Il Sindaco Il R.U.P. Avv. Margherita Giordano Ing. Gabriele Lanzotti

IL PROGETTISTA IL PROGETTISTA SPECIALISTA APPROVAZIONE ENTE

Arch. Angelo Iodice Ing. Beniamino Catapano

FOGLIO TITOLO REDATTO 1/1 BC Rapporto Ambientale Preliminare SCALA VERIFICATO - AI

REV. N. DATA DESCRIZIONE PROGETTAZIONE ALL. N. ALL. COD. APPROVATO 00 03/2014 PRIMA EMISSIONE DEFINITIVA ESECUTIVA All.1 ______AI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA APRILE 2013 DI FORCHIA (BN)

COMUNE DI FORCHIA PROVINCIA DI P.U.C.

Valutazione Ambientale Strategica RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE (art. 47 L.R. n. 16 del 22.12.2004 - Direttiva 2001/42/CE - art. 13 D.Lgs. 16.01.2008, n. 4)

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INDICE 1. QUADRO NORMATIVO 6 1.1 EVOLUZIONE NORMATIVA 6 1.2 NORMATIVA EUROPEA 8 1.3 NORMATIVA NAZIONALE 8 1.4 NORMATIVA REGIONALE 11 1.5 IL RUOLO DELLA PARTECIPAZIONE 14 2. SINTESI 18 3. OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE CON IL PROCESSO DI VAS 23 3.1 LO SVILUPPO SOSTENIBILE 23 3.2 TEMA DEL PIANO 24 4. LO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE 25 4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 25 L'aspetto storico 28 L'evoluzione Urbana 30 4.2 TEMATICHE AMBIENTALI 33 Aria 33 Acqua 36 Suolo Geologia e Morfologia del sito 37 4.3 ECOSISTEMI NATURALI E BIODIVERSITÀ (AREE PROTETTE, ZONE SIC ZPS) 42 Aree di particolare rilevanza ambientale 4.4 LE COMPONENTI TERRITORIALI E SOCIO-ECONOMICHE Struttura della popolazione dal 2002 al 2012 43 Indicatori demografici 44 Analisi dei dati 46 4.5 LE ATTIVITÀ ECONOMICHE 47 Tendenze economiche 48 4.6 DESCRIZIONE SINTETICA DELLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE MEDIANTE INDICATORI AMBIENTALI 48 4.7 PROBABILE EVOLUZIONE IN ASSENZA DI PIANO LO SWOT ANALISYS 52 5. STRUTTURA DEL PIANO 57 5.1 I PRINCIPI GENERALI 57 5.2 CONTENUTI DEL PIANO 60 5.3 OBIETTIVI DEL PIANO 67 Obiettivi generali obiettivi specifici 69 5.4 RAPPORTO CON ALTRI PERTINENTI PIANI 70 5.5 PIANO TERRITORIALE REGIONALE 70 Analisi di coerenza 80 Piano di coordinamento provinciale 83 5.5.2 Piano di Bacino dell’Autorità di Bacino Nord Occidentale 89 6. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE 91 6.1 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI. 91

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7. INDIVIDUAZIONE PRELIMINARE DEI POSSIBILI IMPATTI AMBIENTALI E IL PROCESSO DI VAS 98 7.1 INDIVIDUAZIONE DELLE RELAZIONI “CAUSA – EFFETTO” TRA LE PREVISIONI DEL PUC E I TEMI AMBIENTALI PERTINENTI 98 7.2 SCA E OPERATORI PUBBLICI E PRIVATI DA CONSULTARE 100

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PREMESSA

Il processo di formazione del PUC Territorio della provincia di Benevento individua nel “documento d'indirizzi” ai sensi della legge regionale 16 del 2004 e deliberazione regionale del 5 marzo 2010 n. 203 (AGC – Ecologia) recante l’approvazione degli indirizzi operativi e procedurali per lo svolgimento della VAS in Regione , il primo atto concreto che permette l’avvio del procedimento dal punto di vista urbanistico e concertativo.

Il documento è posto alla base della in rosso territorio di Forchia redazione del PUC. Esso assume il significato di "annuncio delle intenzioni" e della metodologia finalizzata a definire la struttura del Piano. Contiene l'indicazione degli obiettivi, le finalità, i criteri e le attività da promuovere insieme al percorso per il coinvolgimento della comunità locale (consultazioni delle organizzazioni sociali, professionali, sindacali ed ambientaliste di livello provinciale e conferenza delle autorità ambientali di cui al Decreto Legislativo n. 4 del 2008). La partecipazione è il gran tema che anima l’attuale dibattito. Lo stesso spazio politico, è in mutazione, stretto tra globalizzazione ed esigenze locali. In tale quadro si colloca il concetto di governabilità del territorio di approccio anglosassone che consiste nell’arte del governare senza sovranità assoluta e senza principi gerarchici. Più pragmatica e meno ideologica, è riconoscibile dalla volontà di estendere la democrazia, la partecipazione e il controllo ai cittadini. Costituisce, un richiamo alla responsabilità, alla “condivisione” e all’innovazione. In questo ambito, lo sviluppo sostenibile è una finalità per operare la modernizzazione istituzionale, senza scivolare nell’astrazione, evocata con il termine “buon governo”. VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA APRILE 2013 COMUNE DI FORCHIA (BN)

Per realizzarsi, però, ha bisogno di un quadro chiaro, di una pianificazione (PUC) dinamica, pronta a considerare le divergenze territoriali che emergono sulle previsioni d’utilizzazione dei suoli. Lo sviluppo calzante si realizzerà attraverso questa volontà e non per invocazione. Servono azioni quotidiane per la modifica dei valori prevalenti improntati al materialismo sfrenato a favore di quelli della vita, servono inoltre strumenti innovativi che permettono di misurare la consistenza delle risorse, i loro cambiamenti, gli effetti delle azioni e la sostenibilità dello sviluppo nel tempo e nello spazio. E’ in questo quadro, che la pianificazione e la programmazione diventano sistema in successione in quanto basate su scelte e sul controllo dinamico degli effetti delle scelte stesse man mano che si attuano. Le necessità, infatti, di organizzare le risorse e di pianificare il loro uso nel tempo riportano in primo piano la programmazione. Si tratta, però, di una programmazione rinnovata, perché fondata su “qualità definite”. Il passaggio delle intenzioni del Documento alla programmazione dinamica è la “condivisione”, che la pianificazione può promuovere. Quanto più ampio è il percorso, maggiore è il livello d’integrazione. Altrettanto indicativo è il processo che fa divenire i cittadini attori dello sviluppo locale. Difatti, ogni comunità seleziona autonomamente l’evoluzione degli aspetti propri del territorio, attuando occupazione verde, economia leggera, global service, ricreatività, ecoturismo e volontariato. Il documento, pertanto, è il primo atto di questo approccio e l’analisi, è tesa alla “ricognizione conoscitiva” di tale modello. Per tale motivo, il Documento si correla al commento di documenti conoscitivi della condizione socio economica ed insediativa, presente nel territorio comunale, esplicitando altresì il commento delle risultanze dell’anagrafe edilizia, con riferimento alle implicazioni sulla previsione del bisogno abitativo, del bisogno di uso del suolo pubblico in termini sociali e del bisogno di razionalizzazione degli assetti produttivi. Da tutto ciò si evince che il Documento dovrà avere il seguente contenuto:

 rappresentare la situazione che si evince dagli indicatori concernenti la struttura socio economica locale;

 descrivere lo stato della struttura insediativa avvalendosi della ricognizione edilizia;

 formulare valutazioni concernenti i beni di interesse paesistico ambientale e promuovere il commento dei rapporti da instaurare tra le caratteristiche dell’ambiente naturale e le caratteristiche delle strutture insediative.

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1. QUADRO NORMATIVO

Lo scopo del presente capitolo e quello di presentare un breve excursus sulla normativa europea, nazionale e regionale rilevante ai fini dell'elaborazione del rapporto ambientale. Affinchè sia possibile applicare i principi della sostenibilità ambientale agli strumenti di pianificazione, sono necessari, oltre ad un solido apparato teoricometodologico di riferimento, anche strumenti normativi forti, in grado cioè, di garantire l’applicazione di metodologie di valutazione della sostenibilità ambientale degli strumenti della pianificazione. Mentre l’apparato normativo concernente la valutazione dei progetti e da tempo consolidato, sia alla scala europea che a quella nazionale e regionale, e possiede metodologie e tecniche ormai da tempo sperimentate, quello per la valutazione dei piani sta nascendo solo recentemente, anche con repentine modifiche, e non possiede ancora metodologie e tecniche consolidate. Di seguito si riportano quindi le normative di riferimento a partire dalla direttiva europea ovvero “Direttiva VAS” per arrivare alla attuale normativa regionale di riferimento.

1.1 Evoluzione normativa A partire dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, tenutasi a Stoccolma nel 1972, passando per le numerose altre tappe significative quali il Rapporto della Commissione mondiale indipendente sull’ambiente e lo sviluppo del 1987 e la Conferenza di Rio del Janeiro su ambiente e sviluppo del 1992, fino all’accordo di Kyoto del 1997 per la riduzione delle emissioni di gas serra, si viene a definire a livello internazionale l’adozione di procedure di valutazione ambientale volte a favorire il perseguimento di obiettivi di sostenibilità. Prende forma anche il concetto di sviluppo sostenibile come “quello sviluppo capace di soddisfare le necessita della generazione presente senza compromettere la capacita delle generazioni future di soddisfare le proprie necessita”. Le politiche europee sono state quasi completamente ridefinite ed in particolare sono state riorientate quelle strutturali, finanziarie e di settore (definizione di aree obiettivo, attenzione alla riconversione ambientale dell’agricoltura, definizione di misure a favore dell’ambiente e del territorio ecc). E’ all’interno di questo contesto che si inseriscono le direttive europee 79/409/CEE (Direttiva Uccelli), 92/43/CEE (Direttiva Habitat), 85/337/CEE sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) di progetti pubblici e privati e la 42/2001/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) di piani e programmi. Alla Direttiva "Habitat" va il merito di aver creato, per la

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prima volta, un quadro di riferimento per la conservazione della natura in tutti gli Stati dell'Unione. La direttiva persegue la tutela di determinati habitat e specie animali e vegetali pur favorendo lo svolgimento delle attività economiche e la soddisfazione delle esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree appartenenti alla rete. In realtà, però, la Direttiva Habitat non e la prima ad occuparsi di questa materia. E' del 1979, infatti, la cosiddetta Direttiva "Uccelli" 79/409/CEE. Essa prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli disponendo altresì l'individuazione, da parte degli Stati membri, di aree da destinare alla loro conservazione: le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS). Attualmente la "rete" definita ai sensi della Direttiva Habitat e composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale, previste appunto dalla Direttiva "Uccelli", e dai Siti di Importanza Comunitaria proposti (SIC); tali zone possono avere tra loro diverse relazioni spaziali, dalla totale sovrapposizione alla completa separazione. La verifica e il controllo della cosiddetta rete NATURA 2000 viene effettuata tramite la presentazione di una valutazione di incidenza ambientale a corredo di ogni piano e progetto che possa produrre incidenze significative sui siti NATURA 2000. La VIA ovvero la Valutazione di Impatto Ambientale, invece, si esplica attraverso una procedura amministrativa finalizzata a valutare la compatibilità ambientale di un’opera (pubblica o privata) sulla base di un’analisi degli effetti che il progetto stesso esercita sulle componenti ambientali e socioeconomiche interessate. Essa non e strutturalmente in grado di tenere conto delle variazioni del contesto sotto la spinta dell’insieme delle trasformazioni, grandi e piccole, che interessano un dato territorio in un arco di tempo medio lungo. La VIA si applica alle trasformazioni fisiche, alle opere e non alla mutazione delle attività nel tempo, che ha spesso effetti di ben maggiore rilevanza. La VAS consente di valutare a monte gli effetti che le azioni antropiche potrebbero avere sul territorio nel suo complesso avendo come oggetto dell’analisi ambientale un piano o un programma. Essa inoltre non interviene in un momento specifico ma e un percorso parallelo al piano, lo segue nella fase di redazione, attuazione e gestione. In questo modo viene considerata esplicitamente la sostenibilità come obiettivo dell’insieme delle azioni (trasformazioni fisiche, attività, politiche) previste dal Piano.

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La VAS, pero, non sostituisce la VIA, in quanto inadeguata a valutare gli effetti delle singole opere comprese nel piano, ma progettualmente indefinite; deve dunque fornire gli orientamenti che devono essere adottati per quei progetti assoggettati a Valutazione di Impatto Ambientale.

1.2 Normativa europea La Valutazione Ambientale Strategica o VAS è un processo di supporto alla decisione che è stato introdotto nello scenario programmatico europeo dalla Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001 “Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. Essa completa una lunga stagione normativa che ha visto l’Unione europea e gli Stati membri impegnati nella applicazione di procedure, metodologie e tecniche per integrare la valutazione ambientale preventiva nei progetti, nei programmi e nei piani e che ha portato alla promulgazione della Direttiva 85/337/CEE relativa alla valutazione degli effetti di determinati progetti sull’ambiente (VIA) e della Direttiva 92/43/CEE sulla Valutazione di Incidenza Ambientale, finalizzata alla tutela della biodiversità nei Siti della Rete Natura 2000. Rispetto a queste ultime, la Direttiva 2001/42/CE si configura come un’iniziativa legislativa ad alto potenziale di prevenzione ambientale, posto che regola decisioni che ricadono in ambiti territoriali e settoriali molto più ampi di quelli dei progetti regolati dalla direttiva sulla VIA o di quelli dei SIC/ZPS, dove la valutazione ambientale è peraltro uno strumento generale di prevenzione utilizzato principalmente per conseguire la riduzione e/o la compensazione dell’impatto ambientale. La direttiva sulla VAS estende l’ambito di applicazione nella consapevolezza che i cambiamenti ambientali sono causati non solo dalla realizzazione di nuovi progetti, ma anche dalla messa in atto delle decisioni strategiche contenute nei piani e programmi. Essa rappresenta inoltre una opportunità per dare impulso decisivo al nuovo modello di pianificazione e programmazione sostenibile, introducendo uno strumento chiave, la VAS, per assumere la sostenibilità come obiettivo determinante nel processo decisionale. 1.3 Normativa nazionale L’Italia ha proceduto con una certa difficoltà, a motivo della quale vi è stata la formale apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, al recepimento della Direttiva 2001/42/CE entro i termini dovuti (21 luglio 2004: si doveva quindi considerarla in ogni caso

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immediatamente applicativa a partire da tale data). A livello nazionale i riferimenti normativi per la valutazione ambientale strategica sono riconducibili al Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”, che riordina e modifica gran parte della normativa ambientale. Per quanto riguarda la VAS, il D.Lgs. n. 152/2006 recepisce la Direttiva 2001/42/CE e ne detta le disposizioni specifiche nel Titolo II della Parte II. L’entrata in vigore di tale Parte Seconda del D.Lgs. è stata prorogata con diversi provvedimenti fino al 31 luglio 2007, data a partire dalla quale sono formalmente operative le disposizioni normative ivi contenute; la versione originale del D.Lgs. è stata oggetto di repentine e sostanziali modifiche da parte del legislatore nazionale con il Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”, entrato in vigore il 13 febbraio 2008. La valutazione ambientale strategica riguarda i piani e i programmi che possono avere impatti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale. Ai sensi dell’art. 6 comma 2 del D.Lgs. n. 152/2006, sono sottoposti alla disciplina della VAS tutti i piani e programmi: _ che sono elaborati per la valutazione e gestione della qualità dell'aria, per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, che definiscono il quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, la localizzazione o la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, III e IV dello stesso decreto (cioè per i progetti soggetti a VIA); _ per i quali, in considerazione dei possibili impatti sui SIC e ZPS, si ritiene necessaria una valutazione d'incidenza ai sensi dell'articolo 5 del DPR n. 357/97. Se tali piani o programmi determinano l’uso di piccole aree a livello locale o per le loro modifiche minori, gli stessi piani possono essere preceduti da una Verifica di Assoggettabilità per valutare se possano avere impatti significativi sull’ambiente tali da necessitare l’attivazione della procedura di valutazione ambientale vera e propria. A livello procedurale, il legislatore nazionale sembra preferire un approccio più simile a quello già praticato per la VIA, basato su una procedura da svolgersi in tempi certi e che si conclude con l’approvazione, tramite parere motivato, di un Rapporto Ambientale, quale parte integrante del piano o del programma. Le competenze per l’effettuazione della Procedura di VAS dei piani /

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programmi fra lo Stato e le Regioni sono stabilite secondo il criterio di riparto definito dalla competenza per l’approvazione degli stessi. La flessibilità e l’approccio di cooperazione e collaborazione introdotto dalla disciplina comunitaria è stato interpretato dal legislatore nazionale come un processo dualistico che vede, contrapposte ma collaborative, due autorità, quella procedente e quella competente. L’autorità competente è la pubblica amministrazione cui compete l’adozione del provvedimento di verifica di assoggettabilità e l’elaborazione del parere motivato (la disciplina nazionale propende per l’individuazione di tale autorità in un ente terzo secondo il cd. “principio di terzietà”), mentre l’autorità procedente è la pubblica amministrazione che elabora il piano o programma. Ai legislatori regionali è quindi lasciato il compito di decidere chi debba rivestire il ruolo dell’autorità competente, oltre che quello (fondamentale) di adeguare il proprio ordinamento alla disposizione del D.Lgs. n. 4/2008 entro 12 mesi dalla sua entrata in vigore (in caso contrario si applicheranno le medesime norme nazionali oltre che quelle regionali vigenti in quanto compatibili). Come già indicato, il D.Lgs. 152/06 e stato ulteriormente precisato ed approfondito mediante il D.Lgs. 16.01.2008 n.4, pubblicato sulla G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008 e rubricato come “Ulteriori disposizioni correttive al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”. Con il D.Lgs. 128/2010 si apportano correzioni e integrazioni alle parti Prima (Disposizioni comuni e principi generali), Seconda (Procedure per la valutazione ambientale strategica VAS, per la valutazione d'impatto ambientale VIA e per l'autorizzazione ambientale integrata IPPC) e Quinta (Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera) del D.Lgs. 152/2006. Le modifiche alla parte Prima del Codice definiscono la tutela dell'ambiente quale finalità di tutta l'azione normativa ed amministrativa dello Stato e non del solo decreto legislativo. Viene introdotto tra gli obiettivi della tutela dell'ambiente lo sviluppo sostenibile. La norma fa inoltre salvo, qualora il Codice preveda poteri sostitutivi del Governo, il potere delle regioni di prevedere, nelle materie di propria competenza, poteri sostitutivi per il compimento di atti o attività obbligatorie, nel caso di inerzia o di inadempimento da parte dell'ente competente. Viene, infine, inserito un richiamo al rispetto del diritto internazionale. All'interno della parte Seconda del Codice ambientale, si traspone la disciplina in materia di autorizzazione ambientale integrata (AIA) oggi contenuta nel D.Lgs. 59/2005, e si apportano

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alcune modifiche alla disciplina della valutazione ambientale strategica (VAS) e della valutazione dell'impatto ambientale (VIA). In particolare, si introducono disposizioni di coordinamento delle procedure di VIA ed AIA che, nella prassi, tendevano a sovrapporsi creando duplicazioni istruttorie e ritardi procedimentali. Per le opere di competenza statale è previsto per legge l’accorpamento delle due procedure, con assorbimento della procedura di AIA da parte della procedura VIA. Per le opere di competenza regionale, il predetto assorbimento è previsto solo ove l'autorità competente in materia di VIA coincida con quella competente in materia di AIA. Si prevede il ricorso obbligatorio alla strumentazione informatica per la trasmissione della documentazione oggetto delle valutazioni ambientali; si ribadisce che la verifica di assoggettabilità riguarda gli impatti significativi e negativi sull'ambiente; vengono precisati i termini della fase di consultazione e coordinate le procedure di deposito, pubblicità e partecipazione del pubblico al fine di evitare duplicazioni; si prevede, in via generale, l'esperibilità del rimedio avverso il silenzio dell'amministrazione previsto dall'articolo 21 bis della Legge 6 dicembre 1971, n. 1034.

1.4 Normativa regionale La valutazione delle problematiche ambientali all’atto dell’elaborazione di piani e programmi, prescritta dalla Direttiva 2001/42/CE, ha invece indotto la Regione Campania ad emanare alcune disposizioni normative di recepimento. Tra queste appare opportuno, in primo luogo, citare la Delibera di Giunta Regionale n.421 del 12 marzo 2004, pubblicata sul B.U.R.C. n°20 del 26 aprile 2004, che ha ad oggetto il “Disciplinare delle procedure di valutazione di impatto ambientale, valutazione d’incidenza, screening, “sentito” e valutazione ambientale strategica”. In relazione all’autorità competente che deve esprimere il cosiddetto giudizio di compatibilità ambientale, detto Disciplinare istituisce il Comitato Tecnico dell’Ambiente (CTA), al quale e formalmente attribuito il compito di “individuare i piani e i programmi da sottoporre a VAS, di snellire le procedure di VIA per le opere previste in piani e programmi, di esaminare e verificare il Rapporto Ambientale, di verificare le consultazioni delle autorità e del pubblico e la loro relativa informazione, nonché di sovrintendere alla fase del monitoraggio al fine di individuare eventuali effetti negativi imprevisti dal piano o programma”. Inoltre, la Delibera 421/04 precisa l’esatta composizione del CTA, le competenze, le modalità di esame delle domande e la durata

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della fase istruttoria, al termine della quale tale organo e tenuto obbligatoriamente ad emettere il parere di propria pertinenza, cui i proponenti devono attenersi. Per quanto riguarda, invece, l’individuazione dell’ambito di applicazione della valutazione ambientale strategica, il Disciplinare rinvia espressamente al dettato della Direttiva 2001/42/CE. Occorre evidenziare che la Regione Campania con la Legge Regionale n°16 del 22 Dicembre 2004, recante “Norme sul Governo del Territorio”, intende rimarcare l’obbligatorietà della procedura di Valutazione Ambientale Strategica per i piani territoriali di settore e per i piani urbanistici. Infatti, ai sensi dell’articolo 47, detti strumenti di pianificazione devono essere accompagnati dalla valutazione ambientale prevista dalla Direttiva 2001/42/CE, da effettuarsi durante la fase di redazione dei piani. Tale valutazione deve scaturire dal Rapporto Ambientale, in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi dell’attuazione del piano sull’ambiente e le alternative, alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale di riferimento del piano. In tale prospettiva, l’Assessorato alle Politiche Ambientali della Regione Campania, con la Circolare del 7 febbraio 2005, ha trasmesso una nota a tutte le autorità ambientali e agli enti territoriali regionali che contiene, da un lato, un richiamo all’applicazione combinata della Direttiva Comunitaria e dell’art.47 della Legge Urbanistica Regionale n°16/04, dall’altro, nell’elencare i piani e i programmi da sottoporre al processo di VAS, evidenzia la necessita di redigere il Rapporto Ambientale secondo le modalità previste dall’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE. Successivamente, la Giunta Regionale della Campania con la Delibera n°627 del 21 aprile 2005 ha individuato le organizzazioni sociali e culturali, ambientaliste, economico – professionali e sindacali, che devono essere invitate alla consultazione ed alle quali devono essere assicurate le garanzie partecipative previste dalla legge regionale 16/04. La Delibera di Giunta Regionale n°834 dell’11 maggio 2007 recante “Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della Legge Regionale n°16/04”, ribadisce che la finalità della pianificazione, secondo il disegno strategico della Legge Urbanistica regionale, deve essere un’organizzazione del territorio avente come obiettivo lo sviluppo socio – economico, in coerenza con i modelli di sostenibilità, di concertazione e di partecipazione.

