Studio storico-archeologico del territorio

Archeologo incaricato: dr. Davide POLIMENO

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SOMMARIO

1.A.INTRODUZIONE p. 3

1.B STORIA DELLA RICERCA A p. 4

2.OCCUPAZIONE PREISTORICA (3.000 A.C.-1100 B.C. C. CA) p.4

3.DALL’ ETÀ DEL FERRO ALLA CONQUISTA ROMANA ( X-III SEC. A.C.) p.6

4.ETÀ ROMANA (III SEC. A.C.-V SEC. D.C.) p.9

5.TRACCE DI CENTURIAZIONE p.11

6.ETÀ ALTOMEDIEVALE (V-XI SEC. D.C) p.11

7.ETÀ MEDIEVALE (XI-XV SEC.) p.13

8.A.FOTO AEREE p. 15

8.B.VIABILITÀ p.15

9.ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE (XVII-1950) p. 16

10.TOPONOMASTICA p. 19

11. PROBLEMATICHE E LINEE GUIDA PER IL FUTURO p.20

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA p. 22

APPENDICE. CRITERI DI DELIMITAZIONE p. 27

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1.A.INTRODUZIONE

Il territorio di Muro Leccese è interessato da vestigia imponenti e da lungo tempo visibili, consistenti prevalentemente nelle mura dell’antica città messapica. Questo antico insediamento ha attirato l’attenzione di diversi studiosi italiani e stranieri, a partire dall’archeologo francese Jean Luc Lamboley. Accanto alle varie campagne di scavo mirate alla conoscenza della città preromana, anche due siti medievali sono stati oggetto di scavi e ricognizioni da parte del celebre archeologo medievista Paul Arthur, strenuamente sostenuto dall’ex sindaco di Muro, arch. Salvatore Negro, nella prima fase delle sue ricerche di archeologia urbana.

Ai fini della redazione del presente piano urbanistico, la stazione appaltante, ha voluto inserire, sulla base delle linee guida della Regione Puglia, uno studio archeologico dell’articolazione del territorio, con l’obbiettivo di comprendere lo sviluppo dell’occupazione del feudo comunale nel corso dei secoli. Questo studio aiuta a capire le trasformazioni del territorio nel corso dei secoli, elemento che aiuta i cittadini di Muro a riscoprire parte dell’identità e della propria memoria, ristabilendo un collegamento con tradizioni e testimonianze orali e ancestrali proprie dei loro nonni e bisnonni. Un paese che riscopre e comprende meglio la propria identità, è sicuramente in grado di rilanciare la propria immagine e proiettarsi meglio sul mercato turistico-culturale territoriale attuale. Questo lavoro vuole dare un contributo in questo senso, rafforzando quanto già fatto da eminenti studiosi di fama internazionale che hanno lavorato a Muro Leccese.

Il presente studio, più che concentrarsi sulle aree già oggetto di scavo da parte della locale università, mira a individuare ulteriori aree di potenziale archeologico pur non facendo ricorso ad attività di scavo. A tal fine ci si è basati su foto aeree, carte topografiche, testimonianze orali, sopralluoghi, studi d’archivio; si è allargato l’interesse all’archeologia industriale, ossia la branca dell’archeologia che studia le testimonianze materiali e quindi le tracce di attività produttive (industriali o protoindustriali) comprese tra la fine del XVII secolo e la seconda guerra mondiale.

La ricerca archeologica, a meno che non si tratti di scavi in aree limitate, non si esaurisce nell’immediato e con la pubblicazione dei risultati. Un vasto territorio come Muro, anche nel caso di esplorazione di superficie e sopralluoghi non smette di restituire dati, in quanto di volta in volta le condizioni del terreno -visibilità in primis- ed eventuali arature permettono di vedere elementi precedentemente non visibili. Anche le foto aeree, scattate in diverse stagioni e in diversi momenti della giornata, in base all’effetto della luce solare e alla situazione del terreno possono dare diversi risultati. Questo lavoro si fonda essenzialmente su lavori d’archivio e di sviluppo e rielaborazione dei dati in studio, per esigenze di varia natura e in particolare di tempistica; tuttavia in esso sono confluiti dati derivanti da ricognizioni condotte dallo scrivente per altri lavori e per determinati sopralluoghi mirati. In base a quanto illustrato è evidente che ci saranno ancora nei mesi e negli anni a venire nuovi elementi da inserire. Questo lavoro vuole predisporre una base per lo studio del territorio comunale, specialmente extraurbano, nella quale saranno inseriti dallo scrivente e poi da altri studiosi, come tasselli di un mosaico, gli ulteriori dati che verranno fuori nei mesi e negli anni futuri.

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1.B STORIA DELLA RICERCA A MURO LECCESE

Sin dall’Ottocento sono noti rinvenimenti nei pressi del piccolo abitato di Muro, tanto da attirare l’attenzione di studiosi dell’allora Istituto di Corrispondenza Archeologica1. Le fonti principali per i rinvenimenti di Muro Lecces tra fine Ottocento e inizi Novecento sono due studiosi quali il Maggiulli e il De Giorgi.

In seguito a diversi rinvenimenti fortuiti fu proprio Maggiulli a intraprendere i primi scavi, una volta autorizzato dal Soprintendente Quagliati. In questi scavi rinvenne fondi di capanne dell’età del Ferro e tombe a cremazione, in realtà sepolture a enchytrismos secondo F. D’Andria, in cui le ceneri del defunto erano collocate in dei supporti consistenti in contenitori in ceramica2.

Nel 1981 ci furono degli interventi di pulizia delle mura in contrada Sitrie, nel corso dei quali furono rinvenuti materiali iscritti in lingua messapica e altri cippi privi di iscrizioni3.

Alla metà degli anni Ottanta si hanno i primi scavi di emergenza, nell’area dell’attuale 167, in seguito ai primi rinvenimenti accidentali, a cui fece seguito il danneggiamento delle strutture medesime4.

Negli stessi anni prendevano avvio gli scavi di Jean Luc Lamboley dell’Ecole Francaise, concentratosi sulla cinta muraria messapica. Alla metà degli anni Novanta delle ricerche furono condotte da un’equipe di topografi dell’unità del CNR diretta dal prof. Marcello Guaitoli dell’Università del , aventi come oggetto la centuriazione e le evidenze affioranti sul territorio. Nel 1997 iniziarono gli scavi all’interno del centro storico diretti dal prof. Paul Arthur (con la collaborazione di Brunella Bruno e Paola Tagliente nelle fasi iniziali) nel quadro dei restauri di Palazzo del Principe, fortemente sostenuti dall’allora sindaco arch. Salvatore Negro, il quale si prodigò per una sinergia tra restauri e scavi, finalizzati ad una migliore conoscenza e fruizione del borgo medievale di Borgo Terra. Pochi anni dopo, nel 1999, fu la volta della nuova stagione di scavi nell’area delle mura messapiche e nell’area racchiusa da queste, ad opera della prof.ssa Liliana Giardino dell’ateneo salentino.

