Dr. Ester Buonaiuto – geologo Fraz. Moron-Toules– 11027 St-Vincent (AO) Cod. Fiscale BNTSTR666H57I438T tel 333-8714361 Partita Iva 08200860016 e-mail [email protected] pec: [email protected]

REGIONE AUTONOMA VALLE D’ REGION AUTONOME VALLEE D’AOSTE

COMUNI DI CHAMPDEPRAZ – – VERRES –

Committente: Amministrazione comunale di CHAMPDEPRAZ

POTENZIAMENTO DELLA RETE IDRICA DI CHAMPDEPRAZ AI FINI DEL COLLEGAMENTO CON L’ACQUEDOTTO COMUNALE DI ARNAD ED ISSOGNE

Progettista: Ing. Thierry ROSSET

RELAZIONE GEOLOGICA-GEOTECNICA ESECUTIVA STUDIO SULLA COMPATIBILITÀ CON LO STATO DI DISSESTO ESISTENTE VALUTAZIONE DI INTERFERENZA VALANGHIVA REV. 1

Agosto 2020 Dr. Ester BUONAIUTO -geologo

1. PREMESSA

Su incarico dell’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CHAMPDEPRAZ (Det. n°17 del 01/06/2020) ed in ottemperanza a quanto disposto dal D.M. 17/01/2018 (NTC), dalla L.R. 11/1998 s.m.i. e relative delibere attuative, sono stati eseguiti nel giugno 2020 alcuni sopralluoghi mirati in ordine al Progetto esecutivo, a firma dell’Ing. ROSSET Thierry, di Potenziamento della rete idrica di Champdepraz ai fini del collegamento con l’acquedotto comunale di Arnad ed Issogne. La presente relazione viene redatta come integrazione di aggiornamento ed approfondimento della Relazione geologica-geotecnica esecutiva - Studio di compatibilità con lo stato di dissesto esistente – Perizia di interferenza valanghiva a firma del Geol. Andrea GIORGI del dicembre 2018, sulla base delle risultanze della Conferenza dei Servizi del 7 agosto 2019, con particolare riferimento al parere del Dipartimento programmazione, risorse idriche e territorio della R.A.V.A. La trattazione segue l’impostazione della relazione originale (parti estratte riportate in corsivo), costituendone una revisione. Essa comprende gli esiti degli accertamenti in ambito geologico effettuati dalla scrivente, per quanto riguarda in particolare gli aspetti relativi al quadro dei dissesti e alla dinamica dei fenomeni attesi, all’assetto litostratigrafico locale ed agli accorgimenti costruttivi in rapporto alla specifica localizzazione e al regime vincolistico esistente (pericolosità geomorfologica dei luoghi). Il progetto è noto alla scrivente per la collaborazione con il collega A. Giorgi nella redazione dello Studio di Impatto Ambientale del dicembre 2018.

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Il progetto riguarda due distinti ambiti territoriali: il vallone del T. Chalamy in Comune di Champdepraz (PARTE ALTA) e il fondovalle principale del F. Dora Baltea nei comuni di Champdepraz, Issogne, Verrès e Arnad (PARTE BASSA). Le principali modifiche apportate a seguito della Conferenza dei Servizi sono:  esclusione della captazione delle sorgenti di Fénis-Dèsot, ricadenti nel territorio del Parco Naturale del M. Avic, per il parere negativo dell’Ente Parco;  variazione della tipologia di opera di presa della sorgente Capiron;  suddivisione in due lotti di intervento: - I Lotto stralcio: è relativo agli interventi per il “collegamento dell’acquedotto di Arnad alla rete idrica di Issogne e realizzazione delle opere funzionalmente connesse” e comprende opere che ricadono esclusivamente nella PARTE BASSA - II Lotto stralcio: è relativo agli interventi per la “captazione della sorgente Capiron e collegamento delle reti idriche di Champdepraz, Issogne ed Arnad” e comprende opere che ricadono nella PARTE ALTA e nella PARTE BASSA.

Nella presente relazione si è preferito mantenere per la trattazione il criterio geomorfologico (PARTE ALTA e PARTE BASSA) che prescinde dalla suddivisione in lotti di intervento.

Le osservazioni effettuate nel corso dei sopralluoghi, le informazioni raccolte e l’esame degli elaborati geologici a corredo del PRGC (Cartografia motivazionale e prescrittiva degli Ambiti Inedificabili ai sensi della L.R. 11/98), nonché la consultazione online (luglio 2020) attraverso il geoportale R.A.V.A. della Banca dati del Sistema delle Conoscenze Territoriali (http://geonavsct.partout.it/pub/Geodissesti/: Carta dissesti - Catasto dissesti, Alluvione 2000-; http://catastodissesti.partout.it/: Catasto dissesti - ricerca mirata: Chevrère, Ville, Chantonet, Covarey, Barbustel, Capiron), hanno consentito di determinare i tratti geomorfologici e litologici ed idrogeologico delle aree di intervento e di stimare le caratteristiche geotecniche dei terreni interessati dai lavori, allo scopo di verificare l’adeguatezza delle opere da realizzare con la situazione in atto e suggerire gli accorgimenti tecnici per il miglior adattamento delle stesse alle condizioni locali.

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Per quanto riguarda gli Ambiti inedificabili ai sensi della L.R. 11/1998 s.m.i., il regime vincolistico vigente è riportato qui di seguito in modo sintetico.

PARTE ALTA Tracciato tubazioni  per frana (art. 35/1) ricade in aree F1, F2 e F3  per colata detritica (art. 35/2) non esistono specifiche cartografie di pericolosità, che risulta ricompresa nel doppio vincolo per frana ed inondazione  per inondazione (art. 36) ricade nella fasce A e Ic con vincolo di fascia A nei tratti in attraversamento dei torrenti Chevrère, Barbustel e del rio Capiron  per valanga (art. 37) ricade in Zona Vb nei tratti di attraversamento dei valloncelli di Barbustel e Capiron. Camera di manovra di Chantonet  per frana (art. 35/1) ricade in Area F1  per colata detritica (art. 35/2) non esistono specifiche cartografie di pericolosità, che risulta ricompresa nel doppio vincolo per frana ed inondazione  per inondazione (art. 36) è priva di vincolo  per valanga (art. 37) è priva di vincolo Opera di presa sorgente di Capiron  per frana (art. 35/1) ricade in Area F1  per colata detritica (art. 35/2) non esistono specifiche cartografie di pericolosità, che risulta ricompresa nel doppio vincolo per frana ed inondazione  per inondazione (art. 36) ricade nella Fascia A  per valanga (art. 37) ricade in Zona Vb

PARTE BASSA Tracciato tubazioni  per frana (art. 35/1) ricade in aree F1, F2 e F3 individuate sui conoidi del T. Chalamy e dei suoi tributari (rio Mure, T. Pianisse e rio privo di toponimo), in loc. Saint-Solutor ed allo sbocco del vallone del T. Boccoil  per colata detritica (art. 35/2) ricade nelle aree DF1 e DF2 (oltre che con l’area DF3 cautelativamente estesa a comprendere l’intero conoide geomorfologico) dei torrenti Sort di Fava, Fleurant e Boccoil, dotati di specifico studio di bacino

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 per inondazione (art. 36) ricade nelle fasce A e Ic-A, B e Ic-B (oltre che con la fascia C cautelativamente estesa a comprendere l’intero conoide geomorfologico) nei tratti in attraversamento dei torrenti e/o in adiacenza al T. Chalamy e ai suoi tributari (rio Mure, T. Pianisse e rio privo di toponimo), al T. Sort di Fava, al T. Fleurant e al T. Boccoil e nell’ampio settore di piana della Dora Baltea. Vasca di carico di Sommet de Ville  per frana (art. 35/1) ricade in Area F1  per colata detritica (art. 35/2) ricade in Area DF3  per inondazione (art. 36) ricade in Fascia C Camera di manovra di Garines  per frana (art. 35/1) è priva di vincolo  per colata detritica (art. 35/2) ricade in Area DF1  per inondazione (art. 36) ricade in Fascia C

In base al quadro vincolistico sopraesposto, si precisa che secondo la normativa vigente (D.G.R. 2939 del 10-10-2008 concernente l’approvazione delle disposizioni attuative della legge regionale 6 aprile 1998 n. 11 previste agli artt. 35, 36 e 37 in sostituzione dei capitoli I, II e III dell'allegato A alla deliberazione della Giunta regionale 15 febbraio 1999, n. 422 e revoca della deliberazione della Giunta regionale n. 1968/2008) l’intervento, configurandosi come nuova costruzione di infrastrutture puntuali (opera di presa, vasche) e a rete (posa di nuove tubazioni) richiederà la redazione di uno specifico Studio sulla compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente e sull’adeguatezza delle condizioni di sicurezza in atto e di quelle conseguibili con le opere di mitigazione del rischio necessarie che dovrà essere valutato dall’Autorità Idraulica competente in materia (Rif. Dipartimento programmazione, difesa del suolo e risorse idriche). Tale studio, redatto secondo le indicazioni contenute nelle DEFINIZIONI GENERALI della D.G.R. 2939/2008, è contenuto nella presente relazione al CAP. 9, cui si rimanda per una maggiore puntualizzazione dei vincoli gravanti sul tracciato.

Per quanto riguarda gli aspetti valanghivi, si è proceduto ad una Valutazione di interferenza valanghiva in forma semplificata, in relazione alla tipologia di intervento e di opere interessate dal vincolo. Tale valutazione è contenuta nella presente relazione al CAP. 6 e dovrà ricevere il parere della Struttura assetto idrogeologico dei bacini

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montani ai sensi dell’art. 37 – L.R. 11/98, anche se compete al Comune valutare se l’intervento è ammissibile e a quali condizioni.

Per quanto riguarda la distanza dai corsi d’acqua ai sensi dell’art. 41 L.R. 11/98, si precisa che parti del tracciato della condotta, l’opera di presa di Capiron e la vasca di Sommet de Ville ricadono all’interno della suddetta fascia. Ciò accade inevitabilmente per gli attraversamenti e, negli altri casi, per ragioni tecniche dettate essenzialmente da esigenze di quota/pendenza della condotta, di sfruttamento di tracciati esistenti (rappresentati dalla viabilità locale) e di prossimità della risorsa (sorgente Capiron, vasca Sommet de Ville). Si evidenzia inoltre che: le modalità di attraversamento dei corsi d’acqua non interferiscono con la sezione di deflusso (cfr. CAP. 4); nella PARTE BASSA gli interventi ricadono in ambito urbanizzato che è già stato oggetto di rimodellamento artificiale; le opere non limitano l’accessibilità all’alveo. Per maggiori dettagli si rimanda al Cap. 5.1 della Relazione generale tecnico-illustrativa (I-II lotto) a firma dell’ing. T. Rosset.

Per quanto concerne l’inserimento di tutti gli interventi ricadenti nella PARTE ALTA all’interno di zona sottoposta a vincolo idrogeologico (R.D.L. del 30.12.1923 n°3267), si specifica che sarà necessario richiedere l’Autorizzazione presso il Dipartimento Corpo Forestale della Valle d’Aosta e Risorse naturali.

Alla relazione si allegano:

 Estratto dal geoportale RAVA (Servizio WMS Ambiti inedificabili) delle Carte degli Ambiti Inedificabili per frana, per fenomeni di trasporto in massa, per inondazione e per valanga o slavina su base CTR (AAII, L.R. 11/1998 artt. 35/1, 35/2, 36 e 37) dei comuni di Champdepraz, Issogne, Verrès e Arnad, in scala 1:5.000 e 1:8.500, nelle quali sono indicati i vincoli legati alla pericolosità geomorfologica dei luoghi;  Estratto dal Portale Geologia.VDA della Carta Geologica Regionale (RAVA, ISPRA), in scala 1:5.000 e 1:8.500;  Estratto dal geoportale RAVA della Carta Catasto Dissesti, in scala 1:10.000.

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NORMATIVA DI RIFERIMENTO:

 D. M. LL.PP. 11.03.1988 – Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione.  L.R. n. 11 del 06.04.1998 – Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta.  L.R. n. 1 del 20.01.2005 – Disposizioni per la manutenzione del sistema normativo regionale. Modificazioni e abrogazioni di leggi e disposizioni regionali  D.G.R. 1384 del 12.05.2006 – Modificazioni all’allegato A – Capitolo IV della D.G.R. 422/1999  O.P.C.M. n. 3274 del 20.03.2003 – Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica.  D.G.R. n. 5130 del 30.12.2003 – Approvazione della riclassificazione sismica del territorio della Regione Autonoma Valle d'Aosta in applicazione dell'Ordinanza n. 3274/2003. Prime disposizioni.  Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 – Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone.  L.R. n. 22 del 16.10.2006 – Ulteriori modificazioni alla L.R. 11/1998 (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta)  L.R. n. 34 del 24.12.2007 – Manutenzione del sistema normativo regionale. Modificazioni di leggi regionali e altre disposizioni.  D.G.R. n. 2939 del 10.10.2008 – Approvazione delle nuove disposizioni attuative della legge regionale 6 aprile 1998 n. 11 previste agli artt. 35, 36 e 37 in sostituzione dei capitoli I, II e III dell'allegato A alla deliberazione della Giunta regionale 15 febbraio 1999, n. 422 e revoca della deliberazione della Giunta regionale n. 1968/2008.  Decreto del Ministero delle Infrastrutture del 14.01.2008 – Norme Tecniche per le Costruzioni.  Circolare n. 617 del 02.02.2009 – Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008.

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 L.R. n. 17 del 12.06.2012 – Modificazioni alla legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta), e ad altre disposizioni in materia di governo del territorio.  L.R. n. 23 del 31.07.2012 – Disciplina delle attività di vigilanza su opere e costruzioni in zone sismiche.  D.G.R. n. 1603 del 04.10.2013 – Approvazione delle prime disposizioni attuative di cui all’art. 3 comma 3, della Legge Regionale 31 luglio 2012, n. 23 “Disciplina delle attività di vigilanza su opere e costruzioni in zone sismiche”. Revoca della D.G.R. N. 1271.  D.G.R. n. 1090 del 01.08.2014 – Approvazione dell’atto di indirizzo per l’individuazione degli interventi privi di rilevanza ai fini della pubblica incolumità, ai sensi dell’art. 3 comma 3, lettera E, della Legge Regionale 31 luglio 2012, n. 23 “Disciplina delle attività di vigilanza su opere e costruzioni in zone sismiche”. Sostituzione degli allegati n. 4 e n. 62 alla deliberazione della giunta regionale n. 1603 del 4 ottobre 2013.  D.G.R. n. 1759 del 05.12.2014 – Approvazione delle tipologie e delle caratteristiche degli interventi edilizi e delle trasformazioni urbanistico-territoriali nelle zone dei piani regolatori generali, ai sensi dell’articolo 59, comma 4, della legge regionale 6 aprile 1998, n. 11.  D.M. n. 8 del 17.01.2018 – Aggiornamento delle «Norme tecniche per le costruzioni».

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2. CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO Il progetto prevede la realizzazione degli interventi qui di seguito descritti ascrivendoli alle due distinte aree cui si fa riferimento nella trattazione, vale a dire PARTE ALTA e PARTE BASSA, anche se la progettazione è stata riorganizzata per lotti di intervento. In breve: - PARTE ALTA, comprende l’opera di nuova captazione in loc. Capiron e la relativa adduzione alla vasca esistente di Perrot ed il ripristino del collegamento tra la vasca esistente di Chantonet-Veulla e la vasca di Perrot (parte alta della rete idrica del Comune di Champdepraz); - PARTE BASSA, comprende le opere di collegamento/adduzione idrica tra la vasca esistente di Fabrique e la nuova camera di manovra di Garines, di collegamento tra la vasca in progetto a Sommet de Ville e la camera di manovra di Garines, nonché il collegamento tra quest’ultima ed i serbatoi di Arnad (Clos de Barme e Ville– loc.Castello); è inoltre prevista la sostituzione di condotte di distribuzione secondaria ormai obsolete tra le loc. Sommet de Ville e Follias di Issogne nonché la realizzazione di un nuovo ramo di distribuzione tra le frazioni Mure e Saint-Suaire (piana di Issogne).

In termini generali gli interventi di rilevanza in ambito geologico sono i seguenti.

PARTE ALTA – Lotto II - posa di condotta di collegamento in PE-DN125-PN16 tra la vasca esistente di Chantonet a quota 1.357 m s.l.m. circa e la nuova camera di manovra situata sulla pista comunale “multiuso” sottostante Chevrère; sviluppo pari a circa 340 m; - realizzazione della camera di manovra situata sulla pista comunale “multiuso” sottostante la frazione Chevrère, a quota 1.245 m s.l.m. circa, in corrispondenza del nodo di immissione della nuova condotta in progetto proveniente dalla vasca di Chantonet;

Estratto della sez. A-A di progetto camera di manovra di Chantonet.

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- posa della condotta di adduzione principale in acciaio DN150-PN40 dalla camera di manovra a quota 1.245 m s.l.m. fino alla vasca esistente di Perrot, situata a circa 1.149 m di quota. Sviluppo pari a circa 842 m; - realizzazione opera di captazione/presa della sorgente Capiron, situata a circa 1.204 m s.l.m.. L’opera ha forma in pianta irregolare consistendo in una coppia di vaschette (raccolta e presa) in c.a. ricavate direttamente all’interno del piccolo anfratto in roccia con struttura in c.a. di chiusura dell’accesso in aderenza ai grandi massi con sporgenza inferiore a 1,2 metri (cfr. sezione di progetto). L’intervento richiederà l’esecuzione di uno scavo di altezza da definire e comunque variabile in funzione delle condizioni riscontrate in fase di esecuzione dei lavori.

Estratto della sez. A-A’ di progetto opera di presa Capiron.

- condotta di adduzione in PE-DN125-PN16, sviluppo 595 m, dalla vasca di presa dell’opera di captazione di Capiron (1.202 m s.l.m.) fino alla vasca dell’acquedotto di Perrot, a quota 1.149 m circa.

Il tracciato di posa corre prevalentemente su pendio prativo o boscato e lungo sedi viabili per lo più sterrate (strade poderali e sentieri), ad eccezione del tratto di condotta in acciaio sovrapposto al tracciato della strada comunale asfaltata tra il ponte sul T. Chalamy ed il parcheggio a sud di loc. Blanchet e l’attraversamento della strada comunale a sud dell’abitato di Barbustel.

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A valle della vasca esistente di Perrot non sono previsti, fino a loc. Fabrique, ulteriori interventi sulla rete esistente né la realizzazione di nuovi rami; le acque captate dalle nuove risorgive, unitamente a quelle provenienti dalle sorgenti che già alimentano l’acquedotto, vengono convogliate a valle per il tramite delle condotte forzate in acciaio (esistenti) che colmano il dislivello di circa 690 m compreso tra Perrot e la vasca di Fabrique, situata ad una quota di 460 m s.l.m.

PARTE BASSA: Lotto II - opere civili/murarie per allacciamento nuova condotta alla vasca di Fabrique, situata a circa 460 m s.l.m. in Comune di Champdepraz; - posa della condotta principale di adduzione in PE-DN225-PN16, sviluppo complessivo pari a circa 3.875 m, intestata sulla vasca di Fabrique e diretta alla sezione di collegamento con le opere già realizzate nel 1° Lotto. - posa della condotta in PE-DN160-PN16 di sviluppo 2.950 m circa, posata nel medesimo scavo della dorsale di adduzione DN225 e completa di valvolame per la connessione con la rete idrica di Issogne, finalizzata alla distribuzione nella parte bassa (piana) del territorio comunale. - realizzazione di una decina pozzetti d’ispezione/controllo, attraversamento, sfiato/scarico e/o salto di quota distribuiti lungo il tracciato.

PARTE BASSA: Lotto I - realizzazione in loc. Sommet de Ville di una vasca d’accumulo di testata della nuova condotta D160 in progetto, con capacità di stoccaggio di 300 m³ che consentirà di raccogliere, immediatamente a valle della centrale idroelettrica comunale, l’acqua potabile attualmente inutilizzata. L’opera ha forma in pianta rettangolare ed un ingombro pari a 16,00 x 8,30 m. L’intervento richiederà l’esecuzione di uno scavo di altezza massima pari a 5,00 m circa dal piano di fondazione (vedi sez. A-A’ di progetto); - posa di condotta in PE-DN160-PN16/PN25 di sviluppo 1.460 m circa, da Sommet de Ville fino alla camera di manovra di loc. Garines; - realizzazione della camera di manovra in loc. Garines. L’opera ha forma in pianta quadrata ed un ingombro pari a 7,50 x 7,50 m. L’intervento richiederà l’esecuzione di uno scavo di altezza massima pari a 4 m dal piano di fondazione;

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Sezione A-A’ di progetto vasca di Sommet de Ville

Sezione A-A’ di progetto camera di manovra di Garines.

