Dipartimento di Impresa e Management Corso di laurea triennale in Economia e Management cattedra: Finanza Aziendale

I Club Deals

RELATORE CANDIDATO Prof. Roberto Mazzei Tommaso Casarosa Matr.224911

Anno accademico 2018/2019

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Sommario Introduzione ...... 3 Capitolo 1 ...... 4 Cosa è un Club Deal? ...... 4 Capitolo 2 ...... 5 La storia dei club deal ...... 5 Capitolo 2.2 ...... 8 Un altro grande fattore che cambia le sorti del commercio internazionale...... 8 Capitolo 2.3 ...... 9 I sindacati di investimento nel continente europeo ...... 9 Capitolo 3 ...... 10 La regolamentazione dei Club Deals negli USA ...... 10 Capitolo 3.2 ...... 11 La normativa in Italia ...... 11 Capitolo 3.3 ...... 15 Uno schema societario ad hoc ...... 15 MA QUALI FINALITA’ PERSEGUE LA SIS? ...... 18 Capitolo 3.4 ...... 19 Spunti in materia di legislazione societaria ...... 19 Capitolo 4 ...... 22 Caso di studio: Angel list ...... 22 Capitolo 4.1 ...... 32 Caso di studio 1.2 ...... 32 Capitolo 5 ...... 44 Funzionamento dei club deals ...... 44 Capitolo 5.2 ...... 49 I club deal in Italia ...... 49 Conclusione ...... 52

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Introduzione

Con questa tesi di Laurea mi piacerebbe esporre e spiegare una modalità di investimento nata ormai anni addietro, ma che con il passare del tempo e l’avvento dell’internazionalizzazione finanziaria è quasi sparita sino a rientrare all’interno del panorama finanziario mondiale con nuovi attributi e diverse modalità.

I club Deal sono stati per anni il motore dello sviluppo dei paesi più finanziariamente evoluti, che grazie ai sindacati d’investimento riuscivano a mettere in piedi opere di finanziamento fino ad allora mai viste, con il passare del tempo e le continue scoperte in materia finanziaria, i club deal hanno perso la loro rilevanza, fino a che le continue recessioni e la necessita di impiego del capitale da parte dei soggetti in surplus, hanno portato gli operatori del mercato alla ricerca di nuovi e più efficienti processi di raccolta del capitale tra il pubblico.

In questa prospettiva di difficile indirizzo, dove le possibilità di investimento ad oggi sono diventate

Centinaia di migliaia, i sindacati di investimento entrano nello scenario finanziario come una vera e propria novità che permette enormi efficienze e una gestione attiva da parte dell’investitore, che diversamente da quanto abituati si mettono loro stessi in campo per collaborare con gli sviluppatori del progetto.

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Capitolo 1

Cosa è un Club Deal?

I Club Deals sono una modalità di investimento nata negli Stati Uniti d’America intorno alla seconda metà del XIX secolo.

Per questa fattispecie le modalità di investimento mutano per ogni singolo deal che viene trattato

ma nascono con lo scopo di unire più “ firms” in modo tale da avere una minor concentrazione dell’investimento gravante sulla singola firm e generare allo stesso tempo una raccolta generalmente molto maggiore dovuta all’unione di più patrimoni.

Sono chiamati anche investimenti sindacati, per evidenziare l’unione di più enti verso lo sviluppo di un singolo progetto, uno dei primi deal che passò alla storia è stato l’allargamento della rete ferroviaria da parte della Pennsylvania Railroad company (1870), che permise di creare la più grande società di trasporti che l’America aveva visto prima d’ora.

In un periodo dove i fondi privati di investimento generano bassi rendimenti e propongono forme di raccolta tutt’altro che trasparenti i Club Deals si prepongono l’obbiettivo di riunire una rosa selezionatissima di patrimoni, ad alto valore, che vengono gestiti collettivamente per riuscire a creare una più ampia diversificazione possibile del flottante e una minor concentrazione possibile

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del rischio sul singolo progetto, in questa ottica gli investimenti sindacati gestiti da privati si organizzano come veri e propri fondi di investimento che cercano di riunire una rosa selezionata di patrimoni o famiglie ad alto net worth che contribuiscano alla sottoscrizione di quote della S.G.R. stessa nei limiti della loro disponibilità, per creare un pool di investitori che accompagnati da esperti, riescano ad avere accesso ad una pluralità di progetti in maniera tale da avvicinarsi più possibile al portafogli perfetto, creando allo stesso tempo esternalità positive per la collettività, riuscendo a intraprendere progetti di grande dimensione che necessitano di grossi impieghi, dove il singolo investitore avrebbe difficoltà o vedrebbe comunque una concentrazione del rischio non sostenibile.

Capitolo 2 La storia dei club deal

Nei primissimi anni del XX secolo gli Stati Uniti d’America erano in una posizione debitoria netta, nei confronti degli altri paesi, in particolare della Gran Bretagna che aveva investito una somma pari a 600 milioni di sterline per lo sviluppo degli USA.

Bensì la situazione era debitoria, le enormi risorse a disposizione del grande paese e l’educazione votata allo sviluppo rendeva la posizione da parte dell’Inghilterra sensibilmente meno rischiosa.

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All’indomani della grande guerra di fatti gli Stati europei si videro costretti a finanziarsi tramite banche statunitensi che grazie all’apporto di capitali riuscirono a crescere e ad aumentare la redditività degli impieghi.

All’indomani della grande guerra gli investitori statunitensi erano ancora riluttanti sulle sottoscrizioni di titoli cosiddetti d’oltremare, anche perché il mercato di New York vedeva già la presenza di moltissimi intermediari, alcuni dei quali speranzosi che il mero potenziale di un progetto fosse sufficiente per raggiungere il successo, non mancarono durante quegli anni, molte frodi finanziarie, che oltre a distorcere il mercato, arrecano all’investitore medio una riluttanza ancora maggiore verso quegli strumenti non garantiti ma che servivano a finanziare fasi di grande espansione.

A prendere questo ruolo furono le prime banche d’affari statunitensi che visto la riluttanza verso la sottoscrizione privata, decisero di raccogliere capitali tra il pubblico e investirli in monte creando una maggior fiducia visto che il denaro era gestito direttamente dall’istituzione finanziaria.

Questa modalità ricalca esattamente il percorso fatto un quarantennio prima dai banchieri di

Londra ed Edimburgo che grazie ai sindacati di investimento riuscirono a finanziare progetti di

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elevata portata che sino a quel momento non si erano mai visti.

Nel decennio successivo l’appetito di capitali esteri da parte del nuovo mondo si fece sempre più insaziabile, questo portò le emissioni di strumenti obbligazionari a raccolte mai viste prima d’ora ma conseguentemente si creò anche uno squilibrio dei saggi d’interesse tra gli Stati Uniti e Londra che erano fino a quel momento le due principali piazze finanziarie.

Gli Stati Uniti durante la grande guerra passarono da una situazione debitoria netta ad una situazione creditoria grazie al continuo afflusso di capitali che mandavano agli alleati durante il periodo belligerante, nel solo periodo tra l’agosto del 1914 fino al dicembre del 1916 gli Stati Uniti elargirono 2325 milioni di $ di prestiti, verso i paesi alleati.