Per oltre dieci anni l’esplorazione della città messapica e dei siti medievali di Borgo Terra e S. Maria di Miggianello è andata avanti; al giorno d’oggi continuano solo gli scavi nell’area delle rovine di epoca messapica, diretti da L. Giardino, coadiuvata da Oda Calvaruso e Francesco Meo.

2.OCCUPAZIONE PREISTORICA (3.000 A.C.-1100 B.C. C.CA)

Sinora non si hanno testimonianze di occupazione precedente gli inizi dell’età del Ferro nel territorio di Muro. Si hanno tuttavia alcuni resti di monumenti megalitici sulla cui cronologia non vi sono dati certi.

Già il Maggiulli menzionava ben sei menhir, di cui solo uno è oggi visibile, ossia quello detto un tempo Menhir Trice, in largo Santa Marina5. Nel territorio di Muro Leccese sarebbe stato altresì presente un dolmen, scomparso già nella seconda metà dell’Ottocento. Questo sarebbe stato l’unico monumento sicuramente databile alla prima età dei metalli.

Ai confini tra il territorio di e Muro Leccese si segnala poi la presenza del menhir delle Franite

1 Semeraro 1993, p 144. 2 Semeraro 1993, p. 146. 3 Semeraro 1993, p. 146 4 Semeraro cit.; Per gli scavi condotti in località Palombara in questi anni v. Ciongoli 1989, pp. 147-48. 5 Semeraro 1993; Ceraudo-Fogagnolo 1997. 4

Alcuni di questi menhir potrebbero essere stati eretti in età medioevale, assumendo una funzione non diversa dalle croci celtiche d’Irlanda, Galles e parte dell’Inghilterra occidentale. A questa tipologia apparterrebbe molto probabilmente il menhir presso la chiesa di Miggianello, quello presso la chiesa di S. Marina, e forse anche altri, con l’eccezione di quello di Masseria Giallini, per il quale non si colgono connessioni con la sfera di culto cristiana né vi è la prossimità a siti analoghi.

1.La Messapia con i principali siti (da Giardino-Meo 2012)

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3.DALL’ ETÀ DEL FERRO ALLA CONQUISTA ROMANA (X-III SEC. A.C.)

Resti di capanne risalenti all’età del Ferro furono rinvenuti già alla fine dell’Ottocento, all’epoca del Maggiulli. Un secolo dopo, nel corso di scavi scientifici regolari ci fu il rinvenimento di una nuova capanna di età del Ferro in località Cunella6, in uso tra la fine dell’VIII sec. a.C. e il VI sec. a.C.

Tra le località meglio indagate e interessate dalla cinta messapica vi sono le contrade Sitrie, Palombara e Cunella. Le mura, costruite nel IV secolo, obliterarono aree che erano state adibite a necropoli almeno dal V sec. a.C.7 Queste ultime sono databili alla seconda metà del IV sec. a.C., con interventi minori risalenti agli anni delle guerre tra Pirro, alleato dei Messapi, e i Romani8.

In località Cunella è attestato la continuità di uso di capanne risalenti all’VIII sec. come la capanna scavata nel 2010-2011, e abbandonata verso la metà del VI sec. a.C.9. Qui negli anni 2006-2007 veniva individuata un complesso residenziale gentilizio. All’interno di uno di questi venne alla luce una sala da banchetto con un altare10. Contrada Cunella ha restituito dunque complessi residenziali, aree sacre, resti di necropoli e mura. In contrada Cunella è stata infatti scavata la porta orientale, con relativa strada, che conduceva probabilmente verso Otranto11. In località Sitrie è altresì attestata la frequentazione dell’area a partire almeno dal VI sec. a.C., dunque oltre due secoli prima della costruzione delle mura12.

Al V-IV sec. a.C. sarebbe databili un’area funeraria rinvenuta sul lato interno del tratto sud-est delle mura, nei pressi della relativa porta monumentale, nel settore sud di contrada Palombara13. Nei pressi di tale area sepolcrale doveva trovarsi una tomba monumentale, a semicamera, dipinta, databile al V sec. a.C., i cui resti sono stati trovati in giacitura secondaria14. La tomba fu forse distrutta nel IV sec. A. C. al tempo della costruzione delle mura. Un’altra porta, ma dall’aspetto più monumentale di quella sul lato nord-est scavata alla fine degli anni Ottanta, è stata individuata in via Martiri d’, da cui usciva un asse viario collegante Muro Leccese agli importanti centri di Vaste e Castro15. In contrada Palombara è emerso un settore dell’abitato, nonostante i danni derivanti da attività edilizie16.

Un’altra importante arteria è venuta alla luce in località Cunella, collegata alla porta est e con orientamento est-ovest; verosimilmente la strada usciva dal lato opposto delle mura (settore occidentale) e probabilmente collegava il centro di Muro (e non solo) con i centri sulla costa ionica, quali Aletium e da lì Neretum e gli insediamenti satelliti17.

L’antico centro messapico era al centro di una rete di scambi regionale e transregionale, in parte mediati dal centro di smistamento di Otranto. Tra le monete rinvenute a muro segnaliamo emissioni di Taranto, Terina nel basso Tirreno e di Thyrreion in Acarnania sulla costa ionica ellenica18. Prima dell’avvento della moderna

6 De Siena 2014, p. 460 7 Andreassi 2008, p. 966. 8 Lamboley 1991, p. 297. 9 La coppa tipo Thapsos con pannello è databile alla seconda metà dell’VIII sec. a.C., mentre i materiali ceramici più tardi sono costituiti da ceramica corinzia come le kotylai, v. De Siena 2014, p.461. 10 Andreassi 2008, p. 967. 11 De Siena 2014, p. 461. 12 Lamboley 1988, P. 148. 13 La Rocca 2015, p. 849. 14 La Rocca 2015, p. 849. Frammenti di cratere attico a figure rosse farebbero propendere per questa cronologia. 15 La Rocca 2014, 16 Ciongoli 1988, p. 147. 17 Andreassi 2004, p. 1061. 18 Lamboley 1996, p. 215. Andreassi 2008, p. 967. 6

ricerca archeologica, monete di svariate città del Mediterraneo, dalle città greche della costa illirico-epirota, dalla Grecia continentale, da città siceliote e latine19.

Nel III sec. a.C. l’insediamento viene abbandonato, in un momento collocato tra la conquista romana del 267/66 a. C. e la fine della seconda guerra punica; non si trova infatti materiale databile alla seconda metà del III sec. a.C.20. Il rinvenimento di proietti in pietra e di ghiande-missili in piombo, unito a ipotetici aggiustamenti delle mura e di ulteriori opere di fortificazione realizzate in fretta e di scarsa qualità, induce a ipotizzare un assedio e una conquista tra gli anni di Pirro e il 266 a.C.21

2.Principali aree di scavo relative alle fasi di VII-V sec. a.C. ( da Giardino-Meo 2012).

