il fatto I nostalgici del Papa Re La CORRADO AUGIAS e FILIPPO CECCARELLI Domenica la società Vite straordinarie di ciechi di successo DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 di Repubblica GIUSEPPE DE RITA e MICHELE SMARGIASSI

Il miracolo di Barenboim: centoventi ebrei e arabi che fanno musica insieme

LEONETTA BENTIVOGLIO DANIEL BARENBOIM cultura OSLO i piace considerare i giovani dell’orchestra West- Eastern Divan, che ho fondato nel 1999 insieme Wojtyla e il Generale l mondo salvato dai ragazzini: un centinaio di intrepidi ragazzi- al mio amico palestinese Edward Said, come i JOAQUÍN NAVARRO-VALLS e ANDREA TARQUINI ni musicisti che suonano con energia fantastica. Vedere e ascol- pionieri di un nuovo modo di pensare il Medio tare per credere: ogni concerto, per i musicisti arabi e israeliani Oriente. La formano musicisti israeliani e pale- della West-Eastern Divan Orchestra, pare questione di vita o di stinesi, e anche arabi provenienti da Paesi come morte.I Come se in quel fare musica si concentrasse tutto, aspirazioni, Siria,M Egitto, Giordania e Libano, oltre a iraniani e a turchi. Said e io sia- desideri, ansia di catturare il tempo; guardare oltre la quotidianità mi- mo sempre stati d’accordo sul fatto che il conflitto tra israeliani e pale- spettacoli nacciata da rabbia e paure nel luogo più esplosivo e lacerato della Ter- stinesi non è politico, bensì umano. Entrambi i popoli sono convinti di ra; proiettarsi in una fertile convivenza con l’“altro”, il nemico, assor- avere un preciso diritto di vivere nello stesso territorio. Tutti i nemici del “Padrino” bito in quel modello di rapporti improntati all’armonia e al rispetto che Israeliani e palestinesi sono legati in modo indissolubile: dipendono ANTONIO MONDA è un’orchestra; sentire che parole come pace e libertà, sfuggenti o svi- gli uni dagli altri. Entrambi sono semiti e tante caratteristiche li accomu- lite dall’abuso di retorica, potrebbero acquisire concretezza. nano, come la tendenza a rievocare il passato, di cui parlano per ore ogni «Ero piccolissimo quando mio fratello e mio padre sono stati uccisi volta che siedono per negoziare. La Repubblica indipendente e sovrana dai soldati israeliani, e per anni ho pensato solo a vendicarmi», spiega del West-Eastern Divan crede che qualsiasi progresso esiga che le parti si in una pausa delle prove a Oslo, una tra le tappe dell’annuale tour del- parlino e ascoltino a vicenda. Succede spesso, durante i nostri workshop, i sapori l’orchestra, Ramzi Aburedwan, palestinese dallo sguardo di brace, na- che i cittadini del Divan ascoltino per la prima volta il dolore degli altri, ed to a Betlemme e cresciuto a Ramallah, nei Territori occupati, dove ha è uno shock che li porta a riflettere su sofferenze che durano da troppi an- Caffè , il piacere vissuto di corsa passato un’infanzia intrisa d’odio e soffocata dai muri. ni. Per questo, partecipando al progetto dell’orchestra, ogni membro di- LICIA GRANELLO e MARINO NIOLA (segue nelle pagine successive) mostra una dose straordinaria di coraggio e visione ideale.

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 la copertina Centoventi giovani e giovanissimi strumentisti venuti da Israele, Accordi di pace dai Territori occupati, dal Libano, dalla Siria, dall’Iran Una tournée all’anno. Un travolgente successo di pubblico Discussioni feroci, ma anche grandi amicizie: stare in orchestra insieme, dice il fondatore Daniel Barenboim, “ti cambia la vita”

Suonare con il nemico una speranza in musica

LEONETTA BENTIVOGLIO LE FOTO Qui sopra, il maestro Daniel Barenboim (segue dalla copertina) Nella foto grande a destra, un concerto della West-Eastern Divan Orchestra n giorno Ramzi entrò in contatto con Nelle altre foto, alcuni strumentisti gli strumenti occidentali ad arco e scel- dell’ensemble durante le prove se la viola: «Mi aiutò a placare la dispe- Le foto in queste pagine razione e a scavalcare i muri che mi op- sono di Manuel Perez primevano di più, quelli che avevo dentro». Suonava molte ore al giorno, divenneU sempre più bravo. Finché giunse un gruppo di musica da camera americano e Ramzi prese lezioni dal violinista dell’ensemble, conquistando una borsa di studio per gli Stati Uniti. Andò anche in Francia, e NASSIB tornato a Ramallah vi fondò una scuola di musica per Nassib Ahmadih, bambini: «L’ho chiamata “Al Kamandjati”, che in ara- 30 anni, libanese bo vuol dire “il violinista” e che oggi è un progetto di- Suona il violoncello dattico diffuso in tutta la Palestina, con centinaia di al- lievi che studiano gratis. Per imparare ad ascoltare e a col primo atto della Valchiriawagneriana. Barenboim, pre più numerosi negli anni: «A ogni stagione se ne ag- BAKR E TALIA comunicare». ovviamente, sa bene ciò che Wagner rappresentò per i giungono di nuovi, reclutati in Medio Oriente da due Bakr Khleifly, 17 anni, Ramzi considera irrinunciabile il suo lavoro nella nazisti, che ne fecero la colonna sonora dei lager; ma è musicisti della Staatskapelle di Berlino», spiega l’orga- palestinese West-Eastern Divan, comunità senza confronti, «per- pronto a difendere una musica sublime di per sé, fuori nizzatore dell’orchestra Tabaré Perlas. «Siamo arrivati e Talia Schwarzwald, ché vi esiste finalmente un canale di dialogo con gli da strumentalizzazioni ideologiche: «Wagner è un a 120 elementi, per metà ragazzi e studenti e per metà 28 anni, israeliana israeliani. Nelle riunioni che si alternano alle prove par- mondo imprescindibile in musica». Di questo il cari- giovani professionisti». liamo come individui, indipendentemente dalle nostre smatico maestro ha convinto i suoi ragazzi. Confessa il Marian Said, vedova dello scrittore e attiva nella origini: diritti, priorità, princìpi, valori etici». Racconta violinista israeliano Asaf Maoz della Divan: «Sono Fondazione, si adopera per invitare studiosi che par- che a Ramallah «c’è chi si oppone all’orchestra. Quan- ebreo, e a volte penso che per me suonare Wagner sia lino ai musicisti del problema di Israele «da entrambi do, dopo molte difficoltà, nell’agosto 2005 riuscimmo a un mostruoso paradosso. D’altra parte solo se sarà ese- i punti di vista», dice la signora, la quale pare animata portarvi un concerto — evento sconvolgente per una guito anche dagli israeliani i suoi capolavori torneran- da un luminoso ottimismo: «Mio marito era convinto parte degli orchestrali, e per loro fu durissimo risolver- no ad essere apprezzati al di là dell’orrenda macchia di che alla fine, in Israele, tutto si sarebbe risolto in una si a partire — le reazioni del pubblico palestinese furo- antisemitismo che vi è sovrapposta». convivenza più o meno pacifica. Sarà un processo di no divise. Qualcuno disse che quel concerto rischiava «Oggi la Divan è un mito in Europa», dice stremato e anni, ma l’accettazione reciproca è inevitabile. Biso- di rappresentare una normalizzazione della situazione orgoglioso dopo il concerto, nel camerino del Teatro gna pur cominciare da qualche parte, e la musica è un di fatto, in pratica un accettare l’occupazione. Altri dell’Opera di Oslo, l’artefice e guida dell’orchestra Da- ottimo punto di partenza. Edward era un grande uma- compresero l’importanza del nostro scambio creativo. niel Barenboim. «È una realtà che ha cambiato la vita di nista: la scuola, affermava, insegna a ragionare, ma la E oggi sono tanti coloro che approvano questo nostro tutti quelli che vi sono passati e una dimensione esi- musica apre i sentimenti. Con le due cose messe in- NABIL lavoro, che mi ha fatto entrare in contatto con ebrei co- stenziale irripetibile». Nato nel 1942 a Buenos Aires da sieme si ottengono equilibrio, consapevolezza e ca- Nabil Abbud Ashkar, me Guy, persona straordinaria e grande amico». genitori ebrei russi e cresciuto in Israele, ha dato all’en- pacità di assumersi rischi». 29 anni, palestinese Guy è l’israeliano Guy Braunstein, irruente gigante semble il nome di una raccolta di poesie di Goethe, Di- Oggi i musicisti della Divan provengono non solo da Ha una sua scuola biondo e “anziano” della Divan: ha 37 anni. Lavora co- vano occidentale-orientale, versi focalizzati sull’idea Israele e Palestina, ma anche da Siria, Libano, Giorda- di musica a Nazareth me spalla dei Berliner Philharmoniker, come dire la d’incontro con l’“altro”: «Goethe fu tra i primi europei nia, Iran, Turchia e Spagna, ammessa in quanto Paese Ferrari delle orchestre; ma l’estate salta le vacanze per a interessarsi a culture diverse». Sviluppò il progetto ospitante. Un’iraniana prega che nell’articolo non zione, e ogni estate, in Spagna, abbiamo due settimane unirsi alla Divan, dove suona seduto accanto a un bam- dell’orchestra una decina d’anni fa con il palestinese compaia il suo nome: «Vivo a Teheran, sono musicista di prove per amalgamarci in un corpo solo. È un lavoro bino prodigioso, Yamen Saadi, dieci anni: «Qui gli Edward Said, morto nel 2003. Saggista, teorico della let- e questo progetto è la mia vita. Ma il mio governo non sa frenetico e meraviglioso, non ci sono parole per descri- aspetti umani e la sostanza dei rapporti vanno ben ol- teratura e attivista politico, Said fu un appassionato ani- che sono qui. Se si fosse saputo che andavo a suonare verlo, solo la musica può darne conto». tre l’esito professionale, facendomi percepire quest’e- matore delle discussioni tra arabi e israeliani che fin dal- con gli israeliani mi avrebbero vietato di partire». Il li- «Ho fondato due anni fa un Conservatorio di musica sperienza come fondamentale. Detto questo l’orche- l’inizio dell’avventura hanno caratterizzato la vita del banese Nassib Ahmadih, violoncellista che ha parteci- a Nazareth sovvenzionato dalla Fondazione Baren- stra è eccezionale: in pochi anni ha raggiunto un livello complesso. I workshop, scanditi da musica e conversa- pato a tutti i raduni della Divan, spiega che ai gruppi di boim-Said», riferisce Nabil Abbud Ashkar, 29 anni, «e i altissimo. Oggi è tra le migliori al mondo». zioni, si svolgono a Pilas, in un ex monastero vicino a Si- discussione non sono ammessi visitatori esterni: «Sono risultati sono stati velocissimi. I tre musicisti più giova- A Oslo gli spettatori sembrano condividere la valuta- viglia dove i ragazzi si riuniscono ogni anno in luglio per momenti per noi soli, dove possiamo azzuffarci». Risal- ni della Divan — dieci, dodici e quindici anni — arriva- zione. Tutti, a fine concerto, s’alzano in piedi tributan- affrontare con Barenboim due serrate settimane di pro- tano palestinesi di vellutata bellezza bruna, poco più no proprio dalla mia scuola, dove per molti ragazzi la do applausi frenetici al direttore Daniel Barenboim e al- ve prima del tour estivo. Qui ha sede l’orchestra, gestita che adolescenti, con occhi foschi che inquietano. È om- musica non è studio o hobby, ma ciò che dà significato l’orchestra, e in platea c’è anche l’intera commissione dalla Fondazione Barenboim-Said che s’occupa tra brosa, per esempio, Tyme Khleifi, splendida palestine- alla vita. I palestinesi soffrono per mancanza di vita cul- che attribuisce il Nobel per la Pace. Trascinante il pro- l’altro del reperimento dei fondi. Che arrivano, oltre che se diciottenne che sfida la cronista: «Perché mi chiedi turale, e la musica classica può spalancare porte verso gramma, col Concerto di Mozart per tre pianoforti KV dai concerti, dalle sovvenzioni dell’Andalusia, «patria che significa suonare col nemico? Sposta la domanda. il mondo». Nabil è nato a Nazareth, e la sua famiglia non 242 (suonato da Barenboim che dirige da una delle tre ideale in quanto luogo dove per sette secoli hanno con- Domandami come mi sento quando c’è un musicista volle lasciare la città quando nel 1948 divenne parte del- tastiere, e affidato, per quanto riguarda gli altri due so- vissuto in pace ebrei e musulmani», segnala Baren- come Barenboim che arriva ad aprirmi la mente. Qui, lo Stato d’Israele, scatenando quel che gli arabi chia- listi, all’arabo Karim Said e all’israeliana Yael Kareth) e boim. I componenti della formazione si sono fatti sem- musicalmente, siamo diversi come livello di prepara- mano nakbah, la catastrofe. Non ama parlare del dram-

