ANICA SCENARIO

29 - 30 dicembre 2014

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ANICA SCENARIO

30/12/2014 Avvenire - Nazionale 9 CINEMA Dov'è il confine fra realtà e fiction?

27/12/2014 Avvenire - Nazionale 11 FICTION L'alternativa Internet

27/12/2014 Avvenire - Nazionale 13 Video di gag, sit-com, tutorial e parodie così il successo arriva con YouTube

30/12/2014 Brescia Oggi 14 Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood

27/12/2014 Brescia Oggi 15 Angelina «cattiva» la più vista del 2014

30/12/2014 Corriere del Mezzogiorno - Napoli 16 Martone: è ora di dire basta alla cultura del risentimento

30/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 17 il record di «The Interview» test di un successo digitale

30/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 18 Aldo, Giovanni e Giacomo sono da record: l'incasso sfiora i 10 milioni

30/12/2014 Corriere della Sera - Brescia 19 Agosti si inventa la notte dei sogni maratona dei film migliori della storia

28/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 20 Gli incassi del 2014 premiano le donne: Lawrence batte tutti

28/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 21 Rivolta contro il Mosè di Ridley Scott

28/12/2014 Corriere della Sera - Bergamo 23 Film, a Natale vince la comicità Ma i cinepanettoni fanno flop

28/12/2014 Corriere della Sera - Roma 25 «Invece della Festa del cinema un festival di film europei»

27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 26 Il film segreto dei cinesi girato a Milano

27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 28 Apertura nel segno dell'India Una mostra sulla Hayworth 27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 29 capri boulevard

27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 31 Affronto i draghi ma vorrei essere nell'antica Roma

27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 32 Restino stagionali i burocrati del turismo

29/12/2014 Corriere delle Alpi - Nazionale 33 Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014

27/12/2014 Gente 35 tutti ci vogliono siamo i magnifici

29/12/2014 Il Centro - Nazionale 37 Maleficent il film più visto del 2014

29/12/2014 Il Fatto Quotidiano 38 Oscar, com'è brutta l'Italia della grande BELLEZZA

28/12/2014 Il Fatto Quotidiano 39 Usa, le serie tv adesso fanno arrabbiare il mondo

28/12/2014 Il Fatto Quotidiano 40 La " banda dei quattro " e il massacro dei maledetti Natali

27/12/2014 Il Fatto Quotidiano 42 The Interview, quando la censura si trasforma in marketing

30/12/2014 Il Giornale - Nazionale 44 Sky raddoppia nella tv «free» Accordo con Class Editori

30/12/2014 Il Giornale - Nazionale 45 Vince «Boyhood», l'anticommerciale

30/12/2014 Il Giornale - Nazionale 46 «The Interview» vola grazie alla rete

28/12/2014 Il Giornale - Nazionale 47 Ma per 7 americani su 10 la pellicola non fa ridere

28/12/2014 Il Giornale - Nazionale 48 La Corea del Nord vede rosso «Obama, sei una scimmietta»

28/12/2014 Il Giornale - Nazionale 49 Checco Zalone: ascolti record su

27/12/2014 Il Giornale - Nazionale 50 «In Italia fatico a girare Me ne torno all'estero» 30/12/2014 Il Giornale di Vicenza 51 Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood

30/12/2014 Il Manifesto - Nazionale 52 Rotterdam, rassegna indipendente

27/12/2014 Il Manifesto - Nazionale 53 L'immaginario sul cortile di casa

30/12/2014 Il Mattino - Caserta 55 Da Siani a Eastwood il Natale in poltroncina

29/12/2014 Il Mattino - Nazionale 56 «Dai vampiri alla tigre la mia saga vi stupirà»

27/12/2014 Il Mattino - Nazionale 58 Una favola noir-pulp che assomiglia a un musical

30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 59 La sfida di Natale al cinema vinta da Aldo, Giovanni e Giacomo

30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 60 Coltrane: tutto pronto per il seguito di Boyhood

30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 61 The Interview fa il pieno di download a pagamento

30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 62 Il volo: un sogno in 3D

29/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 63 Da Selma a Steve Jobs tutti i "biopic" del 2015

29/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 64 L'arte secondo Tim Burton

28/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 66 L'eroe segreto di Angelina

28/12/2014 Il Messaggero - Pesaro 67 Il sindaco Seripremia il castdegli Sbancati

27/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 68 Attacco di hacker a Microsoft e Sony le salva un altro pirata con 99 dollari

27/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 69 Robot, supereroi comici e cartoni Feste all'insegna della risata

27/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 70 Waltz: «E ora sfido anche James Bond» 30/12/2014 Il Secolo XIX - La Spezia 71 Il cinema accusa la crisi economica nelle sale spezzine un calo del 21%

29/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale 72 IL CINEMA USA NON È SOLO BLÒCKBUSTER

29/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale 73 IL BIMBO MAI NATO DIVENTER À UN FILM

28/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale 75 HACKER CONTRO LA NOSTRA FRAGILIT À

27/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale 77 COOPER, PROTAGONISTA E PRODUTTORE «RACCONTIAMO L'ORRORE DELLA GUERRA»

30/12/2014 Il Sole 24 Ore 78 Sony Pictures fa il pieno di incassi online

27/12/2014 Il Sole 24 Ore 79 Hacker contro Playstation

30/12/2014 Il Tempo - Nazionale 81 Tutti contro «Exodus» Il film di Ridley Scott scatena la Guerra Santa

28/12/2014 Il Tempo - Nazionale 82 Aldo, Giovanni e Giacomo in cima al box office di Natale

30/12/2014 Il Tirreno - Nazionale 83 Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni

30/12/2014 ItaliaOggi 84 Il cinepanettone è tramontato

30/12/2014 L'Arena di Verona 85 Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood

27/12/2014 La Gazzetta dello Sport - Nazionale 86 Il cinema alla sfida di fine anno Il Trio contro Siani e Eastwood

27/12/2014 La Gazzetta di Parma 87 Che occhi grandi che hanno: ma la «paternità» è contesa

27/12/2014 La Liberta 88 Castoldi, un film per sorridere della crisi

27/12/2014 La Nuova Ferrara - Nazionale 89 Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III 29/12/2014 La Nuova Sardegna - Nazionale 90 Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton

30/12/2014 La Repubblica - Nazionale 91 Fellini inedito: "Il giorno in cui ho deciso di diventare regista"

30/12/2014 La Repubblica - Nazionale 93 Silenzio in sala i nostri registi alla ricerca di una nuova Grande Bellezza

30/12/2014 La Repubblica - Nazionale 94 AG&G milionari a Natale Il film "The interview" è il più scaricato di sempre

30/12/2014 La Repubblica - Napoli 95 A Capri-Hollywood sfilano i big del cinema europeo

30/12/2014 La Repubblica - Nazionale 96 Sky raddoppia sul digitale terreste "Nostro il canale 27"

29/12/2014 La Repubblica - Nazionale 97 Christian Bale "Sì, la Bibbia fa discutere ognuno ha il suo Mosè"

28/12/2014 La Repubblica - Torino 99 Una fiction Rai ultimo tentativo per il salvataggio degli studi Lumiq

27/12/2014 La Repubblica - Nazionale 100 Meglio la Corazzata Potemkin del cinepanettone sulla Corea

27/12/2014 La Repubblica - Nazionale 102 Tutti in coda per il film su Kim Jong-un

27/12/2014 La Repubblica - Palermo 103 L'anno d'oro di Pif "Io, la mafia e la Sicilia da cambiare"

30/12/2014 La Sicilia - Nazionale 105 «Italo, una bella fiaba»

27/12/2014 La Sicilia - Nazionale 107 Vincono le commedie italiane ma meno spettatori al cinema

30/12/2014 La Stampa - Nazionale 109 Reti generaliste alla riscossa da Benigni a Braccialetti rossi

29/12/2014 La Stampa - Nazionale 110 Tanti ottimi film senza un evento Le sorprese migliori sono intimiste

28/12/2014 La Stampa - Nazionale 111 Il modello Hollywood adesso è in pericolo

28/12/2014 La Stampa - Nazionale 112 Dopo la Nord Corea il Pakistan "Quel telefilm è una calunnia" 28/12/2014 La Stampa - Savona 113 Murray Abraham sul set a Saliceto

27/12/2014 La Stampa - Nazionale 114 A Natale trionfa la favola contro la crisi

27/12/2014 La Stampa - Nazionale 116 "The Interview"? Prende in giro più gli Usa che la Nord Corea

30/12/2014 Libero - Nazionale 117 Class cede il posto Sky raddoppia sul 27 del digitale

28/12/2014 QN - La Nazione - Arezzo 118 Cinema: code e tutto esaurito Chi sono i campioni di incasso

ANICA SCENARIO

87 articoli 30/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

AGORA' CINEMA Dov'è il confine fra realtà e fiction ? Fra il vero e il presunto va in scena l'inganno La spettacolarizzazione del comico o dell'action Alcuni casi in uscita: da "Big Eyes" di Tim Burton a "Tak3n" di Luc Besson EMANUELA GENOVESE

Punti di (s)vista. La spettacolarizzazione del comico, dell'action e del fantasy nel cinema trova anche nei film d'autore validi alleati, per ripensare quanto labile sia diventato il confine tra vero e presunto, tra realtà e rappresentazione. La fragilità contemporanea delle certezze e delle sicurezze ha nell'immaginario filmico il suo terreno fecondo e il cinema, con la sua forza narrativa, diventa valido specchio della nostra società. La complessità della realtà è difficilmente rinchiudibile in uno spazio limitato, ma la violenza e l'inganno sembrano essere le chiavi per raccontare la paura di conoscere la propria identità e di trovare un posto nel mondo. Il primo gennaio, tra film comici e biografici, arriva in sala Big Eyes di Tim Burton, il primo lungometraggio sull'artista Margaret Keane, il cui vero nome è Peggy Doris Hawkins. Burton ha ricreato la storia di questa donna e delle sue opere, riconoscibili principalmente per i ritratti di bambini caratterizzati da occhi grandi ed espressivi. Margaret (una bravissima Amy Adams) si trasferisce con la figlia a San Francisco. Lì conosce Walter Keane (Christoph Waltz), pittore di scorci parigini, un po' datati. Walter ha l'entusiasmo dell'ingannatore a caccia di profitto e, dopo aver sposato Margaret, si accorge che i quadri, che la moglie firma ora con il cognome "da sposata", piacciono e vendono. Siamo negli anni '60. «L'arte firmata da donna non vende» è l'arma della convinzione di Walter. E così Margaret, dopo un'iniziale resistenza, accetta di vivere il successo delle proprie opere all'ombra del marito. L'abile prestigiatore convince stampa e tv della sua arte, trovando nei risultati delle vendite la conferma che la manipolazione è l'unica via del successo. L'illusione di chi cerca nei media di costruire la propria immagine, di trovare consenso negli altri e di fare della propria incompetenza un mezzo per usare l'altro, è destinata a svanire presto. La menzogna come costruzione della verità si frantuma contro la testimonianza ingenua di una bambina, la figlia della pittrice che sa chi è veramente l'autore delle opere. Per giungere alla verità di se stessi il rischio da correre è la perdita. Attraverso la rinuncia a un impero nato sulla finzione Margaret riacquista la propria vita. È interessante notare come l'artista, che trova ispirazione nella purezza degli occhi perché esprimono l'anima e la realtà degli uomini, non riesca a trovare nella stessa ricerca della realtà la forza di manifestare la paternità delle proprie opere. Si confonde l'amore con la sottomissione e il successo. La crisi di identità («sono qualcuno perché tu riconosci che lo sono») accompagnata da un aggressivo narcisismo delle relazioni, è la malattia morale che genera sempre di più storie «tratte e ispirate da fatti realmente accaduti». Il pubblico americano che ha premiato al botteghino L'amore bugiardo ( Gone Girl , il nuovo film di David Fincher, tratto dal bestseller di Gillian Flynn) riconosce un principio di realtà nell'intreccio immaginario degli eventi narrati. Con il film di Fincher, regista di Se7en e The Social Network , lo spettatore adulto (la visione è sconsigliata ai minori per le scene dove il sesso è strumentale anche alla violenza) si trova di fronte a un ritratto cupo delle derive affettive e delle manipolazioni mediatiche nelle nostre vite. La realtà, sia nel romanzo sia nel film, è sempre affidata alle voci narranti, prima del marito, poi della moglie, che ci mostrano la loro prospettiva. La sparizione di Amy (Rosamund Pike), nel giorno del quinto anniversario di matrimonio con Nick (Ben Affleck), sarà alimento ghiotto per i mass media amanti di cronaca nera. Il circo mediatico imporrà (o servirà) a Nick di convincere l'opinione pubblica della sua onestà. È vero ciò che vediamo o è vero quello che racconta il narratore? Nascono impressioni e supposizioni come nel film culto di Brian Singer, I soliti sospetti , ma non sono mai esauribili se non alla fine del film quando lo spettatore comprende che in realtà la visione di quella storia è stata contraffatta dal punto di vista. Questa forma di racconto, che trova nella manipolazione la sua natura, non è solo un artificio narrativo. Il finto diventa così vero che si trasforma in reale. Complotti e manipolazione della verità anche in Tak3n , la terza parte della serie di successo scritta da Luc Besson con Liam Neeson,

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 9 30/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

che uscirà in Italia il prossimo 12 febbraio. Gli interessi manipolano la realtà degli eventi, anche al prezzo di vite umane. E alla fine una domanda continua a serpeggiare. Di chi ci si potrà fidare? «L'accaduto è davvero terribile perché uccide la fiducia negli uomini», confessa scoraggiato il buddista in Rashomon , il celebre film di Akira Kurosawa che riporta le quattro versioni diverse - a seconda dei punti di vista - della causa della morte di un samurai. Il cuore del disagio contemporaneo, che dalla società si riflette nelle storie filmiche, è l'affannosa ricerca di (ri)conoscere la propria identità per non sotterrarla al servizio del potere e del successo o delegarla ai media. E il film senza tempo, Zelig , il finto documentario di Woody Allen, che ha dato origine al genere mockumentary , è una risposta ancora attuale alla nostra crisi. Zelig, che sembra riuscire a sopravvivere solo nell'identificazione con l'altro («Mi dà sicurezza essere come gli altri»), guarirà dal suo trasformismo innamorandosi. La salvezza della propria identità è il sapersi amati: l'amore diventa la realtà che dà significato e cambia la vita a volte incolore, grigia uguale a una, nessuna e centomila vite. Foto: LA SCENA. "Big Eyes" di Tim Burton, il primo film sull'artista Margaret Keane, con Amy Adams e Christoph Waltz

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 10 27/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato AGORÀ FICTION L'alternativa Internet La tv nella Rete/2 Si chiamano "web series" e spopolano on line fra naviganti appassionati Nonostante azzardi ed eccessi, sono diventati autentici casi editoriali Sono produzioni dal basso, poco costose e spesso innovative di giovani talenti subito rilanciati dalla televisione I succesi di "Under", di "Esami" o di "Una mamma imperfetta" FRANCESCA D'ANGELO

e web series altro non sono che l'alter ego della fiction italiana: il suo "doppio" moderno, un po' dark, sicuramente spregiudicato e all'avanguardia che, dal basso, è riuscito a conquistare l'attenzione di stampa e network televisivi. E poco importa se la maggior parte degli adulti a stento conosce un titolo, se non addirittura il significato stesso del termine web series che, per la cronaca, significa produzioni seriali pensate e realizzate per il web, in primis YouTube. Il popolo eletto di questi titoli sono infatti esclusivamente i giovani, che starebbero dando vita a una nuova frontiera della produzione italiana. Questo, almeno, è quanto si sente ripetere da più parti. In realtà, le web series devono ancora farne di strada per poter rappresentare una valida alternativa, soprattutto in termini economici, alla tradizionale offerta delle reti generaliste. Non foss'altro per il fatto che a oggi non si è ancora trovato un modello di business per l'on line. Più che sui soldi, dunque, il loro successo poggia su una convinzione aprioristica di fondo: l'idea che internet sia la terra della libertà, l'unico luogo dove ci si possa esprimere a pieni polmoni. E questo, nella maggior parte dei casi, non è solo sinonimo di mancanza di censura ma anche di perdita del buon gusto. Non c'è sketch, per esempio, che non proponga scene di sesso, nudità, uso di droghe e alcolici: esperienze (purtroppo) effettivamente familiari ai giovani, ma che qui vengono proposte in dose massicce, quasi a prescindere dalle reali esigenze narrative. Le trovate davvero originali si contano, insomma, sulla punta delle dita e a prevalere è la generale impressione di trovarsi davanti a una versione 2.0, nonché molto più disinibita, del Drive In . Tuttavia internet fa miracoli e così quei pochi casi eccellenti sono stati sufficienti per trasformare, almeno mediaticamente, le web series in "caso editoriale", monitorato a vista da stampa e addetti ai lavori. Si va a caccia del talento nascosto tra le pieghe del web, della gag capace di ridare smalto alla nostra fiction. Ha fatto per esempio molto parlare di sé Under : scritta e girata da Ivan Silvestrini, è stata lanciata on line in contemporanea all'uscita nelle librerie dell'omonimo libro di Giulia Gubellini (Rizzoli), a cui si ispira. A fare la differenza, oltre all'ottima strategia distributiva, è anche la storia che schiaccia l'occhio al mondo dei miti distopici alla Hunger Games . Non a caso la web series è entrata tra i finalisti del Lawebfest 2015 di Los Angeles (2-15 aprile). Ha fatto incetta di visualizzazioni anche Esami : al centro, la vita degli studenti universitari raccontata da Edoardo Ferrario lanciato da Sabina Guzzanti nel programma Un, Due, Tre, Stella . La scuola fa da sfondo anche a Come mi sono innamorato di te , web series ideata da Michael Righini, Lucia Ridolfi, Matteo Carbone e Luca Balduini, che cerca di adattare al web i canoni del teen drama , un genere praticamente scomparso dalle reti generaliste. Alcune serie sono poi riuscite addirittura ad approdare in tv: per esempio i romani The Pills sono stati proposti quest'anno su Italia1, in seconda serata, per poi traslocare in Viale Mazzini, dove hanno scritto la sit-com Zio Gianni destinata al 2015 di RaiDue. Gli autori di The Jackal sono stati invece arruolati da Sky, che, dopo aver visto Gli effetti di Gomorra , ha affidato loro la realizzazione della serie Lezioni di streaming , contro la pirateria. Oltre a Sky, i The Jackal hanno collaborato anche con Michele Santoro per AnnoUno . Sempre su , Piazza Pulita ha invece voluto come inserti comici le puntate de Il terzo segreto della satira . Parallelamente, è poi nato il filone delle web series sostenute dagli stessi produttori tv. Zodiak Active , per esempio, ha fortemente voluto la web series (solo per stomaci forti) ideata da Francesco Mazza e Riccardo Milanesi, dal titolo Vera Bes . A metà tra horror e soprannaturale, ha per protagonista una ragazza che entra nella mente delle persone per liberarle dai loro peggiori incubi. La Cross Production invece ha realizzato il prequel Una grande famiglia: 20 anni prima , mentre la Tauron Entertainment ha investito sulla serie thriller Sisara , del regista Pietro Trecca. Per non parlare degli investimenti della stessa Rai che ha arruolato Ivan Cotroneo (il papà di Tutti pazzi per amore ) per realizzare Una mamma imperfetta , proposto sia sul web che

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 11 27/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

su RaiDue. Meno fortunato, invece, l'esperimento estivo di RaiDue Ombrelloni , affidato all'ex team autoriale di Boris: oltre agli ascolti poco entusiasmanti, è stato criticato per la bassa qualità. Foto: IL CASO. Una scena di "Esami", la vita degli studenti universitari raccontata da Edoardo Ferrario che ha fatto incetta di visualizzazioni online

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 12 27/12/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato AGORÀ / L'altro "canale" Video di gag, sit-com, tutorial e parodie così il successo arriva con YouTube Francesca D'Angelo

E poi ci sono loro: gli YouTubers, ossia i giovani Fiorello 2.0 (o aspiranti tali) che si sono guadagnati fama e notorietà a colpi di video pubblicati su YouTube. A differenza dei loro colleghi delle web series , le star del Tubo non ambiscono a diventare i nuovi Paolo Sorrentino. La loro attività web va infatti più nella direzione dell'intrattenimento, ossia della gag comiche, spesso one shot , se non addirittura del genere factual . L'esempio più famoso è sicuramente Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh. Bello quanto basta per piacere anche agli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo, si è distinto su YouTube per i suoi travestimenti comici. Da lì, il successo: prima il programma radiofonico A tu per gu su Radio Deejay, a cui ne sono seguiti altri due; poi il cinema con Una canzone per te , Matrimonio a Parigi , 10 regole per fare innamorare e Fuga di cervelli , per poi addirittura approdare su RaiUno, come protagonista della fiction Baciato dal sole in onda dal 2015 in prima serata. Inoltre, in questi anni Scilla ha dato alle stampe ben tre libri: 10 regole per fare innamorare , Freaks! Tutti i segreti e L'inganno della morte . Il tutto, alla tenera età di 27 anni. Un altro giovane YouTuber sulla cresta dell'onda è Francesco Sole: vero nome Guglielmo Dotti, fino a un anno fa si divertiva a caricare su YouTube dei video parodia sulla vita dei ragazzi della sua età. Tra i più visualizzati: L'amore ai tempi di WhatsApp e La vita ai tempi dell'iPhone . Oggi, a soli 21 anni, è stato promosso co- presentatore, al fianco di Belen Rodriguez, nello show del sabato sera di Canale5 Tu si que vales . Anche lui starebbe lavorando a un libro, destinato alla Mondadori, nonché, secondo Sorrisi e Canzoni tv , a una sceneggiatura sotto la supervisione di Fausto Brizzi. È già un prezzemolino tv anche il YouTuber Frank Matano, famoso per i sui scherzi telefonici: classe 1989, vero nome Francesco Matano, ha iniziato nel 2009 con le Iene , per poi continuare su Sky, con il programma di scherzi SkyScherzando? , il doppiaggio del cartone South Park e il cinema con Tutto molto bello e Fuga di cervelli . L'anno prossimo sarà nella giuria di Italia's got talent su Sky. Nel segno del factual è invece Clio: giovane ragazza bellunese, caricava sul web dei tutorial amatoriali sul trucco. Notata da Discovery, ha condotto per due stagioni di fila il programma Clio Make Up su Real Time. E che dire di Lorenzo Ostuni, noto come Favji? All'età di 19 anni ha un manager personale e un proprio canale YouTube dove quasi quotidianamente pubblica un video sui videogiochi. Vanta talmente tanti fan (oltre 1,2 milioni di iscritti) che questo autunno è stato premiato da Google con il YouTube Golden Button Awards: è il primo italiano a vincerlo.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 13 30/12/2014 Brescia Oggi Pag. 40 (diffusione:16000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CINEMA . Esce il 1° gennaio il nuovo film dell´ attore e regista napoletano, nello stesso giorno di «American Sniper» Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood

Fabio De Luigi e Alessandro Siani in Si accettano miracoli, nelle sale dal 1° gennaio È una mossa accorta, quella della 01 Distribution: aver evitato che il nuovo film di Alessandro Siani, nel quale veste il doppio ruolo di protagonista e regista, come già nel precedente Il principe abusivo, si scontrasse con la ressa dei titoli natalizi. Inutile spartire il bottino con Lo Hobbit, due cinepanettoni e Aldo, Giovanni e Giacomo. Meglio trovare il pubblico con la pancia ancora piena del cenone di Capodanno, indeciso tra film d´autore (The Imitation Game) e un Clint Eastwood potenzialmente indigesto (American Sniper), con la sua carica di violenza e malinconia. Gli italiani, non solo quelli del Sud, amano il napoletano Siani: un comico dall´indole gentile, che parla sottovoce, non sgomita per l´attenzione ed ha un contegno non dissimile da quello del grande Massimo Troisi. In Si accettano miracoli è affiancato da un altro cavallo di razza: Fabio De Luigi, ancora una faccia ingenua, estranea alle volgarità imperanti, in cerca di un´occasione per splendere veramente. Sarà questa l´occasione? In sala dal primo gennaio, Si accettano miracoli ha una premessa classica, quasi antica: lo scontro tra la modernità della metropoli e la semplicità del mondo rurale meridionale. Siani è Fulvio, spietato tagliatore di teste di una multinazionale (ruolo che fa l´occhiolino a quelli portati al cinema da Russell Crowe in Un´ottima annata e George Clooney in Tra le nuvole) al quale, dopo aver «sfrondato» per bene la propria azienda, viene notificato il licenziamento. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Arrestato e condannato a un mese di servizi sociali, dopo aver perso la testa sull´ex posto di lavoro, Fulvio viene affidato alla casa famiglia del fratello prete Germano (De Luigi), che lavora in un minuscolo borgo dove la tecnologia è una chimera. Il centro, però, è in crisi: rischia di chiudere. Toccherà a Fulvio inventarsi un miracolo, letteralmente (una statua piangente), che attirerà frotte di credenti da spennare in paese, facendo risorgere l´economia locale. Andrà tutto liscio fino a che il Vaticano non decide di indagare... «Ho cercato di creare un genere, il fantasy-comedy, ovvero dei film che sembrano confezionati come di fantasia ma con all´interno tanta commedia. Quando penso un film lo penso per il pubblico», racconta Siani. E il pubblico ringrazia: Il principe abusivo ha incassato più di 14 milioni di euro, diventando il titolo più redditizio del 2013. A De Luigi manca ancora «il botto» d´incassi, anche se Il peggior Natale della mia vita, che al primo passaggio televisivo è stato visto da 5 milioni di spettatori, sta lentamente diventando un classico festivo. L´accoppiata il miracolo potrebbe farlo davvero. Glielo auguriamo con tutto il cuore. ALDO, GIOVANNI E GIACOMO alla terza settimana nelle sale, conquistano la vetta del box office dell´ultimo week end dell´anno: il loro Il ricco il povero e il maggiordomo scavalca il colosso Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate sfiorando i 10 milioni di incasso (4,5 in questa settimana) con una media per sala di oltre 8 mila spettatori. La pellicola natalizia di Aldo, Giovanni e Giacomo diventa ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015 (e comunque dall´inizio di settembre), nonché il secondo film in classifica (subito dopo Interstellar) per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720 ticket staccati.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 14 27/12/2014 Brescia Oggi Pag. 40 (diffusione:16000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA . Migliori pellicole al box office, sul podio Miniero e Scorsese Angelina «cattiva» la più vista del 2014

Angelina Jolie in Maleficent, il film che ha incassato di più nel 2014 È Maleficent di Robert Stromberg il film che ha fatto registrare il maggior incasso nel 2014 in Italia. La rilettura Disney de La Bella Addormentata nel Bosco, interpretata da Angelina Jolie, ha superato di poco i 14 milioni di euro ed è seguita in classifica da Un boss in salotto, film di Luca Miniero, con Paola Cortellesi e Rocco Papaleo: il nuovo lavoro del regista di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord ha incassato circa 12 milioni e 300mila euro. Sul podio anche il notevole The Wolf of Wall Street, biopic sulla vita avventurosa del miliardario Jordan Belfort, con Leonardo Di Caprio e Matthew McConaughey. Il film di Martin Scorsese è terzo con un incasso vicino ai 12 milioni. Nelle prime dieci posizioni altre due commedie italiane, Sotto una buona stella di Carlo Verdone, con Paola Cortellesi (quarto com poco più di 10milioni e 300mila euro) e Tutta colpa di Freud, la storia di uno psicanalista alle prese con tre casi disperati firmata da Paolo Genovese. Interprete del film (decimo con circa 8 milioni di incasso) è Marco Giallini. Nella classifica, dalla quinta alla nona posizione, cinque grandi produzioni Usa. Quinto con 10milioni e 200mila euro è Interstellar, avventura di un gruppo di esploratori che fanno uso di un buco nero appena scoperto nello spazio per superare le limitazioni dei viaggi spaziali. Fra i protagonisti del film di Cristopher Nolan, Matthew McConaughey e Anne Hathaway. Seguono The Amazing Spiderman 2- Il potere di Electro di Mark Webb (9milioni e 170 mila euro), la produzione Michael Bay/Steven Spielberg Transformers 4- L´era dell´estinzione (8milioni e 700mila), Hunger Games - Il canto della rivolta (parte 1), terzo film della serie, girato da Francis Lawrence (poco più di 8 milioni e mezzo di incasso). Nono in classifica il film di animazione di Dean De Blois Dragon Trainer 2, una nuova avventura di Hiccup e Furia Buia (8 milioni e 200mila euro). Buono il piazzamento del film biografico su Giacomo Leopardi di Mario Martone Il giovane favoloso con Elio Germano, 19esimo con oltre 6 milioni e 100mila euro di incasso. Tra i film da ricordare del 2014 Her di Spike Jonze, storia di un uomo (Joaquin Phoenix) che si innamora della voce di un computer (Scarlett Johansson)- e 12 anni schiavo, di Steve McQueen sulla schiavitù nell´800 in Louisiana.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 15 30/12/2014 Corriere del Mezzogiorno - Napoli Pag. 11 (diffusione:27910) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Martone: è ora di dire basta alla cultura del risentimento

DALLA NOSTRA INVIATA «In Italia domina la cultura del risentimento. Gli artisti sono considerati quasi dei fannulloni e si è affermato il luogo comune della cultura come forma di parassitismo. Inoltre non c'è orgoglio nazionale, basta vedere certe premiazioni del David di Donatello». Ci va giù duro Mario Martone a Capri Hollywood dove è stato premiato per il suo «Giovane favoloso», film su Leopardi campione d'incassi. Il tono, come al solito, è pacato. Ma l'analisi impietosa. «Bisogna venire qui al festival caprese per trovare un'atmosfera rilassata e festosa. Non è così altrove, in altre manifestazioni». La denuncia di Martone viene fuori, tra altri discorsi, durante il suo intervento al convegno sulla produzione cinematografica e la tax credit che si svolge alla Certosa di Capri in un clima glaciale insolito per l'isola azzurra, ma riscaldato dalla passione e dalla partecipazione dei relatori, tra cui Carlo Degli Esposti, produttore degli ultimi due film di Martone, Gianni Celata, la produttrice Elda Ferri, il regista Roberto Faenza, tutti impegnati a raccogliere le nuove sfide del settore. L'interrogativo principe è come conciliare in Italia arte e finanziamenti. Se lo chiede lo stesso Martone e parla di «paesaggio accidentato da attraversare con autonomia di pensiero». Da quando il giovane regista muoveva i suoi primi passi nelle cantine off off , quasi quarant'anni fa, rievoca Martone, «il paese è cambiato, le regole sono cambiate, restano clientele e corruzione ma per fortuna anche molte possibilità». Per esempio quella nata dall'incontro con Degli Esposti: «Siamo entrambi coraggiosi ma anche un po' incoscienti. E abbiamo una certa concretezza che viene dalle esperienze di produzioni indipendenti». Martone ricorda i suoi esordi: «Non avrei mai fatto i primi film in assenza dell'articolo 28 della legge cinema (la normativa prevedeva per i film di particolare interesse artistico e culturale, risorse pubbliche fino al 30% del budget, che poi è stata messa sotto accusa , ndr ). In Italia c'è la tendenza a usare male e poi fare a pezzi certe leggi che di base sono giuste. Invece di distruggerle andrebbero applicate correttamente». Eppure gli artisti che credono in un progetto non si scoraggiano. Prova ne sia il percorso di Martone su Leopardi: «Quando portai in scena le Operette morali da direttore dello Stabile di Torino nessun altro teatro volle comprare lo spettacolo, tranne Roma che aveva accordi pregressi con Torino e quindi era obbligata. Eppure quello spettacolo fu campione d'incassi della stagione e da lì è nata anche l'idea del film su Leopardi, perché ci accorgemmo che il pubblico era interessato e pronto». Insomma, il paesaggio è complesso ma segnali positivi se ne registrano ancora: del resto il 2014 è stato un grande anno per il cinema italiano. «Lo spazio per lavorare c'è ancora. Nel bene e nel male continueremo a fare film», conclude Mario Martone. L'altra sera il regista è stato premiato con il Capri Award insieme al produttore Degli Esposti e alla sceneggiatrice del «Giovane favoloso» Ippolita Di Majo, durante una serata condotta dall'istrionico padrone di casa Pascal Vicedomini, «capace di creare incontri e situazioni imprevedibili», come commenta lo stesso Martone. E infatti sul palco si sono alternati, tra chiacchiere informali e momenti intensi di spettacolo, personaggi come Francesco De Gregori e Peppino Di Capri, Fabio Testi e Paolo Genovese, l'attrice Moran Atias e la costumista Ursula Patzak. In particolare tra De Gregori e Martone è apparso evidente un grande feeling: i due grandi artisti si sono dichiarati reciproci ammiratori. De Gregori ha ammesso di aver amato il film «Morte di un matematico napoletano» e Martone dal canto suo ha rievocato un'estate in Cilento di tanti anni fa. «Ero un ragazzino malinconico e mi incantavo dietro al mistero di Alice, il brano di De Gregori che ascoltavo continuamente al juke boxe». Forse in quei sogni di ragazzo e in quelle suggestioni c'era in germe qualcuno dei film che hanno contribuito a fare grande il cinema italiano di questi anni. Intanto, oggi è atteso al festival caprese il regista Pawel Pawlikowski autore di «Ida», che sarà proiettato al cinema Paradiso di Anacapri. A seguire proiezione in anteprima italiana di «Mr. Turner» di Mike Leigh; sarà presente l'attore Timothi Spall. Chiuderà la serata una performance di Di Capri con Noa ed Eduardo Bennato. Tra i premiati di stasera il giovanissimo Ellar Coltrane, già star negli Usa per il fortunato «Boyhood». © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 16 30/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 29 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

il record di «The Interview» test di un successo digitale Matteo Persivale

«P arliamo di uno Stato che ha sferrato un attacco contro uno studio cinematografico a causa di un film satirico con Seth Rogen e James Flacco (ndr: «Flacco» invece di Franco: si era confuso con il cognome di un giocatore di football): questo dice qualcosa di significativo sulla Corea del Nord. Mi piacciono molto, Seth e James, però...», aveva detto Obama, sorridendo davanti all'assurdità della situazione, qualche giorno fa. La lunga marcia del film The Interview verso un successo da record era cominciata così, con le parole del presidente subito cliccatissime su YouTube, quel «I love Seth, I love James» diffuso come una pubblicità virale senza prezzo nell'era di Internet. Alla fine, il film della discordia che finisce con l'assassinio di Kim Jong- un e che aveva provocato minacce nordcoreane di attacchi terroristici nelle sale, è uscito in pochi, meritori cinema americani ma soprattutto è stato messo a disposizione, tramite pay per view , su Internet, dal giorno di Natale. E adesso, con 15 milioni di dollari incassati (12,29 milioni di euro) in quattro giorni, e due milioni di download , The Interview ha stabilito un record per la distribuzione digitale dei film, finora considerata dai produttori non abbastanza redditizia. La conseguenza inattesa del ricatto degli hacker nordcoreani? Gli esercenti delle grandi catene di cinema si sono chiamati fuori temendo attentati in sala (difficile biasimarli), ma la Sony ha potuto così fare un utilissimo test - per causa di forza maggiore, certo - sul futuro della distribuzione digitale. Ovviamente è quasi impossibile che altri film ricevano tanta pubblicità gratuita - un caso politico internazionale, la Casa Bianca che prende posizione - ma The Interview (che resta una commediola di qualità non eccelsa, e dal tono spesso molto greve) è già diventato un caso da studiare. Negli uffici delle major hollywoodiane come tra gli analisti delle banche d'affari e nelle facoltà di economia. @mpersivale © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 17 30/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Al cinema Aldo, Giovanni e Giacomo sono da record: l'incasso sfiora i 10 milioni

Nemmeno lo Hobbit riesce a contendere ad Aldo, Giovanni e Giacomo lo scettro di re del box office delle Feste. La nuova commedia natalizia del trio comico, Il ricco, il povero e il maggiordomo (distribuito in 500 sale e prodotto da Paolo Guerra per Medusa) presidia infatti anche questa settimana il vertice della classifica dei film più visti al cinema sfiorando i 10 milioni di euro di incasso complessivo (9.614.389, dati Cinetel) - di cui 4,5 realizzati in questo fine settimana. AG&G mettono così a segno il maggiore incasso italiano della stagione 2014-2015, piazzandosi come secondo film in classifica - subito dopo Interstellar - per numero di spettatori, con 1.397.720 biglietti staccati. Nel loro ottavo lungometraggio, approdato sugli schermi natalizi a quattro anni da La Banda dei Babbi Natale , la crisi colpisce l'arido finanziare Giacomo, che insieme al maggiordomo Giovanni finisce a casa del bancarellaro finto-extracomunitario Aldo.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 18 30/12/2014 Corriere della Sera - Brescia Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Al Piccolo cinema Paradiso Agosti si inventa la notte dei sogni maratona dei film migliori della storia Nino Dolfo

Silvano Agosti è sempre fuori catalogo, alieno rispetto all'ovvio dei popoli, ma regolarmente stimolante e provocatorio. Si intitola «La notte dei sogni» la maratona di cinema proposta dal suo Piccolo Cinema Paradiso (via Francesco Lana, 15) a Capodanno: un flusso di immagini non-stop dalle 22 di domani fino all'alba. I grandi film della storia del cinema e i film più belli di oggi scelti dal pubblico, in un menù di 20 titoli che rimarrà segreto fino all'inizio della serata. Buffet e brindisi ad ogni proiezione. Quali sono questi film? «Non li dico - risponde sornione il regista bresciano -. È questo il bello del gioco. Posso solo dire che sarà una notte di contentezza in cui gli spettatori potranno vedersi in faccia. I presenti in sala saranno i protagonisti di questo insolito san Silvestro, loro sceglieranno la scaletta dei film da proiettare votandoli nell'ambito di una rosa compilata da me per salutare il vecchio anno e dare il benvenuto al nuovo. Il tutto imbastito con buffet rustico, brindisi ad ogni film per festeggiare con tutte le capitali del mondo, chiacchiere e commenti e tanta buona compagnia». Silvano Agosti è stato uno dei pochi a smarcarsi rispetto al coro di elogi nei confronti di Roberto Benigni e della sua chiosa televisiva sui Dieci Comandamenti. «Sì, ma non scrivere che sono contro Benigni. Io non sono contro nessuno. Anzi, sono stato uno dei sui primi estimatori, quando era Cioni Mario. Allora, dopo un suo spettacolo, lui mi chiese cosa ne pensavo e io gli risposi che era uno dei pochi attori che non recitava, ma viveva. Ora a Benigni ho scritto una lettera che ho postato nel mio sito. Vorrei che tornasse ad essere il Roberto che conoscevo. Semplicemente Roberto, senza cognome, come Eduardo. Cosa non mi ha convinto? Il suo è stato un monologo favorevole al sistema, a ciò che c'è e non c'è. Trent'anni fa era stato più coraggioso: aveva parlato già allora dei Dieci Comandamenti, imputando a Dio anche i vizi capitali e nel contempo dando a Dio un volto più umano di quello che ci appare nella sua recente versione televisiva». Il costo de «La Notte dei sogni» ammonta a 30 euro comprensivi d'ingresso, buffet, tessera annuale 2015 e un omaggio a sorpresa. È obbligatoria la prenotazione telefonando al numero 338.6807817 oppure 320.8152434. È possibile l'ingresso dopo la mezzanotte per la visione dei film post brindisi (approssimativamente le proiezioni avverranno alle ore 00.30, 2.30, 4.30 e 6.00. Per avere conferma dell'inizio del film si può chiamare in sala allo 030.280010. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 19 28/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Al cinema Gli incassi del 2014 premiano le donne: Lawrence batte tutti

È Jennifer Lawrence (foto) l'attrice campione di incassi del 2014. Nella classifica stilata da Forbes , che stabilisce quanto una star vale al botteghino, la 24enne è riuscita a invertire la tendenza che, solitamente, vede solo colleghi maschi nelle prime posizioni. Nel 2014 i film con l'attrice hanno incassato 1,4 miliardi di dollari. Al secondo posto c'è Chris Pratt (1,2 miliardi di dollari) ma al terzo un'altra donna: Scarlett Johansson (1,18 miliardi). Emma Stone e Angelina Jolie occupano poi rispettivamente la sesta e settima posizione, a dimostrazione che il 2014 è stato un grande anno per le star femminili. Nel 2013, il record di incassi era andato a Dwayne Johnson e la classifica aveva solo due donne nella top ten. Gli incassi record di Jennifer Lawrence si devono a The Hunger Games e X-Men: Days of Future Past , mentre Chris Pratt ha recitato in Guardiani della Galassia e The Lego Movie . Il terzo posto di Scarlett Johansson è dovuto invece a Captain America , Her e Under the Skin .

