COMUNE DI Via Luigi Salerno, 2 - 84049 Castel San Lorenzo (SA) - 0828/944106 - fax 0828/944059

REGIONE PROVINCIA DI SALERNO

Lavori di completamento vecchio Mulino del Principe e sistemazione di una area attrezzata lungo il Fiume Calore

Misura 7.5.1 "Sostegno a investimenti di fruizione pubblica in infrastrutture ricreative e turistiche su piccola scala" del PSR Campania 2014-2020

"Valorizza il bello del Tuo territorio"

PROGETTO DEFINITIVO

OGGETTO: Relazione paesaggistica

I AGGIORNAMENTI: DATA: SCALA: TAV.N°: 22/09/2017 1.3

PROGETTISTI:

Geom. Giu~ pe , ~oP.":f[ Are h. Gf1 Fe~iello SUPPORTO AMMINISTRATIVO

osimo Fabiano

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Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

Committente: COMUNE DI CASTEL SAN LORENZO Lavori di: Completamento del vecchio Mulino del Principe con creazione di un'area attrezzata lungo il fiume "Calore"

RELAZIONE PAESAGGISTICA 1. STATO ATTUALE

1.1 Descrizione dei caratteri paesaggistici e del contesto insediativo di riferimento

Il comune di Castel San Lorenzo è situato nella parte centrale della Provincia di Salerno e del , in un'area di notevole interesse turistico, ambientale, storico e culturale. Confina a nord con , ad est con Bellosguardo, a sud e ad ovest con . Il suo territorio ha un'altitudine compresa tra 80 e 750 ed mt slm, presenta una superficie di 14.08 Kmq e presenta diversi boschi: il bosco lnfitina, caratterizzato da macchia mediterranea e occupante una superficie di 3 ettari; il bosco Scanni Rossi costituito da 1 ettaro di macchia mediterranea; il bosco Zembrone costituito da 1 ettaro di macchia mediterranea; il bosco Laurenti con 5 ettari di castagno; e il bosco Foresta con 3 ettari di castagno. È attraversato dal fiume Calore Lucano, che nasce dalle pendici del monte Cervati e il cui corso, fino a Roccadaspide è tortuoso e spettacolare, sede di campionati di canoa. In alcuni punti è ricco di trote. La fauna è caratterizzata dalla presenza di cinghiali, volpi e del fagiani. La popolazione è di 2837 abitanti (censimento ISTAT 2005). Il centro abitato è localizzato a mt 358 slm, e dista circa 60 Km dal capoluogo provinciale (Salerno). L'area urbanizzata di elevato valore paesistico presenta un interesse particolare nell'adattamento dell'insediamento abitativo alla singolarità e alle emergenze geomorfologiche.

Fig. 1 Ortofoto dell'abitato di Castel San Lorenzo

Il centro storico di Castel San Lorenzo è di origine medioevale sviluppato da un nucleo secondo uno schema ad awolgimento a/uso di acropoli che ha determinato la conformazione dell' abitato. Come in tutti i centri di origine medievale, che risultano essere economicamente e funzionalmente integrati nella campagna circostante, il costruito si pone, visivamente, come elemento di contrasto con I' ambiente naturale, ma perfettamente in linea con esso: I' ambiente urbano si presenta come un paesaggio architettonico che ripete la varietà del paesaggio naturale, ponendosi come momento differenziato per l'artificialità dell' intervento umano, ma costruito secondo le medesime leggi; infatti, la disposizione urbana è adattata alla situazione geomorfologica al punto che essa si pone come

1 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

Committente: COMUNE DI CASTEL SAN LORENZO Lavori di: Completamento del vecchio Mulino del Principe con creazione di un'area attrezzata lungo il fiume "Calore" elemento condizionante del disegno urbano e di equilibrio con gli elementi costruiti, secondo una concezione organica di un' architettura che si inserisce nell' unità dell' ambiente naturale, modificandolo secondo i suoi bisogni ma senza opposizioni, perché tra le cose naturali e quelle artificiali non esiste una differenza fondamentale, in quanto entrambe sono, in senso metafisico, fabbricate e contingenti; pertanto i continui adattamenti del costruito al naturale diventano man mano sempre più coerenti e voluti, tanto da produrre una pianta complessa ma non meno unitaria di uno schema geometrico prestabilito.

Fig. 2 Vista panoramica del centro abitato di Castel San Lorenzo

In base a tali considerazioni, si comprende come il piccolo centro di Castel San Lorenzo ci appaia un organismo straordinariamente unitario e legato, nonostante sia privo di un tracciato geometrico regolare: ogni elemento tiene conto delle relazioni con tutti gli altri, ogni casa è adattata ai rapporti con quelle vicine, alla forma del terreno, all' orientamento, alle vedute vicine e lontane, cioè all' insieme delle condizioni circostanti, senza alcuna regola geometrica. Questo piccolo centro sembra un unico edificio, articolato con percorsi interni: le case sono state costruite senza la differenziazione ad isolati, e tutta I' area insediativa è pensata, realizzata ed abitata come un solo blocco edilizio, in cui le strade e le piazze sono diversi momenti della lavorazione e dell'elaborazione di questo unico interno; le strade e le piazze, cioè, appartengono allo stesso interno, sono parte integrante delle case. Come nella maggior parte dei centri rurali del Cilento, ciò che più specificatamente caratterizza il singolo episodio edilizio, è rappresentato dalla presenza varia e continua delle case rustiche che seducono per il loro carattere di rudimentale necessità, aliene come sono da ogni elemento superfluo; infatti anche la tipologia aggregativa favorisce una lettura in termini di crescita spontanea, di necessario adattamento alla situazione orografica e climatica da una parte , e alle esigenze delle successive modificazioni familiari e sociali. Molto originale ed ingegnoso è anche il sistema per sfruttare lo spazio agricolo: la vigna a pergolato, pratica molto diffusa in tutta l'area cilentana, crea effetti ambientali assai felici conferendo un aspetto "naturale" a zone intensamente antropizzate del territorio. A volte la pergola viene montata sulle terrazze delle case in modo tale che, oltre a fornire una integrazione produttiva al conduttore del fondo, consente di rinfrescare gli ambienti e proteggere dal sole. Per apprezzare maggiormente la bellezza di tali luoghi e coglierne l'intima essenza, è necessario stabilire un rapporto percettivo e dunque psicologico tra l'osservatore e il rnondo esterno, fra fruitore e spazio fruito, in una parola tra l'uomo e il suo ambiente che non sempre è stato rispettato; appare per contro, infatti, del tutto inaccettabile l'aggressione al paesaggio prodotta dall'assurda e incongrua presenza di edifici multipiani, adibiti ad uso abitativo, blocchi parallelepipedi arroganti e precari ad un tempo, che rompono con la loro rigida stereometria , l'armonica continuità e omogeneità che il lavoro dell'uomo ha saputo stabilire tra natura e manufatto, e che si manifesta piuttosto con il rispetto assoluto per le preesistenze e con la modestia degli indispensabili successivi interventi, che devono mirare ad assicurare il progresso civile e promuovere le necessarie azioni conservative; ciò richiede un'approfondita conoscenza dei dati più immediatamente oggettivabili quali

2 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

Committente: COMUNE DI CASTEL SAN LORENZO Lavori di: Completamento del vecchio Mulino del Principe con creazione di un'area attrezzata lungo il fiume "Calore" morfologie costruttive, dimensioni dei manufatti, qualità dei materiali, tecniche esecutive, il sistema dei collegamenti, l'insieme delle relazioni tra spazi chiusi e aperti ed il rapporto infine che il tessuto edificato stabilisce con l'ambiente fisico e i modi del proprio adattamento alla situazione orografica e climatica del sito.