19 Lamboley 1996, p. 215. 20 Andreassi 1986, p.640 21 Andreassi 1986, p. 640; Lamboley 1989 cit. 7

3.Il comprensorio di Muro in epoca preromana ( VIII-III sec. a.C.); nell’ordine: 1. Muro Leccese; 2. Otranto; 3. Corigliano; 4. Vaste; 5. Castro; 6. Sogliano-Iacorao; 7. -torre; 8 Scorpo- ; 9. Grotta della Trinità-. In verde la via Sallentina; in azzurro le strade minori (elaborazione grafica D.Polimeno)

4.Muro Leccese, con il tracciato delle mura ( linea rossa continua per il tracciato visibile; linea tratteggiate per quello ricostruito a partire dalle foto aeree) e le principali aree di scavo degli ultimi anni (elaborazione L. Giardino-T.O. Galvaruso).

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4.ETÀ ROMANA ( III SEC. A.C.-V SEC. D.C.)

In seguito alla conquista romana del Salento e alle vicende successive-come l’invasione annibalica-, il panorama insediativo cambia e alcuni centri vengono abbandonati. Tra questi ultimi c’è Muro; la vita in alcune parti dell’antico spazio urbano sembra ancora continuare, forse sotto forma di piccoli insediamenti rurali. Alcuni di questi nuclei si svilupparono all’esterno delle mura ormai in rovina.

Tra la prima e la tarda età imperiale (fine I sec. a.C.-V sec.d.C.) si sviluppa probabilmente un nucleo insediativo a nord-est di Masseria Miggiano, in base ai dati ottenuti mediante ricognizioni di superficie; i frammenti fittili individuati consistono di ceramica sigillata italica (I sec. a.C.-I sec.d.C.), ceramica fine da mensa africana di IV sec. a.C. e frammenti di contenitori anforici databili tra fine II e V sec.d.C.22. In seguito agli studi geologici condotti dal dr. Antonio Marte per l’apposita sezione del presente PUG, l’area a nord-ovest della chiesa di S. Maria di Miggianello si è rivelata interessata da una vasta depressione a forte rischio idrogeologico23. E’ possibile che in epoca romana e tardoantica qui vi fosse una vera e propria palude, sfruttata dal piccolo insediamento; in età romana la palude aveva infatti il suo ruolo nell’economia rurale lontano dai grandi centri24.

Materiale di epoca romana è stato rinvenuto anche negli scavi all’interno dell’abitato moderno e medievale, prova dell’esistenza di un ulteriore nucleo (villa rustiche o vici) all’interno delle antiche mura messapiche25; di questi uno sembra che sia da collocare nel centro storico nell’area di Palazzo del Principe; un altro insediamento sembra si trovasse in località Brongo, a nord del borgo medioevale e al di fuori delle mura messapiche, databile ad età imperiale26.

I toponimi prediali di Pompignano e Corignano, posti lungo la vecchia strada per Otranto, potrebbero celare la presenza di ulteriori insediamenti di epoca romana.

22 Imperiale 2013, p. 17 23 Marte 2018, v. infra. 24 Traina 1986, pp. 712-13 e 715. 25 De Mitri 2010, p. 95. 26 Nell’area di palazzo del Principe, ceramica di epoca romana, databile almeno agli inizi dell’età imperiale, è stata rinvenuta nel corso degli scavi del prof. P. Arthur. Informazione popria; De Mitri 2010 p. 95, anche località Brongo ha restituito materiali di età imperiale. 9

5. Il territorio di Muro tra la conquista romana (267-66 a. C.) e la Tarda Antichità (V-VI sec.d.C.). Nell’ordine: 1. Contrada Brongo; 2. Borgo Terra; 3. Miggiano e Miggianello; 4. Petrore; 5.Castelli; 6. Piscopio; 7. Falconiera; 8. Vaste SS. Stefani; 9. Castro; 10. Centoporte; 11. Otranto; 12. Sombrino. In verde la via Sallentina; in azzurro le strade minori (elaborazione grafica D. Polimeno)

6.Viabilità del Salento dall’età traianea ( 117-138 d.C.) in poi (Da Uggeri 1975).

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5.TRACCE DI CENTURIAZIONE

Il dominio romano implicava, per molti territori amministrati, un accatastamento con relativa suddivisione, delimitazione e organizzazione. Di conseguenza specialmente nei territori di municipia romani, ma anche altrove, i Romani creavano una maglia reticolata, mediante assi, detti centuriali, incrociantisi ad angolo retto, chiamata centuriazione.

Nel territorio salentino studi aerofotogrammetrici da parte del CNR diretto dal prof. Marcello Guaitoli hanno permesso di leggere sul terreno tracce di questa famosa centuriazione, creata tra la fine del III sec. a.C. dopo la seconda guerra punica e l’età augustea27, mediante un reticolato in quadrati chiamati centurie, divisi a loro volta in altre unità.

Tracce di un asse centuriale con orientamento NE-SO con notevole estensione sono state individuate immediatamente a sud della strada Muro-Maglie, in località Franite. Sulla stessa linea, e pertanto con medesimo orientamento, è stato individuato il tracciato in contrada La Grotta. Nel territorio a sud-est di Masseria Miggiano si ha l’ultimo asse individuato dall’equipe del CNR, ma ricadente in un territorio immediatamente all’esterno di quello oggetto del presente studio28.

Ulteriori studi da parte di chi scrive hanno permesso di individuare ipotetiche tracce della maglia centuriale. Lungo l’asse individuato in contrada La Grotta, ci sarebbero ben due intersezioni, alla distanza di 358 metri. Se il primo partendo da nord è certamente un’intersezione, il secondo potrebbe esserlo alla luce della distanza, essendo pressochè un multiplo di 71 metri.

Una nuova intersezione è stata trovata a nord di località Cisterne e una terza a nord della Maglie-, ad ovest di Masseria Miggianello. Le restanti sarebbero localizzabili a sud-est di Masseria Miggianello e a sud della stazione di Muro, alla periferia sud-ovest dell’abitato contemporaneo.

6.ETÀ ALTOMEDIEVALE (V-XI SEC. D.C)

Per quanto riguarda l’età altomedievale, coincidente largamente con la dominazione bizantina (553-1068 d.C.), un insediamento sparso (chorion?) doveva sorgere immediatamente a nord della chiesa di S. Maria di Miggianello, includente probabilmente la chiesa medesima e l’area circostante l’incrocio stradale in prossimità di essa. Questo villaggio bizantino dovette svilupparsi a partire dal VII-VIII sec. a.C., in base alla documentazione archeologica di superficie. Tra i materiali rinvenuti si segnalano le anfore Otranto type, datate tra X e XI sec. d.C. La ceramica incluse forme globulari e umbonate si colloca tra il VII e l’XI sec. d.C.29 Nei pressi della chiesa di S. Maria di Miggiano è inoltra presente un menhir, sulla cui datazione si dibatte, in quanto potrebbe risalire non all’età del Bronzo, bensì all’età altomedievale30.

