collana diretta da Antonio Paolucci 12

Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio

a cura di Caterina Caneva

Edizioni Polistampa Musei del Territorio: l’Anello d’oro Museums of the Territory: The Golden Ring

Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

Enti promotori / Promoted by Ente Cassa di Risparmio di Firenze Regione Toscana

In collaborazione con / In collaboration with Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato Diocesi di Fiesole Comune di Figline Valdarno

Progetto e coordinamento generale / Project and general coordination Marcella Antonini, Verdiana Fontana, Barbara Tosti

Comitato scientifico / Scientific committee Presidente: Antonio Paolucci Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Carla Guiducci Bonanni, Giangiacomo Martines, Paola Refice, Claudio Rosati, Bruno Santi, Timothy Verdon

Cura scientifica / Scientific supervision Caterina Caneva

Itinerario nel museo a cura di / Museum tour by Lia Brunori Cianti

Testi di / Texts by Lia Brunori Cianti, Caterina Caneva, Lorenzo Pesci

Schede delle opere / Description of the works Lia Brunori Cianti (nn. 1-4; 6-25; 27-40; 42-74; 76-78; 82-84; 88-102; 105-110) Caterina Caneva (nn. 5; 26; 41; 75; 103; 104) Lorenzo Pesci (nn. 79-81; 85-87) Itinerari a cura di / Itineraries by Nicoletta Baldini, Maria Pilar Lebole, Benedetta Zini

Glossario e indici a cura di / Glossary and indexes by Francesca Sborgi

Coordinamento redazionale / Editorial coordination Cristina Corazzi

Traduzioni per l’inglese / English translation English Workshop

Immagine coordinata della copertina / Cover page by Rovaiweber design

Progetto grafico / Graphic project Polistampa

Referenze fotografiche / Photography George Tatge

Si ringraziano / Acknowledgements Letizia Bernini Roberta Orsi Landini Mons. Manlio Tinti Archivio Storico della Diocesi di Fiesole Kunsthistorisches Institut, Firenze Parrocchia di Santa Maria a Figline Ufficio Catalogo della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Firenze, Pistoia e Prato www.piccoligrandimusei.it

In copertina: Andrea Di Giusto Manzini, Adorazione dei Magi, particolare 1436 tempera su tavola, cm 202225

© 2007 Edizioni Polistampa Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) [email protected] - www.polistampa.com Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze

ISBN 978-88-596-0204-X

Presentazioni

Edoardo el 1986 si inaugurava a San Martino a Gangalandi Speranza N il primo museo di arte sacra in cui la collaborazio- Presidente ne tra enti locali, autorità ecclesiastiche e organi dello Sta- Ente Cassa di Risparmio to preposti alla tutela trovava quel punto di equilibrio che di Firenze sarebbe diventato il fattore determinante di una lunga se- rie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze avrebbe unito il valore aggiunto del proprio so- stegno culturale ed economico. Quella data rappresenta uno dei primi segnali di inver- sione della tendenza secondo la quale, vuoi per motivi lo- gistici, vuoi per una non ancora affinata percezione della risorsa che i beni artistici possono offrire al territorio, si pre- feriva accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fo- ranee in luoghi considerati più controllabili e talvolta ne- gli stessi depositi delle sovrintendenze. L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quella vecchia impostazione per restituire al territorio – grazie al- l’introduzione delle nuove tecnologie che aiutano a mi- gliorare ciò che, magari per forza maggiore, era stato sot- tratto all’attenzione del pubblico e alla pietas popolare. Il Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria As- sunta a Figline Valdarno è stato aperto soltanto nel 1983 mentre la costruzione della chiesa risale al XIII secolo; di- venuta collegiata alla fine del Quattrocento, ha subito am- pie trasformazioni nei secoli successivi e conserva numero- se opere d’arte. È stata allestita una “galleria” in due sale alle quali si accede dalla sacrestia – costituita da pitture, oreficerie, paramenti, arredi, codici miniati che facevano

7 parte del corredo liturgico della chiesa; tale museo si inte- gra con le opere ancora conservate all’interno della collegiata. Tale museo è entrato a far parte di un circuito di centri espositivi che può contare su uno strumento di valorizza- zione, voluto e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio e realizzato con la partecipazione condivisa degli altri sog- getti interessati: mi riferisco a Piccoli Grandi Musei, si- stema di comunicazione integrato che si avvale di un sito internet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre promos- se periodicamente nelle località coperte dal progetto e di guide a stampa delle collezioni coinvolte. La presente guida del Museo d’Arte Sacra della Collegia- ta di Santa Maria Assunta a Figline Valdarno si inserisce in tale contesto ed è volta, nello spirito dei Piccoli Grandi Musei, a far meglio conoscere e apprezzare la realtà stori- co-culturale del nostro territorio.

edoardo speranza 8 Antonio San Pietro di Cascia di Reggello c’è il trittico detto di Paolucci A San Giovenale, l’opera prima di Masaccio, l’incipit Presidente del Rinascimento in pittura. Ma come si arriva a Cascia del Comitato Scientifico di Reggello? Si arriva attraverso il percorso insieme geo- grafico ed artistico che cercherò di descrivere. Occorre partire dagli Uffizi, dalla pala di Sant’Anna Met- terza, il dipinto che vede cautamente confrontarsi le due culture, quella dolce e luminosa di Masolino, quella vo- lumetrica e prospettica di Masaccio. Poi, usciti dagli Uf- fizi, si entra nella cappella Brancacci al Carmine dove è necessario sostare di fronte al Tributo; “Colosseo di uomi- ni” come è stato definito. Non bisogna dimenticare il mon- te che sta dietro l’episodio evangelico perché quel monte lo ritroveremo quando, presa l’autostrada in direzione Val- darno Reggello, giunti all’altezza di Incisa, lo vedremo in- combere sulla pianura. È il Pratomagno, la grande mon- tagna che Masaccio vedeva da San Giovanni, il suo pae- se natale, e, lavorando al Carmine a Firenze, finse sullo sfondo del Tributo. Ai piedi del Pratomagno, all’ombra di un venerabile campanile, c’è San Pietro di Cascia, il luo- go che ospita il Trittico di San Giovenale. Altro percorso possibile. Il Museo di San Marco a Firenze è consacrato al Beato Angelico. La pittura come “visibile pre- gare” ha qui la sua perfetta dimostrazione. Fermiamoci di fronte alla Annunciazione in affresco dipinta circa il 1440. Ciò che colpisce è la semplicità, quasi la castità della scena rappresentata. La Madonna è una giovinetta umile e un po’ spaurita che, a braccia conserte seduta su un rustico sga-

9 bello, riceve l’annuncio. L’Angelo è un fanciullo biondo che accenna un breve inchino con aria premurosa e felice, e sembra abbia fretta di dare l’inaudita notizia: il Verbo si è fatto Carne, Dio si è riconciliato con gli uomini, Cristo Salvatore vive nel grembo della Vergine Maria. L’Incarnazione, il mistero più inconcepibile e più ineffa- bile (nel senso che non c’è mente umana che possa com- prenderlo né voce che possa raccontarlo) è presentata dal Beato Angelico con gli strumenti della semplicità e della “moderna” verità. Perché il luogo dell’annuncio è una log- gia fiorentina nitida e rigorosamente esatta nelle propor- zioni e nell’impianto prospettico. Sembra progettata da Filippo Brunelleschi, l’architetto che negli stessi anni co- struiva il Loggiato degli Innocenti. Sullo sfondo un prato verde e un giardino ombroso, delimitato da una staccio- nata di legno. Verrebbe voglia di entrare in quel giardino segreto che è figura del Paradiso terrestre. Gli uomini lo hanno perduto a causa del peccato dei progenitori, ma ora, grazie al concepimento di Cristo annunciato dall’Angelo, es- so è di nuovo aperto alla speranza dei credenti. Una sottile trama di simboli, una rete di significati legge- ra come un’ala di farfalla, governa la scena. Il pittore si ferma sulla soglia del mistero e chiama a una contempla- zione silenziosa. Il silenzio aiuta a entrare nella poesia del- la luce e dell’ombra che accarezza le colonne, i capitelli, svela la profondità del luogo, sfiora il volto della Vergine. La bellezza del mondo che Dio ha dato agli uomini è un miracolo. Il miracolo del Vero visibile restituitoci dalla pit- tura è il primo gradino per arrivare alla fede. Questo sem- bra voler dire il Beato Angelico nella Annunciazione con- servata nel Museo di San Marco. Ebbene, una variante, quasi un clone, della Annuncia- zione che ho cercato di descrivere e che incanta le centi- naia di migliaia di turisti che ogni anno arrivano in San Marco, si trova, proveniente dal convento francescano di antonio paolucci 10 Montecarlo, nel Museo parrocchiale di San Giovanni Val- darno. E un’altra variante ancora dell’Annunciazione – chi volesse proseguire il viaggio per la strada che da Arez- zo porta a Perugia – la incontrerebbe a Cortona. E che dire di Giotto e del suo destino nelle scuole artisti- che di Toscana e d’Italia? Dal suo magistero, come da una rosa dei venti, si dipartono le varianti eccelse che portano al Buffalmacco di Pisa, all’espressionismo dei bolognesi, alla maniera dolce e fusa di Giovanni da Milano e, in Val d’Arno, alla misura aulica e luminosa di quel grande al- lievo che gli studiosi conoscono come “Maestro di Figline”. Dalla Madonna di Ognissanti degli Uffizi, alla Ma- donna della Costa a San Giorgio del Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte a Firenze, è agevole arrivare alla Collegiata di Figline e ai capolavori del maestro che di questa nobile città ha assunto il nome. La scultura colorata dei Della Robbia ha la sua superba esemplificazione nel Museo Nazionale del Bargello. Ci so- no tutti i maestri che hanno consegnato al dolce splendo- re dell’ingobbio ceramico le forme del Rinascimento: da Lu- ca, ad Andrea, a Giovanni Della Robbia. Ma chi appena conosce la provincia italiana sa che le pale robbiane sono presenti ovunque: dalle Marche all’Umbria, dalla Verna al Valdarno alla Valdichiana. Ed ecco che il delizioso Bu- sto di fanciulla del Bargello viene a tener compagnia ai capolavori invetriati di cui è orgogliosa, nel suo museo an- nesso alla collegiata di San Lorenzo, Montevarchi. Infine il Ghirlandaio, il Ghirlandaio che sta a Santa Trinita, chiesa vallombrosana di Firenze e sta anche a Vallombro- sa chiesa madre dell’ordine. Quale modo migliore per sot- tolineare una stia comune di storia, di cultura e di fede che portare nella venerabile abbazia, il Presepio che la Cappella Sassetti gelosamente conserva? Così vanno le cose nel nostro Paese, questa è la vera pecu- liarità che ci fa unici ed invidiati nel mondo. Si esce dal-

presentazioni 11 la città illustre e dal grande museo oggetto del turismo dei grandi numeri e si entra nella affascinante trama d’oro del museo diffuso. In Italia (e in Toscana con particolare visibilità e splendore) tutto si riflette in tutto. Storia e Bel- lezza si moltiplicano in rivoli preziosi che occupano ogni profilo di collina, ogni piega del paesaggio. Masaccio sta agli Uffizi e al Carmine ma anche a San Pietro di Cascia di Reggello; il Beato Angelico lo incontriamo a San Mar- co ma anche a San Giovanni Valdarno; Giotto abita gli Uffizi e Santo Stefano al Ponte ma i suoi mediati river- beri arrivano fino alla collegiata di Santa Maria Assun- ta a Figline. I maestri robbiani sono ubiqui (al Bargello come a Montevarchi) e ubiquo è il Ghirlandaio che sta nel- l’abbazia di Vallombrosa come nella Cappella Sassetti di Santa Trinita. Affinché tale concetto emerga con evidenza smagliante, nel 2007, la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze presieduta da Edoardo Speranza ha portato a Cascia di Reggello la Madonna Casini (dagli Uffizi), a San Gio- vanni un comparto, appena restaurato, della celebre “pa- la dei Linaioli” del Beato Angelico (da San Marco), a Fi- gline la Madonna di San Giorgio alla Costa del giova- ne Giotto, a Montevarchi la Fanciulla del Bargello, e a Val- lombrosa la “pala Sassetti” del Ghirlandaio. L’obiettivo è degno e importante. Noi vogliamo che i tesori d’arte di- stribuiti nelle città e nei paesi della nostra regione – agli Uffizi e al Bargello di Firenze come nei piccoli centri e nelle mirabili raccolte di arte sacra che costellano la Valle dell’Arno – vengano intesi e vissuti come parti di quell’u- nico e vivo museo sotto il cielo che è la Toscana.

antonio paolucci 12 Bruno Santi l Valdarno Superiore (il territorio della valle del fiume Soprintendente principale della nostra regione che dal termine della per il I patrimonio grande curva che aggira il Pratomagno giunge fino a Fi- storico, renze) è senza dubbio una zona di cospicuo interesse pae- artistico ed etnoantropolo- saggistico e storico. gico di Firenze, Pistoia e Prato I calanchi ai piedi della zona di Reggello, le cortine mon- tane che delimitano il corso dell’Arno (da una parte i mon- ti del Chianti, dall’altra lo stesso Pratomagno), i boschi maestosi della Vallombrosa, le colline che già presagiscono la piana fiorentina, sono già di per sé i segni di una na- tura un tempo rigogliosa (e in parte silvestre), mentre i centri abitati rimandano – coi loro castelli, le cittadine mu- rate, le abbazie – a una vicenda storica complessa e dovi- ziosa, ricca di memorie civili e religiose. (Domina su tutte – comunque – la suggestiva badia val- lombrosana, austera come un fortilizio, quasi volesse ri- cordare, con questo suo aspetto severo, la volontà riforma- trice di san Giovanni Gualberto, che dopo il perdono al- l’uccisore del fratello, portò con la sua congregazione di re- gola benedettina che prese il nome proprio dal luogo dove sorse il cenobio, un forte àlito di rinnovamento nelle stan- che e confuse membra della chiesa fiorentina). Eppoi, i numerosi insediamenti urbani, tutti dipendenti dall’espansione della dominante Firenze, che in questa zo- na, così fondamentale per i collegamenti nord-sud della re- gione, fondò mercatali, terre nuove, castelli. Nonostante le suddivisioni amministrative posteriori (e in parte storicamente incongrue), il segno di Firenze si è

13 fatto sentire in modo chiaro e inequivocabile in queste zo- ne, lasciando memorie e testimonianze d’arte d’indubi- tabile rilevanza, nonché personalità artistiche che hanno lasciato un’orma profonda nella cultura figurativa tosca- na e nazionale. Così Masaccio, nato da una nota famiglia notarile in Ca- stel San Giovanni in Altura, poi San Giovanni Valdar- no; così Masolino, ormai accertato come nativo di Pani- cale in questa stessa valle, solo per ricordare i vèrtici di una cultura figurativa che, rinnovata, s’avviava verso le solu- zioni “rinascimentali” delle problematiche espressive del- l’arte pittorica. Ed è proprio il “Rinascimento in Valdarno” il titolo della nuova iniziativa dell’Ente Cassa di Risparmio fiorentina, che nell’àmbito del più ampio progetto “Piccoli grandi mu- sei” (il cui successo, nelle zone del Chianti e della Valdel- sa, ha confermato la validità dell’impresa, vòlta soprat- tutto a valorizzare il patrimonio artistico sul territorio, quel “museo diffuso”, caro come definizione e attenzione ad Antonio Paolucci, una delle personalità del nostro tem- po più note e attive nel settore dei beni culturali, in cui ha svolto incarichi prestigiosi, fino alla più alta carica mini- steriale), ha voluto ribadire la propria sensibilità verso la presenza culturale nelle zone della provincia fiorentina e la sua conoscenza. Con in più, una intuizione che definirei di contestualità “topografica” : ossia l’unitarietà degli aspetti di civilizza- zione, di lingua e di tradizioni del Valdarno superiore, oggi inopinatamente diviso tra le province di Arezzo e di Firenze. Il progetto si muove su una falsariga già sperimentata con notevole rispondenza di pubblico e – se mi si concede – anche seguendo un principio che riteniamo di notevole rilevanza storica e storico-artistica: ossia, il prèstito – nel territorio e al territorio – di opere d’arte di grande rilie- bruno santi 14 vo provenienti dal vastissimo patrimonio fiorentino per un doveroso confronto con le presenze locali. Ecco quin- di Giotto a Figline; Domenico Ghirlandaio a Vallom- brosa; Masaccio a Cascia di Reggello; il Beato Angelico a San Giovanni Valdarno e infine Andrea della Robbia a Montevarchi. L’iniziativa così strutturata non resta dunque fine a se stes- sa. I validi supporti alla sua conoscenza, ossia le guide dei musei che ospitano le opere, sono state rivisitate e aggior- nate, a cura di sperimentati curatori storici dell’arte, così da renderle strumenti attuali ed esaurienti; non mànca- no – a perfezionare la conoscenza approfondita del terri- torio – itinerarî che porteranno i visitatori verso le realtà produttive della zona, e verso le sue risorse e attrattive eno- gastronomiche. E infine, a cura della giurisdizione ecclesiastica, una de- scrizione delle abbazie che nei secoli hanno caratterizza- to la presenza religiosa nel Valdarno superiore. La realizzazione dell’iniziativa – originata da una deci- sione motu proprio dell’Ente Cassa – si deve comunque a una figura professionale che crediamo davvero unica nel contesto europeo della tutela del patrimonio cultura- le e tipica dell’amministrazione dei beni culturali del no- stro Paese: il funzionario di soprintendenza (rappresen- tato, in questo caso, nel Valdarno fiorentino da Caterina Càneva, che di queste zone è conoscitrice profonda, e a cui si devono – nel tempo – tante iniziative di valorizzazio- ne tra cui – me lo si lasci celebrare per legittima soddi- sfazione d’ufficio – l’ordinamento del museo della pieve di San Pietro a Cascia e quello del Museo dell’Abbazia di Vallombrosa; e dai suoi omologhi nella parte della val- le pertinente alla provincia d’Arezzo): ossia il personag- gio istituzionale (per così dire)che dall’ormai secolare ope- ratività di questi ufficî ha sempre saputo unire l’opera di controllo e di tutela sulla conservazione e la sicurezza del

presentazioni 15 patrimonio a lui affidato con la sua conoscenza scientifi- ca (quindi storico-critica). A queste personalità di funzionarî e studiosi va dunque attribuita la produzione dei testi; agli enti locali interes- sati dal progetto, la disponibilità e la coscienza di far par- te di un programma di valorizzazione del territorio; al- l’Ente Cassa di Risparmio, alla sua presidenza, alla dire- zione generale, ai collaboratori davvero instancabili che cooperano con le strutture dirigenziali, la Soprintendenza per il patrimonio storico-artistico di Firenze (e credo, an- che l’analogo ufficio di Arezzo), non può che rinnovare la gratitudine non solo per l’indubbia opera di valorizzazio- ne di questo patrimonio di cultura, di storia, di devozio- ne religiosa e creatività umana, ma anche per la costante opera di favorirne la conservazione, in un momento – fi- nanziario e operativo – certamente non propriamente fe- lice nell’amministrazione statale dei beni culturali.

bruno santi 16 Claudio l patrimonio artistico della Toscana è costituito da un’in- Martini I finita quantità di espressioni artistiche che spaziano dai Presidente manufatti etruschi alle avanguardie del ’900, passando per della Regione Toscana il Rinascimento ed il Barocco e coinvolgono l’intero terri- torio regionale. Possiamo affermare che l’intera nostra regione è un museo a cielo aperto e gli oltre 450 musei della Toscana un solo grande museo capace di toccare più di 450 aspetti unici e diversi della nostra storia. L’idea che guida i nostri progetti culturali e che ci ha per- messo di iniziare a valorizzare le potenzialità, spesso non sfruttate, della Toscana minore è proprio quello di presen- tare la nostra offerta come un unico museo vivo e moderno. Un unico museo formato da una rete di siti e di attività che interagiscono e dialogano fra loro abbinando la voca- zione ad esporre e conservare a quella della promozione e della valorizzazione. È la logica di “sistema” la chiave di volta per permettere un’efficace promozione anche dei musei così detti “piccoli” che avrebbero altrimenti minori possibilità di visibilità. Attraverso il sostegno alle forme di cooperazione fra musei, a livello tematico o territoriale, riusciamo a far crescere sia la qualità dell’offerta e raggiungere livelli di eccellenza. Un traguardo che, in considerazione di quanto la nostra terra ha da offrire, dobbiamo considerare irrinunciabile. Continueremo ad investire in cultura perché consideria- mo la cultura un fattore di sviluppo economico e di occu- pazione qualificata e soprattutto perché investire in cul- tura significa investire sull’intelligenza delle persone e sul- l’identità di un territorio: la Toscana.

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† Luciano a Diocesi di Fiesole con il concorso di alcuni Enti, co- Giovannetti L me l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e la collabo- Vescovo razione delle Soprintendenze, ha realizzato musei per l’ar- di Fiesole te sacra dislocati sul territorio, cercando di mantenere le opere d’arte nelle zone di origine. In questi ultimi anni so- no nati i musei della Basilica di San Giovanni Valdarno con l’Annunciazione del Beato Angelico, della Pieve di Ca- vriglia con la Croce tardo-ottoniana della seconda metà del secolo XII, della Collegiata di Montevarchi con il Tem- pietto robbiano, di Cascia di Reggello con il Trittico di San Giovenale di Masaccio, di Vallombrosa con la pala del Ghirlandaio, di Incisa Valdarno con la tavola di Se- bastiano Mainardi, e non va dimentico quello della Col- legiata di Figline Valdarno, il primo sorto sul territorio negli anni Ottanta del Novecento, che conserva la tavola del Cigoli. I Musei d’arte sacra sono da considerarsi come luoghi pri- vilegiati per la conservazione, la tutela e la valorizzazio- ne del patrimonio artistico, culturale e religioso della co- munità diocesana, un patrimonio che merita di essere con- siderato punto di riferimento per iniziative culturali e pa- storali. È infatti sempre più urgente ed indispensabile ope- rare sul territorio a tutti i livelli, non solo per salvaguar- dare le preziose opere d’arte esistenti, ma per creare nelle comunità locali strutture vive che possano essere una sor- ta di documentazione di arte, di storia e di memoria, nel- la quale ritrovare le origini delle nostre radici.

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Riccardo l Valdarno è un territorio ricco di storia e cultura; Fi- Nocentini I gline è uno dei maggiori centri storici del Valdarno e Sindaco possiede un prezioso patrimonio storico-culturale, che ogni di Figline Valdarno anno è visitato ed apprezzato da un numero sempre cre- scente di persone, italiane e straniere. L’apertura al pub- blico del Museo d’arte sacra della Collegiata è quindi un evento importante per Figline, perché è un’ulteriore testi- monianza della ricchezza culturale del nostro territorio e permette di condividere appieno con la cittadinanza una raffinata collezione di opere artistiche, che vanta pezzi ri- salenti fino al XIV secolo. Un sincero ringraziamento va all’Ente Cassa di Rispar- mio di Firenze, che ha dato la possibilità di restaurare que- sto museo e di inserirlo nel percorso d’arte “Rinascimento in Valdarno”; grazie a questa iniziativa, che valorizza il patrimonio artistico di tutto il Valdarno, sarà possibile percorrere un itinerario che, attraverso i musei d’arte sa- cra del nostro territorio, consente di conoscere e approfon- disce il contributo dei maestri valdarnesi alla grande sta- gione artistica del Rinascimento italiano. Un contributo forse piccolo, rispetto a ciò che si può vedere nei grandi cen- tri toscani, ma che non mancherà di stupire ed emozio- nare coloro che lo visiteranno.

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Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

Caterina importanza di Figline in relazione alla storia del- Caneva L’ la chiesa fiesolana è tale da giustificare al centro del paese l’esistenza di una “Collegiata Insigne”, tito- lo al quale la pieve di Santa Maria assurse il 27 otto- bre 1493, all’epoca del vescovo Roberto Folchi. Era sta- to il vescovo di Fiesole Rodolfo (1153-1178), rifiutando il trasferimento a Firenze per non rinunciare alla so- vranità sulla sua città episcopale (come volevano i fio- rentini) a preferire l’esilio trasferendo la sede vescovi- le nel castello di Figline, da lui arricchito con diverse costruzioni. Citato per la prima volta nei documenti nel 1008, il castello è un’ulteriore testimonianza del ruolo fondamentale che dall’antichità il Valdarno Su- periore rivestiva nel sistema viario, come più breve col- legamento tra Roma e l’Italia padana. Ma nel 1167 i fiorentini, temendo la sovranità temporale del vesco- vo di Fiesole e volendo garantirsi il controllo su quel- l’importante centro strategico, di ritorno da una spe- dizione contro Arezzo, con la complicità di un tradi- tore della famiglia Ubertini di Gaville distrussero il castello che sorgeva su un colle a sinistra dell’Arno, con quanto vi aveva realizzato il vescovo Rodolfo. Questi nel 1175 elevò a pieve la nuova chiesa di Santa Maria (la vecchia, soggetta a San Romolo di Gaville, è citata dalle fonti nel 1109), costruita nel castello nuo- Collegiata vo di Figline. di Santa Maria e Museo d’arte Dopo ulteriori alterne vicende che accompagnarono sacra l’insediarsi stabile del dominio fiorentino in questa ter-

25 ra tormentata e che videro la nuova distruzione del ca- stello (pieve compresa) nel 1250, la vita dei figlinesi si attesta stabilmente intorno alla grande piazza del mer- catale (già citato nel 1210), in una nuova struttura ur- bana che verrà circondata da mura a partire dal 1356. Nel Quattrocento, dopo il lungo travaglio di pestilen- ze, tumulti e distruzioni, entrata ormai nell’orbita fio- rentina, Figline fornì un contributo notevole al rigoglio della civiltà umanistica dando i natali al grande filosofo Marsilio Ficino, qui nato nel 1433. La collegiata, fondata dai fiorentini nel 1257 e affaccia- ta sulla grande piazza del “mercatale” accanto alla coe- va “loggia del Grano”, ha subito nei secoli a partire dal Seicento radicali cambiamenti che le hanno tolto la sua primitiva veste gotica aggiungendo grandi altari, sosti- tuendo i finestroni gotici, caricando l’interno di ogni possibile ornamento. L’aspetto attuale, a una navata e alquanto spoglio, è dovuto ai lavori di restauro del 1913 che hanno portato all’eliminazione dei grandi altari sei- centeschi. All’interno sono conservate alcune impor- tanti opere d’arte: prima fra tutte, sulla parete a destra verso l’altare, la grande pala cuspidata del cosiddetto “Maestro di Figline” che raffigura la Madonna in trono col Bambino, angeli e i santi Elisabetta d’Ungheria e Lu- dovico di Tolosa. La canonizzazione di quest’ultimo, av- venuta nel 1317, è il terminus post quem per l’esecuzio- ne dell’opera che rivela, pur nella sua assoluta origina- lità, cospicui debiti verso i contemporanei Giotto e Si- mone Martini. Sulla stessa parete, verso l’ingresso, è esposta un’altra opera, datata 1539, interessante anche dal punto di vista iconografico in quanto in primo pia- no, davanti al trono della Madonna col Bambino e an- geli, oltre a san Rocco compare san Romolo, patrono di Fiesole, che sorregge il “plastico” della città di Figline circondata dalle sue mura. Il dipinto è attribuito al mar- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 26 “Maestro di Figline”, Madonna col Bambino in trono, sant’Elisabetta d’Ungheria, san Ludovico di Tolosa e sei angeli

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 27 Giovanni Andrea De Magistris (?), Madonna col Bambino in trono, san Rocco, san Romolo e angeli

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 28 chigiano Giovanni Andrea De Magistris, paternità che giustifica gli elementi stilistici palesemente diversi dai fiorentini e che si rivelano piuttosto veneti e lombardi ma filtrati attraverso la scuola marchigiana. Sulla parete opposta, di fronte a quest’ultima opera si trova una tela del figlinese Egisto Sarri (1837-1901) raf- figurante il Transito di san Giuseppe, che mostra le qua- lità tecnicamente raffinate di questo artista, vera gloria locale, di cui il museo conserva un altro dipinto. An- dando verso l’altare, oltre al fonte battesimale datato 1569 e recante oltre al bassorilievo con il Battesimo di Cristo lo stemma della famiglia Ardimanni (il fonte è stato collocato in questa posizione nel 1980), si può am- mirare un affresco tardo gotico, molto integrato dai re- stauri, che raffigura l’Annunciazione, realizzata sul mo- dello dal veneratissimo affresco della Santissima An- nunziata di Firenze; sulla stessa parete è visibile un al- tro frammento di affresco con un Crocifisso.

Collegiata di Santa Maria, Fonte battesimale

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 29 Un capolavoro assoluto: la pala del “Maestro di Figline”

ulla parete destra della navata, in prossimità dell’altare, è conserva- Sta una grande tavola cuspidata (cm 298175,5) dipinta a tempera con fondo oro, raffigurante la Madonna col Bambino in trono, sant’Elisa- betta d’Ungheria, san Ludovico di Tolosa e sei angeli: il suo autore è ignoto ma è tale l’importanza dell’opera da avere indotto i critici ad as- segnargli il fittizio nome di “Maestro di Figline” sotto il quale raggrup- pare un nucleo di opere che recano la stessa inconfondibile impronta. Si tratta di un artista fuori del comune, attivo nei primi decenni del Tre- cento, che dimostra un forte debito nei riguardi della fase giovanile di Giotto: un giottesco quindi, ma “eccentrico”, che forse non era neppure fiorentino visti alcuni elementi nella sua pittura che riecheggiano mo- duli senesi. Fra le sue opere più antiche possono essere collocati un affresco nella sa- grestia della Basilica inferiore di Assisi e un altro nella cappella Tosinghi in Santa Croce a Firenze: in entrambi i luoghi risulta coinvolto anche in alcune vetrate. La sua opera capitale è il Crocifisso, sempre in Santa Cro- ce, che lo rivela «la più autorevole alternativa a Giotto nella Firenze dei primi decenni del Trecento» (Bellosi, 1980); così come fondamentale nel- la sua produzione è la tavola di Figline, la cui originalità risalta appena si metta in confronto con la Madonna di Ognissanti di Giotto (oggi agli Uffizi), della quale è per certi aspetti più arcaica e per altri estremamen- te più moderna. La sua esecuzione può datarsi a dopo il 1317, anno in cui fu canonizza- to san Ludovico di Tolosa (1274-1297), figlio di Carlo d’Angiò, qui raffi- gurato col saio francescano nell’atto di calpestare la corona, suo regale at- tributo. Anche santa Elisabetta d’Ungheria (vissuta nei primi decenni

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 30 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 31 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 32 del secolo XIII) era di stirpe rega- le, essendo figlia del re An- drea II: è riconoscibile qui dal saio francescano e dal fascio di rose che tiene in grembo. La presenza di due santi dell’ordine francescano ha fatto supporre che in origine il dipinto fosse destinato alla chiesa di San Francesco a Figline (e del resto il Mae- stro era attivo per i Francescani di Santa Croce): la pala risulta comun- que nella collegiata almeno dal 1577, se si può identificarla con quella sul- l’altare a destra dell’altar maggiore definita “Madonna della neve” almeno fino alla fine dell’Ottocento. Nel tempo l’opera ha subito spostamenti e ammodernamenti con pesanti ridipinture rimosse dal restauro del 1984-1985; due tavolette triangolari raffiguranti angeli sono state aggiunte in alto verso la fine del Quattro- cento per renderne il formato rettangolare. Questi due Angeli attribuiti prima a Domenico Ghirlandaio e più di recente a Bartolomeo di Gio- vanni sono ora conservati nel museo (vedi scheda 41). Al di là delle caratteristiche che contrappongono il suo autore al Giot- to maturo, l’opera s’impone per la straordinaria preziosità del tratta- mento cromatico, per l’abilità da orafo con cui vengono “cesellati” i par- ticolari decorativi, l’eleganza raffinata che connota abiti e atteggia- menti, l’uso sempre variato del punzone, il grande drappo sontuoso die- tro al quale due angeli soavi reggono rami freschissimi di giglio. Gli in- carnati perlacei (senza la tradizionale preparazione verde) risaltano tra le vesti variopinte intorno al grande trono, prezioso manufatto di arte suntuaria decorato con nove leoncini d’oro e una tenda rossa arrotola- ta ad una delle colonnine tortili: un continuo invito per l’occhio a sco- prire particolari di bellezza estenuata come in un percorso di avvici- namento al Divino.

Caterina Caneva

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 33 Il museo

Il museo, a cui si può accedere direttamente dalla chie- sa o in alternativa da una porta sotto il portico di fian- co alla chiesa, si articola in tre salette eleganti in suc- cessione, caratterizzate nelle porte di passaggio da be- gli stipiti cinquecenteschi in pietra serena che recano la data 1586. Fortemente voluto dal preposto don Renzo Mazzoni (1977-1984), personaggio di grande spessore anche culturale, il museo fu inaugurato nel 1983 e può considerarsi il primo del Valdarno Superiore fiorenti- no, addirittura un antesignano in quanto allestito in tempi che non avevano ancora del tutto portato a ma- turazione il processo di concentrazione e valorizzazio- ne dei beni artistici che è alla radice dei diversi “picco- li grandi musei” realizzati sistematicamente più tardi. La struttura è stata aggiornata dal punto di vista sia tec- nico che dei criteri espositivi in occasione della mani- festazione “Rinascimento in Valdarno”, in quest’anno 2007, col concorso dell’Ente Cassa di Risparmio e del- la Parrocchia, retta da monsignor Manlio Tinti dal 1984. Il museo contiene pregevoli oreficerie e suppellettili di uso liturgico appartenenti alla collegiata, con qualche dono importante dell’antiquario Giovanni Pratesi; vi so- no esposti a rotazione anche bei paramenti sacri della ricca dotazione della chiesa, antifonari con preziose mi- niature del Quattrocento e una serie completa e rara di insegne processionali in legno intagliato e dipinto con simboli della Passione. Tra i dipinti, da segnalare il Mar- tirio di san Lorenzo di Ludovico Cigoli (1559-1613), del 1590. Eseguito per la chiesa della Confraternita di San Lorenzo dell’Ospedale Serristori di Figline fu acqui- stato dai Medici nel 1733 ed entrò poi a far parte del pa- trimonio dei musei fiorentini: è infatti in deposito dal- la Soprintendenza di Firenze. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 34 È possibile anche ammirare qui le due tavolette trian- golari con due angeli che, applicate alla fine del Quat- trocento ai lati della cuspide della Pala del “Maestro di Figline”, rendevano la tavola rettangolare secondo una prassi in voga a quell’epoca ma che, riscoperte sotto uno strato di colore azzurro, sono state rimosse per re- stituire al dipinto la sua conformazione originaria. Già attribuite a Domenico Ghirlandaio, più di recente so- no state assegnate a Bartolomeo di Giovanni, collabo- ratore di quel maestro. È stata inoltre qui trasferita, dal- l’attigua moderna cappella del Santissimo Sacramento, anche la grande terracotta parzialmente invetriata raf- figurante San Giuseppe, opera di Luca il giovane o di Gi- rolamo, figli di Andrea della Robbia (1505-1510 ca.) Altre opere sono state inserite di recente nell’esposizio- ne, non appartenenti dall’origine alla collegiata ma co- munque provenienti da chiese del territorio di Figline: la grande pala di Andrea di Giusto, allievo di Masaccio, raffigurante l’Adorazione dei Magi e santi proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea a Ripalta e l’imponente Tri- nità con la Vergine di Agostino Melissi (1616?-1683), un tempo nella chiesa di San Pietro al Terreno, particolar- mente ricca quest’ultima di opere e oggetti d’arte; en- trambi i dipinti sono state rimossi dal luogo di origine per motivi di sicurezza e di conservazione. Se si è certi di non intralciare le normali funzioni del- l’ambiente, vale la pena di affacciarsi anche nella Sa- grestia, dove oltre a pregevoli banconi e armadi settecen- teschi, sono visibili un bel Crocifisso ligneo settecente- sco, la Madonna addolorata e San Giovanni dolente at- tribuiti a Vincenzo Dandini (secolo xvii) e un sugge- stivo San Stanislao Kostka del già citato Egisto Sarri (1859 ca.).

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 35 Piantadel museo

Stanza delle insegne 1 The Insignia Room

Sala del Cigoli 2 The Cigoli Room

Sala di Andrea di Giusto e degli arredi 3 Room of Andrea di Giusto and furnishings

Sagrestia 4 Sacristy Visita al museo

Lia Brunori 1 - Stanza delle insegne Cianti ingresso al museo, situato nei locali adiacenti alla L’ chiesa, immette nella prima sala caratterizzata da un sobrio arredo ligneo formato da grandi armadi a muro lungo le pareti. L’ambiente è dominato dalla scultura in terracotta policroma di scuola robbiana raf- figurante San Giuseppe mentre alle pareti è presentata una rara serie di insegne processionali ottocentesche recanti i simboli della Passione di Cristo.

Alle pareti 1. manifattura toscana Armadi a muro secolo xvii legno di noce intagliato; cm 290175 (coppia alla parete sinistra), 290187 (coppia alla parete destra) Collegiata di Santa Maria

37 2. manifattura toscana Insegne processionali del Venerdì Santo secolo xix legno scolpito, inciso e dipinto; cm 19232 (ciascuna) chiesa di San Michele a Pavelli Rara e completa serie di insegne pro- cessionali in legno destinate alla pro- cessione del Venerdì Santo. Tutte le mazze hanno come coronamento una croce sulla quale sono apposti, scol- piti e dipinti, i simboli della Passio- ne di Cristo poggianti su una nuvo- la: tunica bianca e borsa di denari; lanterna e torce; gallo; corona di spi- ne e flagelli; mano e colonna; serto d’alloro e insegna romana; velo della 2a Veronica; calice e flagelli; tunica ros- sa e dadi; tenaglie, martello e chiodi; lancia, spugna e vaso; brocca e baci- le; sudario e due scale; sepolcro e va- so da unguenti. Tutti i simboli, ac- compagnati dalla scritta i.n.r.i vi- sualizzano i vari momenti della Pas- sione di Gesù con immagini sempli- ci ma d’immediato impatto popola- re. I caratteri stilistici delle immagi- ni rimandano alla produzione arti- gianale toscana del xix secolo, pre- sentano un intaglio accurato ed una modesta ma attenta resa pittorica.

2b museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 38 2c 2d

2e 2f

stanza delle insegne 39 2g 2h

2i 2l museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 40 2m 2n

2o 2p

stanza delle insegne 41 3. manifattura toscana terracotta parzialmente invetriata, Quattro mazze da cerimonia con tracce di coloritura a freddo secolo xix negli incarnati; cm 1205260 ottone tornito e inciso; Collegiata di Santa Maria cm 15335 (ciascuna) Fino alla fine dell’Ottocento la scul- Collegiata di Santa Maria tura era collocata in una nicchia sul secondo altare a destra, dedicato ap- All’interno della stanza punto a San Giuseppe, sul quale fu sostituita dal dipinto di Egisto Sarri 4. manifattura toscana con Il transito di San Giuseppe: tra- Residenza ed espositorio sferita in canonica e poi nella cap- seconda metà del secolo xviii pella del SS. Sacramento, è stata di legno intagliato, dipinto e dorato; recente a buon diritto inserita nel residenza: cm 180 106, museo. È costituita da tre pezzi cot- espositorio: cm 35 51 ti separatamente; la coloritura a fred- Collegiata di Santa Maria do di cui vi è traccia sugli incarnati Fastosa residenza di impianto archi- privi di invetriatura è comune ad al- tettonico riproducente una piccola tre opere uscite nel Cinquecento dal- abside sormontata da un baldacchi- la bottega robbiana. Pur esibendo no. Una ricca decorazione affianca moduli tipici di Andrea della Robbia, gli elementi architettonici con volu- l’opera contiene fermenti innovativi te, conchiglie e cherubini mentre la quali potevano elaborare in quel las- raffigurazione dei simboli eucaristi- so di tempo i suoi più giovani figli, ci, spighe e grappoli di uva, allude Luca “il giovane” e Girolamo, «im- alla presenza dell’ostensorio destina- pegnati a conciliare un’arte in diffi- to ad essere accolto nella solenne cu- cile equilibrio tra implicazioni savo- stodia per la venerazione dei fedeli. naroliane e inquietudini manieristi- che» (A. Bellandi, 1998). La figura Al centro appare semplice e solenne, nell’ar- 5. luca “il giovane” moniosa composizione dei panneg- (Firenze 1475-Parigi 1548) gi, mentre il volto, complice la “po- o girolamo vertà” della materia priva di smalti, (Firenze 1488-Parigi 1566) rivela una sfumatura malinconica della robbia che arricchisce di valori psicologici San Giuseppe la bella figura del santo. 1505/1510 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 42 5 stanza delle insegne 43 2 - Sala del Cigoli La seconda sala del museo prende il nome dal grande dipinto di Ludovico Cardi detto il Cigoli raffigurante il Martirio di San Lorenzo che campeggia sulla parete sinistra. Opera non solo fondamentale nel percorso ar- tistico del pittore ma anche uno dei capisaldi della pit- tura fiorentina del Seicento, essa testimonia, inoltre, il rapporto privilegiato che il Cigoli ebbe con Figline ed il suo territorio. La pittura seicentesca è ben rappre- sentata anche dalla presenza di un dipinto di Agostino Melissi proveniente dalla chiesa di San Pietro al Terre- no. In questa sala sono conservati tre codici miniati, due dei quali facenti parte di un prezioso Graduale del secondo Quattrocento fiorentino riconducibile ai mo- La foto presenta di del celebre miniatore Attavante degli Attavanti. qualche L’ambiente appare arredato con eleganza grazie anche variante rispetto al recente alla presenza di un prezioso tappeto e di seggioloni an- riordinamento tichi di un certo pregio. del museo

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 44 Sulla parete d’ingresso, Parete sinistra sopra la porta 8. ludovico cardi detto cigoli 6. manifattura toscana (Cigoli, Pisa 1559-Roma 1613) Crocifisso Martirio di San Lorenzo fine del secolo xvi-inizio 1590 del secolo xvii olio su tavola; cm 300175 legno intagliato e dipinto; deposito delle Gallerie Fiorentine Cristo: cm 5547; croce: 11950 (Inv. 1890 n. 2130) Collegiata di Santa Maria chiesa della Compagnia di San Lorenzo Realizzato per la chiesa della Con- fraternita di San Lorenzo nell’omo- Entrando a sinistra, entro nimo Ospedale di Figline, questo di- una teca pinto rimase nella sua collocazione 7. scuola francese originaria fino al 1783 quando, sop- Vergine Maria pressa la congregazione in seguito al- inizio del secolo xv le riforme leopoldine, fu acquistato pietra scolpita; cm 522113 dalla Galleria degli Uffizi dove ven- dono di Giovanni Pratesi ne esposto. Passata in seguito al Mu- La scultura doveva far parte, assieme seo di San Marco, nel Cenacolo di ad una perduta statua raffigurante San Salvi e nel deposito del Cenaco- l’Angelo, di un gruppo dedicato all’An- lo di Fuligno, la tavola del Cigoli è nunciazione. La Vergine, elegante- tornata all’inizio degli anni Ottanta mente drappeggiata entro un ampio a Figline divenendo una fondamen- mantello, è mostrata nell’atteggia- tale testimonianza dell’attività del mento di accettazione del messaggio pittore nel Valdarno. divino ed il suo corpo, pur nella soli- Il Martirio di San Lorenzo, la cui ac- da impostazione sottolineata dalla curata genesi è testimoniata da cin- campana a grosse pieghe della veste, que disegni preparatori conservati nel mostra un accenno di torsione. Tali Gabinetto Disegni e Stampe degli elementi, memori della tradizione go- Uffizi, costituisce un’opera basilare tica d’oltralpe, assieme alla caratteriz- nel percorso artistico del Cigoli, di- zazione particolare del volto ed alla ti- rettamente alle origini del suo inno- pologia del costume, rimandano ad vativo interesse per il colorismo ve- un’area di produzione francese, riferi- neto, tanto che ne è stato riconosciuto bile soprattutto alla cultura proven- come modello il dipinto di analogo zale del primo Quattrocento. soggetto di Tiziano (Venezia, Chiesa

sala del cigoli 45 8 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 46 dei Gesuiti). Tale conoscenza, riela- Dopo l’Immacolata Concezione di borata alla luce delle esperienze fio- Pontorme (1589), il dipinto di Figli- rentine ed in particolare del Martirio ne inaugura la stagione più felice del- di San Lorenzo di Girolamo Mac- l’artista e segna il definitivo passag- chietti in Santa Maria Novella (1573), gio al suo stile maturo che, unendo ha permesso al Cigoli di creare uno sapienza costruttiva e verità di gesti spettacolare impianto prospettico e e colori, ha reso il Cigoli uno dei pit- luministico nel quale i personaggi agi- tori più sensibili e innovatori della scono come in una delle rappresen- pittura fiorentina tanto da essere con- tazioni teatrali di cui lo stesso pitto- siderato quasi un anticipatore del ba- re fu esperto scenografo. rocco.

