Rapino, proprietà Antonino Vitacolonna. Bottega di Fabio Cappelletti, orcio biansato dipinto su ambedue i lati con ornato a rosa di ascendenza castellana. Anni ’4o-’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu, verde, nero, rosa. Alt. 33 cm., diam. fondo 13 cm., diam. orlo 2,5 cm.

CAP 7.1

Le più antiche maioliche di (CH) Materiali inediti da collezioni private

Diego Troiano, Van Verrocchio

Si presentano in questa sede i risultati degli manufatto più antico riferibile a tale produzio- ultimi studi effettuati sul centro di produzione ne, i suddetti influssi rimandano alla coeva ceramica di Rapino1, centro che, dopo le prime produzione di Torre de’ Passeri. segnalazioni ed attribuzioni degli anni ’6o In quest’ultimo centro infatti si può collocare il (MOCCIA 1968, pp. 147-149), ha visto recente- periodo d’apprendistato di Raffaele Bozzelli mente un ritorno d’interesse nelle ricerche che, come noto, risulta essere il primo cerami- ceramologiche (BATTISTELLA 1996; BATTISTELLA sta ad impiantare manifatture ceramiche nel 2oo3). centro situato ai piedi della Maiella. Al Bozzelli Viene illustrata una serie di maioliche, sinora si collega direttamente Fabio Cappelletti, non del tutto inedite, rintracciate grazie ad una solo per i rapporti parenterali, dato che la capillare indagine condotta presso varie fami- madre di Fabio sposò in seconde nozze il glie di Rapino ed in altre collezioni private Bozzelli, ma anche per la sua stessa origine tor- regionali ed extraregionali che, confortate rese. Infatti proprio con Fabio Cappelletti, che dalla ricerca archivistica condotta in parallelo, successivamente sarà artefice dell’apertura di permettono ora una più puntuale serializzazio- una propria manifattura ceramica, e con il ne dei repertori decorativi in uso e quindi degli patrigno Raffaele Bozzelli, si impianteranno e influssi culturali e dei contatti con altri centri svilupperanno le produzioni di Rapino nella di produzione ceramica regionali. prima metà dell’8oo. Si è potuto in primo luogo constatare come, Fra la fine degli anni ’3o e gli anni ’5o dell’8oo grazie ad una inedita fiasca in maiolica con si assiste ad un significativo cambiamento di scritta “BENE MIO 1825 RAPINO”, collocata tendenza che vede il riflesso sulla produzione all’interno di un grande fiore con petali che locale della più nota ed ampiamente diffusa s’intersecano, e che ad oggi costituisce il produzione di Castelli. Difatti nel 1838 è docu-

1 Si ringraziano quanti a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro, in primo luogo Antonino Vitacolonna, Luigi Bozzelli e Giulio Tartaglia, congiunti rispettivamente delle famiglie Cappelletti e Bozzelli, oltre a Cesare Grosso di Rapino, Ermenegildo Manzi, Nunziato Torto, Donato Rosica, Luigi Costantini, Lorenzo Antolini tutti di Rapino, la Signora Danesi di S. Egidio alla Vibrata (TE), ed i collezionisti Gianni Brandozzi di Ascoli Piceno e Veniero de Giorgi di Pescara per aver messo a disposizione le maioliche da loro custodite, nonché il Sindaco di Rapino Rocco Micucci, e tutto il personale degli Archivi di Stato di , Teramo e Pescara.

