500 GIOVANI PER LA CULTURA. PROGETTO “IL TERRITORIO: LE ECCELLENZE” Art. 2 del decreto “Valore cultura”

MONTORSAIO e : DUE METE DELL’ESTATATURA FRA STORIA E TRADIZIONE.

Itinerario turistico-culturale on-line per conoscere luoghi ed aspetti caratteristici della

di AGATA INSANA

DISEGNO DI LUIGI GONNELLA

Archivio di Stato di Piazza Ettore Socci, 3 Tel. 0564-24576; 0564-421947 Fax 0564-418158 http://www.asgrosseto.beniculturali.it [email protected] [email protected]

ASG, Regia Prefettura , 451 Questo prodotto multimediale è stato realizzato nell’ambito del progetto “Il territorio: le eccellenze” e si propone di far conoscere una tradizione antichissima, tipicamente maremmana, non riscontrabile in nessun’altra parte d’Italia, denominata estatatura e di valorizzare, nel contempo, due località dell’entroterra collinare, che ne costituirono, per secoli, le mete privilegiate.

TUTOR ISTITUZIONALE: MADDALENA CORTI

ESTATATURA

Definizioni di personaggi del tempo:

Il Dottor Pietro Sestini (1867) in occasione della sua relazione sulle condizioni sanitarie a Grosseto la definisce l’“emigrazione estiva da Grosseto di molta parte dei cittadini, e più specialmente degli impiegati con traslocazione degli uffizi” 1.

David Carlotti Consigliere Delegato di Prefettura nel 1865 afferma: “Una delle conseguenze le più funeste della malaria è senza dubbio la emigrazione della popolazione da quei luoghi nei quali infieriscono le febbri nella stagione estiva, perché ivi tutto si abbandona, e con scapiti immensi gli abitanti portano altrove la loro dimora, per riandare all’abituale domicilio soltanto dopo quattro mesi, quando cioè i pericoli sono cessati. La emigrazione incomincia allo scorcio di giugno e termina coll’ottobre” 2 evidenziando come l’emigrazione nei mesi estivi riguardasse la popolazione e i pubblici uffici del capoluogo grossetano.

Salvatore Battaglia, nel Grande Dizionario della Lingua Italiana, si spiega così: “Estatare: trascorrere l’estate in un luogo diverso da quello abituale (per lo più allo scopo di soggiornare in un luogo salubre per ritemprare l’organismo. Deriv. da estate (voce della Maremma dove l’aria malsana delle paludi e la malaria costringevano gli abitanti a soggiornare nel periodo estivo in luoghi più salubri) […] voce regionale che indicò il passar l’estate a Scansano, per non dimorare a Grosseto a cagione della malaria”. 3

“Non ricordo proprio in che giorni, ma certo era subito dopo la chiusura delle scuole: ai primi di luglio. Dei grandi carri militari, tirati da pariglie di bei maremmanoni, entravano in città da Porta Nuova … Passavano sotto le finestre della mia casa, facendo gran fracasso di ferri e di ruote sulle larghe pietre del lastricato, e si fermavano poco più giù, davanti all’Intendenza di Finanza. Tra le persiane socchiuse o dalle soglie delle botteghe la gente s’affacciava a guardare l’avvenimento che si ripeteva a ogni principiar d’estate e dava il segno allo scappa scappa generale: la partenza degli Uffici pubblici. Prefettura, Intendenza, Genio civile, Pubblica sicurezza, Tribunali, Tesorerie, Ricevitorie, e non so quali altre travetterie, tutto prendeva la via di Scansano, cioè dell’aria buona. Quei carri andavano appunto d’ufficio in ufficio a caricare le scartoffie … Partiti gli uffici, Grosseto in pochi giorni si vuotava: come se morisse. Ne ho un ricordo vaghissimo di un anno che si dovette ritardare una settimana o due la nostra partenza. Non un’anima per le strade affocate. Porte e finestre tutte chiuse, botteghe sprangate. Qualche cane abbandonato, buttato negli angoli d’ombra, ansimante, la lingua penzoloni. Ho l’impressione che la sera non suonassero neppure più le campane” 4.

Che cos’è l’ estatatura ?

L’estatatura è un’usanza molto antica e complessa accolta e regolamentata dai vari regimi di governo alternatisi nel corso del tempo alla guida della Toscana e che fu ufficializzata anche dallo Stato Italiano. Tale pratica riguardava il trasferimento, per tutto il periodo estivo a partire dal mese di maggio, degli uffici pubblici, da Grosseto alle più salubri località dell’entroterra collinare dove proseguivano la loro attività istituzionale, per rientrare in città soltanto ad ottobre. Un fenomeno che ha caratterizzato per secoli

1 P. SESTINI, Le condizioni sanitarie di Grosseto in relazione all’estatatura per il dott. P. Sestini , 1867. 2 D. CARLOTTI, Statistica della Provincia di Grosseto , Firenze 1865. 3 S. BATTAGLIA, Grande Dizionario della Lingua Italiana , vol. V, Torino 1968. 4 G. CIVININI, Odor d’erbe buone , Verona 1931.

il territorio maremmano ed attribuisce tutt’ora, alla cultura grossetana, un ruolo di eccellenza ancora vivo nella memoria collettiva come consuetudine e rituale di costume; strettamente correlata alla presenza della malaria e agli interventi di bonifica del territorio, l’estatatura abbraccia un lunghissimo arco temporale che va dal XIV alla fine del XIX secolo.

ASG, Catasto Toscano, Quadro d’insieme della Comunità di Grosseto

La data del 23 gennaio 1333 segna una rottura degli equilibri di potere preesistenti e suggella l’assoggettamento della città di Grosseto a Siena. In tale data fu mandato nel capoluogo maremmano un Podestà “pro comuni Senarum” al quale fu affidato anche il ruolo di Capitano di Guerra con l’obiettivo di rafforzare la stabilità della compagine politica senese nelle aree meridionali dello Stato. A tal fine venne corretto lo statuto grossetano, furono riformate le magistrature di vertice secondo il modello senese (portando il numero dei priori da dodici a nove) e si decise di avviare la costruzione di una fortezza atta ad ospitare una guarnigione a presidio della porta di Santa Lucia, tutti obiettivi e disposizioni ben definiti all’interno dell’ordinamento comunale del 17 aprile 1338.

Veduta prospettica di Grosseto da L.VIVIANI, Compendio storico del governo economico e militare della Toscana, tomo II, Firenze 1733

Fra le mansioni e i doveri del Podestà era riconosciuta la facoltà, dietro permesso dei Signori Nove Conservatori, di abbandonare la città da luglio a settembre lasciando in sua vece il Cavaliere, un funzionario al suo seguito. In tal modo le funzioni dell’ufficio del Podestà non venivano sospese totalmente in quanto soltanto l’autorità preposta era autorizzata a trasferirsi. La prerogativa non tardò ad estendersi a tutti i funzionari pubblici che nell’estate del 1380 risultano lontani dalla città. Il fenomeno dell’estatatura si radicò nella cultura maremmana in maniera tale da essere ritenuto naturale e ordinario tanto da non essere annotato per secoli e sicuramente fino alla metà del XVIII secolo quando, tra le disposizioni regolatrici di carattere politico, economico e civile e tra gli ordinamenti riguardanti le procedure sanitarie del governo lorenese, ritroviamo rimandi chiari ed espliciti a tale prassi.

ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese, 742 Tale documentazione culmina nel primo riconoscimento ufficiale sancito per legge: il Regolamento per l’Estatatura emanato il 15 aprile 1780 .

ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese, 742

LA PROVINCIA INFERIORE SENESE

Con Motuproprio del 10 novembre 1765 Pietro Leopoldo di Lorena concesse l’autonomia alla Maremma creando la Provincia Inferiore Senese con lo scopo di staccarla definitivamente da Siena, riformarne e ammodernarne le strutture periferiche di governo e di debellarne i più gravi problemi come la malaria, la miseria e l’arretratezza economica.

ASG, Legislazione toscana raccolta illustrata dall’avvocato Lorenzo Cantini, tomo XXVIII, Firenze 1807

A tal fine il Granduca procedette, nei primi mesi dell’anno successivo, alla suddivisione amministrativo- giudiziaria del territorio in otto Potesterie. Quasi tutte (eccetto , Scansano e l’) con una corrispondente sede estiva in cui il Podestà aveva la facoltà di trasferirsi e lavorare durante l’estate. Le destinazioni erano così definite: il Magistrato di Grosseto era diretto a , quello di a Prata; il Podestà di Castiglione della Pescaia a , quello di a e il Podestà di a Semprognano 5.

ASG, Legislazione toscana raccolta illustrata dall’avvocato Lorenzo Cantini, tomo XXVIII, Firenze 1807

Il Regolamento per l’Estatatura definì in modo puntuale ogni sorta di aspetto pratico e amministrativo connesso al trasferimento verso le sedi estive, col chiaro intento di mantenere una continuità di servizio nei pubblici uffici cosicché il Vicario Regio e il Cancelliere, previo consenso del Commissario della Provincia, si alternassero nelle loro funzioni potendo estatare all’interno del loro ambito giurisdizionale; i Podestà, non avendo l’obbligo di lasciare un sostituto, dovevano rientrare in sede due volte al mese e rimanere comunque reperibili per ogni necessità, mentre il Commissario e il Provveditore dell’Uffizio dei Fossi potevano allontanarsi dal capoluogo previo assenso del sovrano da rinnovare annualmente.