La situazione che vedeva quindi Londra come grande creditore dei paesi in via di sviluppo per tutto il XVIII e XIX secolo, si modificò in maniera repentina con l’avvento della grande guerra, i motivi furono, la guerra, la differenza dei saggi d’interesse dei due paesi e la situazione geopolitica che avvantaggiava in maniera considerevole il nuovo continente.

A causa della difficile situazione e della legislazione Britannica che vietava afflussi di capitale verso l’estero in periodi di difficoltà, i grandi sindacati di investimento presero il ruolo di sottoscrittori dei crediti statunitensi.

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Capitolo 2.1

Un altro grande fattore che cambia le sorti del commercio internazionale.

Per comprendere a pieno lo scenario, è necessario tenere sotto controllo il tasso di cambio quando si parla di investimenti esteri, di fatti durante il periodo ante 1919 il dollaro e la sterlina raggiunsero la parità, cosa che permise ai grandi sindacati di investire somme ingenti nei titoli statunitensi, fino a che negli anni successivi il basso premio sulla sterlina e l’alto premio concesso dal dollaro, scaturito da un suo grande apprezzamento, ha permesso ai grandi sindacati britannici di liquidare grande parte delle stock statunitensi con enormi saggi d’interesse maturati anche grazie al cambio favorevole.

Anche se gli Stati Uniti si possono considerare, durante il periodo belligerante, una nazione

Creditrice, nel 1926 secondo il “bilancio reale del commercio” riportato dal The Economist nel successivo 1927, vedeva un ammontare di depositi da parte di stranieri in banche statunitensi per un ammontare pari a 1443 milioni di $, mentre 1874 milioni di $ furono quelli investiti tra prestiti governativi e sindacati d’investimento.

Quindi se pure la somma di investimenti statunitensi all’estero si aggira intorno ai 10 miliardi di $, da quanto riportato sul bollettino del commercio, annunciato dal presidente Hoover nel 1926. 8

Gli Stati Uniti divennero comunque debitori a breve termine e finanziatori a lungo.

Capitolo 2.2

I sindacati di investimento nel continente europeo

Ovviamente si evince anche da quanto detto sopra, il primato per quanto riguarda il numero di sindacati messi in piedi per la raccolta di capitale, senza ausilio di istituzioni finanziarie, che riuscirono ad acquistare ed amministrare società con lo scopo ultimo di un ritorno ed una piena diversificazione del capitale, vede al primo posto l’Inghilterra seguita dalla vicina Scozia.

Anche se ad oggi non è raro vedere anche negli altri paesi del vecchio continente corporazioni di investitori che senza il supporto di una banca, comprano lotti di titoli al fine di amministrare in maniera coordinata l’investimento, il principio di separatezza tra banca e industria porta i suoi svantaggi, anche perché diversamente dagli USA e dall’Inghilterra, i paesi europei mostrano un’avversione al rischio maggiore ed una maggiore fiducia nelle istituzioni finanziare.

Questo meccanismo si può spiegare anche nelle modalità di esecuzione, che negli stati uniti vede impegnati i cosiddetti “Investment Trust”, che oltre ad acquistare in blocco quote significative del capitale delle società bersaglio, lascia, di solito, piena libertà di governance al board.

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In Europa questa modalità viene messa in atto dalle corporazioni di investitori che sono quasi sempre affiancati da una banca e mirano più al controllo della società sia per quanto riguarda la percentuale di capitale sottoscritta sia per quanto riguarda le modalità di espressione di voto all’interno del consiglio.

Capitolo 3

La regolamentazione dei Club Deals negli USA

Per quanto riguata la regolamentazione a livello europeo, troviamo ben poco in diretto riferimento ai Club Deals o corporazioni di investitori, cose che è invece leggermente più presente nelle leggi di natura finanziare negli USA, a tal riguardo la SEC (Security and exchange commission), ha promulgato un bollettino per quanto riguarda i cosiddetti Investments Club.

In prima battuta la commissione ha definito gli investment clubs come un generico gruppo di persone, che allo scopo di investire in maniera coordinata, uniscono il capitale singolarmente apportato. I membri del club studiano genericamente differenti investimenti, allo scopo di decidere l’impiego dei fondi disponibili. Le decisioni possono essere prese su proposta del singolo con una maggioranza dei voti (internamente stabilita), gli incontri sono ordinariamente proposti liberamente e sono indirizzati verso la decisione di investimenti.

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La commissione oltre a quanto detto, dichiara di non regolare in genere i cosiddetti “Investment

Club”, anche notando che ogni investments club e unico nel suo genere, ma se necessario si collega ai seguenti regolamenti in materia finanziaria:

• La partecipazione dei membri all’interno dell’investment club potrebbe essere rappresentata da un titolo negoziabile, in tal caso viene regolato dal “Securities Act of 1933” • L’investment Club potrebbe essere sotto forma di società di investimenti, in tal caso viene regolata dal “Investments Company Act of 1940” • Un esperto che viene retribuito per l’analisi e la promozione di un investimento potrebbe essere considerato un promotore finanziario, in tal caso la fattispecie regolata dal “investment Advisers Act of 1940”, anche nel caso che uno stesso membro del club sia retribuito per la promozione di un singolo o molti investimenti, quest’ultimo è da considerare, promotore finanziario, per tanto regolato dal regolamento sopra citato.

Capitolo 3.1 La normativa in Italia

La regolamentazione italiana si basa su una serie di regolamenti innovativi riguardo

principalmente le cosiddette startup innovative o piattaforme di “equity ”:

A un particolare tipo di start-up (quelle innovative) sono dedicate alcune norme introdotte

dal decreto legge n. 179/2012 (convertito nella legge 17 dicembre 2012, n. 221) recante Ulteriori

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misure urgenti per la crescita del Paese (noto anche come Decreto crescita bis), così come

emendato dal Decreto Legge 28 giugno 2013, n. 76 (“Decreto Lavoro”, convertito con Legge del 9

agosto 2013, n. 99).

Il Decreto Crescita bis ha introdotto nel Decreto Legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (Testo Unico

della Finanza) l’art. 50 quinquies relativo alla «gestione di portali per la raccolta di capitale per le

start-up innovative» e l’art.100 ter che disciplina le «offerte attraverso portali per la raccolta di

capitali».

Il Decreto ha, altresì, delegato alla Consob il compito di disciplinare alcuni specifici aspetti del

fenomeno con l’obiettivo di creare un ambiente affidabile in grado, cioè di creare fiducia negli

investitori. La Consob ha adottato con delibera n° 18592 il regolamento il 26 giugno 2013.

Con la delibera n. 19520 del 24 febbraio 2016, la Consob ha approvato alcune modifiche al

regolamento n° 18592 sulla Raccolta di Capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite

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portali on-line. La revisione è stata legata anche alla necessità di recepire le disposizioni introdotte

dal Decreto Legge 24 gennaio 2015, n. 3 convertito in Legge 24 marzo 2015, n. 33, che hanno

modificato la normativa in materia di equity crowdfunding prevedendo fra l’altro l’estensione alle

PMI innovative della possibilità di effettuare offerte di capitale di rischio tramite portali on-line.

La Legge di Bilancio 2017 ha previsto l'emendamento del testo unico delle disposizioni in materia

di intermediazione finanziaria (TUF).