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mentato a Rapino il faenzaro castellano rienza artistica di Fedele Cappelletti portando Francesco Serchia, presumibilmente attivo in tal modo il centro di Rapino alla notorietà, presso la bottega di Bozzelli, cui di certo si deve non più attraverso una produzione d’uso cor- l’introduzione nei locali repertori decorativi di rente, ma mediante l’apertura di più ampio motivi ampiamente diffusi a Castelli in questo respiro espressa attraverso il revival artistico periodo, come ad esempio il noto mazzo fiorito fra il tardo Ottocento e gli inizi del Novecento. con rose, successivamente conosciuto come “fioraccio”, nonché il diffuso uso di smalti Le prime produzioni: Raffaele dalla tipica colorazione “azzurrina”, abbon- dantemente attestati sulle maioliche presenta- Bozzelli e Fabio Cappelletti te in questa sede. La ricerca in verità ha evidenziato una più Dalle fonti archivistiche il primo riferimento complessa ed articolata realtà produttiva nella alla presenza a Rapino di maiolicari è dato dal- quale concorsero svariati elementi. Infatti tro- l’atto di matrimonio del venticinquenne viamo, attorno alla metà del ‘8oo, la bottega Raffaele Bozzelli (Castel di Sangro 1796 - Bozzelli in piena fase produttiva ed imprendi- Rapino 1884) che sposa l’8 agosto 1821 toriale nella quale confluirono diversificate Geltrude Calenzani di Torre de’ Passeri, già esperienze ceramiche come ad esempio la vedova di Stefano Cappelletti di Torre, morto il ceramica da fuoco, espressa dal pignataro 17 ottobre 1817 a dove si era trasferito Vincenzo Piattelli, e quella dei maiolicari con la famiglia quantomeno dal 18o9. Nell’atto Biagio Pezzi di Bussi sul Tirino e del locale di matrimonio gli sposi risultano ambedue già Lorenzo Bontempo. domiciliati a Rapino e Raffaele viene definito Alle più diffuse tipologie si affiancano ora Vasaro di fajenza2. La vedova Calenzani nel tra- alcuni elementi che caratterizzano il repertorio sferimento a Rapino di certo portò con se il locale documentati attraverso nuovi e più ori- piccolo Fabio Cappelletti (Pretoro 1815 - ginali ornati, quali raffigurazioni umane in Rapino 1887), all’epoca di 6 anni d’età, e forse costume d’epoca. anche gli altri due figli nati a Torre, fra cui Il ruolo esercitato da Castelli nell’influenza Isaia. sulla produzione rapinese si protrae ancora per Da questa data in poi le vicende di Raffaele con tutta la seconda metà dell’8oo, in particolar il giovane figliastro Fabio e le loro rispettive modo nell’ampia riproposizione in loco del famiglie si stringeranno sempre di più, come e coevo repertorio in uso sui “berrettini” vedremo in seguito grazie anche a nuovi impa- castellani, nonché nell’uso di smalti d’identica rentamenti. La stretta collaborazione fra i due tonalità, che trovarono ampia fortuna com- di certo è alla base anche di alcune difficili merciale in questo periodo, anche fra le più attribuzioni che, come esporremo, si basano basse fasce della popolazione. spesso sulla reperibilità dei singoli oggetti Per concludere, sempre con lo sguardo rivolto ancora oggi conservati presso i discendenti di a Castelli, ma in questo caso alla grande stagio- una o dell’altra famiglia. ne barocca dei più noti pittori, si rifà l’espe- Dalla documentazione archivistica non si

2 Per tutti dati sinora editi relativi alla produzione di Rapino si rimanda d’ora in poi a quanto esposto in BATTISTELLA 1996 e BATTISTELLA 2OO3.

