Realităţi şi idei politice italiene

Profezia e politica in Aldo Capitini [Prophecy and Politics at Aldo Capitini]

Alessandro LATTARULO

Abstract. In this paper, starting with certain assumptions offered by the thought of Aldo Capitini, we will outline a possible interpretation of the deep meaning of the prophet in our society. Capitini, in his effort devoted to rethink the value of the word as a basis for action, draws inspiration from Tolstoj, Gandhi. He rejects the divorce between body and mind that characterizes a great part of philosophical thought in western countries since 15th century. Despite of that, he theorizes, in the political writings and in the pedagogical essays, the duty of radical dissent in our representative democracies, whose panoptical archi- tecture, conceived upon the key-role played by institutions, is a veil obscuring the long way to freedom for the human being. That is why he launches the educational challenge to resilience, not only as a political way to fight the power, but also in the perspective of building an integrated society.

Keywords: Aldo Capitini, prophecy, , politics, pedagogy.

Introduzione riconosciuto nell’educatore (maestro, politico) la più elevata e pura In questo saggio, partendo da incarnazione del profeta contem- alcuni assunti offerti dal pensiero poraneo, e pertanto ritagliato uno nonviolento di Aldo Capitini, deline- spazio inedito alla parola, nella eremo una possibile interpretazione convinzione che la (ri)costruzione del senso e del ruolo giocato dal delle fondamenta culturali, su inno- profeta nella nostra società, favorito vative basi educative, di una società, dalla parola che egli anticipa, nel sia il presupposto indispensabile per rapportarsi con il futuro che traccia a poter giungere a una maturazione tale grandi linee, senza per questo con- da disseminare la capacità diffusa di fonderlo risibilmente con l’indovino rigettare qualsivoglia confusione tra o il veggente. il ricorso a una parola forte, L’inquieto e sensibile antifascista, autorevole, aliena da compromessi al il credente fustigatore degli apparti ribasso, e quello a una parola piegata ecclesiastici, l’infaticabile docente alla violenza, alla distruzione, alla universitario, l’ideatore della marcia morte. Nel linguaggio, insomma, e in della Pace -, ha primis in quello poetico, quello

17 POLIS creativo, Capitini riconosce non dato di realtà, ma come costruzione soltanto un potenziale di azione, ma di un sistema integrato duttile, in l’azione stessa. Laddove persino in grado di adattarsi al contesto offren- certa produzione kantiana esso era do risposte innovative, nella convin- stato declassato ad accompagna- zione che le relazione umane non mento per i concetti, a strumento per siano mai uno zero-sum game. riprodurli in caso di necessità, nel L’educazione e la politica, in tale perugino il pensiero (e inevita- prospettiva, non possono limitarsi bilmente il linguaggio), rivalutato alla gestione dell’ordinaria ammi- rispetto alla scissione con il corpo cui nistrazione, ma sono la misura del era stato sovente costretto, torna a futuro atteso, desiderato. Il passato- rivelare, pur nella sua autonomia presente è una dimensione che, teoretica, il tratto essenziale della istante dopo istante, consuma le propria natura: l’azione. L’interiorità, proprie potenzialità e, benché man- allora, non è assimilabile in toto a un tenga in dote il dono di fungere da percorso ascetico, ma è confronto – cinghia di trasmissione della memo- drammatico, non scevro da tormenti ria (per non ricadere più nell’abisso – con l’esperienza e, quindi, apertura della dittatura), deve prefigurare la al mondo1. tramutazione, radicale e strutturale In tale opera di ricucitura, Capitini cambiamento della realtà naturale e attinge, specialmente in tema di umana, che in politica assumerà le nonviolenza, e di ripensamento del sembianze della rivoluzione, depu- valore della parola, a Tolstoj, a rata dalla violenza insita per esempio Gandhi. Pur rifiutando segnatamente nell’esperienza bolscevica e molto la cesura operata dal pensiero più affine a un’accezione scientifico- occidentale tra corpo e mente, rimane astronomica del termine. agganciato alle premesse filosofiche di questa parte del pianeta. Nondi- La tensione profetica meno teorizza, tanto in ambito squisitamente politico quanto negli La tensione profetica è uno degli scritti di carattere educativo o aspetti che più contraddistinguono la divulgativo, il dovere a un dissenso riflessione e l’azione di Aldo Capitini, radicale e non accomodante verso le maestro della nonviolenza2, tanto da forme dell’incompiuta democrazia trovare un’esplicita tematizzazione in nei cui dispositivi di controllo molti dei suoi scritti, e in particolare intravede, al di là delle apparenze, in quelli con più marcata connota- una neppure troppo larvata modalità zione pedagogica e politica. Non si di addomesticamento della libertà tratta di un accidente del pensiero, costitutiva dell’ essere umano, contro che tanto più suonerebbe curioso in cui lanciare la sfida educativa alla un pensatore per molti rispetti scevro resilienza, non solamente come dai formalismi accademici e dall’ opposizione reattiva e meccanica al affanno verso la specializzazione del

18 Realităţi şi idei politice italiene sapere di cui pure le Università si cui puntare a un percorso di apertura sono fatte imbuti castranti. La cate- convinta verso gli altri. goria del profetismo e l’attenzione Risulta dunque evidente quanto alla figura del profeta, che affonda la impervia sia la riflessione che voglia propria rilevanza nell’esperienza del cimentarsi con l’atteggiamento profe- popolo ebraico tra l’VIII e il V secolo tico propugnato da Capitini senza a.C., lungi dall’essere coniugata nel lasciarsi fuorviare dalla sua mistica solco di certa tradizione, che in del linguaggio, tendendo viceversa a Europa era stata ancora particolar- connotare sia storicamente che teore- mente viva fino a tutto il Medioevo, ticamente la sua teleologia profetica restituisce l’intera Weltanschauung con gli aspetti più propriamente poli- dell’intellettuale italiano, che alla tici disseminati nella sterminata connotazione anche lessicalmente produzione. Con l’accortezza di met- “religiosa” del proprio pensiero tere preventivamente in rilievo quan- riesce a dare una cifra pienamente to il tenore discorsivo e spesso finan- “laica”3. che apodittico dei suoi scritti vada Religioso, nella peculiare acce- collocato all’interno della curvatura zione che il termine assume nell’ pedagogica che, meglio di qualunque opera capitiniana, è il dualismo rin- altra, consente di aderire allo spirito tracciabile nella realtà, o, meglio, dell’autore, cogliendone di conse- nell’interstizio dove si colloca lo guenza, come rimarcato da Caterina scarto tra la realtà come è e come Foppa Pedretti, il tratto di “profe- dovrebbe essere. Religiosa è la viva tismo profano”, senza confonderlo dualità che la datità, insufficiente, con quello di “profetismo religioso” produce, quando comincia a stridere classicamente inteso4. con un panorama alleggerito dal far- “Profetismo profano” vuol dire, dello dalla gabbia d’acciaio webe- come invero anche in quello dalla riana della secolarizzazione, giacché cifra religiosa, abbandonare forme di quest’ultima, lungi dal dispiegare rapporto con il presente e il futuro orizzonti di liberazione, riproduce, vicine alla magia, e cessare così di con esito paradossale, ancora una essere voce oracolare che proclama volta nel pensiero dell’Occidente, il una verità a chi ne chieda consiglio. vincolo del limite, della finitezza, Il profetismo profano, pur rimanendo invece che quello della liberazione nel solco della peculiarità capitiniana dal male. Non che male e bene intravista da in un fossero categorie onto-metafisico- celebre scritto dedicato all’opera ideali di agevole applicabilità al con- dell’amico, ossia “nell’unione, me- testo da del secondo dopo- glio nella fusione, di religione e poli- guerra (e a maggior ragione difficil- tica”5, ha il suo significato più pro- mente potrebbero esserlo oggi), ma fondo e intenso nell’ancorare il pen- sono pur sempre un regolo con il siero alla situazione storica, concreta, quale misurare noi stessi e mediante presente, al fine di trasformare le

19 POLIS proposte elaborate, previo studio di sostenuto da Ernst Bloch6, è d’altron- fattibilità, in prassi educativa e de inevitabile che il profeta, in veste sociale. Tale profetismo proietta di sacerdote di un’utopia differita, nell’oggi pensato domani il radicale rivoluzionaria ma pragmaticamente dissenso verso l’architettura socio- in grado di misurare la propria capa- economico-religiosa che sorregge sia cità di penetrazione nella società – le istituzioni che le agenzie di giacché rifugge metodi violenti – sia distorcente socializzazione di massa conscio di quanto le possibilità di (più che per un difetto congenito, per inveramento del proprio messaggio la promiscuità con le logiche dege- siano affidate in dote ai fanciulli, neri del potere ridotto a fine), come la esseri umani ancora pienamente da Chiesa, i partiti, i sindacati. È il pre- forgiare, portatori di una purezza e di supposto di uno sguardo che scorge una gioia che nell’adulto non è del innanzitutto ostacoli, che mette in tutto evaporata, ma bisogna rintrac- luce limiti, non per bloccarsi al loro ciare con maggiore fatica e con un cospetto, bensì con l’intento di vali- investimento emotivo e di tempo carli, di ipotizzare un liberal- superiore. Il fanciullo, come essere socialismo in cui il sol dell’avvenire già ‘capace d’agire’ ma non per non sia offuscato da alcun mecca- questo da etichettare come ‘piccolo nicismo, ma profili un orizzonte uomo’, e ancora in grado di suscitare escatologico in cui l’apertura al ‘tu- stupore e meraviglia rimandando, con tutti’, ossia all’’altro-altri’ (senza la memoria o con l’immaginazione, escludere alcuno) diventi presupposto all’atto della propria nascita – che in di produzione costante di valore. Capitini è il “primo evento per cui la È del tutto evidente quanto la compresenza si mette in rapporto con battaglia ingaggiata contro l’asfissia un singolo essere”7 – è il figlio della sociale, contro la pigrizia che trat- festa, è annuncio della realtà liberata tiene nelle proprie maglie i soggetti, perché soggettività meglio in grado impedendo loro di diventare piena- di cambiare verso alla storia, favo- mente cittadini autonomi, benché rendo l’incontro tra la realtà limitata condotta con un registro, persino di ieri e quella liberata che da oggi si lessicale, depurato dal diffuso frain- traguarda verso domani. Il bambino è tendimento della lezione del realismo il prisma attraverso cui l’insod- machiavellico, risenta di un’imposta- disfazione, il dolore, il portato dram- zione di fondo in cui l’idealità poli- matico dell’esistenza non ancora libe- tica si lascia veicolare dalla peda- rata vengono filtrati per riconoscere gogia. “una sostanza nuova, non apparte- Se infatti, come accennato, per nente alla stessa sfera cui appartiene Capitini l’uomo è la possibilità reale l’adulto, ma che attinge già alla realtà di ciò che non è ancora avvenuto, ma liberata”8. può ugualmente, anzi deve inevitabil- Al discorso pedagogico è consus- mente accadere, al pari di quanto tanziale l’interrogativo sull’accetta-