Le sedi dell’estatatura non erano predefinite e potevano variare di anno in anno, per esempio il Commissario della Provincia Inferiore nel 1780 estatò a Scansano, nel 1782 a Roccastrada e l’anno dopo a . 6

5 ASG, Legislazione Toscana, Tomo XXVIII, pp. 280-284. 6 ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese , 503, c.269 e 742, c. 605.

ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese, 742

ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese, 742

L’assetto politico-amministrativo della Toscana caratterizzato dall’istituzione di nuove “Municipalità” voluto dal dominio francese pose la città di Grosseto, mediante Decreto del Commissario del Governo Charles de Reinhard del 14 aprile 1799, in condizione inferiore rispetto a Massa Marittima ed infatti in quel periodo storico gli uffici governativi rimasero in sede fissa a Scansano, località in cui fu creato il Tribunale del Circondario 7.

Con la Restaurazione e il ritorno dei Granduchi, date e avvenimenti riferiti alla prassi dell’estatatura sono riportati con maggior frequenza e precisione. Fra le problematiche su cui ruotavano i provvedimenti granducali vi era il mantenimento delle condizioni igienico- sanitarie della città nel periodo estivo durante l’assenza dei Ministri preposti, per tale motivo vennero nominati degli ufficiali dai compiti di controllo sul rispetto delle leggi, la salubrità degli alimenti, la pulizia delle strade e delle fogne, la disciplina dei prezzi e dei mercati e l’applicazione delle sanzioni per i trasgressori 8. Purtroppo fattori come l’abbandono delle campagne, le guerre, la trascuratezza delle opere idrauliche già realizzate, anche a causa dei continui passaggi di mandrie di animali bradi, l’imperversare della malaria, contribuirono all’aggravarsi della situazione sanitaria tantoché nel 1840 fu istituita una Commissione per la Salute Pubblica. Precise e vincolanti disposizioni regolavano l’assenza dei medici condotti e dei chirurghi durante il periodo estivo che avevano l’obbligo di sottostare a turni e sostituzioni. Le relative circolari stabilivano inoltre le indennità corrisposte 9.

ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese, 819

Con l’avvento dello Stato Italiano l’antichissima usanza dell’estatatura non venne meno e continuò ad essere considerata una necessità dettata dall’infelice situazione del territorio ed una risorsa per le comunità che accoglievano annualmente questo esodo di uffici e impiegati. Tale migrazione comportava per le sedi ospitanti un sensibile aumento demografico corrispondente ad un notevole introito economico derivante dagli affitti dei locali, dai commerci e dagli affari in generale. Gli uffici governativi e giudiziari periferici appena istituiti continuarono a spostarsi, con tanto di archivi e suppellettili 10 con qualche variazione di destinazione rispetto al passato.

7 ASG, Regia Prefettura , 451 . 8 ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese , 723, fasc. I, n. 162 . 9 ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese , 819, c. 623. Nel 1828 al dottor Giuseppe Coli, aiuto del medico Ispettore del servizio sanitario della provincia vengono concessi dieci zecchini in qualità di indennità. 10 Nel 1890 il Cancelliere del Tribunale faceva presente al sindaco che le casse per il trasporto dei documenti non erano più riparabili e che ne dovevano essere acquistate di nuove, ASG, di Grosseto , Cat. I, 80.

ASG, Comune di Grosseto, Cat. I, 80

Da quanto si evince dalla tabella sottostante si può osservare come le località di Scansano e Montorsaio furono le mete privilegiate e fisse dell’estatatura fin quasi allo scadere del secolo, ovvero fino al 1897, anno della sua abolizione. È vero che già in epoca napoleonica il funzionario creato con la nuova suddivisione territoriale - amministrativa della Toscana voluta dall’Imperatore preferiva recarsi a Pitigliano 11 o che Siena era preferita dal Gonfaloniere e dai Priori 12 nella seconda metà del secolo XIX ma gran parte delle autorità e dei funzionari statali rimangono fedeli alle proprie abitudini, recarsi a Scansano e a Montorsaio si conferma un rituale piacevole.

Località Autorità

Castel del Piano Commissario della Provincia Inferiore (1783) Castiglione della Pescaia Carabinieri (1844) Massa Marittima Commissario della Provincia (1838 - 1839) Montorsaio Carabinieri (1839; 1844; 1845; 1854) Medico condotto (dal 1842) Pubblica levatrice Pretura (1865) Pitigliano Sottoprefetto di Grosseto (1800-1810) Prata Magistrato di Massa Marittima Roccastrada Tribunale (1824) Magistrato di Grosseto Commissario della provincia inferiore (1782)

11 ASG, Comune di Grosseto , 379, n. 63 . 12 ASG, Comune di Grosseto , Deliberazioni, 109, nn. 246 e 262.

Scansano Commissario della Provincia (1780; 1840 - 1845) Commissione per la salute pubblica (1840 - 1850) Chirurgo dell’Ospedale di Grosseto (dal 1842) Farmacista (dal 1842) Prefettura Stabilimento carcerario (dal 1810) Tribunale (dal 1845) Genio Civile Direzione delle Poste Ufficio Telegrafico Banca d’Italia Tesoreria Provinciale Ufficio delle Ipoteche Ufficio Tecnico di Finanza Agenzia delle Imposte Ufficio del Registro Magazzino delle Privative Tenenza dei Carabinieri Distaccamento militare Guardie di Città Amministrazione Provinciale Corte d’Assise (1866-1896) Semprognano Podestà di Manciano Siena Gonfaloniere e priori (1859) Sorano Podestà di Pitigliano Tirli Carabinieri (1844) Podestà di Castiglione della Pescaia

ASG, Comune di Grosseto, Deliberazioni, 109

Durante l’estate a Grosseto, che rimaneva una città vuota e difficile, imperversavano, di contro, malcontento e disservizi. L’assenza e la noncuranza delle istituzioni andavano, naturalmente, a discapito della società civile che versava in condizioni disagiate; un malcontento evidente anche nelle riflessioni

del già citato Cavalier Carlotti che afferma come, durante l’estatatura, in questa che poteva dirsi “la più fertile” delle Province “le manifatture, le arti, i mestieri sono affatto sospesi […] i pubblici negozi restano rallentati nel corso loro per le assenze delle Comunali Rappresentanze e per la lontananza degli abitanti; le cause civili dinanzi al Tribunale di Prima Istanza tacciono quasi affatto per mancanza di procuratori, che preferiscono luoghi vari e lontani e a Scansano, ove si trasporta la sede del Tribunale, poche cause criminali si dibattono per difficoltà di citare ed ottenere testimoni; insomma una paralisi seria e grave colpisce ogni pubblico e privato negozio con scapiti universali, grandi e severi”.

ASG, Catasto Toscano, 1823

Un’opinione diffusa o comunque condivisa da molti tra i quali l’Onorevole Roux, che in data 10 luglio 1888, all’interno della relazione sul disegno di legge attinente la concessione governativa di un mutuo a favore della città di Grosseto per migliorare le sue condizioni igieniche e realizzare finalmente un acquedotto efficiente (Legge 5615 del 26 luglio 1888), parla di come “Grosseto, capoluogo di una provincia che conta 20 comuni […] da molto tempo nella estate offre lo spettacolo desolante di un esodo temporario che fa triste e spopolata la città, interrompe i commerci e le industrie, lascia incolta amplissima plaga di terreno fertile, nuoce al sentimento morale e civile della popolazione, e costa grave spesa al Governo […] l’estatatura toglie pressoché i 4/5 della popolazione di Grosseto nei mesi di luglio, agosto e settembre; […] Ebbene nonostante questa scarsezza di popolazione estiva, avviene frequentemente che manchi ad essa l’acqua da bere”. Dati negativi relativi alla vivibilità che il Comune cercava di contrastare assicurando, già a partire dal 1863, l’apertura dell’Ufficio del Telegrafo ritenendolo indispensabile per la popolazione residente e per i lavoratori avventizi provenienti da altre province, la permanenza di un Coadiutore di Delegazione, di un picchetto dei Carabinieri e una frazione del drappello delle Guardie di Sicurezza 13 .

13 ASG, Comune di Grosseto, Deliberazioni, 112

ASG, Comune di Grosseto, Deliberazioni, 112

L’inaugurazione della stazione ferroviaria sulla linea Livorno - Orbetello nel 1864 ed il miglioramento temporaneo delle condizioni igienico- sanitarie, attribuibile ad importanti interventi di bonifica, furono le principali argomentazioni su cui poggiò una delle prime proposte di abolizione dell’estatatura che prevedeva come prima immediata misura l’attuazione di un sistema di turnazione per gli impiegati e gli inservienti comunali già per l’anno successivo 14 .

14 ASG, Comune di Grosseto , Deliberazion i, 112, n.312.

ASG, Comune di Grosseto, Deliberazioni, 112

ASG, Catasto Toscano, 1884

Grosseto costò molto ai costruttori della strada ferrata sia in termine di costi che di vite, numerose furono infatti le vittime tra gli operai nonostante le grandi quantità di chinino distribuite durante la sua costruzione ed ingenti le somme dettate dalle indennità supplementari elargite a chi accettava il lavoro di macchinista sulla costa tirrenica.