8, particolare

sala del cigoli 47 Ludovico Cigoli e Figline: gli esordi di un grande pittore

a bella tavola raffigurante il Martirio di San Lorenzo, dipinta da L Ludovico Cardi detto il Cigoli, non solo rappresenta una delle opere più significative del museo (v. n. 8) ma testimonia il rapporto strettissi- mo e particolare che questo importante pittore del Seicento fiorentino in- trattenne con Figline. Sono infatti proprio legate a questo luogo le pri- me documentazioni sull’attività artistica del pittore tanto che è stato ipo- tizzato un suo rapporto di parentela con i Cardi, bicchierai a Figline, che avevano il palazzo di famiglia in via Marsilio Ficino al n. 10, ove è apposto lo stemma Cardi-Cigoli. Il legame del pittore con Figline risale agli esordi della sua attività, la pri- ma opera documentata di Ludovico risulta infatti una Deposizione di Cristo commissionata dalla Compagnia della Santa Croce di Figline il 22 marzo 1578, anno d’immatricolazione del pittore all’Accademia del Di- segno; il dipinto, ancora profondamente legato al clima inquieto di Pon- tormo e Rosso, lasciò la sua collocazione originaria nel 1783, quando fu acquistato dalla Galleria degli Uffizi dov’è tutt’ora conservato. Due anni dopo, il 18 novembre 1580, è registrato il pagamento di 150 lire al Cigoli per la realizzazione di una Annunciazione, destinata al “chie- sino delle Monache” presso l’antico Ospedale Serristori a Figline (ora a San Cerbone). Tale opera segna il passaggio dagli stilemi della maniera al pacato linguaggio del classicismo fiorentino diffuso da Albertinelli e Fra Bartolomeo. L’Annunciazione figlinese testimonia anche il sodalizio destinato a durare nel tempo con i Serristori, fondatori e patroni dell’O- spedale che porta il loro nome; Ludovico lavorerà per loro anche a Firen- ze mentre nella residenza dei Serristori a Figline si ricordano opere di gu- sto cigolesco fra le quali una Diana col Satiro particolarmente vicina ai modi del maestro.

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 48 Data al 1590 il Martirio di San Lorenzo esposto nel Museo e commis- sionato dalla Compagnia di San Lorenzo per la cappella dell’Oratorio (v. n. 8); lo stile di Luodovico è ora maturo, sostenuto dal più puro dise- gno fiorentino e interpretato con intensi accenti luministici d’ascenden- za veneta che costituiranno le caratteristiche fondamentali del suo stile che farà scuola a Firenze. L’attività del pittore nel Valdarno prosegue nell’anno successivo con la Resurrezione di Montevarchi, oggi al Museo di Arezzo, che avvia un perio- do di ampia produzione artistica che por- terà Ludovico ad ottenere commissio- ni sempre più prestigiose fino al 1613 quando, morendo, lasciò incom- piuta la sua ultima opera, l’Ingresso di Cristo a Ge- rusalemme, destinato al- l’altare fiorentino di Santa Croce dei suoi mecenati Serristori.

Lia Brunori Cianti

sala del cigoli 49 9. manifattura toscana Al centro della sala Mobile secolo xvii 14. manifattura turca (Ushak) legno di noce intagliato e Tappeto impiallacciato; cm 13233271,5 secolo xix Collegiata di Santa Maria lana con ordito di cotone cm 350420 10. manifattura toscana dono di Giovanni Pratesi Croce d’altare secolo xvii 15. manifattura toscana ottone sbalzato e inciso; Poltrona con braccioli croce: cm 3125; Cristo: cm 10,510 prima metà del secolo xviii Collegiata di Santa Maria legno di noce intagliato e dorato, tessuto; 11. manifattura toscana cm 135 63 50 Due candelieri stemma del Capitolo 1600 della Collegiata di Santa Maria ottone a fusione e tornito; Collegiata di Santa Maria cm 6018 (ciascuno) iscrizione: sul nodo, f.c.t. 1600 16. manifattura toscana e stemma francescano Poltrona con braccioli Collegiata di Santa Maria fine del secolo xvii-inizio del secolo xviii 12. manifattura toscana legno intagliato e tessuto; Due candelieri cm 1356750 secolo xvii stemma del Capitolo ottone a fusione e tornito; della Collegiata di Santa Maria cm 3011,5 (ciascuno) Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria 17. manifattura toscana 13. manifattura toscana Poltrona con braccioli Due candelieri prima metà del secolo xviii secolo xvii legno di noce intagliato e dorato, ottone a fusione e tornito; tessuto; cm 5014 (ciascuno) cm 1356759 Collegiata di Santa Maria stemma del Capitolo museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 50 14 della Collegiata di Santa Maria Sulla parete di fondo Collegiata di Santa Maria entro teca

20. manifattura toscana 18. manifattura toscana Reliquiario ad urna Sgabello inizio del secolo xix prima metà del secolo xvii legno intagliato, laccato e dorato; legno di noce intagliato, cm 473528 laccato e dorato, tessuto; Collegiata di Santa Maria cm 44,55543 Collegiata di Santa Maria A destra del portale 19. manifattura toscana 21. scuola fiorentina Poltrona con braccioli Madonna col Bambino in gloria inizio del secolo xix con san Michele, san Luigi Gonzaga legno intagliato, laccato e dorato, e santo Papa tessuto; prima metà del secolo xviii cm 1226150 olio su tela; cm 287170 Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria

sala del cigoli 51 Il dipinto raffigura la Madonna col con i quali sono costruite le figure Bambino assisa in cielo ed accompa- dei santi indirizzano invece verso il gnata da angeli, al di sotto san Michele nuovo secolo e verso una freschezza armato di lancia è colto nell’atto di at- d’impostazione che pare risentire dei terrare il demonio, san Luigi Gonza- principali maestri del Settecento fio- ga prega devotamente la Vergine men- rentino. tre il santo Papa, volgendosi verso i fe- deli, indica la gloria di Maria. Sotto i dipinti Riferibile alla pittura toscana del pri- mo Settecento, il dipinto mostra an- 22. manifattura toscana cora echi seicenteschi nella posa del- Coppia di cassapanche con dossale la Vergine e negli effetti luministici secolo xvii caldi e contrastati presenti partico- legno di noce intagliato; larmente nella parte superiore del di- cm 10922452 (ciascuna) pinto; i tratti più leggeri e dinamici Collegiata di Santa Maria

21, particolare museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 52 21 sala del cigoli 53 Il Graduale di Figline

l Liber gradualis conservato nel Museo di Figline (nn. 23-24), diviso in due volumi e legato alla committenza della Compagnia di San Lorenzo inI relazione alla sua insegna presente sul frontespizio, rappresenta un inte- ressante esempio della produzione miniatoria fiorentina del secondo Quat- trocento, riferibile ad un momento centrale di elaborazione stilistica. Nel settimo ed ottavo decennio del secolo, infatti, dalla bottega di Francesco di Antonio del Chierico uscivano i manoscritti miniati più eclatanti della pro- duzione artistica cittadina, tali da stare al pari con i principali esiti della coeva pittura. Il Graduale figlinese si lega profondamente a questa cultura rivelando nel Profeta della prima carta un inequivocabile riflesso dell’ana- logo soggetto di Francesco d’Antonio per il codice B della Santissima An- nunziata (c. 1): stesso equilibrio di cromie, simile grandeggiare della figura all’interno della lettera ed analogo slontanare del cielo sul fondo; anche le terse architetture presenti nelle miniature figlinesi richiamano quelle dell’E- dili 150 nella Biblioteca Medicea Laurenziana realizzate per il Duomo fio- rentino. In luogo, però, della monumentalità e arditezza di certe imposta- zioni proprie di Francesco, la tipologia dei personaggi raffigurati nelle mi- niature figlinesi così come il tono più accostante della gestualità e della co- struzione delle scene qui presentate, inducono ad ipotizzare al lavoro il gio- vane Attavante degli Attavanti ancora nell’ambito di Francesco d’Antonio. La Resurrezione e la Vergine Assunta rivelano in nuce impostazioni che saranno sviluppate nel più tardo Messale di Attavante per il re d’Ungheria Mattia Corvino (Bruxelles, Bibliothèque Royale, ms. 9008, c. 206) mentre la Natività propone un disegno poi ampliato nel Breviario Vaticano atta- vantesco sempre per Mattia Corvino (ms. Urb. Lat. 112, c. 67). Si può co- gliere così in queste carte una fase di prima elaborazione del linguaggio di Attavante che dalla fine del secolo ai primi decenni del Cinquecento creerà alcuni fra i codici più preziosi ed importanti della miniatura fiorentina. Lia Brunori Cianti

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 54 c. 1 23

sala del cigoli 55 Proseguendo lungo la parete lettere filigranate piccole e grandi al- contigua, nelle vetrine sotto ternativamente rosse e azzurre con la finestra da sinistra a destra ornamentazione di colore inverso; la decorazione miniata è formata sia da 23. attavante degli attavanti (?) lettere decorate che da figurate isto- (Firenze 1452-1520) riate; queste ultime, poste agli inci- Graduale pit delle principali feste, sono le se- seconda metà del secolo xv guenti: c. 1, Ad te levavi, Profeta in 1470-1480 preghiera; c. 37, Puer natus est, Gesù codice membranaceo, cc. 246; in fasce; c. 47, In medio ecclesiae, San mm 484340 Giovanni Evangelista; c. 59, Ecce ad- Collegiata di Santa Maria venit, Adorazione dei Magi; c. 210, Questo codice, relativo al periodo li- Resurrexit, Resurrezione. turgico dalla prima domenica di Av- Le miniature presentano le tipiche vento alla Pasqua, costituisce il pri- caratteristiche della cultura fiorenti- mo dei due volumi che formano un na dell’ottavo decennio del xv seco- pregevole Graduale miniato. La de- lo: le figure, sinteticamente tratteg- corazione di pennello è realizzata da giate, vivono in paesaggi tersi e pro- spetticamente costruiti; le cromie, giocate sui toni del rosa, verde, az- zurro e giallo richiamano le atmo- sfere dei grandi cicli corali usciti dal- l’ambito di Francesco d’Antonio. Le esili figure di questi minii, però, ri- fuggono dal fare plastico ed eroico definito nelle immagini del maestro e sembrano richiamarsi più ai modi del giovane Attavante all’epoca del- la sua prima attività nell’orbita di Francesco d’Antonio.

24. attavante degli attavanti (?) (Firenze 1452-1520) Graduale seconda metà del secolo xv 1470-1480 c. 37 23 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 56 c. 63v 24 codice membranaceo, cc. 219 (?); c. 93, Salva, Madonna col Bambino; mm 470320 c. 98, Benedicta, san Michele; c. 102, Collegiata di Santa Maria Gesù tra due Santi; c. 105, Mihi, Apo- Seconda parte del Graduale conte- stolo; c. 125v, Intret, Tre Martiri; nente il periodo liturgico dall’A- c. 169v, Dilexisti, Santa; c. 185, Terri- scensione fino alla fine dell’anno bilis, chiesa; c. 188, Requiem, teschio (compreso il Comune degli Aposto- posto su un catafalco; c. 219v, Bene- li, dei Martiri, Messa dei Morti ecc). dicta, La Trinità. L’apparato decorativo è coerente con Anche queste miniature sono riferi- quello del primo codice e presenta bili alla mano del giovane Attavante un numero più elevato di iniziali fi- ancora influenzato dai modi di Fran- gurate e istoriate: c. 1, Viri, Ascensio- cesco d’Antonio. ne; c. 7, Spiritus, Pentecoste; c. 56v, Dominus, san Pietro e sant’Andrea; 25. scuola fiorentina c. 63v, Suscepimus, Presentazione al Corale tempio; c. 79v, De ventre, san Giovan- fine del secolo xiv-inizio del xv nino; c. 84v, Scio, san Paolo; c. 88v, codice membranaceo; Confessio, san Lorenzo; c. 91, Gau- mm 450300 deamus, Assunzione della Vergine; Collegiata di Santa Maria

sala del cigoli 57 26. agostino melissi 1674 questo non era ancora stato (Firenze 1616?-1683) consegnato causando una contro- La Trinità con la Vergine versia con l’autore. databile 1674, firmato agostinus Al Gabinetto Disegni e Stampe de- de melissis gli Uffizi esiste un disegno prepara- olio su tela riportata su tavola; torio della testa del Cristo con la da- cm 195170 ta «2 ottobre 1674». chiesa di San Pietro al Terreno Il dipinto rivela, pur nella grandio- L’opera è citata dallo storico France- sità d’impostazione, una piana defi- sco Baldinucci nella biografia del nizione dei personaggi e non può Melissi (suo contemporaneo) posta sfuggire, al di là della comune espres- in calce a quella del Bilivert, maestro sione di dolcezza idealizzata, la ri- e capobottega di Agostino dal 1634 al cerca di una somiglianza tra il Padre 1644: «ultimamente ha fatto una ta- e il Figlio. Il rifiuto di ogni ricerca- vola di una Trinità, e Maria Vergine, tezza di ornati si abbina a una straor- in atto di pregare per l’uman gene- dinaria intensità del colore, qualità re, che deve essere mandata alla com- che apparentano la produzione del pagnia della Passione a San Piero al Melissi ai modi devoti e alle cromie terreno nel Valdarno di sopra». smaltate di Carlo Dolci. Il dipinto è La Compagnia della Passione, o del- stato rimosso dalla sede originale la SS. Trinità, aveva commissionato qualche anno fa per motivi di con- il dipinto il 22 febbraio 1657, ma nel servazione.

26, particolare museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 58 26

59 3 - Sala di Andrea di Giusto e degli arredi Oltrepassato un pregevole portale lapideo del primo Seicento recante lo stemma della famiglia Ardimanni che nel 1569 commissionò il fonte battesimale della chiesa, la visita prosegue in una sala principalmente de- dicata al ricco arredo liturgico della collegiata. Le ve- trine accolgono preziose opere di oreficeria: vi si am- mirano, tra gli altri, un raro turibolo di fine Trecento, bacili in rame del xvi secolo ed il Reliquiario della San- ta Croce realizzato da Bernardo Holzmann, l’ultimo grande argentiere attivo nelle botteghe granducali me- dicee. Particolarmente rara è un piccola scultura lignea raffigurante Gesù Bambino riferibile ad una manifattu- ra nordica del xv-xvi secolo che costituisce una testi- monianza di arte “internazionale” in terra figlinese. Nella sala si conservano anche due importanti opere pittoriche: gli Angeli attribuiti a Bartolomeo di Gio- vanni, destinati alla fine del Quattrocento ad ornare l’antica Maestà del Maestro di Figline, ancora oggi con- servata nella collegiata, e il polittico di Andrea di Giu- sto proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea a Ripalta.

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 60 Parete d’ingresso, da sinistra, stampato nel 1759 procedendo in senso orario lamine d’argento sbalzate, Alla parete, entro una teca cesellate, bulinate, traforate, su piatti lignei 27. manifattura toscana ricoperti di velluto; Bambino Gesù cm 38,827,5 secolo xix nei piatti: legno intagliato e dipinto, tessuto San Vincenzo Gonzaga (recto); ricamato in sete policrome; Madonna in gloria (verso) cm 2812 Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria 29. manifattura fiorentina Secchiello Prima vetrina seconda metà del secolo xviii Sul ripiano superiore argento sbalzato e inciso; cm 14,510 (diam. piede), 28. manifattura fiorentina 21,6 (diam. coppa) Coperta del Missale Romanum Collegiata di Santa Maria

28 29

sala di andrea di giusto e degli arredi 61 30. manifattura fiorentina Calice seconda metà del secolo xviii argento a fusione, sbalzato, cesellato e dorato (coppa); cm 2613 punzoni: sul piede, ag in campo ovale Collegiata di Santa Maria Il calice presenta una delle tipologie più diffuse nella seconda metà del Settecento la cui elaborazione risale al sesto decennio del secolo. Il pun- zone ag presente sul manufatto può essere riferito all’orafo Antonio Gra- ziani, documentato dal 1750 al 1780 e che fu attivo per la corte grandu- cale lorenese; a lui si deve nel 1777 31 l’esecuzione di un reliquiario per Il fornimento è databile all’anno di l’Ospedale Serristori di Figline. stampa del messale (1706); i riporti e le placchette mostrano la ricchezza 31. manifattura fiorentina ornamentale e lo stile propri del gu- Coperta del Missale Romanum sto d’inizio Settecento caratterizzato stampato nel 1706 da elementi specifici come il rigoglio lamina d’argento sbalzata, delle foglie d’acanto e il motivo della cesellata, bulinata e velluto; conchiglia a valve nervate e smerlate. cm 4027 Il messale contiene, in corrispon- (ciascun piatto della legatura) denza del Canone della Messa, l’in- nei piatti: cisione della Crocifissione a piena pa- San Giuseppe (recto); gina realizzata da Giovanni Palazzi, Santa Caterina d’Alessandria (verso) attivo a Venezia dal 1685 al 1698, ri- iscrizioni: cordato come autore di soggetti sa- nel medaglione, sul recto, cri per una Historia del Testamento giovanni bendi f Vecchio e Nuovo pubblicata a Vene- Collegiata Santa Maria zia nel 1688. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 62 Sul ripiano mediano Antonio Cipriani (documentato 1737-1780) o Angiolo Codacci (do- 32. manifattura fiorentina cumentato 1746-1780), ancora attivo Coppia di ampolline con vassoio nel 1799. fine del secolo xviii-inizio La tipologia del raffinato decoro di del secolo xix gusto neoclassico delle ampolline e argento sbalzato, cesellato e inciso, l’essenzialità formale del vassoio in- vetro soffiato; ducono a datare le opere alla fine del ampolline: cm 184,7 (diam. piede); xviii secolo e inizio del successivo, an- vassoio: cm 27,520,5 che in rapporto ad analoghi manu- punzoni: ac in campo rettangolare fatti presenti in altre chiese toscane. nelle ampolline sul piede e nel vassoio sul bordo esterno 33. manifattura siciliana iscrizioni: ffc intrecciate sui Alzatina con brocca medaglioni delle ampolline e al secoli xviii-xix centro del vassoio ottone sbalzato e dorato, filigrana dono di Giovanni Pratesi d’argento e madreperla; Ampolline e vassoio eseguite a pen- alzatina: cm 711,5 (diam. piede), dant. Il punzone AC ripetuto due 26,5 (diam.super.); volte sul vassoio indica sia l’esecuto- conchiglia: cm 186 (diam. piede) re che il saggiatore, identificabile con deposito di Giovanni Pratesi

33a 33b

sala di andrea di giusto e degli arredi 63 Particolari e rari manufatti di grande Sul ripiano inferiore effetto decorativo: si tratta di una brocca a pendant con un vassoio sol- 35. bottega ceccherelli levato su un piede piuttosto slancia- Ostensorio to (alzatina). La brocca è realizzata inizio del xx secolo sfruttando la forma sinuosa di un nau- argento a fusione, sbalzato, tilius, una conchiglia in madreperla, cesellato, cristalli sfaccettati, montato in filigrana per raggiungere rame dorato (raggiera); cm 6226 un effetto spettacolare, analogo a punzoni: sul piede, 800; quello riscontrabile nei simili oggetti ceccherelli di manifattura nordica cinquecente- Collegiata di Santa Maria sca presenti nel fiorentino Museo de- Il punzone identifica il manufatto gli Argenti. L’esuberante ornamenta- come prodotto della bottega Cec- zione filigranata che ricopre sia la con- cherelli, particolarmente attiva a Fi- chiglia che l’alzatina appare però lon- renze nei primi decenni del xx seco- tana dalle elaborazioni fiorentine del lo e della quale questo ostensorio rap- tema e piuttosto riconducibile alla produzione sette-ottocentesca dell’I- talia meridionale, probabilmente si- ciliana, ancora memore delle fastose elaborazioni barocche.

34. manifattura toscana Diadema secolo xix metallo dorato, pietre colorate; cm 2221 (diametro) Collegiata di Santa Maria

34 35 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 64 presenta un ottimo esempio della città papale quali i francesi François produzione. L’opera infatti, secondo Spierre (Nancy 1639-Marsiglia 1681), il gusto eclettico dell’epoca, unisce Guillaume Vallet (Parigi 1632-1704) con garbo la tipologia barocca del- e l’olandese Cornelius ii Bloemaert l’angelo a sostegno della mostra con (Utrecht 1603-Roma? 1680), protet- l’apparato decorativo di tradizione to da Pietro da Cortona e da Papa neoclassica. Alla bottega Ceccherel- Barberini. li appartengono anche una pisside presente nel Museo di Figline (n. 61) 37. manifattura toscana ed altri manufatti conservati nelle Coppia di reliquiari ad ostensorio raccolte di arte sacra di Montesper- secolo xix toli e Castelfiorentino. argento sbalzato, cesellato e pietre colorate; cm 5011,2 36. manifattura romana e toscana Collegiata di Santa Maria Missale Romanum stampato nel 1662 38. manifattura toscana stampa su carta; velluto impresso Ostensorio su assi di legno; secolo xix cm 4027 (ciascun piatto metallo sbalzato, cesellato e pietre della legatura) colorate; rame dorato (raggiera); stemma: sui piatti della legatura, cm 5220 alla croce latina su monte araldico Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria Messale ricco di incisioni a tutta pa- 39. manifattura toscana gina tratte da celebri maestri della Ciborio pittura barocca quali Pietro da Cor- secolo xviii tona (La Trinità sul frontespizio), Ci- legno intagliato, dipinto e dorato; ro Ferri (Presentazione al tempio, Cro- cm 61,55319; 3119,5 (croce apicale) cifissione, Pentecoste, Ultima Cena), Collegiata di Santa Maria Carlo Maratta (Purificazione della Vergine), Carlo Cesio (Natività) e 40. manifattura toscana Guillaum Cortese (Annunciazione). Inginocchiatoio Il volume è stato stampato a Roma secolo xix nel 1662 presso la Reverenda Came- legno di noce intagliato e ra Apostolica avvalendosi di noti in- impiallacciato; cm 755549 cisori stranieri attivi all’epoca nella Collegiata di Santa Maria

sala di andrea di giusto e degli arredi 65 di- pintu- ra azzurra e restaurati nel 1983: in quel- l’occasione Alessan- dro Angelini li assegnava a Domenico Ghirlandaio, in un momento centrale della sua attività prossimo al Ritratto di gio- vane del Museo di . Più di re- cente (1992) Nicoletta Pons, se- guendo un suggerimento di Everett Fahy, suggerisce di collocarli nel- l’ambito di Bartolomeo di Giovan- ni, pittore che in più occasioni col- 41a In alto sulla parete labora con Domenico eseguendo sinistra sopra la vetrina parti secondarie nelle sue opere: ipo- tesi questa autorevolmente fondata 41. bartolomeo di giovanni (?) su considerazioni stilistiche. (Firenze, attivo 1480-1510 ca.) Due angeli Parete sinistra, seconda vetrina 1480 ca. Sul ripiano superiore tavola; cm 68,589; cm 64,287 Collegiata di Santa Maria 42. manifattura fiorentina Intorno al 1480 le due tavolette Coppia di stampe acquerellate triangolari, raffiguranti due angeli raffiguranti la Vergine Addolorata adoranti in volo con lo sguardo ri- 1832-1872 volto verso il basso, furono aggiun- stampe acquerellate su cartoncino; te alla grande pala cuspidata dal cornice: argento sbalzato, bulinato Maestro di Figline per renderla di e cesellato; formato rettangolare conforme al cm 14,1212 (ciascuna stampa); gusto allora dominante. Nel 1946 fu- 3020 (cornice) rono riscoperti sotto una pesante ri- punzone: sul globo, leone sedente museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 66 su lettera f in cam- po ovale Collegiata di Santa Maria Il punzone presente sul- la cornice delimita il perio- do di esecuzione del manufat- to fra il 1832 e il 1872 quando a Fi- renze fu in uso tale marchio a ga- ranzia della bontà legale dell’argen- to (pari a 9 once e 12 denari, 792 mil- lesimi). A tale epoca corrispondono i caratteri stilistici delle belle cor- nici in argento mentre la tipolo- 41b gia delle immagini indirizza ver- so la produzione artistica di metà secolo, sensibile al gusto accademico.

42 sala di andrea di giusto e degli arredi 67 43. manifattura fiorentina La raffigurazione della Vergine sul Calice piede assieme all’iscrizione ed al sim- prima metà del secolo xvii bolo araldico dell’aquila, indicano argento a fusione, sbalzato, l’opera come commissione del Ca- cesellato, bulinato e dorato pitolo della Collegiata figlinese di (coppa); cm 2411,5 Santa Maria. iscrizioni; sul piede, cap/itol/d.figli/ne 44. manifattura toscana Collegiata di Santa Maria Calice Il calice, di buona esecuzione e di ele- fine del secolo xix-inizio gante fattura, mostra il passaggio dal del secolo xx repertorio decorativo tardocinque- argento a fusione, sbalzato e dorato centesco alle tendenze plastiche del (coppa); cm 2414,5 pieno Seicento espresse dalla pre- punzone: sul piede, 800 senza di protomi angeliche in rilie- Collegiata di Santa Maria vo e dai giochi coloristici realizzati Fastoso calice decorato con perso- con i diversi livelli del rilievo. naggi e scene relative alla Passione di

43 44 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 68 Cristo: sul piede compaiono le figu- iscrizione (posteriore): re del Cristo Risorto, della Vergine e di sotto il piede, pavane San Giovanni Evangelista mentre nel Collegiata di Santa Maria nodo sono raffigurate la Preghiera nell’orto degli ulivi, la Flagellazione e la Presentazione di Cristo alla folla. Ripiano centrale Il punzone 800 individua una ma- nifattura post-unitaria che recupera 46. manifattura toscana elementi barocchi con gusto tipica- Calice mente ottocentesco. prima metà del secolo xix argento a fusione, sbalzato, 45. manifattura fiorentina cesellato e dorato (coppa); Calice cm 25,612 prima metà del secolo xvii Collegiata di Santa Maria argento sbalzato, cesellato, bulinato e dorato (coppa); 47. manifattura toscana cm 23,611,4 Calice secolo xviii argento a fusione, sbalzato, cesellato e dorato (coppa); cm 22,613 iscrizioni: sul piede ex voto bac mae vi conf corporis chri Collegiata di Santa Maria

48. manifattura fiorentina Calice seconda metà del secolo xviii argento a fusione, sbalzato, cesellato, inciso e dorato (coppa); cm 23,212 punzoni: sul piede, gc in campo ovale e due illeggibili iscrizioni: interno del piede, lettera m Collegiata di Santa Maria 45

sala di andrea di giusto e degli arredi 69 49. manifattura fiorentina I tre vasetti, corredati della loro cu- Serie di tre vasetti per gli oli santi stodia, conservano le iscrizioni che ne con custodia denotano il contenuto: olio per i ca- seconda metà del secolo xvii tecumeni, usato per il battesimo, olio argento inciso, legno dipinto; per l’unzione degli infermi e crisma, vasetti: cm 10,510,9; utilizzato per la cresima, l’ordinazio- custodia: cm 1218,411 ne di sacerdoti e vescovi o la benedi- iscrizioni: chath; infir; chris zione delle campane. Gli arredi sono (sul corpo di ciascun vasetto); citati nell’Inventario delle suppellet- collegiata di figline (custodia); tili della collegiata nel 1682, data pros- stemma sul corpo dei vasi: alla testa sima alla loro esecuzione, come con- di bue sormontata da una stella ferma la tipologia dei manufatti ed il a sei punte e da un’aureola raffinato repertorio ornamentale flo- Collegiata di Santa Maria reale inciso sul corpo dei vasi.

49 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 70 50. luigi salvadori 51. carlo bartolotti (Firenze, notizie 1745-1799) (Roma 1777-1824) Navicella Turibolo settimo-ottavo decennio 1790-1810 del secolo xviii argento a fusione, sbalzato, argento a fusione, sbalzato e cesellato; cm 918,5 punzoni: sul piede, leone passante, ls, colomba in volo Collegiata di Santa Maria Questa navicella presenta elementi tipologici caratteristici del secondo Settecento, in particolare le prese a la-

50 mina ricurva frequenti in moltepli- 51 ci esemplari dell’epoca. Il punzone con la colomba in campo ovale, rilevabile dal 1720, designa il saggiatore, le lettere ls sono associa- cesellato e traforato; cm 28,514 bili all’esecutore identificabile nell’ar- punzoni: sotto la manopola, gentiere fiorentino Luigi Salvadori, at- ombrello pontificio fra due chiavi; tivo presso la corte granducale. Tali sul coperchio, cb con al centro un elementi circoscriverebbero l’esecu- pesce stilizzato; sul piede, due zione del manufatto entro il settimo- punzoni uguali ai citati ottavo decennio del xviii secolo. Collegiata di Santa Maria

sala di andrea di giusto e degli arredi 71 Manufatto di buona qualità prodot- 54. manifattura toscana to da una prestigiosa manifattura Reliquiario ad ostensorio orafa romana, identificabile dal bol- seconda metà del secolo xviii lo camerale imposto dalla Zecca ro- legno intagliato e dorato; mana e dal punzone dell’argentiere cm 34,518 individuabile in Carlo Bartolotti al- Collegiata di Santa Maria l’epoca in cui aveva bottega “all’in- segna del pesce” ed usava il presente 55. manifattura toscana bollo (1790-1810). Il turibolo, impo- Reliquiario ad ostensorio stato su piede circolare, presenta cop- inizio del secolo xix pa e coperchio decorati con fastose legno intagliato e dorato; cm 6031 cartelle circondate da volute ed in- Collegiata di Santa Maria quadrate da nervature e motivi fito- morfi; sia la morfologia slanciata del vaso che i caratteri della decorazio- A destra della vetrina ne testimoniano come il ricordo del- 56. manifattura toscana la ricca ornamentazione barocca ro- Leggìo da coro mana venga improntato ad un più secolo xviii rigoroso equilibrio. legno intagliato e scolpito, cuoio; cm 15059 Collegiata di Santa Maria Ripiano inferiore

52. manifattura toscana Parete di fondo, terza vetrina Due candelieri Primo ripiano, da sinistra secolo xvii 57. Bernardo Holzmann ottone a fusione e tornito; (notizie 1685-1728) cm 6118 Reliquiario ad ostensorio Collegiata di Santa Maria secondo-terzo decennio del xviii secolo 53. manifattura toscana argento sbalzato, cesellato e Coppia di reliquiari ad ostensorio bulinato, parti a fusione e tornite, seconda metà del secolo xviii cristallo di rocca; cm 4817 legno intagliato e dorato; punzone: sulla base, bh cm 4318 su campo circolare Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 72 Reliquiario alla romana dovuto, co- Collegiata di Santa Maria me attesta il punzone, alla produ- Manufatto di notevole qualità ca- zione del celebre argentiere di ori- ratterizzato da una lavorazione raffi- gine tedesca Bernardo Holzmann, nata e da un disegno articolato e ric- attivo presso la corte medicea dal co che si avvale di forme e decora- 1688 e collaboratore di Giovan Bat- zioni proprie della tradizione tardo- tista Foggini, il massimo esponente barocca fiorentina. Tali elementi con- della scultura barocca toscana; in- sentono di datare il reliquiario alla sieme ad esso Holzmann realizzò prima metà del xviii secolo e riferir- prestigiosi lavori di committenza lo ad una buona bottega cittadina granducale fra i quali il più celebre che però, in mancanza di punzone, fu il busto-reliquiario di San Cresci resta sconosciuta. Lo stemma pre- del 1703. Molto attivo per l’Opera di sente sul piede raffigurante un’aqui- Santa Maria del Fiore, l’Holzmann la ad ali spiegate indica la commit- fu anche restauratore di importanti tenza del Capitolo figlinese. opere come la base per il reliquiario della Santa Croce di Cosimo Mer- lini. Le ultime notizie delle sua at- tività risalgono al 1725 quando è do- cumentato al lavoro per la chiesa dell’Ospedale Serristori di Figline ed a quest’epoca può risalire anche il presente reliquiario che presenta i tratti caratteristici della sua produ- zione fino ad alcuni particolari ti- pologici della decorazione, quali il motivo delle tre piccole bacche ori- ginate da un boccio che verrà poi ri- preso da varie botteghe fiorentine.

58. manifattura fiorentina Reliquiario ad ostensorio prima metà del secolo xviii argento sbalzato, cesellato e dorato su anima di legno; cm 40,521 58

sala di andrea di giusto e degli arredi 73 59. manifattura fiorentina l’inserimento di festoni e di grosse co- (bottega all’insegna del fiore) rolle di rose. La presenza del partico- Reliquiario di San Romolo lare motivo di tre piccole bacche e l’u- terzo-quarto decennio so di una fitta ornamentazione incisa, del secolo xviii più di gusto nordico che fiorentino, argento sbalzato, cesellato, bulinato, riprende elementi riconducibili al re- tornito, inciso e parzialmente dorato, pertorio del celebre argentiere Ber- parti a fusione; nardo Holzmann. I punzoni presenti cm 3414,5 sul reliquiario indicano l’opera come punzoni: sul piede, leone passante, fiorentina e prodotto dell’attiva bot- elmo in campo ovale, fiore in campo tega “all’insegna del fiore”; il bollo con ovale l’elmo, riconducibile al saggiatore Bar- stemma: sul piede, al leone rampante tolomeo Verdiani, permette di circo- sostenente un’asta con bandiera con scrivere la datazione del pezzo al ter- giglio zo-quarto decennio del Settecento. iscrizione: sul piede, intorno allo scudo, comune di figline 60. manifattura toscana Collegiata di Santa Maria Mostra con aspersorio Reliquiario ad ostensorio, particolar- prima metà del secolo xix mente importante per il contesto ter- argento sbalzato, cesellato e inciso; ritoriale in quanto contenente la reli- legno intagliato, dipinto e dorato; quia di san Romolo, vescovo di Fie- mostra: cm 3420; aspersorio: 152,5 sole e patrono di Figline; la reliquia Collegiata di Santa Maria venne donata alla collegiata nel 1584 Singolare arredo ecclesiastico for- dal nobile fiorentino Francesco Cat- mato da una cornice lignea di im- tanei da Diacceto e anticamente era pianto architettonico contenente un conservata in un tabernacolo di otto- piccolo rilievo raffigurante un ange- ne dorato. Il presente manufatto, di lo in volo che sorregge con il braccio materiale più prezioso e prodotto da realizzato a tutto tondo, l’aspersorio. una rinomata bottega fiorentina, de- L’insieme doveva essere completato ve aver sostituito il precedente nel se- con la presenza di un recipiente per colo xviii per volere del Comune di Fi- l’acqua benedetta. I riferimenti alla gline, come indica lo stemma e l’iscri- cultura classica presenti nell’edicola zione presenti sul piede. Il manufatto e la razionale suddivisione degli spa- si caratterizza per una raffinata deco- zi collocano questo manufatto entro razione di tipo naturalistico resa con la prima metà del secolo. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 74 60

sala di andrea di giusto e degli arredi 75 61. manifattura toscana cm 3314,2 Pisside iscrizione: sul coperchio, dlla secolo xix congrati.ne dlla morte di argento sbalzato, figline fatta lanno cesellato e inciso; Collegiata di Santa Maria cm 21,59,2 punzoni: sul piede, 800; 63. manifattura fiorentina ceccherelli Pisside Collegiata di Santa Maria secolo xviii argento sbalzato e inciso; 62. manifattura fiorentina cm 2310,4 Pisside Collegiata di Santa Maria 1667 argento sbalzato, 64. adriano haffner cesellato e inciso; (notizie 1703-1768) Pisside prima metà del xviii argento sbalzato, cesellato e inciso; cm 3214 punzone: sul coperchio, aa in campo ovale Collegiata di Santa Maria Il rigonfiamento del piede e del co- perchio come la tipologia del nodo e della crocetta apicale dai bracci tri- lobati riferiscono la pisside alla pro- duzione fiorentina della prima metà del Settecento. Il punzone identifica l’autore in Adria- no Haffner, oriundo tedesco e proli- fico argentiere presso la bottega “al- l’insegna del fiore”; la presenza di un suo solo punzone, come avviene in al- tri casi, qualifica l’oggetto come di esclusiva mano dell’Haffner che altri- menti utilizza anche il bollo col fiore. 62 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 76 Secondo ripiano argento sbalzato e cesellato; cm 2512,5 65. manifattura toscana iscrizioni: sotto il piede, Navicella pe iacopo checcucci 1741; secolo xix inciso posteriormente: pa metallo argentato, sbalzato e Collegiata di Santa Maria cesellato; cm 1610 Pisside con piede circolare rigonfio su Collegiata di Santa Maria, gradino ed orlo, fusto a nodi di cui il principale piriforme e sottocoppa 66. manifattura fiorentina a margine libero; tutti questi ele- Turibolo menti strutturali sono decorati con 1832-1872 testine angeliche a rilievo, tipiche del argento sbalzato e traforato; lessico decorativo della prima metà cm 26,5 13 del xviii secolo. L’incisione pa sotto punzone: sul piede, leone sedente il piede potrebbe riferirsi ad Arman- su lettera f in campo ovale Collegiata di Santa Maria

67. manifattura toscana Coppia di pissidi 1986 argento inciso; cm 18 (diam.) iscrizioni: all’interno, visita pastorale/di giovanni paolo p.p. ii/fiesole/1986 Collegiata di Santa Maria

68. manifattura toscana Navicella inizio del secolo xix metallo sbalzato, cesellato e argentato; cm 12,512 Collegiata di Santa Maria

69. manifattura fiorentina Pisside 1741 69

sala di andrea di giusto e degli arredi 77 do Pavanello, proposto di Figline dal ne della decorazione nonché nel ri- 1942 al 1977, e poiché simili iscrizio- goroso utilizzo del motivo a foglie ni compaiono anche in un calice e lanceolate presente sulle valve della nella teca porta-ostie presenti nel navicella. Il punzone presente sul tu- Museo (nn. 45 e 97), si può ipotiz- ribolo identifica le opere come un ra- zare tali gli oggetti, tutti di ottima ro prodotto di Andrea Marchesini, qualità, siano appartenuti a questo attivo per la corte granducale fio- sacerdote e che egli li abbia donati rentina sia per Elisa Baciocchi nel alla chiesa. 1812 che per Ferdinando di Lorena nel 1816. 70. andrea marchesini (notizie 1783-1816) Ultimo ripiano Navicella inizio del secolo xix 72. manifattura toscana argento a fusione, sbalzato e Coppia di reliquiari ad ostensorio cesellato; cm 912 metà del secolo xviii stemma: sulla coppa, al leone lamina di metallo sbalzata, cesellata rampante caricato (?) di un fiore e argentata su anima di legno, Collegiata di Santa Maria legno dorato; cm 6828; 7028 Collegiata di Santa Maria 71. andrea marchesini (notizie 1783-1816) 73. manifattura toscana Turibolo Coppia di reliquiari ad ostensorio inizio del secolo xix metà del secolo xviii argento sbalzato, cesellato e traforato; lamina di metallo sbalzata, cesellata cm 2514 e argentata su anima di legno, punzone: sul coperchio, legno dorato; cm 63,525 (entrambi) am in campo rettangolare Collegiata di Santa Maria stemma (molto consunto): sulla coppa, al leone rampante 74. manifattura toscana tenente un fiore Reliquiario ad ostensorio Collegiata di Santa Maria metà del secolo xviii Turibolo e navicella (n. 70) di ele- lamina di metallo sbalzata, cesellata gante foggia neoclassica, particolar- e argentata su anima di legno, mente evidente nell’agile profilo del- legno dorato; cm 4920 le forme, nella razionale distribuzio- Collegiata di Santa Maria museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 78 Al centro della parete di fondo sopra lo scomparto centrale: Bambino Gesù 75. andrea di giusto manzini sotto l’archeggiatura pensile: (Firenze, documentato Santi e profeti dal 1420 al 1450) datato 1436 Adorazione dei Magi (al centro) tempera su tavola; e i santi Andrea apostolo, cm 202225 (tavola centrale); Giovanni Battista, Giacomo apostolo cm 33238 (predella); e Antonio abate (ai lati) cm 22252 (fastigio) nella predella: iscrizioni: Vocazione di san Pietro sotto il pannello centrale: e di sant’Andrea; questa tavola.afatto.fare. Predica di sant’Andrea bernardo.ditommaso.ds (er) ris/ e battesimo di un devoto; toro.pgratia.ricevta.dadio. Condanna e crocefissione edaesua.santi.mccccxxxvi; di sant’Andrea sotto i pannelli laterali: ai lati: savs.andreas.apolvs due figure inginocchiate savs.ihoas.battista dei committenti savs.iacobvs.apolvs sopra gli scomparti laterali: savs.antonivs.abbs l’Angelo e la Vergine Annunziata chiesa di Sant’Andrea a Ripalta

75, particolare

sala di andrea di giusto e degli arredi 79 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 80 La grande pala si presenta particolar- mente sontuosa anche per la presen- za di un’incorniciatura elaborata che, spartendola in forma di polittico, comprende colonnine tortili, fregi fi- tomorfi e archeggiature pensili oltre alla predella. L’opera fu eseguita co- me rivela l’iscrizione alla base del pan- nello centrale su commissione di Ber- nardo Serristori nel 1436 per la chie- sa di Sant’Andrea a Ripalta, dalla qua- le fu rimossa qualche anno fa per mo- tivi di sicurezza. L’artista, che negli anni 1423-1424 risulta nella bottega del tradizionalista Bicci di Lorenzo, nel 1426 è documentato a Pisa insie- me a Masaccio, una vicinanza che non mancò d’influenzare la sua vi- sione pittorica. Ma Andrea si dimo- stra pittore eclettico, sensibile anche al ricordo di Lorenzo Monaco e al fa- scino del Beato Angelico, della cui cultura il Longhi (1940) lo giudica «rustico interprete». Se infatti nelle figure centrali della pala è più evi- dente l’influsso dell’Angelico, nella predella sono palesi i ricordi di Ma- saccio e Masolino, con richiami evi- denti anche alla cappella Brancacci. Colpisce la grande ricchezza croma- tica e la profusione dell’oro, di gusto ancora tardo-gotico, che Andrea qui ha disseminato con larghezza ripro- ponendo, particolarmente nella sce- na centrale, i fasti e l’eleganza di una corte celeste trasferita in terra. 75 sala di andrea di giusto e degli arredi 81 75, particolare

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 82 76. manifattura toscana Coppia di candelieri fine del secolo xviii-inizio del secolo xix legno intagliato e dorato; cm 13539 Collegiata di Santa Maria

77. manifattura toscana Due candelieri secolo xx ottone a fusione e tornito; cm 6118 Collegiata di Santa Maria

78. manifattura toscana Faldistorio secolo xvii ottone, ferro e tessuto; cm 867459 Collegiata di Santa Maria

75, particolare

75, particolare

sala di andrea di giusto e degli arredi 83 Motivi esotici nelle pianete della Collegiata

ella seconda metà del Seicento lo studio del disegno tessile diventa N un settore in crescita nel processo produttivo delle manifatture ita- liane ed europee che, concentrandosi in modo sempre più esclusivo sul- l’ornato naturalistico, elaborano un linguaggio decorativo internazio- nale, uniformato al gusto delle creazioni francesi. Il centro di eccellenza è Lione che, a seguito dell’istituzione della Grande Fabrique (1667), or- ganizzata su modelli preindustriali nell’ambito della ristrutturazione economica promossa dal Ministro delle Finanze Colbert, diventa il ful- cro delle invenzioni più aggiornate e delle tecnologie più avanzate. L’in- tensificarsi dei traffici commerciali con l’Oriente, introducendo nei mer- cati europei tessuti indiani, turchi, persiani, cinesi e giapponesi insieme ad oggetti di ebanisteria, avorio, ceramiche e lacche, porta, poi, un altro significativo contributo nella produzione tessile che, per assecondare il desiderio di novità delle committenze, rinnova i propri repertori orna- mentali conformandosi al gusto per l’esotico, interpretato comunque con sensibilità tutta occidentale. A questa fase della storia del tessuto appar- tengono le nuove stoffe denominate a “pizzo” e “bizarres”, ampiamente prodotte dalla fine del XVII secolo fino agli anni Trenta del Settecento dai maggiori centri manifatturieri francesi, inglesi ed italiani. Nelle stoffe a “pizzo”o “dentelles”, cosiddette per la presenza di decori ispirati ai costo- sissimi lavori ad ago e fuselli molto in voga nell’abbigliamento maschi- le e femminile, i soggetti floreali, desunti dalle specie di nuova importa- zione organizzate in trofei di foglie dentellate e piume, si dispongono al centro di cornici ogivali simulanti elaborati merletti, secondo un’impo- stazione assiale di grande formato ancora legata ai motivi rinascimen- tali a maglie a doppia punta, che evidenzia l’intento di controllare at-

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 84 sala di andrea di giusto e degli arredi 85 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 86 traverso schemi noti l’esuberanza di una vegetazione tanto affascinante quanto estranea. L’esotismo di questi tessuti si coglie anche nel rinnova- mento delle soluzioni cromatiche che, abbandonati i colori pieni del pas- sato, si orientano verso tonalità festose, spesso accompagnate da nomi ve- nati di sensualità (color aurora, color desiderio). Rientra in questa tipo- logia decorativa la produzione dei “ganzi” – tessuti interamente ricoperti da trame supplementari in fili d’oro e d’argento su cui staccano le legge- re profilature in raso dei motivi – che resero Venezia in grado di compe- tere per qualità e disegno con la produzione francese e che sono oggi mi- rabilmente esemplificati dalla pianeta in lampasso esposta nel museo (n. 81). Nello stesso arco cronologico in cui si sviluppa lo stile “dentelles”, tro- va largo consenso anche la produzione delle sete a disegno “bizarre” (n. 86), così definite da Slomann nel 1953 per la stranezza dei soggetti rap- presentati, riconducibili comunque a temi floreali di ascendenza esoti- ca, che si caratterizzano per il doppio registro dei piani decorativi: quel- lo del fondo in tonalità chiaroscurate e quello in primo piano, brillante e riflettente, per l’impiego di filati metallici e sete policrome. La compo- sizione diagonale, l’asimmetria, l’accostamento di motivi astratti ad al- tri di matrice naturalistica, sono aspetti formali che i tessuti “bizarres” riprendono dalle stoffe e dagli abiti giapponesi (kosode), importati in Eu- ropa fin dagli inizi del Seicento dalla Compagnia delle Indie olandese, paese dove tale tipologia sembra attestarsi in anticipo rispetto alla Fran- cia e a Venezia, ma che l’Occidente assimila seguendo una logica pro- pria, influenzata dal fenomeno del collezionismo di artificialia e natu- ralia, raccolti già nel Cinquecento negli studioli e cabinet delle princi- pali corti europee, e dalle invenzioni scientifiche del secolo, come il tele- scopio, il microscopio e gli specchi deformanti, i cui risultati è suggestivo immaginare riflessi nella coeva produzione di sete operate.