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 20 28/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Rivolta contro il Mosè di Ridley Scott Anche l'Egitto censura «Exodus»: « Film sionista e pieno di errori storici». Il regista : «Scemenze» Francesco Battistini

GERUSALEMME È un film sionista. Peggio, è pieno d'errori. Peggio ancora: è brutto. Appena uscito in Medio Oriente, e già incassati 35 dei 140 milioni di dollari che è costato, l'ultimo kolossal di Ridley Scott si candida all'Oscar delle stroncature («tristemente insufficiente», scrive il New York Times ) e a diventare il classico sequel del film-che-irrita-i-regimi. Qui non c'entrano gli hacker nordcoreani: su Exodus - Dei e Re , interpretato da Christian Bale, s'è abbattuta la scure di Paesi musulmani tipo Egitto e Marocco. Il polpettone è la vita di Mosè dai Dieci Comandamenti all'Esodo e per il ministro della Cultura egiziano, Gaber Afour, va proibito: «Una rappresentazione sbagliata. Dà una visione sionista di Mosè e contraddice la verità storica: mostra gli ebrei che costruiscono le piramidi, quando tutti sanno che furono terminate almeno mille anni prima dell'Esodo. Per non dire del Mar Rosso: la divisione della acque viene fatta passare per un fenomeno naturale, non per un prodigio. Questo è inaccettabile». Undicesimo, non proiettare. La mezza fatwa ha trovato subito terreno fertile sul Nilo: le sale hanno rispedito la pellicola a Hollywood. A Casablanca, il gestore del cinema Rif ha tolto Exodus dal cartellone. Al Colisée di Marrakech, hanno appeso il divieto del re corroborato dal parere di due accademici egiziani: «Nel film - è sbalordito Mohamed Afifi, censore capo del Cairo -, il protagonista brandisce addirittura una spada come fosse un guerriero, mentre tutti sanno che si servì d'un bastone per fare sgorgare l'acqua dalla roccia...». Naturalmente, ai governi arabi importa poco della precisione storica. C'entra casomai la prudenza: per i musulmani Mosè è un profeta e raffigurarlo in carne e ossa - come accadde in marzo per il Noè recitato da Russell Crowe, bocciato dalle autorità sunnite di Al Azhar - è una bestemmia capace di scatenare le folle. Di più: la scelta di Bale e d'attori wasp (bianchi-anglosassoniprotestanti) per un set mediorientale, dove alle pelli scure è riservato solo il ruolo degli schiavi, è parsa politicamente scorretta. «Non dite scemenze - ha replicato stizzito il 77enne Scott -, mica posso montare un film con questo budget dicendo che il protagonista è Mohammed tal-dei-tali proveniente dal tal posto! Lo facessi, non riceverei un dollaro di finanziamento...». Riletto da almeno una quarantina di registi, interpretato da Burt Lancaster come da Charlton Heston o da Ben Kingsley, l'ennesimo Mosè hollywoodiano entra nella galleria degli orrori/errori storici per cui Ridley Scott diventò famoso con il Gladiatore . Sui siti arabi sgranano un'irridente collana d'indimenticate perle del regista: dai libri che arredavano la tenda di Marco Aurelio (oggetti sconosciuti ai latini) all'acciaio (inesistente) delle spade, dai serpenti sudamericani ai laghi che Roma non ha mai avuto, passando per le staffe dei cavalli (inventate qualche secolo dopo), le buganvillee originarie del Brasile, le tigri nel Colosseo al posto dei leoni... Dice Tarantino che il bello del cinema è reinventare la storia. Purché non si pretenda d'insegnarla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Autore Sir Ridley Scott (77 anni) è un regista e produttore britannico Debutta alla regia con «I duellanti», che viene premiato al Festival di Cannes 1977 come migliore opera prima Suoi anche altri film di culto come «Alien», «Blade Runner», «Il gladiatore» Altri casi «Exodus» si aggiunge alla lunga lista di film censurati in Marocco, che comprende tra gli altri «Love Actually» (2003), commedia romantica con Hugh Grant, e «Braveheart» (1995) con

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 21 28/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mel Gibson Nel 2014 è toccato a «Noah» di Darren Aronofsky, con Russell Crowe nei panni del protagonista, censurato anche in Qatar, Bahrain ed Emirati Arabi Foto: Guerriero Christian Bale (40 anni) protagonista di «Exodus - Dei e Re», il kolossal biblico di Ridley Scott

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 22 28/12/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 13 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Film , a Natale vince la comicità Ma i cinepanettoni fanno flop In Italia gli incassi crollano del 20%, sale bergamasche in controtendenza Al Nord vince la commedia leggera Rosanna Scardi

Anche i bergamaschi incoronano Aldo, Giovanni e Giacomo come re del cinema natalizio. Nonostante i cali a livello nazionale siano pesanti (-20%), a Natale e Santo Stefano il pubblico orobico non ha rinunciato alle prime visioni. E gli spettatori, attenti ai prodotti di qualità e per nulla nostalgici del vecchio cinepanettone, si dividono solo per i gusti. All'Uci Cinemas di Curno, la struttura bergamasca più grande con i suoi 2.400 posti, in media i biglietti staccati sono diminuiti nei due giorni, solo del 7% rispetto al 25 e al 26 dicembre di un anno fa. Il ricco, il povero e il maggiordomo sbanca il box office con 2.468 poltroncine occupate e un incasso di 19.700 euro. Il secondo posto se lo contendono Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate con 2.344 spettatori e 18.750 euro e il film d'animazione Big hero 6 con 1.776 biglietti staccati e 14.200 euro di incasso. L'amore bugiardo , thriller poco natalizio e ben costruito con Ben Affleck, è stato scelto da 1.133 spettatori (9 mila euro in cassa) e ha superato Un Natale stupefacente con Lillo & Greg. Visto da 1.120 persone e con un incasso di 8.900 euro, è il primo erede del cinepanettone a deludere. Va peggio un altro emulo, Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti e con Massimo Boldi: appena 356 biglietti per 2.800 euro. Pochi hanno optato per Il ragazzo invisibile : in 666 per 5.300 euro. Il fantasy, firmato da Gabriele Salvatores e con Valeria Golino, è stato un buon esperimento alla Marvel in Italia: la storia di un ragazzo che si scopre supereroe con tanto di effetti speciali ben riusciti e dal taglio di qualità. Sbagliata forse la campagna mediatica trasversale che non si è concentrata sul target giovane. Anche i trevigliesi hanno scelto Aldo, Giovanni e Giacomo. La differenza con le altre pellicole è abissale: 1.800 biglietti e 13.500 euro di incasso contro Big Hero (900 spettatori e 6.400 euro d'incasso) e Lo Hobbit (850 biglietti e 6.200 euro in cassa). «Fino a pochi anni fa Boldi e De Sica totalizzavano anche 20 milioni di euro a livello nazionale, poi sono scesi a 10-12 e oggi quel genere è tramontato. Al Nord vince la commedia leggera», dice Enrico Signorelli, direttore dell'Ariston. Nella multisala da 1.300 posti la flessione è stata, in media nei due giorni, solo del 5%. L'amore bugiardo si attesta sui 600 biglietti e 4.500 euro d'incasso. Paddington , film per famiglie uscito il 25 dicembre, si piazza al quinto posto con 520 biglietti, che fruttano 3.600 euro. Resta incompreso Il ragazzo invisibile : 350 presenze e 2.400 euro in cassa. Malissimo Natale stupefacente (340 biglietti e 2.400 euro) e Ma tu di che segno 6? (310 spettatori e 2.200 euro). La città è la vera sorpresa. Il pubblico del Capitol ha premiato L'amore bugiardo (650 biglietti, che hanno fruttato 5.500 euro). Jimmy's hall , pellicola di Ken Loach, ha dato la maggior resa con un tutto esaurito (500 posti e 3.500 euro di incasso), seguita da Il ragazzo invisibile (490 spettatori per 3.400 euro) e l'orsetto Paddington (275 posti, 1.900 euro in cassa). Al San Marco si confermano primi Aldo, Giovanni e Giacomo (1.030 biglietti per 7.200 euro). Delude Natale stupefacente (nei cinque spettacoli, 340 biglietti venduti e 2.400 euro in cassa). Il giorno di Natale Lo Hobbit , al Cinema del Borgo, ha fatto 105 presenze, in linea con Big Hero 6 e Storie pazzesche al Conca Verde. © RIPRODUZIONE RISERVATA I più attesi Dal primo gennaio, Si accettano miracoli di Alessandro Siani, American sniper , diretto da Clint Eastwood, e The imitation game , il film che punta all'Oscar La classifica del gradimento Successo Il primo posto spetta a Il ricco, il povero e il maggiordomo , con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 23 28/12/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 13 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sorpresa Soprattutto in città, il pubblico ha scelto il thriller (poco natalizio) L'amore bugiardo (Gone girl) con Ben Affleck Sottovalutato Sotto le aspettative Il ragazzo invisibile , il film di Gabriele Salvatores, con Valeria Golino Fiasco Il cinepanettone non piace più. Sopra, Massimo Boldi nel film Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 24 28/12/2014 Corriere della Sera - Roma Pag. 8 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato l'intervento «Invece della Festa del cinema un festival di film europei» Carlo Troilo

Due recenti editoriali di Paolo Fallai hanno decretato il definitivo fallimento della Festa del Cinema. Ora - era il titolo del secondo - «Ci sono i soldi, mancano le idee». Provo allora ad avanzare la proposta di una iniziativa (per brevità «Cinema Europa») che potrebbe sostituire, con costi molto minori, l'assurda «Festa», servita solo ad infastidire i consolidati festival di Venezia e Torino (o affiancarla se la forza d'inerzia manderà avanti la «festa» ancora un po'). L'Auditorium del Palaexpo (o una delle due sedi del Macro) diviene un cinema d'essai che offre cicli di film dei maggiori Paesi europei in lingua originale e con sottotitoli in italiano, contribuendo anche, in tal modo, a dare parziale attuazione alle disattese direttive della Ue per la diffusione dell'audiovisivo europeo: Roma, almeno in questo, «europea» come Parigi. Per cogliere la valenza della proposta vanno tenuti presenti, fra l'altro, due fattori: la presenza a Roma delle ambasciate e degli istituti di cultura dei maggiori Paesi europei, che già organizzano cicli di film, spesso in sale inadeguate. Si tratterebbe di proporre loro una «coproduzione» degli eventi, con un costo minimo per il Comune. e il fatto che a Roma vivono oltre 30 mila europei: un pubblico certamente interessato, cui vanno aggiunte migliaia di romani di ceto socioculturale elevato che cercano invano, soprattutto dopo la chiusura del Metropolitan, un cinema confortevole che proietti film non doppiati. A latere delle proiezioni, si realizzano mostre e rassegne di film su singoli temi e/o autori europei, sul modello di quella di grande successo su Stanley Kubrik, offerta nel 2008 proprio al Palaexpo. Alla fine del ciclo annuale di proiezioni, una giuria di giornalisti europei premia il miglior film europeo dell'anno. Poche parole sull'idea di far nascere a Roma un «mercato» dell'audiovisivo. Posso assicurare (essendo stato per anni responsabile della promozione prima di Rai-Cinemafiction ed avendo contribuito a creare il festival «Umbriafictiontv») che in Europa quel segmento è saldamente presidiato dal consolidatissimo mercato di Cannes. E non a caso il mercato che esisteva da anni - il Mifed di Milano - ha dovuto chiudere e neanche l'impegno congiunto di Rai e ha consentito a suo tempo di affiancare una sezione «di mercato» al festival umbro.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 25 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il film segreto dei cinesi girato a Milano Kolossal in notturna tra il Duomo e le vie del lusso. Per evitare gli assalti dei fan Giacomo Valtolina

R iprese blindate a Milano per le stelle del cinema cinese. Ciak tra il Duomo e le vie del Quadrilatero della moda: riprese in notturna per evitare l'assalto dei fan con molti dettagli sotto embargo, accuratamente secretati dalla casa di produzione di Hong Kong. Ignoti persino i nomi degli interpreti. Di sicuro si sa soltanto che il film sarà uno dei blockbuster asiatici del 2015. Una storia d'amore, una commedia. a pagina 18 Motore, ciak, azione. Lei lo insegue correndo lungo la romantica via Bagutta; i due discutono sotto le insegne del lusso tra le strade del Quadrilatero della moda; la pace si compie tra un tè caldo e un sake sulla terrazza panoramica dell'Arengario con vista Duomo. Scene dal grande cinema commerciale cinese che oggi sceglie l'Italia come set a cielo aperto, in un'atmosfera intrisa di mistero, tra riprese in notturna e dettagli sotto embargo, secretata dal sigillo della casa di produzione cinematografica di Hong Kong in trasferta tra Lombardia, Puglia e Toscana. Niente più Luchino Visconti e Pasolini, Milano oggi si offre alla settima arte d'Oriente: solo nell'ultimo biennio, 14 pellicole dell'indiana Bollywood e due kolossal made in China. Quello girato nelle ultime settimane in città non sarà un «cinepanettone» alla cinese (l'uscita è infatti prevista solo in primavera). Ma, secondo le indiscrezioni, si tratta comunque di uno dei blockbuster asiatici per il 2015: commedia d'amore, di sicuro successo ai botteghini. Tanto da richiedere il massimo riserbo per evitare che le comunità sino-milanesi accorressero in massa alle scene interpretate dei loro attori preferiti costringendo macchina di sicurezza pubblica e troupe a un impegno straordinario e a tempi biblici di girato. Riprese dunque sempre in segreto, al calar del sole, da via della Spiga alla Galleria Vittorio Emanuele, protette dall'oscurità e anche dal marketing, con un silenzio tombale su nomi dei protagonisti e del regista (che sembra vantare una candidatura all'Oscar). Semisconosciuti nella Penisola, ma celebrità assolute nel mercato interno cinese, che vale oltre un miliardo di persone e incassi da svariati miliardi di renminbi (vale a dire centinaia di milioni di euro o dollari). Una storia d'amore «italiana» che si conclude all'ombra della cattedrale milanese, agli occhi orientali «un monumento tanto esotico quanto il Taj Mahal per un europeo» come ripetono spesso i produttori asiatici, ormai habitué delle strade del centro città. Il film verrà proiettato da maggio prossimo sugli schermi da Pechino a Shenzhen, proprio in concomitanza con l'Expo 2015. Una chance di promozione per la città, non solo in termini di marchio ma anche per chi lavora nel cinema, con indotti calcolati intorno agli 11 milioni di euro nel 2014 per 205 pellicole girate. Perché il «cineturismo» - così viene chiamato - ha ormai numeri interessantissimi che anche le città italiane cercano di sfruttare. Basti pensare al commissario Montalbano che da quando è approdato sulla televisione inglese Bbc ha prodotto un più 20 per cento di visitatori anglosassoni nelle terre del barocco siciliano partiti per vedere l'immaginaria cittadina di Vigata e finiti sparsi tra i capolavori architettonici di Noto e Ragusa Ibla. O alla fiction Elena di Rivombrosa che per un paio d'anni incrementò da duemila a 75 mila le visite al castello ducale di Agliè. Oppure ancora alle produzioni indiane di Bollywood che muovono 14 milioni di fan sulle orme dei protagonisti. «Lo schema classico delle commedie e delle storie d'amore orientali prevede continui spostamenti poi replicati dagli spettatori appassionati. Un esempio tipico? Lui povero che insegue per il mondo la donna amata, di solito ricchissima o viceversa - spiega Alberto Contri, presidente uscente della Lombardia Film commission, l'ente di Regione, Comune di Milano, fondazione Cariplo e Unioncamere -. Spostamenti che spesso sono dovuti anche ai cachet che le stesse città sono disposte a offrire: ho visto film sulla carta ambientati al mare cambiare trama ed essere girati in montagna solo per ottenere più denaro».

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 26 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il ruolo delle agenzie territoriali, dunque, è quello di riuscire a intercettare le pellicole giuste fornendo servizi e supporto logistico con l'obiettivo di un ritorno per tutta l'economia del territorio. «Pellicole come quella cinese - continua Contri - sono occasioni straordinarie non solo per attirare turisti. Ma anche per il product placement delle eccellenze italiane o per l'indotto cittadino. Ormai e attrezzature e maestranze sono sempre scelte direttamente in Italia». Per ultima voce al capitolo «indotto» c'è lo shopping della troupe: i protagonisti del misterioso film avrebbero speso in via Monte Napoleone la bellezza di 40 mila euro in due ore. Niente a che vedere con cinque documentaristi enogastronomici indiani, capaci di lasciare nel Quadrilatero 600 mila euro in un solo pomeriggio. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Le pellicole girate a Milano da case di produzione asiatiche (14 indiane e 2 cinesi) Gli incassi Il film più redditizio di sempre, in Cina, è stato «Transformers: l'età dell'estin-zione», che ha prodotto incassi per 320 milioni di dollari Al secondo posto per incassi c'è «Avatar», che nel 2009 ha fatto guadagnare 220 milioni di dollari Terzo posto per «Lost in Thailand», produzione cinese che ha raccolto 200 milioni di dollari nel 2012 Quarto posto per «Journey to the West: Conquering the Demons»: 199 milioni di dollari nel 2013 La commedia romantica cinese «Breakup Buddies» ha fatto quest'anno 195 milioni di dollari, mentre «The Monkey King» ha portato a casa 170 milioni Foto: Ciak notturno Troupe e attori cinesi impegnati in una ripresa sulla terrazza dell'Arengario davanti al Duomo di Milano

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 27 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Apertura nel segno dell'India Una mostra sulla Hayworth E le star internazionali incontrano la produzione italiana L'ideatore Vicedomini: «La serie "Gomorra" e il film di animazione di Rack, esempi di una Campania da esportare». Un artista rivisita la diva «atomica» Biagio Coscia

Le star di Hollywood tornano a Capri. Saranno ospiti di un festival poco ortodosso, giunto alla diciannovesima edizione. Dal 1995 nei giorni che precedono il capodanno, la manifestazione raccoglie nell'isola di Capri molte star del cinema mondiale, cineasti leggendari oppure giovanissimi, autori e produttori che si confrontano su temi di attualità legati al cinema, alla società, alla produzione. Così da oggi al 2 gennaio gli ospiti del «Capri, Hollywood» sono tutti coinvolti nelle varie attività in programma spesso in maniera informale. Probabilmente le idee embrionali di alcuni dei blockbuster degli ultimi anni sono nate proprio a questo festival, favorite dai luoghi e dalla situazione. E poi, sarà anche per la vicinanza a Napoli, tra gli ospiti gira la voce che andare alla manifestazione fortuna visti i risultati agli Oscar e al botteghino. «Quest'anno apriamo nel segno dell'India e Bollywood - dice l'inventore del festival, Pascal Vicedomini - soprattutto per parlare della vicenda dei marò e per dire che ci sono questioni che vanno risolte anche discutendo di cinema alla presenza di Shekhar Kapur, il regista indiano che è presidente del festival. Spero che il messaggio di fratellanza arrivi in India». Tra i numerosi ospiti americani che quest'anno saranno a Capri, anche David O. Russell ( Il lato positivo , American Hustle ), Ellar Coltrane il protagonista di Boyhood , l'attore texano che è stato seguito per 12 anni dal regista Linklater per il suo originale lungometraggio, Brenda Blethyn ( L'erba di Grace) , Ryan Gage ( Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate ), Timothy Spall ( Il discorso del re , Harry Potter e i Doni della Morte , Sweeney Todd ). Tra proiezioni e convegni si discute anche di industria cinematografica. «Si parla di prospettive commerciali nell'audiovisivo - aggiunge Vicedomini - e presenteremo agli ospiti internazionali i protagonisti di Gomorra, che è la serie italiana più venduta al mondo. Una realtà industriale da non sottovalutare. Poi ci sarà Alessandro Rack per parlare del suo film d'animazione che ha raccolto grandi consensi. Insomma, due esempi di produzioni della Campania, una regione che riesce a realizzare grandi cose spesso con mezzi esigui». Molti anche gli ospiti italiani tra registi, attori e produttori. Nei cinema dell'isola, proiezioni speciali con anteprime europee come Cake con Jennifer Aniston, Beyond The Lights con la nuova stella del cinema anglo-africano Gugu Mbatha-Raw, The Water Diviner che segna il debutto alla regia di Russell Crowe. Molti film ancora non usciti in Italia come Imitation Game e Big Eyes , Into The Woods della Disney, Night at the Museum 3 : Secret of the Tomb , B efore I Go To Sleep . C'è uno spazio dedicato alla musica con molti cantanti e musicisti tra i quali Francesco De Gregori. «Averlo tra gli ospiti, sullo stesso palco con Mario Martone, per me è una grande emozione» dice Vicedomini. Nel corso del festival alla Casa rossa di Anacapri sarà allestita la mostra «Rita Hayworth, la dea dell'amore a Capri» con opere di Roberto Di Bianco che ha elaborato delle immagini in bianco e nero della star americana. «Ho rielaborato le immagini di una delle più grandi icone del cinema - dice Di Bianco dell'«atomica» -. Avevo fatto un'operazione analoga con vecchie immagini di Napoli e lavorare con dei miti dell'immaginario collettivo così potenti non è difficile». Trattate con resine e vernici, le opere, anche di grandi dimensioni, sono nove, mentre il tributo a Rita Hayworth si completa con la proiezione speciale di Sangue e arena di Rouben Mamoulian. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Divi Da sinistra, Rita Hayworth vista dal fotografo Roberto Di Bianco. Pascal Vicedomini, l'ideatore del festival, con Christoph Waltz

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 28 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'appuntamento Anche quest'anno il festival cinematografico «Capri, Hollywood » rinverdisce in pieno inverno il fascino di un luogo che ha sempre attratto attori , politici, intellettuali. E che «riabilitò» Lucky Luciano capri boulevard da togliatti alle icone gay perché l'isola del sogno è un kolossal hollywoodiano La differenza Qui il puritanesimo americano non ha mai attecchito grazie a una forte indole pagana Antonio D'Orrico

Qual è la più grande fabbrica di storie del mondo contemporaneo? Hollywood, risponderete. Ci siete andati vicino. Ma la risposta esatta è un'altra. La più grande fabbrica di storie (d'amore, d'avventura ma anche comiche, vi imperava Totò) del mondo è l'isola di Capri (che non a caso ospita, anche quest'anno, la manifestazione che la gemella con la capitale planetaria del cinema). L'affermazione che abbiamo appena fatto è impegnativa e richiede qualche argomentazione a favore. La cosa migliore è fare qualche esempio che dimostri come la fantasia caprese abbia raggiunto livelli di sofisticazione che la pur portentosa fantasia hollywoodiana (frutto dell'inventiva dei migliori sceneggiatori) non ha mai nemmeno sfiorato. Prendete questa scena di vita vissuta. Siamo negli anni Cinquanta del secolo scorso, a uno dei tavolini dei bar della Piazzetta è seduto l'onorevole Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista italiano, venuto a Capri a passare qualche ora di vacanza ma anche a compiere un piccolo pellegrinaggio sulle orme di un leader rivoluzionario come Lenin che dell'isola fu frequentatore appassionato. A un altro tavolino di uno dei caffè della Piazzetta è seduta una donna con i capelli scuri e un tormentoso e tormentato passato. È Edda Ciano, la figlia del duce del fascismo, la vedova di Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri fucilato per ordine del suocero Benito Mussolini. La donna, habitué di Capri, è in compagnia del famoso gioielliere Chantecler, suo inseparabile chaperon nelle passeggiate capresi. C'è un terzo uomo seduto al tavolo, si chiama Pietro Badoglio. Ecco la storia italiana della prima metà del Novecento riassunta in un unico piano sequenza. Non convinti della superiorità affabulatoria di Capri rispetto a Hollywood, domanderete: ma l'isola tra le mille storie che si sono intrecciate tra via Camerelle e via Krupp ne ha mai ospitata una bella e dannata come, ad esempio, quella narrata nel film «Il padrino»? Risposta: ha fatto anche meglio. Perché Marlon Brando nei panni di don Vito Corleone, il personaggio inventato da Mario Puzo, è stato bravissimo e ha toccato uno dei vertici della sua arte recitativa. Però c'è qualcuno che lo ha superato. E proprio a Capri. Si chiamava Lucky Luciano ed era una persona vera e non un personaggio di fantasia. Fu lui a fornire preziose informazioni al governo americano in previsione dello sbarco in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale. E il governo si sdebitò esiliandolo in Italia. Lucky Luciano scelse di risiedere a Capri e di alloggiare in uno dei migliori alberghi, il Quisisana. Faceva vita ritirata. Di giorno sedeva, silenzioso, elegante e impenetrabile, al bar Vuotto circondato dai suoi scagnozzi. La sera, ma non sempre, ballava il facendo volteggiare tra le sua braccia una bionda vistosa (ogni volta una diversa) sulla pista dello Zum Kater o dell'Abc. Tutto impeccabile a prima vista. In realtà, il boss continuava a condurre i suoi affari (traffico internazionale di stupefacenti) anche durante l'esilio italiano. Usava come copertura una apparentemente innocua fabbrichetta di elettrodomestici e articoli sanitari che aveva aperto a Napoli. Capri, esente dal puritanesimo americano (il segreto dell'isola è di essere totalmente rimasta pagana), è andata ben oltre Hollywood spesso frenata dalle sue pruderie e censure. Già negli anni Cinquanta sbarcò giù al porto Bob Hornstein, un americano che aveva fatto fortuna (milioni e milioni di dollari) con il cibo in scatola per gatti, grande novità per gli animalisti dell'epoca. Quando Bob scese dalla nave c'erano ali festanti di folla ad attenderlo. Era una rappresentanza di giovanotti locali e di esportazione (ormai stabilitisi sull'isola). Bob era una loro icona e per vent'anni regnò incontrastato sulla comunità gay caprese. Sono solo tre esempi ma decine e decine se ne possono trovare in un volume prezioso, ultimo di una possente trilogia, che si intitola Capri 1950. Vita dolce vita di Marcella Leone De Andreis (edizioni La Conchiglia), quasi la sceneggiatura, documentatissima avvincente e rigorosamente vera, per un kolossal

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 29 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

hollywoodiano. Un kolossal con un cast che non ha eguali nella storia del cinema. Tra gli interpreti ci sono le dive più belle e i divi più affascinanti, gli scrittori più grandi e, in genere, gli artisti che hanno reso migliore questo mondo. E che sapevano che quello che a Hollywood era un sogno a Capri diventava realtà. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: La diplomazia della vacanza Nella foto grande, a destra, Sophia Loren a Capri nel 1960, mentre si girava il film «La baia di Napoli» . In alto, Edda Ciano, una delle habitué dell'isola. In basso, Lenin gioca a scacchi con Aleksandr Bogdanov di fronte a Maksim Gorki a Capri nel 1908

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 30 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 47 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'intervista Affronto i draghi ma vorrei essere nell'antica Roma Ryan Gage, spietato Alfrid di Lo Hobbit: «Ora mi piacerebbe lavorare con Sorrentino» Il primo amore «Niente però è come il teatro: stare sul palco e raccontare una storia dall'inizio alla fine» Chiara Maffioletti

Nella saga di Lo Hobbit non interpreta un personaggio che gronda simpatia. E nonostante l'affetto che lo lega al suo ruolo, Ryan Gage non gli fa sconti: «Alfrid è un clown dall'anima oscura. È così amaro, spietato e senza scrupoli che potrebbe quasi diventare pericoloso, ma la sua vanità unita alla sua codardia lo spingono a fare gesti estremi e sciocchi». Dopo anni passati su palchi di teatri non sempre famosissimi, questa gigantesca produzione gli ha regalato tappeti rossi e popolarità. Eppure lui, in pieno stile british , minimizza: «È una produzione enorme, è vero, ma Peter Jackson (il regista, ndr ) e il suo gruppo di lavoro sanno trasformare le riprese in un momento tranquillo e rilassato. Non mi sono mai sentito intimidito. Anzi, mi sono divertito parecchio». Lui, che da sempre voleva diventare un attore, aveva letto i libri di Tolkien senza sapere che, un giorno, li avrebbe interpretati... «Da adolescente avevo scoperto Il Signore degli anelli mentre Lo Hobbit mi era stato letto non so quante volte da bambino. Mia mamma era spaventosamente brava a fare Gollum». Quei libri poi sono tornati nelle sue mani più di recente: «Li ho ripresi quando mi sono presentato al primo provino e, ancora una volta, prima del mio ultimo». Quando ha capito che recitare sarebbe stato il suo lavoro? «Ho iniziato a considerarlo seriamente a 19 anni, quando sono entrato a far parte della scuola di arte drammatica: è stata un'esperienza intesa, che ha cambiato la mia vita». E oggi, com'è lavorare per grandi blockbuster e, parallelamente, per progetti più piccoli, d'autore? «Sono esperienze molto diverse, non si possono paragonare. Ogni mezzo ha i suoi limiti e le sue sfide ma si può imparare molto da entrambi. Mi sento privilegiato per avere lavorato in realtà così diverse». Il teatro però resta il suo «primo amore. Non c'è niente come stare su un palco e raccontare una storia dall'inizio alla fine. È un lusso che non hai quando giri un film. Il cinema però è un'esperienza completamente nuova per me e me la sto godendo. Spero di trovare un buon equilibrio tra il teatro e il cinema, ma per il momento la maggior parte del mio lavoro si concentra sui film e ne sono molto felice». Del resto, la fortuna di chi fa l'attore, secondo Gage, è proprio quella di poter ricreare, interpretandole, emozioni e avventure sempre nuove: «È straordinario poter immaginare come ci si sente se si viene attaccati da un drago o cosa si prova ad essere un re che ha potere assoluto». Il cinema è dunque una sua passione («tornassi indietro, cercherei di iniziare prima a lavorarci, mi piace troppo»), così come la storia: «In particolare l'antica Roma: ha un fascino enorme per me». Al pari del nostro cinema: «Oggi ho comprato Medea di Pasolini, non l'avevo mai visto. E anche il blue-ray della Grande Bellezza di Sorrentino, che ho amato al cinema. Mi piacerebbe lavorare con lui». Anche se, per ora, è già fiero di quello che ha fatto: «Sono orgoglioso di essere nel cast di Lo Hobbit : significa così tanto per moltissime persone, bambini specialmente. Il loro entusiasmo è fonte d'ispirazione. E sono anche fiero di un mio piccolo spettacolo, American Justice . Solo che nessuno ha saputo esistesse: la notte della presentazione alla stampa c'è stata una tormenta di neve». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Ryan Gage nei panni del malvagio Alfrid in un momento di «Lo Hobbit - La desolazione di Smaug»

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 31 27/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 47 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il commento Restino stagionali i burocrati del turismo Enzo d'Errico

Trasformare l'inverno del nostro scontento in una stagione calda e seducente: è la scommessa lanciata anni fa da «Capri Hollywood». Poteva sembrare un azzardo e invece, col tempo, quella sfida si è rivelata vincente. L'isola più esclusiva del Mediterraneo era abituata a chiudere i battenti appena si profilava l'autunno, dimenticando che la bellezza è senza stagioni e il fascino (quello vero) non si sgualcisce dinanzi a un soffio di tramontana. Naturalmente l'industria moderna del turismo (tanto più se punta a creare nuovi flussi in territori dall'immagine standardizzata) ha bisogno di attrattori forti, capaci di esaltare lo spiritus loci ma, allo stesso tempo, di innovarlo seguendo le regole della contemporaneità. Così «Capri Hollywood» è un esempio da imitare. L'isola azzurra, con le meraviglie naturali, esibisce da sempre un'aura mitica che mescola sapientemente cultura e mondanità, letteratura e moda, arte e glamour. Tutto, però, si esaurisce nel breve arco dell'estate. La manifestazione cinematografica ha invertito la rotta: si è basata su questo dna unico e l'ha poi attualizzato creando un solido legame con lo star system americano. Così, durante le feste natalizie, Capri si risveglia e offre il suo palcoscenico ai divi di Hollywood, alle anteprime più raffinate e ai blockbuster. Analoga operazione viene compiuta a Ischia qualche mese più tardi, dando vita a un sistema di scambio che usa il cinema come richiamo turistico e, a sua volta, offre al cinema una vetrina di charme che ha pochi eguali nel mondo. La ricetta è semplice e potrebbe ridurre sensibilmente la fame di economia che attanaglia il Mezzogiorno. Basterebbe, appunto, rendere «produttivo» l'immenso patrimonio paesaggistico e culturale che questa parte del Paese possiede in dote. Bisognerebbe, però, avere il coraggio di scommettere sulla professionalità di operatori altamente qualificati nella gestione di questi processi e abbandonare la fosca deriva dell'ignoranza, incarnata da miseri burocrati scelti per onore di servilismo politico. Rimane da sperare che almeno la loro sia una permanenza stagionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Scarica l'«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull'App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Foto: Da sinistra, alcuni degli ospiti che interverranno al festival di Capri che parte oggi: il regista Gabriele Salvatores, l'attrice Brenda Blethyn, il cantautore Francesco De Gregori, l'attore Ellar Coltrane (star di «Boyhood») e l'attrice Luisa Ranieri

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 32 29/12/2014 Corriere delle Alpi - Ed. nazionale Pag. 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014 Le pellicole che hanno segnato l'anno agli sgoccioli parlano straniero Nella top ten: The Wolf of Wall Street, Viviane, Boyhood, Snowpiercier Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014

Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014 Le pellicole che hanno segnato l'anno agli sgoccioli parlano straniero Nella top ten: The Wolf of Wall Street, Viviane, Boyhood, Snowpiercier di Marco Contino Il 2014 è agli sgoccioli. Anche al cinema. Quali sono stati i migliori film dell'anno che sta per finire? Ecco la lista delle 10 pellicole (in ordine di uscita) che hanno illuminato la stagione. American hustle di David O. Russel: il regista de "Il lato positivo" si conferma un "Picasso dall'atteggiamento passivo- aggressivo", uno smalto che profuma di fiori e di spazzatura, capace di destrutturare i canoni dei generi cinematografici che attraversa, usando ironia e ferocia, e forgiando, infine, dalla commedia e dall'heist movie, una storia d'amore complicata e semplicissima, vitale e pericolosa, passionale e rancorosa. The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese: eccessivo, iperbolico e orgiastico. La parabola di Jordan Belfort è come uno dei tanti trip del protagonista: eccitanti formicolii, seguiti da sfoghi senza freni inibitori, straniamento catatonico, paralisi motoria e, infine, lento, ritorno alla normalità. Per Scorsese un altro film sull'attrazione per il peccato e sulla celebrazione del maschio senza limiti, dai sogni e desideri sconfinati, sempre sul filo del rasoio. A proposito di Davis di Joel e Ethan Coen: pezzo autentico del cinema cinico, ironico, esistenzialista, nonsense e nichilista dei fratelli Coen, popolato di personaggi stravaganti ed eccentrici, in cui la (vio)lenza diventa (do)lenza (intesa come afflizione dell'anima). Llewyn Davis è un Ulisse al contrario, che si incarta e implode, incapace di entrare in contatto con le persone, sempre in fuga da qualcosa ma sempre inevitabilmente in ritardo. Snowpiercier di Bong Joon-ho: molto più di un film di fantascienza. Un viaggio sul doppio binario della spettacolarità e della riflessione filosofica e politica, cavalcando suggestioni economiche, sociali, religiose. Una "via crucis" pagana e sporca - non ci sono stazioni ma vagoni di un treno - che cannibalizza la dignità e meccanicizza le carni. La testa e la coda. La mente e la pancia. Quando la prima vuole sostituirsi alla seconda il corto circuito è inevitabile. Her di Spike Jonze: opera struggente e sublime, per come riesce a raccontare l'amore, il perdono, l'elaborazione del dolore e del passato attraverso la storia di uno scrittore che si innamora di un sistema operativo di ultima generazione. Il rapporto con la macchina non come spunto di riflessione ma come espediente narrativo per parlare di relazioni umane: "Her" è un film diverso, toccante, gentile che inizia e finisce nello sguardo di Joquin Phoenix e nella voce senza corpo di Scarlett Johansson. Alabama monroe di Felix Van Groeningen: parlare di malattia, soprattutto quando ne sono colpiti i bambini, non è mai facile. Il regista belga sceglie il melò e la musica per raccontare il dolore senza spiegazioni che frantuma il cerchio d'amore tra i protagonisti. Un film generoso e sincero, fatto di corpi e di musica, di terra e di stelle, che corre avanti e indietro nel tempo, alternando e smontando frammenti di vita (e di morte) presente e passata. Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmush: i vampiri come non li avete mai visti. Colti, raffinati, malinconici, ultimo incorruttibile baluardo di una civiltà che il genere umano ha distrutto. Raccontando la storia di Adam ed Eve, Jarmush ci parla di cose semplici, eterne come la sopravvivenza e l'amore. Ipnotico, esteticamente incantevole, pregno di significati politici, sociali, culturali. Un film romantico, in un tempo che non esiste (più). Boyhood di Richard Linklater: l'esperimento cinematografico più incredibile della recente storia del cinema. Un film che, per raccontare la vita, si fa vita. Un'opera lunga 12 anni, costruita intorno ai corpi dei protagonisti che crescono e cambiano - senza trucchi, come nella realtà - richiamati sul set anno dopo anno. "Boyhood" culmina in un film che annulla la distanza tra realtà e finzione, in un corto circuito temporale che è grandioso, folle e potente allo stesso tempo. Viviane di Shlomi e Ronit Elkabetz: un viaggio politico, sociale e religioso dentro l'ortodossia ebraica, le sue formule rituali, la sua concezione della donna. Un dramma intimo e privato, il tentativo di una sposa infelice di conquistare la libertà, in una società che, pur dotata di parole e ragionamenti spesso affilati e sottili, non riesce a esprimersi, intrappolata com'è

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 33 29/12/2014 Corriere delle Alpi - Ed. nazionale Pag. 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

nella maglie di una ortodossia che parla a se stessa ma non agli altri. True detective (Usa) di Cary Joji Fukunaga: non è un film ma una serie televisiva. In realtà è molto di più. E deve essere annoverato tra le cose più belle viste sullo schermo (piccolo o grande che sia) del 2014. Il bayou della Louisiana, virtuosismi di montaggio (compreso un piano sequenza da urlo) e la polarizzazione di due modi di vivere e di pensare diametralmente opposti nella coppia di detective tradizional-nichilista rappresentata da Harrelson e McCounaghey: anche meglio di un film.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 34 27/12/2014 Gente - N.53 - 6 gennaio 2015 Pag. 56 (diffusione:372741, tiratura:488629) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato chi sono gli attori italiani più richiesti da registi e produttori : il re è raoul bova tutti ci vogliono siamo i magnifici da gassmann a papaleo e giallini: «i più versatili e simpatici sono anche i più amati dal pubblico », dice il regista milani. «la bellezza? non è indispensabile» camilla tagliabue

Raoul Bova è troppo bello. Marco Giallini è troppo simpatico. Alessandro Gassmann è troppo affascinante. Riccardo Scamarcio è troppo... e basta. E tutti sono troppo bravi. Attori formidabili. I più richiesti da produttori e registi, un'élite di cui fanno parte anche Luca Argentero, Pierfrancesco Favino, Fabio De Luigi, Claudio Bisio, Elio Germano, Rocco Papaleo e Valerio Mastandrea. Ricchi di talento, amati senza riserve dal pubblico . Con buona pace delle altre star, che nella classifica delle presenze nei film italiani stilata dall'agenzia Asca devono rincorrere i campioni. Il più gettonato è Bova, novello "barbiere di Siviglia": tutti lo cercano, tutti lo vogliono. È protagonista di sei film ( Fratelli unici , Scusate se esisto! , usciti negli ultimi due mesi, e altri quattro in lavorazione, tra i quali All Roads Lead to Rome , una produzione internazionale in cui recita con Sarah Jessica Parker). Il pubblico ha apprezzato la sua metamorfosi da poliziotto coraggioso sempre in lotta con la mafia ad attore comico: bello ma un po' sbadato, sexy ma con la battuta pronta. Il trono di Bova è insidiato da Marco Giallini, a quota cinque film (tra i quali Confusi e felici e Ogni maledetto Natale ), che negli ultimi anni ha conosciuto un successo esponenziale. Fuoriclasse della commedia, ma perfetto anche nei ruoli drammatici. Altro esperto in materia, e per giunta dotato di uno sguardo paralizzante, è Riccardo Scamarcio, star da quando era un ragazzino, oggi sempre più proiettato verso il cinema d'autore. Tra i suoi cinque titoli attuali, infatti, compaiono Pasolini, del maestro statunitense Abel Ferrara, e Un ragazzo d'oro , di , dove ruba baci a Sharon Stone. Dopo tenebroso Scamarcio spunta, con quattro film, Rocco Papaleo. Comico brillante, ma anche musicista e regista, ha svoltato con l'esperienza sanremese del 2012 accanto a Gianni Morandi. Festival uguale popolarità. E allora Rocco è diventato una star. La consacrazione popolare definitiva è arrivata quest'anno come partner di Christian De Sica nel recente La scuola più bella del mondo . Insomma, non è la bellezza l'unico parametro di scelta in fase di casting. «La qualità principale è la simpatia, la capacità dei grandi attori di instaurare con il pubblico un rapporto di empatia e affetto. Fermo restando che il primo requisito è la bravura, o meglio la versatilità, l'abilità di interpretare ruoli diversi, spaziando dal registro drammatico a quello comico», spiega il regista Riccardo Milani. «Nel mio caso, per Scusate se esisto!, ho scelto Raoul perché era perfetto per il ruolo del protagonista: ho pensato a lui già in fase di scrittura della sceneggiatura. Era necessario che il personaggio avesse un potente appeal maschile, ma anche una sensibilità spiccata: Bova si è rivelato bravissimo nel vestire i panni del fascinoso omosessuale che fa innamorare di sé Paola Cortellesi». Esiste una lista di "teste di serie" o di prime scelte tra gli attori? «No, anche perché spesso fama e successo sono altalenanti. Inoltre, alcuni artisti si "fanno spremere" per qualche anno e poi scompaiono dalle scene. Il rischio è bruciarsi, essere ripetitivi, diventare la macchietta di se stessi: per questo è importante cimentarsi con più ruoli e in opere diverse. Lavorare con tanti registi non è un handicap, ma una ricchezza». Quindi, per l'interprete non esiste il problema di sovraesporsi o di inflazionare il maxischermo? «Non mi sembra. Anzi, purtroppo, a differenza di qualche anno fa, l'attore è meno influente, meno divo, in senso positivo. Il fascino del divo è fondamentale, è un ottimo volano per richiamare l'interesse del pubblico, come capita, per esempio, negli Stati Uniti. Cioè, non mi dispiace se la gente viene a vedere il mio film attirata dall'avvenenza di Raoul Bova: anche questo fa parte del lavoro. Altra cosa, invece, è il divismo fine a se stesso, i capricci da primedonne e prim'attori. Però, devo essere sincero, con certe bizze ho avuto a che fare raramente e solo con artisti mediocri: gli attori più stimati e blasonati sono anche i più seri, professionali e puntuali. E sono capaci di arrivare sul set un'ora prima della convocazione ufficiale». Camilla Tagliabue elio favoloso l'ultimo successo di elio Germano, 34 anni, è Il giovane favoloso , di mario martone, in cui interpreta Giacomo leopardi. con la sua prova ha messo d'accordo critica e pubblico.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 35 27/12/2014 Gente - N.53 - 6 gennaio 2015 Pag. 56 (diffusione:372741, tiratura:488629) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«il vero rischio per le star è di essere ripetitive: si finisce per bruciarsi» talento maledetto valerio mastandrea, 42 anni, è tra i più versatili: convince tutti nella commedia Ogni maledetto Natale . che successo dopo il festival rocco papaleo, 56 anni, ha dato una svolta alla sua carriera, in termini di popolarità, affiancando Gianni morandi a sanremo nel 2012. bello d'auTore Gettonatissimo è anche riccardo Scamarcio, 35 anni, che negli ultimi anni è stato molto corteggiato dal cinema d'autore. Ha recitato in Pasolini per abel Ferrara. Ha FaTTo "boom" Grazie a verdone marco Giallini, 51 anni, è il secondo più richiesto dopo bova. lanciato in un ruolo comico da Carlo verdone nel 2009 in Io, loro e Lara , ha poi dimostrato formidabili doti di attore drammatico. Foto: sguardo ammaliatore alessandro gassmann, 49 anni, è considerato uno degli attori italiani più sexy e talentuosi. Per questo è anche uno dei più richiesti nel cinema, secondo la classifica stilata dall'agenzia asca. Foto: ora sa anche far ridere raoul bova, 43 anni, è il più corteggiato da produttori e registi: un film uscito a ottobre, uno a novembre e quattro in lavorazione. il pubblico ha apprezzato la sua trasformazione da eterno poliziotto ad attore comico.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 36 29/12/2014 Il Centro - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:24265, tiratura:30718) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Maleficent il film più visto del 2014 Classifica italiana degli incassi; sul podio Un boss in salotto e The Wolf of Wall Street Maleficent il film più visto del 2014

Maleficent il film più visto del 2014 Classifica italiana degli incassi; sul podio Un boss in salotto e The Wolf of Wall Street È Maleficent di Robert Stromberg il film che ha fatto registrare il maggior incasso nel 2014 in Italia. La rilettura Disney de La Bella Addormentata nel Bosco, interpretata da Angelina Jolie, ha superato di poco i 14 milioni di euro ed è seguita in classifica da Un boss in salotto, film di Luca Miniero, con Paola Cortellesi e Rocco Papaleo. Il nuovo lavoro del regista di Benvenuti al sud e Benvenuti al nord ha incassato circa 12milioni e300mila euro. Sul podio anche il notevole The Wolf of Wall Street, biopic sulla vita avventurosa del miliardario Jordan Belfort, con Leonardo Di Caprio e Matthew McConaughey. Il film di Martin Scorsese è terzo con un incasso vicino ai 12 milioni. Nelle prime dieci posizioni altre due commedie italiane, Sotto una buona stella di Carlo Verdone, con Paola Cortellesi (quarto con poco più di 10milioni e 300mila euro) e Tutta colpa di Freud, la storia di uno psicanalista alle prese con tre casi disperati firmata da Paolo Genovese. Interprete del film (decimo con circa 8 milioni di incasso) è Marco Giallini. Nella classifica, dalla quinta alla nona posizioni, 5 grandi produzioni Usa. Quinto con 10milioni e 200mila euro è Interstellar, avventura di un gruppo di esploratori che fanno uso di un buco nero appena scoperto nello spazio per superare le limitazioni dei viaggi spaziali. Fra i protagonisti del film di Cristopher Nolan, Matthew McConaughey e Anne Hathaway. Seguono The Amazing Spiderman 2-Il potere di Electro, di Mark Webb (9milioni e 170mila euro), la produzione Michael Bay/Steven Spielberg Transformers 4-L'era dell'estinzione (8milioni e 700mila), Hunger Games-Il canto della rivolta (parte 1), terzo film della serie, girato da Francis Lawrence (poco più di 8 milioni e mezzo di incasso). Nono in classifica il film di animazione di Dean De Blois Dragon Trainer 2, una nuova avventura di Hiccup e Furia Buia Buono il piazzamento del film biografico su Giacomo Leopardi di Mario Martone Il giovane favoloso, con Elio Germano, 19° con oltre 6 milioni e 100mila euro di incasso. Tra i film da ricordare del 2014 Her di Spike Jonze - storia di un uomo (Joaquin Phoenix) che si innamora della voce di un computer (la voce è di Scarlett Johansson) - e 12 anni schiavo, film di Steve McQueen sulla schiavitù nell'800 in Louisiana.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 37 29/12/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 7 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

