà. Voglio stupidi i conigli a lasciarsi prendere in una essere cancellato completamente...” trappola tanto evidente. Poi, di colpo, tacqui perché avevo visto la E ora disteso sui reticolati, la scena mi tornò soluzione. Mi strappai la piastrina e il numero vivida alla mente. Mi ero impietosito per i e li lanciai nei reticolati, più lontano possibile. conigli! Proprio io! Giacevo supino con gli Strappai a pezzi lettere e fotografi e che portavo occhi chiusi e pensavo. Poi sentii il sindaco della con me e ne sparsi i frammenti all’intorno. nostra città che teneva il discorso annuale al Buttai via l’elmetto perché nessuno potesse cimitero militare. Frammenti del suo discorso identifi carmi dal numero di serie stampato mi tornavano alla mente: “Questi uomini sono all’interno. Poi mi abbandonai esultante! morti gloriosamente sul campo dell’Onore! Il tedesco si era alzato in piedi e mi guardava Hanno offerto le loro vite per una nobile perplesso. “Ho sconfi tto gli oratori e le corone Causa! Quale esaltazione fu la loro, quando d’alloro!”dissi. “Ce l’ho fatta! Nessuno potrà la Morte baciò le loro labbra e chiuse loro gli adoperarmi come simbolo. Ora nessuno potrà occhi per un’Eternità immortale!...” raccontare bugie sopra il mio cadavere!” All’improvviso mi vidi ragazzo tra la folla, “Zitto!”“Zitto!” dissedisse sottovocesottovoce ilil tedescotedesco “Zitto!...“Zitto!... con la gola stretta nello sforzo di trattenere Zitto!” le lacrime, che ascoltavo rapito il discorso e MaMa nonnon potevopotevo smettere.smettere. MiMi contorcevocontorcevo e credevo a ogni parola; e in quell’istante capii gridavogridavo concon vocevoce acuta.acuta. IlIl tedescotedesco tiròtirò fuorifuori lala chiaramente perché giacevo morente sul pistolapistola e lala rigiròrigirò tratra lele mani,mani, senzasenza guardarmi.guardarmi. reticolato. Avevo visto altri uomini sui reticolati PoiPoi mimi passòpassò unun bracciobraccio sottosotto lala testa,testa, e avevo detto che se fosse accaduto a me, sollevandomi, rripetendoipetendo frasifrasi cheche nonnon capivocapivo e non avrei aperto bocca, ma dopo un po’, non mimi baciòbaciò pianopiano sullasulla guanciaguancia. E alloraallora vidividi cheche potei più sopportare il dolore e incominciai ad piangeva. emettere un gemito tremulo e acuto. Gridai così “Fa“Fa ppresto!”resto!” dissi.dissi. “Presto!...“Presto!... Presto!’’Presto!’’ a lungo. Non potevo impedirmelo. LeLe manimani gligli trematremaronorono perper unun Verso l’alba, una sentinella tedesca strisciò fuori attimo,attimo, poipoi mimi puntòpuntò lala pistolapistola allaalla dal suo buco e venne dove giacevo. “Zitto” tempia,tempia, abbassòabbassò lala testatesta e sparò.sparò. GliGli disse a voce bassa. “Zitto, per favore!”. Si occhiocchi mimi sisi aprironoaprirono e sisi richiusero;richiusero; lele accoccolò e mi guardò con occhi pieni di pietà. manimani sisi contrasserocontrassero e sisi rilassaronorilassarono Mi misi a parlare: “È tutta una menzogna quello lentamente. che la gente si racconta a vicenda e nessuno ci ‘‘Ho‘‘Ho spezzatospezzato lala catena’’,catena’’, crede veramente” dissi “E io ne faccio parte, sussurrai.sussurrai. ‘‘‘Io‘Io hhoo ssconficonfi ttotto che lo voglia o meno. Ne faccio parte ora più l’inevitabileinevitabile stupiditàstupidità delladella vitavita .’’’’ che mai, tra qualche anno, quando la guerra sarà ‘‘Zitto!’’ disse “Zitto!... Zitto!... fi nita, trasporteranno il mio corpo in patria, Zitto!...” nel cimitero militare, come hanno trasportato i corpi dei soldati uccisi prima che nascessi. Ci sarà la banda e un discorso e una bellissima La guerra di Piero di Fabrizio De André (1963)

Tre anni dopo “La ballata dell’eroe” Fabrizio De André uscì ancora sul tema della guerra con “La guerra di Piero”. L’ispirazione viene dalla fi gura dello zio Francesco. Il ricordo del suo ritorno dal campo di concentramento, i suoi racconti, il resto della vita trascorsa alla deriva, segnarono profondamente la sensibilità di Fabrizio. La canzone ha dei probabili echi provenienti da una celebre poesia di Arthur Rimbaud “Le dormeur du val” (L’addormentato nella valle).