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

DANIEL TYME Daniel Cohen, Tyme Khleifi, 24 anni, israeliano; 18 anni, palestinese vive tra Berlino e Tel Aviv La sua famiglia Violinista e direttore vive a Ramallah, d’orchestra, a Londra mentre lei, da un anno, ha un suo gruppo, è andata a studiare la Eden Symphony a New York

FERAS Feras Machour, 12 anni, è di nazionalità israeliano-palestinese

GUY E YAMEN discute scattano i contrasti», incalza il diciassettenne Guy Braunstein (a sinistra), 37 anni, palestinese Baki Khleifi, contrabbassista. «Preferisco di è il più vecchio dell’orchestra; gran lunga suonare. È il solo modo per accettare l’altro. Yamen Saadi, 10 anni, Le parole sono acide, crudeli: portano tensioni». è di nazionalità israeliano-palestinese Non solo i palestinesi s’infiammano durante le di- scussioni che a Pilas, e nelle città toccate dai tour, s’af- fiancano al lavoro musicale: a tutti, quando si parla di ma della sua terra: «La realtà è schiacciante, che fare? Israele, capita di litigare, e c’è chi sta talmente male che Siamo solo musicisti. Come tali mandiamo un messag- s’alza e se ne va. Eppure quando fanno musica vince gio, e cioè che ci si può sedere l’uno accanto all’altro a compatta la potenza del linguaggio comune. Cenni parlare, lavorare e creare insieme. Niente più di que- d’intesa viaggiano tra le fila degli archi e più indietro, tra sto». fiati e percussioni; e alla fine s’intrecciano gli abbracci. Dice l’israeliano Daniel Cohen, da sei anni nella Di- Miracolo di un organismo che esulta dell’intelligenza van: «Qui ho grandi amici, ma molti non posso più in- del suono e della conquista di un sentimento unifican- contrarli nel resto dell’anno. Per questo tornare ogni te. Condivisione musicale che investe il pubblico con estate è un privilegio. Prima di unirmi a quest’orchestra forza inaudita, e che è il riflesso commovente di un mo- non avevo mai conosciuto qualcuno che vive oltre il do umanitario, e non politico, di guardare alla tragedia confine israeliano. Il mio modo di pensare il conflitto del conflitto. Un piccolo episodio dice molto: narra Ba- prendeva in considerazione solo una parte. Ora metto renboim, eccelso pianista, che alla fine di un suo con- “La viola mi aiuta “Vivo a Teheran, alla prova di continuo le mie opinioni con le storie degli certo al pianoforte a Ramallah, brani di Chopin stillati altri. Perché qui si parla e si ascolta nello stesso tempo, dal suo tocco magnetico e inventivo, una bambina pa- a placare la disperazione ma il mio governo come nel suonare: la musica dà e prende; si esprime e lestinese gli si avvicinò per dirgli: «Sei la prima cosa che reagisce; esiste anche in quanto riceve il suono altrui. arriva da Israele che non sia un soldato o un carro ar- e a scavalcare i muri” non sa che sono qui” Questo vuol dire stare in orchestra». «A volte quando si mato. Per questo sono felice che tu sia qui».

Repubblica Nazionale 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 il fatto La Città Eterna è percorsa da brividi di restaurazione Nostalgie L’incidente del 20 settembre, quando in presenza del sindaco Alemanno sono stati commemorati i soldati pontifici caduti a Porta Pia, non è un fatto isolato Tutto un mondo di gruppuscoli clericali e antirisorgimentali è in agitazione. Il messaggio corre anche su Internet... L’eterno ritorno del Papa Re

FILIPPO CECCARELLI turno eseguito da una «falange»; mentre nella chiesa di la basilica di Assisi — offerto in chiave di castigo di Dio. San Benedetto in Piscinula, a Trastevere, gli «Araldi del Che tutto questo sia ultraminoritario, oltre che scon- oma è cristiana», e va bene. «Ro- Vangelo» indossano uniformi che ricordano quelle dei tatamente apocalittico, drasticamente maschile, rigi- ma è sacra» si leggeva, già più im- crociati, stivaloni compresi. damente sessuofobico e non di rado pericolosamente pegnativamente, sugli striscioni A cinquant’anni dalla morte di Pio XII, per favorirne xenofobo e razzista, è un fatto che non stupisce perché del Centro Lepanto sceso in pro- la canonizzazione, si è formato il «Comitato Papa Pa- in fondo quel filone è sempre stato così. Una consola- cessione riparatoria contro il celli»; tra i primi sostenitori, in ordine alfabetico, com- zione, semmai, è che oltre che minuscoli, i gruppetti Gay Pride. «Roma Caput Mun- paiono Giano Accame, Rosa Alberoni, Magdi Cristiano dell’universo ultraconservatore sono a tal punto risso- «di» campeggia sugli stendardi di un’organizzazione, Allam, Giulio Andreotti. C’è anche il sito su Internet. A si che di continuo si scambiano accuse di eresia, gno- R questo proposito, come documentato a suo tempo da sticismo, nichilismo o intelligenza con il nemico. sempre dell’estrema cattolica, che all’Esquilino si bat- te contro l’«invasione» cinese. «Roma non perit», cioè Nicla Buonasorte nel suo prezioso Tra Roma e Lefeb- E tuttavia la novità è che la rappresentazione di Ro- non muore, come scolpisce in latino agostiniano il vre. Il tradizionalismo cattolico italiano e il Concilio Va- ma nera oltrepassa oggi i confini dell’eccentricità per gruppo tradizionalista Trifoglio, già noto per una serie ticano II (Studium, 2003), è sintomatico e insieme pa- estendersi e riconoscersi in un’estetica, in un gusto, in di dieci manifesti, uno per ogni comandamento, colo- radossale l’ardore con cui i più accaniti nemici della una serie di occasioni assai più accettabili degli incubi ratissima rassegna di ripristinato fondamentalismo modernità si sono adeguati alla tecnologia. Ecco dun- sanfedisti. E allora pare di coglierla, questa Roma, nel- sui muri della capitale. que litanie, salmodie e novene on line. Ecco l’mp3 del- le messe celebrate negli studi del Tg5; o ai cocktail per E tutto questo si potrebbe liquidare come folklore o l’inno pontificio di Gounod: «Roma immortale, di mar- le presentazioni delle sacre fiction della Lux Vide ber- anacronistico fanatismo — magari sbagliando pure, tiri e di santi,/Roma immortale, accogli i nostri canti». nabeiana; nelle aste di beneficenza con i vip; nei con- perché in questo tempo è proprio l’eccesso che tende O il revival dell’intransigentismo canzonettistico fine vegni sulla famiglia aperti dalla recita del Pater Noster ad affermarsi catturando l’attenzione. Ma poi: quando Ottocento: «Odiam la lurida pornografia/e la satanica e animati dai personaggi della tv. Fino alla moda di do- il sindaco Alemanno, per nulla pentito dell’incidente filosofia/che fa gli uomini pari ai maiali/Siam clericali, nare agli ecclesiastici capi d’abbigliamento, crocifissi di Porta Pia, come unico suo commento butta lì che «il siam clericali!» (www. centrostudifederici. org). d’oro o tempestati di gemme, così come di sfoggiare Vaticano è il cuore di Roma, e guardando la storia tut- Lascia interdetti l’hard discount del cristianismo. quelle sontuosissime crocette che l’obiettivo di Um- to — (tutto?!) — ruota attorno a questa presenza», beh, Vecchie stampe di uniformi papaline; gallerie fotogra- berto Pizzi, nei «Cafonal» su Dagospia, immortala — un po’ viene anche da chiedersi se la commemorazio- fiche di «corpi incorrotti» di santi (www. tradizione.biz); «balconata mistica» — nelle scollature delle signore ne dei caduti dell’esercito pontificio il 20 settembre animazioni musicate tipo videogame del celebre di- dell’aristocrazia «teo-glamour». non sia stata il primo esperimento tecnico di Restaura- pinto del Veronese sulla battaglia di Lepanto (www.le- Perché poi Roma resta Roma: e tutto tritura, tutti zione capitolina. E se pure non lo è stato, già bastano la pantofoundation.org); presentazione di video terrifi- sbeffeggia, tutto e tutti riesce a dissacrare, anche i no- gaffe, la pecionata o il malinteso ad aggiornare la visio- canti contro occulte massonerie, perfidi giudaismi, po- bili della Città Eterna prima ancora che chiudessero i ne di quell’antica, singolare e rinomata entità (indivi- teri forti, preti modernizzanti che fanno il karaoke con i loro palazzi in segno di lutto all’indomani dell’invasio- dui, gruppi, credenze e rappresentazioni) che mai co- fedeli e altre diavolerie progressiste prodotti assem- ne piemontese nel 1870. I nobili: a tale «illustrissima ca- me oggi, dopo parecchi decenni, si è legittimati a desi- blando alla buona spezzoni di film in costume al suono naja», «spedalone de bastardi», «cavajer del cazzo», gnare «Roma nera»: nella sua doppia accezione di tro- dei Carmina Burana(www.salpan.org). Un immagina- «cani da macello» al servizio del pontefice, Giuseppe no e di altare, di Roma clericale, anti-risorgimentale e rio infiammato di diavolacci, segreti, catastrofi — dal- Gioachino Belli ha dedicato sonetti spaventosi. Lo post-fascista. l’Aids al tifone di New Orleans passando per il crollo del- stesso Pasolini, qualche secolo dopo, li sistemò con un Ora, è vero che storicamente, fulminante epigramma: «Non siete come ha sintetizzato lo studioso mai esistiti, vecchi pecoroni papali- Alberto Melloni, «quasi tutte le ni:/ ora un po’ esistete perché un po’ destre a corto di idee indossano esiste Pasolini». i paramenti». E in effetti, oltre Acqua passata, sotto i ponti del che nelle riabilitazioni degli zua- Tevere. È pur vero che la figura più ri- vi (per i quali il gruppo di Militia marchevole di quel mondo, Elvina Christi ha richiesto l’immanca- Pallavicini, imperiosa e imprevedi- bile lapide), la nuova temperie bile sulla sua sedia a rotelle, se n’è an- post-papalina pare cogliersi in data ormai da tempo. I nobili che re- un dispiego di sfarzo mediatico stano, il principe Ruspoli Zapata, che all’insegna della liturgia e che si presenta invano a tutte le ele- del suo evocatissimo mistero, zioni, o la principessa Borghese, che esibisce sacri ornamenti, ad- per l’amicizia con il giro stretto della dobbi lussuosi, canti gregoriani, Santa Sede Roberto D’Agostino ha come pure stemmi di battaglia e ribattezzato «l’Intima di Carinzia e nobiliari, simboli, aquile, spade. di Baviera», ma poi si è lasciata con- Rialzano il capo gli ordini ca- quistare dall’Udc di Pierfurby Casi- vallereschi, con i loro mantelli e ni, funzionano appena nei talk- costumi da cerimonia. Rinasce show. E pur con tutto il rispetto e la la messa esclusiva, preannun- simpatia, a fatica, insieme con gli al- ciata con elegante cartoncino tri epigoni dei Colonna, Massimo, d’invito. Entra nel lessico giorna- Orsini, Torlonia, Chigi, Boncompa- listico la categoria «catto-chic». CAVALIERI gni, potrebbero rientrare negli sche- L’impressione è che piano pia- Una processione dei cavalieri del Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio mi entro cui un autentico maestro no, colto il vento, tutto un mon- Qui sotto, un raduno dei cavalieri dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro del pensiero controrivoluzionario do finora un po’ cupo, residuale come Plinio Correa de Oliveira li e museale, intraveda di colpo la comprese nel saggio Nobiltà ed elites possibilità di scrollarsi di dosso tradizionali analoghe nelle allocu- polvere e muffa. E dunque: non zioni di Pio XII al patriziato ed alla più solo funzioni in suffragio dei nobiltà romana (Marzorati, 1992). caduti con la bandiera pontificia Così è altrove che occorre guar- bucata dalle pallottole dei bersa- dare per cogliere il senso di una glieri di Lamarmora sotto l’altare possibile restaurazione del potere di San Lorenzo in Lucina. Il Con- e dell’assolutismo temporale alla cilio è ormai lontano e così, insie- luce del nuovo secolo e del pontifi- me alla recita del rosario e delle cato di Benedetto XVI. Per il mo- devozioni in latino, paiono rie- mento il Papa Re rimane nel titolo mergere dalle catacombe più o di un film di Gigi Magni, o nelle in- meno confessabili tentazioni segne di un ristorantino sulla Lun- teocratiche e indistinti indizi di garetta. Però, a farci caso, aumenta neo-temporalismo. di giorno in giorno il numero di Liberalizzato con il motu pro- quelli che come ha fatto notare su prio l’antico rito romano, gli ex MicroMega un’osservatrice di altra seguaci di Lefebvre si insediano spiritualità come Mariella Grama- stabilmente nella chiesa della glia, comunque appaiono ben di- Trinità dei Pellegrini. Da oltre sposti ad «attaccarsi alla mantella un anno il Centro Lepanto ha bianca». Vedi il futuro ministro Bondi all’Angelusdi piazza San Pie- rapporti oltreoceano, negli Usa; FOTO MARCELLINO RADOGNA il suo fondatore e ideologo, il tro, con un’immaginetta in mano; professor Roberto de Mattei, già sfortunato consiglie- vedi il senatore Ciarrapico che rievoca i decreti del re di un Fini sull’orlo del laicismo, è assiduo collabo- Ma Roma tutto tritura Sant’Uffizio; o l’onorevole Renato Farina che dopo le ratore dell’Osservatore Romano. Il gruppo di Alleanza elezioni sostiene l’esistenza di un «fattore P», come cattolica, da cui proviene il sottosegretario all’Interno e tutti sbeffeggia Papa: «Chi ha provato a morderlo si è perduto nella Alfredo Mantovano (An), scopre la funzione del nebbia del Niente». marketing reclamizzandosi sul Tempo«l’impegno per Come il Belli, che definiva Un’umanità composita e apparentemente incon- il pensiero forte». ciliabile che da Gianni Letta, baciato dalla nomina a Sono ambienti non di rado contigui a quello di Ale- Gentiluomo di Sua Santità, arriva a Borghezio, pre- manno. Altri lo sono di meno, in ogni caso brulica di mi- la nobiltà nera sente fra i neonazisti di Colonia con quella che lui cro-iniziative l’underground reazionario-confessio- stesso ha definito «l’ala ratzingeriana della Lega». nale, nelle sue varie gradazioni. Veglie, esercizi spiri- “illustrissima canaja” Tutto, insomma, e il contrario di tutto, come capita tuali, corsi per predicatori. Nella basilica di San Camil- sempre più spesso nella Città Eterna in questo tem- lo organizzano «guardie d’onore» al Sacro Cuore, ogni po di ritorni in avanti e di futuro remoto. IERI LA “DONAZIONE” IL TRIUMVIRATO PORTA PIA I PATTI LATERANENSI