MARZO MIGLIOR FILM STRANIERO Quindici anni dopo Benigni, la statuetta tocca a Sorrentino. È lo splendido ritratto di un Paese in decadenza Oscar, com'è brutta l'Italia della grande BELLEZZA Malcom Pagani

Qualcuno era rimasto in piedi, alle falde di gennaio, per dare forma al vortice della mondanità attraversato da Toni Servillo. Dopo mesi di attesa, nella notte del Golden Globe animata su rette convergenti da Breaking Bad e da American Hustle , " con una tensione che confinava con l ' umidità " , Paolo Sorrentino vinceva al tavolo del cinema da cane sciolto, ospite inatteso così simile al Tony Pagoda dei suoi romanzi. AVEVANO RAGIONE , quella sera, i giurati dell ' Hollywood Foreign Press a credere in quello che gli omologhi del Festival di Cannes, tempo prima, al tramonto di maggio, si erano rifiutati di riconoscere. Il valore di una storia. La proiezione di un sogno che confina con l ' incubo. Il declino di un ' enclave smarrita e l ' oggettiva rinascita di un cinema che proprio in Costa Azzurra, solo un quarantennio prima, chiudeva regolarmente le serate d ' onore. Battendo La Vita d ' Ad e l e di Kechiche a Los Angeles, La Grande Bellezza riequilibrava i verdetti francesi, faceva un passo decisivo verso la conquista dell ' Oscar e ribaltava i pronostici come a una delle fonti di ispirazione evocate da Sorrentino a statuetta appena ricevuta, Diego Armando Maradona, capitava spesso. Paolo Sorrentino scriveva che dare un senso alle cose è sinonimo di invecchiamento. Forse allora, osservando solo il frammento conclusivo di una corsa iniziata quasi due anni prima, catturando con l ' occhio i dettagli irrilevanti, utili per la foto ricordo (lo smoking di Ewan McGregor o l ' abito lungo verde speranza di Viola Davis) il regista che prese il largo da un piccolo, magnifico assolo sul calcio e sulla filosofia degli uomini fondamentalmente tristi, ha preferito non spiegarsi troppo. Poco sui casi della vita, sulle conseguenze dell ' amore, sugli amici di famiglia, sulle origini, i debiti e le affiliazioni quasi fraterne (ancora Servillo, uno che ai tempi de L ' Uomo in più , diffidente verso l ' esordiente, la sceneggiatura non avrebbe neanche voluto leggerla). E poco anche del caos strapaesano che era seguito alla vittoria dell ' Oscar a quindici anni esatta da La Vita e Bella e dall ' ultima vera festa di . " Nessuno come gli italiani " aveva già notato Sorrentino, " sa organizzare così bene le tempeste dentro ai bicchieri d ' acqua " . E un po ' di pioggia, tra un brindisi e l ' altro, su La Grande Bellezza era caduta. Fazioni, discussioni, interpretazioni, sociologie d ' accatto, convinzioni sincere, assalti governativi, polemiche, specchi veri e specchi deformanti alla Chaplin. IN MEZZO A TUTTO QUESTO , fedele a un tratto peculiare: " La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale " Sorrentino ha lasciato fare e invece di fermarsi a osservare, si è messo di nuovo in viaggio per un altro film. Sedersi a certi banconi del bar o ricevere l ' Oscar, può nascondere un egual grado di pericolosità, ma a Sorrentino piace scommettere. Anche sulle aspettative: " La sfortuna non esiste, è un ' in venzione dei falliti " . La Grande Bellezza è stato un trionfo. Il prossimo giro si intitola " La giovinezza " . Tra i corpi in disarmo di un ' età non più acerba si intravedono Michael Caine e Harvey Keitel. Qualcuno li vorrebbe a Cannes insieme a Sorrentino. Due anni dopo la Grande Bellezza, ignorare l ' autore, somiglia a un ' opzione complicata. OSCAR ITALIANI Paolo Sorrentino e Roberto Benigni, vittorie a Los Angeles I protagonisti MILANO Scoppia lo scandalo delle infiltrazioni mafiose negli appalti per l ' Expo " Abbiamo individuato in 10 miliardi le risorse per aumentare la detrazione ai lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro lordi, circa 10 milioni di persone, 1.000 euro netti annui a persona " Matteo Renzi • 12 marzo 2014 Foto: Toni Servillo, protagonista del film premiato Ansa

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 38 28/12/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 1 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato » DALLA COREA AL PAKISTAN Usa, le serie tv adesso fanno arrabbiare il mondo Cattano

Usa, le serie tv adesso fanno arrabbiare il mondo » pag. 19 Sull ' ambasciata americana di Islamabad sventola la bandiera nera dei jihadisti. È solo un telefilm, ma rischia di creare tensione fra gli Stati Uniti e il Pakistan che si sente " tradito " dall ' alleato per come viene rappresentato in una serie di grande successo della Showtime. Si tratta di Homeland , che negli Usa ha fatto registrare picchi di ascolti - più di due milioni di telespettatori per la penultima puntata, quasi tre per il finale, l'anno scorso, della terza stagione - anche con la quarta serie (in Italia è stato trasmesso sul canale satellitare Fox). Dopo le polemiche fra Stati Uniti e Corea del Nord per il caso The Inte r v i ew , ora si apre un secondo fronte perché, come si diceva una volta, la penna (in questo caso degli sceneggiatori), ferisce più della spada. Homeland prende spunto da un soggetto israeliano - il titolo è Hatufim - che riguarda il ritorno di un militare, a casa, dopo anni di prigionia. Il soldato però, non è più lui: gli anni passati con i suoi carcerieri gli hanno fatto cambiare opinione sul conflitto fra Occidente e Islam: è un traditore? LA QUARTA STAGIONE ave va bisogno di un taglio nuovo, pur mantenendo uno dei due protagonisti, l'agente della Cia dai disturbi bipolari, Carrie Mathison (interpretata da Claire Danes). L'idea è stata premiata dagli ascolti: Homeland lascia le tensioni del fronte interno e si sposta in Medio Oriente: Carrie viene destinata al comando della stazione Cia a Islamabad. E qui iniziano i guai: non solo per finta. I diplomatici pachistani negli Stati Uniti ritengono che questa serie rappresenti il loro paese come " un inferno " : come ha riportato il New York Po s t , hanno protestato direttamente con i produttori: " Denigrare un paese che è uno stretto partner e alleato degli Stati Uniti, è negativo non solo per gli interessi di sicurezza nazionale americani ma anche del popolo americano " , ha affermato al giornale newyorchese il portavoce dell ' ambasciata pachistana a Washington, Nadeem Hotiana. Ancora più severo il giudizio di altri diplomatici, che hanno parlato in forma anonima: " Le continue insinuazioni che l ' intelligen ce pachistana sia complice nel proteggere i terroristi alle spese dei civili innocenti non solo è assurda ma è anche un insulto al sacrificio delle migliaia di militari pachistani caduti nella lotta al terrorismo " . Cosa mostra la fiction? Senza anticipare molti contenuti a scapito del pubblico che non ha ancora visto il prodotto, è esplicito l'intreccio fra una parte dei servizi pachistani dell'Isi e un capo talebano che grazie al loro appoggio, organizza l'attacco all'ambasciata americana. GLI SCENEGGIATORI sono stati accusati dai diplomatici pachistani di errori pacchiani persino nel modo di far esprimere i personaggi in urdu: " L'accento non è quello locale, e vengono usate parole assolutamente fuori contesto " . Al di là delle proteste, restano i fatti: quando gli americani individuarono il rifugio di Bin Laden ad Abbottabad in Pakistan, fecero molta attenzione a non annunciare agli alleati il raid dei Navy Seals. In seguito un rapporto del governo, pubblicato anche da Al Jazeera, ha accusato gli 007 di Islamabad: " Hanno agito senza professionalità, scarso impegno per combattere il terrorismo, anche ostacolando l ' attività delle altre agenzie di spionaggio " , definendo inoltre l'azione dei commandos americani " una delle più grandi umiliazione militari " . Insomma, gli sceneggiatori di Homeland hanno usato la fantasia sino a un certo punto. Ma le produzioni dedicate al piccolo e grande schermo ormai sono spunto per polemiche e attacchi politici, come è avvenuto nei giorni scorsi con il film Th e Interview che prende in giro la dittatura di Kin Jong-un in Nord Corea. Dopo il " seque stro " del film da parte degli hacker e la successiva decisione della Sony di distribuirlo ugualmente, il regime di Pyongyang è su tutte le furie e definisce il presidente americano Obama " una scimmia " . In una nota citata dalla Bbc la Commissione nazionale di difesa (Ndc) accusa gli Usa per un film che viene definito " disonesto e reazionario che ferisce la dignità della guida suprema della Repubblica democratica popolare di Corea e istiga il terrorismo " . Obama è " il vero colpevole per aver forzato la Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente " , e " diventa sempre sconsiderato in parole e azioni come una scimmia nella foresta tropicale " . E meno male che è solo fiction. Foto: DIPLOMAZIE A sinistra, una scena di Homeland, la serie televisiva che rischia di creare un incidente diplomatico tra Usa e Pakistan. Sopra, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama La Pre ss e

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 39 28/12/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 15 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La " banda dei quattro " e il massacro dei maledetti Natali MINI- FILM Da Maccio Capatonda al Terzo Segreto di Satira, il fiorire dei video che in pochi minuti condensano e fanno a pezzi l ' attualità Andrea Scanzi

La Rete ha permesso che molti talenti autentici emergessero. È accaduto nella musica, ma più ancora nella satira e nel cinema. Capita spesso di imbattersi su Youtube in scampoli di genio puro, travestito da mero cazzeggio. I nomi di culto sono Maccio Capatonda , Terzo Segreto di Satira , The Jackal e The Pills . Quattro modi diversi, anche se talora affini, di declinare la satira. C ' è chi vira sul demenziale, chi sul grottesco e chi sul tragicomico. Tutti sono in grado di fornire uno sguardo " altro " prezioso, che tv e cinema spesso non sono più in grado di proporre. Non è un caso che sia proprio il piccolo schermo a cercare questi talenti: Maccio Capatonda è stato in qualche modo lanciato dalla Gialappa ' s Band e Antonello Piroso lo volle per il progetto pomeridiano su La7 di Ma anche no , da cui nacque il trailer Italiano medio (che ha generato a sua volta il film omonimo in uscita il 29 gennaio, esordio sul grande schermo di Capatonda). E Corrado Formigli ha puntato sul Terzo Segreto di Satira per Piazza p u l i ta . TUTTI QUESTI ARTISTI si sono confrontati con il Natale. Il primo è stato Capatonda con Natale al cesso , che in novanta secondi demolisce tutti gli stereotipi dei cinepanettoni. Anche The Pills, già tre anni fa, affrontava le feste natalizie. Nulla di particolarmente elaborato: uno dei protagonisti sfruttava il Natale per sniffare in santa pace, solo che arrivava un amico non previsto e a quel punto la cocaina veniva usata come zucchero a velo sopra il pandoro. Nella seconda puntata lo stesso protagonista, stordito di MDMA ( ecstasy ), straparla con un amico di una tombola indimenticabile. Si sale di livello con The Jackal, divenuti celebri per la satira della serie G o m o r ra (tutt ' altro che la loro creazione migliore). Gli autori di Boris gli hanno chiesto di creare un trailer virale di Ogni maledetto Natale . Lo hanno fatto e le visualizzazioni su Youtube hanno superato quota 800 mila. In poco meno di cinque minuti, il collettivo declina il tema del Natale come se fosse un film diretto da vari registi: c ' è la versione spaghetti western di Sergio Leone, quella criptico-onirica di Sorrentino, la variante neorealista di Vittorio De Sica, l ' irresistibile chiave urlata-postromantica di Muccino, il plot trucido alla Sollima e il cinepanettone alla Vanzina (debitore della satira di Capatonda). Un gioiello, così come la versione del Terzo Segreto di Satira. I più " politici " dei quattro. Nei loro lavori avevano già sbertucciato Pd e 5Stelle, D ' Alema e Cuperlo, Pisapia e suffragio universale. Con " Na tale col Pd 2014 (La rivincita) " innalzano ulteriormente il livello. C ' è più analisi sociale-politica nei loro 8 minuti che negli editoriali di tanti tromboni. Un quartetto depresso e si presume bersaniano, o forse civatiano, fissa con malinconia la sede chiusa del Pd: non è più tempo dei vecchi Natale politicizzati, il renzismo ha trasformato tutto in un eterno happy hour . Così, poco convinti, dopo " aver slegato le bici " e " vestiti come se dovessero andare al G8 " , si presentano nella discoteca dove i renziani hanno organizzato la festa. Tante donne, neanche troppo carine ma comunque spacciate per " fighe " , vodka offerta dallo sponsor e Jovanotti come " massimo di cantautore italiano impegnato " . I quattro provano a esprimere il loro dissenso, ma non contano nulla e nessuno li ascolta perché " gufi " . Il più agguerrito si ribella e impone alla festa i vecchi stilemi: il ricordo dei partigiani, la lettura del Capitale di Marx, la musica di Guccini (o meglio ancora " Contessa " trasmessa dal walkman), Moni Ovadia che dà i compiti per le vacanze e Lambrusco al banco. La loro ribellione è però solo un sogno e il rivoluzionario ipotetico - fotografia implacabile di Civati - accetta tutto e si limita a guardare i " compagni " sghignazzare alle battute idiote dei Soliti Idioti . Si ride, e tanto. Ma è quasi sempre una satira più vera del vero, e dunque assai dolente. I PROTAGONISTI MACCIO CAPATONDA Dopo gli esordi con la Gialappa ' s è diventato virale in rete. L ' anno scorso ha impersonato la serie tv Mario e quest ' anno è arrivato al cinema con Italiano medio THE JACKAL Team di ragazzi napoletani esplosi sul web con il video parodia " gli effetti di Gomorra " . Un successo da milioni di clic che li ha portati a collaborare con Announo THE PILLS Sketch-comedy nata da tre amici romani e diven- tata fenomeno di culto in rete. Da quest ' anno gli episodi sono trasmessi dalle reti

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 40 28/12/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 15 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mediaset TERZO SEGRETO DI SATIRA Collettivo fondato nel 2011 da cinque studenti lombardi. Attualmente collaborano con il programma tv Piazza Pulita

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 41 27/12/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 1 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA & POLITICA The Interview, quando la censura si trasforma in marketing Federico Pontiggia

Pontiggia » pag. 14 onyHack, nemmeno il Natale è stato risparmiato, e la trama si arricchisce di nuovi protagonisti e misteri: pirati buoni contro pirati cattivi, console messe Ko, stipendi delle star spifferati, download illegali e soprattutto il prevedibile successo del film. Il 25 dicembre The Interview è stato proiettato in circa 320 sale indipendenti negli Usa con un lussureggiante incasso di un milione di dollari, che nel lungo weekend natalizio - si stima - sarebbe levitato a 20 milioni potendo usufruire di una distribuzione più capillare ( boxofficemo j o.co m ). MA NON DI solo cinema vive lo showbiz 2.0, e il film di Evan Goldberg e Seth Rogen il 24 era stato lanciato da Sony anche in VOD () su YouTube, Google Play, Microsoft Xbox Video e il sito ad hoc w w w. s e e t h e i n te r v i ew.co m . Se i download illegali hanno superato il milione in 24 ore (750 mila in 20 ore via BitTorrent), Google Play e YouTube Movies non hanno dato i numeri, ma hanno felicemente constatato il primato: The Interview (disponi bile a 5,99 dollari oppure 14.99 in HD) è stato il film più visto di Natale, superando sia G u a rd i a n i della Galassia che Maze Runner . Apple e Amazon stanno alla finestra, è in trattative per renderlo disponibile ai propri abbonati, mentre Sony attraverso PlayStation e, appunto, Microsoft tramite Xbox si erano già decisi a diffonderlo: non l ' aves sero mai fatto, perché proprio a Natale sono stati colpiti dagli hacker, con sommo dispiacere degli smanettoni globali che non hanno potuto santificare le Feste alla console. Un ' altra rappresaglia del governo nordcoreano? Lo zampino di Pyongyang stavolta pare assai remoto: il gruppo che ha rivendicato gli attacchi, Lizard Squad, non è direttamente associabile ai Guardians of Peace responsabili dell ' hackeraggio ai danni della Sony e già collegati dall ' FBI alla longa manus di Kim Jong-un. Se i Guardians rimangono i cattivi della partita, la Lizard Squad rischia di avere la parte del buono o, meglio, del prezzolato: a cavallo tra Natale e Santo Stefano le " lucertole " hanno sospeso gli attacchi a Xbox e Playstation accettando l ' offerta del re degli smanettoni Kim Dotcom di voucher vitalizi su Mega. Playstation ha ancora qualche problema, ma il peggio è superato. Torniamo al fulcro del #SonyHack e i suoi derivati, The In" THE INTERVIEW " , IL FILM USA CHE HA FATTO INFURIARE LA COREA DEL NORD, HA INCASSATO UN MILIONE DI DOLLARI IN UN GIORNO. LA CRITICA PERÒ NON LO REPUTA UN CAPOLAVORO. MA È LA LEGGE DEL MERCATO: PIÙ SOFFRI, PIÙ GUADAGNI te r v i ew , che inquadra due giornalisti in missione per conto CIA: obiettivo, assassinare il dittatore nordcoreano. A interpretarli lo stesso Rogen è James Franco, di cui mercoledì 24 i soliti hacker hanno rivelato lo stipendio: se il film è costato 44 milioni di dollari, Seth ne ha messi in tasca 8,4, quasi due in più dell ' amico James (6,5). Soldi artisticamente ben spesi? Chissà, Mosca con occhio geopolitico l ' ha bollato " scandaloso " , i critici statunitensi non sono stati troppo teneri, ma nemmeno in Cina (300 mila download su un ' unica piattaforma) e in Corea del Sud chi l ' ha visto - sì, illegalmente: non è prevista una distribuzione - si spella le mani: nonostante tecnicamente le due Coree siano in guerra, un sudcoreano sul portale Naver non s ' è lasciato accecare dalla partigianeria, stigmatizzando " situa zioni irrealistiche " , " il pessimo coreano " parlato e " l ' incom prensibilità di Kim Jong-un " , bissato da un altro utente che lamenta " l ' assenza di dramma e il divertimento risicato " . EBBENE, potrebbero entrambi trovare impiego ai piani alti della Sony, perché condividono lo stesso giudizio critico: " Senza speranza, non diverte " , avevano sentenziato i dirigenti della corporation, pronosticando un flop Oltreoceano. Ovvio, conosciamo la loro recensione solo grazie al leak. Ma possiamo ora immaginarne i volti distesi, i sorrisi rilassati dopo la tempesta perfetta dell ' hackeraggio subito, perché il caso The Interview riba disce uno dei comandamenti del box office: più soffri, più godrai. Che sarebbe stato di Th e Pa ss i o n di Mel Gibson senza le polemiche sul suo antisemitismo: costato 30 milioni di dollari, 10 anni fa ne incassò oltre 600. E che dire di B o ra t di Sacha Baron Cohen, a sua volta accusato di antisemitismo, nonché sessismo, omofobia e di veicolare un ' immagine deplorevole del " patrio " Kazakistan? 261 milioni al botteghino mondiale (budget 18) e, infine, l ' ammis sione governativa dei profitti ricevuti dal Kazakistan: turisti decuplicati e tante scuse a B o ra t .

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 42 27/12/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 1 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Scommettiamo che tra qualche mese Kim Jong-un farà lo stesso? Foto: S O N Y H AC K " The interview " è stato proiettato in 320 sale negli Usa La Pre ss e

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 43 30/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MEDIA Riparte la sfida tra i colossi televisivi Sky raddoppia nella tv «free» Accordo con Class Editori Murdoch versa nove milioni per avere un secondo canale in chiaro in Italia. Le contromosse di Mediaset Maddalena Camera

Sky raddoppia sul digitale terrestre. Dopo Cielo, canale generalista trasmesso sul Canale 26 grazie ai mux di frequenze di Rete A che fanno capo al gruppo Espresso, ieri la tv a pagamento satellitare di Rupert Murdoch ha stretto un accordo con Class Editori per trasmettere sul canale immediatamente successivo, il 27, che attualmente ospita i programmi di Class Tv. È da tempo del resto che la società del gruppo Murdoch sta valutando l'opportunità di crescita nella televisione «free» e, nell'incontro con la comunità finanziaria di inizio dicembre, il management aveva ulteriormente insistito sull'ottimizzazione dell'utilizzo dei diritti televisivi e la possibilità di supportare attraverso sinergie con la tv «in chiaro» la propria offerta pay satellitare. Quanto al gruppo Class, negli ultimi due anni aveva più volte tentato la vendita del canale 27, ma le trattative non erano andate in porto. Ora per Sky, che vede i suoi clienti pay in stallo, è arrivata l'ora di puntare sulla tv in chiaro. A Murdoch la disponibilità del canale 27 costerà circa 9 milioni di euro. Risorse fresche per Class Editori che sul sito di Milano Finanza, che fa capo al gruppo, puntualizza come l'accordo sia «improntato a una partneship tra i due gruppi nell'area finanza con raccolta pubblicitaria mirata e congiunta tra le due concessionarie in questo ambito e la realizzazione di una serie di programmi che dovrebbero andare ad arricchire la programmazione di 24». È stata inoltre prevista la creazione di un sito co-branded (Class e Sky), che si affiancherà a quello di Milano Finanza, per rilanciare l'approfondimento delle notizie finanziarie. Pare, dunque, scontato il lancio da parte di Sky, anche sul digitale terrestre, di un canale All News sfruttando l'esperienza consolidata di SkyTg24. Sky andrà così a fare concorrenza diretta ai corrispondenti canali prodotti da Rai, con RaiNews24, e Mediaset, con il suo TgCom24. Da sottolineare che anche il canale di Class Tv impiega le frequenze di Rete A e dunque dell'Espresso, che ha recentemente siglato con Ti Media, che fa capo a Telecom Italia, un accordo per una joint venture, Persidera, che raccoglie così cinque mux sul digitale terrestre. Va dunque da sè che la trasmissione del segnale del nuovo canale Sky, ex-Class tv, passerà dai mux di Mediaset a quelli di Ti Media. In effetti Sky ha già prenotato un mux da gennaio con Persidera mentre non è stato rinnovato il contratto Mediaset in scadenza domani, 31 dicembre. Sky dunque si rafforza nel digitale terrestre e, a febbraio, partirà anche la partnership con Telecom Italia per la diffusione dei suoi canali tramite la rete a banda ultralarga. Mediaset ovviamente non sta a guardare e ha già predisposto partnership per il suo canale di film a pagamento Infinity con alcuni gestori di telefonia mobile, mentre nella tv a pagamento Premium è già entrato il gigante delle tlc spagnolo Telefonica con una quota da 100 milioni di euro. Quanto a Sky, l'anno scorso era stata anche ipotizzata una partnership al 50% con l'Espresso per mettere le mani sul pregiato canale 9, oggi occupato da Deejay Tv.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 44 30/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I MIGLIORI Vince «Boyhood», l'anticommerciale Il film della stagione è stato girato in dodici anni Successo per il «difficile» Leopardi di Martone Maurizio Acerbi

Non c'è niente di più soggettivo che il giudizio su un film. La classifica che trovate qui sotto, lascia fuori titoli forse più meritevoli ( Ida e Viviane, su tutti) , ma cerca di premiare pellicole che, per vari motivi, hanno detto qualcosa di diverso rispetto ad una media artistica sempre più in caduta libera. 10) Grand Budapest Hotel. Un cast meraviglioso, per un film a metà tra favola e operetta. Wes Anderson dimostra un passo in più per cura dei dettagli, eleganza, giocosità e voglia di inventare cinema. Insegnamento? Non è sempre la storia a fare la differenza. 9) Il giovane favoloso. È il film italiano del 2014, che ha anche un merito non da poco: ha portato in sala, pur con un soggetto non commerciale, numerosi ed eterogenei spettatori. Merito del fascino del «giovane favoloso» Leopardi e di un regista, Martone, che faremmo bene a tenerci stretto. Non sarà stata, magari, la nostra pellicola più bella, ma sicuramente è quella a cui dobbiamo tutti essere più grati. 8) Lo sciacallo. Il cinismo dei media ritratto in questo meraviglio affresco di Dan Gilroy, interpretato da un inquietante Jake Gyllenhaal, nei panni di un talentuoso avvoltoio della videocamera, capace di passare sopra tutto e tutti pur di portare a casa uno scoop e lo share. Attuale. 7) 12 anni schiavo. Ha vinto tre premi Oscar, compresa la statuetta per il miglior film. Certo, Steve McQueen aveva fatto di meglio, in passato, dietro la macchina da presa. Però, è innegabile che la storia della schiavitù di Solomon Northup sia un pugno nello stomaco per brutalità. 6) Dallas Buyers Club. Più del film, va premiata la straordinaria interpretazione di Matthew McConaughey, attore dell'anno, dimagrito di dodici chili per dar volto a un rude cowboy che scopre di essere ammalato di Aids. 5) Her - Lei. Una bella provocazione su quanto potrà accadere in un futuro sempre più prossimo, con uomini che si innamorano dei sistemi operativi e ci escono a cena. La rappresentazione che Jonze mostra delle relazioni umane fa riflettere. Certo, si può obiettare che lo scenario sia assurdo. Ma come comunicava la nostra società, solo pochi decenni fa? 4) La spia. Il film del grande rimpianto, per la prematura scomparsa dell'indimenticabile Philip Seymour Hoffman, che anche in questa avvincente spy story dimostra il suo smisurato e «maledetto» talento. 3) Nebraska. Un bianco e nero nostalgico e malinconico, di Alexander Payne, che incornicia una delle storie padre-figlio più delicate e intense della storia del grande schermo. Con un meraviglioso Bruce Dern, la cui emozionante interpretazione dovrebbe essere mostrata ad ogni aspirante attore e a qualche consolidata star. 2) L'amore bugiardo. Sembra un film di Hitchcock, ma c'è tutta la classe del maestro David Fincher, capace di giocare a scacchi con il pubblico, spiazzandolo ad ogni inquadratura, confezionando un thriller sorprendente per colpi di scena, che ritrae una coppia borghese in rottura. Lui è accusato di aver fatto sparire la moglie, ma è solo la prima mossa sulla scacchiera. 1) Boyhood. Senza dubbio, il film del 2014; anzi, del decennio, visto che è stato girato in 12 anni. È il modo, fuori da ogni logica commerciale, scelto da Linklater per raccontare i cambiamenti fisici del suo protagonista, in questo romanzo di formazione che racconta l'America e i suoi mutamenti sociali e politici. Il cinema alla sua massima espressione artistica. Foto: I PIÙ BELLI In lato, un'immagine di «Boyhood» di Richard Linklater, da noi votato miglior film del 2014. Dall'alto in basso, le locandine di «Il giovane favoloso» di Mario Martone, «12 anni schiavo» di Steve McQueen, «Nebraska» di Alexander Payne e «L'amore bugiardo» di David Fincher

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 45 30/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 31 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato »Box Office «The Interview» vola grazie alla rete Maurizio Acerbi

Il vero miracolo di Natale, dal punto di vista cinematografico, è che un film di qualità non eccelsa come il controverso The Interview abbia incassato oltre 15 milioni di dollari con il solo download, scaricato a pagamento, tra Usa e Canada, più di due milioni di volte già fino al 27 dicembre. Per chi non lo sapesse, la pellicola grottesca che racconta di un complotto immaginario, opera degli americani, per uccidere il leader nordcoreano Kim Jong-un, era stato tolto dalle sale (in Italia, doveva uscire il 22 gennaio) dalla Sony in seguito alle proteste della Corea del Nord e, soprattutto, all'attacco hacker, da parte di un gruppo definitosi Guardiani della Pace, subito dalla casa di produzione, con relativa sottrazione alla multinazionale di moltissime informazioni riservate. Un caso politico, tanto da smuovere addirittura la Casa Bianca che aveva rimproverato lo studio per aver sospeso l'uscita. Detto, fatto. Il film è stato distribuito, in questi giorni natalizi, in 320 sale americane e, soprattutto, reso fruibile (a pagamento) in rete, su siti appositi, con i risultati di cui sopra (al cinema ha fruttato altri 2,8 milioni di dollari). E così, un film di serie B, che non avrebbe attratto, probabilmente, molto pubblico, si è ritrovato, suo malgrado(?), con incassi insperati. Intanto, dalle nostre parti, il Natale ha premiato Aldo, Giovanni e Giacomo che con Il ricco, il povero e il maggiordomo hanno incassato 4.505.778 euro, fermando al secondo posto le «Armate» di Lo Hobbit 3. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, invece, il box office complessivo è in calo del 3,89 per cento. Ma non è più una notizia.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 46 28/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato il caso Ma per 7 americani su 10 la pellicola non fa ridere Quasi un'ora e mezza di gag stupidotte Che l'amor patrio ha trasformato in cult Cinzia Romani

Se questo non è marketing. Conlascusadeldibattitogeopolitico mondiale, un film buffo e un po' idiota come « The Interview », farsa pop diretta dai canadesi Seth Rogen ed Evan Goldberg, che ha fatto imbufalire la Corea del Nord per la presa in giro del despota Kim il Terzo, a Natale ha portato in casa Sony oltre un milione di dollari. Invece d'intrupparsi nei multiplex, gli americani hanno assaltato le 332 sale indipendenti, che proiettavano i 112 minuti di gag scioccherelle, assurte a rango d'opera patriottica, solo perché nel botta e risposta tra Washington e Pyongyang, Obama ha spronato la Sony a distribuire la presa in giro del despota paffuto. Chi se ne frega dei cyberattacchi,ha mandato a dire il Presidente, per la Commissione nazionale di difesa coreana «unascimmianellagiungla».Così, 750.000 persone nel mondo hanno scaricato online il cinepanettone più chiacchierato del momento, che però, passata la prima infatuazione, ha mostrato la corda. L'operina, che narra la voglia di scoop di due giornalisti balordi - Dave Skylark, interpretato da James Franco e Aaron Rapaport, alias Mister Rogen, mandati dalla Cia a eliminare Kim Jong-un -, s'è rivelata una bufala. E Seth Rogen doveva saperlo, se, alla prima losangelina al «Silent Movie Theather», ha ringraziato con un: «Grazie, fottutamente tanto, a tutti, per essere venuti. Credevamo che non sarebbe maisuccesso».Standoalsondaggio di « Variety », la Bibbia di Hollywood,7americanisu10dichiarano « The Interview » «culturalmente insensibile», sottolineando che la pochade «non rappresenta il cinema di Hollywood, né l'atteggiamento americano in modopositivo».Non siamo dalle parti della Russia, che bolla il film come «scandaloso», ma poco ci manca. Su twitter chi scrive: «Non c'è di che hackerare lo studio»echi:«Micaè Bergman».Comunque, ha vinto l'export Usa piùgettonato di sempre: la cultura pop. 750 mila le persone nel mondo che hannoscaricatoil«cinepanettone» che irride il leader nordcoreano 1milione l'incassodelfilmnegliStati Uniti nella sola giornata di Natale: un boom clamoroso Foto: Una grande operazione di marketing

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 47 28/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IN GUERRA PER UN FILM Il razzismo comunista La Corea del Nord vede rosso «Obama, sei una scimmietta» Per il regime «The Interview» «fomenta il terrorismo», ma in America è subito boom Internet di nuovo in tilt a Pyongyang BOTTA E RISPOSTA «Un'opera disonesta e reazionaria». E la gente fa la fila ai botteghini Gabriele Villa

Non la prenderà benissimo, ma tant'è. Barack Obama scopre che adesso somiglia pure ad «una scimmia nella giungla». E il paragone, in verità un po' pesante e un filo razzista, fa subito il giro del mondo. É il tiro incrociato, cominciato giorni fa, di frecce avvelenate che partono dalla Corea del Nord e raggiungono la Casa Bianca per rimbalzare a Pyongyang con nuove accuse fresche di giornata. Se l'oggetto dei veleni e dei boicottaggi non fosse un film bisognerebbe farne un film. Già, perché la Corea del Nord ha criticato aspramente l'uscita del film satirico «The Interview» , che ha esordito nelle sale americane, definendo Barack Obama «il vero colpevole per aver forzato la Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente. E questo perché Obama diventa sempre sconsiderato in parole e azioni come una scimmia nella foresta tropicale». In particolare la Commissione nazionale di difesa (Ndc) accusa gli Usa di diffondere un film «disonesto e reazionario che ferisce la dignità della guida suprema della Repubblica democratica popolare di Corea e istiga il terrorismo». Ma non è tutto. La battaglia sul film è anche una battaglia costruita sulla scacchiera dei sabotaggi. I padroni di Pyongyang accusano infatti il governo di Washington anche di aver messo fuori uso le connessioni internet in tutto il Paese per tutta la settimana, con un nuovo blocco di due ore attuato ieri (le quattro reti di connessione nordcoreane, sono gestite dalla cinese China Unicom). Una rappresaglia, secondo i nordcoreani, che Obama ha deciso perché «attribuisce, senza averne le prove, il minaccioso attacco informatico contro la Sony Pictures Entertainment, distributrice del film sgradito, alla Corea del Nord». Minacce online, ricevute attraverso un cyber-attacco, condotto da un gruppo che si autodefinisce i Guardiani della Pace, che hanno spinto la Sony a sospendere l'uscita del film satirico che immagina un complotto della Cia per uccidere Kim Jong-Un. «Se gli Stati Uniti continueranno nelle loro pratiche arbitrarie e da gangster all'americana malgrado gli avvertimenti della Corea del Nord, andranno incontro a ineludibili colpi mortali», ha dichiarato un portavoce nordcoreano che, peraltro, ha definito una «azione sacrosanta» il cyber attacco. «Obama farebbe meglio a ripulire tutti gli atti malvagi compiuti nella sua politica ostile verso la Corea del Nord se vuole la pace sul suolo americano, allora tutto andrà bene» ha concluso. Il film «The Interview» ha incassato più di un milione di dollari nel suo primo giorno di programmazione, a Natale, in 331 sale, meno del 10 per cento della distribuzione prevista originariamente. Negli Stati Uniti gli spettatori si sono affollati ai botteghini per acquistare il biglietto. Ma più che per vedere il controverso film satirico, molti lo hanno fatto «per difendere la libertà di espressione», per dare «una lezione» agli hacker nordcoreani, secondo l'Fbi che avevano minacciato attentati come l'11 Settembre» per impedire la distribuzione del film. Ma c'anche qualcuno che, sedendosi comodamente nelle stanze del potere a Washington, forse per sdrammatizzare, si è così espresso sulla controversa vicenda: «É un po' come guardarsi un film sul divano di casa. Il vicino di divano bisogna sceglierselo bene. Altrimenti ci si addormenta. O per il film . O per il vicino di divano». Che ci sia un fondo di verità? Foto: NEMICI COME PRIMA Barack Obama e Kim Jong-Un. Sopra, la locandina di «The Interview» il film dello scandalo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 48 28/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 22 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato A SANTO STEFANO Checco Zalone: ascolti record su Sky Cinema

Ascolti record per Sky Cinema la sera di Santo Stefano grazie a Checco Zalone: la commedia Sole a catinelle è stata vista infatti su Sky Cinema 1/+1 HD da 1.140.000 spettatori medi, con 1.571.958 contatti unici ed una permanenza del 72%. Si tratta del film più visto del 2014 ed entra nella top 10 dei titoli più visti di sempre. Questo risultato ha portato Sky Cinema a raggiungere il 4,67% di share in prima serata, e Sky Cinema 1 HD con il 2,43% di share è stato il canale più visto della piattaforma. È un record anche per quanto concerne i film di Checco Zalone trasmessi su Sky Cinema, Sole a catinelle ha infatti superato dell'8% il precedente record di Che bella giornata (1.047.549 spettatori il 26 dicembre 2011) e del 34% il dato di Cado dalle nubi (845.000 spettatori il 4 ottobre 2010). I nuovi passaggi del film Indovina chi viene a Natale? dalle 15.25 su Sky Cinema 1/+1 HD, dalle 21.10 su Sky Cinema+24 HD e dalle 9.10 su Sky Cinema Christmas HD, hanno ottenuto un ascolto medio cumulato di 359.802 spettatori complessivi.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 49 27/12/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato l'intervista » «In Italia fatico a girare Me ne torno all'estero» Il regista al lavoro da marzo: «Jeremy Irons e Blake Lively? Il cast sarà ridefinito» E ammette: «Qui "La leggenda del pianista sull'Oceano" non me l'avrebbero accettato» Cinzia Romani

Nel cortile del Policlinico Gemelli, Giuseppe Tornatore fa una pausa: gira, a titolo gratuito, lo spot di «Medicinema», associazione che porterà le sale cinematografiche dentro i centri ospedalieri. «Ci sono centri ospedalieri dove vivono migliaia di persone. Le attese sono lunghe, tra ricoveri e accertamenti. Sapere che c'è un luogo dove si possono vedere i film del momento, all'interno della stessa struttura, è bello», spiega il regista bagherese. Premio Oscar per Nuovo Cinema Paradiso (1989), 4 David di Donatello e vari riconoscimenti in patria e all'estero, Tornatore, 58 anni e 10 film, non ha bisogno d'essere presentato perché è un brand dell'eccellenza. E come il maestro Muti, il maestro Tornatore da tempo ha preso la via dell'estero: a marzo aprirà il set di The Correspondence , da lui scritto. È il suo terzo film anglofono, dopo La leggenda del pianista sull'Oceano (1998) e La migliore offerta (2013). Squadra che vince non si cambia e pure stavolta avrà al suo fianco Ennio Morricone. «Finora su questo film hanno scritto sciocchezze», commenta il regista quanto alla presenza di Jeremy Irons e della «gossip girl» Blake Lively nel cast de La corrispondenza . Le riprese di questo dramma romantico, con al centro una storia d'amore tra il professore d'astrofisica Ed e la sua giovane collaboratrice Amy, si svolgeranno nella brumosa Edimburgo e poi in Piemonte. Un altro film internazionale, per la scena globale? «Sono un regista che lavora dove è possibile. Ci sono certe storie che non riesco a fare, in italiano. La leggenda del pianista sull'Oceano non me l'avrebbero mai fatto fare, qui, per ragioni puramente produttive. Un film in italiano non ha le stesse vendite di un film internazionale. Avessi girato Baarìa in inglese, sarei stato un pazzo. Avessi girato in siciliano La leggenda del pianista sull'Oceano , sarei stato un pazzo. Scelgo la linea in base al progetto. Una pura formalità lo girai in francese». Jeremy Irons ha confermato che reciterà con lei. «Gli attori potrebbero cambiare: bisogna ridefinire il cast, qualcuno non è più disponibile. Basta che una Film Commission veda un tuo agente con una rivista in mano, per stabilire che l'attore sarà questo o quell'altro. Certe volte neanche ti chiedono conferma e fanno subito i comunicati stampa. Ho cominciato The Correspondence due anni fa e, per problemi produttivi, ho interrotto le riprese. Le riprenderò da dove le ho lasciate. Il mio film narra una storia d'amore, ambientata ai nostri tempi. Una storia d'amore, diciamo tecnologica. Il Corriere ha titolato: "L'amore ai tempi di Internet" e tutti hanno copiato. È la comunicazione ai tempi di Internet...». Tra molte cose non vere che circolano, è vero che i fans la scambiano con il suo collega Gabriele Salvatores? «Sì: purtroppo ci scambiano, né ho mai capito la ragione di ciò. Mi fermano, per dirmi: "Ho visto Mediterraneo ...". Ho un bellissimo rapporto d'amicizia con Salvatores, che stimo. I primi tempi ci seccava, poi abbiamo deciso di non deludere nessuno. Così ci telefoniamo, per dirci: "Ho firmato tre autografi a tuo nome" e ridiamo». Con quale spirito s'appresta a girare il suo nuovo film? «Con spirito d'entusiasmo: è sempre un'esperienza che dà grande vitalità e slancio. Ti fa tornare giovane e ricominciare da capo. Mi sento pischello». Eppure, la chiamano «Maestro». «M'imbarazza che mi chiamino così. Ma io non ho niente da insegnare. M'hanno detto che è una risposta snob. Invece, mi sento in piena corsa». Ha appena avuto omaggi e retrospettive ad Assisi, al Filmmuseum di Francoforte, a Los Angeles. Come la mettiamo? «L'idea di sentirmi commemorato, mi dà fastidio. Ringrazio tutti per l'entusiasmo, comunque. E ricambio l'affetto impegnandomi di più nel mio lavoro, sempre di più». Le frasi LA PASSIONE Arrivare sul set mi dà grande vitalità e slancio Mi sento giovane e riparto dall'inizio SALVATORES Non so perché ma ci scambiano uno con l'altro Prima restavo male, ora tutti e due ci ridiamo su MAESTRO M'imbarazza che mi chiamino in questo modo Non ho niente da insegnare ma non sono snob Foto: PREMIO OSCAR Giuseppe Tornatore ha 58 anni e ha già girato dieci film, vincendo quattro David di Donatello e un Oscar per «Nuovo cinema Paradiso» (1989). Il suo prossimo film si intitola «The Correspondence» e sarà realizzato in gran parte in Gran Bretagna

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 50 30/12/2014 Il Giornale di Vicenza Pag. 41 (diffusione:41821, tiratura:51628) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CINEMA . Esce il 1° gennaio il nuovo film dell´ attore e regista napoletano, nello stesso giorno di «American Sniper» Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood

Fabio De Luigi e Alessandro Siani in Si accettano miracoli, nelle sale dal 1° gennaio È una mossa accorta, quella della 01 Distribution: aver evitato che il nuovo film di Alessandro Siani, nel quale veste il doppio ruolo di protagonista e regista, come già nel precedente Il principe abusivo, si scontrasse con la ressa dei titoli natalizi. Inutile spartire il bottino con Lo Hobbit, due cinepanettoni e Aldo, Giovanni e Giacomo. Meglio trovare il pubblico con la pancia ancora piena del cenone di Capodanno, indeciso tra film d´autore (The Imitation Game) e un Clint Eastwood potenzialmente indigesto (American Sniper), con la sua carica di violenza e malinconia. Gli italiani, non solo quelli del Sud, amano il napoletano Siani: un comico dall´indole gentile, che parla sottovoce, non sgomita per l´attenzione ed ha un contegno non dissimile da quello del grande Massimo Troisi. In Si accettano miracoli è affiancato da un altro cavallo di razza: Fabio De Luigi, ancora una faccia ingenua, estranea alle volgarità imperanti, in cerca di un´occasione per splendere veramente. Sarà questa l´occasione? In sala dal primo gennaio, Si accettano miracoli ha una premessa classica, quasi antica: lo scontro tra la modernità della metropoli e la semplicità del mondo rurale meridionale. Siani è Fulvio, spietato tagliatore di teste di una multinazionale (ruolo che fa l´occhiolino a quelli portati al cinema da Russell Crowe in Un´ottima annata e George Clooney in Tra le nuvole) al quale, dopo aver «sfrondato» per bene la propria azienda, viene notificato il licenziamento. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Arrestato e condannato a un mese di servizi sociali, dopo aver perso la testa sull´ex posto di lavoro, Fulvio viene affidato alla casa famiglia del fratello prete Germano (De Luigi), che lavora in un minuscolo borgo dove la tecnologia è una chimera. Il centro, però, è in crisi: rischia di chiudere. Toccherà a Fulvio inventarsi un miracolo, letteralmente (una statua piangente), che attirerà frotte di credenti da spennare in paese, facendo risorgere l´economia locale. Andrà tutto liscio fino a che il Vaticano non decide di indagare... «Ho cercato di creare un genere, il fantasy-comedy, ovvero dei film che sembrano confezionati come di fantasia ma con all´interno tanta commedia. Quando penso un film lo penso per il pubblico», racconta Siani. E il pubblico ringrazia: Il principe abusivo ha incassato più di 14 milioni di euro, diventando il titolo più redditizio del 2013. A De Luigi manca ancora «il botto» d´incassi, anche se Il peggior Natale della mia vita, che al primo passaggio televisivo è stato visto da 5 milioni di spettatori, sta lentamente diventando un classico festivo. L´accoppiata il miracolo potrebbe farlo davvero. Glielo auguriamo con tutto il cuore. ALDO, GIOVANNI E GIACOMO alla terza settimana nelle sale, conquistano la vetta del box office dell´ultimo week end dell´anno: il loro Il ricco il povero e il maggiordomo scavalca il colosso Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate sfiorando i 10 milioni di incasso (4,5 in questa settimana) con una media per sala di oltre 8 mila spettatori. La pellicola natalizia di Aldo, Giovanni e Giacomo diventa ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015 (e comunque dall´inizio di settembre), nonché il secondo film in classifica (subito dopo Interstellar) per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720 ticket staccati.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 51 30/12/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FESTIVAL • A pochi giorni dal via, il direttore annuncia le dimissioni Rotterdam, rassegna indipendente

«otto anni sono tanI tissimi specie alla direzione di un festival così importante come è quello di Rotterdam. Per questo credo di avere fatto tutto quel che dovevo, e che sia tempo per me di lasciare. Sono convinto che l'edizione 2015 sarà straordinaria, e finalmente una volta conclusa, potrò dedicarmi alla mia famiglia lasciando a qualcun altro l'opportunità di dirigere il festival». Con queste parole il direttore del Rotterdam film festival, Rutger Wolfson ha annunciato a pochi giorni dall'inizio di quello che è il primo grande appuntamento festivaliero in Europa (21 gennaio-1 febbraio) di lasciare la direzione. E una volta finita questa edizione, la numero 44, della manifestazione fondata da Hubert Bals, si comincerà a pensare (ma probabilmente lo si fa già) al successore. Sul sito intanto sono iniziate le prevendite dei biglietti, si lancia l'Opening party e si danno notizie sparse. II festival richiama nei suoi giorni non solo il pubblico cittadino ma anche quello che arriva da altre città dell'Olanda, e da diversi anni infatti accanto alle proposte più sperimentali e di ricerca, colloca opere già passate in altre manifestazioni, per quella che appare come una sorta di anteprima con cui testare il gusto del pubblico su questo o quel film. Tra i primi titoli annunciati c'è anche Le meraviglie di Alice Rohrwacher, con cui la regista italiana ha già vinto il Gran premio della giuria allo scorso festival di Cannes. E poi Timbuktu di Abdenahmane Sissako che è in corsa agli Oscar per il miglio film stranieiro. E se il concorso ancora tiene segreti i suoi nomi, sappiamo però che Rotterdam ha preso anche Christian Petzold col suo Phoenix. Ma il festival non è solo programmazione: ci sono appuntamenti importanti come il CinemArt dove i film più indipendenti - però negli ultimi anni vi partecipano anche registi più conosciuti - cercano coproduttori per chiudere il loro budget. Oppure il fondo Hubert Bals, nato come suppporto al cinema del sud del mondo, e che ora invece si.è allargato a tutti i filmmaker indipendenti. Perché, appunto, tradizionalmente è al cinema indipendente che guarda il festival olandese, e nelle sue diverse declòinazioni compreso il crossover con le arti.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 52 27/12/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA • Come Hollywood h a messo in scena le atmosfere del conflitto Stati uniti-Cuba L'immaginario sul cortile di casa Da «Cuba», di Richard Lester, al dittico «Che» di Steve Soderbergh Giulia D'Agnolo Vallan

Fidel Castro e la sua armata rivoluzionaria stanno avvicinandosi all'Avana quando Sean Connery atterra sull'isola caraibica. Il film è Cuba, di Richard Lester, distribuito dalla United Artists nel 1979, e Connery interpreta un ex militare inglese, reinventatosi mercenario, qui assoldato per insegnare alle truppe di Batista come sconfiggere i ribelli. Che l'affascinante, bondesco, soldato di ventura sia arrivato troppo tardi per fermare il corso della Storia è subito evidente in questo mix di satira politica e melodramma alla Casablanca, in cui il maggiore Dapes (Connery) ritrova una vecchia fiamma (Brooke Adams) che si è (infelicemente) sposata con il rampollo di un'importante famiglia cubana e manda aventi una fabbrica di sigari. Tra avventurieri che piacerebbero a Graham Greene, una trama amorosa che finisce male e un decadente party di Natale con una sparatoria, è evidente anche che le simpatie del regista angloamericano dei Beatles (Lester aveva già firmato Help! e A Hard Day's Night), e del suo sceneggiatore Charles Wood, vanno ai rivoluzionari e non ai vari esponenti del regime o dell'elite dell'isola, ritratti come profittatori, codardi ed aguzzini da commedia, che alla fine del film vediamo fare a gara per chi sale prima sull'aereo per andarsene. Il passaggio epocale che fa da sfondo a questo misconosciuto film di Lester (che però ha estimatori illustri, come Steven Soderbergh) torna spesso nel cinema americano. Lo stesso Soderbergh ha dedicato alle fasi finali alla marcia verso la conquista dell'Avana, una vasta porzione del suo affascinante dittico, Che (che è anche il titolo di un vituperato film di Richard Fleischer, con Ornar Sharif nella parte di Guevara e lack Palance-barbutissimo- in quella di Fidel Castro). Cinque anni prima di Lester, Francis Coppola aveva ambientato scene importanti del suo // Padrino-parte linei giorni della rivoluzione. Michael Corleone, su un tetto assolato che sovrasta l'Avana, spiega allo scettico boss di Miami Hyman Roth (modellato su Meyer Lansky e interpretato da Lee Strasberg) che i rivoluzionari vinceranno -dopo aver visto uno di loro farsi saltare in aria piuttosto che cadere nelle mani dei militari. Ed è a un gran ballo nella notte di Capodanno del 1958, mentre gli uomini di Castro irrompono nella capitale, che Michael rivela a suo fratello Fredo di sapere che è stato lui a cercare di farlo uccidere. Mentre glielo dice, gli da' un bacio- «mi hai spezzato il cuore Fredo»; la sua disillusione drammatizzata in sync con il rovinoso crollo di Batista. Realizzato da una nota coppia di liberai hollywoodiani, si svolge nella confusione degli stessi giorni anche Havana (1980), diretto da Sydney Pollack, con Robert Redford nella parte di un awenturiero con la passione per le donne e per il gioco, che però rimane suo malgrado risucchiato dalla rivoluzione per amore di Lena Olin. Anche qui, come in Cuba, dietro agli echi di Casablanca, e alle texture del melodramma, il cuore del film batte per rivoluzionari, ancor più esplicito che nel film di Lester. Più inattesa, e più vicina al milieu culturale della Guerra fredda, la trasferta cubana di Alfred Hitchcock: il film è Topaz (1969), tratto da un romanzo di Leon Uris, a sua volta ispirato da fatti realmente accaduti (il cosiddetto affare Zaffiro) nel 1962, quando la Cia scoprì che il rappresentante Nato del governo De Gaulle lavorava da molti anni per il KGB. Ambientato in un giro di capitali tra cui Parigi, Copenaghen, New York e Washington, il thriller spionistico di Hitchcock, prodotto dalla Universal, si sposta a Cuba quando l'agente francese Andre Deveraux vi si reca per raccogliere informazioni sulle postazioni militari sovietiche. Macchina fotografica e obbiettivi nascosti nei panini al prosciutto, il rullino con le foto dei missili nella pancia di un pollo, il microfilm nel rasoio al posto delle lamette da barba, la coppia di servitori torturata dagli uomini di Castro, immagini di Fidel e Che Guevara dai newsreel d'epoca... Hitchcock addotta la grammatica della Cold war in un quello che rimane uno dei suoi film più incompresi, costosi e produttivamente tormentati (il finale originale, che prevedeva un duello, accolto male in preview, venne rìscritto). Indimenticabile la morte, ripresa dall'alto, di luanita, vedova della rivoluzione, innamorata di Deveraux ma che sta anche con colonnello Rico Parrà. Il 1962, anno della Crisi dei missili, è anche il teatro di Matinée' (1993), di Joe Dante, meravigliosa commedia di cinefilia e guerra fredda (il mix in cui si sono formati tutti i registi della nuova Hollywood) in cui, mentre alla TV

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 53 27/12/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

John Kennedy annuncia il blocco navale al largo di Cuba, nemmeno 100 chilometri più a nord dell'isola, una moltitudine di eccitatissimi teen ager di Key West celebra l'arrivo dell'impresario horror Lawrence Woolsey alla proiezione del suo ultimo capolavoro di fantascienza doc, Manti, storia dell'uomo formica derivato da un esperimento nucleare poco riuscito. Spesso utilizzata come sfondo dei film d'avventura (per esempio negli adattamenti da Hemingway, II vecchio e il mare, del 1958, e Isole nella corrente, del 1977), nel cinema classico hollywoodiano Cuba era spesso un simbolo di sensualità ed esotismo: in Bulli e pupe (1955), di Joseph Mankiewicz,, è in un caffè dell'Avana che Jane Simmons, gelosa di una ballerina locale, si lascia andare rivelando a Marlon Brando la passione che si nasconde dietro alla divisa dell'esercito della salvezza. Tra le grosse produzioni contemporanee, almeno due 007 hanno detour cubani, come anche Baci Boys 2. Miami Vice (prima la serie e poi il film di Michael Mann) respirano aria cubana a pieni polmoni. E la stòria Marvel delle origini X Meri L'inizio (2011) parte proprio dalla crisi dei missili durante la quale si volge anche il thriller con Kevin Costner Tliirteen Days [1990). Tratti dai libri omonimi del fuoriuscito cubano Reinaldo Arenas e del cubano/americano Oscar Hijuelos, entrambi del 1992, Prima che sia la notte di Julian Schnabel e I re del Mambo di Arne Glimcher sono segni del cambiamento dei tempi. Ma bisogna spettare il 2003, perché Oliver Stone, con Comandante, e l'anno seguente con Looking for Fidel, dia finalmente la parola a Castro.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 54 30/12/2014 Il Mattino - Caserta Pag. 45 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il cinema Da Siani a Eastwood il Natale in poltroncina

Angela Lonardo Dopo i bagordi natalizi c'è sempre spazio per qualche manciata di pop-corn da sgranocchiare al cinema, che si riconferma tra i luoghi preferiti dove svagarsi nei pomeriggi e nelle serate di festa. Commedie divertenti, film d'animazione, thriller: anche quest'anno sul grande schermo, per la prima volta orfano dopo circa vent'anni del classicissimo «cinepanettone» ma con tanti fratelli gemelli in sostituzione, ce n'è per tutti i gusti. E quelli dei casertani sembrano essere piuttosto chiari. Il nuovo film di Alessandro Siani uscirà nelle sale il 1° gennaio, data che segna l'inizio della vera sfida del botteghino, eppure già da giorni c'è chi ha prenotato il suo posto nei cinema di Caserta e provincia per trascorrere un inizio d'anno all'insegna del buonumore. «Si accettano miracoli», questo il titolo della pellicola, si candida dunque a diventare campione d'incassi e di risate. Sarà per questo che dal Duel di Caserta al Ricciardi di Capua, dal Cinepolis al Big di Marcianise fino al ritrovato cinema casertano di Via Mazzini, non c'è struttura che non l'abbia inserito nella sua programmazione. Insieme a Siani, protagonista è Fabio De Luigi, a cui si aggiunge un esercito di piccoli scugnizzi. La loro simpatia si somma per raccontare la storia di un ragazzo turbolento, affidato alla sorveglianza del fratello parroco. Per i bambini della parrocchia questa strana coppia riuscirà davvero a fare miracoli. C'è attesa anche per il ritorno di Tim Burton, che dirige Christoph Waltz ed Amy Adams in «Big Eyes», un biopic dedicato alla pittrice Margaret Keane, famosa per i suoi quadri di bambini dagli enormi occhi tristi. Lo si potrà vedere a partire dal primo giorno del 2015 nel multisala di via Borsellino ed in quelli di Marcianise. In queste stesse sale i bambini potranno divertirsi con le avventure de «Il postino Pat», già protagonista di tante serie tv, e che ora arriva sul grande schermo insieme all'inseparabile gatto bianco e nero Jess. Un grande Clint Eastwood, invece, racconta con «American Sniper» la storia di Chris Kyle, un Navy Seal considerato il tiratore scelto più letale di tutta la storia militare degli Stati Uniti. Anche questo film sarà proiettato nei nostri multisala dal 1° gennaio. Nell'attesa, il Cinepolis propone anche il 31 pomeriggio (alle 14.15) «Il ricco, il povero, il maggiordomo», indiscusso trionfatore di Natale. Chi supererà Aldo, Giovanni e Giacomo? Le prevendite lasciano già intuire qualche preferenza verso la comicità partenopea, ma solo dopo l'Epifania si potrà decretare il vincitore del box office. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 55 29/12/2014 Il Mattino - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato «Capri, Hollywood » «Dai vampiri alla tigre la mia saga vi stupirà»

Diego Del Pozzo Quello di Shekhar Kapur è un nome di punta dell'industria cinematografica indiana, l'unica al mondo in grado di rivaleggiare con quella hollywoodiana, per fatturati e diffusione. Così, in ossequio a tale status, il festival internazionale «Capri, Hollywood» affida proprio al sessantanovenne regista e produttore il ruolo di chairman della diciannovesima edizione, in corso fino al 2 gennaio (col maltempo che ieri ha impedito gli arrivi degli ospiti di giornata per diverse ore). E l'autore di kolossal storici occidentali come «Elizabeth» (1998), «Le quattro piume» (2002) ed «Elizabeth - The golden age» (2007), ma anche di tanti grandi successi commerciali di Bollywood (così sono chiamati gli imponenti studios cinematografici indiani di Mumbai), approfitta proprio della sua presenza a Capri per svelare i primi dettagli del suo attesissimo prossimo film americano, destinato a dare il via a una nuova saga young-adult, «Tiger's curse», che intende raccogliere il testimone di quella campione d'incassi globale di «Twilight». Tratto dal primo bestseller del ciclo ideato dalla scrittrice Colleen Houck, ancora inedito in Italia, il nuovo film sarà sceneggiato da Julie Plec, la creatrice di una serie tv molto amata dai teenagers come «The vampire diaries». Che cosa s'aspetta da un progetto tanto atteso? «Davvero molto, perché quello di "Tiger's curse" è un franchise popolarissimo in tutto il mondo e, poco dopo aver annunciato che ne avrei tratto un film, i fans hanno letteralmente mandato in tilt il mio account su Twitter. Tra l'altro, è anche una saga intergenerazionale, perché a scrivermi sono state tante mamme, oltre alle loro figlie». Conosceva già i romanzi di Colleen Houck? «Ho imparato a conoscerli quando mi hanno proposto il film. E la cosa per me più sorprendente, essendo ambientati in India, è che a scriverli sia stata una ragazza giovane, mormone, che non è mai stata fisicamente nel mio Paese, ma è riuscita a catturarne benissimo i temi e le atmosfere, calandoli in una cornice fantasy che ruota intorno al concetto-chiave di reincarnazione. Ho saputo che, all'epoca del primo libro, Colleen era talmente coinvolta da pagarsene da sola la pubblicazione». Che cosa racconterà il film? «Come i libri di riferimento, narrerà la storia della neolaureata Kelsey Hayes, che poco dopo aver iniziato a lavorare in un circo dell'Oregon, sviluppa una particolare connessione con una tigre bianca di nome Ren, in grado di fornirle poteri speciali. Quando un misterioso straniero reclama la tigre per riportarla nella natìa India, la ragazza decide di seguirli e, così, scopre che l'animale è in realtà un principe vittima di una maledizione che dura ormai da 300 anni. Ed è soltanto l'inizio di un viaggio avventuroso attraverso alcuni luoghi mitologici indiani, tra giungle misteriose, templi sacri e forze oscure». Chi ci sarà nel cast? «Ancora non abbiamo scelto i protagonisti, ma vorrei che vi fossero anche alcune star indiane. In ogni caso, credo che non mi affiderò a divi già universalmente noti, perché la lavorazione sarà molto lunga a causa degli effetti speciali sofisticati e avrò bisogno di attori dotati di grande pazienza. Rispetto a casi simili, come per esempio "Vita di Pi" di Ang Lee, nel mio film le tigri interagiranno molto di più con gli attori e, dunque, gli effetti digitali saranno essenziali. Gireremo l'anno prossimo per uscire nel 2016». Oltre che a Hollywood, però, nei prossimi mesi lei sarà impegnato anche a Bollywood, col suo kolossal indiano «Paani». A che punto è il progetto? «Non ho ancora iniziato a girare. Dovrei farlo durante il 2015, anche se attendo indicazioni dai produttori della Yash Raj Films. Comunque, il film sarà ambientato nel futuro, in un mondo assetato, dove l'acqua diminuisce sempre di più. E in questo scenario futuristico, mi pongo una domanda molto sentita anche oggi: a chi

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 56 29/12/2014 Il Mattino - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

appartiene l'acqua?». Durante la cerimonia inaugurale di «Capri, Hollywood», Shekhar Kapur è stato protagonista dell'omaggio al cinema di Bollywood e ha detto la sua anche sulla controversia tra India e Italia sulla sorte dei due marò La Torre e Girone: «Il loro atto non è stato deliberato, ma un errore, un incidente. Adesso la situazione è difficile, ma io sono fiducioso perché mi sembra che da tutte e due le parti vi siano governi maturi e stabili in grado di risolvere al meglio questa vicenda». © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 57 27/12/2014 Il Mattino - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La storia Una favola noir -pulp che assomiglia a un musical

Diego Del Pozzo Tutto è iniziato quattro anni fa a piazza del Gesù, in pieno centro storico partenopeo, nelle stesse stanze immortalate da Vittorio De Sica ne «L'oro di Napoli». Qui, tre visionari già noti negli ambienti del cinema e della musica - il produttore-distributore Luciano Stella e i musicisti Antonio Fresa e Luigi Scialdone - fondano una factory creativa, che fin dall'acronimo Mad (per indicare i campi di attività: musica, animazione, documentario) rimanda idealmente a «quella sana pazzia - così la definisce lo stesso Stella - che si cela dietro la creazione artistica». Quattro anni dopo, quel manipolo di coraggiosi - ampliatosi ad altri professionisti napoletani, prevalentemente giovani - vanta già un discreto palmarès, nel quale spicca il recente European Film Award per il miglior lungometraggio d'animazione, conquistato da «L'arte della felicità», film del trentasettenne Alessandro Rak. Intorno a Rak - con Stella a fare da coordinatore, un po' guru e un po' fratello maggiore - s'è consolidato un gruppo di talenti multitasking, già distintisi nelle altre produzioni della factory: i cartoni animati «La cantata dei pastori» di Nicola Barile e «Il piccolo Sansereno» di Ivan Cappiello (trasmessi dalla Rai), i documentari «L'uomo con il megafono» di Michelangelo Severgnini (co-prodotto da Figli del Bronx) e «Lo sposo di Napoli» di Giogiò Franchini, spot, videoclip e gli album «Dimane torna 'o sole» dei Foja di Dario Sansone e «I'm feeling good tonight» dei Flabby. Il prossimo passo, in attesa della serie tv «A skeleton story», è il secondo lungometraggio «Gatta Cenerentola», che si rifà a Basile ma anche a De Simone e Disney, bagnando il tutto in acque sporche noir- pulp, con ambientazione futuristica alla «Blade runner» ma napoletanissima e, soprattutto, così tante sonorità da contaminarsi col musical. Il progetto nasce nel 2012 ed è sviluppato dallo stesso team de «L'arte della felicità». Stavolta alla regia c'è Ivan Cappiello, quasi quarantenne con esperienze da fumettista in Bonelli. La trama ruoterà intorno a sentimenti basici come amore, passione, desiderio e vendetta, ideali per continuare a percorrere con profitto quella via tutta italiana all'animazione adulta tracciata da Mad all'ombra del Vesuvio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 58 30/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il box office La sfida di Natale al cinema vinta da Aldo, Giovanni e Giacomo Fabio Ferzetti

Ferzetti a pag. 23 BOX OFFICE Pochi vincitori, nessun trionfatore. E troppi problemi aperti, gli stessi che il nostro cinema affronta ogni giorno, ingigantiti dalla battaglia di Natale. Il box office del lungo weekend (25-28) parla chiaro. Il film più visto, per incasso e spettatori, è Il principe, il povero e il maggiordomo con Aldo, Giovanni e Giacomo: 623.562 spettatori in 4 giorni. Segue Lo hobbit di Peter Jackson, con 505.538 biglietti (ma il fantasy è in testa agli incassi totali anche grazie al prezzo maggiorato del 3D: 10 milioni 250mila euro, malgrado 80.000 spettatori in meno, contro i 9 milioni 614mila del trio italiano). Terzo è Un Natale stupefacente con Lillo e Greg (472.589 spettatori). Segue a distanza ravvicinata il film della Disney-Pixar. Big Hero 6 (457.121 spettatori), comunque visto molto meno del più "facile" Disney 2013, Frozen , quindi L'amore bugiardo di David Fincher, Il ragazzo invisibile di Salvatores, l'orsetto Paddington (l'unico al primo weekend), Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti, quindi con grande distacco gli unici due film d'autore europei della top ten, Jimmy's Hall di Ken Loach e Pride di Matthew Warchus, rispettivamente con 58 mila e 50 mila spettatori nel weekend. FENOMENI Considerato il numero di copie e le medie schermo, balzano agli occhi alcuni dati. Continua a scendere il cinepanettone. Spariti i megaincassi del duo Boldi e De Sica, la torta ormai si divide su più titoli e se non c'è un fenomeno come Checco Zalone la cifra complessiva è sempre quella. Anche il successo di Aldo, Giovanni e Giacomo è relativo. La banda dei Babbi Natale , per dire, fece 24 milioni. «È che i ragazzi non vanno più al cinema, osserva Enrico Vanzina, sceneggiatore del film di Neri Parenti e soprattutto padre del genere con Vacanze di Natale , 1983. «Meglio così, bisognerà inventare qualcosa di nuovo. Ma per i giovani ormai il cinema è come il teatro. Non ci vanno più, o scaricano illegalmente. Il 25 % degli incassi si è dissolto per la pirateria, ma nessuno fa nulla». Va meglio per le grandi saghe. «Il terzo Hobbit incasserà come il primo e più del secondo», esulta Nicola Maccanico, direttore Warner. «Anche Woody Allen da noi va meglio che in altri paesi: segno che esiste un pubblico fedele a certi autori. Il problema vero è che il mercato in generale non cresce. E se i film popolari hanno un andamento molto stagionale, la morìa delle sale di città mette in ginocchio i film di qualità». Specie a Natale. Concorda Antonio Medici della Bim, in sala con Jimmy's Hall , preoccupato - come molti nell'ambiente - dal crescente strapotere dei multiplex. «In quelle sale i nostri film non arrivano proprio. Si potrebbe fare di più. Un mese fa a Los Angeles ho visto Interstellar in una sala AMC, colosso dei multiplex Usa. Bene: a fine proiezione hanno dato a tutti un volantino che promuoveva i film d'autore diffusi nel loro circuito. Da noi non succede». E forse il cuore del problema sta proprio qui. Bombardato di titoli a getto continuo, intontito dalla pubblicità ma sempre meno informato, il pubblico fatalmente sceglie i titoli con un'immagine chiara e forte, penalizzando tutti gli altri. E a perderci naturalmente sono i più deboli sul mercato, con danno soprattutto del cinema di qualità. L'unico che potrebbe garantire un vero ricambio generazionale degli spettatori. Fabio Ferzetti Gli incassi Il ricco, il povero e il maggiordomo 4.505.778 L'incasso di Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo. L'incasso totale è di 9.614.389 euro. Lo Hobbit L'incasso di Natale del film di Peter Jackson. L'incasso totale è di 10.250.400 euro. Un Natale stupefacente 4.051.852 3.351.114 L'incasso nel weekend del film di Volfango De Biasi. L'incasso totale è di 4.459.421 euro. Foto: Il popolare trio vince la sfida nei giorni delle feste TESTA A TESTA Sopra "Il principe il povero e il maggiordomo" Accanto "Lo Hobbit" Sotto, Ellar Coltrane

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 59 30/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Coltrane: tutto pronto per il seguito di Boyhood PARLA IL PROTAGONISTA DELLA PELLICOLA PREMIATA A BERLINO «TRA I MIEI MODELLI C'È ANCHE IL PICCOLO TOTÒ CASCIO» Gloria Satta

L'INTERVISTA Avrà un seguito Boyhood , il film-esperimento premiato a Berlino, candidato a cinque Golden Globe, prossimo protagonista degli Oscar. Girato dal regista Richard Linklater nel corso di dodici anni, dal 2002 al 2013, è stato acclamato nel mondo intero come il "caso" cinematografico del 2014. E ora la notizia che Boyhood avrà un sequel è stata annunciata al festival Capri-Hollywood dal protagonista Ellar Coltrane, oggi ventenne, che all'inizio delle riprese aveva appena sei anni. «Di un possibile seguito del film abbiamo parlato diverse volte con il regista», ha rivelato il giovane attore, origini texane, fisico prestante e sguardo intenso. «A me farebbe piacere ritrovarmi sul set nei panni di Mason Evans, il personaggio che mi ha traghettato dall'infanzia all'adolescenza». Alto, riflessivo, molto maturo rispetto alla sua età e più interessato all'archeologia e all'arte che ai social network (non li frequenta), in Boyhood Ellar ha interpretato un ragazzino alle prese con il divorzio dei genitori (Ethan Hawke e Patrica Arquette), i traslochi, il rapporto conflittuale che lo lega alla sorella, i nuovi compagni dei suoi, i cambiamenti sociali e politici. Cosa ricorda della lavorazione? «All'inizio l'ho presa come un gioco, niente di più. Solo verso i 12-13 anni ho avuto la consapevolezza di quello che stavo facendo e ho cominciato ad affezionarmi al personaggio». Gli ha regalato qualcosa di sé? «Ho dato diversi suggerimenti al regista e ho modellato Mason sulle mie emozioni anche se la mia vita è stata diversa dalla sua: quando i miei genitori si sono separati non ero piccolo ma avevo già dieci anni e non sono rimasto traumatizzato, inoltre non avevo una sorella...». Si aspettava che Boyhood riscuotesse un simile successo dovunque? «A dire la verità nessuno di noi poteva aspettarselo, anche se già alla prima proiezione pubblica era scattata la magia con il pubblico. Ora sono felicissimo. Da oltre un anno giro il mondo per accompagnare il film, vedo luoghi bellissimi che rimanendo ad Austin, dove sono nato, avrei solo potuto immaginare. Come Capri, che con i suoi panorami unici mi ha tolto letteralmente il fiato». Mentre procedeva la lavorazione di Boyhood, lei ha girato altri film. Cos'ha in progetto ora? «Nell'ultimo anno mi sono arrivati molti copioni e tra questi ci sono un paio di proposte interessanti. Ne riparleremo. Un fatto però è certo: continuerò a fare l'attore, è la mia strada. Quando mi sono rivisto per la prima volta sullo schermo ho pianto a dirotto per la commozione. Ma per il momento non frequento una scuola di recitazione, finché viaggio con il film non ho tempo». Ha dei modelli cinematografici, attori di cui ammira la carriera? «Il mio idolo è Jake Gyllenhaal, ma sono rimasto colpito anche da Totò Cascio, il bambino protagonista di Nuovo Cinema Paradiso. È uno dei film italiani che amo di più». Che tipo è, cosa fa al di fuori del lavoro? «Amo le immersioni, i viaggi, la fotografia, i monumenti antichi e la pittura. Devo ringraziare i miei genitori artisti: papà fa il musicista, mamma è una danzatrice». Coltrane ha ricevuto a Capri-Hollywood il premio "Rising Star" andato nel passato a Michael Fassbender, Gerald Butler, Jesse Eisenberg, Andrew Garfield che avrebbero poi conquistato un ruolo di primo piano nello star system. «Il festival», dice il produttore Pascal Vicedomini, «continua a puntare sui talenti emergenti». Intanto due giganti della musica, Francesco De Gregori e Peppino Di Capri, si sono abbracciati suscitando la standing ovation del pubblico: è stato un momento indimenticabile nella storia della rassegna che si tiene a fine anno sull'Isola Azzurra.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 60 30/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

The Interview fa il pieno di download a pagamento Anna Guaita

IL CASO N E W Y O R K Alla fine di una crisi durata settimane, la Sony esce vincitrice dal tunnel. E anzi sembra aprire nuove possibili soluzioni per l'industria dell'intrattenimento. Il film The Interview , oggetto di una campagna di minacce da parte della Corea del nord, è comparso sugli schermi di solo 311 sale invece che 3 mila, ma è stato messo a disposizione anche online, in contemporanea. E il risultato è stato davvero interessante: la casa cinematografica ha incassato 3 milioni dalla vendita dei biglietti ai cinema, e 15 dalla vendita o dall'affitto della pellicola online. Cioè si è avvicinata moltissimo a quei 20 milioni di dollari che prevedeva di incassare n e i c i n e m a n e l p r i m o week-end della sua proiezione. E non basta: l'incasso internet sarebbe stato quasi il doppio se la società giapponese non avesse compiuto l'errore di non lucchettare lo streaming. Vari milioni di persone l'hanno così visto a sbafo, semplicemente perché chi lo aveva comprato ha passato il link ad amici e parenti. IL PRECEDENTE Dunque la pellicola che racconta comicamente la missione di due giornalisti americani (James Franco e Seth Rogen) assolti dalla Cia per uccidere il dittatore della Corea del nord, ha creato un precedente: ha dimostrato che - con la giusta dose di pubblicità - si può guadagnare molto anche rilasciando un film sia nelle sale che online, allo stessso momento. Questa scoperta di certo non può far felici i proprietari delle catene dei cinema, già in lotta contro il continuo calare dell'affluenza. PIRATI Tra l'altro, l'anno si chiude con la conferma che gli hacker continuano imperterriti a causare gravi danni all'industria del cinema, piratando pellicole popolari a ritmo record. La più piratata è stata The Wolf of Wall Street con Leonardo Di Caprio, scaricata illegalmente più di 30 milioni di volte. A ruota viene il cartone di Walt Disney Frozen , rubato 29 milioni e 900 mila volte. E al terzo posto si piazza Gravity , la spettacolare pellicola "in orbita" con George Clooney e Sandra Bullock, che è stata piratata 29 milioni e 600 mila volte. L'industria dell'intrattenimento degli Stati Uniti ha calcolato che la pirateria online causa perdite annuali medie di quasi 19 miliardi di dollari. Foto: James Franco e Seth Rogen

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 61 30/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato A Londra in anteprima il nuovo doc di David Attenborough "Conquest of the skies", a marzo su Sky Il volo: un sogno in 3D DAL BORNEO A ROMA IN COMPAGNIA DI LIBELLULE, CIGNI FALCHI E PIPISTRELLI PER SCOPRIRE I SEGRETI DEL VOLO Simona Antonucci

IL DOCUMENTARIO ma, con i suoi stormi d'uccelli neri, nel vespero migrar), per raccontare la complessa ingegneria che permette a volatili di ogni genere e misura di vivere nel regno dei cieli. Baudelaire dedicò all'albatro versi insuperabili. E Modugno costruì la sua fama proprio nel blu. Antoine de Saint-Exupéry esaltò il volo di notte, Battisti e Mogol misero in musica le discese ardite e le risalite su nel cielo in alto, proprio dove De Gregori portò la sua Donna cannone. Da sempre, quando c'è un sogno si guarda verso le stelle, quando si cita la libertà è spesso in viaggio sulle ali e quando bisogna nobilitare un pensiero lo si fa volare alto. Del resto, riuscire, o con l'anima o con i piedi, a stare a un palmo da terra è l'aspirazione dell'uomo dai secoli dei secoli. Leonardo Da Vinci si interrogò a lungo su che cosa inventare per sollevarsi un po' ed è fascinosissimo scoprire quante risposte dia la natura, se interrogata da un documentarista pluripremiato come sir David Attenborough e da una squadra di tecnici, studiosi e film-maker che hanno scandagliato il globo dal Borneo alla Scozia, dalla Cina a Roma (sì, proprio RoLE RIPRESE Si chiama "Conquest of the skies 3D" l'ultimo prodotto di Attenborough, appena presentato a Londra e che arriverà in Italia a marzo, preceduto (dal primo gennaio), dalla trasmissione su Sky 3D di tutte le precedenti spedizioni dal sir naturalista, dalle Galapagos al Natural History Museum. Il documentario utilizza le tecniche 3D più evolute: combinando il 3D macroscopic e le riprese ad alta velocità per raccontare l'avventura evolutiva del volo dal primo insetto alle incredibili creature che dominano i cieli oggi. Il documentario sarà in onda, in prima visione 3D, a partire da marzo 2015 su Sky 3D (canale 150) e in simulcast in alta definizione su Nat Geo Wild HD. «E' un argomento meraviglioso spiega Attenborough - e tecnicamente una grande sfida, specialmente in 3D». Il progetto più ambizioso dei sette film realizzati finora: «Quando abbiamo cominciato - continua - avevamo delle attrezzature piuttosto goffe, servivano quattro persone per portare in giro una telecamera e tre quarti d'ora per cambiare le lenti. Questa volta, siamo riusciti a filmare insetti minuscoli e superbi avvoltoi, rallentando o accelerando i movimenti in modo da poterne catturare ogni segreto». L'ANTEPRIMA E nella sala londinese dove si è svolta l'anteprima natalizia, grazie all'effetto tridimensionale, si stava seduti tra barbagianni che si tuffavano in picchiata come caccia militari e avvoltoi adagiati sulle correnti d'aria calda quasi fossero sofà. E poi tra le libellule, acrobate dell'aria (sanno persino star ferme o fare marcia indietro) o nella grotta di Gomantong nel Borneo, residenza spettrale di milioni di pipistrelli. «Ho trascorso ore seduto su una sedia appesa a decine di metri da terra - aggiunge Attenborough, 88 anni compiuti - davanti a me solo un drone telecamera. E pensavo: i tecnici si ricorderanno di me? Stanno giocando a carte? La fune reggerà?». E poi in volo a un passo dalla cupola di San Pietro, dove l'invasione degli storni vista con gli occhi di un falchetto affamato diventa un'avventura mozzafiato. Come quella di un cigno affaticato dal decollo, un po' come un vecchio jumbo, che insegue il gommone della troupe per restare accanto ad Attenborough: dopo giorni e giorni di riprese è diventato il suo nuovo punto di riferimento. Le isole Galapagos Il primo gennaio a partire dalle 11 su Sky 3D, la serie girata nelle isole del Pacifico con avanzate tecnologie stereoscopiche History Museum e regno vegetale In arrivo la serie Dinosauri e yeti in un film vincitore di 7 Oscar, il 3 genaio dalle 10.50. Dalle 12, sempre di Attemborough il regno delle piante Mostri alati e mini creature I dinosauri alati nel doc in onda il 3 alle 12,45 su Sky 3D. Mentre i segreti degli insetti verranno svelati il 4 gennaio dalle 11,30 Foto: IL DOCUMENTARISTA SIR David Attenborough in due momenti del documentario "Conquest of the Skies" che andrà in onda su Sky 3D. Dai barbagianni (a sinistra) ai cigni (sopra), i segreti del volo svelati grazie a tecniche evolutissime

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 62 29/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA TENDENZA Da Selma a Steve Jobs tutti i "biopic" del 2015 F. Alò

Ciniche strumentalizzazioni o parabole istruttive? Chiamateli film biografici (sintesi di vite illustri) o pellicole basate su fatti realmente accaduti (dalla cronaca nera a un frammento delle singole biografie) ma il succo è sempre lo stesso: il rapporto ambiguo ma sempre eccitante tra cinema e realtà. Sappiamo che il genere è nato col cinema (c'è una Giovanna d'Arco già nel 1900), che piacciono un mondo agli attori più ambiziosi e che funzionano benissimo in sala e agli Oscar. ALAN TURING Dal Lincoln di Spielberg/Daniel Day-Lewis al Leopardi di Martone/Germano (sei milioni di incasso ad oggi in Italia; dato impressionante in positivo). I coniugi Keane di Big Eyes sono tra le celebrità meno note (soprattutto in Italia), ma nel giro di pochi giorni vedremo l'ispiratore della mela simbolo della Apple, Alan Turing ( The Imitation Game , in sala da questo giovedì) ed entro la fine del 2015 forse il "biopic" più atteso di tutti ovvero Steve Jobs di Danny Boyle, scritto da Aaron Sorkin, già premio Oscar per The Social Network . TURNER E HAWKING Tra un capodanno con Alan Turing e una grande chiusura all'insegna del suo fan numero uno, Steve Jobs, avremo occasione di vedere le vite cinematografiche derl leader afroamericano Martin Luther King ( Selma , già candidato a quattro Golden Globe e con qualche chance agli Oscar), del grande pittore inglese William Turner (Timothy Spall, premio come miglior attore al Festival di Cannes 2014), dell' astrofisico Stephen Hawking ( La teoria del tutto ) e del fiammeggiante musicista Miles Davis (progetto del cuore dell'attore/regista Don Cheadle). Qualcuno dei familiari forse si arrabbierà, altri correranno al cinema per vedere come una star dello show business sia riuscita a rappresentare un protagonista, più o meno piccolo, della Storia.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 63 29/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il regista di "Ed Wood" torna agli artisti stravaganti con "Big Eyes", storia vera della pittrice Margaret Keane e di suo marito Walter, che a lungo si spacciò per l' autore dei suoi quadri. Una parabola di sapore femminista. Con un occhio a Andy Warhol IL CASO L'arte secondo Tim Burton L' AUTORE DI "BIG FISH" È STREGATO DA QUELLE OPERE PRODOTTE SU SCALA INDUSTRIALE PER LE GRANDI MASSE Fabio Ferzetti

Che cosa guardano gli occhioni sgranati e tristissimi delle bambine dipinte in serie da Margaret Keane? Non si sa, e qui sta il bello. Ognuno può pensare ciò che vuole. Resta che quell'intensità così kitsch, e quella tristezza così innegabile, negli anni 50-60 diventarono una moda, entrarono nelle case di divi e celebrità, e di lì conquistarono gli Usa. Se non in termini di prestigio e riconoscimento critico, almeno in quanto a opere vendute. E questo è un fatto. Il secondo fatto è che quelle opere, riprodotte con ogni possibile tecnica, diventarono un esempio addirittura stupefacente di arte di massa, con largo anticipo su Andy Warhol e la sua Factory . Puri oggetti di consumo. Merce in mezzo ad altra merce, anche se etichettata e valorizzata come arte, destinata a produrre un volume d'affari gigantesco. Poi c'è un terzo fatto, che è il cardine di Big Eyes (in sala dal 1 gennaio), il film dedicato da Tim Burton all'avventura dei tanti "Keane" che appaiono sullo schermo . Ovvero i quadri, numerosissimi e tutti molto simili, dunque immediatamente riconoscibili; la loro autrice, Margaret Keane; infine suo marito, Walter Keane. Un pittore dilettante e del tutto incapace che però era un grandissimo venditore e sul talento della moglie avrebbe costruito una fortuna. Anche se per raggiungere il successo non avrebbe esitato, prima quasi per caso e poi con metodo e ostinazione, a spacciarsi per l'autore di quelle tele. Costringendo la moglie all'invisibilità, oltre che a una vera superproduzione, mentre lui inondava il mercato di bambine dagli enormi occhi tristi. Si capisce che Tim Burton, antico estimatore delle tele di Margaret Keane, si sia innamorato di questo personaggio abbastanza dimenticato (ma tuttora vivente), riesumato dai suoi vecchi complici Scott Alexander e Larry Karaszewski, già sceneggiatori di Ed Wood , che ne hanno fatto molte cose insieme. Una protofemminista, che prima soccombe al marito impostore (ma anche grande imprenditore), poi si ribella e lo trascina in tribunale. Una paladina del diritto di tutti, creatori e spettatori, a decidere cosa è bello. FREAKS Infine una vera artista, sia pure a suo modo, un po' sul genere di Ed Wood, «il peggior regista del mondo», ma anche un eroe del cinema di serie Z, tanto refrattario a ogni norma estetica e produttiva quanto intimamente convinto della propria creatività, insomma un freak innamorato di altri freaks . Come il suo prediletto Bela Lugosi, l'attore di Dracula, e naturalmente lo stesso Tim Burton, che sull'amore dei mostri e per i mostri ha costruito uno dei percorsi artistici più personali e entusiasmanti degli ultimi trent'anni. Solo che la povera Margaret Keane (una Amy Adams fin troppo acqua e sapone), prima donnina sottomessa anni 50, poi ribelle suo malgrado, fuggiasca e testimone di Geova, non ha la complessità psicologica e esistenziale di Ed Wood. E per quanti sforzi facciano regista e sceneggiatori, Big Eyes pende costantemente dalla parte di suo marito Walter (un Christoph Waltz a briglia sciolta). Che ha tutti i difetti del mondo, ma oltre a rubarle la scena rende il film troppo esplicito e sempre al di sotto della densità necessaria. Chiarita la truffa infatti, il mistero - artistico e umano - resta. Inesplicato e in buona parte inesplorato. Anche se nel film compaiono, a rinforzare una sceneggiatura spesso traballante, un giornalista pettegolo e compiacente (il soave Danny Huston), un gallerista snob ma con le idee chiare (uno spiritoso Jason Schwartzman) e un critico tetragono e battagliero (un irascibile Terence Stamp). Chi erano davvero Mr. e Mrs. Keane? Perché lei ci mise tanto a ribellarsi? E con che occhi dobbiamo guardare i suoi quadri? La risposta è lasciata agli spettatori, ma il film resta sempre vagamente reticente. A ben vedere è il problema di tante biografie "autorizzate" (la vera Keane appare anche nel film, seduta su una panchina). I migliori freaks sono quelli creati di sana pianta. Usando, come meritano, un'immaginazione senza limiti DOPO IL MAROCCO ANCHE L'EGITTO CENSURA "EXODUS" DI RIDLEY SCOTT Big Eyes BIOGRAFICO, USA, 104' di Tim Burton, con Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Krysten Ritter, Terence Stamp, Jason Schwartzman

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 64 29/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: SUL SET Burton e la vera Keane Foto: IL VERO E IL FALSO Amy Adams e Christoph Waltz sullo schermo Margaret e Walter Keane in due momenti di "Big Eyes" Foto: PERPLESSO Jason Schwartzman è il cinico gallerista di arte seria in "Big Eyes": che fine faranno i veri pittori se tutti vogliono le opere dei Keane?