Sparagli, Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fi no a che tu non lo vedrai esangue cadere a terra, coprire il suo sangue. “E se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire, ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore”. E mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede, ha paura DormiDormi sesepoltopolto ed imbracciata l’artiglieria in un campo di non ti ricambia la cortesia grano,grano, non è la Cadesti a terra senza un lamento rosa non è il e ti accorgesti in un solo momento tulipano che il tempo non ti sarebbe bastato cheche ti fan vegliaveglia all’ombra dei fossi a chieder perdono per ogni peccato. ma sono mille papaveri rossi. Cadesti a terra senza un lamento “Lungo le sponde del mio torrente e ti accorgesti in un solo momento voglio che scendano i lucci argentati, che la tua vita fi niva quel giorno non più i cadaveri dei soldati e non ci sarebbe stato ritorno. portati in braccio dalla corrente.” “Ninetta mia crepare di maggio Così dicevi ed era inverno, ci vuole tanto, troppo coraggio e come gli altri verso l’inferno Ninetta bella, dritto all’inferno te ne vai, triste come chi deve; avrei preferito andarci d’inverno!” il vento ti sputa in faccia la neve. E mentre il grano ti stava a sentire Fermati, Piero, fermati adesso, dentro le mani stringevi il fucile, lascia che il vento ti passi un po’ addosso, dentro la bocca stringevi parole dei morti in battaglia ti porti la voce: troppo gelate per sciogliersi al sole. “Chi diede la vita ebbe in cambio una croce.” Dormi sepolto in un campo di grano, Ma tu non lo udisti, e il tempo passava non è la rosa, non è il tulipano con le stagioni a passo di “java”, che ti fan veglia all’ombra dei fossi, ed arrivasti a varcar la frontiera ma sono mille papaveri rossi. in un bel giorno di primavera. E mentre marciavi con l’anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle, che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore. Sono una creatura di Giuseppe Ungaretti Valloncello di Cima Quattro - 5 agosto 1916

Giuseppe Ungaretti (1888-1970) è considerato uno dei maggiori poeti del XX secolo. Le poesie tratte da “Allegria” 1916-1919, sono un vero e proprio diario del tempo di guerra dove ogni componimento è seguito dall’indicazione del luogo e della data. Il poeta racchiude, con grande delicatezza e bellezza, l’atroce esperienza vissuta in trincea.