- posa della condotta principale di adduzione in PE-DN225-PN16, sviluppo complessivo pari a circa 2.680 m, intestata sulla camera di manovra di Garines fino al pozzetto all’intersezione con la S.S. 26 per il collegamento con la linea esistente di adduzione all’accumulo di Clos de Barme; - opere civili/murarie per allacciamento nuove condotte di adduzione/distribuzione alla vasca di Nisiey ed alla centrale di Sommet de Ville; - posa di condotta di diametro minore (140 mm) e sviluppo modesto per la distribuzione nelle frazioni alte di Issogne (tra la loc. Sommet de Ville e la loc. Follias), in sostituzione di condotte esistenti;

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- posa della condotta in PE-DN160-PN16 di sviluppo 623 m circa, posata nel medesimo scavo della dorsale di adduzione DN225 e completa di valvolame per la connessione con la rete idrica di Issogne, finalizzata alla distribuzione nella parte bassa (piana) del territorio comunale per le frazioni comprese tra Garines e Saint-Suaire; - realizzazione di una ventina di pozzetti d’ispezione/controllo, attraversamento, sfiato/scarico e/o salto di quota distribuiti lungo il tracciato.

Il tracciato di posa segue per lo più la viabilità esistente (piste poderali e strade comunali/regionali/statale).

In generale la posa della condotta richiede l’esecuzione di trincee di scavo con approfondimento massimo dal p.c. attuale nell’ordine di 1,3-1,5 metri. Si riporta di seguito una sezione tipo.

Sezione tipo trincea per posa tubazioni.

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3. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE E GEOLOGICHE DELLE AREE INTERESSATE DAGLI INTERVENTI

3.1 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

La parte del vallone del T. Chalamy ed il tratto di valle principale inciso dalla Dora Baltea, lungo il quale corre la condotta in progetto, si pone interamente all’interno del Complesso Piemontese dei Calcescisti con Pietre Verdi, rappresentato principalmente da pietre verdi ed in particolare da serpentiniti antigoritiche, che costituiscono il grande “massiccio ultrabasico del Mont Avic”. Dal punto di vista geomorfologico, nella PARTE ALTA del vallone del T. Chalamy il tracciato (…) interessa un settore a prevalente morfologia glaciale ancora ben conservata (con presenza di rocce montonate, soglie di confluenza, terrazzi, massi erratici, ecc.), con locale sovrapposizione di forme legate al modellamento torrentizio (gole di incisione, piccole conoidi) e gravitativo (falde detritiche, accumuli di antiche frane di crollo). Il territorio in cui si inserisce l’area presenta un modellamento glaciale ancora molto evidente ed attivo, in particolare alla testata delle valli laterali, e quindi con le sopraccitate forme ad esso collegate ancora ben conservate quando non ancora in corso di formazione. Si tratta infatti in gran parte di un’area di alta montagna, con rilievo ad elevata energia, caratterizzato cioè dalla forte acclività dei versanti che incombono sul fondovalle con grossi dislivelli. Ne consegue la presenza di fenomeni geomorfologici ancora molto attivi e talora di estremo vigore. Indirettamente legati alla dinamica glaciale sono i fenomeni connessi alla rapida fusione delle masse glaciali stesse e della loro copertura nevosa, che comportano anomali incrementi delle portate sulle aste torrentizie da esse alimentate. Fra i fenomeni ancora collegati al glacialismo, di rilevanza per questo settore di alta montagna segnaliamo infine la diffusa presenza di estesi settori ove affiorano depositi glaciali di recente deposizione, scarsamente addensati e con ridotto grado di coesione. Essi sono stati abbandonati dai ghiacciai spesso su pendii caratterizzati da pendenze molto elevate, con presenza del substrato roccioso montonato e lisciato a ridotta profondità e quindi con notevole propensione ad essere erosi dalle acque di ruscellamento superficiale. Nel tratto di percorso lungo la valle principale della Dora Baltea (PARTE BASSA) prevalgono le forme legate al modellamento fluviale e torrentizio, rappresentate da lembi di piana della Dora e da porzioni di conoide detritico-alluvionale dei torrenti

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laterali, in particolare gli imponenti apparati del T. Chalamy (sospeso e terrazzato) e del T. Boccoil (con antichi lobi di debris-flow).

Si riporta di seguito una ricostruzione 3D del tratto del vallone di Chalamy interessato dagli interventi relativi alla cosiddetta PARTE ALTA.

Mont-Avic

Loc. Chevrère

Sorgente Capiron Loc. Barbustel

T. Chalamy

Ricostruzione 3D tratta da Googlearth 2018 del tratto di valle ove si pongono gli interventi relativi alla PARTE ALTA

Vengono ora descritte le caratteristiche geomorfologiche dei settori della PARTE ALTA attraversati dal tracciato di intervento, mantenendo la nomenclatura delle tavole di progetto e l’individuazione dei tratti come nella corografia riportata nella pagina seguente. Il tracciato ricade nel medio vallone del T. Chalamy, sulla porzione inferiore del versante idrografico sinistro, nella fascia altimetrica compresa tra 1360 m s.l.m del margine superiore del terrazzo di Ville e 1150 m s.l.m. della scarpata di incisione del T. Chalamy.

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Corografia su base C.T.R. con ubicazione della rete dell’acquedotto in progetto PARTE ALTA.

TRATTO A-B. Il tracciato, con andamento complessivo NW-SE, si snoda principalmente lungo un pendio prativo a modellamento glaciale (superficie del terrazzo di origine fluvio-glaciale di Ville e relativa scarpata).

Foto 1. Vista del pendio a valle della vasca di Chantonet Foto 2. Tratto di pista a valle della vasca di Chantonet

La condotta, attraversata l’area prativa a valle della vasca di Chantonet (foto 1), con andamento all’incirca parallelo alla pendenza, segue per un breve tratto la pista poderale in direzione Ville (foto 2) per portarsi a margine dell’area boscata e poi deviare verso SE per scendere lungo i prati costeggiando il lato orientale del Parc Animalier, caratterizzati da una morfologia relativamente dolce (pendenza media attorno ai 12° - foto 3 e 4). Attraversata la pista poderale di valle, il tracciato devia verso SW in

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prossimità di un grosso blocco antico, per poi riprendere l’andamento lungo la pendenza e raggiungere la pista multiuso, che percorre per poco più di una ventina di metri, fino alla camera di manovra di Chantonet.

Foto 3. Vista del pendio in corrispondenza al Parc Animalier Foto 4. Limite E del Parc Animalier

Emergenze idriche diffuse sono segnalate nel settore immediatamente ad ovest della camera di manovra di Chantonet, a valle della pista multiuso (ca. 5-15 m dal ciglio stradale), ad indicare l’esistenza attorno alla quota 1240 m slm di più orizzonti sorgivi sovrapposti, legati alla forte eterogeneità dei depositi glaciali (intercalazioni di orizzonti e lenti di varia granulometria), con contrasti di permeabilità tra materiali ghiaioso- sabbiosi e sabbioso-limosi con maggiore componente fine.

TRATTO B-C. Il tracciato con andamento W-E (subparallelo al T. Chalamy) ricade nel settore di transizione al fondovalle (scarpata del terrazzo di Ville, conoide di genesi mista del T. Chevrère, orlo scarpata di incisione T. Chalamy), in parte lungo sedi viabili. La condotta corre lungo la pista multiuso a fondo sterrato che digrada gradualmente verso E (in direzione della centralina idroelettrica -foto 5 e 6) sino all’altezza del ponte sul T. Chalamy e prosegue lungo il tratto in asfalto che abbandona quando la strada inizia a salire (brusca curva) per superare in subalveo il T. Chevrère (tratto di alveo regimato) una trentina di metri più a valle dell’attraversamento lungo la viabilità. Avanzando lungo i prati a valle del parcheggio in loc. Blanchet (area rimodellata artificialmente) si porta a ridotta distanza dall’orlo della scarpata di incisione del T. Chalamy attraversando terreni a tratti boscati, fino a raggiungere la vasca di Perrot

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dell’acquedotto (foto 7) dal lato Nord, lungo il lieve dosso che delimita in destra idrografica il T. Barbustel nel suo tratto terminale prima della confluenza.

Foto 5. Tratto di pista multiuso ove verrà realizzata la Foto 6. Vista del tratto di pista multiuso. camera di manovra.

TRATTO D-C. Il tracciato, con andamento complessivo NE-SW, ricade in un settore in cui l’originario modellamento glaciale (terrazzo di Barbustel) è stato ripreso dall’azione combinata delle acque superficiali e della gravità (valloncello rio Capiron, tratto terminale incisione T. Barbustel).

La sorgente di Capiron si situa in un Foto 7. Vista da W della vasca di Perrot. caratteristico piccolo antro racchiuso tra grandi massi di serpentinite (foto 8-9) che occupano parzialmente il letto del rio, nel tratto di impluvio immediatamente a valle della strada comunale, in parte rimodellato artificialmente con vecchie murature in pietrame trasversali a monte e a valle dell’accumulo di grossi blocchi. L’opera di presa sfrutta lo spazio dell’antro occupando parzialmente il piccolo ripiano antistante ai massi. La condotta corre inizialmente sul fianco sinistro del suddetto impluvio, per poi attraversare il rio in subalveo in corrispondenza della traversa dell'antica derivazione irrigua (“Ru de

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Fontana”), a valle della quale il letto del torrente si allarga e diminuisce di pendenza (tendenza al deposito). Sul fianco destro del valloncello, (copertura boschiva fitta, ma a tratti degradata), avanza con andamento a mezzacosta a valle del ru, sino a portarsi sui terreni prativi sottostanti il traliccio dell’alta tensione. Da qui prosegue lungo la scarpata del terrazzo morfologico, attraversa la strada comunale e

raggiunge la vecchia mulattiera che conduce alla vasca di Perrot poco prima del guado sul T. Barbustel, che scorre in letto naturale sul fondo di un valloncello stretto ed inciso. Attraversatolo in subalveo, la condotta raggiunge infine la vasca dell’acquedotto

Foto 8-9. Vista da S dell’impluvio di Capiron e dettaglio dei grossi dall’area prativa sovrastante. massi collocati in asse all’incisione poco a valle dell’attraversamento stradale. La sorgente sgorga all’interno di un piccolo antro racchiuso fra i blocchi.

Si riporta di seguito una ricostruzione 3D del tratto della valle principale della Dora Baltea tra i comuni di Champdepraz, Issogne e Arnad ove si snoderanno le tubazioni in progetto PARTE BASSA.

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Bec - Gavin

Nuova vasca di Vasca di accumulo di accumulo di Sommet de Ville Fabrique attraversamento DORA BALTEA linea ferroviaria e autostrada Camera manovra Garines

Ricostruzione 3D tratta da Googlearth 2018 del tratto di valle principale della Dora Baltea ove si pongono gli interventi relativi alla PARTE BASSA.

Vengono ora descritte le caratteristiche geomorfologiche dei settori della PARTE BASSA attraversati dal tracciato di intervento, mantenendo la suddivisione in tratti come riportata nella corografia seguente.

Corografia su base C.T.R. con ubicazione della rete dell’acquedotto in progetto PARTE BASSA – settore N.

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Corografia su base C.T.R. con ubicazione della rete dell’acquedotto in progetto PARTE BASSA – settore S.

TRATTO E-F: A partire dalla vasca in loc. La Fabrique ubicata allo sbocco della gola del T. Chalamy sul fondovalle, sulla sinistra idrografica in apice di conoide, la condotta scende dapprima lungo la strada regionale (ca. 200 metri) per poi seguire il tracciato della strada comunale di collegamento tra Champdepraz e Issogne, che costeggia il corso d’acqua impostato al margine laterale destro dell’apparato di conoide (piede del versante), raggiungendo il fondovalle principale a valle della confluenza con la Dora Baltea. L’attraversamento del T. Chalamy avviene tramite staffatura lungo il lato di valle del ponte di loc. Mure. In questo tratto di vallata si assiste al netto prevalere delle forme legate al modellamento fluviale e torrentizio, rappresentate dalla piana alluvionale della Dora e dai conoidi a genesi mista dei tributari, con apparati anche imponenti, come nel caso del T. Chalamy. Nello specifico il conoide mostra una morfologia piuttosto articolata, con ampi settori completamente rimodellati artificialmente per l’attività di cava che da lungo tempo interessa la zona (estrazione di ghiaia e sabbia), con presenza di una serie di piccoli laghetti, il più grande dei quali si situa in fraz. Mure.

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Foto 10. Vasca di accumulo di La Fabrique.

Foto 11-12. Vista del tratto della strada comunale che scende lungo il conoide del T. Chalamy in sinistra idrografica

TRATTO F-G: Dalla confluenza del T. Chalamy nella Dora Baltea, il tracciato della condotta, seguendo la strada comunale, attraversa il settore di transizione tra la piana alluvionale del fondovalle principale e le propaggini distali degli apparati di conoide di genesi mista dei torrenti Sort de Fava e Fleurant, avvicinandosi alle pendici del versante solo in loc. Saint-Solutor, sino a raggiungere il margine distale dell’esteso conoide del T. Boccoil. Questo settore di fondovalle si caratterizza per la presenza di terreni pianeggianti e una morfologia molto regolare.

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Foto 13-14. Vista del tratto di strada che si snoda al piede del conoide di Favà. Nella di destra in evidenzia l’affioramento roccioso ubicato in località Saint-Solutor.

TRATTO H-G: Il tracciato della condotta si sviluppa in corrispondenza all’esteso apparato di conoide del T. Boccoil, dal settore apicale, dove è prevista la nuova vasca di accumulo di testata in loc. Sommet de Ville, sino al settore distale, dove è prevista la camera di manovra di Garines e poi l’innesto alla condotta principale sulla strada comunale. La tubazione segue il tracciato della pista sterrata presente in sinistra idrografica che dalla vasca esistente scende sino alla frazione di Le Barmet. Da qui, per sfruttare la viabilità (assi viari disposti subparallelamente al torrente), attraversa una prima volta il corso d’acqua (ponte in loc. Barmet a quota 465,3 m slm) e scende verso la frazione di Folliasse, dove attraversa nuovamente (ponte in loc. Folliasse a quota 415,3 m slm) per impostarsi lungo la strada comunale che corre lungo la sponda sinistra, seguendola sino alla camera di manovra di Garines.

Foto 15-16. Vista da valle della strada che risale il conoide del T. Boccoil nella sua parte inferiore

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Il settore è caratterizzato da una morfologia piuttosto regolare, con fianco destro del conoide densamente edificato e fianco sinistro a prevalente destinazione agricola (estese aree prative e terrazzamenti). Fa eccezione la porzione apicale dell’apparato, caratterizzata da irregolarità della superficie, in parte di origine naturale (settore boscato con evidenti ondulazioni, presenza di paleoalveo) ed in parte legate ad interventi infrastrutturali e di sistemazione idraulica del T. Boccoil. Vasca Sommet de Ville Il sito di intervento è rappresentato dallo slargo presente a lato della pista sterrata nel tratto in prossimità alla vasca irrigua, delimitato verso il corso d’acqua da muratura in pietrame e malta in corrispondenza del tratto regimato (area di deposito/laminazione e briglie). Si tratta di un terreno rimodellato artificialmente (terrapieno), in lieve pendenza verso NE.

Foto 17-18. Settore di Sommet de Ville immediatamente Foto 19. Particolare della sistemazione idraulica a monte del sito di intervento; sullo sfondo la centrale del T. Boccoli nel settore di intervento idroelettrica.

Ricade su conoide, al margine laterale dell’apparato, sovrastato da un tratto di pendio mediamente acclive (pendenza media attorno ai 35°).

Foto 20. Sito di ubicazione della vasca di Sommet de Ville

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Il raccordo tra l’apparato di conoide e la ristretta fascia di detrito al piede del versante avviene gradualmente. La falda detritica è discontinua e di ampiezza ridotta (non superando i 20-25

Foto 21. Vista del versante sovrastante il conoide nel tratto prospiciente il sito metri). La sua di intervento individuazione è resa difficile dalla presenza di una coltre eluvio-colluviale continua e diffusamente vegetata. Camera di manovra di Garines Il sito di intervento è rappresentato dalla fascia di terreno a lato della strada comunale che costeggia l’argine sinistro del T. Boccoil (cunettone in pietra Foto 22. Sito di ubicazione della camera di manovra di Garines e malta con salti di fondo), nel tratto a valle della scarpata del rilevato del campo sportivo, poco più di un centinaio di metri a monte dell’incrocio con la strada dell’envers. Si tratta di un terreno rimaneggiato e rimodellato artificialmente, in lieve pendenza verso NE.

TRATTO G-I: Il tracciato della condotta prosegue lungo la strada comunale dell’envers che corre al margine distale del conoide in terreno subpianeggiante (staffatura della tubazione sul lato di monte del ponte sul T. Boccoil) sino a raggiungere la S.R. 4 che segue in direzione del ponte sulla Dora Baltea, dove la tubazione viene staffata lungo il lato di valle.

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Foto 23-24. Rilevato di accesso al ponte lungo la S.R.4 sulla Dora Baltea e ponte ripreso dalla destra idrografica

Foto 25-26. Tratto iniziale della strada consortile, lungo cui si snoderà la condotta, che corre lungo la sponda sinistra della Dora Baltea Oltrepassato l’ampio alveo della Dora, il tracciato segue la strada consortile/poderale che diparte dalla strada regionale in direzione SE lungo la sponda sinistra (protetta dall’erosione da muro in pietrame e malta) verso la zona agricola in territorio di Verrès. Da qui la dorsale di adduzione seguirà esattamente lo stesso percorso della strada consortile fino in prossimità della strada comunale in loc. Aveuse (ad ovest della spalla meridionale del viadotto che sovrapassa ferrovia e autostrada). Il settore ricade interamente nella piana alluvionale di fondovalle, caratterizzata da ampie distese prative con fondi agricoli dotati di impianti di irrigazione a pioggia. A circa 135 m dal viadotto, il tracciato abbandona la strada consortile e punta verso NE per infilare un tombino di attraversamento del rilevato ferroviario e, in successione, un secondo tombino di attraversamento del rilevato autostradale. Una volta superate ferrovia ed autostrada, il tracciato procede parallelo dapprima al piede del rilevato autostradale e poi a quello della strada comunale di Aveuse, che una volta intercettata segue fino all’intersezione con la S.S. 26 (comune di Arnad).

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Foto 27. Vista del settore prativo ove la condotta punterà in direzione del rilevato ferroviario e autostradale verso le tombinature esistenti.

Foto 28. Vista dal viadotto del settore di piana alluvionale ove avverrà l’attraversamento autostradale e del rilevato ferroviario.

Foto 29. Vista del settore prativo a N dell’autostrada che precede l’intersezione con la S.S. 26.

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3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO ED ASPETTI GEOLITOLOGICI

Per quanto concerne la PARTE ALTA, gli interventi interessano un contesto geomorfologico con una marcata impronta glaciale ove gran parte delle tubazioni si snoderà all’interno di depositi di origine glaciale ascrivibili alla tipologia “depositi di contatto glaciale”, composti essenzialmente da un’alternanza complessa di ghiaie, sabbie e ghiaie sabbioso-limose a stratificazione inclinata e tessitura variabile. Tali depositi glaciali sono ben rappresentati su gran parte del tracciato nel vallone di Champdepraz, in particolare sul basso versante orografico sinistro tra Ville, Covarey e Barbustel. Più in quota (medio versante) i depositi glaciali sono rappresentati da till di allogamento (estremità di monte del tratto D-C). Si tratta principalmente di materiali antichi, risalenti alle fasi tardive dell'ultima glaciazione, quindi stabilizzati, ben addensati e ricoperti da una sottile coltre di deposito eluvio-colluviale. Nei settori più acclivi sono stati spesso fortemente rimaneggiati e sono costituiti da blocchi di varia pezzatura e natura immersi in scarsa matrice sabbioso- limosa. Solo localmente, nell'attraversamento dei corsi d'acqua, saranno interessati depositi alluvionali molto grossolani, costituiti da blocchi lapidei lisciati dalle acque dell’alveo attuale e da ghiaie sabbiose eterometriche, grossolanamente stratificate, con abbondanti blocchi e ciottoli nella fascia immediatamente adiacente. Nel settore in esame sono inoltre presenti depositi detritici di genesi mista, che corrispondono, su versante, ai prodotti colluviali, legati alla rielaborazione e al rimaneggiamento dei depositi preesistenti e, lungo i tributari e rivi minori, ai depositi gravitativo-valanghivo-torrentizi. Questi ultimi costituiscono il piccolo conoide del T. Chevrère e accumuli localizzati lungo il valloncello del rio Capiron nel tratto a valle dell’opera di presa del ru (cordonature e lobi). Si tratta di materiali molto eterogenei. Vanno dai depositi relativamente fini, ghiaioso-sabbioso-limosi con blocchi (copertura colluviale, accumuli di frana per scivolamento/colamento), a materiali dove prevalgono i blocchi, talora anche di grosse dimensioni, come nel caso degli accumuli di debris-flow e di valanga o nei settori di pendio più acclivi, dove, per effetto del dilavamento della matrice fine, il deposito in posto acquista caratteri che lo avvicinano al detrito vero e proprio.