20 Realităţi şi idei politice italiene bilità della realtà. E la risposta non eccellenza, il Maestro, un profeta di può che essere negativa. L’utopia qualcosa che verrà, e che, titanica- capitiniana, allora, benché rifugga la mente, tocca anche a lui determinare, letteralità del termine (non-luogo, persino remando controcorrente nel posto che non c’è), non ne riduce e mare magnum della storia. Nel distorce il senso profondo nell’ade- profeta, allora, che sembra designare renza ipotizzata, auspicata al progetto tanto un ruolo quanto uno status di rinnovamento della società, ma sociale, si coagula l’essenza dell’edu- veleggia sulle limpide acque del catore e ad egli vengono conferiti coraggio di anticipazione e di prefi- significati affatto particolari. gurazione, portando con sé con un Il profeta è inquieto, incapace di carico di intransigenza etica e di accettare il presente e di farsi addo- estraneità rispetto alla tirannide e a mesticare da esso. La sua ribellione, modelli totalitari dietro i quali proprio perché amplificata dalla risuona forte anche l’eco dell’espe- tormentata vicenda personale, ha in rienza di carcerazione vissuta in sé un surplus di pathos, che può prima persona sotto il regime rinvenirsi nel glossario che lenta- fascista. mente forgia dal nulla, spesso In quest’ottica, all’educatore/pro- ritornando all’etimologia dei voca- feta è richiesto di debellare la boli, più frequentemente squarciando barbarie molecolarmente rinvenibile il velo che distorce il corretto inten- nella società insegnando all’allievo, dimento di parole che nel tempo sono bambino o adulto che sia, a smasche- state oggetto di una dolosa mano- rare i meccanismi di oppressione, le missione. opache strategie dei sistemi di potere, Distinguendosi dal chiaroveg- onde spiegare che la liberazione si gente così come dall’utopista, che misura anche, se non soprattutto, spinge la sua immaginazione fino a attraverso il grado di inclusione e di una visione irrealizzabile, “il profeta coinvolgimento dei più deboli e/o dei è il persuaso che vive la dualità, differenti9. operando un taglio, e questo taglio, La capacità del maestro-profeta di questa ferita lo abita profondamente, scorgere ci riporta alla metafora più senza possibilità di sanarsi, senza usata da Capitini per descriverlo: un speranza di sollievo. Può soltanto soggetto aperto che viene dal passato lasciarla aperta, anzi farne un varco. con una sofferta esperienza, con la Quella cesura, quella scissione dolo- consapevolezza dolorosa del proprio rosa è la coscienza della divisione tra limite e della realtà a cui appartiene. la realtà limitata, che ferisce con i L’evidente richiamo biografico, spo- suoi limiti, e un futuro appena visi- sandosi con la declinazione tragica, bile, ma di cui il profeta ha certezza e infarcita di rimandi prettamente clas- che addita”10. sici, della transeunte vicenda terrena, Il profeta, che parla a favore di rende la figura educativa per (pro) qualcuno, verso qualcuno,

21 POLIS sforzandosi di comunicare con religiosi, da Amos, a Baruch a qualcuno, scrive Aldo Capitini, non è Geremia, secondo la sintetica e “il moralista legislatore che indica le vivace ricostruzione delle rispettive leggi e le sanzioni”11 ma è annun- sorti fattane da Voltaire, perché, ciatore di festosa liberazione per tutti come nell’illuminista francese, pre- sollecitando tutti alla responsa- vale, su ogni considerazione inerente bilità12. alla propria sorte terrena, la convin- Il suo singolare destino è essere zione che l’intelligenza messa in portatore di una novità che risulta campo dal profeta sia “lo sforzo dello ‘sgradevole’ e spaventa i contem- spirito umano” e che non necessiti poranei, e per questo paga lo scotto di pertanto di ulteriori specificazioni15. essere in anticipo sui tempi, di essere Al profeta dunque, a differenza non di rado vox clamantis in deserto, dell’insegnante, a cui è assimilabile con una condizione di estrema per tanti aspetti, spetta un passo solitudine: prima irriso, poi perse- ulteriore. Mentre a quest’ultimo, se guitato e solo alla fine ascoltato e incapace di ripensare il rapporto rispettato13 (ma non da tutti, perché educativo facendo leva sui margini di non mancheranno coloro che lo libertà riservatigli dalla Costituzione accuseranno di essere un ‘falso o da Carte dei diritti varie, e cercando profeta’). anche di andare oltre (tanto più che In Capitini il profeta perde i nell’immediato secondo dopoguerra connotati squisitamente religiosi che erano ancora vive declinazioni auto- avevano quasi del tutto monopo- ritarie della riforma gentiliana), spetta lizzato il significato del termine nei il compito di comunicare il sapere secoli, e diventa ben chiaro quanto la raggiunto, persino senza problema- sua presenza e continua interazione tizzarlo benché invitando ad am- nella comunità, fondandosi sull’an- pliarlo, in certo senso scindendo se nuncio di una verità che si pone in stesso dai compiti istituzionali affida- aperta polemica con la realtà tigli, viceversa il profeta è atteso circostante, e quindi sviluppando una dalla sottoposizione a un vero e serie di dualismi tra presente e futuro, proprio cammino iniziatico. realtà immediata e realtà autentica, Si prenda, seguendo l’esempio di immanenza e trascendenza14, possa cui Capitini fa fugace menzione, il finire per equivalere a insubor- libro di Geremia. All’interno della dinazione alle autorità costituite e vasta sezione oracolare, quando il quindi pretesto per essere destinato, lamento del profeta sulla sorte del nella meno cruenta delle ipotesi, al regno di Giuda si fa più straziante, il limitare degli organismi sociali. In suo dolore “senza fine”, la sua piaga regimi che, almeno di facciata, si “incurabile” (Ger 15, 18), il Signore proclamano democratici, l’esito non Dio prospetta una soluzione a patto sarà la condanna a morte, tanto più che egli diventi capace di “distin- con le crudeltà riservate ai profeti guere ciò che è prezioso / da ciò che

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è vile” (Ger 15, 19). Allora la ‘gere- riprende dalla filosofia della prassi miade’ potrà cessare e il sacerdote marxiana alcuni spunti, per andare diventare la bocca di JHWH16. Al oltre lo storicismo idealistico, men- profeta è richiesto, prima di poter tendo fisso l’obiettivo di un supera- portare un annuncio che non sia del mento, in chiave prettamente cultu- mondo, ma dell’assolutezza, un’ rale, attraverso il tramestio della opera interiore, tutt’altro che indolore coscienza – che non significa astratto e semplice, di purificazione17. esercizio intellettualistico, refrattario Certo Capitini, che imputa pure a dare gambe all’azione –, delle alle soluzioni educative progressiste forme istituzionali che hanno inges- delle propria epoca, centrate sull’ur- sato il cristianesimo da un lato e il genza di colmare il dislivello, l’asim- comunismo dall’altro, ossia la Chiesa metria tra docente e discente, un cattolica e il regime sovietico19. dogmatismo inaccettabile, non risulta del tutto immune a identico unila- Il liberalsocialismo profetico teralismo. Non solamente sotto il profilo metodologico, ma perché si Il liberalsocialismo, che fonde i rinviene talvolta nelle sue pagine una due termini originari in un unico commistione di idealismo e spiri- sostantivo, come accade con nonvio- tualismo che appare claudicante lenza, è anch’esso declinato profeti- dinanzi alla tentazione del Lógos camente. Se il compito del profeta è divino di autoproclamarsi Nomos sia di favorire l’apertura della società della Terra che del Cielo. Il Verbo, con la propria parola, rivolgendosi a allora, diventa nella complessa archi- tutti, senza riproporre la stolida tettura del suo pensiero un veicolo di separazione tra masse ed élites, valori talmente alti e puri da aggirare diventano d’un tratto quasi ovvie le qualsivoglia riflessione comune nella note ritrosie del Capitini, come quella sfera pubblica. O, meglio, l’ipotesi di di aderire al Partito d’Azione durante un processo di emancipazione (non la Resistenza, seguendo la confluenza circoscritto ai diritti) che sbocchi votata dai suoi compagni di viaggio, verso soluzioni differenti da quelle proprio per il tratto fortemente intel- auspicate. Il punto è che l’educazione lettualistico del partito, staccato dalle attraverso un atto ‘religioso’ consta, moltitudini lavoratrici. D’altro canto, secondo lui, di una tensione alla l’incapacità di mediazione del pro- liberazione che più efficacemente di feta, che porta con sé una parola ogni altra impostazione può scar- talmente dirompente da non poter dinare l’istituzione educativa come essere accomodata, è la medesima apparato ideologico di Stato, teso a che muove l’impegno politico del irrigidire il sapere e a bloccare Nostro, che ripetutamente interverrà l’ascensore sociale18. in merito alla caratteristiche del libe- Il suo vuole essere, in modo enci- ralsocialismo, per evitargli la sbriga- clopedico, un umanesimo che tiva etichettatura di ‘terza via’,

