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LA PITTURA TRA E TRECENTO TOSCANA – PITTURA SU TAVOLA

Berlinghiero Berlinghieri, Croce dipinta (iconografia del Christus triumphans), Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi, 1210 ca Giunta Pisano, Croce dipinta (iconografia del Christus patiens), , S. Domenico, 1250-1254 Bonaventura Berlinghieri, S. Francesco e storie della vita (tavola agiografica), dossale d’altare, Pescia (Pistoia), S. Francesco, 1233

*Il ritratto di S. Francesco qui pro- posto è uno dei primi del santo, morto solo sette anni primi. Il più antico noto è realizzato ad affresco e si trova nel monastero di Subiaco (Roma) (1228). Margaritone d’, col Bambino (Maestà), Arezzo, Museo Statale di Arte Medievale e Moderna, 1250 ca FIRENZE Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha il grido, sì che la fama di colui è scura. (Dante, , XI, 94-96)

- COPPO DI MARCOVALDO (documentato tra il 1260 e il 1276);

- CIMABUE (Cenni di Pepo o Pepi; documentato a Roma nel 1272; morto a nel 1302);

- GIOTTO (di Bondone; nato a Vespignano nel Mugello, Firenze, intorno al 1266/67; morto l’8 gennaio 1337 a Firenze). COPPO DI MARCOVALDO

Siena, S. Maria dei Servi, Madonna col Orvieto, Museo dell’Opera del Duomo, Bambino (detta “del Bordone”), 1261 Madonna col Bambino, 1270 ca Firenze, battistero di S. Giovanni, mosaici della cupola, XIII secolo (dal 1228, su progetto di vari artisti)

Particolare dell’Inferno, dal Giudizio Universale, su modello di Coppo, 1260- 1270 ca CIMABUE

Firenze, Museo dell’Opera di S. Croce, Crocifisso, 1280 ca Arezzo, S. Domenico, (prima dell’alluvione del 1966) Crocifisso, 1265-1270 Parigi, Musée du , Madonna col Firenze, Galleria degli , Madonna col Bambino, 1280 ca (per S. Francesco a Pisa) Bambino (Maestà di S. Trinita), 1290-1300 , S. Francesco, basilica superiore, transetto sinistro, Crocifissione, 1280-1290 ca, affresco Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, transetto destro, Maestà tra angeli e S. Francesco, 1280-1290 ca, affresco Pisa, cattedrale, mosaico absidale e particolare del S. Giovanni Evangelista di Cimabue, 1301 GIOTTO

Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di S. Francesco, 1290-1295 ca, affreschi

Il monito del crocifisso di La rinuncia ai beni Il sogno di Innocenzo III S. Damiano Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di S. Francesco, 1290- 1295 ca, affresco

La donazione del mantello Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di S. Francesco, 1290-1295 ca, affresco

L’omaggio dell’uomo semplice Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di S. Francesco, 1290-1295 ca, affresco

L’approvazione della regola francescana da parte di papa Onorio III Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di S. Francesco, 1290-1295 ca, affresco

Il presepe di Greccio Firenze, S. Maria Novella, Crocifisso, 1296-1300 ca, tempera su tavola Firenze, Galleria degli Uffizi, Madonna di Ognissanti, 1300- 1303, tempera e oro su tavola

Firenze, Galleria degli Uffizi, sala 2, Giotto e il XIII secolo

*Nella stessa sala si conservano le Maestà di Cimabue, Giotto e di Buoninsegna Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305 (verso il presbiterio) Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305 (verso la controfacciata) Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305, dettaglio con la donazione di Enrico Scrovegni nel Giudizio Universale ed esterno della cappella Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305, dettagli degli affreschi

Le personificazioni dei Vizi e delle Virtù. Da sinistra a destra: l’Ira, la Prudenza, l’Incostanza

“Coretto” dipinto in trompe-l’oeil Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305, il Compianto sul Cristo morto, affresco Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305, la Strage degli Innocenti, affresco Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305, la Cattura di Cristo, affresco Padova, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305, l’Incontro alla Porta Aurea, affresco Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, cappella della Maddalena, affreschi di Giotto e bottega, 1307-1308 Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, cappella della Maddalena, affreschi di Giotto e bottega, 1307- 1308