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Caratteristici grossi blocchi antichi, anche ciclopici, sono frequenti ed in particolare sono visibili nella porzione inferiore del terrazzo di Ville (estremità di valle del tratto A-B) e lungo il valloncello del rio Capiron, sia sul fondo che lungo i fianchi (tratto D-C). Schematicamente i terreni naturali presenti lungo il tracciato sono i seguenti:  tratto A-B: depositi di contatto glaciale  tratto B-C: depositi di contatto glaciale; depositi detritici di genesi mista in corrispondenza al T. Chevrère  tratto D-C: till di allogamento e depositi di contatto glaciale; depositi detritici di genesi mista e grossi blocchi antichi in corrispondenza al rio Capiron

Per quanto concerne la PARTE BASSA, i materiali naturali interessati sono essenzialmente di origine alluvionale, composti da ghiaie sabbiose stratificate, a supporto di clasti, con ciottoli arrotondati, embricati, in matrice sabbiosa medio- grossolana, intercalate a orizzonti sabbioso-limosi, con significativa copertura di suolo vegetale ed eluvio-colluviale (tratti E-F-G-I). Lungo gli apparati di conoide del T. Chalamy e del T. Boccoil saranno presenti inoltre depositi di natura detritico-torrentizia e di debris-flow con una matrice più grossolana (tratti E-F e H-G). Poiché la sedimentazione nell’ambiente deposizionale “conoide” è tipicamente rapida e discontinua, si tratta di depositi eterogenei, poco selezionati e solo grossolanamente stratificati, con livelli a grossi blocchi legati ad episodi di trasporto in massa (come gli antichi lobi di debris-flow conservati nel settore apicale del conoide del T. Boccoil) intervallati a materiali più francamente alluvionali (settori medio distali degli apparati di conoide). I depositi di debris flow sono tipicamente costituiti da bancate di “sabbie limose con ghiaie, a prevalente supporto di matrice, mal stratificate e poco selezionate, con livelli a grossi blocchi”. Possono essere presenti intercalazioni di diamicton1 massivi, con clasti eterometrici subangolosi.

Considerato che gran parte del tracciato insiste sulla viabilità esistente, gli scavi interesseranno in realtà in buona parte la massicciata stradale e i depositi di riporto dei rilevati stradali.

Per quanto riguarda il substrato roccioso, entrambe le aree di intervento si collocano all’interno della Zona Piemontese dei Calcescisti e Pietre Verdi ed in

1 Miscuglio mal selezionato di massi, ghiaia, sabbia e sedimenti fini

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particolare nell’Unità di Zermatt-Saas (caratterizzata dalla netta prevalenza delle pietre verdi sui metasedimenti di copertura), ad eccezione del settore di valle principale tra Verrès ed Arnad, modellato nella Zona Sesia Lanzo del Sistema Austroalpino (gneiss minuti albitici prevalenti). Il medio vallone del T. Chalamy (PARTE ALTA del tracciato) è modellato nelle sequenze ofiolitiche dell’Unità Zermatt-Saas, rappresentate da prevalenti serpentiniti antigoritiche (dominanti nel cosiddetto “massiccio ultramafico del Monte Avic”, costituito da peridotiti di mantello completamente serpentinizzate e contenenti alcuni corpi di metagabbri), metagabbri e subordinate anfiboliti. Questa unità è rappresentata nella PARTE BASSA del tracciato anche da serpentiniti scistoso-laminate e milonitiche ed ofioliti (sbocco del T. Chalamy sul fondovalle) e calcescisti (vallata principale Dora Baltea, in corrispondenza allo sbocco del T. Sort). Si tratta di rocce tipiche del passaggio (contatto tettonico) con l’Unità del Combin, caratterizzata da dominanti calcescisti.La Zona Piemontese dei Calcescisti e Pietre Verdi risulta delimitata verso l’alto, per sovrascorrimento tettonico, dalla Zona Sesia Lanzo del Sistema Austroalpino, costituita da prevalenti gneiss minuti albitici, affioranti nel tratto terminale del tracciato (PARTE BASSA), in particolare nel settore tra Verrès ed Arnad. L’assetto geostrutturale evidenzia la presenza di numerose deformazioni duttili (pieghe a tutte le scale) e fragili (discontinuità a diversa orientazione, che comportano una fratturazione degli ammassi rocciosi localmente anche molto intensa). In particolare si riconoscono due principali famiglie di fratture sub-verticali con effetti rilevanti sul paesaggio nella PARTE ALTA: una ad orientazione E/W (vale a dire conforme alla direttrice strutturale regionale rappresentata dalla faglia Aosta-Ranzola) cui è imputabile l’andamento del vallone del T. Chalamy e l’altra NW/SE (faglia Pointe Chermontane – Col Varotta) cui è legato il particolare sviluppo della rete idrografica minore in sinistra idrografica.

Lungo il tracciato di intervento il substrato roccioso affiora localmente solo nella PARTE ALTA. Sul versante orografico sinistro del vallone del T. Chalamy risulta affiorare estesamente a partire indicativamente dai 1400 m s.l.m., mentre a quote inferiori è visibile sotto forma di affioramenti isolati e/o di limitata estensione (balza rocciosa in destra idrografica del rio Pian-Tsasé-Costaz), prevalentemente lungo le incisioni

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torrentizie, compresa quella del T. Chalamy (tratto a monte del ponte per il sentiero che conduce a Lese -caratteristica forra-; tratto prima dell’immissione del rio Capiron). Lungo il tracciato di intervento non è stato rilevato, anche se va detto che la presenza di grossi blocchi, talora ciclopici, rappresenta un ostacolo all’individuazione della roccia in posto. Per quanto riguarda l’incisione del rio Capiron, se ne ritiene probabile la presenza a ridotta profondità dal piano campagna, in considerazione del particolare contesto geomorfologico (incisione) e della rocciosità dei luoghi. Nell’intorno è visibile in adiacenza al ponte lungo la strada comunale e sembrerebbe affiorare in corrispondenza al restringimento naturale dell’alveo poco a monte della derivazione del ru, dove sono stati osservati su entrambi i lati dell’incisione (nella sua porzione inferiore) ammassi rocciosi con caratteristiche analoghe. Le indagini precedenti hanno d’altra parte evidenziato quanto segue. (…) per l’opera di presa di Capiron ove la polla sorgiva sgorga al piede di alcuni massi ciclopici: sebbene non siano visibili all’interno dell’omonima incisione affioramenti del substrato in posto, si ritiene possibile che gli scavi possano intercettare la sottostante roccia in posto ricoperta da uno spessore di coltre eluvio-colluviale di qualche metro. Non essendo stati eseguiti sondaggi geognostici, non è possibile escludere che gli scavi vadano ad interessare grossi trovanti lapidei di dimensioni plurimetriche ricoperti dalla coltre di depositi superficiali, senza raggiungere il substrato lapideo. Si precisa che il bacino del rio Capiron risulta modellato nei metagabbri nel settore medio superiore (con sequenza di intercalazioni di calcescisti e quarziti alla testata), mentre le serpentiniti affiorano nella parte inferiore, con contatto attorno ai 1180 m s.l.m.. Metagabbri e serpentiniti sono rocce dalle discrete caratteristiche geomeccaniche, che possono però variare ampiamente entro brevi distanze e localmente decadere in relazione alla presenza di porzioni caratterizzate da fratturazione spinta o scistosità marcata con livelli a struttura lamellare facilmente sfaldabili (tipicamente presenti nelle serpentiniti). In generale la giacitura della scistosità appare irregolare per la presenza di strutture plicative alla media scala, con prevalente immersione verso NW ed inclinazione attorno ai 30°. Il grado di fratturazione è da basso a medio, con giunti in genere chiusi.

La roccia (serpentiniti) presenta le seguenti caratteristiche tecnico-meccaniche tratte da dati di letteratura:

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- Peso specifico: 2.750-2.850 kg/mc - Carico di rottura a compressione semplice: 1500-2000 kg/cm2 - Coefficiente relativo di abrasione: 0,50-0,80

Si tratta quindi di una roccia pesante, massiccia ma relativamente tenera (priva di quarzo): essa viene usualmente cavata come “marmo verde” (molto diffuso in Valle d’Aosta) e il taglio avviene mediante filo diamantato. Si evidenzia, ai fini degli aspetti relativi alla tematica delle “rocce e terre da scavo” e a possibili forme di contaminazione delle stesse (D.P.R. 13 giugno 2017, n°120, Linee Guida regionali di cui alla D.G.R. 1152/2018), che le osservazioni effettuate sulle balze rocciose rilevate, non hanno evidenziato nella roccia la presenza di significative vene di serpentino fibroso (“amianto”), la cui potenziale presenza è limitata a sporadiche “spalmature” lungo alcune delle superfici di discontinuità. E' probabile quindi che, qualora in fase di scavo venga intercettato il substrato lapideo o grossi volumi rocciosi, i materiali scavati presenteranno valori di amianto inferiori alla “soglia di contaminazione” e possano essere di conseguenza trattati come terre da scavo secondo le indicazioni del D.P.R. 13 giugno 2017, n°120 e la D.G.R. 1152/2018 (ricordiamo che per gli stessi il progetto prevede il riutilizzo e la sistemazione in loco). Tale condizione andrà in ogni caso verificata, procedendo alla definizione dell'”Indice di Rilascio” (“I.R.”) dei materiali scavati (“materiali in breccia” o, eventualmente, “materiale in blocchi”) secondo le metodiche di campionamento e analisi stabilite dal D.M. 14.05.1996. Si evidenzia che la caratterizzazione dei materiali di scavo ai sensi del D.P.R. n°120/2017, nel frattempo effettuata, non ha evidenziato la presenza di amianto nei campioni prelevato lungo il tracciato di intervento (cfr. Relazione Piano di Utilizzo a firma for. L. Pezzuolo). In conclusione, in considerazione di entità ed ubicazione degli scavi, i lavori potranno interessare il substrato roccioso (inteso come roccia in posto) nella realizzazione dell’opera di presa della sorgente di Capiron e non si esclude per la porzione più profonda dello scavo della vasca di Sommet de Ville. Per le altre opere e per la posa della condotta su pendio sono probabili locali interferenze con grandi blocchi lapidei (anche di roccia compatta), che d’altra parte caratterizzano i depositi naturali presenti sul fianco del vallone del T. Chalamy (PARTE ALTA) ed il conoide del T. Boccoil (PARTE BASSA).

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Si riportano in allegato gli estratti della Carta Geologica Regionale (RAVA, ISPRA).

4. INQUADRAMENTO IDROGRAFICO ED IDROGEOLOGICO 4.1 ASSETTO IDROGRAFICO SUPERFICIALE Per quanto riguarda l’assetto idrico superficiale, il tratto di vallone interessato dalla PARTE ALTA dell’intervento è caratterizzato dalla presenza del corso del T. Chalamy e dei suoi numerosi affluenti di sinistra, privi di toponimo su C.T.R., che il tracciato deve attraversare percorrendo a mezzacosta il piede del versante da loc. Ville fino alla vasca di Perrot. Si tratta in gran parte di modesti corsi d’acqua che percorrono impluvi poco approfonditi, molti dei quali sono caratterizzati da un regime di portata a carattere effimero, contraddistinto da forti sbalzi di portata con minimo invernale e massimo nella tarda primavera (fusione manto nevoso).

Foto 30. Alveo del T. Chevrère nel tratto attraversato dalla Foto 31. Guado sul T. Barbustel lungo la mulattiera. condotta. Le modeste incisioni che intercettano il tracciato della tubazione in sinistra idrografica sono rappresentati dal (…) T. Chevrère (tratto B-C), il T. Barbustel ed il rio discendente lungo l’impluvio di Capiron (tratto C-D) Il T. Chevrère viene attraversato in subalveo nel tratto di letto regimato (muri spondali e salti di fondo) a valle dell’attraversamento lungo la strada di collegamento alla pista multiuso. Il T. Barbustel, che scorre in alveo naturale sul fondo di uno stretto valloncello, viene attraversato in corrispondenza al guado esistente lungo la vecchia mulattiera che sale al villaggio. All’interno dell’impluvio di Capiron non è stata rilevata acqua nel tratto a monte dell’attraversamento della strada comunale, mentre a valle del medesimo, ove si ubica

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la sorgente oggetto di captazione, si generano flussi che si incanalano lungo l’impluvio naturale che viene attraversato in corrispondenza alla traversa di derivazione.

Foto 32. Impluvio di Capiron nel tratto a monte del ponte Foto 33. Impluvio di Capiron nel tratto a valle della traversa della strada comunale (in primo piano)

Per quanto concerne la porzione del tracciato che percorre il fondovalle principale (PARTE BASSA), essa interessa significativi corsi d’acqua, quali il Chalamy lungo tutto il suo apparato di conoide (foto 34-35) e il T. Boccoil (foto 42÷44) anch’esso dalla confluenza sul fondovalle sino all’apice in loc. Sommet de Ville, ed infine la Dora Baltea, che viene attraversata sul ponte della strada regionale tra Issogne e Verres (foto 45). Sono interessati anche alcuni corsi d’acqua minori, posti in rapida successione tra Champdepraz e Issogne rappresentati dai torrenti Mure, Pianisse, privo di toponimo, Sort de Fava e Fleurant, dei quali si riportano nella pagina seguente le immagini degli attraversamenti esistenti da parte della S.R. (Foto 36÷41).

Foto 34-35. Vista dell’alveo regimato del T. Chalamy e dettaglio del ponte.

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In sintesi le modalità di attraversamento dei corsi d’acqua lungo la viabilità da parte della condotta sono le seguenti.  ponte T. Chalamy: staffatura lungo il lato di valle  tombotto rio Mure: in subalveo o nello spazio compreso tra lo scatolare e il piano viabile in corrispondenza al tratto eventualmente intercettato nel corso dei lavori  tombotto T. Pianisse (tubo cls): in subalveo  tombotto rio privo di toponimo (tubo in acciaio zincato): nello spazio compreso tra il tubo e il piano viabile  tombotto T. Sort de Fava (scatolare in cls): nello spazio compreso tra lo scatolare e il piano viabile  tombotto T. Fleurant (scatolare in cls): in subalveo  ponte lungo la strada comunale dell’envers T. Boccoil: staffatura (doppia) lungo il lato di monte  ponte in loc. Folliasse T. Boccoil: staffatura lungo il lato di monte  ponte in loc. Barmet T. Boccoil: staffatura lungo il lato di monte  ponte F. Dora Baltea: staffatura lungo il lato di valle

Foto 36-37. Rio Mure in corrispondenza all’imbocco del primo tratto intubato in prossimità all’azienda agricola e all’intersezione con il sistema di raccolta delle acque provenienti dal basso versante, con canale dapprima a cielo aperto che corre parallelo alla strada comunale dell’envers e poi intubato (punto di recapito finale non noto)

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Foto 38-39. T. Sort de Fava nel tratto a monte del ponte lungo strada secondaria e imbocco tombotto in corrispondenza alla strada comunale dell’envers lungo cui si snoda la condotta dell’acquedotto

Foto 40-41. Vista dell’intersezione tra il tracciato dell’acquedotto ed il T. Fleurant canalizzato.

Foto 42. Ponte sul T. Boccoil in loc. Barmet (ripresa da Foto 43. Ponte sul T. Boccoil in loc. Folliasse (ripresa da monte). monte).

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Foto 44. Ponte sul T. Boccoil lungo la strada comunale Foto 45. Ponte sul F. Dora Baltea lungo la S.R. 4 (ripresa dell’envers (ripresa da monte). da valle).

4.2 ASSETTO IDROGEOLOGICO E CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA DELL’ACQUIFERO AFFERENTE LA SORGENTE OGGETTO DI CAPTAZIONE

Per quanto riguarda le sorgenti oggetto di captazione, si ricorda che esse sono già state studiate per verificarne la fattibilità di captazione (relazione Ing. Y. Dalle e S. Pallanza - 2011) e a livello di progetto preliminare (Ingg. M. Gaudio, G. Tonioli e G. Lombard, Geom. C. Berger – 2012). Esse sono già state inoltre oggetto della campagna di prelievi da parte dell’U.S.L. per accertarne la potabilità. La sorgente di Capiron rappresenta l’unica captazione prevista nel presente progetto rispetto alla proposta progettuale iniziale. È stato infatti necessario escludere lo sfruttamento delle sorgenti di Les Crôtes (acque emergenti dalla “Servaz”) in quanto prive dei requisiti di potabilità (concentrazioni di Nichel ampiamente superiori ai limiti normativi e dunque inidonee al consumo umano) e di quelle di Fénis-Dèsot ricadenti nel territorio del Parco Naturale del M. Avic per il parere negativo dell’Ente Parco. La sorgente di Capiron sgorga da un’unica, caratteristica polla posta a q. 1205 m ca. in una piccola grotta formata dai grandi massi di serpentinite presenti sul fondo nell’impluvio del rio che solca il versante tra Barbustel e Capiron, sulla sinistra dell’alveo torrentizio (foto 46÷49). Le sue acque, insieme a quelle provenienti lungo la strada a monte (tubazione in p.v.c.), vanno ad alimentare l’opera di presa, posta pochi metri a valle, dell’antico “Ru de Fontana”, che corre poi intubato a mezzacosta verso sud-ovest.

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Foto 46-47. Vista dei massi ciclopici presenti nell’impluvio di Capiron alla cui base sgorga la sorgente.

Foto 48. Dettaglio del piccolo antro all’interno del quale sgorga la sorgente.

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Foto 49. Ripresa da W (foto 2018).

La sorgente risulta avere una portata di 1,5 l/s, costante nel tempo (misure studio Dalle 2011 e progetto preliminare 2012), a testimonianza di un circuito di alimentazione profondo (forse in roccia). La vulnerabilità della risorsa è in questo caso ridotta, in quanto il bacino è privo di potenziali “centri di pericolo”. Qualche attenzione richiede solo la posizione al margine dell’alveo torrentizio, dal quale potrebbero arrivare infiltrazioni in occasione di piene del torrente (normalmente privo di acqua).

Per quanto riguarda la tipologia e la genesi delle suddetta emergenza idrica si richiama brevemente la definizione di sorgente: “una sorgente si può definire come un punto o una zona della superficie del terreno dalla quale fluisce, in modo naturale, un determinato volume d’acqua proveniente da un acquifero (Llamas)”. Esistono numerose classificazioni delle sorgenti, legate soprattutto alle caratteristiche idrogeologiche dell’acquifero e della zona di sbocco. Le più complete ed utilizzate sono quelle di Meinzer (1923) e di Civita (1972): in particolare, la classificazione di Civita tiene conto delle caratteristiche idrogeologiche al punto di emersione e distingue tre classi principali (1: per limite di permeabilità; 2: per soglia di permeabilità; 3: per affioramento della

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superficie piezometrica), a loro volta suddivise in due sottoclassi, a seconda che il contatto tra livello permeabile e non, sia visibile oppure che si tratti semplicemente di un innalzamento della superficie piezometrica all’interno della stessa formazione permeabile.