Per secoli il potere Cinque mesi Il 20 settembre 1870 L’11 febbraio 1929 temporale della Chiesa (dal 9 febbraio l’esercito guidato vengono siglati i patti fu legittimato al 4 luglio 1849) dura da Raffaele Cadorna con cui l’Italia da un falso storico: la Repubblica romana apre una breccia riconosce la sovranità la donazione da parte retta dal triumvirato nelle mura romane e l’indipendenza di Costantino di Armellini, Mazzini a Porta Pia Pio IX della Santa Sede dei domini dell’Impero e Saffi. Le truppe si ritira in Vaticano Il Concordato, poi, romano d’occidente francesi riportano Roma è nel Regno definisce le relazioni a papa Silvestro papa Pio IX al potere d’Italia tra Stato e Chiesa

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

A CORTE A destra, un’immagine di papa Pio IX sul trono La meglio gioventù A sinistra, costumi della corte morta sul Gianicolo pontificia: Principe CORRADO AUGIAS assistente al Soglio apa Leone XII (Annibale Sermattei Della Gen- e Maresciallo ga) regnò solo sei anni. Bastarono a dare l’idea del Conclave Pdi un pontefice terrorizzato dai tempi, feroce- Sotto, Papa mente restauratore. Fu lui, durante l’Anno santo del Silvestro I 1825, a far impiccare in piazza del Popolo due pa- sulla sedia trioti, i carbonari Targhini e Montanari, con un ge- gestatoria, sto crudele segnalato oggi nella stessa piazza da una di Raffaello piccola targa dimenticata. Anche a Giordano Bruno era toccato il curioso destino di essere martirizzato per “inaugurare” un altro anno santo, nel 1600. Nel caso del filosofo s’era trattato di una questione con riflessi anche teologici e dottrinali. I due patrioti ven- nero uccisi per pure ragioni politiche. Quando Leo- FOTOTECA GILARDI FOTO FRATELLI ALINARI ne XII venne a morte, nel 1829, un’anonima pasqui- nata ne accolse la dipartita con le parole: «Ora ripo- sa Della Genga per la sua pace — e per la nostra». L’ultima esecuzione pubblica avvenne nello stesso anno ai danni di un certo Giuseppe Farina che ave- va assassinato un prete. Tra le varie modalità per da- re la morte si contavano ghigliottina ed impiccagio- ne. Il Farina venne invece «mazzolato» come era già accaduto, secoli prima, al fratello di Beatrice Cenci. In pratica ucciso a bastonate. Gli atti di ribellione, o di partecipazione, politica furono rari durante la dominazione pontificia. La popolazione, la famosa plebe genialmente raccon- tata da G. G. Belli, assisteva alla vita pubblica citta- dina con passività, immersa nella miseria, in un’i- gnoranza senza rimedio, cinica, sazia di vino, di ses- so, nutrita d’un cibo sapido e greve, avendo come divertimento e passatempo processioni, messe e cerimonie, non escluse quelle funebri. In almeno due occasioni venne vistosamente alla luce la sostanziale estraneità di quella plebe ignava ad un qualsiasi ideale politico. La prima fu in occa- sione della breve e gloriosa avventura della Repub- blica romana del 1849 guidata dai triumviri Mazzi- ni, Armellini e Saffi, con Garibaldi capo militare. Sul- le Mura gianicolensi, all’altezza di largo Berchet ci sono, murate una accanto all’altra, due lapidi signi- ficative. Quella di sinistra, in italiano, è del 1871 e ri- corda il sacrificio dei patrioti che difesero la Repub- blica romana; quella di destra, in latino, è del 1850 e celebra il rapido restauro delle mura per cancellare ogni traccia della breve avventura nonché il contri- buto alla vittoria delle truppe francesi. Due iscrizio- ni eloquenti per chi sa leggerle. Dargli un’occhiata gioverebbe certamente al sindaco di Roma. La partecipazione del popolo romano a quell’im- presa fu minima se non inesistente. I ranghi repub- blicani erano per lo più formati da studenti, intel- lettuali, giovani infiammati di ideali accorsi da tut- ta Italia, numerosi i lombardi, i veneti, i toscani, i piemontesi. Le strade che salgono verso il Gianico- lo citano alcuni dei loro nomi, i busti marmorei del- la passeggiata sull’alto del colle li ricordano. A fian- co della chiesa di san Pietro in Montorio un ossario sormontato dalla scritta «O Roma o morte» ne rac- coglie i resti. All’interno si trovano, tra le altre, le ce- neri di Goffredo Mameli. Era stato colpito alla villa Il Vascello e sulle prime sembrava solo una brutta ferita alla gamba, invece sopraggiunse la cancrena e nemmeno l’amputazione dell’arto riuscì a salvar- gli la vita. Quando i suoi compagni s’incolonnaro- no per lasciare Roma, passando sotto l’ospedale dei Pellegrini dove il poeta era in agonia, intonarono l’inno da lui scritto e musicato dal maestro Novaro: «Fratelli d’Italia…». Aveva 22 anni. Quell’effimera Repubblica s’era data una delle Costituzioni più avanzate d’Europa. Così avanzata che la stessa Costituzione del 1948, un secolo dopo, largamente vi si ispirò. Abbattuta la Repubblica ad opera delle truppe francesi di Luigi Napoleone (che cercava in Francia il voto dei cattolici) papa Pio IX poté tornare, accolto dal giubilo popolare. Uno dei primi provvedimenti fu di rinchiudere nuovamente nel ghetto gli ebrei che la Repubblica aveva liberato. È in certo senso un residuo di quegli eventi il fatto che in una piazzola sotto la balconata del Gianicolo un cannone ottocentesco ogni giorno, allo scoccare del mezzodì, ricevuto un segnale ottico dalla torre del Campidoglio, esploda (dal 1904) un colpo molto sonoro coronato da un allegro pennacchio di fumo. Un altro episodio, tra i tanti, dimostra la sostan- ziale estraneità del popolo romano ad ogni idea di progresso e di partecipazione politica. Nell’otto- bre 1867 una compagnia di settanta garibaldini con alla testa i fratelli Enrico e Giovanni Cairoli ap- prodarono ai piedi della collina di villa Glori. I va- lorosi erano arrivati in barca da Terni scendendo il fiume. Portavano armi per rifornire i patrioti ro- mani che, a quanto era stato detto, stavano prepa- rando una sommossa contro il regime pontificio. In realtà l’insurrezione popolare non c’era, la mas- sa rimase ancora una volta inerte con l’eccezione di alcuni sparuti focolai; c’erano invece le truppe pontificie appostate nella boscaglia. Nel delicato momento dello sbarco sotto la collina, accolsero i valorosi con un nutrito fuoco di fucileria provo- cando una strage. Enrico Cairoli rimase ucciso, Giovanni morirà dopo qualche mese a seguito del- le ferite. Benedetto Cairoli, fratello dei due caduti, esponente di spicco della sinistra storica, sarà per tre volte presidente del Consiglio fra il 1878 e il 1882. Il bel giardino di villa Glori ornato da un va- sto uliveto si chiama inutilmente «Parco della Ri- membranza». Tra le tante cose che le amministra- zioni capitoline non “rimembrano” (o più proba- bilmente ignorano) ci sono i sacrifici e l’eroismo di quei ragazzi che dettero la vita per dare a noi la pos- sibilità di vivere liberi.

OGGI LA CERIMONIA GLI ZUAVI LA BANDIERA I MANIFESTI

Alla cerimonia Per i soldati papalini Nella chiesa romana Per molti mesi a Roma per l’anniversario caduti a Porta Pia, di San Lorenzo tra il 2007 e il 2008 della Breccia appartenenti al corpo in Lucina sono state (anche durante di Porta Pia, lo scorso degli zuavi, celebrate messe la campagna elettorale) 20 settembre, gli integralisti di suffragio per i caduti sono stati affissi in presenza di Militia Christi papalini della “breccia” i manifesti di un gruppo del sindaco Alemanno, adesso chiedono con esposizione ultracattolico sono stati ricordati una lapide della bandiera ispirati ai dieci i caduti di Pio IX commemorativa delle truppe pontificie comandamenti

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 la società Hanno scelto mestieri “normali” o fuori dal comune, Sfide ma comunque preclusi da sempre a quelli come loro Un libro racconta ottanta storie di non vedenti che sono riusciti a vincere la battaglia contro il vittimismo e il pregiudizio. Insegnanti, avvocati, sportivi, artisti: ecco come lo svantaggio si muta in eccellenza