Sparagli, Piero, sparagli ora Come questa pietra Gorizia e dopo un colpo sparagli ancora, del San MicheleMichele di Anonimo (1916) fi no a che tu non lo vedrai esangue così fredda cadere a terra, coprire il suo sangue. così dura La battaglia di Gorizia (9-10 agosto 1916) così prosciugataprosciugata “E se gli sparo in fronte o nel cuore portò una vittoria italiana sul fi ume Isonzo così refrattaria durantedurante llaa pprimarima gguerrauerra mmondiale,ondiale, mmaa ccostòostò soltanto il tempo avrà per morire, così totalmente migliaiamigliaia ddii mmortiorti ssuu eentrambintrambi i ffronti.ronti. QQuestauesta ma il tempo a me resterà per vedere, è uunana ccanzoneanzone ddellaella gguerra,uerra, cchehe ddaa ssempreempre ffaa disanimata vedere gli occhi di un uomo che muore”. parteparte ddellaella ttradizioneradizione aantimilitarista.ntimilitarista. SSii ddiceice Come questa pietra cheche cchihi vvenivaeniva ssorpresoorpreso a ccantareantare qquestauesta E mentre gli usi questa premura è il mio pianto canzonecanzone dduranteurante llaa gguerrauerra eerara aaccusatoccusato ddii disfattismodisfattismo e ppotevaoteva eesseressere ffucilato.ucilato. quello si volta, ti vede, ha paura che non si vede ed imbracciata l’artiglieria La morte Dormi sepolto La mattina del cinque d’agostod’agosto non ti ricambia la cortesia si sconta vivendo. in un campo di si muovevanomuovevano le trtruppeuppe italiane grano, Cadesti a terra senza un lamento per Gorizia, le terreterre lontane non è la e dolente ognunognun si parparttì rosa non è il e ti accorgesti in un solo momento San Martino del Carso che il tempo non ti sarebbe bastato tulipano di Giuseppe Ungaretti a chieder perdono per ogni peccato. Sotto l’acqua cheche cadevacadeva a rorovesciovescio che ti fan veglia all’ombra dei fossi Valloncello dell’Albero Isolato - 27 agosto 1916 grandinavano le palle nemiche ma sono mille papaveri rossi. Cadesti a terra senza un lamento su quei monti, colline e gran valli Di queste case “Lungo le sponde del mio torrente e ti accorgesti in un solo momento si moriva dicendo così: non è rimasto voglio che scendano i lucci argentati, che la tua vita fi niva quel giorno che qualche non più i cadaveri dei soldati e non ci sarebbe stato ritorno. O Gorizia tu sei maledetta brandello di muro Veglia portati in braccio dalla corrente.” per ogni cuore che sente coscienza “Ninetta mia crepare di maggio Di tanti di Giuseppe Ungaretti dolorosa ci fu la partenza Così dicevi ed era inverno, ci vuole tanto, troppo coraggio che mi corrispondevano Cima Quattro - 23 dicembre 1915 e il ritorno per molti non fu e come gli altri verso l’inferno Ninetta bella, dritto all’inferno non è rimasto te ne vai, triste come chi deve; avrei preferito andarci d’inverno!” neppure tanto Un’intera nottata Uffi ciali che voi ve ne state Ma nel cuore il vento ti sputa in faccia la neve. E mentre il grano ti stava a sentire buttato vicino con le mogli sui letti di lana nessuna croce manca dentro le mani stringevi il fucile, a un compagno schernitori di noi carne umana Fermati, Piero, fermati adesso, È il mio cuore dentro la bocca stringevi parole massacrato questa guerra ci insegna a punir lascia che il vento ti passi un po’ addosso, il paese più straziato. troppo gelate per sciogliersi al sole. con la sua bocca dei morti in battaglia ti porti la voce: digrignata Voi chiamate il campo d’onore “Chi diede la vita ebbe in cambio una croce.” Dormi sepolto in un campo di grano, volta al plenilunio questa terra di là dei confi ni Ma tu non lo udisti, e il tempo passava non è la rosa, non è il tulipano con la congestione qui si muore gridando: assassini! con le stagioni a passo di “java”, che ti fan veglia all’ombra dei fossi, delle sue mani maledetti sarete un dì ed arrivasti a varcar la frontiera ma sono mille papaveri rossi. penetrata in un bel giorno di primavera. nel mio silenzio Cara moglie che tu non mi senti ho scritto raccomando ai compagni vicini E mentre marciavi con l’anima in spalle lettere piene d’amore di tenermi da conto i bambini vedesti un uomo in fondo alla valle, Non sono mai stato ché io muoio col suo nome nel cuor che aveva il tuo stesso identico umore tanto ma la divisa di un altro colore. attaccato alla vita. O Gorizia tu sei maledetta, ecc… Generale il tuo carro armato Sul muro di Bertolt Brecht di Bertolt Brecht

Bertolt Brecht (1898-1956) è considerato il più infl uente drammaturgo, Sul muro c’era scritto col gesso: poeta e regista teatrale tedesco del XX secolo. L’opera poetica da vogliono la guerra. cui sono tratti i versi che seguono, “Breviario tedesco”, contiene componimenti di tensione lirica e politica altissima in cui viene Chi l’ha scritto sottolineato con intensità il tema dell’uomo comune che si trova è già caduto. coinvolto in una guerra in qualsiasi parte del mondo o in qualsiasi tempo essa scoppi.

Kurt Weill, (1900-1950), compositore tedesco. Con la collaborazione Mio fratello aviatore del poeta e drammaturgo Bertolt Brecht, Weill creò di Bertolt Brecht una nuova forma di teatro musicale. Avevo un fratello aviatore. Generale, il tuo carro armato Un giorno, la cartolina. è una macchina potente Fece i bagagli, e via, spiana un bosco e sfracella cento uomini. lungo la rotta del sud. Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. Mio fratello è un conquistatore. Il popolo nostro ha bisogno Generale, il tuo bombardiere è potente. di spazio. E prendersi terre su Vola più rapido d’una tempesta terre, e porta più di un elefante. da noi, è un vecchio sogno. Ma ha un difetto: La canzone dei cannoni ha bisogno di un meccanico. (Kanonen-Song) (1929) E lo spazio che s’è conquistato è sui monti del Guadarrama. Generale, l’uomo fa di tutto. di Kurt Weill È di lunghezza un metro e Può volare e può uccidere. ottanta, Ma ha un difetto: JohnJohn era insieme a noi come Jim uno e cinquanta di profondità. può pensare. e Georgie diventò sergente. Nulla chiedevachiedeva l’armatal’armata a noi tre: solo andare a nord o ad oriente.oriente. Soldati e bombe,bombe, cannoni e trombe dal Capo a Couch Behar. PiovessePiovesse oppure no ci si svsvagavaagava un po’. Dalla mattina a sera con gente bianca e nera tra teste, braccia e gambe facevamo cocktails. Johnny si lamenta del gin per JimmyJimmy le copercopertete sono scarsescarse.. Georgie dice allora: si sa cheche l’armatal’armata non vuole rovinarsi.rovinarsi. Soldati e bombe,bombe, cannoni e trombetrombe,, ecc… Johnny è disperso e Jim non c’è più di Georgie non si sa più niente. Scorre sempre sangue però e per l’armata non manca mai gente. Soldati e bombe, cannoni e trombe, ecc… La ballata dell’eroe (1963)(1963) di Fabrizio De André