Schematizzazione idrogeologica delle sorgenti (da Civita, 1972): per limite di permeabilità definito (a) e indefinito (b)

Secondo la suddetta classificazione basata sul criterio genetico, siamo in presenza di una sorgente di tipo A in quanto si imposta al passaggio graduale tra due livelli litologicamente differenti. Dal momento che la sorgente viene a giorno in asse all’impluvio di Capiron, laddove sono presenti alcuni blocchi ciclopici e la roccia sub- affiora in alcuni punti marginali dell’incisione esistente, si ritiene molto probabile che a pochi metri di profondità si assista ad un cambio di permeabilità piuttosto marcato legato alla presenza del substrato lapideo. Tale considerazione, in assenza di specifiche indagini geognostiche potrà essere confermata solo nel corso dell’esecuzione dei lavori. Sulla base dell’assetto idrologico e idrogeologico prefigurato, ne deriva che l’acquifero della sorgente è costituito da una consistente coltre di depositi gravitativi e glaciali, che poggiano sul substrato roccioso. Si tratta pertanto di un acquifero poroso di tipo non confinato contenente una falda a superficie libera, con circolazione idrica molto articolata e frazionata con deflusso preferenziale nei materiali a più alto grado di permeabilità relativa e sbocco al contatto con il substrato roccioso. L’ipotesi di alimentazione profonda, suggerita dalla ridotta variabilità della portata, comporterebbe l’esistenza due circuiti differenziati, con zone di ricarica poste a quote differenti:  uno profondo (acquifero fessurato, nelle formazioni rocciose), verosimilmente controllato da motivi strutturali e con effetto regolatore sul flusso (apporti

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sotterranei provenienti da più lontano seguendo linee di frattura, probabilmente molto lenti);  l’altro più superficiale (acquifero poroso, nelle formazioni di copertura), con apporti sotterranei provenienti dal settore medio-inferiore del bacino, maggiormente sensibile agli effetti delle precipitazioni meteoriche. Si tratta in ogni caso di un’ipotesi preliminare che richiede approfondimenti, a partire dall’acquisizione di misure di portata e di dati fisico-chimici su lungo periodo. Nella figura accanto si riporta uno schema geologico di inquadramento per il bacino di alimentazione della sorgente delimitato a partire esclusivamente dal DTM RAVA (2005/2008, passo 2 m). La delimitazione rappresenta l’effettivo territorio all’interno del quale le acque sotterranee defluiscono preferenzialmente verso la zona di recapito finale coincidente con la sorgente. A questo proposito si precisa che di norma gli spartiacque sotterranei coincidono con quelli superficiali solo negli acquiferi costituiti da rocce poco permeabili (come lo sono quelle presenti nel settore in Bacino di alimentazione della sorgente di Capiron e rete di drenaggio superficiale ottenuta da DTM RAVA, sovrapposti alla carta geologica esame), a meno della presenza regionale(per la legenda cfr. allegato) di zone di faglia dove la fratturazione può consentire il superamento degli spartiacque morfologici. L’assenza di un limite di permeabilità verso l’alto che possa efficacemente proteggere la falda da inquinamenti accidentali, fa sì che la risorsa risulti vulnerabile, specie se situata in aree fortemente antropizzate oppure adibite ad uso agricolo o

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zootecnico. Nel caso specifico le caratteristiche del bacino a monte, molto scosceso e fittamente boscato, privo di strutture e infrastrutture, ne riducono la vulnerabilità e le minacce di inquinamento sono riconducibili al solo tratto immediatamente a monte della scaturigine (strada comunale).

(…) il bacino di alimentazione e ricarica corrispondente alla Zona di Protezione che è stata già recepita dalla R.A.V.A. e che viene riportata sul Geoportale S.C.T. all’interno della Carta degli elementi, degli usi e delle attrezzature con particolare rilevanza urbanistica – Captazioni, si spinge fino a quote relativamente ridotte, inferiori a 1950 m s.l.m. e risulta delimitato verso N-NE dalla cresta spartiacque con il vicino bacino idrografico del Torrent Valcrosa.

Estratto geoportale RAVA della Carta degli elementi, degli usi e delle attrezzature con particolare rilevanza urbanistica con le aree di salvaguardia delle captazioni ad uso potabile (Zone di Protezione in verde e Zone di Rispetto in azzurro)

Da bibliografia ed in base ai sopralluoghi effettuati, si forniscono di seguito i valori di conducibilità idraulica caratteristici sia delle coperture quaternarie che del substrato roccioso rilevati nell’area. In particolare nell’areale di studio si riconoscono materiali riconducibili e quattro

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classi di conducibilità idraulica: Classe I - conducibilità idraulica elevata (K>l0-2 m/s); Classe II - conducibilità idraulica da elevata a media (10-2>K>10-4 m/s); Classe III - conducibilità idraulica da media a ridotta (10-4>K>10-6 m/s); Classe IV - conducibilità idraulica da ridotta a molto ridotta (K<10-6 m/s). Le diverse classi di conducibilità idraulica raggruppano sia i depositi superficiali (permeabilità di tipo primario) che le rocce del substrato roccioso (permeabilità di tipo secondario). Nel secondo caso, i valori i conducibilità sono legati al grado di fratturazione del substrato roccioso, all’apertura ed al riempimento delle discontinuità. La circolazione idrica è limitata dalla presenza di un substrato roccioso a ridotta profondità il cui grado di fratturazione, e quindi di permeabilità, si riduce in profondità. La direzione della circolazione idrica è condizionata fortemente dall’orientazione delle discontinuità che caratterizzano l’ammasso roccioso e dall’andamento della superficie topografica. In particolare, nel bacino relativo alla sorgente in esame, si identificano: Classe I Ricadono in questa classe i depositi detritici sciolti costituiti da materiale grossolano e privi di matrice fine limosa, quali le falde, e i detriti sparsi che ricoprono localmente e con spessore limitato il substrato roccioso. Inoltre rientrano in questa classe gli accumuli di frana a grossi blocchi. Tale tipologia di deposito è la più rappresentativa nel settore immediatamente a monte della sorgente nonché sui versanti laterali del bacino afferente alla medesima. La circolazione idrica sotterranea, nei materiali permeabili quali depositi detritici, è legata alla presenza di letti più o meno impermeabili all’interno dei medesimi, costituiti dal substrato roccioso o da occasionali intercalazioni di materiale più fine, più frequenti in particolare nelle zone di avvallamento e/o impluvio, con caratteristiche di conducibilità idraulica assimilabili alle classi descritte successivamente. Classe II Questa classe comprende i depositi caratterizzati dalla presenza, anche percentualmente consistente, di una matrice sabbioso-limosa derivante dalla rielaborazione di depositi fini in prevalenza di origine glaciale o derivati dalla disgregazione/alterazione delle rocce del substrato.

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Relativamente all’area in esame, si evidenzia che depositi di origine glaciale si sono conservati soprattutto lungo i fianchi del piccolo bacino in oggetto. Classe III In questa classe ricadono esclusivamente le porzioni più superficiali e fratturate del substrato roccioso. Classe IV Rientrano in questa classe tutte le rocce del substrato roccioso presenti nell'area di studio quando esse non appaiono coinvolte nei movimenti gravitativi o fratturate e disarticolate. Tale tipologia di materiale è presente solo localmente in condizioni di sub- affioramento, al di sotto delle coperture quaternarie e detritiche esistenti, in particolar modo in asse all’impluvio.

4.3 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE SORGENTI CAPTATE AD USO POTABILE

QUADRO NORMATIVO VIGENTE

L’art. 94 del Decreto Legislativo 03 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate a consumo umano – stabilisce che:

1. Su proposta((degli enti di governo dell'ambito)), le regioni,per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse,individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto, nonché, all'interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda, le zone di protezione.

2. Per gli approvvigionamenti diversi da quelli di cui al comma 1,le Autorità competenti impartiscono, caso per caso, le prescrizioni necessarie per la conservazione e la tutela della risorsa e per il controllo delle caratteristiche qualitative delle acque destinate al consumo umano.

3. La zona di tutela assoluta è costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa, in caso di acque sotterranee e, ove possibile, per le acque superficiali, deve avere un'estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e dev'essere adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio.

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4. La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In particolare, nella zona di rispetto sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi,salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell'estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica; h) gestione di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; m) pozzi perdenti; n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

5. Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4, preesistenti, ove possibile, e comunque ad eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza.

Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto le regioni e le province autonome disciplinano,all'interno delle zone di rispetto, le seguenti strutture o attività: a) fognature;

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b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione; c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio; d) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera c) del comma 4.6.

6. In assenza dell'individuazione da parte delle regioni o delle province autonome della zona di rispetto ai sensi del comma 1, la medesima ha un'estensione di 200 metri di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione.

7. Le zone di protezione devono essere delimitate secondo le indicazioni delle regioni o delle province autonome per assicurare la protezione del patrimonio idrico. In esse si possono adottare misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici,agro-forestali e zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali, provinciali, regionali, sia generali sia di settore.

8. Ai fini della protezione delle acque sotterranee, anche di quelle non ancora utilizzate per l'uso umano, le regioni e le province autonome individuano e disciplinano, all'interno delle zone di protezione, le seguenti aree: a) aree di ricarica della falda; b) emergenze naturali ed artificiali della falda; c) zone di riserva.

L’art. 42 della L.R. 11/98, la D.G.R. n. 792/XI del 28/07/1999 e l’art. 35 del PTP, stabiliscono i criteri geometrici per la delimitazione delle aree di salvaguardia delle sorgenti. Secondo il comma 9 dell’art. 35 del PTP per ogni pozzo, punto di presa e sorgenti di acque destinate al consumo umano e di distribuzione a terzi debbono essere individuate tre aree di salvaguardia, così come di seguito: a) Prima zona: di tutela assoluta (ZTA), recintata, estesa per un raggio non inferiore a 10 m intorno all’opera di captazione, in cui è vietata qualsiasi attività e qualsiasi intervento che non sia esclusivamente riferito alle opere di presa; b) Seconda zona: di rispetto (ZR), estesa per un raggio non inferiore a m 200 attorno al punto di captazione. Tale estensione può essere ridotta in base alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa; nella zona di rispetto sarà vietata l’edificazione di stalle e in genere la realizzazione di allevamenti di bestiame ed il pascolo e la stabulazione del medesimo;

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c) Terza zona: di protezione (ZP), estesa al bacino idrografico ed alle aree di ricarica in cui dovranno essere regolamentate e controllate tutte le attività da cui possano derivare inquinamenti.

4.4 DEFINIZIONE DELLE AREE DI SALVAGUARDIA DELLA SORGENTE OGGETTO DI CAPTAZIONE Per quanto riguarda la definizione dell’area di salvaguardia della captazione di Capiron, si rimanda alle perimetrazioni che sono state già effettuate, in fase di fattibilità, dai tecnici incaricati della stesura della “Carta degli elementi, degli usi e delle attrezzature con particolare rilevanza urbanistica – Captazioni” del comune di Champdepraz, e già recepite dalla R.A.V.A., seguendo un approccio puramente geometrico e adattando le medesime aree alla morfologia dei luoghi, nonché tenendo conto dell’effetto della tettonica locale. Tali perimetrazioni dovranno essere comunque eventualmente perfezionate e riviste in futuro, così come concertato con la Struttura idraulica competente in materia, applicando le metodologie illustrate nelle linee guida redatte dal Politecnico di Torino nell’ambito del PROGETTO INTERREG STRADA. Non è infatti pensabile allo stato attuale, applicare tali linee guida dal momento che esse prevedono il monitoraggio completo dei parametri di portata, temperatura e conducibilità elettrica, con un intervallo di acquisizione oraria, delle sorgenti captate per almeno un anno idrologico. A tal riguardo si precisa che è stato concordato con il progettista di prevedere all’interno delle opere di presa spazi idonei ad ospitare eventuali sonde ad immersione multi- parametrica in grado di misurare le grandezze richieste dal metodo e di registrare tali dati in continuo attraverso una memoria interna scaricabile periodicamente. In particolare uno spazio sufficiente all’installazione dell’eventuale sonda risulta disponibile all’interno della vasca di presa, anche se al momento non è possibile alimentare elettricamente.

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5. FENOMENI DI DISSESTO

Dall’aggiornamento del quadro dei dissesti effettuato dalla scrivente è emerso quanto segue (cfr. estratto della Carta del Catasto dissesti RAVA riportata in allegato).

PARTE ALTA

Per quanto riguarda i fenomeni di dinamica gravitativa non risultano censiti eventi pregressi significativi, se non le seguenti frane:  frana di tipologia indeterminata in loc. Covarey in data 00/10/2000 (ID 26972);  frana di scivolamento del novembre 2016 (ID 32889) di dimensioni significative (15-20 m di lunghezza al coronamento; da 5 a 1,5-2 m di spessore), che si è innescata nel pendio immediatamente a valle della pista multiuso a fondo sterrato in loc. Ville, ad una quota altimetrica indicativa di 1.260 m s.l.m., raggiungendo l’alveo del T. Chalamy. Essa ha interessato un breve tratto della pista multiuso, innescandosi immediatamente a valle della sede viabile, al di sotto della quale scorre la condotta forzata di proprietà di una Società privata.

Foto 50. Vista di dettaglio da E-NE della nicchia di distacco. In primo piano è visibile il margine esterno della tubazione della condotta forzata.

Si sottolinea che tale settore di scarpata dissestata è stato sistemato dal Comune tramite finanziamento in L. 5/2001 mediante la realizzazione di una muratura in C.A. tirantata. Attualmente il pendio si presenta completamente rinverdito e sistemato (Foto 49).

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Foto 51. Vista del pendio sistemato.

Per quanto riguarda i fenomeni di dinamica detritico-torrentizia e alluvionale:  debris flow del T. Chevrère nell’ottobre 1977 (ID 15814) con fuoriuscita in corrispondenza al piazzale di Ville per l’ostruzione del tratto intubato ed espansione lungo la strada per alcune centinaia di metri e sui prati pascoli sottostanti;  colata di detrito del rio Capiron nel novembre 2018 (ID 34296) con invasione della strada comunale che conduce alla località Barbustel, in corrispondenza dell’attraversamento stradale di quota 1150,2 m s.l.m. (a valle della sorgente di Capiron).

Escludendo la frana del 2000 priva di informazioni, si tratta di dissesti che non hanno interferito con il tracciato di intervento, ma comunque esemplificativi della tipologia di fenomeni che possono innescarsi nell’area in esame. In particolare nell’impluvio del rio Capiron sono conservate forme di deposito legate a eventi pregressi di colata.

Per quel che concerne i dissesti legati ai fenomeni valanghivi, si rimanda al successivo CAP. 6.

PARTE BASSA La tipologia degli eventi pregressi è essenzialmente riconducibile alla dinamica detritico-torrentizia dei torrenti laterali ed alla dinamica alluvionale del F. Dora Baltea, il che giustifica i vincoli presenti sui conoidi (“doppio vincolo” per frana e inondazione per il T. Chalamy e i suoi tributari; vincolo per fenomeni di trasporto in massa e vincolo per

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inondazione per i torrenti laterali Sort di Fava, Fleurant e Boccoil) e sulla piana di fondovalle. Il quadro dei dissesti delineato viene riportato qui di seguito per tratto di intervento. Il tratto EF attraversa un settore per il quale i dissesti segnalati sono tutti legati all’evento alluvionale dell’ottobre 2000: si tratta in particolare degli areali di esondazione del T. Chalamy (ID fenomeno 24474), di due frane in loc. Mure (colamento rapido -ID fenomeno 30194; frana indeterminata -ID fenomeno 26962) e della colata detritica del T. Sort presso Favà (ID fenomeno 24726). Il tracciato inoltre corre al piede dell’ampio areale delimitato come frana complessa (ID fenomeno 29365) che coinvolge il basso versante tra il T. PIanisse ed il rivo privo di toponimo che scorre più a sud: si tratta in particolare di una frana di scivolamento combinata a crolli diffusi dalle pareti rocciose sovrastanti che l’ultima revisione degli AAII (2016) non ha preso in considerazione in quanto estremamente generica e rivelatasi priva di riscontri sul terreno. Il tratto FG ricade in gran parte nell’esteso areale di esondazione della Dora Baltea legato all’evento alluvionale dell’ottobre 2000 (ID fenomeno 18143), quando il fiume, erodendo tratti di argine naturale e/o artificiale, inondò “zone dedite all’agricoltura, una segheria, il depuratore comunale e alcune abitazioni private, portando detriti e materiale limoso, ghiaioso e vegetale su tutta la zona circostante”. Tale settore risulta coinvolto in parte anche nelle alluvioni storiche del 23 settembre 1993 (ID fenomeno 17074) con “danni all’abitato” e del 13-16 giugno 1957 (ID fenomeno 15467) quando “le acque della Dora Baltea asportarono completamente il ponte di accesso alla fraz. Fleuran”. Il tratto GH ricade in un settore che è stato interessato da fenomeni detritico- torrentizi del T. Boccoil, in particolare dal debris flow storico (probabilmente del 1200 –ID fenomeno 24557) cui sono legati gli antichi lobi conservati nel settore apicale del conoide e dal debris flow del 22 settembre 1993 (ID fenomeno 24575), quando “il T. Beaucqueuil in piena ha gravemente danneggiato le difese spondali in sinistra orografica subito a valle della borgata Barmet, esondando ed occupando una fascia di quasi 100 m. All'altezza dell'area sportiva anche l'argine destro era stato danneggiato con conseguente esondazione. In questo caso gli effetti erano stati amplificati dall'occlusione del ponte della S.R. dell'envers, già sottodimensionato, che aveva provocato fenomeni di rigurgito subito a monte. L'area sportiva era stata completamente distrutta e parte dell'area industriale era stata danneggiata.”.

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Per quanto riguarda in particolare le principali opere, risulta che la vasca di Sommet de Ville viene lambita dall’area del debris flow storico del 1200, mentre la camera di manovra di Garines è compresa nell’areale di espansione della colata del 1993. Il tratto GI infine attraversa un settore che è stato interessato oltre che dal debris flow del T. Boccoil del 1993 appena descritto, soprattutto dall’esondazione della Dora Baltea nel corso dell’evento dell’ottobre 2000, quando il fiume fuoriuscì su entrambi i lati invadendo un vasto areale. In particolare fenomeni di accentuata erosione hanno interessato la sponda sinistra (ID fenomeno 18159) con asportazione di terreni. La piana alluvionale è stata invasa dalle acque fino al rilevato autostradale, spingendosi al di là del tracciato nel tratto più a valle, allagando così la zona industriale/commerciale di Arnad ed alcune stalle (ID fenomeno 18137).

Per l’analisi delle condizioni di pericolosità geomorfologica dei luoghi che hanno condotto alle perimetrazioni degli ambiti inedificabili vigenti si rimanda al CAP. 9.

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6. VALUTAZIONE DI INTERFERENZA VALANGHIVA Come in precedenza evidenziato, il tracciato di intervento attraversa la porzione terminale di due impluvi per i quali gli ambiti inedificabili segnalano il possibile coinvolgimento in fenomeni valanghivi (“zone di probabile localizzazione dei fenomeni” vincolo di tipo Vb). Il vincolo Vb interessa tutti quei settori morfologicamente propensi a subire fenomeni valanghivi per i quali non si ha sufficiente documentazione. Si applica il vincolo più cautelativo (zona V1) che prevede pressioni di impatto attese superiori a 3 t/mq, a meno di simulazione numerica del fenomeno con apposito software che definisca il valore specifico in sito. Questa tipologia di fenomeno potrebbe interferire in particolare con i manufatti su pendio non completamente interrati (opera di presa di Capiron) e/o posti in tratti particolarmente ripidi ed accidentati o avvallamenti (tubazione). Nel caso in esame si tratta di due distinti fenomeni, accorpati in un’unica scheda nel Catasto Regionale Valanghe, individuati con il codice n°04 (comprensorio 4 - Champdepraz) ed il nome “Barbustel-Capiron”, per i quali non è accertata la data di evento e non esistono informazioni di alcun genere (tipologia valanga, dati su distacco/scorrimento/accumulo, danni). Riguardano il versante SE del M. Barbeston (allo stato attuale caratterizzato da una fitta copertura boschiva), in particolare il settore di testata dei bacini attigui dei rii di Barbustel e di Capiron; la quota massima di distacco collocata attorno a 2040 m s.l.m., in corrispondenza al tratto più ripido e roccioso. Per entrambi i fenomeni, i differenti settori di innesco e di scorrimento confluiscono, verso quota 1450 m s.l.m., in un unico canalone, rappresentato dai valloncelli in cui scorrono i rii. La delimitazione verso valle del fenomeno (che nel Catasto Valanghe termina attorno a 1300 m s.l.m. per Barbustel e ai 1240 m s.l.m. per Capiron), nella cartografia degli Ambiti inedificabili è stata prolungata cautelativamente, trattandosi di flusso canalizzato, a coprire il tratto inferiore dei valloncelli, rispettivamente fino alla strada vicinale e fino allo sbocco sul fondovalle. Con riferimento in particolare al fenomeno Capiron, (…) si tratta di una valanga “storica” definita spontanea la quale in base alle informazioni raccolte non si è manifestata almeno negli ultimi vent’anni. Sulla scorta delle informazioni raccolte presso l’ufficio Neve e Valanghe della regione viene ritenuto un evento raro la possibilità che

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tale colata valanghiva possa raggiungere la strada comunale in corrispondenza dell’impluvio di Capiron, a valle della quale verranno realizzate l’opera di presa e la vasca di carico. Si riporta di seguito l’estratto della Carta tratta dal Catasto Valanghe RAVA e la Cartografia degli ambiti Inedificabili.