A tal proposito alcuni autori propongono il binomio inscindibile di Malaria ed Estatatura, in quanto se nella provincia maremmana non fosse esistita la prima non vi sarebbe stata la seconda. 15 Le cause attribuite a tale malattia erano varie: si andava dai miasmi provocati dalla putrefazione delle acque stagnanti, ai venti meridionali carichi di umidità, dagli animaletti “capaci di penetrare nel sangue dell’uomo” infestandolo, alla decomposizione di piante palustri fino a giungere alla mescolanza delle acque dolci con quelle salate. La conoscenza delle cause del morbo è stata per lungo tempo ignorata, fino alle scoperte scientifiche di fine Ottocento che portarono all’identificazione dei protozoi, appartenenti al genere Plasmodium, che attaccavano l'organismo a partire dal fegato per poi entrare in circolo nel sangue e danneggiare i globuli rossi, quali responsabili della malaria. Si deve al premio Nobel per la medicina Charles Louis Alphonse Laveran un notevole passo avanti nella ricerca sulla malattia, della cui natura parassitaria fornì, nel 1880, la definitiva dimostrazione.

Essa fu dai molti considerata un fenomeno sociale in quanto contratta perlopiù da braccianti e operai provenienti da altre provincie e regioni per portare a termine i lavori agricoli estivi; tale manodopera risultava priva dei più elementari mezzi di sussistenza e spesso si vedeva costretta a cercare un ricovero presso capanne di scopo o all’aperto nelle campagne, esponendosi maggiormente al rischio delle punture della zanzara anofele. Il morbo, che ogni periodo primaverile ed estivo mieteva numerose vittime e proiettava i suoi effetti negativi anche sul sistema economico, comprometteva lo sviluppo e la modernizzazione dell’impresa pubblica e privata facendo della malaria uno dei problemi da risolvere con maggiore urgenza già dai governi lorenesi che, a tal proposito, sfruttando gli effetti della bonifica, avevano avanzato progetti volti alla trasformazione e allo sviluppo del territorio. 16

L’incidenza della malattia è ben evidenziata nella Carta della diffusione della malaria in Italia realizzata nel 1882 dal senatore Luigi Torelli (a sinistra) e dalla Carta sanitaria della provincia di Grosseto risalente al 1832 (a destra). In ambedue i documenti la sua presenza sul territorio è indicata con varie colorazioni: la prima evidenzia in rosso le aree iperendemiche (fra cui la città di Grosseto) ed in giallo quelle mesoendemiche; mentre la seconda individua in giallo le aree iperendemiche.

15 D. CARLOTTI, Statistica della Provincia di Grosseto , Firenze 1865, p.134. 16 Da ricordare durante il regno di Pietro Leopoldo, l’opera di L. XIMENES, Della fisica riduzione della Maremma Senese ragionamenti due: ai quali si aggiungono quattro perizie intorno alle operazioni della pianura grossetana ed all’arginatura del fiume , Firenze, 1769.

Per far fronte all’emergenza sanitaria creatasi nel 1840, fu istituita una Commissione permanente 17 a cui fu sottoposto l’operato di medici, chirurghi e farmacisti ed istituita una Deputazione incaricata di verificare il rispetto della normativa municipale sull’igiene. Inoltre, a causa dell’aumento dei ricoveri nel periodo estivo, vennero istituiti nuovi presidi e coperti tutti i servizi di primo soccorso e di degenza anche in assenza dei medici titolari e sorsero gli ospedali-ricovero a Castiglione di Pescaia e a Scansano mentre, nelle zone periferiche, furono istituiti depositi di medicinali da distribuire gratuitamente. Un notevole miglioramento della situazione con conseguente diminuzione dei decessi caratterizzarono la seconda metà del secolo. Dopo l’Unità un quadro generale aggiornato della situazione fu offerto periodicamente dai Bollettini Sanitari degli ospedali e dai rapporti trimestrali redatti dai medici condotti del capoluogo e delle frazioni trasmessi regolarmente dai sindaci alla Direzione generale di Sanità Pubblica del Ministero dell’Interno.

ASG, Ospedale di Grosseto, 1

17 La stessa Commissione era autorizzata ad estatare a Scansano.

ASG, Ospedale di Grosseto, Inventario dell’armamento chirurgico del Regio spedale della Misericordia di Grosseto (14 novembre 1805), a sinistra. ASG, Biblioteca, X. A, 1324. Regolamenti e disposizioni sanitarie emanati specificatamente per il territorio maremmano a partire dal 1840 a destra.

Alla fine del XIX secolo il premio Nobel Robert Koch con due collaboratori condusse a Grosseto studi approfonditi sulla malaria che rilevarono i vantaggi dettati dall’uso regolare del chinino; tutto ciò permise agli ufficiali sanitari del comune di monitorare con maggiore consapevolezza l’andamento dell’epidemia 18 . Nei primi mesi del 1901 il Ministero dell’Interno lanciò una campagna antimalarica in Maremma e creò una Commissione per dare il massimo impulso alla profilassi, ne affidò la direzione al prof. Bartolomeo Gosio e grazie al contributo di altri illustri scienziati come Giovan Battista Grassi e l’istituzione di nuovi ambulatori di assistenza sanitaria si giunse in quello stesso anno all’emanazione, da parte del Ministero, della legge n. 460 contenente le disposizioni per diminuire le cause del morbo e regolamentare la distribuzione gratuita del chinino fornito dallo Stato soprattutto a contadini e braccianti dettando così le norme per il suo regolare utilizzo (anche se bisognerà aspettare il periodo fascista per una organica legislazione sulla malaria con tanto di mezzi ed azioni di profilassi).

18 A testimonianza di questa attività restano i “Bollettini quotidiani dei casi di malaria” e le relazioni periodiche dei medici come quella del Dott. Pizzetti (1901).

Distribuzione di chinino L’arrivo dell’acqua potabile a Grosseto alla fine del XIX secolo, costituì uno dei motivi conduttori della propaganda condotta dal Comitato per l’Abolizione dell’Estatatura costituitosi nel 1896, che emise proclami ai cittadini e organizzò comizi in tutti i paesi della provincia cercando consensi e coinvolgendo le autorità pubbliche. Sorse un dibattito molto acceso sugli organi di stampa locali “l’Ombrone” ed “Etruria Nuova”. La maggior parte delle posizioni risultavano sfavorevoli al mantenimento di tale pratica, soprattutto per i costi elevati che imponeva alle casse dell’erario pubblico ed in second’ordine, ma non meno importante, per i disagi ed i disservizi che causava al funzionamento della macchina amministrativa statale e comunale, nonché alla dispersione ed allo smembramento a cui venivano sottoposti gli archivi e le pratiche correnti.

Nel 1895, nella seduta del 31 luglio, la Camera dei Deputati approvò il progetto di bonifica dell’; il sostegno dello Stato su tale opera alimentò entusiasmi e speranze. Ad esprimere tale concetto sembrano più che pertinenti le parole dell’onorevole Ettore Socci, distintosi fra i promotori dell’abolizione, che affermava come “… è certo che una volta che Grosseto avrà l’acqua potabile, e che l’Alberese sarà bonificato, Grosseto sarà un capoluogo di Provincia come tutti gli altri, non sembrerà più un luogo di punizione o di esperimento per gli impiegati, ma avremo anche là un’amministrazione stabile come negli altri luoghi, e vedremo questa terra rifiorire e non rimanere un lembo eccezionale della ridente Toscana.”

Ettore Socci

A Roma nella seduta della Camera del 30 aprile 1896 l’onorevole Rudinì, presidente del Consiglio dei Ministri, rispondendo a Socci, dichiara: “Il Governo non può respingere le insistenti ed autorevolissime domande che vengono dalla Provincia di Grosseto perché sia abolita l’estatatura”. Iniziò, però, un dibattito serrato con quelle autorità locali contrarie ad una abolizione immediata fino a quando, il 9 maggio dello stesso anno, il Ministro dell’Interno inviava una lettera al Prefetto di Grosseto con la quale comunicava che l’abolizione per gli uffici di propria dipendenza poteva decorrere dal 1 gennaio 1897 e che a tal fine aveva già scritto a tutti gli altri ministeri 19 .

ASG, Regia Prefettura, Serie Gabinetto, 451

Il Prefetto dal canto suo mostrava molta prudenza al riguardo, ricordando che l’infezione malarica contava ancora varie vittime tra gli stessi impiegati pubblici 20 incurante delle musiche cittadine e bandiere inneggianti per le vie città la possibile abolizione 21 .

19 ASG, Regia Prefettura, Serie Gabinetto , 451, c. 128. 20 ASG, Regia Prefettura, Serie Gabinetto , 451, c. 126-127 21 ASG, Regia Prefettura, Serie Gabinetto , 451, c. 142

ASG, Regia Prefettura, Serie Gabinetto, 451

A seguito di indagini e relazioni atti a far chiarezza sui casi di mortalità e sulle febbri malariche, facendo riferimento sia al numero dei ricoveri che al fatto che “la conduttura di acqua potabile non può neutralizzare gli effetti della malaria” 22 , dopo rinvii ed omissioni, scongiurato lo slittamento del provvedimento a causa di un probabile scioglimento delle Camere, si compì l’iter legislativo e fu approvata la Legge n. 321 che, come ricordato dalla lapide esposta nell’atrio del Palazzo Comunale, aboliva l’estatatura e allo stesso tempo riconosceva le migliori condizioni sanitarie. Per tale evento la cittadinanza tutta fu invitata mediante manifesto a partecipare ai festeggiamenti. La lapide fu inaugurata la mattina del 10 agosto 1897.

22 ASG, Regia Prefettura, Serie Gabinetto , nota del 4 settembre 1896, cc.200 – 201

Lapide che celebra la fine dell'estatatura

Biblioteca della Camera dei Deputati di Roma, Atti Parlamentari.