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Secondo tale Delibera, all’idea di sostenibilità non va associata esclusivamente la funzione di verifica della compatibilità, della salvaguardia e, quindi, di controllo delle modificazioni e degli effetti che un’azione determina nei fattori e nelle componenti ambientali; al concetto di sostenibilità va associata piuttosto l’idea stessa di sviluppo, attraverso un accorto governo del territorio. Successive sono la D.G.R. Campania 14.03.2008 n.426, relativa all’approvazione delle procedure di Valutazione di impatto ambientale, Valutazione d’incidenza, Screening, “Sentito” e Valutazione ambientale strategica, e la D.G.R. n° 1235 del 10/07/2009 con la quale si prevede una regolamentazione delle procedure di VAS in Regione Campania, ed in particolare l’esclusione, dalle citate procedure, di alcune tipologie di intervento in variante agli strumenti urbanistici. Inoltre, La Giunta Regionale, con il D.G.R. Campania 203/2010, approva il 05/03/2010 "Regolamento di attuazione della valutazione ambientale strategica (VAS) in Regione Campania" emanato con DPGR n. 17 del 18 dicembre 2009. Approvazione degli "Indirizzi operativi e procedurali per lo svolgimento della VAS in Regione Campania" (con allegato)” nel quale vengono chiaramente definite le procedure e le fasi per lo svolgimento della VAS. Di seguito si riporta la tabella con lo schema esemplificativo dell’avvio della procedura di VAS e della fase di scoping per un Piano Urbanistico Comunale (PUC) contenuto all’Allegato del D.G.R.203/2010.

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1.5 Il ruolo della partecipazione La partecipazione pubblica è stata regolata inizialmente dalla convenzione di Aarhus e successivamente dalla Direttiva 2001/42/CE. Ciò che viene evidenziato è che la partecipazione del pubblico deve essere allargata a tutto il processo di pianificazione, tuttavia attualmente la stessa tende ad essere concentrata unicamente alla fase di consultazione, con scarse possibilità di interazione. Ciò anche perché non vi è una regolamentazione specifica, conseguentemente l’applicazione della norma dipende dalla volontà politica dell’Ente che sviluppa il Piano. Ciò si evidenzia anche dalla lettura del Testo Unico Ambientale che regola nel dettaglio la fase di consultazione all’art. 14. Un processo partecipativo ha in se obiettivi ampi, quali:

ど il rafforzamento del senso di appartenenza;

ど l’aumento della responsabilità dei cittadini nei confronti della cosa pubblica, abbattimento dell’atteggiamento “vittimistico e richiedente” a fronte di quello costruttivo e propositivo;

ど l’aumento della consapevolezza dei reali bisogni della città sia da parte dei cittadini sia da quella degli amministratori;

ど l’incremento della consapevolezza degli abitanti circa i meccanismi di fattibilità cui ogni progetto deve sottostare per avere la speranza di essere concretizzato.

ど Ciò dà un supporto molto significativo alla valutazione della sostenibilità sociale del piano. La partecipazione, non può essere confusa né con una serie di assemblee per presentare proposte, o per sentire le aspettative degli abitanti, né con una serie di incontri con gli attori principali. Un processo partecipativo finalizzato, in prima istanza, alla costruzione delle politiche di sviluppo di una comunità deve porsi l’obiettivo di:

ど coinvolgere la comunità locale nella costruzione di una visione dello sviluppo futuro che affronti i temi essenziali del processo di trasformazione territoriale ed economicosociale;

ど raccogliere ed interpretare la domanda locale, con riferimento alle opportunità, alle risorse e ai problemi dello sviluppo per come sono percepiti dalla società locale;

ど utilizzare la conoscenza specifica del territorio da parte degli abitanti e degli attori organizzati presenti nella città;

ど mettere a frutto la competenza progettuale presente fra gli abitanti e gli attori locali, una competenza cruciale per il buon governo dei processi di trasformazione;

ど informare la cittadinanza del processo di costruzione del Piano, del progressivo stato di

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maturazione e definizione delle scelte di Piano, dei prodotti che via via verranno elaborati; Risulta infine necessario evidenziare che le componenti del processo di partecipazione sono di diversa tipologia: oltre alla partecipazione dei cittadini sono presenti la componente concertazione e la consultazione. Per Concertazione si intende l’insieme delle attività finalizzate ad attivare enti interessati a vario titolo da ricadute del processo decisionale, al fine di ricercare l’intesa, riducendo di vanificare scelte e decisioni a causa di opposizioni. La Consultazione prevede un parere sul piano e Rapporto Ambientale da parte delle Autorità e del Pubblico.

Soggetto Attività VAS Attività pianificatoria Processo di integrazione Autorità procedente Il Comune organizza eventuali incontri con ilConsultazione delle organizzazioni (Comune) pubblico per la condivisione dello statosociali, culturali, economico dell’Ambiente mediante compilazione diprofessionali, sindacali ed questionari e la predisposizione di fascicoliambientaliste di livello provinciale, esplicativi del processo in atto di facileper la predisposizione della comprensione.(Fase facoltativa di auditing) proposta di PUC. Autorità procedente Il Comune predispone il Rapporto di scopingElaborazione delIl comune predispone il Rapporto di scoping sui (Comune) sui possibili effetti ambientali significativipreliminare/bozzadella proposta dipossibili effetti ambientali significativi dell'attuazione del PUC ed eventualmente unPUC. dell'attuazione del piano contestualmente al questionario per la consultazione dei SCA. processo di formazione del preliminare o di una bozza della proposta di PUC.

Autorità procedente Il Comune inoltra istanza di VAS (Comune) all’Autorità competente (Allegato IV); a tale istanza andranno allegati (n. 2 copie cartacee e n. 1 copia su supporto informatico per ciascun documento): il Rapporto di scoping, un eventuale questionario per la consultazione dei SCA il preliminare di PUC; Nel Rapporto di scoping dovrà essere data evidenza delle eventuali risultanze della fase facoltativa di auditing con il pubblico Autorità L’Autorità competente Ufficio VAS del competente Comune suggerisce g l i e n t i d a (Comune) consultare quali SCA per lo svolgimento dello scoping (art. 13, comma 1 del Dlgs 152/2006)

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Soggetto Attività VAS Attività pianificatoria Processo di integrazione Autorità Lo Staff VAS, in sede di un incontro con il competente d’intesaComune e sulla base del Rapporto di con l’Autoritàscoping, definisce i SCA tenendo conto delle procedente (Staffindicazioni di cui al Regolamento VAS; VAS Comune) inoltre nel corso dell’incontro viene definito quanto segue: ど indizione di un tavolo di consultazione, articolato almeno in due sedute: la prima, di tipo introduttivo volta ad illustrare il Rapporto di scoping e ad acquisire le prime osservazioni in merito; la seconda, finalizzata ad acquisire i pareri definitivi degli SCA in merito al Rapporto di scoping, esaminare le osservazioni ed i pareri pervenuti, prendere atto degli eventuali pareri obbligatori previsti; ど individuazione dei singoli settori del pubblico interessati all’iter decisionale da coinvolgere in fase di consultazione del pubblico; individuazione delle modalità di coordinamento tra le fasi di pianificazione e le fasi di VAS con riferimento alle consultazioni del pubblico; ど individuazione della rilevanza dei possibili effetti. Le attività svolte durante l’incontro saranno Autorità procedenteTavolo ddii consultazionei conb l lod Staffll VASlIl tavolo di consultazione ha ilLa bozza o il preliminare della proposta di piano (Comune) dell’AGC16 e gli altri SCA, al fine di: compito anche di esprimersi incostituiscono la base di discussione per ど definire la portata ed il livello di dettagliomerito al documento di sintesi dellal’espressione dei pareri degli SCA sul Rapporto di delle informazioni da includere nel rapportoproposta di Piano contenente lescoping. ambientale; informazioni e i dati necessari alla ど acquisire elementi informativi volti a verifica degli effetti significativi costruire un quadro conoscitivo condiviso,sull'ambiente, sulla salute e sul per quanto concerne i limiti e le condizionipatrimonio culturale. per uno sviluppo sostenibile; ど acquisire i pareri dei soggetti interessati; ど stabilire le modalità di coordinamento per la consultazione dei SCA e del pubblico sul Piano e sul Rapporto ambientale al fine di evitare duplicazioni delle procedure di deposito, pubblicità e partecipazione previste dalla L.R. 16/2004. Tutte le attività del Tavolo di consultazione saranno oggetto di apposito verbale. La durata di questa fase è di norma non superiore a 45 gg

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Soggetto Attività VAS Attività pianificatoria Processo di integrazione Autorità procedenteIl Comune valuta i pareri pervenuti in fase diIl Comune valuta le osservazioni eDefinizione dell'ambito di influenza del Piano e (Comune) consultazione degli SCA e potrà anchele proposte scaturite dalledefinizione della caratteristiche delle informazioni dissentire, motivando adeguatamente, dalleconsultazioni e redige la Proposta diche devono essere fornite nel Rapporto Ambientale; conclusioni dei SCA. Il Comune sulla basePUC. ど Individuazione di un percorso metodologico e delle risultanze dello scoping redige il procedurale per l’elaborazione del Piano e del Rapporto Ambientale. Rapporto Ambientale; ど Articolazione degli obiettivi generali del Piano e del Rapporto Ambientale; Costruzione dello scenario di riferimento; Coerenza esterna degli obiettivi generali del Piano; ど Definizione degli obiettivi specifici del Piano, individuazione delle azioni e delle misure necessarie a raggiungerli; ど Individuazione delle alternative di Piano attraverso l'analisi ambientale di dettaglio; ど Coerenza interna delle relazioni tra obiettivi e linee di azione del Piano attraverso il sistema degli indicatori che le rappresentano; ど Stima degli effetti ambientali delle alternative di Piano, con confronto tra queste e con lo scenario di riferimento al fine di selezionare l'alternativa di Piano; Costruzione / progettazione del ど sistema di monitoraggio.

In seguito è stata emanata la Circolare esplicativa Prot.n. 331337 del 15/4/2010 in merito all’applicazione di alcune disposizioni dei regolamenti regionali in materia di valutazioni ambientali (valutazione ambientale strategica, valutazione di incidenza, valutazione di impatto ambientale), alla quale sono allegati i modelli per la dichiarazione di non assoggettabilità del Piano; mentre successivamente è stato approvata la Delibera n.683 del 8/10/2010 - Revoca della Delibera di G.R. n.916 del 14 Luglio 2005- nella quale si individuano le modalità di calcolo degli oneri dovuti per le procedure di Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione di Incidenza in Regione Campania (con Allegato). L’ultima norma regionale in materia di VAS e più in generale di pianificazione urbanistica è stata emanata in agosto con il Regolamento n°5 del 2011 che disciplina i procedimenti amministrativi di formazione dei piani, territoriali, urbanistici e di settore, previsti dalla legge regionale 22 dicembre 2004, n. 16. In particolare, in merito alla VAS associata ai PUC, stabilisce che l’autorità competente, che precedentemente era individuata nel Settore Ambiente della Regione Campania, è rappresentata dall’Ufficio Ambiente dell’Ente proponente. In merito a tutta la procedura di PUC, inoltre, se non vi sono varianti né al PTCP, né al PTR, non è più previsto il parere della Regione né della Provincia, ma solo una verifica di compatibilità alla strumentazione urbanistica sovra ordinata da parte della Provincia.

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2. SINTESI

Volendo ricostruire un quadro, il più esaustivo possibile, delle normative che interessano direttamente o indirettamente la VAS, si propone il seguente elenco ragionato, riferito sia all’ambito europeo e nazionale che a quello regionale:

Direttiva 85/337/CEE (27 giugno 1985): Direttiva concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. I progetti da sottoporre a valutazione d’impatto ambientale sono suddivisi in due elenchi, (allegato I e II) il primo riguarda opere la cui valutazione d’impatto ambientale e obbligatoria, il secondo riguarda opere che sono da sottoporre a V.I.A. solo se gli Stati membri lo ritengono opportuno.

Legge 08.07.1986 n.349 (istitutiva del Ministero dell’ambiente): la legge ha fissato il termine del gennaio 1987 per il recepimento della Direttiva; questa e stata di fatto recepita solo con due decreti del 1988. D.P.C.M. 10 agosto 1988 n.377 (Regolamento delle pronunce di compatibilità ambientale e norme in materia di danno ambientale).

D.P.C.M. 27 dicembre 1988 (Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità. D.P.R. 5.10.1991 n. 460: modifica il D.P.C.M. 377/1988. D.P.R. 27.04.1992: integra il D.P.C.M. 377/88.

Direttiva n.92/43/CEE del Consiglio Europeo del 21 maggio 1992 relativa alla "Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche".

Legge 11.02.1994 n. 109: l'art. 16 individua il progetto definitivo come il livello di progettazione da sottoporre a V.I.A.

D.P.R. 12.04.1996: e l'Atto di indirizzo e coordinamento nei confronti delle Regioni, in materia di V.I.A., in applicazione della L. 146/94 art. 40.

Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 recante il recepimento della Direttiva “Habitat” . D.P.R. 11.02.1998: integra il D.P.C.M. 377/88.

D.G.R. Campania 29.10.1998 n.7636: nelle more dell’approvazione della legge regionale sulla Valutazione di Impatto Ambientale, stabilisce: di recepire il D.P.R. 12.04.1996 in materia di V.I.A.; di confermare in toto quanto disposto con delibera di G.R.C. n. 374/1998 e 2910/1998 nonché dal successivo D.P.G.R.C. n.12047 dell’11 settembre 1998;

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di individuare nell’Assessorato all’Ecologia, tutela dell’ambiente e ciclo integrato delle acque Area 05 Settore 02 Struttura operativa V.I.A., l’autorità competente in materia di Valutazione di Impatto Ambientale, cosi come previsto dal su citato D.P.R. ed in coerenza delle delibere di G.R. n. 374/1998 e 2901/1998; di non inviare alla CCARC ai sensi della legge 15 maggio 1997, n.127 art.17, comma 31e 32.

Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.). Fondi Strutturali 2000 – 2006 (A.N.P.A.) del 25.05.1999.

D.P.R. 02.09.1999 n.348 (Regolamento recante norme tecniche concernenti gli studi di impatto ambientale per talune categorie di opere). D.P.C.M. 03.09.1999: modifica ed integra il D.P.R. 12.04.1996.

D.P.C.M. 01.09.2000: modifica e integra il D.P.R. 12.04.1996; l’art. 6, che disciplina la Valutazione di Incidenza, sostituisce l’art. 5 del D.P.R. 8.9.1997 n.357.

Direttiva 42/2001/CE del 21.06.2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente: art. 1 obiettivi, art. 2 definizioni, art. 3 ambito d’applicazione, art.4 obblighi generali, art.5 rapporto ambientale, art.6 consultazioni, art.7 consultazioni transfrontaliere, art.8 iter decisionale, art.9 informazioni circa la decisione, art.10 monitoraggio, art.11 relazione con le altre disposizioni della normativa comunitaria, art.12 informazioni, relazioni e riesame, art.13 attuazione della direttiva, art.14 entrata in vigore, art.15 destinatari.

Direttiva 2003/4/CE del 28.01.2003: accesso del pubblico all’informazione ambientale (abroga la direttiva 90/313/CEE).

D.P.R. 120 del 12 marzo 2003: modifiche al Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 recante il recepimento della Direttiva “Habitat”.

Direttiva 2003/35/CE del 26.05.2003: partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale (modifica la direttiva 85/337/CEE e 96/61/CE).

D.L.vo 22.01.2004 n.42: Codice dei BB.CC. e del Paesaggio, modificato ed integrato dai dd.lgss n.156/2006 e n.157/2006. D.G.R. Campania 12.03.2004 n.421 2: approvazione del disciplinare per le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, Valutazione d’Incidenza, Screening, Sentito e Valutazione Ambientale Strategica di competenza regionale nelle more dell’approvazione di un’organica legge regionale ed in sostituzione della disciplina di cui alla precedente atto deliberativo n. 374/98 e

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successive modifiche ed integrazioni. Viene individuato come organo preposto alla procedura di VAS il “Servizio VIA e il Settore Tutela Ambientale dell’AGC 05 e il CTA”. Art.1 procedure regionali; art.2 organi preposti allo svolgimento delle procedure; art.3 competenza degli organi; art.4 ambiti di applicazione; art.5 definizione delle procedure.

Decisione n.884/2004/CE del 30.04.2004: modifica della Decisione n.1692/96/CE sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti.

Rettifica del 29.04.2004 della Decisione n.884/2004/CE: art.8 Tutela dell’ambiente.

Legge 15.12.2004 n. 308: Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione.

Legge Regione Campania 22.12.2004 n.16: “Norme sul governo del territorio”.

D.G.R. Campania 25.02.2005 n.286: Linee guida per la Pianificazione Territoriale.

D.G.R. Campania 19.03.2005 n.420: approvazione disciplinare procedure di Valutazione d’Impatto Ambientale. Modifiche ed Integrazioni.

Decreto 25.03.2005 Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio: annullamento della deliberazione 2 dicembre 1996 del comitato per le aree naturali protette; gestione e misure di conservazione delle zone di protezione speciale (zps) e delle zone speciali di conservazione (zsc).

D.G.R. Campania 21.04.2005 n.627: Individuazione delle organizzazioni sociali, culturali, ambientaliste, economicoprofessionali e sindacali di cui all’art. 20 della legge regionale 22.12.2004 n.16.

D.G.R. Campania 21.04.2005 n.635: Ulteriori direttive disciplinanti l’esercizio delle funzioni delegate in materia di Governo del Territorio ai sensi dell’art.6 della legge regionale 22.12.2004, n.16 – Chiarimenti sull’interpretazione in fase di prima applicazione della legge regionale n.16/04.

D.P.C.M. 12.12.2005: Codice dei beni culturali e del paesaggio.

D.Lgs 03.04.2006 n.152: Norme in materia ambientale (Recepimento della Direttiva 2001/42/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica), Parte seconda, titoli I e II.

D.L. 12.05.2006 n.173: Proroga di termini per l’emanazione di atti di natura regolamentare e legislativa; art. 1septies.

D.G.R. Campania 30.11.2006 n.1956: L.R. 22 Dicembre 2004, n.16 – Art.15: Piano

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Territoriale Regionale – Adozione.

D.G.R. Campania 19.01.2007 n.23: Misure di conservazione per i siti Natura 2000 della Regione Campania. Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC).

D.G.R. Campania 11.05.2007 n.834: Norme Tecniche e Direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt.6 e 30 della L.R. n.16 del 22.12.2004, con allegato (BURC n.33 del 18.06.2007).

• D.Lgs. 16.01.2008 n.4: pubblicato sulla G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008 e rubricato come Ulteriori disposizioni correttive ed decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale. Il D.Lgs. 4/2008 e entrato in vigore il 13 febbraio 2008 e costituisce oggi la normativa statale di riferimento per la VAS.

• D.G.R. Campania 14.03.2008 n.426: relativa all’Approvazione delle procedure di Valutazione di impatto ambientale, Valutazione d’incidenza, Screening, “Sentito”, Valutazione ambientale strategica.

D.G.R. n° 1235 del 10/07/2009: La Delibera prevede una regolamentazione delle procedure di VAS in Regione Campania, ed in particolare l’esclusione, dalle citate procedure, di alcune tipologie di intervento in variante agli strumenti urbanistici.

D.G.R. Campania 203/2010: la Delibera approva il regolamento della VAS per la quale vengono chiaramente definite le procedure e le fasi per lo svolgimento.

Delibera n.683 del 8/10/2010 Revoca della Delibera di G.R. n.916 del 14 Luglio 2005: la Delibera individua le modalità di calcolo degli oneri dovuti per le procedure di Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione di Incidenza in Regione Campania (con Allegato).

D.Lgs. 128/2010: il Decreto modifica e integra il D. Lgs. del 152/2006. E’ da precisare che la corretta applicazione delle disposizioni normative precedentemente esaminate richiede la presenza di alcuni elementi fondamentali, trasversali a tutte le fasi procedurali, quali:

錨 la trasparenza delle decisioni;

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錨 la impercorribilità del processo;

錨 la disponibilità di una base di conoscenza comune condivisa ed accessibile da parte di chiunque. In definitiva, il Rapporto Ambientale costituisce l’elemento centrale della valutazione ambientale del PUC; esso fornisce tutte le indicazioni utili a comprendere i possibili effetti ambientali dovuti all’attuazione del Piano, rendendo trasparente e ripercorribile il processo decisionale. Inoltre, costituisce il documento di base per la consultazione delle Autorità con competenze ambientali.