1.2 CONTESTO TERRITORIALE

Per quel che riguarda le connessioni con il contesto intercomunale, il comune si colloca nell'ampio comprensorio cilentano, del quale assorbe le connotazioni storiche e culturali, nonché economiche e sociali. Gravita prevalentemente sulla Piana del , e gli altri centri di riferimento sono: Vallo della (sede di tribunale, Ospedale, di istituti scolastici, finanziari e sanitari), Capaccio (sede dell'ASL di appartenenza), Roccadaspide (sede de.Ila Comunità Montana, Ospedale), Agropoli (per scambi lavorativi e commerciali, Ospedale, istituti scolastici). L'intera area è ancorata ad un' economia rurale di tipo tradizionale: L'agricoltura fornisce prevalentemente la parte più cospicua del reddito locale; Le attività commerciali sono limitate ai prodotti per il consumo interno; L'artigianato non risulta molto sviluppato, ma sono notevoli le potenzialità di questo settore da prevederne un futuro sviluppo.

Il calo demografico è inequivocabilmente imputabile alla mancata evoluzione della struttura economica di queste zone, che incide negativamente sulla possibilità della loro soprawivenza, ed, in particolare, alla carenza delle infrastrutture, che è notevole, soprattutto nel settore della viabilità e dei trasporti, e nel settore energetico ed idrico:

La viabilità intercomunale è costituita essenzialmente dalla Strada Provinciale Capaccio-Stio, che attraversa il Centro Urbano e la strada Monteforte-Roccadaspide; la rete urbana è pressocchè sufficiente ed in buone condizioni, invece, la viabilità interpoderale, notevolmente sviluppata, presenta un diffuso dissesto e la conseguente necessità di un ripristino funzionale.

Le risorse naturali si presentano integre, non sono infatti presenti vistosi fenomeni di inquinamento atmosferico, e la qualità delle acque superficiali è nel complesso buona; a questo proposito, però, si deve sottolineare che il fenomeno del progressivo abbandono delle zone interne e dello sfruttamento frammentato e poco razionale delle risorse naturali, unitamente alla particolare natura e condizione geolitologica dei terreni, sono causa di un fenomeno di grave dissesto idrogeologico, che interessa, del resto, anche il territorio provinciale e l'intero contesto regionale.

Caratteri geomorfologici Nel territorio cilentano sono presenti tre grandi complessi litologici (il carbonatico, l'arenaceo­ conglomeratico, l'argilloso-marnoso), ognuno con le proprie peculiarità e con diverse configurazioni geomorfologiche e vocazione d'uso. Una peculiarità in ambito territoriale di area vasta è costituita dalla diversificazione degli aspetti relativi all'ambiente fisico che, tra l'altro, hanno condizionato l'occupazione antropica del territorio cilentano. Ciò rimanda al sistema di emergenze ambientali a carattere geologico, i genotipi (quale particolarità litostratigrafiche, geomorfologiche, paleontologiche e mineralogiche), aventi interesse scientifico, didattico e socio-culturale.

1.1.2 Sistemi naturalistici

Il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano', con i suoi 178.172 ettari, è il secondo parco italiano per estensione. In esso risultano comprese aree costiere e zone collinari e montane, in un succedersi di ambienti diversificati che costituiscono habitat ottimali per più di 2000 specie di piante autoctone, tra cui molti endemismi (come la Primula palinuri, simbolo del parco, o la rarissima Genista cilentana), e per una fauna vertebrata ricca di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Questa straordinaria biodiversità, associata ai segni della millenaria presenza dell'uomo, che in quest'area ha spesso saputo integrarsi armonicamente con le forme del

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paesaggio, ha fatto sì che il parco, unico caso in Italia, sia stato dichiarato "Patrimonio dell'Umanità" dall'UNESCO nel 1998 e, ancor prima, nel 1997, "Riserva Mondiale della Biosfera" MaB-UNESCO. Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane sono frequenti l'Aquila reale (Aquila chrysaetos) e le sue prede d'elezione: la Coturnice (Alectoris graeca) e la Lepre appenninica (Lepus corsicanus). La presenza di queste due ultime specie è biologicamente importante in · quanto rappresentano popolazioni autoctone appenniniche, oramai estinte in buona parte del territorio. L'aquila divide questo ambiente con altri rapaci come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Lanario (Falco biarmicus), il Corvo imperiale (CoNus corax) ed il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax). Tra i pascoli è facile osservare l'arvicola del Savi (Microtus savii), un piccolo roditore erbivoro predato dalla Volpe (Vulpes vulpes), dalla Martora (Martes martes) o anche dal Lupo (Canis lupus) specie quest'ultima la cui popolazione sembra essere in leggera crescita. Tra gli stessi prati, regno di numerose specie di farfalle, vivono la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la Luscengola {Chalcides chalcides) peculiare per la sua somiglianza ad un piccolo serpente ma dal quale differisce per la presenza di piccoli arti. Tra la ricca avifauna delle foreste di faggio le specie più tipiche sono il Picchio nero (Drycopus martius), il Picchio muratore (Silla europaea) e il Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), mentre di grande interesse è la presenza dell'Astore (Accipiter gentilis) uccello rapace la cui distribuzione è in declino. Molto ricca è anche la fauna dei corsi d'acqua dove senza dubbio domina la popolazione di lontre (Lutra lutra) forse più ricca d'Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l'acqua è più fredda, più costante ed i folti boschi riparlali forniscono abbondante ombra, vivono la rara Salamandra dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra (Salamandra salamandra). Nei siti con acque più limpide e ricche di ossigeno abbondano la Trota (Salmo macrostigma) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), lungo le sponde sono frequenti piccoli tralJlpolieri limicoli come il Corriere piccolo (Charadrius dubius) mentre nelle piccole pozze la Rana italica, la Rana dalmatina, l'Ululone dal ventre giallo (Bambina pachypu) e il Rospo (gufo bufo); tra le gole rocciose il raro Biancone (Circaetus gallicus) rapace di grandi dimensioni che si nutre prevalentemente dei rettili che frequentano il Parco. Tra questi ultimi la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Ramarro (Lacerta viridis), il Cervone (Elaphe quatuorlineata) il Biacco (Coluber viridiflavus), la Vipera (Vipera aspis) e la Natrice (Natrix natrix). Procedendo dalle quote più elevate verso le vallate, i prati - pascolidi alta montagna (dove viene ancora praticato l'alpeggio) cedono il passo ai boschi ove domina il faggio e, più in basso, ai ,. 4 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