ASG, Comune di Grosseto, cat. X, 61. https://youtu.be/wWVtAeyA4bM Autorizz. del 18/4/2016 e 17/5/2016

MONTORSAIO

ASG, Catasto Toscano

COME ARRIVARE A MONTORSAIO

In auto

Da Siena: percorrere la strada Statale 674/ tangenziale Ovest di Siena da Via Fontebranda a strada di Pescaia, immettersi nella strada statale 223, uscire all’indicazione “Montorsaio” immettendosi sulla Strada Provinciale 125 e proseguire per circa 4 km.

Tempo di percorrenza: 1h 10 minuti (67 km ca.).

Da Grosseto: percorrere dalla E78 la strada Statale 223 , uscire all’indicazione “Montorsaio” immettendosi sulla Strada Provinciale 125 e proseguire per circa 4 km.

Tempo di percorrenza: 24 minuti (20 km ca.).

In treno/ autobus: la stazione più vicina è quella di Grosseto, da qui è possibile raggiungere il paese di Montorsaio in autobus; il collegamento, fornito dalla Tiemme s.p.a., interessa le linee 5/G-A per l’andata e 5/G-R per il ritorno. http://www.tiemmespa.it/index.php/Viaggia-con-noi/Orari-e-linee/Grosseto/Extraurbano

Storia

Il piccolo centro di Montorsaio vanta origini medievali. Nel XII secolo fu oggetto di contesa fra i signori locali, primi fra tutti gli Ardengheschi, detentori del governo di numerosi feudi del circondario quali Civitella, e Roccastrada. Assoggettato al Comune di Siena nel 1225, quindi governato prima dai Salimbeni (1375) e successivamente dai Pannocchieschi, Montorsaio entrò con la caduta definitiva della Repubblica di Siena (1555) a far parte del Granducato di Toscana. Provvisto di castello e di mura, documentati già nel 1178, è stato ricordato nel corso dei secoli con diverse denominazioni (Monte Ursaio, Mont’Orsaio, Mont’Orsajo) che hanno fatto tutte pensare alla presenza di orsi nel territorio, convinzione rafforzata anche dalla rappresentazione di una coppia di orsi nello stemma araldico, dove sono resi ai lati di una torre fortificata posta su una rocca.

Stemma di Montorsaio ASS, ms, D151, tav. XXXV – Autiriz. N. 1121/2017 del 14/2/2017

Il piccolo borgo conserva ancora oggi il prospetto medievale originario caratterizzato da una doppia cinta muraria, da strettissimi vicoli e vari archi; le strutture abitative seguono una disposizione strategica a cerchi concentrici volta alla funzione di difesa del cassero centrale risalente al 1255. La doppia cinta muraria si distingue in interna ed esterna, la prima, costruita a protezione del primordiale insediamento castellano pre-Ardengheschi e accessibile dal lato meridionale, è stata completamente incorporata nelle pareti esterne degli edifici situati attorno a piazza della Cisterna; la seconda, testimone della forte espansione e correlato sviluppo registrati nel XIII secolo, era a protezione invece dell'intero borgo ed era accessibile da una porta di cui si è conservato soltanto lo stipite. Del circuito perimetrale

esterno sono visibili solo alcuni tratti; il Visitatore granducale Gherardini, Auditore Generale in Siena, a tal proposito nel 1676 affermava: “E’cinto da mura, in parte rovinate. Ha una sola porta a levante (ora più non esiste) ed è di forma rotonda”. Il dominio senese e il successivo governo granducale non portarono a nuovi interventi attinenti alle strutture murarie difensive, che iniziarono a perdere le originarie funzioni. La popolazione si è sempre avvalsa della protezione delle mura, tantoché risulta sporadica la presenza di abitazioni nelle campagne. Attualmente al centro del castello sorge una piazza con la fontana e la cisterna costruita nel 1891 rifornita da acqua proveniente dal Monte Leoni. A Montorsaio non avevano luogo né fiere né mercati, ma per le sue strade si svolgeva la corsa dei cavalli “sciolti” in occasione delle festività del 10 ottobre in onore di San Cerbone. La chiesa parrocchiale documentata a partire dal 1188, è stata più volte rimaneggiata e subì un notevole intervento nel XVIII secolo che ne comportò l’ampliamento e la ristrutturazione. Intitolata ai santi Cerbone e Michele conserva al suo interno, presso l’altare maggiore, la copia di una tavola di Sano di Pietro raffigurante una Madonna col Bambino (1450 ca.), le cui dimensioni ridotte e la peculiare resa dei dettagli evidenziano le qualità di miniaturista dell’artista, questa, conosciuta come “Madonna del Rifugio”, viene celebrata dall’intera popolazione ogni cinque anni la prima settimana di settembre. Sulla stessa piazza si trova l’Oratorio del Crocifisso, poi chiesa della Compagnia della Santa Croce 23 , risalente al tardo medioevo, ricordato Interno della chiesa dei Santi dal Gherardini e ricostruito nel secondo dopoguerra, questo conserva al suo Cerbone e Michele interno un prezioso crocifisso ligneo del 1629 proveniente dal convento della Nave.

Chiesa della Compagnia della Santa Croce (foto di Maddalena Corti). Il convento, appartenuto ai Benedettini e successivamente, nel XIV secolo, ai Francescani dolciniani che, ritenuti eretici dall'Inquisizione, furono cacciati dal beato Tommaso Bellacci coadiuvato dalla popolazione locale, sorge non distante da Montorsaio alle pendici del Monte Leoni. Occupato per lungo tempo dai seguaci di san Bernardino da Siena fu dismesso solo nel 1751 per divenire una casa colonica e quindi di proprietà privata. Il nome “La Nave” deriva alla sua forma allungata che esprime a pieno l’effetto visivo

23 La Compagnia conserva una scultura lignea raffigurante la Vergine Annunciata riferibile ai primi anni del XV secolo .

della struttura che emerge fra i numerosi castagneti. Famoso in quanto luogo di meditazione e di preghiera di san Bernardino da Siena, della struttura originaria il convento mantiene solo i muri perimetrali della cappella. Alla figura del santo è legato anche un leccio presso il quale, si narra, era solito recarsi per meditare e pregare. Il 20 maggio (ricorrenza della sua morte) il popolo di Montorsaio si reca in processione presso il leccio i cui ramoscelli, dopo essere benedetti, vengono distribuiti fra i fedeli. Montorsaio compare, inoltre, nelle Relazioni dei luoghi dello Stato di Siena redatte dall’Auditore generale Cavaliere Stefano Bertolini risalenti al 1761; tale opera, attraverso la compilazione di un questionario standard inviato a tutte le comunità della Toscana, fornisce un quadro molto ricco e dettagliato riguardante l’orografia, l’idrografia, la popolazione, l’alimentazione, etc. 24 .

Foto di Giulio Giuggioli www.montorsaio.it Il libro Montorsaio e le sue famiglie è consultabile nella pagina “Biblioteca” del sito ufficiale dell’Archivio di Stato

Invito della giornata di presentazione del libro “ Montorsaio e le sue famiglie ”

24 T. GiGLI-SANESI , Montorsaio e le sue famiglie, Appendice C, pp.177-189.

Economia

L’importanza del piccolo borgo di Montorsaio era dettata sia dalla sua posizione geografica che permetteva di controllare la valle e il vicino paese di , sia dalle miniere di argento, piombo e antimonio presenti nelle vicinanze. La sua accresciuta influenza economica è sottolineata anche dalla presenza a fine ‘800 di: un granaio pubblico, una fornace, un’oliviera, un molino, due frantoi, due forni e due osterie. Fra le principali attività produttive è da annoverare il pascolo, praticato solitamente nell’area adibita a bandita (ovvero il pascolo riservato) spesso di proprietà demaniale 25 . Il pascolo invernale, che andava dall’8 settembre all’8 maggio, garantiva al piccolo borgo una circolazione di merci, uomini e animali ed entrate economiche oltre la caccia, l’attività più diffusa e redditizia della Maremma, che, regolamentata da statuti comunali e disposizioni statali, spesso e in gran parte del territorio, si era sviluppata sottoforma di bracconaggio.

Giovanni Targioni Tozzetti a proposito scrive come nella prima metà del Settecento solo i ricchi portavano un po’ di selvaggina in tavola. Ciò non è del tutto esatto, la verità è che per la caccia occorrevano attrezzature, cani, cavalli e autorizzazioni non alla portata di tutti. C’è da dire piuttosto che tanti maremmani, approfittando delle leggi che permettevano il porto d’armi, si improvvisavano cacciatori di

25 A tal proposito è da ricordare la bandita per la via per Paganico, detta l’Orsali o Usali o Usi , che sin dal dominio senese godeva dello ius pascendi esteso in un secondo tempo agli abitanti di Paganico a condizione che i montorsaioli potessero mandare le loro bestie ad abbeverarsi nell’Ombrone durante l’estate.

animali più o meno pericolosi, quali lupi 26 , cinghiali 27 , caprioli, istrici, lontre, lepri e volpi che popolavano i boschi ricchi di cerri, lecci, sugheri e querce e macchia alta oltre a castagneti e scopeti.