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3. OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE CON IL PROCESSO DI VAS

3.1 Lo sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile non deve intendersi come meta da raggiungere, ma piuttosto come un insieme di condizioni che devono essere rispettate nel governo delle trasformazioni; d i questo insieme di condizioni fa parte significativa l’assunzione di obiettivi espliciti di qualità e di quantità di beni ambientali, calibrati in base al loro mantenimento a lungo termine. Tali obiettivi di mantenimento dei beni ambientali devono essere integrati in tutte le decisioni di trasformazione e sviluppo che traggono origine dal piano. Il concetto di sostenibilità implica tre dimensioni fondamentali: la sostenibilità ambientale, la sostenibilità economica e sociale. La sostenibilità ambientale è quindi solo una delle componenti chiave della sostenibilità. Tale evidenziazione risulta fondamentale in quanto l’aspetto ambientale è quello che in genere ha meno condizionato le decisioni ed i modelli di sviluppo. Le relazioni tra le tre componenti della sostenibilità e la possibilità di integrare i diversi sistemi di obiettivi che fanno capo a ciascuna componente devono essere al centro delle riflessioni multidisciplinari e politiche, finalizzate a trovare il compromesso tra i diversi estremi. La valutazione della sostenibilità dovrebbe riguardare quindi il grado di conseguimento degli obiettivi di tutte le componenti. È sicuramente da evidenziare che, a tutt’oggi, la considerazione della componente ambientale necessita di recuperare l’evidente ritardo rispetto alle altre componenti. (da Progetto Enplan –Linee Guida),

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3.2 Tema del Piano Il tema protagonista del PIANO è promuovere lo sviluppo sostenibile e calzante, caratterizzato da decisioni d'uso coerenti con le peculiarità del territorio, con gli atti di pianificazione sovra comunali e le richieste degli attori locali (modello dal basso). Si tratta, quindi, di coniugare tutela, conservazione, salvaguardia, valorizzazione e programmazione. Il noto sociologo ed urbanista Lewis Mumford (18951900) alla fine dell'ottocento, ha scritto “Occorre mettere in discussione un’economia che non e’ basata su bisogni organici, sull’esperienza storica, sulle attitudini umane, sulla complessità’ e varietà’ ecologica, ma su vuote astrazioni: denaro, velocità’, quantità’, espansione. La sopravvalutazione di queste astrazioni, prese come beni in se’, ha prodotto l’esistenza squilibrata, senza scopo e malata con cui dobbiamo ora fare i conti.” La citazione, attuale per la lucidità dell'inquadramento, rappresenta il cardine della rifondazione urbanistica, insieme al modello perequativo ed il passaggio al disegno urbano di nuova ispirazione. Si delineano quindi, ipotesi non più imperniate sulla nozione di "crescita" ma su soluzioni specifiche secondo la formula definita "calzante". Questa formula propone una gerarchia delle azioni da adottare secondo la quale a livello più alto si collocano quelle di carattere generale (conoscitive, normative, d’orientamento delle priorità) ed a livello basso gli interventi specifici (tecnici, produttivi, operativi). Con un continuo flusso d'informazioni e controlli da un livello all'altro. In termini operativi questo tipo di pianificazione diventa, quindi, una "programmazione dinamica" dell'economia e del sociale, attuabile progressivamente anche con l’ausilio di strumenti innovativi come la "contabilità ambientale". L'elaborazione conoscitiva dei caratteri del territorio, le differenze, gli elementi della memoria e della testimonianza, la loro correlazione, rivestono un interesse prioritario, e diventano i fattori d’interesse nella lettura del territorio. Per la ricerca relativa alla modificazione del suolo nei tempi e del ruolo funzionale e produttivo, ci si è avvalsi di sopralluoghi, ricognizioni sistematiche e cartografie. Tale ricerca ha reso possibile la verifica dell'interpretazione della struttura insediativa e paesaggistica.

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4. LO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE

4.1 Inquadramento territoriale Il Comune di Forchia fa parte della Provincia di Benevento e ricade nel Sistema Territoriale di Sviluppo A9 del Taburno “Sistema a dominante Naturalistica“ composto da 22 Comuni: , , , , , Campoli, , , , Forchia, , , , , , , Sant'Agata dei Goti, , , , .

Figura 1-Istituto geografico Militare –Stralcio Carta 431 Caserta Est

Forchia sorge a 282 metri sul livello del mare nella conca della in prossimità della vecchia via Appia, la conformazione orografica passa da un minimo di 160 metri in zona Acquavitale Signorindico ad un massimo di 832 metri sul livello del mare su monte Orni appartenente ai monti del Partenio, per una estensione complessiva di circa 5,45 Km2. La popolazione residente nel comune è di circa 1230 unità ed ha avuto un incremento demografico nell'ultimo decennio di circa il 10% e nell'ultimo ventennio l'incremento è stato di circa il 30%,

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anche se tendenzialmente l'incremento demografico è in calo rispetto all'analisi statistica degli ultimi anni come meglio rappresentata più avanti. Il paese si sviluppa con un nucleo urbano che forma il centro e tre frazioni limitrofe, Cagni, Acquavitale e Signorindico. Per collocazione e per la tipologia di comunicazione stradale il paese è più vicino a Caserta che al capoluogo di provincia Benevento infatti dista circa 30 Km da Benevento, circa 20 Km da Caserta e circa 40 Km da Napoli. Forchia è l'unico comune della provincia di Benevento insieme con la limitrofa Arpaia che confina con la Provincia di Napoli, precisamente con l'area nolana, più precisamente il suo territorio confina con altre due provincie campane; confina con , provincia di Caserta a Ovest, con , provincia di Napoli a Sud, con Arpaia ad Est e con Moiano ed Airola a Nord. Il territorio è attraversato centralmente dalla Strada Statale Appia che rappresenta anche la maggiore arteria stradale che collega il paese lungo l'asse Est Ovest che va da Benevento a Caserta; si trova a circa 15 Km dal casello autostradale di Caserta Sud e dagli svincoli dell'asse mediano e della SS. 7 bis, che collegano Napoli con i comuni vesuviani e Salernitani. L'orografia del territorio definisce una zona collinare premontuosa ad Est che risulta la parte più in quota di tutto il territorio, a confine con la provincia di Avellino, mentre verso Sud Ovest, apre verso la distesa pianura Casertana e Nolana. La sua collocazione geografica, il clima, la fertilità del terreno delle sue colline, ricche di olivi, la laboriosità dei suoi abitanti, danno una connotazione agricola per la produzione degli ottimi oli extravergini prima ancora che essere un polo produttivo legato a piccole attività artigianali ed industriali. Oltre all'aspetto prettamente agricolo infatti, per la vicinanza ad importanti vie di comunicazioni il paese ha sviluppato anche un importante polo produttivo individuato nell'area P.I.P. in località Rella, quasi completamente satura di attività produttive che riguardano la produzione di calzature, cavi elettrici, scatole di cartone, ortofrutta ecc.. Nella stessa zona P.I.P. è insediata anche una comunità religiosa di testimoni di Geova di portata europea per estensione e potenziale di flusso di pellegrini.

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La comunità stanziata anch'essa all'interno della zona P.I.P. occupa, con le sue strutture una superficie di circa 40.000,00 mq su cui sorgono parcheggi, sale per convegni e per la preghiera, oltre ad altre strutture logistiche per la gestione delle visite dei pellegrini. Oltre all'area quasi satura il comune ha già predisposto altre due aree di espansione per attività produttive sempre a ridosso dell'Appia in prossimità della area P.I.P. Rella. L'inquadramento territoriale vuole porre in evidenza tutte le peculiarità del territorio che rivestono un ruolo rilevante all'interno della valutazione per lo sviluppo programmato attraverso l'attuazione del PUC.

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L'aspetto storico Storicamente il paese sembra essere stato il luogo dove avvenne la famosa battaglia delle Forche Caudine che fu un importante avvenimento della seconda guerra sannitica, in cui i Sanniti di Gaio Ponzio Telesino sconfissero i Romani, imponendo loro poi l'umiliazione di passare sotto il giogo. La società romana ne fu tanto scossa da ricordarlo per secoli come marchio negativo per la Repubblica associandolo alla disfatta dell'Allia e poi alla battaglia di Canne. Si trattò però più di avvenimento e non battaglia in quanto, almeno secondo la versione che ne dà Tito Livio, i due eserciti non combatterono perché i Romani si accorsero subito di non avere speranza di vittoria. Nelle more delle trattative di pace, l'esercito romano era ancora stanziato nel Sannio, vicino a Calatia. Gaio Ponzio spostò il suo esercito e lo fece accampare presso Caudio in tutta segretezza. Da lì mandò una decina di soldati, travestiti da pastori, con l'ordine di cercare di farsi catturare dai romani che stavano predando il territorio per raccontare ai nemici che l'esercito sannita stava assediando Luceria in Apulia. Luceria era una città alleata di Roma, e Roma doveva aiutare i buoni e fedeli alleati a difendersi. Per arrivare a Luceria i consoli Romani avevano due possibilità: una strada più aperta e sicura ma più lunga che costeggiava l'Adriatico e una più breve che doveva attraversare le strettoie di Caudio. Dove siano Caudio e queste strettoie non è ben definito; evidentemente come accadde con Alesia per i Galli, la localizzazione di Caudio è stata rimossa dai romani. Diversi sono i comuni sanniti che si contendono l'episodio delle Forche Caudine, tuttavia solo il comune di Forchia è riuscito ad ottenere uno stemma comunale che riporta la raffigurazione del giogo, sancendo in qualche modo l'attribuzione del luogo del famoso episodio storico come esclusiva proprietà, supportato dalla descrizione dei luoghi data da Tito Livio. "due gole profonde, strette, ricoperte di boschi, congiunte l'una all'altra da monti che non offrono passaggi, delimitano una radura abbastanza estesa, a praterie irrigate, nel mezzo della quale si apre la strada; ma per arrivare a quella radura bisogna prima passare attraverso la prima gola; e quando tu l'abbia raggiunta, per uscirne, o bisogna ripercorre lo stesso cammino o, se vuoi continuare in avanti, superare l'altra gola, più stretta e irta di ostacoli". Tutto ciò nonostante il parere contrario di molti storici che non ritengono Forchia il vero logo delle Forche Caudine.

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Pertanto il territorio a torto o ragione è inserito di diritto nella storia della Battaglia delle Forche Caudine che ne forma un elemento di connotazione del territorio per uno sviluppo turistico.

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L'evoluzione Urbana La componente antropica del territorio risale intorno III secolo a.c., periodo della nota battaglia delle "Forche Caudine” che testimoniava già presenze di insediamenti sul territorio, inoltre secondo

antichi documenti, successivamente il territorio fu sede del ducato longobardo Gastaldato. Il nucleo più antico attualmente presente è formato dal centro storico di formazione medievale che si sviluppa principalmente su Via Umberto I, con espansione parallela su entrambi i lati, di una serie di vicoli a servizio delle abitazioni più interne rispetto alla strada. Altri nuclei antropici di epoca antica si trovano sparsi su tutto il territorio, ma si tratta di tracce riferite principalmente ad insediamenti rurali di scarsa importanza. Sono altresì presenti testimonianze di maggiore pregio storico come le antiche cisterneRomane in località vicolo Sanniti e via vicinale Vernazzuolo, oltre alle rovine di una villa Romana in via Fosso. L’attuale tessuto urbano si articola in un nucleo principale che trae

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origine dal centro storico ed in cui è concentrato in centro del paese e altri tre nuclei urbani, Cagni, Signorindico e Acquavitale. Tutti i nuclei periferici si sviluppano lungo le direttrici stradali, Via Signorindico – Via Palata Pompilio, ecc., tutti di recente formazione e di tipologia costruttiva isolata. Oltre ai nuclei urbani residenziali si è sviluppato, negli ultimi decenni, anche un polo produttivo nell'area denominata appunto P.I.P. Rella. Questa zona di Piano di Insediamenti Produttivi, si è sviluppata grazie all'insediamento di diverse attività che hanno quasi del tutto saturato i lotti disponibili creando un indotto economico importante per il paese che come tutti i pesi limitrofi è stato sempre a vocazione prettamente agricola. Oltre al polo produttivo trovano sviluppo anche diverse attività commerciali lungo l'arteria stradale della via Appia. Per l'assenza di un Piano Regolatore, lo sviluppo urbanistico del territorio, inizialmente, è stato governato esclusivamente da esigenze funzionali delle attività produttive oltre che per esigenze residenziali, avendo molto spesso commistione di zone con diverse destinazioni urbanistiche. Successivamente, in seguito al sisma dell'ottanta il comune si è dotato prima di un Piano di Zona per la delocalizzazione degli immobili colpiti dal sisma per la loro ricostruzione fuori sede originaria e successivamente, circa un ventennio fa si è dotato di una zona PIP per lo sviluppo esclusivo di attività produttive, realizzando così una prima distinzione tra aree con destinazione diversa. Il Piano di Zona prima ed il P.I.P. poi hanno cominciato a definire le linee guida per uno sviluppo Urbanistico più organico del territorio, distinguendo in modo netto la zona produttiva da quella residenziale, garantendo in particolare una migliore qualità della vita con definizione delle infrastrutture necessarie ed attinenti ad ogni zona. Per quanto agli agglomerati urbani esistenti, essi sono tutti di recente costruzione e nello specifico, La zona Cagni è in parte un agglomerato urbano compatto ed antico, sviluppatosi circa un secolo fa', mentre nella rimanente parte presenta interventi edili isolati più recenti risalenti agli anni settanta. Il metodo costruttivo prevalente della parte nuova è quello delle strutture in cemento armato, invece per la parte antica è utilizzata muratura mista di pietrame e tufo. Nella località Signorindico ritroviamo un caseggiato a corte più antico, risalente presumibilmente agli inizi del 1700, mentre nelle immediate vicinanze ovvero sulla direttrice di Via Montagnella

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sono presenti interventi antropici molto recenti con età media di circa 30 anni. Il metodo costruttivo prevalente è la muratura di tufo, pietrame calcareo e tufo a ricorso regolare. Lungo la S.S. Appia, oltre a rinvenire caseggiati isolati di recente costituzione, età media 40 anni, vi è l’ex contrada “Acquavitale”, che risale anch’essa al 1700 ma con evidenti trasformazioni del tessuto urbanistico, anche recenti.

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4.2 Tematiche Ambientali In accordo con linee programmatiche dettate dalla Regione Campania per il settennio 20072013, volte alla risoluzione delle emergenze, di seguito sono descritte le differenti componenti ambientali fisiche, biotiche ed antropiche – mutuamente interagenti− che concorrono alla costruzione di futuri scenari nell’ambito della più ampia pianificazione e moderna gestione integrata del territorio. Tra queste, spiccano l’ambiente nel suo insieme, la difesa del suolo, l’intero ciclo integrato dei rifiuti, lo sviluppo di attività antropiche ecosostenibili ed ecoincentivate. Le componenti ambientali specifiche da analizzare nel dettaglio sono:

ど Aria, fattori climatici e agenti fisici,

ど Acqua,

ど Suolo

ど Ecosistemi naturali e biodiversità,

ど Ambiente urbano e patrimonio storicoculturale,

ど Paesaggio,

ど Consumi e rifiuti,

ど Fattori di rischio.

Aria La componente atmosfera (aria) ed i fattori climatici sono estremamente importanti per la definizione della qualità dell’ambiente oltre che per la salute umana ed animale. La conoscenza di tali fattori è regolata a livello comunitario, nazionale e regionale dalle norme richiamate al paragrafo successivo (riferimenti normativi), ed è supportata dalle indagini eseguite sul territorio regionale dall’Arpac Campania, riportate nel “Rapporto Qualità dell’Aria: monitoraggio in Campania 20052007” Edizione ARPAC 2008. Di seguito si riportano in sintesi i maggiori riferimenti legislativi.

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Riferimenti normativi Il D.M. 60 del 2 aprile 2002, decreto applicativo del D.Lgs. 351/99 di recepimento di direttive CEE, rivoluziona completamente la normativa in materia di controllo, valutazione e gestione della qualità dell’aria nell’ambiente 1. Tale D.M. stabilisce alcuni valori limite e le date per il loro raggiungimento (per alcuni inquinanti era previsto il 2005, per altri il 2010) e abroga la norma che aveva introdotto i livelli d’attenzione ed allarme, i quali consentivano all’autorità sanitaria competente − in caso di episodi acuti di inquinamento atmosferico − di assumere provvedimenti di limitazione della circolazione (D.M. 163 del 21/04/1999). Per il periodo del regime transitorio il D.M. indica alcuni margini di tolleranza ai limiti, a scalare negli anni. Per esempio, i dati raccolti − relativi sia alla rete fissa sia ai laboratori mobili della Provincia di Napoli − si riferiscono ad un periodo antecedente all’entrata in vigore del D.M. 60 del 02/04/2002; pertanto, sono stati elaborati utilizzando come criteri di valutazione quelli stabiliti dalle precedenti normative (D.P.C.M. 28/03/83, D.P.R. 203/88, D.M. 25 novembre 1994, D.M. 16 maggio 1996). Si riportano di seguito i valori limite di riferimento ai sensi del D.P.C.M. 28/03/83, del D.P.R. 24/05/88 n°203, del D.M. 25/11/94 e del D.M. 16 maggio 1996.

Valori limite di riferimento di 5 parametri fisici, secondo la normativa vigente.

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Oltre agli inquinanti classici che sono normalmente monitorati (monossido di carbonio, ossidi di azoto, ozono, biossido di zolfo, polveri sottili) è da prevedere anche l’installazione in alcune cabine di un analizzatore per il benzene, collegate in rete ed in tempo reale al centro di calcolo ubicato presso il Centro Regionale dell’Inquinamento Atmosferico (C.R.I.A.) dell’ARPAC, che provvede alla validazione ed elaborazione dei dati trasmessi. Inoltre, in aggiunta alla rete fissa è necessario disporre di laboratori mobili per l’esecuzione di campagne di monitoraggio della qualità dell’aria.

La qualità dell’aria Per quanto riguarda la qualità dell’aria nel territorio comunale di Forchia si è fatto riferimento allo studio dell’Assessorato alle Politiche Ambientali della Regione Campania sulla Qualità dell’aria nel territorio regionale (novembre 2005 ), per la definizione del Piano Regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria. Lo studio, in particolare ha fatto riferimento ai seguenti elementi conoscitivi:

I dati prodotti dalla rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria (2002)

I dati provenienti da campagne di misura effettuate con mezzi mobili dell’ARPAC, relativamente all’inquinante benzene (2002)

L’inventario regionale delle emissioni

I risultati ottenuti attraverso la modellistica di tipo diffusionale e statistico. Dallo studio, però emerge un’analisi relativa alle sole stazioni di monitoraggio, che per la Provincia di Benevento sono collocate solo nello stesso capoluogo. Nel Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria, approvato, con emendamenti, dal Consiglio Regionale della Campania nella seduta del 27 giugno 2007, nel quale, sulla base dei dati raccolti, quindi, a seconda delle concentrazioni di inquinanti, del superamento dei “valori limite” e delle “soglie di allarme”, è stato possibile definire relativamente alla qualità dell’aria una Zonizzazione dell’intero territorio regionale che ha definito “aree di risanamento” in cui inquinanti superano o rischiano di superare il valore limite e le soglie di allarme e “aree di mantenimento della qualità dell’aria” in cui i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il superamento degli stessi. Emerge che nel comune di Forchia sono abbastanza contenuti sono i valori dei principali

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inquinanti derivanti dalla combustione dei fossili contenenti zolfo (carbone, gasolio, olio combustibile), e quindi prodotti principalmente dal riscaldamento domestico e dal traffico veicolare, quali: monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), polveri sottili e particelle solide (PM10), biossido di zolfo (SOx), e che, quindi, il territorio è classificato come area di mantenimento. Secondo il Piano suddetto, nelle zone di mantenimento, gli Enti preposti alla salvaguardia del Territorio, devono adottare un piano di mantenimento della qualità dell’aria al fine di conservare i livelli di inquinanti al di sotto dei valori limite e si devono adoperare al fine di preservare la migliore qualità dell’aria ambiente compatibile con lo sviluppo sostenibile.

Clima Secondo la classificazione climatica dei comuni italiani, introdotta dal D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993, il comune di Forchia appartiene alla zona Climatica D 1593 gradi giorno, si tratta di zona a clima temperato con temperature che oscillano dai 3° ai 33° gradi. Per quanto attiene alle condizioni pluviometriche, l’intero territorio è compreso tra le isoiete 900 e 1000 mm/anno. Il territorio è interessato anche dalle nebbie che, nella parte bassa, lungo i corsi d’acqua, sono previsti, mediamente, fino a 50gg/anno dei quali circa il 40% per l’intera giornata. In definitiva clima, suolo e idrografia hanno una profonda influenza sulla vegetazione e sull’uso del suolo, anche le attività antropiche sono fattori di condizionamento che però più di ogni altro hanno influito in misura profonda e repentina sul paesaggio.

Acqua Il reticolo idrografico del territorio è rappresentato da una serie di aste torrentizie e valloni naturali, che da varie quote si immettono a fondovalle nel vallone naturale Palata. La caratteristica principale delle incisioni è quella di presentare un profilo longitudinale acclive nella parte montana, con pendenze medie del 30/45%, si riducono a circa il 15% nella fascia pedemontana per assestarsi intorno al 5% nel fondovalle. Queste incisioni, in assenza di piogge, sono quasi sempre asciutte. Nei periodi di precipitazioni a carattere temporalesco, sebbene in maniera blanda, favoriscono l’instaurarsi di fenomeni di

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dilavamento, che, talora, conducono ad un modesto apporto solido, laddove la copertura terrosa è esposta direttamente agli atmosferili. Non vi è, quindi, una presenza costante di corsi d’acqua, salvo per il vallone Palata che presenta anche in periodi di siccità caratteristiche permanenti, anche se blande, con scarse portate.

Suolo - Geologia e Morfologia del sito L'area di Forchia rientra nella parte sudoccidentale di una area subpianeggiate conosciuta come Valle Caudina, delimitata a sud dai monti del Partenio, a nordovest dai monti di , a nord dal massiccio del Taburno, tutti caratterizzati da versanti acclivi a forme piuttosto aspre. La parte montuosa e pedemontana è caratterizzata da una copertura su roccia calcarea e calcarea dolomitica anche affiorante, di materiali piroclastici provenienti sia direttamente dall'attività eruttiva del Vesuvio, dei Campi Flegrei e di Roccamonfina, che dalla erosione degli stessi terreni sui rilievi montuosi circostanti. La parte valliva, oltre a presentare una coltre piroclastica, è costituita da depositi detritici (ghiaia, etc.), da limi sabbiosi, clasti calcarei, areniti bianche o grigie con grana mediofine. Il territorio, data la sua conformazione, è sottoposto costantemente, a stress da dilavamento Il territorio, comunque, è dotato di vasche di laminazione e briglie, atte a mitigare i rischi citati, tali opere, autorizzate dall’ Autorità di Bacino competente, come meglio specificato nei paragrafi successivi. Infine, in località Rella – su tratto stradale (di fronte all’ingresso principale dell’ Associazione dei Testimoni di Geova), vi è tombato un tratto del vallone PuntarelleOrni (che confina con il territorio di Arienzo (Ce)), il tratto del vallone de quo confluisce con opere antropiche a cielo aperto nell’alveo di fondovalle, naturale Palata.