Committente: COMUNE DI CASTEL SAN LORENZO Lavori di: Completamento del vecchio Mulino del Principe con creazione di un'area attrezzata lungo il fiume "Calore" boschi misti con querce, aceri, tigli, olmi, frassini , e poi agli uliveti, che modellano il paesaggio pedo - collinare. Questi ultimi rappresentano, al tempo stesso, la traccia della presenza dell'uomo e la cerniera con le aree costiere ove la macchia mediterranea (lentisco, mirto, corbezzolo, fillirea, ginepro, e nei tratti meglio conservati, lecceta) caratterizza il paesaggio terrestre che si affaccia sul mare, ora con ripide falesie calcaree, ora con pianeggianti spiagge.

Il territorio di Castel San Lorenzo è inserito nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, istituito con il DPR 5/6/1995 in attuazione della Legge 394/1991 . In particolare, l'area interessata dal Progetto è inclusa nella zona C "di protezione". Le zone e, di • protezione, si riferiscono ad ambiti caratterizzati dalla presenza di valori naturalistici ed ambientali inscindibilmente connessi con particolari forme colturali, produzioni agricole e modelli insediativi. Gli usi e le attività sono finalizzate alla manutenzione, il ripristino e la riqualificazione delle attività agricole e forestali, unìtamente ai segni fondamentali del paesaggio naturale ed agrario, alla conservazione della biodiversità e delle componenti • naturali in esse presenti. L'intervento progettuale rientra tra quelli ammessi nelle zone C dal momento che esso non riguarda né "l'apertura di nuove strade" né "modifiche di tracciati esistenti", bensì di adeguamento di una strada esistente ad esclusivo uso agricolo e forestale realizzato con sezione, comprensiva di cunette, non superiore a mt 3 e con andamento longitudinale tale da limitare al massimo sbancamentf e rfportf.

·,.. ,-..,,~./ Fig. n. 3 Perimetrazione del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano

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1.1.3 Sistemi insediativi storici, paesaggio agrario, tessiture territoriali storiche

Il sistema insediativo storico cilentano presenta il carattere lineare dei subsistemi che si sono aggregati nel tempo lungo le principali vie di comunicazione; infatti, elemento centrale del sistema insediativo e del paesaggio è la rete storica dei percorsi, il cui ruolo paesistico nelle fasi di antropizzazione è dovuto a diversi fattori (l'orografia del territorio appenninico e subappenninico e i sistemi di crinali))

Direttrici dell'insediamento, i collegamenti lungo le linee di crinale sono, probabilmente, tra i caratteri morfologici strutturali più significativi del paesaggio cilentano, sia per la loro straordinaria permanenza nella storia che per il loro influsso sui processi formativi della rete insediativa. La viabilità moderna, muovendosi generalmente sulle linee di mezza costa, intercetta i centri antichi trasversalmente al loro asse, agevolando l'edificazione lungo il nuovo asse stradale e riconfigurando l'abitato.

Lungo le linee di crinale, le antiche vie sono spesso abbandonate o in via di abbandono, e con esse le tracce della storia insediativa e la struttura portante del paesaggio.

La struttura storico-insediativa del territorio oggetto di Studio, è costituita dalle seguenti categorie di beni e testimonianze. - "centri storici" (ancora oggi esistenti, tra quelli sorti entro il 1871 ); - "rete dei percorsi storici" (che collega i centri storici e i beni extraurbani); - "beni storico-culturali emergenti" (elementi puntuali extraurbani - o urbani ma di riferimento territoriale come castelli, conventi importanti etc.- e che corrispondono a varie tipologie architettoniche - fortificazioni, edifici per il culto, conventi etc.); - "siti archeologici" (aree archeologiche di grandezza limitata, riconducibili a insediamenti puntuali come ville rustiche o piccole necropoli; frammenti di sistemi insediativi premedioevali, su aree estese e con tipologie insediative complesse o seriali, come ad esempio gruppi di fattorie con necropoli; centri abbandonati o scomparsi); -"contesti indiziari d'interesse storico-culturale e paesistico" (che identificano quelle aree di pertinenza legate ai rispettivi centri da una rete di relazioni, testimoniata da usi, riti, elementi puntuali -emergenze storico-architettoniche- e/o configurate dalle morfologie dei siti che ne fanno un tutt'uno con il nucleo di riferimento).

1.1.4 Il paesaggio percettivo

Il territorio cilentano è suddivisibile in grandi bacini visivi, di cui alcuni (Vallo di Diano, valli del Calore, dell'Alento, del Mingardo e del Lambro) sono chiaramente percepiti dall'osseNatore come grandi strutture paesistiche unitarie, con i diversi distretti che convergono verso quello principale; altri (le due valli del Bussento, i sistemi costieri del monte Stella, del Bulgheria, e di PolicastroSapri) sono invece spezzettati in una serie di distretti che consentono di ricostruirne l'unitarietà con difficoltà. Si possono distinguere diversi tipi di paesaggio: - apparati duna/i e delle spiagge - versanti costieri e falesie - montano carsico - montano boscato - conca intermontana - misto delle piane alluvionali - collinare boscato - collinare cilentano

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L'area oggetto di Studio è riferibile al paesaggio montano carsico, con caratteri che, in varia misura, possono essere ritrovati anche in altre zone dell'Italia centro-meridionale.