MICHELE SMARGIASSI TRENTO

entre parla, Mauro Marcantoni mi guarda negli occhi. Gli costa uno sforzo: «Ho dovuto eserci- tarmi». Spontaneamente non lo Mfarebbe. Non è timido (niente affatto): è cieco. Puntarmi addosso i suoi occhi chiari, a lui non ser- ve. «Serve a lei», sorride. «Se io non la guardo, lei non si rispecchia in me, e ha l’impressione di non esistere. Devo aiutarla ad elaborare il lutto della sua immagine». Bisogna dare una mano a questi vedenti. Quan- do incontrano un cieco, entrano in crisi. Quelli che incrociamo sui marciapiedi del centro di Trento, ad esempio, non appena s’accorgono del bastone bianco s’imbarazzano, si guardano attorno, s’ap- piattiscono contro il muro (errore: il muro è la bus- sola del cieco), si nota il loro sollievo quando siamo passati, e possono uscire dal cono di invisibilità in cui per qualche istante si sono sentiti sprofondare. I ciechi non sono più gli esseri grotteschi messi in versi da Dino Campana, «simili a manichini, muo- vono un poco al riso / strani come sonnambuli, ter- ribili nel viso». Ma il loro handicap, dicono i son- daggi, tra tutti è ancora quello che inquieta di più. La cecità fa paura a chi non ce l’ha. E ne fa tanta di più quando non sa «stare al suo posto». Il posto dei ciechi qual è? Non siamo una società crudele: non è tendere la mano all’angolo della strada. È un la- voro da centralinista, o da massaggiatore, ma basta lì. I ciechi che puntano più in alto, i ciechi che non fanno i ciechi, sanno cosa significa sentirsi trattati da presuntuosi, pretenziosi, perfino arroganti. «Un cieco che mette gli sci è uno che “non accetta il pro- La luce con il buio prio limite”», reagisce Mauro, «ma perché dovreb- be? Noi non siamo esseri umani con un senso in meno del normale, siamo persone che costruisco- no la propria normalità su quattro sensi. Tutto ciò che ci sta, è giusto che ci stia». E non v’immaginate quanto ci stia, in quattro sensi. Tra le ottanta storie di “ciechi di successo” Vite straordinarie che Marcantoni è andato a cercare ai quattro angoli d’Italia, ci sono quelle di Patrizia Viaro, ballerina che danza con la benda sugli occhi perché sia ben chiaro agli spettatori; di Francesco Cozzula, navi- gatore di rally che “vede” le curve con il corpo; di Ubaldo Cecilioni, tiratore con l’arco che punta la freccia tastando un mirino elettronico coi piedi. C’è la storia di Antonella Cappabianca che commenta di ciechi di successo alla radio i programmi tivù, e quella di Luigi Ber- tanza navigatore a vela con satellitare parlante. Ma anche le storie meno estreme, le carriere da inse- gnante, tecnico informatico, avvocato, imprendi- tore, per Mauro sono «straordinarie, perché in un cieco è la normalità che fa l’eccezione». Anche Mauro Marcantoni è un “cieco di succes- so”: perdere la vista, quindici anni fa, non gli ha im- pedito di diventare direttore di una importante scuola di formazione manageriale, ricercatore, giornalista, editore. Questa parola, successo, in ve- rità non lo convince del tutto, «richia- ma idee di denaro e potere più che di QUOTIDIANITÀ bino pasticciava col registratore perché pensava appagamento e realizzazione di sé. Sopra, il musicista che la sua creatività fosse limitata al mondo dei ru- Per me il massimo del successo è una Tcha Limberger, mori: oggi monta i suoni sulle immagini dei film di coppia di ciechi che fa tre figli». Ma al- 30 anni, cieco Giordana e Ozpetek. Non accettare lo svantaggio la fine ha accettato di usarla nel sotto- dalla nascita, allora non è presunzione: è liberazione dal peso che titolo (“Vivere con successo la cecità”) con in braccio ti tira giù. di questo suo libro, I ciechi non sogna- il figlio Todor; Bisogna rinunciare però a quell’orgoglio da figli no il buio, perché è un libro che vuole a sinistra, di un dio minore, che diventa «senso di razza, ri- scuotere anzitutto i vedenti, un libro Erich, 11 anni, vendicativo e vittimista». Se un po’ di rabbia, un po’ pedagogico e anche un po’ spudora- non vedente, di spirito di rivalsa aiutano a non lasciarsi andare, to. L’Unione italiana ciechi di Trento, in sella a Mister ben vengano. Giulio Franzoni è diventato impren- che ora è entusiasta del risultato, du- mentre frequenta ditore agricolo «per dimostrare qualcosa a chi di- bitò prima di sostenere la ricerca. Ci il corso ceva che non ce l’avrei fatta», e non se ne vergogna. sono tanti ciechi in difficoltà, perché di ippoterapia Qualche aggressività va messa nel conto. Se Anna- occuparci dei più fortunati? Marcan- lisa Minetti, ex miss, cantante, ora insegnante di toni li ha convinti così: «Il nostro ri- ginnastica, scatenò un polverone a Sanremo sen- schio non è puntare troppo in alto, ma tendosi discriminata, fu dopo avere fatto finta per troppo in basso. Di sola tutela sociale anni di vederci «per non impietosire». Claudio Co- si muore. Servono esempi perché al- sta invece si arrabbia proprio con l’handicap vi- tri possano osare, magari rischiare un suale: «È bastardo», dice. Maratoneta medagliatis- fallimento, ma riprovare». simo alle Paralimpiadi, mal sopporta di avere biso- Se c’è un “soffitto di vetro” che im- gno di un accompagnatore per fare sport, «a livello pedisce ai ciechi di arrivare dove pos- di indipendenza è meglio un handicap fisico». Cu- sono arrivare, va rotto con una gomi- rioso lapsus: la cecità cosa sarebbe, un handicap tata. «I ciechi vivono il loro limite come morale? Culturale? naturale, mentre è sociale. La maggior Forse non è un lapsus, quello di Costa. Forse ha parte di noi resta chiuso in casa, alcu- colto un punto. «I ciechi devono aver voglia di ve- ni accettano i mestieri “compatibili” dere», spiega Mauro. Lieve ma salda, la sua mano fissati per legge anche se potrebbero sul mio braccio mi guida più che farsi guidare. Tra- aspirare a qualcosa di meglio. Poi ci versiamo vie e piazze seguendo precisi itinerari sono i ribelli». A Mauro piacciono i ri- cartesiani. «Cercava una pasticceria? Avanti, all’in- belli. «Quelli che hanno rifiutato il vit- crocio. Qui a destra invece c’è una bella galleria timismo, e hanno scoperto che se d’arte». Non è desiderio di stupire. Mauro sa che rompi con le comodità della tutela so- basta il rumore di un cantiere, e la città che ha dise- ciale ti si apre un mondo di opportu- gnata in testa nei minimi dettagli si perde in uno nità». Bravi anche gli scandalosi che scuro frastuono. Confessa: «Per quanto sia fiero esagerano, magari un po’ narcisi. della mia autonomia, non riesco a scacciare il ter- Quelli che fanno lo slalom seguendo il rore di sbattere ad ogni passo il naso contro un pa- ticchettio dei bastoncini dello sciato- lo». Vuole solo farmi capire che tra dipendenza as- re che li precede, quelli che dipingono, soluta e superomismo c’è uno spazio enorme, che fotografano, quelli che vanno al cinema o allo sta- Nardone voleva iscriversi all’università, l’oculista i vedenti non riescono a immaginare. Possono pro- dio, insomma quelli che mettono a disagio i veden- gli disse: «Lascia perdere, tra due anni sarai cieco». “Il nostro rischio varci? Tempo fa il Mart di Rovereto ospitò un espe- ti, anche i più politicamente corretti, perché «cer- Non lasciò perdere: oggi è avvocato. Giorgio Riga- rimento, Dialogo nel buio: i visitatori vedenti erano cano la rivincita» sul loro handicap. «Tutti cerchia- to, analista informatico: «Non devi aspettarti che il non è puntare troppo in alto, invitati a svolgere attività quotidiane in un am- mo rivincite sui nostri limiti», li difende Mauro, mondo si regoli su di te, devi spostare il limite tra biente oscurato, per «capire come vive un cieco». «l’eccesso è il rischio di ogni uomo, e noi ciechi sia- quello che puoi fare e quello che non puoi fare». Mauro scuote la testa: «Così non si capisce niente. mo una semplice variante della specie umana». Puoi rischiare di scoprire che quel limite è più am- ma troppo in basso” Anzi si capisce il contrario. Essere ciechi per un’o- Ribellarsi però è difficile. Hai tutti contro. Giulio pio di quel che sembrava. Mirco Mencacci da bam- ra ti dà la sensazione che il cieco sia un incapace to-

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

L’orgoglio faticoso

GIUSEPPE DE RITA

l cieco che mi sta di fronte forse mi vede, cioè mi sente, mi avverte, mi capisce, più di Iquanto io faccia nei suoi confronti. Non so- lo egli avverte (come è intuitivo) il mio disagio, la mia rimozione, la mia propensione a consi- derarlo fuori della vita ordinaria; ma elabora una sua mentale rappresentazione di me. Mi capisce più di quanto io creda, magari attra- verso l’attenzione spasmodica del suo udito verso la mia voce, le sue intonazioni sui diversi argomenti, i miei stessi movimenti nello spa- zio; e forse mi guarda ancor più nel profondo, vista la sua capacità di collegare e rendere con- vergenti vari frammenti di realtà. Il disabile non è un incapace, è scritto in una pagina del libro, «è una persona che nella mag- gior parte dei casi affronta e risolve le situazio- ni quotidiane con molta destrezza». C’è in que- sta frase una duplice vena di tensione a cresce- re: da un lato c’è il faticoso orgoglio dei tanti che pensano che «chi ce la fa, sperimenta la gioia di non aver mete precluse e di aver superato la prova cruciale del governo della propria incer- tezza»; e dall’altro lato l’espressione della filo- sofia di fondo che ispira questo libro, la filoso- fia dell’autonomia, nella consapevolezza che fare da sé è realmente possibile; utilizzando certo le tecnologie disponibili (confesso che non sapevo, prima della lettura di questo libro, quanto e quale frequentazione i non vedenti avessero con le tecnologie informatiche e tele- matiche), ma valorizzando soprattutto le pro- prie risorse, la rete delle amicizie, l’ambiente professionale ai vari livelli. Certo ci vuole tanta tenacia e tanta fede nei tempi lunghi, ma sono doti che non mancano nell’ambiente. La cecità è come uno specchio rotto, per cui il mondo comune è (per il non vedente)un mo- saico di frammenti isolati, di cui gli è preclusa una visione d’insieme. Ma questo limite può essere per lui anche un’opportunità, perché gli impone di elaborare una “rappresentazione mentale” della realtà, frutto di un complesso intreccio di abilità compensative, di utilizzo di altri sensi, di esasperata attenzione alle infor- mazioni che vengono dall’esterno, in un mec- canismo silenzioso di razionalità, emotività e intuito. Come un non vedente si fa la sua rappresen- tazione mentale della strada che deve percor- rere per andare a prendere l’autobus, così è ve- rosimile che si faccia rappresentazioni menta- li molto relazionali, cioè legate a quella capa- cità di ascolto (tattile, uditivo o olfattivo che sia) che egli tramuta poi nella continua rimodella- zione del suo modo di essere, nell’obbligato superamento delle sue incertezze.

L’autore è segretario generale del Censis

tale. Essere ciechi da sempre, o da anni, ti dà il tem- IL LIBRO po di organizzare la vita. La cecità resta una priva- I ciechi non sognano zione brutale, ma non è per forza una condanna al- il buio - Vivere l’angoscia». con successo la cecità La cecità toglie, certo. Ma in certe condizioni può di Mauro Marcantoni perfino dare. Una lunga abitudine a vivere senza (Franco Angeli, scrittura può sviluppare abilità compensative mol- 240 pagine, 22 euro) to utili. Elio Borgonovi, docente alla Bocconi, ra- raccoglie ottanta storie giona sulle sue: «Non posso preparare appunti, di non vedenti che hanno quindi devo farmi una scaletta mentale. Ho svilup- avuto successo, pato una forte capacità di sintesi». Qualche volta, superando pregiudizi come in un celebre racconto di H. G. Wells, il cieco e luoghi comuni legati se la cava meglio del vedente. alla cecità: avvocati, Raggiungere obiettivi ambiziosi senza la vista non cantanti, campioni è come giocare a mosca cieca. Nessuna fortuna ben- sportivi e artisti. data. Il successo dipende da una razionale riorga- La prefazione, nizzazione dei quattro sensi attivi, da un efficiente di cui pubblichiamo “governo dell’incertezza”. Francesco Levantini, ap- un estratto, è firmata prezzato formatore all’Ibm, c’è riuscito così bene da Giuseppe De Rita, che ormai considera la cecità «non un problema, ma segretario generale una seccatura». Del resto l’informatica sta accor- del Censis ciando le distanze tra ciechi e vedenti: scanner vo- In libreria il 10 ottobre cali che mandano in pensione il Braille, tastiere par- lanti per cellulari, perfino le recentissime “penne magiche” che scandiscono ad alta voce il nome su un campanello o la targa di un portone sono protesi spaziali per i ciechi dell’epoca dei cani guida. Ma la vera vista del cieco restano gli altri umani. «Una capace rete di relazioni», secondo Salvatore LE IMMAGINI Virga, fisiatra, vale un buon paio d’occhi. Siamo dac- Le foto che illustrano capo: il problema dei ciechi sono i vedenti. «Per ogni queste pagine sono cieco di successo ce n’è uno nascosto», medita Mau- tratte dal numero 72 ro. Se c’è una costante in questi ottanta racconti, è la della rivista Colors sensazione di aver dovuto pedalare in salita da soli, interamente dedicato e non tutti ce la fanno. La civiltà dell’immagine è ri- ai ciechi. Colors gida con chi non condivide il primato della vista. è dal 1991 il magazine Mauro la chiama “la legge della pizza”: «Ne chiedi trimestrale di Fabrica, una senza mozzarella e ti rispondono “non si può”. centro di ricerca Perché non si può, me lo volete spiegare? Il pizzaio- sulla comunicazione lo è pigro? Il cassiere non sa quanto farla pagare? del gruppo Benetton. Macché: questo è un mondo omologato, ogni scar- Il numero 74, ora to dalla norma è fastidioso». Eppure la pizza senza disponibile, contiene mozzarella esiste: Mauro e molti degli ottanta ciechi trenta fotografie ribelli e appagati andranno a spiegarlo il 23 ottobre che documentano all’università Luiss di Roma. E non finirà qui. Mar- il terremoto in Sichuan cantoni ha in mente un’altra inchiesta: che uso fa la e altrettante immagini società vedente del potere delle immagini. Dobbia- di protesta e preghiera mo stare attenti: i ciechi ci guardano. dal Tibet

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008

La Polonia dei gemelli Kaczynski processa Jaruzelski, CULTURA l’uomo del colpo di stato del 1981, il nemico * di Solidarnosc, il primo dei dittatori dell’Est a veder cadere pezzi del Muro. Il suo antagonista, polacco come lui, fu uno degli artefici di quella caduta. L’ex portavoce di Giovanni Paolo II ricorda il legame che, nonostante tutto, univa due figli della stessa terra