All’interno dell’abitato attuale di Muro si trova invece la chiesa di S. Marina, databile all’X-XII secolo. E’ probabilmente una chiesa di rito bizantino costruita poco prima della conquista normanna. L’esistenza della chiesa è probabilmente indice della presenza di un ulteriore insediamento medio e tardobizantino nel settore sud dell’area occupata dall’ insediamento attuale.

27 De Mitri 2000, pp. 95-96. 28 De Luca-Valchera c.s. p. 519, fig. 3. 29 Imperiale 2013. 30 Arthur 2004, p.289-90. 11

Tra gli interrogativi posti in questa sede è quello relativo al sito di Pompignano, toponimo prediale, con cappella. Una chiesa, databile alla tarda età medievale sorge nel settore appartenente al comune di Una chiesa dedicata alla Madonna di Pompignano si trova al Capo di Leuca. Ci si chiede se il culto postmedievale non sia la sopravvivenza di uno risalente ad età medievale e altomedievale, in un’area che potrebbe essere stata abitata in epoca romana, tardoantica e bizantina. Non si spiegherebbe un culto in aperta campagna e per giunta in un’area lontana dall’abitato, ma con reminiscenze di occupazione nell’antichità per mezzo del toponimo prediale.

7.Chiesa tardobizantina (X sec.d.C.) di S. Marina.

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8.Dettaglio di Muro tra alto e basso Medioevo ( VI-XV sec.d.C.) con ipotetica viabilità In celeste i siti bassomedievali, in azzurro i siti bassomedievali (elaborazione grafica D. Polimeno).

7.ETÀ MEDIEVALE (XI-XV SEC.)

In età bassomedievale si sviluppa il borgo di Muro Leccese, esistente almeno dagli anni di Federico II di Svevia (1216-1250)31. Nell’area dell’attuale centro storico si sviluppa dunque un insediamento, attorno a quello che doveva essere il primo castello, risalente alla prima età aragonese. Gli scavi condotti dall’Università del Salento sotto la direzione di Paul Arthur hanno gettato luce sulle fasi di XV e XVII secolo dell’insediamento e del castello32. Le indagini di scavo, avviate in occasione dei lavori di restauro alla fine degli anni Novanta, in concertazione tra l’allora sindaco arch. Salvatore Negro e l’archeologo britannico con la relative equipe.

Dopo la metà del XV secolo si assiste alla fortificazione della Terra, corrispondente a gran parte del centro storico, a perimetro quadrangolare. Nell’angolo sud-est della Terra di Muro sorge una struttura identificabile con una fortezza o castello. Nel 1480-81 Muro avrebbe subito l’assalto da parte dei Turchi.

Nel XVII secolo, decenni dopo la battaglia di Lepanto, venuta meno la minaccia ottomana, il castello aveva perso la sua necessità d’essere e venne adattato all’uso civile e residenziale; da qui l’aspetto visibile ancora oggi di residenza nobiliare seicentesca.

Al palazzo dei Protonobilissimo è associato il grande frantoio edificato nel XVII secolo immediatamente all’angolo nord-est della Terra.

31 Arthur 2007. 32 Gli scavi hanno permesso di individuare materiale ceramico databile tra il XV e il XVIII secolo, quando ormai il castello era stato convertito in struttura residenziale civile , v. Caprino 2006, p. 13; 13

Un altro insediamento medievale, distinto dal borgo, doveva sorgere all’estremità sud dell’attuale centro abitato, attorno alla chiesa di Santa Marina, sito di un insediamento tardobizantino. Il menhir Trice non lontano dalla chiesa, era un tempo più vicino ad essa; infine per quest’area si hanno segnalazioni di sepolture rinvenute all’inizio del secolo scorso e infine negli anni Ottanta33.

Infine, 900 metri ad ovest di Muro si trovano le contrade Miggiano e Miggianello con le relative masserie.

La chiesa di Miggiano, nel suo aspetto attuale, risale alla seconda metà del XIII secolo, dunque in età angioina34. Essa fu costruita ai limiti del villaggio abbandonato alla fine del XII secolo. Dal XIII secolo è attestato il casale Miggianello, identificabile con l’area in cui ricade l’omonima Masseria non distante da Masseria Miggiano e dalla chiesa di S. Maria di Miggiano. La chiesa ha avuto un lungo utilizzo per tutta l’età angioina e in quella aragonese. Nell’area della chiesa sono state scavate tombe databili tra XIII e XV secolo35.Una cesura nella frequentazione del villaggio sembra verificarsi nel XV secolo, in un rapporto di causa-effetto coincidente con uno spostamento degli abitanti nell’insediamento di Borgo Terra36.

Il sito di Miggiano, con la relativa masseria ha dimostrato una frequentazione anche tra XVI e XVIII secolo, sulla base dei dati di superficie, ma anche in base ai dati di scavo della chiesa37.

L’abitato di Muro fu uno dei comuni autorizzato ancora in età borbonica, allo sfruttamento del Bosco di Belvedere, situato a sud-ovest di Muro agli inizi del XIX secolo38.E’ altamente probabile che l’estensione del bosco si spingesse fino ai limiti meridionali dei territori di Muro e Scorrano.

Al confine con il feudo di in contrada Lacco, non distante dall’omonima masseria, si trovano i resti della chiesa di S. Barbara39, intorno alla quale sorgeva probabilmente un ennesimo insediamento in età bassomedievale.

All’estrema periferia sud di Muro, sul lato ovest di via Salentina, è presente invece una cavità antropica, scavata nel banco roccioso, purtroppo colmata da rifiuti di ogni genere. Sembra da escludere l’ipotesi che si tratti di cave in pietra, data la presenza di un vero e proprio anfratto determinato dall’uomo. Inverosimile appare anche un collegamento con le necropoli della città messapica, il cui tratto meridionale dista 300 metri. Si ipotizza una realizzazione del vano-cavità tra l’età medioevale e postmedioevale.

Quando dopo la battaglia di Lepanto la minaccia turco-ottomana venne meno, l’abitato iniziò ad espandersi oltre il fossato del borgo medievale; nello stesso periodo, intorno al 1600, fu realizzato il convento dei frati domenicani di fronte a contrada Brongo.

33 Bruno 2013b, p. 124. 34 Bruno2013, b. 35 Bruno 2013 a, pp. 73-80 36 Tinelli 2013, p. 23. 37 Caliandro 2013, p.27; Bruno 2013 a, po.81-82. 38 Compatangelo 1989, p. 188. 39 Arthur 2007; Si ringrazia il giornalista Alessandro Romano per le indicazioni topografiche. 14

8.A.FOTO AEREE

Le foto utilizzate come base per lo studio aerofotogrammetrico e topografico di Muro, risalgono al 1941 e documentano il centro abitato negli anni del regime fascista, limitato prevalentemente al centro storico, ai rioni venutisi a formare tra la fine del XVI e la metà del XIX secolo, nonché alcuni isolati lungo via Salentina40. Il minuscolo comune non aveva ancora intaccato i vistosi resti delle mura messapiche, il cui perimetro è ben ricostruibile sulla base di queste foto. Le foto aeree del 1992, documentano invece una realtà ben diversa, con l’abitato che ormai si è espanso al di sopra del settore nord-ovest ed ovest delle mura, nonché sul lato sud e nel settore sud-ovest di contrada Palombara, compromettendo in parte la comprensione urbanistica e l’esplorazione archeologica di alcuni settori dell’antico centro41.