23 POLIS intendendo al contrario specificare do con ciò mettere in risalto del poeta che esso non andasse considerato recanatese l’attenzione esistenzia- “una specie di mezzadria tra libera- lista, e del filosofo tedesco la lismo e socialismo, e una soluzione coscienza della finitezza della mo- da moderati quasi l’uno temperasse rale21, che nella seconda formula- l’altro, ma come l’uno stimolasse zione dell’imperativo categorico rag- l’altro, poiché se il liberalismo non giunge il climax22. poteva nel suo sviluppo non suscitare Tra suggestioni kantiane e antici- il socialismo per una maggiore libertà pazioni della ‘società aperta’ poi rin- concreta, contro il capitalismo (che tracciabili nell’opera popperiana (sal- toglie mezzi di sviluppo e quindi vaguardando le differenze), l’idea libertà), d’altra parte il socialismo, stessa del liberalsocialismo in Capitini, assimilato per l’ordinamento econo- così come in Guido Calogero, può mico da un liberalismo non più essere definita come una metafora di liberista, risorgeva là entro sul piano ricerca, sempre aperta a nuovi appro- etico-religioso”20. fondimenti analitici e alle incursioni Ancora una volta emerge limpi- di una historia magistra rerum. damente che soltanto l’aggiunta reli- Certo, rispetto all’orientamento giu- giosa alla morale e alla socialità siano ridico del liberalsocialismo caloge- da Capitini intese come elementi riano, quello di Captini si connota, dotati di una cromatura unica, in come del resto evdiente per quanto grado di dissolvere per sempre l’an- già scritto, come un esperimento tropologia fascista, accelerandone il social-religioso, più attento alla superamento, non garantito automa- centralità dell’individuo e refrattario ticamente dal passaggio alla forma a prospettive imperniate su forme di repubblicana di Stato. statalismo più o meno diffuse e Il suo profetismo della praxis, pervasive. Esso, insomma, proprio teso all’avvento del post-umanesimo, per tutelare la libertà profetica del imperniato sulla figura del profeta messaggio e del suo latore, viene come centro individuale in grado di definito da Capitini un atteggiamento calamitare tutte le risorse della so- dell’animo23. cietà per dare vita a un cerchio uni- versale, spirituale ma anche politico Il circuito del Reale (e non a caso ricorre più volte il L’incessante impegno socio-poli- sostantivo ‘cosmopolitismo’, preferi- tico-pedagogico di Capitini, indivi- to a ‘internazionalismo’, tipico della duando in estrema ipotesi una chance tradizione semantica e dottrinale di redenzione universale e senza social-comunista), sembra dunque distinzioni nel messaggio evangelico caratterizzarsi come un ‘teismo razio- più chiaramente che in ogni altro nale’ di tipo kantiano. Anzi, seguen- sforzo del pensiero umano, sembra do la definizione data da sé mede- per alcuni versi attraversata dal simo, ‘kantiano-leopardiano’, volen- medesimo tormento che accompagnò

24 Realităţi şi idei politice italiene lungamente la vita di Emmanuel geopolitici e militari di Yalta. Ma, al Mounier. di là di tale aspetto, che pure non può Se forse nel filosofo il tenore della archiviarsi con malcelato fastidio, riflessione è più sistematico e più l’enfasi sulla “persona” li colloca chiaramente indirizzato verso una pienamente nel discorso della società personalista e comunitaria, Modernità, da cui tentano talvolta di che accolga i valori cristiani conside- smarcarsi entrambi, con le rispettive rati ancora capaci di dare una risposta peculiarità, ricercando l’elemento di ai problemi dell’uomo e alla sua cucitura possibile tra un esito appa- aspirazione alla verità, nondimeno rentemente rivoluzionario perché di anche il francese è conscio delle tenore prudentemente riformistico e difficoltà che si frappongono alla le premesse religiose, conferendo a traducibilità politico-amministrativa queste ultime un valore culturale che di questa tensione rivoluzionaria. A rimandi al rapporto tra uomo e sacro differenza di Capitini, però, tale rinvenibile a tutte le latitudini e in consapevolezza lo conduce a privi- tutte le epoche. legiare un meglio collaudato piano Torniamo, per esempio, a dell’azione “profetica”, della “testi- Capitini. Senza dubbio nella sua ster- monianza”, ossia l’affidamento cieco minata produzione saggistica e divul- della speranza di una società che gativa il dialogo con la realtà è recepisca i valori di cui il cristia- serrato e, in ciò anti-idealisticamente, nesimo è portatore ai tempi lunghi vi è refrattarietà verso l’universale, della storia24. così come verso la formulazione di Non che Mounier rifiuti la poli- verità assiomatiche. Sul limitare di tica: ma il suo atteggiamento eviden- tale approdo, però, Capitini si blocca, zia un disincanto maggiore. Il pen- non senza riconoscere all’illumi- siero di cui si fa alfiere oscilla, come nismo, al liberalismo, al socialismo il è stato più volte evidenziato dagli merito di aver contribuito a scon- studiosi, tra un polo “politico” e uno figgere, ancorché non del tutto, gli “profetico”. Stare nella politica, ma elementi dogmatici, autoritari, istitu- senza essere dei “politici”, posto il zionali, mitologici della religione. Di disgusto verso la forma degenerata e quella stessa religione sulla cui mani- corrotta della politique politicienne festazione ‘tradizionalista’ sarà ripe- praticata dai partiti. tutamente in conflitto con il Entrambi sembrano accomunati Vaticano, ma dalla quale comunque dall’insofferenza verso i risicati mar- attinge linfa per il proprio pensiero. gini d’azione concessi in un mondo Se ciò rientra ovviamente nella più bipolare, e cercano di passare per la ampia libertà di cui ciascuno di noi strettoia di un’alternativa variamente dispone, il nodo problematico può bianca o rossa rispetto alle opzioni a individuarsi nell’approssimazione cui i rispettivi quadri politici nazio- della collocazione della vicenda sto- nali erano stati incasellati dagli assetti rica del processo di individualiz-

25 POLIS zazione. Che essa risponda o meno nale complesso, frastagliato, che all’auspicio evangelico appare di tende a, e pretende una, regolazione trascurabile rilievo. Quel che occorre nient’affatto spontanea, si inserisca in sottolineare è che l’immagine dell’ una portentosa corrente storica e di individuo come essere interamente pensiero alla quale non basta opporre, libero e indipendente, personalità salvo produrre effetti inintenzionali, conchiusa interamente fondata su se l’esigenza di scrostare il vocabolario stessa e separata da tutti gli altri religioso. Né basta, d’altro canto, uomini, e quanto di conseguenza ciò tracciare una genealogia filosofica da abbia influito sull’interdipendenza e respingere al mittente, che inglobi, in la formazione e il mantenimento di modo spesso indifferenziato, Cartesio legami sociali, è senza dubbio una e Hegel (tanto per citare alcuni peculiarità strutturale di alcune, obiettivi privilegiati della polemica numericamente molto limitate, civiltà capitiniana). del pianeta, ma che ha scavato La differenziazione delle funzioni parecchio nel profondo del processo sociali, sempre più spinta e prodro- di ‘civilizzazione’ (depurando il ter- mica a quel che sarebbe nei giorni mine da qualunque connotato valu- nostri diventato il tirannico dominio tativo), spianando la strada alla delle “tecnocrazie”, necessita di ben differenziazione e, appunto, indivi- altra attenzione. Richiede un’opzione dualizzazione dei gruppi umani25. di cambiamento radicale non sola- La ricostruzione di Norbert Elias, mente sul versante pedagogico e nella quale il sociale soccombe a culturale, ma anche su quello beneficio dell’individuo, se può economico. Ossia laddove frequente- senza dubbio essere tacciata di mente Capitini si arresta. Eppure, la latente manicheismo, è però inattac- traccia della Modernità era chiara: cabile sotto un aspetto specifico. Nei costringere l’individuo, secondo secoli passati, con movimento che dispositivi sempre più spersona- non si è interrotto anche dopo l’aper- lizzati, a dipendere dal comanda- tura del nuovo millennio, la trasfor- mento della concorrenza, trasforman- mazione del senso e della forma dello dolo in consumatore che intreccia la stare insieme non è stata superficiale, propria sorte con quella altrui in assumendo, verrebbe quasi da affer- funzione strumentale, utilitaristica. mare, i connotati di una radicale “In queste condizioni, discernere nel mutazione antropologica. La fonda- singolo quanto ha da imputarsi zione dell’individuo, allora, pur man- all’istinto e alla forza della natura e tenendo, in tutta evidenza, un conno- quanto invece è riconoscibile come tato naturale, im-mediato, nelle sue determinazione sociale è un affare modalità contemporanee acquista puramente retorico: il soggetto è pienamente senso soltanto a patto di sottoposto al giogo di una doppia riconoscere quanto la coniugazione ingiunzione, naturale e sociale, i cui attuale di ‘individuo’, centro pulsio- piani si confondono e al quale in ogni

26 Realităţi şi idei politice italiene caso non gli è dato di sottrarsi”26. O, liberazione di tanta parte del pianeta meglio, in nome dell’autonomia dell’ da inveterati vincoli materiali e individuo (ma potremmo qui scrivere oppressioni autoritarie. Stimolante anche della persona), gli è consentito, diventa dunque cercare di indagare i poiché la sorte del genere umano non motivi per i quali tale liberazione non è eterodiretta. In fondo, l’individuo sia completa né sotto il profilo empirico, che guarda alla società geografico né sia arrivata a un punto come al luogo della sua realizza- di ulteriore maturazione laddove zione, è il soggetto di una consa- iniziata, in maniera da dispiegare la pevolezza che presuppone – ma poi modernità come intreccio non viene anche circolarmente implemen- coattivo di libertà e verità27. tata da queste – autonomia, indipen- Non si tratta di recuperare d’in- denza e libertà, la triade valoriale che canto le premesse dell’olismo per- ne regge le sorti. A costui, come duto, ma di confrontarsi, in partico- anticipato, è consentito fuoriuscire lare con la Tecnica, sfuggita di mano dal circuito in cui è stato coinvolto, all’uomo, o portandola nichilistica- ma soltanto in misura limitata. Dietro mente a un grado di compimento tale la subordinazione del soggetto all’ da assistere al suo discioglimento – entità indivisibile (secondo quanto con l’avvertenza di ricordare che il suggerisce l’etimologia del sostan- nichilismo della tecnica è infini- tivo, in-dividuum) come creazione tamente più radicale del nichilismo sociale, infatti, c’è la morsa che filosofico28 –, oppure cercando di l’economia, soprattutto nella sua recuperare spazi di azione al pathos variante capitalistica, impone con- rispetto al dominio del lógos, giuntamente alla tecnica, in una con- contrastando: fusione che certamente, come in tutte 1) le posizioni proceduraliste le creazioni umane, conoscerà un che hanno depauperato la razio- epilogo, ma per accelerare il quale nalità a punto di appoggio per non possono ignorarsi o trascurarsi la costruire assetti provvisori e poco genesi né, tanto meno, i meccanismi impegnativi dal punto di vista dei di operatività. riferimenti. Insomma l’istituzio- Mauro Magatti, sulla scia di nalizzazione della politica e delle Hirschman, ha messo in rilievo le riflessioni che ne avevano sorretto dinamiche dell’alleanza tra demo- la diffusione di massa; crazia (imperfetta, fondata su mecca- 2) lo strisciante, ma progres- nismi rappresentativi labili e sivo, restringimento dell’orizzonte spersonalizzanti, lontana dall’omni- spazio-temporale dentro cui la crazia di Capitini), economia di vita viene pensata, non per va- mercato e tecnica, più che per una gheggiare una trascendenza ricognizione astratta, al fine di evi- trascendente di stampo medio- denziare in quale grado la reciproca evale, bensì per lanciare la sfida di contaminazione abbia inciso sulla una mondanizzazione trascen-