Vegetazione La componente vegetativa prevalente: sul versante pedemontano e montano VeccioOrni è del tipo arborea composta da boschi di castagneti e querce ( bosco ceduo), mentre al disotto della quota di mt 400/450 circa s.l.m. troviamo alberi di ulivo, sul versante pedemontano e montano TairanoChichierra Cugniuolo troviamo pascolo e segni d’inizio di desertificazione, si ripete la componente degli alberi di ulivo al disotto dei mt 300 circa s.l.m., le dominanti sono così descritte: versante Sud boschi di querce e castagni selvatici di età media di anni 30/40, qualche isolato albero centenario, versante Nord pascolo

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incolto e desertificazione in atto (con rocce affioranti), a mezza costa uliveto in coltura e macchia mediterranea, nel fondovalle uliveti, alberi di ciliegio, seminativo arborato e lembi di orto.

Fauna Nel biosito sono presenti le seguenti specie principali: Mammiferi: Rhinolophus hipposideros, Rhinolophus ferrumequinum, (tutte famiglie di pipistrelli), Lutra lutra (lontra); Uccelli: Alcedo attui, Burhinus oedicnemus, Caprimulgus ueropaeus, Cicinia ciconia, Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus, Lanius collurio, Milvus migrans, Tringa glareola,. Acrocephalus melanipogon, Egretta garzetta, Ixobrychus minutes, Ardea purpurea, Lullula arborea, Pandion haliaetus, Nycticorax, Aulada arvensis, Coturnix coturnix, Gallinago, Gallinula chloropus, Laurus argentatus, Laurus ridibundus, Phasianus colchicus, Streptopelia turtr, Turdus merula, Turdus philomelos, Vanellus vanellus, Columba palumbus, Turdus ialicus;

Mobilità Il territorio è dotato in generale di una buona mobilità garantita dalle due arterie principali ovvero via Misciuni e via Umberto I che abbracciano il centro urbano rispettivamente dal versante Nord e dal versante Sud. Centralmente esse sono tagliate trasversalmente da viale Forche Caudine che si aggancia a via Umberto I mediante p.zza Roma. Dalle due arterie si raggiunge facilmente il comune limitrofo di Arpaia confluendo queste, sul lato Est, in via Provinciale 39 o via ForchiaArpaia e da qui sulla S.S. Appia n.7. Sul versante Ovest invece le due arterie confluiscono in via Cagni e via Fosso, tramite p.zza Teglia, dalla quale è possibile raggiungere la zona Sant’Alfonso Maria de Liguori (ex C/da Cagni, Rione Monsignore Ilario Roatta ex P.d.z. Cagni, ex C/da Acquavitale,, Via Palata, Via Pizzone, Via Pestantina), via Rella (ove insiste la zona PIP), a ridosso della sala delle assemble dei Testimoni di Genoa, e da qui al comune limitrofo di Arienzo. Da via Cagni, infine, ci si immette sulla statale Appia che separa il centro urbano dalle zona Via Falco, Via Montagnella, via Pompilio via segreta e zona Signorindico. Il Paese è servito dalla ferrovia con scalo nel comune della vicina Arpaia che collega il capoluogo di provincia Benevento con il Capoluogo di regione, Napoli.

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Figura 2-Mobilità interna del comune di Forchia

______via Misciuni ______via Provinciale 39/Umberto I ______viale Forche Caudine

Figura 3-Arterie stradali principali

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Rifiuti Nel contesto delle problematiche ambientali, il tema dei rifiuti è tra quelli di maggiore interesse e attualità. Esso coinvolge direttamente i cittadini e principalmente a questi è demandato il compito di rendere in pratica i principi per la riduzione della pressione antropica sull’ambiente. Diviene allora di cruciale importanza la raccolta dei dati nei settori della produzione dei rifiuti e della raccolta differenziata, allo scopo di valutare gli effettivi progressi in questi settori. Nel contesto del processo integrato della gestione dei rifiuti. la raccolta differenziata ricopre un ruolo di particolare importanza. In particolare, la raccolta differenziata garantisce:  Il recupero di energia nella fase finale del trattamento;  La crescita di una maggiore consapevolezza dei cittadini nei riguardi della propria produzione di rifiuti con l’adozione di comportamenti virtuosi incentrati sulla riduzione dei consumi;  L’indirizzamento dei rifiuti verso processi di trattamento tecnologicamente più idonei a ridurre l’impatto ambientale del loro smaltimento.

Figura 4 -Dati di produzione e percentuale di raccolta differenziata - Anno 2012 (fonte ORF osservatorio regionale rifiuti)

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Figura 5-Tabella dei dati di produzione rifiuti anno 2012 ((fonte ORF)

Allo stato attuale, il Comune di Forchia dispone di un sistema di raccolta differenziata di tipo porta a porta. Nel 2012 si è raggiunti una percentuale del 70,29 % di quantità di rifiuti a recupero su un totale di rifiuti prodotti di 580.888,00 kg per una produzione procapite di kg 479,903.

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4.3 Ecosistemi naturali e biodiversità (aree protette, zone SIC ZPS) Aree di particolare rilevanza ambientale Il territorio di Forchia è interessato da una sola area di particolare valenza naturalistico ambientale, la parte a confine con la provincia di Avellino con la dorsale dei monti del Partenio, infatti tale area è interessata dalla perimetrazione del Sito di interesse Comunitario IT_8040006 “Dorsale dei Monti del Partenio” come riportato nell'allegato "B" delle linee guida sul paesaggio approvate contestualmente al P.T.R.. L'area è marginale alla dorsale dei monti del partenio ed individua la zona dei crinali di monte orni e Monte Vecchio oltre una fascia del versante lato Forchia. Area SIC- In particolare, per quanto riguarda la valutazione degli effetti derivanti dall’attuazione del Piano sull’Area SIC IT8040006 “Dorsale dei Monti del Partenio”, si procederà ai sensi della direttiva 92/43/CEE e del D.P.R. 357/97, che stabilisce che sia da sottoporsi a Valutazione d’Incidenza qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito proposto sito della rete Natura 2000. Parallelamente, alla VAS, sarà necessario svolgere anche la Valutazione d’Incidenza che verrà prodotta come altro elaborato ed assieme al Rapporto Ambientale allegati al Piano.

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4.4 Le componenti territoriali e socio-economiche Struttura della popolazione dal 2002 al 2012 Di seguito si riportano i dati demografici del comune relativi agli ultimi dieci anni divisi per fasce di età:

Anno 0-14 anni 15-64 anni 65+ anni Totale Età media 1° gennaio residenti 2002 235 743 140 1.118 34,8

2003 238 728 151 1.117 35,6

2004 241 784 127 1.152 34,8

2005 243 783 136 1.162 35,5

2006 233 787 141 1.161 35,8

2007 222 797 137 1.156 35,8

2008 230 815 138 1.183 35,7

2009 234 824 145 1.203 36,3

2010 236 839 147 1.222 36,4

2011 234 845 147 1.226 36,8

2012 235 840 151 1.226 37,0

L'analisi della struttura per età di una popolazione considera tre fasce di età: giovani 014 anni, adulti 1564 anni e anziani 65 anni ed oltre. In base alle diverse proporzioni fra tali fasce di età, la struttura di una popolazione viene definita di tipo progressiva, stazionaria o regressiva a seconda che la popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di quella anziana. Lo studio di tali rapporti è importante per valutare alcuni impatti sul sistema sociale, ad esempio sul sistema lavorativo o su quello sanitario.

Tabella 1Popolazione per fasce di età

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Indicatori demografici Principali indici demografici calcolati sulla popolazione residente a Forchia.

Anno Indice di Indice di Indice di Indice di Indice di Indice di Indice di vecchiaia dipendenza ricambio struttura carico natalità mortalità strutturale della della di figli popolazione popolazione per donna attiva attiva feconda

1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1 gen 31 dic 1 gen 31 dic 2002 59,6 50,5 43,6 62,6 25,2 20,6 5,4

2003 63,4 53,4 49,3 66,6 24,2 12,2 6,9

2004 52,7 46,9 54,9 70,4 26,9 15,5

2005 56,0 48,4 55,7 76,7 26,1 12,1 7,8

2006 60,5 47,5 52,3 75,7 28,1 13,8 14,7

2007 61,7 45,0 57,6 74,0 27,8 11,0 6,8

2008 60,0 45,2 60,4 73,4 28,7 15,0 5,0

2009 62,0 46,0 73,4 82,3 24,5 16,4 7,4

2010 62,3 45,6 79,3 82,4 25,8 9,8 7,3

2011 62,8 45,1 92,2 86,1 23,9 (*) (*)

2012 64,3 46,0 101,5 86,3 21,6 (*) dato non disponibile perché la popolazione al 31 dicembre 2011 è allineata con la popolazione censita il 9 ottobre 2011 e non è direttamente confrontabile con la popolazione residente al 1 gennaio 2011.

Indice di vecchiaia Rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. Ad esempio, nel 2012 l'indice di vecchiaia per il comune di Forchia ci dice che ci sono 64,3 anziani ogni 100 giovani.

Indice di dipendenza strutturale Rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (014 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (1564 anni). Ad esempio, teoricamente, a Forchia nel 2012 ci sono 46,0 individui a carico, ogni 100 che lavorano.

Indice di ricambio della popolazione attiva Rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (55 64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (1524 anni). La popolazione attiva è

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tanto più giovane quanto più l'indicatore è minore di 100. Ad esempio, a Forchia nel 2012 l'indice di ricambio è 101,5 e significa che la popolazione in età lavorativa più o meno si equivale fra giovani ed anziani.

Indice di struttura della popolazione attiva Rappresenta il grado di invecchiamento della popolazione in età lavorativa. È il rapporto percentuale tra la parte di popolazione in età lavorativa più anziana (4064 anni) e quella più giovane (1539 anni).

Carico di figli per donna feconda È il rapporto percentuale tra il numero dei bambini fino a 4 anni ed il numero di donne in età feconda (1549 anni). Stima il carico dei figli in età prescolare per le mamme lavoratrici.

Indice di natalità Rappresenta il rapporto percentuale tra il numero delle nascite ed il numero della popolazione residente. E’ diminuito di circa il 50% dal 2001 ad oggi, risultano al 2011 di poco inferiore all’indice di mortalità che di contro rappresenta il rapporto percentuale tra il numero dei decessi ed il numero della popolazione residente.

Età media È la media delle età di una popolazione, calcolata come il rapporto tra la somma delle età di tutti gli individui e il numero della popolazione residente. Da non confondere con l'aspettativa di vita di una popolazione. Data il forte indice di invecchiamento c’era da aspettarsi un’ età media sufficientemente alta che si è attestato al 2012 a 37 anni. Saldo naturale e saldo sociale o migratorio Sono rispettivamente la differenza tra il numero di nascite e di morti riferito e differenza tra iscritti al comune o cancellati per flussi migratori.

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La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2011.

Anno Iscritti Cancellati Saldo Saldo 1 gen-31 dic Migratorio Migratorio DA DA per altri PER PER per altri con l'estero totale altri comuni estero motivi altri comuni estero motivi

2002 21 0 1 40 0 0 0 18

2003 49 1 0 21 0 0 +1 +29

2004 18 1 1 26 0 0 +1 6

2005 28 0 0 34 0 0 0 6

2006 25 2 0 27 4 0 2 4

2007 50 6 1 35 0 0 +6 +22

2008 42 0 1 35 0 0 0 +8

2009 30 3 0 25 0 0 +3 +8

2010 28 11 0 34 1 3 +10 +1

2011 (¹) 29 5 0 21 0 0 +5 +13

2011 (²) 7 0 0 10 0 4 0 7 (¹) bilancio demografico precensimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico postcensimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre)

Analisi dei dati Dall’osservazione dei dati demografici innanzi riportati emerge che il saldo naturale mostra un andamento tendenzialmente decrescente. Il saldo sociale ha un andamento abbastanza oscillante, anche in virtù di un picco positivo in corrispondenza dell’anno 2003, e del periodo 2007 e 2011, anche se tendenzialmente la curva è crescente. La valutazione del dato totale della popolazione residente, che esprime congiuntamente gli effetti del saldo naturale e del saldo sociale, mostra un andamento della popolazione tendenzialmente decrescente anche se in maniera non particolarmente drammatica.

Distribuzione della popolazione sul territorio Per analizzare la distribuzione della popolazione sul territorio comunale, distinguendola in abitanti e famiglie, sono stati assunti come riferimento i dati rilevati dall’ISTAT nell’ultimo Censimento. Oltre la metà della popolazione è allocata nel centro urbano 65% mentre il restante 35% è allocata nel territorio rurale aperto.

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Struttura della popolazione Analizzando i dati confrontati nella tabella che segue si può notare che nei dieci anni dell’ultimo periodo intercensimentale si è registrato un decremento della popolazione residente pari al 4,5%, in tendenza accentuata rispetto alla provincia di Benevento che ha subito nello stesso periodo un decremento pari al 2,0%.

Tabella 2. Confronto popolazione residente (fonte ISTAT 2012) Popolazione Popolazione Variazione della Variazione della residente istat 2002 residente istat 2012 popolazione residente tra il popolazione residente tra il 2002 e il 2012 2002 e il 2012 (valori assoluti) (percentuali) Forchia 1.118 1.226 +108 +9,7% Prov.Benevento 286.866 284.560 -2.306 -0,80%

Tabella 3.Popolazione per fasce d’età (ISTAT 2012)

.

Analizzando i dati della Tab.3 relativa alla popolazione della provincia divisa per fasce di età risulta che la fascia dai 65 anni pesa sul totale della popolazione oltre il 68% inferiore al dato provinciale che registra per questa fascia di età un peso percentuale sul totale del 65%: dunque, il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione residente tocca in maniera significativa anche quest’area come tutta la provincia, si registra quindi un dato negativo.

4.5 Le attività economiche Per quanto guarda i settori economici che danno occupazione alla popolazione attiva, secondo i dati ISTAT 1991 l’agricoltura occupa a Forchia oramai una minima percentuale di manodopera, maggiore occupazione la offre il settore produttivo e terziario.

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Tendenze economiche Rispetto alle risultanze ISTAT 1991, si osserva che nel decennio scorso si è avuto, a fronte di un modesto aumento del numero degli occupati dai settori primario e secondario verso le “altre attività” per lo più rappresentative dei settori terziario e quaternario. In altre parole analogamente a quanto accaduto in molte altre aree interne della regione si è assistito ad un progressivo spopolamento occupazionale della campagna con conseguente riduzione, tra l’altro, della superficie agricola utilizzata. Le aziende agricole presenti sul territorio comunale, infatti, sono per lo più a carattere prevalentemente familiare, con conseguenze negative dal punto di vista competitivo, mentre, per le ridotte dimensioni, non costituiscono una fonte di reddito sufficiente per gli operatori. Invece a fronte della diminuzione percentuale degli occupati nel settore agricolo si è avuto un considerevole incremento nel settore dei servizi ed altre attività, soprattutto nel terziario, e una incidenza quasi immutata per quanto riguarda il settore industriale.

4.6 Descrizione sintetica dello stato attuale dell’ambiente mediante indicatori ambientali La descrizione sullo stato dell’ambiente è un documento redatto con la finalità di descrivere un territorio in chiave ecologica, che deve essere” nello stesso tempo il termometro della qualità ambientale e dell’efficacia delle politiche, e la bussola dell’azione delle istituzioni per assicurare la sostenibilità dello sviluppo”. Alla luce di queste considerazioni la descrizione sullo stato dell’ambiente del comune di Forchia, oggetto del presente studio, è stata impostata cercando di conseguire diverse finalità:  ricostruire il quadro socioeconomico dell’ambito territoriale di riferimento e le relazioni esistenti tra i vari settori produttivi e l’ambiente, in modo da fornire un adeguato strumento sia di valutazione dell’efficacia ambientale, della sostenibilità delle azioni e delle politiche intraprese, sia di supporto alle decisioni;  delineare la situazione ambientale complessiva analizzando le complesse interazioni esistenti tra le varie tematiche ambientali. Una descrizione dello stato attuale dell’ambiente intesa a proseguire tali finalità richiede l’adozione di un modello concettuale che riesca a rappresentare la realtà ambientale, oltre che in tutte le

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sue componenti, anche nei meccanismi di reazione agli impatti derivanti da politiche o strategie di gestione. A livello internazionale è ormai diffusamente utilizzato il modello DPSIR (Driving fordes, Pressures, States, Impacts, Responses) un acronimo che sta per “Determinanti, Pressioni, Stati, Impatti”. Esso si basa su relazioni di causaeffetto tra le componenti dello Schema: Determinanti PressioniStatoImpattiRisposte:

 Determinanti: attività umane

 Pressioni: emissioni, rifiuti

 Stato: qualità chimica, fisica, biologica

 Impatti: conseguenze sulle attività umane, ecosistemi, salite

 Risposta: politiche ambientali e azioni di pianificazione In base allo schema DPSIR le attività umane(determinanti) generano fenomeni potenzialmente nocivi per l’ambiente, come il rilascio di sostanze inquinanti (pressioni) che possono modificare le condizioni dell’ambiente naturale (stato), come conseguenza delle modificazioni dello stato dell’ambiente naturale, si possono verificare ripercussioni negative o positive sulla vita e le attività umane (impatti), l’uomo a sua volta reagisce (risposte) o affrontando le ripercussioni negative (impatti) o ripristinando le condizioni dell’ambiente naturale precedentemente danneggiate (stato), oppure facendo in modo di ridurre le pressioni sull’ambiente attraverso le modificazione e l’adeguamento delle tecniche di produzione (pressione) o la riduzione dell’espletamento di certe attività umane. Di seguito si riporta una tabella riepilogativa degli indicatori di pressione, stato, e risposta con riferimento alle componenti territoriali ed ambientali prescelte per descrivere lo stato dell’ambiente nel territorio di Forchia:

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UNITÀ DI TEMATICA TEMI PRIORITARI INDICATORI MISURA Al 31.12.2012 Popolazione 1226 Ab.

Socio-economico Occupazione Agricoltura: Industria: Altre attività

Ricchezza imm. Reddito Famiglie: Reddito/Abitante n. occupati Economia privata

Valori esistenti della qualità dell’aria

PM10 4.45

CO 112.54 Emissioni principali

inquinanati in atmosfera NOx 32.96 t

COv 64.77

1,28 SO2 Mobilità n° autovetture: 1453 %autovetture abitante:52. n° autovetture oltre 2000 cc:56 Mobilità locale e trasporto passeggeri n° Trasporto pubblico e n° autocarri e

privato motrici:116 n° motocarri e furgoni:12 n° rimorchi e semirimorchi:8

Ab. Alberghi – posti letti:24 Infrastutture turisiche Superficie Territoriale a destinazione alberghiera:2300 mq Turismo Alberghi-presenza:n° 5,079 N° occupati Intensità turistica Grado di utilizzazione:30,4% %

Consumi generali elettricità/utenti:2419 kWh Energia Consumi energetici kWh Consumi generali familiari/utenti:2451 kWh

N° n° aziende agricole presenti nel 214 Utilizzazione terreni Agricoltura territorio agricoli kmq 7,71 Superfici vitate 111,7 ha PM10 4,45 CO 112,54 Aria Qualità dell’aria NOx 32,96 t COv 64,77

SO2 1,28

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Tematica Temi prioritari Indicatori Unità di misura

Produzione rifiuti ultimo anno: consumo totale e procapite 578,4 e 0,47 t 332,75 Raccolta differenziata t Rifiuti Produzione rifiuti

Rifiuti urbani non differenziati 245.90 t

Consumi idrici Consumo medio per residente in l/sec. 7,63 lt/sec. Lt/sec.

n° impianti di depurazione 1 n°

Acqua Acque reflue % popolazione civile servita da impianti di depurazione 70% %

% del territorio comunale servito da rete fognaria 70% %

n° edifici vincolati BBAAPPSAE Parimonio culturale, Paesaggio 1 area di rispetto n° arcchitettonico, archeologico n° delle aree vincolate alla BBAAPPSAE adiacente vallone palata 3,27 Kmq/ 0,29 % Autorità di Bacino Nord Occidentale . PAI Piano Stralcio per Fattori di rischio Rischio idrogeologico Superficie comunale Kmq / % l'Assetto Idrogeologico

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4.7 Probabile evoluzione in assenza di Piano lo Swot Analisys L’Allegato VI al D.lgs. n. 4/2008, come indicato inizialmente dalla normativa comunitaria, prevede che il rapporto ambientale fornisca informazioni circa l’evoluzione probabile dello stato dell’ambiente senza l’attuazione del piano o del programma. L’analisi di quanto richiesto comporta una stima del probabile andamento futuro delle principali variabili ambientali in assenza del PUC. Considerando che Forchia, allo stato attuale, n o n è provvisto di uno strumento di pianificazione generale, il PUC va inteso, tra l’altro, come strumento per offrire migliori opportunità di:  gestione delle emergenze ambientali;  superamento delle criticità;  miglioramento delle condizioni generali dell’ambiente e della qualità della vita nella popolazione interessata. Tuttavia, pur considerando inevitabile l’evolversi della trasformazione del territorio, ed in ciò le innegabili opportunità offerte dal PUC se configurato come strumento economicamente, socialmente ed ambientalmente sostenibile, capace quindi di coniugare tutela delle risorse storicoculturali e naturalistico ambientali con le esigenze socioeconomiche della popolazione, si può ugualmente tentare di valutare i fenomeni territoriali futuri, in assenza di piano, mediante una Swot Analysis. Si tratta di un noto strumento di valutazione stategica, utilizzato a partire dalla fine degli anni 60’ nel marketing aziendale, che grazie alla sua flessibilità può essere applicato a contesti di vario tipo, anche nelle valutazioni ambientali. Serve soprattutto a sviluppare nuovi atteggiamenti mentali di fronte ai problemi e a evidenziare i principali fattori in grado di influenzare le soluzioni. In particolare si basa sulla descrizione dei fenomeni utilizzando quattro categorie di fattori: forza (strenghts), debolezza (weaknesses), opportunità (opportunities) e minacce (threats). La validità dell’analisi SWOT, in termini di esaustività, è legata in maniera diretta alla completezza dell’analisi “preliminare”. Il fenomeno oggetto della valutazione deve essere approfonditamente studiato per poter mettere in luce tutte le caratteristiche, le relazioni e le eventuali sinergie con altre proposte. Per tale ragione non è necessario conoscere solo il tema

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specifico ma c’è bisogno di avere quanto più possibile il quadro riguardante l’intero contesto completo. Una analisi SWOT deve iniziare con il definire uno stato finale desiderato o obiettivo. Una analisi SWOT può essere incorporata nel modello di pianificazione strategica. La pianificazione strategica, compresa l'analisi SWOT e la scansione, è stata oggetto di molte ricerche.  Punti di forza: le attribuzioni dell'organizzazione che sono utili a raggiungere l'obiettivo.  Punti di debolezza: le attribuzioni dell'organizzazione che sono dannose per raggiungere l'obiettivo.  Opportunità: condizioni esterne che sono utili a raggiungere l'obiettivo.  Rischi condizioni esterne che potrebbero recare danni alla performance. L’individuazione delle SWOT è essenziale perché i passi successivi nel processo di pianificazione per il raggiungimento degli obiettivi può essere elaborato dalla SWOT. In primo luogo, i responsabili devono stabilire se l'obiettivo è raggiungibile, rispetto ad una data SWOT. Se l'obiettivo non è raggiungibile un diverso obiettivo, deve essere selezionato e il processo ripetuto. È particolarmente utile per individuare le aree di possibile sviluppo. L'obiettivo di qualsiasi analisi SWOT è quello di individuare i principali fattori interni ed esterni che sono importanti per raggiungere l'obiettivo. Questi provengono da un’unica catena di valore intrinsechi alla società. I gruppi di analisi SWOT traggono i principali elementi di informazione da due categorie principali:  Fattori interni I punti di forza e di debolezza interni dell'organizzazione. Utilizzare un’analisi PRIMOF per aiutare ad identificare i fattori;  Fattori esterni Le opportunità e le minacce presenti all’esterno dell'organizzazione. Utilizzare un’analisi PEST o PESTLE per aiutare ad identificare i fattori. I fattori interni possono essere visti come punti di forza o di debolezza secondo il loro impatto sulla organizzazione dei suoi obiettivi. Ciò che può rappresentare un punto di forza rispetto a un obiettivo può essere di debolezza per un altro obiettivo. I fattori esterni possono includere le questioni macroeconomiche, il mutamento tecnologico, la legislazione, e cambiamenti socioculturali, così come i cambiamenti nel mercato e posizione competitiva. I risultati sono spesso presentati in forma di una matrice. Infatti, punti di forza e

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debolezza sono da considerarsi fattori endogeni, mentre rischi e opportunità fattori esogeni. I fattori endogeni sono tutte quelle variabili che fanno parte integrante del sistema, sulle quali è possibile intervenire, i fattori esogeni, invece, sono quelle variabili esterne al sistema che possono però condizionarlo; su di esse non è possibile intervenire direttamente ma è necessario tenerle sotto controllo in modo da sfruttare gli eventi positivi e prevenire quelli negativi. Per rendere più agevole la lettura dei fattori individuati si preferisce ricorrere ad una tabella che li descriva in maniera sintetica e permetta la loro valutazione incrociata. E’ appena il caso di precisare che l’analisi seguente prende in considerazione aspetti favorevoli e disagi riferiti allo stato attuale. Le caselle vuote della tabella stanno ad indicare l’assenza del fattore considerato (in relazione allo specifico settore). I settori/indicatori, pur analizzati nel presente Rapporto laddove si è descritto lo stato attuale dell’ambiente, che non compaiono invece nella tabella (ad es. l’armatura urbana), sono stati esclusi in quanto ritenuti non significati ai fini dell’analisi Swot.