Nella foto del 1941 si riconosce l’asse di via Salentina, su cui insieme ad un presunto asse est-ovest (visibile solo a tratti) è incentrato l’abitato42.

8.B VIABILITÀ

Lo sviluppo della rete stradale è particolarmente noto per il periodo successivo la conquista romana, mentre il panorama per la viabilità messapica è meno noto. In età romana, le principali arterie di comunicazione nella Calabria (così era denominato il basso Salento) erano costituite dalla via Appia, terminante a Brindisi e poi dal suo prolungamento nel II sec. d.C. fino ad Hydruntum, per mezzo della via Traiana. A sud di Hydruntum, proseguente fino a Veretum e da qui sino a Neretum e più a nord sulla costa ionica, vi era la c.d. via Sallentina, in realtà precedente la dominazione romana.

L. Giardino riconosce nell’attuale via Salentina, sulla base delle foto aeree dei primi anni Quaranta, il principale asse viario della penisola salentina43; lo scrivente ritiene invece che esso sia una continuazione della strada -Corigliano, conducente infine a Vaste e Castro.

I centri messapici più vicini a Muro erano Otranto e Vaste, seguita da Castro più a sud-est. E’ assai probabile, sulla base dello studio dell’urbanistica del centro iapigio-messapico, che almeno due strade uscissero in direzione est, verso Otranto, e sud-est, verso Vaste e Castro.

In realtà, è probabile che il centro antico fosse collegato anche con i centri minori di Corigliano (località Kermiti) e con l’insediamento di medie dimensioni di Soleto. L’asse viario uscente dalla porta nord potrebbe essere proprio traccia della strada in questione.

Nell’area del centro storico di Muro Leccese vi erano di sicuro una realtà insediativa di prima e media età imperiale, nell’area del Borgo e di località Brongo, la cui natura non è ancora chiara.

Un altro insediamento di età imperiale doveva essere un kilometro ad ovest dell’attuale centro, in direzione di Scorrano, nelle aree di masseria Miggiano e Miggianello. Questi due nuclei insediativi erano probabilmente collegati tra loro da una strada, riconoscibili in una strada campestre tuttora in uso.

Il nucleo di contrada Miggiano e Miggianello era a sua volta collegato con gli insediamenti rurali di epoca romana nel settore sud-est del territorio di , tramite una strada che da Petrore conduceva fino alla

40 Giardino 2003, p. 336, fig. 605. 41 Giardino 2003, p. 336-37, fig. 606. 42 Giardino 2003, p. 338. 43 Giardino 2003, cit. 15

costa. Non si comprende invece quale asse vi fosse a sud dell’abitato; uno era forse corrispondente con via Salentina, almeno nel tratto nord. Si dubita che l’intera strada Sanarica-Muro sia risalente a tempi antichi. Lo scrivente ipotizza un asse viario che dall’area sud collegasse qualche insediamento in prossimità di Giuggianello, a sud della torre messapica scoperta nel 2017, e che poi conducesse a Vaste.

Per quanto riguarda il settore sud-ovest, lo scrivente ipotizza che la probabile estensione del bosco del Belvedere in età medioevale e probabilmente anche in epoca antecedente, rende dubbia la presenza di vie di comunicazione in quest’area, in quanto la rete viaria avrebbe bypassato, o costeggiato, tale ostacolo naturale.

Una biforcazione della strada uscente dalla porta est, è forse da ritenere una strada di epoca successiva. A nord, in età medievale dovevano esistere delle strade conducenti nei centri tardomedievali di Bagnolo e Palmariggi44.

Quanto alle vie di transito verso Otranto, due sono le ipotetiche strade, una delle quali almeno, risalente ad età preromana; di queste quella utilizzata in età medievale (in realtà costituente un’unica strada all’altezza di Palmariggi), collegava i siti altomedievali di Muro con i siti bizantini di Quattromacine e le Centoporte nel feudo di , e forse anche con Palanzano più a nord45.

9.ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE (XVII-1950)

A partire dal XVII secolo, e forse già dall’ultimo ventennio del XVI secolo, le campagne nel territorio di Muro tornano a ripopolarsi, come avviene anche altrove nel resto del basso Salento. Questo è riscontrabile nell’evidenza archeologica di superficie nel settore ovest del feudo, nelle contrade Miggiano e Miggianello46.

Accanto al ripopolamento delle campagne si ha l’espansione dell’abitato al di fuori della Terra. In questo periodo si ha la l’edificazione del grande frantoio semipogeo dei Protonobilissimo. L’imponente frantoio testimonia l’importanza dell’economia olivicola nel periodo compreso tra XVII e XVIII secolo.

Alla fine del XIX secolo un nuovo frantoio semi-ipogeo viene edificato a sud del centro storico, in quella che all’epoca doveva essere la periferia dell’abitato, in quella che fu proprietà Maggiulli. Il complesso si trova sul lato nord dell’attuale villa comunale. L’opificio è di notevoli dimensioni, e giace sfortunatamente in uno stato di abbandono nonché degrado. All’interno sono ben visibili macine e vasche olearie.

La presenza di due frantoi di grandi dimensioni induce a ritenere che il territorio di Muro abbia sempre fatto leva sull’olivicoltura, e che la viticoltura fosse assai limitata47. Tale ipotesi sarebbe confermata dai dati paleobotanici provenienti dai campioni di Borgo Terra. Sebbene la vite nel territorio circostante Muro fosse presente sin dall’età angioina, in una costante fino ai nostri giorni, i dati in percentuale sono nettamente inferiori rispetto ai riscontri riferibili all’olivicoltura48.

44 L’esistenza di insediamenti tardomedievali in questi due centri è data dalla notizia del 2014, riportata dal Quotidiano di in un’edizione di quell’anno, della scoperte di strutture di fortificazione e di una porta a Bagnolo, ad opera del dr. Amedeo Galati, mentre per Palmariggi, ritrovamenti di epoca tardomedievale sono stati resi noti alla Soprintendenza da parte del sottoscritto, nel 2011 e nel 2014. 45 Per l’inquadramento topografico di questi siti si rimanda ad Arthur 2009, p. 19 e Stranieri 2009, pp.21 SS. 46 Caliandro 2013. 47 Ipotesi del prof. arch. Antonio Monte, CNR -IBAM. 48 Primavera 2014, pp. 158-160. 16

Altri frantoi ipogei sono segnalati rispettivamente in via Garibaldi, a nord dell’incrocio con via Marco Polo, e all’incrocio tra via Salentina e via C. Battisti, sebbene per quest’ultimo non sia stato riscontrato l’accesso; infine si hanno testimonianze orali per un ennesimo frantoio rinvenuto accidentalmente in passato all’altezza del vecchio palazzo municipale in via Salentina49. Un'altra ipotetica area interpretabile come sito produttivo è quella alle spalle dell’ex manifattura tabacchi tra via C. Colombo e via Tagliamento. Nel giardino dell’immobile è presente una vasca olearia, difficilmente trasportata da lontano e dunque riconducibile ad un edificio nelle immediate vicinanze. Infine strutture riconducibili ad un opificio sono state individuate da chi all’estremità nord di via Martiri d’Otranto sul lato ovest.