Era partitopartito per fare la guerraguerra per dare il suo aiuto alla sua terra;terra; gli avevanoavevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di venderevendere cara la pellepelle.. E quando gli dissero di andare avantiavanti troppo si spinse a cercare la veritverità. Ora che è mortomorto la patria si gloria di un altro eroe alla memoria. Ma lei cheche lo amaamavava aspettaaspettavava il ritorritornono d’un soldato vivo,vivo, d’un eroe mortomorto cheche ne farà se accanto nel letto le è rimasta la gloria di una medaglia alla memoria.

Il disertore (1954) di Boris Vian

Boris Vian (1920-1959) fu scrittore, ingegnere, cantautore. Una delle sue canzoni più famose è “Le déserteur”, dal testo spiccatamente pacifi sta, scritta durante la guerra d’Indocina. I suoi brani sono stati ripresi da moltissimi artisti, fra cui Juliette Gréco, Ivano Fossati. “Il disertore” è stata tradotta per la prima volta da e ripresa da Ivano Fossati. Fu inoltre tradotta da Bob Dylan che diede vita alla famosa “Masters of war”.

Mie care autorità ridarvi il mio fucile: E a tutti griderò lo so che è una pazzia, non mi vedrete più! che con le cannonate ma scrivo questa mia Mentre nascevo io e con le forze armate con molta serietà: cadevano le bombe la pace non si fa. vi arrabbierà, però e conto quattro tombe Se è il sangue che ci di voi non ho timore laggiù al paese mio: vuole mi faccio disertore ci dormono mio padre andate a dare il vostro al fronte non ci andrò. mia madre e i miei fratelli e non chiedete il nostro, Mie care autorità caduti pure quelli mie care autorità. sparare non mi piace, per cosa non si sa. Firmando questa mia non ne sarei capace Mie care autorità avverto anche i la guerra non mi va! non posso farci niente, gendarmi Io ci ho pensato su non sparerò alla gente che io non porto armi: e trovo più virile solo perchè vi va. mi spari chi vorrà. Schindler’s list per violino e archi di John Williams (1993)

Il fi lm di S. Spielberg è tratto dal libro dell’australiano Thomas Keneally La lista, in cui l’industriale tedesco Oskar Schindler, in affari coi nazisti, usa gli ebrei dapprima come forza-lavoro a buon mercato poi gradatamente, diventa il loro salvatore, strappando più di 1100 persone alla camera a gas. Il fi lm, ricco di tensione, è denso di emozioni forti. La musica è di John Williams, direttore d’orchestra e compositore statunitense, apprezzato per le numerose colonne sonore cinematografi che.

Se questo è un uomo di Primo Levi (1946)

Primo Levi (1919-1987) è stato autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Nel 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e fu uno dei venti sopravvissuti fra gli oltre seicento che erano arrivati con lui. Il romanzo Se questo è un uomo, scritto tra il dicembredicembre 1945 e il gennaio 1947, è considerato un classicoclassico ddellaella lletteraturaetteratura mmondialeondiale e rrappresentaappresenta unauna ttestimonianzaestimonianza iintensantensa e ttoccanteoccante ddellaella ssuaua esperienzaesperienza ddurataurata uundicindici mmesiesi nnelel campo di concentramentoconcentramento.

Voi che vivete sicuri Meditate cheche questo è stato: Nelle vostre tiepide case, Vi comando queste parole. Voi che trovate tornando a sera Scolpitele nel vostro cuore il cibo caldo e i visi amici: Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Considerate se questo è un uomo Ripetetele ai vostri fi gli. Che lavora nel fango Che non conosce pace O vi si sfaccia la casa Che lotta per mezzo pane La malattia vi impedisca, Che muore per un sì o per un no. I vostri nati torcano il viso da voi. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. La canzone del bambino Lettera a Liana nel vento di Giovanni Battista Vighenzi (Auschwitz) (1964) (nome di battaglia: Sandro Biloni) di