Wojtyla e ilGenerale E Karol disse: “Èsolo un uomo”

un processo quello a Jaruzelski che si de- l’attivismo di Solidarnosc stavano met- JOAQUÍN NAVARRO-VALS ve fare senza che realmente si possa fare. La crisi del sistema Il vero colpo di scena tendo in atto. I Paesi del Patto di Varsavia, Forse è solo un risultato politico inevita- e in particolare l’Unione Sovietica, pote- on so se il 12 settembre bile anche se, tutto sommato, da evitare. totalitario è scoprire l’innocenza vano sentirsi garantiti dalla sua presenza scorso sarà una data me- Soprattutto nel clima politico attuale, al vertice delle istituzioni. morabile per l’Europa. piuttosto ideologico, che c’è in Polonia. In secondo luogo, però, Jaruzelski era Certamente lo sarà per la La figura del generale Jaruzelski, in effet- e il suo superamento del colpevole anche un nazionalista polacco. Egli era Polonia. Nessun Paese ti, è quella di un simbolo del regime co- un convinto sostenitore dell’indipen- riesce a fare facilmente i munista. E fare un processo a un’icona sia da Jaruzelski. Il mio viaggio di rientro riforme che si era innescato in patria denza polacca e contrario, per le ragioni contiN con la propria storia. E nei popoli implica il rischio di processare la storia in Polonia terminò a Vienna, dove mi fu con il movimento sindacale di Solidar- specifiche che sono iscritte nei geni di un slavi vi è sempre un’aggravante generica, senza la persona, finendo per attribuire impedito di procedere oltre. Ormai la Po- nosc, capeggiato da Walesa, e con gli al- nazionalista, a ogni intervento diretto dovuta all’emotività che imperversa in alla persona le colpe della storia. Non so lonia era entrata sotto il controllo assolu- tri movimenti nazionalisti. proveniente dall’estero. Il Generale era modo quasi atavico dappertutto. Una cosa ci sia di realmente umano in questo, to del Generale e le libertà erano total- Si può dire che l’instaurazione del re- pertanto una garanzia per il suo popolo, cosa è certa: l’ultimo grande leader della fatto sta che accade di continuo, e anche mente cancellate. gime di Jaruzelski si presentò come una al quale egli avrebbe scongiurato in tutti Polonia comunista è da qualche giorno in questo caso. La situazione era enormemente evo- soluzione di immobilismo e di com- i modi una probabile e umiliante inva- alla sbarra, e deve adesso affrontare, in- Mi ricordo perfettamente delle vicen- luta in Polonia, a seguito dei processi promesso insieme. Ciò era dovuto alle sione esterna. sieme con altri sette funzionari, l’Istituto de che precedettero e seguirono il colpo sociali derivati dalla prima visita di Gio- caratteristiche biografiche e caratte- In terzo luogo, però, Jaruzelski era an- polacco per la memoria, un tribunale di stato del 12 dicembre del 1981. Si sape- vanni Paolo II nel ’79. Mi ricordo inde- riali del personaggio che aveva preso il che un comunista. Da tale adesione speciale molto minaccioso. Si tratta di un va da prima che la sicurezza nell’area del lebilmente il suono delle parole del di- potere. Ripensando a quegli avveni- ideologica veniva la fiducia che le auto- organo creato ad hoc dalla cosiddetta Lu- Patto di Varsavia non era certo quella oc- scorso che egli fece in Piazza della Vit- menti, mi ricordo di aver discusso una rità sovietiche riponevano in lui e nel stracja, ovvero la discutibile campagna cidentale. Io ero appena rientrato dalla toria a Varsavia il 2 giugno. Il Papa ave- volta con Giovanni Paolo II fino a tarda suo intento di applicare l’ideologia politica voluta dai fratelli Kaczynski alcu- Polonia, quando ormai trapelava ovun- va già da anni perfettamente capito la sera la figura di Jaruzelski, consideran- marxista in modo rigoroso e duraturo. ni anni fa. L’imputato eccellente è, però, que che lì stava avvenendo qualcosa di natura reazionaria del totalitarismo so- do il fatto che essa era dotata di tre par- La complessità della persona furono lui: il generale Jaruzelski. Chi ha vissuto estremamente grave, qualcosa di analo- vietico, il quale si esprimeva anche nel- ticolari caratteristiche, fondamentali successivamente intaccate e influenza- direttamente quegli anni non può di- go ai fatti di Ungheria. Con meno sangue la soppressione totale dei diritti — in quel momento per capire che stava te dagli incontri — otto in tutto — con menticare il timore che incuteva un uo- ma molto più significativo. La guerra compressi quelli religiosi — dei polac- succedendo nell’area polacca. Karol Wojtyla, anche se mai alterate in mo che era al contempo capo del Partito fredda con Carter e Reagan era ripresa di chi. Per Giovanni Paolo II, il cristianesi- Innanzi tutto, egli era un militare, for- modo definitivo. comunista, capo del governo, ministro nuovo in modo caldo, addirittura bollen- mo con la sua antropologia personali- mato non soltanto alla disciplina e alla Quando tornai in Polonia con il Papa della Difesa, nonché figura al vertice del- te, data la statica gestione della Russia sta risultava di fatto incompatibile con fermezza, ma anche fornito di una solida nell’83 e nell’87 il Paese mi parve evi- le forze armate. Egli appariva enigmati- brezneviana. il sistema totalitario in atto. Egli disse formazione personale e di una singolare denziare in ogni parte la presenza della co, una specie d’irrealistica maschera del La mia idea in quel dicembre del 1981 con forza che «l’esclusione di Cristo visione politica globale che è propria di dittatura. Una Polonia più statica, ma proprio potere illimitato e della struttura era di tornare a Varsavia per vedere come dalla storia dell’uomo è un atto contro un generale dell’esercito. La sua dedizio- non meno in fermento. La situazione burocratica che ne era a fondamento. Ma le cose sarebbero andate a finire. Il ri- l’uomo. Senza di lui non è possibile ca- ne alle leggi e alla disciplina si traduceva- politica mi suscitò grandi interrogativi e che senso può avere oggi processare un schio grave non proveniva dai russi, co- pire la storia della Polonia, e soprattut- no nella convinzione che sicurezza e or- molte perplessità. Credo che la forza po- uomo così e, per giunta, tanto anziano? me si diceva in Occidente, ma dai tede- to la storia degli uomini che sono pas- dine pubblico fossero i criteri fondamen- polare della Polonia sia emersa proprio È chiaro che non siamo davanti a una schi dell’Est. Se vi fosse stata un’invasio- sati e passano per questa terra». Tale tali e i requisiti di partenza con cui gover- allora, rivelandosi una risorsa capace di farsa, come non è una burla il processo ne, sarebbe arrivata ancora una volta da percezione Giovanni Paolo II la man- nare un Paese. Questo aspetto lo rendeva conservare in modo intatto la propria che l’Aia sta facendo a Karadzic. Ma tut- lì. Una specie di iattura per la Polonia, già tenne anche in seguito. Sapeva che il particolarmente abile nella gestione del- identità culturale e religiosa in ogni si- to, anche la storia passata, appare segna- invasa dai nazisti pochi decenni prima. colpo di stato rappresentava una rispo- le emergenze sociali che la drammatica tuazione e di insorgere non appena ve to sempre da una certa caducità. Forse è La cosa era saputa bene sia da Honecker sta brutale contro il movimento di situazione economica della Polonia e ne fosse stata l’occasione.

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

Patriota o criminale di guerra alla sbarra l’ultimo comunista

L’INCONTRO ANDREA TARQUINI L’incontro tra Giovanni VARSAVIA Paolo II e Jaruzelski in Polonia nel 1983 L’ aula del tribunale è scialba e anonima, nel grigio palazzone in vec- chio stile realsocialista sull’ampia strada di Varsavia che oggi si chiama Aleja Solidarnosci, viale Solidarnosc. Un monolito grigio e delabré. Mo- derni grattacieli e shopping center della skyline postmoderna di Varsa- via, booming city della nuova Europa, gli fanno ombra. Nei corridoi del vecchio palazzone rosso, avvocati in toga e giovani segretarie si affac- cendano veloci, l’aria indifferente alla storia che si svolge là accanto a lo- ro. Qui la democrazia polacca, quasi in una piccola Norimberga, pro- cessa il passato oppresso della nazione. Qui un manipolo di ultraottua- genari che a vederli ispirano compassione fa i conti col tribunale della Storia. E uno di loro, il taciturno generale dagli eterni occhiali neri, si pre- para caparbio a leggere le sue duecento pagine di autodifesa. L’atto d’accusa pesa come un macigno. Crimini comunisti, organiz- zazione armata criminale contro la società, violenze arbitrarie contro i cittadini. Si riferisce al 13 dicembre 1981. Quando le forze armate po- lacche — con Jaruzelski capo di stato maggiore e insieme capo del Par- tito comunista — decretarono lo stato di guerra, in sostanza un putsch, per stroncare Solidarnosc, il movimento di rivoluzione non violenta per la democrazia che stava aprendo la prima breccia nel Muro. Coprifuo- co, arresti a migliaia, decine di dimostranti uccisi negli scontri. Il Wron (Consiglio militare per la salvezza nazionale) prese il potere, esautorò di fatto lo stesso Pc: generali, colonnelli, maggiori e capitani presero in mano l’amministrazione. Ci vollero anni prima che — stretto tra la con- danna della grande voce morale di papa Karol Wojtyla, il riarmo e la campagna per la libertà degli Usa di Ronald Reagan e Bush senior, la pe- restrojka di Gorbaciov a Mosca da un lato, e la resistenza imperiale dei burocrati comunisti di tutto l’impero sovietico dall’altro — Jaruzelski e gli altri generali si decidessero a riaprire il dialogo col Paese. Ma quella — ricordano ancora oggi Tadeusz Mazowiecki e Adam Michnik, allora eroi e capi storici di Solidarnosc, consiglieri chiave di Walesa — fu poi la svolta: la tavola rotonda, la transizione non violenta come nella Spagna dopo Franco. La breccia finale, l’inizio della fine per il Muro di Berlino e quello che Reagan chiamò “l’impero del male”. Traditore e criminale comunista o tragico eroe shakespeariano? Op- portunista o patriota costretto al peggio? Sul vecchio generale le opi- nioni forse non cesseranno mai di dividersi. Gazeta Wyborcza, il gior- nale che Michnik fondò (e che fu il primo media laico indipendente nel- l’Impero sovietico) deplora che «un gruppo di vecchietti venga trattato come una banda di gangster». La Sld, il partito socialdemocratico ex co- munista, parla di «voglia di vendetta». Ma intanto la Piattaforma dei cit- tadini, il partito del premier Donald Tusk, prepara una legge punitiva per ridurre le pensioni agli ex membri del Wron. Dieci anni di prigione: è quanto l’ultraottantacinquenne generale ri- schia, se — il processo continuerà fino all’anno prossimo — sarà con- dannato. Molti a Varsavia danno per certa una condanna sospesa, in considerazione dell’età avanzata e delle cattive condizioni di salute. Lui non si arrende. Grande è l’attesa per il discorso di autodifesa che Jaruzelski ha preparato, per sfidare da solo i giudici. E dopo quella criti- ca di Gazetaper «i vecchietti trattati come gangster», i media hanno scel- to di astenersi da commenti. Notizie e basta. Come si difenderà il vecchio generale? Possiamo solo cercare d’im- maginarlo, ricordando l’intervista sul processo che concesse a Repub- blica in esclusiva mondiale. Disse che nel gelido inverno ’81 il governo comunista fu minacciato di un embargo economico ed energetico da Mosca, se non avesse piegato Solidarnosc. E non solo: nella sua umile villetta a Varsavia-Mokotow, confortato dalla moglie Barbara e dalla giovane, bellissima figlia Monika — lavora per moda e pr in Occidente, non passa un giorno senza che incoraggi “daddy” chiamandolo col cel- lulare — ci mostrò copie dei piani segreti della famigerata Nationale Volksarmee der Ddr (Nva), l’esercito della dittatura tedesco-orientale, con annesse carte militari della Nva per un Blitzkrieg in Polonia. Berli- no Est era pronta a stroncare la rivoluzione polacca con le sue Panzer- divisionen e i suoi reparti speciali, quelli con l’uniforme che ricordava le Ss. “Io col cuore pesante cercai di evitare il peggio alla mia patria”, ci disse il generale. “Poi, appena fu possibile, con l’aiuto del Santo Padre e grazie al realismo patriottico dell’allora opposizione, avviammo la svol- ta”. Parole disperate per difendersi, o frasi con grande fondo di verità, o forse entrambe le cose insieme. Se ne può discutere. Ma indiscutibile è la speranza del vecchio figlio della nobiltà in uniforme polacca, che crebbe deportato in Siberia con i genitori, li vide scomparire nel Gulag, e per il riflesso sole-neve accecante di laggiù porta ancora i famosi oc- chiali neri. «Posso sperare nella clemenza», ci disse, «o nell’inevitabilità anagrafica: sono vecchio, magari più di quanto un processo possa du- rare fino alla sentenza».