Viaggio della Maddalena a Marsiglia

Noli me tangere ROMA

S. Pietro in Vaticano, disegno del catino absidale duecentesco prima della distruzione e frammenti del mosaico dell’età di Innocenzo III (1198-1216), conservati a Roma, Museo Barracco S. Pietro in Vaticano, la facciata della basilica con le decorazioni pittoriche dell’età di Gregorio IX (1227-1241) in un acquerello dei primi del Seicento S. Paolo fuori le mura, l’interno prima dell’incendio del 1823 e l’interno attuale S. Paolo f.l.m., catino absidale con i mosaici dell’età di Onorio III (1216- 1227) Planimetria del complesso monastico dei Ss. Quattro Coronati, in evidenza l’oratorio di S. Silvestro

E. Roesler Franz, Veduta del monastero dei Ss. Quattro Coronati (Museo di Roma)

Complesso monastico dei Ss. Quattro Coronati, la torre di Stefano de’ Conti vicarius urbis Ss. Quattro Coronati, oratorio di S. Silvestro, 1246

La donazione delle insegne di Costantino a papa Silvestro Cappella del Sancta Sanctorum, già nel Palazzo Papale Lateranense, età di papa Niccolò III (12777-1280) Sancta Sanctorum, affreschi dell’età di Niccolò III (1277-1280) (metà XIII - inizi XIV secolo

S. Giovanni in Laterano, mosaico absidale (copia ottocentesca del mosaico dell’età di Niccolò IV, 1288-1292) S. Maria Maggiore, mosaico absidale con l’Incoronazione della Vergine e Storie della Vergine tra le finestre, dall’età di papa Niccolò IV (1288-1292) entro il 1295 PIETRO CAVALLINI (Roma, 1240 – 1330 ca)

S. Cecilia in Trastevere, controfacciata, Giudizio universale, 1295 ca, affresco S. Maria in Trastevere, mosaici del catino absidale dell’età di Innocenzo II (1130-1143) e mosaici con le Storie della Vergine tra le finestre di P. Cavallini, 1296 ca. S. Maria in Trastevere, Storie della Vergine, 1296 ca.

L’Annunciazione

La Presentazione al tempio GIOTTO

Disegno Grimaldi, S. Giovanni in Laterano, Bonifacio VIII sec. XVI (Milano, si mostra alla folla dalla loggia delle Biblioteca Ambrosiana) benedizioni del Laterano, 1300-1310 ca, affresco staccato

Tondi con angeli dal mosaico della Navicella, 1310-1320 (già in S. Pietro in Vaticano)

Boville Ernica (Frosinone), S. Pietro Ispano Roma, S. Pietro, Grotte Vaticane *Il Trittico Stefaneschi prende il nome dal committente, il cardinale Jacopo Caetani Stefaneschi, raffigurato nel pannello centrale, inginocchiato davanti a Cristo sulla sinistra. Nei pannelli laterali compaiono i martirii dei principi degli Apostoli (la Crocifissione di S. Pietro sulla sinistra, la decollazione di S. Paolo sulla destra).

È stato ampiamente eseguito con la collaborazione della Pinacoteca Vaticana, Trittico Stefaneschi, bottega. 1310-1320, tempera e oro su tavola * Il cardinale Stefaneschi appare in vesti sontuose nel pannello centrale davanti a S. Pietro, inginocchiato sulla sinistra con il trittico stesso in mano. È questo un caso di tableau dans le tableau (quadro nel quadro), utile per una ricostruzione dell’aspetto originario dell’opera, oggi priva dell’incorniciatura lignea dorata.

Pinacoteca Vaticana, Trittico Stefaneschi, 1310-1320, tempera e oro su tavola SIENA

- DUCCIO DI BUONINSEGNA (Siena, 1255 ca - 1318/19);

- SIMONE MARTINI (Siena, 1284 ca - Avignone, 1344);

- PIETRO LORENZETTI (Siena, 1280/85 - 1348[?]);

- AMBROGIO LORENZETTI (Siena, 1285 - 1348[?]). DUCCIO DI BUONINSEGNA

*Duccio impiega ampiamente modelli bizantini e gotici transalpini nella sua opera. Probabilmente venne in contatto con questi prodotti culturali grazie all’ampia circola- zione di mosaici portatili e codici greci, e di libri di modelli, avori, oreficerie e codici francesi nella Toscana del tempo.

Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Madonna di Crevole, 1283-1285 ca, tempera e oro su tavola Firenze, Galleria degli Uffizi, Madonna Rucellai, 1285, tempera e oro su tavola

*Per la cappella dei Laudesi in S. Maria Novella a Firenze

Firenze, Galleria degli Uffizi, sala 2, Giotto e il XIII secolo.