Francesco Guccini scrive e canta la storia G. Battista di anni 36, dottore in legge, nato a Rovato terribile ed emblematica di un anonimo (Brescia), il 14 febbraio 1909, segretario comunale di bambino morto e bruciato nel famigerato campo di sterminio nazista. Il 27 gennaio, Rodengo Saiano (Brescia), si accattiva la simpatia delle data della liberazione dei prigionieri SS tedesche e italiane e può così prestare effi cace opera di Auschwitz, è stato proclamato universalmente e perennemente giorno nell’organizzazione ed assistenza delle formazioni partigiane del ricordo e della memoria. della zona. È membro del CLN, si unisce quindi a formazioni armate e partecipa a combattimenti in uno dei quali, il Son morto ch’ero bambino 26 aprile 1945, disarma con i suoi uomini settantadue SS son morto con altri cento tedesche, ma mentre si recava a chiedere rinforzi, viene passato per il camino catturato alle ore 21,30 del 26 aprile 1945, poche ore prima ed ora sono nel vento della Liberazione. Seviziato, viene fucilato nella notte fra il Ad Auschwitz c’era la neve 26 ed il 27 aprile 1945, a Saiano, con i compagni Giuseppe il fumo saliva lento Caravello, Giovanni Ceretti e Pino MaIvezzi. In quella notte nei campi tante persone scrive la sua ultima lettera alla moglie. che ora sono nel vento Nel vento tante persone, ma un solo grande silenzio, 27 aprile 1945 è strano non ho imparato Liana amatissima, a sorridere qui nel vento c’è un gran sole nel mio cuore in questo momento e una grande serenità. Non ti rivedrò più, Liana. Mi hanno preso, mi fucilano. No, io non credo, Scrivo queste parole sereno d’animo e col cuore spezzato nello che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare stesso tempo per il dolore che proverai. Ti ho detto stasera prima di e che il vento mai si poserà partire: Liana, ho tanta voglia di riposare vicino a te, io riposerò vicino a te ogni notte per tutta l’eternità. Cara, tanto cara. Ho Ancora tuona il cannone mille scuse da chiederti per le gentilezze che non ho avuto per te che ancora non è contenta ne meriti tante. di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento Pino è stato pure preso e fucilato appena prima di me. Prega per noi due amici: uniti anche nella morte. È morto con dignità e Ancora tuona il cannone mi ha salutato con uno sguardo in cui c’era tutta la sua vita. ancora non è contento […] saremo sempre a milioni Tu, Liana, torna dai tuoi non appena ti sarà possibile e vivi in polverepolvere qui nel vento.vento. con loro.loro. Sei libera nel tuo domani. Vieni soltanto di tanto in tanto sulla mia tomba e portaviportavi uno di quei mazzettinimazzettini di fi ori di campo che tu sapevisapevi così bene combinare. Addio, debbo salutarti cara e tanto amata. Non mi importaimporta di perderperderee la vita perchperché ho avuto il tuo prezioso amoreamore per quasi tretre anni ed è stato un gran dono. Muoio contento di essermi sacrifi cato per una idea di libertlibertà che ho sempre tanto auspicato. Sotto la mia fi rma e sulla fede metto i miei ultimi baci. Tuo per sempre Battista Sei minuti all’alba Sei minuti all’alba e non è ancora chiaro di Enzo Jannacci e (1966) sei minuti all’alba e il prete è pronto già, Con semplicità e senza retorica Enzo Jannacci, con il contributo di è già mezzora Dario Fo, ha scritto uno dei migliori brani sulla Resistenza. I pochi che continua a parlare versi raccontano in dialetto milanese la vicenda di un semplice “Gliel’ho detto padre, davvero ragazzo del popolo nella quale c’è l’intera storia degli anni della io ho già pregato. guerra partigiana in Italia. Nella cella accanto Sei minuti all’alba cantano una canzone e gh’è gnanca ciar, “Sì,ma non è il momento! un pò d’educazione!” sei minuti all’alba Io piangerei anche e il prete è pronto già, il groppo è pronto già, l’è già mo mes’ura piangere d’accordo perché: che ’l va dré a parlà m’han da fucilar. “Gliel’ho detto padre, de bun, L’otto settembre sono scappato mi ho già mo pregà”. ho fi nito di fare il soldato; al paese son tornato Nella cella accanto mi hanno chiamato disertore canten ’na cansun e,caricato sul treno, “Sì, ma non è il momento! son scappato un’altra volta… In montagna sono andato ma l’altro ieri un pò d’educasiun!” mi hanno preso insieme con i ribelli. Mi anca piansaria il groppo è pronto già, Entra un uffi ciale mi offre da fumar: piangere d’accordo perché: “Grazie ma non fumo m’han da fucilar. prima di mangiar”, fa la faccia offesa L’ot setember son scapat mi tocca accettare, g’ho fi nì de fa el suldà; le manette ai polsi son già al paes mi sun turnat e qui continuano a cantare. disertore m’han ciamà, E trascino i piedi e sul treno caregat, e mi sento mal n’altra volta sun scapat... sei minuti all’alba In montagna sono andato, ma l’altr’ier “Dio com’è chiaro!” Tocca farsi forza coi ribelli m’han ciapat. ci vuole un bel fi nal “Dai, allunga il passo perché Entra un uffi ciale ci vuole dignità!” mi offre da fumar: “Grazie ma non fumo L’otto settembre sono scappato prima di mangiar”, ecc… fa la faccia ofesa mi tocca di accettar, le manette ai polsi son già e qui van dré a cantar. E strascino i piedi e mi sento mal sei minuti all’alba “Dio cum’è l’è ciar!” Tocca farsi forza ci vuole un bel fi nal “Dai, allunga il passo perché ci vuole dignità!” L’ot setember son scapat ecc… ai Caduti di Piazza della Loggia L’aria è vuota di ogni grido Franco Loi su tema musicale “Vittime di Guerra” di Ennio Morricone