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 65 28/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Arriva in Italia a fine gennaio il nuovo film diretto dalla Jolie: "Unbroken", in vetta al box office americano dopo il debutto in sala a Natale. La storia di un campione sportivo e soldato modello IL RECORD L'eroe segreto di Angelina «LA VITA DI ZAMPERINI MI HA COLPITA: REGALA SPERANZA» DICE L' ATTRICE REGISTA APPENA TORNATA SUL SET CON IL MARITO Gloria Satta

In Italia verrà distribuito il 29 gennaio. In America è uscito il giorno di Natale ed è subito balzato in vetta alla classifica del box office, contendendo il primo posto al musical Into the Woods : Unbroken , il nuovo film diretto da Angelina Jolie, ha diviso la critica ma ha già conquistato il pubblico. Intanto l'attrice è tornata sul set, per la terza volta dietro la cinepresa (aveva debuttato come regista con In the land of Blood and Honey , sulla guerra in Bosnia), per dirigere se stessa e il neo-marito Brad Pitt nel dramma intimo By the Sea , storia (non autobiografica) di una coppia in crisi. Peccato che la notizia dei super incassi di Unbroken , spettacolare biopic girato in Australia, musicato dai Coldplay e ispirato al libro di Laura Hillenbrand Sono ancora un uomo , non possa far felice la persona che l'ha ispirato: Louis Zamperini, origini italo-americane, atleta olimpionico e poi eroe di guerra. L'uomo è morto a 97 anni il 2 luglio scorso, assistito fino all'ultimo da Angelina, sua vicina di casa. «L'ho sempre considerato un padre spirituale, la mia guida, un esempio da seguire», ha spiegato l' attrice-regista, «perché non si spezzò mai». L'EROE Ma chi era Zamperini, che nel film è interpretato dal ventiquattrenne attore britannico Jack O' Connell, occhi azzuri e una capacità non comune di commuovere? Ragazzino problematico anche perché non parlava bene l'inglese (la famiglia era emigrata in America dal veronese), Louis scoprì presto la sua vocazione alla corsa e come mezzonfondista rappresentò gli Usa alle Olimpiadi del 1936. Allo scoppio della guerra, si arruolò nell'Aeronautica e con il suo aereo precipitò nel Pacifico. Dopo essere sopravvissuto su una zattera per 47 giorni, venne catturato dai giapponesi e torturtato per due anni in un lager. Tornato in patria, venne acclamato come eroe ma nel 1950 volle tornare in Giappone per perdonare e abbracciare uno a uno i suoi aguzzini. «La storia di Zamperini mi ha colpita appena l'ho letta e ho capito che avrei dovuto ricavarne un film», ha spiegato Angelina, «in lui ho visto il tipico esponente della generazione uscita dalla Grande Depressione: persone forti, dalla dura tempra, abituate alla fatica e dotate di un grande senso della famiglia e della comunità che permette di resistere a tutte le avversità. C'è tanto dolore nel mondo: per questo abbiamo bisogno di storie di resistenza e coraggio come quella di Louis. E io come donna, come madre e come regista avevo un disperato bisogno di conoscere un uomo come lui, di sapere che c'è speranza». Prima di morire, Louis ha fatto in tempo a vedere la prima copia del film sulla sua vita fuori dal comune. L'ITALIANO Nel cast di Unbroken c'è anche un attore italiano: Vincenzo Amato, protagonista-feticcio dei film di Crialese ( Once we were strangers , Respiro , Nuovomondo... ), 48 anni, interpreta il padre di Zamperini, il primo a credere nelle sue doti atletiche. «Ho ottenuto il ruolo dopo aver partecipato a una serie di provini», racconta Amato che da vent'anni vive a New York alternando la recitazione all'attività di scultore del ferro. «Una volta sul set, ho scoperto in Angelina una donna intelligentissima, sensibile, carismatica e grande conoscitrice del cinema d'autore: quello francese lo conosce a memoria». A colpire l'attore è stata anche la capacità dell'attrice-regista «di ascoltare tutti e guidare la troupe con competenza e dolcezza». Racconta, Amato: «In una scena dovevo prendere a cinghiate mio figlio, ma non me la sentivo proprio: lei, con infinita pazienza, mi ha convinto che potevo farcela. Mi sono fidato di lei e sono stato bravissimo». JENNIFER LAWRENCE ATTRICE CAMPIONE D'INCASSI SECONDO FORBES Foto: IL BIOPIC Sotto, l'attore italiano Vincenzo Amato. A sinistra Jack O' Connell nei panni dell'eroe Louis Zamperini Foto: IL SET Angelina Jolie durante le riprese in Australia. L'attrice è già tornata dietro la cinepresa per la terza volta per dirigere il marito Brad Pitt e se stessa

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 66 28/12/2014 Il Messaggero - Pesaro Pag. 44 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il sindaco Seripremia il castdegli Sbancati «Avete trasformato il dialetto in una idea che ci rende orgogliosi»

LA NOVITÀ «Siete riusciti a trasformare un patrimonio unico come il nostro dialetto in una idea geniale che ci rende orgogliosi di essere fanesi». Così il sindaco Massimo Seri ha ringraziato regista e cast del primo film di Natale in dialetto fanese "Gli Sbancati" ideato e realizzato dal regista Henry Secchiaroli con He.Go Film e scritto da Ermanno Simoncelli. Il primo cittadino, insieme al vice Stefano Marchegiani, al presidente del Consiglio comunale Renato Claudio Minardi e al presidente della Commissione Cultura Francesco Torriani hanno accolto attori, tecnici, regista e collaboratori della pellicola a cui hanno donato, come riconoscimento per aver realizzato "la vera novità di questo anno", una Statua della Fortuna. «Sono il primo sindaco che ha recitato in vernacolo - ha detto Seri - e sono entusiasta di consegnare il simbolo della città a chi è riuscito, tramite un'idea geniale, a trasformare il nostro patrimonio in un film bellissimo. Questo progetto è diventato quasi un virus, nelle case non si fa altro che parlare delle immagini sorprendenti di Fano e citare le battute degli Sbancati. Vi chiedo anche l'autorizzazione per usarne una in particolare in Consiglio comunale». «Ho visto il film - ha aggiunto Minardi - e non ho fatto altro che ridere. Non posso che ringraziarvi per averci reso orgogliosi». E orgoglioso era anche il regista Secchiaroli, soddisfatto per essere riuscito a coinvolgere al meglio le compagnie dialettali fanesi a cui ha dedicato il riconoscimento. Migliaia di biglietti venduti, 14 giorni di "sold out", un cast di quasi 100 attori e comparse non professionisti, 30 ore di girato in 31 giorni, 18mila visualizzazioni del trailer su Facebook, un patrimonio artistico e dialettale unico nel suo genere hanno reso "Gli Sbancati" (costato circa 50mila euro) un vero "evento cinematografico". Da gennaio sarà così in vendita la maglietta che raffigura uno dei personaggi simbolo: la sagome del defunto cavalier Aldo Prosperi (Filippo Tranquilli) con la sua frase-tormentone "Quant si stupid". E in attesa di iniziare a lavorare a 'Gli Sbancati' 2, nelle sale a Natale 2015, il film torna a grande richiesta. Oggi alle 16 e alle 21.30 al Politeama, alle 18.40 al Malatesta. Domani alle 21.15 al Politeama e alle 18.30 al Malatesta. Martedì 30 alle 21.15 al Politeama e alle 18.30 al Malatesta.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 67 27/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La sfida Attacco di hacker a Microsoft e Sony le salva un altro pirata con 99 dollari Anna Guaita

Guaita a pag. 12 Attacco di hacker a Microsoft e Sony le salva un altro pirata con 99 dollari NEW YORK Proprio quando Sony cominciava a riprendere fiato, i pirati l'hanno attaccata di nuovo. Ma questa volta la multinazionale giapponese non è stata la sola vittima della cyber-incursione. Il collettivo clandestino "la squadra della lucertola" ha preso di mira anche la Microsoft. L'attacco è avvenuto proprio nel giorno di Natale, mentre la Sony stava registrando un certo successo con la programmazione del discusso film "The Interview". Nonostante le minacce degli ultim giorni, non si erano verificati incidenti o attentati terroristici, e i botteghini annunciavano il tutto esaurito. Ma proprio in quel momento, un bombardamento del tipo "dos" - denial of service ha paralizzato i servizi online delle consolle Xbox e Playstation, rispettivamente Microsoft e Sony. I servizi online rendono possibile a più sfidanti di giocare simultaneamente, e si può immaginare la rabbia di migliaia di utenti che avevano ricevuto la consolle sotto l'albero di Natale, e si stavano apprestando a cimentarsi in nuovi tornei. IL MISTERO DI KIM DOTCOM Ieri la piattaforma Microsoft era di nuovo funzionante, mentre Playstation arrancava. La versione ufficiale è che i tecnici delle due società erano riusciti a riattivare i servizi online, anche se ancora avevano qualche difficoltà da risolvere. Ma c'era anche la teoria che a rimediare la questione fosse intervenuto un personaggio inviso alle aziende che basano il loro business sulla riscossione dei diritti d'autore, e cioé Kim Dotcom. L'uomo, il cui vero nome è Kim Schmitz, è un imprenditore di origini tedesco-finlandesi, che vive in Nuova Zelanda e possiede MegaPrivacy, un sito web dedicato al file sharing. Kim Dotcom è un hacker dichiarato e gli Stati Uniti vorrebbero estradarlo per incriminarlo perché con il suo sito precedente, MegaUpLoad (chiuso nel 2012), aveva compiuto un furto di file costato all'industria dell'intrattenimento oltre 500 milioni di dollari. Kim Schmitz è un appassionato di giochi da consolle, e pur di ottenere di nuovo il collegamento avrebbe offerto ai membri del collettivo della Lucertola un abbonamento a vita al suo nuovo sito, che di fatto - anche se lui lo nega - offre gli stessi servizi di sharing del defunto MegaUpLoad. Kim stesso si è vantato di aver ottenuto lo sblocco del servizio per le consolle, e in un tweet ha detto «la diplomazia funziona». I SOSPETTI In un primo momento era circolata la voce che l'attacco ai servizi on line delle consolle provenisse dagli stessi che avevano attaccato la Sony per il film The Interview. Ma si tratta di gruppi diversi. Il film che racconta l'avventura di due giornalisti americani arruolati dalla Cia per uccidere il dittatore dell Corea del nord - è stato fatto oggetto di minacce da parte di un gruppo denominato "The Guardians of Peace". Secondo l'Fbi si tratta in realtà della stessa Corea, anche se ieri ha cominciato a prendere corpo invece la possibilità che si tratti di un ex impiegato che voleva vendicarsi. Mentre continua la ricerca dei colpevoli, il film sembra andare a gonfie vele, nonostante la critica sia stata cattivuccia. La gente sta in fila nelle 331 sale cinematografiche che l'hanno in programmazione dal giorno di Natale, e anche la versione "streaming" su YouTube registra dei record. Va aggiunto che il film era stato piratato nel corso dell'attacco al sito Sony e quindi circola nei siti di file sharing di tutto il mondo, e sta riscuotendo un incredibile successo proprio in Cina, il Paese più vicino alla Corea del nord, non solo geograficamente. Secondo gli esperti, i cinesi apprezzano il film perché non sono affatto contenti dell'alleanza con il giovane dittatore, che difatti hanno ironicamente soprannominato Kim Fat. Foto: PROIEZIONE "The Interview" in un cinema vicino a Dallas in texas

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 68 27/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Guida ai film Robot, supereroi comici e cartoni Feste all'insegna della risata Fabio Ferzetti

Ferzetti a pag. 22 Robot, supereroi comici e cartoni Feste all'insegna della risata Il crepuscolo del cinepanettone, la grande sfida tra i film d'animazione, un titolo che chiude un'era ( Lo Hobbit , ennesima cineriduzione di Tolkien) e uno che tenta di aprirne un'altra ( Il ragazzo invisibile , primo fantasy made in ). Più il solito drappello di film d'autore, sempre un po' sparuti sotto le feste, anche perché distribuiti in poche copie, ma forti di un pubblico di fedelissimi. E di qualche sala in più, almeno a Roma, per i film in versione originale sottotitolata. A riassumerlo in uno slogan, quello di quest'anno al cinema è un Natale all'insegna dell'incertezza, o forse del cambiamento. Esaurite le vecchie formule, come l'ammucchiata di comici in trasferta verso mète esotiche, l'offerta cinematografica sembra esplorare (timidamente) soluzioni meno ovvie. Anche se come spesso succede in questi casi, ad approfittarne finiscono per essere proprio i titoli più tradizionali, che si presentano con un'immagine chiara e rassicurante. Come Il ricco, il povero e il maggiordomo , con Aldo, Giovanni e Giacomo, tre nomi che sono quasi sinonimo di Natale al cinema, ma non di cinepanettone, e al momento dominano gli incassi tra i comici italiani. Mentre lo "spin off" dei vari Madagascar , ovvero I pinguini di Madagascar , una catena senza fine di gag formidabili affidate ai "caratteristi" più simpatici della serie originaria, sembra incontrare i favori del pubblico con molta più decisione del concorrente targato Disney: Big Hero 6 , storia decisamente più problematica, ma non meno spettacolare, dell'amicizia tra un piccolo genio della robotica e un automa costruito per assistere i malati, ma costretto a diventare una potente - e potenzialmente micidiale macchina da guerra. Inutile forse sperare che il pubblico natalizio si butti sui film più coraggiosi. Infatti, fiutando l'aria, gli scatenati Pinguini di Madagascar sono arrivati in sala con largo anticipo sulle feste, e senza altri titoli d'animazione in giro a rovinargli la piazza. Ma Natale resta il momento giusto per lanciare anche lavori meno scontati. Come Paddington , un misto di animazione digitale e cinema dal vero per raccontare le esilaranti avventure di un orsetto quasi umano catapultato dal Perù a Londra (dietro ci sono i produttori di Harry Potter e si vede: la confezione è smagliante). Mentre arriva dalla Francia il sofisticato Un gatto a Parig i, tratto aguzzo e atmosfere "notturne" che traducono in termini di cartoon le conquiste della grande pittura figurativa del Novecento.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 69 27/12/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Incontro con l' attore due volte premio Oscar che è ancora una volta un cinico spregiudicato in "Big Eyes", nei cinema dal 1 gennaio, e presto sarà l'antagonista di 007 in "Spectre" L'INTERVISTA Waltz: «E ora sfido anche James Bond» «NON ESISTONO BUONI E CAROGNE: CONTA LA QUALITÀ DEL FILM IL SUCCESSO DOPO I 50 MI HA AIUTATO A TENERE I PIEDI PER TERRA» Gloria Satta

Sullo schermo, un suo sorriso può gelarti il sangue nelle vene. Avete presente Hans Landa, il nazista sadico e raffinato protagonista di Bastardi senza gloria , il film di Tarantino che nel 2009 gli regalò il primo Oscar (il secondo sarebbe arrivato tre anni dopo per Django Unchained )? Ma visto da vicino l'austriaco Christoph Waltz è un uomo squisito che non incute alcuna paura, semmai suscita ammirazione: è un grande attore arrivato al successo dopo i 50, perfezionista, poliglotta, elegante, coltissimo, molto riservato. Anche se è stanco di sentirselo ripetere, Waltz, 58 anni, quattro figli e una stella a suo nome fresca fresca sulla Hollywood of Fame di Hollywood, è abbonato ai ruoli di cattivo. Il prossimo, chiamato Oberhauser, sarà l'antagonista di James Bond nel nuovo film della saga 007, Spectre , che si girerà a Roma nelle prossime settimane. Intanto l'attore, che abbiamo ammirato anche in Carnage di Polanski e The Zero Theorem di Gilliam (ma lo vedremo presto nella commedia americana Come ammazzare il capo 2 ) dà vita all'ennesimo personaggio spregevole: in Big Eyes , il nuovo e atteso film di Tim Burton (nelle sale il 1 gennaio con Lucky Red dopo l'anteprima al festival Capri-Hollywood) è il pittore americano Walter Keane protagonista negli anni 60 di una clamorosa vicenda artistico-giudiziaria. Conobbe il successo grazie ai suoi quadri che ritraevano bambini dai grandi occhi tristi, ma a dipingerli era in realtà sua moglie Margaret (Amy Adams) che poi decise di divorziare e vinse la causa per plagio dopo un pubblico "duello" con lui a colpi di pennello. Waltz, che effetto le ha fatto questo marito terribile? «Terribile, dice? Certo, Keane è un uomo cinico, manipolatore e sfrutta i sentimenti di sua moglie per arricchirsi e diventare famoso. Ma io non lo giudico, come non giudico mai i miei personaggi. Sarebbe una mancanza di rispetto verso gli spettatori: non voglio influenzarli». Ma qual è il segreto delle sue interpretazioni da Oscar? «Non può chiedermi di svelare i trucchi del mestiere, rovinerei le emozioni del pubblico. Posso solo dirle che mi impegno al massimo e detesto l'improvvisazione». Perché i registi le offrono sempre parti da carogna? «Per me non esistono ruoli di buono o di cattivo. Contano solo i film di qualità. Detesto i pregiudizi e mi preoccupo di fornire la migliore interpretazione possibile». Che tipo di regista è Tim Burton? Somiglia a Tarantino? «No, con Quentin non ha nulla in comune. Sono entrambi dei geni ma totalmente diversi. Burton è molto preciso e al tempo stesso visionario. È un artista che sul set non dà ordini ma comunica da artista, facendo trovare agli attori la giusta direzione». La sua storia è in controdendenza: ha avuto successo all'età in cui molte star affrontano il declino... «Sfondare dopo i 50 mi ha aiutato a mantenere i piedi per terra e a non farmi travolgere. Lo spettacolo è un affare di famiglia: mio padre è scenografo, mia madre costumista, la nonna era attrice, mia moglie fa la costumista. Altro che privilegi e capricci. Ho imparato presto a non idealizzare il nostro mestiere e a capire invece che richiede serietà, impegno, fatica». Cosa fa quando non è sul set? «Cerco di coltivare la mente: leggo, vado al cinema, a teatro. E seguo la lirica, la mia grande passione». Come decide quali ruoli accettare? «Devono piacermi la sceneggiatura e il regista, ovviamente. E mi preoccupo che il mio personaggio non somigli a qualcosa che ho già fatto. Adoro le sfide». Foto: BRAVISSIMO & SPIETATO Christopher Waltz all'anteprima newyorkese di "The Big Eyes" e, a destra, in una scena del film di Burton con Amy Adams

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 70 30/12/2014 Il Secolo XIX - La spezia Pag. 18 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato A NATALE E SANTO STEFANO Il cinema accusa la crisi economica nelle sale spezzine un calo del 21% Meno di ottomila biglietti staccati. Sbancano solo Aldo Giovanni e Giacomo PIERANGELO CAITI

S PETTATORI in calo del 21.4% nei cinema spezzini a Natale e Santo Stefano, quelle che da sole fanno raddrizzare un'intera stagione, rispetto alle presenze fatte registrare nel 2013. Si è passati da 10.015 spettatori del 2013 a 7.875 del 2014 mentre gli incassi si sono ridotti da 77.517 euro a 59.684 con una perdita di 17.833 euro pari al 23%. Le perdite maggiori al Megacine ; minori invece al Controluce Don Bosco (i cui numeri però sono ininfluenti), che ha scontato la presenza di film in programmazione concomitante al Megacine e ha retto Il Nuovo (che presentava un film in esclusiva). La classifica dei film più visti alla Spezia, che ricalca quasi la classifica nazionale, vede al primo posto con 1.800 spettatori nelle due giornate il film Il ricco, il povero e il maggiordomo di Aldo, Giovanni e Giacomo (Medusa Film), seguito con 1.036 spettatori dal cinepanettone Un Natale stupefacente , la commedia di Volfango De Biasi e interpretata da Lillo e Greg, Ambra Angiolini, Paola Minaccioni, Paolo Calabresi (De Laurentiis). Al terzo posto Lo Hobbit: la Battaglia delle cinque armate , film fantasy e conclusivo capitolo della trilogia cinematografica basata sul singolo libro "Lo Hobbit" di J. R. R. Tolkien. Alla Spezia è stato visto nei due giorni da 850 spettatori. Ora la speranza dei gestori è che il lungo weekend di Natale, che si sviluppa quest'anno su quattro giorni, possa far recuperare le perdite delle prime due giornate. Lo scorso anno dei 10.015 spezzini che erano andati al cinema tra Natale e Santo Stefano, 9.500 avevano scelto il Megacine , 500 a Il Nuovo e 200 al Don Bosco e 2.200 di loro avevano seguito la pellicola Colpi di fortuna di Neri Parenti, con Christian De Sica, Francesco Mandelli, Luca & Paolo, Lillo & Greg che alla Spezia in due giorni incassava oltre 16.600 euro. A livello nazionale Aldo, Giovanni e Giacomo hanno sbancato il box office natalizio con una affermazione che ha portato Il ricco, il povero e il maggiordomo a trionfare nelle due giornate clou del box office cinematografico facendo arrivare il film vicino al traguardo degli otto milioni di euro. Il giorno di Natale il trio si è aggiudicato il primo posto con 1.028.535 di euro e 140.121 biglietti staccati, superando la concorrenza de Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate , che ne ha incassati solo 780.407, battendo il concorrente italiano diretto Un Natale stupefacente , che ha incassato 854.473 euro e addirittura doppiando il colosso Disney delle feste Big Hero 6 , che è arrivato solo a 497.206 euro. Numeri anche più importanti, poi, nella giornata di Santo Stefano. La commedia del trio ha infatti staccato ancora una volta tutti gli altri titoli, incassando in un solo giorno di programmazione 1.443.805 euro (3.100 euro a copia del film) e registrando quasi 200 mila spettatori paganti. Cresciuto anche Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate , che si è piazzato al secondo posto nella giornata con 1,32 milioni di euro. In terza posizione troviamo poi Un Natale stupefacente , pellicola con protagonisti Lillo e Greg, che porta a casa 1,12 milioni, seguito dal cartoon targato Disney Big Hero 6 , che incassa un milione preciso. Con questo risultano il film di Aldo, Giovanni e Giacomo si porta a 7.659.467 euro di incassi totali, in poco più di due settimane di programmazione. Al secondo posto si piazza Un Natale stupefacent, che ha raggiunto finora un totale di 3.153.843 euro di incasso. Foto: Il Megacine di Bragarina

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 71 29/12/2014 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I RISULTATI AL BOX OFFICE IL CINEMA USA NON È SOLO BLÒCKBUSTER Le major si alleano con piccole società: da budget bassi possono nascere successi I. M. L.

SE NON È UNA SORPRESA che la prima parte di "Hunger Games - Il canto della rivolta" abbia già ottenuto 261 milioni di dollari in tre settimane di programmazione al box office americano, il quotidiano di cinema Variety spiega che i film in questo periodo, hanno il vantaggio di una maggiore "pazienza" da parte delle compagnie di distribuzione e delle sale. È un periodo di festa e a moltii film vengono concessi più dei tre giorni del weekend per capire come andranno. A volte, infatti, è il passaparola che funziona più di critiche positive e promozione, ma questo meccanismo richiede più tempo. Potrebbe essere così anche per la commedia interpretata da Chris Rock, "Top Five", per cui è previsto un discreto successo, nonostante sia stato realizzato con soli dieci milioni di dollari. Sono scommesse che possono cambiare l'annata, o a volte il destino, di compagnie anche molto importanti. «Non so se i film a basso budget "salvino" davvero gli studios, ma è vero che non possono fare a meno di questo tipo di progetti e che fanno parte della loro strategia globale», spiega Erik Reo, che è passato da una carriera nella produzione a una come sceneggiatore. «Sono a basso rischio e hanno un alto potenziale. Le compagnie realizzano dieci film che costano 5 milioni di dollari l'uno, una cifra irrisoria, cinque falliranno, alcuni possono essere discreti successi e molto spesso uno farà il botto. Funziona allo stesso modo nelle compagnie discografiche». La 20th Century Fox, per esempio, ha una partnership con la Vice per realizzare film con un budget molto basso, circa 2 milioni a film. Certo, tanti di questi progetti a basso costo, o di quelli indipendenti, hanno un nome di punta molto forte che magari ha preso a cuore la questione o che ne è addirittura il promotore. Jake Gyllenhaal, per esempio, ha puntato su "Nightcrawler", che dai 9 milioni di partenza ne ha incassati 27 negli Stati Uniti e 33 in tutto il mondo. I fan di Jon Favreau, poi, sono abituati alle cifre che il regista ottiene con la saga "Iron Man", ma il suo "Chef - La ricetta perfetta", con Robert Downey jr e Scarlett Johansson, fra gli altri, ha guadagnato 76 milioni con un investimento dieci volte inferiore. Favreau ha ottenuto quello che voleva: far capire la sua ansia di tornare alle radici. Dall'altra parte, le compagnie di produzione hanno a che fare con i film su cui puntano davvero, quelli che arrivano a centinaia di migliaia di dollari di introiti con, però, un investimento altrettanto cospicuo. Sono i casi "Twilight", "Hobbit" e "Hunger Games" a venire conservati per le date di uscita più importanti, come il Ringraziamento e il Natale, e che hanno addirittura un mese a loro dedicato, quello di agosto, che è famoso proprio per i "popcorn movies" destinati ai ragazzi. «Gli americani tendono a perdere di vista il modo in cui viene percepito non solo il nostro Paese, ma anche i contenuti che esportiamo» continua Erik Reo. «Gli Stati Uniti sono stati e continueranno a essere esportatori di cultura, nel bene e nel male. Sembra che ci sia l'idea, sui mercati stranieri, che se un blockbuster è fatto in America, con un budget gonfiato di 250 milioni di dollari, debba essere quello che piace agli americani, e per questo "deve piacere anche a noi". Mentre alcuni film che hanno alle spalle un grosso investimento vanno bene al botteghino interno, come "Guardiani della galassia" e "Capitan America", e hanno un successo meritato anche all'estero, altri sono stati flop negli Stati Uniti ma sono stati apprezzati all'estero, come "John Carter"». Foto: "Top Five" con Chris Rock è costato solo 10 milioni di dollari

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 72 29/12/2014 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CAMPAGNA A HOLLYWOOD IL BIMBO MAI NATO DIVENTER À UN FILM L'inglese Rebecca Rian sta raccogliendo fondi con il sostegno di molte star : «L'aborto è un tema tabù, voglio sconfiggerlo» ILARIA M. LINETTI

COME UNA TRAGEDIA può diventare una storia hollywoodiana a lieto fine: quando ci sono di mezzo star come Jennifer Aniston, Al Pacino e Robert Downey jr, anche l'odissea di una mamma inglese che ha impiegato cinque anni per coronare il suo sogno di avere un bambino può arrivare sul grande schermo. Rebecca Rian, 34 anni, ha deciso infatti di raccontare la sua storia in una sceneggiatura: ha già l'appoggio di molti attori di serie A che, pubblicando sui vari social network una loro foto con la scritta Jacob and I, sostengono la sua raccolta fondi per finanziare il film. Anche il cantante Ed Sheeran e il produttore discografico e televisivo britannico Simon Cowell partecipano alla campagna: servono più di 1,5 milioni di euro per poter portare la storia sul grande schermo. La vicenda di Rebecca Rian ha tutti gli ingredienti per commuovere il pubblico: nel 2008 la donna perse un bambino quando era già al sesto mese di gravidanza. Ha dovuto comunque partorire Jacob, questo il nome che aveva scelto per il piccolo: «Per i medici era un bambino nato morto. Per me era un figlio. Io e mio marito ci sentivamo genitori, ma non avevamo nessuno da portare a casa con noi». L'autrice ha voluto comunque dare una voce a Jacob, raccontare la sua storia, e le star di Hollywood hanno deciso di aiutarla. La campagna è in corso su Kickstarter, uno dei siti più usati oggi per raccogliere fondi grazie al pubblico. Chiunque può partecipare per vedere sul grande schermo il racconto di Rebecca Rian: «Voglio far vedere a tutte le mamme che possono realizzare il loro sogno». Per lei il lieto fine è arrivato nel 2011, quando è nata Ayva. Oltre alla nascita prematura di Jacob, Rebecca ha dovuto sopportare anche nove aborti spontanei. Per il momento sono soltanto 758 le sterline raccolte sul sito, nonostante il gran numero di star hollywoodiane che hanno aderito alla campagna: forse ci sarà bisogno anche del loro sostegno economico, non solo dell'appoggio fornito attraverso la foto con il cartello. Chi vuole dare il proprio contributo avrà, come nelle altre operazioni di questo genere, dei vantaggi. Si parte da un ringraziamento sul sito per chi regala 5 sterline e si arriva ai premi maggiori, un invito a uno degli screening del film, in versione normale o vip, con 100 o 500 sterline, per salire a una comparsata, con 2.000 sterline, o addirittura a una parte con tanto di battuta, per 5.000. I produttori promettono che questi ruoli «saranno mantenuti nella versione finale del film» o quanto meno in dvd. Se entro venti giorni non saranno raccolti almeno 1,25 milioni di sterline, però, tutti i fondi verranno restituiti da Kickstarter a chi li ha versati e Rebecca Rian e il suo team non riceveranno niente. «Come scrittrice, è importante per me assicurarmi che ogni aspetto sia credibile, che sia reale e che lo spettatore possa capire la vita e i pensieri del protagonista. Questa è la storia di Jacob», ha spiegato lei. Era stato più facile finanziare il film che ha ripreso le avventure di Veronica Mars nove anni dopo la fine del telefilm: Kristen Bell e compagni avevano raccolto più di 5 milioni di dollari in un mese, nonostante ne chiedessero «solo» due. È ormai una consuetudine, per il cinema indipendente, quella di provare a far finanziare il proprio film dal pubblico piuttosto che offrirlo alle compagnie di produzione. Sui siti di crowdfunding si trova ormai di tutto: libri, giochi, arte, artigianato, anche cibo. Produttori di formaggio di capra, burro di noccioline, autori di libri di cucina, tutti cercano di finanziare i propri progetti tramite siti dedicati alla raccolta fondi, offrendo sempre qualcosa in cambio delle donazioni ricevute. Rebecca Rian dovrà darsi ancora molto da fare, vista la concorrenza, per vedere realizzato il film che sogna sul bambino che non vuole dimenticare. Lei, in ogni caso, appare molto determinata: «L'aborto è un dramma che colpisce una gravidanza su tre. La verità è che accade alle famiglie, è accaduto a me, accade a milioni di persone. Perché, dunque, è ancora un tema tabù? Perché non puoi parlare del bambino che hai perduto, nello stesso modo in cui parli degli altri congiunti che hai perso? "Jacob and I" vuole fare proprio questo. E visto che sono una cineasta, voglio realizzare una storia che possa essere condivisa».

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 73 29/12/2014 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SCENEGGIATRICE E CINEASTA Per realizzare il film dal titolo "Jacob and I", tratto dalle tragedie vissute in prima persona durante la gravidanza, la regista e direttrice Rebecca Rian ha lanciato una raccolta fondi: «Voglio trasformare qualcosa di triste in un messaggio positivo» Foto: Al Pacino è uno dei sostenitori illustri di #Jacob and I Foto: L'attore Robert Downey Jr. Il cantante Gary Barlow

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 74 28/12/2014 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 37 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SHOWBUSINESS SOTTO ATTACCO HACKER CONTRO LA NOSTRA FRAGILIT À L'ultima vittima è Madonna: in rete anzitempo dei brani di "Rebel Heart" Così i pirati minano un intero sistema RENATO TORTAROLO

ALLA fine gli hacker faranno festa. La prova generale per minare le già fragili fondamenta dello showbusiness è riuscita. Film naufragati, popstar in crisi di nervi, sceneggiature bruciate, simulacri in frantumi. Persino il sospetto di fomentare l'odio razziale e la minaccia di mettere all'angolo una multinazionale come Sony. Un'offensiva così vasta non si era mai vista. Perché un conto è diffondere informazioni segrete come faceva Julian Assange, un altro è scardinare un sistema di relazioni e interessi economici con una strategia pirata. E non riguarda tanto l'attacco alla proprietà intellettuale, ma l'idea che si venga manipolati con il più antico dei trucchi: svelare maldicenze, insinuare il dubbio, dire verità che sono tsunami. Il risultato si è visto. Ogni volta che un cyberattack colpisce il bersaglio, la vittima affonda. E in qualche caso l'effetto è andato oltre l'intento punitivo. Facciamo quale esempio. Il più clamoroso è, a pari merito, il doppio furto di canzoni del nuovo album di Madonna e il terrore di finire nel tritacarne degli hacker, da parte di Sony, distribuendo il film "The Interview". Cosa che poi è accaduta per pressioni della Casa Bianca e con una partecipazione patriottica, nel precipitarsi a vedere il film in 300 sale indipendenti e in streaming, il giorno di Natale, affatto casuale. La vera sorpresa sarebbe sapere come l'hanno presa, "The Interview" non verrà distribuito in Asia, cinesi, sudcoreani, vietnamiti e via scorrendo l'atlante quando sono riusciti a penetrare le difese dello streaming. Che poi era il vero assillo del leader nordcoreano Kim Jong-un, più che essere deriso dagli odiatissimi occidentali. La vicenda di Madonna è più complessa. Ma non meno sospetta. Qualche giorno fa vengono messe in rete 13 canzoni ancora non finite dell'album "Rebel Heart", atteso il 10 marzo prossimo. La popstar, 56 anni, un po' provata da tre decenni di provocazioni, reagisce ovviamente male. Attacca gli hacker e, incauta ma fino a un certo punto, parla di «terrorismo». E cade così nella trappola. Le parole hanno un senso, ma la prospettiva storica è quella della cronaca: un commando kamikaze uccide 132 bambini e ragazzi in una scuola militare di Peshawar, Pakistan: a Sidney, un esaltato iraniano sequestra 17 persone in un caffè facendo due vittime. Come può Madonna usare lo stesso termine? Lei reagisce mandando su iTunes sei canzoni inedite, il giorno successivo gli hacker rispondono mandando su web altri 14 brani. Come finisce? Le sei canzoni non riescono a entrare fra le 100 più scaricate da iTunes. Forse non riuscirà più ad attrarre un pubblico post adolescenziale, insensibile a un marketing raffinato come diventare il volto di Versace per la prossima primavera/estate, tant'è l'autogol dopo dichiarazioni quasi isteriche, «è un vero e proprio stupro...», è clamoroso. Eppure Madonna ha difeso la sua dignità di donna, oltre alle canzoni ne avrebbero hackerato anche la vita privata, e il diritto dei fans a ricevere un buon prodotto ma a tempo debito. Cos'è che non ha funzionato? Il tempo. Il ritardo che ormai la cultura, in senso più universale e comprendendo anche lo spettacolo, ha sulla realtà. Al povero Quentin Tarantino rubano la sceneggiatura del film "The Hateful Eight", sequel di "Django Unchained"? Colpa di una mail intercettata dagli hacker, ma i suoi produttori combinano anche di peggio, come scopriamo da un'altra serie di mail: il boss di Sony Pictures Amy Pascal e il produttore Scott Rudin sono invitati a colazione da Obama e, supponendo che adori solo attori neri, discutono se chiedergli proprio di "Django Unchained" e di "12 Years A Slave". Litigano e Tarantino fa una doppia brutta figura: farsi rubare lo script e finire in mezzo a un pettegolezzo "razzista". La coppia, però, non demorde. E, come divulgheranno i "pirati", si azzuffano per il film su Steve Jobs, poi lasciato alla concorrenza. Questa volta gli strali di Rudin sono anche per Angelina Jolie, colpevole di aver lusingato il regista David Fincher a mollare il biopic per dirigerla in un kolossal su Cleopatra. Rudin vede rosso e bolla la Jolie come un'impicciona, «una marmocchia viziata con un talento piccolo così». Insomma, la faccia sporca dello showbusiness è inquietante. Ancora di più quando l'antirazzismo prende pieghe preoccupanti. Azealia Banks, 23 anni, è una brava rapper di Harlem che ha calcolato in 100 mila miliardi di dollari il risarcimento che major come JP Morgan Chase o New York Life Insurance devono agli afroamericani «per tutto ciò che hanno

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 75 28/12/2014 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 37 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

lucrato sugli schiavi dalla Rivoluzione industriale ad oggi». La Banks non scherza affatto e rincara la dose: «Ebrei e nativi americani sono stati risarciti per quello che hanno patito, noi no». Già qui si intuisce dove vada a parare, oggi, un nuovo possibile conflitto razziale. Un sondaggio Gallup rivela infatti che mentre nel 1966 la sensibilità verso questi temi era al 56%, oggi è crollata un misero 13%. La Banks però è ancora più astuta e se la prende con Iggy Azalea, 24 anni, australiana, colpevole di aver fatto fortuna con «l'hip hop, ch'è roba nostra...», ma soprattutto di essersi definita in "D.R.U.G.S." una "runaway slave master", confondendo un po' fuggitivi e negrieri, quindi beccandosi della «miserabile» dalla Banks e una minaccia molto seria dal gruppo hacker Anonymous: mettere in rete un sex tape della squinternata Iggy se non si fosse immediatamente scusata. L'australiana ha ribattuto che non ci sono scene di sesso che possano finire in rete e il dibattito, se così si può dire, è trasceso: «Sappiamo molte cose sul tuo conto, il tuo scandalo sarà più grande di quello di Bill Cosby...», comico nero travolto dall'infamia. Un anno vissuto pericolosamente. G li altri derubati Anonymous ha minacciato Iggy Azalea, rapper e modella australiana, con un porno ricatto: se non porgerà le scuse alla cantante hip hop afroamericana Azealia Banks verrà diffuso un video con immagini compromettenti Il porno ricatto di Anonymous alla rapper Iggy Azalea Quentin Tarantino è stato vittima di un grave furto: a gennaio gli è stata rubata la sceneggiatura di "The Hateful Eight" e diffusa in rete. Il regista infuriato aveva dichiarato: «Non ho più voglia di fare questo film», poi ha cambiato idea Rubata e diffusa sul web la sceneggiatura di Tarantino «Una mocciosa viziata minimamente talentuosa». Così viene definita Angelina Jolie in uno scambio di email tra influenti personaggi di Hollywood, emersi in seguito all'ultimo attacco hacker subito dalla Sony Pictures L'email della Sony sulla Jolie: «Viziata e senza talento» Foto: Madonna è fra gli ultimi colpiti dagli hacker: doppio furto di canzoni per il suo album

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 76 27/12/2014 Il Secolo XIX - Ed. nazionale Pag. 29 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA ALL' ATTORE , 40 ANNI, CHE VANTA GIÀ DUE CANDIDATURE ALL'OSCAR COOPER, PROTAGONISTA E PRODUTTORE «RACCONTIAMO L'ORRORE DELLA GUERRA» FRANCESCA SCORCUCCHI

LOS ANGELES . Il successo con una commedia divertente e sfrontata come "Una notte da leoni", una prima candidatura all'Oscar con "Il lato positivo" e una seconda, lo scorso anno, con "American Hustler". Ora per Bradley Cooper, 40 anni il 5 gennaio, arriva la definitiva consacrazione con l'ultimo film di Clint Eastwood, "American Sniper", che vede l'attore nel ruolo del protagonista, il cecchino del titolo. "American Sniper". «Questa è la storia di un essere umano molto carismatico - dice Cooper - Si tratta di un personaggio che, secondo me, farà sì che il pubblico provi empatia con i soldati al fronte». Soprattutto all'estero la guerra in Iraq è stata percepita spesso come un'azione di forza degli Stati Uniti. Pensa che dare un volto ai soldati in guerra cambierà le cose? «Non vedo questo come un film sulla guerra in Iraq. Racconta l'orrore della guerra, questo sì. È un film su un uomo e su quello che ha passato sul fronte. Il dilemma e la tragedia che sta dietro ogni guerra». Lei è interprete, ma anche produttore: come è riuscito a conciliare i due ruoli? «Sono due abiti che ho indossato in momenti diversi. Prima e dopo le riprese mi sono occupato della produzione, durante le riprese ero così concentrato ad essere Chris Kyle che non ho pensato ad altro. Poi il soldato Chris dopo qualche tempo mi ha abbandonato. È stato in qualche modo un momento triste». Che analogie esistono fra "America Sniper" e il western a firma Clint Eastwood? «La costruzione di questo film è quella di un western. C'è un cecchino e c'è, dall'altra parte, il nemico e alla fine c'è un confronto come nella migliore tradizione western e credo che questo modo di raccontare la storia, molto "alla Eastwood", renda davvero tutto più interessante per il pubblico. Non è il solito film di guerra». C'è una frase che ricorre in questo film e anche ne "Gli spietati". «Nel film dico a mio figlio: "È una cosa infernale fermare un cuore che batte". Negli "Spietati" il personaggio interpretato da Clint Eastwood dice: "È una cosa infernale uccidere un uomo, portargli via tutto quello che ha avuto e tutto quello che avrà". È una frase che ricorre nella testa e nei film di Eastwood, è una frase molto vera». Il film racconta anche il difficile rapporto del protagonista, il soldato al fronte, con la famiglia . «Quello che fai sul fronte di guerra è talmente traumatizzante che non riesci a staccare la spina, la maggior parte dei soldati torna a casa con la sindrome da stress post traumatico, nelle famiglie dei soldati al fronte c'è una percentuale di divorzi che si aggira sul 95 per cento. Kyle e sua moglie ce la fanno, riescono a superare la crisi, ma non capita spesso». Quanto ha dovuto prepararsi per interpretare un Navy Seal? «Ho imparato molto sulle armi, sull'Mk 11, il 338 Lapua e il .300 Win Mag. Mi sono esercitato per saperli maneggiare con destrezza. Quando giri un film con Clint Eastwood non hai molto tempo per prepararti, non ci sono mai prove, non c'è molto parlare, lui sa quello che vuole e si procede spediti». Com'è stato il suo rapporto con Clint Eastwood sul set? «Meraviglioso, siamo diventati amici. Finito sul set si restava a chiacchierare, si andava a cena insieme. Come produttore ho avuto modo di interagire davvero molto con lui». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Bradley Cooper e il regista Clint Eastwood sul set di "American Sniper"

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 77 30/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PARTERRE Sony Pictures fa il pieno di incassi online

La campagna pubblicitaria, non certo voluta da Sony Pictures, ha portato i suoi benefici. La casa produttrice ha pensato a lungo se distribuire o meno "The Interview", la commedia satirica sull'uccisione del leader nordcoreano Kim Jong Un che ha provocato un maxi attacco di hacker che volevano impedirne l'uscita, ma ora che il film è online la casa di produzione cinematografica ha di che rallegrarsi: la pellicola ha incassato 15 milioni di dollari in quattro giorni solo con le vendite digitali, diventando il film di maggiore successo distribuito online dalla major. Se a questi si aggiungono i circa 2,8 milioni di dollari incassati con la proiezione in un numero limitato di cinema il giorno di Natale, secondo i calcoli di Box Office Mojo, Sony è già vicina a recuperare i 44 milioni spesi per la produzione del film. Sony aveva cancellato l'uscita del film il 17 dicembre, cedendo alle minacce dei terroristi, ma aveva poi cambiato idea anche a causa delle pressioni della Casa Bianca. (R.Fi.)

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 78 27/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1.13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Cyberguerra. Il film satirico sul dittatore nordcoreano incassa un milione di dollari a Natale in sole 300 sale Hacker contro Playstation Attaccati anche i servizi Xbox nel giorno dell'uscita di The Interview R. Mi.