Alla fine dell’Ottocento in tutta la Terra d’Otranto si diffonde la coltura del tabacco, proveniente dai Balcani, largamente adottata in quei poderi non interessati da uliveti e vigneti50. Tale coltura raggiunge il picco negli anni della ricostruzione e della riforma agraria. La fine definitiva di queste coltivazioni risale al 200651. Anche nel territorio di Muro, come nella stragrande maggioranza dei comuni salentini, sembra che esistessero tali coltivazioni, come è testimoniato dallo stabile dell’ex manifattura tabacchi, edificio risalente almeno agli inizi dell’Ottocento, utilizzato nel corso del secolo scorso per le suddette lavorazioni.

9.Trappeto Maggiulli, veduta degli interni

49 Si ringrazia per la segnalazione il sig. Ennio Maggiulli. 50 Bruno 2013s. 51 Bruno 2010s. 17

10.Via Martiri d’Otranto, strutture riferibili a impianto produttivo.

11.Terreno ex Manifattura tabacchi via C. Colombo- via Tagliamento; in primo piano vasca da frantoio.

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10.TOPONOMASTICA

Alcuni toponimi presenti nel territorio di Muro possono essere di origine prediale, e rimandare all’epoca romana; tra questi casi possono rientrare quello di Miggiano, posto ai confini del feudo in direzione di Scorrano e Supersano (nell’area occupata dalle due masserie), e di Corignano, all’opposta estremità del territorio, in direzione di Palmariggi e Otranto. Non si esclude dunque che questi toponimi celino la presenza di nuclei di epoca romana o tardoromana (IV-V secolo. d.C.).

Ai confini con il feudo di Maglie, nel settore nord-ovest del territorio, si trova contrada Franite divisa tra i due territori comunali confinanti. L’area è poco coltivata; in essa vi domina la macchia mediterranea e sopravvivono alcuni appezzamenti di boschi, costituiti da querceti. Il toponimo deriva probabilmente da fragno, specie di quercia presente in Puglia. Probabilmente in origine, la superficie boschiva doveva essere più ampia; non si esclude che queste fossero le ultime propaggini del bosco di Belvedere.

A nord della Maglie-Otranto si trova contrada Crie; il termine sembra derivare in qualche modo dal greco χρίω (ungo) e si ipotizza un nesso con l’olio d’oliva. Prima del cantiere di trasformazione della strada in Superstrada, l’area tra Muro, Palmariggi e Otranto era infatti un’immensa distesa di uliveti.

Il toponimo la Grotta, a ridosso della Maglie-Otranto, nel settore nord-ovest del feudo di Muro, a sud di villa Toma, cela probabilmente il ricordo di una cavità.

Poco distante da contrada La Grotta, a nord della Maglie Otranto si trova Masseria San Martino. Il culto di San Martino non è raro nel Salento. Si tratta di un santo caro alla chiesa di Roma, quindi estraneo alla tradizione bizantina. E’ probabile che il culto sia stato importato dagli Angioini, essendo stato il santo un vescovo di Tours. Il culto è presente anche a , nella Grecìa salentina.

All’altezza del settore mediano dell’abitato attuale, all’esterno del centro storico e circa 250 metri ad est di quest’ultimo si trova località Pozzomauro; questa sembrerebbe trattarsi di un’area di approvvigionamento idrico, poco equidistante dal centro tardo e postmedievale, nonché dall’area di S. Marina.

All’interno del circuito murario di epoca messapica, alla periferia nord, nord-est ed est dell’abitato si trovano le contrade Sitrie, Palombara e Cunella.

Il termine Cunella, data la presenza di depressioni a livello geomorfologico, è da mettere in relazione con il latino cunae (culla), in quanto la morfologia del terreno richiamava alla memoria il profilo della culla.

Palombara è da ricondurre a palumbes (colombo selvatico), ed è possibile che i colombi nidificassero nell’area, forse anche tra i ruderi della città messapica e forse delle mura, prima di ulteriori crolli, demolizioni e reinterri.

Quanto a Sitrie, l’ipotesi più probabile è quella di vedervi la radice di σίτος (grano, frumento); l’area immediatamente all’interno delle mura è ancora oggi adibita alla cerealicoltura ed è verosimile che lo sia stata per vari secoli, almeno a partire dall’età medioevale, quando nell’area di Muro esistevano più nuclei insediativi.

A nord delle mura messapiche, tra quest’ultime e la strada Maglie-, si trova contrada Sartina, nel cui termine si potrebbe vedere un riferimento all’attività tessile, forse svolta in ambiente rurale.

A nord della strada campestre conducente a Palmariggi, ad est di Masseria Cunella, si trova casale Sarmenta. Nell’idioma locale sarmenta indica il materiale di potatura dei tralci di vite ormai secchi. Non include legname di altra natura o altra specie arboricola. L’ipotesi derivante è quella di un’area dedita alla viticoltura, in un territorio a vocazione prevalentemente olivicola. 19

Ancora a nord-est dell’abitato, e più ad est delle contrade Cunella e Sarmenta troviamo casale Trenta Mogge, la cui origine in modium unità di misur del grano è palese. Insieme a Sitrie era forse questa un’area i cui terreni avevano una vocazine cerealicola, con la coltivazione di grano.

11. PROBLEMATICHE E LINEE GUIDA PER IL FUTURO

A. POSSIBILE VALORIZZAZIONE TURISTICA E RICETTIVA

Il territorio di Muro Leccese presenta oltre alla città messapica e al borgo medievale nel centro storico importanti siti di interesse archeologico al di fuori della cinta muraria. Alcuni come le contrade di Miggiano- Miggianello, presentano anche dei beni architettonici monumentali, come la relativa chiesa. A questi si aggiungono contrada Brongo e contrada Lacco con la chiesa di Santa Barbara. Da non sottovalutare il valore storico di alcune strade, che risalirebbero proprio ad epoca preromana, come la strada collegante l’odierno abitato alle masserie di Miggiano e Miggianello, le strade vicinali per Otranto, l’antico tracciato che conduceva a Vaste e poi a Castro, la strada collegante Muro con Corigliano e forse con Rudiae. Lungo queste strade si sono sviluppati con maggiore probabilità nuclei insediativi rurali, in particolare ville rustiche di epoca romana e insediamenti tardoantichi (come a Miggiano). Pertanto il grado di potenziale archeologico lungo siffatte strade, non è molto inferiore a quello dei terreni all’interno della cinta muraria, almeno in un raggio di 1-1,2 chilometri a partire dalle mura. La presenza di cappelle e chiese in stato di rudere (come quella di Santa Barbara) lungo tali assi ben si presta alla creazione di piste ciclabili e di appositi percorsi per visitatori, integrando le aree archeologiche urbane con quelle extraurbane. Per quanto alla vista del semplice visitatore poco sembrerebbe visibile, in base a quanto emerso da questo studio, si suggerisce alla stazione appaltante la creazione di appositi pannelli, contenenti foto aeree, rielaborazioni grafiche, foto di reperti rinvenuti o individuati in superficie, illustranti la storia e la natura di un particolare sito, come Masseria Miggiano, contrada Brongo, etc.