Pig. 4 Panorama del paese di Castel San Lorenzo

1.1.5 Cenni storici sul centro abitato

Il primo insediamento si fa risalire alla fondazione del monastero di S. Lorenzo de strictu, ad opera del nobile longobardo Guaimario lii di Capaccio agli inizi del Xli sec .. Guaimario diventerà poi monaco benedettino e, prima di morire intorno al 1137, donerà il Convento alla Badia della SS. Trinità di Cava. Il Convento di S. Lorenzo sorse per sostituire una più antica chiesa, S. Maria de strictu o della Stella: "essa è l'unico fabbricato superstite de/l'antico casale denominato S. Maria de strictu o della Strada, anteriore di molto al Monastero di S. Lorenzo fondato nel 1191 da Guaimario lii, conte di Capaccio, e molto più dell'attua/e paese Castel S. Lorenzo" (v. vis. past. Mons. Jacuzio 1903, in P. Ebner, vedi nota). L'antico casale era sorto probabilmente intorno ad una laura basiliana, mentre sulla Chiesa di S. Maria verrà poi costruita la Chiesa del Camposanto nel 1886. Guaimaro, imparentato con Gisulfo, l'ultimo principe longobardo di Salerno, dotò il monastero di molti terreni, alcuni dei quali ricadevano nella giurisdizione di Capaccio, come Monte di Palma e l'annesso villaggio, i cui ruderi ancora oggi si possono notare a nord - est del Santuario del Granato, nei pressi di . Il Monastero, già citato in una Bolla di Celestino lii nell'anno 1191, venne canonicamente riconosciuto nel 1144. Nella Bolla del 1191 il pontefice riconosce al cenobio una serie di proprietà e dipendenze, tra le quali le chiese di S. Martino, S. Donato dei Rebellari, S. Nicola di Frascio, S. Maria de Strictu e forse del villaggio stesso. Il De Stefano argomenta intorno alla specificazione del Monastero in "de strictu", sostenendo che la giurisprudenza dell'epoca definiva Districtus l'assegnazione di un territorio ad un monastero. Ma sull'argomento è interessante anche la tesi di P. Cantalupa, che a proposito delle Rationes sosiene che: "il toponimo Sanctus Laurentius de Stricta , come il successivo Sanctus Laurentius de Sfrata, premesso che il lat. medioev. stricta (o strictu) equivale al lat. strafa (strada), fanno entrambi riferimento a San Lorenzo , nome medioevale dell'attuale Castel S. Lorenzo. · L'equivalenza del termine medioevale con quello classico è sfuggita agli editori delle Rationes, che hanno inopportunamente integrato il n o. 6597 con l'aggiunta di stricta, alterando cosi il toponimo con un'ingiustificata tautologia." Il nuovo abitato assunse il nome di Castello e la specificazione di San Lorenzo, forse per una particolare venerazione verso questo santo, oppure per la vicinanza del monastero a lui intitolato. &nsbp; Sull'esistenza di due distinti luoghi dedicati a S. Lorenzo, ancora P. Cantalupa afferma: "verso la metà del Xli sec. esisteva un borgo fortificato detto Castellum Laurentii, sede di una

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Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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signoria in età longobarda e normanna, distinto dal villaggio di Sanctum Laurentium (o Sanctum Laurentium de Strictu; attualmente Castel S. Lorenzo); mentre il primo scomparve, il secondo, sorto sulle terre dell'omonima abbazia benedettina di S. Lorenzo de Strictu" divenne l'attuale Castel San Lorenzo. Dopo essere stato appannaggio dei Benedettini del complesso abbaziale, il feudo passò alla famiglia Pipino e da questa al casato dei Carata, che ne furono titolari per lungo tempo, fino all'eversione della feudalità, agli inizi del XIX secolo. Castel San Lorenzo appartenne a Tancredi di Altavilla, Signore sia di Sanctum Laurentium che di Castellum Laurenti. Grazie ad una pergamena si ha notizia che nel 1166 Guglielmo, vescovo di Troia, vendette a Graziano Leone il bosco della curia di Castel San Lorenzo. Durante il regno di Federico 11, le famiglie che dipendevano dall'abbazia di S. Lorenzo de Strictu furono addette alla manutenzione del castello di Capaccio. Poi, in seguito ad un ordine dell'imperatore, l'abate del cenobio perse la potestà civile sui vassalli soggetti, avendo seguito la fazione papale; tale potestà gli venne restituita da Carlo I d'Angiò. Carlo Il donò, nel 1299, a Giovanni Pipino la metà di Castel San Lorenzo, mentre l'altra metà rientrò sotto la giurisdizione del monastero. Sempre in epoca angioina, probabilmente durante la Guerra del Vespro (1282-1302), furono costruite tre torri (le tre torri richiamate nello Stemma del Comune), come parte delle fortificazioni erette in tutto il Cilento per fermare l'avanzata delle orde degli Almugàvari, i mercenari al soldo degli Aragonesi. Il De Stefano individua i resti delle torri in corrispondenza al coro della parrocchiale San Giovanni, nel palazzo baronale e agli inizi della via del Fosso. Le direttive della bolla di Celestino lii furono confermate da Nicola V nel 1454. Questo monastero presentava vaste proprietà, comprendenti tra l'altro, tre centri abitati: S. Clerico (chiamato poi S. Chirico), Monte di Palma e S. Lorenzo de Strictus. Gli abati mantennero la giurisdizione civile del villaggio fino al 1497, anno in cui ne furono privati da re Federico d'Aragona, avendo reso omaggio a Carlo VIII. L'intero territorio fu allora venduto ad Antonio Carata, principe dì Stigliano. La nobilissima famiglia Carata, napoletana, vanta oltre duecento titoli nobiliari, inoltre annovera tra i suoi antenati vicerè, governatori, arcivescovi e anche un Papa (Paolo IV). Il 14 settembre 1554 Gerolamo Carafa, signore di Felitto e detentore dei diritti originali su Monteforte, ottenne il titolo di principe dì Castel San Lorenzo. Dal matrimonio di Gerolamo con Arrìghetta Sanseverino discese Giannantonio, duca dì , a cui seguì il figlio Geronimo, duca dì Laurino, nel 1610. I feudi passarono al nipote Alvaro e da questi a Luigi, nel 1785. Per successione il titolo passò poi al figlio Pietro nel 1789, e in assenza dì eredi diretti, al fratello Domenico Antonio a cui seguì il figlio Luigi, e poi da Francesco Paolo (1900) che morì a Napoli nel 1913 senza lasciare eredi.

RISORSE NATURALI

BOSCO INFITINA: caratterizzato da macchia mediterranea e occupante una superficie dì 3 ettari. BOSCO SCANNI ROSSI: costituito da 1 ettaro di macchia mediterranea. BOSCO ZEMBRONE: costituito da 1 ettaro di macchia mediterranea. BOSCO LAURENTI: con 5 ettari di castagno. BOSCO FORESTA: con 3 ettari di castagno. Tra le specie vegetali prevalenti si ricorda la roverella, il cerro e l'orniello.

LA FAUNA Si può osservare la presenza della volpe, del cinghiale, del lupo, del falco e del fagiano.

I CORSI D'ACQUA: FIUME CALORE LUCANO Sgorga sulle pendici settentrionali del Monte Cervati, da alcune grosse polle ai piedi di un'alta parete rocciosa, all'interno di un'estesa faggeta, in una località chiamata Festo/e, non lontana dall'area forestale di . Il suo corso si svolge interamente nella provincia di Salerno, all'interno del Cilento, per una lunghezza di 63 chilometri, facendosi strada in un bacino caratterizzato spesso da località impervie e dì difficile accesso. Per lunghi tratti infatti, il suo alveo si infossa tra strette e alte pareti rocciose, come accade presso il

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Committente: COMUNE DI CASTEL SAN LORENZO Lavori di: Completamento del vecchio Mulino del Principe con creazione di un'area attrezzata lungo il fiume "Calore" centro abitato di Laurino e nella gola del Monte Pescorubino, tra le località di e Felitto. Il Calore riveste una notevole importanza, oltre che dal punto di vista paesaggistico e idrografico, anche da quello naturalistico. Infatti, nel comprensorio del Sele e dei suoi affluenti (tra cui il Tanagro e il torrente Fasanella), come in altri fiumi del Cilento, è attestata la stabile presenza di esemplari della rara Lontra europea. È considerato uno dei fiumi più puliti d'Europa e fa parte dell'elenco dei siti d'importanza comunitaria per la regior:ie biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE. È spesso confuso con l'omonimo , affluente del Volturno.