La guerra degli hacker contro Sony il giorno di Natale ha registrato un altro attacco di pirateria e l'ennesima, curiosa coincidenza: mentre The interview, pellicola satirica di Sony Pictures su un complotto per assassinare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, veniva finalmente proiettata in 300 sale americane e distribuita su internet, i servizi online di Playstation e di Xbox sono andati completamente in tilt. La prima è prodotta da una divisione di Sony, la seconda è la piattaforma di Microsoft che qualche ora prima aveva messo in rete proprio il film maledetto. Non è certo, però, che esista una connessione e un movente politico. Anche Youtube, infatti, sta distribuendo il film senza alcuna conseguenza ed esiste un sito apposito, www.seetheinterview.com, per poterlo comodamente vedere a casa. Ieri, a più di dodici ore dall'attacco, i servizi delle due popolari console, molto amate come strenne natalizie, erano ancora inattivi o limitati. Dietro alle incursioni di pirati informatici c'è una sigla già nota per un precedente episodio: Lizard Squad. Non è comunque provato che il nuovo atto di cyber-guerra sia davvero attribuibile al gruppo perché l'account Twitter con la rivendicazione è rimasto attivo soltanto giovedì e l'utente non ha risposto alle domande che gli sono state rivolte. Inoltre, i pirati hanno detto che avrebbero fermato l'hackeraggio se gli utilizzatori dei servizi avessero richiamato l'attenzione su di loro ritwittando il messaggio. In comune con i precedenti attacchi, comunque, c'è il film firmato da Evan Goldberg e Seth Rogen. Negli Stati Uniti all'uscita, il giorno di Natale le sale che lo hanno proiettato, poche e di nicchia, hanno registrato il tutto esaurito e incassato un milione di dollari. Nel corso del week end la cifra potrebbe raddoppiare mentre la parte più cospicua di ricavi arriverà dalle vendite online. Senza clamore, alla proiezione in un cinema di Los Angeles si sono presentati, a sorpresa, anche gli autori. Il film narra la storia di un conduttore di talk show e del suo produttore che ottengono un'intervista esclusiva con il dittatore nordcoreano. A questo punto entra in gioco la Cia che organizza l'omicidio del leader. La trama ha provocato una dura reazione della Corea del Nord e, a pochi giorni dalla sua distribuzione, un'incursione di pirateria nei computer della casa produttrice ad opera di un altro gruppo, i Guardiani della Pace. Il 24 novembre i cyiberladri hanno rubato tre terabyte di dati tra i quali mail imbarazzanti e la sceneggiatura del prossimo 007 Spectre. Secondo i servizi statunitensi l'attacco sarebbe stato orchestrato dai nordcoreani ma Pyongyang ha respinto le accuse e minacciato durissime ritorsioni se Washington decidesse di punire il paese reinserendolo, come aveva ipotizzato Barack Obama, nella lista degli Stati sponsor del terrorismo. Ieri Pyongyang è tornata all'offensiva mediatica chiedendo la «messa al bando mondiale» della pellicola. Lo ha fatto l'ambasciata nordcoreana a Mosca: «Il film è pericoloso, giustifica e incoraggia il terrorismo - si legge nel comunicato - fa anche propaganda a tecniche oltraggiose e malvagie per assassinare il leader di uno Stato sovrano». Un portavoce del ministero degli Esteri russo ha definito la richiesta «comprensibile» poiché il film è «aggressivamente scandaloso». Inizialmente in programmazione dal 29 gennaio 2015, l'uscita di The interview in Russia è stata rinviata a tempo indeterminato. Commento a pag 18 © RIPRODUZIONE RISERVATA LA VICENDA Il film, le minacce, gli attacchi A giugno Sony Pictures annuncia l'uscita del film The interview, prodotto dal colosso giapponese e distribuito dalla Columbia Il film è una satira sul regime nordcoreano che racconta il rocambolesco omicidio del diattatore nordcoreano Kim Jong-un ad opera di due intrattenitori di talk show americani istruiti dalla Cia

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 79 27/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1.13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il 24 novembre scorso i pirati informatici "Guardiani della pace" realizzano una grave incursione nei computer di Sony rubando dati e mail imbarazzanti e minacciano attacchi terroristici nei cinema che proietteranno la pellicola Sony Pictures blocca l'uscita del film suscitando polemiche roventi per aver fatto un passo indietro di fronte alle minacce. Barack Obama interviene per dire che è sbagliato cedere al ricatto I servizi segreti americani sospettano che dietro ai cyberattacchi ci sia la Corea del Nord Foto: Un milione di dollari . Incasso record nel primo giorno di proiezione

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 80 30/12/2014 Il Tempo - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:50651, tiratura:76264) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Censura Anche gli Emirati Arabi vietano il kolossal su Mosè Tutti contro «Exodus» Il film di Ridley Scott scatena la Guerra Santa Polemiche Nei giorni scorsi la condanna di Egitto e Marocco Precedenti Stesso trattamento anche per «Noah» e «Love Actually» Carlo Antini

Cinema nel vortice della censura. Dopo il caso di «The Interview» condannato dalle autorità della Corea del Nord, in queste ore un'altra pellicola è nell'occhio del ciclone. Si allarga il muro della polemica contro «Exodus: Gods and Kings»», il film di Ridley Scott sulla fuga biblica di Mosè dall'Egitto. Gli Emirati Arabi si sono appena aggiunti alla condanna di Egitto e Marocco. I primi a muoversi contro Scott sono stati proprio gli Egiziani che hanno accusato il film di «sionismo» perché «non sono stati gli Ebrei a costruire le Piramidi». Il Cairo ha avuto da ridire anche sul miracolo della divisione delle acque che, nel film, viene attribuita a un terremoto. Per questo la pellicola viene osteggiata, proprio perché contiene «imprecisioni storiche». Sulla scia dell'Egitto si sono mosse anche le autorità del Marocco. Un delegato del centro cinematografico di Rabat sostiene, infatti, che il film contiene una scena di «rappresentazione divina» quando un «bambino offre la rivelazione al profeta Mosè». In altre parole «rappresenta Dio». È di ieri la notizia che il kolossal di Ridley Scott non uscirà nemmeno nelle sale cinematografiche degli Emirati Arabi. Juma Obeid Al Leem, a capo del Media Content Tracking al National Media Council, conferma: «Stiamo esaminando il film e riteniamo che contenga molti errori non solo per quanto riguarda l'Islam ma anche le altre religioni. Non arriverà quindi nelle sale degli Emirati Arabi». A tutto questo si aggiungono le obiezioni arrivate perfino da oltreoceano. Negli Stati Uniti si è contestato il fatto che gli attori di colore hanno interpretato prevalentemente i ruoli di schiavi e ladri, mentre i ruoli di Mosè e dei faraoni egiziani sono stati affidati ad attori bianchi. Negli Usa, però, la pellicola è già uscita nelle sale e, nelle prime due settimane di programmazione, ha incassato 39 milioni di dollari. Non è un caso, infatti, che le polemiche e le censure preventive dei film facciano poi molto bene ai risultati del botteghino. Dopo le polemiche con le autorità di Pyongyang e le azioni di boicottaggio messe a punto dagli hacker, «The Interview» ha fatto registrare incassi online per un totale di oltre 15 milioni di dollari. Ottimi anche i risultati al cinema, dove la pellicola ha ottenuto 2.8 milioni di dollari dall'uscita a Natale. Siamo certi che «Exodus» non sarà da meno. Mentre scriviamo, secondo fonti locali, in Rete sta già girando una versione pirata con sottotitoli in arabo, destinata a diffondersi a macchia d'olio. E pensare che «Exodus» va ad aggiungersi alla lunga lista di film censurati in Marocco che comprende, tra gli altri, «Love Actually», la commedia romantica con Hugh Grant, e «BraveHeart» con Mel Gibson ma anche pellicole bibliche come «Noah» di Darren Aronofsky con Russel Crowe nei panni del protagonista. In questo caso, però, la curiosità è che Ridley Scott è particolarmente affezionato al Marocco, dove ha già girato nel 2004 «Le crociate - Kingdom of Heaven». E pensare che il 15 marzo 2013 Ridley Scott dichiarò che voleva Christian Bale come interprete principale del film. Ad agosto lo stesso attore confermò che avrebbe interpretato Mosè. Lo stesso giorno Joel Edgerton si unì al cast nel ruolo di Ramses e la produzione fu fissata per settembre. Lo studio di produzione cominciò nelle città spagnole di Almería e Pechina i casting per 3000-4000 comparse e circa 1500 comparse furono reclutate a Fuerteventura. Il 27 agosto Aaron Paul entrò nel cast come Giosuè. Sigourney Weaver, Ben Kingsley e John Turturro entrarono in trattative per partecipare al film. Il 27 marzo la 20th Century Fox cambiò il titolo del film in «Exodus: Gods and Kings». Una cosa è certa: censure e polemiche aiutano la promozione e il marketing dei kolossal cinematografici. Il 15 gennaio è vicino e non è facile prevedere che, all'uscita del film nelle sale italiane, saremo tutti lì in fila, curiosi di vedere coi nostri occhi le scene che tanto scalpore hanno suscitato in giro per il mondo. Foto: Il regista Sopra Ridley Scott. Sotto Sigourney Weaver, protagonista di «Exodus» Foto: Attore Sopra Christian Bale nella parte di Mosè

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 81 28/12/2014 Il Tempo - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:50651, tiratura:76264) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Al botteghino «Il ricco, il povero e il maggiordomo» balza in vetta alla classifica di gradimento del pubblico nei giorni delle feste Aldo, Giovanni e Giacomo in cima al box office di Natale Gallina dalle uova d'oro Jennifer Lawrence è l' attrice che ha incassato di più nel 2014

Aldo, Giovanni e Giacomo hanno sbancato il box office natalizio con una affermazione che ha portato «Il ricco, il povero e il maggiordomo» - prodotto da Paolo Guerra per Medusa Film - a trionfare nelle due giornate clou del box office cinematografico facendo arrivare il film vicino al traguardo degli otto milioni di euro. Il giorno di Natale il trio si è aggiudicato il primo posto con quasi 1.100.000 euro (1.028.535) e 140.121 biglietti staccati, superando la concorrenza de «Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate» (780.407), battendo il concorrente italiano diretto («Un Natale stupefacente», 854.473) e addirittura doppiando il colosso Disney delle feste («Big Hero 6», 497.206). Numeri anche più importanti, poi, nella giornata di Santo Stefano. La commedia del trio ha infatti staccato ancora una volta tutti gli altri titoli in chart, incassando in un solo giorno di programmazione un milione e mezzo di euro (1.443.805) e registrando 200mila spettatori paganti (199.926). Con questo risultano il film di Aldo, Giovanni e Giacomo si porta a quasi 8 milioni di euro (7.659.467) di incassi totali, in poco più di due settimane in sala. Al secondo posto si piazza «Un Natale stupefacente», la commedia diretta da Volfango De Biasi e interpretata da Lillo e Greg, Ambra Angiolini, Paola Minaccioni, Paolo Calabresi, che ha raggiunto finora un totale di 3.153.843 euro di incasso (dati Cinetel dal 18 al 26 dicembre). Il film, prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis, ha registrato il maggiore incremento di spettatori, dal giorno dell'uscita, rispetto agli altri titoli, posizionandosi ora al quarto posto assoluto e secondo fra gli italiani (dati Cinetel) nella classifica generale. Jennifer Lawrence è, invece, l'attrice campione di incassi del 2014, nella classifica stilata da Forbes e solitamente dominata da colleghi maschi, che prende in esame quanto una star vale al botteghino, anche se questo non riflette necessariamente i cachet di ingaggio. L'attrice 24enne ha visto i suoi film incassare durante l'anno che sta per concludersi ben 1,4 miliardi di dollari. Al secondo posto c'è Chris Pratt (1,2 miliardi di dollari) ma al terzo Scarlett Johansson (1,18 miliardi). Ed Emma Stone ed Angelina Jolie occupano rispettivamente la sesta e settima posizione, a dimostrazione che il 2014 è stato un grande anno per le star femminili al botteghino. Nel 2013, il record di incassi era andato a Dwayne «The Rock» Johnson e la classifica di Forbes vedeva solo due donne nella top ten. Foto: La più amata Jennifer Lawrence Foto: Il trio Aldo, Giovanni e Giacomo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 82 30/12/2014 Il Tirreno - Ed. nazionale Pag. 37 (diffusione:80832, tiratura:102004) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni Tanti ne ha incassati in pochi giorni "Il ricco, il povero e il maggiordomo". Ma la regina del box office è Jennifer Lawrence Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni

Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni Tanti ne ha incassati in pochi giorni "Il ricco, il povero e il maggiordomo". Ma la regina del box office è Jennifer Lawrence Si sono trasformati nei recordmen del botteghino: sono Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio comico protagonista del film "Il ricco, il povero e il maggiordomo" che ha raggiunto quota (quasi) 10 milioni di euro al botteghino in pochi giorni. Ma la fine del 2014, sul fronte del cinema, determina anche altri record. Quello dei film più amati dell'anno (sondaggio della rivista specializzata Ciak) che sta per concludersi: "Interstellar" è al primo posto, ma molto amato è anche "Il giovane favoloso" che racconta del giovane Leopardi. Infine Jennifer Lawrence: la giovane star di "Hunger Games" è statag eletta regina degli incassi. Il sondaggio. "Interstellar" di Christopher Nolan (anche il miglior regista, e Matthew McConaughey miglior attore); "Boyhood" di Richard Linklater e i "Guardiani della Galassia" di James Gunn sono le pellicole che hanno conquistato i primi posti nel gradimento del pubblico secondo il sondaggio di Ciak. Sul fronte italiano stravince "Il giovane favoloso" di Mario Martone. L'attrice più amata si conferma Jennifer Lawrenc. Delude invece il kolossal biblico "Noah" di Aronofsky. Scarlett Johansson compare soprattutto per la sua voce, quella del sistema operativo Samantha nella versione originale di "Lei", e Jessica Chastain per "Interstellar". Bene anche lo "Il capitale umano" del regista livornese Paolo Virzì. Paola Cortellesi è invece la miglior attrice italiana. La sfida comica. Dopo aver stravinto la sfida natalizia, Aldo, Giovanni e Giacomo continuano a fare furore in tutti i cinema italiani. Procede inarrestabile infatti il successo del loro "Il ricco, il povero e il maggiordomo" - prodotto da Paolo Guerra per Medusa Film che lo distribuisce in 500 sale , fresco vincitore anche di quest'ultimo weekend di cinema con altri 3 milioni e mezzo di euro incassati (3.235.425) e un totale complessivo che si avvicina ormai ai 10 milioni di euro (9.614.389). Ed è con questo risultato che la commedia del trio - dopo aver battuto la concorrenza del terzo capitolo de "Lo Hobbit" e naturalmente quella degli altri film italiani del periodo - supera anche "Hunger Games-Il canto della rivolta" (8.862.383) - diventando ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015, nonchè il secondo film in classifica (subito dopo "Interstellar") per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720 ticket staccati. Al top degli incassi. In vetta alla speciale classifica di Forbes relativa agli incassi al cinema, quest'anno troviamo una regina, Jennifer Lawrence, campionessa per il 2014. La star di "Hunger Games" ha fatto incassare 1,4 miliardi di dollari. Al secondo posto Chris Pratt (I Guardiani della Galassia) e al terzo Scarlett Johansson (con tre film).

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 83 30/12/2014 ItaliaOggi Pag. 5 (diffusione:88538, tiratura:156000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La classifi ca delle pellicole italiane nella stagione autunno-inverno. Terzo il fi lm dedicato a Leopardi Il cinepanettone è tramontato In testa Aldo, Giovanni e Giacomo e il duo Ficarra & Picone CLAUDIO PLAZZOTTA

Il nuovo film di Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo è già il miglior incasso italiano della stagione autunno- inverno, e si appresta a diventare anche il botteghino più ricco in assoluto del periodo: con i suoi 9,6 milioni di box office (aggiornato al 28 dicembre), infatti, è molto vicino ai 10,6 mln di Interstellar e ai 10,25 mln dello Hobbit. Il trio comico, peraltro, era lontano dal grande schermo da quattro anni. E, pur confermandosi una certezza quanto a successo in sala, è pure un'ottima cartina di tornasole di quanto il sistema cinema sia in crisi: nel 2010, infatti, La banda dei Babbi Natale aveva incassato 21,4 milioni di euro. Di questo passo, invece, Il ricco, il povero e il maggiordomo arriverà, forse, a 12 mln. Comunque una bella soddisfazione per Medusa, che piazza due suoi fi lm ai vertici della classifica autunno-inverno dei titoli italiani: prima, appunto, la pellicola di Aldo, Giovanni e Giacomo, e secondo, con 7,8 mln al botteghino, il duo Ficarra & Picone con Andiamo a quel paese. Che il genere cinepanettone sia tuttavia ormai tramontato lo conferma pure il terzo gradino del podio: c'è il bel fi lm di Mario Martone dedicato a Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso, con 6,1 milioni di euro, distribuito da 01. Qualcosa di impensabile fino a qualche stagione fa, dove De Sica, Boldi, Pieraccioni e company lasciavano solo le briciole agli altri. Diciamo subito che l'unico cinepanettone propriamente detto nelle sale è quello di Neri Parenti, Ma tu di che segno 6?, con un cast affollato, da Gigi Proietti a Massimo Boldi passando per Pio e Amedeo: box offi ce deludente, a quota 3,4 milioni (ottavo incasso stagionale per un fi lm italiano). Fin troppi, comunque, vista la qualità scadente del prodotto. Il vecchio re dei fi lm di Natale, Christian De Sica, ha giocato d'anticipo, e con Universal pictures ha proposto La scuola più bella del mondo, che si è portata a casa 5,9 milioni (quarto posto). L'inventore del genere, ovvero la Filmauro della famiglia De Laurentis, ha invece preferito smarcarsi puntando su un duo comico non popolarissimo, Lillo e Greg, che si è difeso con i 4,4 mln di euro (sesto box offi ce) di Un Natale stupefacente. Per il resto, una parcellizzazione di titoli e di incassi: da Scusate se esisto con Raoul Bova e Paola Cortellesi (quinto incasso stagionale con 5,4 mln), a Claudio Bisio ( Confusi e felici) e Vincenzo Salemme (E fuori nevica) appaiati al settimo posto a 3,7 mln. Di nuovo cinema d'autore con Gabriele Salvatores e il suo Ragazzo invisibile (2,9 mln, al nono posto), per arrivare alla destrutturazione para-intellettuale del cinepanettone, quel Ogni maledetto Natale col cast di Boris, che è piaciuto molto alla critica (versati fi umi di inchiostro), ma che ha raccolto scarsi consensi in sala (appena 2 milioni di incassi). Probabilmente ha fatto bene Alessandro Siani, il quale ha preferito aspettare il 1° gennaio 2015 per uscire col suo Si accettano miracoli, di cui è regista e sceneggiatore, e dove recita con Fabio De Luigi e Serena Autieri. Anche il miglior incasso italiano dell'anno solare 2014, Un boss in salotto (Warner bros), con Paola Cortellesi e Luca Argentero, era uscito in sala il primo giorno dell'anno, arrivando a un box offi ce di 12,1 mln. © Riproduzione riservata Foto: Il trio Aldo, Giovanni e Giacomo in una scena de Il ricco, il povero e il maggiordomo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 84 30/12/2014 L'Arena di Verona Pag. 42 (diffusione:49862, tiratura:383000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CINEMA . Esce il 1° gennaio il nuovo film dell' attore e regista napoletano, nello stesso giorno di «American Sniper» Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood

Fabio De Luigi e Alessandro Siani in Si accettano miracoli, nelle sale dal 1° gennaio È una mossa accorta, quella della 01 Distribution: aver evitato che il nuovo film di Alessandro Siani, nel quale veste il doppio ruolo di protagonista e regista, come già nel precedente Il principe abusivo, si scontrasse con la ressa dei titoli natalizi. Inutile spartire il bottino con Lo Hobbit, due cinepanettoni e Aldo, Giovanni e Giacomo. Meglio trovare il pubblico con la pancia ancora piena del cenone di Capodanno, indeciso tra film d'autore (The Imitation Game) e un Clint Eastwood potenzialmente indigesto (American Sniper), con la sua carica di violenza e malinconia. Gli italiani, non solo quelli del Sud, amano il napoletano Siani: un comico dall'indole gentile, che parla sottovoce, non sgomita per l'attenzione ed ha un contegno non dissimile da quello del grande Massimo Troisi. In Si accettano miracoli è affiancato da un altro cavallo di razza: Fabio De Luigi, ancora una faccia ingenua, estranea alle volgarità imperanti, in cerca di un'occasione per splendere veramente. Sarà questa l'occasione? In sala dal primo gennaio, Si accettano miracoli ha una premessa classica, quasi antica: lo scontro tra la modernità della metropoli e la semplicità del mondo rurale meridionale. Siani è Fulvio, spietato tagliatore di teste di una multinazionale (ruolo che fa l'occhiolino a quelli portati al cinema da Russell Crowe in Un'ottima annata e George Clooney in Tra le nuvole) al quale, dopo aver «sfrondato» per bene la propria azienda, viene notificato il licenziamento. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Arrestato e condannato a un mese di servizi sociali, dopo aver perso la testa sull'ex posto di lavoro, Fulvio viene affidato alla casa famiglia del fratello prete Germano (De Luigi), che lavora in un minuscolo borgo dove la tecnologia è una chimera. Il centro, però, è in crisi: rischia di chiudere. Toccherà a Fulvio inventarsi un miracolo, letteralmente (una statua piangente), che attirerà frotte di credenti da spennare in paese, facendo risorgere l'economia locale. Andrà tutto liscio fino a che il Vaticano non decide di indagare... «Ho cercato di creare un genere, il fantasy-comedy, ovvero dei film che sembrano confezionati come di fantasia ma con all'interno tanta commedia. Quando penso un film lo penso per il pubblico», racconta Siani. E il pubblico ringrazia: Il principe abusivo ha incassato più di 14 milioni di euro, diventando il titolo più redditizio del 2013. A De Luigi manca ancora «il botto» d'incassi, anche se Il peggior Natale della mia vita, che al primo passaggio televisivo è stato visto da 5 milioni di spettatori, sta lentamente diventando un classico festivo. L'accoppiata il miracolo potrebbe farlo davvero. Glielo auguriamo con tutto il cuore. ALDO, GIOVANNI E GIACOMO alla terza settimana nelle sale, conquistano la vetta del box office dell'ultimo week end dell'anno: il loro Il ricco il povero e il maggiordomo scavalca il colosso Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate sfiorando i 10 milioni di incasso (4,5 in questa settimana) con una media per sala di oltre 8 mila spettatori. La pellicola natalizia di Aldo, Giovanni e Giacomo diventa ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015 (e comunque dall'inizio di settembre), nonché il secondo film in classifica (subito dopo Interstellar) per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720 ticket staccati.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 85 27/12/2014 La Gazzetta dello Sport - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:368484, tiratura:513197) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il cinema alla sfida di fine anno Il Trio contro Siani e Eastwood Guida ai film delle feste: a Natale Aldo, Giovanni e Giacomo precedono lo «Hobbit» E il 1° gennaio arrivano la commedia del comico napoletano e «American Sniper» Anche «Big Hero 6» e Lillo&Greg salgono sul podio dei più visti sotto l'albero FRANCESCO RIZZO

Quasi il 13% degli incassi al cinema, nel 2013, sono arrivati a dicembre. Mese-chiave per i film di forte richiamo. E in attesa del bilancio 2014, il 1° gennaio escono altri cinque titoli. Allora, breve guida per non smarrirsi nel multisala delle feste. Con il criterio-farmacia: scegliere il film in base ai bisogni. E buone visioni. RIDERE Con oltre un milione di euro guadagnati (6,1 dall'11 dicembre, nono miglior risultato dell'anno), ecco il più visto il giorno di Natale: Il ricco, il povero e il maggiordomo , Aldo, Giovanni e Giacomo al tempo della crisi, le loro maschere contro avidità e rovesci in Borsa. Il trio del Nord batte la coppia romana Lillo e Greg - che, dopo due episodi in Colpi di fulmine e Colpi di fortuna , gioca da sola nella commedia degli equivoci Un Natale stupefacente (zii problematici con nipote da gestire) - e i cultori di Neri Parenti, che si fa beffe dell'oroscopo in Ma tu di che segno 6? (finora mezzo flop). Forse il più amato sarà la Vergine, il segno di Alessandro Siani, che giovedì lancia Si accettano miracoli : li inventa un manager licenziato in un paesino del Sud. Dicevamo della crisi, no? CRESCERE FIGLI Provate con I l ragazzo invisibile di Salvatores, etichettato come film di supereroi all'italiana ma più riuscito come storia di formazione, attraverso un superpotere che fa sognare pure gli adulti. Ma c'è anche un... potere concreto, smanettare al computer, celebrato da Big Hero 6 , cartoon Disney al passo con i tempi che sdogana il robot più tenero degli umani. Ideale anti-cinismo, un po' come Paddington , disavventure londinesi di un orso imbranato (e c'è la Kidman cattiva). INNAMORARSI Dei divi, naturalmente, anche se in ruoli controversi. Ben Affleck è un marito su cui si concentrano i sospetti per la sparizione della moglie (Rosamund Pike) ne L'amore bugiardo , giallo a più letture di David Fincher (regista di Seven ). Se preferite il faccione disincantato di Bill Murray, godetevelo in St.Vincent , misantropo alcolico (con sorpresa) per una commedia di Natale. Bradley Cooper, invece, è il cecchino doc dell'esercito Usa in American Sniper , di Eastwood, storia vera, dubbi veri (quanto "costa" moralmente premere il grilletto?). Esce giovedì come Benedict Cumberbatch (lo Sherlock tv) in The Imitation Game , storia vera del matematico Alan Turing, e la coppia Christoph Waltz-Amy Adams in Big Eyes di Tim Burton: cosa succede se lui si impadronisce del successo artistico di lei (Margaret Keane, che dipingeva bimbi dai grandi occhi)? scoprire Il kolossal del momento è l'ultimo capitolo de Lo Hobbit , cinema che gonfia lo schermo di epica, sentimenti e conflitti: eppure è una battaglia, a suo modo, anche quella di un film con (molto) meno budget ma cuore e astuzia. L'inglese Pride , sorpresa di fine 2014: come il movimento gay Anni '80 si unì alle proteste dei minatori gallesi. Dategli una chance. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: 1 Aldo, Giovanni e Giacomo sul set 2 Con «Si accettano miracoli», Alessandro Siani vuole superare i 14 milioni incassati da «Il principe abusivo» 3 Bradley Cooper si è fatto i muscoli per girare «American Sniper» AP

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 86 27/12/2014 La Gazzetta di Parma Pag. 36 (diffusione:42090, tiratura:51160) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CINEMA /2 ESCE IL GIORNO DI CAPODANNO IL NUOVO FILM DEL REGISTA CHE QUI METTE DA PARTE IL «GOTICO» Che occhi grandi che hanno: ma la «paternità» è contesa Chi è l'artista? Conflitto di famiglia in «Big eyes» di Burton, da una storia vera

Gianluigi Negri II Esce il 1° gennaio ed è diretto da un «numero uno». Che sfiderà, al botteghino, un altro grande del cinema americano: l ' intramonta bile Clint Eastwood, regista, a 84 anni, di «American sniper». Tim Burton abbandona il gotico? Sì, momentaneamente. Ma l ' autore de «Il mistero di Sleepy Hollow», «Edward mani di forbice» e «Frankenweenie» non abbandona, certo, la sua poetica dei «diversi», di coloro che sono costretti a stare ai margini prima di prendersi, eventualmente, la loro rivincita. «Big eyes», per Burton, è praticamente un film indipendente, dal budget «esiguo» di dieci milioni di dollari. Dopo «Ed Wood», è il suo secondo biopic: questa volta il regista californiano cresciuto nella scuderia Disney porta sullo schermo , dopo la vita del «peggior regista del mondo», le frustrazioni ed il talento kitsch di Margaret Keane, l ' artista americana (classe 1927) che ha sempre dipinto donne e bambini, su olio, con occhi giganteschi. Vittima di un marito, Walter Keane, che negli anni Sessanta si «impossessò» del suo lavoro stupendo l ' America con le immagini di quei ragazzini dai grandi occhi, la pittrice è interpretata da Amy Adams. Il marito «impostore», ex agente immobiliare con vocazione di pittore bohémien, ha il volto dell ' austria co Christoph Waltz, abituato, da tempo, a caratterizzare personaggi con più ombre che luci. L ' attore feticcio di Tarantino, grazie al quale ha vinto due Oscar per «BaDiritti (d'autore) negati. Amy Adams e Christoph Waltz, moglie e marito in «Big eyes» di Tim Burton stardi senza gloria» e «Django unchained», presto sarà il cattivo nel nuovo «007 - Spectre». Per ora, comunque, lavora per la prima volta con Tim Burton, uno che dal 1988, l ' anno di «Beetlejuice», aveva sempre voluto, davanti alla macchina da presa, almeno un grande nome con il quale avesse già lavorato in precedenza. Con «Big eyes», Burton si trova, per la prima volta da 26 anni a questa parte, a dirigere solo attori che non aveva mai diretto prima. Anche per Amy Adams, dunque, è la «prima volta». La protagonista di «American Hustle» ha ottenuto fino ad oggi cinque nomination agli Oscar, ma non ha mai vinto la statuetta. Grazie al regista di «Alice in wonderland», insieme a Waltz e a Lana Del Rey (autrice della canzone con lo stesso titolo del film), per ora è nominata al Golden Globe, da sempre anticamera degli Oscar. Nel ruolo di ingenua moglie, con un matrimonio già fallito alle spalle e con figlia a carico, la Adams interpreta una donna che, nei chiusi e maschilisti anni Sessanta, deve «sfidare» un marito vanitoso, per rivendicare i suoi diritti. Inizialmente il film doveva essere diretto dal duo Scott Alexander e Larry Karaszewski e prodotto da Burton. Si era, in quel momento, pensato a Reese Witherspoon e Ryan Reynolds come protagonisti. Solo successivamente il film è stato affidato a Burton, mentre Scott Alexander e Larry Karaszewski sono passati alla sceneggiatura. I due avevano già firmato lo script di «Ed Wood». Burton, nella vita, è anche amico e collezionista di Margaret Keane.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 87 27/12/2014 La Liberta Pag. 32 (diffusione:30736, tiratura:172000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Castoldi, un film per sorridere della crisi In serata a Bobbio la proiezione della pellicola "Ti si legge in faccia" Stefania Nix

bobbio - Questa sera alle 21 al cinema "Le Grazie". di Bobbio avverrà la proiezione del film Ti si legge in facciadiretto da Andrea Castoldi. Si tratta di una pellicola che sta avendo un buon seguito di pubblico e di critica, con positive recensioni sui più importanti quotidiani nazionali. «Quella di sentire le pacche sulla spalla e i commenti del pubblico con dialetti e cadenze ogni volta diversi, per me è diventata un'esigenza: ne ho bisogno» ha spiegato il regista Castoldi, che sta portando la sua pellicola in tour nelle più importanti città italiane. «Ormai il film non lo guardo più e quando in sala si spengono le luci mi volto ad osservare nella penombra gli spettatori... le reazioni sui volti sono ogni volta il film più bello» prosegue. La pellicola parla di crisi e delle condizioni dei giovani d'oggi, ma il regista ci tiene a precisare: «È vero, il film affronta l'argomento crisi, ma lo fa con un linguaggio leggero e senza mai uscire dai canoni della commedia. Insomma non uscirete dalla sala con le spalle curve e il mento basso, al cinema con Ti si legge in faccia si va per ridere! ». La storia è ambientata a Milano. Una nota compagnia di assicurazioni sperimenta un nuovo sistema pubblicitario. Per diffonderlo incarica Carlo, un improbabile talent scout di andare in Sicilia alla ricerca di un giovane per testare l'idea. Sceglie fra tutti Francesco: giovane siciliano che dovrà farsi tatuare sulla propria fronte il logo della società. 27/12/2014

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 88 27/12/2014 La Nuova Ferrara - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:10740, tiratura:14040) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III Il regista Daniele Spadoni firma un simpatico short movie Vincenzo di Vaccolino è il ladro: «Un'esperienza divertente» Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III

Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III Il regista Daniele Spadoni firma un simpatico short movie Vincenzo di Vaccolino è il ladro: «Un'esperienza divertente» "Lupin III- Alliance", short movie realizzato da un gruppo di giovani amici, molti dei quali comacchiesi ed ispirato alla mitica serie di cartoni animata del ladro gentiluomo Lupin, sta già facendo il giro del web. A Natale si sa, nelle sale cinematografiche escono le pellicole cult della programmazione invernale e i ragazzi, sotto la regia del loro leader, Daniele Spadoni, in questi giorni hanno mandato online su Youtube, dopo l'episodio dal titolo "Dr. Mad", un nuovo cortometraggio, che ha per protagonista Lupin, interpretato da Vincenzo Cavallari. Vincenzo, 25enne di Vaccolino, assomiglia al ladro gentiluomo proprio come una goccia d'acqua ed ammette che «Siamo tutti amici e ci emoziona realizzare episodi della mitica serie di Lupin. La nostra è un'attività definita cosplay, a costo zero e no profit ed il solo sentirci apprezzati per l'impegno è qualcosa che ci appaga». Il cortometraggio, visiibile all'indirizzo web https://m.youtube.com/watch?v=kmI27JN1Oqg in poco più di 22 minuti racchiude un incalzare di inseguimenti, sparatorie, colpi di scena, che prendono le mosse dallo scrigno di Ermes, "uno dei più intriganti misteri dell'antichità", del quale entra in possesso il nostro simpatico ladro. «Abbiamo deciso di partire da Youtube - dichiara Vincenzo - per attendere i feedback dei fan, che stanno già arrivando in gran numero e che ci incoraggiano ad andare avanti». Di tutto rispetto anche la colonna sonora del cortometraggio, "che scorre come in un brano di musica jazz, in cui nulla è come sembra", scrive il regista Spadoni a fianco della locandina. «La colonna sonora è stata tratta dal film originale Oav - racconta Vincenzo, episodio zero della saga di Lupin III -, mentre la nostra collaborazione è nata casualmente tra amici, proprio per la mia somiglianza con il protagonista». "Lupin III -alliance" è tutto ambientato tra Porto Garibaldi, Lido Estensi, Comacchio e il castello di Mesola e c'è da scommettere che l'affiatato gruppo stia già lavorando ad un nuovo episodio. Una sola anticipazione: vedremo presto Lupin III alle prese con nuove rocambolesche avventure ambientate nella Repubblica di San Marino. Se il doppiaggio rispecchia fedelmente quello dell'ultima serie dei cartoni animati, una curiosità riguarda le pistole impiegate nello short movie, «Sono pistole giocattolo - spiega - con il tondino rosso mascherato mediante la tecnica del filtro a seppia, gentilmente messe a disposizione dal gruppo softair di Comacchio Navy Eels». Katia Romagnoli ©RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 89 29/12/2014 La Nuova Sardegna - Ed. nazionale Pag. 22 (diffusione:59819, tiratura:72030) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton Nelle sale arrivano anche il nuovo film di Alessandro Siani e "The imitation game" di Morten Tyldum Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton

Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton Nelle sale arrivano anche il nuovo film di Alessandro Siani e "The imitation game" di Morten Tyldum ROMA Tante novità cinematografiche in arrivo a gennaio nella sale italiane. In contemporanea a Capodanno usciranno quattro film fra i più attesi della nuova stagione, «American Sniper» di Clint Eastwood, «Big Eyes» di Tim Burton, «Si accettano miracoli» di Alessandro Siani, «The imitation game» di Morten Tyldum. Il nuovo film di Eastwood racconta la storia di Chris Kyle, un texano che si arruola nell'esercito, partecipando a quattro missioni in Iraq. Nel giro di pochissimo tempo diventa uno dei migliori cecchini delle forze militari americane. Nel ruolo di Kyle c'è Bradley Cooper, affiancato fra gli altri da Sienna Miller e Luke Grimes. Il 1° gennaio uscirà anche «Big Eyes», film che segna il ritorno di Tim Burton a due anni di distanza da «Franken Weenie». La storia è vera ed è quella, ambientata negli anni '60, della pittrice Margaret Keane, che grazie al genio commerciale del marito Walter Keane diventa famosa per i suoi quadri. Ma a fingersi autore delle opere della donna è proprio il marito, cosa che produrrà effetti molto negativi sulla salute mentale di Margaret. Le musiche del film sono di Danny Elfman che da diversi anni collabora con il geniale regista americano. Fra gli interpreti Amy Adams e Cristoph Waltz. Altra storia vera è quella al centro di «The Imitation Game», film che segna il debutto alla regia di Morten Tyldum. Interpretato da Benedict Cumberbatch e Keira Knightley è la biografia di Alan Turing, geniale matematico che durante la seconda guerra mondiale è riuscito a decrittare il codice di comunicazione dei nazi-fascisti. La terribile macchina tedesca, in coincidenza con l'imminente uscita del film, è da pochi giorni esposta al Palazzo delle Esposizioni di Roma nell'ambito della mostra «Numeri». Sempre a Capodanno arriverà nelle sale «Si accettano miracoli», seconda opera di Alessandro Siani. Oltre al regista e attore napoletano del cast del film - che racconta in chiave di commedia la rivalità fra due paesi, uno in collina, l'altro al mare - Fabio Di Luigi e Serena Autieri. Altro atteso debutto alla regia è quello di Russel Crowe. Il suo «The Water Diviner», storia di un agricoltore australiano che intraprende un lungo viaggio verso la Turchia per ritrovare i suoi tre figli dati per dispersi in guerra, arriverà nelle sale italiane l'8 gennaio. Nel cast con Crowe anche Olga Kurylenko e Jai Courtney.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 90 30/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato R2 / LA CULTURA Fellini inedito: "Il giorno in cui ho deciso di diventare regista " JEAN A. GILI

Fellini inedito: "Il giorno in cui ho deciso di diventare regista" COSA le viene in mente quando sente pronunciare la parola "Cinecittà"? «Posso dirle che cosa mi veniva in mente le prime volte che l'ho sentita. Era qualcosa di oltremodo favoloso, un po' come se doman-daste a un medico o a qualcuno che sente di avere una vocazione per la medicina cosa significano per lui le parole "policlinico" o "ospedale", o come se chiedeste a un bambino che ha una vocazione religiosa cosa evoca in lui il sentir parlare del Vaticano o della Basilica di San Pietro. Quando ero piccolo questa parola, "Cinecittà", evocava l'idea di una dimensione che avrebbe fatto parte della mia vita. Dal punto di vista della seduzione, di un'attrattiva esteriore, si trattava della città del cinema, dunque della città delle attrici, delle dive. La mia generazione è nata con il mito del cinema americano. Siamo stati tutti affascinati dalle star di Hollywood, da Clark Gable, Gary Cooper. Per me, che abitavo a Rimini, una cittadina di provincia, il fatto di sapere che anche in Italia c'era una Cinecittà, vale a dire qualcosa di simile a Hollywood, era motivo di grande eccitazione, di grande seduzione(...). Ricordo ancora la prima volta che sono arrivato, in tram, un piccolo tram che partiva dalla stazione ferroviaria, si lasciava alle spalle la città e attraversava chilometri e chilometri di campagna in mezzo alle rovine di un acquedotto romano. Alla fine compariva questa specie di costruzione che assomigliava veramente a un ospedale o a una città universitaria e, invece, aveva quel nome magico, Cinecittà(...). Ricordo che in quel momento c'era Blasetti, il Regista con la R maiuscola, intento alle riprese, se non ricordo male, di La corona dif erro. Sono quindi piombato in mezzoa una dimensione cinematografica molto italiana:(...) una sorta di Quo vadis ? fatto in casa, di Ben Hur laziale, e al centro di tutto questo polverone fatto di comparse vocianti, soldati, schiavi, cocchieri tirati da cavalli, al di sopra di questa marea di persone a un certo punto ho visto alzarsi il braccio di una gru che saliva, saliva, sempre più in alto e, su questa gru, c'era il regista, il regista nella sua massima espressione di apoteosi(...) che si innalzava sempre di più, che saliva verso il sole, verso le nuvole... In seguito Cinecittà è veramente diventata la mia città(...).È la dimensione per me più congeniale, qualcosa di simile, come dicevo prima, all'ospedale per il medico, al palazzo di giustizia per l'avvocato». Nei suoi primi film, Lo sceicco bianco e La strada , ci sono molti esterni; poi, a poco a poco, lo studio diventa sempre più importante, fino ad arrivare a E la nave va, che è tutto girato utilizzando scenografie artificiali. «Anche in Lo sceicco bianco , in realtà, ci sono delle sequenze girate a Cinecittà, ad esempio tutte quelle in cui viene utilizzato il trasparente; tutta la scena del mare è stata girata nel teatro di posa(...). Anche nei Vitellon i ho girato qualcosa a Cinecittà(...). Il cinema è fatto di immagini. Il cinema è un'immagine, e l'immagine la si mette a punto servendosi della luce, perché è la luce che crea l'immagine. In questo senso penso che il cinema abbia veramente uno stretto legame con la pittura e quindi anche con la luce. La luce in uno studio la si può esigere, controllare, modellare. Ci si può esprimere con la luce; in esterno tutto ciò diventa più complicato(...). Penso che lo studio sia l'ambiente nel quale l'immagine che abbiamo immaginato può essere realizzata esercitando un controllo completo, in maniera simile a quanto fa il pittore utilizzando il pennello sulla tela(...). Nella misura in cui l'espressione cinematografica è realmente un artificio, è normale che si tenda a realizzare tutti i film in teatro di posa(...)». Costruire un mare di plastica la diverte? «Nonè questione di divertimento. Credo che ogni atto espressivo riempia il suo autore di un'energia vivificante, e in tal senso può forse essere anche considerato un divertimento. Si tratta sempre di un grande gioco, di un teatro delle marionette, di ombre cinesi, di un mo do di dipingere, di una maniera di partecipare gioiosamente a quell'attività semidivina che è la creazione. In tutto ciò c'è un'esaltazione di sé, del proprio ego... C'è qualcosa di gratificante. Si tratta del divertimento sperimentato dal bambino quando gioca. Il mare di plastica è un'esigenza espressiva». Quando gira nel quartiere monumentale dell'Eur, a Roma, in genere lo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 91 30/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

utilizza come fosse una scenografia realizzata in uno studio cinematografico. «L'Eur, con i suoi grandi cubi di marmo, a sua linearità, dà quest'immagine di città metafisica, alla de Chirico(...). Ho girato diverse sequenze in esterno all'Eur, e ho anche ricostruito artificialmente il quartiere nell'episodio di Boccaccio '70 , rifacendolo praticamente tutto in miniatura(...). All'Eur ho girato anche alcune scene di La dolce vita . Si tratta di una zona che mi affascina per via di questa sua capacità di suggestione scenografica». Quando lavora in studio, che tipo di rapporto ha con lo scenografo, il costumista, il direttore della fotografia? «Un rapporto dispotico, dittatoriale, di autorità assoluta: devono fare quello che dico! [ride]. In realtà, ho con loro un rapporto eccellente, si tratta di amici. Lo scenografo e il direttore della fotografia sono il braccio destro e quello sinistro dell'autore, sono le sue dita, i suoi occhi». La sua immaginazione e la sua fantasia trovano il modo di esprimersi nella maniera più naturale in studio, piuttosto che in esterno. «Sì. Dato il tipo di storie che racconto o che ho intenzione di raccontare, mi sembra di riuscirea essere più preciso, di non affidare nulla al caso(...). In un teatro di posa è possibile esercitare un controllo maggiore di quanto non si possa fare affidandosi alla luce del sole(...)». Alla fine di E la nave va vengono mostrati allo spettatore la cinepresae il teatro.È un omaggio a Cinecittà? «Un omaggio a Cinecittà? E se avessi girato il film altrove? Non si tratta di un omaggio a Cinecittà, è piuttosto un omaggio al cinema, all'espressione cinematografica. È anche un modo, perlomeno nelle mie intenzioni, di esprimere il mio punto di vista con una certa modestia. (...) Questa cinepresa che arretra e che disvela allo spettatore lo studio, l'artificio, il grande palcoscenico mobile sorretto da pistoni, i fondali, tutta la troupe, i trucchi cinematografici, era un modo per dire: "Io sono uno che fa cinema, quindi ho raccontato questa storia ma l'ho fattoa partire dal mio punto di vista, che è quello di un uomo di spettacolo(...). Io sono innamorato del set, dello studio, delle quinte, delle luci, dei riflettori. Avevo quindi voglia di mostrare i miei mezzi espressivi, in maniera analoga a un pittore che facesse delle foto al suo atelier, con i suoi cavalletti, le sue tele, le sue tavolozze, i suoi stracci". Volevo anche mostrare allo spettatore malato e assetato di realismo(...) il rovescio della scenografia e dirgli: "Sì, è vero, è tutto un artificio, una finzione, guarda, è addirittura una finzione totale, ma talmente complessa, in grado di ricorrere a una tale quantità di macchinari, che si giustifica da sé" ». Non ha l'impressione che lo studio sia anche, da parte sua, un modo per proteggersi dal mondo esterno? «No, perché a conti fatti la vita all'interno di una troupe cinematografica (...) è veramente un apologo della vita sociale, quindi non ho affatto l'impressione di proteggermi. Quest'accusa potrebbe essere rivolta a chiunque». Non è un'accusa. «Ad ogni modo, è un'osservazione che potrebbe essere fatta anchea proposito di un chirurgo: "Ma lei, che se ne sta sempre in clinica a operare, non si distacca troppo dai problemi della vita?". Lo stesso si potrebbe fare con uno scrittore, con chiunque; anche con un astronauta (...)». (Traduzione di Marco Zerbino. Colloquio registrato nel 1984 e uscito su Positif nel febbraio del 1986) MICROMEGA L'inedito di Federico Fellini è tratto dall' Almanacco del cinema di Micromega in edicola, libreria, su iPad, da oggi. Tra i nomi "ospitati" Olmi, Loach, Sorrentino Foto: LE IMMAGINI Fellini sul set della Dolce Vita e sopra, davanti al plastico di Cinecittà. A sinistra, Alberto Sordi è Lo Sceicco Bianco

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 92 30/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 36 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato R2 Next /IL CINEMA Silenzio in sala i nostri registi alla ricerca di una nuova Grande Bellezza Moretti e la madre, Sorrentino e i figli, le fiabe di Garrone e il Boccaccio dei Taviani NATALIA ASPESI

NEL 2014, dopo anni, un film italiano, La grande bellezza di Sorrentino, ha vinto l'Oscar per il film straniero, per il 2015 Il capitale umano di Virzì, assieme ad altri bei film di altri paesi, è già stato scartato alla prima selezione. Fuori dalla baraonda dei film di Natale, ci aspetta una valanga di film italiani d'autore, e gli autori sono, dopo quattro anni di silenzio, ( Mia Madre di cui come sempre nulla si sa), Sorrentino ( La giovinezza , due vecchi amici parlano dei figli), Garrone ( Il racconto dei racconti , ispirato alle fiabe secentesche di Basile) Hanno tutti attori stranieri, e la loro uscita è prevista per maggio, con un pensiero a Cannes. I fratelli Taviani in silenzio da tre anni, mandano sugli schermi Meraviglioso Boccaccioe ci saranno anche i film di Cristina Comencini, Francesca Archibugi, Maria Sole Tognazzi, più quello della coppia Castellitto-Mazzantini, lui regista dal romanzo della moglie. AncheA Bigger Splash , di Luca Guadagnino, ispirato al vecchio film francese La piscina , ha protagonisti stranieri e pare che aspiri alla mostra di Venezia. Il primo autore italiano del 2015 in sala a metà gennaio è Saverio Costanzo con Hungry Hearts , girato a New York in inglese, coppa Volpi a Venezia per i due protagonisti, l'italiana Alba Rohrwacher e l'americano Adam Driver, storia molto contemporanea dell'ossessione per il cibo, con una madre che non vuole alimentare il figliolino per non avvelenarlo. I film dei nostri migliori registi dovranno cavarsela in una marea quasi sempre americana, di avengers, fast and furious, serial killer, cenerentole, piaghe d'Egitto, agenti speciali, alzeihmer, gangster e 50 sfumature, più certamente qualche capolavoro come il film di Paul Thomas Anderson, Vizio di forma tratto da Thomas Pynchon. Tralasciando la politica, il sesso (tranne un po' di signorile lesbismo) e privilegiando storie leggere familiari, sono decine i nostri film tendenti alla commedia, (e Si accettano miracoli di Siani viene lanciato subito come il film più comico dell'anno) costruiti dai produttori con uno sguardo alle televisione e uno alla banalità, certi che in tempi grami, la gente voglia solo la risata facile: però i sapienti giovani lettori di Ciak hanno eletto miglior film italiano del 2014 Il giovane favoloso di Martone, vita e opere di Giacomo Leopardi, che è anche molto piaciuto all'estero: da noi ha già superato i sei milioni di incasso.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 93 30/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato R2 SPETTACOLI /BOX OFFICE AG&G milionari a Natale Il film "The interview" è il più scaricato di sempre (c.m.)