In particolare intervenendo sul disposto dell’art. 1, comma 5-novies ridefinendo le

piattaforme come “portali per la raccolta di capitali per le PMI”, per considerarli alla stregua di

«piattaform[e] on line che abbia[no] come finalità esclusiva la facilitazione della raccolta di

capitale di rischio da parte delle PMI come definite dalla disciplina dell’Unione europea e degli

organismi di investimento collettivo del risparmio o altre società che investono prevalentemente in

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PMI».

Successivamente il Decreto Legge 24 aprile 2017, n. 50 è intervenuto per derogare di fatto i commi

1, 2 e 3 dell’articolo 2468 del codice civile, armonizzando la normativa e rendendo effettivi gli

emendamenti proposti dalla legge di bilancio.

Al fine di uniformare la legislazione di secondo livello è intervenuta l’Autorità di Vigilanza che con

la delibera n. 20204 del 29 novembre 2017, modificando il regolamento secondo le indicazioni del

legislatore. In particolare, con esso è stata rafforzata la disciplina a presidio dei conflitti d'interesse

ed è altresì aumentato il livello delle tutele previste per gli investitori introducendo sistemi di

indennizzo a tutela degli investitori in base all’articolo 59 del TUF (ovvero, in alternativa,

imponendo alle piattaforme di stipulare un’assicurazione per i danni derivanti al cliente,

dall’esercizio dell’attività professionale).

È stata, infine, emanata la delibera 20264 del 17 gennaio 2018 volta a modificare il Regolamento

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CONSOB in materia di procedure per la segnalazione delle violazioni.

Le forme societarie più comuni sono quelle della S.G.R. regolamentata dall’art. 34 T.U.F.

Capitolo 3.2

Uno schema societario ad hoc

Ma una novità interessante per questo panorama sono le nuove Società di investimento semplice;

Con il decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019 (cd. “Decreto Crescita”), in vigore dal 1° Maggio 2019,

il Governo ha introdotto nel panorama finanziario italiano l’istituto della “Società di Investimento

Semplice” (SIS), un nuovo strumento di investimento tramite il quale il Legislatore si propone di

incentivare l’afflusso di capitali verso le Piccole e Medie Imprese (PMI)[1] non quotate in mercati

regolamentati.

In particolare, l’articolo 27 del Decreto Crescita introduce nel Testo Unico della Finanza (di

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seguito, “TUF”, approvato con D. Lgs. n. 58 del 24 febbraio 1998) le c.d. “Società d’investimento

Semplici” che sono definite dall’articolo 1 comma 1 lettera i-quater, come società costituite in

forma di SICAF (Società di investimento a capitale fisso)[2] che gestiscono direttamente il proprio

patrimonio e che rispettano le seguenti condizioni:

1) patrimonio netto che non ecceda € 25.000.000,00;

2) avente per oggetto esclusivo l’investimento diretto del patrimonio raccolto in PMI non quotate

su mercati regolamentati che si trovino nella fase di sperimentazione (seed

financing), costituzione (start-up financing) o di avvio dell’attività (early-stage financing);

3) non ricorre alla leva finanziaria (non deve quindi acquistare o vendere attività finanziarie per un

ammontare superiore al capitale posseduto);

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4) dispone di un capitale sociale almeno pari a quello previsto dal codice civile per le società per

azioni[3];

5) sede legale e direzione generale in Italia;

6) gestita da “investitori professionali”[4] che devono stipulare un’assicurazione sulla

responsabilità civile professionale adeguata ai rischi derivanti dall’attività svolta (in conformità,

peraltro, alla disciplina UE).

Inoltre, i soci fondatori che costituiscono una o più SIS, con capitale cumulato di 25

milioni, non potranno crearne un’altra se non dopo la messa in liquidazione di uno o più delle SIS

preesistenti.

Infine, pur godendo di un regime semplificato, le SIS rimangono soggette al preventivo obbligo di

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costituzione da parte di Banca d’Italia come previsto comunemente per tutti i gestori nonché al

complesso di obblighi imposti dal Regolamento delegato (UE) n. 231/2013 e dovranno quindi

essere iscritte nell’apposito albo tenuto da Banca d’Italia.

MA QUALI FINALITA’ PERSEGUE LA SIS?

Le SIS sono società di investimento inserite nel nostro panorama finanziario che hanno come

oggetto sociale esclusivo “l’investimento collettivo raccolto in PMI non quotate su mercati

regolamentati che si trovino nella fase di sperimentazione, di costruzione e di avvio dell’attività “ e

che hanno come unico scopo supportare PMI e imprese in fase di crescita, con uno strumento che

faciliti la raccolta dei relativi capitali.

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In conclusione, alla luce di quanto sopra riportato, possiamo considerare le SIS come società

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introdotte nel panorama finanziario italiano per incentivare l’afflusso di capitali verso le Piccole e

Medie Imprese (PMI) non quotate in mercati regolamentati, e che replicheranno di fatto la

struttura del club deal[5].

Potrebbero pertanto costituire una nuova opportunità di investimento per gli investitori.

Tuttavia, non si può escludere la possibilità che in sede di conversione parlamentare del decreto-

legge (che dovrà concludersi entro il mese di giugno) la disciplina delle SIS possa venire

ulteriormente modificata e quindi vi siano ulteriori approfondimenti da fare.

Capitolo 3.3 Spunti in materia di legislazione societaria

[1] L’articolo 2, paragrafo 1, lettera f) del Regolamento (UE) n. 2017/1129 definisce le PMI come

quelle società che, sulla base dell’ultimo bilancio approvato, rispettino almeno due tra i tre

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seguenti requisiti:

(i) meno di 250 dipendenti;

(ii) totale delle attività di stato patrimoniale non superiore a 43 milioni di euro, e

(iii) ricavi netti annuali non superiori a 50 milioni di euro.

[2] Le società di investimento a capitale fisso sono società costituite in forma di società per azioni

a capitale fisso, che possono investire il loro patrimonio non solo attraverso l’emissione di azioni,

ma anche tramite l’emissione di altri strumenti finanziari partecipativi, con il solo divieto degli

strumenti obbligazionari.

[3] ART 2327 C.C: Le società per azioni devono costituirsi con un capitale non inferiore

centoventimila euro.

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[4] Gli investitori professionali sono coloro che possiedono l’esperienza, le conoscenze e la

competenza necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni in materia di

investimenti e per valutare correttamente i rischi che assumono; si includono quindi anche i c.d.

business angels e non solo i soggetti dotati dei requisiti previsti dal TUF.

[5] “I Club deal sono dei veri e propri sindacati d’investimento tra quegli individui o quelle famiglie

molto facoltose che fanno parte dei c.d. High Net Worth Individual (persone che possiedono un

elevato patrimonio netto), che si riuniscono in gruppi per effettuare investimenti in imprese al fine

di sostenerne lo sviluppo e l’internazionalizzazione, realizzando al contempo un guadagno che

vada ad incrementare il proprio patrimonio e a remunerare il rischio”.

Altra definizione, chiarisce come il CLUB DEAL sia

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“una transazione tra un numero ristretto di investitori di Private Equity che, unendosi, impegnano

dei capitali collettivamente per l’acquisizione o il finanziamento di un target, su cui singolarmente

non sarebbero in grado di investire. L’allocazione di una quota parte rispetto al capitale

complessivo permette ai singoli investitori, non solo di accedere a investimenti più rilevanti, ma

anche di ridurre il rischio”.