Barbustel-Capiron

Sovrapposizione AAII per valanga L.R. 11/1998 art. 37 e delimitazioni Catasto Valanghe Regionale

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Riguardo alla vulnerabilità delle opere da realizzare, si ribadisce che, in base alla informazioni raccolte presso la popolazione locale e a quanto osservato, le opere di attraversamento (punti cerchiati) non presentano tracce di danneggiamento e non risulta che negli ultimi decenni i fenomeni che possono interessare la parte più alta degli impluvi abbiano mai raggiunto la strada, danneggiando le opere di attraversamento, in corrispondenza delle quali si potrebbero verificare al più piccoli scivolamenti di masse nevose dai ripidi fianchi degli stessi, che andrebbero ad accumularsi in alveo al di sotto dei ponti. Nello specifico, l’opera di presa di Capiron con relativa vasca di carico e il tratto iniziale della tubazione ricadono in zona di scorrimento, mentre l’attraversamento del valloncello del rio Barbustel avviene al margine esterno della zona di arresto. In particolare l’opera di presa sfrutta la condizione morfologica esistente, con vasca di raccolta ricavata all’interno dell’antro naturale, realizzando una barriera al deflusso dell’acqua con la struttura in c.a. seminterrata della vasca di presa, a valle della quale è previsto il pozzetto tecnico in c.a. (interrato). Rimane fuori terra la sola struttura scatolare in c.a. per la bussola di accesso alla captazione. In ogni caso la particolare collocazione delle opere, all’interno del piccolo antro naturale e in aderenza al fronte dell’ammasso roccioso (grandi blocchi in alveo raccordati al pendio), in posizione leggermente defilata rispetto alla direttrice principale di scorrimento, ha un effetto protettivo nei confronti dei flussi lungo il valloncello. I massi, infatti, impediscono un impatto diretto dell’eventuale valanga sulle opere, favorendone il passaggio al di sopra e a lato delle stesse. In caso di fenomeni con bassa probabilità di accadimento (eventi rari), per tale tipologia di opera (infrastruttura puntuale seminterrata in c.a.), anche in considerazione agli usi alla quale è destinata, è consuetudine adottare opportuni accorgimenti per ridurne la vulnerabilità (in termini di predisposizione al danneggiamento) anziché procedere al dimensionamento strutturale rispetto all’eventuale spinta limite attesa, da definirsi tramite modellazione numerica della valanga.

Per questo motivo è stata ridotta la sporgenza della struttura dell’opera di presa e curato il dimensionamento strutturale: la verifica di resistenza risulta soddisfatta per pressioni pari a 40kN/m2 (cfr. Relazione Tecnica di progetto a firma dell’ing. T. Rosset). La parte fuori terra andrà collegata senza discontinuità (per quanto possibile) alla superficie irregolare del fronte roccioso e andrà prevista una porta di accesso suddivisa

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in due parti (inf. e sup.) in modo da poter entrare anche in caso di accumulo di neve e/o materiale.

Per quanto riguarda la condotta, nei tratti in attraversamento degli alvei naturali ne andrà prevista la protezione con cordolatura in cls oppure l’approfondimento dello scavo di posa a 1,50 m, al fine di evitare danni per fenomeni di erosione e/o sollecitazioni legate all’urto di piccoli blocchi contenuti nella massa nevosa e/o alla deposizione di materiale (detritico e/o vegetale); in terreno detritico grossolano, potrà essere più opportuno chiudere lo scavo con materiale grossolano (blocchi) accuratamente posato e costipato, ricostituendo una situazione analoga all’attuale.

In conclusione, in considerazione della tipologia di opere (interrate, seminterrate, lievemente sporgenti) e della frequenza dei fenomeni attesi (Vb), sulla base delle informazioni raccolte e delle valutazioni di carattere geomorfologico sopra riportate, si ritiene che gli interventi in progetto, se realizzati con gli accorgimenti costruttivi indicati, possano essere considerati compatibili con i fenomeni valanghivi attesi, anche se non si può escludere la possibilità che nel tempo potranno essere necessari oneri aggiuntivi di manutenzione e/o ripristino.

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7. ASSETTO LITOSTRATIGRAFICO LOCALE E CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI

Per quanto riguarda le caratteristiche geotecniche dei terreni interessati dalla realizzazione degli interventi ed in particolare dai manufatti in c.a. (opera di presa, vasche di carico, manovra e accumulo), esse si presentano in generale, al di sotto dei primi 50-100 cm di materiale rimaneggiato e scarsamente addensato, buone e comunque compatibili col tipo di opere in progetto, anche in virtù della ridotta entità dei carichi imposti previsti. Per quanto concerne la posa delle tubazioni e pozzetti occorre ricordare che gran parte di esse si snoderà lungo tratti di pista esistenti o viabilità comunale, di conseguenza i lavori interesseranno materiali di riporto e/o reinterro. Per i terreni a prevalente componente glaciale, caratterizzati da consistente matrice fine limoso-sabbiosa, si possono stimare valori di angolo di attrito relativamente limitati (32-33 gradi), ma si può considerare la presenza di una sia pur limitata quota di coesione, che giustifica gli elevati angoli di naturale declivio che assumono i pendii in essi modellati. Per i terreni superficiali le caratteristiche sono variabili ma in genere ridotte, mentre per quanto riguarda i terreni di riporto, le loro caratteristiche dipenderanno molto dal tipo di materiale impiegato e, soprattutto, dal grado di addensamento che ad essi viene dato in fase di lavorazione.

In generale, il dimensionamento delle opere potrà essere eseguito sulla base dei seguenti parametri del terreno (in assenza di falda):

. per il terreno più superficiale rimaneggiato (0,5-1,0 metro) e materiali di

riporto/rinterro (scarsamente addensati):

Terreno superficiale angolo di attrito  28 - 30 gradi coesione C nulla peso di volume ( ) 1,65 – 1,75 t/mc

. per il terreno a profondità maggiore di 1,0-1,5 metri, costituito da depositi glaciali o alluvionali/detritico-torrentizi (da mediamente a ben addensati in

profondità):

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Terreno in condizioni naturali angolo di attrito  32 - 35 gradi 0,05-0,15 Kg/cmq (dep. glaciali) coesione Cu nulla (dep. all./genesi mista) peso di volume ( ) 1,75 - 1,85 t/mc

Qualora si riscontrasse in fase di scavo la presenza del substrato roccioso si potrà fare riferimento ai seguenti parametri (roccia integra):

Substrato roccioso angolo di attrito  45 - 50 gradi coesione C 20 – 30 MPa peso di volume ( ) 2,70 - 2,80 t/mc Modulo di elasticità (E’) 1000-15000 MPa

Coefficiente di Poisson (µ ) 0,25 - 0,28

I valori suggeriti, pur risultando prudenziali, sono comunque ampiamente compatibili col tipo di opere in progetto. Per quanto riguarda più specificatamente le diverse situazioni relative alla realizzazione delle opere in c.a. più significative (vasche e opera di presa), si possono proporre le seguenti indicazioni riferite chiaramente all’entità degli scavi previsti ed all’entità dei carichi imposti.

CAMERA DI MANOVRA DI CHANTONET Sito: quota 1245 m s.l.m., su pista multiuso in lieve pendenza, che taglia scarpata di terrazzo glaciale. Terreni: materiali rimaneggiati immediatamente al di sotto del piano viabile e sottostanti depositi glaciali mediamente addensati. Ingombro opera: forma regolare 4,9 x 2,0 m. Altezza opera: 2,4 m. Altezza massima di scavo: 2,5 m. Per l’appoggio dell’opera non vi sono particolari problemi (deposito mediamente addensato). Probabili venute d’acqua.

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OPERA DI PRESA SORGENTE CAPIRON Sito: quota 1203 m s.l.m., nell’impluvio del rio Capiron. Terreni: ammassi rocciosi e materiali alluvionali molto grossolani. Ingombro opera: forma irregolare di adeguamento alla particolare morfologia del sito di scaturigine, con sfruttamento della cavità esistente come bacino di raccolta (ca. 0,8 x 2,3 m); massimo ingombro strutture 2,1 x 2,3 m. Altezza vasca di presa: 1,3 m; altezza pozzetto tecnico (camera di manovra): 2,4 m. Altezza massima di scavo: 1,8 m, variabile in funzione della situazione riscontrata in fase di esecuzione dei lavori. Per l’appoggio dell’opera non vi sono particolari problemi (deposito mediamente addensato o substrato lapideo). Presenza di acqua da allontanare in fase di esecuzione dei lavori.

CAMERA DI MANOVRA DI GARINES Sito: quota 370 m slm, su terreno in lieve pendenza lungo la sponda sinistra del T. Boccoil (altezza sponda attorno ai 3 m), settore inferiore del conoide. Terreni: depositi detritico-torrentizi di conoide rimaneggiato, costituiti da blocchi lapidei da decimetrici a metrici in matrice sabbioso-limosa, con locale presenza di grossi trovanti. Ingombro opera: forma regolare 7,50 x 7,50 m. Altezza opera: 6 m dal piano di fondazione. Altezza massima di scavo: 4 m. Per l’appoggio dell’opera non vi sono particolari problemi (deposito ben addensato). Occasionali venute d’acqua in profondità. Esclusa interferenza con la falda freatica della piana di Verrès-Issogne- Arnad (superficie piezometrica attorno a 355-356 m s.l.m -dati ARPA pubblicati su geoportale RAVA riferiti ad aprile 2015 e settembre 2016 rispettivamente).

Estratto geoportale RAVA della Carta delle isofreatiche (ARPA VdA)

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Per le verifiche di stabilità si rimanda alla Relazione Generale tecnico-illustrativa (I lotto) a firma dell’ing. T. Rosset. L’esito negativo delle verifiche comporta l’adozione degli accorgimenti a carattere prescrittivo indicati dal progettista strutturale.

VASCA DI ACCUMULO DI SOMMET DE VILLE Sito: quota 502 m slm, su terreno in lieve pendenza lungo la sponda sinistra del T. Boccoil (dislivello da fondo alveo di ca. 6-7 m) , settore apicale del conoide. Terreni: depositi detritico-torrentizi di conoide rimaneggiato, costituiti da blocchi lapidei da decimetrici a metrici in matrice sabbioso-limosa, con presenza frequente di grossi trovanti. Ingombro: forma regolare 16,0 x 8,3 m. Altezza opera: 5,70 m dal piano di fondazione. Altezza massima di scavo: 5,0 m. Per l’appoggio dell’opera non vi sono particolari problemi (deposito ben addensato). Probabili venute d’acqua in profondità, in relazione al particolare posizionamento (allo sbocco del vallone del T. Boccoil -che rappresenta l’asse naturale di drenaggio- e al margine conoide/piede del versante -dove giungono gli apporti idrici del pendio-) E’ possibile la presenza del substrato roccioso in profondità. Per le verifiche di stabilità si rimanda alla Relazione Generale tecnico-illustrativa (I lotto) a firma dell’ing. T. Rosset. L’esito negativo delle verifiche comporta l’adozione degli accorgimenti a carattere prescrittivo indicati dal progettista strutturale.

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8. CONSIDERAZIONI IN MATERIA DI SISMICA

La D.G.R. n. 1603 del 04.10.2013 - Approvazione delle prime disposizioni attuative di cui all’art. 3 comma 3, della Legge Regionale 31 luglio 2012, n. 23 “Disciplina delle attività di vigilanza su opere e costruzioni in zone sismiche”. Revoca della D.G.R. n. 1271/2013 - ha stabilito che tutti i comuni della Regione autonoma della Valle d’Aosta sono classificati in zona sismica 3 ai fini e per gli effetti di quanto stabilito dalla norma regionale 23/2012. Alla luce della suddetta delibera per le strutture in progetto è necessario fare riferimento a quanto previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/2008) che stabiliscono che per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera, partendo dal grigliato di riferimento, ricoprente tutto il territorio nazionale, indicante, per ciascun punto della maglia quadrata di 5 km di lato, il valore di pericolosità sismica espresso in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (suoli in cat. A, punto 3.02.1 del DM 14.09.2005). Considerato che le opere in oggetto rientrano nella categoria “Opere infrastrutturali di interesse strategico” (Allegato 2 D.G.R. 1603/2013) in quanto costituiscono “strutture connesse al funzionamento di acquedotti locali”, ma presentano caratteristiche per loro natura molto semplici, sia in termini di forma che di struttura, non si è ritenuto necessario eseguire specifiche indagini geofisiche mirate alla definizione della “rigidità sismica” dei terreni su cui insistono le medesime opere, in relazione alla velocità equivalente media delle onde sismiche nei primi 30 metri al di sotto del piano di fondazione (VSeq) (ai sensi delle N.T.C. 2018), ma si è deciso, in accordo con il progettista, di definire la categoria di sottosuolo per i sopraccitati siti, sulla base delle caratteristiche geologiche-geomorfologiche dell’area ove verranno realizzati gli interventi. Tenuto conto di quanto espresso nel Cap. 3 si può infatti affermare che le categorie di sottosuolo che più dovrebbero essere rappresentative delle condizioni di “rigidità sismica” dei terreni su cui insistono le opere in progetto siano le seguenti:  per l’opera di presa di Capiron, posta in corrispondenza di blocchi ciclopici con probabile roccia sub-affiorante: Categoria sottosuolo = A .  per le altre vasche, poste su deposito glaciale o deposito detritico-torrentizio: Categoria sottosuolo = B.

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Le considerazioni sopraesposte derivano dall’esperienza maturata dallo scrivente nel corso dell’esecuzione di numerose indagini sismiche di tipo MASW (Multichannel Analysis Surface Waves) eseguite in contesti geomorfologici del tutto analoghi a quelli interessati dagli interventi.

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9. STUDIO DI COMPATIBILITA’ CON LO STATO DI DISSESTO ESISTENTE

Per quanto riguarda lo “specifico studio sulla compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente e sull’adeguatezza delle condizioni di sicurezza in atto e di quelle conseguibili con le opere di mitigazione del rischio indicate” richiesto dalla normativa vigente, esso deriva direttamente da quanto argomentato nelle pagine precedenti, che qui viene ripreso sinteticamente ed adattato allo schema di riferimento per le relazioni sulla compatibilità ai sensi della D.G.R. 2939/2008.

Si precisa che sono stati consultati gli specifici studi di approfondimento disponibili per il settore. In particolare:  Studi di bacino prima tornata RAVA (2007): - Studi di Valutazione della Pericolosità per colate di detrito e dell’efficacia delle Opere di difesa eventualmente esistenti e della Progettazione preliminare dei possibili Interventi di Sistemazione idraulica, sui bacini ad elevata pericolosità individuati dalla DGR 1138/2005: T. Sort, T. Zerbion (Fleurant) e T. Beaucqueuil (2010); gruppo di lavoro DB-1G: ing. Fabio FABIANI, studio FLOEMA, geol. Stefano DE LEO, geol. Ester BUONAIUTO  Studi di bacino (committenza privata) ripresi dagli AAII vigenti: - Studio di bacino in forma semplificata del rivo Mure nel Comune di Issogne (2013); geol. Ester BUONAIUTO e for. Nicole - Modellazione bidimensionale eventi estremi conoide rio Mure (2014), Relazione tecnica; for. Diego SONDA e for. Gabriele BERTOLDI

Si precisa infine che il presente studio è stato redatto in accordo ed in collaborazione con il progettista, in particolare per la definizione urbanistico-edilizia dell’intervento e l’individuazione degli accorgimenti da adottare in relazione al particolare contesto geomorfologico.

1) Individuazione della classificazione urbanistico-edilizia dell’intervento proposto Ai fini applicativi della D.G.R 2939/2008, gli interventi in progetto si configurano come nuova costruzione di infrastrutture a rete (tubazioni acquedotto) e infrastrutture puntuali (opera di presa, vasche e camere di manovra, pozzetti).

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2) Caratterizzazione dei vincoli presenti in base agli artt. 35, 36 e 37 della L.R. n. 11/1998 Dall’analisi delle Cartografie Prescrittive di Sintesi degli Studi per la delimitazione degli Ambiti Inedificabili ai sensi della L.R. 11/98 (artt. 35 e 36), redatte per il comune di Champdepraz dai colleghi Geol. OCCHIPINTI Susanna e Geol. VUILLERMOZ Roby, per il comune di Issogne dal Geol. MORI Dario e dal For. MAZZUCCO Fabio e per il comune di Arnad dal Geol. VUILLERMOZ Roby, si evincono le seguenti informazioni riportate per l’intervento nel suo complesso.

Tracciato condotta

 Art. 35 – “Individuazione dei terreni a rischio di frana”. Per quanto riguarda gli interventi relativi alla PARTE ALTA, il tracciato ricade in gran parte in Area F1 a elevata pericolosità (tratto che si snoda in prossimità del T. Chalamy e attraversamenti di torrenti e rivi minori) ed in Area F2 a media pericolosità (tratto su pendio). Sono altresì presenti brevi tratti in Area F3 a bassa pericolosità in corrispondenza dei terrazzi di Ville e Barbustel. Per quanto concerne la PARTE BASSA, il tracciato sul fondovalle principale risulta in gran parte privo di vincolo, con alcuni brevi tratti in Area F3 (alla confluenza del T. Chalamy nella Dora Baltea ed alle pendici del versante in loc. Saint-Solutor). Solo nel settore apicale degli apparati di conoide del T. Chalamy e del T. Boccoil ed in corrispondenza agli attraversamenti dei rivi minori tributari del T. Chalamy insiste su settori con vincolo di Aree F1 e F2.  Art. 35/2 – “Individuazione dei terreni sede di fenomeni di trasporto di massa”. Per quanto riguarda gli interventi relativi alla PARTE ALTA, non esistono specifiche cartografie di pericolosità per colata detritica, che risulta compresa nelle delimitazioni di pericolosità sia per frana che per inondazione (doppio vincolo). Per quanto concerne la PARTE BASSA, ricadono in Aree DF1-DF2-DF3 solo i tratti di tubazione che attraversano l’apparato di conoide dei torrenti Sort-Fava, Fleurant e Boccoil.  Art. 36 – “Individuazione dei terreni a rischio d'inondazione”. Per quanto riguarda gli interventi relativi alla PARTE ALTA, il tracciato ricade in gran parte al

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di fuori di aree vincolate, ad eccezione dei tratti in attraversamento dei torrenti Chevrere, Barbustel e del rivo Capiron ricadenti inevitabilmente in Fascia A ad elevata pericolosità e nell’adiacente Fascia di cautela Ic-A. Per quanto concerne la PARTE BASSA, il tracciato sul fondovalle principale risulta in gran parte interessato da vincolo di Fascia B, Ic-B e C, ad eccezione del tratto di tubazione che collega il comune di Issogne a quello di Arnad attraversando la Dora Baltea, ricadente all’interno della Fascia A (ponte e piana alluvionale). In corrispondenza del settore apicale degli apparati di conoide del T. Chalamy e del T. Boccoil ed in corrispondenza agli attraversamenti di rivi minori e tributari esso insiste su settori soggetti a vincolo di Fascia A e B.  Art. 37 – “Individuazione dei terreni a rischio di valanghe o slavine”. Il tracciato ricade all’interno della zona Vb (zona di probabile localizzazione di fenomeni valanghivi, con vincolo equivalente alle aree a elevato rischio V1), limitatamente ad alcuni brevi tratti situati nella PARTE ALTA in corrispondenza agli impluvi del T. Barbustel e del rio Capiron. Alle zone Vb si applica il vincolo più cautelativo (zona V1), che prevede pressioni di impatto attese superiori a 3 t/mq.

Opera di presa, vasche e camere di manovra

 Art. 35 – “Individuazione dei terreni a rischio di frana”. Per quanto riguarda la PARTE ALTA ricadono in Area F1 la camera di manovra di Chantonet e l’opera di presa di Capiron. Per ciò che concerne la PARTE BASSA il serbatoio di Sommet de Ville ricade in Area F1, mentre l’area di ubicazione della camera di manovra di Garines è priva di vincolo.  Art. 35/2 – “Individuazione dei terreni sede di fenomeni di trasporto di massa”. Per quanto riguarda gli interventi relativi alla PARTE ALTA, non esistono specifiche cartografie di pericolosità per colata detritica, che risulta ricompresa nella pericolosità per frana ed inondazione (doppio vincolo). Per quanto concerne la PARTE BASSA ricade in Area DF1 la camera di manovra di Garines, mentre il serbatoio di Sommet de Ville, risulta compreso in Area DF3.