ROMA. Il Natale è di Aldo, Giovanni e Giacomo. Grazie al film Il ricco, il poveroe il maggiordomo il trio comico ha fatto registrare l'incasso maggiore del lungo weekend delle feste, dal 25 al 28 dicembre, con 4.505.778 euro (finora il film ha incassato un totale di 9.614.389 euro). Al secondo posto il terzo e conclusivo capitolo della trilogia ispirata al libro di J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate con 4.051.852 euro. La vera sorpresa del weekend natalizio si è rivelato Un Natale stupefacente , terzo incasso degli ultimi quattro giorni con 3.351.114 euro e un totale di 4.459.421 euro. Il film con Lillo & Greg e con Ambra Angiolini ha superato persino il film della disney Big hero6 , al quarto posto con 3.187.511 euro. Seguono al quinto L'amore bugiardo - Gone girl di David Fincher con 2.666.118 euro e al sesto Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores con 1.981.409 euro. On line il film The interview, al centro di una controversia politico-diplomatica tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti è diventato il film più scaricato di sempre a quattro giorni dall'uscita natalizia. L'incasso per la Sony attraverso i download è stato di 15 milioni di dollari, scaricato più di due milioni di volte già fino al 27 dicembre. Il film, che racconta un immaginario complotto americano per uccidere il leader Kim Jong-un, era stato ritirato dalle sale in cui era proiettato in anteprima e la sua uscita bloccata. La Sony è poi tornata sui suoi passi ed ha fatto uscire il film on line e in 331 sale americane dove dal suo debutto di giovedì ha incassato 2.8 milioni di dollari, dei quali 1.8 milioni nel weekend natalizio. Fine settimana che in America ha visto prevalere Lo Hobbit con 41.4 milioni di dollari, seguito da Unbroken con 31.7 milioni e dal musical Disney Into the woods , con 31 milioni. I NUMERI 4,5 mln 15 mln IL RICCO, IL POVERO.... Il film di Aldo, Giovanni e Giacomo è il più visto nel weekend natalizio THE INTERVIEW Download (in dollari) per il film al centro dello scontro tra Corea del Nord e Usa Foto: IL TRIO Una scena di "Il ricco, il povero e il maggiordomo" con Aldo, Giovanni e Giacomo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 94 30/12/2014 La Repubblica - Napoli Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

A Capri- Hollywood sfilano i big del cinema europeo Premiati De Gregori e Martone Il regista : "L'Italia distrugge i suoi migliori talenti..." Luca Zingaretti, Timothy Spall, Terry Gilliam, Mimo Calopresti fra gli ospiti della rassegna (il. urb.)

«IN ITALIA dovremmo essere più orgogliosi dei nostri talenti, farcene un vanto invece di buttare tutto giù». È duro Mario Martone al simposio sul cinema nell'ambito della rassegna "Capri Hollywood". «Sono stati decenni terribili - aggiunge - è passato il luogo comune culturauguale-parassitismo. Pensiamo all'articolo 28 sui finanziamenti al cinema di cui io ero un affezionato e senza il quale non avrei mai fatto il mio primo film. In Italia c'è la tendenza ad applicare male le leggi giuste, farle a pezzi, anche perché poi interviene la corruzione e si negano tante opportunità per i giovani». L'attacco del regista napoletano arriva a poche ore dal premio ricevuto per il miglior film dell'anno "Il giovane favoloso" (oltre 6 milioni di incassi) alla rassegna caprese: Martone è stato premiato da Francesco De Gregori. Il regista ha poi ricambiato consegnando al cantautore il "Legend Music Award". Oggi la kermesse caprese prosegue alle 11 alla Certosa di San Giacomo con una discussione sulle nuove piattaforme e richieste nel settore cinematografico. A confronto David O. Russell, Terry Gilliam, Pawel Pawlikowski, Roberto Faenza, Andrea Purgatori, Mimmo Calopresti e Luca Zingaretti. Le conclusioni sono affidate al distributore Fulvio Lucisano. Zingaretti poi alle 15 a Palazzo Celio in Piazzetta terrà un faccia a faccia con l'attore inglese Timothy Spall, premiatoa Cannes come miglior interprete maschile per "Mr. Turner". Spall parteciperà alla proiezione del film in anteprima italiana alle 20 al cinema Paradiso ad Anacapri (ingresso libero fino ad esaurimento posti). A seguire interventi musicali di Noa, Peppino Di Capri e Edoardo Bennato. La serata si chiuderà con la consegna dei premi a Russell e Pawlikowski, Spall, Brenda Blethyn e lo stesso Zingaretti, insignito del Capri Cult Award. Un premio speciale, il Capri Family Award, anche a Richard Linklater, regista di "Boyhood", film tra i favoriti all'Oscar, che ha seguito per dodici anni l' attore Ellar Coltrane a sua volta premiato con il Capri Rising Star Award. Il Capri Music Award andrà a Cristiano De André. Coltrane presenzierà domani alle 15 la proiezione di "Boyhood" al cinema Paradiso ad Anacapri. Abbuffata di proiezioni il primo gennaio al cinema Paradiso: giovedì dopo "Perez" di Edoardo De Angelis che parteciperà alla proiezione con Luca Zingaretti alle 14.30, è la volta di "Birdman" di Alejandro Gonzalez Inarritu, alle 16.30 anteprima italiana di "Into the Woods" con Johnny Depp, a seguire "Still Alice" di Richard Glatzer e "The Humbling" con Al Pacino. Venerdì alle 18 chiusura in grande stile con l'anteprima europea del primo film da regista di Russel Crowe "The Water Diviner". PER SAPERNE DI PIÙ www.caprihollywood.com www.comune.salerno.it Foto: PREMIATI Francesco De Gregori e Mario Martone, tra i premiati di Capri-Hollywood

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 95 30/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sky raddoppia sul digitale terreste "Nostro il canale 27" Trasmetterà in chiaro il notiziario all news Al Gruppo Class andranno 9 milioni di euro La pay- tv propone già, sul 26, i programmi di Cielo Cresce l'informazione economica LUCA PAGNI

MILANO. Al quartier generale di , periferia sud di Milano, tentano in tutti i modi di smorzare i toni. Non vorrebbero parlare di nuova guerra televisiva, di rinnovata lotta per la conquista di spazi pubblicitari da strappare ai rivali Rai e Mediaset. Sforzi vani, perché l'operazione annunciata ieri dalla filiale italiana di BSkyB, la media company del magnate australiano Rupert Murdoch è un'entrata a gamba tesa nel terreno "principe" dei due rivali, i programmi televisivi in chiaro. La notizia di per sé si liquida in poche righe: Sky Italia ha firmato un accordo che prevede la possibilità di usare il canale 27 del digitale terrestre per trasmettere contenuti, in pratica raddoppiando la propria offerta in chiaro con un canale che va ad affiancarsi a Cielo, che occupa la casella 26. Anche se la società anglosassone si rifugia dietro il no comment , il nuovo canale in chiaro che si aggiunge alla sua programmazione verrà sfruttato per rilanciare Sky Tg24, il canale all news che andrà così in diretta concorrenza con Rai News24 e Tgcom24. L'accordo - che si basa su un valore dichiarato della parti attorno ai 9 milioni - prevede anche una collaborazione tra le concessionarie pubblicitarie delle due emittenti, nonché la creazione di un sito di informazione finanziaria. Ma è evidente che ciò che più conta è la possibilità per Sky di poter raddoppiare i canali in chiaro, per una strategia (anticipata da Repubblica nell'ottobre scorso) e che poi è stata confermata ai primi di dicembre nel meeting con gli investitori dagli uomini di Murdoch: ottimizzazione dell'utilizzo dei diritti tv, in connessione sempre più stretta con la tv in chiaro, con sinergie che si allargano sulle varie piattaforme a cui possono accedere gli abbonati. In altre parole, Sky da gennaio potrà sfruttare i due canali affiancati con cui fare sistema, aumentando la possibilità di raccolta pubblicitaria e sostenere maggiormente Cielo , il canale del digitale terrestre che ha conosciuto nell'ultimo anno la maggior crescita. I dati forniti da Sky Italia, parlano di un aumento dei contatti del 75 per cento, anche grazie al rilancio in chiaro delle Olimpiadi di Londra (venivano trasmessi gli eventi più importanti), il Moto Gp e le finali di XFactor. E l'anno prossimo Cielo scenderà in campo anche con il calcio: trasmetterà le partite più importanti dell'Europa League (di cui si è aggiudicata il triennio 2015-18), in una sorta di premio di consolazione dopo che Mediaset si è svenata per soffiare proprio a Sky l'esclusiva della Champions League. Del resto, Sky deve ampliare la sua strategia se vuole continuare a crescere nei ricavi, visto che il mercato pubblicitario è quello che è (a causa della crisi) e gli abbonati negli ultimi due anni sono scesi di quasi 200mila unità. Con la mossa di ieri Sky rafforza una delle quattro "gambe" con cui si vuole muovere sul mercato tv: ai pacchetti in vendita via satellite e al raddoppio dei canali in chiaro, si aggiungono Sky on line , l'offerta di programmi via internet, e dal prossimo mese di marzo la possibilità di vedere i programmi attraverso il sistema Iptv, grazie all'accordo con Telecom Italia, con i contenuto che viaggeranno attraverso il doppino di rame direttamente al televisore.E tutto fa pensare che la sfida sia solo all'inizio. I PUNTI L'INFORMAZIONE Grazie all'accordo con Class, Sky Italia trasmetterà sul canale 26 il suo programma Sky Tg24, in cambio riceverà contenuti di carattere finanziario LA PUBBLICITÀ L'accordo sottoscritto tra Sky Italia e il gruppo Class prevede anche una collaborazione tra le concessionarie di pubblicità LO SPORT Cielo ha già trasmesso le Olimpiadi di Londra e il Moto Gp, ma dall'anno prossimo avrà anche il calcio con l'Europa League GLI ABBONATI Negli ultimi due anni gli abbonati di Sky sono scesi di 200mila unità, ma in compenso Cielo è il canale del digitale con la crescita maggiore Foto: SKY ITALIA Gli studi milanesi di Sky Italia che sta ampliando la sua offerta dalla pay tv satellitare al digitale in chiaro soprattutto nelle news

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 96 29/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 36 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato R2 Spettacoli & TELEVISIONE Christian Bale "Sì, la Bibbia fa discutere ognuno ha il suo Mosè" L' attore protagonista di "Exodus- Dei e Re" in sala dal 15 gennaio parla di sé e della censura subita dal film in Egitto e Marocco ARIANNA FINOS

PARIGI IL CAVALIERE non è più oscuro. Christian Bale a 40 anni ha archiviato i musi lunghi, gli attacchi d'ira, la proverbiale diffidenza, insieme alla tuta di latex e alla voce cavernosa del suo celebre Batman. L'incontro avviene in una Parigi pomeridiana che scintilla di luci per le feste, all'Hotel Le Bristol,e subito chiarisce quello che secondo lui è un equivoco. «Ogni volta che apro bocca, mi dicono che offendo qualcuno. Ma sono frainteso. Ho un umorismo che non viene colto - ride - Faccio l'attore per questo. Quando nella vita sono me stesso le cose non vanno troppo bene, così meglio essere qualcun altro». Ora è Mosè nel controverso Exodus- Deie Re di Ridley Scott (in sala dal 15 gennaio), poi a febbraio sarà in concorso alla Berlinale con Knight of cups di Terrence Malick. Bale, com'è diventato Mosè? «Da cinque anni con Ridley Scott parlavamo di lavorare insieme. All'inizio non ero convinto di questo ruolo. Poi ho pensato: sono un idiota se rifiuto,è una figura iconica nella storia spirituale dell'umanità. La prima cosa che ho fatto, la notte in cui ho accettato, è stato noleggiare Brian di Nazareth dei Monty Python e La pazza storia del mondo di Mel Brooks. Perché lì trovi le bandierine rosse che scattano quando fai questo tipo di film. Basta un momento di solennità di troppo e scatta la comicità involontaria. Poi ho vistoi ritratti di Charlton Heston e Burt Lancaster. Ho studiato il copione, ma soprattutto ho letto la Torah .E Mosèè diventato per me uno degli individui più affascinanti e contraddittori mai esistiti». Un uomo capace di cose terribili. «Aveva uno spiccato senso della giustizia, ma era risoluto nell'usare misure violente per ottenerla. Apparteneva a un'era permeata di violenza». L'accoglienza al film è stata controversa. Lei cosa ne pensa? «Al centro c'è il rapporto tra due uomini che vogliono considerarsi fratelli. Uno, pur scettico sugli dei panteistici dell'Egitto, li ritiene necessari per sostenere la struttura di potere a cui appartiene: poi incontra Dio. L'altro crede di essere lui stesso un dio. Entrambi compiono un radicale viaggio di trasformazione e si ritrovano in un confronto sorprendente. Tutto ciò nel mezzo dello spettacolo delle piaghe, che Ridley ha affrontato con l'approccio più scientifico possibile, pur rispettando il testo biblico». Ma proprio questo approccio è stato uno dei motivi per cui il film è stato censurato in Egitto e Marocco. Prima c'era stata anche la polemica per la scelta di attori bianchi. «La Bibbia al cinemaè sempre motivo di controversia. Ho incontrato grandi esperti, ciascuno con una opinione su come doveva essere Mosè, spesso una opposta all'altra. Così ho scelto di basarmi sulla sceneggiatura e sulla Torah. Qui c'è quella pagina bellissima, quando Mosè è chiamato da Dio la prima volta e dice: "Io non sono questa persona".E Dio s'arrabbia. Ecco noi ci siamo soffermati su come deve esser terrificante essere alla presenza di Dio, richiesto da lui di fare qualcosa per cui non ti senti capace. Abbiamo creato un uomo fallibile, con dei dubbi». Qual è il suo rapporto con la religione? «Non sono credente, maè un tema che mi interessa. Mio padre nemmeno lo era, ma aveva molti amici preti che hanno aiutato la nostra famiglia, quando ce la passavamo male». Lei ha detto di essere come suo padre, un sognatore. «Da lui ho preso il temperamento vagabondo, affascinato dalle persone, sempre alla ricerca di cose nuove, con il terrore di restare bloccato». Knight of cups segna il suo ritorno con Malick dopo Il nuovo mondo . Interpreta un artista di successo tra eccessi e redenzione. Qual è il suo rapporto con lo star system? «Non sono una star e ne sono contento. Sono però un attore in grado di trainare un film. Di star ce n'è bisogno, ma non è un compito che intendo prendere sulle mie spalle».

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 97 29/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 36 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Dallo psicopatico di American Psycho allo scheletrico Uomo senza sonno , da Batman al macilento The fighter , fino al tozzo truffatore di American Hustle . Il suo lavoro sul corpo è notevole. «Ora che ho quarant'anni mi rendo conto degli effetti di ciò che ho fatto al mio corpo... (ride). È che credo nella trascendenza che si raggiunge spingendo se stessi fisicamente molto in là. Appartiene alla cultura dei nativi americani: per loro la sofferenza fisica aiuta al raggiungimento della luce spirituale. Ci credo anch'io. Non uso mai trucchetti, smorfie. Devo sentire qualcosa di profondo. Più che fisica, la battaglia è mentale, per me. Per Mosè, per esempio, ero reduce da American Hustle , avevo la panciae la testa pelata. Quando Ridley mi ha visto ha urlato al suo agente "Ci serve un nuovo attore". Gli ho detto: mi faccio crescere i capelli più che posso. Ma niente barba posticcia, baffi che volano mentre ti muovi: un artista italiano mi ha applicato, ciocca per ciocca, barba e capelli che sembravano veri». Nel film accanto al faraone compare la sua figlia maggiore. «Ha fatto un solo ciak, è pazza di Ridley. E io sono pazzo di lei. Le donne sono sempre state importanti per me. Mio padre mi ha insegnato la parità delle donne, in politica e nella vita. Ma solo quando hai una figlia realizzi quanto siamo indietro. Emmeline avrebbe voluto giocare a football ma nelle scuole inglesi non è facile. Ora voglio che capisca che non c'è niente che lei non possa fare e nessuno che possa fermarla». AMERICAN HUSTLE L'APPARENZA INGANNA Nel 2013 David O. Russell lo sceglie come impostore obbligato a lavorare per l'Fbi BATMAN Christopher Nolan gli affida dal 2005 il ruolo dell'uomo pipistrello nella celebre trilogia del "Cavaliere oscuro" AMERICAN PSYCHO L'attore nel 2000 interpreta uno yuppie che vive una doppia vita nel film diretto da Mary Harron e ispirato al romanzo di Breat Easton Ellis CARRIERA Solo quando hai una figlia capisci quanto siamo indietro in fatto di parità delle donne Il profeta del film di Ridley Scott è un uomo pieno di dubbi, fallibile. Mi sono ispirato alla Torah Non sono un credente, ma mio padre conosceva molti preti: ci aiutavano quando ce la passavamo male "Quando recito non uso mai trucchetti o smorfie, devo sentire qualcosa di profondo IL KOLOSSAL AL CINEMA Christian Bale, 40 anni, inglese; sopra, nel ruolo di Mosè in "Exodus - De e Re" il kolossal biblico di Ridley Scott in sala dal 15 gennaio

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 98 28/12/2014 La Repubblica - Torino Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La città multimediale Il retroscena Gli impianti di corso Lombardia torneranno a vivere grazie a "Delitti in famiglia", lungo serial Ricadute positive per via Verdi Una fiction Rai ultimo tentativo per il salvataggio degli studi Lumiq Il polo ex Fert è in liquidazione. La tivù pubblica pensa ad un affitto degli spazi per 6 mesi DIEGO LONGHIN

GLI studi del Virtual e Multimedia Park di corso Lombardia, noto come Lumiq, potrebbero tornare a vivere grazie a «Delitti in famiglia», la fiction che la Rai inizierà a girare a Torino. E proprio la produzione voluta dalla tivù di Stato potrebbe rappresentare l'ultimo tentativo per una seconda vita per gli spazi nati all'interno dell'ex stabilimento Fert. Si tratta di un investimento importante che si tradurrà anche in nuovi posti di lavoro. Il via a metà febbraio, almeno questaè l'ultima data comunicata nei casting pubblicati dalla Film Commission per cercare gli attori per la nuova produzione, targata Fremantle Media, che andrà in onda su in prima serata. Selezioni che ormai sono arrivate alla conclusione. Si tratta di un serial lungo, il primo ciclo sarà di dodici puntate, ma in caso di successo ci potrebbe essere altre serie. Insomma, un investimento di lungo periodo che porterebbe ricadute positive per Torino e per lo stesso centro di produzione Rai guidato da Pietro Grignani. Basti pensare agli effetti che ha prodotto "Un posto al Sole" per Napoli, realizzato dalla stessa Fremantle. Non si tratta però di una soap opera, ma di una fiction seriale di un'ora a puntata: una sorta di noir poliziesco con storie che si intrecciano all'interno di una casa.E rimane da capire dove saranno realizzati i set principali, legati agli appartamenti del "condominio" di «Delitti in famiglia». Tra settembre e ottobre, quando alla vigilia del "Prix Italia" sono trapelate le prima indiscrezioni sulla nuova produzione, era stato indicato lo studio appena ristrutturato all'interno del polo di via Verdi, spazio compreso all'interno del nuovo "Prix Italia Village". Ad ottobre è stato lo stesso Paolo Damilano, numero uno di Film Commission, ad annunciare l'arrivo di questa importante realizzazione per Torino. In seguito l'attenzione è ricaduta anche sulla Cavallerizza. Alla fine gli occhi di chi è alla ricerca delle location migliori, dedicandosi in questi mesi ai sopralluoghi, si sono posati sugli studi del Virtual, l'ormai ex parco tecnologico nato nel 2000 e dedicato alla produzione e post-produzione cinematografica e multimediale. Luogo adatto per ospitare una realizzazione di grandi dimensioni. Il polo è più noto come Lumiq, società che aveva in gestione gli spazi costruiti in corso Lombardia, dove un tempo sorgevano gli storici studi cinematografici Fert,ei macchinari del centro. Dopo gli anni d'oro, il poloè andato progressivamente in crisi e gli enti locali, che prima hanno sempre ripianato le perdite, investendo milioni di euro, hanno poi deciso di metterlo in liquidazione. Ora a governare il centro nella veste di liquidatore è Franco Nada. L'interesse di Fremantle e Rai per gli spazi è ricambiato: la trattativa per affittare gli studio per circa cinque-sei mesiè in corso. La produzione, regista Giuseppe Gagliardi sceneggiatore Claudio Corbucci, fa parte del piano fiction approvato dalla Rai per il 2014 per un importo di 7 milioni e 800 mila euro. La fiction non verrà girata solo in interni. Anzi. Secondo i programmi la maggior parte della realizzazione sarà ambientata in esterni. E Torino avrà quindi anche un ritorno di "immagine" potendo sfruttare la prima serata di Rai Tre per dodici puntate. E il Lumiq di corso Lombardia se la trattativa andrà a buon fine, oltre ad ospitare i set della casa, potrebbe essere la base operativa della produzione. PER SAPERNE DI PIÙ Aggiornamenti e notizie su torino.repubblica.it Foto: STUDIOS TECNOLOGICI A destra: i teatri di posa Lumiq moderni e poco utilizzati. Sopra: la sede Rai di via Verdi Foto: PROTAGONISTI In alto: Pietro Grignani direttore del centro produzione Rai di via Verdi Sopra: Paolo Damilano di Film Commission Foto: INDOTTO Tecnici impegnati nella realizzazione di produzioni tivù La nuova fiction può avere ricadute positive nell'indotto televisivo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 99 27/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato "THE INTERVIEW", IL FILM MINACCIATO DAGLI HACKER Meglio la Corazzata Potemkin del cinepanettone sulla Corea VITTORIO ZUCCONI

WASHINGTON SOLTANTO il mistero della stupidità politica e della permalosità censoria dei despoti può spiegare la guerra di hacker scoppiata attorno a "The Interview", il film che ha indignato Putin, ha offeso Kim Jong-un, ha mobilitato l'Fbi, ha turbato Obama e che lascia, in chi come me lo ha dovuto vedere, una voglia pazzesca di rivedere "La corazzata Potemkin" in compagnia di Fantozzi. A PAGINA 14 CON UN ARTICOLO DI ALBERTO FLORES D'ARCAIS WASHINGTON SOLTANTO il mistero della stupidità politica e della permalosità censoria dei despoti può spiegare la guerra di hacker scoppiata attorno a "The Interview", il film che ha indignato Putin, ha offeso Kim Jong-un, ha mobilitato l'Fbi, ha turbato Obama e che lascia, in chi come me lo ha dovuto vedere, una voglia pazzesca di rivedere "La corazzata Potemkin" in compagnia di Fantozzi. Giudicare criticamente il film di Seth Rogan e di Evan Goldberg, i due autori, sceneggiatori, produttori canadesi che hanno travolto la Sony in un gorgo di spionaggio e di ricatti in Rete mai visto prima e che ha fatto parlare di "guerra", è inutile. Il copione è infantile. Praticamente "Vacanze a Pyongyang". Come abbiano potuto questi 58 minuti di gag scatenare l'offensiva dei topi della Rete, apparentemente, ma non necessariamente nordcoreani, per difendere l'onore di Kim il Terzo, il paffuto e già naturalmente ridicolo satrapo di Pyongyang, rimane razionalmente oscuro. Lo è ancora di più dopo avere sofferto la visione del film che ha incassato nelle 300 sale indipendenti dove si è proiettato a Natale, la modesta somma di 1 milione di dollari. Lontana dai 44 milioni spesi per produrlo, a cominciare dai dieci pagati a Rogan e Goldberg, la coppia che si affermò sceneggiando, insieme con Sasha "Borat" Cohen, la serie televisiva di "Da Ali G Show". Lontanissima dai 14 milioni rastrellati da Angelina Jolie con il suo "Unbroken". La descrizione e la satira dell'erede del "Regno dell'Eremita" non dicono nulla che centinaia di reportage, thriller, servizi tv, propaganda e inchieste non abbiano già detto, dalla sua ben nota passione per il peggior ciarpame prodotto da Hollwyood alla frutta e verdura di gesso nei supermercati creati per abbagliare i pochi visitatori stranieri. Le Nazioni Unite collocano all'85% della popolazione gli abitanti al di sotto del livello minimo di alimentazione, mentre il regime, che dipende dagli aiuti internazionali per nutrire i sudditi, spende 1 miliardo e mezzo di dollari all'anno per l'arsenale nuclearee centinaia di milioni per il lusso del "Supremo Leader". È vero, come sa chiunque di noi abbia lavorato e scritto in nazioni dominate da despoti, che le dittature sopportano meglio le accuse di atrocitàe di malgoverno anziché la prese in giro, essendo destituite di ogni senso dell'umorismo o dell'ironia. Ma che cosa aggiunga o tolga questo "Panettone a Pyongyang" alla narrativa sulla famiglia che da 60 anni tiranneggia la Corea del Nord, resta oscuro anche a chi pazientemente attenda la fine e l'inevitabile carbonizzazione di Kim dopo un duello fra carri armati, elicotteri e missili balistici degno di un James Bond sotto l'effetto dello Lsd. Se c'è un obbiettivo ferocemente, e magistralmente centrato da "The Interview" questo non è lo sciagurato lager asiatico, ma è quello che nel titolo stesso si intravede. Il ridicolo è in quegli show televisivi come quello condotto e prodotto dai due protagonisti, che vanno alla ricerca dell'audience e dello share solleticando e sollecitando il peggio nel pubblico, sempre alla ricerca di fondamentali rivelazioni sulla vita sessuale, le debolezze,i pettegolezzi dei "famosi". Senza neppure volerlo, il conduttore di questi talk show purtroppo ormai ubiqui, provoca la caduta del tiranno e la rivoluzione democratica non smascherando le nefandezze dell'ultima isola del Socialismo Reale nel mondo, ma mettendo a nudo nell'intervista la debolezza, l'umanità, le vergogne di Kim. La satira vera è su di noi e contro di noi, contro la sempre più squallida industria dell'audience e dei click a ogni costo, molto più che sul bambolotto di Pyongyang. È sul neo giornalismo televisivo da tabloid e da gossip. Che alla fine, suprema e feroce ironia, ottiene quello che guerre, neocon, spionaggio, bombe,

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 100 27/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

reggimenti ed embarghi, non hanno mai ottenuto: il cambio di regime e l'esportazione della democrazia. Semplicemente grazie alla scoperta che anche i Supremi Leader vanno al gabinetto. IL CASO KIM DOTCOM REGALA VOUCHER AGLI HACKER Kim Dotcom, fondatore di Megaupload, famoso sito di condivisione contenuti, ha tentato di fermare l'attacco a Microsoft e Sony regalando voucher per il suo nuovo sito ai membri del gruppo hacker autore dell'attacco. Ma dopo qualche ora l'azione è ripartita Foto: GLI ATTORI IN SALA I protagonisti del film si sono presentati a sorpresa in sala a Los Angeles

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 101 27/12/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Stati Uniti Tutti in coda per il film su Kim Jong-un "The Interview" è uscito a Natale in trecento sale e in streaming LA GIORNATA ALBERTO FLORES D'ARCAIS NEW YORK.

«Let freedom ring». Mentre nella piccola sala si spengono le luci, l'unico lampo di stampo patriottico - la celebre strofa della canzone "America", ripresa in un famoso discorso da Martin Luther King - arriva dall'esercente, seguito da un più prosaico e classico «enjoy the show». Cinema Village - Manhattan, un paio di isolati da Union Square - è una delle due sale dove a New York si poteva passare la serata di Natale guardando "The Interview", il film della Sony Pictures (protagonista involontario il satrapo nord-coreano Kim Jong-un) che ha scatenato la prima cyber-guerra tra Stati Uniti e la più feroce dittatura asiatica. Una sala nel cuore dell'East Village, di solito frequentata dagli studenti della New York University alla caccia di film d'essai invisibili nei grandi circuiti, che per un giorno si trasforma in salaevento. Pubblico misto, qualche redneck (il prototipo dell'America conservatrice) un po' fuori luogo con i loro giubbotti patriottici, metà pubblico asiatico (coreaniamericani in maggioranza), media tradizionali e digitali, giovani smanettoni, qualcuno con sofisticati congegni "pirata" per registrare la pellicola. E diversi sedili vuoti, una quarantina in una sala da circa duecento posti. New York non è l'America, il "film dell'anno" - come recita una pubblicità della major che aveva (inizialmente) ceduto alle minacce degli hackers di Pyongyang - non suscita grande interesse. Per strada un paio di tv locali fanno fatica a intervistare gli spettatori, all'interno qualche crassa risata alle battute (qualcuna non male, quelle scurrili le più gettonate) e alle facce gigionesche di James Franco, mentre scorrono le scene di una NordCorea dai negozi pieni di cibo finto (per ingannare gli americani), le montagne innevate, i soldati truci e una sexy-soldatessa. Il tutto, occorre ammetterlo, con la consueta bravura hollywoodiana per i film d'azione. Va decisamente meglio altrove, nelle città del sud (Texas e Georgia in testa). Così, alla fine del Natale, la Sony si ritrova fra le mani un bel milione di dollari d'incasso. Nulla a che vedere con le pellicole che stanno sbancando in questi giorni (Unbroken di Angelina Jolie ne ha incassati quaranta nella stessa giornata), ma niente male per un film - che ha avuto sì una delle più grandi pubblicità gratuite della storia - ma che è uscito solo in 300 sale indipendenti in tutti gli States, contro le 3mila che erano state previste prima del cyber- attacco alla Sony Pictures. Un milione a cui andranno aggiunti gli incassi dello streaming: il film è visibile a pagamento su YouTube Movies, Google Play, Microsoft's Xbox Video e su un sito dedicato chiamato www. seetheinterview.com (anche se in un solo giorno è già stato piratato 750 mila volte). La Sony, però, deve incassare un nuovo hackeraggio: i pirati informatici, ma di un gruppo diverso da quello del primo attacco, hanno preso di mira i servizi online delle consolle Playstation (e quelli della Xbox di Microsoft). Da Pyongyang il regime di Kim Jong-un vaneggia nuove minacce, ma ottiene solo la solidarietà della Russia. Nei cinema d'America i coreani di vecchie e nuove generazioni continuano a twittare senza sosta. PER SAPERNE DI PIÙ www.sonypictures.com www.seetheinterview.com

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 102 27/12/2014 La Repubblica - Palermo Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INTERVISTA L'anno d'oro di Pif "Io, la mafia e la Sicilia da cambiare" Parla l' attore e regista "Lo Statuto è da abolire In pochi alle urne? Meglio" GIORGIO CARUSO

PIERFRANCESCO Diliberto al secolo Pif, 42 anni, è il siciliano dell'anno. Più famoso dell'uomo delle stelle Luca Parmitano e dello "squalo dello Stretto" Vincenzo Nibali. Il 13 dicembre, quasi "rotolando" per la sorpresa, è salito sul palco del Latvian National Opera di Riga, conquistando l'Oscar europeo del cinema col film "La mafia uccide solo d'estate". IN QUELL' OCCASIONE Pif ha dedicato il premio a tutte le vittime della mafia. «Ora venga istituito il reato di associazione mafiosa europeo». Col suo film ha vinto due Nastri d'argento, due David di Donatello e un Globo d'oro. Ha fatto da apripista nelle cinque serate del Festival di Sanremo 2014. Il suo programma su Mtv "Il Testimone"è arrivato alla settima stagione e da marzo, è il testimonial di un noto operatore telefonico. Adesso Pif (che domani sarà al Palab per uno spettacolo con Lirio Abbate) sta scrivendo il soggetto del suo secondo film mentre la Rai sta realizzando una fiction di 12 puntate tratta dal film La mafia uccide solo d'estate . Non ha paura che il pubblico si stanchi della troppa esposizione mediatica? «C'è un momento nella carriera dei personaggi televisivi che si dice "è l'anno di...". Questo forse è il mio anno e sono molto contento. Ormai sono come Belen, certamente meno bello di lei, ma adesso anche io faccio parte di quel circo mediatico. Se prima ero un personaggio di nicchia, adesso mi ferma per strada anche la signora anziana. Io sono molto pigro e non riesco a recitare la parte della star. Penso sempre che prima o poi tutto finirà e allora avrò problemi a pagare l'affitto di casa» A 27 anni sua zia le offrì un posto come assicuratore a Frosinone, ma lei tra un lavoro sicuro dietro una scrivania e il nulla scelse il nulla. Come andò? «Il mio sogno è sempre stato quello di fare il regista. All'inizio facevo il cameraman per un'emittente televisiva palermitana, Trm, ma a 22 anni sono partito per Londra dove lavoravo in una catena di ostelli: stappavoi chiusini delle docce intasate dai troppi peli e pulivo i cessi mentre erano in uso. Il tutto era davvero divertente». Alla fine degli anni '90 lei tornò in Italia e iniziò a lavorare per Zeffirellie Marco Tullio Giordana. Dopo, arrivarono Le Iene, Il Testimonee la notorietà. «Sì. Nel '99 lavorai nel film di Zeffirelli, Un tè con Mussolini . In realtà, facevo il dog sitter di Blance, il jack russel del maestro. Ma la cosa che mi piaceva di più erano i momenti di pausa sul set, quando Zeffirelli raccontava di Fellini, Pasolini, Magnani. Poi nel 2000 ho lavorato con Giordana, come assistente alla regia neI cento passi e, in quell'anno mi sono trasferito a Milano per frequentare un corso per autori tv organizzato da Mediaset». La mafia esiste anche a Roma come rivela il terremoto di Mafia Capitale . Siamo passati dal "baciamo le mani" a "Li mortacci sua"? «È la prima volta che si parla di mafia a Roma: non si tratta di Cosa nostra siciliana ma di un sistema mafioso ben radicatoe organizzato che va oltre la semplice corruzione». Eppure a un tasso elevato di corruzione dovrebbe corrispondere lo stesso livello di ripulsa e invece... «Le persone ormai sono avvilite, rassegnate. Non scendono più in piazza a manifestare. La gente non usa più il voto come difesa ma mette in campo il voto di protesta: cioè non va a votare. In Sicilia, quando l'affluenza alle urne è bassa a me non dispiace del tutto». Perché? «Quei pochi che vanno a votare, ci vanno perché credono nel cambiamento e sono dei voti utili e non comprati dalle mafie». Lei per chi ha votato alle regionali siciliane? «Io ormai da molti anni voto in Lombardia. Se dovessi votare per la Regione siciliana, non ho dubbi: voterei il Movimento 5 stelle. Serve un cambiamento generazionale. Ho conosciuto il presidente Crocetta quando era sindaco di Gela e sono rimasto positivamente colpito: politico antimafia e gay dichiarato in un comune difficile da gestire. Un grande passo avanti per la Sicilia. Ma oggi, non ho elementi per dare un giudizio né positivo né negativo sull'operato di Crocetta».