Capitolo 4 Caso di studio: Angel list

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Jake Seid ha trascorso più di un decennio come amministratore delegato di Lightspeed Venture

Partners e quattro anni come presidente del gigante immobiliare Auction.com (ora Ten-X), prima

di dedicare il suo tempo investendo nel futuro dell'immobiliare (tra gli altri temi). In questa

intervista, cerchiamo di entrare all’interno dell’ottica del suo investimento in Roofstock, una

startup immobiliare che ha appena raccolto un finanziamento di serie B da 20 milioni di dollari da

Lightspeed e altri, ci concentriamo su tre punti principali:

• Perché Jake pensa che l'immobiliare sia il prossimo grande pilastro dell'economia a muoversi online?

• Come Roofstock sta rendendo gli investimenti in immobili in affitto accessibili come gli investimenti nel mercato azionario?

• Come Jake sfrutta la sua esperienza in Lightspeed e Ten-X per portare valore ai fondatori

delle startup?

Intervista:

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Julie Ruvolo: Voglio iniziare con il risultato di Google Immagini. Hai avuto una vita precedente come bodybuilder?

Jake Seid: Sarebbe un affascinante post sul blog, "Da Bodybuilder a VC", ma purtroppo non sono io.

Tu sei Jake Seid, il VC. Hai avuto un lungo track record presso Lightspeed Venture Partners, uno dei fondi più performanti della Silicon Valley.

Lightspeed è un fondo molto attivo, tra le operazioni da loro portate avanti ne riacordiamo alcune come: Cisco ha acquistato AppDynamics per 3,7 miliardi di dollari, Nutanix è stato pubblico a 5 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, MuleSoft ha presentato una richiesta di IPO di recente e Snapchat ha appena avuto un'enorme IPO. Si tratta di una grande partnership che lavora molto duramente per le loro aziende. quando viene invece chiesto a jake cosa ha maturato durante quest’esperienza:

I miei undici anni alla Lightspeed sono stati formativi. Sono stato assunto a circa 24 anni, dopo aver eseguito una linea di prodotti di successo presso Cisco Systems. Ho imparato moltissimo su come le startup vengono costruite, come hanno successo e dove sono le buche.

Ho imparato molto anche sulle persone. Sembra tutto molto generico, ma si inizia con grandi squadre e mercati molto grandi, e da lì, si guardano ad altre cose, come i modelli di business: Hai

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un modello che ha la possibilità di essere un business ad alto margine? Un modello in cui è possibile costruire barriere all'ingresso nel tempo, puoi diventare molto competitivo e ottenere margine, allora gareggiare e via!

Dopo Lightspeed, Jake ha trascorso quattro anni in Ten-X, una società di 800 persone che fattura miliardi in transazioni immobiliari annuali. Grazie a questa esperienza e non solo lavorando a Lightspeed ho capito come, grandi aziende riescono ad ottenere grandi successi quando agisci da pioniere spostando un pilastro dell'economia dalla modalità offline a quella online: Amazon nel retail, Google nella pubblicità, Priceline nel turismo.

Nel 2011, il numero di grandi pilastri dell'economia che non aveva ancora fatto la loro mossa iniziale online erano molti, ma non moltissimi. Tuttavia, quando ho iniziato a guardare a quali altri grandi pilastri dell'economia non hanno ancora fatto quel cambiamento, ho visto che l'immobiliare era uno di quelli.

Sono entrato a far parte di Auction.com (ora Ten-X) nel 2011, che all'epoca aveva una grande attività immobiliare offline, ma stava cercando di costruire sull'esperienza maturata nel campo delle aste immobiliari, un concorrente a eBay. Jake racconta che ha portato l'azienda in una direzione diversa di costruzione, e verso un mercato verticale focalizzato solo sulle transazioni immobiliari. Jake diceva giustamente che essere un mercato a due lati focalizzato verticalmente

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(rispetto a un’organizzazione orizzontale come un eBay) va bene quando hai a che fare con un

Mercato multi-miliardario.

L’immobiliare è un settore così vasto e diversificato,dove Jake ha visto l’opportunità in molti pezzi dell'ecosistema immobiliare su cui Ten-X non era focalizzato, e ha deciso di iniziare a investire in quell'ecosistema. Così è entrato nel comitato consultivo di Ten-X e ora ne fa parte e garantisce il suo apporto investendo e consigliando.

Recentemente ha investito in Roofstock, una startup con sede a Oakland che sta cercando di rendere facile investire in immobili in affitto unifamiliari come investire nel mercato azionario.

Qual è l'opportunità?

I fondatori di Roofstock, Gary Beasley e Gregor Watson, sono un team molto dinamico. Hanno aperto la strada alla categoria "Own to Rent" nel mondo offline, il che significa che invece di trovare una casa per fissarla e capovolgerla, si acquista una casa per affittarla a lungo.

Molte persone possiedono azioni, ma non possiedono immobili come parte del loro portafoglio di investimenti complessivo, perché l'acquisto di una proprietà a scopo di investimento è come comprare un servizio: Qualcuno deve gestirlo. Anche se si assume un gestore di proprietà, qualcuno deve gestire quel gestore di proprietà e affrontare le cose inevitabili conseguenze

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derivanti dal possedere e mantenere una casa.

L'idea chiave con Roofstock è quella di separare il funzionamento dall'investimento e fare per il mercato immobiliare ciò che Charles Schwab ha fatto per il mercato azionario. E quando lo si fa su scala istituzionale, si possono ottenere molte efficienze: Sei in grado di p gestire i tuoi beni, gestire gli inquilini e gestire i posti vacanti per conto dei singoli proprietari. Grazie a Roofstock si ottiene una grande comprensione dell’investimento che sta all’interno del mercato, perché è possibile possedere un mucchio di proprietà, e allo stesso tempo si sa esattamente il valore di liquidazione della posizione.

Come esempio della portata dell'opportunità, oggi ci sono circa 12 milioni di case negli Stati Uniti che sono di proprietà al solo scopo di generare una rendita dalla locazione. Se si rende questo processo più efficiente, è un grande mercato, ma c'è l'opportunità di far crescere il mercato stesso.

Come si è unito il tuo rapporto con Roofstock?

Conoscevo i fondatori e il loro buon lavoro nella loro precedente azienda, Waypoint, dai miei tempi a Ten-X. Khosla Ventures mi ha presentato Gary e Gregor e l'abbiamo fatto, così mi sono unito come consulente. Mentre la loro Serie B si riuniva, sentivamo che avrebbe avuto senso mettere insieme un sindacato AngelList per partecipare al round che Lightspeed stava conducendo.

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Roofstock ha raccolto 20 milioni di dollari per la loro serie B, guidata da Lightspeed Venture

Partners, con la partecipazione degli investitori esistenti Khosla Ventures, Ventures,

Nyca Partners, QED Investors e SV Angel. Quanto hai investito attraverso il tuo sindacato

AngelList? Gli altri VC sono stati accoglienti per la tua partecipazione?