Lorenzo Pesci

sala di andrea di giusto e degli arredi 87 Nella vetrina a sinistra agli anni Trenta del Cinquecento, che per la forte connotazione simbolica di 79. manifattura fiorentina eternità, attribuita tradizionalmente Pianeta, stola e manipolo al fiore di cardo, troverà largo con- seconda metà del xvi secolo senso in ambito liturgico, rimanen- velluto cesellato di seta operato do poi caratteristica dei tessuti di ar- a un corpo a una trama lanciata redamento per l’impianto simmetri- in argento; co e l’ampio rapporto modulare. In cm 11868 (pianeta); basso alla colonna è applicato uno cm 23020 (stola); stemma non identificato che si pre- cm 9020 (manipolo) senta d’azzurro al monte di sei cime Collegiata di Santa Maria d’oro alla banda di rosso. Motivo a rete di maglie includenti due diverse infiorescenze a pigna, l’u- 80. manifattura fiorentina na contornata da piccoli garofani, l’al- Pianeta e stola tra da foglioline polilobate e fiori a primo quarto del xvii secolo corolla. Si tratta di una tipologia or- raso liséré à liage répris in seta; namentale ideata a Firenze intorno cm 12167 (pianeta);

79 79, particolare museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 88 80 80, particolare cm 21820 (stola) tiene inalterate tutte le sue valenze Collegiata di Santa Maria simboliche di albero della vita, di ri- Impaginazione per file parallele, generazione e di eternità, risultando orientate a scacchiera in verticale. Il per questo adatto anche alla confe- motivo è formato da stilizzati vasi zione di paramenti liturgici. Croce e con fiori che si alternano a foglie in- colonna presentano un diverso mo- clinate con orientamento contrap- tivo costituito da girali intrecciati con posto nelle file scambiate. La novità fiori e uccelli, anch’esso impiegato sostanziale del tessuto è il ridimen- nello stesso periodo per l’abbiglia- sionamento del disegno, che fra Cin- mento. que e Seicento diversifica le stoffe per abbigliamento maschile e femmini- 81. manifattura veneziana le da quelle per arredo e parati, dove Pianeta e stola permangono invece rapporti modu- primo quarto del xviii secolo lari più ampi. Il tema del vaso fiori- lampasso liséré broccato to, elemento peculiare della decora- in seta e oro; zione tessile cinquecentesca, nono- cm 12270 (pianeta); stante le ridotte dimensioni, man- cm 23418 (stola)

sala di andrea di giusto e degli arredi 89 “ganzo”, un genere tessile preziosis- simo che gli opifici di Venezia idea- rono per l’abbigliamento femminile sul finire del Seicento, contenden- dosi con Lione il primato nella pro- duzione di stoffe di lusso. In basso alla colonna della pianeta è applicato uno stemma che si presen- ta d’azzurro al leone d’oro reggente una rosa di rosso fogliata di verde (stemma Rosati?).

82. manifattura fiorentina Ostensorio seconda metà del secolo xvii argento sbalzato, cesellato, rame e ottone dorato (raggiera); 81 cm 46 34 Collegiata di Santa Maria Sul fondo di colore rosa l’impagina- zione dell’ornato si sviluppa seguen- do l’andamento ondulante di due di- rettrici verticali, disposte a formare delle maglie che ospitano al centro un motivo a mazzo di peonie, cen- trato da un frutto di melagrana sor- montato da tre fiori di garofano. Le cornici nastriformi sono campite da reticoli a losanga che simulano la tra- sparenza dei lavori ad ago e fuselli, rendendo ben riconoscibile questa tipologia definita dalla storiografia “a pizzo”. Le vaste zone broccate in filo d’oro, sulle quali emerge in ne- gativo il disegno affidato al raso di fondo, identificano il tessuto come 82 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 90 iscrizioni: sulla base, collegiata Nella vetrina di destra di s.ma figline stemma: iniziali msp, nel capo, 85. manifattura italiana o globo crociato sormontato francese da una croce Pianeta e stola Collegiata di Santa Maria 1775-1780 Ostensorio di buona fattura, ricca- pékin broccato in seta; mente ornato: la base mostra opu- cm 11772 (pianeta); lente volute che incorniciano cartel- cm 23020 (stola) le contenenti, oltre alle iscrizioni, la Collegiata di Santa Maria raffigurazione di San Michele Ar- Tessuto per abbigliamento di gran- cangelo mentre il fusto è ornato da de semplicità esecutiva, in uso in simboli della Passione di Cristo al- Francia a partire dagli anni Settanta ternati a teste di cherubini. La rag- del Settecento e presto imitato in tut- giera completa il repertorio icono- ta Europa. Il motivo del decoro, di grafico mostrando una corona di spi- grande ariosità e freschezza, è impo- ne che circonda l’oculo e dalla qua- stato su un fondo verde acqua, dove le si dipartono spighe e grappoli d’u- ghirlande di rose selvatiche, disposte va esaltando il tema eucaristico.

83. manifattura toscana Pisside 1994 (?) argento inciso; cm 18 (diam.) iscrizioni: visita pastorale/ di giovanni paolo p.p.ii/fiesole/1994(?) Collegiata di Santa Maria

84. manifattura toscana Reliquiario ad ostensorio metà del secolo xviii lamina di metallo sbalzata, cesellata e argentata su anima di legno, legno dorato; cm 6828 Collegiata di Santa Maria 85

sala di andrea di giusto e degli arredi 91 85, particolare 86 su parallele verticali ondulanti, si al- cm 11871,5 (pianeta); ternano a bande longitudinali in can- cm 22619 (stola) nellato di seta bianca, bordate da sot- Collegiata di Santa Maria tilissime rigature in raso rosa, all’in- Sul fondo in raso di colore rosa sal- terno delle quali si snoda una ser- mone il motivo si dispone in vertica- pentina di foglie e bocci. Le aree li- le con sviluppo ondulante. Ad una fit- bere accolgono piccoli mazzi di rose ta e rigogliosa vegetazione con varie selvatiche, organizzati su parallele tipologie floreali, si intercalano ele- orizzontali sfalsate, all’interno di uno menti di ispirazione fantastica, simili schema a scacchiera che contempla a nastri intrecciati, composti da qua- anche piccole margherite recise con- drati campiti da foglie dentellate in trapposte per direzione. argento riccio, profilate dall’effetto li- séré della trama verde. Il registro cro- 86. manifattura italiana o francese matico impostato su tonalità delicate Pianeta e stola e la profusione di trame broccate in 1725-1730 argento filato e riccio riconducono il lampasso liséré broccato in seta tessuto ad una manifattura di pregio, e argento; difficilmente identificabile tra Fran- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 92 cia e Italia. Sul piano cronologico, il sionale sinuoso, integrato da mazzi di carattere secco e metallico degli ele- fiori (composite) descritti grafica- menti geometrici, tipici del repertorio mente per netti passaggi cromatici bizarre, induce a pensare ad una tar- delle trame lisérées. Nelle anse trac- da ripresa di questi modelli, ascrivibi- ciate dal percorso serpentinato tro- le al secondo quarto del xviii secolo. vano alloggio leggeri bouquet di fio- ri silvestri, orientati alternativamen- 87. manifattura italiana te verso destra e verso sinistra. Que- Pianeta e stola sta tipologia decorativa, ideata in 1760-1765 Francia già agli inizi del quarto de- liséré lanciato in seta; cennio del Settecento e rimasta in cm 11768,5 (pianeta); voga per più di trent’anni, risulta par- cm 23019,5 (stola) ticolarmente indicata alle fogge del- Collegiata di Santa Maria l’abito femminile più rappresentati- Fondo in seta verde sul quale si di- vo della moda settecentesca europea, spone l’impaginato a “meandro”, co- l’andrienne, dove l’ampiezza dei teli stituito da un nastro di pizzo in seta che lo confezionavano consentiva la bianca che si sviluppa in modo ascen- lettura completa dell’ornato.

87 87, particolare

sala di andrea di giusto e degli arredi 93 88. manifattura toscana 90. manifattura toscana Reliquiario ad ostensorio Croce d’altare metà del secolo xviii secolo xv lamina di metallo sbalzata, ottone a fusione e inciso; cesellata e argentata su anima Cristo: cm 1111; di legno, legno dorato; cm 7028 croce: cm 2316,5 Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria

Quarta vetrina 91. scuola del nord europa Primo ripiano (Fiandre?) 89. manifattura toscana Gesù Bambino Croce d’altare secolo xv-xvi secolo xvii legno intagliato e dipinto; ottone a fusione e inciso; cm 2812 Cristo: cm 10,510; croce: cm 3125 Collegiata di Santa Maria Collegiata di Santa Maria (foto precedente al restauro)

89 91 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 94 Opera di singolare pregio, questa pic- cola statua lignea di Gesù Bambino rappresenta un capolavoro di grazia ed intensa espressività. Il modulo al- lungato del corpo, i particolari tratti fisionomici del volto come la caratte- ristica espressione ammiccante degli occhi e l’intaglio a spirali compatte dei capelli portano a ricercare l’area di ese- cuzione dell’opera lontano dalla pro- duzione toscana e ad indirizzare ver- so una raffinata bottega nordica ope- rante tra il Duecento e il Settecento. Nonostante le ridotte dimensioni, il piccolo Gesù si erge solenne in atto benedicente tenendo nella mano si- nistra il weltkugel, il globo dorato che simboleggia il mondo, antico emble- 92 ma di potere regale. Il manufatto presenta caratteristiche tipologiche riscontrabili nei secoli 92. manifattura toscana xiv e xv ma il disegno più compres- Turibolo so della struttura architettonica co- fine del secolo xiv me il repertorio decorativo sembra- ottone sbalzato, inciso e traforato; no rispondere ad una più stretta ade- cm 2113 renza a modelli ancora trecenteschi. Collegiata di Santa Maria Il turibolo, di tipologia architettoni- ca, ha piede circolare su cui poggia Secondo ripiano la coppa semisferica lavorata a sfac- cettature, il coperchio a forma di 93. bottega toscana tempietto è traforato con motivi a Madonna col Bambino bifora, a trifoglio e a monofora; tut- secolo xviii ti gli elementi architettonici sono ac- pietra scolpita; cm 4010 compagnati da un decoro a filetta- iscrizione: sulla base, ture incise. Il piattello di raccordo ubi rosa/ubi vita delle catene è a forma polilobata. dono di Giovanni Pratesi

sala di andrea di giusto e degli arredi 95 94. manifattura toscana stile locale ed unite al lessico deco- Piatto per elemosine rativo tradizionale così da raggiun- inizio del secolo xvi gere un equilibrio di ornamentazio- ottone sbalzato e inciso; ne ben apprezzabile nelle opere fi- cm 42,3 (diametro) glinesi. Collegiata di Santa Maria Questo manufatto, come gli altri due 95. manifattura toscana presenti nella stessa vetrina, rappre- Palmatoria senta un tipico arredo rinascimenta- metà del secolo xix le delle chiese toscane; risponde al ti- argento sbalzato e inciso; po delle dinanderie, elaborato du- cm 238,5 rante il Quattrocento nella regione Collegiata di Santa Maria mosana e soprattutto a Dinant. A te- dono di Giovanni Pratesi stimonianza di tale origine di risul- ta la scritta in caratteri gotici ancora presente, seppur assai consunta, nei 96. manifattura toscana nostri esemplari che così recitava: Teca per l’ostia magna ich bart geluk alseit/ v nos ma- secolo xix ria hile lxs xps. In Toscana le ca- metallo sbalzato, ratteristiche nordiche di tali prodot- inciso e argentato; ti vennero semplificate dal più sobrio cm 238,5 Collegiata di Santa Maria

97. manifattura fiorentina Teca eucaristica 1834 argento sbalzato e inciso; cm 910 (diametro) iscrizione: sul corpo, vas. hoc. nulla. umquam alia forma immutandum eccl. ins. coll. fighinesi vir. pius ex voto donabat a.r.s. mdcccxxxiv; sotto inciso posteriormente: pa Collegiata di Santa Maria 94 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 96 Terzo ripiano partenente in antico alla Compagnia figlinese di San Lorenzo; successiva- 98. manifattura toscana mente passò alla Compagnia della Piatto per elemosine Buona Morte, quindi conservato Prima metà del secolo xvi nell’Oratorio della Confraternita poi ottone sbalzato e inciso; divenuto della Misericordia dove cm 42,3 (diametro) tutt’ora è venerato sull’altar maggio- Collegiata di Santa Maria re. Tale Crocifisso era invocato in oc- casione di calamità e si ricorda che 99. manifattura toscana nel 1631 venne portato nella colle- Matrice di stampa raffigurante giata per implorare la cessazione del- Cristo Crocifisso la pestilenza che infuriava nel Val- seconda metà del secolo xviii darno. rame inciso; cm 26,318,2 L’incisione fu eseguita da Francesco iscrizione: sotto l’immagine, Allegrini (Firenze 1729-post 1773), vera effigie della miracolosa fratello di due importanti tipografi immagine del ss. crocifisso/ editori, Pietro e Giuseppe, con i qua- che si conserva nella venerabil li egli collaborò in più occasioni; con compagnia/ di s. lorenzo Giuseppe lavorò alla collezione dei della nobil terra di figline/ Cento ritratti della Real Famiglia dei in toscana. Medici (1762) e con Giuseppe Zoc- Collegiata di Santa Maria chi eseguì le incisioni per la Serie di Come indica l’iscrizione, l’incisione ritratti di uomini illustri toscani con raffigura il venerato Crocifisso ap- gli elogi dei medesimi (1766-1773).

sala di andrea di giusto e degli arredi 97 Santa Massimina e la Compagnia della Buona Morte

ffigies D. Maximinae V. et M. cuius Ossa Fighini in Aede Socie- «E tatis a Morte nuncupatae osservantur»: così inizia l’iscrizione de- dicatoria all’incisione raffigurante il Martirio di Santa Massimina di cui il Museo conserva le due matrici di stampa (nn. 100-101) a testimo- nianza del culto figlinese della giovane martire. Misteriosa e sfuggente è la figura di questa giovane donna, raramente citata nei repertori dei san- ti e comunque riferita unicamente a Figline dove il suo culto si diffuse in modo straordinario. Da una innominata catacomba romana (esiste però nei dintorni dell’Urbe un luogo chiamato Massimina) giunsero nel centro valdarnese le ossa di questa santa nel corso del XVIII secolo, pro- babilmente nel 1670, e vennero affidate alla Compagnia della Buona Morte da poco tempo costituitasi. È questa una congregazione nata nel 1636 e votata all’accompagnamento dei defunti nel loro ultimo viaggio e alla celebrazione di suffragi in loro memoria; nel loro grazioso oratorio a fianco della chiesa di San Francesco i confratelli esposero le spoglie del- la santa conservate, allora come oggi, in un’urna sotto l’altar maggiore. Per l’occasione venne realizzato anche un raffinato reliquiario in argen- to sormontato da un’aggraziata statuetta della martire, tutt’ora esistente nell’oratorio. La traslazione delle sante reliquie destò grande entusiasmo nella popo- lazione tanto che i figlinesi dichiararono santa Massimina compatrona del loro paese, insieme a san Romolo, vescovo di Fiesole. La devozione verso la santa crebbe anche in relazione alle sue doti taumaturgiche, co- me si ricorda nella citata iscrizione presente sulla matrice di stampa:

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 98 «eiusque meritis ac precibus multa Deus beneficia elargitur Mortalibus, precipue iis qui comitiali morbo laborant» («per i suoi meriti e preghie- re Dio elargisce agli uomini molti benefici, soprattutto a coloro che sof- frono d’epilessia»). Il dieci di luglio di ogni anno si celebrava la festa di santa Massimina ed ogni venticinque anni si svolgevano festeggiamenti straordinari con so- lenni celebrazioni sia religiose che civili. Famosa fu la festa del 1721, fatta coincidere con quella del “Perdono”, la massima solennità dell’anno nel territorio figlinese e ancor più solenni fu- rono le celebrazioni del 1748 che videro un eccezionale afflusso di popo- lo, superando le 40.000 persone, fra le quali gran numero di personalità, dame e cavalieri. Nel 1770 si ricordano le rappresentazioni de L’assedio e la presa di Belgrado e L’ingresso di Costantino in Roma; in tale oc- casione fu anche presentato Il trionfo di David su Golia, un oratorio sa- cro con testo del Canonico Salvemini di Castiglion Fiorentino e musica del sacerdote figlinese Giuseppe Feroci. Nel 1785 le riforme leopoldine soppressero la Compagnia della Buona Morte ma cinque anni dopo rinacque ed ancora sussiste continuando la sua opera verso i defunti e custodendo sull’altar maggiore del proprio ora- torio un venerato Crocifisso, pervenuto dalla Compagnia di San Loren- zo (n. 99). Nel XIX secolo l’oratorio venne abbellito da affreschi di gusto accademico, assai vicini ai modi del pittore fiorentino Luigi Ademollo e raffiguranti il martirio di santa Massimina e quello di san Lorenzo. Alla committenza della Compagnia della Buona Morte si deve anche una bella pisside datata 1667 e conservata nel Museo (n. 62).

Lia Brunori Cianti

sala di andrea di giusto e degli arredi 99 100. manifattura toscana Maglio; sempre a Firenze il Lorenzi- Matrice di stampa raffigurante ni ha lasciato opere in San Salvatore Il martirio di santa Massimina all’Arcivescovado ed in Santo Stefa- prima metà del secolo xviii no. Come incisore collaborò con T. rame inciso; cm 33,722,8 Verkuys e H. Mogalli a Firenze per iscrizione sotto l’immmagine: le stampe delle pitture della Galleria effigies d. maximinae v. et m. dei Granduchi. cuius ossa fighini in aede/societatis a morte 101. manifattura toscana nuncupatae osservantur; Matrice di stampa raffigurante eiusque/ meritis, ac precibus Il martirio di Santa Massimina multa deus beneficia elargitur/ prima metà del secolo xviii mortalibus, praecipue iis, qui rame inciso; cm 2213,7 comitiali morbo laborant iscrizione sotto l’immmagine: Collegiata di Santa Maria effigies d. maximinae v. et m. Sia questa matrice che la successiva, cuius ossa fighini in di dimensioni di poco ridotte, raffi- aede/societatis a morte gurano la stessa immagine del mar- nuncupatae osservantur; tirio di santa Massimina, la contito- eiusque/meritis, ac precibus lare assieme a san Romolo della ter- multa deus beneficia ra di Figline. A differenza della lastra elargitur/mortalibus, più piccola, questa conserva i nomi praecipue iis, qui comitiali degli autori: Mauro Soderini (Firen- morbo laborant ze 1704-post 1745) come pittore e Collegiata di Santa Maria Giovanni Antonio Lorenzini (in re- ligione Fra Antonio) (Bologna 1665- 102. manifattura toscana 1740), incisore. Il primo, dopo aver Piatto per elemosine lavorato a Bologna e Roma, colla- prima metà del secolo xvi borò a Firenze con Giovanni Do- ottone sbalzato e inciso; menico Ferretti per il Duomo e con cm 42,3 (diametro) Vincenzo Meucci al convento del Collegiata di Santa Maria

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 100 4 - Sagrestia Quando l’attività liturgica lo permette è possibile visi- tare la sagrestia della collegiata che costituisce un am- biente monumentale di notevole interesse, già destina- to ad ospitare l’oratorio del SS. Sacramento, come ri- corda l’iscrizione sul portale datata al 1586. La vasta sa- la è decorata sulla volta da un affresco di Tommaso Ghe- rardini raffigurante un’ariosa rappresentazione del Sa- crificio di Isacco, unica testimonianza di un più ampio apparato iconografico comprendente dipinti a mono- cromo sulle pareti. Un grande armadio ligneo e un im- ponente bancone da sagrestia costituiscono l’arredo sei- centesco mentre alle pareti sono collocati dipinti dei secoli xvii-xix, fra i quali un San Stanislao Kostka ope- ra del figlinese Egisto Sarri, pittore di storia e ritratti-

101 sta fra i più celebri della Firenze del secondo Ottocen- to e due tavole attribuite a Vincenzo Dandini raffigu- ranti la Vergine e San Giovanni Evangelista destinate ad affiancare un perduto Crocifisso, sostituito nei primi de- cenni del Novecento con quello ligneo attualmente in- serito nella grande nicchia sulla parete sinistra.

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 102 Parete d’ingresso, in alto ai lati del Cigoli (E. Biagi, Scheda oa del- del portale cinquecentesco la Soprintendenza, 1988) e più di re- cente a Vincenzo Dandini (S. Bel- 103. vincenzo dandini (?) lesi, 2003) sulla base di un confron- (Firenze 1609-1675) to stilistico con altre opere dell’arti- Madonna addolorata sta, uno dei protagonisti della pittu- San Giovanni dolente ra fiorentina del Seicento. Le due fi- 1650 ca. gure, avvolte da un alone di luce so- olio su tavola; prannaturale, emergono dall’ombra cm 20090 ca. ciascuno con un effetto di grande pathos, ac- Collegiata di Santa Maria, sagrestia centuato dalle loro espressioni e dal- Collocate all’interno di una cornice la nobile impostazione delle figure. polilobata ai lati di un Crocifisso ori- Rivelano così la loro vicinanza alla ginariamente su tela poi sostituito da corrente pietistica legata a Carlo Dol- uno ligneo, le due tavole si poteva- ci e a Jacopo Vignali e «le riflessioni no vedere un tempo nella Cappella interpretative di sapore neo-savona- del Corpus Domini. In mancanza di roliano, riscontrabili con frequenza notizie documentarie sul loro auto- nell’attività matura del Dandini» re, sono state attribuite alla Scuola (Bellesi, 2003, p.108).

i03a-b, particolari

sagrestia 103 103a museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 104 103b

sagrestia 105 Proseguendo lungo la parete olio su tela; cm 172121 sinistra Collegiata di Santa Maria, 104. egisto sarri sagrestia (Figline Valdarno 1837-Firenze 1901) Il sontuoso dipinto, ricco di effetti San Stanislao Kostka teatrali, mostra il giovane santo po- 1859 ca. lacco (Rostkow 1550-Roma 1568), che con san Luigi Gonzaga è una delle figure più significative dell’ordine dei Gesuiti e che viene qui presentato con i suoi tradizionali attributi ico- nografici: il libro di preghiere, il te- schio e il Crocifisso. Il culto del san- to, canonizzato nel 1726, ebbe note- vole diffusione nella seconda metà dell’Ottocento come esempio da proporre ai giovani delle scuole ge- suitiche. Allo stesso scopo fu forse commissionato in origine da Raf- faello Lambruschini, ex sacerdote che aveva fondato a Figline diverse scuole una delle quali frequentata dallo stesso Sarri. L’attribuzione al pittore si basa sulla tradizione orale e su confronti stilistici che inducono a considerare l’opera impresa giova- nile ma già assai decisa nella deli- neazione del soggetto e nell’uso del colore fastoso che, unito all’illumi- nazione sapiente e all’accostamento scenografico di nero e rosso (nel ten- done di ascendenza seicentesca), ren- de l’immagine insieme realistica e vi- brante di spiritualità. i04, particolare

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 106 104

sagrestia 107 Egisto Sarri: una gloria locale, un’importante presenza nel museo

na mostra monografica tenutasi a Figline nel 2000 a cura di More- U no Bucci ha messo a fuoco per la prima volta sistematicamente la personalità e la produzione di questo importante artista dell’Ottocento toscano, nato appunto a Figline nel 1837 e morto a Firenze nel 1901. Usci- to dalla “scuola di pittura” del Pollastrini e del Bezzuoli presso l’Accade- mia di Belle Arti di Firenze, si accostò ad Antonio Ciseri seguendone le orme anche nella scelta delle tematiche: ritratti (Rossini, Giuseppe Verdi, Gino Capponi tra gli altri) e soggetti storici. Di famiglia modesta, poté completare il suo corso di studi anche grazie alla generosità di alcuni con- cittadini di Figline e al paese natale si dimostrò sempre legato, tornando spesso anche per eseguire dei ritratti che sono conservati ancor oggi presso famiglie figlinesi. Inserito nella corrente del cosiddetto “romanticismo storico”, il Sarri sul- l’esempio del Ciseri e anche di Domenico Morelli si accosta progressiva- mente a un naturalismo più deciso che contribuisce a rendere più sensi- bile la sua pittura. Riprova del suo successo è il grande quadro con Cor- radino di Svevia che ascolta la condanna a morte, commissionatogli nel 1863 da re Vittorio Emanuele II e conservato oggi in Palazzo Pitti. Par- tecipe dell’intensa vita artistica e delle discussioni che animavano la Fi- renze alla metà del secolo, il Sarri si attestò progressivamente all’ombra del suo maestro Ciseri su una pittura tecnicamente ineccepibile e, quan- to ai soggetti, allineata sulla moda del tempo nella quale rientrano an- che temi desunti dall’antichità, comuni del resto a molti artisti in ambi- to europeo. Ma è nella ripresa del quadro storico, verso la fine degli anni Settanta, che il Sarri raggiunge il suo culmine evolutivo innestando sul- la solida base accademica lo studio approfondito dei sentimenti e la coe-

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 108 sagrestia 109 renza filologica nelle ricostruzioni ambientali. Nella fase finale l’artista sembra risentire anche della produzione tarda del Ciseri che tendeva ad enfatizzare l’afflato mistico del soggetto religioso grazie alla luce e ai co- lori solari profusi sulle tele. Nella sagrestia adiacente il museo, il Sarri è ben rappresentato dal San Stanislao Kostka mentre in chiesa è presente con un Transito di San Giu- seppe (vedi foto), soggetto che eseguì anche, in forme diverse, per la chie- sa di San Pietro a Viesca (1862). Nel Palazzo Comunale vecchio di Fi- gline è esposta la tela imponente dedicata ad Alessandro de’ Medici che tenta di rapire una monaca (1885-1895), opera teatrale cui manca la par- te musicale per essere una vera e propria scena di melodramma, ambien- tata all’interno di un convento nella quale risaltano al meglio le non co- muni qualità artistiche del pittore. Presso il Convento femminile della Croce, sempre a Figline, è conservato un espressivo Sant’Agostino nello studio, che si dimostra aggiornato sul gusto neogotico-purista (1890 ca.), mentre in Santa Maria al Ponterosso è visibile una sontuosa Madonna del rosario con due santi (1889), di impostazione neo-rinascimentale, alla quale il restauro ha di recente re- stituito le dimensioni originali. Di lui si conservano anche agli Uffizi un bell’Autoritratto e, presso la Gal- leria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, un ritratto eseguitogli dal Ciseri. Fra le sue opere più riuscite, in collezione privata, una rivela più scoper- tamente l’attaccamento dell’artista ai suoi luoghi di origine: si tratta di Marsilio Ficino che spiega la filosofia platonica alla famiglia Serristo- ri. In questa, complice una straordinaria morbida luce obliqua di tra- monto, si stagliano sullo sfondo, come cornice al gruppo aristocratico in ascolto, le verdi articolate alture caratteristiche di Figline Valdarno. Caterina Caneva

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 110 sagrestia 111 105. scuola toscana Al centro della sala Cristo crocifisso secolo xviii 107. manifattura toscana legno intagliato, inciso, Bancone da sacrestia dipinto e dorato; prima metà del secolo xvii cm 270170 legno di noce intagliato e Collegiata di Santa Maria impiallacciato; cm 107268178 Collegiata di Santa Maria

Al centro della volta 108. tommaso gherardini (Firenze 1715-1797) Sacrificio di Isacco seconda metà del secolo xviii affresco; cm 300200 ca. Collegiata di Santa Maria Si deve a Tommaso Gherardini, al- lievo di Vincenzo Meucci e dello scul- tore Giuseppe Piamontini, questo in- teressante affresco raffigurante il Sa- crificio di Isacco che, enfatizzando la visione prospettica dal basso verso l’alto, pare sfondare la rappresenta- zione all’esterno della volta. Abile fre- 105 scante, oltre che pittore, il Gherardi- 106. scuola toscana ni era esperto nella realizzazione di Vergine Assunta scenografie aeree, dovendosi al suo metà del secolo xviii pennello anche la realizzazione degli olio su tela; affreschi per la cupola della chiesa fio- cm 200150 ca. rentina di Santa Felicita. Il contrasto Collegiata di Santa Maria luministico fra il primo piano in om-

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 112 bra del terreno su cui poggiano Abra- strutturazione che interessarono tut- mo ed Isacco e l’ariosità del cielo aper- ta la collegiata nel terzo decennio del to che accoglie l’angelo liberatore ac- xx secolo. compagna la drammaticità della sce- na e nello stesso tempo il conforto Lungo la parete destra del messaggero divino. Il dipinto era originariamente af- 109. manifattura toscana fiancato da sei storie del Vecchio Te- Armadio stamento disposte sulle pareti ed ese- prima metà del secolo xvii guite a monocromo, tipologia di pit- legno di noce intagliato tura nella quale il Gherardini era par- e impiallacciato; cm 29160561 ticolarmente versato e della quale re- Collegiata di Santa Maria sta come esempio più celebre la sua decorazione a finti bassorilievi nella 110. scuola toscana Sala di Niobe agli Uffizi. Madonna col Bambino, Le opere figlinesi, ricordate in catti- San Domenico vo stato di conservazione agli inizi e le anime del Purgatorio del Novecento, non sono pervenu- secolo xvii te ed è probabile siano state cancel- olio su tela; cm 200160 ca. late durante gli ampi lavori di ri- Collegiata di Santa Maria

sagrestia 113

Itinerari Da Firenze a Figline Valdarno I dintorni di Figline Valdarno

Da Firenze al Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

Nicoletta asciando il centro di Firenze e attraversando l’Arno Baldini L presso il ponte Giovanni da Verrazzano (uno dei più recenti di cui la città sia stata dotata negli ultimi de- cenni), s’imbocca il viale Donato Giannotti che prose- gue poi nel viale Europa. Intorno a quest’arteria, sno- do su cui gravita un animato quartiere cittadino, si con- servano edifici di grande interesse storico-artistico. So- no soprattutto costruzioni a carattere religioso: così ar- rivando all’altezza di via Danimarca, voltando a destra Veduta di Figline ed immettendosi sulla via di Ripoli è possibile rag- Valdarno giungere la badia a Ripoli che sorge sull’omonima piaz-

Fig. 1. Badia a Ripoli

119 za. La fondazione risalen- te al vii-viii secolo, era in origine un monastero be- nedettino femminile che, passato in seguito ai Val- lombrosani, venne infine soppresso nel primissimo Ottocento. La chiesa, de- dicata a San Bartolomeo, ha subito rifacimenti nel tar- do Cinquecento (1598) quando venne dotata del portico e poi, successiva- mente, soprattutto nel- l’Ottocento e negli anni Trenta del secolo seguen- te. L’interno, ad unica na- vata e cripta, conserva ope- Fig. 2. Chiesa di San Pietro in Palco re d’arte di valore, fra le al- tre: nella cappella maggiore una Madonna in gloria e santi di Francesco Curradi, nel presbiterio, a sinistra, La contessa Matilde dona alla chiesa la Carta, di Giovanni Camillo Sagrestani (1706), nel sacello a destra della cap- pella maggiore una Madonna col Bambino e santi di Ja- copo Vignali (1630). Proseguendo per la medesima via di Ripoli si trova, dapprima, la chiesa di San Pietro in Palco, consacrata nella seconda metà del Trecento: de- corata di affreschi dello stesso secolo, ha subito vari ri- facimenti ma è stata di recente restaurata. A questo pun- to, sempre seguendo la via di Ripoli, ma facendo una breve deviazione, una volta oltrepassata la frazione di Sorgane, incontriamo a destra la pieve di San Pietro a Ripoli, di cui abbiamo testimonianze a partire dall’viii secolo, pur essendo sorta sulle vestigia di un preceden- te edificio. La struttura originaria è stata più volte mo- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 120 dificata nel corso dei secoli: verso la metà del Settecen- to all’edificio si dette l’aspetto che seguiva il gusto tar- dobarocco e, poi, durante il 1932-1933, si cercò di resti- tuire un aspetto medievale all’intero complesso. Signi- ficativi sono all’esterno il campanile, la facciata triparti- ta con piccolo portico trecentesco e il portale rinasci- mentale, mentre l’interno, a tre navate con la centrale ab- sidata, conserva della sua originaria decorazione (che do- veva ricoprirla interamente) solo alcune testimonianze: nell’ultima campata della navata destra Cristo in pietà e i simboli della Passione e un’Annunciazione e nella nava- ta sinistra una frammentaria Vergine Annunciata, affre- sco, come gli altri rammentati, riferito a Pietro Nelli (fi- ne del xiv secolo). Si annovera fra le opere anche un di- pinto di Orazio Fidani, datato 1638, rappresentante la De- collazione del Battista (Proto Pisani, 1994). Riprendendo il viale Europa si prosegue imboccando la via di Rosano e, percorrendo il raccolto Borro di Val- lina, si arriva a Villamagna, località in cui si conserva- no molti edifici di rilievo, ma su tutti è da segnalare una delle più importanti pievi del territorio fiorentino, quel- la di San Donnino a Villamagna. L’attuale edificio ri- sale all’anno Mille, quando fu realizzato sulle vestigia di una costruzione dell’viii secolo. Dopo un restauro condotto nel 1930, restauro nel corso del quale venne- ro rimosse le aggiunte barocche, la pieve ha riacquista- to, in parte, le sue «severe forme romaniche». L’ester- no, «dalle pareti rivestite da conci di filaretto d’albere- se», presenta «la semplice facciata a capanna […] con i due spioventi laterali ribassati e un portale incornicia- to da conci di pietra bianca» e il campanile che si erge con tre piani di bifore e una cella campanaria aggiun- ta successivamente (Ungar, 1999). L’interno, a tre na- vate impostate su pilastri rettangolari su cui poggiano arcate a tutto sesto, si conclude con un’abside a volta

da firenze a figline valdarno 121 gotica costolonata; vi si possono ammirare numerose opere d’arte, fra le altre, a metà della navata destra, il trit- tico Madonna col Bambino e santi di Mariotto di Nardo (riferito al 1394-1395) e nella testata della navata sinistra una Madonna col Bambino fra i santi Gherardo di Vil- lamagna e Donnino di Francesco Granacci, pittore che, nato proprio a Villamagna nel 1477, ebbe una forma- zione ghirlandaiesca; e ad un esponente della famiglia Ghirlandaio, a David specificamente, è stata attribuita la tavola che si trova a metà della navata sinistra: la Ma- donna in trono e santi.