FATTORI

PUNTI DI FORZA OPPURTUNITA' PUNTI DI RISCHI INDICATORI (fattore endogeno) (fattore esogeno) DEBOLEZZA (fattore esogeno) (fattore endogeno) Disponibilità di forzaIn genere, all’esterno delDisoccupazione a livelli

Presenza di forze lavoro a lavoro anche specializzata sistema, medesime condizionisignificativi. bassissima qualificazione; Peso insediativo esistentegià indicate come fattori Diffusione generalizzata deldispersione scolastica, tassi di irrilevante. endogeni (punti di forza). “lavoro nero”, come nel restodisoccupazione elevati; della regione. peggioramento delle condizioni di disagio sociale. POPOLAZIONE Disponibilità diProgrammato miglioramentoCongestione di alcuni assi viariMancanza di coordinamento preesistenze infrastrutturali,del sistema di trasporti con lainteressati dal trasporto mercidegli interventi sulla mobilità a anche se da connettere edscopo di assicurare un correttosu gomma interprovinciale.livello provinciale/ regionale, integrare, in particolare nel funzionamento delle linee diRete locale insufficiente conper mancanza di strumenti di settore del trasporto sucomunicazione, di interesseinefficiente gerarchizzazione;pianificazione territoriale gomma. locale e sovralocale, tenendodi conseguenza, livelli divigenti conto dei fabbisogni disicurezza non sufficienti sulla trasporto pubblico (su gomma erete locale; Sistema trasporto su ferro), di trasporto privatopubblico in ambito provinciale (su gomma) e di trasporto dellecon bassi livelli di efficienza. merci. MOBILITA' ERETI INFRASTRUTTURALI

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Scarsa diffusione della tecnologia dell’innovazione nel sistema delle imprese;

mancanza di coordinamento (e cooperazione) tra Centri diPerdita di capacità di attrazione delle risorse mobili dello Attivazione di una politicaRicerca – sia privati che sviluppo; degli investimenti pubblicipubblici – e il sistema Presenza di un aree libere perdita di competitività nei mirata; maggiore capacità diproduttivo; per le attività produttive; confronti dei paesi a basso sfruttamento degli incentivi presenza significativa di presenza di forza lavoro costo del lavoro; esclusione dai anche specializzata; finanziari disponibili. imprese orientate prevalentemente al mercatoprocessi di diffusione della conoscenza e della tecnologia. tradizionale e di prossimità; scarsa capacità di utofinanziamento delle imprese. INDUSTRIA

Scarsa articolazione del sistema economico rurale e alti livelli di sottoccupazione all’interno Sviluppo di produzioni del settore agricolo;Evoluzione della politica tipiche locali di alta qualità Diffusione su mercati più vasti,Sfruttamento del "Lavoroagraria comunitaria verso la e con mercato nazionale; anche internazionali, deinero”; presenza sul territorio diriduzione del sostegno alle significativa presenza di prodotti di alta qualità. aziende zootecniche e/o diproduzioni; degrado delle produzioni agroalimentari e trasformazione con ciclirisorse. zootecniche. lavorativi obsoleti, poco disposte ad evolversi. E AGRICOLTURA ZOOTECNIA

FATTORI

PUNTI DI FORZA OPPURTUNITA' PUNTI DI RISCHI INDICATORI (fattore endogeno) (fattore esogeno) DEBOLEZZA (fattore esogeno) (fattore endogeno) Sviluppo turistico disorganizzato risorse non “a sistema”; carenza di servizi al turismo; offerta ricettiva concentrata sul comparto

“alloggi” che non vanno sul mercato; assenza di Potenziale di attrazione specializzazione delle risorse buone potenzialità per circuiti turistica. Disponibilità di attrattive complementari non enogastronomici e naturalistici; risorse naturali e culturali di messo “a regime”: assenza di sensibilità dei soggetti pubblici valore sia concentrate che circuiti, itinerari, visite a strategie di rilancio e diffuse; presenza sul guidate, ecc; bassa integrazionePerdita di competitività di sviluppo del turismo; fondi territorio; buona accessibilità tra sistema ricettivo ealcuni comparti turistici. In disponibili per lo sviluppo (mediante assi a percorrenza complementare (per esempiogenere, all’esterno del sistema, turistico del territorio. veloce); clima favorevole da alberghi escursioni guidate,medesime condizioni già marzo a ottobre; rilevante ecc.); sistema di intrattenimentiindicate come fattori endogeni patrimonio naturalistico con non diffuso ma “puntuale”;(punti di debolezza). possibilità di diversificare la offerta sportiva carente; gamma dei prodotti; assenza di immagine e tradizioni enogastronomiche. notorietà dell’area sul mercato italiano; assenza di un soggetto coordinatore dello sviluppo turistico; azioni di marketing assenti TURISMO

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Discreta diffusione di elevata vitalità imprenditoriale in alcuni distretti e settori produttivi. Incentivazione per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica Scarsa produzione di energia da fonti rinnovabili (impianti da fonti rinnovabili. VetustàEccessivo consumo di Energia. fotovoltaici, impianti a degli impianti.

NERGI biogas). E

Manifestazioni occasionali di Presenza sul territorio di una inquinamento atmosferico in Elevato contributo alle vasta area agricola, capace di corrispondenza dei principali emissioni nocive della dorsale influenzare positivamente la centri urbani, imputabili a scorrimento veloce; Comuni qualità dell’aria dell’interoAttuazione di uno specificosoprattutto al traffico veicolare; AGENTI

limitrofi interessati più ecosistema di appartenenza;sistema di monitoraggio degliaumento dei consumi diffusamente da inquinamento valori sotto soglia diinterventi (vedi ARPAC). energetici e squilibrio verso atmosferico. sostenibilità degli indicatori modalità di trasporto della qualità dell’aria . particolarmente inquinanti. RIA, FATTORI A CLIMATICI, FISICI

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5. STRUTTURA DEL PIANO

5.1 I principi generali A Forchia non è presente un piano Regolatore, è attualmente vigente un piano di recupero che risale al 1989 ed ha superato i limiti entro cui si inquadrano le dinamiche temporali previste. Lo strumento urbanistico generale si presenta, peraltro, privo di efficacia in molte sue parti, soprattutto per effetto dell’occorrenza dei vincoli. La cornice di norme estranee, oltre al rapido sviluppo edilizio, ha reso di fatto inoperante le scelte di piano originarie. Se la popolazione residente nel comune non ha subito incrementi significativi, l’aumento del numero di famiglie e la variazione dei componenti ha prodotto una rapida crescita edilizia. Questo fenomeno di inusuale intensità rispetto alla media della Provincia, negli ultimi anni è ulteriormente cresciuto assumendo caratteristiche che richiedono soluzioni nuove e particolari. Oggi si pone il problema di riesaminare la questione della dinamica demografica comprendendone i significati più reconditi, cercando di non assecondarla meccanicamente e volendo così ovviare a quegli effetti negativi da essa prodotti. D’altro canto l’alto indice dei residenti giovani induce a dare risposta a domande non di sola abitazione, bensì di servizi e spazi attrezzati. In proposito, va osservato che si è andato consolidando un modello abitativo di tipo talmente diffuso da richiedere, in funzione della crescita demografica e della connessa domanda di abitazioni, una disponibilità di suoli edificabili eccessiva e tale da innescare un processo di allargamento a “macchia d’olio“ del centro abitato. Siffatta tendenza implica lo scadimento della qualità urbana e del resto si scontrerebbe con l’evidente difficoltà dell’Ente pubblico ad investire risorse per nuove opere di urbanizzazione, laddove, già oggi parte del territorio urbanizzato lamenta carenze non facilmente risolvibili. Una revisione dello sviluppo urbanistico di Forchia non può quindi prescindere da una ridefinizione del rapporto superficie/volume edificabile e dalla individuazione di nuovi meccanismi di governo dello sviluppo urbano in modo da tener conto di una realtà economica e finanziaria in gran parte mutata, soddisfacendo, altresì, l’esigenza di recuperare la polifunzionalità dell’organizzazione urbana.

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Nei decenni passati era possibile indicare questi obiettivi dello sviluppo urbano senza dimostrarne la realizzabilità. Il flusso di risorse pubbliche piuttosto continuo autorizzava tale valutazione. Oggi, in una fase di congiuntura difficile, non è più accettabile; occorre pertanto programmare in modo più sofisticato e realistico, indirizzando gli sforzi di elaborazione verso obiettivi ben delimitati e compatibili con le condizioni esistenti. Tra i criteri di compatibilità ci deve essere quello di impedire conflitti di interesse tra attività edilizie e attività produttive sia primarie che secondarie. D’altronde, sia la struttura morfologica del territorio comunale sia la rilevanza della componente agricola dell’economia locale pongono delle oggettive barriere allo sviluppo urbano che possono essere superate con aggiustamenti interni all’attuale delimitazione di Piano. Il Piano urbanistico comunale si rende, quindi, necessario per rispondere a due esigenze urbanistiche fondamentali: da un lato, bloccare fenomeni speculativi tendenti ad un indiscriminato e dal punto di vista ambientale, dannoso consumo di nuove aree da sottrarre all’uso agricolo e dall’altro, salvaguardare il più possibile la dotazione di standards. Pertanto, il PUC persegue gli obiettivi della riqualificazione e valorizzazione del territorio, secondo i principi della sostenibilità ambientale e della perequazione urbanistica e nel rispetto dei criteri di economicità, efficacia, pubblicità e semplificazione dell’azione amministrativa, nel quadro della legislazione vigente. In tal senso il progetto recupera quelle scelte pianificatorie ormai esecutive (P.I.P., Piano di recupero, Piano di Zona), in modo da renderle coerenti con gli indirizzi dichiarati e armonici rispetto ad un quadro più ampio di soluzioni. La proposta urbanistica si articola attraverso principi generali e coerenti scelte di fondo. Le scelte sono finalizzate a consolidare la funzione di Forchia nel Sistema Multipolare, nel tentativo di rafforzare la singolarità urbana locale rispetto a tendenze destrutturanti verso centri maggiori. Al fine di conservare l’identità storicomorfologica dell’assetto insediativo e paesistico del territorio comunale occorre, prima di tutto, modificare il perimetro della Città storica. Occorrerà, inoltre, salvaguardare le emergenze naturalistiche, delineare il corridoio ecologico e le relative aree di protezione in stretto rapporto con la rete ecologica provinciale e regionale.

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L’obiettivo è la conservazione, la salvaguardia e il ripristino dei rapporti fisicospaziali e visivi tra il tessuto storico e i contesti paesistici e ambientali limitrofi, dei rapporti funzionali (percorsi pedonali, viali, viali alberati, ecc.) tra il centro e gli insediamenti rurali. In particolare con l’applicazione delle regole perequative saranno attribuite al patrimonio pubblico aree destinate a giardini e parchi, sia pubblici che privati, che concorreranno alla formazione della rete degli spazi aperti urbani e dell’immagine consolidata del centro di Forchia. L’espansione edilizia sarà contenuta; le aree saranno configurate con i varchi e le discontinuità di un sistema insediativo complesso, al fine di conservare tali aree e destinarle a spazi aperti ad uso pubblico, prevedendo nelle aree a margine del costruito, parchi urbani, attrezzature sportive e per il tempo libero. Al fine di mitigare la presenza degli insediamenti recenti più dissonanti saranno individuate fasce verdi ai margini del costruito, con funzione di filtro e mediazione paesistica tra questi e le aree coltivate o boscate circostanti. Nelle aree extraurbane saranno individuate aree di ristrutturazione e conservazione, salvaguardando le discontinuità tra il costruito e promuovendo la riqualificazione dell’edilizia produttivaartigianale. Il sistema ambientale e agricolo, attraverso l’articolazione delle componenti, dovrà individuare ambiti di tutela ambientale e di usi produttivi, nonché di riqualificazione degli insediamenti diffusi. Rispetto a tali aree, strategiche per il funzionamento del sistema ambientale, saranno individuate le azioni (interventi, strategie) necessarie per la loro conservazione. Saranno definite le norme prescrittive, le direttive e gli indirizzi tecnici per la loro valorizzazione e tutela. Le azioni e i criteri di gestione individuati rappresenteranno le condizioni minime per un corretto funzionamento del sistema ambientale e per la conservazione e riproducibilità delle risorse. Nelle aree rurali sarà applicato il divieto di nuova edificazione che non sia strettamente connessa con l’attività agricola e/o agrituristica. La previsione di riqualificazione delle aree edificate periurbane, caratterizzate dalla tipica struttura insediativa rada, si attuerà attraverso la ricomposizione degli spazi di transizione ed il raccordo con il paesaggio agrario circostante.

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5.2 Contenuti del Piano La classificazione del territorio secondo lo stato di fatto e di diritto è strumento fondamentale della pianificazione urbanistica perequativa in quanto serve ad ancorare i diritti edificatori spettanti ai proprietari dei terreni a connotati strutturali del territorio. Nelle sperimentazioni effettuate emergono diversi metodi per la classificazione del suolo, anche se il fine è comune. Si può far riferimento alle categorie di cui al DM 1444/68 oppure a categorie che scompongono il territorio comunale in vari ambiti/insiemi sulla base di analisi e argomentazioni specifiche. La classificazione può essere altresì correlata alla disciplina conseguente dai vincoli ricognitivi o conformativi che producono limitazioni all’uso del suolo in conseguenza di istituti legislativi sovraordinati operanti nel territorio comunale (vincoli paesistici, idrogeologici ecc). Il metodo per la classificazione del suolo nel Comune di Forchia prevede l’individuazione di tre ambiti: l’ambito urbano, che comprende l’agglomerato urbano consolidato nelle sue differenti componenti ed usi; l’ambito periurbano, che comprende siti semirurali, che non si trovano in un regime di pianificazione esecutiva, ma presentano condizione disomogenea sia dal punto di vista morfologico che economico sociale; l’ambito extraurbano che comprende le aree rurali ad uso agricolo forestale e le aree non urbanizzabili perché soggette a regimi vincolistici conformativi.

TERRITORIO URBANO CONSOLIDATO (TUC) TERRITORIO URBANO IN TRASFORMAZIONE (TUT) TERRITORIO PERIURBANO IN TRASFORMAZIONE (TD) TERRITORIO RURALE DI FRANGIA (TRT) TERRITORIO RURALE APERTO (TRA)

I sistemi configurano, dal punto di vista strutturale, l’articolazione urbanistica del territorio e comprendono sia gli elementi esistenti sia gli elementi di nuova configurazione e possono articolarsi in:

il sistema insediativo (è costituito dalle componenti edilizie che caratterizzano il tessuto urbanistico insediativo della città, moderna e contemporanea);

il sistema degli spazi pubblici destinati alle attività ed attrezzature collettive (è costituito dagli spazi pubblici destinati alle attività ed attrezzature collettive è dedotto dalle esistenti

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destinazioni di uso, nonché dalle integrazioni perseguite attraverso nuove destinazioni; gli elementi dello spazio pubblico fanno riferimento al D.M. 2/04/1968, n. 1444, art.li 3, 4, 5.);

il sistema degli spazi destinati al verde pubblico nei suoli ad uso urbano (ingloba le zone territoriali omogenee del tipo F destinate a verde pubblico; anche per queste componenti, qualora non già partecipi del demanio pubblico, valgono le condizioni di diritto di cui agli spazi pubblici destinati ad attrezzature collettive; gli elementi dello spazio pubblico fanno riferimento al D.M. 2/04/ 1968, n. 1444, art.li 3, 4, 5.);

il sistema della mobilità (ingloba gli spazi destinati alla viabilità, di impianto o di servizio; gli spazi destinati alla configurazione di percorsi ciclabili o pedonali; gli spazi destinati a infrastrutture di trasporto pubblico di massa in sede propria).

il sistema ambientale dei suoli ad uso non urbano (ingloba i suoli non urbani caratterizzati da usi agricoli forestalipascolivi, z.t.o. del tipo E). La classificazione quindi è lo strumento con il quale si è in grado di assicurare una parità di trattamento alle proprietà immobiliari coinvolte dal piano attraverso l’attribuzione, conseguente ad essa, delle capacità di utilizzazione edificatoria.

A) La città storica - Zona omogenea A Per Città Storica si intende l’insieme integrato costituito dai nuclei storici, dalle parti urbane settecentesche e dall’espansione ottonovecentesca consolidata nelle singole sottozone e manufatti localizzati nell’intero territorio comunale che presentano un’identità storicoculturale definita da particolari qualità, riconoscibili e strutturanti l’impianto urbano, anche con riferimento al senso e al significato da essi assunto nella memoria delle comunità insediate. All’interno della Città Storica, gli interventi edilizi e urbanistici, sono finalizzati alla conservazione e valorizzazione delle qualità esistenti, nel rispetto delle peculiarità di ciascuna delle componenti insediative, e sono volti al perseguimento dei seguenti obiettivi:

la conservazione del tessuto edilizio esistente e degli specifici e stratificati caratteri storico morfologici, anche attraverso l’eliminazione delle superfetazioni;

la preservazione della destinazione residenziale prevalente, nonché del tessuto commerciale e artigianale;

l’integrazione delle attrezzature e dei servizi mancanti per il consolidamento della funzione

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residenziale e lo svolgimento delle altre funzioni compatibili;

il restauro dei complessi e degli edifici speciali con la conferma, la riscoperta e la valorizzazione del loro ruolo storicomorfologico, funzionale e simbolico nella struttura urbana;

la manutenzione e il recupero degli spazi aperti esterni (strade, piazze, parchi e giardini) e interni (orti e giardini), come componenti strutturanti dei diversi impianti insediativi;

la riqualificazione degli edifici e delle aree degradate, anche attraverso interventi di demolizione con o senza ricostruzione, e ridisegno degli spazi aperti. Gli obiettivi sono perseguiti generalmente tramite intervento diretto, nel rispetto della specifica disciplina stabilita dalle NTA e tramite interventi indiretti subordinati all’approvazione del Piano urbanistico attuativo (Piano di recupero) esteso a tutto l’ambito.

B ) La città da ristrutturare - Zona omogenea B Per Città da ristrutturare si intende quella parte della città esistente, prevalentemente destinata ad usi residenziali, solo parzialmente configurata e scarsamente definita nelle sue caratteristiche di impianto, morfologiche e di tipologia edilizia, che richiede consistenti interventi di miglioramento e di completamento nonché di adeguamento ed integrazione della viabilità, degli spazi e servizi pubblici. Nella Città da ristrutturare gli interventi sono finalizzati al perseguimento dei seguenti obiettivi:

ど il miglioramento della dotazione dei servizi e di verde attrezzato;

ど il miglioramento e l’integrazione della accessibilità e della mobilità;

ど il miglioramento e la caratterizzazione degli spazi pubblici;

ど la qualificazione dell’edilizia.

C) La città della trasformazione - Zona omogenea C Per Città della trasformazione si intende quella parte di città di nuovo impianto, destinata a soddisfare esigenze insediative, di servizi ed attrezzature di livello locale ed a costituire nuove opportunità di qualificazione dei contesti urbani e periurbani. Gli interventi sono anche finalizzati a garantire la “sostenibilità” delle trasformazioni, il riequilibrio del deficit degli standard urbanistici attraverso acquisizioni compensative, il recupero

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di quote pubbliche di edificabilità destinate a soddisfare gli impegni compensativi che assumerà l’Amministrazione Comunale e a facilitare l’attuazione perequativa. La città della trasformazione si articola nelle seguenti componenti:  Ambiti di trasformazione a basso indice di utilizzazione, prevalentemente residenziali soggetti a regime di perequazione;  Ambiti di trasformazione a medio indice di utilizzazione, prevalentemente residenziali soggetti a regime di perequazione destinati ad ospitare anche l’edilizia residenziale pubblica. Gli Ambiti di trasformazione riguardano prevalentemente aree libere e sono soggetti a strumento attuativo di iniziativa privata, ovvero di iniziativa pubblica, come regolamentato dalle NTA. Ciascun ambito presenta ulteriori individuazioni relative ai comparti edificatori, considerati come unità minime dei complessi insediativi. La superficie dei comparti sarà così ripartita:  un’area nella quale va concentrata l’edificazione, definita come Superficie Territoriale Integrata che oltre la Superficie fondiaria SF comprende la viabilità privata relativa agli insediamenti, la superficie permeabile destinata al verde di arredo e i parcheggi di uso pubblico nella misura di 2,5 mq/abitante;  un’area definita Superficie compensativa da cedere interamente al Comune e destinata alla quota di standard fissata dalla normativa di Puc, alla quota di edilizia residenziale pubblica o ad altre destinazioni eventualmente individuate in sede di adozione degli Atti di Programmazione.