È stato piuttosto semplice. Io in genere cerco di mettere insieme qualcosa che non mira a prendere la proprietà e il controllo, e non avrebbe neanche senso con una prospettiva da sindacato AngelList. Per quanto riguarda il non essere troppo piccolo. In un giro da 20 milioni di dollari, qualcosa nell'ordine di 6 cifre non è un morso abbastanza grande da far preoccupare nessuno.

Sono relativamente nuovo in AngelList - ho investito sulla piattaforma per otto mesi o giù di lì.

Penso che molti VC e imprenditori siano stati inizialmente preoccupati per AngelList, come, "Oh, le mie informazioni riservate verranno trasmesse al mondo. La gente potrebbe pensare di iniziare o investire in un concorrente, e io non voglio ". Penso che i primi giorni di AngelList fossero mirati più ad allargare la rete del network.

Mentre ora tutte le offerte su AngelList sono private per impostazione predefinita.

Sembra che sia diventato molto più di una piattaforma di raccolta fondi privata, al contrario di una piattaforma pubblica.

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Ci sono parti della piattaforma AngeList che sono state particolarmente utili per te?

Una cosa che è molto utile è la fiducia che AngelList ha costruito per quanto riguarda i veicoli che strutturano. Ad esempio, quando si riuniscono gli investitori per un accordo, nessuno sta chiedendo di leggere l'accordo LLC o apportare modifiche agli accordi.

Se sei un singolo investitore mettendo insieme veicoli per scopi speciali, potresti trovare grossi impedimenti burocratici, come gli investitori sindacati per capire ogni LLC che viene messo insieme. Poiché AngelList ha portato la standardizzazione a questo, dà a tutti comfort e rende il processo semplice e intuitivo.

L'altra grande cosa di AngelList è che permette alle persone di andare oltre la loro tipica rete di investitori ed espandere la loro base di sindacato. Permette alle persone con capitale di trovare persone che fanno offerte interessanti, e prendere parte quando potrebbero non essere stati in grado di in passato.

Qual è il tuo approccio per lavorare con i fondatori in cui hai investito? Niente che porti via dal tuo tempo a Lightspeed e Ten-X?

Quando lavoro con un CEO, posso contribuire a colmare la prospettiva a livello di consiglio delle

VC con l'ambiente operativo quotidiano in cui vivono i CEO. Sia gli amministratori di persona che i

VC sanno che non porto un ordine del giorno quando condivido il mio punto di vista. Quindi, se c'è

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una differenza di punti di vista, posso essere un terzo neutrale che si è seduto in entrambi i loro posti. Inoltre, dato che non prendo i posti del Consiglio, gli amministratori cedevoli spesso si sentono a proprio agio nell'anteprima delle cose che vogliono discutere con i loro board / VC, e posso mettere alla prova il loro pensiero prima di entrare nella riunione del consiglio.

Penso che sia fondamentale, però, non forzare i consigli. Ho dialoghi regolari con gli amministratori di persona con cui lavoro, ma è in termini e tempi.

Posso anche essere molto utile nel team building, che è fondamentale nelle prime fasi in quanto imposta il DNA dell'azienda. A Ten-X, per esempio, ho reclutato membri del Consiglio come Kevin

Johnson, il nuovo CEO di Starbucks, e consulenti come Deep Nishar, l'SVP di lunga data del prodotto presso Linkedin.

Assumere persone fuori dalle migliori aziende è spesso più difficile perché stai cercando di separare il contributo specifico dell'individuo dallo slancio dell'azienda di cui hanno fatto parte.

Posso sostenere il CEO per capire se il candidato è la persona giusta per aiutarli a risolvere ciò che hanno specificamente bisogno di risolvere.

Al di là del settore immobiliare, quali sono alcune altre aree in cui sei entusiasto di investire?

[Jake]:Fintech è un segmento interessante e un'estensione naturale del focus immobiliare. Ho

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investito in società legate ai mutui, ai finanziamenti speciali e ai pagamenti.

Vertical SaaS è anche interessante: L'idea che le industrie che non hanno adottato software nel vecchio modello on-premise, stanno ora adottando il software per la prima volta. Guardate

Dealertrack – Che ha recentemente ottenuto 4 miliardi di dollari. Dodici anni fa, i VC non avrebbero mai pensato di costruire un'attività per vendere software ai rivenditori di auto.

SaaS consente una rapida crescita verticale, ci sono molti altri segmenti che si stanno aprendo a grandi opportunità di crescita.

L'apprendimento automatico è un'altra tendenza chiave. Lo vedo come quasi un cambiamento fondamentale dell'architettura, e quando ciò accade, è possibile ripensare i segmenti chiave del software: SFA, CRM, assistenza clienti, RISORSE umane, ecc. per essere riprogettati con l'apprendimento automatico da zero.

Fintech e machine learning possono sembrare esagerati, ma poiché hanno un impatto sui mercati da trilioni di dollari e in più, ci considero nei primi inning di una trasformazione che durerà più decenni. Amazon, per esempio, è stato avviato quasi 25 anni fa, e ha ancora uscite multimiliardarie da aziende di e-commerce innovative.

Dove sei diretto te come investitore quando guardi avanti la tua traiettoria? Dove pensi che sia diretto il modello VC?

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Ho iniziato a investire nel 2000 e da allora il modello di rischio, l'industria e le dinamiche competitive sono cambiati molto.Il Venture si è interrotto, in qualche modo. Quello che AngelList sta facendo è molto innovativo, e ha avuto la sua influenza sul mercato.

Penso che la dinamica chiave che vedo cambiare è che le aziende, sia di consumo che B2B, guarderanno oltre frontiera prima o poi. Alla velocità della luce si arriva molto presto in Cina, la teoria dei silos dice che: c'erano aziende cinesi, e c'erano aziende statunitensi, e i due mondi non hanno interagito. In attesa, questi silos si disintegrano e le aziende su ogni lato dell'oceano approfittano non solo del loro mercato interno, ma anche dell'altro grande mercato. Penso che questa tendenza cresca solo più pervasiva in futuro: gli investitori con competenze e risorse transfrontaliere inizieranno a differenziarsi.

Per quanto mi riguarda, sembra banale, ma mi appassiona moltissimo lavorare con grandi squadre che vogliono cambiare il mondo. Penso che sia molto divertente. Quindi il mio piano è quello di continuare a investire, e AngelList è una grande piattaforma per farlo.

Capitolo 4.1

Caso di studio 1.2

Come Dave Eisenberg si è guadagnato un posto in PayJoy per un round di serie A

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In questa intervista con Dave Eisenberg, CEO di Floored e co-fondatore di Red Swan Ventures, entriamo e cerchiamo di capire l’ottica nel suo investimento in PayJoy, una piattaforma di finanziamento al consumo per il prossimo miliardo, per imparare:

Come ha guadagnato una dotazione nella serie A di PayJoy con Union Square Ventures

Perché sta investendo con AngelList invece di raccogliere un nuovo fondo

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Quattro motivi per cui i fondatori dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di lavorare con i lead del sindacato

Julie Ruvolo: PayJoy ha appena chiuso una serie A da 8,5 milioni di dollari guidata da Union Square

Ventures e altri 9,5 milioni di dollari in veicoli di debito. Hai avuto un'allocazione in quel turno, ma hai anche guidato il precedente round di PayJoy nel dicembre 2015 attraverso Red Swan, la tua società di VC con Andy Dunn. Come sei entrato nell'accordo?