Fig. 3. Francesco Granacci, Madonna col Bambino fra i santi Ghe- rardo di Villamagna e Donnino, pieve di San Donnino a Villamagna museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 122 Riprendendo nuovamente la strada che segue, sempre dappresso, il corso dell’Ar- no, ammirando la campa- gna che, dolce e suggestiva, accompagna entrambe le rive del fiume, si arriva, ad un piccolo bivio, sulla via di Rosano, che ci permette di raggiungere uno degli edi- fici più suggestivi e singo- lari che animano i margini del fiume: le Gualchiere di Remole. La storia dell’edi- ficio nella sua forma attua- le – atta cioè ad alloggiare le gualchiere, macchine per feltrare i panni – è stretta- mente connessa alle vicen- de degli Albizi, una delle potenti famiglie della Fi- Fig. 4. Gualchiere di Remole renze del Trecento. Nella prima metà di quel secolo gli Albizi spesero ingenti capitali per tali impianti posti lungo entrambe le rive dell’Arno a monte di Firenze: comprarono le gualchiere del Girone, di Quintole e di Rovezzano ed edificarono la struttura di Remole, crean- do in tal modo un’organizzazione atta allo sfruttamento del fiume strettamente connessa alla lavorazione della la- na. La specificità delle Gualchiere di Remole è data, in- nanzitutto, dalla modernità del progetto dell’impianto che, edificato nel 1326, contava ben venti ceppi di gual- chiera (per battere i panni nella fase di infeltrimento del- la lana) divisi in cinque case tra loro contigue, adatte al- l’alloggio degli operai che erano addetti al buon funzio-

da firenze a figline valdarno 123 namento della struttura. Nel 1334 a questo nucleo origi- nario vennero aggiunte la torre e la colombaia, dando così all’insieme l’apparenza di un piccolo villaggio, pro- tetto da una cinta di mura merlate, con al centro uno spa- zio comune circondato da diversi edifici (fra i quali an- che una chiesetta con un chiostro), e animato al suo in- terno dai gualcherai e dal personale di servizio che vi ri- siedeva con le famiglie e vi svolgeva il proprio lavoro. Pur avendo perduto, a partire dal 1429 circa, la sua origina- ria importanza, l’impianto è stato in uso come mulino e gualchiera fino ai primi del Novecento e, ciò che rende l’insieme estremamente affascinante è che i prospetti esterni del complesso sono ancora quelli originali tre- centeschi anche se con chiare aggiunte e restauri di età moderna che tuttavia non alterano la primitiva struttu- ra (Fabbri, 2004). Rientrando sulla via di Rosano dopo qualche chilome- tro incontriamo, sulla destra, le cosiddette Piramidi di Rosano, due suggestive collinette dalla forma piramida- le che ci introducono nel borgo di Rosano che si è for- mato intorno all’importante Abbazia di Santa Maria, monastero benedettino femminile che venne fondato, secondo la tradizione, nel 780 e che è testimoniato nei documenti a partire dall’xi secolo. Gli interventi sugli edifici che compongono il nucleo originario dell’abbazia si sono succeduti a partire dal xii-xiii secolo fino al Set- tecento, mentre la chiesa, a motivo dei danni subiti du- rante la seconda guerra mondiale, è stata oggetto di un restauro che ne ha recuperato la struttura medievale. Per la stretta clausura delle religiose la visita al complesso è li- mitatissima: i chiostri sono accessibili soltanto in occa- sione della festività del Corpus Domini, mentre la chie- sa è aperta unicamente per le funzioni liturgiche. Que- sto edificio, dall’impianto a tre navate con copertura a capriate lignee, conserva importanti opere d’arte – fra le museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 124 Fig. 5. “Maestro di Rosano”, Crocifisso con Storie della Passione e Resurrezione, Rosano, Abbazia di Santa Maria altre un Fonte battesimale del 1423, un’Annunciazione di Jacopo di Cione, databile al 1365 circa, un trittico di Gio- vanni da Ponte con l’Annunciazione e santi del 1434. Ma su tutte ha una rilevanza straordinaria il Crocifisso con Storie della Passione e Resurrezione di Cristo, datato al 1129 (in riferimento alla riconsacrazione della chiesa), ed as- segnato ad un artista a cui è stato dato il nome di “Mae- stro di Rosano”. Il restauro, a cui la tavola è stata sotto- posta dal 1993 al 2006, ha valorizzato ulteriormente l’al- tissima qualità del manufatto – la più antica Croce dipinta conservata – e lo studio che è scaturito da quest’inter- vento conservativo potrà per certo fare nuova luce anche sull’anonimo artefice, di origine romana, che, in modo

da firenze a figline valdarno 125 straordinariamente innovativo, ha reso con tanta mae- stria le sembianze del Cristo (triumphans) e gli episodi ca- ratterizzanti la sua salvifica Passione (Monciatti, 2007). A questo punto prendendo la strada provinciale 90 e di- rigendoci verso Rignano si trova, sulla sinistra, il castello di Volognano. Questo agglomerato, che domina la con- fluenza fra Arno e Sieve e dal quale si possono ammirare i territori del Valdarno e del Pratomagno, sorse probabil- mente su un preesistente insediamento romano; il luogo è tuttavia ricordato per la prima volta nel 1214 in testi- monianze documentarie relative alla chiesa di San Mi- chele, mentre il castello è rammentato non anteriormen- te al 1220. Residenza, durante il Medioevo, della famiglia da Quona, che prese poi il cognome di Da Quona di Vo- lognano, il maniero venne distrutto nel 1304 dalla Re- pubblica fiorentina per l’appartenenza dei proprietari al- la fazione ghibellina. Nonostante alcuni tratti di mura- tura testimonino l’edificazione duecentesca, l’aspetto at- tuale del castello è quello neogotico: con cinta muraria for- nita di due porte di accesso, torre merlata e appunto la chiesetta dedicata a San Michele all’interno della quale si trova la pala d’altare eseguita da Mariotto Albertinelli, fir- mata e datata 1514, con la Madonna col Bambino in trono fra i santi Pietro, Paolo, Apollonia, l’arcangelo Michele e il committente inginocchiato, forse riconoscibile in Zanobi della Vacchia. Vi sono conservate, inoltre, una Madonna col Bambino, su tela, di Bicci di Lorenzo, databile al 1385- 1390, ma “rimodernata” forse nel 1485 ed infine, e non meno rilevante, la Madonna della cintola già riferita a Do- menico Puligo ed ora assegnata al cosiddetto “Maestro di Volognano” (Padovani, 2002) «opera molto importan- te e rappresentativa nell’ambito del panorama artistico fiorentino del primo Cinquecento» (Bencistà, 1999). Proseguendo sulla medesima strada sulla destra si trova la località di Torri con la chiesa di Santo Stefano, che museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 126 Fig. 6. Castello di Volognano

Fig. 7. Castello di Volognano

da firenze a figline valdarno 127 conserva all’interno un quadro di Francesco Curradi, in deposito dalla Sovrintendenza fiorentina, una bella tavo- la attribuita al bolognese Lorenzo Sabatini (1562-1575 ca.), ed una predella o gradino d’altare con San Sebastiano, re David, un pontefice e un vescovo, presumibilmente opera di Francesco Granacci, che era stata assemblata ad un Trittico, attribuito al “Maestro dell’Incoronazione Chri- st Church”, temporaneamente trasferito presso la vici- nissima chiesa di San Cristoforo in Perticaia di semplice struttura romanica. Continuando a percorrere la strada provinciale 90 si raggiunge il Comune di Rignano sul- l’Arno. Forse insediamento di origine romana, come par- rebbe suggerire il nome (Arinianum), il borgo è ricorda- to, per la prima volta, in documenti nella seconda metà dell’xi secolo. Sorto in una posizione strategica di attra- versamento dell’Arno, si trova infatti in un punto di de- viazione dalla “Strada dei Sette Ponti” che procede sull’al- tra sponda del fiume e si dipana parzialmente sul tracciato della Cassia Vetus, arteria famosa per le numerose e anti- chissime pievi (Pelago, Pitiana, Cascia, Scò, Gropina e San Giustino) disseminate sul suo percorso che congiunge- va, lungo le pendici del Pratomagno, Firenze ad Arezzo e quindi a Roma. È ovvio che su tale deviazione, anche se sul lato opposto del fiume, venisse realizzato un edifi- cio di culto di un certo rilievo: la pieve di San Leolino che, riconsacrata nel 2000 dopo un lungo e complesso intervento di restauro, ha ritrovato le sue antiche forme architettoniche e le sue opere di notevole valore storico- artistico, già ricoverate nella parrocchiale novecentesca del paese. La costruzione, le cui prime notizie docu- mentarie risalgono al 1066, è un pregevole esempio ar- chitettonico dell’xi secolo, con impianto basilicale a tre navate su pilastri, chiuso da tre absidi semicircolari. De- corano la pieve l’Incoronazione della Vergine, un politti- co ad affresco databile all’ultimo quarto del Trecento, l’af- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 128 Fig. 8. Rignano sull’Arno, chiesa di San Leolino fresco con la Madonna della Consolazione, forse opera di collaborazione fra Lorenzo di Bicci e Bicci di Lorenzo, e il Fonte battesimale con le Storie di san Giovanni Battista in terracotta invetriata, opera di Santi Buglioni e botte- ga, riferibile a circa il 1520 (San Leolino a Rignano, 2000). Verso la fine del 1100 presso la pieve dovette svilupparsi un castello, dipendente prima dalle monache di Sant’El- lero e poi dai monaci di Vallombrosa, che era già in sta- to di degrado durante la prima metà del Trecento, quan- do si andava sviluppando, per volontà della Repubblica fiorentina, il borgo (da cui prese vita l’attuale Rignano) più vicino al ponte sull’Arno. In questo centro sono na- te due figure illustri: l’umanista Vespasiano da Bisticci (1421-1489) ed il pittore Ardengo Soffici (1879-1964). Da Rignano, proseguendo sempre sulla medesima stra- da provinciale 90, dirigendosi verso Figline è d’obbli-

da firenze a figline valdarno 129 go visitare Incisa in Val d’Arno, nome che deriva «dal- la collocazione del borgo in una gola dalle pareti ripi- de, scavata dall’Arno ma che un tempo si credeva “in- cisa” dai Romani» (Tigler, 2005). Nella parte bassa del paese, presso il Municipio, si trova la chiesa di Sant’A- lessandro sorta nel 1786 sul luogo dell’oratorio della soppressa Compagnia del Corpus Domini, e sulla cui facciata resta, a testimonianza, il portale cinquecente- sco. L’interno è a navata unica con due altari e abside voltata e decorata con affreschi novecenteschi; nel 1984 vi è stato collocato un trittico, Madonna col Bambino con san Michele ed un santo evangelista (proveniente dal- la chiesa di San Michele a Morniano), del pittore fio- rentino Andrea di Giusto, attivo nella prima metà del Quattrocento e influenzato, anche in quest’opera, for- se degli anni Quaranta del secolo, dagli artisti più ce- lebrati del tempo: l’Angelico, Masaccio e Paolo Uccel- lo, di cui Andrea fu collaboratore. Percorrendo la via Castellana (che conduce al cosiddetto Castello dell’In- cisa) si trova sulla destra l’oratorio del Crocifisso del Castello: sorto originariamente nel 1364 presso un ospe- dale che dava ricovero a malati e a viandanti, è dedica- to ad un Crocifisso ligneo ritenuto miracoloso che qui pervenne durante una processione partita da Firenze. L’edificio è sede di un piccolo ma ricco ed elegante Mu- seo di arte sacra, istituito nel 2002, nel quale sono con- servate importanti opere d’arte: tavole e paramenti sa- cri provenienti da chiese dei dintorni dell’Incisa; fra gli altri manufatti sono particolarmente degni di nota: una Madonna col Bambino su tavola attribuita al “Maestro di Barberino” (attivo tra il 1358 ed il 1369) e provenien- te dalla chiesa di San Lorenzo a Cappiano, una Ma- donna col Bambino e i santi Giulitta, Quirico, Bartolo- meo e il committente, cinquecentesca e attribuita a Giu- liano Bugiardini (già nella chiesa di San Quirico a Mon- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 130 telfi), un Cristo Crocifisso in legno policromo di Scuo- la fiorentina del primo ventennio del xvi secolo (per- tanto non identificabile con quello che, in origine, ha dato vita all’oratorio), un Cristo Redentore in rame ap- plicato su tavola della cerchia di Ludovico Cigoli (ori- ginariamente in Santo Stefano a Cetina) e un San Mi- chele di Orazio Fidani (secolo xviii), oltre a ricchi arre- di, argenti, ex voto e tessuti soprattutto dei secoli xvii e xviii (Caneva, 2004). Fra questi ultimi spicca un pre- zioso e raro cappuccio di piviale ricamato eseguito tra la fine del secolo xv e l’inizio del xvi. Procedendo dal museo si sale nella parte alta dell’abitato arrivando al Castello, dove sono presenti tracce di strutture di epo- ca medievale e, oltre alla ex chiesa di San Biagio con re-

Fig. 9. Giuliano Bugiardini (attr.), Madonna con Bambino, santi e il donatore, Incisa in Val d’Arno, Museo

da firenze a figline valdarno 131 sti delle antiche mura, una casa appartenuta secondo la tradizione alla famiglia di Francesco Petrarca, nella quale si vuole che il poeta, di natali aretini, trascorres- se i primi sette anni della sua esistenza. Ritornando nella parte bassa dell’abitato si trovano su- bito a destra, procedendo sempre in direzione di San Giovanni Valdarno, la chiesa e il convento dei Santi Cosma e Damiano al Vivaio dei Frati minori. Origi- nariamente esisteva in questo luogo una chiesa-orato- rio, intitolata alla Vergine Maria, con annesso un mo- nastero femminile che dava assistenza ai viandanti du- rante il xiv secolo. Nel primo decennio del Cinque- cento la fondazione passò ai frati minori francescani i quali, nel 1516, quando papa Leone x Medici transitò nel Valdarno (ritornando a Roma dopo la visita nella sua Firenze), chiesero al pontefice il permesso di edifi- care una nuova chiesa e un convento che furono dedi- cati ai santi Cosma e Damiano, il cui culto era parti- colarmente caro alla famiglia Medici. All’edificio, con- sacrato nel 1530, fu annesso, nel 1592, il porticato atto ad accogliere i pellegrini. L’insieme venne rimaneggia- to durante il xviii secolo, quando l’interno della chie- sa fu ammodernato secondo i canoni dell’epoca evi- denti nella ricchezza decorativa, nei preziosi stucchi e nelle decine di tele che la ornano e la connotano come omogeneo e significativo complesso tardobarocco; fra le opere d’arte si segnala un bassorilievo in terracotta policroma con una Madonna col Bambino attribuita a Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, su disegno di Lu- ca della Robbia. Il complesso conventuale ha seguito le vicende delle soppressioni prima leopoldine, poi fran- cesi ed infine del governo italiano, mantenendo tutta- via nel tempo la funzione di scuola per religiosi. Dall’Incisa sempre percorrendo la strada statale si prose- gue alla volta di Figline Valdarno. Prima di entrare nel- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 132 l’abitato s’incontra il santuario della Madonna del Ponteros- so che venne edificato duran- te la seconda metà del Cin- quecento (1570) anche per ac- cogliere un’immagine miraco- losa ad affresco, ora sull’altar maggiore, raffigurante la Ver- gine in trono col Bambino. Que- st’opera fu realizzata, intorno al 1499, in un’edicola situata presso la medesima località, per volontà del fiorentino Antonio di Paolo d’Antonio de’ Parigi, che si rivolse ad un artista al- lievo di Pietro Perugino, pro- babilmente identificabile nel figlinese Giovanni di Papino Calderini (Baldini, 2005). Ri- masta per qualche decennio nella sua originaria collocazio- ne, in seguito alla disastrosa al- luvione del 1557, si rese neces- Fig. 10. Giovanni di Papi- no Calderini (attr.), Ma- sario tributare alla venerata donna del Ponterosso, Fi- Madonna un più degno rico- gline Valdarno, Santuario vero che sollecitò la costruzio- del Ponterosso ne dell’attuale edificio, soste- nuta anche dai granduchi Medici. Su uno degli altari si può ammirare pure una sontuosa Madonna col Bambino e santi del figlinese Egisto Sarri (sec. xix) cui il Museo del- la Collegiata possiede altre opere importanti. Interessan- ti gli affreschi della sagrestia e soprattutto del coro della chiesa con Storie della Vergine e dell’Infanzia di Cristo, rea- lizzati fra il 1750 ed il 1753 dal pittore di origine fiorenti- na Pietro Betti (Pasquini, 2003). Dal Santuario del Pon-

da firenze a figline valdarno 133 terosso riprendendo la strada statale si giunge a Figline Val- darno. La cittadina, è una fra le più antiche “terre mura- te” fiorentine, fu infatti progettata alla metà del Duecen- to quando, in seguito alla distruzione del castello di “Fe- ghine”, situato su un colle che dominava il fiume, la Re- pubblica di Firenze decise di promuovere lo sviluppo del piccolo borgo che si trovava nella pianura sottostante. Dotata, durante il Trecento, di mura ancora visibili (an- che se per buona parte inglobate in abitazioni), Figline ri- vestì per Firenze una grande importanza, era considerata infatti il “granaio” della città. All’interno della cinta mu- raria vi sono edifici di notevole valore storico e culturale. Al centro la piazza Marsilio Ficino (dedicata ad uno dei più importanti umanisti del Quattrocento che qui vi eb- be i natali nel 1433) ha la struttura di un tipico “mercata- le” ossia piazza atta ad accogliere il mercato; su di essa si affacciano: a nord un loggiato, parte del seicentesco Ospe- dale Serristori, di origine trecentesca, e a sud la Collegia- ta di Santa Maria eretta a partire dal 1257, ai piedi di San Romolo, la collinetta che sovrasta il paese. Come ricor- dato «sono contrastanti le notizie a proposito delle origi- ni della chiesa le cui fondamenta sembra che fossero sta- te gettate almeno un secolo prima, dopo che furono di- strutti il castello vecchio di Figline e una chiesa dedicata a Santa Maria» posta sulla ricordata collina (Bencistà, 1999). Sorta come pieve, nel 1493 ebbe il titolo di colle- giata, cioè vi fu insediato un capitolo con un proposto, dodici canonici e con rendite stabili. Molto rimaneggia- ta fra il xvii ed il xix secolo, i restauri del secolo scorso l’hanno liberata dalle strutture seicentesche anche se la chiesa conserva, del primitivo assetto gotico, ben poco: le dimensioni della navata unica e i grandi finestroni ogi- vali. L’esterno è caratterizzato soprattutto da un bel por- tale cinquecentesco, mentre all’interno si conservano va- rie opere d’arte, fra le altre la Madonna col Bambino, an- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 134 geli e i santi Elisabetta d’Ungheria e Ludovico di Tolosa del cosiddetto “Maestro di Figline”, tavola databile a dopo il 1317, anno di canonizzazione di san Ludovico, mentre nell’ottocentesca cappella del Sacramento, a pianta cir- colare, che si apre sempre sulla parete destra, si può am- mirare un San Giuseppe, terracotta policroma riferibile ad Andrea della Robbia e presumibilmente realizzata fra il 1505 ed il 1510. In alcuni ambienti annessi alla Collegiata nel 1983 è stato istituito il Museo di arte sacra. Dalla collegiata andando verso via Castel Guinelli si tro- vano sia un agglomerato di case di epoca bassomedieva- le sia, poi, la cosiddetta Casa grande dei Serristori, ca- ratterizzata da un cortile con due loggiati del xv secolo e giardino all’italiana da cui si può ben osservare una por- zione delle antiche mura trecentesche con una delle tor- ri. Altri edifici rendono oltremodo gradevole e consi- gliabile la visita del centro di Figline: il Palazzo Pretorio, riedificato nel 1931, con l’originaria torre civica in cui si trova una cappella che conserva una terracotta invetria- ta con Madonna con Bambino e santi probabilmente del- la bottega di Benedetto Buglioni. Dal Palazzo si rag- giunge la chiesa di San Francesco, edificata nelle sue at- tuali forme tra la fine del Duecento ed i primi anni del Trecento, in luogo di una struttura preesistente di mi- nori dimensioni. La facciata, che presenta segni della sua originaria bicromia, è preceduta da un portico rinasci- mentale che gira sul lato sinistro dove si sviluppa il con- vento francescano, mentre sul lato destro sono addossa- te abitazioni risalenti al xvi secolo. Sotto il portico, pres- so l’entrata della chiesa, si ammira un tabernacolo con Madonna col Bambino della scuola di Giovanni Pisano e vi sono inoltre murati vari stemmi, mentre le lunette conservano affreschi seicenteschi. L’interno, a navata uni- ca con transetto e tre cappelle absidali, ripropone l’anti- ca struttura restaurata drasticamente negli anni Venti del

da firenze a figline valdarno 135 Novecento, quando i Francescani rientrarono in posses- so della chiesa e del convento. Sulla controfacciata, fra il 1985 ed il 1990, sono stati liberati da ridipinture e guasti del tempo alcuni affreschi: Annunciazione, Incoronazio- ne della Vergine, Crocifissione e Santi, San Francesco, una Crocifissione di minori dimensioni e Dio Padre in gloria, opera del pittore e miniatore fiorentino Francesco d’An- tonio, databili al secondo decennio del Quattrocento. Lungo la parete destra si trova un affresco staccato, ori- ginariamente nel chiostro, rappresentante la Madonna col Bambino e i santi Bartolomeo e Sebastiano attribuito a Pier Francesco Fiorentino. Sulla parete sinistra vi è un affre- sco della scuola del Botticelli con la Madonna Assunta che dona la Cintola a san Tommaso fra san Giovanni Battista e san Giuliano. In sagrestia, infine, si conserva una Ma- donna col Bambino in stucco della bottega del Ghiberti datata fra il 1420 ed il 1430. Interessanti anche il chiostro e la sala capitolare che documentano l’importanza della fondazione francescana. Sulla medesima piazza San Fran- cesco si apre il Monastero della Santa Croce, di cui è vi- sitabile soltanto la chiesa (poiché nel monastero si os- serva una stretta clausura). Fondato nel 1542 per volontà dei confratelli dell’omonima Compagnia, vi si stabiliro- no da subito le suore agostiniane provenienti dal convento fiorentino di Santa Maria di Candeli in via dei Pilastri. L’aspetto attuale della chiesa si deve ad un intervento di ristrutturazione promosso a partire dal primo Seicento e portato a compimento nel 1794: l’esterno presenta un atrio colonnato con soffitto a volta, peducci e colonne del tardo Cinquecento. L’interno, ad unica navata, con tre altari in pietra serena, in stile tardobarocco, è un trionfo di stucchi. Fra i dipinti si segnalano un Crocifis- so e dolenti, derivato da un originale cinquecentesco di Marcello Venusti e una Santa Cecilia che si può riferire alla scuola di Giovanni Camillo Sagrestani, artista fio- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 136 rentino attivo prevalentemente nella sua città di origine dove morì nel 1731. Nonostante queste testimonianze sottolineino l’im- portanza rivestita dalla città durante il Medioevo, il cen- tro mostra oggi un assetto di carattere prettamente ot- tocentesco dal momento che, proprio in tale epoca, la cittadina ebbe una notevole rinascita per le numerose industrie che vi sorsero.

Dintorni di Figline Da Figline si consigliano due distinti percorsi. Un primo itinerario, verso sud-ovest, raggiunge Gavil- le, un borgo che sorge dove era anticamente ubicato un famoso castello (chiamato Gavillaccio) degli Ubertini, feudatari del luogo. Vi si può visitare la pieve di San Ro- molo, una delle più importanti pievi romaniche del Val- darno che, secondo la tradizione, venne edificata nel 1007

Fig. 11. Gaville, pieve di San Romolo

da firenze a figline valdarno 137 probabilmente sul luogo di un sacello più antico, a fian- co dell’imponente torre campanaria (forse in origine una torre di avvistamento romana). Sorta per volontà degli Ubertini e del vescovo di Fiesole (il cui primo rappre- sentante fu appunto san Romolo) nel 1030 era già in fa- se avanzata di edificazione, e venne ultimata circa qua- rant’anni dopo. La facciata della chiesa si presenta a boz- ze compatte con al centro un portale nella cui lunetta vi era una Madonna col Bambino fra san Pietro e san Romo- lo, affresco di scuola senese del primo Quattrocento (ora collocato nella canonica). L’interno, a tre navate sparti- te da pilastri e colonne con capitelli di grande pregio, conserva un’Annunciazione di ambito ghirlandaiesco. Nei locali della già ricordata canonica ha sede, dal 1974, il Museo della civiltà contadina, dove sono raccolti cir- ca 4.000 pezzi che illustrano i cicli produttivi della cam- pagna. Da Gaville, superato San Donato in Avane, si giunge, in territorio chiantigiano, al Castello di Meleto che, appartenuto originariamente ai Benedettini della Badia a Coltibuono, già nel 1269 era possesso della fa- miglia Ricasoli la quale, nel corso dei secoli, lo ha am- pliato. Infatti oltre alle fortificazioni quattrocentesche, di cui è testimonianza la possente torre cilindrica, gli arre- di ed i decori interni rivelano la più tarda destinazione del maniero a residenza gentilizia, come peraltro testi- monia un piccolo, delizioso teatro del Settecento. Un secondo itinerario prevede l’attraversamento del- l’Arno a Figline e, procedendo in direzione di Vaggio, raggiungere Pian di Scò. Il centro è adagiato presso il torrente Resco (da cui forse ne deriva il nome) che «me- diante un sistema di canalizzazione artificiale, alimen- tava mulini, frantoi e un ampio comprensorio agrico- lo, particolarmente fiorente in età granducale» (Trot- ta, 2005). Degna di nota è soprattutto la romanica pie- ve di Santa Maria, una delle più importanti del Val- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 138 Fig. 12. Pian di Scò darno (insieme a quella già citata di San Romolo a Ga- ville) dal cui sagrato, recentemente restaurato con tut- ta l’area circostante, si può godere del paesaggio di bo- schi e colline coltivate a ulivi e viti. L’edificio, con un’im- ponente torre campanaria, è documentato a partire dal 1008. L’esterno presenta una semplice facciata sulla qua- le si aprono arcate cieche e due monofore; l’interno del- la chiesa, a tre navate spartite da capitelli finemente de- corati, conserva un affresco rappresentante la Madon- na col Bambino di Paolo Schiavo. Dalla pieve si prende la già ricordata Strada dei Sette Ponti il cui nome, antico di oltre un millennio, ha un’o- rigine non ancora completamente chiarita: da un lato lo si motiva con la presenza degli attraversamenti dei corsi d’acqua (che però sono certo più numerosi di sette), dal- l’altro lo si lega al valore simbolico e rituale del numero sette che congiungerebbe le divinità pagane, un tempo venerate in questi luoghi, ai santi cristiani a cui sono de-

da firenze a figline valdarno 139 dicati i numerosi edifici religiosi che si trovano sul per- corso. Imboccando quest’importante arteria ci si dirige a Reggello la cui posizione, a ridosso del Pratomagno, consiglia anche piacevoli escursioni verso la montagna. Da identificarsi probabilmente con l’antico Castelnuo- vo della Pieve di Cascia – per distinguerlo dal Castel- vecchio, appartenente ai Conti Guidi – il borgo entrò a far parte del dominio di Firenze fra la fine del xiii e l’i- nizio del secolo successivo e nel 1385 il castello venne for- tificato; l’attuale denominazione del capoluogo di co- munità risale ad una legge promulgata, nel 1773, dal gran- duca Pietro Leopoldo. Nel paese si possono visitare il Municipio (ornato sul prospetto esterno dagli stemmi di alcuni Podestà) e la chiesa parrocchiale di San Jacopo che fu istituita con la stessa struttura a navata unica del preesistente oratorio (dedicato a tale santo). L’edificio, pur avendo subito opere di ammodernamento durante il No- vecento, conserva al suo interno arredi per la più parte del xvii secolo e nel presbiterio un Crocifisso ligneo cin- quecentesco. Nella vicina frazione di Cascia si trova la pieve di San Pietro che, sorta «probabilmente sul sito di una più antica chiesa paleocristiana, adattata secondo una prassi non rara la torre longobarda a campanile», ha nel suo assetto attuale «una genesi più complessa e diluita nel tempo: la sua costruzione, nello stile romanico più puro, si colloca con probabilità tra la fine del xii e l’ini- zio del xiii secolo», mentre il portico è probabilmente cin- quecentesco. L’interno, a tre navate con unica abside cen- trale, presenta (con eccezione dei due pilastri nella se- zione terminale) colonne dai capitelli decorati con mo- tivi fitomorfi e scene allegoriche, forse opera di «mae- stranze locali ma con apporti fondamentali di cultura lombarda». Sulla parete sinistra si conserva un affresco staccato con un’Annunciazione opera di Mariotto di Cri- stofano, cognato del celebre pittore Masaccio. Nell’ab- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 140 Fig. 13. Bosttega di Domenico Ghirlandaio, Madonna col Bambino e santi, Cascia, Museo Masaccio d’arte sacra side è collocato un Crocifisso ligneo del Trecento detto “della Casellina”, mentre sulla parete di fondo della na- vata sinistra si è potuto ammirare dal 1988, per un certo lasso temporale, il Trittico di San Giovenale (così detto in quanto in origine conservato nell’omonima chiesa) che rappresenta la Madonna in trono col Bambino, due angeli e i santi Bartolomeo e Biagio (a destra) e Giovenale e Antonio abate (a sinistra) e che venne realizzato da Ma- saccio nel 1422, opera ora esposta nel Museo Masaccio

da firenze a figline valdarno 141 d’arte sacra. Istituito nel 2002, in questo Museo vi sono custoditi importanti paramenti, argenti e dipinti prove- nienti da vari edifici della zona. Fra le altre opere sono da ricordare: una Madonna col Bambino e santi della bot- tega di Domenico Ghirlandaio, una Madonna col Bam- bino fra i santi Michele arcangelo e Sebastiano di Agnolo Guidotti, datata 1575, un’Annunciazione di Alessandro Allori, eseguita prima del 1587, un Compianto sul Cristo morto, tela firmata e datata 1601 di Santi di Tito, e un Sant’Antonio da Padova col Bambino fra santi e cherubi- ni di Jacopo Vignali, firmato e datato 1655, tutte origi- nariamente nella pieve di San Pietro (Caneva, 2006). Da Reggello, lasciata la Strada dei Sette Ponti e seguita l’indicazione per Casabiondo, si arriva alla Villa di Ca- samora, una villa-fattoria settecentesca dove ha ora sede l’azienda faunistico-venatoria Fattoria di Casamora, dal- la quale dipende gran parte del territorio circostante. Da questa antica residenza si prosegue per la località di Men- zano-Casabiondo il cui nucleo abitativo risale al Due- cento, anche se con successivi ingrandimenti e modifi- che che gli hanno conferito l’aspetto attuale di dimora rurale settecentesca contraddistinta da loggia e cortile la- stricato con pozzo, lavatoio e fontana. Dall’altro lato del- la strada si trova l’Oratorio dell’Immacolata Concezio- ne edificato nel xvii secolo come cappella votiva, la cui facciata venne arricchita, nel 1711, con decorazioni ba- rocche poco diffuse nel Valdarno. A breve distanza dal- l’abitato di Casabiondo si trova il Poggio alla Regina, in origine un maestoso castello dei Conti Guidi. Ricorda- to dalle fonti manoscritte medievali col nome di “Casti- glioni” o “Castiglione della Corte”, la prima notizia sul- l’insediamento è del 1008; nel 1191, confermato da Enri- co vi quale possesso dei Conti Guidi, venne poi “in feu- dum” ai Pazzi del Valdarno, almeno fino al 1277 quando fu reclamato in proprietà dalla badia di Firenze. Centro museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 142 Fig. 14. Poggio alla Regina nevralgico per la politica e l’economia della zona fra l’xi ed il xiv secolo (nel Duecento era tornato in possesso dei Conti Guidi), il castello è situato in una posizione stra- tegica fra medio Valdarno e alto Casentino, inespugna- bile per la natura del terreno su cui sorge: una cima iso- lata, sufficientemente ampia circondata da pendici sco- scese. La confisca da parte della Repubblica fiorentina ne decretò la perdita d’importanza e quindi il conse- guente abbandono prima della fine del Trecento. Il sito è oggetto, dal 1993, di una campagna di scavo archeolo- gico promossa dall’Università degli Studi di Firenze che sta dando notevoli risultati per la ricostruzione della sto- ria dell’insediamento e del territorio circostante.

Si ringraziano: Lucia Bencistà, Cecilia Frosinini, Cecilia Ghelli, Alessio Monciatti, Gloria Papaccio, Rosanna Proto Pisani, Giuseppina Carla Romby, Giuliana Righi ed in modo particolare i Direttori ed il persona- le del Kunsthistorisches Institut di Firenze.

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Artigianato artistico ed enogastronomia del Valdarno Superiore

Maria Pilar al massiccio del Pratomagno ai monti del Chian- Lebole ti, l’Arno percorre una riserva naturale detta “ val- e Benedetta D Zini le dell’Inferno e Bandella”, di cui protagonisti sono i bo- schi di farnia e cerro, i salici, i pioppi neri e i lecci che abitano questa lunga gola di bacini artificiali che sem- bra esaurirsi alla “stretta dell’Incisa” per poi nuovamente ampliarsi nella provincia aretina fino ad includere il ter- ritorio solcato dall’Ambra, affluente di sinistra dell’Ar- no verso Siena. Il territorio che consigliamo di percorrere per un itine- rario che offra al visitatore non solo gli splendori stori- co-artistici della valle dell’Arno, ma affianchi ad essi una produzione artigianale nata molti anni fa e ancora viva

Fig. 1. Bosco della Valle dell’Inferno

145 Fig. 2. Il parco di villa Casagrande e sullo sfondo il paese di Figline Valdarno

Fig. 3. Veduta del paese di San Giovanni Valdarno museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 146 e presente, è quel tratto di strada corrispondente a cir- ca 40 chilometri, che si può percorrere mediante l’auto- strada del Sole (A1) tra il ca- sello di Firenze sud e quel- lo di Valdarno, oppure par- tendo da Firenze e seguen- do la valle dell’Arno lungo la via Aretina, quindi, pas- sato Pontassieve, salendo a sinistra verso Vallombrosa per riscendere a Rignano, oppure ad oriente verso Reggello, Pian di Scò e Ca- stelfranco di Sopra. Il Valdarno Superiore sto- ricamente corrisponde ad un territorio ricco di pievi e castelli strategicamente importante per le sue “ter- Fig. 4. Strada dei Sette Ponti o re murate”. Dapprima do- Cassia Vetus minate dai Conti Guidi del Casentino e poi dal xiii se- colo controllate dal Comune di Firenze come agglome- rati protetti da mura dal tipico impianto urbanistico a scacchiera, queste “terre murate” ancora oggi testimo- niano come la storia abbia conservato la cultura e la ci- viltà di quelle popolazioni e ne sono mirabili esempi i paesi di Incisa, Figline, San Giovanni e Montevarchi. Lo scenario che incontriamo lungo questo tratto di stra- da presenta molteplici sfaccettature: dalle pendici solita- rie dei boschi di quercia, castagni, conifere e faggi, se per- corriamo la strada alquanto tortuosa fino alla cima più ele- vata dell’intero massiccio del Pratomagno (monte Pia-

artigianato artistico ed enogastronomia 147 nellaccio, 1.593 metri), da cui si dischiude il panorama dell’intera Toscana, dalle Apuane all’Amiata, dal Chian- ti alle torri di San Gimignano, fino al paesaggio valdar- nese dalla Cassia Vetus che corrisponde alla Strada dei Sette Ponti (attualmente detta anche via dei Setteponti), che è la stessa che percorriamo per questo itinerario. Il denominatore comune di questo territorio è rappre- sentato dalle balze, quei fenomeni di erosione ai piedi della dorsale del Pratomagno, disegnati da una parti- colare struttura morfologica fatta di calanchi e canalo- ni, affascinanti per il contrasto tra la spigolosità della roccia e le tonalità calde della materia che assume nei mesi estivi al tramonto inconfondibili gradazioni ros- so-arancio, proprie di questa terra. Queste forre argillose costituiscono una delle molte aree protette del Valdarno e accolgono, a valle, tanti stabili- menti industriali per alcuni tratti di strada, e zone in con-

Fig. 5. Le Balze museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 148 tinua evoluzione economi- ca (come quella della strada provinciale 11 Lungo l’Ar- no, detta dell’Acquaborra, che da Terranuova Braccio- lini va verso Arezzo attra- versando il ponte della sto- rica “diga di Levane”, pro- tagonista nel 1966 della tra- gedia fiorentina), oppure piccoli nuclei rurali come quelli lungo la Strada dei Sette Ponti che conduce fi- no ad Arezzo, che è un per- corso tra i più suggestivi del- la valle dell’Arno. Quest’ul- timo itinerario è senza dub- bio uno tra quelli consiglia- ti da percorrere a piedi lun- go i sentieri, per apprezzare le variazioni del territorio Fig. 6. Le Balze dalla bassa collina fino alla sommità del Pratomagno. La vegetazione qui è mista, a macchia, a zone boschive con in prevalenza querce, faggi e abeti, che si alternano ora a vigneti piani e terrazzamenti, ora a sterminate distese di prati da pascolo, ora ai disegni delle arature, ai colori del- le colture dalla semina alla maturazione, o a campi di oli- vi e in primavera a suggestive macchie di “maggio”, il ter- mine che in questa zona sottintende la “ginestra”. La parte centrale, quella per intendersi attraversata dal- l’Autostrada del Sole e dalla “direttissima” ferroviaria, è in- dubbiamente il nodo pulsante dell’economia di questo ter- ritorio, una delle aree più sviluppate dell’intera Toscana soprattutto per ciò che riguarda la piccola e media impresa

artigianato artistico ed enogastronomia 149 Fig. 7. Vigneto a terrazzamento tipico del Valdarno

Fig. 8. Vendita di abbigliamento a Terranuova Bracciolini museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 150 artigianale, e nell’ultimo venten- nio anche per la presenza di alcu- ni stabilimenti industriali che han- no prodotto marchi divenuti fa- mosi nel mondo e leader indiscus- si nel settore dell’abbigliamento e degli accessori. Alla produzione di abbigliamento, pelletteria ed ac- cessori. A questa produzione, mol- to diffusa in Toscana, si affianca in misura ormai minore quella del ve- tro e del cristallo della zona di San Giovanni Valdarno, che storica- mente vede la sua nascita intorno alla fine del xiii secolo e ancora og- gi, con una produzione indubbia- mente meno artigianale ma pur sempre incisiva per l’economia del- Fig. 9. Produzione di la zona, ne caratterizza il territorio. vetro dello stabilimento La produzione vede oggetti in ve- IVV di San Giovanni Valdarno tro, fatti a regola d’arte, dalle ve- trate artistiche, alle lampade tipo “Tiffany”, ad oggetti d’arredamento realizzati in vetro fu- sione, vetri e dipinti a mano e incisi. Oltre ad una certa tipicità di mestieri artistici, anche l’e- nogastronomia locale offre golosi bocconi valdarnesi che appagano anche i palati più esigenti: a San Gio- vanni la produzione degli insaccati si differenzia con la “Barese”, un tipico salume locale, oppure con “il Riga- tino”, uno speciale tipo di pancetta “stesa”, molto sa- porita. Del Pratomagno sono noti il prosciutto e le ca- stagne, oltre che gli antipasti toscani come i crostini ne- ri, la semplice “fettunta”, la fetta di pane leggermente insaporita con aglio fresco e condita con un filo d’olio extravergine d’oliva e a piacere con fagioli.

artigianato artistico ed enogastronomia 151 L’olio merita un’appunto a parte in questa zona: da Fi- renze ad Arezzo tutto il Valdarno è ricco di oliveti, ma le zone d’eccellenza valdarnesi sono quelle di Pontas- sieve, Reggello (che presenta anche la “Rassegna del- l’Olio Extravergine di Oliva di Reggello e Pratoma- gno”) e Pergine Valdarno, insieme all’olio dei Colli d’Ambra e del Pratomagno. A tavola un famoso legume è soprav- vissuto ai più comuni cannellini e toscanelli: il re del Valdarno, del- l’area Setteponti è il tanto pre- giato fagiolo zolfino: piccolo, ro- tondo, giallo e di buccia sottile viene coltivato soprattutto tra l’Arno e il Pratomagno. L’area di produzione è compresa, nel ver- sante occidentale del Pratomagno, fra i Comuni di Castiglion Fi- Fig. 10. Logo dell’Associa- bocchi, Laterina, Loro Ciuf- zione Fagiolo Zolfino della fenna, Terranuova Bracciolini, Penna Castelfranco di Sopra, Pian di Scò (provincia di Arezzo) ed il Comune di Reggello (provincia di Firenze), in zone collinari e pedemonta- ne, perché ama i terreni poveri e asciutti e non soprav- vive in pianura nei ristagni d’acqua. La semina avviene in primavera spesso sui terrazzamenti degli olivi ed ora- mai è diventato un prodotto pregiatissimo per le mi- nime quantità di produzione e per l’alto costo di ven- dita. Bisogna guardarsi dalle speculazioni sul nome, il vero fagiolo zolfino è solo in questa zona! La cottura di questi fagioli dalla buccia sottile può varia- re dalle 3-4 ore e oltre, per un risultato denso e cremoso. Si gustano lessi, conditi con olio extravergine di oliva (me- glio se forte e fruttato) e adagiati su fette di pane toscano abbrustolito o come contorno della bistecca fiorentina. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 152 Molto in voga, specialmente in passato, era la cottura dello “zolfino” nel fiasco di vetro. Vi si aggiungeva ac- qua, olio, sale, peperoncino, salvia e pomodoro e il fia- sco privato del collo più stretto veniva riposto tra la ce- nere di legna arsa ancora calda, aggiungendo acqua di tanto in tanto e facendo attenzione che non fuoriu- scisse e bagnasse il fiasco dall’esterno, pena lo scoppio immediato. Come’è noto nella più tradizionale usanza contadina, lo zolfino come il fagiolo cannellino è ottimo nella ribol- lita e nella “fettunta” anche il giorno dopo la cottura. Oggi, salvato dall’estinzione, è presente su una super- ficie attorno ai 30-40 ettari, e i coltivatori producono non più di 200-300 quintali di piante, comunque in- sufficienti a far fronte alle crescenti richieste. Per la va- lorizzazione e la tutela dello zolfino si è costituito un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato l’Associazio- ne Ente Fiera col progetto Setteponti, l’agenzia Arsia della Regione Toscana ed i tecnici di Coldiretti, Cia, Unione Agricoltori per promuovere iniziative di speri- mentazione, miglioramento delle tecniche agronomi- che, degustazioni (collaborano a questo programma l’Università, la Provincia di Arezzo, la Comunità Mon- tana del Pratomagno, alcuni ristoratori, i produttori, Ar- cigola Valdarno…) e per coinvolgere produttori e con- sumatori nella salvaguardia di questo prodotto. Anche i polli sono di ottima qualità e ruspanti per ec- cellenza: belli da vedersi oltre che da gustare, si presen- tano con le piume bianche, la cresta e i bargigli rossi e sono meglio conosciuti come i “polli del Valdarno”; la produzione è di razza valdarnese bianca, o Valdarno bianca, la carne è soda e gustosa, sono adatti a tanti ti- pi di ricette, per bollito, arrosto, il sugo o la frittura. Dal 2001 un gruppo di allevatori sotto la guida dell’Arsia To- scana, in collaborazione con le Università di Firenze e

artigianato artistico ed enogastronomia 153 Fig. 11. I polli del Valdarno di Milano si è dedicato al recupero e alla valorizzazio- ne della razza definendone gli standard di razza e sele- zionando la specie. Fra le carni un piatto tradizionale toscano, ma che in questi luoghi si trova molto comunemente anche nel-

Figg. 12, 13, 14. Carnevale dei Figli di Bocco

12 13 museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 154 le sagre paesane e nei mercati settimanali è la porchet- ta, ovvero il maialino di latte arrostito per intero sul fuoco. La ricetta prevede che il maialino venga farcito con tut- te le spezie e gli odori. Una volta arrivata a cottura e ta- gliata a fatte la porchetta viene mangiata tra due fette di pane. Come ben noto del maiale non si butta via nulla, e anche qui si mangia un po’ tutto, dalle parti ma- gre a quelle grasse fino alla croccante crosta che è la par- te migliore, “il boccon del prete” come popolarmente si usa dire da queste parti. Una delle più famose è la porchetta di Monte San Savino, in provincia di Arez- zo, dove annualmente nel mese di settembre si svolge l’altrettanto famosa Sagra. Folklore, manifestazioni paesane che testimoniano la vi- talità di questi paesi si svolgono soprattutto nella sta- gione estiva: il castello di Bucine, ad esempio, ospita nel- le serate estive alcuni concerti ed eventi musicali, vi so- no poi la Festa della grandine a maggio a Castelfranco di Sopra, la mostra dei Presepi a Laterina, i mercati del-

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artigianato artistico ed enogastronomia 155 l’antiquariato a Montevarchi e Terranuova Bracciolini, il Palio degli Arcieri e la Fiera Nazionale degli uccelli da richiamo a Pian di Scò, le feste del Perdono che si svolgono i primi giorni di settembre in tutti i paesi, il Palio di San Rocco di Figline Valdarno con la sagra del- la Nocciola, mentre nel mese di febbraio da non per- dere è la sfilata nel centro storico di Castiglion Fiboc- chi del Carnevale dei Figli di Bocco, con maschere e co- stumi di tradizione veneziana. Nel paese un gruppo di sarte, organizzate in una piccola impresa amatoriale, produce abiti sartoriali per festeggiare un carnevale del tutto speciale: i costumi infatti sono bellissimi, curati nei dettagli e ricamati a mano.

Itinerario da Firenze a Figline Valdarno Diverse sono le strade per raggiungere il paese di Figli- ne Valdarno partendo da Firenze. La più pratica e ve- loce è indubbiamente l’Autostrada A1 in direzione Arez- zo, ma una variante degna di nota è la strada che passa per San Donato in Collina e che muove salendo da Ba- gno a Ripoli attraversando località come Meoste, La Croce, l’Arco del Camicia, la Fonte del Pidocchio (da cui la vecchia strada a sinistra conduce all’Apparita, poi- ché da lì a chi proveniva dal Valdarno appariva per la prima volta Firenze), La Corte, Osteria Nuova, Le Quat- tro Vie, San Donato in Collina, cui segue la villa sette- centesca di Torre a Cona. Dunque per Troghi e Cellai si scende a Incisa. Chi volesse percorrere la via dei Sette Ponti potrebbe partire da Rosano ed arrivare ad Incisa seguendo l’Arno per la via Aretina. Passato Pontassieve, che rimane in vi- sta per alcuni tratti di strada, si sale verso il monte del- la Vallombrosa. Di qui la valle si allarga e si trova Ri- gnano, mentre a sinistra vi sono le pendici della zona di museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 156 Reggello, e su un colle, circondato da uno straordina- rio parco, domina la villa di Sammezzano. Quindi San Clemente, e passata la villa di Leccio, località che mol- ti conoscono per gli outlet aziendali che propongono importanti marchi della moda italiana a prezzi ribassa- ti, si giunge a Ciliegi fino ad arrivare ad Incisa. In questo tratto di strada (la Sette Ponti o Cassia Vetus) si consiglia una breve sosta nella rocca di Incisa, anti- camente meta di viandanti, mercanti e pellegrini, e una visita al Museo presso l’Oratorio del Crocifisso.