Il bosco ha sempre rifornito legna, cibo e sostentamento al piccolo borgo. Sin dal Governo mediceo la conservazione delle pinete dell’intera Maremma era regolamentata così come la produzione e la raccolta dei suoi frutti quali castagne ed arbatrelle, di minore entità risultano invece essere gli spazi coltivati a olivo e a vite. Tuttavia l’estensione dei boschi in molti scritti del tempo viene presentata come un freno allo sviluppo in quanto favoriva e concentrava in esso il fenomeno del brigantaggio, fenomeno dominato dalle forze dell’ordine solo alla fine del XIX secolo 28 . La tutela delle produzioni agricole era estesa anche al suo commercio subordinato ad una politica economica di stampo protezionistico che non permetteva l’ingresso in Maremma di prodotti “forestieri” ed intensificava i già rigidi controlli alle dogane e presso gli esercizi commerciali. Il castagno è stato da sempre una componente essenziale del paesaggio di Montorsaio, i suoi frutti - le castagne - lessati (ballotte), cucinati alla brace (caldarroste), essiccati, sono rimasti nel tempo alla base dell’alimentazione di gran parte della popolazione e concepiti fra le più importanti risorse economiche dell’intera Maremma. Altro prodotto importante dal punto di vista commerciale e curativo era la manna, la cui metodologia di incisione e la raccolta erano regolamentate con Motuproprio del 18 giugno 1748 29 . Per quanto riguarda invece le albatrelle, i piccoli frutti dei corbezzoli, erano utilizzati nella produzione di un miele pregiato dal sapore un po’ amarognolo ma aromatico e di marmellate. I vari statuti della piccola comunità di Montorsaio dedicano ampio spazio all’agricoltura, alla sua protezione ed espansione, nel tempo è mantenuto l’obbligo, per esempio, per tutti i capofamiglia di tenere l’orto, seminare grano e fave, piantare e curare olivi e vigne c soprattutto di tramandare le tecniche agricole ai figli 30 .

26 Il problema dei lupi era molto sentito tantoché lo Statuto del 1432 prevedeva delle ricompense pecuniarie a chi contribuisse alla loro eliminazione. 27 La caccia al cinghiale è stata da sempre considerata emblema di una tradizione arrivata sino ad oggi. I montorsaioli, per la maggior parte in possesso di un fucile, sono stati nel tempo famosi anche per la facilità con la quale ricorressero alle armi anche in occasioni particolari come feste e ricorrenze religiose. 28 Si veda il racconto di Augusto Setti del 14 novembre 1897 che ricorda come “sui poggi boscosi di Montorsaio […] i nostri carabinieri hanno attesi qui banditi pazientemente, in calde giornate d’agosto, nelle umide notti settembrine, spesso coi brividi della febbre malarica, nascosti in tane di cignali, fra spaccature di roccie, in casolari sudici, sotto le rame in un bosco sterminato, aspettando, aspettando”, in La fine del brigantaggio Maremmano, http://www.carabinieri.it/cronache-del-passato/i- racconti/parte-I-1862-1899. 29 Giorgio Santi, docente di Storia naturale presso l’Università di Pisa e grande viaggiatore, all’inizio dell’Ottocento descrive i metodi di incisione: “i collettori di manna con un coltello a due manici, curvo e falciato, fan dapprima un’incisione o tacca trasversale larga, […] degli ornielli e vecchi e giovini portandone via la scorza fino al legno. Si ripete ogni giorno l’incisione al di sopra dell’antecedente […] in modo di formare una sola, ed alta ferita. Ciò si eseguisce nel tempo stesso da più lati del tronco, ove batte il sole”. Il liquido che fuoriusciva, coagulandosi a contatto con l’aria, si fermava sul tronco sotto forma di stalattite. Tale manna veniva chiamata “Manna in lacrima” o “in cannelli” ed era più bianca e più pura rispetto alla manna grassa. Utilizzata nella farmacopea e negli ospedali, era inserita negli elenchi di medicinali della Regia Spezieria di Grosseto. 30 M. MORDINI, La comunità di Montorsaio e i suoi statuti, Grosseto, 2004.

G. SANTI, Viaggio terzo per le due Province senesi, Pisa 1806

Piazza della Cisterna

L’estatatura a Montorsaio

Ricordato come un luogo “salubre sì, ma circondato da ogni lato da selve un dì ben chiomate e folte” 31 , Montorsaio, paese che nel periodo invernale contava all’incirca 300 abitanti, è riconosciuto come una delle destinazioni principali dove trascorrere l’estatatura. Fra autorità, personaggi pubblici e funzionari si

31 A. ADEMOLLO, L’Ombrone , nn.12/13 (1872).

ricordano principalmente le presenze assidue dei Carabinieri a cavallo, del Medico condotto e della Levatrice. Vi soggiornarono, inoltre, seppur in modo non continuativo, Domenico Becherini Cavalleggere militare, nel 1843; Giuseppe Sardelli Cassiere del Reale Tribunale di Grosseto, nel 1844; Pietro Cappelli Cancelliere Comunitativo, nel 1848.

Già nel 1787 Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena relazionava: “Fra Paganico e Grosseto a mano dritta della strada maestra in distanza di 2 miglia si trova il castello di Monte Orsaio sopra un poggio, fa da 300 anime, d’aria sufficientemente buona con buon’acqua dove vanno a statare gli abitanti di Grosseto a cui è sottoposto”. Ministri, famiglie possidenti ed artisti grossetani “… approfittando della vantaggiosa posizione di questo paese e della di lui tanto breve distanza da Grosseto, vi stabiliscono dimora per quei mesi dell’anno nei quali son soliti star lontano da quella città, trovando in questo paese aria alquanto omogenea, e mezzo ai primi di servire con attività e zelo ai loro diversi uffici, ed ai secondi una quasi continua vigilanza ai loro interessi”. A favorire l’estatatura in questo centro vi era anche una specifica ragione legata alla sua posizione geografica che favoriva la sicurezza, dovuta all’attività di perlustrazione quotidiana del territorio circostante fino alla città da parte delle forze dell’ordine. Inizialmente, nel 1843, erano previsti a Montorsaio solo cinque Carabinieri a cavallo e un picchetto a piedi mentre a Grosseto restavano sette volontari con un Capo Posto, ma nel corso degli anni le unità andarono aumentando sempre più per arrivare, nel 1854, ad ospitare la totalità dei Gendarmi a cavallo di stanza nel capoluogo, mantenendo l’obbligo di perlustrare, appunto, quotidianamente le adiacenze della città e di recarvisi ogni giorno fino a che tutte le autorità pubbliche non se ne fossero andate. La retribuzione consisteva in una “diaria” di dieci soldi a testa.

Da "La Tribuna Illustrata" del 14 Novembre 1897

ASG, Comune di Grosseto, Deliberazioni, 66

ASG, Delegazione di Governo, 8 Anche la “pubblica levatrice” nei mesi di agosto e settembre estatava a Montorsaio garantendo la reperibilità. Estremamente precise e vincolanti erano le disposizioni che regolavano l’estatatura dei medici condotti e dei chirurghi. Una nota della Regia Segreteria delle Finanze del primo maggio 1839 stabiliva che questi ultimi potessero spostarsi solo dopo la doppia autorizzazione della Magistratura Comunitativa e della Regia Camera di Soprintendenza e dopo aver provveduto alla loro sostituzione. I permessi venivano, inoltre, accordati di anno in anno.

ASG, Commissario della Provincia Inferiore Senese, 739 Nel 1834 sono conteggiati a Montorsaio circa 140 grossetani estatanti, un afflusso significativo che giustificava, secondo il dottor Mariano Costa, la richiesta al sovrano di un aumento del proprio stipendio per il sensibile incremento del suo lavoro e per pagare le spese della sua cavalcatura notevolmente aumentate in quanto dettate dal numero di spostamenti.

Nel 1845 ritroviamo a Montorsaio anche la sede della Pretura.

ASG, Ospedale di Grosseto, 1

APPROFONDIMENTI Il Paese dei presepi

Montorsaio è stato recentemente ribattezzato il “Paese dei Presepi” a seguito dell’istallazione di una serie di presepi allestiti dai montorsaioli che ornano e impreziosiscono anche i più piccoli angoli del paese. Cantine, finestre, panchine, piazze e quant’altro ospitano, per lo più in strutture rivestite di cortecce, vari presepi. Anche le ambientazioni sono particolari e denotano la peculiarità di riproporre ambienti locali facilmente riconoscibili (fra i più gettonati , e naturalmente Montorsaio). La tradizione risale al non lontano 1985 quando Marco di Don Zeno allestì presso Piazza della Cisterna un presepe artigianale caratterizzato da statue in terracotta aventi sembianze e fattezze degli abitanti del paese. L’evento coinvolge l’intera comunità tra l’8 dicembre e il 6 gennaio di ogni anno.

Foto di Giulio Giuggioli https://youtu.be/Phx0Tujd2H4 Autorizz. del 18/4/2016 e 17/5/2016

San Bernardino da Siena

San Bernardino da Siena (Massa Marittima 1380 – L’Aquila 1444), appartenente alla nobile famiglia senese degli Albizzeschi, dopo essere rimasto orfano a soli sei anni, si trasferì a Siena, dove studiò grammatica, retorica e Giurisprudenza per poi conseguire il dottorato in filosofia e diritto. Entrato nella Confraternita dei Disciplinati di Santa Maria della Scala, una compagnia di giovani flagellanti, operò come volontario assistendo malati e moribondi in occasione della peste del 1400. Una volta guarito dall’inevitabile contagio, abbracciò la fede francescana entrando nei Minori Francescani e compì il noviziato nel convento del Colombaio sull’Amiata. In seno all’Ordine divenne uno dei principali propugnatori della riforma dell’Osservanza, che grazie a lui conobbe una straordinaria popolarità. Nominato prima Vicario dei Frati Osservanti di Toscana e Umbria poi Ministro Generale dell’Ordine Francescano e Vicario Generale di tutti i conventi dell’Osservanza in Italia divenne molto popolare per la sua predicazione caratterizzata da racconti, parabole, aneddoti, espressioni ed immagini vivaci denuncianti i lussi, l’usura, le superstizioni, le mode e i vizi della gente comune. Seguito da un grande afflusso di fedeli lo ritroveremo a Milano, Vicenza, Verona, Padova, Venezia, Bologna e Firenze, nella natia Massa Marittima e poi nuovamente a Siena, Perugia, Assisi, Foligno, Spoleto, Rieti e a L’Aquila dove trovò la morte il 20 maggio 1444. Fu canonizzato nel 1450, cioè a soli sei anni dalla morte da papa Niccolò V.