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 Art. 36 – “Individuazione dei terreni a rischio d'inondazione”. Per quanto riguarda la PARTE ALTA ricadono in Fascia A e Ic-A l’opera di presa di Capiron e la relativa vasca di carico. L’area di ubicazione della camera di manovra di Chantonet è priva di vincolo. Per ciò che concerne la PARTE BASSA ricadono in Fascia C la camera di manovra di Garines e il serbatoio di Sommet de Ville.  Art. 37 – “Individuazione dei terreni a rischio di valanghe o slavine”. Ricadono all’interno di aree vincolate di tipo Vb (zona di probabile localizzazione di fenomeni valanghivi, con vincolo equivalente alle aree a elevato rischio V1) l’opera di presa di Capiron e la relativa vasca di carico. Gli interventi in progetto che ricadono in aree vincolate ai sensi della L.R. 11/98 s.m.i. art. 35/1 sono consentiti, nei terreni ad alta pericolosità, ai sensi delle lettere e), g), h) punto 2, paragrafo C.1 del capitolo II dell’allegato A alla D.G.R. 2939/2008. Gli interventi in progetto che ricadono in aree vincolate ai sensi della L.R. 11/98 s.m.i. art. 35/2 sono consentiti, nei terreni ad elevata pericolosità, ai sensi delle lettere g), h) punto 2, paragrafo C.1 del capitolo III dell’allegato A alla D.G.R. 2939/2008. Gli interventi in progetto che ricadono in aree vincolate ai sensi della L.R. 11/98 s.m.i. art. 36 sono consentiti, in fascia A, ai sensi delle lettere e), g), h) punto 2, paragrafo C.1 del capitolo IV dell’allegato A alla D.G.R. 2939/2008. Per gli interventi ricadenti in aree vincolate ai sensi degli artt. 35/2 e 36, il progetto deve essere valutato dalla struttura regionale competente in materia di difesa del suolo.

3) Individuazione e illustrazione delle dinamiche e della pericolosità dei fenomeni che caratterizzano il vincolo Sulla base di quanto descritto nelle pagine precedenti (CAPP. 3, 4 e 5), si illustrano schematicamente la tipologia dei fenomeni attesi per PARTE di intervento (contesto montano e di vallata principale).

PARTE ALTA Tratto Vasca acquedotto Chantonet – camera di manovra Chantonet in loc. Ville (tratto A-B). Il vincolo di Area F2 copre i terreni posti al margine superiore della superficie del terrazzo glaciale (falda detritica sporadicamente alimentata) oppure caratterizzati da marcata pendenza (scarpata di terrazzo).

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Si tratta di un settore soggetto a fenomeni di ruscellamento, con possibile attivazione di processi erosivi, scivolamenti nei terreni di copertura e movimentazione di blocchi presenti all’interno del deposito (fascia boscata). Lungo il tracciato non sono state riscontrate venute d’acqua a carattere naturale o terreni imbibiti, né fenomeni di dissesto significativi. Tratto camera di manovra Chantonet in loc. Ville – Vasca acquedotto Perrot (tratto B-C). Risulta in gran parte inquadrato in Area F1 in quanto inserito sulla ripida scarpata di incisione torrentizia del T. Chalamy, caratterizzata dalla presenza di orizzonti sorgivi. Si tratta di un settore soggetto a fenomeni di ruscellamento, con possibile attivazione di processi erosivi, scivolamenti nei terreni di copertura e movimentazione di blocchi presenti all’interno del deposito, favoriti dalla presenza di acqua in profondità e dall’azione erosiva esercitata al piede dal corso d’acqua. Limitatamente ai tratti in attraversamento del T. Chevrère e in prossimità al valloncello del T. Barbustel (destra idrografica) ricade in Fascia A/Ic-A per i fenomeni alluvionali e detritico-torrentizi di questi corsi d’acqua. Lungo il tracciato non sono state riscontrate venute d’acqua a carattere naturale o terreni imbibiti, ad eccezione del settore in prossimità alla vasca dell’acquedotto, caratterizzato da scaturigini diffuse e copiose lungo il tratto iniziale della vecchia mulattiera che sale verso la strada comunale. Non sono stati osservati fenomeni di dissesto significativi, se non segni di ruscellamento ed evidenze di soil-creep nei tratti più ripidi di pendio. Tratto Opera di presa Capiron – Vasca acquedotto Perrot (tratto D-C). Anche in questo caso l'inquadramento in Area F2 è legato alla marcata pendenza del terreno (fianchi valloncello Capiron e scarpata di terrazzo glaciale). La presenza di significative venute d’acqua e areali imbibiti contraddistingue il settore di impluvio nei pressi dell'opera di presa nonché, come già detto, il tratto in prossimità della vasca dell'acquedotto, inseriti pertanto in Area F1 e anche in Fascia A/Ic-A estesa a coprire il fondo e i fianchi (porzione inferiore) dei valloncelli per i fenomeni di dinamica detritico- torrentizia ed alluvionale cui possono essere soggetti il rio Capiron ed il T. Barbustel. Segni evidenti di ruscellamento e di accentuata erosione superficiale sono stati osservati lungo i fianchi del valloncello del rio Capiron con evidenze di soil-creep nei tratti più ripidi di pendio. Forme ascrivibili ad eventi pregressi (depositi di colata detritica)

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sono visibili nel tratto a valle della derivazione del ru Fontana, a testimonianza che in occasione di eventi meteorologici di una certa importanza il bacino è in grado di generare fenomeni di colata, anche se in condizioni ordinarie il tratto di impluvio a monte della sorgente è pressoché privo d’acqua.

PARTE BASSA Tratto fondovalle Dora Baltea, da Champdepraz ad Arnad (tratto EI) Il percorso delle condotte segue la viabilità esistente (comunale, regionale e statale), che costeggia e attraversa la Dora (soggetta esclusivamente a fenomeni puramente idraulici) e numerosi torrenti laterali (soggetti anche a fenomeni di colata detritica che possono interferire con il relativo conoide e la piana alluvionale). Su conoide il doppio vincolo per frana e per inondazione è legato quindi ai fenomeni detritico-torrentizi (quali le colate detritiche) che per il loro carattere “misto” (gravitativo-alluvionale) vengono rappresentati in entrambe le cartografie (L.R. 11/1998 -artt. 35/1 e 36), a meno di specifici studi di bacino (L.R. 11/1998 -art. 35/2).

Nell'ordine il tracciato interessa i corsi d’acqua qui di seguito indicati.

− Il T. Chalamy, che la tubazione costeggia per un lungo tratto e attraversa sul ponte in c.a., nella fascia A/F1 del suo grande conoide. I vincoli su conoide sono legati ai fenomeni di colata detritica e di esondazione cui è potenzialmente soggetto tale corso d’acqua. La perimetrazione della pericolosità è stata fatta con criterio geomorfologico a partire dagli esiti delle verifiche idrauliche (Qliquida per esondazione e Qtot per colata detritica in condizioni di elevato trasporto solido pari al 68%), tenendo conto degli eventi pregressi e in coerenza con le perimetrazioni del comune limitrofo. Le fasce sono state cautelativamente ampliate soprattutto in sinistra idrografica, a comprendere la “possibile direttrice di esondazione subito a valle del bacino idrico all’apice del conoide. Eventuali esondazioni incontrerebbero peraltro subito la profonda depressione della discarica inerti, perdendo energia e depositando il carico solido.” In particolare tale depressione e quella del lago subito a valle “potrebbero fungere da bacini di laminazione” nei confronti di eventuali colate detritiche che tendono in modo analogo ad espandersi in sinistra idrografica. Per quanto riguarda i fenomeni puramente idraulici, l’alveo è in grado di smaltire la portata della piena duecentennale per tutto il tratto in conoide, mentre considerando

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anche i fenomeni di colata detritica risulta che nel tratto finale, subito a monte della confluenza in Dora, la sezione di deflusso è sufficiente al transito della sola portata ventennale. I valori di riferimento per le verifiche idrauliche condotte negli AAII (moto uniforme) sono riportati nella tabella sottostante:

Tr (anni) Q liquida (mc/s) Q solida (mc/s) Q tot (mc/s) 100 73,65 156,5 230,15 200 86,02 182,8 268,82

Per quanto riguarda la dinamica gravitativa, il vincolo di Area F2 esteso al piede del versante comprende i settori, anche a bassa acclività, che costituiscono le aree di invasione per fenomeni di frana che possono innescarsi nel tratto di pendio prospiciente. Nello specifico interessa il settore della cava di Mure soggetto a fenomeni di crollo e distacchi a carattere isolato dal ripido versante sovrastato da pareti rocciose, oggetto di approfondimento tramite simulazioni di caduta massi (“Mure area ISAF”). La zonazione di pericolosità è stata fatta a partire dalle tre classi di arresto per blocchi di 3 t (70%, 95% e 100% parametri della Regione Lombardia) sulla base di valutazioni visive dell’assetto strutturale degli ammassi rocciosi ed è stata ampliata cautelativamente fino alla sponda del T. Chalamy, tenendo conto delle mutevoli condizioni plano-altimetriche locali per la continua movimentazione di materiali (inerti).

- I modesti tributari del T. Chalamy costituti dal rio Mure, il T. Planisse e il rio privo di toponimo, dotati di tubazione o piccoli scatolari in c.a. di attraversamento della viabilità, con tratto terminale tombato a partire dalla strada dell’envers percorsa dalla condotta. I vincoli su conoide sono legati ai fenomeni di colata detritica e di esondazione cui sono soggetti tali corsi d’acqua. Anche per questi casi la perimetrazione della pericolosità deriva dall’applicazione del criterio geomorfologico; per il rio Mure e il T. Planisse è stata fatta a partire dagli esiti delle verifiche idrauliche (Qliquida per esondazione e Qtot per colata detritica in condizioni di elevato trasporto solido pari al 65%, con magnitudo dei fenomeni pari a 18.000 mc). Per il rio Mure inoltre esiste una modellazione bidimensionale (Modellazione bidimensionale eventi estremi conoide rio Mure, Sonda D. e Bertoldi G., 2014) fatta a partire dallo Studio di bacino in forma semplificata del 2013 (a firma della for. Bionaz N. e della scrivente), come indagine di approfondimento per conto di un privato e i cui

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risultati sono stati acquisiti dagli AAII vigenti, che hanno mantenuto il doppio vincolo senza precisare criterio di perimetrazione e scenario di riferimento utilizzati. I valori di riferimento per le verifiche idrauliche condotte negli AAII (moto uniforme) sono riportati nella tabella sottostante:

Tr R. Mure T. Planisse (anni) Q liquida (mc/s) Q tot (mc/s) Q liquida (mc/s) Q tot (mc/s) 20 2,7 7,6 3,6 10,2 100 3,8 10,8 5,0 14,3 200 5,0 14,1 6,5 18,7

Le verifiche idrauliche del tratto regimato hanno evidenziato per entrambi i corsi d’acqua che l’alveo in assenza di trasporto solido è in grado di smaltire la piena duecentennale (con massima portata liquida transitabile pari a 13,1 mc/s per il r. Mure e a 24,9 mc/s per il T. Planisse), mentre con trasporto solido elevato si verificano esondazioni già per la portata ventennale, essendo la sezione sufficiente al transito di soli 1,0 mc/s e 2,6 mc/s rispettivamente, a causa della elevata viscosità della miscela che si traduce in una forte riduzione della velocità. Per quanto riguarda in particolare il rio Mure, va precisato che anche riducendo la pendenza del fondo a 15% (rispetto al poco realistico 30% utilizzato nei calcoli degli AAII per il tratto in prossimità della strada dell’envers),la portata smaltibile alle stesse condizioni risulta pari a ca. 9 mc/s, quindi la sezione continua ad essere verificata per le portate liquide con i tre tempi di ritorno. Inoltre i valori della portata di piena (Qliquida) per i vari tempi di ritorno appaiono superiori a quelli calcolati negli ultimi lavori sopra citati, che fanno riferimento alla regionalizzazione delle precipitazioni RAVA (portata liquida incrementata del 20% per tenere conto del trasporto solido isolato: Q20= 1,8 mc/s, Q100= 3,1 mc/s, Q200 = 3,8 mc/s) e pertanto gli AAII vigenti risultano ampiamente cautelativi.

In conclusione per questi tre corsi d’acqua, le colate tendono a fuoriuscire in apice di conoide espandendosi fino alla zona pianeggiante di raccordo all’apparato del T. Chalamy, dove si esauriscono. Nel tratto terminale dei torrenti Planisse e Mure, dove il forte rimodellamento antropico ha comportato la sopraelevazione del terreno con contropendenze che impediscono ai flussi esondati di proseguire verso il T. Chalamy, la “strada dell’envers” rappresenta la via preferenziale di deflusso.

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- I più importanti torrenti Sort di Fava e Fleurant (tributari della Dora Baltea), che attraversano mediante scatolare in c.a. la strada dell'envers percorsa dalla condotta ed interessata dai fenomeni legati alla dinamica alluvionale e detritico-torrentizia di questi corsi d’acqua. Sul conoide del T. Sort la condotta ricade in Area DF2 e Fascia B estesa al margine distale in prossimità alla confluenza T. Chalamy/Dora Baltea e, in corrispondenza all’attraversamento, inevitabilmente nella Fascia A coincidente con l’alveo e relativo buffer di 5 metri dalle sponde. Dalle verifiche idrauliche per esondazione degli AAII, risulta che la sezione di deflusso è in grado di smaltire le portate con un adeguato franco di sicurezza, ad eccezione del tratto terminale in prossimità alla confluenza. Qui l’attraversamento lungo la strada immediatamente a monte di quello dell’envers (costituito da due tubi affiancati) può smaltire una portata pari a 12 mc/s, non consentendo quindi il transito della piena centennale. I valori di riferimento per le verifiche idrauliche per esondazione (moto uniforme) sono riportati nella tabella sottostante:

Tr (anni) Q liquida (mc/s) Q tot (mc/s) 20 6,8 9,8 100 10,7 15,4 200 12,4 17,9

Si tratta di valori cautelativi in ragione dell’elevato trasporto solido ordinario considerato (ca. 44% della portata liquida), peraltro superiori a quelli ottenuti a partire dai dati pluviometrici della regionalizzazione RAVA nell’analisi idrologica degli AAII ponendo una concentrazione di sedimento pari al 20% come da LLGG regionali (a titolo indicativo: Qtr20 = 6,3 mc/s, Qtr100 = 11,2 mc/s, Qtr200 = 17,1 mc/s). Per i fenomeni detritico-torrentizi, i risultati della modellazione bidimensionale mostrano che parte della strada dell’envers ricade nell’area a media pericolosità (vincolo DF2) delimitata a partire dai seguenti valori attesi di tiranti e velocità: 0,2 m2/s ≤ v h < 1 m2/s e 0,2 m ≤ h <1 m Il debrisgramma di riferimento derivato con approccio idrologico modulato sui risultati dell’approccio geomorfologico (in termini di durata e volume di sedimento) ha le seguenti caratteristiche:

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durata portata di picco volume totale volume solido 15 minuti 132 mc/s 32.316 mc 25.060 mc

Si tratta di una colata di detrito con portata di picco significativamente più alta di quella dello Studio di Bacino 2010 (54,8 mc/s) e caratterizzata da concentrazioni tali da non essere in grado di raggiungere la porzione inferiore del conoide, come invece accaduto in eventi pregressi. A supporto della modellazione idraulica è stato pertanto necessario ricorrere ad alcuni artifici. Lo scenario ipotizzato è rappresentato da una colata con reologia piuttosto fluida “in grado di superare la naturale tendenza del flusso a dissipare la propria energia, a seguito del salto dell’ultima cascata alta oltre 50 metri e alla proiezione del flusso su un’area superiore a quella del solo cunettone di valle” e da condizioni di alveo parzialmente ostruito. In poche parole, il debrisgramma di verifica utilizzato nella simulazione bidimensionale corrisponde al mud-flow (con concentrazioni pari a ca. lo 0,3 in volume) sulla coda del debris-flow vero e proprio, in grado di mobilizzare parte del sedimento depositato al piede della cascata nel corso dell’evento stesso.

Per quanto riguarda il T. Fleurant, la condotta ricade in gran parte nell’Area DF3 estesa cautelativamente all’intero conoide morfologico (poco sviluppato ed ampiamente rimodellato dall’attività antropica) e al settore di raccordo alla piana di fondovalle, con eccezione del tratto sul fianco destro (circa una settantina di metri) interessato dal vincolo di Area DF2/Fascia B e dell’attraversamento, inevitabilmente in Fascia A/Area DF1. Il settore inferiore dell’apparato di conoide è soggetto anche alla dinamica della Dora Baltea, che determina il vincolo di Fascia di cautela Ic-B (corrispondente all’area allagata tr200) esteso cautelativamente, secondo il criterio idraulico, al settore di territorio della Fascia C (fascia di inondazione per piena catastrofica con tempo di ritorno pari a 500 anni) situato a tergo del cosiddetto “limite di progetto tra la Fascia B e C”, al quale è attribuito il vincolo provvisorio di Fascia B (fascia di inondazione con tempo di ritorno pari a 200 anni) fintanto che non saranno realizzati gli interventi di difesa previsti a protezione degli abitati nello specifico Studio di assetto del corso d’acqua. Il bacino del T. Fleurant è caratterizzato dal prevalere dei fenomeni di dinamica gravitativa che possono interferire con la dinamica di un corso d’acqua che in condizioni ordinarie presenta portate molto basse, anche in ragione della presenza di materiali

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molto permeabili nel settore inferiore (detrito grossolano anche a grandi blocchi), che favoriscono l’infiltrazione ed il deflusso ipodermico. L’unico fenomeno di debris flow censito risale all’evento alluvionale dell’ottobre 2000, quando nella parte superiore del bacino si è innescata una frana superficiale tipo soil- slip che si è riversata nell’asta torrentizia raggiungendo il conoide con ca. 2000 mc di materiale. I valori di riferimento per la modellazione bidimensionale per i fenomeni puramente idraulici sono riportati nella tabella sottostante:

Tr (anni) Q liquida (mc/s) Q tot (mc/s) 20 3,5 4,4 100 6,2 7,8 200 7,7 9,7

I valori di riferimento per la pericolosità per esondazione sono riportati nella tabella sottostante: Classe di pericolosità Parametri bassa v·h < 0,5 m2/s e 0,1 m ≤ h < 0,5 m media 0,5 m2/s ≤ v·h < 1,5 m2/s e 0,5 m ≤ h < 1,5 m alta v·h ≥ 1,5 m2/s o h ≥ 1,5 m

I risultati mostrano che nel tratto medio-inferiore del conoide la sezione di deflusso non è in grado di smaltire le portate in ragione della bassa pendenza del canale artificiale e del tratto intubato a ridosso della strada dell’envers. Inoltre il settore è soggetto anche alla dinamica della Dora Baltea che in condizioni di piena condiziona in modo determinante lo scarico delle acque del tributario inducendo effetti di rigurgito. Per i fenomeni detritico-torrentizi, i risultati della modellazione bidimensionale mostrano che la colata, pur depositando gran parte del materiale solido nell’area di laminazione appositamente realizzata a monte della frazione, può fuoriuscire all’imbocco del tratto intubato (punto critico), per intasamento dello stesso, coinvolgendo la porzione interna al nucleo abitato. L’ampio areale sulla destra idrografica con vincolo di Area DF2 nel caso specifico non deriva direttamente dalla modellazione, ma dall’ipotesi di scenario a treni di impulsi che potrebbero rendere meno efficiente il tratto critico a monte della piazza di laminazione, da cui deriva l’attribuzione cautelativa della “classe di rischio superiore a questa zona e all’area sottesa all’ingresso della cava.”. Si ricorda che i valori attesi di tiranti e velocità per la classe di media pericolosità sono i seguenti:

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0,2 m2/s ≤ v h < 1 m2/s e 0,2 m ≤ h <1 m La strada dell’envers ricade in parte nell’Area a media pericolosità (vincolo DF2) individuata cautelativamente con criterio geomorfologico, con valori attesi di tirante nell’ordine di 20-40 cm e di velocità compresi nei 2 m/s, quindi un parametro v·h indicativo attorno a 0,1 m2/s. Il debrisgramma di riferimento derivato con approccio idrologico modulato sui risultati dell’approccio geomorfologico (in termini di durata e volume di sedimento) ha le seguenti caratteristiche: durata portata di picco volume totale volume solido 15 minuti 47 mc/s 12.021 mc 9.096 mc Si tratta di una colata di detrito caratterizzata da elevata concentrazione (reologia densa), in analogia a quanto accaduto nel 2000, che vede l’arresto di gran parte della fase solida nell’opera di laminazione a monte dell’abitato. Con riferimento alla dinamica gravitativa, solo un breve tratto di condotta ricade nell’Area F3 presente alla pendice del versante in loc. Saint-Solutor, legata a possibili fenomeni di distacco isolato dal caratteristico crinale roccioso.