Fig. 15. Il castello di Incisa in Val d’Arno

artigianato artistico ed enogastronomia 157 Fig. 16. Palazzi del centro storico di Figline Valdarno

Questa zona è sicuramente un’ ospitale meta turistica per coloro che desiderano conoscere la campagna cir- costante, grazie alla presenza di numerosissime strutture ricettive, bed and breakfast e agriturismi. Proseguendo in modo rettilineo rispetto al fiume sulla sinistra, giun- giamo a Figline Valdarno. Qui sono ancora presenti tratti delle mura, e da visitare la chiesa gotica di San Francesco, gli edifici dei Serristori, la Casa Grande e l’Ospedale. A oriente c’è la zona di Reggello, Pian di Scò e Castelfranco. La sosta nel suo centro storico merita una sosta alla piazza principale, quella dedicata a Mar- silio Ficino che qui vi nacque. In questo centro le botteghe di artigianato artistico non sono molte: l’esperienza di un restauratore di mobili che ci accoglie nella sua bottega laboratorio con un sot- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 158 tofondo musicale jazz è quella di Marco Pecchioli che dagli anni Ottanta produce arredi, cornici e mobili se- guendo lo stile della più antica tradizione con laccatu- re e dorature. L’artigiano racconta che a Figline, negli ultimi anni, la richiesta di mobili ottocenteschi e di re- stauri ha visto il proliferare di diverse botteghe di anti- quariato che si sono ben organizzate, tutte ascrivibili ai dintorni di Figline. La zona di Figline, sulla scia della produzione vetraria valdarnese, offre anche una specialistica produzione ve- traria artistica e non solo con l’azienda Vetrerie Artisti- che di Gianni Prosperi. Qui si realizzano vetrate stratificate, porte in vetro, sca- le, tavoli, pannelli e oggettistica in vetrofusione, oltre a pavimenti in vetro temperato e stratificato. A Figline, per chi non la conoscesse già, merita atten- zione la piccola raccolta dell’Antica Spezieria dell’Ospe- dale Serristori che occupa un ambiente posto al piano terreno, in una posizione di grande valore ambientale. Qui viene esposta una collezione di maioliche, vetri ed ampolle, posti all’interno di armadiature in noce di grande pregio che rivestono tutte le pareti, ed una rac- colta di dipinti. L’istituzione è stata aperta al pubblico nel 1982. La sto- ria di questa farmacia è legata a quella dello Spedale Serristori, fondato nel 1399 da uno dei priori della Re- pubblica Fiorentina, Serristoro di Ser Jacopo. Non sap- piamo con precisione quando la farmacia sia stata aper- ta all’interno dello Spedale ma è ipotizzabile che ciò sia avvenuto agli inizi del xvi secolo. Il forte processo d’industrializzazione che è in corso nel Valdarno non ha tuttavia occultato le antiche tradizioni popolari e contadine, e la sviluppo del settore vitivini- colo nella zona ha sapientemente unito la tradizione po- polare al gusto e ai prodotti locali. Poco oltre la piazza

artigianato artistico ed enogastronomia 159 Fig. 17. La Porta del Chianti Enoteca di Figline

Fig. 18. La Porta del Chianti Enoteca di Figline museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 160 Ficino, in via Castelguinelli, troviamo infatti un nego- zio chiamato La Porta del Chianti, a conduzione fami- liare, dove si vendono i migliori vini locali, tra cui si se- gnalano quelli della zona di Vitereta, oppure quelli na- zionali da degustare con ottimi salumi e formaggi, dai pe- corini stagionati affinati in foglie di fico e abbinati a mar- mellate, oppure con sperimentazione degli abbinamen- ti come la crema di marroni, del tutto priva di conser- vanti. E ancora bruschette, assaggi di pappa al pomodo- ro e ribollita durante la stagione invernale, e panzanella nel periodo estivo oltre all’ottimo farro della Garfagna- na. La vinoteca organizza anche corsi e serate a tema: un corso di distillati, per apprezzare la grappa e le acquavi- ti, il cognac e l’armagnac, il calvados o il rum; corsi di vi- no, dalla vite alla cantina: la nascita del vino, o i vini spe- ciali dolci, liquorosi e i vini spumanti. Proprio per esaltare le peculiarità e la qualità delle attività economiche della zona, si svolge a Figline un’importan- te rassegna di prodotti alimentari locali, dai fagioli zolfi- ni, ai formaggi, all’olio e al vino. A novembre infatti nel- la piazza centrale del paese ha luogo “Autumnia”, con l’e- sposizione di animali di particolare pregio allevati nella zona, come i bovini di razza chinina, i polli del Valdarno o i maiali di cinta senese. Uno spazio è curato dal Museo della Civiltà Contadina di Gaville, e ripropone ricostru- zioni di ambienti lavorativi tipici del passato con esposi- zione di vecchie attrezzature e strumenti e manufatti del- la vita e del lavoro contadino nella zona del Valdarno. Proseguendo lungo la SR 69, passiamo Carresi e Re- stone incontrando il bivio per Castelnuovo dei Sab- bioni e Cavriglia. Una deviazione per il Parco di Ca- vriglia interesserà di certo anche i visitatori più picco- li. In località Cafaggiolo, a Castelnuovo dei Sabbioni, possiamo ammirare un consistente patrimonio di ani- mali proveniente in gran parte da donazioni fatte al par-

artigianato artistico ed enogastronomia 161 Fig. 19. Manifesto del Parco di Cavriglia co negli anni Ottanta. La scelta degli animali è stata sa- pientemente fatta verso specie non pericolose che vivono in condizioni di semilibertà come daini, maiali di cin- ta, struzzi, caprioli, scimmie giapponesi, lama, muflo- ni e i più protetti bisonti e orsi bruni. Esiste anche un centro per la rivalutazione di asini e muli affiliato al Coordinamento Nazionale degli Asinai (associazione “L’Asino”) dove si insegna ad accudire gli asini, si pos- sono montare asini, pony e cavalli in un maneggio, op- pure fare dei giretti nei sentieri del parco. Campi per basket, tennis e pallavolo consentono di praticare que- ste attività all’interno del parco, su prenotazione, e la piscina è aperta al pubblico nei mesi estivi. Il territorio di Cavriglia è stato nella prima metà del Novecento anche un importante centro minerario per museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 162 l’estrazione della lignite, lo documenta la storia delle mi- niere del territorio nata nel 1991 a Castelnuovo dei Sab- bioni, con il Centro di Documentazione delle Miniere di lignite per fornire, in funzione didattica, tutte le infor- mazioni sulle miniere del territorio, il cui sfruttamen- to è iniziato con le escavazioni nella seconda metà del xix secolo. Le miniere con il tempo hanno esaurito la loro forza produttiva e adesso la popolazione tenta di ripristinare un naturale paesaggio leso dalle profonde escavazioni dei macchinari. Il Centro è dotato di una sala per la proiezione di video e di una sala compute- rizzata che consente ricerche anche tramite Internet, e comprende anche una piccola campionatura di mate- riale fossile proveniente dai giacimenti con documen- tazione fotografica. Nel centro storico, accanto alla pie- ve di San Giovanni, la quattrocentesca vinaia un tem- po magazzino di vini e granaglie, ospita un ottimo ri- storante, Il Cenacolo che offre le specialità tipiche del Valdarno. Pasta fatta in casa, bistecca alla fiorentina e salumi di cinta senese sono alcune delle prelibatezze offerte dal- l’Osteria La Vecchia Macina, in località Poggio di Col- le, a Castelnuovo dei Sabbioni. Ancora da segnalare l’E- noteca Borgoforra, dove lo chef propone tipiche specia- lità chiantigiane riviste e arricchite e si effettuano cor- si di cucina anche giornalieri. Da Figline Valdarno, costeggiando la sponda destra del- l’Arno e oltrepassando il Matassino, un’ interessante deviazione d’itinerario è caratterizzata dalla visita a Ca- stelfranco di Sopra, situato nel versante valdarnese del Pratomagno. Siamo in provincia di Arezzo e questa ca- ratteristica cittadina medievale rappresenta una delle tre testimonianze delle così dette “Terre Nove”, insie- me a San Giovanni e Terranuova Bracciolini, il com- plesso di comuni costituiti nella zona del Valdarno Su-

artigianato artistico ed enogastronomia 163 periore dalla Repubblica Fiorentina, intenta a stronca- re lo strapotere feudale ampiamente diffuso nella zona e allargare la propria politica espansionistica fino alle porte di Arezzo. Castelfranco ha un impianto urbanistico perfettamen- te geometrico che prevede la distribuzione a raggiera del paese a partire dal un nucleo centrale costituito dalla piazza principale. La raggiungiamo dalla via dei Sette Ponti, quella che ci conduce per tutto l’itinerario del Val- darno. Attraversiamo l’abitato di Montemarciano, an- tico castello dei Pazzi di Valdarno dove sono ancora ben visibili le due porte di accesso al borgo, e la località Piantravigne, dove vediamo le antiche forre rocciose in tutta la loro imponenza. Nei dintorni di Castelfran- co possiamo ricordare il borgo di Pulicciano, situato ad oltre 600 metri di altitudine, oggi luogo di villeggiatu- ra con una splendida visione sull’intera vallata.

La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli autori e non può considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nel- l’area citata. Si ringraziano le aziende artigiane e le strutture ricettive per la disponibilità a collaborare durante la fase di ricerca. Un particolare ringraziamento va a Massimo Malvisi e a Emanuele Rappa per la corte- se collaborazione. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 164 Parchi naturali, artigianato artistico ed enogastronomia

riserva naturale della vinoteca la porta valle dell’inferno e bandella del chianti Tel. 0575 3161 Via Castelguinelli, 70 [email protected] 50063 Figline Valdarno (Firenze) le balze Tel. 055 959341 Tel. 0575 3161 Tel. 339 7888273 [email protected] www.laportadelchianti. [email protected] associazione fagiolo zolfino del pratomagno antico forno di canu & Frazione Penna innocenti snc 53028 Terranuova Bracciolini Via S. Croce, 20 (Arezzo) 50063 Figline Valdarno Tel. 055 9705039 (Firenze) Fax 055 9705039 Tel. 055 953353 www.ilfagiolozolfino.it info@ilfagiolozolfino.it vetrerie artistiche di gianni prosperi & c. snc Via della Comunità Europea Incisa Valdarno 50063 Figline Valdarno relais villa al vento (Firenze) Via S. Maddalena, 11 Tel. 055 959087 50064 Incisa in Valdarno Fax 055 959087 (Firenze) [email protected] Tel. 348 3812822 www.vetrerieprosperi.it Fax 055 8347505 [email protected] antica spezieria www.relaisvillaalvento.com dell’ospedale serristori Piazza xxv Aprile 50063 Figline Valdarno Figline Valdarno (Firenze) marco pecchioli Orario: aperto a richiesta Via Castelguinelli, 8 Ingresso gratuito 50063 Figline Valdarno Informazioni: tel. 055 9125247 (Firenze) Tel. 339 6530012

artigianato artistico ed enogastronomia 165 museo della civiltà Tel. 055 9677925 contadina di gaville Cell. 328 7258161 Pieve di San Romolo [email protected] Gaville 50063 Figline Valdarno (Firenze) trattoria enoteca Tel. 055.9501083 borgoforra Fax 0559156249 Località Montegonzi [email protected] 52020 Cavriglia (Arezzo) www.comune.figline- Tel. 055 966738 valdarno.fi.it/musei/gaville.html ristorante pitena Via Chiantigiana, 316 Cavriglia 52022 Cavriglia (Arezzo) parco di cavriglia Tel. 055 966016 Località Cafaggiolo www.ristorantepitena.com Castelnuovo dei Sabbioni 52020 Cavriglia (Arezzo) villa barberino Tel. 055 967544 Viale Barberino, 19 Fax 055 967546 Loc. Meleto www.parcocavriglia.com 52020 Cavriglia (Arezzo) [email protected] Tel. 055 961813 Fax 055 961071 centro di documentazione delle miniere di lignite Via Giovanni xxiii, 2 Castelfranco di sopra Tel. 055 9678003 le balze Castelnuovo dei Sabbioni Agriturismo 52020 Cavriglia (Arezzo) Via Riguzze, 23 www.comune.cavriglia.ar.it/mu 52020 Castelfranco di Sopra seominiera (Arezzo) [email protected] Tel. 055 9149139 glia.ar [email protected] ristorante il cenacolo la casuccia Via del Riposo, 6 Agriturismo 52020 Cavriglia (Arezzo) Località San Godenzo Tel. 055 9166123 52020 Castelfranco di Sopra [email protected] (Arezzo) Tel. 055 8336196-329 0589549 osteria la vecchia macina Fax 055 8336196 Località Poggio di Colle, [email protected] Castelnuovo dei Sabbioni 52020 Cavriglia (Arezzo) museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 166 Hotel, residence, ristoranti

Figline Valdarno villa norcenni residence (camping, residence, ristoranti) antica taverna casagrande Via Norcenni, 7 (albergo e ristorante) 50063 Figline Valdarno Via del Puglia, 26 (Firenze) 50063 Figline Valdarno www.camping.it/toscana/club (Firenze) girasole www.hotelvillacasagrande.com Tel. 055 915141 Tel. 055 9544851 Fax 055 9151402 Fax 0559544322 [email protected] [email protected] torre guelfa (Ristorante) torricelli Piazza M. Ficino, 50 (albergo e ristorante) 50063 Figline Valdarno Via San Biagio, 2 (Firenze) 50063 Figline Valdarno Tel. 055 91055733 (Firenze) Fax 055 9544995 Tel. 055 958139-951424 [email protected] Fax 055 958481 ristorante leon d’oro villa la palagina Via Locchi, 7 (albergo e ristorante) 50063 Figline Valdarno Via Grevigiana, 11 (Firenze) 50063 Figline Valdarno Tel. 055 951922 (Firenze) www.palagina.it de profundis café Tel. 055 9502029 Piazza San Francesco, 4 Fax 055 952001 50063 Figline Valdarno [email protected] (Firenze) Tel. 055 9152077 villa la borghetta (albergo e ristorante) ristorante pizzeria Via di Golfonaia, 57 stroncapane Località la Borghetta Piazza M. Ficino, 83 50063 Figline Valdarno 50063 Figline Valdarno (Firenze) (Firenze) Tel. 055 952868 Tel. 055 9156261

artigianato artistico ed enogastronomia 167

Glossario Francesca Sborgi Affresco tifone) raccolti, secondo la tradizione, Tecnica di pittura murale basata sul- da Gregorio Magno. l’incorporazione dei colori alla calce dell’intonaco, che grazie alle partico- Architrave lari modalità esecutive offre straordi- Elemento architettonico orizzontale naria durevolezza dell’opera nel tem- che poggia sopra i capitelli di colon- po. Il supporto murario asciutto e pu- ne, pilastri o stipiti. lito è preparato con un primo strato grossolano d’intonaco (il rinfazzo) sul Aspersorio quale è steso uno strato più sottile, det- Strumento a forma di piccola sfera to arriccio. Sull’arriccio è tracciata con traforata, talvolta provvista di setole, terra rossa la sinopia (disegno prepara- dotato di manico, usato per spruzzare torio dell’opera, sostituito dal Quat- d’acqua benedetta persone o cose. trocento dallo spolvero e poi dal carto- ne). È quindi steso il tonachino, strato Badalone leggero di sabbia fine mista a calce, sul Grande piedistallo in legno per sor- quale l’artista dipinge l’opera con co- reggere i libri corali, sormontato da un lori mescolati con acqua. La caratteri- leggìo (v.) girevole, solitamente collo- stica principale dell’affresco è la rapi- cato al centro del coro della chiesa. dità di esecuzione richiesta all’artista, che deve applicare il colore sull’into- naco fresco, senza lasciarlo asciugare. Brocca Per questo motivo la porzione di su- Vaso con manico e beccuccio utilizza- perficie da affrescare viene preparata to per versare acqua nelle abluzioni li- quotidianamente (sono le cosiddette turgiche, con forma solitamente ad giornate), in rapporto al lavoro che si anfora, spesso riccamente decorato a prevede di portare a termine. Penti- sbalzo (v.) e cesello (v. Cesellatura), usa- menti, correzioni o completamenti del- to insieme al bacile. l’opera sono apportati a secco, usando colori a tempera. Broccato Tessuto di seta, lino o canapa, di com- Alzatina plessa e lenta lavorazione, particolar- Piccolo vassoio in metallo o ceramica mente pregiato, caratterizzato da dise- su alto piedistallo. gni operati, con intrecci che produco- no un peculiare effetto a rilievo. Ampolla/ampollina Vasetto in vetro o metallo con corpo Calice globulare e collo sottile, talvolta dota- Vaso liturgico di forma conica, pog- to di manico ad ansa e beccuccio, usa- giante su stelo con base, usato nella to per contenere l’acqua e il vino eu- Messa per la consacrazione del vino in caristici o gli oli sacri. Sangue di Cristo. Data la sua centralità nella liturgia cristiana, è solitamente Antifonario riccamente decorato, realizzato in oro Testo parziale del Messale (v.) dove so- o in argento dorato all’interno della no riprodotti i canti alternati (le an- coppa; lo stelo e la base possono essere museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 170 di altri materiali, eccettuati il vetro e Cuspide l’avorio, non incorruttibili. Coronamento a forma triangolare di un dipinto su tavola; anche detto di Candelabro elemento decorativo a forma di ap- Grande candeliere (v.) con due o più puntito triangolo. bracci decorati. Diadema Candeliere Ornamento realizzato in oro, argento Sostegno in legno, metallo o altri ma- o altro metallo prezioso, spesso inca- teriali per una sola candela. stonato di gemme o pietre preziose, usato per cingere la testa, contrassegno Cesellatura di nobiltà assoluta e quindi usato pre- Fine lavoro di decorazione di un og- valentemente per adornare le imma- getto metallico, ottenuto tramite il ce- gini della Vergine Maria. sello, piccolo scalpello d’acciaio con punta arrotondata, provvisto di testa Ex voto variamente sagomata a seconda della Oggetto offerto in dono a Dio, alla forma cercata che, battuto con un mar- Vergine o a un santo per grazia rice- telletto, imprime la superficie metalli- vuta o come adempimento a una pro- ca senza inciderla. messa. Faldistorio Ciborio Sedile senza spalliera, con braccioli, Piccola edicola nella quale è custodita spesso imbottito e ornato, riservata al- l’ostia consacrata; posta al centro del- la personalità di più alto grado parte- l’altare, ha forma di tempietto ed è cipante a una cerimonia religiosa. chiuso da sportello solitamente fine- mente decorato. Fonte battesimale Vasca contenente l’acqua battesimale Collegiata benedetta. Chiesa che dispone di un capitolo, ov- vero di un’assemblea di un ordine o di Graduale una congregazione. Volume che raccoglie manoscritti, bra- ni dal Libro dei Salmi, letti durante la Croce, croce astile Messa dopo l’epistola e prima del Van- Oggetto che può essere realizzato in gelo. vari materiali, formato da due assi in- crociati perpendicolarmente, divenu- Incisione to, con o senza Cristo Crocifisso, il Immagine ottenuta su un supporto di simbolo più ricorrente della religione legno, di metallo o di pietra attraverso cristiana. La croce astile o processiona- un lavoro di intaglio a mano con vari le, solitamente in metallo, è posta sul- strumenti – bulino, puntasecca, petti- la sommità di un’asta e usata nelle pro- ne… – o attraverso un processo chi- cessioni. È decorata con motivi incisi mico che utilizza acidi corrosivi. Dal o sbalzati sia sul recto che sul verso. disegno su supporto così ottenuto, det-

glossario 171 to matrice, possono essere tirati gli mensioni non necessita di fermatura; esemplari a stampa. Per estensione, con altrimenti è legato al tessuto di base il termine si indica sia l’esemplare così con fili dell’ordito di fondo (liage ré- ottenuto che il complesso di tecniche pris, v.), o con un ordito supplemen- usate per la realizzazione dell’immagi- tare (ordito di legatura). ne e la riproduzione a stampa. Manipolo Insegna Indumento liturgico, costituito da una Complesso di segni e attributi che stretta banda di tessuto, dello stesso identificano lo stemma di una fami- colore della pianeta (v.); in passato era glia o di una città; asta adorna dei sim- indossato dal sacerdote sull’avambrac- boli iconografici della Passione, usata cio sinistro, legato da nastri, durante la nelle processioni rituali. Messa. Lampasso Tessuto operato, di origine cinese e di Matrice grande pregio, spesso arricchito di tra- Modello dal quale si realizzano esem- me d’oro o d’argento, dall’aspetto pe- plari a stampa. Cfr. Incisione. sante. Il disegno è formato da trame supplementari su una trama di fondo Mazza solitamente in raso o taffetas. Bastone di notevole consistenza, re- cante sulla sommità insegna di grado Lanciato o altri simboli iconografici, impugna- Effetto di disegno sul dritto di un tes- to in particolari cerimonie e nel corso suto, formato da una trama supple- di processioni rituali. Cfr. Insegna. mentare (trama lanciata) lavorata da cimosa a cimosa. Messale Leggìo Libro liturgico contenente i testi del- Sostegno per i libri liturgici destinato le letture e delle preghiere e le prescri- a mantenerli aperti e in posizione op- zioni rituali necessarie alla celebrazio- portuna per la lettura, solitamente col- ne della Messa. locato, in chiesa, nella zona antistante l’altare. Miniatura Derivato da “minio”, pigmento ros- Liage répris so-cinabro usato per colorare le ini- Legatura delle trame supplementari ziali dei manoscritti, il termine indi- di un tessuto per opera dell’ordito di ca la raffinatissima arte di illustrare i fondo. codici su pergamena. Per estensione, la parola è usata in riferimento anche Liséré a qualsiasi dipinto di piccolo forma- Effetto di disegno di un tessuto otte- to, eseguito su avorio, carta, rame o nuto dalla trama di fondo che esce sul altro supporto, che presenti estrema dritto. Se il motivo è di piccole di- dovizia di particolari. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 172 Navicella Palmatoria Recipiente liturgico di forma allunga- Piccolo candeliere liturgico da tenersi ta simile a una piccola barca, dotato di nel palmo della mano, utilizzato per la due valve apribili come coperchio nel- lettura del Messale. la parte superiore, destinato a conte- nere i grani di incenso, da far brucia- re sui carboni nel turibolo (v.). Pékin Tessuto caratterizzato da intrecci di- Oli santi, vasetti per versi disposti in modo da creare effet- Oggetti liturgici usati per contenere l’o- ti di righe verticali. Possono essere ag- lio di oliva consacrato dal vescovo e usa- giunti effetti broccati. to per il battesimo, la cresima, la con- sacrazione dei nuovi sacerdoti, l’estrema unzione agli infermi e agli ammalati. Pianeta Veste liturgica indossata dal vescovo o Olio, pittura a dal sacerdote esclusivamente per il ri- Tecnica di pittura su tavola o tela in to della Messa, tagliata a goccia, aper- cui il colore è ottenuto mescolando ta lateralmente e in alto per la testa, pigmenti a oli vegetali grassi (di lino, derivata dalla foggia del mantello da di papavero, di noce) con l’aggiunta di viaggio di uso tardoromano, detto ap- oli essenziali (essenza di trementina), punto planeta. che rendono i colori meno vischiosi e più trasparenti. Il colore è steso su una Pisside base preparata precedentemente (im- primitura e, nel caso della tela, mesti- Contenitore in metallo prezioso, do- ca,) con gesso e colla, e poi ricoperto rato all’interno e chiuso da un coper- da vernice trasparente a fini protettivi chio, dove sono conservate le ostie con- e per ottenere una maggiore brillan- sacrate destinate alla somministrazio- tezza. La tecnica, di origine antichissi- ne ai fedeli durante l’Eucarestia. Vie- ma, è perfezionata nel xv secolo dal- ne coperta da un velo e custodita nel ta- l’arte fiamminga e trova poi vasta dif- bernacolo sopra l’altare. fusione nel resto d’Europa; permette di ottenere una gran varietà di risulta- Punzone ti, grazie all’ampia gamma dei pig- Barretta di acciaio terminante con una menti utilizzati e ai diversi possibili lettera, un numero o una sigla o un se- rapporti fra i vari strati di colore. gno particolare, da imprimere sulla su- perficie di un oggetto metallico per in- Ostensorio dicarne l’esecutore o l’appartenenza. Suppellettile liturgica, a forma di tem- pietto in epoca medievale e poi, dal tardo xvi secolo, di sole raggiato, nel- Reliquia la quale si racchiude l’ostia consacra- Parte del corpo o oggetto appartenu- ta, per presentarla all’adorazione dei to a un santo, a Cristo o alla Vergine e fedeli, all’interno della chiesa o in oc- in quanto tale conservato ed esposto casione di processioni. alla venerazione dei fedeli.

glossario 173 Reliquiario sinistra, allacciandola sul fianco destro; Contenitore di varie forme (a vaso, a il sacerdote intorno al collo e poi in- cofanetto, a scatola) e materiali, gene- crociata sul petto; il vescovo, invece, di- ralmente riccamente ornato, destina- scendente in due liste verso il basso. to a conservare ed esporre ai fedeli la reliquia (v.). Taffetas Tipologia base di tessuto, chiamato te- Residenza la se è in lino, lana o cotone. Si ottie- Baldacchino per l’esposizione del San- ne dall’intreccio, mediante telaio, di tissimo Sacramento sull’altare. una serie di fili paralleli e mantenuti in tensione (ordito), con un’altra serie Sagrestia di fili trasversali (trama). Ambiente attiguo alla chiesa nel qua- le sono custoditi gli arredi sacri. Teca Piccolo astuccio destinato a custodire Sbalzo una reliquia oppure l’ostia consacrata Tecnica di lavorazione dei metalli pre- da portare ai fedeli ammalati o infer- ziosi, consistente nell’incisione (v.) a bu- mi, o ancora scatoletta metallica dove lino e cesello (v. Cesellatura) di motivi si conserva la lunetta dell’ostensorio (v.) sulla parte posteriore del metallo ridot- to a una lastra molto sottile, così da ot- Terracotta invetriata tenere sulla parte dritta figure a rilievo. Manufatto ottenuto da un impasto di argilla modellata a mano, al tornio o a Secchiello stampo e quindi cotta al sole o in for- Contenitore per l’acqua benedetta, ni ad alta temperatura. Sulla superfi- usato insieme all’aspersorio (v.) per le cie dell’oggetto, decorato con colori a benedizioni rituali. base di ossidi metallici, viene poi ap- plicato un rivestimento vetroso che lo Stemma rende impermeabile e lucente. Insieme di figure e simboli che costi- tuiscono il marchio distintivo e uffi- Turibolo cialmente riconosciuto di una città, di Recipiente metallico contenente i car- un ente o di una famiglia nobiliare. boni sui quali brucia l’incenso duran- te le sacre funzioni, costituito da una Stola coppa con coperchio traforato, così da Indumento liturgico che insieme al ma- far uscire il fumo profumato; è sorret- nipolo (v.) è in pendant con la pianeta to da catenelle che permettono un mo- (v.); è costituito da una lunga striscia di vimento oscillatorio per meglio diffon- tessuto indossata sulle spalle e discen- derne il fumo. dente sul davanti, terminante in forma generalmente trapezoidale e decorata Velluto da frange e croci. È indossato nelle fun- Tessuto caratterizzato da superficie pe- zioni liturgiche in modi diversi dagli losa, costituito da due orditi, uno per officianti, a seconda del grado gerar- il fondo, l’altro per il pelo, ottenuto chico: il diacono la indossa sulla spalla tramite l’inserimento di un filo (vellu- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 174 to riccio) o del quale possono essere in- Voluta vece tagliate le sporgenze anelliformi Elemento decorativo curvilineo o spi- (velluto tagliato). Se l’ordito copre in- raliforme, caratterizzante il capitello teramente l’armatura di fondo, il vel- ionico e composito; è anche usato co- luto è detto unito. Si dice invece ope- me raccordo tra le varie parti architet- rato nel caso in cui il pelo sia disposto toniche di un edificio, ad esempio la in modo da creare un disegno. facciata di una chiesa.

glossario 175

English Version

Museum of Sacred Art 1175, Bishop Rodolfo elevated the new of the Collegiate Church Church of Santa Maria, constructed in of Santa Maria in Figline the new Figline castle, to parish church valdarno (the old one, dependent on San Ro- molo di Gaville, is mentioned in Caterina Caneva sources in 1109). Further ups and downs accompanied the Florentine establishment of do- Figline’s importance in the history of minion over this tormented land, the the Fiesole church is such as to justify castle (including the parish church) was the existence of a “Collegiata Insigne” again destroyed in 1250. After that in the town center. It is the title to event, the life of Figline’s inhabitants which the Parish Church of Santa became permanently fixed around the Maria was raised on 27 October 1493 large square of the market town (al- when Roberto Folchi was the bishop. ready mentioned in 1210), in a new ur- It was Bishop Rodolfo of Fiesole (1153- ban structure that was enwalled be- 1178) who refused the church’s transfer ginning in 1356. In the 15th century, af- of authority to Florence. He did not ter the travails of plagues, riots and de- want to renounce the sovereignty of his struction, the city took part in the Episcopal city, (as the Florentines want- blooming of classical culture, produc- ed) and preferred to go into exile, trans- ing the great philosopher Marsilio Fi- ferring the bishopric seat to the castle cino, who was born here in 1433. of Figline, which he enriched with var- The collegiate church, founded by the ious buildings. The castle was men- Florentines in 1257, overlooking the tioned for the first time in documents large square of the market town, next from 1008, further testimony of the to the coeval “Loggia del Grano” (corn fundamental role played by the Upper loggia), underwent, beginning in the Valdarno in a road system that since 17th century and continuing over the antiquity had been the shortest con- centuries, radical changes that took nection between Rome and the Po Val- away its primitive Gothic appearance ley in Italy. However, the Florentines by adding great altars, replacing the feared the bishop of Fiesole’s temporal large Gothic windows, and filling the sovereignty and wanted to guarantee interior with every possible ornamen- their control over that important strate- tation. Its current rather bare appear- gic center. So, in 1167, with the com- ance, with a single nave, is due to the plicity of a traitor from the Ubertini di 1913 restoration works that eliminated Gaville family, they destroyed the cas- the great 17th century altars. Some im- tle together with the additions built by portant works of art are found inside, Bishop Rodolfo, which rose on a hill the first of which is, on the wall to the to the left of the Arno, as they returned right towards the altar, the large cusp- from an expedition against Arezzo. In idate altarpiece by the so-called “Mas-

english version 179 ter of Figline”. It portrays the Madon- – heavily restored - that depicts the An- na Enthroned with Child, Angels and nunciation, based on the extremely ven- Saints Elisabeth of Hungary and Louis erated fresco in Florence’s Santissima of Toulouse. The latter’s canonization Annunziata. On the same wall there is in 1317 is the terminus post quem that another fresco fragment with a Cruci- dates the painting’s execution to some fixion. time after that year. The work reveals a conspicuous debt, notwithstanding its absolute originality, to the artist’s contemporaries, Giotto and Simone Martini. On the same wall, closer to the entrance, there is another work dat- ed 1539 that is also interesting from an iconographic point of view in so far as Fiesole’s patron, Saint Romulus appears, with Saint Roch, in the foreground in front of the throne of the Madonna with Child and Angels; he is holding a “model” of the city of Figline sur- rounded by its walls. The painting is attributed to the Marchigian artist, Giovanni Andrea De Magistris, whose paternity justifies stylistic elements that are obviously different from the Flo- rentine school, appearing somewhat Venetian and Lombard, even if filtered through the Marchigian school. On the opposite wall, in front of this last work is a painting by Egisto Sarri (1837-1901) that depicts the Transit of Saint Joseph. It shows the technically refined quality of the work by this artist who was a true local star; another of his paintings may also be found in the museum. Going towards the altar, there is the baptismal font dated 1569 that bears, besides the bas-relief of the Baptism of Christ, the coat-of-arms of the Ardimanni family. (The font was moved to this location in 1980). Be- yond this, there is a late Gothic fresco museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 180 An Absolute Masterpiece : the Altar- (1274-1297), the son of Charles of Anjou, piece by the “Master of Figline” was canonized. He is portrayed here in a Franciscan habit as he steps on his crown, On the right-hand wall of the nave, near his regal attribute. Saint Elizabeth of the altar, there is a large cuspidate paint- Hungary, who lived in the early decades ing (298175.5 cm) in tempera with a gold of the 13th century, was also from a royal background that depicts the Madonna family, the daughter of King Andres II. Enthroned with Child, Saint Elizabeth She is recognizable by her Franciscan of Hungary, Saint Louis of Toulouse habit and by the roses that she holds in and Six Angels. Its author is unknown her lap. The presence of the two Francis- but the work is so important as to have can saints led to supposing that the paint- persuaded the critics to assign him the fic- ing had originally been meant for the titious name of “Master of Figline”, to Church of San Francesco in Figline (the group a core of works bearing his unmis- Master also worked for the Franciscans of takable imprint. He was an uncommon Santa Croce). However, the altarpiece artist, active during the early decades of has been in the collegiate church since at the 14th century, who demonstrates a strong least 1577 if it can be identified as the one debt to Giotto’s early period. He was an on the altar to the right of the main one “eccentric” follower of Giotto, maybe not called “Madonna of the Snow” placed from Florence, given some elements in this there until at least the end of the 19th cen- painting that echo Sienese forms. tury. One of his oldest works is in the sacristy Over time the work has undergone re- of the lower basilica in Assisi and anoth- arrangements and modernizations. In the er in the Tosinghi Chapel in Florence’s 1984-1985 restoration, heavy layers of re- Santa Croce. In both cases, he also ap- painting were removed, as well as two tri- pears to have been involved with some of angular tablets depicting angels, which the stained glass windows. His main work had been added to the top of the work to- is the Crucifixion, again in Santa Croce, wards the end of the 15th century in order that reveals the hand of «the most au- to give the altarpiece a rectangular shape. thoritative alternative to Giotto in Flo- The two Angels, first attributed to Do- rence during the early decades of the 14th menico Ghirlandaio, and more recently century» (BELLOSI, 1980). The Figline to Bartolomeo di Giovanni, are now kept painting, of primary importance in his in the museum. (See card 41.) production, also reveals its originality im- In addition to the characteristics that dis- mediately; it is apparent, when compared tinguish it from the mature Giotto, the to Giotto’s Madonna of Ognissanti (to- work stands out for the extraordinary pre- day in the Uffizi), that some of its aspects ciosity of the chromatic treatment, the are more archaic and others extremely goldsmith’s skill in chiseling the decora- more modern. tive details, the refined elegance of the fig- Its execution can be dated after 1317, the ures’ clothes and attitudes, the ever var- year in which Saint Louis of Toulouse ied use of an engraver, the large sumptu-

english version 181 ous drape behind which two charming The Museum angels hold fresh lilies. The pearly com- plexions (without the traditional green The museum can be entered directly preparation) stand out in the multi-col- from the church or by a door under the ored garments around the large throne, portico flanking the church and is a precious object in ivory and marble dec- found in a series of three small elegant orated with nine small gold lions and a halls, characterized by the passage red curtain wrapped around one of the doors with beautiful 16Th century jambs small spiral columns. It continuously in- in gray sandstone that bear the date vites the eye to discover details of an ex- 1586. With the vigorous support of the aggerated beauty, as if in moving toward provost, Father Renzo Mazzoni (1977- the Divine in search of him. 1984), a man also of great cultural depth, the museum was inaugurated Caterina Caneva in 1983. It can be considered the first in the Florentine Upper Valdarno, actu- ally a forerunner since, at that time, the idea of concentrating and promoting artistic assets locally, the idea behind the various “little big museums”, had not totally matured yet and would be systematically realized much later. The structure was updated from both a technological and an exhibitory point of view for the 2007 show “Renaissance in the Valdarno”, with the assistance of the Ente Cassa di Risparmio and the Parish under Manlio Tinti, monsign- or since 1984. The museum contains valuable works of goldsmithery and liturgical furnish- ings belonging to the collegiate church, with some important donations from the antique dealer, Giovanni Pratesi. Beautiful sacred vestments and hang- ings from the church’s rich endow- ment, antiphonaries with precious 15th century illuminations and a complete and rare series of processional insignia with carved and painted symbols of the Passion are displayed on a rotating ba- sis. Among the paintings to be point- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 182 ed out is Ludovico Cigoli’s (1559-1613) si (1616?-1683), that, at one time, was Martyrdom of Saint Lawrence from in the Church of San Pietro al Terreno, 1590. Created for the church of the a church particularly rich in works and Company of Saint Lawrence of the Os- objects of art. Both paintings were re- pedale Serristori in Figline, it was ac- moved from their sites of origin for rea- quired by the Medicis in 1733 and lat- sons of security and preservation. er became part of the Florentine mu- If we do not interfere with the activi- seums’ patrimony. It is in fact a loan ties in the Sacristy, it is worth having a from the Florence Superintendency. look there where, in addition to the The two triangular panels with two an- valuable 18th century counters and gels, added at the end of the 15th centu- wardrobes, there are also a beautiful 18th ry, are also to be admired here. As was century wooden Crucifix, the Our La- the custom at the time, they were dy of the Sorrows and the Mourning placed to the sides of the cusp of the al- Saint John attributed to Vincenzo Dan- tarpiece by the “Master of Figline” in dini (17th century) and a striking Saint order to give the painting a rectangu- Stanislaus Kostka by the previously lar form. They were later re-discovered mentioned Egisto Sarri (1859 ca.). under a layer of azure paint and then removed so as to return the painting to its original shape. Previously attributed to Domenico Ghirlandaio, they have recently been assigned to Bartolomeo di Giovanni, one of that master’s col- laborators. The large partially glazed terracotta, depicting Saint Joseph by Lu- ca the Younger or Girolamo, the sons of Andrea della Robbia (1505-1510 ca.), was also transferred here from the ad- jacent modern Chapel of the Holy Sacrament. Other works have recently been added to the museum’s exhibition that had not originally belonged to the colle- giate church but which however come from churches in the Figline territory. They include: the large altarpiece by Andrea di Giusto, one of Masaccio’s pupils, that depicts the Adoration of the Magi and is from the Church of San- t’Andrea a Ripalta; the imposing Trin- ity with the Virgin by Agostino Melis-

english version 183 A Visit to the Museum a white tunic and a bag of denarii; a lantern and torches; a rooster; a crown Lia Brunori Cianti of thorns and scourges; a hand and a column; a laurel wreath and Roman insignia; Veronica’s veil; chalice and 1 - The Insignia Room scourges; red tunic and dice; hammer, tongs and nails; spear, sponge and ves- The museum entrance, situated in the sel; pitcher and basin; shroud and two premises adjacent to the church, leads ladders; sepulcher and jar of ointments. into the first room that is characterized All the symbols, accompanied by the by sober wooden furnishings such as inscription i.n.r.i., visualize the vari- built-in wardrobes along the walls. The ous moments of the Passion of Jesus room is dominated by the polychrome with simple images but of an immedi- terracotta sculpture from the Della ate popular effect. The images’ stylis- Robbia school portraying Saint Joseph tic characters suggest a 19th century Tus- while a rare series of 19th century pro- can artigianal production, and present cessional insignia, bearing the symbols a careful intaglio with a modest but at- of Christ’s Passion, line the walls. tentive pictorial rendering.