SCANSANO

ASG, Catasto Toscano

COME ARRIVARE A SCANSANO

In auto

Da Siena: percorrere la strada Statale 674/ tangenziale Ovest di Siena , immettersi nella strada statale 223, uscire all’indicazione “Grosseto” verso Grosseto Roselle, continuare sulla strada Provinciale 159 fino a destinazione.

Tempo di percorrenza: 1h 40 minuti (103 km ca.).

Da Grosseto: percorrere la strada Provinciale 159 fino a destinazione.

Tempo di percorrenza: 40 minuti (33 km ca.).

Da Roma: percorrere la E80 , uscire all’indicazione “”, immettersi nella strada Provinciale Valmarina, proseguire lungo la strada provinciale Capalbio e successivamente la Strada Provinciale Aquilaia per poi continuare sulla Strada Provinciale 103, prendere la strada statale 323 fino a destinazione.

Tempo di percorrenza: 2 h 50 minuti (167 km ca.).

In treno/ autobus: la stazione più vicina è quella di Grosseto, da qui è possibile raggiungere il paese di Scansano in autobus; il collegamento, fornito dalla Tiemme s.p.a., interessa le linee 8/G-A e 9/G-A per l’andata e 8/G-R e 9/G-R per il ritorno. http://www.tiemmespa.it/index.php/Viaggia-con-noi/Orari-e-linee/Grosseto/Extraurbano

Storia

Il nome di "Scansano" è stato oggetto di più spiegazioni etimologiche: c’è chi ritiene che il termine derivi dall’etrusco o dalla sua traduzione latina “Scantius” che significano “selva naturale”; alcuni hanno proposto la provenienza da “Scantinius”, nome di una gens romana inteso come stirpe, razza; altri fanno riferimento al “Scantianum” quale luogo ricco di vigneti ed, infine, a Sant’Ansano della famiglia Anicia, martire cristiano del I secolo d.C. Il paese di Scansano viene citato per la prima volta in una Bolla di Clemente III del 1188 riguardante la chiesa di .

Oggetto di contesa fra i due rami dei Conti Aldobrandeschi di Sovana e di fu assegnato a quest’ultimo assieme ad altri castelli vicini dal 1274 fino all’occupazione senese avvenuta nel 1331. All’epoca Scansano risulta essere un piccolo agglomerato di case molto povere costruite sul punto più alto dell’attuale centro storico racchiuse da una cinta muraria fortificata di cui non rimane alcuna traccia. Visitato da Simone Martini nel 1331 in occasione di un suo viaggio nei territori conquistati da Guidoriccio da Folignano, non fu mai ritratto dal famoso pittore. Sempre al 1331 risale la distruzione del castello. A seguito del matrimonio di Cecilia Aldobrandeschi con Bosio di Muzio Attendolo Sforza di Cotignola (1439), il paese passò sotto il dominio degli Sforza che lo dominarono per circa due secoli. In questo periodo il centro fu oggetto di un’importante espansione che comprese anche porta dell’orologio. Nel 1615 Alessandro Sforza cedette a Cosimo II dei Medici sia Scansano che Pomonte, subito dopo (precisamente tra il 1617 ed il 1619) venne posta l'Arme dei Medici sulla porta di accesso. Nel 1738 Scansano passò sotto il Granducato dei Lorena, divenendo nel 1776 sede di Podesteria e Comunità ed in seguito assunse l'attuale dimensione. Con l’inizio del XIX secolo conobbe un periodo di risveglio economico per l’intraprendenza, soprattutto nel settore agricolo, di alcune facoltose famiglie. Con l’espansione fuori dal perimetro urbano e nelle campagne sorsero le prime case coloniche legate al

rapporto mezzadrile e con il perpetuarsi della pratica dell’estatatura, Scansano divenne uno dei più importanti borghi maremmani.

Economia

Lo sviluppo agricolo e commerciale di Scansano durante l’estatatura comprese: fiere di bestiame, botteghe artigianali ed in primis attività economiche a conduzione familiare volte alla viticoltura e alla olivicoltura. In questa direzione si muoveva il premio Valle, istituito grazie ai lasciti di Pietro Valle (1795 – 1869), in risposta a chi aveva appoggiato la mozione di abolizione, sottolineando il caro prezzi dei generi alimentari senza considerare che parte dei grossetani, non curanti dei costi di trasporto, si riforniva a Scansano anche nel periodo invernale. Nei primi anni dell’Ottocento la produzione vinicola arrivò a superare i 5500 ettolitri di cui 500 di Classe Superiore, un traguardo ancora lontano dalla produzione di fine secolo che contava diverse varietà (fra cui procanico, malvasia, lanaiolo, tinto di Spagna e morellino). I dieci produttori di vino allora registrati portavano avanti un’economia strettamente territoriale e non avevano necessità di ricorrere all’esportazione. Sempre al XIX secolo risale l’inchiesta agraria del senatore Stefano Jacini che rivelava tra le varietà di vini anche “il cananiolo e l’aleatico […] spesso uniti ad altri vitigni toscani quali il sangioveto, il gorgottesco, il mammolo, ecc. L’uva di Spagna è in comune in molte parti del grossetano […] ed il vaiano (uva assai stimata per la quantità) entra pure in molti dei vini rossi che si producono nei comuni del circondario”. 32

ASG, Legislazione toscana raccolta illustrata dall’avvocato Lorenzo Cantini, XXIX, 218.

Il Morellino, il vino prodotto a Scansano al giorno d’oggi più conosciuto al mondo, si ricollega all’estatatura grazie al suo nome che sembra derivare dai cosiddetti cavalli bai morelli utilizzati per trainare le carrozze delle famiglie e dei funzionari, anche se bisogna precisare che all’epoca non era il vino più apprezzato. La tipologia di vino più venduta era un bianco vinificato in rosso caratterizzato da una macerazione prolungata con vinacce e raspi, il cui colore tendeva al giallo ambrato dai riflessi dorati che gli valse il soprannome di “vino d’oro” ed era solitamente accostato ai piatti in umido. La supremazia del vino bianco sul rosso si doveva al fatto che quest’ultimo risultava troppo corposo e bisognava di un lungo invecchiamento. Solo col secondo decennio del XX secolo si ebbe l’egemonia del Morellino in corrispondenza alle prime celebrazioni delle uve. La festa dell’uva divenne un vero e proprio evento a

32 Atti della Giunta per l’inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, vol. XI, t. I, Forni 1986, p. 231. L’inchiesta fu stabilita con legge del 15 marzo 1877, rappresenta il documento più completo sullo stato dell’economia agraria dell’Italia postunitaria.

partire dagli anni ’30 quando i contadini venivano invitati al Teatro Castagnoli a mostrare un campione di due chili per aggiudicarsi, secondo il piazzamento, medaglie in argento dorato o patinato o in bronzo argentato o patinato, oltre ad utensili per la campagna. La manifestazione già nel 1932 contò ben 18 espositori. Il Morellino è un vino composto da circa l’85% di uve di tipo Sangiovese ed un massimo di 15 % di altre uve a bacca nera (Alicante, Ciliegiolo, Colorino, Malvasia, Cabernet e Merlot), caratterizzato da un colore rosso rubino tendente al granato (dettato dall’invecchiamento) e dal profumo intenso e gradevole e dal sapore caldo e austero, si accompagna alla perfezione alla cucina maremmana, in modo particolare alla selvaggina e al formaggio pecorino. La terra di Scansano è stata sin dal XIX secolo famosa anche per la produzione di olio. Alla fine del secolo gran parte dei produttori erano però costretti a ripiegare sull’esportazione del prodotto tanto da stringere rapporti commerciali con le province di Pisa e Livorno, soprattutto grazie all’intermediazione di imprenditori liguri ed ebrei che commerciavano anche carbone vegetale e frutta secca. In riferimento alla produzione di olio il senatore Jacini afferma che “Nella provincia di Grosseto […] ove da qualche anno si è raggiunto un sensibile miglioramento nella produzione olearia, non già da poter reggere confronto con le altre province toscane, ma da poter offrire al commercio dei prodotti di gran lunga migliori a quelle che si ottenevano nei tempi passati, si è molto estesa, ed ogni anno si fa più comune, l’estrazione a freddo dell’olio vergine dalle olive raccolte a mano in istato di non perfetta maturanza; nella conservazione dell’oliva si usa una maggiore diligenza; è più curata da vari anni la nettezza degli edifici, degli attrezzi e dei vasi, perché sanno per esperienza i produttori, quanto sia facile l’olio ad appropriarsi qualsiasi odore; e la macinatura dell’oliva, e la torchiatura della pasta si eseguiscono coi maggiori riguardi onde estrarne l’olio inalterato e genuino dalla polpa.” 33 Notevole anche la coltivazione dei castagni, la cui tutela e produzione erano regolamentate già sotto il Governo lorenese che aveva previsto anche diversi divieti e sanzioni a riguardo. La castagna, che nelle abitudini alimentari contadine suppliva quasi totalmente i cereali e le leguminose, veniva utilizzata anche come rimedio naturale per curare vari mali: cotta o in infusi combatteva l’emicrania e la gotta; le bucce lessate con delle foglie curavano dolori cardiaci; la farina invece si credeva avesse effetti antispasmodici.