PRODOTTI TIPICI Il Baron Antonini queste poche cose dice del Castel di Sanlorenzo: Il Castello di S. Lorenzo, che ha la stessa, anzi maggior abbondanza (di frutta) è posto in piano, e gode il corso del Calore. Alla riserba dell'edifizj di Case, che sono dalla parte superiore del Palazzo Baronale a mezzo giorno, che sono in piano, tutto il corpo poi del Paese è posto su di una eminenza assai declive. Fe' torto a questa Terra il Signor Barone col descriverla soltanto abbondante di frutta, quando la ricchezza maggiore del luogo é il vino generoso, e tra migliori della Provincia, che si porta a vendere per ogni dove ne è scarsezza; ond'é che la maggior parte de' suoi terreni è pieno di vigne e arbosti di viti. Vi é mediocre abbondanza d'olei, ma non cosi buoni, come gli altri de' convicini Paesi. Abbonda di grano ed altre biade, di ghianne, e castagne, di fogliami in ogni staggione, e di fichi secchi. Castel San Lorenzo con la Cooperativa Val Calore ha il grosso merito di aver mantenuto attiva una importante vocazione enologica di una zona di grande potenzialità viticola. La denominazione di origine controllata Castel San Lorenzo si estende interamente nei territori dei comuni di Castel San Lorenzo, Felitto e Bellosguardo e in parte dei comuni di Aquara, , Roccadaspide, Magliano Vetere e Ottati. Le condizioni pedoclimatiche hanno reso queste zone adatte alla coltivazione della vite da tempi remoti e il disciplinare ne tutela le specificità colturali e ampelografiche preesistenti. I vini prodotti con tale denominazione sono il Barbera, il Rosso, il Bianco, il Rosato e il Moscato nelle versioni Spumante e Lambiccato, derivato da tradizionali sistemi di vinificazione. Mucciolone è una nuova Cantina nel dinamico mondo del "Castel San Lorenzo DOC". Tecnica e tradizione, eredità di circa cinque generazioni, permettono di proporre un prodotto ottenuto dalla meticolosa selezione di vigneti. Fra le etichette di spicco: Metardo (Castel San Lorenzo DOC Barbera) e Cagliostro (Paestum IGT Barbera).

EMERGENZE ARCHITETTONICHE PRINCIPALI

Chiesa di S. Giovanni Battista Costruita nel Settecento su un'area vicina all'antica chiesa, su un terreno donato dalla principessa Carata.I lavori terminarono nel 1800. La chiesa è ad una navata ampia ed illuminata da grandi finestre, è a croce latina con colonne sorrette da basamenti di granito e sormontati da capitelli di ordine corinzio, all'incrocio tra la navata e il transetto si apre una grande cupola, le pile dell'acqua lustrale sono di pietra bianca di Padula ed il frontespizio della Chiesa, ora roso dalle intemperie, era fatto con colonne sormontate da capitelli sempre di ordine corinzio. Nella Chiesa si conserva una grande tela rappresentante S. Pietro in Vinculis liberato da un Angelo, proveniente dall'antica pinacoteca del Principe Carafa. Dietro l'altare è possibile ammirare la tela S. Giovanni Battista che predica alle Turme, attribuita a Carmine Natale. L'opera nel 191 O fu racchiusa in una cornice dorata sull'altare maggiore dall'arciprete Pacifico. Sotto l'altare maggiore c'è una cripta, a cui si accede da una apertura nel pavimento, che serviva per la sepoltura dei sacerdoti e intorno alle pareti vi sono dei sedili sui quali dovevano essere posti i cadaveri.

Chiesa di S. Maria del Monte La chiesa di S. Maria del Monte fu terminata nel 1713 e fu chiamata così perché sull'altare maggiore, in una nicchia, si venera una statua uguale a quella del Santuario del Monte di Novi Velia sul Gelbison. La chiesa è ad una navata con il soffitto in legno a cassettoni, gli altari sono dedicati all'Annunziata e a S. Biagio con l'organo e la cantoria. Quest'ultima era in legno dorato con grate simili a quelle dei monasteri di clausura, sotto di essa fu dipinto (dal Croce o dal Natale) lo stemma del comune di Castel San Lorenzo.

9 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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In questa chiesa vi avevano le loro cappelle con il sepolcreto laterale le famiglie Carafa (altare dell'Addolorata), Milone (altare dell'Annunziata), il Comune (altare di S. Francesco Borgia). Questi altari sono sormontati dagli stemmi gentilizi delle varie famiglie.

Chiesa dei S.S. Cosma e Damiano La chiesa dei S.S. Cosma e Damiano costruita nella prima metà del 1700, è ad una sola navata e oltre all'altare maggiore in marmo (fatto costruire nel 1902 dai castellesi devoti residenti a New York), vi sono altri quattro altari lungo le pareti della navata. Anche questa chiesa aveva la volta affrescata, ma i dipinti andarono perduti nel 1848 in seguito ad un crollo. Tre grandi tele sono poste su tre altari ed un'altra tela è sotto la volta dell'abside e vi sono due pitture su legno sotto la cantoria dell'organo che rappresentano la Fede e la Carità. Le opere sono dei pittori Natale e Croce.

Chiesa di S. Maria della Stella La chiesa di Santa Maria della Stella, l'antica chiesa del casale di S. Maria de Strictu, adesso è una cappella campestre. Sopra l'unico altare c'è una nicchia che conserva un'antica statua della Madonna (S . Maria ad Nives) che ha sul braccio sinistro il bambino Gesù e nell'altro un melograno, il tetto è a capriate e sulla facciata principale c'è un rosone.La cappella è in aperta campagna e viene aperta al culto la prima domenica di agosto.La villa dei principi Carafa, detta "Vigna della Corte", fu edificata molto probabilmente alla fine del XVII secolo. Il palazzo costituisce un elemento di fondamentale importanza dal punto di vista paesaggistico perché oltre ad essere ubicato in una posizione molto visibile è anche di una mole non indifferente.

Vigna della Corte La villa residenziale anticamente era unita al Palazzo Principesco e si dice che addirittura vi fosse un sottopassaggio utilizzato dai principi in caso di rivolte o di altre necessità. Alla villa si accede tramite un viale che anticamente era coperto da un folto pergolato, la costruzione si divide in due piani più uno scantinato ed ha una forma quadrata dove agli angoli si innalzano quattro torri circolari. L'interno è caratterizzato da un cortile e la facciata da elementi decorativi del XIX secolo. Non si può infine non menzionare la ricca pinacoteca dei Carafa che per pregio e numero era la più importante della provincia di Salerno.