3. tuscan production On the walls Four ceremonial insignia 1. tuscan production 19th century Built-in Wardrobes incised and turned brass; 17th century 15335 cm (each one) carved walnut wood; Collegiate Church of Santa Maria 290175 cm (pair on the left wall), 290187 cm (pair on the right wall) Inside the room Collegiate Church of Santa Maria 4. tuscan production 2. tuscan production Monstrance baldachin Good Friday Processional Insignia second half of the 18th century 19th century gilded, painted and carved wood; carved, incised and painted wood; baldachin: 180106 cm, 19232 cm (each) monstrance: 3551 cm Church of San Michele in Pavelli Collegiate Church of Santa Maria A rare and complete series of wooden A splendid architecturally planned bal- processional insignia used for the Good dachin that reproduces a small apse Friday procession. All the insignia are surmounted by a baldachin, a rich dec- crowned with a cross on which the oration flanks the architectural ele- symbols of Christ’s Passion, resting on ments with volutes, shells and cherubs a cloud, have been carved and painted: while the depiction of the Eucharistic museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 184 symbols of wheat ears and bunches of landi, 1998). The figure appears sim- grapes allude to the presence of a mon- ple and solemn, in a harmonious com- strance meant to be put in the solemn position of , while the face, case for the faithful to worship. aided by the “poverty” of the unglazed material, reveals a melancholic aspect that enriches the saint’s beautiful figure In the centre with psychological values. 5. luca “the Younger” (Florence 1475-Paris 1548) or girolamo (Florence 1488-Paris 1566) della robbia Saint Joseph 1505/1510 partially glazed terracotta, with traces of cold coloring on the faces; 1205260 cm Collegiate Church of Santa Maria Until the end of the 19th century, the sculpture was found in a niche on the second altar to the right, that is the one dedicated to Saint Joseph, where it was substituted by Egisto Sarri’s painting The Transit of Saint Joseph. The statue was transferred first to the rectory and later to the Chapel of the Holy Sacra- ment; it has recently found its rightful place in the museum. It is made up of three separately fired pieces; the cold coloring, traces of which remain on the unglazed complexions, is common to other works from the 16th century Del- la Robbia workshop. Although ex- hibiting modules typical of Andrea del- la Robbia, the work contains innova- tive elements which his youngest sons, Luca “the Younger” and Girolamo, could have worked on at that time, as they were «committed to reconciling an art [that was] in a difficult equilib- rium between Savonarolian involve- ment and mannerist tensions» (A. Bel-

english version 185 2 - The Cigoli Room beginning of the 15th century carved stone; 522113 cm The museum’s second room takes its gift of Giovanni Pratesi name from the large painting by Lu- The sculpture must originally have dovico Cardo, also known as Cigoli, been part of a group dedicated to the portraying the Martyrdom of Saint Annunciation, which also included a Lawrence, that stands out on the left- now-lost statue of an Angel. The Vir- hand wall. It represents not only a fun- gin, elegantly draped in a large mantle, damental work in the painter’s artistic is displayed in the attitude of accept- journey but also one of the benchmarks ing the divine message and her body, of 17th century Florentine painting. In although in a solid arrangement un- addition, this work bears witness to the derlined by the hoop-skirt with wide privileged relationship that Cigoli had folds of the robe, displays a hint of with Figline and its territory. 17th cen- twisting. These elements, typical of the tury painting is well represented also northern European Gothic tradition, by the presence of a work by Agostino together with the particular character- Melissi from the Church of San Pietro ization of the face and the costume’s in Terreno. In this room, there are al- typology, refer to French production, so three illuminated codices, two of in particular to early 15th century which are part of a precious Gradual Provencal culture. dating to the second half of 15th centu- ry Florence ascribable to the style of Left wall the celebrated illuminator Attavante degli Attavanti. The room is elegantly 8. ludovico cardi, also known as furnished with a precious carpet and cigoli (Cigoli, Pisa 1559-Rome 1613) valuable antique big chairs. Martyrdom of Saint Lawrence 1590 oil on wooden panel; 300175 cm On the entrance wall, above the door A loan from the Florentine Galleries 6. tuscan production (Inv. 1890 n. 2130) Crucifix Church of the Company of Saint end of the 16Th century-beginning Lawrence of the 17th century Carried out for the Church of the carved and painted wood; Company of Saint Lawrence in the Christ: 55x47 cm; cross: 11950 cm hospital of the same name, this paint- Collegiate Church of Santa Maria ing remained in its original location until 1783 when, following the congre- gation’s suppression after the Leopol- Entering to the left, in a display case dine reforms, it was acquired by the 7. french school Uffizi Gallery where it was displayed. Virgin Mary Subsequently it passed to the Museum museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 186 of San Marco, to the Refectory of San Ludovico Cigoli and Figline: Salvi and to the storeroom of the Rec- the Beginning of a Great Painter’s tory of Fuligno; Cigoli’s panel was re- Career turned to Figline at the beginning of the 1980’s. It is fundamental testimo- The beautiful panel depicting the Mar- ny of the painter’s activity in the Val- tyrdom of Saint Lawrence, painted by darno. Ludovico Cardi also known as Cigoli, The Martyrdom of Saint Lawrence, represents not only one of the most im- whose exact genesis is testified by five portant of the museum’s works (see No. 8) preparatory drawings kept in the Uf- but it bears witness to the very close and fizi’s Drawing and Print Cabinet, is a special relationship that this important fundamental work in Cigoli’s artistic artist of 17th century Florentine painting journey, directly at the origin of his in- had with Figline. It is precisely the early novative interest in the Venetian use of documentation of the painter’s artistic color. The model for the painting has activity as tied to this place that has led been recognized in a work of a similar to a theory of kinship to the Cardi fami- subject by Titian (Venice, Church of ly, glass makers in Figline. The family’s the Jesuits). Such knowledge, re- palace was at 10 Via Marsilio Ficino, worked in light of the Florentine ex- where there is the Cardi-Cigoli coat-of- perience and, in particular, of the Mar- arms. tyrdom of Saint Lawrence by Girolamo The tie between the painter and Figline Macchietti in Santa Maria Novella goes back to the beginning of his activity (1573), permitted Cigoli to create a and Ludovico’s first documented work is, spectacular perspective and luministic in fact, a Deposition of Christ, com- structure in which the personages act missioned by the Company of the Holy as if they were in one of the theatrical Cross of Figline on 22 March, 1578 the representations for which the same year of the painter’s enrolment in the painter was an expert scenographer. Drawing Academy. The painting, still After the Immaculate Conception in deeply tied to the restless climate of Pon- Pontorme (1589), the Figline painting tormo and Rosso, left its original location was the beginning of the artist’s best in 1783 when it was acquired by the Uf- period and marked a definitive passage fizi Gallery where it is still kept today. to his mature style. A union of con- Two years later, a payment is recorded on structive knowledge and the accuracy 18 November, 1580, of 150 liras to Cigoli of gestures and colors have made Cigoli for a painting of the Annunciation for one of the more sensitive and innova- the “nuns’ little church” located at the Os- tive Florentine painters so as to almost pedale Serristori in Figline (now found be considered a forerunner of the at San Cerbone). This work marks his Baroque. stylistic passage from Mannerism to the considered language of Florentine classi- cism spread by Albertinelli and Fra Bar-

english version 187 tolomeo. The Figline Annunciation al- 9. tuscan production so bears witness to the relationship that Furniture Piece would last over time with the Serristoris, 17th century founders and patrons of the Ospedale carved and veneered walnut wood; bearing their name. Ludovico worked for 13233271.5 cm the Serristoris also in Florence and there Collegiate Church of Santa Maria were some Cigoli-style works at the fam- ily’s residence in Figline, including a Di- 10. tuscan production ana and Satyr, especially close to the mas- Altar cross ter’s style. 17th century Dated 1590, the Martyrdom of Saint embossed and incised brass; Lawrence displayed in the museum was cross: 3125 cm; Christ: 10.510 cm commissioned by the Company of Saint Collegiate Church of Santa Maria Lawrence for the Oratory’s chapel (see No. 8); Ludovico’s style is now mature, backed 11. tuscan production by the purest of Florentine drawing and Two Candlesticks interpreted with intense Venetian-influ- 1600 enced luministic accents that made up cast and turned brass; the fundamental characteristics of his 6018 cm (each) style, which would be very influential in inscription: on the knot, f.c.t. 1600 Florence. and Franciscan coat-of-arms The painter’s activity in the Valdarno Collegiate Church of Santa Maria continued the following year with the Resurrection of Montevarchi, today in 12. tuscan production the Arezzo Museum, starting a vast artis- Two Candlesticks tic production in those years. He received 17th century increasingly important commissions un- cast and turned brass; 3011.5 cm (each) til 1613 when he died and left his last work Collegiate Church of Santa Maria unfinished, Christ’s Entrance into Jerusalem, intended for his patrons’(the 13. tuscan production Serristori family) Florentine altar at San- Two Candlesticks ta Croce. 17th century cast and turned brass; 5014 cm (each) Lia Brunori Cianti Collegiate Church of Santa Maria

In the center of the room 14. turkish production (Ushak) Carpet 19th century museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 188 350420 cm carved, lacquered and gilded walnut gift of Giovanni Pratesi wood ,fabric; 1226150 cm 15. tuscan production Collegiate Church of Santa Maria Armchair first half of the 18th century On the back wall in a display case carved and gilded walnut wood and fabric; 20. tuscan production 1356350 cm Urn reliquary Coat-of-arms of the Chapter of the beginning of the 19th century Collegiate Church of Santa Maria carved, lacquered and gilded walnut Collegiate Church of Santa Maria wood; 473528 cm 16. tuscan production Collegiate Church of Santa Maria Armchair th end of the 17 century-beginning of To the right of the doorway the 18th century carved wood and fabric; 1356750 cm 21. florentine school Coat-of-arms of the Chapter of the Madonna with Child in Glory with Collegiate Church of Santa Maria Saint Michael, Saint Aloysius Gonzaga Collegiate Church of Santa Maria and Holy Pope first half of the 18th century 17. tuscan production oil on ; 287170 cm Armchair Collegiate Church of Santa Maria first half of the 18th century The painting portrays the Madonna carved and gilded walnut wood and with Child seated in Heaven and ac- fabric; 1356759 cm companied by angels. Below there are Coat-of-arms of the Chapter of the Saint Michael armed with a lance in Collegiate Church of Santa Maria the act of felling the devil, Saint Aloy- Collegiate Church of Santa Maria sius Gonzaga praying devoutly to the Virgin while the Holy Pope, turned to 18. tuscan production the faithful, indicates the glory of Mary. Stool Referable to early 18th century Tuscan first half of the 17th century painting, it still shows 17th century carved, lacquered and gilded walnut echoes in the Virgin’s pose and in the wood and fabric; 44.55543 cm warm, contrasting luministic effects, Collegiate Church of Santa Maria particularly in the upper part of the painting. The less weighty and more 19. tuscan production dynamic traits of the saints’ figures Armchair point to the new century and to a new beginning of the 19th century freshness in layout that seems to show

english version 189 traces of the major masters of Florence’s The Figline Gradual 18th century painting. The Liber Gradualis kept in the Figline Museum (nos. 23-24), divided into two Under the paintings volumes and linked to the Company of 22. tuscan production Saint Lawrence’s commission, as the in- Pair of chests with back signia present on the frontispiece shows, 17th century represents an interesting example of Flo- carved walnut wood; rentine miniature production in the sec- 10922452 cm (each) ond half of the 15th century that is relat- Collegiate Church of Santa Maria ed to an important phase of stylistic change. In the seventh and eighth decades of the 15th century, in fact, the most strik- ing examples of the city’s artistic produc- tion of illuminated manuscripts came out of the workshop of Francesco di Antonio del Chierico. They kept abreast of the main results of contemporary painting. The Figline Gradual is profoundly linked to the contemporary culture, revealing an unequivocal reflection of a similar sub- ject by Francesco d’Antonio for the San- tissima Annunziata Codex B (c. 1) in the Prophet. It has the same balance of col- ors, a similar domination of the figure inside the letter and the same foreshort- ening of the background sky. Also the clear buildings present in the Figline minia- tures recall those of the Edili 150 in the Medicean Laurentian Library made for the Florentine Duomo. However, in place of the monumentality and audacity of certain formulations by Francesco, the ty- pology of the personages depicted in the Figline illuminations as the more acces- sible tone of gestural expressiveness and the construction of the scenes presented here, lead to the theory that it is possibly the work of the young Attavante degli At- tavanti who was still working in Francesco d’Antonio’s entourage. The Res- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 190 urrection and Our Lady of the As- Continuing along the adjoining wall, sumption reveal, embryonically, formu- in the display cases under the window lations that were developed in a later from left to right Missal, by Attavante, for the king of Hun- gary, Mattia Corvino (Brussels, Biblio- 23. attavante degli attavanti thèque Royale, ms. 9008, c. 206) while the (Florence 1452-1520) Nativity proposes a drawing that was lat- Gradual er enlarged in his Vatican Breviary, again second half of the 15th century for Mattia Corvino (ms. Urb. Lat. 112, (1470-1480) c. 67). Thus an early phase of Attavante’s parchment codex, cc. 246; work can be seen in these pages, an artist 484340 mm who, from the end of the 15th century Collegiate Church of Santa Maria through the early decades of the 16th, This codex, pertinent to the liturgical would create some of the most precious period from the first Sunday of Advent and important codices of Florentine to Easter, is the first of two volumes that miniature works. make up a valuable illuminated Grad- ual. The painted decoration is made up Lia Brunori Cianti of small and large filigreed letters, by turns red and azure with opposite col- or ornamentation. The illuminated decoration is formed by letters both decorated and illustrated with figures. The latter, placed at the incipit of the main festivals are the following: c. 1, Ad te levavi, A prophet in prayer; c. 37, Puer natus est, Jesus in arms; c. 47, In medio ecclesiae, Saint John the Evangelist; c. 59, Ecce advenit, Adoration of the Ma- gi; c. 210, Resurrexit, Resurrection. The illuminations have characteristics typical of the 1480’s Florentine culture. The figures, briefly outlined, live in terse and perspectively constructed landscapes; the colors, playing on tones of pink, green, azure and yellow recall the atmospheres of the great choir se- ries that came out of Francesco d’An- tonio’s workshop. The slender figures of these illuminations however avoid being plastic and heroic as defined in the master’s images and seem to recall

english version 191 the style of the young Attavante dur- 25. florentine school ing his early years in the entourage of Choir Book Francesco d’Antonio. end of the 14th century-beginning of the 15th century 24. attributed to attavante degli parchment codex, attavanti (Florence 1452-1520) 450300 mm Gradual Collegiate Church of Santa Maria second half of the 15th century (1470-1480) 26. agostino melissi parchment codex, cc. 219 (c.63v); (Florence 1616?-1683) 470320 mm The Trinity with the Virgin Collegiate Church of Santa Maria Datable to 1674, signed agostinus This codex is the second of two vol- de melissis umes that make up a valuable illumi- oil on canvas transferred onto nated Gradual that contains the litur- a wooden panel, 195170 cm gical period from the Ascension until Church of San Pietro al Terreno the end of the year (including the The work is cited by the historian Common for the Apostles, the Mar- Francesco Baldinucci in his biography tyrs, for the Mass of the Dead, etc.). of Melissi (his contemporary) below The decorative apparatus is consistent that of Bilivert, Agostino’s master and with that of the first codex and presents workshop head from 1634 to 1644: «he a greater number of figured and illus- has recently made a painting of a Trin- trated initials: c. 1, Viri, Ascension; c. ity and the Virgin Mary, praying for 7, Spiritus, Pentecost; c. 56v, Dominus, the human race, that must be sent to Saint Peter and Saint Andrew; c. 63v, the Company of the Passion in San Suscepimus, Presentation at the temple; Piero al terreno in the upper Valdarno». c. 79v, De ventre, Saint John the Bap- The Company of the Passion, or of the tist as a Child; c. 84v, Scio, Saint Paul; Holy Trinity, had commissioned the c. 88v, Confessio, Saint Lawrence; c. 91, painting on 22 February, 1657. How- Gaudeamus, Assumption of the Virgin; ever, by 1674 it had still not been de- c. 93, Salva, Madonna with Child; c. livered, creating a dispute with the 98; Benedicta, Saint Michael; c. 102, Je- artist. A preparatory drawing of Christ’s sus between Two Saints; c. 105, Mihi, head with the date «2 ottobre 1674» is Apostle; c. 125v, Intret, Three Martyrs; found in the Uffizi’s Drawing and Print c. 169v, Dilexisti, Female Saint; c. 185; Cabinet. Terribilis, Church; c. 188, Requiem, The painting reveals, despite the Skull on a Catafalque; c. 219v, Bene- grandiosity of its layout, a flat defini- dicta, the Trinity. tion of the personages, and the search These miniatures are also referable to for a resemblance between the Father the young Attavante’s hand, still influ- and the Son, (beyond the common ex- enced by Francesco d’Antonio’s style. pression of an idealized sweetness), can- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 192 not be denied. The refusal of all deco- 3 - Room of Andrea rative refinement is matched with an di Giusto and Furnishings extraordinary intensity of color, qual- ities that establish Melissi’s relationship Beyond a valuable stone doorway from to the devoted approaches and glazed the early 17th century that bears the colors of Carlo Dolci. The painting was Ardimanni family’s coat-of-arms, who removed from its original home some commissioned the church’s baptismal years ago for reasons of preservation. font in 1569, the visit continues in a room principally dedicated to the col- legiate church’s rich liturgical set of fur- nishings. The display cases hold pre- cious works of goldsmithery. Among them we can admire: a rare late 14th cen- tury thurible, copper basins from the 16th century and the Reliquary of the Holy Cross, created by Bernardo Holz- mann, the last great silversmith active in the Medici grand ducal workshops. Particularly rare is a small wooden sculpture portraying the Baby Jesus, as- cribable to 16th century northern Eu- ropean production that is a testimony of the “international” art found in the Figline area. In the room, there are also two impor- tant pictorial works: the Angels, attrib- uted to Bartolomeo di Giovanni and meant to adorn, at the end of the 15th century, the ancient Majesty by the Master of Figline, which is still pre- served today in the collegiate church, and Andrea di Giusto’s triptych, from the Church of Sant’Andrea a Ripalta.

Entrance wall, from the left proceeding clockwise At the wall, inside a display case 27. tuscan production Baby Jesus 19th century

english version 193 carved and painted wood, fabric em- fer to the goldsmith Antonio Graziani, broidered in polychrome ; documented between 1750 and 1780. 2812 cm He was active for the Lorraine grand Collegiate Church of Santa Maria ducal court, and he also created a reli- quary for the Ospedale Serristori in Figline in 1777. First display case On the upper shelf 31. florentine production 28. florentine production Missale Romanum Cover Missale Romanum Cover printed in 1706 printed in 1759 engraved, chiseled, embossed silver fretworked, engraved, chiseled lamina and ; embossed silver laminas, on wooden 4027 cm (each plate of the binding) plates covered with velvet; On the plates: Saint Joseph (recto); 38.827.5 cm Saint Catherine of Alexandria (verso) On the plates: inscriptions: on the recto of the Saint Vincenzo Gonzaga (recto); medallion, giovanni bendi f Madonna in glory (verso) Collegiate church of Santa Maria Collegiate Church of Santa Maria Its delivery is datable to the year the missal was printed (1706); the ap- 29. florentine production pliqués and small plaques display an Holy Water Pot ornamental richness and a style char- second half of the 18th century acteristic of the early 18th century with incised and embossed silver; such specific elements as luxuriance of 14.510 cm (foot diam.), acanthus leaves and the motif of a shell 21.6 (cup diam.) with ribbed valves having a scallop-edg- Collegiate Church of Santa Maria ing. The missal contains, in correspondence 30. florentine production to the Canon of the Mass, a full-page Chalice incision of the Crucifixion created by Second half of the 18th century Giovanni Palazzi, active in Venice from gilded, chiseled, embossed cast 1685 to 1698; he was the author of holy silver(cup); 2613 cm subjects for a History of the Old and stamps: on the foot, ag New Testaments, published in Venice in in an oval field 1688. Collegiate Church of Santa Maria The chalice presents one of the most On the middle shelf widespread typologies in the second half of the 18th century; its creation 32. florentine production dates to the sixth decade of the centu- Pair of Ampullae with Tray ry. The stamp ag on the object may re- end of the 18th century-beginning of museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 194 the 19th century nautilus, a shell in mother-of-pearl, incised, chiseled, embossed silver, mounted in filigree to achieve a spec- blown glass; tacular effect, similar to that found in ampullae: 184.7 cm (foot diam.); objects of 16th century northern Euro- tray: 27.520.5 cm pean production that are present in the stamps: ac in rectangular field on the Florentine Silver Museum. The exu- foot of the ampullae and on the exte- berant filigreed ornamentation that rior edge of the tray covers both the shell and the tray stand inscriptions: ffc intertwined on the appear distant, however, from the Flo- ampullae medallions and in the center rentine examples of this theme and in- of the tray. stead are referable to 18th-19th century gift of Giovanni Pratesi southern Italian production, probably An ampullae and tray set. The stamp Sicilian and still linked to the sump- AC is repeated twice on the tray, indi- tuous Baroque creations. cating both the creator and the assay- er. He is identifiable with either Anto- 34. tuscan production nio Cipriani (documented 1737-1780) Diadem or Angiolo Codacci (documented 19th century 1746-1780), who was still active in 1799. gilded metal, colored stones; The typology of refined neo-classical 2221 cm (diameter) style decoration of the ampullae and Collegiate Church of Santa Maria the essential formality of the tray lead to dating the work to the turn of the On the lower shelf 18th century, also because of the pres- ence of similar articles in other Tuscan 35. ceccherelli workshop churches. Monstrance beginning of the 20th century 33. sicilian production chiseled, embossed cast silver, faceted Tray Stand With Jug crystals, gilded copper (rays); 18th-19th centuries 6226 cm gilded and embossed brass, silver stamps: on the foot, 800; filigree and mother-of-pearl; ceccherelli small tray stand: 711.5 cm (foot Collegiate Church of Santa Maria diam.), 26.5 (super. diam.); shell 186 The stamp identifies this as a product cm (foot diam.) from the Ceccherelli workshop, which loan by Giovanni Pratesi was particularly active in Florence dur- Rare and particular articles of great dec- ing the early decades of the 20th centu- orative effect, they are a jug compan- ry. This monstrance is an excellent ex- ion to a raised tray on a rather soaring ample of its production. The work, in foot (small tray stand). The jug was cre- fact, following the eclectic style of the ated exploiting the sinuous form of a period, tastefully unites the Baroque

english version 195 typology of the angel holding the dis- 19th century play with a typically neoclassical dec- chiseled, embossed silver and colored orative apparatus. The Figline Muse- stones; um also has a pyx (no. 61) and there are 5011.2 cm other items in the Montespertoli and Collegiate Church of Santa Maria Castelfiorentino collections of sacred art that also came from the Ceccherel- 38. tuscan production li workshop. Monstrance 19th century 36. tuscan and Roman production chiseled, embossed silver and colored Missale Romanum stones; gilded copper (rays); printed in 1662 5220 cm printed on paper; velvet impressed Collegiate Church of Santa Maria on wooden boards; 4027 cm (each binding plate) 39. tuscan production Coat-of-arms: on the binding plates, Ciborium a Latin cross on a heraldic mount 18th century Collegiate Church of Santa Maria gilded, painted and carved wood; This missal is rich with full page en- 61.55319 cm; 3119.5 cm (apical cross) gravings taken from famous masters of Collegiate Church of Santa Maria Baroque painting such as Pietro da Cortona (The Trinity on the fron- 40. tuscan production tispiece), Ciro Ferri (Presentation at the Prie-dieu temple, Crucifixion, Pentecost, Last Sup- 19th century per), Carlo Maratta, (Purification of the carved and veneered walnut wood; Virgin); Carlo Cesio (Nativity) and 755549 cm Guillaum Cortese (Annunciation). The Collegiate Church of Santa Maria volume was printed in Rome in 1662 at the Reverenda Camera Apostolica, tak- Above the display case on the wall ing advantage of the famous foreign engravers active at that time in the pa- 41. bartolomeo di giovanni (?) pal city, including the Frenchmen, (Florence, documented 1480-1510 ca.) Francois Spierre (Nancy 1639-Marseille Two angels 1681) and Guillaume Vallet (Paris 1632- 1480 ca. 1704), and the Dutchman, Cornelius wooden panel; 68.589 cm; 64.287 cm ii Bloemaert (Utrecht 1603-Rome? Collegiate Church of Santa Maria 1680), who was patronized by Pietro Around 1480, the two small triangular da Cortona and Pope Urban viii. panels that portray two adoring angels in flight as they look down were added 37. tuscan production to the large cuspidate altarpiece by the Pair of monstrance reliquaries Master of Figline in order to give it a museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 196 rectangular appearance that was the ogy points towards a mid-century, aca- dominant style at that time. In 1946 demic-style artistic production. they were re-discovered under a heavy azure re-painting and restored in 1983. 43. florentine production On that occasion, Alessandro Angeli- Chalice ni assigned them to Domenico first half of the 17th century Ghirlandaio, at a central point in his ca- gilded, engraved, chiseled, embossed reer, close in time to the Portrait of a cast silver(cup); 2411.5 cm Young Man, now at the Oxford Muse- inscriptions; on the foot, um. More recently (in 1992) Nicoletta cap/itol/d.figli/ne Pons, upon Everett Fahy’s suggestion, Collegiate Church of Santa Maria put forward a connection to Bar- The finely and elegantly made chalice tolomeo di Giovanni’s milieu, a painter shows the decorative repertory’s pas- who often collaborated with Domeni- sage from late 16th century to the plas- co, carrying out secondary parts of his tic trends of the full 17th century as seen works, a theory also supported by styl- by the presence of the projecting angel istic considerations. protomes and the play of color creat- ed by the different levels of relief. The depiction of the Virgin on the foot Left wall, second display case together with the inscription and the On the upper shelf heraldic symbol of an eagle indicate 42. florentine production that the work was commissioned by Pair of water-colored prints depicting the Chapter of the Figline Collegiate Our Lady of the Sorrows Church of Santa Maria. 1832-1872 water-colored prints on cardboard; 44. tuscan production frame: chiseled, engraved and Chalice embossed silver end of the 19th century-beginning 14.1212 cm (each print); 3020 (frame) of the 20th century stamp: on the globe, lion sejant gilded, embossed and cast silver(cup); on a letter f in an oval field 2414.5 cm Collegiate Church of Santa Maria stamp: on the foot, 800 The stamp on the frame identifies the Collegiate Church of Santa Maria period in which the piece was created This splendid chalice is decorated with as between 1832 and 1872 when such a figures and scenes related to the Pas- mark guaranteeing the silver’s legal sion of Christ. On the foot there are quality (equal to 9 ounces and 12 the figures of the Risen Christ, the Vir- denarii, 792 thousandths) was in use gin and Saint John the Evangelist while, in Florence. The stylistic character of on the knot, there are the Praying in the beautiful silver frames corresponds the Olive Garden, the Flagellation and to the period while the images’ typol- the Presentation of Christ to the Mob.

english version 197 The stamp 800 indicates that it was 49. florentine production made after the Italian Unity, it has Set of three holy oil jars with case Baroque elements mixed with typical- second half of the 17th century ly 19th-century ones. incised silver, painted wood; jars: 10.510.9 cm; case: 1218.411 cm 45. florentine production inscriptions: chath; infir; Chalice chris (on each jar); first half of the 17th century collegiata di figline (case); gilded, embossed, engraved and Coats-of-arms on the jar bodies: chiseled silver(cup); 23.611.4 cm a head of an ox topped by a six- inscription (back): pointed star and by a halo under the foot, pavane Collegiate Church of Santa Maria Collegiate Church of Santa Maria The three jars, assembled in their case, still have the inscriptions that identi- fied their contents: oil for catechumens, Central shelf used for baptisms, oil for the unction 46. tuscan production of the sick and chrism, used for the con- Chalice firmation, the ordination of priests and first half of the 19th century bishops or the blessing of bells. They gilded, chiseled, embossed cast are cited in the 1682 Furnishings In- silver(cup); 25.612 cm ventory of the collegiate church, which Collegiate Church of Santa Maria was made shortly after their execution, as confirmed by the products’ typolo- 47. tuscan production gy and the refined floral ornamental Chalice repertory incised on the jars’ bodies. 18th century gilded, chiseled, embossed cast 50. luigi salvadori silver(cup); 22.613 cm (Florence, documented 1745-1799) inscriptions: on the foot ex voto bac Incense boat mae vi conf corporis chri 7th-8th decades of the 18th century Collegiate Church of Santa Maria chiseled, embossed cast silver; 918.5 cm 48. florentine production stamps: on the foot, lion passant, Chalice ls, dove in flight second half of the 18th century Collegiate Church of Santa Maria gilded, chiseled, incised, embossed This incense boat has typological ele- cast silver (cup); 23.212 cm ments characteristic of the second part stamps: on the foot, gc in an oval of the 18th century, in particular, the field and two illegible ones curved lamina grips frequently found inscriptions: inside the foot, letter m in many examples from the period. Collegiate Church of Santa Maria The stamp with a dove in an oval field, museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 198 found from 1720, designates the assay- Lower shelf er, the letters ls identify the creator as 52. tuscan production the Florentine silversmith, Luigi Sal- Two Candlesticks vadori, who was active for the grand 17th century ducal court. These elements seem to cast and turned brass; 6118 cm set the item’s creation to between the Collegiate Church of Santa Maria 7th and 8th decades of the 18th century. 53. tuscan production 51. carlo bartolotti Pair of monstrance reliquaries (Roma 1777-1824) second half of the 18th century Thurible carved and gilded wood; 4318 cm 1790-1810 Collegiate Church of Santa Maria fretworked, chiseled, embossed cast silver; 28.514 cm 54. tuscan production stamps: under the handle, pontifical Monstrance reliquary umbrella between two keys; on the second half of the 18th century lid, cb with a stylized fish in the carved and gilded wood ; 34.518 cm center; on the foot, two stamps the Collegiate Church of Santa Maria same as the ones already cited Collegiate Church of Santa Maria 55. tuscan production This item is a good quality product Monstrance reliquary from a prestigious Roman goldsmith’s beginning of the 19th century shop, identifiable by the Treasury carved and gilded wood ; 6031 cm stamp imposed by the Roman Mint Collegiate Church of Santa Maria and by the silversmith stamp that has been recognized as that of Carlo Bar- tolotti. At that time, he had the work- To the right of the display case shop all’insegna del pesce, (“at the in- signia of the fish”), and used this stamp 56. tuscan production from 1790-1810. The thurible, set on a Choir book stands th circular foot, has a cup and lid deco- 18 century rated with sumptuous tablets sur- carved and sculpted wood, leather; rounded by volutes and framed by rib- 150 59 cm bing and plant-like motifs. Both the Collegiate Church of Santa Maria pot’s slender form and its decorative characters show how the rich Roman Back wall, third display case Baroque ornamentation was imprint- First shelf, from the left ed on a more rigorous equilibrium. 57. Bernardo Holzmann (documented 1685-1728) Monstrance reliquary

english version 199 2nd-3rd decades of the 18th century This high-quality product is charac- engraved, chiseled and embossed terized by refined workmanship and an silver, some cast and turned parts, articulate and rich design that takes ad- rock crystal; 4817 cm vantage of forms and decorations from stamp: on the base, bh in a circular field the Florentine late-Baroque tradition. Collegiate Church of Santa Maria These elements allow dating the reli- As attested by the stamp, this Roman quary to the first half of the 18th centu- reliquary is by the famous silversmith ry and refer it to a good-quality city of German origins, Bernardo Holz- workshop that however remains un- mann, who was active at the Medici known, as it lacks a stamp. The coat- court from 1688 on and collaborated of-arms on the foot portraying an ea- with Giovan Battista Foggini, the great- gle with spread wings indicates it as be- est exponent of Tuscan Baroque sculp- ing a commission from the Figline ture, in carrying out prestigious works Chapter. commissioned by the grand duchy, among which the most famous was the 59. florentine production San Cresci reliquary-bust from 1703. (workshop at the insignia of the Very active for the Opera di Santa Maria flower) del Fiore (the opera being a church’s ad- Reliquary of Saint Romulus ministrative institution), Holzmann 3rd-4th decades of the 18th century was also the restorer of important works engraved, chiseled, embossed, such as Cosimo Merlini’s base for the turned, incised, turned and partially reliquary of the Holy Cross. The last gilded silver, some cast parts; information on his activity dates to 1725 3414.5 cm when he is documented working for stamps: on the foot, lion passant, the Church of the Ospedale Serristori helmet in an oval field, flower in an in Figline and this reliquary can also be oval field dated to this period. It has traits char- coat-of-arms: on the foot, a lion acteristic of his production and also rampant holding a staff with a flag some typological details of his typical depicting a lily decoration, such as the motif of the inscription: on the foot, around the three small berries on a bud that would shield, comune di figline then be taken up by other Florentine Collegiate Church of Santa Maria workshops. This monstrance reliquary is particu- larly important for its territorial con- 58. florentine production text as it contains the relic of Saint Ro- Monstrance reliquary mulus, the bishop of Fiesole and the first half of the 18th century patron saint of Figline. The relic was embossed, chiselled and gilded silver given to the collegiate church in 1584 on a wooden support; 40.521 cm by the Florentine noble Francesco Cat- Collegiate Church of Santa Maria tanei from Diacceto and was kept in a museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 200 gilded bronze tabernacle in the past. part of a set with a container for holy The current article, of more precious water. The references to classical cul- material and produced by a famous Flo- ture in the aedicule and the rational rentine workshop, must have substi- subdivision of the spaces place this ob- tuted an earlier one in the 18th century ject within the first half of the 19th cen- at the behest of the Commune of tury. Figline, as indicated by the coat-of-arms and the inscription on the foot. The ob- 61. Tuscan production ject is characterized by naturalistic, re- Pyx fined decorations, with the introduc- 19th century tion of festoons and large corollas of incised, chiseled and embossed silver; roses. The presence of the particular 21.59.2 cm motif of three small berries and the use stamps: on the foot, 800; ceccherelli of a tight incised ornamentation, more Collegiate Church of Santa Maria northern European than Florentine, refers to elements ascribable to the 62. florentine production repertory of the famous silversmith Pyx Bernardo Holzmann. The stamps on 1667 the reliquary indicate that the work incised, chiseled and embossed silver; came from Florence and was produced 3314.2 cm in the active workshop “all’insegna del inscription: on the lid, dlla fiore”, (at the insignia of the flower). The congrati.ne dlla morte di figline stamp with the helmet is ascribed to fatta lanno Bartolomeo Verdiani, and permits lim- Collegiate Church of Santa Maria iting the piece’s dating to the 3rd-4th decades of the 18th century. 63. Tuscan production Pyx 60. Tuscan production 18th century Wooden support with aspergillum incised and embossed silver; first half of the 19th century 2310.4 cm incised, chiseled, embossed silver; Collegiate Church of Santa Maria gilded, painted, carved and gilded wood; wooden support: 3420 cm; 64. adriano haffner aspergillum: 152.5 (documented 1703-1768) Collegiate Church of Santa Maria Pyx A singular ecclesiastical furnishing, it first half of the 18th century is made up of an architecturally struc- incised, chiseled and embossed silver; tured wooden frame containing a small 3214 cm relief portraying an angel in flight, stamp: on the lid, aa in an oval field holding the aspergillum with a full-re- Collegiate Church of Santa Maria lief arm. The whole must have been The rounded foot and lid as well as the

english version 201 typology of the knot and the small api- 68. tuscan production cal cross with trilobate arms refer the Incense boat pyx to Florentine production from the beginning of the 19th century first half of the 18th century. chiseled and embossed silver-plated The stamp identifies the author as metal; 12.512 cm Adriano Haffner, of German extrac- Collegiate Church of Santa Maria tion, who was a prolific silversmith at the workshop “all’insegna del fiore”, (at 69. florentine production the flower insignia). The presence of Pyx only his stamp, as in other cases, iden- 1741 tifies the object as having been made chiseled and embossed silver; exclusively by Haffner who, otherwise, 2512.5 cm would have also used the workshop’s inscriptions: under the foot, pe flower mark. iacopo checcucci 1741; incised at the back: pa Collegiate Church of Santa Maria Second shelf This pyx has a circular foot with a 65. Tuscan production rounded step and edge, a knotted stem Incense boat with the main one pyriform and a flat- 19th century edged saucer. All these structural ele- chiselled and embossed silver-plated ments are decorated with small angel metal; 1610 cm heads in relief, typical of the decora- Collegiate Church of Santa Maria, tive language of the first half of the 18th century. 66. florentine production The incision pa under the foot could Thurible refer to Armando Pavanello, the Figline 1832-1872 provost from 1942 to 1977. Since sim- fretworked and embossed silver; ilar inscriptions appear also on a chal- 26.513 cm ice and a host casket in the Museum stamp: on the foot, lion sejant on the (nos. 45 and 97), it may be theorized letter f in an oval field that these objects, all of the best qual- Collegiate Church of Santa Maria ity, belonged to this priest who then donated them to the church. 67. Tuscan production Pair of pyxes 70. andrea marchesini 1986 (documented 1783-1816) incised silver; 18 cm (diam.) Incense Boat inscriptions: inside, visita beginning of the 19th century pastorale/di giovanni paolo p.p. chiseled, embossed cast silver; ii/fiesole/1986 912 cm Collegiate Church of Santa Maria Coat-of-arms: on the cup, a lion museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 202 rampant holding(?) a flower metal lamina on a wooden support, Collegiate Church of Santa Maria gilded wood; 63.525 cm (both) Collegiate Church of Santa Maria 71. andrea marchesini (documented 1783-1816) 74. tuscan production Thurible Monstrance reliquary beginning of the 19th century mid-18th century fretworked, chiseled and embossed silver-plated, chiseled, embossed silver; 2514 cm metal lamina on a wooden support, stamp: on the lid, am in a rectangular gilded wood; 4920 cm field Collegiate Church of Santa Maria coat-of-arms (very worn): on the cup, a lion rampant holding a flower In the center of the back wall Collegiate Church of Santa Maria The elegant neoclassical style of the 75. andrea di giusto manzini thurible and incense boat (no. 70) is (Florence, documented especially evident in the supple outline from 1420 to 1450) of the forms, the rational distribution Adoration of the Magi (in the centre) of the decoration as well as in the strict and Saints Andrew the Apostle, use of the lanceolate leaf motif on the John the Baptist, James the Apostle incense boat’s valves. The stamp on the and Anthony the Abbot thurible identifies the works as rare on the predella: Calling of Saint Peter products by Andrea Marchesini, active and Saint Andrew; Saint Andrew for the Florentine grand ducal court, Preaching and the baptism of a both for Elisa Baciocchi in 1812 and devotee; Condemnation and Ferdinando of Lorraine in 1816. Crucifixion of Saint Andrew. to the sides: two Kneeling Figures above the side panels: the Angel and Last shelf Our Lady of the Assumption 72. tuscan production above the central panel: Baby Jesus Pair of monstrance reliquaries under the hanging arches: Saints and mid-18th century Prophets silver-plated, chiseled, embossed dated 1436 metal lamina on a wooden support, tempera on a wooden panel; gilded wood; 6828 cm; 7028 cm 202225 cm (central panel); Collegiate Church of Santa Maria 33.5237.5 cm (predella); 22252 cm (fastigium) 73. tuscan production inscriptions: under the central panel: Pair of monstrance reliquaries questa tavola.afatto.fare. mid-18th century bernardo.ditommaso.ds (er) ris/ silver-plated, chiseled, embossed toro.pgratia.ricevta.dadio.

english version 203 edaesua.santi.mccccxxxvi; 76. tuscan production under the side panels: Pair of Candlesticks savs.andreas.apolvs end of the 18th century-beginning savs.ihoas.battista of the 19th century savs.iacobvs.apolvs carved and gilded wood ;13539 cm savs.antonivs.abbs Collegiate Church of Santa Maria Church of Sant’Andrea a Ripalta The large altarpiece looks particularly 77. tuscan production sumptuous also thanks to the elaborate Two Candlesticks frame which subdivides it into a polyp- 20th century tych, and has little tortile columns, phy- cast and turned brass; 6118 cm tomorphic friezes and hanging arches as Collegiate Church of Santa Maria well as a predella. It was carried out as a 1436 commission from Bernardo Ser- 78. tuscan production ristori for the Church of Sant’Andrea in Faldstool Ripalta, as can be seen from the in- 17Th century scription at the base of the center pan- Brass, iron and fabric; 867459 cm el. It was removed from that church Collegiate Church of Santa Maria some years ago for reasons of security. The artist worked in the traditionalist workshop of Bicci di Lorenzo from 1423-1424; he was documented in Pisa with Masaccio in 1426, a working rela- tionship that did not fail to influence Andrea’s painting. He was an eclectic painter, also receptive to the body of work by Lorenzo Monaco and to the fascination of Fra Angelico, of whose culture Longhi judged him an «unre- fined interpreter». If, in fact, the influ- ence of Fra Angelico is most evident in the central figures of the altarpiece, there are clear references to Masaccio and Masolino in the predella, with ev- ident allusions also to the Brancacci Chapel. Andrea’s striking great chro- matic richness and profusion of gold, still late Gothic, create again, particu- larly in the central scene, the elegance and splendors of a celestial court trans- ferred to earth. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 204 Exotic Motifs in the Chasubles ings of toothed leaves and plumes, are of the Collegiate Church placed in the centre of ogival frames re- sembling elaborate , with a linear lay- In the second half of the 17th century, tex- out of large modules still linked to the Re- tile design became a growing sector as re- naissance double-point frame, that high- garded production of both Italian and lights the will to control, through known European works, and, increasingly con- schemes, the exuberance of a vegetation centrating on a naturalistic decoration, both fascinating and strange. The exoti- elaborated an international decorative cism of these fabrics is also seen in the new language, based on the style of French cre- chromatic solutions; leaving behind the ations. The leading centre was Lyons full colours of the past, they tend towards where, following the creation of the gay shades, which often have names with Grande Fabrique (1667), production was a touch of sensuality (e.g., dawn, desire). organized on pre-industrial models ac- Part of this decorative typology was the cording to the economic rearrangement production of “ganzi” – that is fabrics to- promoted by the Minister of Finance Col- tally covered by additional wefts in gold bert. It became the hub of the most up- and silver threads on which the thin to-date inventions and most advanced outlines of the motifs stand out – which technologies. The increase of trade with made Venice able to compete with French the Far East, with the introduction on production in quality and design and European markets of Indian, Turkish, which is admirably exemplified by the Chinese, and Japanese fabrics, together chasuble in the museum (no. 81). with objects of cabinetry, ivory, ceramics At the same time as the “dentelles” style and lacquers, brought another important developed, the production of “bizarre” contribution to production. To fabrics was also very successful (no. 86), so meet the clients’ desire for novelty, the or- defined by Slomann in 1953 because of the namental repertories were renewed to strangeness of the depicted subjects, trace- meet a taste for the exotic, although in- able back to exotic floral themes, charac- terpreted with a western sensibility. terized by the double register of the deco- To this period of the history of be- ration: the chiaroscuro background and long the new fabrics called “lace” and the shiny reflecting foreground obtained by “bizarres”, produced in great quantities the use of metallic threads and polychrome from the end of the 17th century until the silks. The diagonal composition, the asym- 1730’s by the main French, English and metry, the combination of abstract and Italian manufacturing centres. In the naturalistic motifs are some formal aspects “lace” or “dentelles” fabrics, so called for that the “bizarres” took from Japanese fab- the ornamentation inspired by the very rics and clothes (kosode), imported to Eu- costly needlework and pillow-lace fash- rope since the beginning of the 17th centu- ionable for men’s and women’s wear, the ry by the Dutch Indies Company, a coun- flower motifs, derived from the new im- try where this typology took root earlier ported species and organized in group- than France and Venice.

english version 205 The western world absorbed it according In the display case on the left to its own logic, influenced by the col- lecting of artificialia e naturalia, already 79. florentine production found in the 16th century in the studios Chasuble, Stole And Maniple and cabinets on the main European second half of the 16th century courts, and by the century’s scientific in- silk chiselled velvet worked in one ventions such as the telescope, the micro- weave with a lancé weft in silver; scope and deforming mirrors. It is inter- 11868 cm (chasuble); esting to imagine their results reflected in 23020 cm (stole); the contemporary production of 9020 cm (maniple) silks. Collegiate Church of Santa Maria A network of frames with two different Lorenzo Pesci pine inflorescences, one encircled by small carnations, the other one by small poly-lobed leaves and corolla flowers. It is an ornamental typology devised in Florence around the 1530’s, which, be- cause of the strong symbolic connota- tion of eternity traditionally attributed to the thistle flower, was very successful in liturgical fabrics, later remaining char- acteristic of interior design fabrics be- cause of the symmetrical layout and the large design modules. At the bottom of the column there is a unidentified coat- of-arms that presents six golden hills with an azure sky and a red fesse across.