Partendo da questo scenario, di non difficile realizzazione, anche alla luce di futuri interventi di scavo, pianificati dall’Università, e di altre indagini richieste dalla Soprintendenza in seguito a cantieri pubblici e privati, si potrebbe concepire, in seguito a nuovi dati, un museo del territorio, complementare a quello di Borgo Terra e a quello delle mura messapiche. Già altri comuni, come e hanno creato rispettivamente un museo diffuso e un ecomuseo. Se il primo dispone essenzialmente di un grande sito messapico, e il secondo di alcune realtà medievali e postmedievali, il potenziale di Muro nel corso dei secoli, dall’VIIII sec. a.C. con la città iapigio-messapica, agli inizi del Novecento con i vari frantoi ipogei e semi-ipogei, è sicuramente superiore e ipoteticamente in grado di attirare un flusso turistico maggiore. Pertanto Muro, se dispone già di un sito medievale ben valorizzato (Borgo Terra) e di un sito preromano (il parco archeologico con le aree scavate in contrada Cunella e Palombara) può dunque puntare su un itinerario di archeologia industriale basato sulla produzione olearia ed anche sull’industria del tabacco, valorizzando i siti delle attività economiche dal Seicento agli anni della ricostruzione e della riforma agraria ( 1946-1952).

B. PROPOSTE PER IL MONDO SCIENTIFICO

I risultati di questo studio aiutano a comprendere come il mondo scientifico si sia concentrato essenzialmente sui macrositi dell’insediamento preromano e del borgo tardomedievale. Se ci sono state da un lato altre 20

ricerche, come quelle in contrada Miggiano, queste si sono concentrate sull’età altomedievale e medievale. Poco è noto dell’occupazione romana di Muro Leccese, ad eccezione di alcuni rinvenimenti a Miggiano, Borgo Terra e Brongo. Vi è ancora da far luce su molti elementi riguardanti la romanizzazione, l’occupazione del territorio all’indomani della conquista romana del 266 a.C. e soprattutto nel periodo seguente la seconda guerra punica, quando Roma consolida il controllo sulle popolazioni italiche di nuovo sottomesse dopo le defezioni e le rivolte negli anni di Annibale. Poco è noto dell’articolazione di villae rusticae e vici lungo le principali direttrici viarie in età romana imperiale. Colpisce l’assenza di testimonianze protostoriche, cioè relative alla tarda età del Bronzo e alle fasi di passaggio all’età del Ferro (XIV-XI sec. a.C.). Sorprende come un territorio che sia stato occupato dal IX-VIII sec. a.C. in poi, non abbia restituito testimonianze materiali dell’età dei metalli. Forse nel settore est del territorio di Muro, lungo le vie di comunicazioni con Otranto e Porto Badisco, interessate da importanti insediamenti nell’età del Bronzo recente e finale, futuri studi aerotopografici e topografici uniti a saggi di scavo, potrebbero individuare tracce di occupazione del territorio risalenti al II millennio a.C.

Problematica è invece la situazione sul lato sud, all’esterno del tracciato delle mura, ricostruito tramite le foto aeree di inizi anni Quaranta; qui l’espansione urbana tra gli anni Cinquanta e Settanta ha in parte compromesso la possibilità da parte degli studiosi di comprendere l’organizzazione territoriale nell’antichità. Via Salentina corrisponde ad un asse probabilmente collegante Borgo Terra con il centro tardomedievale di Sanarica, ma il tracciato non è ricostruibile con certezza. Inoltre ad ovest di via Salentina all’estrema periferia è presente una struttura ipogea. Da ultimo un’antica strada collegante la città preromana con il sito di Giuggianello e Vaste attraversava le aree a sud-est di via Campo Sportivo, penetrando poi nell’attuale territorio comunale di Sanarica. In quest’area la ricerca archeologica ufficiale potrebbe concentrarsi per escludere o meno la presenza di un grande asse viario ed eventualmente di realtà insediative incentrate su quest’ultimo.

Future missioni archeologiche, sia italiane sia straniere, troverebbero a Muro il terreno favorevole per i loro studi sulle realtà salentine, facendo luce sulle lacune ancora oggi esistenti, mentre le locali realtà accademiche sono incentrate su programmi ormai definiti inerenti il centro principale e taluni siti extra muros di particolare importanza. Non è del resto il primo caso in cui nel nostro Salento archeologi italiani e stranieri si sono avvicendati o hanno collaborato lavorando simultaneamente: è il caso di Lamboley a Muro e anche a Vaste, dove poi F. D’Andria, L. Giardino e P. Arthur hanno dato vita a tradizioni decennali di scavi archeologici. Talvolta sono stati invece gli stranieri a inserirsi in un solco di tradizione di scavi e ricerche avviate dagli Italiani, come è avvenuto nel caso di Oria, con le ricerche olandesi nelle campagne circostanti il sito, successive agli scavi diretti da F. D’Andria negli anni Ottanta. Sarebbe forse auspicabile da parte del mondo accademico internazionale uno spostamento sul filone di ricerca extraurbano-territoriale anche nel caso di Muro Leccese.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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25

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APPENDICE

Criteri di Delimitazione – Cfr. Elab. Archeo.3 Carta dei siti di interesse storico-archeologico

CODICI ALFANUMERICI AREE ARCHEOLOGICHE E DI INTERESSE STORICO-ARCHEOLOGICO INDIVIDUATE

A1.B = area insediamento iapigio-messapico di epoca preromana (IX-III sec. a.C.) dentro le mura. Delimitazione derivante dal perimetro delle mura

A4 = sito di epoca romana e tardoantica contrada Brongo

Delimitazione a partire da un’area di rispetto individuata a partire da rinvenimenti archeologici e da menhir utilizzato verosimilmente come luogo di culto dall’epoca tardoantica e altomedievale.

B1 = sito medievale Borgo Terra

Delimitazione avvenuta sulla base degli esiti di scavi e indagini archeologiche, nonché urbanistico- topografiche condotte.

B2 = siti medievali contrade Miggiano e Miggianello

Delimitazione sulla base di rinvenimenti archeologici di superficie e scavi eseguiti. Definizione di area di rispetto includente le aree indagate con l’aggiunta di un’area di rispetto.

B.2.2 = presunto sito medievale Santa Barbara

Delimitazione ipotetica come area di rispetto intono ai ruderi della chiesa medievale, presumibilmente non isolata, ma posta all’interno o ai limiti di un’area abitata.

