23 maggio 1992, ore 17,58 -Punta Raisi

Sembra quasi di sentirne ancora l’ eco, dei quintali di tritolo che fanno saltare per aria il giudice Falcone, la moglie, , e gli agenti di scorta, Vito Schifani,Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sono passati ventun anni, una generazione. Tanto. Tantissimo tempo per un Paese come l’ Italia che dimentica drammaticamente in fretta. Il 23 maggio la mafia uccideva il suo peggior nemico. Non c’ è bisogno di spiegare il motivo di tanto odio, era un giudice antimafia e come molti altri come lui non faceva altro che il suo dovere. Fino in fondo. E’ questo che dobbiamo ricordare oggi, questo il suo insegnamento più grande. Falcone ha dato la vita per combattere contro il cancro che attanaglia la sua terra, e sapeva a cosa andava in contro. Lo sapeva ma non lo frenava, continuava, imperterrito, a fare ciò che credeva giusto. Continuava a lottare, a sperare che un giorno la sua bellissima terra sarebbe tornata ad essere delle persone che la amano e che la meritano veramente. Sono passati ventun anni, e in tutto questo tempo tanti si sono riempiti la bocca del suo nome, della sue parole. Tante, troppe le persone indegne che non meritano neanche di essere citate. Ma non è di loro che voglio parlare oggi. E’ di noi. Noi ragazzi di quella generazione battezzata col sangue di Falcone e con quello di Borsellino, ma anche del generale Dalla Chiesa, di Peppino Impastato, di Rosario Livatino e di tanti, tantissimi altri. Noi che come loro crediamo nella Giustizia, nell’ onestà, nell’ uguaglianza. Noi che il 23 maggio non potremo mai dimenticarlo, anche se magari eravamo appena nati, o forse neanche lo eravamo. Quel maledetto sabato Falcone morì solo. Lasciato solo dalle istituzioni, dallo Stato. Quello stesso Stato che oggi abbandona tante altre persone, in modo diverso, ma ugualmente colpevole. Ma il 23 maggio Falcone non sarà più solo, migliaia di studenti infatti, da anni si riunisco a Palermo da tutta Italia per ricordarlo, per abbracciarlo e ringraziarlo... ma sopratutto per ricordare che la mafia c’ è ancora, come e più di prima. Dalla Sicilia alla Valle d’ Aosta. Ed è molto più temibile, perchè ora non parla più con le bombe, non si fa più sentire; ma c è, striscia, e strisciando è arrivata fino alla porta di casa nostra e noi, gentilmente, gliel’ abbiamo aperta. Ormai la mafia è nostra vicina di casa, magari proprio quella “così brava persona” che non ci aspetteremmo mai che abita a cento passi da casa nostra. Per questo non dobbiamo dimenticare, non possiamo pensare che non sia un problema nostro perchè non ce lo possiamo più permettere. Non ci possiamo più permettere l’ ignoranza, non ci possiamo più permettere il silenzio colpevole. Per citare le parole di Falcone “ la mafia è un fenomeno umano, e come tale ha un inizio ed avrà anche una fine”. Dipende solo da noi.

Hermes

Gettati in aria come uno straccio caduti a terra come persone Che han fatto a pezzi con l'esplosivo Che se non serve per cose buone Può diventar così cattivo che dopo quasi non resta niente