La pianta raffigurante un tratto di strada tra Scansano e Manciano risalente al 1828 (ovvero il primo tratto della strada provinciale che va da Scansano a Sorano che si discosta parzialmente da quello esistente) evidenzia la diffusione dei castagneti posti a sud dell’abitato, la distribuzione dei terreni lavorati adiacenti al caseggiato e le estensioni prative, ASG, Camera di Soprintendenza Comunitativa.

Per maggiori info: http://www.comune.scansano.gr.it https://www.youtube.com/watch?v=Y1TfTIGhxWk

L’estatatura a Scansano

Nessun altro luogo è legato all’estatatura come Scansano, il principale fra i vari paesi delle colline della Maremma e della montagna interessati da questa pratica connaturata sempre più al territorio che ha inciso fortemente nelle abitudini e nella mentalità della popolazione e che ne dettò una notevole espansione edilizia nonché uno sviluppo economico senza pari.

33 Da Jacini, pp. 238-239.

La creazione della Provincia Inferiore Senese aveva intensificato ed accentuato gli effetti di questa pratica già pluricentenaria; la distribuzione degli uffici e la reperibilità di determinate autorità nelle varie località da essa coinvolte, inizialmente, non seguirono, però, precisi dettami, lo stesso “Regolamento per l’Estatatura” del 1780, come già detto, permetteva di scegliere dove trasferirsi ad estatare. Scansano, citato espressamente nella legge di abolizione 34 , fu scelto quale sede estiva dal Governo Granducale e, con la costituzione dello Stato Italiano, riconosciuto quale meta ufficiale o meglio “capitale” dell’estatatura per l’aria salubre, la vicinanza a Grosseto e per la sua posizione centrale all’interno della provincia. Quattro mesi l’anno, dalla metà di giugno alla fine di ottobre, Scansano diventava uno dei più importanti centri abitati della Maremma. Nel 1780, anno dell’emanazione del suddetto Regolamento, lo stesso Commissario della Provincia Inferiore si trasferì qui ad estatare, anche se bisognerà aspettare il dominio francese per assistere alla proclamazione di Scansano quale principale destinazione degli uffici governativi; mediante Decreto Imperiale (1810) venne resa esplicita la volontà di trasferirvi in pianta stabile il Tribunale Circondariale di Prima Istanza con le Carceri, ubicate presso Palazzo Pretorio, dove si trovava anche l’Ufficio del Giudice di Pace 35 . È noto come, per una migliore gestione e razionalizzazione della pratica, il Maire locale si impegnò a cercare e trovare locali sufficienti per ospitare gli uffici e da adibire ad abitazioni per i funzionari. Con la Restaurazione e il ritorno dei Granduchi fu mantenuto il prospetto francese tranne che la procedura di richiesta e le modalità di comunicazione delle sedi scelte che seguirono le disposizioni dettate dal Regolamento del 1780. Il Commissario in carica elesse Scansano quale propria sede in cui estatare dal 1840 al 1845, dove lo ritroviamo ogni anno dai primi di giugno alla metà di novembre. Scansano fu destinazione della Commissione per la Salute Pubblica 36 e del chirurgo dell’ospedale di Grosseto. Per quanto riguarda il farmacista ed il suo aiuto della spezieria dell’ospedale, secondo Risoluzione Sovrana del 27 giugno 1842, erano obbligati a turnazioni, a garantire ogni quindici giorni circa il rifornimento dei medicinali mancanti e a trattenersi a Grosseto in caso di inasprimento del morbo malarico.

ASG, Ospedale di Grosseto, 1

34 Legge n. 321 1896. 35 ASG, Regia Prefettura , 451, minuta del Prefetto di Grosseto dell’8 agosto. 36 La Commissione per la salute pubblica fu istituita dal Governo nel 1840 con il compito di redigere una normativa incentrata sulle disposizioni e misure straordinarie cui doveva attenersi tutto il personale medico durante i mesi dell’estataura. ASG, Ospedale Grosseto, 1, c.429.

ASG, Ospedale di Grosseto, 2.

ASG, Camera di Soprintendenza Comunitativa, Serie I, 20

Qui estatava anche il Cancelliere comunitativo di Grosseto per il quale la Regia Camera di Soprintendenza Comunitativa non ritenne opportuna, nel 1838, una partecipazione alle spese del suo soggiorno estivo finanziato dal Comune scansanese. Scansano, durante il periodo estivo, vide aumentare la propria popolazione (in particolar modo dopo l’unità d’Italia) tantoché si richiese di rinforzare il servizio medico per far fronte alle nuove necessità. Il paese collinare arrivò ad ospitare, nella seconda metà dell’Ottocento, numerosi uffici fra i quali: Prefettura, Tribunale, Genio Civile, Direzione delle Poste, Banca d’Italia, Tesoreria Provinciale, Ufficio delle Ipoteche, Ufficio Tecnico di Finanza, Ufficio del Registro, Agenzia delle Imposte, Magazzino delle Privative, Ufficio Telegrafico, Tenenza dei Carabinieri, Distaccamento militare, Stabilimento carcerario, Guardie di Città e l’Amministrazione Provinciale; mentre a Grosseto rimanevano l’Ufficio della Posta, il Coadiutore di Delegazione, un picchetto di Carabinieri e parte delle Guardie di Sicurezza. Dal 1866 al 1896 fu anche sede della Corte d’Assise; in tale frangente il Pretore era solito fissare annualmente due giorni alla settimana nei quali poter espletare le proprie funzioni e svolgere le udienze in quel di Grosseto.

ASG, Regia Prefettura, 451. Essere sede di quella che veniva definita anche come “migrazione estiva”, corrispondeva all’entrata di ingenti somme che spingevano il Comune scansanese a finanziare interventi urbanistici diretti all’ampliamento ed alla costruzione di fabbricati. Divenne obbligo cercare di allietare e migliorare il soggiorno di chi veniva per “l’aria buona”, abbellire strade, reperire e restaurare gli edifici da affittare, garantire l’osservanza dei Regolamenti di Polizia e di Igiene Pubblica, vigilare sulla bontà dei generi e dei prezzi praticati dai commercianti istituendo anche un pubblico pesatore e un visitatore delle carni, nonché istituire sale da gioco e da ballo, nuove botteghe e riorganizzare la Banda Musicale. Furono portate a termine alcune importanti opere, ai notevoli edifici privati esistenti si aggiunsero l'Ospedale nel 1862, il nuovo Edificio delle Scuole elementari (inaugurato nel 1896) e il Teatro Castagnoli nel 1892. Quest’ultimo, chiamato così dal nome del notaio Filippo Castagnoli che ne permise l’ultimazione, grazie ad un sostanzioso lascito, fu ultimato sotto la direzione dell’architetto Augusto Corbi 37 . Al suo interno, nel 1880 e per un breve periodo, fu istituita una fiera permanente arricchita da eleganti botteghe, una trattoria, un caffè dove si tenevano spesso dei concerti. Dopo alterne gestioni più o meno proficue il teatro fu acquistato nel 1982 dal Comune che, a seguito di un preventivo recupero, ha riportato la struttura alla sua funzione originaria. A partire dal 1999 ha ospitato spettacoli teatrali e concerti di compagnie locali, nazionali e internazionali ed ha svolto sempre più la funzione di centro di aggregazione sociale e culturale. Il teatro presenta una sala a pianta ovoidale a campana, la loggia ad archi e balconata opera di Pasquale Franci e un palcoscenico di discrete dimensioni, il soffitto a volta e le varie decorazioni attribuite a Giuseppe De Ricco.

37 L’architetto senese Augusto Corbi fu il progettista di vari teatri nel senese e di quello degli Industri a Grosseto. A. BIONDI, Scansano: un paese maremmano in trasformazione per l’Estatatura, in “ Estatatura 1897 – 1997 Contributo per la conoscenza di un fenomeno storico” a cura di M. Corti, p. 146, n. 22.

Teatro Castagnoli Il paese, a fine Ottocento cercava di mantenere i propri benefici ma la minaccia di porre fine a questa consolidata risorsa economica e sociale rappresentata dall’estatatura si fece sempre più pressante e provenne infine dagli stessi impiegati i quali si lamentavano della lontananza della ferrovia e delle disastrose condizioni delle strade; proposte di abolizione furono avanzate in Parlamento in primis da Bettino Ricasoli, che nel 1860 decretò che si disdicessero per l’anno successivo i locali per il Tribunale e successivamente, fra i tanti, dal deputato Ettore Socci, che nella seduta della Camera dei Deputati del 30 luglio 1895, argomentando sul disegno di legge per la bonificazione dell’Alberese, fece riferimento al costo per lo Stato dell’estatatura a Scansano che ruotava intorno alle 90.000 lire, definendo la pratica dell’estatatura inutile e anomala soprattutto in vista della costruzione del nuovo acquedotto. Con l’abolizione della “migrazione estiva” si pensò anche a delle agevolazioni riconosciute al Comune di Scansano per far fronte a prestiti pregressi e nel 1902 per legge gli fu destinato un rimborso pari a 100.000 lire da impiegare in opere di pubblica utilità.