1983 1987 2001 I primi due incontri ufficiali È la svolta nelle relazioni, L’ultimo degli otto incontri Il Generale ricorda in piena perestrojka: Wojtyla, dice il Generale, che nel secondo, a Cracovia, un incontro storico che era da tempo in pensione, “il clima si rasserenò” in Vaticano e uno in Polonia “trovò mezz’ora per me”

Il Papa sapeva benissimo quanto fos- del blocco comunista, ma era un luogo per prima ha permesso a Wojtyla di spe- manità avrebbe avuto il sopravvento an- sopire definitivamente il cuore e l’anima se forte lo spirito religioso dei polacchi. specifico dove verificare la crisi del si- rimentare l’efficacia, anche politica, del- che su di lui. di una persona, neanche quando essa si Per questo egli elaborò le diverse solu- stema totalitario, nonché il suo supera- la sua carica umana. Un giorno mi con- Non so dire se ciò sia mai avvenuto in è trasformata nel fantoccio di un regime zioni da dare ad una nuova Ostpolitik, mento attraverso la riaffermazione fessò che tra i molti aspetti del Generale Jaruzelski. Forse — anche se ne dubito — che ne regge i fili. Probabilmente, però, il passando sempre attraverso il risveglio della libertà religiosa. vinceva di gran lunga quello comunista. lo scopriremo durante questo processo. vero colpo di scena di questo processo è attivo dei suoi connazionali. La Polonia In questo quadro così articolato la fi- Ma se solo si fosse incrinata la corazza Certamente, però, Giovanni Paolo II era scoprire alla fine, almeno una volta, l’in- non era per lui soltanto uno dei Paesi gura di Jaruzelski è stata anche quella che istituzionale, egli era convinto che l’u- sicuro che niente e nessuno potesse mai nocenza di un colpevole.

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41 SPETTACOLI

ANTONIO MONDA Louis, molto più economica di New York. Per il ruolo di don Vito, la Para- NEW YORK mount propose una lista lunga e invero- simile di nomi (tra i quali Laurence Oli- ra tutti i miti, gli aneddoti e vier e persino Carlo Ponti) pur di non ce- i racconti apocrifi che cir- dere all’idea di Marlon Brando, in piena condano la realizzazione crisi di successo al botteghino. del Padrino ce n’è uno as- Coppola si sentì ripetere infinite vol- Tsolutamente vero: era un film che nes- te «non farà questo film», e quando vin- suno voleva realmente fare, a comin- se la sua battaglia dopo che Brando ciare da Francis Ford Coppola, i pro- aveva accettato di sottoporsi ad un pro- duttori della Paramount e persino Ma- vino con dei batuffoli di cotone all’in- rio Puzo. Non è l’unico paradosso che Tutti terno delle guance, fece pronunciare la ha caratterizzato la lavorazione di uno battuta al produttore che si rifiuta di dei più grandi successi di tutti i tempi: scritturare Johnny Fontane/Frank Si- gli attori scelti da Coppola furono natra, e cede solo dopo che trova nel let- osteggiati dai produttori sino al mo- to la testa del suo purosangue predilet- mento dell’inizio delle riprese, e Cop- to. Proprio Sinatra fece pressioni affin- pola fu ripetutamente sul punto di es- ché il personaggio non potesse essere sere licenziato, per l’iniziale delusione ricondotto a lui, e nel giro di poco tem- dei produttori di fronte al materiale gi- po arrivò un altro tipo di pressione, ben rato, e persino per un complotto ordito più inquietante: un emissario della fa- dal montatore Aram Avakian il quale ri- contro miglia Colombo chiese ed ottenne che feriva alla Paramount che il materiale la parola mafia non fosse pronunciata girato era inutilizzabile, sperando di nel film. La battaglia sul cast si spostò su rimpiazzare il regista. Una nuova ver- altri fronti: Coppola era assolutamente sione digitale e rimasterizzata di que- convinto del talento del semiscono- sto straordinario capolavoro, curata sciuto Al Pacino, ma per il ruolo di Mi- personalmente da Coppola, propone chael i produttori volevano Robert un documentario che racconta i retro- Con la versione Redford o Ryan O’ Neal. scena più sorprendenti della lavorazio- Non diversa la lotta per i comprimari, ne e della distribuzione, corredati da rimasterizzata e se Robert Evans racconta non troppo testimonianze di registi come Steven scherzosamente che pensava all’amico Spielberg, che dichiara di essere stato del film, in vendita Henry Kissinger per il ruolo del Consi- «polverizzato dalla storia raccontata e gliori, Abe Vigoda (Tessio) racconta nel dall’effetto che ebbe su di me». documentario di essere stato scelto, La Paramount acquistò i diritti del li- negli Usa, contro il parere dei dirigenti, perché era bro di Mario Puzo per farne una pellico- assolutamente sconosciuto. Coppola la di genere. Nessuno riteneva che fosse un documentario riuscì ad imporre come musicista Nino necessario dedicarle un’attenzione su- Rota, ma non fu facile convincere i fi- periore a quella di un film di serie B, e dal ne racconta nanziatori che il musicista di Fellini fos- suo canto lo scrittore non aveva alcuna se giusto per un gangster movie. aspettativa: aveva scritto il libro per pu- i retroscena: Non meno ardua la battaglia per ri fini commerciali, scoraggiato dalla l’immagine del film: la grande idea di mediocrissima accoglienza della critica regia di offrire una suggestione etica sin ai suoi primi lavori. Anche all’interno l’ostilità dalla fotografia spaventò a morte la Pa- della Paramount c’erano molte resi- ramount, ma entusiasmò Gordon Wil- stenze, dopo lo scarso successo di Fra- dei produttori, lis, che girò l’intero film in un chiaro- tellanza, un film di ambientazione simi- scuro molto contrastato, e, negli inter- le, diretto da Martin Ritt. Il genere gang- il complotto ni, non illuminò gli occhi dei protago- ster sembrava in pieno declino, e le sto- nisti. Ancora più ardua la battaglia sul rie di mafia e famiglia non apparivano del montatore montaggio: il ritmo epico immaginato attraenti per un pubblico in pieno rin- da Coppola, con lunghe digressioni novamento generazionale dopo i fervo- narrative alternate ad esplosioni di vio- ri del Sessantotto. Avakian, lenza, lasciò sconcertati i responsabili In un primo momento vennero con- dello studio e offrirono l’occasione ad tattati Elia Kazan, Sergio Leone, Costa- gli ultimatum Avakian di proporre un montaggio al- Gavras e Arthur Penn. Nessuno di loro ternativo, basato tutto sull’azione. sembrò interessato, e venne quindi al regista Coppola si rese conto per miracolo di convocato Sam Peckinpah, il quale la- quanto stava avvenendo e, licenziato sciò sconcertati i suoi interlocutori spie- Avakian, riuscì a salvarsi dopo aver ri- gando che avrebbe girato Il Mucchio Sel- montato personalmente la sequenza vaggio tra i mafiosi. Fu Robert Evans ad dell’omicidio di Sollozzo. avere l’idea di scritturare allora un regi- L’ultimo fronte si aprì sul nepotismo: sta italo-americano, ma sul nome di Coppola scritturò la sorella Talia nel Coppola si scatenò una netta ostilità: i ruolo di Costanza, il padre Carmine per suoi primi film avevano ottenuto incas- dirigere le musiche di Rota e persino la si disastrosi, e quel regista barbuto che figlia Sofia, appena nata: è lei ad essere aveva fondato una propria casa di pro- battezzata nel finale del film. Non solo: duzione e si ostinava a vivere a San Fran- Nessuno voleva davvero affidò al pupillo George Lucas il mon- cisco aveva una fama terribile per Hol- taggio della guerra di mafia. Anche que- lywood: pensava di testa propria. Tutta- st’ultimo ricorda il clima di sfiducia e il via Coppola riuscì ad affascinare i pro- tentativo costante di licenziare Coppo- duttori grazie ai racconti della sua fami- la. Alla prima del film nessuno aveva glia italiana e al modo in cui spiegò che il capolavoro di Coppola grandi aspettative, ma Il Padrinodiven- la saga dei Corleone era la storia di un re ne all’epoca il più grande successo di che aveva tre figli: «Il primo ha ereditato tutti i tempi, oltre che un fenomeno cul- dal padre la dolcezza, il secondo la forza, turale tuttora imprescindibile. Se ne ac- il terzo l’intelligenza». Ma dopo l’inizia- corse per primo Henry Kissinger, allora le momento di seduzione iniziarono le segretario di Stato, che uscendo dalla battaglie: Coppola rifiutò di spostare la prima dichiarò: «È un film che parla a collocazione temporale del film all’epo- tutti: non è molto diverso da quello che ca delle riprese e l’ambientazione a St. vedo ogni giorno a Washington».

Quando caldo e fatica ti buttano giù, scegli la forza del numero uno

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 i sapori Strangolati dalla fretta abbiamo abdicato alla ricerca Chicchi della qualità. Grandi catene internazionali modificano le miscele per andare incontro ai nuovi gusti. Eppure continuiamo a consumare sei chili all’anno di caffè Ecco perché, tra guide, artigiani e appuntamenti per l’Italia, c’è ancora chi va alla caccia dell’altro oro nero itinerari Davide Scabin presiede alla cucina di “Combal.Zero” ristorante gourmand del Museo d’Arte di Rivoli Il caffè fa capolino in alcuni dei piatti più intriganti fino alla carta monodedicata Trieste Bologna Napoli

Nella città-madre Nella città La tazzulella ‘e cafè del caffè , dei cento portici è nel Dna cittadino: tanti e illustri prospera nei bar storici, i frequentatori la tradizione tradizione vuole dei bar storici, dei caffè, storici che per ogni da Stendhal e nuovissimi, espresso gustato a Joyce. Durante con i tavolini sparsi i clienti ne lascino il periodo natalizio, sotto le volte uno pagato concerti e spettacoli nei locali associati e la produzione della famiglia Lelli Eccellente la produzione della famiglia alle “Vie del caffè” in primo piano. Molti i corsi di degustazione Passalacqua DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE TRITONE A BOLOGNA B&B DIMORA SANT'ELIGIO Viale Miramare 133 Via Cairoli 3 Via Bernardino Rota 36 Tel. 040-422811 Tel. 051-4210897 Tel. 081-268165 Camera doppia da 90 euro, con colazione Camera doppia da 70 euro, con colazione Camera doppia da 85 euro, con colazione DOVE GUSTARE DOVE GUSTARE DOVE GUSTARE BAR VIA DELLE TORRI AROMA GAMBRINUS Via delle Torri 3 Via Porta Nova 12/b Via Chiaia 1 Tel. 040-765251 Tel. 051-225895 Tel. 081-417528 DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE TORREFAZIONE LA TRIESTINA TERZI MEXICO Via Cavana 2 Via Oberdan 10 Via Scarlatti 69 Tel. 040-306586 Tel. 051-236470 Tel. 081-5565865

Ristretto Macchiato Lungo Decaffeinato Nell’espresso di scuola Prevede l’aggiunta di latte, Il più amato da chi teme La caffeina viene ridotta napoletana, la stessa (direttamente nella tazzina gli effetti nervini del caffè allo 0,1per cento (secondo quantità di caffè (sette o servito a parte), sia caldo In realtà, allungando il tempo normativa), utilizzando grammi) di un espresso che freddo. L’unione d’infusione, nella tazzina procedimenti diversi: acqua normale, viene infusa in metà tra la caffeina e il grasso aumenta anche la dose anidride carbonica, acetato acqua. All’estero, si usa del latte crea di caffeina. Meglio allungare di etile, cloruro di metilene il termine “corto” un mix affatica-fegato con acqua calda a parte o per liofilizzazione