D) La città della trasformazione - Zona omogenea D La sottozona territoriale omogenea del tipo D1 è costituita da aree destinate ad attività industriali e terziarie nonché le altre attività indicate al comma 1bis dell’art 1 del DPR 440 del 07/12/2000. Le aree sono incluse nell’agglomerato industriale di ForchiaArienzo a cavalo dei due comuni. Per queste aree valgono le disposizioni e le norme previste nel Piano Regolatore Territoriale dell’Area di Sviluppo Industriale della Provincia di Benevento.

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Gli Ambiti di utilizzazione a prevalenza commerciale, artigianale e dei relativi servizi, comprendono la sottozona territoriale D2.1 destinata alla piccola e media distribuzione estesa, la sottozona territoriale D2.2 destinata alla grande distribuzione e la sottozona territoriale D3 destinata a commerciale e artigianale, tutte comprese con i relativi spazi pubblici ed attrezzature secondo quanto prescritto dal D.M. 02.04.1968 n.1444. Per le aree incluse nel PIP vigente valgono i parametri e gli indici del Piano vigente. Gli ambiti non regolamentati dal PIP vigente comprendenti le sottozone D2.1, D2.2 e D3, saranno sottoposti a Pua secondo quanto previsto dalle NTA. Nei piani urbanistici esecutivi, vanno applicate le disposizioni della Legge Regionale n. 16/04, individuando aree con destinazione pubblica dimensionate in rapporto alla modalità di utilizzazione (D.M. 2 Aprile 1968, n. 1444).

E) ll sistema ambientale e agricolo Il sistema è costituito dagli ambiti delle componenti ambientali e naturalistiche; dagli ambiti delle zone agricole comprendente il territorio ad uso agricolo forestale e pascolo, oggetto di utilizzazione a scopi produttivi e dagli ambiti delle zone agricole di riqualificazione degli insediamenti diffusi. Gli elementi costitutivi del sistema ambientale e naturalistico presenti nel territorio comunale sono:

ど corsi d’acqua principali e secondari;

ど corsi d’acqua minori e le confluenze che costituiscono il reticolo idrografico (sottozona E1.4 ai sensi dell’art. 29 del PTCP);

ど corridoi ecologici regionali secondari, fascia di rispetto di almeno metri 300 per lato, dalla sponda; (sottozona E1.2 ai sensi dell’art. 16 del PTCP);

ど aree di protezione dei corridoi ecologici ( sottozona E1.3 ai sensi dell’art. 16 del PTCP);

ど aree ad elevata naturalità Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione, aree prevalentemente occupate da colture agricole con presenza di spazi naturali; boschi misti, ( sottozona E1.1 ai sensi dell’art. 21 del PTCP);

ど aree di rispetto ambientale ai sensi dell’art. 146 del D.Lgs 490/99;

ど aree soggette a vincolo idrogeologico e forestale ai sensi del R.D. n. 3267 del 30/12/23;

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ど aree di rispetto e di valorizzazione delle risorse idriche;

ど aree a rischio idrogeologico molto elevato per l’incolumità delle persone e per la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale;

ど aree destinate a verde privato urbano ( sottozona E1.5). Rispetto a tali aree, strategiche per il funzionamento del sistema ambientale, nelle NTA saranno individuate le azioni (interventi, strategie) necessarie per la loro conservazione. Saranno inoltre definite le norme prescrittive, le direttive e gli indirizzi tecnici per la loro valorizzazione e tutela. Le azioni e i criteri di gestione individuati rappresentano le condizioni minime per un corretto funzionamento del sistema ambientale e per la conservazione e riproducibilità delle risorse. Saranno cartografati i corsi d’acqua principali e secondari, i corsi d’acqua minori e le confluenze che costituiscono il reticolo idrografico. Saranno delimitati il corridoio ecologico regionale secondario lungo il Fiume Calore e la relativa area di protezione. Queste aree rientrano nel sistema ambientale della rete ecologica regionale che l’ANPA, Agenzia Nazionale di Protezione dell’Ambiente così definisce. “Da un punto di vista strettamente ecologico - paesaggistico, le reti ecologiche sono una recente proposta concettuale di gestione integrata dello spazio fisico territoriale che, tutelando le interconnessioni tra gli habitat, rendono possibili i flussi di patrimoni genetici degli esseri viventi da un’area all’altra. Ciò rappresenta un elemento indispensabile ai fini della conservazione della biodiversità e della sostenibilità in relazione al fatto che uno dei problemi dell’attuale uso del suolo è la frammentazione del territorio. In realtà, però, la definizione di rete ecologica è molto più complessa ed ampia poiché investe tutte le tipologie di rapporto che l’uomo (inteso come specie razza umana) ha con il proprio territorio. Rapporto che, soprattutto nei paesi più industrializzati, ma non solo, deve essere riconsiderato in funzione della salvaguardia della permeabilità biologica degli habitat”. Le aree descritte saranno incluse nella zona omogenea E1 Zona di tutela e salvaguardia del sistema ambientale e naturalistico. Saranno individuate le zone agricole di riqualificazione degli insediamenti diffusi che comprendono aree di recente urbanizzazione che presentano fenomeni di sprawl urbano.

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Sono fenomeni di insediamento a densità molto bassa, esterni al centro urbano, su terreni di nuova urbanizzazione che fanno diminuire sempre più la qualità ambientale dell’abitato. Per tali ragioni al fine di riqualificare i caratteri morfologici delle aree di recente espansione e la riprogettazione dei rapporti tra queste ed il contesto paesistico e ambientale è necessario, in particolare, riqualificare le aree edificate periurbane, caratterizzate dalla tipica struttura insediativa rada, attraverso:

ど la ricomposizione degli spazi di transizione ed il raccordo con il paesaggio agrario circostante;

ど l’individuazione degli spazi e dei servizi di uso pubblico;

ど nelle zone con struttura insediativa frammentaria, con ampi spazi liberi interclusi, riprogettare la fascia di transizione verso il territorio agricolo;

ど rafforzare, il rapporto con la Città storica, favorendo il recupero e la reinterpretazione delle tipologie edilizie tradizionali;

ど mitigare la presenza degli insediamenti recenti più dissonanti attraverso la previsione di fasce verdi ai margini del costruito, con funzione di filtro e mediazione paesistica tra questi e le aree coltivate o boscate circostanti.

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F) Le aree a standards – Zone territoriali omogenee di tipo F Le aree per Servizi pubblici sono destinate a spazi, attrezzature e servizi pubblici rispettivamente di interesse comunale e di interesse locale e sono di proprietà pubblica o preordinate alla acquisizione da parte del Comune o degli Enti istituzionalmente competenti. Le zone omogenee che definiscono la disciplina delle aree acquisite o da acquisire tramite cessione o esproprio, con riferimento al servizio pubblico o di uso pubblico di livello urbano per il quale sono utilizzate, sono di seguito descritti:

ど Zone omogenee classificate come F1, aree per l’istruzione ai sensi del comma 2 lett. a) dell’art. 3 e del comma 5 dell’art. 4 del D.M. 1444/68.

ど Zone omogenee classificate come F2, aree per attrezzature di interesse comune ai sensi del comma 2 lett. b) dell’art. 3 del D.M. 1444/68.

ど Zone omogenee classificate come F3, aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco ai sensi del comma 2 lett. c) dell’art. 3 del D.M. 1444/68.

ど Zone omogenee classificate come F4, per spazi pubblici attrezzati a sport, ai sensi del comma 2 lett. c) dell’art. 3 del D.M. 1444/68.

ど Zone omogenee classificate come F5, aree per parcheggi ai sensi del comma 2 lett. d) dell’art. 3 del D.M. 1444/68.

5.3 Obiettivi del Piano Di seguito sono riportati gli indirizzi fondamentali posti alla base dell’elaborazione del Piano in oggetto:

- dare spessore e compattezza ad un processo di edificazione, finora adattatosi alle sole condizioni dell’ambiente fisico, determinando un insieme abitativo nastriforme slegato, disomogeneo e scarsamente funzionale dal punto di vista delle attività collettive;

- realizzare una viabilità ben articolata per frenare lo sviluppo longitudinale del paese e ribaltarlo all’interno delle zone omogenee da individuare;

- localizzare, in modo che risultino strutturanti ai fini della qualità urbana, le attrezzature ed i servizi;

- localizzare le aree per l’edilizia residenziale pubblica e privata in maniera tale da costituire un elemento aggregante e contribuire alla realizzazione di un processo di urbanizzazione più

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razionale ed economico;

- recuperare il centro storico e favorire la sua integrazione con l’intero abitato;

- promuovere la vera e propria operazione di valorizzazione e rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio;

- valorizzare la particolare vocazione dei terreni e impedire ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali;

- regolare e potenziare, non solo quantitativamente ma anche qualitativamente, le aree industriali del Piano Asi e gli insediamenti commerciali, con la selezione di aziende eventualmente ad alto contenuto tecnologico e con un centro di servizi per l’industria;

- investire e puntare sul turismo, settore questo che ha notevoli possibilità di diventare una vera e propria attività propulsiva per l’economia locale, stimolando anche la produzione locale agricola. Tali obiettivi generali di pianificazione, saranno meglio definiti tenuto conto degli indirizzi di pianificazione degli strumenti di pianificazione di livello sovracomunale, nonché tenuto conto degli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale e comunitario e si attueranno mediante specifiche azioni di piano che saranno opportunamente precisate in sede di redazione della Proposta di Puc.

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Obiettivi generali - obiettivi specifici Tenuto conto delle problematiche presenti sul territorio comunale, con riferimento ai tre sistemi strutturanti il territorio ed il piano, di seguito, si declinano obiettivi generali e obiettivi specifici di pianificazione.

Sistema Obiettivo generale Obiettivi specifici strutturante - Riequilibrio del processo di edificazione contemporaneo, al fine di realizzare un insieme abitativo integrato, omogeneo e funzionale dal punto di vista delle attività collettive;

- Localizzazione delle aree per l’edilizia residenziale pubblica e privata in maniera tale da costituire un elemento aggregante e contribuire alla realizzazione di un processo di urbanizzazione più razionale ed Perseguire uno sviluppo equilibrato e sostenibile del economico; sistema insediativo per migliorare la qualità della vita - Miglioramento e controllo della qualità della vita (servizi della comunità, puntando alla riqualificazione del e attrezzature); centro urbano, all’adeguamento e razionalizzazione - Recupero il centro storico e miglioramento della sua della dotazione dei servizi di livello sociale e sovra integrazione con l’intero abitato; comunale ed al coordinamento della politiche di - Promozione della valorizzazione e rivitalizzazione sviluppo. dell’antico patrimonio edilizio; - Regolamentazione e potenziamento quantitativo e qualitativo delle aree industriali;

Sistema insediativo - produttivo - Incentivazione del turismo potenziandone l’offerta; - Realizzazione di viabilità idonea al sviluppo urbano previsto dal PUC e in contrasto con le attuali linee di espansione.

Realizzazione di una viabilità ben articolata per frenare lo sviluppo longitudinale del paese e ribaltarlo all’interno delle zone omogenee da individuare.

Migliorare e potenziare le reti per la mobilità di persone e merci. Sistema mobilità e infrastutture

- Recupero del centro storico e miglioramento della sua integrazione con l’intero abitato; - Valorizzazione e rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio; - Valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le Tutela delle risorse territoriali (suolo, acqua, caratteristiche ambientali; vegetazione e fauna, paesaggio, storia, beni - Incentivazione del turismo, tale da diventare una attività culturali, e artistici) e loro valorizzazione. propulsiva per l’economia locale, stimolando anche la produzione locale agricola. culturale - ambientale Sistema

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5.4 Rapporto con altri pertinenti piani Il dinamismo dei fenomeni demografici, dell’economia, dello sviluppo tecnologico, la dimensione spaziale ampia delle relazioni che inteccorrono tra le diverse parti del territorio impongono che le strategie perseguite nella pianificazione urbanistica a livello locale tengano conto di indirizzi e strategie di sviluppo di un più ampio respiro, riferite ad ambiti di territorio più estesi, per una corretta gestione ed un governo del territorio che sia ecologicamente e socialmente, nonché culturalmente ed economicamente sostenibile. Il Piano Urbanistico Comunale oggetto del presente rapporto ambientale preliminare, quale strumento di disciplina del territorio comunale, pertanto, non può non tener conto delle direttive, degli indirizzi e delle prescrizioni degli strumenti urbanistici di pianificazione di livello superiore quali:

- Piano Territoriale Regionale

- Piano Territoriale Di Coordinamento Provinciale

- Piano Stralcio Dell’Autorità Di Bacino Nord Occidentale Tali strumenti di pianificazione sovraordinati delineano un quadro di elementi conoscitivi e di obiettivi territoriali a scala, rispettivamente, regionale e provinciale, tali da costituire un primo riferimento per la definizione degli obiettivi di pianificazione comunale.

5.5 Piano territoriale regionale La Regione ha inteso dare al Piano Territoriale Regionale (PTR) un carattere fortemente processuale e strategico, promuovendo ed accompagnando azioni e progetti locali integrati. Il carattere strategico del PTR va inteso: come ricerca di generazione di immagini di cambiamento, piuttosto che come definizioni regolative del territorio;

ど di campi progettuali piuttosto che come insieme di obiettivi;

ど di indirizzi per l’individuazione di opportunità utili alla strutturazione di reti tra attori istituzionali e non, piuttosto che come tavoli strutturati di rappresentanza di interessi. Piano Territoriale Regionale della Campania si propone quindi come un piano d’inquadramento, d’indirizzo e di promozione di azioni integrate. Il PTR ha elaborato cinque Quadri Territoriali di Riferimento utili ad attivare una pianificazione d’area vasta concertata con le Province. L’articolazione del (PTR) è altresì coerente

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con quanto previsto agli articoli 13, 14 e 15 del titolo II, capo I, della Legge Regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 “Norme sul Governo del Territorio”.

I cinque Quadri Territoriali di Riferimento sono i seguenti:

ど Il Quadro delle reti, la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale, che attraversano il territorio regionale. Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti s’individuano per i Quadri Territoriali di Riferimento successivi i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e mirare gli interventi. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera a) dell’articolo 13 della L.R n. 16/04, dove si afferma che il PTR deve definire “il quadro generale di riferimento territoriale per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, […] e connesse con la rete ecologica regionale, fornendo criteri e indirizzi anche di tutela paesaggisticoambientale per la pianificazione provinciale”.

ど Il Quadro degli ambienti insediativi, individuati in numero di nove in rapporto alle caratteristiche morfologico ambientali e alla trama insediativa. Gli ambienti insediativi individuati contengono i “tratti di lunga durata”, gli elementi ai quali si connettono i grandi investimenti. Sono ambiti subregionali per i quali vengono costruite delle “visioni” cui soprattutto i piani territoriali di coordinamento provinciali, che agiscono all’interno di “ritagli” territoriali definiti secondo logiche di tipo “amministrativo”, ritrovano utili elementi di connessione. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera b), c) ed e) dell’articolo 13 della L.R n. 16/04, dove si afferma che il PTR dovrà definire:

ど gli indirizzi per lo sviluppo del territorio e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio;

ど gli elementi costitutivi dell’armatura urbana territoriale alla scala regionale;

ど gli indirizzi per la distribuzione degli insediamenti produttivi e commerciali.

ど Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS). I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) sono individuati sulla base della geografia dei processi di auto riconoscimento delle identità locali e di autoorganizzazione nello sviluppo, confrontando

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il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo. Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, ruraleculturale, ruraleindustriale, urbana, urbanoindustriale, paesisticoculturale). Con tali definizioni si registra solo alcune dominanti, senza che queste si traducono automaticamente in indirizzi preferenziali d’intervento. Questo procedimento è stato approfondito attraverso una verifica di coerenza con il POR 2000/2006, con l’insieme dei PIT, dei Prusst, dei Gal e delle indicazioni dei preliminari di PTCP. Si sono individuati 45 sistemi con una definizione che sottolinea la componente di sviluppo strategico (Sistemi Territoriali di Sviluppo). Ciascuno di questi STS si colloca all’interno di una matrice di indirizzi strategici specificata all’interno della tipologia delle sei classi suddette. Attraverso adeguati protocolli con le Province e con i soggetti istituzionali e gli attori locali potranno definirsi gli impegni, le risorse e i tempi per la realizzazione dei relativi progetti locali. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 2 lettera a) e c), dell’articolo 13 della L.R n. 16/04, dove si afferma che il PTR dovrà individuare:

ど gli obiettivi d’assetto e le linee di organizzazione territoriale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione;

ど indirizzi e criteri di elaborazione degli strumenti di pianificazione provinciale e per la cooperazione istituzionale.

ど Il Quadro dei campi territoriali complessi (CTC). Nel territorio regionale vengono individuati alcuni “campi territoriali” nei quali la sovrapposizioneintersezione dei precedenti Quadri Territoriali di Riferimento mette in evidenza degli spazi di particolare criticità, dei veri “punti caldi” (riferibili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione di fattori di rischio) dove si ritiene la Regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi particolarmente integrati. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera f) dell’articolo 13 della L.R n. 16/04, dove si afferma che il PTR dovrà rispettivamente definire gli indirizzi e i criteri strategici per le aree interessate da intensa trasformazione ed elevato livello di rischio.

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ど Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone pratiche”. I processi di “Unione di Comuni” in Italia, che nel 2000 ammontavano appena ad otto, sono diventati 202 nel 2003. In Campania nel 2003 si registrano solo 5 unioni che coinvolgono 27 Comuni. Il PTR ravvisa l’opportunità di concorrere all’accelerazione di tale processo. In Campania la questione riguarda soprattutto i tre settori territoriali del quadrante settentrionale della provincia di Benevento, il quadrante orientale della provincia di Avellino e il Vallo di Diano nella provincia di Salerno. In essi gruppi di comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, caratterizzati da contiguità e reciproca accessibilità, appartenenti allo stesso STS, possono essere incentivati alla collaborazione. Parimenti, gruppi di Comuni anche con popolazione superiore a 5000 abitanti ed anche appartenenti a diversi STS, possono essere incentivati alla collaborazione per quanto attiene al miglioramento delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità. Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera d dell’articolo 13 della L.R n. 16/04,, dove si afferma che il PTR definisce i criteri d’individuazione, in sede di pianificazione provinciale, degli ambiti territoriali o dei settori di pianificazione entro i quali i Comuni di minori dimensioni possono espletare l’attività di pianificazione urbanistica in forma associata.

Nell’ambito del PTR approvato con Legge Regionale n. 13 del 13 Ottobre 2008, il territorio di Forchia rientra nell’Ambiente Insediativo n. 7 – Sannio ed è compreso nel STS (Sistema Territoriale di Sviluppo) “A9 – Taburno”.

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Ambiente Insediativo n.7 – Sannio Gli “Ambienti insediativi” del PTR, che rappresentano uno dei cinque quadri territoriali di riferimento per i piani, le politiche e i progetti integrati attivabili sul territorio regionale, costituiscono gli ambiti delle scelte strategiche con tratti di lunga durata, in coerenza con il carattere dominante a tale scala delle componenti ambientali e delle trame insediative. Ciascun ambiente è un ambito di riferimento spaziale nel quale si affrontano e avviano a soluzione rilevanti problemi relazionali derivanti da caratteri strutturali (ambientali e/o insidiativi e/o economicosociali) che richiedono la ricerca, di lungo periodo e concentrata, di assetti più equilibrati di tipo policentrico e reticolare. La responsabilità della definizione di piano degli assetti insediativi è affidata alla pianificazione provinciale . In coerenza con tale impostazione, il piano territoriale regionale riserva a sé i compiti di proposta di vision di guida per il futuro, ma anche di individuazione di coordinamento interprovinciale da affrontare e risolvere secondo procedure di coopianificazione sostanziale. In particolare l’economia è ancora legata per lo più all’agricoltura anche se non mancano, come ad Forchia, interessanti realtà commerciali, terziarie e produttive generalmente legate ai prodotti tipici dell’agricoltura beneventana. Diversi sono tuttavia i problemi infrastrutturali e insediativi tuttora da affrontare, tra i quali:

ど scarsa qualità prestazionale dei trasporti collettivi;

ど insufficiente dotazione di viabilità moderna nelle aree orientali e a collegamento diretto fra le diverse sub aree dell’ambiente;

ど squilibrata distribuzione di servizi e attrezzature;

ど scarsa presenza di funzioni rare;

ど squilibri funzionali, dimensionali e sociali negli insediamenti per la polarizzazione monocentrica sul capoluogo;

ど scarse condizioni di complementarità/integrazione fra i centri minori dei diversi subsistemi;

ど modesta valorizzazione dell’importante patrimonio culturale (aree archeologiche del Telesino, della Valle Caudina, di Benevento; centri storici medievali; centri storici “di fondazione”; giacimenti paleontologici del Matese; tratturi della transumanza).