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dente, non in reazione ossessiva dell’incapacità/impossibilità di cimen- alle ‘derive’ del relativismo, ma tarsi serenamente con le possibilità di nella consapevolezza che la salda- cui dispone. Queste, infatti, oltre a tura tecno-nichilista all’interno discendere da valutazioni morali in dell’impianto capitalistico possie- piccola parte anche pre-politiche e de una venefica suadenza, in pre-sociali, sono comunque soggette grado di incidere sulla costruzione (lo sono sempre state) al divenire di immaginari sempre diversifi- tecnico. E, se ci è consentita una cati, la cui caratteristica ricorrente chiosa di tipo prescrittivo, devono è l’abuso del pathos in funzione di cimentarsi con la difficoltà di un suo svuotamento di senso, di fuoriuscire dal gorgo della Tecnica una sua costrizione entro il para- fagocitante, del destino di annichi- dosso di una immanenza imma- limento che già Heidegger aveva nente29. previsto osservando la traiettoria In un Reale nel quale l’esperienza della parabola apertasi con il estetico-sensoriale è diventata domi- Rinascimento. nante, bloccare in maniera non episo- dica i cortocircuiti che il capitalismo Tra profeti e missionari tecno-nichilista provoca a ciclo continuo richiede senza dubbio una Se la parola è l’estrinsecazione rivoluzione lessicale. Ma questa, per fonica del linguaggio, diventa di essere minimamente performante (e capitale importanza capire quale quindi giungere alla pacificazione orizzonte esso delinei, tanto più in rispetto all’ossessione ipermoderna riferimento all’azione, alla luce della della prestazione) non può che pren- scissione tra pensare e agire, tra dere le mosse da un’attenta analisi mente e corpo, che ha attraversato delle fondamenta da ricostruire su seminando discordia larga parte del altre premesse, nonché prevedere una pensiero occidentale, frantumando fuoriuscita graduale dalla morsa del l’invece originaria e imprescindibile capitalismo che non rigetti a priori la relazione con il mondo. sfida del cimentarsi sia con la Innumerevoli sono gli aspetti demolizione della simbolica del degni di rilievo. In queste pagine ne capitalismo tecno-nichilista, sia con richiameremo solamente alcuni. l’edificazione di un immaginario 1) Il primo, che può collegarsi alternativo. In mancanza di questo, al ruolo del poeta come artista, anche il più nobile sforzo coronato da come creatore che capovolge successo si esporrà, inevitabilmente, l’esperienza nel senso che la a un processo di liberazione che, nel trasposizione immaginativa non confermare e persino estendere il tende innanzitutto a una trasfor- potere di ognuno di determinare i mazione utile nel mondo esterno, propri scopi, rischia di lasciare ma a una modificazione della l’individuo senza scelta, prigioniero

28 Realităţi şi idei politice italiene propria condizione soggettiva riori sono semplici modalità di (Kant)30. fluidificazione di azioni che 2) Nella storia, il linguaggio è richiedono che venga riformulata stato anche coniugato come un la situazione per superare gli sostituto dell’azione. Si pensi a ostacoli che ne hanno arrestato il Sigmund Freud: il linguaggio decorso. A ostacolo superato, le diventa una bussola delle pulsioni, procedure di pensiero che ne e la psicoanalisi si trasforma in hanno consentito il superamento cura laddove l’agire (agieren) sia si traducono in abitudini che si paradossalmente sintomatico di attivano indipendentemente dalla un’incapacità a simbolizzare31. Il coscienza. linguaggio è istituzione di un Dewey è in merito di disarmante ordine interiore, di un mondo inte- chiarezza: “senza dubbio è un riore che cresce costruito dall’ gran mistero perché debba esistere acquisizione progressiva del mon- qualcosa come la coscienza. Ma do esterno mediata appunto dal se essa esiste, non c’è nessun linguaggio. mistero nel fatto che essa sia 3) Peculiare è la posizione di connessa con ciò con cui è Dewey (autore con cui Capitini connessa”33. In questo modo, intesse un corpo a corpo costante), come rimarcato da Galimberti, che, pur smarcandosi in parte egli supera “l’unilateralità del ra- dalla tradizione tardo-romantica zionalismo che trascura il riferi- che aveva condotto Nietzsche ad mento al mondo delle cose impli- anticipare certi approdi vitalistici cito in ogni pensiero e in ogni scrivendo che “vi è più ragione conoscenza, nonché l’unilateralità nel tuo corpo che nella tua dell’empirismo che, nel ribadire la migliore saggezza”32, con il filo- dipendenza del pensiero dai fatti, sofo concorda, ancorché muoven- trascura quella capacità di rappor- do da una posizione differente, tarsi a se stesso che è la prima che a promuovere il passaggio condizione del pensiero (ma dalla percezione all’immagina- anche del linguaggio, dell’imma- zione, e da questa al linguaggio e ginazione, della percezione)”34. al pensiero, sia quella procedura Come risarcire la contrappo- tecnica che consiste nel deno- sizione tra psiche e corpo che, ha minare panoramicamente la situa- ricordato Giovanni Reale, anche nel zione attraverso simboli che linguaggio metaforico pre-sofistico prescindono dalla materialità dei non era affatto rintracciabile, come i contenuti concreti. La conoscenza poemi omerici si incaricano di acquista così, secondo Dewey, un dimostrare, presentando un eroe che carattere pragmatico, mentre la agisce sotto la spinta di pulsioni e coscienza ne mantiene uno epi- voci, che lo costringono all’azione, sodico. Per lui le funzioni supe- senza che possa minimamente

29 POLIS immaginare una possibilità di scelta manifestano, anche attraverso la per esprimere una propria autonoma sclerotizzazione dei linguaggi, un’ volontà35? inclinazione cronofaga, “vale a dire Socrate, come narra Platone una disposizione assai importante a nell’Apologia dedicata al Maestro, mobilitare le energie sociali non tanto sente il dovere di risvegliare i propri per meglio assumere il tempo e lo concittadini come ‘ordine divino’: di spazio come componenti essenziali fronte a una morte che viene proprio dell’agire, quanto per annullarle”36. dal sonno dell’ignoranza, emerge la Il dissenso più radicale, dunque, grandiosità della sfida dell’essere diventa oggi quello che cerca nell’ umano che si pone di fronte al mondo inutilità, nello smarcamento dalla come soggetto. La vicenda umana retorica del discorso pubblico per assume la dimensione di una tragedia come ormai corrotto dal principio di in cui l’individuo è scisso tra utilità, un orizzonte di senso tran- l’angoscia della morte, del nulla e seunte, che non dimentichi quanto dell’effetto distruttivo del tempo da l’interrogazione umana sia radicata una parte, e la volontà di ‘abitare’ il nell’abisso dell’insensatezza e quanto proprio tempo dall’altra. Da un lato, la creazione di significati che ci insomma, lo sguardo che trascende le fanno amare la vita non possa ricon- cose; di converso, il corpo destinato a dursi a presunti specialismi di im- perire. pianto matematico. La situazione diventa patologica Rompere le rappresentazioni lin- oggi, in un’epoca in cui, nel tentativo guistiche oggi egemoni equivale a di risarcire la scissione più volte costruire un ponte dialogico tra il richiamata, il corpo viene eretto a cerchio altrimenti atrofizzato del tempio del narcisismo fine a se linguaggio e la vita biologica, la stesso, come estremo rifugio dall’ formazione originaria delle sensa- angoscia di confrontarsi, mortali, con zioni. Significa riattivare un circuito il ‘tempo de-temporalizzato’ ana- critico al cospetto della sottile vio- lizzato da Ubaldo Fadini. In questa lenza esercitata dalle forme di massi- dimensione senza coordinate spazio- ficazione contemporanee, come temporali, il futuro viene spogliato quelle scaraventate nel vissuto quoti- del proprio ruolo di piano dell’agire. diano dalle tecniche di comunica- Alla sua quasi consustanziale preca- zione, dal ricorso spasmodico al rietà e incertezza si sostituisce, neuromarketing. Significa revocare mortifera, non la numinosità del in dubbio il nomos basileus che mito, bensì la scomparsa, che rende governa le civiltà tecnicizzate, dove i labili al punto da dissolvere i nessi tra mezzi determinano i fini, non tanto azioni ed effetti, con l’esito ovvio di perché i fini scelti a livello politico una caduta-perdita del senso di (per esempio) non possano realizzarsi responsabilità. Tutte le articolazioni senza la disponibilità dei mezzi, ma del nostro modello sociale perché le possibilità tecniche esigono