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 103 27/12/2014 La Repubblica - Palermo Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Facciamo finta che lei diventi Presidente della Regione Sicilia, la prima cosa che farebbe? «Un referendum per eliminare lo statuto speciale della Sicilia. Poteva essere un modo per aiutare la Sicilia e invece la sta distruggendo! Quando prendi un treno che, da Palermo a Catania impiega otto ore a cosa "minchia" mi serve lo statuto speciale?». La Sicilia sembra rimanere la terra che tutti possono conquistare. Adesso anche Salvini vuole issare la bandiera della Lega al sud. «Non credo che Salvini riuscirà a farcela. E non penso neanche che possa essere il salvatore della Sicilia». Qualcuno la definisce il Saviano della Sicilia. Che ne pensa? «Ho grandissima stima per Roberto Saviano ma non credo di essere come lui. Ogni anno il 19 luglio vado in via D'Amelioa Palermo, per ricordare Paolo Borsellino e i cinque agenti. Ma quest'anno non sono voluto andare. Non voglio diventare il sacerdote dell'antimafia. Penso solamente che ognuno di noi può avviare un cambiamento». Giorgio Bocca diceva: "Il provinciale è quello che anche se ha fatto fortuna e vive a New York, si domanda sempre cosa dicono di lui al bar della piazza del paese". Ecco, di lei cosa si dice a Palermo? «Non saprei. Sicuramente il film mi ha unito molto alla mia città. La cosa più bella è stato il giorno dopo l'uscita del film. Fuori dal cinema, un ragazzino chiedeva al padre: "Papà, cos'è la mafia?"». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: LA SCENA Perfrancesco Diliberto in un momento de "La mafia uccide solo d'estate", film che gli è valso l'Oscar europeo del cinema Foto: ELEZIONI E MANIFESTAZIONI Un seggio siciliano nel giorno del voto e, sopra, una manifestazione per l'anniversario della strage di via D'Amelio. "Ognuno di noi può avviare il cambiamento"

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 104 30/12/2014 La Sicilia - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:64550, tiratura:80914) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Barbara Tabita nel cast del film girato a Scicli che sarà nelle sale dal 15 gennaio Ruoli pure in "Ci devo pensare", "Italiano medio", "Lo scambio" e "La catturandi" «Italo, una bella fiaba» Intervista all' attrice siciliana, esuberante candidata a sindaco nella pellicola firmata dalla modicana Alessia Scarso

MARIA LOMBARDO Catania. Nel film Italo girato a Scicli (in sala il 15 gennaio distribuito da Notorius dopo le anteprime al Festival di Vancouver, al TaorminaFF, al Festival di Minsk) Barbara Tabita, bella e brava attrice siciliana nata ad Augusta, è Luisa Nigro, esuberante consigliere comunale in corsa per la poltrona di sindaco. «Un personaggio che ho amato molto fin da quando ne immaginavamo il profilo, e che Barbara ha eccellentemente interpretato e definito» dice la regista modicana Alessia Scarso al suo debutto nel lungometraggio, prodotto dalla Arà di Roberta Trovato. La storia del cane randagio che andava a messa è realmente accaduta a Scicli. I protagonisti sono un bambino (Meno, Vincenzo Lauretta) e un cane meticcio interpretato da Tomak, un cane-attore addestrato. Nel cast Marco Bocci, Elena Radonicich, Lucia Sardo, Tuccio Musumeci, Marcello Perracchio. Dopo le serie tv Il Commissario Montalbano, I Cesaroni, La nuova squadra, Incantesimo 8, Il giudice Mastrangelo, Agrodolce, film come Io e Marilyn di Pieraccioni e Il 7 e l'8 di Ficarra e Picone, Barbara ha reso parte al recente La mafia uccide solo d'estate di Pif dove fa la mamma del protagonista da bambino. Adesso candidato sindaco. Che tipo di politico sarà Barbara? «Luisa Nigro candidata contro Marco Bocci, è un tipo strambo, ci siamo ispirati a Silvana Grasso che è stata assessore al Comune di Catania. Lei andò in tv con una motosega, io vado in studio portandomi del cemento e una paletta per "cementare". Sono una sorta di Crudelia Demon ma è una fiaba. A Taormina i bambini si sono commossi. Per lo stesso film ho lavorato nel marketing con la mia società Tatabrand: abbiamo fatto il merchandising realizzando pupazzi di Italo che l'Ente protezione animali distribuirà nella sale. Questo film ha cambiato il mio approccio con gli animali. Tomak è un cane attore professionista ma la sera in macchina si accucciava quando rientravamo dal set. Ho cominciato a rompere il ghiaccio e quando vedo animali ora li accarezzo. Desidererei avere un cane come Tomak». Barbara Tabita ha da poco girato Ci devo pensare diretto da Francesco Albanese, Italiano medio di Maccio Capatonda, la serie tv La catturandi e ha appena finito a Palermo Lo scambio di Salvo Cuccia con Filippo Luna, Paolo Briguglia, Vincenzo Pirrotta: suo primo ruolo drammatico che coincide con il debutto del regista palermitano nel lungometraggio. E gli altri personaggi? «In Italiano medio sono la bionda Sharon, nails stylist, unghie di 20 centimetri piene di paillettes, shatush giallo limone, chiome fin sotto il sedere. Ho dovuto rifare tutto... capelli, mani: nulla di Sharon andava bene per il film di Salvo Cuccia. E' il bello di questo lavoro. Sharon ha un cuore grande, sogna l'amore, molte persone oggi non vanno al di là dello shatush. E' un'ignorante ma non puoi non volerle bene. In Catturandi che uscirà su Rai1 in autunno prossimo faccio la moglie del boss, Concetta. Mi ammazzano il marito. E' la mia prima serie tv sulla mafia: abbiamo girato a Palermo con la regia di Fabrizio Costa (nel cast anche Gullotta, Ghini, Caprioli, Alessio Boni, Vincenzo Amato). Enrico Roccaforte è mio marito. Sono una donna dei bassi, pratica, una mamma. Mi sono divertita nella gestualità che mi è piaciuto accentuare visto che sono siciliana, cosa che avevo già fatto nel film di Pif». Non è il tipo che si lascia prendere dalla crisi. «E' un periodo talmente brutto che chiunque incontri ti dice qualcosa di negativo. Non ha senso piangersi addosso, l'unica cosa che puoi fare è combattere per restare a galla». E nel film di Salvo Cuccia? «Sono Vincenzina, una donna che ha avuto continui aborti e non esce mai di casa. Lo scambio si svolge nella Palermo anni '90 ed è stato scritto da Salvo Cuccia, Marco Alessi e Alfonso Sabella: una storia vera, molto forte. Faccio 40 anni fra un mese e ho sempre desiderato fare un ruolo del genere. Vincenzina è una donna difficile. Io ho la faccia della salute ma nei suoi panni non mi vedrete mai sorridere. Di solito ho fatto commedie, qui è stata una fatica immensa. Anche se si tratta di mafia, ho dovuto creare una mia storia, una storia d'amore: questa donna fa tutto per il marito. Sistema la casa, si trucca, si fa bella per vivere nella sua casa che è anche la sua testa, è una persona che non sta bene. Ma non è esaurita». «Nel film di Albanese invece - riprende Barbara - faccio

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 105 30/12/2014 La Sicilia - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:64550, tiratura:80914) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Alessia, quarantenne non sposata alla ricerca del marito, va a tutti i matrimoni e fa di tutto per prendere al volo il bouquet della sposa, vuole un figlio a tutti i costi e nel momento in cui lui la lascia comincia ad avere amanti diversi. E' la disperazione di tante donne che ti fa riflettere: puoi essere benissimo donna senza avere un compagno e avere un figlio, avere una vita piena senza queste cose». E così che la pensa? A quarant'anni non sente la mancanza di un figlio? «No. Sono felice, appagata della vita che faccio e poi per me la femminilità è un'altra cosa, non ho mai voluto figli ma questa mancanza la vivo con grande serenità. Se accade, ben venga. Sono ecologista, salutista: mi fa paura mettere al mondo un figlio oggi. Forse non ho la maturità, ma non sono Alessia che farebbe di tutto pur di averlo. Ho anche la mia società, una mia creatura. L'ho voluta in Sicilia, nonostante le difficoltà. Se riesci in Sicilia, puoi fare società dappertutto. Noi lavoriamo sempre con aziende private e faccio di tutto per far capire che il nostro territorio è un mercato a cielo aperto. Faccio product placement ma anche place placement. L'ho fatto ad esempio per il film Benvenuti al Sud. Facciamo ricorso anche al tax credit. Lo Stato non c'è quindi ci si deve dare una mossa. Stiamo scrivendo una miriade di progetti per il territorio: da applicazioni a libri. La mia mission è "vendere" Sicilia ma naturalmente lavoro anche per film non girati nell'isola. Il mio sogno è far diventare la Sicilia una bella cartolina attraverso il cinema e la televisione. Mi sento una specie di Don Chisciotte». Per fare tutto questo Barbara ha studiato. Si è presa una laurea e poi un master alla Luiss e adesso lavora anche con le web series, con le sponsorizzazioni dei festival. Per l'aeroporto di Comiso Tatabrand si è inventato un sorteggio di vaucher perché i turisti possano tornare in Sicilia. Sì proprio "Don Chisciotte"! 30/12/2014

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 106 27/12/2014 La Sicilia - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:64550, tiratura:80914) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Vincono le commedie italiane ma meno spettatori al cinema Il trio Aldo Giovanni e Giacomo sbancano il botteghino. Angelina Jolie è la regina del Natale in America

Cristina Rossetti Dopo aver mangiato i tortellini in brodo, molti italiani, anche se in numero inferiore rispetto allo scorso anno, sono andati al cinema e come ogni anno le famiglie hanno scelto la comicità delle commedie italiane. Aldo, Giovanni e Giacomo hanno sbancato il box office natalizio con una straordinaria affermazione che ha portato Il ricco, il povero e il maggiordomo - prodotto da Paolo Guerra per Medusa Film - a trionfare nel giorno di Natale con quasi 1 milione e 100mila euro (1.028.535) e 140.121 biglietti staccati. Il trio ha così superato la concorrenza del kolossal hollywoodiamo Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate (780.407), distanziato il concorrente italiano diretto (Un Natale stupefacente, 854.473) e addirittura doppiato il colosso Disney delle feste (Big Hero 6, 497.206), arrivando in poco più di due settimane di programmazione a 6.136.486 euro, vale a dire già il nono miglior risultato dell'anno. Nelle sale americane, invece, ha destato curiosità The Interview, che ha fatto il "tutto esaurito": oltre trecento le sale, in tutti gli Stati Uniti, e gli spettatori si sono affollati ai botteghini per acquistare il biglietto. Ma più che per vedere il controverso film satirico, che racconta un fantasioso attentato al leader nordcoreano Kim Jong-un, molti lo hanno fatto «per difendere la libertà di espressione», per dare «una lezione» agli hacker - nordcoreani, secondo l'Fbi - che avevano minacciato «attentati come l'11 settembre» per impedire la distribuzione del film, prodotto dalla Sony Pictures. Ma per la Sony però ancora non c'è pace. Dopo l'attacco degli hacker e le critiche che aveva ricevuto nei giorni scorsi per la decisione iniziale di cancellare l'uscita nelle sale di The Interview - definita «un errore» anche dal presidente Obama - ora i pirati informatici hanno preso di mira i servizi online della Playstation, così come quelli della Xbox di Microsoft, mandandoli in tilt per diverse ore. Al momento non sembra che ci sia alcun collegamento con l'uscita del film ma sono in molti a ipotizzare una correlazione, una sorta di rappresaglia. Nella loro rivendicazione, gli hacker che dicono di aver sabotato i servizi online per le due consolle - e che si definiscono "Lizard Squad" - non c'è alcun riferimento al film, mentre c'è una minaccia di nuove azioni se il loro "messaggio" non verrà diffuso adeguatamente. Ma intanto, la Sony si gode il notevole successo per The Interview, grazie anche all'enorme e inaspettata pubblicità che il film ha avuto, diventando un caso politico. «È una celebrazione della nostra Costituzione. È molto importante dimostrare che ogni idea può essere espressa», ha affermato un uomo in fila davanti ad un cinema di New York. «Questo è un Paese libero. Mi dispiace che per loro (in Corea del Nord) non sia così. Ma quì funziona e io sono americano», ha affermato un altro spettatore, a Washington. Da Pyongyang non è arrivato per il momento alcun nuovo commento, ma un diplomatico nordcoreano alle Nazioni Unite aveva già affermato che il film è «una imperdonabile presa in giro della sovranità (della Corea del Nord) e della dignità del suo leader supremo», Kim Jong-un. Una posizione condivisa dalla Russia, secondo cui «l'idea del film è talmente aggressiva e scandalosa che la reazione nordcoreana è comprensibile», come ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Alexandre Loukachevitch. Ma agli americani piace. Secondo i primi dati riferiti dalla Cnn, nel giorno di Natale il film ha incassato al box office quasi un milione di dollari e nel weekend potrebbe facilmente raggiungere i due milioni. Non male, anche considerando che la proiezione ha riguardato solo trecento delle 2-3 mila sale inizialmente previste. E mentre nel weekend c'è attesa per una duplicazione degli incassi già realizzati, i veri guadagni arriveranno prevedibilmente dal noleggio e vendita online. Il 24 dicembre la Sony Pictures ha reso The Interview disponibile in internet attraverso Google Play, YouTube Movies, Microsoft's Xbox Video e un sito chiamato www. seetheinterview. com. Al momento non è noto quanto il film abbia incassato nel web, ma giovedì per Google Play era il "best seller" numero uno. Il vincitore del box office natalizio negli Usa è però Unbroken: il film di Angelina Jolie, proiettato in 3.131 sale, ha incassato 15 milioni di dollari. Il giorno di Natale ha visto anche una buona affermazione di Into the Woods, il musical Disney che - presente in 2.424 cinema americani - ha incassato tra i 12 e i 13 milioni di dollari. Il film di Rob Marshall, in cui recita l'incredibile strega Meryl Streep, potrebbe arrivare a raggiungere i 39-44 milioni nel weekend. Quanto

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 107 27/12/2014 La Sicilia - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:64550, tiratura:80914) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

all'ultimo capitolo della trilogia Lo Hobbit di Peter Jackson con circa 12 milioni di dollari si proietta verso un weekend lungo da 40 milioni di dollari: se fosse così entro domenica sera dovrebbe superare i 150 milioni. 27/12/2014

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 108 30/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 34 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I PROGRAMMI DA RICORDARE 2014 Che anno è stato 2015 Che anno sarà TV Reti generaliste alla riscossa da Benigni a Braccialetti rossi A LESSANDRA C OMAZZI

«Sembra morto... ma è solo svenuto» è il titolo di un film del 1987, regista Felice Farina, con Sergio Castellitto e Marina Confalone fratello e sorella. Come film, è quasi dimenticato; come titolo, è diventato una frase di lessico comune. Adattabile anche alla tv: che a un certo punto sembrava morta, ma si sta riprendendo. E il 2014 ha sancito non soltanto la conferma del successo per le reti a pagamento e la formula «on demand», ma anche la riscossa delle generaliste, sostenute dai social network. La vera alternativa, ormai, non è tra tv generalista e tv tematica, ma tra tv vista sul televisore e tv vista al computer, sul tablet, sui canali replay: dove voglio, quando voglio. E su YouTube. Cinquanta ore di produzione video generate dagli utenti ogni minuto. Con costi di produzione zero e ricavi pubblicitari importanti. È chiaro che la tv guarda a questo mondo. La tv sul web è la frontiera verso la quale gli spettatori stanno procedendo. Perché è grazie a Internet, soprattutto, se ciascuno potrà farsi da solo il palinsesto, scegliendo quello che vuole vedere, dove e quando vuole. Si cerca su YouTube il frammento divertente di una trasmissione complessivamente lunga e noiosa, si guarda solo il frammento. Eppure, questo 2014 lo dimostra: nonostante la rivoluzione, i cambiamenti, gli stravolgimenti, il web e i social network, esiste ancora una televisione condivisa, s'è visto con il recente doppio monologo di Benigni, seguito da oltre 10 milioni di spettatori. Ma pure con un varietà come Tale e quale Show , fatica e gusto del lavoro ben fatto, o con alcuni sceneggiati, le vicende di Don Matteo, i ragazzini malati e intraprendenti di Braccialetti rossi , il vecchio Festival di Sanremo, che quest'anno non è andato benissimo, ma i suoi 9 milioni e mezzo di spettatori nella serata finale se li è portati via: sempre meno, comunque, dei Dieci comandamenti . Generalista per generalista, la rete più seguita resta Raiuno. Mentre programmi come X Factor o MasterChef di Sky, sebbene assai meno seguiti in valori assoluti, hanno un peso specifico importante, proprio per la sinergia con la rete. E il film più visto è andato in onda su : La grande bellezza , l'Oscar di Sorrentino, quasi nove milioni di spettatori. Tra le serie, specifico televisivo per eccellenza, il fenomeno globale è stato Big Bang Theory , quinto Emmy come miglior attore comico a Jim Parsons (Sheldon): racconta vita e imprese di un gruppo di «nerd», giovani laureati vagamente geniali, senz'altro bizzarri e sempre sentimentalmente irrisolti. La commedia è scintillante di dialoghi e irridente la vita universitaria e la vita tout-court, Parsons e colleghi guadagnano qualcosa come un milione di dollari a puntata, le star tv più pagate di sempre. D'altronde il programma ha un'audience media di 20 milioni di spettatori, e un indotto da un miliardo di dollari. A tutti, buon 2015. Foto: L'uomo dei record Le due serate sui Dieci Comandamenti di Roberto Benigni (foto) hanno raccolto 9,1 e 10,2 milioni di telespettatori 9,3 milioni per Sanremo Nella serata finale del Festival: nel 2013, sempre condotto da Fazio, aveva avuto 13 milioni di spettatori Foto: Il ritorno La seconda serie di «Braccialetti rossi» sarà su a partire dal 15 febbraio (nella foto, l' attrice Aurora Ruffino)

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 109 29/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il cinema da ricordare Tanti ottimi film senza un evento Le sorprese migliori sono intimiste ALESSANDRA LEVANTESI KEZICH

Verrebbe da dire che nel 2014 non abbiamo avuto un cinema particolarmente forte. È forse mancato il titolo- evento, ma quanti ottimi film! E se sul versante del grande spettacolo, Peter Jackson con Lo Hobbit e Christopher Nolan con Interstellar non hanno tradito le aspettative, è soprattutto il cinema intimista che ha offerto le migliori sorprese. Parliamo del cecoviano Il regno d'inverno di Nuri Bilge Ceylan, Palma d'oro a Cannes; dell'ibseniano dramma Viviane di Ronit e Schlomi Elkabetz; del naturalistico Due giorni una notte dei fratelli Dardenne; dello splendido Ida di Pawel Paliwkoski, classico senza tempo ambientato nella Polonia Anni 60 e girato in meraviglioso bianco e nero d'epoca per raccontare di una novizia che sul punto di farsi suora scopre la sua origine ebrea. Senza dimenticare deliziose commedie piene di calore come Pride di Matthew Warkus e Jimmy's Hall del maestro Ken Loach. Il 2014 ha consacrato il prorompente talento del venticinquenne canadese Xavier Dolan, autore dell'anarcoide, intenso Mommy . Ed è l'anno di Il giovane favoloso , lo squisito ritratto leopardiano di Mario Martone che, a sorpresa ha conquistato anche il botteghino; è l'anno dell'intrigante, sperimentale Boyhood di Richard Linklater - attualmente in corsa in svariate categorie dei Golden Globes 2015 - romanzo di formazione girato in un quarantina di giorni, ma sull'arco di undici anni. Restando nell'ambito americano, un altro raffinato gioiello è Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, che attraverso le surreali avventure di Ralph Fiennes, leggendario concierge fra le due guerre, rievoca «il mondo di ieri» di Stefan Zweig. Mentre Foxcatcher di Bennett Miller, visto a Cannes, impagina un plumbeo triangolo maschile con un imploso Steve Carell in predicato (al pari dei comprimari Channing Tatum e Mark Ruffalo) di venir candidato all'Oscar. E lo stesso dicasi per lo spiritato Jake Gyllenhaal di Lo sciacallo , nonché per il travolgente Michael Keaton di Birdman di Alejandro Gonzalez Iñarritu (in concorso a Venezia) e per l'originale Timothy Spall dell'ottimo Turner di Mike Leigh. Tuttavia l'attore dell'anno per essere stato la suadente voce del serpente Smaug in «Lo Hobbit» e per la convincente incarnazione del matematico inglese Alan Turing in Imitation Game - è senza dubbio l'inglese Benedict Cumberbatch. Fra le attrici giovani segnaliamo Emma Stone e Scarlett Johansson; fra le veterane Julianne Moore, egocentrica diva di Map to the Stars di Cronenberg e prof colpita da Alzheimer di Still Alice . Il cartone animato è Si alza il vento di Hayo Myazaki (ma Big Hero 6 è una delizia); sul fronte dei documentari citiamo Il sale della terra , magnifico ritratto del fotografo Salgado firmato Wim Wenders. Duello Michael Keaton e Edward Norton in una scena di «Birdman» di Iñarritu, dato tra i favoriti per l'imminente stagione dei grandi premi Il top di Hollywood che sta per arrivare Vizio di forma n Dal 26 febbraio il film di Paul Thomas Anderson dal romanzo di Pynchon, con il suo attore feticcio, Joaquin Phoenix (a fianco) Unbroken n Il 29 gennaio arriva il film diretto da Angelina Jolie, ispirato alla storia vera di sopravvivenza di Louie Zamperini (con lei nella foto) Jupiter n Il 5 febbraio il ritorno alla fantascienza mistica dei fratelli Wachowski (sopra, una scena) 50 sfumature di grigio n Dakota Johnson (sopra) è protagonista del film tratto dal best­seller erotico (12 febbraio) Selma n La storica marcia organizzata da Martin Luther King nel 1965 in un film da premio Oscar (dal 12 febbraio) Che anno è stato 2015 2014 Che anno sarà Uscite annunciate di registi italiani Il nome del figlio n Francesca Archibugi si dà alla commedia con un remake del francese «Cena tra amici»: esce il 22 gennaio 2,1 milioni di persone Hanno visto «Maleficent» con Angelina Jolie, maggiore incasso dell'anno in Italia, con 14 milioni di euro Foto: Rivelazione Benedict Cumberbatch (voce in «Lo Hobbit», «Imitation Game») è l'attore dell'anno

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 110 28/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il modello Hollywood adesso è in pericolo La scelta della Sony di pubblicare subito on line The Interview mette in crisi i cinema LORENZO SORIA LOS ANGELES

Qualcuno è arrivato al cinema vestito persino in stile patriottico, bianco, rosso e blu, per vedere «The Interview», come si sentisse investito di chissà quali poteri nella lotta fra libertà di espressione e tirannia. Qualcuno in sala - o scaricandolo sul Web - ci è andato per pura curiosità. Comunque a conti fatti non sono stati nemmeno tantissimi gli spettatori: si calcola che alla fine del weekend natalizio la commedia che vede Seth Rogen e James Franco nella parte di due giornalisti un po' tonti cui la Cia affida l'incarico di assassinare il leader nord-coreano Kim Jong-un avrà raccolto meno di 4 milioni di dollari. Per una produzione costata alla Sony Pictures sui 45 milioni di dollari, ai quali vanno poi aggiunti i costi incalcolabili derivati dall'attacco degli hacker ai suoi sistemi, non esattamente un grande affare. I cinema che alla fine si sono resi disponibili a rischiare un attacco «stile 11 settembre», come minacciato dagli hacker, sono meno di 300. Ed è un po' presto per quantificare le entrate digitali dopo che la Sony ha reso disponibile il film «on demand» su diverse piattaforme fra cui Google Play, YouTube Movies, Xbox Video e lo stesso sito della Sony. Il caso «The Interview» comunque qualche novità l'ha lasciata. La scelta più insolita è che la Sony ha optato per distribuire in formato digitale il film nello stesso giorno dell'uscita nei cinema. Non si tratta di una prima assoluta, essendo già successo con alcuni film stranieri e con alcune piccole produzioni indipendenti. Ma con «The Interview» è la prima volta che un film ad alto budget e prodotto da uno studio invece di attendere un paio di mesi per massimizzare lo sfruttamento nei cinema viene offerto contemporaneamente nelle piattaforme digitali. «L'ultima cosa che vogliono le grandi catene di cinema è che questo tipo di strategia venga adottato su una base più frequente», sostiene Gitesh Pandya, direttore di BoxOfficeGuru.com Rappresenterebbe una minaccia all'esistenza delle sale stesse. Ma queste non avevano fatto i conti con «The Interview», un film che conferma che la realtà supera sempre la fantasia. E che dopo avere provato che ai tempi di Internet nessun individuo, nessuna società e nessun governo può sentirsi davvero al sicuro rischia anche di scardinare il modello economico di Hollywood.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 111 28/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato DIPLOMAZIA E CINEMA Dopo la Nord Corea il Pakistan "Quel telefilm è una calunnia" Il governo di Islamabad contro la serie "Homeland": ci dipinge complici dei terroristi Vietato in Egitto Exodus di Ridley Scott. Pyongyang senza freni: "Obama è una scimmia" FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK

Ci risiamo. Ancora nel pieno delle polemiche per il film «The Interview», gli Stati Uniti finiscono di nuovo nel vortice delle critiche, attaccati direttamente dal governo di un altro Paese. Gli agenti della Cia È questa volta il Pakistan a puntare l'indice verso Hollywood, e in particolare verso Showtime, il canale della tv a pagamento che ospita «Homeland». La serie televisiva, ideata da Howard Gordon e Alex Gansa, e prodotta da Fox 21, racconta la storia di Carrie Mathison (al secolo Claire Danes) 007 della Cia con disturbi bipolari. Una fiction di successo premiata sia con gli Emmy sia con i Global Award, ma che nella sua quarta serie avrebbe superato i limiti della «decenza». Almeno per le autorità pachistane, secondo cui l'immagine che ne esce del proprio Paese è quella di un «buco infernale», infestato di terroristi e popolato da gente ignorante e brutta. La diplomazia di Islamabad ha esaminato con cura i 12 episodi dell'ultima serie, prendendo nota di ogni singolo particolare che potesse rappresentare falsità od oltraggio. Finanche il fatto che la capitale sia stata dipinta come una giungla caotica di asfalto priva di spazi verdi, per di più perché si tratta di scene girate in realtà a Città del Capo, in Sudafrica. «Calunniare una nazione che è partner di lungo corso degli Usa è un disservizio che mina la sicurezza degli interessi Usa e lo stesso popolo americano», dice in una nota Nadeem Hotiana, portavoce dell'ambasciata pachistana a Washington. La diplomatica spiega inoltre che «le reiterate insinuazioni secondo cui l'intelligence di Islamabad sia complice nel proteggere i terroristi è non solo assurdo, ma rappresenta un insulto al sacrificio compiuto da migliaia di pachistani nello svolgere servizi di sicurezza». Insulti alla Casa Bianca Il monito giunge nel pieno delle polemiche sull'uscita di «The Interview», la pellicola satirica che racconta l'attentato a Kim Jong Un, e inizialmente ritirata da Sony Pictures in seguito alle minacce giunte dagli hacker al soldo di Pyongyang. Ed è proprio il regime nordcoreano a farsi sentire di nuovo, due giorni dopo la prima della pellicola, con un attacco a Barack Obama che viene definito «scimmia nella giungla», per la sua «sconsideratezza». Il presidente viene considerato infatti «il vero colpevole» di tutta la vicenda, per aver forzato Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente». A conti fatti dicembre è stato un mese assai spinoso per Hollywood sul piano geopolitico. Ancor prima di «Homeland» e «The Interview» a sollevare critiche dalle zone calde del Pianeta era stato «Exodus: Gods and King». Il film di Ridley Scott, basato sulle vicende bibliche, è stato fortemente criticato e quindi vietato in Egitto, e più recentemente in Marocco, perché considerato «inaccurato dal punto di vista storico». La giornata in pillole Attacco a Sony «Pyongyang non c'entra» Alcuni cyberesperti citati dalla «Cnn» sostengono che la Corea del Nord «non ha le competenze per un attacco del genere» L'Fbi dice il contrario Nuovo blocco di Internet in Nord Corea Dopo lo stop di 9 ore di lunedì, la Corea del Nord è rimasta ancora senza Internet Ieri il Paese ha subìto un altro blackout della Rete di due ore Ancora offline Playstation network Il PlayStation network di Sony è ancora offline dopo l'attacco hacker che ha causato grossi disagi nel giorno di Natale Foto: Serial Tv Il telefilm Homeland racconta la storia di un agente della Cia con disturbi bipolari Foto: FADEL SENNA /AFP Foto: Il Marocco e l'Egitto hanno vietato la diffusione di Exodus Foto: AFP

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 112 28/12/2014 La Stampa - Savona Pag. 49 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato dopo «il mistero di dante» L' attore premio oscar sarà nuovamente diretto dal regista louis nero Murray Abraham sul set a Saliceto mauro camoirano

La Val Bormida, anzi, Saliceto, ad un soffio dal confine con la Val Bormida ligure, protagonista di un film con il premio Oscar F. Murray Abraham. Il tutto dovrà essere confermato a gennaio, quando il regista, Louis Nero, che Abraham ha già diretto nel suo ultimo film, e la casa di produzione torinese che sostiene il progetto, ufficializzeranno l'interesse. Ma si tratta ben più di una semplice voce, tanto che lo stesso sindaco del piccolo centro valbomidese, Enrico Pregliasco, ammette: «Ci sono stati contatti ed attendiamo di incontrare i promotori di questa iniziativa che, se si concretizzerà, sarà decisamente positiva: l'inserimento di Saliceto e della Val Bormida in una simile produzione è sicuramente un grosso colpo per l'immagine di questa zona». Il film si svilupperà, infatti, tra varie location, anche internazionali, per una trama che racconterà l'avvincente dipanarsi di una ricerca tra mistero, leggende ed esoterismo. E sicuramente internazionale sarà il cast, guidato, come detto, dal tenebroso Abraham, già Jacopo nel «Marco Polo» di Montaldo,l'Innominato ne «I Promessi Sposi» di Nocita, il trafficante di droga Omar Suarez in «Scarface» di Brian De Palma con Al Pacino; sino all'Oscar conquistato per l'interpretazione di Antonio Salieri nel film «Amadeus» di Milos Forman, e a figure come il terribile inquisitore Bernardo Gui ne «Il nome della rosa», «Il Mercante di pietre», sino all'ultimo film, «Il Mistero di Dante», diretto proprio da Louis Nero. Saliceto sarebbe stata scelta per i misteri che aleggiano intorno alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo, già al centro di una puntata della trasmissione «Mistero» di . Tante sono, infatti, le sue particolarità: vi si vede il bafometto, idolo pagano della cui venerazione furono accusati i Cavalieri templari; una rana alata, simbolo misterioso che potrebbe rappresentare l'alchimia, 22 cerchi contenenti altri 20 cerchi ed, infine, Ermete Trimegisto, considerato il padre dell'esoterismo. Ma anche una via crucis orientata al contrario, una deposizione del Cristo in cui l'acronimo «Inri» porterebbe la «n» pure al contrario ed un altro quadro con un San Giovanni rappresentato come la Maddalena. Insomma, tanti spunti per un film sul solco del famosissimo «Codice Da Vinci». Le riprese a Saliceto dovrebbero concentrarsi in due settimane durante la prossima primavera e la presenza di un attore come Abraham, oltre che di un regista di sicuro talento come Nero, offriranno davvero una vetrina internazionale per la Val Bormida e Saliceto, e magari anche una cassa di risonanza per un «turismo esoterico» da non sottovalutare.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 113 27/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ALDO GIOVANNI GIACOMO A Natale trionfa la favola contro la crisi Fulvia Caprara

A PAGINA 31 A Natale trionfa la favola contro la crisi Una storia semplice, costruita intorno a personaggi che restituiscono l'immagine dell'Italia contemporanea. E poi le partner femminili, Francesca Neri (Assia) in versione tarantiniana stile Kill Bill , Giuliana Lojodice (Calcedonia) matriarca burbera e battagliera, Guadalupe Lancho (Dolores) amante sanguigna e appassionata. E ancora le scelte musicali, raffinate e curatissime, il clima del racconto, allegro e positivo, per dire che, dandosi una mano, forse si può riuscire a superare la crisi. Con Il ricco, il povero e il maggiordomo Aldo, Giovanni e Giacomo trionfano nella battaglia degli incassi sbaragliando la concorrenza italiana e perfino, nel giorno di Natale, l'offensiva del colosso Hobbit : «Il pubblico li ama - dice Francesca Neri - e premia la loro buona fede, la capacità di costruire un intreccio plausibile, in cui ci si possa riconoscere. Di comici ne ho conosciuti tanti, loro non si sono mai montati la testa, sono umili, onesti, mai volgari». Insomma, il miracolo del trio sta soprattutto nel trio, in quella alchimia consolidata dalla lunga pratica teatrale, in quella assegnazione di ruoli che affida a ognuno un certo genere di comicità (Aldo anarchico e sopra le righe, Giacomo serioso e pedante, Giovanni assurdo e surreale), in quella capacità di far vivere le gag oltre il tempo di uno sketch televisivo, adeguandole al racconto cinematografico che ha bisogno di respiro e di sviluppo. Che non fosse più tempo di risatacce all'insegna della volgarità, sullo sfondo di vacanze in luoghi esotici che ormai appartengono a un'élite troppo ristretta per coinvolgere il grande pubblico, lo si era già capito e, infatti, il classico cinepanettone «made in De Laurentiis» ha spostato il tiro già da qualche anno. Nel frattempo Aldo, Giovanni e Giacomo, mettendo tra un film e l'altro una saggia distanza che accresce l'attesa dei fan, hanno elaborato il mutamento in atto, seguendo il loro stile e realizzando non una farsa, ma una vera commedia. Il sodalizio artistico risale al 1991, il primo grosso successo in tv arriva con Su la testa , ideato e condotto da Paolo Rossi su Raitre, poi sono venuti Cielito lindo , Baldini's land su Radio DJ, Mai dire gol su Italia 1 e Mai dire domenica . Profondamente diversi, ma ugualmente convinti che la risata perfetta possa scaturire da un misto di battute verbali e abilità mimica, parodia e avanspettacolo, i tre non hanno divorziato, come spesso capita agli ensemble baciati dalla fortuna, e non hanno mai dato l'impressione che dentro il gruppo ci sia un leader che decide per gli altri. La rivalità, invece di viverla sul serio, l'hanno trasformata in materia comica. Ognuno fa la sua parte, ognuno è funzionale alla riuscita della messa in scena, ognuno è, a turno, spalla e mattatore. Nel '97 il trio è pronto per il salto sul grande schermo, con Tre uomini e una gamba , caso cinematografico dell'anno, subito candidato al David di Donatello fra le migliori opere prime. L'anno dopo è la volta di Così è la vita - una storia vera , mentre nel 2000 esce Chiedimi se sono felice . Con Aldo e Giovanni e Giacomo c'è sempre, dietro la macchina da presa, Massimo Venier che lavora anche alla Leggenda di Al, John e Jack , gangster story ambientata negli Anni 50 e girata a New York. Anche questa è una particolarità perchè, di norma, i comici italiani, al primo traguardo, si autopromuovono registi, rinunciando al fondamentale confronto con l'altro da sè. Il quinto titolo è Tu la conosci Claudia? (regia firmata solo da Venier), cui segue la riproposta al cinema di Anplagghed , fortunatissimo spettacolo teatrale applaudito in tutt'Italia. Nel 2011 La banda dei Babbi Natale trionfa al botteghino aggiudicandosi il «Biglietto d'oro». Destino che, guardando i risultati di oggi, potrebbe toccare anche al Ricco, il povero e il maggiordomo (stavolta alla regia, con i tre, c'è Morgan Bertacca) fotografia di un Paese che annaspa nella palude della recessione, ma non ha perso la fiducia nel prossimo. 1997, UN ESORDIO CON IL BOTTO «TRE UOMINI E UNA GAMBA», PRIMO FILM DI ALDO GIOVANNI E GIACOMO, INCASSÒ 33,6 MILIONI (6,3 MILIONI DI SPETTATORI) IL SUCCESSO PIÙ GRANDE NEL 2000 «CHIEDIMI SE SONO FELICE» PORTÒ IN SALA 6.884.000 SPETTATORI, PER UN INCASSO TOTALE DI 49.300.000 EURO NEL 2010 L'ULTIMO PRECEDENTE «LA BANDA DEI BABBI NATALE», OTTAVO FILM DEL TRIO, FECE 3,5 MILIONI DI SPETTATORI (24.536.000 EURO DI INCASSO)

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 114 27/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I più visti in sala nel giorno di Natale Il pubblico li ama e premia la loro buona fede: di comici ne ho conosciuti tanti, ma pochi come loro non si sono mai montati la testa. Sono umili, onesti, mai volgari Francesca Neri Attrice de «Il ricco, il povero e il maggiordomo» 140.121 spettatori Il ricco, il povero e il maggiordomo Marcia trionfale per il film di Aldo, Giovanni e Giacomo, una favola scacciacrisi girata a Milano in cui i ricchi diventano poveri. Nel cast anche Giuliana Lojodice, Francesca Neri e Massimo Popolizio 118.664 spettatori Lo Hobbit Grandi effetti speciali, grandi combattimenti e panorami mozzafiato per La battaglia delle cinque armate ­ ultima incursione di Peter Jackson nella Terra di Mezzo ­ che si accontenta del secondo posto 95.952 spettatori Un Natale stupefacente È il cinepanettone doc, quello targato Filmauro: con Lillo e Greg, Ambra Angiolini, Paola Minaccioni. Pieno di sorprese, equivoci, risate, ma • è la vera novità da segnalare • senza le solite volgarità gratuite 69.008 spettatori Big Hero 6 Il morbido e dolce robot Baymax e il ragazzino genietto della scienza Hiro portano grandi e piccini in un'avventura piena d'azione in una immaginaria San Frasokyo, mix di America e Oriente 65.880 spettatori L'amore bugiardo Il thriller girato da David Fincher con la coppia Ben Affleck­ Rosamund Pike è una spietata riflessione sul rapporto coniugale. Colpi di scena, ribaltamenti di colpe: il tutto sotto l'occhio dei media Foto: ANSA Giacomo, Giovanni e Aldo (da sinistra) alla presentazione del film

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 115 27/12/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato il caso "The Interview"? Prende in giro più gli Usa che la Nord Corea Nel discusso film uscito a Natale, Kim Jong Un piange e il suo regime crolla Ma anche la pretesa americana di esportare la democrazia viene ridicolizzata FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK

«The Interview » sbarca nella sale cinematografiche mettendo a segno un successo in termini di incassi, ma sollevando critiche e interrogativi sul clamore che ha scatenato. La pellicola ha fatto il suo esordio il giorno di Natale, dopo che Sony Pictures Entertainment aveva inizialmente deciso di sospenderne la diffusione in seguito alle minacce ricevute da hacker al servizio di Pyongyang. I punti dolenti Sono due gli aspetti che potrebbero aver creato maggiore fastidio a Pyongyang. Da una parte il satirico ritratto della fragilità di Kim Jong Un, che esplode in un pianto isterico nel corso della diretta mondiale. Il giovane leader non trattiene le lacrime quando Skylark gli ricorda la scarsa considerazione che aveva di lui il padre, Kim Jong Il. Piangendo Kim Jong Un dimostra di essere un «essere umano», e non il dio in terra che il suo popolo credeva fosse. Il secondo fattore critico è nelle immagini dei fuochi di artificio del Paese in festa per la caduta del regime e il successivo avvento di Internet libero, come si nota dalle ultime immagini di dialoghi tra nordcoreani e americani via Skype. Reazioni contrastanti Le prime reazioni sono controverse, per alcuni si tratta di un «eccesso di parodia». Per altri ricorda show tipo «South Park» o film demenziali, che ne fanno una sorta di «cinepanettone» americano. Non mancano gli apprezzamenti, specie per i sostenitori della «libertà di satira», ma gli stessi si chiedono se la parodia sia più sul regime nordcoreano o sugli Stati Uniti, e sulle sue mire di democratizzazione del Pianeta. L'interrogativo ricorrente è se una produzione del genere dovesse creare tanto clamore. Obama, nel criticare il ritiro del film da parte della Sony, forse intendeva proprio questo. Per i più critici il tutto si è tradotto in una monumentale campagna promozionale per un film che difficilmente sarebbe durato nelle sale. Esordio milionario Nonostante sia uscito in poco più di 300 cinema Usa, invece dei 2000 inizialmente previsti, nel giorno di Natale il film ha incassato quasi un milione di dollari, e nel week-end potrebbe raggiungere i due milioni. I veri guadagni arriveranno però da noleggio e vendita online, attraverso Google Play, YouTube Movies, Microsoft's Xbox Video e un sito chiamato www.seetheinterview.com. Da segnalare, inoltre, che «The Interview» nelle prime 24 ore di diffusione è stato scaricato illegalmente 750 mila volte - secondo la Cnn con una perdita potenziale di almeno tre milioni di dollari. 2La trama dello «scandalo» I registi Seth Rogen ed Evan Goldberg raccontano la storia di Dave Skylark, presentatore dello show «Skylark Tonight», e del producer Aaron Rapoport, in cerca dello scoop mondiale. Sanno che Kim Jong Un è un fan dello show, così chiedono un'intervista al giovane leader. Pyongyang la concede e i due volano in Corea del Nord, non prima di essere contattati dalla Cia che li vuol usare per eliminare il Presidente. L'attentato fallisce e l'avventura dei due raggiunge il culmine con l'intervista a Kim durante la quale vengono messe a nudo in diretta mondiale le malefatte del regime. Il leader viene ucciso nel corso della rocambolesca fuga di Dave e Aaron, gettando le basi per la caduta della dittatura e la conquista della libertà per la Nordcorea. milione di $ Gli incassi del primo giorno di programmazione del film nelle 300 sale indipendenti in cui è stato proiettato milioni Alla fine del week­end il film potrebbe raddoppiare gli incassi anche se i veri guadagni arriveranno da noleggio e vendita online 750 mila Il numero di volte in cui «The Interview» è stato scaricato illegalmente con una perdita di 3 milioni di dollari Foto: Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama Foto: Il leader della Nord Corea Kim Jong Un Foto: /ERIK S. LESSER /AP Foto: Americani in fila davanti a un cinema di Atlanta, Georgia, per assistere alla prima visione di «The Interview»

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 116 30/12/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Verso una All-News Class cede il posto Sky raddoppia sul 27 del digitale Accordo da 9 milioni fra i due gruppi: il colosso di Murdoch compra diritti e contenuti finanziari ANTONIO SPAMPINATO

Due notizie hanno animato ieri il mondo dell'informazione televisivofinanziaria e rafforzato le voci che vogliono un nuovo canale All-News sul digitale terrestre: la prima ufficiale, la seconda ufficiosa. Entrambe riguardano il gruppo editoriale Class e l'emittente tv Sky. Partiamo con quella ufficiale: il gruppo Class ha diffuso ieri una nota dove riporta la firma di un accordo con Sky Italia per la «creazione di una partnership» che riguarderà il digitale terrestre «per il lancio di un canale Sky». Il valore di questa parte dell'accordo «è di circa 9 milioni di euro». La partnership si estenderà a una collaborazione fra la concessionaria pubblicitaria di Sky e la concessionaria di pubblicità di Class. Inoltre «sarà realizzato un nuovo sito di informazione finanziaria e di business co-branded». L'informazione di SkyTg24, dice la casa editrice di via Burigozzo, «sarà arricchita dai media di Class Editori con una serie di contenuti editoriali focalizzati sul settore finanziario». Inoltre «il sito co-branded si affiancherà a milanofinanza.it e rafforzerà il sistema informativo di Class Editori e di Sky, che potrà rilanciare l'approfondimento delle notizie finanziarie sul nuovo sito, la cui pubblicità sarà venduta da Class Pubblicità». L'agenzia Radiocor , sul sito di BorsaItaliana, riporta però un dettaglio non secondario: Sky Italia, dice l'agenzia, «è pronta a raddoppiare» la sua presenza sul digitale terrestre rilevando i diritti a trasmettere sul canale 27, che attualmente ospita i programmi di Class tv. Class dunque avrebbe così chiuso le trattative per la cessione del canale, in corso da anni e con diversi soggetti, proprio con Sky e l'accordo nel digitale citata dal comunicato ufficiale di Class col l'emittente di Murdoch altro non è che la cessione, di fatto, del canale 27. Comunque un buon affare per entrambi: Sky è da tempo a caccia di oppurtunità sul digitale e Class (già presente sul satellite) può così rafforzare la collaborazione attraverso la fornitura di contenuti e un rapporto più stretto tra le concessionarie. sky

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014 117 28/12/2014 QN - La Nazione - Arezzo Pag. 18 (diffusione:136993, tiratura:176177) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FILM DI NATALE NELLA MAPPA COMICI IN TESTA: POI DISNEY E HOBBIT Cinema : code e tutto esaurito Chi sono i campioni di incasso QUI TUTTE LE PELLICOLE Con la riapertura dell'Eden aperti nuovi spazi: e anche l'Uci ritaglia spazi di qualità ALBERTO PIERINI

E SE ALLA FINE tra elfi, nani, comici e mariti innamorati ma non troppo vincesse il solito, inossidabile Disney? Lui, non ha mai cucinato un cinepanettone in vita sua ma a Natale mette a tavola tutti. E li mette perfino d'accordo, a differenza di quanto non avvenga sotto l'albero per i cinepanettoni veri. Stavolta la chiave vincente è « Big Hero 6 »: un film dagli autori di Frozen (Oscar 2014 come miglior film di animazione) che mette insieme la tradizione orientale e quella americana. Il primo frame affascina, il secondo strega. E gli altri? Intanto il cinema riscopre il pienone: assalto all'Uci, già un buon afflusso all'Eden ritrovato. Il botto è come al solito per il cinepanettone vero, « Un Natale stupefacente » con la premiata ditta Lillo e Greg, del resto quantomeno passabile. E mentre sembra finito l'abbrivio di Aldo, Giiovanni e Giacomo (con « Il ricco, il povero e il maggiordomo » ancora lontanissimi da «Tre uomini e una gamba») continua il flirt con il terzo cinepanettone, quello di Massimo Boldi e Gigi Proietti, «Ma di che segno 6?», tutto sul filo dell'oroscopo. E i nani, gli elfi? « Lo Hobbit », ultimo capitolo della saga partita chissà quanti anni fa con il «Signore degli Anelli», non tradisce mai, almeno al botteghino: un po' più nella storia, che sta tagliando il traguardo pressoché stremata. Mentre due film reggono la doppia sala, all'Eden e all'Uci: l'« Amore bugiardo » con l' attore mono-espressione Ben Affleck (grande regia di Fincher ma in questo caso un po' glaciale) e « St.Vincent », un Bil Murray brontolone ma dal cuore d'oro, altra figura che manda in visibilio il cinema Usa. E intanto si è appena affacciato uno dei possibili protagonisti di Capodanno, l'orsetto Paddintgton , in pratica l'unico film uscito il giovedì di Natale. Il resto da gennaio: dall'attesissimo « Imitation Game » al nuovo Eastwood. Qui c'è posto per loro: perché l'Eden ha riaperto e perché l'Uci nel carosello delle feste forse per la prima volta ha ritagliato spazi anche al cinema d'autore, programmando per qualche giorno perfino l'ultimo Ken Loach e uno dei film del giorno, « Pride ». Che sia passata la 'nuttata? I FILM DI NATALE «Big Hero 6» è l'ennesima sorpresa natalizia della Disney: intorno un cartellone variegato, dai cinepanettoni al fantasy «Hobbit» fino ai thriller ed alle commedie americane

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