* È in questa sala che si conservano anche le Maestà di Giotto (Madonna di Ognissanti) e di Cimabue (Madonna di S. Trinita) Duccio, 1285 Cimabue, 1280

*La Madonna Rucellai di Duccio è chiaramente ispirata alla Madonna al Louvre di Cimabue, di cui fornisce una originale rielaborazione in senso gotico. Siena, Pinacoteca Nazionale, Madonna dei Francescani, 1300/1308, tempera su tavola

*Duccio è ben inserito nell’ambiente senese, tanto che negli anni 1287-1288 viene eseguita su un suo modello la grande vetrata del duomo con Storie della Vergine, dove dimostra ancora una forte dipendenza da Cimabue.

Aderisce in seguito sempre mag- giormente allo stile gotico, nell’ultimo decennio del secolo, come emerge dalla Madonna dei Francescani. È un rimando ai codici francesi lo sfondo a mattonelle, mentre la posa della Vergine, collocata di lato e arretrata, sembra citare la spazialità illusiva giottesca. Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Maestà, 1308-11, tempera e oro su tavola (211x426 cm) Verso (retro) Recto (fronte) Storie della Passione di Cristo Madonna in trono col Bambino, Santi e Angeli

* Il capolavoro duccesco venne realizzato per l’altare maggiore del duomo di Siena. Le due facce erano completate da una predella (tavolette in basso), la prima della storia dell’arte italiana, e da una cimasa (tavolette cuspidate in alto), con incorniciatura lignea. Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Maestà, 1308-11, tempera e oro su tavola

*La Madonna, raffigurata come protettrice di Siena, è affiancata dai quattro santi patroni della città: Ansano, Savino, Crescenzio e Vittore; a questi, alle estremità della pala, si aggiungono Caterina e Agnese. Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Maestà, 1308-11, tempera e oro su tavola, particolare del verso con la Crocifissione

*Le Storie della Passione di Duccio rappresentano un ciclo molto ampio, con ben 26 episodi dipinti su 14 formelle. La Crocifissione e l’En- trata a Gerusalemme occupano un formella ciascuna, mentre le altre sono raffigurate due a due.

La Crocifissione è sintomatica del tradizionalismo duccesco: bipar- tizione tra “bene e male”, fondo oro privo di notazioni paesistiche, ter- reno roccioso. Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Maestà, 1308-11, tempera e oro su tavola, particolari del verso

*Vivacità dei particolari, fisionomie individuate, sfondi paesistici e notazioni ambientali complessi; citazione delle “prospettive giottesche”, in quanto espedienti figurativi non vincolanti. SIMONE MARTINI Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Maestà, 1315-1321, affresco

Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Maestà, 1315-1321, affresco

Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Maestà, 1315-1321, affresco, particolare della Vergine col Bambino in trono

*Ripresa dell’iconografia della Maestà di Duccio, visto l’analogo intento celebrativo della città di Siena. Tuttavia, in Simone Martini vi è più adesione al giottismo e alle novità gotiche, con conseguenti maggiori naturalismo e consistenza plastica. Egli fece, inoltre, largo uso di modelli circolanti nelle botteghe degli orafi. Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Maestà, 1315-1321, affresco, particolare dei Santi

*La pittura di Simone è pittura dal tono fortemente aristo- cratico. Contribuiscono a dare questo tono aulico anche i dettagli materici preziosi (il fermaglio del mantello della Vergine è in vetro; le aureole sono realizzate a punzonatura, tecnica desunta dal mondo degli orafi) e le forme scelte (il trono sembra un reliquiario d’oro). Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, cappella di S. Martino, 1313-1318 Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, cappella di S. Martino, 1313-1318, affreschi

Presunto autoritratto dell’artista

*Solidità chiaroscurale e architetture giottesche per narrare le storie di un santo cavaliere con toni “cortesi” e fiabeschi. Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, cappella di S. Martino, 1313-1318, affreschi

La Donazione del mantello L’Investitura a cavaliere Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, S. Ludovico di Tolosa incorona il fratello Roberto d’Angiò, tempera e oro su tavola, 1317

*Nello stesso anno Simone Martini è nominato cavaliere da Roberto d’Angiò, re del Regno di Napoli, e Ludovico di Tolosa viene canonizzato.

Il dipinto è una “icona profana” dal valore di manifesto politico e di testimonianza dinastica. Esso presenta il primo ritratto veridico di un vivente della pittura italiana.