30 Realităţi şi idei politice italiene l’impiego, e l’impiego di queste menti esiziali, non soltanto alla luce possibilità sono i fini imposti dalle della torsione semantica che secoli di legge delle cose37. Del resto, pratica in tal senso hanno imposto conoscere il mondo è il prerequisito alla valenza del termine. per volerlo cambiare, per essere La missione porta con sé, inevita- mossi da una tensione etica partico- bilmente, per mantenere aperto il larmente forte a rivoluzionarne gli senso del proprio dispiegarsi, una aspetti di ingiustizia che scuotono la velleità di conversione, di per- coscienza. suasione, di convincimento altrui39. È Quella profetica è la sfida violenta nella misura in cui il consistente nel rifiutarsi di dispensare missionario tragga la propria autorità verità note e ormai trite, “ovvie” non tanto, come il profeta, dalla forza perché già portate in superficie e lì dirompente del ribaltamento assio- lasciate a “fluttuare”. Né importa se logico, della tensione etica che tali verità – o sedicenti tali – siano scompagina il piano valoriale degli classificate come rivoluzionarie o ascoltatori, ma dalla fedeltà a (fede dissenzienti, religiose o atee, perché, in) una Verità trascendente, da cui proprio in quanto pienamente disve- non potersi discostare. Si tratta di un late e ormai depotenziate dal nucleo punto messo in luce ripetutamente di cambiamento innescabile attra- nel corso dei secoli, e che, tra gli verso di esse, non corrispondono a altri, trova nella Leggenda del Santo quel “qualcosa di occulto” che il Inquisitore incardinata da Dostoevskij sacerdote della parola (che può essere nel suo I fratelli Karamazov, uno dei il poeta, il politico, il legislatore ecc.) momenti di più alto lirismo e di più è chiamato a svelare. Sono, vice- raffinata e struggente analisi. versa, nascoste dietro un muro che Si tratta, per di più, di una Verità hanno contribuito a erigere e che che acuisce il conflitto tra la dimen- spetta a questi soggetti. Gli araldi sione terrena e quella celeste, confon- dell’ovvio non sono mai i creatori dendo il piano del peccato con quello della parola, coloro che la rielaborano dell’effettivo bisogno delle stermi- affinché non affoghi nel letteralismo. nate masse di indigenti che popolano Il profeta – lo abbiamo visto con il pianeta40. Il Grande Inquisitore, Capitini – è inquieto, non riesce ad allora, un vecchio novantenne che accettare il presente, e lo vive nella compare all’improvviso nella trama coscienza di una realtà limitata, che del romanzo, ordina di mettere in ferisce con i suoi limiti, e che egli carcere Gesù, il profeta atteso, spesso addita nella speranza di riuscire, con scambiato dal popolo per un novello la parola, a congiungere il passato e il Elia, rimproverandogli di aver con- presente-futuro38. segnato la fede a un atto di libertà, Più complesso il discorso sulla proponendo cioè agli uomini un missionarietà, necessario anche per compito del tutto superiore alle loro sgombrare il campo da fraintendi- forze41. La missionarietà, per

31 POLIS l’Inquisitore, è necessaria perché debole, legata al pragmatismo, supplisce alla costitutiva debolezza mentre la profezia è legata al antropologica dell’essere umano, realismo, è produzione di futuro. sostituendo all’incertezza, all’an- Tanto l’utopia è rassicurante, quanto goscia e allo smarrimento il mira- la profezia perturbante42. colo, il mistero e l’autorità. Laddove il missionario deve cer- Laddove, quindi, il profeta annun- care di conoscere, sondare, adattare cia un messaggio di liberazione, il la propria verità ai confini entro cui missionario si ritaglia un ruolo opera, per fare delle proprie parole (o magistrocentrico, non dissimulando delle proprie azioni) testo in un la propria critica verso l’aristo- contesto adeguato (anche qualora cratismo etico di Cristo e guardando ricorra alla violenza bruta), e rimane agli uomini, devoti in pectore alla pertanto portatore di un messaggio causa del Verbo, con atteggiamento universale che sopravvive esclusi- ipocritamente e scostantemente pater- vamente nella misura in cui assorba nalistico, derubricando il ‘necessario’ usi e costumi della terra su cui vuole magistero della Chiesa a corrispettivo innestarsi, il profeta, rinunciando a dell’insuperabile fanciullezza degli una sua idea normativa dell’uomo uomini, all’impossibilità di diventare (che sia o meno frutto dell’ pienamente liberi e autonomi. adattamento di cui abbiamo detto), è Il missionario, a differenza del voce di un messaggio malleabile, di profeta, è chiamato a portare in giro cui può perdere la paternità, che per il mondo non la propria voce, ma stimola un desiderio di trascendenza a farsi megafono di un potere, quello terrena nel quale ogni abuso di potere della Chiesa (di qualunque Chiesa si dissolve a favore di un’oriz- sia, al di là dell’intento polemico del zontalità che abbatte le gerarchie, le narratore russo), che germoglia nella burocrazie clericali43. fenditura, spesso abissalmente verti- Il profeta, abbiamo scritto citando ginosa, tra la predicazione di Cristo Capitini, non è un moralista legis- (o di qualsiasi altro messia) e la realtà latore che indica le leggi e le concreta, imperfetta, degli uomini. sanzioni, ma annunciatore di festosa In questo senso la sfida del pro- liberazione per tutti sollecitando tutti feta, che pre-annuncia, anticipa, am- alla responsabilità44. monisce finanche (senza essere un Egli non predica la redenzione indovino!), ma non si appoggia a una come percorso di salvezza a tappe struttura di esercizio del potere è, forzate: indica una direzione, ma non all’opposto di quella del missionario, ha da soddisfare rigidi (sia pure terribilmente globale e ancor più spesso sottaciuti) compiti di pro- ardua. La profezia, ha rimarcato selitismo45. Mario Tronti, è pensiero forte, che Non è un eletto, ma è l’’io’ che oggi grida in un tempo muto. Non è ciascuno può essere, relazionandosi utopia, perché l’utopia è una profezia all’esistenza con passione e quindi

32 Realităţi şi idei politice italiene con autenticità. Non ha vincoli e può rinascimentale, dell’homo faber, né, pertanto disvelare l’inappagamento tanto meno, quella dell’homo emptor dell’anima mostrando quanto sia su cui si regge il regno trionfante roboante ma vacua l’idea di dell’individualismo radicale, del un’armonia, di un’unità della realtà. cosmopolitismo utilitarista, dei diritti Indubbiamente le diseguaglianze, la senza doveri, ma piuttosto quella conflittualità a bassa intensità non dell’homo civicus descritto da Franco incrociano mai una riflessione appro- Cassano, ossia della società civile in fonditamente economico-sociale, quanto si associa, rifuggendo tanto meno poggiante su premesse l’individualismo, e si occupa della materialistiche ‘ortodosse’. Rispetto cosa pubblica46 con un travolgimento all’indagine anche semplicemente di d’amore mediante cui, parafrasando tenore positivistico, Capitini, in tutta il Vangelo, fa nuove tutte le cose e evidenza, predilige una peculiare tutti gli uomini. commistione di idealismo e kantismo che doni spessore alla sua diffidenza L’agape poetico verso ciò che appare pacifico, inter- venendo programmaticamente per Se l’essere umano è incline a una sottolineare il grande rischio di dimensione spirituale che proba- falsificabilità di ciò che riteniamo bilmente lo differenzia dal resto del essere inconfutabilmente reale, a cui creato, il rischio di un approccio, aggiungere una pigrizia interpre- anche erotico, all’alterità risiede nella tativa, che, in nome della stabilità, definizione pregiudiziale, senza vin- dell’identità, chiude i sistemi inter- coli contrattualistici, di valori ben pretativi e li lascia così soggetti a una delineati, rinunciando, cioè, come lenta avaria. nel più feroce dei paradossi, alla Capitini delinea, pur se con la definizione degli stessi attraverso frammentarietà tipica del proprio pratiche relazionali. pensiero multidimensionale, un ma- L’orizzonte può anche rimanere, nifesto d’opera politica sempre in come evidente risulta nell’opera di fieri che necessita di essere letto in Capitini, escatologico, ma il facitore simbiosi con lo sforzo di giungere a del lógos (ossia della parola ma un’epistemologia pedagogica che da anche del discorso pubblico) non può un lato non si accontenti soltanto di limitarsi a definire aprioristicamente vedere chiaramente i fatti (se e il contenuto affettivo e/o cognitivo quando possibile), e dall’altro cerchi, e/o morale dei valori. Se si bloccasse attraverso l’azione, di battere sentieri a questo stadio dell’elaborazione, di comprensione del reale che rimarrebbe schiavo di pre-giudizi conducano all’immaginazione del spesso escludenti, privi pertanto di possibile, alla sua invenzione. ogni salutare tensione socio-pedago- L’alta febbre dell’agire che lo gico-politica. Il suo sforzo, viceversa, pervade non è quella dell’uomo deve consistere nell’intervenire sul

33 POLIS vasto campo della cultura com- che va oltre il dissenso individuale, plessiva della società, al fine di concluso nell’io fenomenico che garantire un crescente grado di ade- resta al di qua della prospettiva di sione ai valori veicolati dall’utilizzo liberazione. nonviolento del linguaggio. Se la riflessione anche di stampo Nela prospettiva capitiniana ciò è accademico deve mirare piuttosto che possibile attraverso l’apertura al “tu”, a illuminare in merito ad alcune che, sottintendendo il “tutti” (e non il certezze, a seminare fertili dubbi, la Tutto hegeliano), appare di per se figura del poeta è senza dubbio stessa idonea a marcare percorsi in- centrale e ha la formidabile occasione clusivi, di compresenza (corale) nella di ritagliarsi nuovamente uno spazio produzione del valore, che nel peru- educativo rilevante. gino, con inguaribile ottimismo, è In questo senso, stimolante può inscindibilmente legato al “bene”47. risultare ripartire dalle riflessioni Da questa prospettiva, è evidente sulla poesia che Iosif Aleksandrovič in Capitini il legato evangelico, Brodskij elaborò in occasione laddove la philia lascia il posto dell’inaugurazione dei una edizione all’agape. Il mandatum novum degli del salone del Libro a Torino: “la Evangeli rovescia la posizione del poesia […] essendo la forma suprema philos classico, ben riassunta da di espressione umana, non è soltanto Aristotele. Non basta il disinteresse, il mezzo più conciso e più denso per la gratuità, l’affermazione della su- trasmettere l’esperienza umana: essa premazia del dare sul ricevere ecc. offre anche i canoni più alti per Con la philia i distinti non si toccano, qualsiasi operazione linguistica- rimangono tali. Solamente con l’aga- specialmente per quelle che si pe gli assolutamente distinti vengono compiono sulla carta. Quanto più uniti. “La sua dinamica si svolge in leggiamo poesia, tanto meno siamo una direzione opposta a quella della disposti a tollerare ogni tipo di philia classica. Ed è un amore tanto verbosità, nei discorsi politici o in folle da patire in sé, nel suo com- quelli filosofici, nella storia, negli patire, le stesse sofferenze che studi sociali o nella narrativa. In affliggono l’amato”48. prosa lo stile deve sempre fare i conti È in questa nuova coniugazione di con la precisione, la rapidità e la amore, che coglie e definisce nume- laconica intensità del linguaggio rosi aspetti empatici, che si rende poetico. La poesia, figlia dell’epi- possibile la tramutazione, ossia quel taffio e dell’epigramma, concepita, si radicale e strutturale cambiamento direbbe, per arrivare subito al cuore della realtà umana e naturale che di ogni possibile argomento, è per la finisce per assumere contorni rivolu- prosa una grande scuola di disciplina. zionari, dando gambe alla compre- La poesia insegna alla prosa non solo senza, al rovesciamento della realtà il valore di ogni singola parola, ma per come la si vede comunemente, anche la mercuriale velocità degli