Il centro storico Carafa si erge sull'area in cui un tempo era il castello, le armi della famiglia sono rappresentate nello stemma che sormonta il portone del palazzo principesco. Vicino Palazzo Carafa c'è una croce litica di pregevole fattura, posto in origine a centro della piazza e poi spostata lateralmente. Al municipio, ricostruito nel 1917, vi si accedeva da una grande scalinata semicircolare che portava ad un pianerottolo da dove si staccavano due scalinate portanti alle due entrate.

Fig. 5-6 Foto Centro Storico

10 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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1.1.2.2 Indicazione e analisi dei livelli di tutela

Il territorio comunale di Castel San Lorenzo, ai fini della tutela, è sottoposto a vincolo paesaggistico exL.1497/39 (sostituita dal D. L.vo n.490 die 29.10.1999 e dal Digs n.42/2004 - Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).

Inoltre, si individuano i seguenti Vincoli ambientali: •Zona contigua del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (ex L. 394/1991 e DPR 5.6.1995); •Siti di Importanza Comunitaria (Decreto Ministero dell'Ambiente 03.04.00 e Direttiva 92/43 CEE del 21.05.92 in materia di conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica). •Zone a Rischio idraulico e a rischio frane: Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele. •Zona sottoposta a svincolo idrogeologico, LR 11/96: Comunità Montana Calore Salernitano.

1.2.1 Conformità alle prescrizioni dei piani paesistici, urbanistici e territoriali Obiettivo del presente paragrafo è la verifica di compatibilità delle opere di Progetto con gli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti ed il regime vincolistico. L'esigenza di costruire un quadro conoscitivo dell'opera, ha indotto allo studio dei seguenti strumenti che interessano il progetto in esame:

Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) Piano dei Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno P.R. G. adottato

1.2.1.1 PIANO TERRITORIALE REGIONALE (P. T.R.) - Regione Campania Il Piano Territoriale Regionale, che produce gli stessi effetti del piano richiesto dall'art.149 del D.Lgs. n.490/99, redatto nell'ambito della collaborazione richiamata nel Protocollo d'intesa sottoscritto il 15/7/1998 con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è finalizzato alla sostituzione dei Piani Territoriali Paesistici vigenti, in quanto detta principi di tutela e linee normative guida affinché i Piani Territoriali di Coordinamento delle Province contengano sufficienti elementi di tutela del paesaggio. La normativa del PTR contiene indirizzi di tutela paesaggistica e ambientale da recepirsi negli strumenti di pianificazione territoriale provinciale. Le linee generali del Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) approvato contengono le norme per il governo del territorio, norme di indirizzo per la pianificazione territoriale regionale e provinciale. Relativamente all'area oggetto di Studio vengono individuate la perimetrazione del Piano Territoriale Paesistico e delle aree tutelate ai sensi dell'art.139 del titolo Il del D.Lgs 490/99, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed i SIC e ZPS sopra citati.

1.2.1.2 Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Il territorio del Comune di Castel San Lorenzo risulta contiguo al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, istituito con D.P.R. 5/6/1995 in attuazione della Legge n.394/1991, che individua due zone (ex art.1 Ali. A del DPR 5/6/1995):

•"zona 1" di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con illimitato o inesistente grado di antropizzazione; •zona 2" di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con alto grado di antropizzazione.

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Fig. 7 Perimetrazione Parco Nazionale

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Fig. 8 Zona interessata dall'intervento ricadente in zona contigua del Parco

1.2.2 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno Il Piano Territoriale di Coordinamento fornisce indicazioni in merito all'assetto delle aree provinciali individuate in diversi ambiti territoriali. L'area del Cilento e del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano (che interessa il 37% del territorio provinciale) è interessato dalle seguenti "linee di azione": •riqualificazione della struttura insediativa esistente •applicazione di tecnologie informatiche che consentono di elevare le prestazioni del sistema territoriale •gestione della mobilità

I "temi strategici" sono articolati nelle seguenti proposte: •costituire la "rete civica del Parco" •promuovere la riqualificazione del patrimonio insediativo esistente •attuare un rigido controllo dell'espansione delle aree urbanizzate.

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1.2.3 Piano Regolatore Generale del Comune di Castel San Lorenzo L'area interessata dalle opere di Progetto ha destinazione urbanistica E - "area agricola", come riportato nella cartografia del Piano Regolatore Generale adottato.

STA ro O! PROGETrù LEGENQt'. Stralcio Carta cata5talc fog110 ,, e R A,B, ... H: punti di riferimento dtl Comune

  • Fig. 9 Planimetria Catastale foglio n. 6 - 8

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    1.2.4 SICIT8050002

    Tra le emergenze naturalistiche, è da sottolineare, inoltre, la presenza nel territorio del comune di Castel San Lorenzo di un Sito di importanza comunitaria SIC ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat"

    SIC IT8050002 "ALTA VALLE DEL FIUME CALORE LUCANO (SALERNITANO)" Localizzazione: Longitudine: E 15 14 37 Latitudine: 40 25 16 Area (ha) 360,00

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    Fig. 10 SIC IT8050002

    14 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    Descrizione: Valle fluviale con depositi alluvionali che si snoda tra profonde gole nell'Appennino campano. Substrato costituito prevalentemente da arenarie (serie del "Flish del Cilento" e nel tratto terminale su calcareniti. Vegetazione rappresentata da un mosaico di popolamenti di bosco misto, macchia mediterranea e praterie xerofile miste a colture erbacee e arboree. Immissione-di ittiofauna alloctona. Avifauna nidificante (Milvus milvus, Falco biarcmucus, Alcedo atthis). Presenza di lontra e lupo. Particolarmente interessanti le comunità di anfibi e pesci. Diverse specie di Chirotteri e del pesce endemico Alburmus albidus. il progetto in esame non incide in modo significativo sul sito di importanza comunitaria; le molte specie o habitat presenti nei SIC riguardano zone distanti dal luogo di intervento ed il temporaneo cantiere, né le attività di esercizio successivo della strada potranno interferire sulle biocenosi; inoltre, le opere progettate sono ubicate in un'area stradale già attiva e non sono finalizzate all'aumento della quantità della fruizione ma alla qualità del servizio offerto. In definitiva si ritiene che le opere progettate siano compatibili con le esigenze di tutela degli habitat e delle specie di importanza comunitaria per le quali sono stati proposti i SIC.

    2. PROGETTO 2 .1 Area di intervento L'intervento consiste nella riqualificazione dell'area antistante il vecchio Mulino del Principe con la sistemazione ulteriore delle stradine in terra che collegano tale area alla Strada Statale 166 degli e la ricostruzione dell'antico canale di adduzione che dall'opera di presa nel fiume Calore va ad immettersi negli esistenti e recentemente riqualificati canali di carico del mulino, così come indicato nella sottostante planimetria di progetto.