- Il T. Boccoil, che viene attraversato dalla condotta principale all'estremità inferiore del grande conoide (ponte in c.a.) e che viene costeggiato dalla condotta di diramazione per l’intero tratto regimato (grande cunettone in pietrame e malta) fino alle vasche dell'acquedotto di Issogne, poste in apice in loc. Sommet de Ville. Il vincolo di Fascia A interessa inevitabilmente i tratti in attraversamento del corso d’acqua (n°3 ponti, da monte verso valle: loc. Barmet, loc. Foliasse, a monte dell’immissione in Dora) e lungo la strada parallela alla sponda, ricompresa nella fascia di rispetto utile all'accesso per i lavori di manutenzione (buffer di 5 metri). I risultati della modellazione bidimensionale per i fenomeni puramente idraulici mostrano che la portata risulta contenuta in alveo per le piene frequenti (tr20 e tr100). Nel tratto terminale però i franchi sono stati ritenuti insufficienti per la piena centennale, anche in considerazione della scarsa efficacia a smaltire il materiale trasportato dimostrata nel corso dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000. Tale criticità è legata alla bassa pendenza dell’alveo e agli effetti sulla corrente della confluenza, dove peraltro la sopraelevazione arginale della Dora “se da un lato risulta funzionale alla protezione della porzione inferiore destra della conoide, dall’altro costituisce un ulteriore ostacolo al deflusso delle acque del Beaucqueil in prossimità dell’innesto con la Dora.”.

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I valori di riferimento per la modellazione bidimensionale per i fenomeni puramente idraulici sono riportati nella tabella sottostante:

Tr (anni) Q liquida (mc/s) Q tot (mc/s) 20 29,0 36,25 100 50,2 62,75 200 63,0 78,85

Per i fenomeni detritico-torrentizi, i risultati della modellazione bidimensionale mostrano che la colata fuoriesce dall’alveo (ca. 3,7 mc/s) nel tratto a monte del ponte in loc. Barmet, che risulta verificato così come il ponte in loc. Foliasse, a monte del quale i franchi sono piuttosto ridotti e vi è una zona di battuta in sponda sinistra interferente con la spalla dell’opera stessa. Nel tratto successivo la tendenza al deposito in alveo comporta la fuoriuscita della colata su entrambe le sponde con coinvolgimento del sito di ubicazione della camera di manovra di Garines. In tale settore il grado di pericolosità è stato incrementato rispetto ai risultati della modellazione bidimensionale per tenere conto della possibilità che “microcanalizzazioni esistenti” aumentino i valori di velocità e tirante, come accaduto nel 1993 a seguito di interferenze con strutture e infrastrutture esistenti (muri terrazzamenti e viabilità locale). Infine in corrispondenza al ponte a monte dell’immissione in Dora si verifica l’invasione delle zone più depresse per l’impossibilità di scarico della porzione destra del conoide dovuta alla presenza del sopralzo arginale della Dora Baltea. Il debrisgramma di riferimento derivato con approccio idrologico tarato sull’evento alluvionale del 1993 (in termini di durata e volume di sedimento) ha le seguenti caratteristiche:

durata portata di picco volume totale volume solido 200 minuti 117 mc/s 400.000 mc 170.000 mc

Lo scenario di evento è rappresentato da una colata detritica a reologia piuttosto fluida, come testimoniato dagli apporti di materiale depositato su conoide nel corso di eventi pregressi (in termini di volumi e distanze raggiunte), probabilmente legati ad una dinamica ad impulsi di colata. Per quanto riguarda la dinamica gravitativa, il vincolo interessa la porzione di conoide adiacente il versante coinvolgibile nei fenomeni che potrebbero innescarsi sul tratto di pendio sovrastante l’apparato di conoide stesso. Lo specifico approfondimento negli

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AAII tramite analisi geomorfologica indica che per il settore in esame si tratta essenzialmente di “fenomeni di colamento legati alla liquefazione dei terreni colluviali se imbibiti a seguito di precipitazioni locali molto intense, nonostante essi non siano mai stati segnalati né ne esistano tracce sul versante.” Il vincolo di Area F1 che caratterizza il versante è stato quindi esteso cautelativamente con criterio geomorfologico a comprendere la fascia di transizione piede pendio/margine conoide che rappresenta la zona di invasione di eventuali fenomeni franosi superficiali e include alcuni testimoni muti interpretati come da caduta massi (grossi blocchi lungo la strada vicinale che da Clapeyas sale a Barmet). Il vincolo di Area F2, che corre al margine esterno dell’Area F1 comprendendo settori non particolarmente ripidi, è legato in generale alla presenza di “una sottile coltre eluvio-colluviale poggiante direttamente sul substrato roccioso. È stato dimostrato dagli eventi recenti che tale situazione favorisce l’innesco di scollamenti della coltre in caso di forti precipitazioni.”

- La Dora Baltea che il tracciato attraversa (grande ponte in c.a. della strada regionale) per impostarsi lungo la sponda sinistra e attraverso la piana alluvionale raggiungere infine la strada statale 26 in comune di Arnad. Il vincolo per inondazione di Zona di cautela Ic è esteso cautelativamente, secondo il criterio idraulico, al settore di territorio della Fascia C della Dora Baltea (fascia di inondazione per piena catastrofica con tempo di ritorno pari a 500 anni) situato a tergo del cosiddetto “limite di progetto tra la Fascia B e C”, al quale è attribuito il vincolo provvisorio di Fascia B (fascia di inondazione con tempo di ritorno pari a 200 anni) fintanto che non saranno realizzati gli interventi di difesa previsti nello specifico Studio di assetto del corso d’acqua a protezione degli abitati. Per far fronte a tali situazioni di criticità esiste il Piano regionale di gestione del rischio idraulico sul tratto fluviale della Dora Baltea, messo a punto considerando i tempi di formazione e traslazione della piena lungo l’asta fluviale, al fine di garantire la protezione della popolazione e limitare gli effetti conseguenti al verificarsi degli eventi di piena. Per quanto riguarda i livelli idrici della piena di riferimento per il settore in esame, nella tabella sottostante si riportano i risultati delle simulazioni idrodinamiche per le sezioni più significative (dove PL = quota pelo libero; Q = portata; v = velocità) estratti dal geoportale RAVA.

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fenomeni con Tr20 fenomeni con Tr200 fenomeni con Tr500 Sezione (n°) PL Q v PL Q v PL Q v (m slm) (mc/s) (m/s) (m slm) (mc/s) (m/s) (m slm) (mc/s) (m/s) 62 360,53 1037,58 3,86 362,38 2067,80 4,87 363,13 2525,67 4,88 61.1 359,12 1037,58 3,38 361,45 2067,61 3,30 362,39 2525,45 3,47 61.1Am 359,00 1037,58 3,46 361,00 2067,60 4,45 361,65 2525,44 4,65 61.1Av 358,71 1037,58 3,75 360,40 2067,60 4,97 361,00 2525,44 5,41 61.1i 355,31 1037,54 3,29 356,35 2067,36 4,91 356,79 2525,09 5,43 61 355,22 1037,50 2,24 356,19 2066,98 2,40 356,60 2524,52 2,43

Sez. 62 Sez. 61.1

Sez. 61.1Am/Av

Sez. 61

Sez. 61.1i

Per il tratto in destra idrografica i livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento non risultano contenuti per i fenomeni meno frequenti, vale a dire con tempo di ritorno pari a 200 e 500 anni, con limite fra le due aree di esondazione lungo il lato esterno della carreggiata stradale. Anche il ponte sulla Dora non risulta verificato per gli stessi tempi di ritorno: sul lato a monte il livello idrico per tr200 (361,00 m slm) appare superiore alla quota media del piano stradale (360,00 m slm) nel tratto di accesso all’attraversamento in area golenale (provvisto di varchi). Per il tratto a valle del ponte in sinistra idrografica i livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento non risultano contenuti già per i fenomeni con tempo di ritorno pari a 20 anni, con lama d’acqua variabile da 0,8 m fino a 2,2 m in caso di piena catastrofica

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(tr500) con riferimento alla quota del piano viabile della pista poderale in corrispondenza alla sez. 61, lungo la quale corre il limite Fascia A/Fascia B. Si tratta di valori del tutto indicativi, in quanto per gli eventi rari l’ampiezza della piana alluvionale e le condizioni topografiche locali permettono l’espansione trasversale delle acque di esondazione con conseguente allagamento di vaste aree e possibili ristagni prolungati.

4) Valutazione della compatibilità dell’intervento con il fenomeno di dissesto considerato, con la sua dinamica e con la sua pericolosità Per quanto riguarda le opere interrate (condotte, camera di manovra Chantonet), queste, una volta realizzate, non possono essere investite direttamente da flussi superficiali e/o da distacchi a carattere isolato e pertanto non si ravvisano interferenze significative con eventuali fenomeni franosi e/o valanghivi che dovessero interessare il tratto di pendio adiacente o a fenomeni detritico-torrentizi e/o alluvionali dei corsi d’acqua attraversati. In particolare la posa della condotta non comporta in genere interferenze con i corsi d'acqua, non implicando riduzioni della sezione di deflusso né modifiche allo stato dei luoghi (previsto ripristino a chiusura scavo). Per i corsi d’acqua principali l’attraversamento avviene mediante staffatura ai ponti in c.a. esistenti senza ingombro della luce: lungo il lato di valle degli impalcati per il T. Chalamy e la Dora Baltea, sul lato di monte per i 3 attraversamenti del T. Boccoil. Con riferimento a quanto trattato al paragrafo precedente, si riportano gli esiti estratti dagli AAII vigenti delle verifiche idrauliche dei ponti per i fenomeni puramente idraulici:  ponte T. Chalamy in loc. Mure: la sezione permette il transito di una portata pari a ca. 2480 mc/s e pertanto è in grado di smaltire la portata della piena duecentennale (Qtr200 = 86 mc/s)  ponte T. Boccoil in loc. Barmet: la sezione è in grado di smaltire la portata della piena duecentennale (Qtr200 = 79 mc/s)  ponte T. Boccoil in loc. Foliasse: la sezione è in grado di smaltire la portata della piena duecentennale (Qtr200 = 79 mc/s)  ponte T. Boccoil in prossimità confluenza: la sezione non è in grado di smaltire la portata della piena centennale per franco insufficiente in caso di Dora in piena (Qtr100 = 63 mc/s)

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 ponte Dora Baltea: la sezione non è in grado di smaltire la portata della piena duecentennale (Qtr200 = 2062 mc/s) Per i corsi d’acqua minori della PARTE BASSA, dotati di tubazione o piccoli scatolari in corrispondenza alla viabilità locale, è previsto l’attraversamento in subalveo passando al di sotto del canale artificiale, con l’eccezione del rio privo di toponimo e del T. Sort dove la posa della tubazione avviene nello strato di copertura del tombotto. Per i corsi d’acqua minori della PARTE ALTA, è previsto l’attraversamento in subalveo in tratti di letto regimato/artificiale (a valle dell’attraversamento lungo la pista multiuso per il T. Chevrère, in corrispondenza della traversa di derivazione per il rio Capiron) o naturale (guado lungo la poderale per il T. Barbustel). Per quanto riguarda le opere non completamente interrate si evidenzia quanto segue. Per la sorgente di Capiron, la collocazione della scaturigine naturale in adiacenza all’alveo non permette soluzioni alternative di ubicazione dell’opera di presa e pertanto sono possibili interferenze con i fenomeni legati in particolare all’attività detritico- torrentizia del piccolo rio, in genere privo d’acqua nel tratto di monte ma comunque in grado di generare colate (come accaduto nell’evento del 2018). In caso di eventi estremi non si possono escludere interferenze di eventuali flussi con la struttura in c.a. di accesso all’opera di presa (lato W), quali sollecitazioni/urti legati al passaggio e/o alla deposizione di materiale detritico sul piccolo ripiano antistante, nonché processi erosivi nel tratto immediatamente a valle del ponte con infiltrazioni nell’area sovrastante i grandi blocchi. Si evidenzia che poco a monte del ponte lungo la strada comunale l’incisione torrentizia devia bruscamente verso destra per la presenza sulla sinistra idrografica di un dosso morfologico (ammasso roccioso). Per la vasca di Sommet de Ville, il particolare posizionamento (in corrispondenza al tratto regimato del T. Boccoil; a margine del conoide; a valle di struttura esistente – vasca irrigua) rende improbabile un coinvolgimento diretto nei fenomeni di colata detritica del T. Boccoil e nei fenomeni franosi superficiali che potrebbero interessare il tratto di pendio sovrastante, quali scivolamenti e distacchi dai fronti rocciosi. Il dislivello esistente tra il sito di intervento e il fondo alveo è attorno ai 6-7 metri e la colata risulta contenuta dalle opere di regimazione appositamente realizzate (area di trattenuta). La struttura è quasi completamente interrata e posta ad una quindicina di metri di distanza dal piede del versante. Si evidenzia che la falda detritica al piede del versante è

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discontinua e di ampiezza ridotta, ad indicare un’alimentazione sporadica limitata a distacchi isolati con bassa altezza di caduta. Si precisa che parte dei grossi blocchi in loc. Barmet sono verosimilmente legati all’attività detritico-torrentizia del corso d’acqua, come testimoniato dalle forme ivi presenti (antico lobo e paleoalvei) e dall’assenza di segnalazioni e dissesti pregressi di tipo gravitativo. Per la camera di manovra di Garines si evidenziano interferenze di eventuali fenomeni di colata detritica e flussi iperconcentrati del T. Boccoil, con i lati S ed E della bussola fuoriterra in c.a. di accesso alla camera. La colata infatti tende a fuoriuscire nel tratto a valle del ponte del cimitero e ad espandersi trasversalmente in corrispondenza del campo sportivo, depositando parte del materiale detritico.

5) Valutazione della vulnerabilità dell’opera da realizzare in relazione anche agli usi alla quale essa è destinata In termini di destinazione d’uso, e quindi di importanza del bene esposto, le infrastrutture si intendono a vulnerabilità elevata (nell’accezione del termine che prescinde da pericolosità geomorfologica e caratteristiche strutturali e architettoniche dell’opera). In termini di predisposizione al danneggiamento, la maggior parte degli interventi presenta bassa vulnerabilità nei confronti dei fenomeni attesi per tipologia (opere interrate) ed ubicazione (lungo la viabilità o su pendio moderatamente acclive, in posizione defilata rispetto alle principali direttrici di propagazione dei fenomeni), fatta eccezione per alcuni tratti di condotta, per l’opera di presa di Capiron e la camera di manovra di Garines. PARTE ALTA Per quanto riguarda la condotta, la profondità minima di posa (intorno a 1-1,3 m) su pendio naturale o al di sotto di sedi viabili (pista sterrata) in genere può garantire protezione per i fenomeni più superficiali e frequenti, quali ruscellamenti ed erosioni e/o sollecitazioni legate all’urto di piccoli blocchi o alla deposizione di materiale detritico. Nel tratto lungo il valloncello del rio Capiron, soggetto a flussi canalizzati (detritico-torrentizi o valanghivi), dove l’azione dello scorrimento e/o le sollecitazioni legate al passaggio di correnti ad alta concentrazione potrebbe avere maggiori effetti erosivi, la profondità di posa potrebbe non essere sufficiente a proteggere la tubazione da eventuali danneggiamenti. L’attraversamento è stato previsto nel tratto d’alveo artificiale, protetto

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quindi da fenomeni erosivi. Per i torrenti Chevrère e Barbustel, l’attraversamento avviene nel tratto distale, dove prevalgono i fenomeni di alluvionamento piuttosto che di erosione e pertanto la probabilità di danneggiamento si riduce. In ogni caso l’attraversamento del T. Chevrère è previsto nel tratto d’alveo artificiale. Per quanto riguarda l’opera di presa di Capiron valgono le considerazioni già fatte per i fenomeni valanghivi, vale a dire che la posizione leggermente defilata delle opere rispetto alla principale direttrice di scorrimento e l’effetto protettivo dei massi ciclopici ne mitigano la vulnerabilità. Si ricorda che la struttura risulta verificata per pressioni di 40 kN/m2 (fenomeni valanghivi). PARTE BASSA Per quanto riguarda la condotta, la profondità minima di posa (intorno a 1-1,5 m) al di sotto di sedi viabili (in asfalto o in sterrato) in genere garantisce protezione per i fenomeni attesi, riconducibili essenzialmente alla dinamica dei torrenti laterali e della Dora Baltea (quali alluvionamenti, erosioni localizzate e/o sollecitazioni legate alla deposizione di materiale detritico-torrentizio) e solo subordinatamente alla dinamica gravitativa, interessando esclusivamente brevi tratti (settore cava Mure, loc. Saint- Solutor e settore apicale conoide T. Boccoil), con bassa frequenza dei fenomeni (assenza di segnalazioni ed eventi pregressi). Inevitabilmente risultano vulnerabili i pozzetti collocati nella piana alluvionale del fondovalle (Dora Baltea), coinvolgibile in allagamenti diffusi e ristagni prolungati. Per quanto riguarda il passaggio lungo i ponti, è stato privilegiato l'ancoraggio sul lato di valle dell'impalcato, che funge così da protezione per il tubo da eventuali urti di materiali fluitati dalle piene. Tale soluzione non è stata possibile per i ponti del T. Boccoil a causa della mancanza di spazio e pertanto la tubazione risulta vulnerabile in caso di colata detritica e, con riferimento al ponte lungo la strada dell’envers, in caso di piena centennale.

Per quanto riguarda le opere, occorre effettuare alcune precisazioni in merito alla vasca di accumulo di Sommet de Ville e alla camera di manovra di Garines, rispetto alla dinamica detritico-torrentizia del T. Boccoil. Vasca di Sommet de Ville Si colloca immediatamente al di fuori delle delimitazioni della matrice velocità- tirante (v*h) e delle pressioni del flusso derivanti dalla modellazione bidimensionale.

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Estratto risultati modellazione Mazzucco 2016 – carte di analisi: 1. Hazard Map 2. Flow Depht 3. Velocity

Per quanto riguarda i fenomeni di colata detritica “Nelle verifiche idrauliche condotte con la modellazione bidimensionale, si fa riferimento a reologie piuttosto fluide, in grado di superare la naturale tendenza del flusso a dissipare la propria energia, in relazione alla particolarità del suo profilo longitudinale, delle aree con sezione allargata o, ancora, dei tratti caratterizzati dalla presenza di blocchi ciclopici, non movimentabili dal flusso, in grado di esercitare una importante azione di dissipazione energetica.” Nel tratto di interesse, caratterizzato dalla presenza di un’area di limitata estensione deputata al deposito del materiale più grossolano (serie di soglie e briglie) in uscita dalla quale la pendenza dell’alveo si fa più marcata e una serie di repellenti controllano la velocità del flusso in battuta, la portata risulta contenuta in alveo sia per i fenomeni di colata detritica che per quelli puramente idraulici.

Estratto dallo Studio di bacino del T. Beaucqueuil (2010) della Tavola 1.2.7.1 – Planimetria delle sezioni trasversali dei corsi d’acqua

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Per il sito di intervento si può fare riferimento alla sezione 114 ripresa nel suddetto studio, che risulta ampiamente verificata ed ha portato ad escludere la possibilità di sormonto dell’argine in sinistra idrografica anche in caso di colmamento della briglia (scenario prospettato per eventi caratterizzati da più pulsazioni dal precedente Studio di bacino del 2010) e di conseguenza il coinvolgimento della Vasca di Sommet de Ville.

Estratto dalla Relazione tecnica degli AAII del comune di Issogne (Mazzucco 2016) della sez. 114 (vista da valle) nell’ipotesi di briglia piena che comporta il coinvolgimento di un’area utile pari a 106,33 mq (colore magenta) che permette il transito con ampio margine di sicurezza della portata attesa nel precedente Studio di bacino (ca. 110 mc/s) di gran lunga superiore Eventuali sollecitazioni ed erosioni legate al passaggio di colate detritiche/correnti iperconcentrate saranno pertanto contrastate dall’arginatura stessa e, in seconda battuta dal muro d’ala in progetto.