34 Realităţi şi idei politice italiene schemi mentali della specie umana: celebrare il proprio nomadismo e, in le suggerisce alternative per la questo modo, di trasmetterne il composizione lineare, la stimola ad significato profondo all’uomo-no- omettere l’ovvio, le insegna l’in- made rattrappito nella sua nudità e sistenza sul particolare e la tecnica smarrito al cospetto della sacralità di dell’anticlimax. Soprattutto, poi, la quel che non riesce a cogliere. poesia sveglia e alimenta nella prosa Cardinale è il ruolo rivestito dal lin- quella sete di metafisica che distin- guaggio, ove si annida la capacità del gue un’opera d’arte dalla letteratura poeta di cantare la propria situazione corrente”49. di metafisicamente esiliato e nomade. Come ha suggerito Silvia Pavan, La salvezza viene pertanto dalla tra i più attenti interpreti del poeta Bellezza di Dio, raffigurata oraco- russo, l’obiettivo principale di larmente dal linguaggio (dalla Brodskij è “ristabilire la centralità dei Parola) nella poesia. Attraverso le diritti dell’uomo, diritti che esistono parole del poeta, l’uomo nomade in natura prima e oltre che nella ritrova quello splendore scorto solo legislazione. Essi attribuiscono alla parzialmente nella storia e si incam- letteratura un ruolo fondamentale mina sul sentiero (la retta via), certo nell’educare in modo permanente di aver scelto la giusta direzione. l’individuo al rispetto di se stesso e Leggendo poesia, ammirando la degli altri”50. Non manca, a dirla Bellezza – che può derivargli sola- tutta, una semplificazione giusnatu- mente da una parola liberata da ralistica abbastanza frequente in chi conformismi e torsioni narcotizzanti elabori pensieri fortemente incisi dal – l’uomo non soltanto viene a canone etico e non è, tra l’altro, contatto con i versi del poeta, ma affatto rigettato il rischio di cadere in ancor più si mette in rapporto con un apparente anti-prometeismo. una Parola più alta, e, attraverso il Se è vero che la letteratura, come linguaggio, con il Tempo, con Dio, ritiene Brodskij, ha avuto inizio con perché, come spiega Brodskij, “in la poesia, ciò che lui definisce il senso ideale […] poesia è linguaggio “canto di un nomade” è riposto nella che nega la propria massa e le leggi voce del poeta, il nomade per di gravità; è tensione del linguaggio, eccellenza che, grazie alla poesia, al ascesa – o deviazione – verso quel linguaggio di cui è strumento, diventa momento iniziale, quel principio in ‘pastore’ dell’uomo attraverso il cui il Verbo era. In ogni caso, è tempo, qualora l’uomo non riuscisse movimento del linguaggio per acce- più a scorgere il sentiero indicato dere a regioni pre-(sopra) “genere”, dall’ombra di Dio. La differenza cioè alle sfere da cui è scaturito. Le fondamentale tra l’essere umano e il forme apparentemente più artificiali poeta-educatore sta nel fatto che, di organizzazione del linguaggio sebbene siano entrambi nomadi poetico […] in realtà non sono niente mentalmente, il secondo è in grado di di più che un’elaborazione naturale,

35 POLIS reiterativa, minuziosa, dell’eco che Potremmo ipotizzare che il ter- seguì il Verbo originale”51. mine poesia serva per indicare una Al di là delle evidenti suggestioni produzione umana intuitiva, e come dostoevskijane, il richiamo al Premio tale capace di raggiungere global- Nobel russo e a questa audace sintesi mente una rappresentazione mai dei punti del suo labirintico pensiero espressa, nuova, illuminante. Ma maggiormente aderenti alle tesi che bisogna evidenziare quanto peri- intendiamo sostenere, si spiega in glioso sia proseguire lungo tale rotta, vista dello sforzo di designare la perché si userebbero probabilmente poesia non quale un pre-linguaggio, dei sinonimi, senza progredire nell’ dai tratti primitivi, ma, al contrario, approfondimento teoretico, senza poi come più volte rimarcato finora, tenere conto dell’evidente rischio di quale forma artistica in grado di banalizzare il poetico. veicolare la tonalità cromatica del Il discorso può sembrare più sem- piacere, e pertanto educativa perché plice quando si parla di educazione, in grado di rompere le convenzioni, cioè di rapporto tra educatore ed di rimettere in moto il piacere di una educando, sulla base del nome pro- ricerca non fine a se stessa. prio: il rapporto stesso è fondato su Lascia interdetti il motivo per cui una comunicazione primariamente il termine “scienza” adempia oggi a analogica, e perciò riluce evidente la uno spettro di compiti disposto su connotazione poetica del momento 360 gradi, mentre quello “poesia” sia relazionale. Quando l’osservatore si talvolta fatto coincidere con un trova dinnanzi all’evento educativo, atteggiamento rudimentale. Non si persino trascendendo il contesto in tratta soltanto di rigettare una qualche cui esso si situa, e cerca di elaborarlo definizione di scienza e perciò di come nome comune, allora sembra rifugiarsi per esclusione in una solu- che subentri una teoreticità sistema- zione che attribuisca alla poesia de- tizzante e perciò razionale (sia filo- terminate capacità. È proprio l’aspet- sofica che scientifica). Questa certa- to positivo racchiuso nel termine che mente diventa necessaria: è ora im- invita a una riflessione più pene- portante chiedersi se sia anche suffi- trante. ciente. La razionalità della pedagogia La non di rado denunciata diffi- è “dettata dall’amore”, è compresa in coltà di definire la pedagogia come un gesto d’amore aperto al “tu-tutti”, disciplina pienamente autonoma, come sostenuto da Capitini? Ed è traghettandola lontano dall’infausta dunque una razionalità che si smarca riduzione ad ancilla philosophiæ, dall’asfissia illuministica, della sua deve spingere, tra le altre urgenze, a deificazione?52 riflettere sulla poesia come universo Da quest’ottica, per una teoriz- di significati per vedere se in esso sia zazione moderna la risposta dovrebbe possibile rintracciare indicazioni utili sembrare non solo ovvia, ma perfino per la pedagogia. reattiva nei confronti di una pro-

36 Realităţi şi idei politice italiene vocazione. Invece è proprio quanto si ostilità questa definizione: ritenere la vuol qui affermare: pedagogia e pedagogia una poesia non esclude ma politica, che costituirono il terreno completa il discorso circa la sua eletto della riflessione di Capitini, razionalità, consentendo, anzi, di sono comprensibili, nella loro strut- seguire un tracciato di riflessione che tura epistemica e nelle proposte si affranchi da una declinazione della operative, come intuizioni poetiche razionalità tutta fondata sui deter- che si esprimono razionalmente, in minismi innescati dalla tecnica e continuità con la tradizione di proteso, al contrario, a recuperare, pensiero che ha focalizzato la propria secondo quanto caldeggiato da Serge attenzione sulla mente, ma anche Latouche, la Phrónesis, ossia il nella corporeità sottesa all’apertura ragionevole, che secondo l’econo- amorosa. Si pensi per un istante alla mista francese aveva proceduto pedagogia (posto che fare politica fianco a fianco del lógos epistemo- significa studiare come si educa e nikòs fino al XVI secolo, quando le studiare come si educa è fare strade dei due figli di Minerva, la dea politica). Essa non può defilarsi greco-latina della ragione, si erano rispetto all’eredità della contraddi- biforcate54. zione che la poesia incardina in sé. La tirannia dello spirito di Senza contraddizione-conflitto non geometria svaluta l’intelligenza della c’è vita (quella reale, fatta di pul- poesia e di tutto quanto da essa sia sioni, desideri, sentimenti radicali). ispirato e a essa si ispiri. Allora, Sotto tale profilo, sarebbe un mar- superare l’etnocentrismo del “razio- chiano errore trascurare il fatto che le nale”, che si estrinseca pienamente civiltà mediterranee, e anche larga nella pervasività dell’economicismo, parte della tradizione greca, abbiano implica, per fare un esempio, che se fondato la propria identità culturale per una classe di eventi educativi sull’ambivalenza, sulla scissione tra viene proposta una sequenza di io e mondo non valutata come operazioni che, oltre la difendibilità elemento negativo ma bensì come della ragione contenga anche la forza opportunità. Questa oscillazione tra di un’intuizione, sarebbe ferale che essere e nulla, tra luce e tenebre, è la non venisse accettata. coalescenza che impedisce di fissare Quando Dewey propone l’espe- un “prima” e un “dopo” della fisi- rienza all’interno della democrazia cità, della corporeità e della terribile come teoria educativa non intavola coscienza di sé, di Eros e Thanatos53. un discorso anche poetico? E il Già l’assunzione della catena medesimo approdo non appare quello logica, di ogni catena logica, si fonda di Capitini quando prefigura una su assunti non dimostrabili, in quanto pedagogia come “sapere di tutti” e fondati sull’opinione, sulla libertà, e quindi presupposto indispensabile per sulla responsabilità dello studioso. il lirismo accomodato sulle note Ma ciò che conta è il vedere senza dell’omnicrazia? Dove don Milani ha