80. florentine production Chasuble and stole first quarter of the 17th century liséré satin in silk liage répris; 12167 cm (chasuble); 21820 cm (stole) Collegiate Church of Santa Maria A layout of parallel lines with a verti- cal echelon orientation. The motif is made up of stylized vases with flowers alternating with inclined leaves having an opposing orientation asymmetri- cally aligned. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 206 The substantial novelty of this fabric identify the fabric as “ganzo”, a very is the reduction of the design, which precious textile that the Venetian works between the 16th and 17th centuries dis- created for women’s wear at the end of tinguished fabrics for men’s and the 17th century, contending with Lyons women’s wear from those for interior for the supremacy in the production of design and for vestments and hangings luxury fabrics. where larger design modules remained. At the bottom of the chasuble’s column The flowered vase theme, a peculiar el- there is an azure coat-of-arms with a ement of 16th century textile decora- gold lion holding a red rose with green tion, maintained unaltered, despite the leaves (Rosati’s coat-of-arms?). reduced size, all the symbolic values of the tree of life, regeneration and eter- 82. florentine production nity, thus also being suited for liturgi- Monstrance cal vestments and hangings. The cross Second half of the 17th century and column present a different motif Embossed and chiselled silver, gilded made up of volutes intertwined with copper and brass (rays); 4634 cm flowers and birds, which were also used inscriptions: on the base, collegiata for clothing in the same period. di s.ma figline coat-of-arms: initials msp, at the top, 81. venetian production crossed globe topped with a cross Chasuble and stole Collegiate Church of Santa Maria First quarter of the 18th century Monstrance of good workmanship, liséré lampas brocaded in silk and gold; richly ornate: the base presents opu- 12270 cm (chasuble); lent volutes framing tablets contain- 23418 cm (stole) ing, besides the inscriptions, the de- Collegiate Church of Santa Maria piction of Saint Michael the Archangel. On a pink background the decoration The stem is decorated with the sym- layout develops following the undu- bols of Christ’s Passion alternating with lating course of the two vertical lines, cherubs’ heads. The rays complete the placed so as to form frames that have iconographic repertory presenting a bunches of peonies with a pomegran- crown of thorns around the display ate surmounted by three carnations in window, from which ears of wheat and their centre. The ribbon frames have a bunches of grapes radiate, further ex- lozenge network simulating the trans- alting the Eucharistic theme. parency of needlework and pillow-lace, making this typology easily recogniz- 83. tuscan production able, and which was defined as “lace” Pyx by historiographers. 1994 (?) The large parts brocaded in gold incised silver; 18 cm (diam.) thread, on which the negative of the inscriptions: visita pastorale/ satin background’s design emerges, di giovanni paolo

english version 207 p.p.ii/fiesole/1994(?) liséré lampas brocaded Collegiate Church of Santa Maria in silk and silver; 11871.5 cm (chasuble); 84. tuscan production 22619 cm (stole) Monstrance-reliquary Collegiate Church of Santa Maria Mid-18th century On a salmon pink satin background, embossed, chiselled and silver-plated the motifs develop vertically in an un- metal lamina on a wooden support, dulating fashion. There is thick and lux- gilded wood; 6828 cm uriant vegetation with various typolo- Collegiate Church of Santa Maria gies of flowers. Fantastic elements, sim- ilar to intertwined ribbons made of squares with toothed leaves in boucle In the display case on the right silver, bordered by the liséré effect of the 85. italian or french production green weft, alternate with it. The deli- Chasuble and stole cate tones of the colours and the over- 1775-1780 abundance of the wefts brocaded in sil- peking brocaded in silk; ver thread and boucle silver refer the 11772 cm (chasuble); fabric to a high-quality production cen- 23020 cm (stole) ter; it is difficult to say whether it was Collegiate Church of Santa Maria French or Italian. As for its chronolo- Fabric for clothing of simple work- gy, the dry and metallic features of the manship, used in France beginning geometric elements, typical of the from the 1770’s and soon imitated all bizarre repertory, lead to thinking of a over Europe. The decoration motif, of late revival of these models, datable to great airiness and freshness, lies on a the second quarter of the 18th century. light green background, where garlands of wild roses, placed on undulating ver- 87. italian production tical parallels, alternate with longitu- Chasuble and stole dinal bands in white silk cannellato, 1760-1765 bordered by very thin lines in pink liséré lancé in silk; satin, inside of which there is a ser- 11768.5 cm (chasuble); pentine of leaves and buds. In the emp- 23019.5 cm (stole) ty spaces there are small bunches of Collegiate Church of Santa Maria wild roses, organized in asymmetrical On a green silk background lies the horizontal parallels within an echelon “meander” layout consisting of a lace scheme which also presents small cut ribbon in white silk that develops up- daisies with an opposite orientation. ward in a sinuous way, combined with bunches of flowers (composites) graph- 86. italian or french production ically outlined by the sharp colour Chasuble and stole changes of the liséré wefts. In the spaces 1725-1730 left by the serpentine ribbon, there are museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 208 light wild flower bouquets, alternative- carved and painted wood; 2812 cm ly oriented to the right and to the left. Collegiate Church of Santa Maria This decorative typology, already de- A work of rare value, this small wood- vised in France at the beginning of the en statue of Baby Jesus is a masterpiece 1740’s and fashionable for more than of gracefulness and intense expressivi- thirty years, is particularly suited for the ty. The elongated body, the special fea- most representative women’s outfit of tures of the face such as the character- 18th century European fashion, the an- istic inviting expression of the eyes and drienne, where the width of the fabrics the compact carved spirals of the hair of which it consisted allowed the orna- lead to seeking the production area far mentation to be completely visible. from Tuscany, towards a refined north- ern European workshop, active be- 88. tuscan production tween the 13th and the 18th century. De- Monstrance Reliquary spite the small dimensions, the little Mid-18th century benedictory Jesus stands solemnly embossed, chiselled and silver-plated holding in his left hand a weltkugel, the metal lamina on a wooden support, golden globe symbolizing the world, gilded wood; 7028 cm an ancient emblem of royal power. Collegiate Church of Santa Maria 92. tuscan production Fourth display case Thurible First shelf End of the 14th century 89. tuscan production embossed, incised and fretworked Altar cross brass; 21 13 cm 17th century Collegiate Church of Santa Maria incised brass; The thurible, of an architectural ty- Christ: 10.510 cm ; cross: 3125 cm pology, has a round foot on which a Collegiate Church of Santa Maria hemispheric faceted cup stands; the tempietto-shaped lid is fretworked 90. tuscan production with motifs of double lancet windows, Altar cross clover and single lancet windows. All 15th century these architectural elements are deco- incised brass; rated with incised frames. There is a Christ: 1111 cm ; cross: 2316.5 cm polylobed plate connecting the chains. Collegiate Church of Santa Maria This object shows typical characteris- tics of the 14th and 15th centuries but the 91. northern european workshop repressed design of the architectural (Flanders?) structure as well as the decorative reper- Baby Jesus tory seem to correspond more to mod- 15th-16th century els still linked to the 14th century.

english version 209 Second shelf 96. tuscan production Casket for the great host 93. tuscan workshop 19th century Madonna and Child embossed, incised and silver-plated 18th century metal; 238.5 cm sculpted stone; 4010 cm Collegiate Church of Santa Maria inscription: on the base, ubi rosa/ubi vita 97. florentine production a gift of Giovanni Pratesi Host Casket 1834 incised and embossed silver; 94. tuscan production Alms plate 9 10 cm (diameter) inscription: on the body, beginning of the 16th century vas. hoc. nulla. umquam embossed and incised brass; alia forma immutandum 42.3 cm (diameter) eccl. ins. coll. fighinesi Collegiate Church of Santa Maria vir. pius ex voto donabat This object, like the two others in the a.r.s. mdcccxxxiv; same display case, is a typical Renais- below, incised at a later time: pa sance furnishing of Tuscan churches. Collegiate Church of Santa Maria It is of the dinanderie type, devised dur- ing the 15th century in the Meuse re- gion and especially in Dinant. Sup- Third shelf porting this origin is an inscription in 98. tuscan production Gothic letters, still present, although Alms Plate very worn, on our exemplars; it reads: first half of the 16th century ich bart geluk alseit/ v nos maria incised and embossed brass; hile lxs xps. In Tuscany, the northern 42.3 cm (diameter) characteristics of these objects were Collegiate Church of Santa Maria simplified by the more sober local style and united to the traditional decora- 99. tuscan production tion so as to achieve an ornamental bal- Print Matrix depicting ance which may be well appreciated in the Crucified Christ the Figline works. second half of the 18th century incised copper; 95. tuscan production 26.318.2 cm Palmatoria inscription: under the image, mid-19th century vera effigie della miracolosa incised and embossed silver; 238.5 cm immagine del ss. crocifisso/ Collegiate Church of Santa Maria che si conserva nella venerabil A gift of Giovanni Pratesi compagnia/ di s. lorenzo museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 210 della nobil terra di figline/ Saint Maximina and the Company in toscana. of the Good Death Collegiate Church of Santa Maria As the inscription indicates, the en- «Effigies D. Maximinae V. et M. cuius graving depicts the venerated Crucifix Ossa Fighini in Aede Societatis a Morte belonging in the past to the Figline nuncupatae osservantur»: this is the be- Company of Saint Lawrence, then to ginning of the dedicatory inscription for the Company of the Good Death, lat- the engraving depicting the Martyrdom er kept in the Oratory of the Compa- of Saint Maximina of which the Muse- ny which became the Misericordia um has the two print matrixes(nos. 100- where it is still venerated on the main 101), a testimony of the cult for this young altar. The Crucifix was invoked during martyr in Figline. The figure of this young calamities and it is recorded that in 1631 woman is mysterious and elusive. She is it was brought to the collegiate church rarely cited in the saints’ repertories and, to plead for the end of the plague which in any case, always in reference to Figline was raging in the Valdarno. where her cult spread in an extraordinary The engraving was executed by Fran- way. From an unmentioned Roman cat- cesco Allegrini (Florence 1729-post- acomb (a place called Massimina exists 1773), the brother of two important ty- in the surroundings of Rome) the bones pographer-editors, Pietro and Giusep- of this Saint were brought here in the 17th pe, with whom he collaborated on century, probably in 1670, and they were many occasions. He worked with Giu- entrusted to the Company of the Good seppe on the collection of One Hun- Death, established a short time before. It dred Portraits of the Medici Royal Fam- is a congregation born in 1636 and ded- ily (1762), and he executed the engrav- icated to accompanying the dead on their ings for the Series of Portraits of Illus- final journey and to celebrating suffrages trious Tuscan Men with Praises of Them in their memory. In their graceful orato- (1766-1773) with Giuseppe Zocchi. ry adjoining the Church of San Francesco, the brothers displayed the remains of the saint kept, then and now, in an urn un- der the main altar. For this occasion a re- fined silver reliquary was carried out, sur- mounted by a graceful statuette of the martyr, still in the oratory. The translation of the holy relics caused a great enthusiasm in the population so much so as to proclaim Saint Maximina co-patron of the town, together with Saint Romulus, Bishop of Fiesole. The devotion for the saint also grew in relation to her healing power, as the already mentioned

english version 211 inscription on the print matrix recalls: We also owe a beautiful pyx dated 1667 «eiusque meritis ac precibus multa Deus and now kept in the museum (no. 62) to beneficia elargitur Mortalibus, precipue a commission by the Company of the iis qui comitiali morbo laborant» (for her Good Death. merits and prayers God bestows many favours to man, especially to those suffer- Lia Brunori Cianti ing of epilepsy). On the 10th July every year the feast of Saint Maximina was celebrated, and every twenty-five years there were special festivities with solemn celebrations, both religious and civil. The 1721 feast was notable, having made it coincide with the one for the patron, the most important ceremony of the year in the Figline area. The celebrations for the 1748 feast were even more solemn with an exceptional influx of people, more than 40,000, among whom were many famous people and nobles. In 1770 the perfor- mances of The Siege and Conquest of Belgrade and Constantine’s Entrance into Rome are recorded, and also David’s Triumph over Goliath was presented on that occasion. It was a sacred oratorio with the text by Canon Salvemini from Castiglion Fiorentino and the music by Giuseppe Feroci, a priest from Figline. In 1785 the Leopoldine reforms suppressed the Company of the Good Death but five years later it was reorganized and still ex- ists today, continuing its services for the dead and keeping on the main altar of their oratory a venerated Crucifix they received from the Company of Saint Lawrence (no. 99). In the 19th century the oratory was embellished with academic frescos, similar in style to those of the Flo- rentine painter Luigi Ademollo and de- picting the martyrdom of Saint Maxim- ina and that of Saint Lawrence. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 212 100. tuscan production Incised copper; 22 13.7 cm Print Matrix portraying the Inscription under the image: Martyrdom of Saint Maximina effigies d. maximinae v. et m. first half of the 18th century cuius ossa fighini in engraved copper; 33.722.8 cm aede/societatis a morte inscription under the image: effigies nuncupatae osservantur; d. maximinae v. et m. cuius ossa eiusque/meritis, ac precibus fighini in aede/societatis a morte multa deus beneficia nuncupatae osservantur; eiusque/ elargitur/mortalibus, praecipue meritis, ac precibus multa deus iis, qui comitiali morbo laborant beneficia elargitur/ mortalibus, Collegiate Church of Santa Maria praecipue iis, qui comitiali morbo laborant 102. tuscan production Collegiate Church of Santa Maria Alms Plate This matrix, as well as the slightly small- first half of the 16th century er next one, portrays the same image of incised and embossed brass; the martyrdom of Saint Maximina, the 42.3 cm (diameter) co-titular saint together with Saint Ro- Collegiate Church of Santa Maria mulus of Figline. The difference be- tween this plate and the smaller one is that it has the names of its authors: Mauro Soderini (Florence 1704-post- 1745) as the painter and Giovanni An- tonio Lorenzini (his religious name, Fra Antonio), (Bologna 1665-1740), as the engraver. After having worked in Bologna and Rome, the former collab- orated in Florence with Giovanni Domenico Ferretti for the Duomo and with Vincenzo Meucci at the Maglio Convent and left works in the arch- bishop’s palace in San Salvatore and in Santo Stefano. Lorenzini, as engraver, collaborated with T. Verkuys and H. Mogalli in Florence on prints of the Grand Dukes’ Gallery’s paintings.

101. tuscan production Print Matrix portraying the Martyrdom of Saint Maximina first half of the 18th century

english version 213 Sacristy 20090 cm ca. each Collegiate Church of Santa Maria, When no services are being celebrat- sacristy ed, it is possible to visit the sacristy of Placed inside a polylobed frame to the the collegiate church. It is a monu- sides of a Crucifix originally on canvas mental room of notable interest, pre- and later substituted by a wooden one, viously the home of the Oratory of the the two works could be seen once in Holy Sacrament, as the inscription, the Chapel of the Corpus Domini. dated 1586, on the doorway record.The Lacking documentary information on wide room has a fresco on the vault by their author, they have been attributed Tommaso Gherardini depicting the to the Cigoli School (E. Biagi, Scheda Sacrifice of Isaac, the only testimony left OA della Soprintendenza, 1988) and of a much larger iconographic appara- more recently to Vincenzo Dandini (S. tus including monochrome paintings Bellesi, 2003) on the basis of a stylis- on the walls. A large wooden wardrobe tic comparison with other works by the and an imposing sacristy counter make artist. He was one of the protagonists up the 17th century furnishings. On the of 17th century Florentine painting. The walls, there are paintings from the 17th- two figures, wrapped in a halo of su- 19th centuries, among which is a Saint pernatural light, emerge from the shad- Stanislaus Kostka by the Figline artist, ow with great pathos, accentuated by Egisto Sarri. He was a portraitist and their expressions and the noble posi- history painter, one of the most famous tioning of the figures. They thus reveal in Florence during the second half of their proximity to the pietistic current the 19th century. In addition, there are tied to Carlo Dolci and Jacopo Vignali two works by Vincenzo Dandini por- and «the neo-Savonarolian interpreta- traying The Virgin and Saint John the tive reflections, that may be frequent- Evangelist, which flanked a now-lost ly found in Dandini’s mature body of Crucifix. The latter was substituted in work» (Bellesi, 2003, p. 108). the early 20th century by the wooden one currently in the large niche on the left-hand wall. Continuing along the left-hand wall 104. egisto sarri Entrance wall, above, to the sides of the (Figline Valdarno 1837-Florence 1901) 16th century doorway Saint Stanislaus Kostka 1859 ca. 103. vincenzo dandini (?) oil on canvas; 172121 cm (Florence 1609-1675) Collegiate Church of Santa Maria, Our Lady of the Sorrows sacristy The Mourning Saint John The sumptuous painting, rich in the- 1650 ca. atrical effects, shows the young Polish oil on wooden panel; saint (Rostkow 1550-Rome 1568), who, museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 214 with Saint Aloysius Gonzaga is one of Egisto Sarri: a local pride, an the more important figures of the Je- important presence in the museum suit Order. He is presented with his tra- ditional iconographic attributes: the A monographic exhibition held in Figline book of prayers, a skull and a Crucifix. in 2000, curated by Moreno Bucco, for The saint’s cult, who was canonized in the first time focused systematically on the 1726, spread widely in the second half personality and production of this im- of the 19th century and was used as an portant 19th century Tuscan artist. He was example to the youth of the Jesuit born in Figline in 1837 and died in Flo- schools. This may also originally have rence in 1901. He came out of the Pollas- been commissioned by Raffaello Lam- trini and Bezzuoli “school of painting” at bruschini for this purpose, an ex-priest the Academy of Fine Arts in Florence. He who had founded various schools in was then drawn by Antonio Ciseri style, Figline, one of which Sarri himself had following in his footsteps also in his choice attended. The attribution to this of themes: portraits (Rossini, Giuseppe painter is based on an oral tradition Verdi, Gino Capponi among others) and and on stylistic comparisons that lead historical subjects. From a modest fami- to considering the work as belonging ly, he was able to complete his studies al- to his early years. However, the sub- so thanks to some fellow citizens of ject’s outline and the magnificent use Figline. He always demonstrated his ties of color are already rather decisive; the to his birthplace, often returning to do color, united to a knowing use of light portraits that are still kept today by some and a scenographic use of black and Figline families. red (in the 17th century-style curtain) Part of the current of so-called “histori- makes the image both realistic and vi- cal romanticism”, Sarri followed the ex- brant with spirituality. amples of Ciseri and Domenico Morelli by moving progressively to a more deci- sive naturalism that contributed to mak- ing his painting more sensitive. Proof of his success is found in the large painting with Corradino of Swabia Listening to His Condemnation to Death, which was an 1863 commission from King Vit- torio Emanuele II and today is kept in the Pitti Palace. He took part in the intense artistic life and in the discussions that an- imated Florence in the mid-19th century. Under the shadow of his master Ciseri, Sarri progressively started executing tech- nically exemplary painting and, as for the subjects, he aligned himself along the

english version 215 fashion of the time with themes gathered more successful works, one in a private from antiquity that were common to collection reveals quite openly the artist’s many European artists. But it is in the re- attachment to his places of origin. It is vival of the historical painting towards the painting Marsilio Ficino Explain- the end of the 1870’s that Sarri reached his ing Platonic Philosophy to the Serris- evolutionary summit by grafting his sol- tori Family. In this, the aristocratic group id academic base with a profound study that is listening is framed, with the help of feelings and philological consistency in of an extraordinary soft slanting light at his accurate environmental reconstruc- sunset, by the green articulated hills char- tions. In his final phase, the artist seemed acteristic of Figline Valdarno standing to show traces also of Ciseri’s late pro- out in the background. duction, that aimed at emphasizing the mystical inspiration of the religious sub- Caterina Caneva ject, thanks to the light and sunny colors he lavished in his paintings. In the sacristy adjacent to the museum, Sarri is well-represented by Saint Stanis- laus Kostka while in the church itself, there is a Transit of Saint Joseph, a sub- ject that he also carried out in a different way for the Church of San Piero in Vi- esca (1862). In the old Figline Town Hall, there is an imposing painting of Alessan- dro de’ Medici Attempting to Abduct a Nun (1885-1895), a dramatically the- atrical scene set inside a convent in which his uncommon artistic qualities stand out. At the female Convent of the Cross, also in Figline, is kept an expressive Saint Augustine in His Study, which shows his awareness of the purist neo-Gothic style (1890 ca.). In Santa Maria al Pon- terosso, a sumptuous Our Lady of the Rosary with Two Saints (1889) may be seen, with its neo-Renaissance layout that has been returned to its original size dur- ing a recent restoration. In the Uffizi, there are also a beautiful Self-Portrait, and a portrait of Sarri by Ciseri, the latter in the Gallery of Mod- ern Art at the Pitti Palace. Among his museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 216 105. tuscan school in the dome of the Florentine Church Crucified Christ of Santa Felicita. The luministic con- 18th century trast between the shadowy foreground Gilded, painted, incised, and carved of the earth on which Abraham and wood; 270170 cm Isaac stand and the airiness of the open Collegiate Church of Santa Maria sky with the liberating angel, con- tribute to the dramatic nature of the 106. tuscan school scene emphasizing, at the same time, Our Lady of the Assumption the comfort of the divine messenger. mid-18th century The painting was originally flanked by oil on canvas; 200150 cm ca. six stories from the Old Testament, Collegiate Church of Santa Maria placed on the walls and carried out as monochrome paintings, a typology in In the center of the room which Gherardini was particularly versed. His most famous example is the 107. tuscan production decoration in false bas-relief in the Sacristy counter Niobe Room at the Uffizi. first half of the 17th century The Figline paintings, recorded in a carved and veneered walnut wood; poor state of conservation at the be- 107268178 cm ginning of the 20th century, have not Collegiate Church of Santa Maria survived to today and it is probable they were cancelled during the extensive ren- In the center of the vault ovation works that involved all of the collegiate church during the 1930’s. 108. tommaso gherardini (Florence 1715-1797) Sacrifice of Isaac Along the right-hand wall second half of the 18th century 109. tuscan production fresco; 300 200 cm ca. Wardrobe Collegiate Church of Santa Maria first half of the 17th century This work is owed to Tommaso Gher- carved and veneered walnut wood; ardini, a follower of the painter Vin- cenzo Mecucci and of the sculptor 291 605 61 cm Giuseppe Piamontini. It is an interest- Collegiate Church of Santa Maria ing fresco depicting the Sacrifice of Isaac that, emphasizing the perspective view 110. tuscan school from below toward high, seems to Madonna with Child, Saint Dominic break through the vault to the outside. and the Souls of Purgatory A skillful frescoist, as well as painter, 17th century Gherardini was expert in creating aer- oil on canvas; 200160 cm ca. ial scenes; he also created the frescoes Collegiate Church of Santa Maria

english version 217 from florence to the a Madonna with Child and Saints by Ja- museum of sacred art copo Vignali (1630). Continuing along of the collegiate church Via di Ripoli, the first building we come of santa maria in figline to is the Church of San Pietro in Pal- valdarno co, which, following its consecration in the second half of the 14th century, un- Nicoletta Baldini derwent various alterations and has been recently restored. Continuing along Via di Ripoli, but taking a small On leaving the centre of Florence and detour, just after the village of Sorgane, crossing the Arno River over the Gio- on the right we come to the Parish vanni da Verrazzano bridge (one of the Church of San Pietro a Ripoli, of which most recently built in decades), we turn there is written evidence beginning down Viale Donato Giannotti contin- from the 8th century (even though it uing into Viale Europa. This thor- rose from the ruins of an earlier build- oughfare cuts through a bustling neigh- ing). Its original structure has been re- bourhood with important historical peatedly altered over the centuries. and artistic buildings, mostly of a reli- Towards the middle of the 18th century gious character. As soon as you reach the building took on the late baroque Via Danimarca, turn right and proceed appearance in vogue at the time, and along via di Ripoli to the badia a Ripoli, later, in 1932-1933, they sought to return an abbey located on the piazza bearing the entire building to its medieval ap- the same name, its origins dating back pearance. On the outside worthy of to the 7th-8th century. Originally a Bene- note are the bell-tower, the tripartite dictine convent, it was later home to façade with its small 14th century porti- the Vallombrosan monks and was ulti- co, and the Renaissance portal. The in- mately suppressed during the early years terior, with two aisles and a nave end- of the 19th century. The church, dedi- ing in an apse, retains only a few ex- cated to St. Bartholomew, was reno- amples of its original decoration (which vated in the late 16th century (1598) must have covered it entirely): Christ in when a portico was added, and then Pietà and the Symbols of the Passion and again, particularly in the 1800’s and in an Annunciation in the last bay of the the 1930’s. The interior, with its single right aisle, and fragments of an An- aisle and crypt, houses important works nunciation of the Virgin in the left aisle. of art that include: Madonna in Glory These aforementioned works have been and Saints by Francesco Curradi in the attributed to Pietro Nelli (late 14th cen- main chapel, Countess Matilde Presents tury). A Beheading of Saint John the Bap- the Charter to the Church by Giovanni tist by Orazio Fidani dated 1638 can al- Camillo Sagrestani (1706) in the pres- so be admired (Proto Pisani, 1994). bytery to the left, and in the votive Returning along viale Europa, to then chapel to the right of the main chapel, continue onto the Via di Rosano, and museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 218 proceeding through the Vallina Gully, as we admire the pleasant and scenic we reach Villamagna, where many im- countryside on both sides of the river, portant buildings can be found. Stand- we come to a small junction on Via di ing out as one of the most important Rosano that takes us to one of the most parish churches in the Florentine ter- picturesque and unique buildings that ritory is San Donnino a Villamagna. dot the river banks: the Gualchiere di The current edifice dates back to the Remole, or mills of Remole. year one thousand, when it was erect- The building’s history in its present ed on the ruins of an 8th-century struc- form – for housing machines used to ture. After being restored in 1930, when full wool – is closely connected to the the baroque additions were removed, events concerning the Albizi family, the parish church regained in part its one of the most powerful in 14th - cen- “austere Romanesque form”. The ex- tury Florence. In the first half of that terior, “with walls showing courses in century, the Albizi family spent enor- alberese stone”, presents “a simple mous sums of money for those mills gabled façade[…] with two lowered located along both banks of the Arno lateral roof slopes and a portal framed upriver from Florence. They purchased by blocks in white stone” a bell-tower the fulling mills of Girone, Quintole that rises with three storeys of double- and Rovezzano and also built the struc- lancet windows, and a belfry added at ture in Remole in order to create a net- a later date (Ungar, 1999). The interi- work for the utilisation of the river so or has a nave and two aisles supported closely tied to the processing of wool. by rectangular pillars surmounted with The specificity of the Gualchiere di Re- round arches and a Gothic ribbed-vault mole is above all due to the moderni- apse. Among the numerous works of ty of the plan of the works that, con- art housed in the church are: the trip- structed in 1326, included twenty tych Madonna with Child and Saints fulling hammers(for beating the cloth by Mariotto di Nardo (dated to 1394- in the wool felting phase), divided in- 1395) halfway down the right aisle. At to five adjacent dwellings suitable for the head of the left aisle is a Madonna housing the labourers who worked with Child between Saints Gerard from there. In 1334 the tower and the colom- Villamagna and Domninus by France- baia (a kind of penthouse in the shape sco Granacci, a painter who was born of a dovecot) were added to this origi- right in Villamagna in 1477 and who nal nucleus, thus giving it the appear- was trained in the workshop of Ghir- ance of a small village protected by a landaio. The panel Madonna En- circle of crenelated walls. There was a throned and Saints can be seen halfway communal area in its centre surround- down the left aisle and is attributed to ed by several buildings including a a member of the Ghirlandaio family, small church with a cloister, where the David. Proceeding once more along fullers and domestic servants with their the road that closely follows the Arno, families lived and worked. Although it

english version 219 lost its original importance beginning But among the works of art housed in from about 1429, the works were used the church the Crucifix with Stories from as a fulling mill until the start of the the Passion and Resurrection of Christ, 20th century, and what makes it so fas- attributed to an artist who has been cinating is that the exterior wall struc- given the name of “Master of Rosano”, ture of the complex still retains its orig- especially stands out. It is dated to 1129 inal 14th-century appearance even after with reference to the reconsecration of obvious additions and restorations car- the church. The restoration of the pan- ried out in modern times that do not, el, executed from 1993 to 2006, further however, spoil the original structure. enhanced the extremely high quality (Fabbri, 2004).Returning onto Via di of the work – it is the most ancient Rosano, after a few kilometres we painted Cross in wood still existing – reach, on the right, the so-called Pi- and the study that has ensued follow- ramidi di Rosano or Pyramids of ing this restoration will undoubtedly Rosano, two small, very picturesque shed new light on its anonymous Ro- pyramid-shaped hills that lead us to man-born author, who, in an extraor- Rosano, a village that rose up around dinarily innovative way, depicted the important Abbey of Santa Maria, Christ’s features (triumphans) and the a Benedictine convent that was found- events related to his Passion with such ed, according to tradition, in 780, and great mastery (Monciatti, 2007). that is mentioned in documents as far From here, taking Provincial Road 90 back as the early 11th century. Alter- towards Rignano we pass (to the left) ations on the buildings that comprise the Castle of Volognano. The village the original nucleus of the abbey took dominates the point where the Arno place starting from the 12th-13th cen- and Sieve rivers meet, offering splen- turies up until the 18th century, while did views over the Valdarno and Prato- the church, because of damage it suf- magno areas. Probably erected on a pre- fered during World War ii, was restored existent Roman settlement, the village to its original medieval state. Since the was first recorded only in 1214 in doc- nuns are strictly cloistered, visits to the uments pertaining to the Church of San complex are very limited. The cloisters Michele, while the earliest mention of are accessible only during the feast of the castle is dated 1220. During the Corpus Domini, while the church is Middle Ages the castle was home to the open only during liturgical services. da Quona family – which later became This three-aisled church with a wood Da Quona di Volognano. In 1304 it was trussed ceiling houses important works destroyed by the Florentine Republic of art such as a Baptismal font from in retaliation for the owners having 1423, an Annunciation by Jacopo di sided with the Ghibelline faction. Cione, dating back to about 1365, and Even though part of the structure still a triptych by Giovanni da Ponte with reveals its 13th-century origins, the cur- the Annunciation and Saints from 1434. rent aspect of the castle is neo-Gothic. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 220 The outer walls, with two gates and a Perhaps originally a Roman settlement, battlemented tower, also include the as its name(Arinianum) would suggest, small aforementioned Church of San the village is mentioned for the first Michele. Inside the church is the altar time in documents from the second piece by Mariotto Albertinelli – bear- half of the 11th century. Strategically lo- ing his signature and the date 1514 – cated at an Arno river crossing, it ac- with the Madonna Enthroned and tually stands a little off the Strada dei Child with Saints Peter, Paul, Apollo- Sette Ponti that runs along the other nia, the Archangel Michael, and the bank of the river, partially following Kneeling Client, perhaps identifiable the ancient route of the Cassia Vetus. with Zanobi della Vacchia. The church The ancient Roman way is famous for also houses a Madonna and Child on the numerous and very old parish canvas by Bicci di Lorenzo, datable to churches(Pelago, Pitiana, Cascia, Scò, 1385-1390 but “modernized” probably Gropina and San Giustino) scattered in 1485, and an equally remarkable along its route; skirting the slopes of Madonna of the Girdle once attributed the Pratomagno, it used to join Flo- to Domenico Puligo – but now con- rence to Arezzo and hence to Rome. sidered the work of the so-called “Mas- Therefore along the road that branched ter of Volognano” (Padovani, 2002): off from the main artery, even though “a very important and representative on the other side of the river, an im- work of early 16th-century Florentine portant place of worship was erected, art” (Bencistà, 1999). the Parish Church of San Leolino, Along the same road lies (to the right) which was reconsecrated in 2000 after the village of Torri.The local Church of long and complex works that restored Santo Stefano, in simple Romanesque the it to its ancient structure. The style, houses: a painting by Francesco church has also recovered its original Curradi (a loan from the Florentine Su- works of art, of notable value, that had perintendency), a beautiful painting on been kept in the 20th-century parish a wooden panel attributed to the Bolog- church of the town. The first records nese painter Lorenzo Sabatini (1562- of the building go back to 1066. A fine 1572 ca.) and a predella or altar-step example of 11th-century architecture, representing Saint Sebastian, King with a basilican plan consisting of a David, a Pontiff and a Bishop probably nave and two side aisles lined with pil- the work of Francesco Granacci, which lars and ending in three semi-circular had been added to a Triptych, attributed apses, the church is embellished by a to the “Master of the Christ Church In- frescoed polyptych representing the In- coronation”, temporarily kept in the coronation of the Virgin (datable to the nearby Church of San Cristoforo in Per- last quarter of the 14th century), another ticaia. fresco, Our Lady of Consolation, possi- Still following Provincial Road 90, we bly a collaboration between Lorenzo reach the town of Rignano sull’Arno. di Bicci and Bicci di Lorenzo, and the

english version 221 christening font in glazed terracotta was transferred here. The work is by representing the Stories from the Life of the Florentine painter Andrea di Gius- Saint John the Baptist (approximately to who was active during the first half datable to 1520) by Santi Buglioni and of the 1400’s and, as seen in this work, his workshop (San Leolino a Rignano, was influenced by the most celebrated 2000).Towards the end of the 12th cen- artists of his time: Fra Angelico, Masac- tury, a castle must have been erected in cio and Paolo Uccello, with whom he the vicinity of the church, subject first collaborated. Going up Via Castellana to the Sant’Ellero nuns and later to the which leads to the so-called Castello del- Vallombrosa friars. It was already in a l’Incisa or Castle of Incisa, we pass, on state of decline during the first half of the right, the Oratory of the Crocifis- the 14th century, when the hamlet, set so del Castello (or Oratory of the Cru- close to the bridge over the Arno, start- cifix of the Castle). Built originally in ed to flourish under the Florentine Re- 1364 next to a hospital which cared for public, giving life to the nucleus of to- wayfarers and the ill, the oratory is ded- day’s Rignano. Two illustrious figures icated to a wooden Crucifix that was were born here: the humanist Ves- thought to be miraculous and was pasiano da Bisticci (1421-1489) and the brought here during a procession painter Ardengo Soffici (1879-1964). which had started from Florence. The From Rignano, continuing along building houses a small but rich and Provincial Road 90 towards San Gio- elegant museum, the local Museum of vanni, one must visit Incisa in Val d’Ar- Sacred Art, founded in 2002, where no. The name, (incisa means carved), important works of art are kept; they springs from the “location of the village comprise paintings on wooden panels, inside a steep walled gorge formed by vestments and furnishings from the Arno river, but once believed to churches around Incisa. Among the have been “carved” out by the Romans” others are particularly worth men- (Tigler, 2005). In the lower part of the tioning: a Madonna and Child on a village, near the town hall, stands the wooden panel attributed to the “Mas- Church of Sant’Alessandro built in ter of Barberino” (active between 1358 1786 on the site of the oratory of the and 1369), from the Church of San Lo- abolished Company of the Corpus Do- renzo in Cappiano; a Madonna and mini. The current building has main- Child with Saints Julitta, Cyriacus, tained the 16th-century front portal of Bartholomew and the Client from the the oratory. The single-aisled interior 16th century attributed to Giuliano Bu- has two altars and a vaulted apse giardini (once kept in the Church of adorned with 20th-century frescoes. In San Quirico in Montelfi); a Christ Cru- 1984 a triptych representing the cified in polychrome wood of Floren- Madonna and Child with Saint Michael tine school, dated from the first two and an Evangelist Saint (from the decades of the 16th century – and there- Church of San Michele in Morniano) fore not identifiable with the crucifix museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 222 which was at the origin of the creation Rome after a visit to his native Florence, of the oratory; a Christ Redeemer in cop- the friars asked the pontiff permission per fixed on a wooden panel executed to erect a new church and convent. The by a follower of Ludovico Cigoli, which two buildings were dedicated to Saints was originally in the Church of Santo Cosmas and Damian, whose cult was Stefano in Cetina; a Saint Michael by particularly dear to the Medici family. Orazio Fidani (18th century); and rich The building was consecrated in 1530 furnishings, silverware, ex-votos and and in 1592 an arcade was added to pro- fabrics mostly from the 17th and 18th vide shelter for the pilgrims. The com- centuries (Caneva, 2004). Among the plex was modified during the 18th cen- latter, particularly noteworthy, is a rare tury when the interior of the church and precious embroidered cope hood was modernized following late-Baroque from the end of the 15th and the begin- canons, evident in its conspicuously ning of the 16th centuries. Leaving the rich decoration, precious ornamental museum and continuing towards the stuccos and in the dozens of paintings higher part of the small town, one on canvas. Worth noticing, among oth- reaches the Castello, or castle, where er works of art: a polychrome terracot- traces of the medieval structure are still ta bas-relief with Madonna and Child visible and where one can see, besides attributed to Lazzaro Cavalcanti known the former Church of San Biagio with as il Buggiano, based on a drawing by remains of the ancient defensive walls, Luca della Robbia. The convent un- the house which, according to tradi- derwent the successive suppressions de- tion, once belonged to the family of creed first by Leopoldo, then by the Francesco Petrarca and inside which French, and finally by the Italian gov- the poet, born in Arezzo, presumably ernment, however managing to pre- spent the first seven years of his life. serve through the years its function as Back in the lower part of the small a school for the religious. town, moving towards San Giovanni From Incisa, following the same State Valdarno, one finds, immediately to the Road, we now head for Figline Val- right, the church and convent of Santi darno. Before reaching the town prop- Cosma e Damiano al Vivaio of the Fri- er, we pass the Sanctuary of the Ma- ars Minor. Originally, there used to be donna del Ponterosso, built, during on the same site an oratory-church, the second half of the 1500’s (1570), al- dedicated to the Virgin Mary, annexed so to house a miraculous image – a fres- to a convent that gave shelter to way- co of the Virgin Mary Enthroned with farers during the 14th century. During Child – now standing on the main al- the first decade of the 1500’s, the foun- tar. The work, executed around 1499, dation passed into the hands of the was originally inside an aedicule locat- Franciscan Friars Minor. In 1516, as the ed in Figline Valdarno. It was produced Medici Pope Leon x was travelling at the behest of the Florentine Antonio through the Valdarno, heading back to di Paolo d’Antonio de’ Parigi, who

english version 223 commissioned it to a student of Pietro rence - it was indeed considered the Perugino, probably identifiable with city’s granary. Buildings of consider- the Figline artist Giovanni di Papino able historical and cultural value can Calderini (Baldini, 2005). The work be seen inside the perimeter of the an- remained for a few decades in its orig- cient walls. The central piazza Marsilio inal location, but following the disas- Ficino, named after one of the most trous 1557 flood, it became necessary important humanists of the 1400’s who to grant the venerated Madonna a more was born here in 1433, presents the typ- suitable home. Thus the sanctuary was ical structure of a “mercatale”, namely built, in part also with support from a market square. It is faced (north) by the Medici Grand Dukes. On one of a 14th-century arcade, part of the 17th- the altars the visitor can also admire a century Ospedale Serristori; and sumptuous Madonna and Child with (south) by the Collegiate Church of Saints by the Figline artist Egisto Sar- Santa Maria started in 1257 at the foot ri(19th century) of whom the Museum of San Romolo, the small hill over- of the Collegiate Church houses other looking the town. As concerns the col- important works. The frescoes in the legiate church, “there exists conflicting sacristy and especially those in the information regarding the origins of church choir depicting the Stories from the church, whose foundations would the Life of the Virgin Mary and from the appear to have been laid at least 100 Childhood of Christ, which were car- years earlier, after the destruction of the ried out between 1750 and 1753 by the old Figline castle and that of a church Florentine painter Pietro Betti, are dedicated to Saint Mary” located on worth mentioning (Pasquini, 2003). the aforementioned hill (Bencistà, From the Sanctuary of the Madonna 1999). Initially a parish church, it re- del Ponterosso proceeding along the ceived the title of collegiate church in State Road we reach Figline Valdarno. 1493, which means a chapter was set up This small town is one of the most an- there, with a provost and twelve cient Florentine walled lands, the so- canons, and could count on fixed rev- called “terre murate”, having been enues. Deeply modified between the planned in the mid-1200’s when, fol- 17th and 19th centuries, it was freed from lowing the destruction of the “Fegh- its 17th-century additions during ine” castle set atop a hill dominating restoration works carried out in the last the river, the Florentine Republic de- century; however, the church has pre- cided to promote the growth of the served very little of its original Gothic small village situated in the plain below. structure, but for the original dimen- Provided with defensive walls during sions of its single aisle, and its large ogi- the 14th century (which are still visible val windows. Outside, the most re- today, although for the most part they markable feature is the fine 16th-centu- have been incorporated into houses), ry portal, while the interior houses var- Figline became very important for Flo- ious works of art, including a Madon- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 224 na and Child with Angels and Saints a Renaissance portico that continues Elizabeth of Hungary and Ludwig of along the left side where it becomes Toulouse by the so-called “Master of part of the Franciscan convent, while Figline”, a painting on a wooden pan- on the right-hand side the church is el datable to after 1317, year in which flanked by houses dating back to the Saint Ludwig was canonized. Inside the 16th century. A tabernacle representing 19th-century circular cappella del Sacra- the Madonna and Child by the school mento or Chapel of the Sacrament – of Giovanni Pisano can be admired un- which opens to the right – one can ad- der the portico next to the entrance of mire a Saint Joseph in polychrome ter- the church, where are also a number of racotta attributable to Andrea della coats of arms. The portico lunettes have Robbia and probably produced be- preserved frescoes from the 17th centu- tween 1505 and 1510. ry. The single-aisled interior, with a The local Museum of Sacred Art was transept and three apsidal chapels, has set up in 1983 in premises adjacent to remained faithful to the ancient struc- the collegiate church. Leaving the col- ture; however, drastic restoration work legiate church and going towards Via was carried out in the 1920’s, when the Castel Guinelli, we pass first a group of Franciscan Friars retook possession of houses from the late Middle Ages, and the church and convent. The inner then a villa known as Casa grande dei façade shows a series of frescoes in- Serristori, with its interesting courtyard cluding the Annunciation, the Incoro- flanked by two 15th-century open gal- nation of the Virgin, the Crucifixion and leries and an Italian-style garden from Saints, Saint Francis, God the Father in where a portion of the ancient 14th-cen- Glory, and a smaller Crucifixion which, tury walls with one of the towers are between 1985 and 1990, were restored clearly visible. Other monuments make to their original state also by removing a visit to the old town of Figline defi- any pictorial addition. They are data- nitely worthwhile: the Palazzo pretorio ble to the first two decades of the 15th (Magistrate’s building), rebuilt in 1931 century and are the work of the Flo- with the original municipal tower in- rentine painter and illuminator side which is a chapel housing a glazed Francesco d’Antonio. On the right- terracotta of a Madonna and Child with hand wall is a fresco attributed to Pier Saints, probably from the workshop of Francesco Fiorentino, that was origi- Benedetto Buglioni. Not far from the nally in the cloister, representing the Palazzo stands the Church of San Madonna and Child with Saints Francesco, erected in its current out- Bartholomew and Sebastian, while the line at the turn of the 13th century over left-hand wall shows a fresco from the the foundations of a pre-existing con- school of Botticelli depicting the As- struction of smaller dimensions. The sumption of the Virgin Mary Offering façade, which shows traces of its orig- her Girdle to Saint Thomas, with Saints inal two-colour pattern, is fronted by John the Baptist and Julian. Finally, the

english version 225 sacristy houses a stucco Madonna and The surroundings of Figline Child from Ghiberti’s workshop (dat- ed to between 1420 and 1430). Also in- Two recommended excursions start teresting – the cloister and chapter hall from Figline. Driving south-west one which record the importance of the reaches Gaville, a village that stands Franciscan foundation. The Monas- where once rose a castle known as Gav- tero della Santa Croce, or Monastery illaccio, property of the Ubertini fam- of the Holy Cross, also stands on Piazza ily, the local feudatories. In Gaville one San Francesco, although only the can visit one of the most important Ro- church can be visited (as the monastery manesque parish churches in the Val- is strictly cloistered). Founded in 1542 darno: the Parish Church of San Ro- by the brothers of the Company by the molo, which, according to tradition, same name, it was the Augustinian was erected in 1007 next to the mighty nuns from the Florentine convent of bell-tower (perhaps originally a Roman Santa Maria di Candeli in Via dei Pi- watch-tower), presumably on the site lastri who settled there from the start. of a pre-existing votive chapel. The The church’s current appearance is the church was erected at the behest of the result of restructuring begun in the ear- Ubertini family and that of the bishop ly 17th century and completed in 1794: of Fiesole (whose first representative the exterior has a columned atrium was precisely Saint Romulus). In 1030 with a vaulted ceiling, corbels and its construction was already at an ad- columns from the late 16th century. The vanced stage and was completed about single-aisled interior, with three grey 40 years later. sandstone altars in late-baroque style, The façade is in compact ashlars. The is extremely rich in stuccos. Among the lunette of the central portal used to paintings housed in the church are es- house an early 15th-century Madonna pecially noteworthy: a Christ Crucified and Child with Saints Peter and Romu- and Mourners, derived from an origi- lus of Sienese school, now kept inside nal 16th-century work by Marcello the rectory. Inside the church, with a Venusti and a Saint Cecilia that can be nave and two side-aisles separated by attributed to the school of Giovanni pillars topped with capitals of great val- Camillo Sagrestani, a Florentine artist ue, is found an Annunciation by a fol- who mostly worked in his native city lower of Ghirlandaio. The rooms of the where he died in 1731. Despite these aforementioned rectory have been the monuments and works of art bearing seat, since 1974, of the Museo della testimony to the importance the town civiltà Contadina (Museum of country held during the Middle Ages, the cur- culture) which displays a collection of rent town centre has a typically 19th- about 4,000 pieces illustrating rural century layout, owing to the remark- work year-round. From Gaville, after able industrial boom that took place travelling through San Donato in here just in that period. Avane and entering the Chianti region, museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 226 we come to the Castle of Meleto which fresco depicting the Madonna and was originally of the Benedictine order Child by Paolo Schiavo. of the Coltibuono Abbey and already From the parish church we take the in 1269 belonged to the Ricasoli fami- aforementioned road called Strada dei ly who enlarged it over the course of Setti Ponti whose more than thousand- the centuries. Besides the 15th-century year-old name has origins that have not fortifications, evidenced by the im- entirely been resolved: on one hand it posing cylindrical tower, the interior can be explained by the presence of the furnishings and decorations show its structures that cross the watercourses later function as an aristocratic manor (that, anyway, are certainly more than house, as attested also by a small charm- seven), or it could also be tied to the ing 18th-century theatre. Another itin- symbolic and ritualistic value of the erary takes us across the Arno in Figline number seven that would link pagan from where, heading in the direction gods, once venerated there, to Christ- of Vaggio, we reach Pian di Scò. ian saints to whom the numerous reli- The town is set on the Resco torrent gious buildings found along the way (from which the name of the place is have been dedicated. Entering onto perhaps derived) which “through a sys- this important thoroughfare we head tem of artificial canalization supplied towards Reggello, whose position, mills, oil mills and a wide agricultural close to the Pratomagno mountain district particularly flourishing during range, makes it ideal for pleasant the grand-ducal period» (Trotta, mountain excursions. Probably to be 2005). Especially worthy of note is the identified with the ancient Castelnuo- Romanesque Parish Church of Santa vo in the parish of Cascia – to differ- Maria, one of the most important in entiate it from Castelvecchio, which the Valdarno area together with the belonged to the Guidi counts– the vil- aforementioned Parish Church of San lage became part of the dominion of Romolo, where from its parvis, which Florence between the late 13th century has been recently renovated together and the early 14th century, when, in with all the surrounding area, you can 1385, the castle was fortified. Its current enjoy a fine view of the countryside name (Reggello), meaning the capital with its forests and hills cultivated with of a community, goes back to a law pro- olive trees and grapevines. The build- mulgated, in 1773, by Grand Duke ing, provided with an imposing bell Pietro Leopoldo. In the town you can tower, was first recorded in 1008. The visit the City Hall (the coats-of-arms of exterior presents a simple façade onto several Podestà who held office here which a series of blind arches and two can be seen on its façade) and the parish single lancet windows open; the inte- church of San Jacopo, founded on the rior of the church consists of a nave and pre-existing oratory (dedicated to that two aisles divided by columns topped saint), that has a single aisle structure. with finely decorated capitals and a The building, although it underwent

english version 227 modernization during the 20th centu- and Anthony the Abbot (on the left) ry, contains furnishings mostly from painted by Masaccio in 1422, now the 17th century. A 16th-century wood- housed in the Masaccio Museum of Sa- en Crucifix is displayed in the pres- cred Art. Founded in 2002, the muse- bytery. In the nearby village of Cascia um houses important vestments, para- is the Parish Church of San Pietro that ments, silverware and paintings com- rose “probably on the site of an older ing from various buildings in the area; early Christian church with a Lombard other works of art worth noting are: a tower which was turned, according to Madonna and Child with Saints from a practice quite common at the time, the workshop of Domenico Ghirlan- into a bell tower”. The origin of the daio, a Madonna and Child between current aspect of the church is “more Saints Michael the Archangel and Se- complex and took place over time: its bastian by Agnolo Guidotti dated 1575, pure Romanesque-style structure prob- an Annunciation by Alessandro Allori, ably dates back to between the end of painted before 1587, a painting on can- the 12th and the beginning of the 13th vas representing the Mourning over the centuries”, while the portico is proba- Dead Christ by Santi di Tito, bearing bly from the 16th century. The interior, his signature and the date 1601, and a consisting of a nave and two aisles with Saint Anthony from Padua with Child a single central apse, has (with the ex- between Saints and Cherubs by Jacopo ception of the two pillars at the end) Vignali, signed and dated 1655, all of columns with capitals decorated with which originally from the Parish plant-like motifs and allegorical scenes Church of San Pietro (Caneva, 2006). that might have been carried out by From Reggello, leaving the Strada dei “local skilled workers but with funda- Setti Ponti and following the signs for mental contributions of Lombard ori- Casabiondo, we arrive at the Villa di gin”. On the left wall there is a detached Casamora, an 18th-century farm-villa, fresco with an Annunciation by Mari- today the headquarters of the wildlife otto di Cristofano, the brother-in-law hunting reserve, the Fattoria di of the famous painter Masaccio. In the Casamora, under which a large part of apse there is a 14th-century wooden the surrounding territory comes. From Crucifix known as “della Casellina”, this ancient residence we continue on while, beginning from 1988, on the to Menzano-Casabiondo, whose in- wall at the end of the left aisle was for habited nucleus dates back to the 13th some time on display the Triptych of century, even if its later enlargements Saint Juvenal (so called because origi- and modifications gave it today’s rural nally it was housed in the church bear- 18th-century aspect with a loggia, and ing the same name) depicting the paved courtyard with a well, wash tub Madonna Enthroned with Child, Two and fountain. On the other side of the Angels and Saints Bartholomew and road stands the Oratorio dell’Immaco- Blaise (on the right) and Saints Juvenal lata Concezione (or Oratory of the Im- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 228 maculate Conception) built in the 17th artistic crafts, fine food century as a votive chapel and whose and wine in upper valdarno façade was embellished in 1711 with Baroque decorations not common in Maria Pilar Lebole the Valdarno area. A short distance from and Benedetta Zini Casabiondo is Poggio Alla Regina, originally a magnificent castle belong- ing to the Guidi counts. The settlement As it follows its course from the Prato- was first mentioned in medieval man- magno massif to the Chianti hills, the uscripts with the name of “Castiglioni” Arno runs through a natural reserve or “Castiglione della Corte” in 1008; in known as the Valle dell’Inferno e Ban- 1191, after Henry vi confirmed it a pos- della, rich in English and Turkey oak session of the Guidi counts, it was lat- woods, willow trees, -woods, and er passed down “in feudum” to the Pazzi holm-oaks which occupy the slopes of family from Valdarno, at least until 1277 this long gorge of artificial basins. As it when it was claimed by the abbey of nears the narrows of Incisa the gorge Florence. The castle became the heart seems to end but it widens again in the of politics and economy in the area be- Arezzo province, eventually englobing tween the 11th and the 14th centuries (in the territory where the Ambra, left af- the 13th century it returned a possession fluent of the Arno towards Siena, flows. of the Guidi counts). It lies in a strate- The itinerary we recommend for the gic position between the mid-Valdarno discovery not only of the historic and and the upper Casentino area and it was artistic splendours of the Arno valley, practically impregnable because of the but also of its traditional crafts devel- nature of the land it was built on: an oped long ago but still well alive, isolated peak that is sufficiently wide stretches along about 40 kilometres of and surrounded by steep slopes. Con- road: it can be covered via highway A1 fiscation by the Florentine Republic re- (also known as Autostrada del Sole) be- sulted in loss of importance and con- tween the tollbooth of Firenze sud and sequent abandonment before the end that of Valdarno, or following the Arno of the 14th century. Since 1993 the site valley from Florence first, along the Via has been the object of an archeological Aretina and then, past Pontassieve, go- excavation promoted by the Universi- ing up (left) towards Vallombrosa and ty of Florence which is yielding impor- down again until Rignano – or else tant results for the reconstruction of the eastward to Reggello, Pian di Scò and history both of the settlement and the Castelfranco di Sopra. surrounding territory. From a historical point of view, the Upper Valdarno is a territory rich in Acknowledgements: Lucia Bencistà, Cecilia Frosinini, Cecilia Ghelli, Alessio Monciatti, parish churches and castles, and strate- Gloria Papaccio, Rosanna Proto Pisani, Giusep- gically important for its “terre murate” pina Carla Romby, and Giuliana Righi. (walled lands).