Franco Loi è nato a Genova, trasferitosi a Milano giovanissimo è uno dei maggiori poeti italiani contemporanei. Scrive in dialetto. Per Loi l’aria è l’elemento in cui si libra, vola e fl uttua il mobile. L’aria legata al tempo diventa memoria e nostalgia e diventa dunque contenuto e sfondo metaforico della sua poesia.

Ennio Morricone è un compositore celebre per le sue numerose colonne sonore cinematografi che fra cui “Vittime di guerra” fi lm diretto dal regista Brian De Palma sulla guerra del Vietnam del 1989, che ha affrontato il tema di come la guerra costringa ad accantonare il comportamento morale “normale” di un uomo.

Livia Bottardi Milani AlbertoAlberto TrebeschiTrebeschi Clementina Calzari TrebeschiTrebeschi Giulietta Banzi Bazoli Euplo Natali BartolomeoBartolomeo TalentiTalenti Luigi Pinto Vittorio Zambarda

Loro sono pietre fredde,fredde, sono là, aspettano,aspettano, hanno pazienza, i morti.morti. Non gridano,gridano, non fanno chiacchiere.chiacchiere. Sono là, li hanno spaccati, sono il seme sparso nella spazzatura, uomini ammazzati in un giornogiorno di gioia...... loro,...loro, qui con noi, qui, cheche sognano,sognano, cchehe guardano qui, cchehe aspettano...aspettano... Imagine di John Lennon (1971)

John Lennon che dal ‘67-’68 aveva Immagina che non ci sia paradiso, imboccato un nuovo cammino di ricerca né inferno sopra di noi espressiva, nel ’71 pubblicò l’album solo cielo “Imagine”, a un anno dallo scioglimento immagina tutti vivi per un giorno del gruppo dei Beatles, con il quale non è facile se ci provi. solo dimostrava di aver ritrovato se stesso, ma creò una canzone simbolo, capace di Immagina che non ci siano paesi, riassumere l’utopia di un’intera generazione religioni per cui uccidere o morire. per consegnarla ai posteri. Immagina che tutti possano vivere la propria vita in pace.

Immagina un mondo senza possesso, Imagine there’s no heaven senza ingordigia né fame it’s easy if you try ma fratellanza e condivisione. no hell below us Forse sarò un sognatore, above us only sky ma non sono il solo. imagine all the people Spero che un giorno ti unirai a noi living for today. ed allora il mondo sarà così. Imagine there’s no country it isn’t hard to do nothing to kill or die for and no religion too imagine all the people living live in peace. La guerra che verrà di Bertolt Brecht You may say I’m a dreamer but I’m not the only one La guerra che verrà I hope someday you’ll join us non è la prima. and the world will be as one. Prima ci sono state altre guerre. Imagine no possession Alla fi ne dell’ultima I wonder if you can c’erano vincitori e vinti. no need for greed or hunger Fra i vinti la povera gente a brotherhood of man faceva la fame. imagine all the people Fra i vincitori faceva la fame sharing all the world. la povera gente ugualmente. You may say I’m a dreamer but I’m not the only one I hope someday you’ll join us Al momento di marciare and the world will live as one. di Bertolt Brecht

Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del nemico. E chi parla del nemico Chi parla del nemico è lui stesso il nemico. I bis Tutte le sere sotto quel fanal Lili Marleen presso la caserma Testo di Hans Leip (1915) ti stavo ad aspettar. Musica di Norbert Schultze (1937) Anche stasera aspetterò, e tutto il mondo scorderò Lili Marleen si defi nisce la canzone con te Lili Marleen, preferita dai soldati di fanteria di con te Lili Marleen. tutto il mondo durante la II Guerra mondiale: praticamente ne fu l’inno Prendi una rosa non uffi ciale. Scritta da un giovane soldato amburghese, travalicò ben da tener sul cuor presto i confi ni della Germania e legala col fi lo fu adottata da tutti i ragazzi che dei tuoi capelli d’or. andavano a morire a decine di Forse domani piangerai, migliaia, pensando alla loro ‘Lili’ lasciata chissà dove. ma dopo tu sorriderai. A chi Lili Marleen? A chi Lili Marleen? O trombettier stasera non suonar, una volta ancora la voglio salutar. Addio piccina, dolce amor, ti porterò per sempre in cuor con me Lili Marleen, con me Lili Marleen. Quando nel fango debbo camminar sotto il mio bottino mi sento vacillar. Che cosa mai sarà di me? Ma poi sorrido e penso a te a te Lili Marleen, a te Lili Marleen. Se chiudo gli occhi il viso tuo m’appar come quelle sere nel cerchio del fanal. Tutte le notti sogno allor di ritornar, di riposar, con te Lili Marleen, con te Lili Marleen. II bis C’era un ragazzo che come me Mauro Lusini, Gianni Morandi (1966)

Questa canzone del cantautore Mauro Lusini (ritratto alla chitarra con Morandi sulla copertina del 45 giri), scritta in collaborazione con Franco Migliacci, divenne un cavallo di battaglia di Gianni Morandi e di Joan Baez che nelle tournées del 1967 e del 1970 la cantava in italiano. Il testo della canzone esprimeva le idee pacifi ste di fronte all’escalation della guerra del Vietnam diventando un classico antimilitarista.

C’era un ragazzo che come me C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. amava i Beatles e i Rolling Stones. Girava il mondo veniva da Girava il mondo ma poi fi nì gli Stati Uniti d’America. a far la guerra nel Vietnam. Non era bello ma accanto a sé Capelli lunghi non porta più aveva mille donne se non suona la chitarra ma cantava “Help”, “A ticket to ride” uno strumento che sempre dà o “Lady Jane” o “Yesterday”. la stessa nota ra-ta-ta-ta. Cantava “Viva la libertà” Non ha più amici, non ha più fans ma ricevette una lettera vede la gente cadere giù la sua chitarra mi regalò al suo paese non tornerà fu richiamato in America. adesso è morto nel Vietnam.

Stop coi Rolling Stones Stop coi Rolling Stones stop coi Beatles stop Stop coi Beatles stop gli han detto vai nel Vietnam nel petto un cuore più non ha e spara ai Vietcong. ma due medaglie o tre. Ra-ta-ta-ta-ta… Ra-ta-ta-ta-ta… Realizzazione video e DVD: Alberto Lorica da molti anni studia, sperimenta ed usa il cinema elettronico. Per la Casa della Memoria ha realizzato numerose Alberto S. Lorica videodocumentazioni delle manifestazioni svolte in occasione degli anniversari della strage di Piazza della Loggia e delle “Ho cercato di realizzare la iniziative rivolte alle scuole. La documentazione è consultabile presso la Casa della Memoria. videodocumentazione del concerto ‘Parole e note contro la guerra’ per L’Ensemble “Il Teatro delle Note” è nato per merito di registrare una delle molte iniziative del strumentisti (tutti professionisti della Fondazione Toscanini di Parma) che hanno voluto unire le loro importanti e svariate Maggio 2007. esperienze individuali di musica da camera e condividere la loro Sento i brani e i pezzi musicali recitati passione per il repertorio di una piccola formazione orchestrale. Il Complesso si avvale dell’apporto di prestigiosi direttori, solisti ed eseguiti molto vicini alla mia e attori (Alessandro Nidi, Mirella Freni, Lucio Dalla, Renato sensibilità. Ho così scelto di abbinare Bruson, Silvano Pantesco, Bruno Stori, Michele Pertusi, Cecilia Gasdia, Giuliano Amatucci, Stefania Rava, Gino Paccagnella, alle note e alle poesie immagini di Samantha Vitali e altri) che ne sposano con entusiasmo le linee videofi lm che ho realizzato negli anni”. ispiratrici di riferimento. Gli esiti degli spettacoli sono stati molto positivi e le varie esperienze dei programmi proposti sono state premiate da successo sia di pubblico che di critica. I programmi Alberto Lorica dell’Ensemble sono tutti pensati ed approntati all’interno dei componenti storici, seguendo fi loni culturali stimolanti e spesso inediti.inediti. TTrara llee pparticolaritarticolarità de “Il Teatro delledelle NNote”ote”, è rilevante la scelta di suonaresuonare aabitualmentebitualmente ssenzaenza ddirettore,irettore, valorizzandovalorizzando ccososì il lavoro di gruppo nell’approfondimentonell’approfondimento e nnelloello sstudio.tudio. L’EnsembleL’Ensemble hhaa iincisonciso iinn CCDD gglili sspettacolipettacoli NoteNote e pparolearole ccontroontro llaa gguerrauerra e I sette fratellifratelli nnonon ddormonoormono mmaiai, dedicato ai fratellifratelli CCervi,ervi, Cento anni di Passione, LaLa pprincipessarincipessa ddellaella llunauna e Christmas inin tthehe wworldorld.