37 POLIS elaborato la sua pedagogia, se non descrivibile soltanto in termini nella sua forza poetica? numerici (scientifici) ma occorrano Si può obiettare che tutti questi anche letture analogiche (poetiche): il autori non sempre si siano espressi problema non riguarda tanto le attraverso la formalizzazione di per- persone quanto il rapporto che tra di corsi psicologici, sociologici, peda- esse si istituisce a livello educativo. gogici e quindi politici perfettamente La pedagogia come poesia vuol compiuti. Si può obiettare, in ag- indicare che bisogna “creare” una giunta, e l’obiezione potrebbe a tutta linguistica adeguata che rappresenti prima sembrare sufficiente, che il pensieri adeguati per una realtà linguaggio della pedagogia (in questo educativa dinamica. molto più che quello della politica) In fondo, se l’aspirazione di ogni difetti di compiutezza e autonomia. comparto disciplinare consiste nel Ma chi è stato vero pedagogista, giungere a una fondazione rigorosa cioè ha letto e interpretato eventi del proprio sapere, per liberarlo educativi, prima s’è preoccupato dall’alea dell’opinione, il fine ultimo dell’interpretazione, e poi (forse) dell’educazione assomiglia quant’ al- della tecnicizzazione del linguaggio. tro aspetto mai alla poesia, che di Chi ha vissuto la fatica di forma- relazione d’ascolto e di confronto con lizzare il discorso della pedagogia ha l’Altro si nutre, pena il suo deperi- dovuto scegliere tra due ipotesi: o mento a vacua tentazione narcisistica. fare della formalizzazione (e questa La parola è dunque la premessa non è pedagogia ma studio “sulla” dell’azione politica, il suo indispen- pedagogia, impiegando la logica), sabile complemento. oppure finire nelle braccia protese di In fondo, anche l’azione profetica, altre discipline, che s’illudevano di proprio per la sua capacità di scrutare offrire soluzioni semplicemente per- l’orizzonte per scorgervi l’infinito, è ché giunte a uno stadio più avanzato sovente stata adoperata al fine di della costruzione di un lessico costituire uno statuto del Politico settoriale specifico. autonomo da quello della ammi- Ora, a prescindere da conside- nistrazione, affinché quest’ultima non razioni ulteriori, la suggestione poe- lo fagocitasse. Anche in una prospet- tica opera tra l’incudine di una peda- tiva nonviolenta, come quella che gogia che ricorre in via esclusiva a un coraggiosamente Capitini cercò di discorso numerico e il martello di una praticare durante la propria vita, una pedagogia il cui discorso sia anche base di conflitto è imprescindibile per analogico. Anche se si deve sostenere consentire a tutti, e in particolare a che quello analogico si diparte da coloro non oggetto sin dalle prime un’attenta regolamentazione nume- fasi della propria esistenza di un’edu- rica, benché non riesca a esaurirsi in cazione di stampo nuovo, di aspirare essa. E non serve fondarsi sull’accet- a un afflato di libertà non apparente. tazione che la persona umana non sia Lo specialismo spinto, al contrario,

38 Realităţi şi idei politice italiene invece di mantenere aperto il la testimonianza, che invece è cen- rapporto agonico, di contraddizione trale in un discorso anche solo dal che corre tra politica e profezia, lo ha punto di vista lessicale sedotto dal occluso, perché nella fondazione di sacro, come qualcosa di dato solo un potere di stampo tecnocratico, nella contingenza? Perché interpreta sempre più appannaggio di ristrette la domanda di padre che oggi attra- élites, priva l’uomo della possibilità versa il disagio della giovinezza non di rimanere aperto alla impreve- come domanda di potere e disciplina, dibilità della novitas, che costituisce ma alla stregua di una richiesta di l’essenza della profezia. testimonianza, posto che “sulla scena non ci sono più padri-padroni, ma Conclusioni solo la necessità di padri-testi- moni”56. Il problema centrale che in qual- Come portare nella società la che misura ci siamo posti è se la Legge di una parola non banalizzata, profezia, in veste di testimonianza, posto che la vita inizia quando inco- esista e come venga reinterpretata da minciamo a parlare? Ma, soprattutto, Capitini. come portare la Legge della parola Prima di concludere però, cre- senza cedere alla nostalgia falsa- diamo possa essere stimolante, nel mente rassicurante delle utopie totali- lasciare aperta la porta della rifles- tarie del Novecento, edificate sul sione, richiamare la posizione elabo- rigetto della Legge della parola, e rata negli ultimi anni da Massimo fondate invece sulla follia lucreziana Recalcati. Il noto psicanalista ha del “tutti vogliono tutto”57? L’ur- scritto che “non esistono testimoni di genza principale risiede nello smar- professione come non esiste una carsi dalla menzogna della nozione di pedagogia della testimonianza. La libertà per come oggi declinata, che testimonianza può essere riconosciuta ha ridotto l’uomo a una pura spinta a solo in una ricostruzione retroattiva. godere, configurando un nuovo disa- Se la testimonianza deve essere gio della Civiltà. L’inferno ipermo- emancipata da ogni ideale di esem- derno consiste nella riduzione della plarità, deve anche essere liberata da libertà al puro arbitrio del capriccio ogni forma di programmazione. Essa ed ecco perché, in questo ripren- vive nel tempo della pura contin- dendo gli spunti capitiniani in tema, genza. Non risponde a un piano, non collocare il dissenso all’interno della si può assicurare, non dipende da una società senza avere il coraggio di por- tecnica. La forza della testimonianza tarlo fuori di essa significa adeguarsi è nel suo accadere là dove non alla prospettiva di un cambiamento l’avresti mai aspettata. Non è un’in- entro gli steccati di un agire sotto tenzione, ma un evento che possiamo occhiuta tutela anche se patinato ricostruire davvero solo retroatti- dalle illusioni della sua illimitatezza, vamente”55. Perché Recalcati rubrica rinunciando a immaginare, a sognare

39 POLIS l’oltre. Non basta pensare al dissenso pimento, ancorché nella lucida consa- smussandone gli spigoli a tavolino. pevolezza che i cambiamenti necessi- Accontentarsi di una via d’uscita di tano di tempo e che il profeta debba stampo prettamente concettuale, tra pertanto essere consapevole che la l’altro, vuol dire esporsi indistin- limitata durata della propria vita tamente sia all’apatia come farmaco potrebbe non salutare il verificarsi per la sedazione di ogni ansia, che, del suo annuncio. simmetricamente, alla lotta armata. Anche per tale serena accettazione Non basta, annota Gabriella Falcicchio della violenza e inesorabilità di alcune approfondendo questo plesso con- leggi di natura, egli può ben essere cettuale in Capitini, “provare disap- inserito tra quei pensatori ‘inattuali’ punto verso la realtà, entrare in con- che meritano sempre nuove letture, flitto con essa e fermarsi lì; non basta come Machiavelli, Bruno, Vico, una nonviolenza dei metodi, senza Leopardi, Gramsci, Pasolini, Michel- una persuasione che coinvolga l’in- staedter, tutti accomunati nello sforzo tero essere della persona e le di far saltare i codici del linguaggio fondamenta del suo mondo”58. ingessato della propria epoca, con lo Ma questo è stato Capitini. Pen- scopo dichiarato di restituire, non sare profeticamente non il possibile, solo a se stessi, la costitutiva rela- il già dato, ma l’ad-veniente, cer- zione tra vita e pensiero, politica e cando di forzarne i ritmi del com- storia.

Note società dalle scorie della violenza che nei suoi gangli si annidano. Cfr. le 1 Una breve ricostruzione dei percorsi di pagine antologiche dedicata a Capitini fuoriuscita dallo iato tra corpo e sulla rivista Azione nonviolenta, No. linguaggio per come delineata nel 606, 2014, pp. 4-7. 3 corso dei secoli è offerta da Umberto In questo senso cfr. G. Falcicchio, I Galimberti in Psiche e techne. L’uomo figli della festa. Educazione e nell’età della tecnica, Feltrinelli, liberazione in Aldo Capitini, Levante, Milano, 2003, pp. 227-239 nonché, più Bari, 2009, p. 20. 4 estesamente e con ripetuti richiami, in C. Foppa Pedretti, Spirito profetico ed tutto il libro. educazione in Aldo Capitini. 2 Che egli, dopo aver letto e tradotto Prospettive filosofiche, religiose e Gandhi, si risolve a scrivere senza pedagogiche del post-umanesimo e trattino divisorio, più che con la della compresenza, Vita e Pensiero, pretesa di coniare un neologismo, con Milano, 2005, p. 116. 5 la speranza di indicare una prospettiva N. Bobbio, Introduzione, in A. Capitini, non solamente di rifiuto verso Il potere di tutti, La Nuova Italia, qualcosa, ma in grado di comprendere Firenze, 1969, p. 16. 6 nel proprio abbraccio di unità-amore la Cfr. E. Bloch, Il principio speranza, costruzione dal basso di un patto Garzanti, Milano, 1994. 7 umano, fatto di ascolto e proposta, A. Capitini, Educazione aperta, critica e progettuale, per liberare la Volume I, La Nuova Italia, Firenze,