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    STATO DI PRO(iETTO Stralcio Carta Nurnenca Regionale X n° picchetto Ricavata dal rilievo aereofotogrammetrico ~ Tratto di canale da ricostruire del 1998 Scala d1 rappresentazione I :2000 ~ Strade da pavimentare

    Fig. 11 Planimetria generale di intervento

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    2.2 Opere in progetto

    Descrizione dell'intervento Il Mulino del Principe fu costruito nel 1597 ed è appartenuto alla Famiglia Carata di Castel San Lorenzo, nel 1920 fu affittato e restaurato dal Cav. Falcone il quale vi impiantò una piccola centrale idroelettrica per mezzo della quale Castel San Lorenzo per la prima volta ebbe la corrente elettrica. Nel 1930 furono reinstallati due mulini ad acqua e nel 1950 con I' awento dei mulini azionati a corrente elettrica il mulino del principe fu abbandonato. Il mulino del Principe era il punto centrale della vita economica del paese e di quelli limitrofi. Non a caso I' immobile si trovava sulla antica strada che collegava Castel San Lorenzo con Aquara e Felitto. La sua antichità, la sua storia, le tradizioni rurali incentrate sull' alimentazione a base di farina, la sua posizione vicino al fiume in area di interesse comunitario rendono il posto suggestivo e di grande valenza architettonica, paesaggistica e naturale con significati culturali e storici tanto da farne una concreta nìeta turistica. Il mulino rappresenta quindi il volano principale del turismo rurale e pertanto deve essere fruibile in tutta sicurezza dai turisti nel pieno rispetto del linguaggio architettonico, dei valori paesaggistici e degli habitat naturali. Il mulino è stato oggetto di recenti lavori relativi al Progetto "I 56 B PNCVD FIU" denominato "Recupero di edifici pubblici, casolari e mulini lungo il Fiume Calore", facenti parte del Progetto Integrato del PNCVD Misura 1.9 POR. Campania; con tale progetto sono stati realizzati i seguenti lavori: - opere di restauro del mulino; - scavi di ritrovamento dei canali di adduzione, delle torri di accumulo e dei canali di scarico del mulino; - consolidamento dei canali di scarico del mulino, in quanto passanti al disotto di esso, con recupero della propria funzionalità idraulica; - realizzazione di muri a secco e gabbionate di consolidamento in pietra locale a contenimento del terreno circostante il mulino; - realizzazione di muri a secco e di gabbionate di contenimento lungo la strada "Mulino del Principe", appunto strada principale di accesso al mulino; - messa in opera di misto di fiume lungo la predetta strada e nell' area antistante il mulino; - realizzazione di opere di regimentazione delle acque. E' facile capire pertanto che allo stato attuale la strada di collegamento principale "Mulino del Principe" e l'area antistante lo stesso mulino se pur funzionali e percorribili non permettono la completa ed agevole fruizione turistica. Sulla base di quanto precedentemente esposto e per motivi di mera natura didattica (scaturiti da una approfondita indagine storica sull'area e da una serie di sopralluoghi effettuati sul posto) la seguente progettazione si prefigge sostanzialmente e principalmente i seguenti obiettivi: 1. Riqualificazione completa dello spazio antistante il bene architettonico "Mulino del Principe" non solo attraverso la pavimentazione dell'area (utilizzando allo scopo fasce, selciati e rivestimenti in pietra locale) ma anche tramite la realizzazione di nuovi sottoservizi (rete fognaria bianca e rete idrica), di un nuovo impianto per la pubblica illuminazione (da realizzarsi con corpi illuminanti a basso consumo energetico idonei per siti antichi e nel rispetto della Legge Regionale 12 del 25/07/2002) nonché attraverso la risistemazione della esistente scogliera in massi, in sponda sx, erta a difesa dell'antico "Mulino del Principe" e nella posa in opera di arredo urbano (panchine, staccionate, cestini, etc) interamente realizzato in legno di castagno ed opportunamente trattato. 2. Sistemazione della strada principale "Mulino del Principe" (picchetti 1-11) nonché della strada "Contrada Galdo" (picchetti 7, 12-19) che intersecandosi con la "Mulino del Principe" (picchetto 7) si collega alla Strada Statale 166 degli Alburni (picchetto 19); la sistemazipne consisterà sostanzialmente nella realizzazione di muretti di contenimento in pietra e di zane/le in cls per la regimentazione delle acque nonché nella pavimentazione della sede stradale con un selciato sempre in pietra locale previa realizzazione di una soletta di ripartizione in cls Rck 20 N/mmq, sp. 1O cm, armata con una opportuna rete elettrosaldata 06/15x15 cm. In questa fase non è superfluo evidenziare che per l'intero tratto della strada "Comunale Galdo", (picchetti 7, 12- 19), sarà necessario realizzare uno strato di sottofondo in misto granulare dello spessore di 25 cm prima della realizzazione della soletta di ripartizione in cls armato.