l piacere in un gesto. Il tempo di portare le proiettati sui nuovi consumi — in aumento in dita al manico della tazzina, e il palato sa tutto il mondo — diversificano l’offerta per ade- già cosa l’attende: caldo, carezzevole, Domenico Modugno guarsi alle modalità di consumo giovanile: sulla corroborante, l’espresso regala a chi lo scia delle grandi catene internazionali, prima beve una piccola magia tradotta in sorsi: Quanno nasce tu siente ’o bebè fra tutte Starbucks, l’espresso viene arricchito (o addirittura in gocce, secondo i puristi na- che dice‘‘ “nguè nguè, irrimediabilmente rovinato, dipende dai punti poletani.I Difficile sottrarsi alla malia della taz- di vista) da una crescente varietà di topping, le zulella: ne consumiamo davvero tante, una nu poco ’e cafè” “guarnizioni” americane: caramello, cioccola- quantità di chicchi pari a quasi sei chili a testa to, creme aromatizzate, succhi. per anno, di cui il settanta per cento fuori casa. e l’inglese se scorda d’o thè A difendere il baluardo dell’origine, soprat- L’espresso da bar, infatti, è un contrappunto ir- tutto i torrefattori artigiani, capaci di andare a rinunciabile nell’incedere della giornata, dal se viene a sape’ ’nespresso che d’è scovare nei dock dello sterminato porto di Trie- primissimo, ingollato all’inizio della giornata ste le “partite” ignorate dai grandi commer- lavorativa, a quello gustato per ultimo, ben sa- Da O’ CCAFÈ cianti, perché troppo esigue o fuori dai circuiti pendo l’ora oltre la quale rischie- abituali. Grazie a loro, si remmo una notte insonne (al di là possono assaggiare espres- dei pochi che si fanno beffe della si meravigliosi, dagli aromi caffeina, vantando sonni da pri- inusuali e meravigliosi, ma infanzia anche dopo ripetuti Il piacere in tazzina lontanissimi dai gusti caffè caffè pre-notturni). standardizzati. Purtroppo, Ritualità o golosità che sia, tro- l’elenco dei benemeriti si varlo buono — ma buono davve- riduce ancora più drastica- ro — è sempre più difficile. Certo, mente quando si affronta il se ci confrontiamo con l’estero, la tema del costo etico ed eco- vittoria è facile, anche se negli ul- che ferma il tempo logico di un prodotto della timi anni Illy e hanno terra con uno strabiliante promosso una straordinaria cre- giro d’affari planetario, in- scita nel livello dell’offerta, soprattutto nelle LICIA GRANELLO feriore solo a quello del petrolio. A fronte di tan- grandi città del mondo. Fatte le dovute eccezio- to denaro — tra broker sempre più potenti e ni, quando torniamo da un viaggio, il primo multinazionali pronte a fagocitare anche le ulti- caffè italiano sembra meraviglioso. Ma le cose me briciole di mercato — i piccoli produttori e le non stanno esattamente così, se è vero che po- famiglie dei raccoglitori sono sotto scacco. che settimane fa l’Istituto internazionale assag- ASSAGGI & CAMPIONATI Se volete unire l’utile al dilettevole, fate riferi- giatori caffè ha bocciato la metà degli espressi Autunno caldo per il caffè espresso mento all’organizzazione Coffee Kids che ope- abitualmente serviti nei nostri bar. Il 30 e 31ottobre, secondo ra nei Paesi produttori, aiutando i figli dei lavo- Strangolati dalla fretta, abbiamo abdicato al- International Coffee Tasting a Brescia: ratori delle piantagioni. Tra gli affiliati italiani, i la ricerca della qualità, quella che ci faceva chie- 150 caffè di tutto il mondo giudicati Bambini del caffè, l’associazione creata dal ve- dere al : «Vorrei un buon caffè», mentre dai membri dell’Istituto internazionale neziano Bernardo della Mea, fondatore di quel oggi l’unico aggettivo riguarda la modalità di assaggiatori caffè Caffè del Doge che seleziona e tosta alcune tra le preparazione. Corto, lungo, macchiato caldo o Dal 13 al 15 novembre, Trieste Espresso migliori produzioni artigianali del mondo. Per freddo, latte a parte, in tazza grande: so- Expo Nei giorni della fiera, guidarvi tra gli indirizzi migliori, a inizio ottobre lo pochi stoici sono ancora disposti a fare una terzo European Team Coffee Challenge sarà in libreria la nuova edizione della Guida dei manciata di isolati in più, pur di ritrovare sem- campionato europeo baristi a squadre bar del Gambero Rosso: tre tazze per i locali più plicemente il gusto di un espresso coi fiocchi. meritevoli, tre chicchi per gli espressi da non Non a caso, tra i grandi marchi, quelli più mancare. Latte rigorosamente a parte, please.

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

Vite veloci al banco del bar MARINO NIOLA ualità e gusto, socialità e velocità. Na- Macinato turalmente in tazza piccola. È il segre- L’espresso da bar parte to di un grande espresso. Ovvero la via dalla polvere di caffè, derivata italiana al caffè. Sinonimo di un pia- cere breve ma intenso. Fatto apposta da miscele o monovarietà. Scelta Qper un tempo che si fa sempre più cor- dei chicchi, attenzione al grado to, sincopato, fatto di sensazioni da consumare al volo. Ma in mezzo agli altri. Senza farsi mancare di macinatura e giusta pressione nulla. Soprattutto quel modo di scambiare idee, della macchina fanno la differenza opinioni, informazioni, gossip, riflessioni, quasi sempre sui massimi sistemi. L’universo in pochi cenni. Quel che si dice chiacchiera da bar. Nulla di più superfluo ma nulla di più essenziale, alme- no per gli italiani. È per questo che il tempio del- l’espresso è il bar. Luogo ad alta densità, fatto di tempi che si incastrano e di persone che si incon- trano a velocità sempre maggiore. Dove i pochi minuti per bere un caffè diventano gocce di tem- po concentrato: ma di grande qualità. Come l’espresso. Che spezza la nostra routine con brevi intervalli che cadenzano la nostra vita dandole un ritmo. Proprio come nella musica do- ve le pause sono indispensabili alle note. La pau- sa caffè, ormai glocalizzata in coffee break, è la so- Cialda spensione che ci rimette in armonia con noi e con il mondo. Ci resetta il corpo e la mente. Garantisce un espresso di buona In questo senso la storia del bar in Occidente è fattura, facile — basta inserirla indissolubilmente legata alla travolgente fortuna nel porta-filtro della macchina — del caffè. Esiste una stretta corrispondenza tra il ritmo sempre più veloce della modernità e le pro- e “pulito”, senza dispersione prietà eccitanti del caffè, tra il gusto amaro e forte di caffè. Il prezzo in compenso dell’arabica e le lucide emozioni del business. I primi caffè nascono nell’Europa del Seicento e so- è quasi doppio rispetto al macinato no locali dove ci si riunisce per gustare profumate miscele e per conversare, ma anche per conclu- dere affari, per tener d’occhio la concorrenza: og- gi si direbbe per ottimizzare le relazioni. Se il caffè è stato l’emblema della modernità na- scente, il bar è il simbolo della modernità trion- fante. Nasce dall’accelerazione sempre maggiore dei ritmi di vita imposta dalla rivoluzione indu- striale e dall’esigenza di conciliare i tempi della produzione, del consumo e delle relazioni sociali senza sacrificarne nessuno. Un consumo di mas- sa tanto che nella Londra di metà Ottocento si con- sumavano la bellezza di cinquantamila caffè al giorno. Una cifra sorprendente, e non solo per quegli anni. Capsula E se il centro ideale della coffee house era la sa- Nel mini-contenitore monodose la, è il banco ad essere il centro ideale del bar. E Espresso banco, in inglese bar, significa letteralmente la di alluminio o plastica, la polvere “barra”, l’asse dove ci si appoggia. Il confine inva- di caffè viene infusa in maniera licabile che unisce e divide i ruoli del barista e del- particolarmente omogenea l’avventore, che detta forma e tempi delle rela- zioni personali, rendendole mobili e flessibili. Il Rispetto alla cialda di carta consumo è rapido come i discorsi che ci si scam- 7grammi negativo l’impatto ecologico bia stando in piedi. la quantità di caffè L’introduzione del banco è dunque un’inno- ideale per un espresso vazione che rende possibile un turn over conti- nuo dei clienti. Accelera la consumazione esatta- mente come la ferrovia il viaggiare e il telaio mec- canico la tessitura. Se la barra è a tutti gli effetti il nastro trasportatore della fabbrica del gusto, per 70 milioni noi, figli della postmodernità, il bar è anche un in- le tazzine consumate sostituibile ammortizzatore dei nostri interim, la ogni giorno fuori casa camera di decompressione tra i pieni e i vuoti che scandiscono la giornata della società interinale. Luogo familiare e al tempo stesso scena di incon- tri sempre nuovi, il bar — che sia quello sotto ca- sa o quello anonimo di un aeroporto interconti- 20 nentale — è un plus-locale dove è possibile con- la pressione in chilogrammi Iperespresso sumare di tutto. Anche se la sua ragion d’essere da esercitare sul filtro resta sua maestà il caffè. Tant’è che da sempre è il La capsula brevettata dalla Illy logo della miscela a dare nome e blasone al bar. permette di elaborare l’espresso Assieme, ça va sans dire, alla mano del barista che compie il prodigio di trasformare acqua bollente in due fasi: iperinfusione e polvere nel fast drink più famoso del pianeta. a pressione elevata ed emulsione L’oro nero che fa scorrere un po’ d’Italia nelle ve- attraverso la valvola interna, ne del mondo. per un caffè cremoso e persistente

Repubblica Nazionale DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45 le tendenze Mentre il ministro Gelmini propone il ritorno School Style del grembiule nelle scuole, gli stilisti ne realizzano la versione per donne adulte. Gonne a ruota, camicie bianche e mocassini sono gli ingredienti principali di una moda che coniuga austerità e ironia Per amanti del look wasp, sulle orme di Ali MacGraw PERFETTAMENTE RETRÒ Cappello di gusto d’antan in feltro nero di Furla. È perfetto da abbinare con i cappottini bon ton per completare il look da primo giorno di scuola

BON TON SULLE MANI Sono da brava ragazza i guanti GRANDE SOIRÉE INSOLITO MIX SEVERO TWEED in pelle, disponibili in più colori, La gran sera Insolito Tailleur nero di Mauro Grifoni con impunture di Moschino accostamento in tweed a contrasto e bottoncino è decisamente di nero e blu di lana con collo, per una perfetta chiusura antivento “grembiulino per il grembiulino polsi e orlo style”: pettorina rivisitato in forma della giacca bianca e rigida quasi geometrica in taffetà bianco scollatura da Ferrè per Chanel squadrata Gli accessori Il collo è chiuso Unica nota sexy: obbligati sono da un fiocco le braccia le calze bianche a forma di camelia lasciate nude e le scarpe severe in satin nero

CLASSICO EVERGREEN È il mocassino che non delude mai quello proposto dai Fratelli Rossetti. Piacerà anche Le nuove Lolite in divisa alle piccole perché regala qualche centimetro nel tacco quadrato

predilige un trucco acqua e sapone. Un insieme in cui, ovvia- IRENE MARIA SCALISE mente, il “grembiulino style” calza a pennello. Per fortuna i sa- l grembiulino veste Prada. Dimenticati per anni in sof- pienti designer della moda hanno impreziosito il tutto con toc- fitta tra palline di naftalina e foto scolorite, i grembiuli chi decisamente inaspettati. Ecco dunque il raffinato abito da tornano protagonisti. La storia è nota: da qualche me- sera senza maniche di Moschino o il delicato tailleur gonna e se, complice la proposta del ministro Gelmini, il severo giacca di Chanel che sarebbe tanto piaciuto a madamoiselle grembiule ha riconquistato a sorpresa fama e notorietà. Coco. Una versione quasi concettuale del grembiulino è quel- D’improvviso è diventato simbolo di modernità mista la che ha sfilato per Gianfranco Ferré. Punta decisamente sul Ia rigore, mettendo nell’angolo le infinite possibilità di un ab- preppy, con la cravatta e gli stivali da cavallerizza, la donna di bigliamento libero e scapestrato. Paul & Shark. Anche gli accessori sono rivisitati con un tocco di Ma, e questa è la notizia, il grembiulino è uscito prepotente- glamour: il mocassino dei Fratelli Rossetti è appena rialzato, la mente dal ristretto circolo dei banchi di scuola. E, quasi senza stringata di Church’s è lavorata in stampa rettile mentre il tac- fare rumore, è scivolato sui tappeti rossi della haute couture. co diventa vertiginoso per la scarpa di N. O. D. Per non parlare Un passaggio inaspettato che ha colto di sorpresa le donne an- delle borse: le sacche fashion sono sostituite da una trionfante cora legate all’immagine scolastica del capo di abbigliamento cartella. E parallelamente la richiesta dei grembiulini, quelli riservato per tradizione ai minori di dieci anni. Adesso, per que- veri, subisce un’impennata. Le aziende produttrici come la gli strani casi della vita, il grembiulino è investito di una luce storica Siggi (più di un milione di capi prodotti ogni anno), han- glamour. Tramontano le fantasie spericolate in favore di quel no prontamente riassortito i magazzini in vista di una richiesta camicione che, se pur rivisitato, non esce dall’assoluto del mo- che, per il 2009, pare sarà del 30 per cento in più. PELLE E TECHNO nocolore. Le scollature abissali sono archiviate in favore di un Cartella in pelle con trattamento unico e casto vezzo: il colletto bianco bene allacciato attorno al al poliuretano per la borsa collo. La parola grembiulino, alla luce degli ultimi colpi di sce- Mandarina Duck idrorepellente na, assume insomma una connotazione positiva e modaiola. abbinata a un tessuto in nylon Come si dice: ha tutta un’altra allure. poliestere impermeabile Naturalmente il grembiulino per adulte, o meglio l’abito che velatamente lo riporta alla memoria, richiede una predisposi- PREPPY WOMAN zione generale. O, in alternativa, una buona dose d’ironia. La NOTE CHIC Piacerà alle più donna che sceglie il look grembiulino è quasi sempre un’in- Per una giovani il look guaribile Lolita. In seconda battuta, variabile non trascurabi- scolaretta da preppy girl le, è un’esponente del vecchio e inossidabile genere wasp. Di all’ultima proposto quello stile cioè molto americano e da sempre teso alla como- moda da Paul & Shark: dità, alla classe, all’understatement e alle vacanze negli Hamp- gli allegri gonna al ginocchio tons. Segni particolari? Il mocassino è il capo per eccellenza, la quaderni golf con stemma, gonna a ruota il vezzo insostituibile e la camicia bianca una ne- Fabriano cravatta maschile cessità. La vera wasp, che nei casi più incontrollati sembra una Boutique e stivali caricatura del film Love Story, segue poche ma chiare regole: alla cavallerizza bandisce i tacchi, non indossa mai abiti sopra il ginocchio e bicolori

CARTELLA SOLARE Giallo Donald Duck per la borsa COLORI PLURISENSORIALI di De Couture. I manici rigidi È insieme matita colorata, acquerello accentuano l’effetto cartella e, e pastello di cera la matitona di Stabilo come a scuola, c’è un cartellino Woody 3: un vero e proprio pennello su cui scrivere il proprio nome

STRINGATA AL TOP È insieme classica ed elegante la scarpa stringata maschile di Church’s, modello Talia, in vernice nera e stampa rettile Per chi non vuole sbagliare

Repubblica Nazionale 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 SETTEMBRE 2008 l’incontro Ragazze d’oro “Sono inquadrata, disciplinata Ad ogni domanda rispondo a tono, non ci giro intorno”, dice di sé la campionessa olimpionica dei duecento metri stile libero, classe 1988 Federica Pellegrini Un talento unico, una determinazione feroce, una famiglia che è il suo vero rifugio e non le nega mai le coccole che lei “vuole e pretende” “Altro che bambola sexy”, sbuffa, “che ne sapete delle sveglie prima dell’alba per gli allenamenti?”