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1967, p. 82. Ricordiamo che la apparti ideologici di Stato”, Critica compresenza, a poche righe di distanza marxista, No. 5, 1970, pp. 23-65. dalla citazione riportata, viene definita 19 A. Capitini, Antifascismo tra i giovani, come quel che accomuna, avvicina Célèbes, Trapani, 1966, p. 85. Degno “tutti gli esseri che sono nati, i viventi di menzione il giudizio in merito di e i morti”. Marco Catarci, Il pensiero disarmato. 8 G. Falcicchio, I figli della festa, cit., p. La pedagogia della nonviolenza di 66. Aldo Capitini, Prefazione di Alex 9 S. Salmeri, Lezioni di pace. Ripensare Zanotelli, Armando, Roma, 2013, p. la criticità dialogica attraverso il con- 37. tributo pedagogico di Aldo Capitini, 20 A. Capitini, Nuova socialità e riforma Kore University Press, Leonforte (En), religiosa, Einaudi, Torino, 1950, p. 2011, p. 25. 107 10 G. Falcicchio, I figli della festa, cit., p. 21 Che in Kant, nonostante in non sempre 67. lineare utilizzo nel corso del tempo, 11 A. Capitini, L’educazione è aperta. appare riferibile al singolo, a differ- Antologia degli scritti pedagogici, a renza dell’etica, che abbraccia l’uma- cura di G. Falcicchio, Levante, Bari, nità. 2008, p. 84. 22 “Agisci in modo da trattare l’umanità, 12 Con consonanza lessicale evidente con tanto nella tua persona quanto nella il principio etico che Hans Jonas persona di ogni altro, sempre nello riprenderà a fine anni Settanta. Cfr. stesso tempo come un fine, e mai H. Jonas, Il principio responsabilità. unicamente come un mezzo”. Un’etica per la civiltà tecnologica, Ricordiamo brevemente che per Einaudi, Torino, 1993. i princìpi pratici che 13 Si veda R. Altieri, La rivoluzione regolano la nostra condotta vengono nonviolenta. Per una biografia intel- distinti in massime e imperativi. Le lettuale di Aldo Capitini, Biblioteca prime sono prescrizione di valore Franco Serantini, Pisa, 1998, p. 119. soggettivo, valide cioè per l’individuo 14 A. Capitini, L’atto di educare, La che le adotta, mentre i secondi hanno Nuova Italia, Firenze, 1951, pp. 7-8. valore oggettivo e universale, in 15 Voltaire, Dizionario filosofico, quanto si pongono nei termini di un Newton, Roma, 1991, pp. 251-252. comando valido per chiunque. Gli 16 Le citazioni letterali, differiscono imperativi, a loro volta, si scindono in leggermente da quelle di Capitini, ipotetici e in categorici. Questi ultimi perché tratte dalla nuova versione assumo la forma del ‘devi’ puro e delle Scritture. Cfr. AA. VV., La semplice, di legge etica. I. Kant, sacra Bibbia, CEI-UELCI, s.c., 2008, Fondazione della metafisica dei p. 1283. costumi, Paravia, Torino, 1954, p. 70. 17 A. Capitini, L’atto di educare, cit., p. Sul punto si veda anche la tesi di M. 7. Catarci, Il pensiero disarmato, cit., 18 In questo vi è una piena sintonia, pp. 44-45, che di Capitini richiama benché partendo da premesse anali- questo aspetto autodefinitorio, con- tiche differenti, con Louis Althusser, nettendolo intimamente con la quasi del quale resta celebre “Ideologia e inevitabilità dello sbocco anti-istitu-

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zionale quando si prendano le messo 37 Cfr. U. Galimberti, L’inganno. La dalla teoria della compresenza. competenza tecnica e politica, in 23 Se ne legga la lucida ricostruzione AA.VV., Prometeo e la democrazia, offerta da P. Polito, L’eresia di Aldo AlboVersorio, Milano, 2009, p. 64. Capitini, prefazione di Norberto 38 Cfr. G. Falcicchio, I figli della festa, Bobbio, Stylos, Aosta, 2001. cit., pp. 67-68. 24 Su quest’aspetto del pensiero di 39 Basti pensare a quanto scritto nel Mounier, cfr. G. Maccaroni, Emma- Vangelo di Luca, rivolto a una comu- nuel Mounier e Simone Weil. nità cristiana non palestinese, nel Testimoni del XX secolo, Aracne, quale, quasi a chiusura del testo, Roma, 2010, p. 9. l’invito che il Risorto rivolge ai pro- 25 Cfr. N. Elias, Il processo di pri discepoli nei pressi di Emmaus, è civilizzazione, il Mulino, , chiaro e inequivoco e, sebbene appa- 1969, pp. 74-75. rentemente inserito nel solco della 26 O. Romano, La comunione reversiva. tradizione delle Scritture, radical- Una teoria del valore sociale per l’al mente innovativo: “Nel suo nome [di di là del moderno, Carocci, Roma, Cristo] saranno predicati a tutti i 2008, p. 18. popoli la conversione e il perdono dei 27 M. Magatti, Libertà immaginaria. Le peccati, cominciando da Gerusa- illusioni del capitalismo tecno- lemme” (Luca 24, 47). La citazione nichilista, Feltrinelli, Milano, 2009, letterale è tratta da AA. VV., La pp. 15 e 29. sacra Bibbia, cit., p. 1693. 28 U. Galimberti, Psiche e techne, cit., pp. 40 F. M. Dostoevskij, I fratelli 703-705. Karamazov, Volume I, Garzanti, 29 M. Magatti, Libertà immaginaria, cit., Milano, 1993, p. 351. pp. 41-42. 41 Cfr. sul punto l’analisi condotta da F. 30 Cfr., per esempio, I. Kant, Critica del Cassano, L’umiltà del male, Laterza, giudizio, Laterza, Bari, 1960, Parte I, Roma-Bari, 2012, p. 9 (Cassano fa Sezione I, Libro I, parag.2, p. 44. tuttavia riferimento a un’edizione del 31 Cfr. U. Galimberti, Psiche e techne, romanzo diversa da quella che cit., p. 225. abbiamo innanzi citato). 32 F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra. 42 M. Tronti, senza titolo, in AA. VV., Un libro per tutti e per nessuno, Politica e Profezia, cit., pp. 25 e 29. Adelphi, Milano, 1968, p. 34. 43 Tale è anche il profeta carismatico 33 J. Dewey, Natura e condotta proprio soprattutto della cultura dell’uomo, La Nuova Italia, Firenze, ebraica, la cui predicazione è non sol- 1958, p. 69. tanto rivolta contro il potere costi- 34 U. Galimberti, Psiche e techne, cit., p. tuito, ma veicola sempre un 237. messaggio costruito su valori ritenuti 35 Cfr. G. Reale, Corpo, anima e salute. universali e perciò in grado di Il concetto di uomo da Omero a oltrepassare le barriere della Babele Platone, Raffaello Cortina, Milano, linguistica. 1999. 44 Con consonanza lessicale evidente con 36 U. Fadini, La vita eccentrica. Soggetti il principio etico che Hans Jonas e saperi nel mondo della rete, riprenderà a fine anni Settanta. Cfr. Dedalo, Bari, 2009, p. 145. H. Jonas, Il principio responsabilità.

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Un’etica per la civiltà tecnologica, 47 Cfr. G Falcicchio, I figli della festa, Einaudi, Torino, 1993. cit., pp. 42-43. 45 Jacques Derrida si è però chiesto se la 48 M. Cacciari, Drammatica della prossi- spirale della violenza possa avere mai mità, in E. Bianchi – M. Cacciari, fine. Al francese, infatti, sembra che Ama il prossimo tuo, il Mulino, arrestare la violenza significhi, re- Bologna, 2011, p. 98. alisticamente, soltanto arrestare quella 49 I. A. Brodskij, Discorso all’inaugu- nuova e ‘naturalizzare’ quella vecchia; razione del salone del Libro di dal momento che anche noi, la nostra Torino, 18 maggio 1988. lingua, le nostre sacertà sono un risul- 50 S. Pavan, Lezioni di poesia: Iosif tato di passate violenze, la violenza Brodskij e la cultura classica: il mito, diventa una conseguenza inevitabile. la letteratura, la filosofia, Firenze E la prima forma di violenza giace University Press, Firenze 2006, p. 22. nella predicazione. Un essere senza 51 I. A. Brodskij, Un poeta e la prosa, in violenza sarebbe un essere che si produrrebbe fuori dall’essente: nulla, Id., Il canto del pendolo, Adelphi, Milano 1987, p. 187. non-storia, non-produzione, non- 52 fenomenicità. “Una parola che si A voler tacere, d’altronde, della producesse senza la minima violenza famosa critica mossa ai Lumi da Max non de-terminerebbe nulla, non Horkheimer e Theodor W. Adorno, direbbe nulla, non offrirebbe nulla atterriti dinanzi alla barbarie devasta- all’altro; non sarebbe storia e non trice della libertà derivante dal ro- mostrerebbe nulla”. J. Derrida, La vesciamento degli ideali dell’ scrittura e la differenza, Torino, Illuminismo (di un certo Illuminismo, Einaudi, 1982, p. 189. La prima ridu- dovremmo però correggere). Cele- zione possibile della violenza, allora, berrimo l’incipit della loro Dialettica: come rilevato da Franco Cassano “L’Illuminismo, nel senso più ampio sulla scia del filosofo d’oltralpe, di pensiero in continuo progresso, ha passa attraverso la sospensione della perseguito da sempre l’obiettivo di sacertà, riducendo il carattere naturale togliere agli uomini la paura e di della nostra designazione delle cose, renderli padroni. Ma la terra intera- il peso della nostra cosmologia, con- mente illuminata splende all’insegna trollando il nostro “etnocentrismo”, di trionfale sventura”. M. Horkheimer ricordandoci che, quando prendiamo – T.W. Adorno, Dialettica la parola, sono anche le parole che dell’Illuminismo, Einaudi, Torino, prendono noi e che l’intersezione di 1966, p. 11. eventi e significati nella quale siamo 53 Cfr. P. Barcellona, Elogio del discorso nati non è stata scelta da noi ma ci si è imposta come ovvia (quando tale, inutile. La parola gratuita, Dedalo, Bari, 2010, p. 115. come accennato, non è), con la stessa 54 naturalità della nostra struttura fisio- Cfr. S. Latouche, La sfida di Minerva. psichica. Cfr. F. Cassano, Approssi- Razionalità occidentale e ragione mazione. Esercizi di esperienza mediterranea, Bollati Boringhieri, dell’altro, il Mulino, Bologna, 1989, Torino, 2000, p. 10. 55 p. 93. M. Recalcati, Il complesso di 46 F. Cassano, Homo civicus. La ragio- Telemaco. Genitori e figli dopo il tra- nevole follia dei beni comuni, Dedalo, monto del Padre, Feltrinelli, Milano, Bari, 2004, pp. 19 e 27. 2013, pp. 146-147.

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56 Ibidem, p. 13. 58 G. Falcicchio, I figli della festa, cit., p. 57 Ibidem, p. 44. 220.

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