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Considerate le problematiche presenti, nonché le potenzialità e le vocazioni del territorio, il PTR ha definito per l’ambiente insediativo n. 7 – Sannio dei Lineamenti strategici di fondo da perseguire nell’ambito della programmazione e della pianificazione territoriale. Le scelte programmatiche – che si vanno definendo nei PI per l’attuazione del POR Campania e nel PTCP – perseguono una impostazione strategica che, nella consapevolezza dell’impossibilità di partecipare alla competizione economica sul terreno quantitativo produttivistico, punta sulla valorizzazione qualitativa delle specificità. Le implicazioni sono chiare: sostenibilità ambientale; tutela attiva del patrimonio naturalistico, paesaggistico e storicoculturale; promozione dell’innovazione tecnologica in forme specifiche e “legate al territorio”. L’agricoltura ad esempio deve cercare – anche con l’ausilio delle politiche europee – di modernizzarsi senza omologarsi in una perdente sfida sul terreno della produttività, ma puntando invece sulle opportunità fornite da logiche di qualità, di difesa della biodiversità e delle produzioni tipiche criticamente innovate in direzione dei “prodotti alimentari per il benessere”. La produzione energetica deve garantire l’approvvigionamento necessario solo con fonti rinnovabili (eolico, idroelettrico – diga di , biomasse). La mobilità deve assumere gradualmente connotati da intermodalità. Le politiche insediative devono garantire la valorizzazione sostenibile dei centri storici, del patrimonio culturale, del paesaggio agrario e insieme perseguire assetti tendenzialmente policentrici, promovendo forme di complementarità/integrazione fra i diversi centri. Con riferimento all’ambiente insediativo nei tratti di specifico interesse per Forchia, qualora le dinamiche insediative e socioeconomiche dovessero continuare a seguire le tendenze in atto (visioning tendenziali), il PTR ipotizza un assetto caratterizzato da:

- la intensificazione dell’urbanizzazione insediativa lineare lungo la viabilità esistente nella Valle Caudina e nella Valle Telesina, con pesi insediativi e ranghi funzionali proporzionali al rango della strada; ciò comporta l’invasione del territorio agricolo pregiato lungo la viabilità principale da parte di impianti vari, specie del commercio di media e grande dimensione;

- l’ampliamento delle aree di sprawl edilizio con destinazioni prevalenti a residenze stagionali nelle zone di più facile accessibilità o di più sfruttabile amenità;

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- la formazione di microespansioni a macchia d’olio intorno a centri relativamente isolati di media dimensione; Facendo invece riferimento ad una “visione guida per il futuro” costruita sulla base di criteri/obiettivi coerenti con le strategie del PTR, nell’assetto “preferito” si sottolineano:

- la promozione di un’organizzazione unitaria della “città Caudina”, della “città Telesina”, della “città Fortorina” ecc. con politiche di mobilità volte a sostenere l’integrazione fra i centri che le compongono ai quali assegnare ruoli complementari;

ど la distribuzione di funzioni superiori e rare fra le diverse componenti del sistema insediativo complessivo, affidando ruoli urbani significativi alla “città Caudina”, alla “città Telesina”, alla “città Fortorina” ecc. nel quadro di un’organizzazione policentrica del sistema insediativo complessivo;

ど la valorizzazione sostenibile del patrimonio ambientale organizzato in rete ecologica, opportunamente articolata per livelli, e del patrimonio storicoculturale (ivi inclusi i centri storici abbandonati di e Tocco Caudio), ricorrendo anche a forme innovative integrate (quale, ad esempio, il Parco dei Tratturi);

ど l’organizzazione della produzione energetica facendo ricorso integralmente a fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico, combustibili da forestazione produttiva);

ど a riorganizzazione delle reti delle infrastrutture principali secondo il modello dei corridoi infrastrutturali;

ど il blocco dello sprawl edilizio e delle espansioni lineari lungo le strade.

Sistema Territoriale di Sviluppo: indirizzi strategici e rapporto con il PSR 2007-2013 Il terzo Quadro Territoriale di Riferimento si basa sull’identificazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo, e sulla definizione di una prima matrice di strategie. Essi sono stati individuati, in una prima fase, per inquadrare la spesa e gli investimenti del POR, e in prospettiva, in sintonia con la programmazione economica “ordinaria”. L’individuazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo non ha valore di vincolo, ma di orientamento per la formulazione di strategie in coerenza con il carattere proprio del PTR, inteso come piano in itinere soggetto a continue implementazioni. L’individuazione dei Sistemi

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Territoriali di Sviluppo diventa, in tale ottica, la trama di base sulla quale costruire i processi di copianificazione. Queste unità territoriali sono intese come luoghi di esercizio di visioni strategiche condivise e quindi delimitate prevalentemente sulla base di programmazione di strategie di intervento sul territorio e di condivisione di obiettivi di sviluppo e valorizzazione di risorse, seppure eterogenee. Gli effetti sulla pianificazione urbanistica di area vasta e sui Piani urbanistici comunali di tali politiche restano compiti delle Province. La proposta così formulata di identificazione dei STS consegna alle Conferenze di Pianificazione previste dalle “Norme per il Governo del territorio” del PTR, la trama per attivare le Conferenze di Programmazione che accompagneranno il processo di riorganizzazione territoriale che può essere sintetizzato in tre fasi: programmazione, elaborazione tecnicoprogettuale, gestione. Pertanto, in sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale è comunque possibile operare un primo confronto con i lineamenti strategici, che rappresentano un riferimento per la pianificazione e per le politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali. Pertanto, in sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale è comunque possibile operare un primo confronto con i lineamenti strategici, che rappresentano un riferimento per la pianificazione e per le politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali. I Sistemi Territoriali di Sviluppo individuati dal PTR sono, quindi, distinti in base alle caratterizzazioni dominanti, ossia in base alle specificità territoriali che sono apparse prevalenti e che per lo stesso motivo sono già state il tema principale dei piani e programmi di sviluppo messi in essere negli ultimi anni. Il territorio comunale di Forchia rientra nel Sistema Territoriale di Sviluppo “A9 – Taburno ” a dominante Naturalistica Con riferimento all’ambito territoriale così definito, il PTR ha individuato quale lineamento strategico di fondo per un suo sviluppo sostenibile la realizzazione di un sistema di sviluppo locale che punta fortemente all’integrazione tra le diverse aree presenti all’interno

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del sistema territoriale, cercando di coniugare, attraverso un’attenta azione di salvaguardia e di difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell’area con un processo di integrazione socio – economica. Le strategie specifiche individuate dal PTR per STS in argomento e la definizione della loro priorità sono riassunte nella “matrice degli indirizzi strategici”, laddove per l’STS "A9 Taburno" emergono le seguenti priorità principali:

ど Difesa della biodiversità;

ど Valorizzazione territori marginali;

ど Valorizzazione Patrimoni o culturale e paesaggio;

ど Rischio sismico;

ど Attività produttive per lo sviluppo industriale;

ど Attività produttive per lo sviluppo agricolo Sviluppo delle Filiere;

ど Attività produttive per lo sviluppo agricolo Diversificazione territoriale;

ど Attività produttive per lo sviluppo turistico. Gli ultimi tre indirizzi strategici rivestono particolare interesse per la loro apertura verso una concezione più articolata e moderna del tessuto produttivo agricolo, rurale e sviluppo del settore turistico. Del resto, la politica strutturale per il settore agricolo elaboarata dall’Unione europea si articola attraverso due linee direttrici, l’una orientata alla creazione di filiere e l’altra alla diversificazione dello sviluppo nelle aree rurali (agriturismo, turismo rurale, villaggi rurali, enogastronomia, forestazione, artigianato locale, etc….).

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Le linee guida per il paesaggio allegate al PTR Con le linee guida per il paesaggio in campania annesse al PTR la Regione applica al suo territorio i principi della Convenzione Europea del Paesaggio, definendo nel contempo il quadro di riferimento unitario della pianificazione paesaggistica regionale, in attuazione dell’articolo 144 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. In particolare, le Linee guida per il paesaggio in Campania:

ど forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come indicato all’art. 2 della L.R. 16/04;

ど definiscono il quadro di coerenza per la definizione nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) delle disposizioni in materia paesaggistica, di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e delle bellezze naturali, al fine di consentire alle province di promuovere, secondo le modalità stabilite dall’art. 20 della citata L. R. 16/04, le intese con amministrazioni e/o organi competenti;

ど definiscono gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, in attuazione dell’art. 13 della L.R. 16/04. Attraverso le Linee guida per il paesaggio in Campania la Regione indica alle Province ed ai Comuni un percorso istituzionale ed operativo coerente con i principi dettati dalla Convenzione europea del paesaggio, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla L.R. 16/04, definendo direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto è cogente ai fini della verifica di coerenza dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP), dei piani urbanistici comunali (PUC) e dei piani di settore, da parte dei rispettivi organi competenti, nonché per la valutazione ambientale strategica prevista dall’art 47 della L.R. 16/04. Le disposizioni contenute nelle Linee guida per il paesaggio in Campania sono specificatamente collegate con la cartografia di piano, la quale:

ど costituisce indirizzo e criterio metodologico per la redazione dei PTCP e dei PUC e rappresenta il quadro di riferimento unitario per la pianificazione paesaggistica, la verifica di coerenza e la valutazione ambientale strategica degli stessi, nonché dei piani di settore di cui all’art. 14 della L.R. 16/04;

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ど definisce nel suo complesso la carta dei paesaggi della Campania, con valenza di statuto del territorio regionale, inteso come quadro istituzionale di riferimento del complessivo sistema di risorse fisiche, ecologico naturalistiche, agroforestali, storicoculturali e archeologiche, semiologico percettive, nonché delle rispettive relazioni e della disciplina di uso sostenibile che definiscono l’identità dei luoghi;

ど rappresenta la base strutturale per la redazione delle cartografie paesaggistiche provinciali e comunali; Le procedure di pianificazione paesaggistica definite dalle Linee Guida prevedono l’attivazione di processi decisionali ascendenti, con la possibilità per i comuni e le province, sulla base delle analisi effettuate a scale di maggior dettaglio e dei risultati dei processi di partecipazione locale, di proporre modificazioni al quadro di pianificazione regionale, secondo le modalità previste dall’art. 11 della L.R. 16/2004 (Flessibilità della pianificazione sovraordinata). Per quanto riguarda il territorio del Comune di Forchia le Linee guida per il paesaggio individuano l’appartenenza all’ambito di paesaggio “21) valle caudina” le cui strategie, per i sistemi del territorio rurale, sono fondamentalmente tese al mantenimento degli equilibri ecologici e socio economici a scala regionale.

Analisi di coerenza Compatibilità con i lineamenti strategici regionali Come già introdotto in precedenza gli ambiti strategici di lunga durata sono definiti dagli ambienti insediativi. Dal momento che la responsabilità della definizione degli assetti per gli “ambienti insediativi” è affidata alla pianificazione provinciale, il PTR riserva a sé soltanto il compito di proporre visioni di guida per il futuro, ma anche di individuare quei temi che pongono questioni di coordinamento interprovinciale da affrontare e risolvere secondo procedure di coopianificazione sostanziale. Per quanto attiene ai Lineamenti strategici di fondo da perseguire nell’ambito della programmazione e della pianificazione per l’ambiente insediativo n. 7 – Sannio al quale appartiene il territorio di Forchia, il progetto di PUC ha inteso rispondere prioritariamente all’obiettivo strategico, fissato dal PTR, della valorizzazione qualitativa delle specificità,

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introducendo di fatto nella zonizzazione funzionale delle zone di tutela attiva del patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico culturale. Tra i fattori strategici il PTR indica altresì la promozione dell’innovazione tecnologica in forme specifiche e legate al territorio, assegnando un ruolo fondamentale alla modernizzazione dell’agricoltura puntando sulle opportunità fornite da logiche di qualità, di difesa della biodiversità e delle produzioni tipiche, nonché dello sviluppo delle filiere. La produzione energetica, inoltre, va, decisamente, orientata verso fonti rinnovabili di energia. Il preliminare di PUC, prevede, in accordo con quanto su detto, che nelle aree extraurbane saranno individuate aree di ristrutturazione e conservazione, salvaguardando le discontinuità tra il costruito e promuovendo la riqualificazione dell’edilizia produttivaartigianale. Il sistema ambientale e agricolo, attraverso l’articolazione delle componenti, dovrà individuare ambiti di tutela ambientale e di usi produttivi, nonché di riqualificazione degli insediamenti diffusi. Rispetto a tali aree, strategiche per il funzionamento del sistema ambientale, saranno individuate le azioni (interventi, strategie) necessarie per la loro conservazione. Saranno definite le norme prescrittive, le direttive e gli indirizzi tecnici per la loro valorizzazione e tutela. Le azioni e i criteri di gestione individuati rappresenteranno le condizioni minime per un corretto funzionamento del sistema ambientale e per la conservazione e riproducibilità delle risorse. Nelle aree rurali sarà applicato il divieto di nuova edificazione che non sia strettamente connessa con l’attività agricola e/o agrituristica. Nelle aree extraurbane saranno individuate aree di ristrutturazione e conservazione, salvaguardando le discontinuità tra il costruito e promuovendo la riqualificazione dell’edilizia produttivaartigianale. Il sistema ambientale e agricolo, attraverso l’articolazione delle componenti, dovrà individuare ambiti di tutela ambientale e di usi produttivi, nonché di riqualificazione degli insediamenti diffusi. Rispetto a tali aree, strategiche per il funzionamento del sistema ambientale, saranno individuate le azioni (interventi, strategie) necessarie per la loro conservazione. Saranno definite le norme prescrittive, le direttive e gli indirizzi tecnici per la loro valorizzazione e tutela. Le azioni

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e i criteri di gestione individuati rappresenteranno le condizioni minime per un corretto funzionamento del sistema ambientale e per la conservazione e riproducibilità delle risorse.

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Piano di coordinamento provinciale

La Proposta di Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Benevento 2010 nella sua interezza è stata adottata dalla Giunta Provinciale il 16.07.2010 con delibera n. 407. ll piano si compone di una parte strutturale, a sua volta articolata in un quadro conoscitivo interpretativo e uno strategico, e di una parte programmatica. Completano gli elaborati di piano le Norme Tecniche di Attuazione e la Valutazione Ambientale Strategica e Valutazione di Incidenza. Il PTCP inserisce il comune di Forchia nell’Ambito 5 degli insediamenti. In particolare l’art. 92 delle Norme tecniche di attuazione prevede che: 1.- Nell’ambito della redazione dei Piani Urbanistici in adeguamento al PTCP, nonché nella redazione dei piani di assetto del Parco Naturale Regionale del Taburno-Camposauro e di quello del Partenio, i Comuni e gli enti parco dovranno, attraverso una procedura concertativa, pervenire ad un accordo di pianificazione che coordini le scelte urbanistiche e territoriali al fine di:  assicurare, in primo luogo, il consolidamento del “sistema policentrico” costituito dai comuni e dalle relative frazioni, anche in rapporto agli altri centri della Valle ricadenti in provincia di Avellino;  entro tale sistema qualificare l'attribuzione del ruolo di Centro Ordinatore di Livello Provinciale al Comune di Montesarchio, quale centro portante dell’armatura urbana provinciale cui è assegnato il ruolo di polarizzazione dell’offerta di funzioni rare e di strutturazione delle relazioni a livello dei sottosistemi territoriali;  sempre entro tale sistema qualificare, inoltre, l'attribuzione del ruolo di Centro Ordinatore di Livello d'Ambito al Comune di Airola, quale polarità insediativa che deve assumere funzioni di supporto alle politiche di integrazione del sistema funzionale dei sottosistemi territoriali, ovvero svolgere funzioni di presidio dei territori interni e montani a debole armatura urbana. 2.- I Piani Urbanistici Comunali dovranno inoltre prevedere: 2.1- la conservazione dell’identità storico-morfologica dell'assetto insediativo e paesistico dell’ambito e di ciascun centro; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno:  favorire la riqualificazione del sottosistema insediativo costituito dai centri di Airola, Arpaia, Luzzano e Moiano in rapporto ai siti di interesse storico-culturale delle Forche Caudine e ai

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contesti paesistici e ambientali dell’area di Monte Saucolo e Monte Taifano, in armonia con il sistema fluviale del bacino del fiume Isclero;  salvaguardare la conservazione dell’identità storico-morfologica dei centri di Bonea, Varoni e Montesarchio in rapporto alle preesistenze archeologiche ed alle emergenze naturalistiche delle pendici meridionali del Massiccio del Taburno;  promuovere l’attività turistica e culturale nelle aree archeologiche di Caudium, nel territorio comunale di Montesarchio, vincolando a tale attività la riqualificazione edilizia ed insediativa dei centri limitrofi;

2.2- la conservazione, la salvaguardia e il ripristino, attraverso interventi di recupero, dei rapporti fisico-spaziali e visivi tra i tessuti storici e i contesti paesistici e ambientali limitrofi, dei rapporti funzionali (percorsi pedonali, viali, viali alberati, ecc.) tra i centri e gli insediamenti rurali e tra i centri ed il sistema dei beni storico- culturali ed archeologici diffusi sul territorio, dei rapporti funzionali (percorsi pedonali, viali, itinerari, ecc.) tra i centri e i percorsi montani e di fondovalle. In particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno:  salvaguardare i rapporti fisico-spaziali e visivi tra i tessuti storici del sistema lineare di Paolisi- Arpaia-Forchia e i contesti paesistici delle pendici settentrionali del Monte Partenio e, in particolare, con il sito di interesse comunitario n.4 denominato “Dorsale dei Monti del Partenio”;  salvaguardare i rapporti fisico-spaziali e visivi tra i tessuti storici del sottosistema costituito dai centri di Montesarchio, Varoni, Bonea, Bucciano, Pastorano e Moiano e i contesti paesistici delle pendici meridionali del Monte Taburno e, in particolare, con il sito di interesse comunitario denominato “Massiccio del Taburno”;  ripristinare e riqualificare, attraverso interventi di recupero dei sentieri vallivi e degli insediamenti periferici, i rapporti funzionali tra i centri del sottosistema Airola - Moiano - Luzzano - Pastorano - Bucciano ed il sistema fluviale costituito dal bacino del fiume Isclero;  ripristinare e riqualificare, attraverso interventi di recupero dei sentieri pedemontani (con particolare riguardo a quelli di tradizione micaelica), i rapporti funzionali tra i centri delle pendici meridionali del Taburno (Montesarchio, Varoni, Bonea, Bucciano, Pastorano e Moiano) e gli insediamenti rupestri di montagna;

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 promuovere la riqualificazione e lo sviluppo del centro di , anche in rapporto gli altri centri della valle Caudina appartenenti alla provincia di Avellino;

2.3- contenere l’espansione edilizia lungo la viabilità principale (Statale Appia) e quella di collegamento storico tra i centri e riqualificare quella esistente anche in rapporto ai caratteri ambientali e paesistici dei territori attraversati; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno: riqualificare, anche evitando la edificazione di nuovi insediamenti, e riconvertire a fini turistici la SP n.4 “Vitulanese” e la SP n.72 "Pannarano-Pietrastornina", favorendo la messa in rete dei siti rupestri e dei rispettivi sentieri e tratturi;  riqualificare, inoltre, le aree vincolate ai sensi della legge n.1497/1939 al contorno della SS n.7 “Appia” evitare la saturazione del sistema lineare Arpaia – Paolisi – Rotondi, quest’ultima nel territorio provinciale di Avellino;  evitare il proliferare incontrollato di insediamenti sparsi al contorno dei centri storici di Airola e di Montesarchio;  evitare la saldatura tra i centri e, in particolare, tra il centro di Airola e gli insediamenti di valle di Luzzano e di Moiano e tra il centro di Arpaia e la frazione di Sant'Alfonso, quest'ultimo nel Comune di Forchia;  ridurre e razionalizzare l’attività edilizia lungo la SS n.7 “Appia” tra Montesarchio ed Arpaia in particolare drasticamente contenendo quella esterna agli aggregati edilizi dei centri abitati;  razionalizzare le aree destinate ad attività produttiva lungo la SS n.7 “Appia”, attraverso interventi sulla viabilità tesi alla riorganizzazione dei sistemi di accesso(anche mediante creazione di vie complanari ed eliminazione di svincoli a raso);  favorire la riqualificazione dell’insediamento di Tufara Valle lungo la SS n.7Appia; tale obiettivo dovrà essere perseguito attraverso uno strumento di pianificazione intercomunale (Apollosa, , Montesarchio, Rocca Bascerana e San Martino Valle Caudina) che garantisca l’unitarietà dell’intervento; la Provincia di Benevento si impegna ad avviare iniziative volte alla definizione delle necessarie intese con la Provincia di Avellino e con il Comune di Rocca Bascerana e S.Martino V.C.;

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2.4- il divieto di nuova edificazione in zona rurale che non sia strettamente connessa con l’attività agricola e/o agrituristica e la sua regolamentazione; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno rafforzare il rapporto con i centri storici, favorendo il recupero e la reinterpretazione delle tipologie edilizie tradizionali e dei materiali della tradizione locale e dovranno:  mitigare la presenza degli insediamenti recenti più dissonanti attraverso la previsione di fasce verdi ai margini del costruito, con funzione di filtro e mediazione paesistica tra questi e le aree coltivate o boscate circostanti;  vincolare le trasformazioni del territorio al fine di non ostacolare la leggibilità delle tracce storiche e degli elementi storico-archeologici, architettonici e monumentali presenti, quali l’area archeologica di Caudium, la villa di Cocceio a Bonea, il sistema della Via Appia e le numerose ville e strutture romane, soprattutto in riferimento ai reciproci rapporti funzionali tra i nuclei consolidati e gli insediamenti periferici;

2.5- il divieto di nuova edificazione turistica ad elevato impatto e consumo rilevante di suolo ed incentivazione del recupero di nuclei edilizi in zona rurale a scopi turistici; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno:  riqualificare e rivitalizzare gli ambiti turistici già esistenti nelle aree del Parco del Taburno- Camposauro e del Parco del Partenio, onde favorire il consolidamento del turismo naturalistico, evitando la diffusione di nuovi nuclei;  valorizzare il distretto geopaleontologico Montesarchio-Tufara costituito dal territorio comunale di Montesarchio, prevedendo interventi in località La Fornace e Vallone Tora, perseguendo la specializzazione delle attrezzature turistiche;

2.6- contenere le aree di nuova espansione residenziale che debbono configurarsi, per quanto possibile, come (congrui) ampliamenti di aree edificate esistenti e da riqualificare, al fine di contenere al massimo il consumo di suolo; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno:  favorire interventi tesi a migliorare le condizioni ambientali e di funzionalità insediativa nella aree periferiche dei comuni di Airola e di Montesarchio;

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 favorire interventi che assicurino l’integrazione degli spazi e delle attrezzature collettive al fine di creare un sistema di centralità urbane interconnesse e legate al sistema degli spazi verdi urbani e periurbani;  stabilire standard qualitativi elevati per gli interventi di cui alla legge 457/78, approntando manuali e linee guida per la loro efficace applicazione;  tutelare e riqualificare gli spazi verdi liberi di connessione tra i tessuti storici e le aree di pregio paesistico;  nei comuni di Bonea e Bucciano, favorire la ricomposizione dei rapporti fisicospaziali tra sistema insediativo e paesaggio agrario;  favorire, in particolare nei comuni di Airola, Moiano e Montesarchio, la individuazione di terreni agricoli periurbani con funzioni di riequilibrio ecologico rispetto all'area urbana; tali aree hanno funzione di riequilibrio ambientale per l'area urbanizzata; esse dovranno conservare la destinazione agricola, con particolare riferimento a modelli colturali sostenibili;

2.7- riqualificare i caratteri morfologici delle aree di recente espansione e la riprogettazione dei rapporti tra queste ed il contesto paesistico e ambientale;

2.8- favorire la distribuzione policentrica di attrezzature e servizi, secondo criteri di complementarità, evitando la concentrazione, concertando tale distribuzione anche con la Provincia di Avellino; riqualificare e potenziare i servizi settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici e di offerta culturale nel Centro Ordinatore di Montesarchio e in quello di Airola.