english version 229 First ruled by the Guidi counts from while the lower valley is home to many the Casentino area, and later (from the industrial plants which line the road in 13th century) by the Commune of Flo- certain stretches; other zones testify the rence, these “terre murate”, or villages ongoing economic development in the protected by defensive walls, present a area (such as the stretch of Provincial typically perpendicular street plan and Road 11 Lungo l’Arno known as Ac- up until today testify how history has quaborra running from Terranuova preserved the culture of the local peo- Bracciolini towards Arezzo, across the ple, admirable examples being the vil- notorious “Levane dam” which was the lages of Incisa, Figline, San Giovanni cause of the tragic flood that hit Flo- and Montevarchi. rence in 1966). Small rural villages dot The scenery that surrounds us along this other parts of the territory such as along stretch of road is multi-facetted: solitary the Strada dei Sette Ponti that runs all slopes covered by oaks, chestnuts, the way to Arezzo and is one of the conifers and beeches; then – if we go all most picturesque routes in the Arno the way up the tortuous road to the valley. Here a walk along the mountain highest summit of the entire Prato- paths is highly recommended, to wit- magno massif (Mount Pianellaccio, ness the landscape variations from the 1,593 metres) – fabulous views over Tus- foothills to the top of the Pratomagno. cany ranging from the Apuan moun- The patchwork scenery includes shrubs tains, Mount Amiata, the Chianti hills and woods dominated by oaks, beech- right up to the towers of San Gimignano es and fir-trees; vineyards planted on and finally to the Valdarno landscape even ground and terraces interspersed bordering the ancient Cassia Vetus with vast expanses of pasture fields and which corresponds to today’s Via dei patches of cultivated fields showing the Setteponti or Strada dei Sette Ponti neat lines of ploughing or else the (namely Seven Bridges Road) and which colour of young shoots or that of ma- will be our route for this itinerary. ture crops, and then again olive groves, A constant feature throughout the ter- and in the springtime picturesque spots ritory are the ravines, a phenomenon of blooming yellow broom(ginestra in caused by erosion along the foothills Italian but locally called “maggio”). of the Pratomagno ridge, assuming pe- The central part – that which is cut culiar shapes: crevices and gullies, fas- through by the Autostrada del Sole and cinating for the contrast between their the straight railway line – is unques- sharp angular contours and the warm tionably the economic hub of the area, shades of the matter which during the among the most industrialized in Tus- summer months, at sunset, takes on cany. It consists mainly in small and unmistakable red and orange nuances, medium manufacturing enterprises characteristic of this land. and, for the last two decades, has also These clayey gorges are just one out of been home to a number of industrial many protected areas inside Valdarno, plants now producing world-famous museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 230 designer clothes and accessories bear- famed is the oil from the Ambra hills ing leading brands in the sector. Be- and the Pratomagno. sides the production of clothes, leather The Valdarno cuisine has managed to goods and accessories, very widespread preserve a now famous bean, the prized in Tuscany, a now minor production fagiolo zolfino, preventing it from being of glass and crystal centred around San supplanted by the more common hari- Giovanni Valdarno still lives on. The cot and toscanelli bean. King of the Val- town was founded around the 13th cen- darno and the Setteponti district, the tury and up until today glassware has small round yellow legume with a thin remained influential on local econo- skin is mainly cultivated in the territo- my, although its production obvious- ry between the Arno river and the ly now relies on less craftsmanlike Pratomagno mountains. On the west- methods than in the past. The metic- ern side of the mountain, the area of ulously manufactured glass objects production comprises the municipal range from artistic stained-glass win- districts of Castiglion Fibocchi, Late- dows to Tiffany-style lamps and deco- rina, Loro Ciuffenna, Terranuova Brac- rative furnishings in melted glass, not ciolini, Castelfranco di Sopra, Pian di to mention hand-painted and engraved Scò (in the province of Arezzo) and glasswork. Reggello (in the province of Florence); In San Giovanni even salami is made the zolfino bean is cultivated on hills in a particular way, resulting in the lo- and foothills, for it grows well in bar- cal barese, a typical salami, and rigati- ren and dry land while it cannot sur- no, a special type of very tasty bacon. vive in the plain, where water stagnates. The Pratomagno area is renowned for Sowing takes place in spring, often on its prosciutto and chestnuts, as well as the terraces planted with olive trees and for its Tuscan antipastos such as crosti- by now the zolfino bean has become a ni neri (canapés with chicken-liver select product owing to the small quan- pâté) and the simple fettunta – a slice tities produced and the high market of bread lightly seasoned with fresh gar- price. Also - beware of imitations: the lic and a trickle of olive oil, topped at genuine fagiolo zolfino is grown exclu- will with haricot beans. sively in this area! Olive oil in this area deserves a special The cooking of these beans with thin note: from Florence to Arezzo the en- skin requires from 3 to 4 hours, or even tire Valdarno is rich in olive groves, al- more, until they become thick and though the most distinguished areas creamy. They are good boiled, seasoned are those of Pontassieve, Reggello with extra virgin olive oil (better if (which is host to the “Rassegna dell’O- strong and fruity), and served on toast- lio Extravergine di Oliva di Reggello e ed Tuscan bread or as a side dish with Pratomagno” or Reggello and Prato- a Bistecca (steak) alla Fiorentina. magno Extra Virgin Olive Oil Exhibi- A very popular way of cooking the zolfi- tion) and Pergine Valdarno. Equally no bean, especially in the past, was in-

english version 231 side a flask. Water, oil, salt, chilli pep- to look at as they are good to taste, the per, sage and tomatoes were added to chickens are all white-feathered with the beans and the flask (deprived of its red crests and wattles, and are known narrow neck) was placed inside the fire- as “Valdarno chickens”. The race reared place among the ashes still hot from is Valdarno Bianca. The flesh is firm the fire. Water was added from time to and tasty, and well suited for many dif- time, being careful not to overfill the ferent recipes, bollito (stew), arrosto container to avoid wetting the outside (roast), fried or used to make sugo of the bottle, lest it would burst in- (sauce). stantly. Since 2001, a group of breeders under As is well-known in traditional coun- the guidance of Arsia Toscana, in col- try uses, zolfino beans, just as haricot laboration with the Universities of Flo- beans, are excellent inside ribollita (a rence and Milan, have been working soup made with vegetables and stale on promoting and preserving the race, bread) and on the fettunta, also the day defining its standards and controlling after they have been cooked. the species selection. Today, rescued from impending ex- Regarding meat, a typically Tuscan dish tinction, it is grown on approximately commonly found around here at coun- 30-40 hectares, and farmers produce try fairs or at the weekly market is no more than 2000 to 3000 kg of pro- porchetta – an entire piglet cooked on duce, too small a quantity to satisfy the a spit. Following the recipe, the pig is growing demand. For the promotion stuffed with spices and aromatic herbs; and conservation of the zolfino bean, a when ready, porchetta is cut into slices work group was formed, to which par- and eaten between two slices of bread. ticipated Associazione Ente Fiera with As everyone knows, “del maiale non si the Setteponti project, Agenzia Arsia of butta via nulla” –everything is edible the Tuscan Region and the technicians in a pig, nothing goes wasted, and in- of the Italian Farmers’ Associations of deed, also around here, just about every Coldiretti, Cia and Unione Agricoltori part is eaten, either lean or fat, up to the to promote experimentation, im- crispy crust which is the best part, “the provement of agronomic techniques, priest’s delicacy” as goes the local pop- tasting gatherings, and, broadly speak- ular saying. Monte San Savino’s ing, to involve consumers and pro- porchetta is famed for being one of the ducers in the safeguard of this product best. Each year in September, the town (the University and Province of Arez- (in the province of Arezzo) holds its fa- zo, the Pratomagno Comunità Mon- mous fair called Sagra della Porchetta. tana, restaurant owners, the growers, The vitality of the local villages is evi- Arcigola Valdarno and others also take denced by the numerous country fairs part in the initiative). and folkloric events held throughout Also poultry is of utmost quality, and the area, especially during the summer free-range par excellence. As beautiful months. Thus, on summer evenings, museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 232 the Bucine castle hosts a number of time), La Corte, Osteria Nuova, Le concerts and other musical events, Quattro Vie, San Donato in Collina while in May Castelfranco di Sopra or- followed by the 18th-century villa Torre ganizes its Festa della grandine (hail); a Cona after which, driving past Troghi Laterina a Christmas crib exhibition; and Cellai, one descends to Incisa. Montevarchi and Terranuova Bracci- For those who wish to follow the “Sette olini antiques fairs; Pian di Scò the Ponti” Provincial road, the stretch from Palio degli Arcieri (an archers’ race) and Rosano to Incisa can be done following the Fiera Nazionale degli uccelli da richi- the Arno river along Via Aretina. Past amo (National Fair of Call-Birds). Pontassieve, which remains in sight for Then, on the first days of September, a while, the road goes up towards the each village holds celebrations for For- Vallombrosa mountain. Here the val- giveness, and Figline Valdarno is host ley widens and one finds Rignano, to the San Rocco Palio (horse-race) while Reggello remains on the left side combined with the Hazelnut Festival; of the mountain; surrounded by a fab- not to be missed in February, the ulous park, Villa Sammezzano domi- Carnevale dei Figli di Bocco parade in nates the landscape from the top of a the old centre of Castiglion Fibocchi, hill. The road then reaches San with costumes and masks from the Clemente, and past the villa of Leccio, Venetian tradition. A group of women a place which is well-known for its tailor in the village have set up a small many outlets offering Italian designer amateur enterprise and create costumes clothes at discount prices, we reach for this unique carnival, each one Ciliegi and finally Incisa. meticulously made, beautiful and em- Along this stretch of road, named Sette broidered by hand. Ponti or Cassia vetus, we recommend a short stop at the fortress of Incisa, once a destination for wayfarers, traders and From Florence to Figline Valdarno pilgrims, as well as a visit to the Muse- Different roads connect Florence to um attached to the Oratory of the Cro- Figline Valdarno, the fastest being no cifisso. doubt the Autostrada A 1 towards Arez- A hospitable tourist destination, the zo. An interesting optional route is the area has plenty of Bed & Breakfast and road that goes by San Donato in Col- Agriturismo accommodations for those lina and continues upward from Bag- wishing to explore the nearby coun- no a Ripoli, passing villages such as tryside. Meoste, La Croce, l’Arco del Camicia, Following a straight line parallel to the la Fonte del Pidocchio (from where river (left), we reach Figline Valdarno starts the old road to Apparita – left – where parts of the old walls are still since for those travelling from Val- standing. The Gothic Church of San darno, this was the point where Flo- Francesco deserves a visit, as well as the rence appeared to sight for the first Serristori buildings, the Casa Grande

english version 233 and the Ospedale. Eastward lie Reggel- walnut cabinets that cover every wall. lo, Pian di Scò and Castelfranco. The The old Spezieria also houses a collec- main piazza of Figline Valdarno, inside tion of paintings. The institution has the old quarter, is also worth a stroll: it been opened to the public since 1982; is dedicated to Marsilio Ficino – court its history is connected to that of the philosopher to Lorenzo the Magnifi- Serristori hospital, founded in 1399 by cent – who was born here. one of the priors of the Florentine Re- In this centre craftsmen’s workshops public – Serristoro di Ser Jacopo. No are not very numerous. However, we record has been kept of when exactly are welcomed – to the soft sound of the pharmacy was opened inside the jazz – inside the shop and studio of hospital, but it can be hypothesized Marco Pecchioli, a carpenter and re- that it took place in the early 16th cen- storer who since the 1980’s produces tury. furnishings, decorative frames and The fast-spreading industrialization pieces of furniture according to the process currently taking place in the most ancient tradition, using lacquer- Valdarno area fortunately has not ing and gilding techniques. He tells us washed away the age-old traditions of that over the past few years the request rural life. The wine industry, while ex- for 19th-century furniture and for the periencing a steady growth, has ably restoration of antique furniture has managed to preserve the traditional favoured the proliferation of well-or- taste of its product, which so happily ganized antiques shops, many of which combines with local food. Indeed, a in the surroundings of Figline. short distance away from piazza Fici- In the wake of the Valdarno glass pro- no, in Via Castelguinelli, we come duction, the area of Figline has spe- across a family-run wine-shop named cialized in artistic glassware. Vetrerie La Porta del Chianti which sells the best Artistiche di Gianni Prosperi is one out local wines – among others, let us men- of many such artistic workshops. The tion the excellent quality wines from enterprise produces partitions in lam- the area of Vitereta – as well as other inated glass, glass doors, stairways, ta- prized Italian wines, all served with ex- bles, glass panels and a variety of objects quisite cold cuts, salami and different in melted glass, besides floor-coverings types of cheese ranging from ripe in tempered and laminated glass. pecorino aged in fig leaves and served For those who have not yet heard about with various kinds of jam or else with it, the small collection of the apothe- chestnut purée (and other such daring cary’s shop called Antica Spezieria dell’ combinations!), all strictly prepared Ospedale Serristori is certainly worth a without preservatives. look. Located on the ground-floor, it Other specialties include bruschette, is set up in a very fine space where a samplings of pappa al pomodoro and ri- collection of majolica, glass containers bollita in winter and panzanella during and phials are displayed inside valuable the summertime, not to mention dish- museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 234 es prepared with the famous Garfag- monkeys, llamas, and mouflons move nana spelt. The shop also organizes quite freely inside the limits of the park, courses and thematic evenings: a course while bison and brown bears are bet- on spirits, to appreciate distilled alco- ter enclosed. There also exists a centre holic drinks from grappa to brandies, for the re-appreciation of donkeys and cognac, armagnac, calvados and rum; mules affiliated to the National Orga- oenology courses: wine from the vine to nization of Donkey Breeders (L’Asino the cellar, the production of wine, or Association) where people are taught else special sweet wines and sparkling how to care for donkeys, and where it wines. is possible to ride donkeys, ponies and With the aim of promoting the speci- horses at the riding-school, or go for a ficity and quality of the food produced ride along the park trails. Besides, bas- in the area, Figline holds an important ket-ball, tennis and volley-ball can be annual food fair, starring among oth- practised in appropriate spaces (by pri- ers the zolfino bean, different types of or booking), and a swimming pool wel- cheese, olive oil and wine. Thus, each comes visitors all through the summer November the town’s main piazza wel- months. comes “Autumnia”, where one can see During the first half of the 20th centu- choice livestock from the area, such as ry, the territory around Cavriglia was chianina oxen, Valdarno chickens and an important mining centre for the dig- cinta senese pigs. A space set up by the ging out of lignite (or brown coal). This Museo della Civiltà Contadina di Gav- aspect of local history is documented ille (Museum of Rural Culture in Gav- in Castelnuovo dei Sabbioni at the ille) recreates typical work environ- Centro di Documentazione delle Miniere ments from the past, exhibiting ancient di lignite, which opened in 1991 with farming tools and everyday objects the purpose of rendering available from rural life in Valdarno. – with didactical purposes – all infor- Continuing along Regional Road 69 mation regarding the mines of the ter- we go past Carresi and Restone and ritory, whose exploitation started dur- reach the junction for Castelnuovo dei ing the second half of the 19th century. Sabbioni and Cavriglia. A detour Over time, the mines were worked out through the Parco di Cavriglia is bound and now the population is trying to re- to please also the young visitors. At store the landscape to its former natural Cafaggiolo (in the near outskirts of appearance, after it has been damaged Castelnuovo dei Sabbioni) we find an by heavy digging. Inside the centre interesting assortment of animals, most there is a room used for video viewing of which were donated to the park in and another equipped with computers the 1980’s. The selection was meticu- for Internet research, which also con- lously done in favour of non-danger- tains a small collection of fossils gath- ous species; animals such as fallow deer, ered inside the mines, and photo- cinta pigs, ostriches, roe deer, Japanese graphic documents.

english version 235 In the old quarter, next to the Parish ly from Valdarno; the two gates which Church of San Giovanni, a 15th-centu- once gave access to the village are still ry vinaia, once used as a storeroom for clearly visible. We then pass Piantrav- wine and grain, houses the excellent igne, from where we get an impressive restaurant Il Cenacolo, which serves view of the area’s age-old rocky gorges. typical dishes from the Valdarno. In the vicinity of Castelfranco, let us As for Osteria La Vecchia Macina, at mention the village of Pulicciano, sit- Poggio di Colle, outside Castelnuovo uated more than 600 meters above sea dei Sabbioni, choice dishes include level, today a holiday resort offering homemade pasta, bistecca alla fiorenti- splendid views over the entire valley. na and cinta senese pork salami. An- other mention goes to Enoteca Borgo- forra whose chef offers fine dishes from the Chianti area, slightly revisited and enriched; they also offer cooking lessons, including one-day lessons. From Figline Valdarno, following the right bank of the Arno, once past Matassino, an interesting detour con- sists in visiting Castelfranco di Sopra, located on the Valdarno side of the Pratomagno mountain. We are now in the province of Arezzo, and this typically medieval town is one out of the three examples of the so- called “Terre Nove” (“New lands”), to- gether with San Giovanni and Terran- uova Bracciolini. This ensemble of communes was set up in the Upper Val- darno by the Florentine Republic in an attempt to break down the strong feu- dal power still widespread in the area and expand its own influence up to the gates of Arezzo. The selection of the businesses has been made at Castelfranco’s layout is perfectly geo- the discretion of the authors and is by no means metrical, with streets radiating off from exhaustive as regards the businesses present in the main piazza. We access the latter from the area. We wish to express our gratitude to the Via dei Sette Ponti, our reference road artisan businesses and the accommodation fa- cilities for their helpful collaboration in the re- throughout our tour of the Valdarno. search phase. We would especially like to thank We drive through Montemarciano, an- Massimo Malvisti and Emanuele Rappa for cient fortified castle of the Pazzi fami- their kind collaboration. museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 236 Natural Parks, Handicraft vinoteca la porta del chianti and Gastronomic Businesses Via Castelguinelli, 70 50063 Figline Valdarno (Firenze) Tel. 055 959341 riserva naturale della valle Tel. 339 7888273 dell’inferno e bandella www.laportadelchainti.net Tel. 0575 3161 [email protected] [email protected] antico forno di canu le balze & innocenti snc Via S. Croce, 20 Tel. 0575 3161 50063 Figline Valdarno (Firenze) [email protected] Tel. 055 953353 associazione fagiolo vetrerie artistiche zolfino del pratomagno di gianni prosperi & c. snc at Penna Via della Comunità Europea 53028 Terranuova Bracciolini 50063 Figline Valdarno (Firenze) (Arezzo) Tel. 055 959087 Tel. 055 9705039 Fax 055 959087 Fax 055 9705039 [email protected] www.ilfagiolozolfino.it www.vetrerieprosperi.it info@ilfagiolozolfino.it antica spezieria dell’ospedale serristori Incisa Valdarno Piazza xxv Aprile relais villa al vento Figline Valdarno (Firenze) Via S. Maddalena, 11 Opening hours: only on request 50064 Incisa in Valdarno (Firenze) Free entrance Tel. 348 3812822 Information Tel. 055 9125247 Fax 055 8347505 museo della civiltà [email protected] contadina di gaville www.relaisvillaalvento.com Pieve di San Romolo Gaville Figline Valdarno 50063 Figline Valdarno (Firenze) Tel. 055.9501083 marco pecchioli Fax 0559156249 Via Castelguinelli, 8 [email protected] 50063 Figline Valdarno (Firenze) www.comune.figline- Tel. 339 6530012 valdarno.fi.it/musei/gaville.html

english version 237 Cavriglia ristorante pitena Via Chiantigiana, 316 parco di cavriglia 52022 Cavriglia (Arezzo) at Cafaggiolo Tel. 055 966016 Castelnuovo dei Sabbioni www.ristorantepitena.com 52020 Cavriglia (Arezzo) Tel. 055 967544 villa barberino Fax 055 967546 Viale Barberino, 19 www.parcocavriglia.com at Meleto [email protected] 52020 Cavriglia (Arezzo) Tel. 055 961813 centro di documentazione Fax 055 961071 delle miniere di lignite Via Giovanni xxiii, 2 Castelfranco di sopra Tel. 055 9678003 Castelnuovo dei Sabbioni le balze www.comune.cavriglia.ar.it/ Farm holiday centre museominiera Via Riguzze, 23 [email protected] 52020 Castelfranco di Sopra (Arezzo) Tel. 055 9149139 ristorante il cenacolo [email protected] Via del Riposo, 6 52020 Cavriglia (Arezzo) la casuccia Tel. 055 9166123 Farm holiday centre [email protected] at San Godenzo 52020 Castelfranco di Sopra (Arezzo) osteria la vecchia macina Tel. 055 8336196-329 0589549 at Poggio di Colle, Fax 055 8336196 Castelnuovo dei Sabbioni [email protected] 52020 Cavriglia (Arezzo) Tel. 055 9677925 Mobile 328.7258161 [email protected] trattoria enoteca borgoforra at Montegonzi 52020 Cavriglia (Arezzo) Tel. 055 966738

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 238 Hotels, residential hotels villa norcenni residence and restaurants (camping-site, residential hotel, restaurant) Via Norcenni, 7 Figline Valdarno 50063 Figline Valdarno (Firenze) www.camping.it/toscana/clubgirasole antica taverna casagrande Tel. 055 915141 (hotel and restaurant) Fax 055 9151402 Via del Puglia, 26 [email protected] 50063 Figline Valdarno (Firenze) www.hotelvillacasagrande.com torre guelfa Tel. 055 9544851 (Restaurant) Fax 0559544322 50063 Figline Valdarno (Firenze) [email protected] Piazza M. Ficino, 50 Tel. 055 91055733 torricelli Fax 055 9544995 (hotel and restaurant) [email protected] Via San Biagio, 2 50063 Figline Valdarno (Firenze) ristorante leon d’oro Tel. 055 958139-951424 Via Locchi, 7 Fax 055 958481 50063 Figline Valdarno (Firenze) Tel. 055 951922 villa la palagina (hotel and restaurant) de profundis café Via Grevigiana, 11 Piazza San Francesco, 4 50063 Figline Valdarno (Firenze) 50063 Figline Valdarno (Firenze) www.palagina.it Tel. 055 9152077 Tel. 055 9502029 Fax 055 952001 ristorante pizzeria stroncapane [email protected] Piazza M. Ficino, 83 50063 Figline Valdarno (Firenze) villa la borghetta Tel. 055 9156261 (hotel and restaurant) Via di Golfonaia, 57 at la Borghetta 50063 Figline Valdarno (Firenze) Tel. 055 952868

english version 239 Glossary ing technique, decorated with damask patterns, with interlaced Francesca Sborgi threads giving a characteristic raised effect. Bugia Ampulla/Ampullina See Palmatoria. A small vessel, either of glass or met- Candelabrum al, with a globular body and a narrow A large candlestick (see entry) pro- neck, which is at times provided with vided with two or more decorated an ear-shaped handle and a spout. It branches. is used to contain the wine and the Candlestick water for the Eucharist, or holy oils. A support in wood, metal, or other Antiphonary materials, used to hold a single can- A part of the Missal (see entry) that dle. contains the antiphons (alternating Casket chants) that, tradition says, were col- A small case that contains a relic or lected by Gregory the Great. the consecrated host to be taken to Architrave or Lintel the sick or invalid, or else the small In architecture, the horizontal ele- metal box where the monstrance (see ment which rests on the capitals of entry) lunette is kept. columns, pillars or jambs. Chalice Armorial bearings A cone-shaped liturgical vessel with See Coat of arms a stem ending in a base. It is used at Aspergillum Mass for the consecration of wine in- An implement in the form of a per- to the Blood of Christ. Owing to its forated spherule, sometimes provid- importance during the Christian ed with bristles, with a handle, used liturgy, it is usually richly decorated to sprinkle holy water on people or and made of precious durable mate- things. rials. The cup is either in gold or gild- Baptismal font ed silver on the inside, whereas the A basin which contains holy water. stem and the base can be made of Bookstand other materials, except glass and A stand for liturgical books, usually ivory, as they are subject to wear. with a sloping top to hold them open Chasuble in a position appropriate for read- See Planet. ing. It is usually placed in the area Chiseling before the altar. Refined decoration technique car- ried out on metal objects by means A particularly precious fabric made of a chisel, namely a small steel im- of silk, or , obtained plement with a bevelled head in dif- through a complex and slow weav- ferent shapes that, when hit with a museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 240 small hammer marks the metal sur- honour, especially royalty, and there- face without cutting it. fore used especially to adorn the im- Christening font ages of the Virgin Mary. See Baptismal font. Embossing Ciborium Technique of decoration used for A small aedicule where the conse- precious materials which consists in crated host is kept. It is placed at the engraving (see entry) ornaments with centre of the altar and it is in the a burin and chisel on the back of the shape of a tempietto. It usually has a metal, reduced to a very thin lami- finely decorated door. na, in order to obtain raised figures Coat of arms or Armorial bearings on the front. A group of figures and symbols See also Chiseling. which form the distinctive marks, of- Engraving ficially recognized, of a town, an or- Image either incised by hand on a ganization or a noble family. wooden, metal or stone support with Collegiate Church different tools – such as a burin, a A church which is endowed for a drypoint, or a comb – or obtained chapter, namely an assembly of the through a chemical process making members of an order or a congrega- use of corrosive acids. Thus from the tion. design carved on the plate, called ma- Cross trix (see entry), engravings can be An object which can be made of var- printed. By extension, this term ious materials, formed by two axes refers to the technical process used cutting one another at right angles. for printing reproduction as well as It became with or without the Christ for the copy of a picture, design, etc. Crucified, Christianity’s distinctive printed from an engraved plate. symbol. The processional cross, usually Ex voto made of metal, is supported by a long Object offered as a gift either to God, staff and carried in religious proces- the Virgin or the saints for favors re- sions. It is incised and embossed with ceived or in fulfillment of a vow pre- figures on both sides, respectively viously taken. called the recto and the verso. Faldstool Cusp A seat without a back but provided The triangular crowning of a paint- with arms, which is often padded ing on a panel. The same term is al- and ornamented, reserved to the per- so used to refer to the ornamentation sonality of the highest rank taking in the shape of a pointed triangle. part in a religious ceremony. Diadem Fresco An ornament made of gold, silver or Mural painting technique which other precious metals, often jeweled, consists in incorporating the colours worn round the head as a symbol of with the lime of which the plaster is

english version 241 made, and that, thanks to its partic- which are read during the Mass af- ular procedure, makes the work of ter the epistle and before the Gospel. art extraordinarily durable over time. Holy oil vessels The wall support, dry and clean, is Liturgical objects containing the prepared with an initial coat of rough olive oil consecrated by the bishop plaster (the rendering) on which a and used during baptism, confirma- thinner one, called brown coating, is tion, the consecration of new priests spread. Until the end of the 14th cen- and the extreme unction of the in- tury, they used ruddle on the brown valid and the sick. coating to draw the sinopia (the Holy water pot preparatory drawing for the artwork) A small receptacle that contains holy which would be later substituted first water. It is used together with the as- by the pouncing and then by the car- pergillum (see entry) for ritual bene- toon. Then the plaster finish, a thin dictions. layer of fine sand and lime, is applied; Illumination this is where the artist actually paints See Miniature. using water-based colours. When Incense-boat painting a fresco the artist is required An elongated liturgical receptacle in to rapidly execute it and thus apply the shape of a small boat, having two the colours on the fresh plaster before movable valves as a lid on its upper it dries. Consequently the area to be part, which is intended to hold the frescoed is prepared daily (it is the incense grains eventually burnt on so-called day’s work), according to the the coals of the thurible (see entry). amount of work which can be carried Insignia out in one day. Any pentimento, cor- A group of symbols and attributes rection or finishing touch to the art- which characterize the armorial bear- work is therefore carried out on dry ings of a family, a city or a civil or re- plaster, by means of tempera colours. ligious organization. Glazed terracotta Jug An article made from clay modelled A vessel with a handle and lip used by hand, potter’s wheel or a mould to pour water for liturgical ablutions. and then dried in the sun or fired at It is usually in the shape of an am- high temperature. The object is dec- phora and is often richly embossed orated with colors containing metal and chiseled. oxides and, finally, a vitreous coat- See also embossing and chiseling. ing is applied which gives the object Lampas a glossy appearance and makes it wa- A damask fabric of great value, orig- terproof. inally from China, embellished very Gradual often with gold and silver threads, A volume containing handwritten which has a heavy appearance; the extracts from the Book of Psalms, pattern is created by supplementary museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 242 wefts added to the background left arm, tied with ribbons, during weave which is usually in satin or the Mass. taffeta (see entry). Matrix Lancé A model from which engravings can A pattern on the right side of a fab- be printed. Cf. Engraving. ric, consisting of a supplementary Miniature or Illumination weft(lancé weft) woven from selvage This term – derived from the Latin to selvage. word “minium”, a vivid red color Lectern used to paint the initial letters in A large wooden pedestal, for keeping manuscripts – refers to the extreme- the books of anthems, surmounted ly refined art of illustrating and dec- with a revolving bookstand (see en- orating parchment codices. In a try). It is usually placed at the center wider sense, the same term can also of the church choir. indicate any small-sized painting ex- Liage répris ecuted – on ivory, paper, copper, or The interlacing of the supplemen- other supports – with a meticulous tary wefts of a fabric by means of the attention to details. background warp. Missal Lintel A liturgical book that contains all the See Architrave. readings and prayers as well as the Liséré ritual formulas necessary to celebrate A pattern resulting from the back- Mass. ground weave which is seen on the Monstrance right side of the fabric. If the motif A sacred furnishing in which the is small-sized it does not need to be consecrated host is exposed to the secured; otherwise it is attached to adoration of the faithful inside the the background weave through the church or during religious proces- background warp threads (liage sions. In the Middle Ages it was in répris, see entry)or else through a sup- the shape of a tempietto and then, plementary warp(securing warp). beginning from the late 16th centu- Mace ry, of a rayed sun. A heavy staff, topped with insignia Monstrance baldachin of rank or other iconographic sym- A baldachin placed on the altar in bols, used both in special ceremonies which the Holy Sacrament is ex- and during ritual processions. Cf. posed to the faithful. Standard and Insignia Oil painting Maniple A technique of painting on canvas or Liturgical garment, made up of a on a wooden panel where colors are narrow strip of fabric in the same col- obtained by mixing pigments with or as the planet (see entry); in the thick vegetable oils (such as linseed, past, priests used to wear it on the poppy-seed or walnut) to which es-

english version 243 sential oils (turpentine) are added so the surface of a metal object either to as to make the colors less viscous and denote its maker or its owner. more transparent. The color is first Pyx spread on a previously prepared base A vessel made of precious metal, gild- (priming and, as to the canvas, ed on the inside and covered by a lid, ground mixture)with gypsum and in which the consecrated hosts for glue, and then coated with a trans- the congregation are kept. It is cov- parent varnish both to protect it and ered by a veil and kept in the taber- to make it shinier. This very ancient nacle on the altar. technique was improved in the 15th Relic century in Flemish art and then A part of the body or belongings of spread throughout the rest of Eu- a saint, Christ, the Virgin which is ip- rope; it makes it possible to have an so facto carefully preserved and ex- extraordinary variety of results, posed as an object of veneration to thanks to the use of a wide range of the faithful. pigments and to the possible nu- Reliquary ances among the various layers of A richly decorated receptacle, in var- color. ious materials and shapes (e.g., a vase, Palmatoria or Bugia a casket or a box), where a relic (see Small candle holder held in the palm entry) is kept and displayed to the of the hand, used for reading from faithful. the Missal. Sacristy Pekin or Peking A room adjoining the church where Fabric characterized by different vestments, altar cloths and holy ves- weaves which are interlaced so as to sels are kept. create vertical lines. Brocaded designs Standard can be added. A staff adorned with the icono- Planet or Chasuble graphic symbols of the Passion, used Loose sleeveless tear-shaped liturgi- in ritual processions. cal vestment, open at the sides and Stole also at the top for the head, worn by An ecclesiastical vestment which, to- bishops and priests during Mass. It gether with the maniple (see entry), is derived from the ancient late-Ro- matches the planet (see entry); it con- man traveling cloak which was ac- sists of a long fabric strip, generally tually called planeta. having a trapezoidal end, decorated Processional Cross with crosses and a fringe, which is See Cross. worn over the shoulders and hangs Punch down in front. During religious ser- A small steel bar that has a letter, a vices it is worn differently by the cel- number, a cipher or a particular de- ebrants according to their hierarchi- sign on one end to be stamped on cal rank: the deacon wears it over the museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 244 left shoulder only and fastens it on Velvet the right hip; the priest around the Fabric with a -covered surface neck and across the breast; whereas constituted of two warps, one for the the bishop wears it hanging down on background and the other for the both sides. pile, which is created by inserting a Taffeta thread worked in loops by means of A type of cloth in linen, wool or cot- needles(terry velvet) whose looped ton. It is produced by interlacing al- ends can be cut (cut velvet). If the ternate threads stretched lengthwise warp covers the entire background (the warp) with transverse threads weave, the velvet is called plain. It is (the weft) on a . instead defined damask when the pile Thurible creates a pattern. A metal receptacle containing the Volute coals on which the incense is burnt Spiral or curvilinear decorative ele- during church ceremonies. It con- ment characteristic of Ionic or com- sists of a cup with a perforated lid, posite capitals; it is also used as a con- so that the perfumed smoke can necting element for the various ar- come out; it is swung, holding it by chitectural parts of a building, such two small chains, so as to better dif- as the façade of a church. fuse the smoke. Traystand A small tray either in metal or ce- ramic resting on a high pedestal.

english version 245

Apparati / Apparatus

Bibliografia essenziale / Short bibliography

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bibliografia essenziale / SHORT BIBLIOGRAPHY 251

Indice dei luoghi / Index of places

Bagno a Ripoli Museo di Arte Sacra 130, 222 Pieve di San Pietro a Ripoli 120, 218 Oratorio del Crocifisso del Castello 130, 222 Cascia 140, 228 Menzano-Casabiondo Museo d’Arte Sacra 142, 225 Poggio alla Regina 142, 143, 229

Castello di Meleto Pian di Scò Pieve di Santa Maria 138, 227 138, 227 Reggello Cavriglia 140, 227 161, 162, 235 Rignano sull’Arno Figline Val d’Arno 128, 221 132, 134, 146, 158, 224 Pieve di San Leonino 128, 129, 221 Museo di Arte Sacra 34, 135, 179, 225 Santuario della Madonna del Ponte Rosano Rosso 133, 223 Abbazia di Santa Maria 124, 220 Gualchiere di Remole 123, 219 Firenze Chiesa di Badia a Ripoli 119, 218 Strada dei Sette Ponti Chiesa di San Pietro in Palco 120, 218 139, 147, 230 Torri Gaville Chiesa di Santo Stefano 126, 221 Pieve di San Romolo 137, 226 Villamagna Incisa in Val d’Arno Pieve di San Donnino 121, 219 130, 222 Castello 131, 157, 222 Volognano Chiesa e convento dei Santi Cosma e Castello 126, 127, 220 Damiano al Vivaio 132, 223 Chiesa di San Michele 126, 221

253 Indice degli artisti / Index of artists

Albertinelli Mariotto 126, 221 Girolamo della Robbia 42, 185 Allori Alessandro 142, 228 Ghirlandaio Domenico 142, 228 Andrea della Robbia 135 Granacci Francesco 122, 219 Andrea di Giusto 35, 60, 130, 193, Guidotti Agnolo 142, 228 Attavante degli Attavanti 56, 191, 192 Haffner Adriano 76, 201, 202 Bartolomeo di Giovanni 35, 60, 66, 181, Holzmann Bernardo 60, 72, 199, 200 183, 193, 196 Jacopo di Cione 125, 220 Bartolotti Carlo 71, 199 Luca “il Giovane” della Robbia 35, 42, Betti Pietro 133, 224 183, 185 Bicci di Lorenzo 126, 221 Maestro di Barberino 130, 222 Buggiano, Lazzaro Cavalcanti detto il Maestro di Figline 26, 27, 30, 35, 135, 132, 223 193, 196, 225 Bugiardini Giuliano 130, 131 Maestro di Rosano 125, 220 Buglioni Benedetto 135, 225 Maestro di Volognano 126, 220 Buglioni Santi 129, 225 Manzini Andrea di Giusto 79, 203 Calderini Giovanni di Papino 133, 224 Marchesini Andrea 78, 202, 203 Cigoli, Ludovico Cardi detto il 34, 45, Mariotto di Cristofano 140, 228 48, 131, 183, 186, 187 Mariotto di Nardo 122, 219 Curradi Francesco 120, 128, 218, 221 Masaccio 141, 228 Dandini Vincenzo 35, 102, 103, 214 Melissi Agostino 35, 58, 186, 192 De Magistris Giovanni De Andrea 28, Sabatini Lorenzo 128, 221 29, 180 Sagrestani Giovanni Camillo 120, 218 Fidani Orazio 121, 131, 218, 223 Salvadori Luigi 71, 198 Fiorentino Pier Francesco 136, 225 Santi di Tito 142, 228 Francesco d’Antonio 136, 190 Sarri Egisto 29, 35, 106, 108, 133, 180, Gherardini Tommaso 112, 217 185, 214, 215 Giovanni da Ponte 125, 220 Vignali Jacopo 142, 218

museo d’arte sacra della collegiata di santa maria 254 Indice

Presentazioni 7 di Edoardo Speranza 9 di Antonio Paolucci 13 di Bruno Santi 17 di Claudio Martini 19 di Luciano Giovannetti 21 di Riccardo Nocentini Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno 25 Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno di Caterina Caneva Visita al museo di Lia Brunori Cianti 37 • 1 - Stanza delle insegne 44 • 2 - Sala del Cigoli 60 • 3 - Sala di Andrea di Giusto e degli arredi 101 • 4 - Sagrestia Itinerari 119 Da Firenze al Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline di Nicoletta Baldini 145 Artigianato artistico ed enogastronomia del Valdarno Superiore di Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini 169 Glossario di Francesca Sborgi 177 English Version Apparati / Apparatus 249 Bibliografia essenziale / Short bibliography 253 Indice dei luoghi / Index of places 254 Indice degli artisti / Index of artists Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa Maggio 2007