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hanno notizie inerenti la formazione di È significativo ai fini della datazione di Raffaele Bozzelli, che di certo prima di un ipo- questo manufatto, ed ai fini dell’attribuzio- tizzabile apprendistato a Pretoro presso i ne alla stessa manifattura Bozzelli, l’uso della Cappelletti, con ogni probabilità è da mettere medesima grafia come si evidenzia in partico- in relazione ad un suo soggiorno a Torre de’ lare nella lettera “B” iniziale ed anche nella Passeri3 presso lo zio paterno, il sacerdote don “V”. Fig. 1. Collezione privata, Fedele Bozzelli, fin dal 1813 e successivamente Il legame con Torre rimarrà alla base anche bottega di Raffaele Bozzelli, a Rosciano, dove don Fedele Bozzelli muore nel della formazione del giovane Fabio Cappelletti, orcio monoansato datato 4 1825 con scritta RAPINO ed 1843 . che alternò di certo la residenza a Rapino con il ornato di ascendenza Questo dato è confermato dall’orcio, recante la soggiorno nel paese del pescarese. Torre difat- torrese. data 1825 e la scritta Rapino (Fig. 1) che sinora ti, oltre ad essere il luogo d’origine di suo costituisce la più antica maiolica attribuibile padre e dove i Cappelletti possedevano ancora con certezza al Bozzelli, a soli quattro anni dal parecchi beni, era la località in cui erano rien- matrimonio con la Calenzani e dalla sua prima trati alcuni dei suoi fratelli dopo l’esperienza attestazione archivistica a Rapino. della manifattura ceramica di Pretoro7. L’orcio presenta come detto la scritta “BENE / Proprio a Rosciano, paese nei pressi di Torre, il MIO 1825 / RAPINO” inserita all’interno della 9 giugno 1838, Fabio Cappelletti “di Rapino” e corolla di un grosso fiore dotato di petali stiliz- di professione “maiolicaro” sposò Teresa zati ad archetti che s’intersecano, in bruno, Bozzelli di Castel di Sangro, sorella più giovane contornato da fasce concentriche in verde, del patrigno che, rimasta orfana, si era trasfe- giallo ed ocra. La tipologia decorativa rappre- rita nel 1835 a Rosciano presso lo zio don senta un attardamento degli ornati che riman- Fedele Bozzelli, sacerdote che da Torre vi si era dano in maniera esplicita alla produzione tor- nel frattempo trasferito. rese della fine del ‘7oo - inizi ‘8oo, come Fabio trascorse circa cinque anni a Rosciano, mostrano materiali provenienti da butti di for- in casa dello zio sacerdote, o in casa in affitto nace e d’uso di Torre de Passeri5. Allo stesso (nel 1841) e vi è comunque documentato dal ambito rinvia il decoro presente su un secondo 1838 al 1843. A Rosciano nacquero tre dei suoi orcio6 di analoga morfologia, in smalto “cile- figli, Vincenzo Candido Fedele nel 1839, (ivi strino” che si caratterizza, come il precedente morto nel 184o), Irene Ursula Letizia nel 1841 e datato, per l’uso di ornati oramai quasi obsoleti Irene Felicia nel luglio del 18438. nel paese d’origine, quale un grande fiore Negli atti di nascita dei figli viene sempre recante all’interno della corolla in arancio, la annotato come domiciliato in Rosciano (solo in scritta “BEVI” e fogliame in monocromia blu. un unico caso menzionato “di Torre de’

3 Archivio di Stato di Pescara (d’ora in poi ASPE), Notarile, Notar G. A. de Martinis di Castiglione alla Pescara, anno 1813, c. 76r, in Torre de’ Passeri. 4 Archivio Parrocchiale di Rosciano, Libro dei morti, 1843. 5 DE POMPEIS, DE POMPEIS 1991, p. 42, Fig. 58; TROIANO, VERROCCHIO 2oo2, p. 291, Fig. 3o4, nn. 22-23. 6 BATTISTELLA 2oo3, p. 42, Fig. 7o. Il pezzo viene dall’A. attribuito, nonostante l’assenza di confronti, a Fabio Cappelletti e datato agli anni 184o-5o circa, ma, come evidenziato dalla documentazione che di seguito esporremo, il Cappelletti risulta attivo con propria manifattura a Rapino solo dopo il 1847. 7 Per la fabbrica di Pretoro vedi BATTISTELLA 1996, nota 8. 8 ASPE, Stato Civile, Rosciano.