Gino Paccagnella svolge un’intensa attività teatrale come attore, lavorando per molte stagioni a fi anco di Leo de Berardinis in spettacoli quali: Amleto, Re Lear, La Tempesta, Novecento e Mille, Macbeth, Quintett, L’impero della ghisa, I giganti della montagna, Il ritorno di Scaramouche, King Lear 1. Lavora inoltre, tra gli altri, con Cesare Ronconi, Raoul Ruiz, Egisto Marcucci, Giorgio Barberio Corsetti, Andrea Adriatico. Negli ultimi anni ha intensifi cato la sua attività di regista e autore, realizzando, tra gli altri, La leggenda del vecchio marinaio, Jerusalem-cantata di pellegrini e crociati presentato al Ravenna Festival 1999; Re Enzo di O. Respighi per Bologna 2000; Mr. Hunter da J. Joyce, Teatro Sanleonardo, 2002; Per le immagini si ringraziano: Sir Gawain, presentato a Londra nel 2003. Pietro Gino Barbieri, Francesco Invernici, Fondazione De André, Kurt Weill Foundation Alessandro Nidi. nato a Parma nel 1959, si è diplomato in Per le immagini di cui non è stato pianoforte presso il Conservatorio “A. Boito” della sua città, possibile individuare la fonte proseguendo poi gli studi di direzione d’orchestra sotto la guida rivolgersi a Casa della Memoria di M. Gusella, F. Ferrara e P. Bellugi. Svolge attività direttoriale con Via Crispi 2, 25121 Brescia la Fondazione Toscanini, nel 1987 ha diretto la prima mondiale dell’opera Genesi di F. Battiato al Teatro Regio di Parma, incisa Coordinamento e redazione poi dalla Fonit-Cetra. È direttore del Festival “Due Dimensioni” Bianca Bardini di Parma. Come compositore ha scritto numerose musiche per Grafi ca teatro, un Requiem edito dalla EMI e La principessa della luna, Luisa Goglio una favola musicale alla quale hanno partecipato L. Dalla, M. Duplicazione e stampa Freni, R. Bruson e l’attore E. Pandolfi . Oltre ad essere un pianista a cura di Areacom 51 – Concesio, Bs classico è un valente jazzista che collabora spesso con grandi solisti. Attualmente è in tournee con l’attrice M. Crippa, con lo Edito da Casa della Memoria spettacolo Canzonette vagabonde. 0h:00’ Franco Castrezzati 28 maggio 74 ore 10 Note e parole 0h:02’ Milva Nell’attimo breve contro 0h:07’ Mirko Dallera Fiori di piazza la guerra 0h:11’ Presentazione di Manlio Milani - Casa della Memoria 0h:16’ William March Il soldato sconosciuto 0h:17’ su Adagio per archi di Samuel Barber 0h:26’ Fabrizio De André La guerra di Piero 0h:29’ Giuseppe Ungaretti Sono una creatura S. Martino del Carso Veglia 0h:32’ Anonimo Gorizia 0h:35’ Bertolt Brecht Generale il tuo carro armato 0h:36’ Kurt Weill Kanonen song 0h:38’ Bertolt Brecht Sul muro Mio fratello aviatore 0h:39’ Fabrizio De André La ballata dell’eroe 0h:42’ Boris Vian Il disertore 0h:45’ John Williams Schindler’s list 0h:50’ Primo Levi Se questo è un uomo 0h:51’ Francesco Guccini Auschwitz 0h:56’ Gian Battista Vighenzi Lettera a Liana 0h:59’ Enzo Jannacci, Dario Fo Sei minuti all’alba 1h:04’ Franco Loi L’aria è vuota di ogni grido su tema musicale Vittime di guerra di Ennio Morricone 1h:07’ John Lennon Imagine 1h:11’ Bertolt Brecht La guerra che verrà Al momento di marciare

1h:13’ H. Leip, N. Shultze Lili Marleen I BIS

1h:16’ Mauro Lusini, Gianni Morandi C’era un ragazzo che come me II BIS