Compatibilità con il PTCP Il presente preliminare di Puc è stato impostato secondo linee progettuali che risultano compatibili con gli indirizzi strategici e gli obiettivi strategici che emergono dal PTCP. Per quanto già illustrato nei paragrafi precedenti, ogni attività di trasformazione e utilizzo del territorio tiene conto, infatti, delle esigenze di tutela e di trasformazione e valorizzazione del sistema ambientale e naturalistico, del sistema storico – paesaggistico e dell’identità culturale del territorio, nonché mira alla tutela e alla valorizzazione del sistema dei beni storici –

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archeologici e delle produzioni collegate alle attività rurali, che peraltro costituiscono di per sé un importante elemento di traino socio – economico del territorio.

Coerenza tra gli obiettivi di Piano e gli Obiettivi dei Piani sovraordinati Si è verificata la coerenza degli obiettivi di Piano individuati con il quadro programmatico sovraordinato, definito tenuto conto delle tematiche in essi contenute di maggior interesse ai fini della redazione dello strumento urbanistico di Forchia.

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5.5.2 Piano di Bacino dell’Autorità di Bacino Nord Occidentale l territorio del Comune di Forchia è incluso totalmente nel bacino dell’ Autorità Regionale della

Figura 6 Stralcio Autorità di Bacino Nord Occidentale Rischio Frana

Campania Centrale, (ex Autorità di Bacino NordOccidentale), ai sensi della deliberazione della stessa Autorità, n° 384 del 29 Novembre 2010. In base a tale deliberazione questo territorio è classificato: per il 73% circa nel rischio frane, molto elevato –R4, elevato –R3, medio –R2 e moderato –R1.per il 30% circa nel rischio idraulico, molto elevato –R4, elevato –R3, medio –R2, moderato –R1, nonché presenti aste fluviali ed alvei strada (in periodo di pioggia temporale). Gli alvei strada più evidenti sono: Via Penniniello, un tratto di Via Nola, Via Croce, Via Cagni, Via Segreta, Via Vicinale Segreta, un tratto di Via Signorindico, un tratto di Via PalataPompilio, località Valloncello, parte di Via Rella. In effetti, il territorio è sottoposto, costantemente, a stress da dilavamento (dovuto principalmente alle acque meteoriche di ruscellamento superficiale), con probabili colate rapide di fango e/o detritiche, oltre al trasporto di materiale vegetale. In effetti, il territorio è sottoposto, costantemente, a stress da dilavamento (dovuto principalmente alle acque meteoriche di ruscellamento superficiale), con probabili colate rapide di fango e/o detritiche, oltre al trasporto di materiale vegetale.

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Figura 7- Stralcio Autorità di Bacino Nord Occidentale Rischio Frana

Il territorio, comunque, è dotato di vasche di laminazione e briglie, atte a mitigare i rischi citati, tali opere, autorizzate dall’ Autorità di Bacino competente, sono ubicate come segue:  vasche di laminazione, briglie, in località “Cavone” a confine con Via Nola ove confluiscono le aste fluviali (valloni) dei monti Orni e parte del Vecchio scarico di piena tombato su Via Nola, Via Calcarella e Via Calcare e immissione in alveo naturale a confine con Via Della Pace;  vasche di laminazione in località Valloncello, ove confluisce l’asta fluviale di parte del monte Vecchio e di parte del monte Castello (Arpaia –Bn), scarico di piena tombato su Via ForchiaArpaia, Passeggiata delle Ginestre, Viale Forche Caudine, Passeggiata delle Rose, Via Misciuni, Piazza Teglia, immissione in alveo naturale a confine con Via Dei Ciliegi;  vasche di laminazione, briglie, in località “TairanoChichierraGargiassi”, scarico di piena su Via Segreta, sottopasso sulla Strada Statale n° 7 “Appia”, immissione in alveo di fondovalle, naturale Palata.

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6. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE

6.1 Individuazione degli obiettivi. Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale (punto e, Allegato VI, D.Lgs. 4/2008).

Dalle politiche per lo sviluppo sostenibile promosse negli ultimi anni a livello nazionale ed internazionale sono emersi alcuni criteri ed obiettivi generali a cui ogni territorio può fare riferimento per definire i propri obiettivi locali di sostenibilità, che possono costituire un punto di riferimento per effettuare la valutazione ambientale di piani e programmi. Per l’analisi degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale pertinenti al Piano in esame si potrebbero considerare documenti a valenza internazionale (Agenda 21, Protocollo di Kyoto, Habitat II, ecc.), europea (V e VI Programma europeo d’azione ambientale, Strategia dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile, Relazione “Città europee sostenibili” del Gruppo di esperti sull’ambiente urbano della Commissione Europea, ecc.) e nazionale (Agenda 21 Locale, Strategia ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, Linee guida per l’integrazione della componente ambientale in piani e programmi, ecc.). In ogni caso, alcuni documenti regionali (come il PTR) o provinciali (come il PTCP) già incorporano al loro interno gli obiettivi di sostenibilità stabiliti a livello internazionale o nazionale, declinandoli con riferimento a realtà territoriali specifiche. Inoltre, la Commissione Europea (DG XI “Ambiente, sicurezza nucleare e protezione civile”), nel 1998 ha elaborato il Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione Europea, nell’ambito del quale sono stati individuati “dieci criteri chiave per la sostenibilità”. Ad essi, nelle successive Linee guida per la valutazione ambientale strategica (Vas) dei Fondi strutturali 2000 2006, sono stati associati alcuni obiettivi di sostenibilità specifici per i diversi settori di intervento. In particolare, i dieci criteri chiave per la sostenibilità e la loro definizione secondo la Commissione Europea sono elencati di seguito:

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1. Ridurre al minimo l’impiego di risorse non rinnovabili, quali combustibili fossili, giacimenti di minerali e conglomerati riduce le riserve disponibili per le generazioni future. Un principio chiave dello sviluppo sostenibile afferma che tali risorse non rinnovabili debbono essere utilizzate con saggezza e con parsimonia, ad un ritmo che non limiti le opportunità delle generazioni future. Ciò vale anche per fattori insostituibili (geologici, ecologici o del paesaggio) che contribuiscono alla produttività, alla biodiversità, alle conoscenze scientifiche e alla cultura.

2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione. Per quanto riguarda l’impiego di risorse rinnovabili nelle attività di produzione primarie, quali la silvicoltura, la pesca e l’agricoltura, ciascun sistema è in grado di sostenere un carico massimo oltre il quale la risorsa si inizia a degradare. Quando si utilizza l’atmosfera, i fiumi e gli estuari come “depositi” di rifiuti, li si tratta anch’essi alla stregua di risorse rinnovabili, in quanto ci si affida alla loro capacità spontanea di autorigenerazione. Se si approfitta eccessivamente di tale capacità, si ha un degrado a lungo termine della risorsa. L’obiettivo deve, pertanto, consistere nell’impiego delle risorse rinnovabili allo stesso ritmo (o possibilmente ad un ritmo inferiore) a quello della loro capacità di rigenerazione spontanea, in modo da conservare o anche aumentare le riserve di tali risorse per le generazioni future.

3. Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti. In molte situazioni, è possibile utilizzare sostanze meno pericolose dal punto di vista ambientale ed evitare o ridurre la produzione di rifiuti, ed in particolare dei rifiuti pericolosi. Un approccio sostenibile consiste nell’impiegare i fattori produttivi meno pericolosi dal punto di vista ambientale e nel ridurre al minimo la produzione di rifiuti adottando sistemi efficaci di progettazione di processi, gestione dei rifiuti e controllo dell’inquinamento.

4. Conservare e migliorare lo stato della fauna e flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi. In questo caso, il principio fondamentale consiste nel conservare e migliorare le riserve e le qualità delle risorse del patrimonio naturale a vantaggio delle generazioni presenti e future. Queste risorse naturali comprendono la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e geomorfologiche, le bellezze e le opportunità ricreative naturali. Il patrimonio naturale, pertanto, comprende la configurazione geografica, gli habitat, la fauna e la flora, il paesaggio, la combinazione e le

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interrelazioni tra tali fattori e la fruibilità di tale risorse. Vi sono anche stretti legami con il patrimonio culturale.

5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche. Il suolo e le acque sono risorse naturali rinnovabili essenziali per la salute e la ricchezza dell’umanità, e che possono essere seriamente minacciate a causa di attività estrattive, dell’erosione o dell’inquinamento. Il principio chiave consiste, pertanto, nel proteggere la quantità e qualità delle risorse esistenti e nel migliorare quelle che sono già degradate.

6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali. Le risorse storiche e culturali sono risorse limitate che, una volta distrutte o danneggiate, non possono essere sostituite. In quanto risorse non rinnovabili, i principi dello sviluppo sostenibile richiedono che siano conservati gli elementi, i siti o le zone rare rappresentativi di un particolare periodo o tipologia, o che contribuiscono in modo particolare alle tradizioni ed alla cultura di una data area. Si può trattare, tra l’altro, di edifici di valore storico e culturale, di altre strutture o monumenti di ogni epoca, di reperti archeologici nel sottosuolo, di architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e di strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Gli stili di vita, i costumi e le lingue tradizionali costituiscono anch’essi una risorsa storica e culturale che è opportuno conservare.

7. Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale. Nel contesto del presente dibattito, la qualità di un ambiente locale può essere definita dalla qualità dell’aria, dal rumore ambiente, dalla gradevolezza visiva e generale. La qualità dell’ambiente locale è importantissima per le aree residenziali e per i luoghi destinati ad attività ricreative o di lavoro. La qualità dell’ambiente locale può cambiare rapidamente a seguito di cambiamenti del traffico, delle attività industriali, di attività edilizie o estrattive, della costruzione di nuovi edifici ed infrastrutture, e da aumenti generali del livello di attività, ad esempio da parte di visitatori. È inoltre possibile migliorare sostanzialmente un ambiente locale degradato con l’introduzione di nuovi sviluppi.

8. Protezione dell’atmosfera (riscaldamento del globo). Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide ed

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acidificazione dei suoli e delle acque, come pure tra clorofluorocarburi (CFC), distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta. Successivamente è stato identificato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi, che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future.

9. Sensibilizzare maggiormente alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale. Il coinvolgimento di tutte le istanze economiche ai fini di conseguire uno sviluppo sostenibile è un elemento fondamentale dei principi istituiti a Rio de Janeiro (Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, 1992). La consapevolezza dei problemi e delle opzioni disponibili è d’importanza decisiva: l’informazione, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale costituiscono elementi fondamentali ai fini di uno sviluppo sostenibile. Li si può realizzare con la diffusione dei risultati della ricerca, l’integrazione dei programmi ambientali nella formazione professionale, nelle scuole, nell’istruzione superiore e per gli adulti, e tramite lo sviluppo di reti nell’ambito di settori e raggruppamenti economici. È importante anche l’accesso alle informazioni sull’ambiente a partire dalle abitazioni e nei luoghi ricreativi.

10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile. La Dichiarazione di Rio (Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, 1992) afferma che il coinvolgimento del pubblico e delle parti interessate nelle decisioni relative agli interessi comuni è un cardine dello sviluppo sostenibile. Il principale meccanismo a tal fine è la pubblica consultazione in fase di controllo dello sviluppo ed, in particolare, il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Oltre a ciò, lo sviluppo sostenibile prevede un più ampio coinvolgimento del pubblico nella formulazione e messa in opera delle proposte di sviluppo, di modo che possa emergere un maggiore senso di appartenenza e di condivisione delle responsabilità. Successivamente, il Consiglio Europeo tenuto a Barcellona nei giorni 15 e 16 marzo 2002 proponeva i seguenti obiettivi di sostenibilità ambientale:

1) promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo, dissociando la crescita economica dal degrado ambientale e tenendo conto della capacità di carico degli ecosistemi;

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2) conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali ed ambientali;

3) accesso a fonti di energia sostenibili, utilizzo di tecnologie pulite e di energie rinnovabili, e maggiore efficienza energetica;

4) limitazione o riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra;

5) passaggio dai trasporti su strada ai trasporti su ferrovia e per vie navigabili, nonché ai trasporti pubblici in genere;

6) conservazione della biodiversità, con riferimento a tutti i settori e le attività (risorse naturali, agricoltura, pesca, ecc.);

7) salvaguardia della biodiversità nelle foreste e negli altri importanti ecosistemi creando reti ecologiche;

8) protezione della qualità dei suoli;

9) promozione dello sviluppo sociale e della salute;

10) rafforzamento della governance per lo sviluppo sostenibile, compresa la partecipazione pubblica. A livello nazionale, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha approvato, con Deliberazione n. 57 del 2 agosto 2002, la “Strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, che individua i principali obiettivi ed azioni per quattro aree prioritarie: 1) clima; 2) natura e biodiversità; 3) qualità dell'ambiente e della vita negli ambienti urbani; 5) uso sostenibile e gestione delle risorse naturali e dei rifiuti. I principali obiettivi individuati e articolati secondo le aree tematiche della Strategia sono i seguenti:

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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA APRILE 2013 COMUNE DI FORCHIA (BN)

Clima e atmosfera:

1. riduzione delle emissioni nazionali dei gas serra del 6,5% rispetto al 1990, entro il periodo tra il 2008 e il 2012, in applicazione del Protocollo di Kyoto;

2. estensione del patrimonio forestale per l’assorbimento del carbonio atmosferico;

3. promozione e sostegno dei programmi di cooperazione internazionale per la diffusione delle migliori tecnologie e la riduzione delle emissioni globali;

4. riduzione dell’emissione di tutti i gas lesivi dell’ozono stratosferico.

Natura e biodiversità:

1. protezione della biodiversità e ripristino delle situazioni ottimali negli ecosistemi per contrastare la scomparsa delle specie animali e vegetali e la minaccia agli habitat;

2. riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali e sul suolo a destinazione agricola e forestale;

3. protezione del suolo dai rischi idrogeologici e salvaguardia delle coste dai fenomeni erosivi

4. riduzione e prevenzione del fenomeno della desertificazione, che già minaccia parte del territorio italiano;

5. riduzione dell’inquinamento nelle acque interne, nell’ambiente marino e nei suoli.

Qualità dell’ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani:

1. riequilibrio territoriale ed urbanistico in funzione di una migliore qualità dell’ambiente urbano, incidendo in particolare sulla mobilità delle persone e delle merci;

2. riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera al di sotto dei livelli di attenzione fissati dall’Unione Europea;

3. mantenimento delle concentrazioni di inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni alla salute umana, agli ecosistemi ed al patrimonio monumentale;

4. riduzione dell’inquinamento acustico;

5. promozione della ricerca sui rischi connessi ai campi elettromagnetici e prevenzione dei rischi per la salute umana e l’ambiente naturale;

6. sicurezza e qualità degli alimenti anche attraverso l’adozione del criterio di trasparenza e tracciabilità;

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7. bonifica e recupero delle aree e dei siti inquinati;

8. rafforzamento della normativa sui reati ambientali e della sua applicazione, eliminazione dell’abusivismo edilizio, lotta alla criminalità nel settore dello smaltimento dei rifiuti e dei reflui.

Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti:

1. riduzione del prelievo di risorse naturali non rinnovabili senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita;

2. promozione della ricerca scientifica e tecnologica per la sostituzione delle risorse non rinnovabili, in particolare per gli usi energetici ed idrici;

3. conservazione e ripristino del regime idrico compatibile con la tutela degli ecosistemi e con l’assetto del territorio;

4. riduzione della produzione di rifiuti, recupero di materiali e recupero energetico di rifiuti;

5. riduzione della quantità e della tossicità dei rifiuti pericolosi.

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7. INDIVIDUAZIONE PRELIMINARE DEI POSSIBILI IMPATTI AMBIENTALI E IL PROCESSO DI VAS

7.1 Individuazione delle relazioni “causa – effetto” tra le previsioni del PUC e i temi ambientali pertinenti Nella presente sezione viene effettuata una prima individuazione dei possibili impatti ambientali significativi dell’attuazione del Piano in questione. In particolare, verranno definite le relazioni causa – effetto tra le previsioni del Progetto e le matrici ambientali ad esso pertinenti.

Obiettivi Ambientali Possibili interazioni Criteri chiave per la sostenibilità (Commissione Europea, 1998) 1. effetti derivanti dal recupero il centro storico e miglioramento della sua 1– Ridurre al minimo l’ impiego delle risorse integrazione con l’intero abitato; 2. effetti derivanti dalla valorizzazione e energetiche no n rinnovabili rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio. 3. effetti derivanti dalla valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali.

1. effetti derivanti dal recupero il centro storico e miglioramento della sua 2 – Impiegare le risorse rinnovabili nei limiti della integrazione con l’intero abitato;; 2. effetti derivanti dalla valorizzazione e capacità di rigenerazione rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio. 3. effetti derivanti dalla valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali.

3 – Utilizzare e gestire in mo do corretto , dal punto di _ vista ambientale, le sostanze ed i rifiuti pericolo si/inquinanti 1. effetti derivanti dal recupero il centro storico e miglioramento della sua 4 – Conservare e migliorare lo stato della fauna e della integrazione con l’intero abitato;; 2. effetti derivanti dalla valorizzazione e flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio. 3. effetti derivanti dalla valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali.

1. effetti derivanti dalla valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e 5 – Conservare e miglio rare la qualità dei suoli e delle divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche risorse idriche ambientali. 2. Incentivazione del turismo, tale da diventare una attività propulsiva per l’economia locale, stimolando anche la produzione locale agricola.

1. effetti derivanti dal recupero il centro storico e miglioramento della sua 6 – Conservare e miglio rare la qualità delle risorse integrazione con l’intero abitato;; 2. effetti derivanti dalla valorizzazione e storiche e culturali rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio.

1. Realizzazione di viabilità idonea allo sviluppo urbano previsto dal PUC e in contrasto con le attuali linee di espansione. 2. effetti derivanti dal recupero del 7 – Conservare e migliorare la qualità dell’ ambiente centro storico e miglioramento della sua integrazione con l’intero abitato. 3. effetti locale derivanti dalla valorizzazione e rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio. 4. effetti derivanti dalla valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali. 5. effetti derivanti dall'Incentivazione del turismo, tale da diventare una attività propulsiva per l’economia locale, stimolando anche la produzione locale agricola

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Obiettivi Ambientali Possibili interazioni Criteri chiave per la sostenibilità (Commissione Europea, 1998) 1. effetti derivanti dalla valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e 8 – Proteggere l’atmosfera (riscaldamento del globo) divieto di ogni intervento giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali. 2. Incentivazione del turismo, tale da diventare una attività propulsiva per l’economia locale, stimolando anche la produzione locale agricola.

1. effetti derivanti dal recupero il centro storico e miglioramento della sua

integrazione con l’intero abitato;; 2. effetti derivanti dalla valorizzazione e 9 – Sensibilizzare maggiormente alle problematiche rivitalizzazione dell’antico patrimonio edilizio. 3. effetti derivanti dalla ambientali, sviluppare l’ istruzione e la formazione in valorizzazione della particolare vocazione dei terreni e divieto di ogni intervento campo ambientale giudicato incompatibile con le caratteristiche ambientali. 4. Incentivazione del turismo, tale da diventare una attività propulsiva per l’economia locale, stimolando anche la produzione locale agricola.

10 – Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile effetti derivanti da tutte le azioni di piano

Sintesi Considerate le dinamiche socioeconomiche che hanno animato il territorio negli ultimi decenni, il territorio comunale di Forchia è oggi interessato da una urbanizzazione diffusa, soprattutto lungo la viabilità principale, come peraltro rilevato dal censimento ISTAT 2001 secondo cui il 32,6% della popolazione vive in case sparse. Negli ultimi anni, infatti, lo sviluppo dell’insediamento è avvenuto in maniera disorganica, secondo una crescita urbanistica di tipo addizionale. A fronte di tale contesto è risultata, in particolare, una carenza di standard urbanistici di cui al D. M. n. 1444/68 rispetto alle esigenze della popolazione residente oltre ad un congestionamento del centro urbano. Pertanto, in assenza di piano, per effetto di carichi antropici sempre più crescenti è prevedibile un ulteriore degrado della qualità urbana con carenza di importanti opportunità di sviluppo. Per quanto riguarda più specificamente gli aspetti ambientali, il territorio è interessato dalla perimetrazione di un’area soggetta ai vincoli dell’Autorità di Bacino, in tal caso diventa fondamentale favorire l’integrazione del processo di sviluppo alla finalità della salvaguardia ambientale, valorizzando e sviluppando gli ambiti caratterizzati dalla presenza di valori naturali e culturali, senza preservare possibilità di sviluppo.

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7.2 SCA e operatori pubblici e privati da consultare L’individuazione dei soggetti competenti in materia ambientale è stata effettuata sulla base delle scelte contenute nel piano o programma, degli impatti ambientali ad esse conseguenti e dell’ambito territoriale di intervento oltre alle indicazioni fornite dal D.P.G.R. della Campania N.17 del 18 dicembre 2009 in cui al comma 2 dell’art. 3 si individuano, in via indicativa, i seguenti soggetti:

a) settori regionali competenti in materie attinenti al piano o programma;

b) agenzia regionale per l’ambiente;

c) azienda sanitaria locale;

d) enti di gestione di aree protette;

e) province;

f) comunità montane;

g) autorità di bacino;

h) comuni confinanti;

i) soprintendenze per i beni architettonici e paesaggistici;

l) soprintendenze per i beni archeologici. Nel caso del Comune di Forchia sono stati individuati i seguenti SCA:

1. Assessorato all’Ambiente della Regione Campania;

2. ARPAC;

3. Assessorato all’Ambiente della Provincia di Benevento;

4. Autorità di Bacino Nord Occidentale;

5. Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania;

6. Soprintendenza BAPSAE per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Caserta e Benevento;

7. ATO 1 Calore Irpino;.

8. Parco del Partenio. Pertanto, come da normativa, si provvederà alla consultazione di tali soggetti, e sottoponendo loro, attraverso trasmissione o pubblicazione on line, il rapporto preliminare contestualmente al preliminare di piano composto da indicazioni strutturali del piano e da un documento strategico al fine di ottenere pareri e suggerimenti utili alla redazione del Rapporto Ambientale.

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