[Dave Eisenberg]: PayJoy è stato un rinvio di un fantastico investitore della costa orientale chiamato Spencer Lazar dal generale Catalyst. Forma un team incredibilmente forte, e una grande opportunità per portare i dispositivi moderni e digitali, a partire dagli smartphone, alla classe cosi detta “a basso reddito”, estendendo le linee di credito per pagare i loro smartphone. PayJoy rende un acquisto molto costoso accessibile con un piano pay-as-you-go. Una forma di prestito a breve termine dipendente dall’ordine di grandezza del prezzo.

Per lo più, abbiamo investito in PayJoy grazie al team che ci è stato presentato. Abbiamo ideato questo quadro con Red Swan, con cui abbiamo portato avanti progetti con ogni squadra che incontriamo chiamata MATE, che sta per:

Il Magnetismo dell'imprenditore per reclutare persone e capitali

L'Autenticità che hanno per il raggiungimento della missione, di quella particolare attività

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La loro Tenacia

La loro Capacità di evolvere l'idea man mano che imparano di più o come i loro presupposti fondamentali sono messi in discussione.

Il team di PayJoy era fuori scala in tutte queste dimensioni. Non c'era mai dubbio che avrei partecipato ai round successivi di PayJoy, perché li ho visti operare negli ultimi 12 mesi. E vedere un investitore di primo livello come USV investire, anche quando i dati sono ancora aleatori circa il business, è stato semplicemente fantastico.

Come hai fatto a tirare fuori il giro di finanziamenti su AngelList?

[Amministratore delegato di PayJoy] Doug Ricket mi ha chiamato quando stava pensando di allevare una serie A, e abbiamo fatto alcune presentazioni a tutti i fondi che pensavamo avrebbero avuto una connessione con i fondatori mobili, fintech e mission-driven. Ha ricevuto delle proposte da un fondo, poi ne ha ricevuta una dalla Union Square Ventures.

Una volta iniziato il finanziamento, sapevo che ci sarebbero stati tonnellate di domande e offerte.

In questo caso, l'intero round è stato significativamente sovrasottoscritto. Dovresti chiederlo a

Doug. E 'stato forse 2X o più over-subscribed.

È fantastico.

Fondamentalmente, a quel punto, il fondatore ha il controllo totale su chi vuole far entrare in nel

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round. E 'stata una ricompensa per ottenere un'allocazione in A.

Riguardo al mio coinvolgimento penso che Doug era desideroso di farmi entrare si da quando eravamo stati partner strategici durante il primo anno o due della società, nella fase cosiddetta di seme / costruzione.

PayJoy è un affare davvero interessante, perché stanno chiaramente raggiungendo il prossimo miliardo, che molti investitori della Silicon Valley rifiuterebbero in anticipo come un "demografico poco attraente". Stanno aiutando il prossimo miliardo a connettersi estendendo le linee di credito per pagare i loro smartphone.

Poi di nuovo, non sono sorpreso che USV ha investito, a causa delle opinioni di Fred Wilson sulla seconda rivoluzione smartphone nei mercati emergenti.

In America Latina, ad esempio, dove metà della popolazione è offline e non bancaria, la fintech è la categoria più grande di investimenti in VC, ed è difficile trovare un accordo in cui non ci sia anche qualche tipo di impatto sull'inclusione sociale, involontaria o diretta.

C'è una linea diretta che si può trarre dalla sola fornitura di internet nelle mani dei clienti di

PayJoy, poi sta a loro essere in grado di creare opportunità economiche per se stessi.

Internet è un incredibile motore di trasformazione economica. PayJoy è fondata sull’internet mobile, lo smartphone e diretta a tutte le persone del mondo che non lo hanno. Per farlo in modo

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economicamente sostenibile è qualcosa che ha attirato l'attenzione di tutti i principali vettori

[gigante delle telecomunicazioni Orange investito nella serie A di PayJoy].

Doug ha trascorso diversi anni portando energia in alcune delle parti più povere dell'Africa prima di iniziare PayJoy con Mark Heynen e Gib Lopez.

L'idea è nata dal vedere quanto sia stato trasformativo per gli imprenditori ottenere uno smartphone e connettersi.

La sua visione è assolutamente quella di portare tutto questo in tutto il mondo, e di portarlo a prodotti al di là degli smartphone. Questo è qualcosa in cui, data l'esperienza tecnica del team, accoppiato con le loro esperienze di vita e la loro visione per la piattaforma, anche se un concorrente dovesse emergere, avrei creduto e scommesso comunque su questa squadra, contro qualsiasi altra squadra al mondo su questo particolare problema.

Parlando di squadre, tu e Andy Dunn tornate ai primi giorni a Bonobos, e state investendo con lui da quando avete iniziato Il Cigno Rosso nel 2010.

Come avete deciso di iniziare a investire insieme?

Una delle cose interessanti che è successa a Bonobos era che, abbiamo iniziato a ricevere ping da altre persone davvero di talento che stavano pensando di avviare aziende di e-commerce a New

York. "Possiamo aiutare queste persone, perché lo stiamo imparando mentre andiamo, e

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possiamo aiutarli a evitare i nostri errori".

Abbiamo detto: "E se presentiamo una società interessante che tratta deal come ci vengono proposti, e noi lo ripresentiamo di nuovo a un gruppo di investitori “angelici” che conosciamo?

E ognuno di noi può mettere poche migliaia di dollari.

Andy aveva inoltre in un mucchio di debiti studenteschi e non aveva alcun risparmio.

I nostri primi affari, la gente diceva: "Se voi ragazzi potete continuare a portarmi questo, continuerò a investire con voi."

Non sapevamo che la struttura del sindacato pre-AngelList avrebbe causato enormi quantità di complessità legali e operative lungo tutta la linea. Così ero pronto a capire la loro proposta di valore dei loro prodotti sindacati, perché avevo già fatto pre-sindacati.

Questa idea di imprenditori che stanno praticando attivamente il ruolo di CEO o fondatore e vedere altri imprenditori che avrebbero amato la proposta è diventata la tesi dietro Red Swan, che ha continuato ad essere una serie di fondi dedicati - quasi 20 milioni di Dollari AUM nel periodo di circa cinque anni.

Il motivo per cui ho trasferito la mia attività di investimento nei sindacati AngelList è che il nostro ultimo fondo stava andando molto bene, ma una delle sfide di essere un CEO e fare investimenti fuori dalla struttura di un fondo e, se si fa bene, l'aspettativa è che il fondo crescerà. Il nostro

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fondo era un fondo di 10 milioni di dollari, quindi l'aspettativa era che sarebbe diventato un fondo di 20 o 30 o 40 milioni di dollari. Questo diventa insostenibile a causa di una divisione temporale: dividevamo un fondo tra tre amministratori di recente a tempo parziale e un ragazzo junior a tempo pieno. Era plausibile poter fare quello che stavamo facendo, ma espanderci da lì sarebbe stata davvero una impresa difficile.

Con Red Swan abbiamo cercato di media 250k dollari in ogni attività. Con i prodotti sindacati, è possibile investire una quantità minore di capitale, di solito intorno agli 80K o 100K dollari, personalmente ho recentemente messo in piedi un investimento di un milione di dollari in una società di portafoglio Red Swan in tarda fase. Questo è il tipo di affare che, per la struttura del fondo dedicato non mi sarebbe stato possibile implementare, mentre grazie alla flessibilità del sindacato ho potuto portare avanti anche questo progetto.