    17 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    3. Rifunzionalizzazione, come già accennato a scopo meramente didattico, dell'antico funzionamento idraulico del "Mulino del Principe" tramite la realizzazione di un nuovo canale di adduzione a pelo libero in pietrame calcareo di idonea sezione che, partendo da una nuova opera di presa realizzata in prossimità della vecchia opera di presa, e seguendo lo stesso percorso dell'antico canale oramai quasi interamente scomparso, va ad immettersi negli esistenti e recentemente riqualificati canali di carico del mulino che andranno così ad "alimentare e far funzionare" i due nuovi mulini ad acqua installati all'interno del "Mulino del Principe" per la cui progettazione si è tenuto conto non solo della struttura e configurazione dell'immobile ma anche della testimonianza dell'ultimo mugnaio che vi lavorò fino al 1950. La nuova opera di presa, come detto realizzata in prossimità della vecchia opera di presa, è costituita da una vasca in e.a completamente interrata, di dimensioni 6.80 x 3.00 x 5.90 m (Lx B xH), all'interno della quale saranno alloggiate due pompe sommergibili (ciascuna da 256 I/s con prevalenza H=1O m) che andranno ad alimentare direttamente il nuovo canale di adduzione in pietrame realizzato allo scopo in perfetta aderenza alla suddetta vasca in e.a.; quest'ultima sarà alimentata direttamente dalla falda del vicino Calore tramite un apposito foro da 500 mm praticato in una delle pareti perimetrali. La parte non interrata della nuova opera di presa, per owie esigenze ambientali e paesaggistiche, verrà completamente rivestita con lastre di pietra calcarea ad opera incerta e sarà contornata da un marciapiede in selciato di pietra calcarea locale con annessa staccionata perimetrale in legno di castagno trattato. Il funzionamento delle pompe sarà regolato da un nuovo quadro elettrico ubicato, a scopo didattico, nei pressi dell'innesto del nuovo canale di adduzione con le esistenti vasche di carico del mulino. Pertanto senza intaccare il regime fluviale, senza compromettere l'ambiente e senza recare impatti paesaggistici, con dei piccoli accorgimenti, sarà possibile prelevare tutta l'acqua necessaria allo scopo didattico e culturale. Il nuovo canale di adduzione a pelo libero, che come detto sarà realizzato in pietrame e seguirà il tracciato dell'antico canale, sarà lungo all'incirca 820,00 m, avrà sezione trapezia ed una pendenza media dello 0.1316% e pertanto sarà in grado di "trasportare" una portata di 500 I/s garantendo un franco di almeno 40 cm. In prossimità del mulino (793.00 m) una serie di due paratoie in acciaio di dimensioni 1200 x 1000 mm (B x H) regolerà il deflusso della citata portata alle vasche di carico del mulino o ad un nuovo canale di by-pass (realizzato in sostituzione dell'esistente e fatiscente canale di by-pass) che, dopo un tragitto di circa 59.00 m, si immette direttamente nel vicino fiume Calore. In prossimità delle citate paratoie il canale di adduzione presenta un tratto interrato in e.a. di circa 24.00 m, necessario per sottopassare la strada "Mulino del Principe", per poi ritornare a vista e in muratura poco prima di collegarsi alle vasche di carico del mulino. Una diramazione ad y del tratto di canale in e.a. interrato ed una opportuna paratoia in acciaio 1200x1000 mm permette il funzionamento di uno o entrambi i nuovi mulini ad acqua installati all'interno del fabbricato. Dall'opera di presa e fino all'incrocio con la strada "Mulino del Principe" (circa 793.00 m) il canale di adduzione sarà caratterizzato dalla presenza su entrambi i lati (184.00m) o sul solo lato sx idraulico (609.00 m) di un sentiero pedonale in lastre di pietra calcarea dello spessore di 1O cm con annessa staccionata in legno di castagno opportunamente trattato. Inoltre l'intero sentiero sarà caratterizzato dalla presenza di un nuovo impianto di pubblica illuminazione, da realizzarsi con corpi illuminanti a basso consumo energetico ed idonei per siti rurali e nel rispetto della Legge Regionale 12 del 25/07/2002, che ne aumenterà indiscutibilmente il fascino estetico e funzionale. Ognuno dei due nuovi mulini ad acqua consiste in un sistema meccanico concettualmente semplice, articolato in sei parti, nell'ordine: - il basamento; - l'albero; - la ruota idraulica; - la sbarra di trasmissione dell'albero; - le macine; - il rivestimento delle macine.

    18 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    La macina fissa poggia su un basamento posto nella camera sovrastante la ruota idraulica, ha un foro centrale attraverso il quale passa l'albero di trasmissione della ruota idraulica. La macina mobile ha un foro attraverso il quale cade il grano; questo foro nella parte inferiore è sagomato in modo che vi si innestasse l'albero di trasmissione. I mulini non sono mai azionati direttamente dalle acque del fiume o del torrente presso cui si trovano. ma riceveranno l'acqua solo per mezzo del nuovo canale di adduzione che quindi ne permetterà un controllo totale ed una attenta regolazione. Così come già più volte ripetuto i due nuovi impianti mulini ad acqua con ruota orizzontale funzioneranno solo ed esclusivamente per motivi didattici e dimostrativi. Infine la presenza di una nuova paratoia metallica ubicata nel canale di scarico del mulino proteggerà il mulino stesso e i due nuovi mulini ad acqua installati da fenomeni di piena del vicino Calore. La soluzione costruttiva scelta risulta essere il giusto compromesso tra esigenze ambientali, architettoniche, paesistiche, strutturali, idrauliche, di protezione ed economiche; l'intervento, nel rispetto dei principi dell' Archeologia Industriale e della valorizzazione del patrimonio naturalistico ed architettonico: · - potenzierà I' interesse storico, architettonico e tecnologico dell' immobile. .. - mostrerà alle nuove generazioni come funzionavano gli strumenti di lavoro alla base dell'antica economia rurale; - renderà visibile luoghi di particolare bellezza naturalistica attraverso il recupero del sentiero-canale naturalistico; - l'immobile mulino conserverà la sua destinazione di museo documentaristico e punto di informazione per il flusso di turisti che si sposteranno dal Parco al Grande attrattore culturale Pestum - Velia e viceversa.

    19 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    3. ELEMENTI PER LA VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA

    3 .1 Inserimento paesaggistico delle opere L'interferenza visiva sul Paesaggio prodotta dalla nuova opera è prevista di livello nullo.

    3.2 Effetti delle trasformazioni in fase di cantiere e a regime Le opere di sistemazione della strada comunale non comportano significative alterazioni degli aspetti ambientali (modificazioni morfologiche, vegetazionali, ecologiche, idrauliche e idrogeologiche) né l'alterazione del sistema paesaggistico (modificazioni antropiche, insediativo-storiche, percettive e panoramiche), né durante la fase di cantiere, comunque temporanea, né in fase di esercizio. Questi dati appaiono, di per sé, sufficienti ad escludere la possibilità di una incidenza significativa dell'opera sulle caratteristiche paesaggistiche sia alla grande scala che attinenti al sito specifico; quindi, il progetto mostra una consistenza che, dal punto di vista dell'impronta paesaggistica, appare compatibile con il carattere delle preesistenze.

    3.3 Mitigazioni e compensazioni Sulla base di quanto sopra esposto, alcune opere di mitigazione visive e ambientali, verranno adottate: Le nuove cunette stradali verranno realizzate con paramento in pietra locale senza fuga così come i nuovi muretti che saranno realizzati in pietra locale. Per il contenimento della scarpata sx esistente del fiume Calore in prossimità del vecchio Mulino del Principe sarà ripristinata la scogliera rinverdita (opere di ingegneria naturalistica). L'unico impatto potenziale sul paesaggio in termini di area vasta è ascrivibile alla presenza temporanea del cantiere, per limitare tale impatto è stato ridotto, in fase di progettazione, il fabbisogno di materiale di cava riutilizzando per i riempimenti i materiali provenienti dal cantiere stesso. Inoltre, sarà predisposta una attenta pianificazione e programmazione delle diverse attività di cantiere, al fine di limitare il più possibile il livello di perturbazione del paesaggio.

    3.4 Allegato fotografico

    Si allega una simulazione delle modifiche proposte attraverso la tecnica del rendering fotografico in modo da rendere evidente l'inserimento paesaggistico dell'opera a lavori ultimati.

    20 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    Prima dell'intervento

    Dopo l'intervento

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    21 Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    ,,

    Dopo l'intervento

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    Prima dell'intervento

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    Dopo l'intervento

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    Elaborato: RELAZIONE PAESAGGISTICA

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    Prima dell'intervento

    Dopo l'intervento

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