Camera di manovra in loc. Garines Ricade nelle delimitazioni della matrice velocità-tirante (v*h) e delle pressioni del flusso per colata detritica derivanti dalla modellazione bidimensionale, mentre non risulta interessato da fenomeni puramente idraulici. In generale, il corso d’acqua nella porzione inferiore del conoide mostra la tendenza al deposito, in relazione alla progressiva riduzione della pendenza, con conseguente fuoriuscita della colata su entrambe le sponde nel tratto a valle del ponte del cimitero; nel tratto terminale inoltre il livello idrico della Dora Baltea influisce in modo significativo con la capacità di smaltimento della portata del tributario. Per quanto riguarda il sito di intervento, esso può essere interessato da deflussi legati al sormonto dell’argine nel tratto adiacente o immediatamente a monte, con

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valori di riferimento per velocità e spessore di accumulo da area DF1 (vale a dire: 1 m2/s ≤ v*h oppure 1 m ≤ h) Nel dettaglio delle cartografie di analisi consultate, gli spessori nell’intorno risultano nell’ordine dei 15-50 cm, le velocità variano da 1,0/2,5 m/s fino a 4,5 m/s lungo la strada e le pressioni di flusso attese fino a 4000/5000 N/m2.

Estratto risultati modellazione Mazzucco 2016 – carte di analisi: 1. Hazard Map 2. Flow Depht

3. Velocity 4. Pressione del flusso

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6) Definizione degli interventi di protezione adottati per ridurre la pericolosità del fenomeno, ove possibile, e/o la vulnerabilità dell’opera e valutazione della loro efficacia ed efficienza rispetto al fenomeno di dissesto ipotizzato Alla luce di quanto fino a qui esposto, ai fini di ridurre la vulnerabilità delle opere (in termini di predisposizione al danneggiamento) e prevenire l’innesco di dissesti si ritiene valida la serie di accorgimenti progettuali ed operativi descritti al capitolo precedente, cui si aggiungono quelli specifici qui di seguito indicati e recepiti dal progetto. PARTE ALTA Condotta. Protezione cordolatura in cls nei tratti in attraversamento degli alvei naturali (T. Barbustel) oppure approfondimento scavo di posa a 1,50 m. Opera di presa di Capiron. Vale quanto già indicato per il vincolo valanghivo al CAP. 6. Si evidenzia infine che il tipo di utilizzo dell’opera prevede la sola presenza occasionale di persone per le periodiche operazioni di manutenzione e controllo e/o di ripristino, che andranno effettuate verificando preventivamente le condizioni di criticità idrogeologica attraverso la consultazione degli avvisi di criticità emessi da parte del Centro Funzionale/Protezione Civile. PARTE BASSA

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Condotta e pozzetti. Dotazione di idrovalvole automatiche che interrompono il flusso in caso di variazione di pressione e/o eccesso di portata a valle (danneggiamento/rottura tubazione staffata sul lato di monte dei ponti). Adeguata robustezza (blocco in ghisa sferoidale) e chiusura dei pozzetti. Per precisazioni in merito alla funzionalità dei dispositivi di sicurezza e dei pozzetti si rimanda alla Relazione Generale tecnico- illustrativa a firma dell’ing. T. Rosset. Vasca di accumulo di Sommet de Ville. Poiché il piano di fondazione della vasca in progetto risulta impostato a ca. -5 metri dal p.c. locale (lato torrente) sarà necessario proteggere la struttura in c.a. da eventuali infiltrazioni anche copiose in caso di eventi particolarmente gravosi mediante l’accurata impermeabilizzazione dello scatolare (platea e muratura perimetrale). Si raccomanda inoltre di prevedere la protezione dell’apertura di accesso (rivolta verso valle) da eventuali deflussi superficiali (acque meteoriche e di ruscellamento intercettate dalla strada comunale), tramite griglia di intercettazione adeguatamente dimensionata in corrispondenza all’ingresso e di conferire adeguata pendenza all’area antistante in modo da favorirne l’allontanamento. Si evidenzia infine che il tipo di utilizzo dell’opera prevede la sola presenza occasionale di persone per le periodiche operazioni di manutenzione e controllo e/o di ripristino, che andranno effettuate verificando preventivamente le condizioni di criticità idrogeologica attraverso la consultazione degli avvisi di criticità emessi da parte del Centro Funzionale/Protezione Civile. Camera di manovra di Garines. Adeguato dimensionamento della struttura in c.a. seminterrata rispetto alle pressioni di impatto attese e porta di accesso rivolta verso valle e protetta da muri d’ala. La struttura è stata dimensionata cautelativamente per pressioni di 50 kN/m2 agenti su un’altezza superiore a quella prevista dalla modellizzazione di riferimento (cfr. Relazione Tecnica di progetto a firma dell’ing. T. Rosset). Poiché il piano di fondazione della camera in progetto risulta impostato a ca. -4 metri dal p.c. locale sarà necessario proteggere la struttura in c.a. da eventuali infiltrazioni anche copiose in caso di eventi particolarmente gravosi mediante l’accurata impermeabilizzazione dello scatolare. Per l’apertura di accesso vanno previsti dispositivi di chiusura a tenuta al fine di evitare che eventuale materiale possa riversarsi all’interno della struttura con conseguente ostruzione e/o danneggiamento delle apparecchiature. Per quanto possibile conferire adeguata pendenza all’area, in modo da favorire

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l’allontanamento dei deflussi. Si evidenzia infine che il tipo di utilizzo dell’opera prevede la sola presenza occasionale di persone per le periodiche operazioni di manutenzione e controllo e/o di ripristino, che andranno effettuate verificando preventivamente le condizioni di criticità idrogeologica attraverso la consultazione degli avvisi di criticità emessi da parte del Centro Funzionale/Protezione Civile.

7) Conclusioni della verifica che dichiarino che l’intervento, così come progettato, risulta compatibile con le condizioni di pericolosità indicate dalla cartografia degli ambiti ai sensi della l.r. n. 11/1998 In conclusione si ritiene che gli interventi in progetto possano essere considerati compatibili con le condizioni di pericolosità indicate nelle cartografie degli ambiti inedificabili, se realizzati nel rispetto degli accorgimenti appena indicati e delle raccomandazioni contenute nel successivo CAP. 10 della presente relazione. Va infine precisato che gli accorgimenti individuati costituiscono soluzioni con effetto limitato, che non risolvono la situazione di pericolosità geomorfologica dei luoghi (con particolare riferimento ai contesti relativi all’opera di presa di Capiron e alla camera di manovra di Garines) e pertanto nel tempo potranno essere necessari oneri aggiuntivi di manutenzione e/o ripristino delle opere.

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10. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E SUGGERIMENTI

In base a quanto osservato e ai dati raccolti in merito all’assetto geomorfologico, idrogeologico e stratigrafico del settore in esame, sono state individuate le problematiche che caratterizzano l'intervento e proposti, in accordo col progettista, gli accorgimenti progettuali e operativi necessari per ottenere il miglior adattamento delle opere alla situazione in atto. I rilievi effettuati lungo il tracciato di intervento hanno evidenziato per la PARTE ALTA l’esistenza di alcune situazioni localizzate di instabilità in atto legate a condizioni di accentuata acclività e alla presenza di abbondanti venute d’acqua ed un contesto geomorfologico caratterizzato da una propensione al dissesto medio-elevata, legata essenzialmente a fenomeni detritico-torrentizi e valanghivi lungo gli impluvi. Per la PARTE BASSA, priva di evidenze di instabilità in atto, la pericolosità dei luoghi è determinata dalla dinamica dei torrenti laterali (soggetti a fenomeni di colata detritica) e della Dora Baltea (esondazione aree golenali e piana alluvionale). Nel corso della relazione è stata affrontata la problematica delle interferenze del tracciato con settori a vincolo per gli ambiti inedificabili e verificata la compatibilità dell’opera con lo stato di dissesto, così come richiesto dalla D.G.R. 2939/2008. E’ stata inoltre affrontata (Cap. 3) la tematica relativa alle “rocce e terre da scavo” e a possibili forme di contaminazione delle stesse (D.P.R. 13 giugno 2017, n°120, Linee Guida regionali di cui alla D.G.R. 1152/2018), considerato che la roccia diffusamente affiorante nel vallone di Champdepraz è la serpentinite, che può potenzialmente contenere vene di serpentino fibroso (“amianto”). In via precauzionale, nelle operazioni di demolizione e scavo in roccia andranno prese le opportune misure per la sicurezza delle maestranze intese a ridurre l’esposizione alle polveri ed alle eventuali fibre aero disperse. Sarà quindi necessario limitare la diffusione delle polveri bagnando la superficie di demolizione/scavo ed utilizzare dispositivi di protezione individuale (DPI), segnalando eventuali vene di serpentino fibroso. Relativamente alla captazione della sorgente e all’aspetto relativo alla vulnerabilità della risorsa idrica è stata evidenziata (CAP. 4) l’assenza di “centri di pericolo” nel bacino di alimentazione e pertanto non esistono problematiche di inquinamento legate

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alle attività umane, se non quelle riconducibili al tratto immediatamente a monte della scaturigine (strada comunale). Le operazioni di scavo potranno essere eseguite con i normali mezzi per movimento terra. Si è evidenziato in precedenza come sia diffusa lungo gran parte del tracciato, nella PARTE ALTA dello stesso (vallone Chalamy), la presenza di grandi trovanti che complicheranno inevitabilmente le operazioni di scavo e interramento della condotta e che potranno localmente rendere necessario l’impiego del martellone o deviazioni del percorso rispetto al tracciato previsto. Prima di iniziare i lavori procedere al controllo del tratto di pendio immediatamente sovrastante e provvedere a rimuovere eventuali blocchi in equilibrio precario e/o volumi rocciosi instabili (che potrebbero essere mobilizzati dalle vibrazioni prodotte).

Per quanto riguarda la varie opere in progetto, oltre a quanto sin qui evidenziato, si suggeriscono le seguenti attenzioni e interventi:

 Tubazioni Gli scavi in trincea presentano impatto ridotto, in relazione alla ridotta profondità di posa delle condotte, e richiederanno attenzione principalmente nella sistemazione definitiva dei terreni attraversati, in particolare dove presentano maggiore acclività, e nell’accurata posa delle condotta nei tratti dove essa risulta più vulnerabile. In particolare non si ritiene necessario adottare particolari accorgimenti tecnici se non quelli di carattere generale di seguito esposti:  nei tratti su pendio, gli scavi dovranno rimanere aperti per il minor tempo possibile e protetti dalle precipitazioni mediante la posa di teli impermeabili; procedere per brevi tratti in modo da consentire il completamento in giornata della posa della tubazione ed il ripristino dei luoghi  nei tratti su pendio, evitare lo scarico a valle dei materiali di scavo (che dovranno essere reimpiegati per la copertura) e/o accumuli provvisori in terreni acclivi, destinati ad essere erosi e trasportati verso valle  nei tratti in cui si rendesse necessaria la posa delle tubazioni a ridotta profondità, per cui essa risultasse ricoperta da meno di 50 cm di terreno, se ne consiglia una protezione con malta cementizia (magrone);

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 curare il reinterro delle tubazioni con materiali accuratamente vagliati, in particolare a contatto con esse, e ben costipati, per evitare che si formino avvallamenti lungo il tracciato;  nei tratti ove le tubazioni verranno interrate secondo le linee di massima pendenza prevedere particolare cura nel reinterro, per evitare fenomeni di ruscellamento ed erosione lungo le medesime, intervenendo eventualmente con canali di gronda provvisori; valutare inoltre durante la fase di riprofilatura e reinterro nei tratti a maggior ripidità la posa di teli di geojuta ben ancorati al pendio e/o l’eventuale copertura dei medesimi con reti addossate a doppia torsione per impedire l’innesco di fenomeni di ruscellamento concentrato ed erosione e favorire l’immediato attecchimento della vegetazione;  in presenza di terreni imbibiti prevedere il drenaggio degli scavi, curando la realizzazione di un letto di posa in materiale ghiaioso e la copertura della tubazione, fino a 30-40 cm dal piano campagna, con analogo materiale accuratamente costipato; Chiudere la trincea di scavo con terreno vegetale adeguatamente costipato;  evitare di tagliare direttamente con le tubazioni i settori interessati da tracce di ruscellamento concentrato o di scivolamento della coltre superficiale (peraltro non individuati in sede di sopralluogo);  curare la sistemazione dei terreni in maniera da evitare di concentrare le acque verso i settori ove verranno interrate le condotte.

 Opera di captazione Nell’esecuzione dell’intervento si raccomanda di:  aprire con molta cautela lo scavo per la realizzazione della captazione, limitando l’entità degli sbancamenti e lavorando a mano o comunque con mezzi di piccole dimensioni, cercando di smuovere il meno possibile i massi nell’intorno, per non alterare l’equilibrio esistente, rischiando di far abbassare la quota di scorrimento dell’acqua, rendendone quindi più difficile la captazione. Le strutture di captazione andranno quindi adattate alla situazione riscontrata in sede di scavo, seguendo l’andamento naturale della scaturigine;  provvedere all’accurata pulizia e regolarizzazione della superficie da impermeabilizzare per ricavarne la vasca di raccolta

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 in caso di fondazione su roccia, in particolare se con superficie in pendenza, procedere ad una scarifica della porzione superficiale più alterata ed alla formazione di un gradino ove posare correttamente la struttura, che andrà solidarizzata al substrato; in caso di discontinuità importanti o alterazioni spinte, tali da pregiudicare la possibilità di ancorarsi/appoggiarsi al substrato roccioso, provvedere al consolidamento dello stesso;  si raccomanda di procedere all'impermeabilizzazione delle murature controterra con guaina elastomerica, prevedendo quantomeno l'eventualità di saltuarie percolazioni anche copiose di acque in occasione di forti precipitazioni o dello scioglimento delle nevi;  ubicare lo scarico in posizione protetta in modo da preservarne lo sbocco da eventuali urti con materiale detritico e renderne trascurabile l’azione erosiva ad es. tramite la collocazione di blocchi in adiacenza allo stesso;  proteggere l’area di captazione dai fenomeni di infiltrazione verticale, occludendo i principali vuoti con idoneo materiale sciolto, fine ed impermeabile, regolarizzando per quanto possibile la superficie topografica, che eventualmente andrà ricoperta con guaina impermeabile in relazione alle condizioni risultanti. Infine, in ogni caso, andrà steso uno spesso strato di terreno vegetale da sottoporre a rapido rinverdimento tramite semina;  compatibilmente alle condizioni morfologiche dell’intorno, provvedere alla delimitazione mediante recinzione della Zona di Tutela Assoluta, che dovrà avere estensione pari ad almeno 10 m dall’opera di presa, nella direzione di provenienza del deflusso idrico sotterraneo. Si suggerisce di posizionare la recinzione sul lato di monte a margine della banchina stradale (ciglio scarpata) e sul lato orientale, in modo da impedire abbandoni di materiali/rifiuti dalla strada e accessi nella piccola area sovrastante i blocchi;  provvedere all’allontanamento di eventuali scarichi nel tratto di impluvio a monte dell’opera di presa (tubazione a monte della strada comunale in sinistra idrografica).

In riferimento al particolare contesto morfologico, con la sorgente che affiora all’interno di un impluvio a grandi blocchi tra i quali, in caso di piene, potrebbero verificarsi fenomeni di infiltrazioni di acque superficiali in grado di raggiungere la

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falda (in questo punto superficiale), si suggerisce di prevedere una protezione dell’alveo per alcune decine di metri a monte (fino al grosso affioramento di roccia sopra al ponte della strada comunale) mediante realizzazione di una mantellata di impermeabilizzazione in cls e pietrame che vada ad intasare i vuoti tra un blocco e l’altro dell’alveo.

 Vasca di accumulo, carico e camere di manovra  andranno previsti attorno all’area di scavo una fascia di rispetto transennata di larghezza pari ad almeno 2 m ed un canale di gronda provvisorio a monte che eviti indesiderabili ruscellamenti verso il fronte di sbancamento in grado di provocare l’innesco di fenomeni di colamento del terreno. In ogni caso si raccomanda, in caso di eventi meteorologici prolungati e/o intensi, di prevedere la protezione del fronte con teli di plastica ampiamente risvoltati;  in sede di sbancamento, si suggerisce di accantonare il materiale risultante dallo scotico del terreno vegetale, per riutilizzarlo nella definitiva sistemazione del sito;  le operazioni di scavo potranno essere condotte mediante in normali mezzi di cantiere anche se la presenza di grossi trovanti lapidei richiederà l’impiego diffuso del martellone. Si richiede la massima attenzione nella realizzazione degli stessi, procedendo con particolare cautela in corso d’opera adempiendo a tutte le prescrizioni vigenti relative alla sicurezza in cantiere;  i fronti di scavo potranno essere modellati su pendenze non superiori ai 45° e andranno sollecitamente sostenuti dalle murature di contenimento; in presenza di venute d’acqua si raccomanda di procedere mediante avanzamento per conci di pochi metri e l’adozione di sistemi di sostegno provvisori (sbadacchiature); in ogni caso poiché per le condizioni al contorno (interferenze col pendio o strutture/infrastrutture adiacenti) sarà necessario operare su pendenze più elevate, si raccomanda di non eccedere i 60-70° e di eseguire lo scavo per campioni adottando sistemi di sostegno provvisorio, quali sbadacchiature e puntellature temporanee dei fronti e, per la vasca di Sommet de Ville, paratia di micropali (cfr. Relazione generale tecnico- illustrativa a firma dell’ing. T. Rosset);

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 il terreno di fondazione non dovrà subire rimaneggiamenti e deterioramenti prima della costruzione dell’opera ed eventuali acque ruscellanti o stagnanti dovranno essere allontanate dalla zona di scavo;  la preparazione del fondo del piano di splateamento, in particolare in presenza di venute d’acqua, andrà curata disponendo una massicciata in integrale misto di fiume (ghiaia ben lavata) di almeno 30-40 cm di spessore, al fine di impedire la risalita di umidità verso il pavimento;  si raccomanda di procedere all'impermeabilizzazione delle murature controterra con guaina elastomerica, prevedendo quantomeno l'eventualità di saltuarie percolazioni anche copiose di acque in occasione di forti precipitazioni o nel periodo di fusione delle nevi. A tergo delle murature andrà previsto un setto drenante in misto di fiume, di larghezza pari ad almeno 50 cm, con tubo finestrato al fondo, poggiato su una cunetta in cls lisciato, che favorisca il deflusso delle acque di ruscellamento verso appositi pozzetti collegati alla rete irrigua o di smaltimento delle acque bianche. La sommità del setto andrà sigillata con 30-40 cm di terreno vegetale ben costipato. La messa in opera del setto dovrà essere realizzata sollecitamente, prima che piccoli smottamenti del fronte di scavo intasino il retro del muro con materiale inadatto;  curare il costipamento dei materiali di riporto e reinterro a tergo delle murature, disponendoli in strati successivi (40-50 cm) singolarmente rullati con ripetuti passaggi dei mezzi di cantiere per un accurato consolidamento e sistemazione;  si raccomanda infine di curare la regimazione delle acque superficiali nell’area circostante le vasche, fornendo adeguata pendenza al terreno in modo da favorire l’allontanamento delle acque di ruscellamento;

Saint-Vincent, 10-08-2020

Dr. Ester Buonaiuto –geologo Documento firmato digitalmente

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Sommario

1. PREMESSA ...... 1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO: ...... 6 2. CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO ...... 8 3. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE E GEOLOGICHE DELLE AREE INTERESSATE DAGLI INTERVENTI ...... 13 3.1 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ...... 13 3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO ED ASPETTI GEOLITOLOGICI ...... 27 4. INQUADRAMENTO IDROGRAFICO ED IDROGEOLOGICO ...... 32 4.1 ASSETTO IDROGRAFICO SUPERFICIALE ...... 32 4.2 ASSETTO IDROGEOLOGICO E CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA DELL’ACQUIFERO AFFERENTE LA SORGENTE OGGETTO DI CAPTAZIONE...... 36 4.3 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE SORGENTI CAPTATE AD USO POTABILE ...... 43 4.4 DEFINIZIONE DELLE AREE DI SALVAGUARDIA DELLA SORGENTE OGGETTO DI CAPTAZIONE ...... 46 5. FENOMENI DI DISSESTO ...... 47 6. VALUTAZIONE DI INTERFERENZA VALANGHIVA ...... 51 7. ASSETTO LITOSTRATIGRAFICO LOCALE E CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI ...... 55 8. CONSIDERAZIONI IN MATERIA DI SISMICA ...... 59 9. STUDIO DI COMPATIBILITA’ CON LO STATO DI DISSESTO ESISTENTE ...... 61 10. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E SUGGERIMENTI ...... 86

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