Credo di aver fatto quattro accordi negli ultimi mesi.

E ora sto fondamentalmente sindacando le offerte che avrei fatto con il fondo Red Swan IV su

AngelList.

Red Swan è stato il mio veicolo di investimento principale per circa sei anni - abbiamo investito in oltre 50 aziende di sementi. E continuo a gestire Il Cigno Rosso, anche se ora siamo in modalità di manutenzione.

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Sono entusiasta di poter migrare le mie nuove opportunità di investimento al mio sindacato AL.Il mio primo deal sindacato, l’ho sancito l’anno scorso investendo in Thrive Capitale. Questa è stata la prima volta che ho effettivamente eseguito il processo.

Come si utilizzano i prodotti sindacati?

Non sono dogmatico su chi può o non può entrare in un sindacato.

Quello che sto cercando di fare, è abbinare l'urgenza di quanto velocemente il round si sta alimentando con la dimensione dell'allocazione, il business e gli investitori giusti.

Sono perfettamente felice di riunire persone che vogliono fare investimenti di 5 e 10 K dollari, se intendono partecipare a più di un investimento nel tempo, e se sono appassionati di quello che l'azienda sta facendo.

AngelList lo rende possibile ora per ogni singola startup. Ma non sto neanche cercando di disturbare le persone che distribuiscono prodotti finanziari più comuni, o che amano investire direttamente in fondi.

Sono andato da quelle persone quando ho avuto un sindacato molto più grande, per l'investimento di 1 milione di dollari che ho fatto in Prato moderno.

I fondi affiliati AngelList sono andati in uno qualsiasi dei tuoi affari?

I fondi sono andati nella maggior parte dei miei affari.

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Com'è lavorare con loro?

Mi piace molto lavorare con i fondi perché sono sofisticati. Si muovono molto rapidamente, e sono molto chiari - L'unica volta che non hanno partecipato al mio accordo, sono stati molto chiari sul perché infatti.

Grazie a questa chiarezza AL si è posizionata, come un leader sindacato, perché è qualcosa che si considera quando si sta parlando con l'azienda.

Se sai che i fondi non saranno partecipanti, devi sapere che sarai in grado di riempire il sindacato con gli altri sostenitori.

Io sicuramente non credo che sia una sorta di "sforzo zero" essere un sindacato lead su AngelList.

Devi coltivare i tuoi sostenitori, e a volte, in realtà devi sbrigarti.

Uno dei motivi per cui mi piace di investirei fondi su AngelList, è guardare all'affare di fronte ai miei sostenitori e che a volte hanno bisogno di sapere quanto sto investendo entro 24 o 36 ore.

È difficile dare alle persone così poco preavviso se hai intenzione di aprirlo ad un vasto pubblico.

Le persone che sono abituate a prendere decisioni così velocemente hanno i propri criteri. Queste sono le persone da cui vado quando ho bisogno di un giro super-breve, perché voglio riempire ogni locanda che ottengo. Non voglio mai non capirlo. Mi piace pre-veterinario l'accordo con i fondi su quanta domanda c'è, quindi non sono nella situazione in cui sto indovinando cosa sarò in

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grado di riempire.

Come spieghi AngelList quando parli con altri fondatori? Quali sono alcune delle sfide legate alla spiegazione di come lo si utilizza?

Per i fondatori, è una piazzola abbastanza semplice da parte mia:

Uno - Questo mi permette di investire nella tua azienda in un modo che prima non potevo. O non avevo i fondi, o era fuori dal mandato del fondo, quindi questo è un modo per farmi coinvolgere.

Due - Questo è un modo per me di essere coinvolto in modo molto flessibile, se questo è l'ultima tranche da 100K dollari di cui avevate bisogno, o se avete bisogno di un impegno precoce per 250K dollari.

Tre - AngelList permette una certa scalata. Nella misura in cui ho un pro rata nella maggior parte degli investimenti, come aziende continuano a crescere e scalare, questo è l'unico veicolo che mi permette di scalare facilmente e partecipare con loro.

Quattro - È possibile utilizzare AngelList come piattaforma di marketing, per commercializzare se stessi a persone di alto profilo che sono sulla piattaforma, e per incanalare piccoli investitori angelo che non avrebbero partecipato senza. Diciamo che hai 10 persone, ognuna delle quali vuole mettere in 5K dollari. E 'davvero difficile farlo senza qualcuno che riunisce e organizza per quelle persone, quindi c'è tutta la logistica che AngelList semplifica.

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Per quanto riguarda gli svantaggi andare, solo spiegando AngelList, un sacco di persone pensano che devono mettere tutte le loro informazioni là fuori pubblicamente, che è una totale impossibilità per la maggior parte dei fondatori. Basta spiegare i sindacati, come funzionano e come le offerte sono fatte dove non c'è bisogno di esporre tutte le informazioni riservate - penso che sia la sfida principale, e l'opportunità, nello spiegare AngelList.

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Capitolo 5

Funzionamento dei club deals

Riassumendo il fenomeno dei Club Deal nasce come un vero e proprio private equity , dove più private equity firms uniscono i loro assets per sottoscrivere capitale di altre società private che rappresenta il progetto di investimento, questa pratica ha storicamente permesso ai fondi di comprare aziende molto più grandi e costose a livello unitario di quanto avrebbero potuto se invece avessero fatto l’acquisizione con il solo capitale proprio. Un ulteriore vantaggio e la separazione dei rischi assunti che non fanno cosi capo ad un singolo soggetto sottoscrivente ma ad un pool di investitori che possono anche impiegare i loro restanti surplus finanziari in altri progetti in maniera tale da limitare al minimo la componente idiosincratica del rischio.

Il grande vantaggio di un club deal sta nel poter seguire tutta l’operazione dall’inizio alla fine,

costruendo passo dopo passo ogni aspetto manageriale, legale e fiscale.

Le capacità di governance degli specialisti permette di finalizzare ogni decisione alla

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massimizzazione degli obbiettivi prefissati e di modificare le strategie flessibilmente al mutare

degli scenari presentati in corso d’opera.

La modalità di partecipazione possono variare da progetto a progetto, comunque generalmente

un numero ristretto di investitori privati e una società di servizi di consulenza decidono di investire

in un progetto, così si ha la creazione del Club Deal.

La società di consulenza poi valuta le potenzialità del progetto e, attraverso le competenze del

board, delinea il processo necessario a trasformarlo in un progetto di successo, vengono quindi

selezionati gli investitori privati che possono essere interessati al club deal e ad ottenere un

rendimento elevato, l’offerta quindi di consueto viene data con un exit a tempo determinato.

Questo processo permette, attraverso il pool di investitori, di affrontare un’acquisizione di grossa

dimensione con singoli investimenti limitati, grazie alla forza contrattuale della collettività.

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L’esperto consulente nella fattispecie individua le migliori opportunità di investimento e mette a

disposizione dei clienti, dei team consolidati e specializzati in materia e inoltre la profonda

conoscenza del mercato per valorizzare e massimizzare l’opportunità di investimento, cosi facendo

le opportunità di guadagno sono condivise da tutto il club deal mentre il rischio è limitato al

minimo da parte del singolo sottoscrittore.