APPROFONDIMENTI

Palazzo Pretorio

Il Palazzo Pretorio risalente alla seconda metà del XV secolo e destinato a residenza del conte di Santa Flora, è stato soggetto, nel corso del tempo, a numerosi adattamenti ed ampliamenti tantoché al giorno d’oggi dell’edificio originario rimane solamente l’attuale seminterrato. Eletto a residenza del Podestà (alto magistrato con compiti di carattere amministrativo, giudiziario e di polizia) prese la denominazione di Palazzo di Giustizia fino alla fine del XVI secolo. Fra i vari interventi manutentivi e strutturali è da ricordare quello del 1621 che portò alla realizzazione di una sala udienze ricavata da una sopraelevazione, poi utilizzata come Teatro. Con l’avvento del XVII secolo una parte dei locali del Palazzo venne concesso alla Curia vescovile che vi istituì il primo Seminario diocesano dell’intera Provincia. Qualche anno dopo, precisamente nel 1745, vi fu trasferita anche la sede della Scuola Pia ideata a beneficio delle fanciulle di Scansano per volere di Maria Marmellini vedova Sarteschi. A seguito delle riforme giudiziarie leopoldine che designarono la struttura a sede giudiziaria e carceraria, nel 1785, furono ordinati ulteriori lavori. Lo stesso governo francese lo elesse a Tribunale Correzionale e poi Bureau del Giudice di Pace con annesse le abitazioni del Vicario, del Cancelliere e del Messo delle carceri. Nel 1811 nel Palazzo tentò di alloggiarvi anche il Ricevitore del Registro e Demanio. Con la Restaurazione Pietro Leopoldo di

Lorena predispose che nel Palazzo Pretorio vi fosse trasferito, durante il periodo dell’estatatura, il Tribunale di Prima Istanza di Grosseto, le cui mansioni imponevano un ampliamento dei locali. Ancora più impegnativo si rivelò il problema delle carceri, ritenute esigue per accogliere il gravoso numero di prigionieri (in queste celle fu imprigionato anche il noto brigante Tiburzi), tantoché ne venne progettato un ulteriore ampliamento. I lavori approvati nel 1851 vennero appaltati ma mai portati a termine. Le celle furono anzi ridotte a 12 con conseguenti problemi di sovraffollamento. Nell’edifico trovò sede anche un Picchetto della Gendarmeria. Dopo l’Unità d’Italia e la legge sull’ordinamento giudiziario dell’aprile 1865, che vide la nascita di nuovi uffici, le stanze del Palazzo furono ulteriormente popolate, per la presenza anche della Prefettura. Con la fine dell’estatatura (1897) tutta il complesso fu adattato a funzioni abitative e magazzini e solo con la fine del XX secolo riacquistò importanza con l’istituzione dei due musei civici: il Museo Archeologico ed il Museo della Vite e del Vino. Il primo, inaugurato a marzo 2001, offre una panoramica sulla storia antica nella media valle dell’Albegna attraverso i reperti dell’abitato etrusco di "Ghiaccio Forte" e della villa romana di Aia Nova per non parlare degli scavi interessanti la fattoria romana di Scrina di Porco, dell’abitato arcaico e romano di Civitella e del sepolcreto medievale di . Il Museo della Vite e del Vino (inaugurato nel Giugno del 2000) ripropone, invece, un viaggio nella storia delle produzioni dei vini a denominazione controllata della Toscana meridionale, alla coltura della vite e al consumo del vino nell’antichità. Gli ambienti del museo sono stati adibiti a sede dell’Associazione "Strade del Vino Colli di Maremma" promotrice di percorsi caratterizzati, oltre che da vigneti e cantine di aziende, anche da attrattive naturalistiche, culturali e storiche particolarmente significative, ai fini di un’offerta enoturistica integrata.

Ghiaccio Forte La fondazione di Ghiaccio Forte (IV-III sec. a.C.), così come di altri abitati fortificati, va ascritto alla politica della città etrusca di Vulci che intendeva con la colonizzazione della campagna, raccogliere gli abitanti in un unico centro (oppidum) stabilendo un nuovo assetto sociale. La posizione geografica di Ghiaccio Forte, dominante la valle dell’Albegna, e la presenza di una cinta muraria di circa un chilometro, indicano, secondo gli studiosi, una strategia difensiva tesa a controllare, anche a livello sociale, la minaccia rappresentata dall’espansionismo di Roma sull’Etruria. Le mura sono fornite di tre porte e costituite da pietre unite da argilla che circondano le cime di due piccole colline. Il centro abitato, individuato nelle varie campagne di scavo, si trova proprio nell’avvallamento formato dalle colline. Al suo interno sono stati individuati, oltre alle case e alle botteghe, un forno per la fusione dei metalli e un cippo sacro. Il ritrovamento, inoltre, di statuette votive datate VI secolo a. C. raffiguranti contadini, con gli attrezzi tipici del mestiere, confermerebbe l’ipotesi che Ghiaccio Forte fosse prevalentemente un centro agricolo. La cui attività si interruppe all’improvviso e questo aspetto, unito alle tracce d’incendio, fa supporre che il piccolo villaggio di agricoltori subisse le vicende di Vulci, conquistata dai Romani nel 280 a. C.

Per maggiori info: http://www.comune.scansano.gr.it/ghiaccioforte.htm

Villa di Aia Nova, detta degli Anili Situata nella zona dell’Aia Nuova, la Villa Romana, appartenente alla famiglia degli Anili, risale al periodo compreso tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero (datazione dedotta dalla riproduzione in alcune tegole di un’aquila, simbolo della legione). Si ipotizza, infatti, che Publio Anilio fosse un ufficiale in congedo e, com’era d’uso, assegnatario di una proprietà comprendente anche strutture produttive. Costruita su un terrapieno artificiale, la villa si articolava su due livelli ed era fornita di un criptoportico (in origine adibito probabilmente alla funzione di

magazzino); della fattoria e della residenza signorile provvista di un atrio su cui si affacciavano la sala per i banchetti, la sala di rappresentanza e le camere da letto; l’intera struttura era impreziosita da pavimenti a mosaico e pitture murali (conservate per un’altezza di 35 cm); tra i locali di servizio è da menzionare una stanza circolare, il sudatorium , parte dell’impianto termale di cui sono ancora ben visibili le strutture per far circolare l’aria calda al di sotto del pavimento. Accanto alla villa vi era probabilmente un giardino (ipotesi avvalorata dalla presenza di vasche utilizzate per l’irrigazione). La villa, abbandonata alla fine del I secolo d.C. (forse a seguito di un incendio), fu riutilizzata fino in epoca tardo-imperiale.

Per maggiori info: http://www.comune.scansano.gr.it/files/toponimi/aianova.htm

Il convento del Petreto

Il castello di Petreto, eretto nella seconda metà del XIII secolo, fu sottoposto alla signoria dei Conti di Santa Fiora e trasformato in oratorio dei frati francescani già nel secolo successivo. A tale luogo è legata la figura di San Bernardino che secondo la tradizione tenne qui nel 1422 un sermone su un pulpito in pietra addossato al portico. Il completamento della struttura (comprendente la chiesa, con il portico e il chiostro, intitolata a San Pietro e la chiesa della compagnia) si deve al Conte Guido Sforza che la inaugurò nel 1507. Istauratisi a partire dal 1609 i Frati dell’Osservanza, il convento fu, col dominio francese, inglobato nel patrimonio statale e destinato ad altro uso. Con l’Unità d’Italia il convento di Petreto passò a privati fino al 1872 quando fu adibito a sede della “Colonia agricola di Scansano”, istituzione rivolta al recupero e alla rieducazione di ragazzi attraverso programmi di lavoro e di studio. Fallito il tentativo di vendita al Comune, il convento fu riscattato, nei primi anni del XX secolo, dai frati minori che vi rimasero fino agli anni ’70. La parte conventuale è attualmente proprietà privata mentre la Chiesa è parte del patrimonio parrocchiale di Scansano.

FONTI ARCHIVISTICHE E BIBLIOGRAFICHE

ARCHIVIO DI STATO DI GROSSETO (ASG)

Bandi e ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana: Tomi III, IX, XI, LIX. Commissario della Provincia Inferiore Senese: f.ze 55, 503, 723, 739, 742, 817, 819; Legislazione Toscana raccolta e illustrata dall’avvocato Lorenzo Cantini, tomo XXVIII, Firenze 1807, p. 200 - 202; 213 - 215; 280 – 284; 341 – 344; tomo LVIII, n. XXIV Comune di Grosseto (Preunitario), b. 149 Comunità di Grosseto. Atti del Magistrato, b. 379 Notificazioni della Maire di Grosseto, b. 504 Censimento di popolazione di varie comunità del Regno, b. 505; vol. 66 Deliberazioni, vv. 109 e 112 Protocollo delle deliberazioni del Consiglio Comunale; Delegazione di Governo, b. 8 Comune di Grosseto (Postunitario) cat. I, b. 80; cat. IX, bb. 6 e 9; cat. X, b. 61; cat. 12, b. 9. Ospedale di Grosseto, b. 1, 2 Regia Prefettura, Gabinetto, b. 451 Camera di Soprintendenza Comunitativa, serie I, b. 20

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