B.2.3 = presunto sito medievale Cappella di Pompignano

Delimitazione ipotetica come area di rispetto a partire dai ruderi della chiesa medievale, presumibilmente non isolata, ma posta all’interno o ai limiti di un’area abitata.

B.2.4 (E3-F3) = presunto sito medievale Santa Marina.

Delimitazione come area di rispetto a partire da della chiesa alto-bassomedievale con menhir presumibilmente non isolata, ma posta all’interno o ai limiti di un’area abitata, non lontana dalla via di comunicazione con il sito medievale di Borgo Terra.

F4.B = sito di ipotetica età medievale (mass. Sant’Antonio)

Delimitazione come area di rispetto a partire da area con strutture archeologiche, nell’area circostante la masseria

F5.B = sito di epoca imprecisata (2500-1500 a.C.) forse preclassico (masseria Giallini)

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Delimitazione come area di rispetto a partire da area con strutture archeologiche di epoca imprecisata, di cui non si esclude una frequentazione in epoche remote (età del Bronzo).

H.1 = Abitato postmedievale

Delimitazione a partire dall’ osservazione degli stabili oggi visibili, accompagnata da uno studio della pianta e dello sviluppo.

H2 = Convento postmedievale

Q1-Q6 = Aree di scavo scientifico pianificato

Delimitazione sulla base dell’area recintata in sede di valorizzazione dell’area o del limite dello scavo medesimo

(Q1=Borgo Terra; Q2=Cunella; Q3= Sitrie; Q4=Cunella area porta est; Q5= Domenicani; Q6= Palombara)

J1-J2-J3 = Aree frammenti sparsi

Delimitazione sulla base di frammenti fittili individuati mediante sopralluoghi

OOF.1 – Frantoio semi-ipogeo del Protonobilissimo

OOF.2 – Trappeto Maggiulli

V1 = area a vincolo archeologico

Delimitazione derivante da PPTR.

UND1 = (Undefined 1) area di estensione da definire

Delimitazione a partire da frammenti e materiali archeologici individuati da ricognizioni nonché interventi di scavi, con relativa area di rispetto a partire da questi.

Z1 = toponimo grotta

Delimitazione su base toponomastica: estensione ricalcante l’estensione del dato toponomastico su supporto cartografico, incerta la delimitazione precisa su base orale

Z2 = toponimo Miggiano

Delimitazione su base toponomastica: estensione ricalcante l’estensione del dato toponomastico su supporto cartografico, inglobando un’area con resti archeologici noti.

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Z3 = toponimo Pompignano

Delimitazione area potenzialmente indicativa di interesse archeologico a partire dal toponimo come allargamento della fascia di territorio circostante l’area con resti accertati.

Z4 = toponimo Corignano

Delimitazione su base toponomastica: estensione ricalcante l’estensione del dato toponomastico su supporto cartografico, incerta la delimitazione precisa su base orale.

ST1 = Possibile strada di età antica per Otranto

Ipotizzata a partire da un asse stradale preromano nell’area dell’abitato e dal sito della Porta Est; esso risulta l’arteria meglio collegante il sistema urbano di Muro con l’ altro centro coevo, portuale, di Otranto.

ST2 = Possibile Strada di età antica per Corigliano e Soleto

Ipotizzata su base aerofotografica e cartografica, in quanto principale arteria collegante due siti preromani di medie dimensioni (Soleto e Muro), tra i quali è presente un insediamento minore (Corigliano). L’arteria attraversa il tracciato delle mura; ai suoi lati rispettivamente un sito di epoca romana e uno di età del ferro (fine X-VIII sec.a.C.). Il convento sorse su un asse stradale già esistente. Ipotesi di strada di antichissima origine.

ST3 = Strada antica a destinazione ignota (ulteriore strada per Otranto?)

Individuata in foto aerea e su base cartografica, in parte scavata da Lamboley all’interno delle mura. Non è chiara la sua destinazione (possibile collegamento con strada per Otranto?)

ST4 = Possibile Strada per Vaste e Castro

Individuata in foto aere e su base cartografica; essa è il più probabile tracciato viario conducente all’antico centro preromano di Vaste, ritenuta poco plausibile un’antica origine per la strada contemporanea Muro- Sanarica-Poggiardo. La strada usciva da un’ipotetica porta sud, ubicata lungo l’ormai obliterato tratto di mura.

ST5 = Possibile Strada per Giuggianello

Individuata in foto aerea e su base cartografica, anche a partire dalla Porta Sud-Est scavata tra 2011 e 2012. La strada campestre conduce nelle campagne ad est di Giuggianello, poco distante dalla torre preromana scoperta nel 2015 a sud del piccolo abitato contemporaneo. La presenza della torre rafforza l’ipotesi di un controllo di vie di comunicazione.

ST6 = Possibile strada Scorpo e Masseria Falconiera (Supersano)

Individuata sulla base dell’osservazione di foto aeree, studi cartografici e di topografia antica del territorio. Tracciato collegante l’area dell’antica Muro (insediamento messapico e romano di Borgo Terra) con contrada Miggiano (epoca romana) e da qui con i siti rurali di epoca messapica e romana, rispettivamente Scorpo e Falconiera, nel quasi confinante feudo di Supersano.

ST7 = Possibile strada Scorrano e Piscopio

Individuata sulla base dell’osservazione di foto aeree, studi cartografici e di topografia antica del territorio. Essa rappresenta il più plausibile collegamento tra l’abitato iapigio di Muro (IX-VII sec.) con Scorrano, sito di

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un altro insediamento di età del Ferro. In epoca romana essa avrebbe collegato il sito romano di Borgo Terra con i siti rurali romani ad est di Scorrano (Piscopio, Castelli, Petrore etc.)

ST8 = Strada per Bagnolo

Individuata sulla base dell’osservazione di foto aeree, studi cartografici e di topografia antica del territorio.

La strada sembra partire almeno da contrada Brongo (e tramite un’asse viario più antico sarebbe collegata a Borgo Terra) e condurrebbe al sito tardomedievale di Bagnolo.

ST9 = Strada per Palmariggi

Individuata sulla base dell’osservazione di foto aeree, studi cartografici e di topografia antica del territorio.

La strada sembra collegare Brongo, e forse Borgo Terra, con il sito medievale di S. Anna, prossimo al centro normanno-svevo di Palmariggi, poco più a N-E.

ST10 = Strada per Otranto (successiva?)

Individuata sulla base dell’osservazione di foto aeree, studi cartografici e di topografia antica del territorio.

Non sembra riconducibile ad un asse uscente dalle porte dell’antica città preromana. Si ipotizza per il tracciato una via di comunicazione tra un nucleo più tardo sorto dentro le mura della città abbandonata e gli insediamenti dell’entroterra idruntino.

ST11 = via Salentina (collegamento Borgo Terra-S. Marina)

Individuata sulla base di studi topografici, archeologici, dell’osservazione di foto aeree e cartografia storica.

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