Questa pratica di investimento si fonda su 5 punti focali quali:

1. Condivisione, intesa come ricerca di un obbiettivo comune.

2. Trasparenza, dove i soci hanno il controllo attivo dell’operazione

3. Esclusività, il numero di soci ammesso è limitato

4. Redditività, in genere questi progetti presentano alti tassi di rendimento

5. Breve durata, i club deal per singolo progetto sono limitati nel tempo

In una ottica globale bisogna comunque tenere distinti i sindacati di investimento dalle compagnie

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di finanziamento, le quali apportano capitale non di rischio, valutando il progetto presentatogli e

analizzando prospetticamente i possibili flussi di cassa, stimando cosi un rating creditizio del cliente

che funge da garanzia per il rientro del capitale, ovviamente al lordo degli interessi, dai quali le

compagnie di finanziamento ottengono il loro margine.

Gli investimenti sindacati o club deal invece cercano di sfruttare i capitali riuniti nella maniera più

efficiente possibile permettendosi di attendere fasi del mercato alterne sfruttando periodi di

overbuying per liberarsi degli asset presenti e comprando nei periodi di overselling, generando cosi

rendimenti generalmente più alti delle consuete società di investimento.

In questa ottica i sindacati si impegnano da statuto a non indirizzare il capitale verso singoli impieghi

o comunque impieghi che comportano un fattore di rischio comune.

Citando lo statuto di uno dei più grandi fondi sindacati d’America:

1. Il sindacato accetta titoli nel suo portafoglio di corporazioni costituite da almeno 4 anni

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2. I fondi della corporazione possono essere investiti negli Stati Uniti d’America per un limite massimo pari al 70% del patrimonio complessivo, ma non mai più del 55% in Gran Bretagna e limitatamente al 35% negli altri paesi

3. In nessun commercio o industria è permesso impiegare più del 10% dei fondi

4. Non più del 1.5% dei fondi possono essere concentrati verso un singolo debitore, almeno che questo non sia una fonte governativa dove comunque il limite rimane fermo al 5%

5. Il sindacato terrà nel suo portafogli almeno 400 titoli

Questo dimostra un assoluto impegno dai parte degli investitori sindacati alla diversificazione

quantitativa, la quale viene sempre accompagnata da una strategia di diversificazione qualitativa.

A questo punto mi sembra corretto citare Charles F. Speare che in un brillante articolo della

popolare (Review of Reviews) “In America l’investimento si è ridotto ad una scienza esatta”

Per questo nei più importanti fondi sindacati il ruolo degli esperti si riassume in una costante ricerca

a livello globale dei titoli presenti sul mercato, creando man mano una lista quanto più sintetica e

dettagliata dei titoli raccomandabili.

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Queste analisi si basano su grandezze come statistiche del commercio estero, indici dei prezzi al

consumo dei vari paesi, report credibili su andamenti di settore a livello globale o più

geologicamente concentrati, margini di settore, tassi di cambio delle valute nazionali, andamenti

dei debiti pubblici e costo della mano d’opera.

Grazie alle grandi menti impiegate ed allo sviluppo di sistemi di scoring dei singoli titoli basato su

modelli statistici multivariabile, questi grandi fondi sono in grado di prevedere le fasi favorevoli e

avverse del mercato, cercando di cavalcare le onde positive e negative grazie ai piccoli limiti in

materia di negoziazione ai quali sono sottoposti.

Capitolo 5.1

I club deal in Italia

Anche in Italia la presenza dei club deal si fa sempre più fitta, questo anche perché alla luce della

risalita delle principali asset class degli ultimi mesi, i detentori di grandi patrimoni si vedono obbligati

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ad esplorare impieghi alternativi.

Ad oggi i club deal si presentano sulla scena come alternative davvero gustose, di solito progetti

messi in piedi da banchieri che si occupano della raccolta, utilizzando le connessioni del private

banking con l’obbiettivo di acquistare quote di partecipazioni in pmi solide e ad alto potenziale.

La differenza con il private equity sta nella maggior flessibilità dello strumento, che diversamente

dal primo citato, non obbliga i soci a sottoscrivere il progetto ma lo propone ai clienti facendo un

piano di impieghi del patrimonio e su scelta del cliente viene gestito l’investimento dalla società

specializzata.

Questa forma di investimento, inoltre porta dei maggiori incentivi alle società oggetto di

acquisizione che grazie alle sinergie e contatti del private equity ed alla loro alta preparazione,

riescono a gestire l’operazione in maniera attiva creando maggiori possibilità di riuscita e

potenzialmente rendimenti più alti.

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Far parte di un club deal quindi vuol dire essere parte di un gruppo elitario di persone che oltre ad

investire potrebbe potenzialmente contribuire allo sviluppo dell’economia reale, per questo

oggi i club deal rappresentano uno strumento valido per il finanziamento di startup o imprese

innovative che presentano grossi potenziali di crescita, generando allo stesso tempo un impiego

efficiente di risorse e un limitato rischio caricato sul singolo cliente.

Per far parte di un club deal oltre ad essere selezionato, è necessario rivolgersi ad una società

specializzata, la quale fa una attenta valutazione dei possibili progetti di investimento.

Il processo seguente si struttura su diverse fasi, la prima è rappresentata dall’interesse

dell’investitore nel progetto, ricordando che i club deal sono flessibili permettendo al cliente stesso

di scegliere sotto ovviamente un consiglio esperto, dopo di che il board di esperti è tenuto a redigere

la possibile struttura finanziaria dell’investimento, con le relative tranche di finanziamento e

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modalità di sottoscrizione e condizioni contrattuali.

Individuati i vari investitori si inizia costituendo una “newco”, cioè una società neocostituita che si

funga da veicolo per la gestione dell’investimento (SPV), rappresenti i soci e i loro diritti in misura

al capitale singolarmente versato e attribuisce lo gli obblighi in materia.

I soci della newco operano tramite il consiglio d’assemblea, competente delle delibere sulla gestione

della società finanziata, l’assemblea è tenuta a deliberare su ogni questione che possa in qualche

modo riguardare l’investimento, sulla sua dismissione e ha poteri di governance sulla società

oggetto del finanziamento, inoltre i soci della newco hanno diritto agli utili e ai dividendi in misura

pari a quanto scritto nello statuto in sede di costituzione.

Conclusione

Concludendo i Club deal in Italia e nel mondo sono una forma di investimento aperto a poche persone

che generalmente detengono enormi patrimoni e grazie alle sinergie create dagli investitori e dagli

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esperti, che prendendosi carico del progetto, apportando la dovuta esperienza, riescono generalmente

a costituire progetti di enormi dimensioni dove il privato da se non sarebbe riuscito e dove lo stato

avrebbe creato enormi inefficienze.

I club deal rappresentano una possibile punto di svolta per l’economia reale e specialmente nel

vecchio continente dove e possibile diluire le partecipazioni statali con l’inserirsi di nuovi sindacati

di investimento, costituiti anche da piccoli risparmiatori che unendo i fondi riescono a creare impieghi

maggiormente redditizi e con efficienze dovute dall’aumentare della competitività e

dall’allargamento del mercato dei capitali che ne conseguirebbe.

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