Per le storie della predella è previsto un punto di vista centrale, come già nelle Storie francescane di Giotto a Assisi. Pisa, Museo Nazionale di S. Matteo, Polittico di Pisa, 1319, tempera e oro su tavola

Orvieto, Museo dell’Opera del Duomo, Polittico, 1321-1324, tempera e oro su tavola Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Guidoriccio da Fogliano, 1328, affresco *Al di sotto dell’affresco del Guidoriccio vi è il castello di Giuncarico, dipinto intorno al 1314 (attribuito dubitativamente a Duccio, Memmo di Filippuccio o allo stesso Simone). Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Guidoriccio da Fogliano, 1328, affresco * Sullo sfondo compaiono i castelli di Sasso- forte e Montemassi, conquistati dal condot- tiero. La raffigurazione di siti reali e riconoscibili è caratteristica della pittura senese, interessata ai paesaggi topografici, spesso con intenti politici (cfr. anche gli Effetti del Buon Governo Ambrogio Lorenzetti). Firenze, Galleria degli Uffizi, Annunciazione, in collaborazione con Lippo Memmi, tempera e oro su tavola, 1333

*Dipinta per il duomo di Siena. Ai lati vi sono S. Ansano e S. Margherita. La posa inarcata della Vergine è suggestione transalpina. Solo tre anni dopo, Martini lascia Siena per la corte papale di Avignone. PIETRO LORENZETTI Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, transetto sinistro, Storie della Passione, 1310-1320, affreschi Assisi, S. Francesco, basilica inferiore, transetto sinistro, Storie della Passione, 1310- 1320, affreschi

*Pietro, formatosi nella bottega di Duc- cio, lavora a Assisi al servizio del cardi- nale Napoleone Orsini.

Ultima cena; nell’ambiente attiguo alla stanza esagonale, una scena di cucina.

Deposizione dalla croce Forte patetismo e cruda drammaticità Siena, Pinacoteca Nazionale, Madonna col Bambino in trono tra S. Nicola di Bari e S. Elia e angeli, 1329, tempera e oro su tavola

*Dipinta per la chiesa del Carmine di Siena, la pala mostra una notevole adesione al giottismo aulico, reso con una cromia chiara. Pietro risente del contatto con i fiorentini. Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Trittico della Natività della Vergine, 1342, tempera su tavola

*Dipinto per l’altare di S. Savino nel duomo di Siena, è l’esito più compiuto delle ricerche illusionistiche avviate da Giotto. Uno spazio conti- nuo, composto di due stanze attigue, viene reso su tre tavole, in cui la stessa cornice del polittico partecipa illusionistica- mente dell’ambiente, “sorreggendo” le volticine dipinte. Profonda è poi l’attenzione per il dettaglio realistico. AMBROGIO LORENZETTI

*Il forte plasticismo di matrice giottesca e arnolfiana, insieme ad uno stile rudemente robusto non sono apprezzati nella aristocratica Siena di Simone Martini. Ambrogio si trasferisce dunque a Firenze (ivi documentato nel 1321 e nel 1327), dove ha notevole successo.

San Casciano in Val di Pesa (Firenze), Museo di San Casciano, Madonna col Bambino (Madonna di Vico l’Abate), 1319, tempera e oro su tavola Firenze, Galleria degli Uffizi, Storie di S. Nicola, 1332 ca, tempera su tavola

*Gusto per la narrazione. Creazione di ambienti credibili, riduzione del fondo oro. Siena, Pinacoteca Nazionale, Madonna col Bambino, angeli e santi, 1335-1340, tempera e oro su tavola

*Di ritorno a Siena, Ambrogio importa quanto appreso dalla lezione dei fiorentini sulla spazialità illusionistica.

Egli avrà committenze ufficiali in città solo dopo la partenza di Simone Martini per Avignone (1336). Dipingerà varie opere per il duomo e per il Palazzo Pubblico. Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Consiglio dei Nove (o della Pace), Allegoria del Buon Governo, 1338, affresco

*Gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti illustrano, ispirandosi a testi di Aristotele e Tommaso d’Aquino, i principi politici su cui si reggeva Siena in quel momento storico particolarmente felice. Essi sono un vero e proprio “manifesto politico”. Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Consiglio dei Nove, Allegoria degli effetti del Buon Governo in città e in campagna, 1338, affresco

*Paesaggio culmine del naturalismo trecente- sco. La città e il suo con-tado sono raffigurati in un mutuo rapporto socio- economico. Si tratta, tuttavia, di un’al-legoria e non di un pae-saggio rappresentato in quanto tale Siena, Palazzo Pubblico, Sala del Consiglio dei Nove, Allegoria del Cattivo Governo e dei suoi effetti, 1338, affresco

*Impiego di espedienti spaziali e cromatico-luministici per la resa di un paesaggio urbano disordinato e fatiscente. Lo stile è in funzione del contenuto.