PAOLO ROSSI Curioso che lo dica lei. Famosa sì per mura di casa. All’esterno Fede ritorna Gregoris, il panin col ciccio a Jesolo e, ta». E un paio d’anni prima: «Papi, vin- l’oro di Pechino, ma anche per le sue dura e pura. «Non mi piacciono le dise- fin quando andavo a scuola, il diario co gli Assoluti e mi faccio un tatuaggio SPINEA (Venezia) esternazioni sul sesso, ed in generale guaglianze, le odio». Però, per il mo- sempre nuovo di zecca, sempre a Jeso- come la Franziska. Ci stai?». «Fede, sei per i suo non tirarsi indietro sugli argo- mento, non c’è il tempo di approfondi- lo. Sono queste le mie cose. Non cerca- piccola per il tatuaggio… E poi non vin- on è nata per passare menti tabù. È diventata personaggio re, aggiustare le cose storte della vita. Il te marachelle, corse notturne, bevute ci». «Scommetti se hai il coraggio». I tat- inosservata. La prima ad senza volerlo fino in fondo. «Ma va là, nuoto è uno sport che fagocita, una di- oltre i limiti, scappatelle: non le trove- toos oggi sono diventati cinque. accorgersene fu la pueri- non mi ci fare pensare. Mi fregate con le sciplina che non prevede distrazioni. rete». Viva la semplicità, padroni di non Cosa ci è rimasto da dire di Federica? cultrice di turno tra il 4 ed vostre trappole, con quelle domandine Non c’è possibilità, ti spreme total- crederci. Ma non la sfidate: «Sono in- Gli uomini, naturalmente. «Roberto, il ilN 5 agosto del 1988 presso l’ospedale di buttate qua e là, e poi usate le risposte mente. «Che ne sai del mio pentolino di quadrata, disciplinata. Ad ogni do- mio papà. Numero uno». E poi «Massi- Mirano, rincorsa in corsia alle cinque come vi pare…». Perfino mamma Cin- spaghetti mangiato di fretta e furia in manda rispondo a tono. Non evito le miliano detto Max, che mi scoprì, mi della mattina da un papà Roberto zia non può più nulla, sull’argomento: macchina. Certo, l’avranno fatto an- cose, non ci giro intorno. Dico come la plasmò, mi disciplinò e poi mi perse: preoccupato che gli scambiassero quel «Fede, mi raccomando quando ti chie- che altri, ma io non ci sono passata in- penso, e pazienza se le mie parole ven- forse perse anche se stesso». Alberto, il bel fagotto gigante e urlante di oltre dono del ses…». «Mammaaa!». Per que- denne. E non lo dimentico mai». Aveva gono diversamente utilizzate, qualche coach «che dovrebbe essere saggio, ma quattro chili: «Non ce n’era bisogno, sto non poteva che crescere in un paesi- solo dodici anni. «E delle sveglie prima volta perfino strumentalizzate. Ci sono mica tanto. Che mi dice “siete voi gio- era la più grande del gruppo...». Se n’è no di passaggio: Spinea, ventiseimila dell’alba per gli allenamenti? Non par- altre cose nella vita». vani che dovete adeguarvi a me, non io accorto il mondo vent’anni dopo, alle anime proiettate giornalmente verso liamone». Dopo il tuffo, dritta, puntua- Quali? La sua famiglia, tanto per ri- a voi”. Che mi fa incavolare, che mi fa le quattro e spiccioli della mattina del 13 qualcos’altro. Venezia tanto per dire le alle otto, a scuola. «Sempre promos- peterlo fino alla noia. «I miei sono feli- sparate. Però mi fa vincere e si com- agosto 2008, giorno della prima meda- quello più scontato. Ma Fede è un ar- sa, senza regali». Negli Stati Uniti d’A- ci, vorrei avere una famiglia come lo- muove ai miei record». E Stefano, il Mo- glia d’oro femminile del nuoto italiano. chitetto di magia. Ha viaggiato, non so- merica, in Inghilterra sarebbe stato più ro». Lei per la famiglia, la famiglia per ro: «Gigante che mi fa sudare e mi pro- Federica Pellegrini giura però che lo di fantasia. Un viaggio continuo, con facile, con la loro filosofia del college. lei. Anni di chilometri in macchina e di tegge». Marco, «che dietro le quinte mi non lo fa apposta: «Non sbavo per finire tappe tante e soste poche: Milano, Ve- «Meno male che il preside era com- motori fusi. C’è anche questo, nel retro protegge dai media in malafede». E sulle copertine». Non ce n’è mica biso- rona. E Atene, Montreal, Melbourne fi- prensivo». del palcoscenico di una medaglia d’o- Giovanni, «il mio presidente. Come mi gno, anche la sovraesposizione media- no a Pechino. «Che curioso, i cinesi han- Ma i riti segreti? Le piccole cose?. «Ci ro. E attese, lontananze. «Lo so che cura lui, nessuno. Mi ha viziato, mi ha tica è nel suo dna, in cui già convivono no invaso Spinea, ed io sono dovuta an- sono, certo: il mio cappuccino con tan- manco alla mia famiglia, ma loro non salvato». Infine Luca: «La mia metà. Tre in simbiosi un talento unico ed una de- dare a prendermi la gloria in Cina». ta schiuma dalla Mara. La biancheria me lo fanno pesare. Sanno che faccio settimane in vacanza senza mai litiga- terminazione feroce. «Sono storie che È tornata a casa (con annessa grande intima da Moulin Rouge. A Mestre, le quel che mi piace, che lo faccio senza re. La nostra storia è quasi come il film vi inventate tutti voi: parenti, amici, fi- festa comunale e diretta tv solo per lei), mie scarpe con i tacchi alti. La pizza da alcun peso. E mi appoggiano, mi han- C’è posta per te. L’amico con cui convi- no ai giornalisti. Io sono sempre una ra- ma ha trovato cambiamenti. La storica no sempre appoggiato». Lo dicono le vi per anni e l’amore che sboccia quan- gazza di vent’anni, e con le idee di una stanzetta in via Parini, dove dormiva statistiche di mamma Cinzia: quintali do meno te l’aspetti». ragazza di vent’anni». Vero e falso. Veri col fratellino Alessandro, è rimasta lì. I Questa sono io, di tute, magliette e pantaloncini lavati Insomma, non era nata per passare i suoi vent’anni, falso che tutte le ven- Pellegrini dalla vigilia delle Olimpiadi e stirati senza fiatare: «Quando sono a inosservata. «Questa sono io con i miei tenni vincano un oro olimpico. Non tut- abitano in via Saba, dietro la chiesetta con i miei vent’anni casa mi sbrago completamente, è la vent’anni. Si cerca non so cosa nella te nuotano come lei, non tutte indiriz- di Santa Bertilla, sempre una traversa mia maniera per rilassarmi e scaricare mia vita, mi si fanno mille domande, al- zano la loro vita verso un unico obietti- di via Roma. «C’è sempre una chiesa: la tensione. Sono un ciclone: tanto cune veramente strane. Ma io sono an- vo, escludendosi dal resto del mondo, prima stavamo accanto a quella di San Si cerca non so cosa mamma pulisce...». che quella vicina alle tematiche che ri- focalizzando ogni energia su quel so- Vito e Modesto. Ora m’affaccio e vedo Non tutto è stato però lustrini e pail- guardano le persone anoressiche o con gno: «Tante volte le mille cose della vita un campetto di calcio». Almeno non nella mia vita: lettes. Fede ha vissuto flop e cadute. disturbi alimentari, quella che cerca di rischiano di distrarti…». Invece le sue dovrà dividere lo spazio. I suoi erano «Come quando sono andata a Milano, sensibilizzare gli altri attraverso l’Ad- coetanee di Spinea vivono di strusci e di preoccupati, prima del trasferimento, sulla mia passione e le cose non sono andate come volevo. mo, l’Associazione donatori midollo muretti. Non lei. Che talvolta si arrabbia di come potesse prenderla: «Sembra Troppo piccola per vivere da sola, pro- osseo. Però questo non lo leggo mai, quando, guidando la sua Fiat 500 (che che la casa le vada a genio». Federica ha per i tacchi alti prio mentre diventavo donna, consa- mentre sulla mia passione per i tacchi altro colore non poteva avere che cele- accettato, ma ha preteso che nessun pevole di me stessa». Un tonfo epocale, alti ho visto versare fiumi d’inchiostro. ste acqua) e vedendo look femminili mobile venisse spostato dall’altra casa. per dirla con parole appropriate. Ma bi- Ma chissà, penso che per i miei primi che non le aggradano, esplode con uno Neppure uno spillo: «Perché vorrei ho visto versare sogna pur cadere, per rialzarsi, no? quarant’anni riuscirò a cambiare la dei suoi proverbiali «ma che gentaglia, comprarla, tenerla per me». Troppo Quei momenti bui sono descritti in un tendenza. Peccato che non sarò più ma come si vestono?». forte la nostalgia per la sua cameretta, il fiumi d’inchiostro diario, quello di papà Roberto (gli ha nuotatrice». ricordo del vecchio lettuccio a ponte dato un titolo: Con gli occhi di papà) sotto l’armadio, i momenti degli acca- che, esattamente dopo i Mondiali di

pigliamenti con papà e Alessandro so- Montreal, anno 2005, annotava con pra e sotto le lenzuola. grande dolore: «È seconda. Sale dall’ac- La Marco Polo in costume olimpio- qua, si avvicina ai microfoni Rai e pian- nico che ha sbancato la Cina degli anni ge di rabbia… Per non aver nuotato co- Duemila è tutta nel microcosmo fami- me si aspettava… Non sopporta quella liare. Nei suoi simboli, nei suoi riti. La si medaglia, continua a piangere. Noi, può scoprire attraverso le sue cose: «Gli dall’altra parte del mondo, a vederla odori. Le coccole. Le abitudini. I sim- che piange davanti alle telecamere è ‘‘ boli. Altro che bambola sexy, chiedete una cosa che ti spacca, sapendo che la ai miei. Loro sapranno rivelarvi chi so- pargola piange solo nei casi estremi… no io, per questo non si sono mai scan- A distanza di qualche mese siamo riu- dalizzati». Qualunque altro genitore lo sciti a sapere qualcosa, anche se non ne avrebbe fatto, davanti a foto non gradi- vuole parlare e se lo tiene dentro, come te e rivelazioni intime su carta patinata. se una pallottola ti fosse arrivata vicino Ma non i Pellegrini. Non Roberto, coc- al cuore e non si può intervenire senza ciuto e carnale come la figlia. Non Cin- rischiare di morire». zia, custode dei segreti e protettrice Meno male che è sopravvissuta. Ed delle sacre chiavi. La femme fatale in ha avuto il tempo per togliersi qualche realtà è una specialista delle coccole: sfizio, come le scommesse contro «Le voglio, le pretendo. Mamma sa, papà. Le ha vinte tutte, tranne una che quando allungo un braccio, cosa sto deve però ancora onorare (una crocie- chiedendo, e mi accontenta sempre». ra…), ma ci ha guadagnato — nel tem- Grattatine e fusa si sprecano, in questa po — tatuaggi e perfino una borsa Guc- casa veneziana. Proprio nulla di pecca- ci. Sembra ieri: «Papi, ti giochi la borsa minoso. per il record dei 400 stile libero?». «Quel Però le dolcezze finiscono dentro le record ha cento anni». «Paura?». «Fat- FOTO LAPRESS ‘‘ Repubblica Nazionale