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Passeri” nel 1839) e sempre di professione gnevoli al mestiere, onde perfezionarlo, tanto faenzaro. I dati a disposizione non lasciano perché il locale è cadente, quanto perché lo escludere, anzi propendono visto il lasso di detiene a semplice affitto, che sta per termina- tempo di permanenza e la qualifica di faenzaro re… Infine conclude la supplica proponendo con cui è annotato il suo nominativo negli atti un affitto perpetuo di 15 carlini annui. di nascita dei figli, ad una possibile ed inedita Questo dato archivistico, e la successiva sup- attività ceramica di Fabio anche a Rosciano. plica, confermano quindi che l’avvio della pro- Pochi mesi prima della scomparsa dello zio duzione di Fabio Cappelletti a Rapino è di certo sacerdote don Fedele, Fabio con la sua fami- successiva all’aprile del 1847, quando il locale, glia, è di nuovo documentato a Rapino il 19 già preso in affitto anni prima, viene esplicita- gennaio 18439, forse in casa del patrigno- mente dichiarato cadente e privo di fornace cognato e di sua madre Geltrude, poi di nuovo a per l’esercizio della sua arte, confermando Rosciano il 12 luglio 1843 quando nasce la figlia altresì la permanenza a Rosciano fra 1839 e Irene Felicia. 1843. Qualche anno dopo, probabilmente grazie Tanto è vero che qualche giorno dopo il 27 all’aiuto di Raffaele Bozzelli, in quell’anno aprile 1847 segue un’altra supplica12 in cui Sindaco di Rapino, il 22 aprile 18471o, Fabio Fabio chiede il rinnovo dell’affitto del locale chiede con supplica al Re di rinnovare e tra- dichiarando di voler …stabilirsi definitiva- sformare in “affitto perpetuo” una casa di pro- mente in quest’ultimo , e quivi prodi- prietà comunale che già aveva in affitto al gare la sua arte a vantaggio del paese e della canone di 4 ducati annui fin dal 1839 allo scopo Provincia…, aggiungendo inoltre che l’affitto di istabilirvi una fabbrica di Faenza fina all’uso perpetuo da lui proposto avvantaggerebbe il di Castelli e Napoli11. Nella richiesta viene spe- Comune in quanto quest’ultimo nulla ritrar- cificato che …per giungere allo scopo… altro rebbe cessando il suo affitto come nulla vi locale non esiste opportuno nel paese, tanto ritraeva prima perché l’edificio è del tutto per l’ampiezza, che per essere sito nel Borgo di diruto ed inutile... Ed infine aggiunge che con S. Rocco, luogo libero, e di passaggio, per cui l’anziddetto suo mestiere offre mezzi da vivere facilita il commercio del genere suddetto…; ai miserabili del paese, de’ quali Rapino inoltre Fabio …Vedesi crucciato, perché l’arte abbonda… non può giungere allo stato di perfezione, mal- Il Comune, in seduta del 24 ottobre 1847, si grado la Faenza avesse lo smercio per tutta la dichiara favorevole al detto affitto al canone Provincia, dal perché non può costruire nel però di 2o carlini annui, e l’edificio in oggetto locale in affitto, tutte le iuste e fornaci, biso- viene chiamato il locale dell’antico trappeto13.

9 Archivio di Stato di Chieti (d’ora in poi ASCH), Stato Civile, Rapino, 1843: atto di morte di Irene Cappelletti, all’età di 1 anno e 11 mesi, nata a Rosciano, domiciliata in rione San Rocco, figlia di Fabio Cappelletti vasaio e Teresa Bozzelli. 1o ASCH, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, b. 937. Rapino, 1847, Domanda di Fabio Cappelletti diretta a conseguire in’enfiteusi una casa del Comune. 11 Questo riferimento all’affitto già dal 1839, lascia intuire che dopo il matrimonio con Teresa Bozzelli nel 1838, era intenzione di Fabio esercitare la professione di faenzaro tornando a Rapino e non di stabilirsi, come invece avvenne, presso lo zio della moglie a Rosciano. 12 ASCH, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, b. 937, cit. 13 ASCH, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, b. 937, cit..

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Dopo qualche giorno, il 4 novembre 1847, manifattura14. Raffaele Bozzelli inoltre, dopo la Camillo Francione di Rapino, venuto a cono- prima menzione attinente la produzione cera- scenza dell’intenzione del Cappelletti di mica del 1821, è ricordato nei documenti spes- riprendere in perpetuo l’edificio, invia una so come “benestante” e ricoprì anche per vari lettera all’Intendente della Provincia in cui anni la carica di Sindaco del Comune e solo il 1 chiede che il locale sia concesso al miglior aprile 1849, nell’atto del suo secondo matri- offerente e a tal proposito offre 3o carlini monio con la rapinese Elisabetta Amoroso, è annui, aggiungendo e denunciando inoltre annotato con la qualifica di maiolicaro. favoritismi in quanto il Cappelletti era figlia- Sorge spontaneo a questo punto pensare, visti stro e cognato del Sindaco Bozzelli. Dalla lette- anche gli strettissimi rapporti di parentela che ra del Francione, interessato a subentrare nel- univano il Bozzelli al Cappelletti, che questa l’affitto, si apprende comunque che il Fabio manifattura fosse l’unica presente in questo Cappelletti mantiene in affitto, per uso di periodo a Rapino, forse avviata all’uso cerami- vaseria lo stabile sopra descritto come cadente. co dal Bozzelli, trasformando uno stabile di Si precisa infine che si tratta del locale dove proprietà comunale (ex frantoio) e concessa in pria eravi il trappeto, più la camera superiore affitto prima al Bozzelli e poi al Cappelletti. di pertinenza della Beneficenza, quale camera Altra ipotesi da considerare in merito ad un’al- era addetta per il ritiro dè poveri del paese. tra bottega Bozzelli, ubicata presso un altro sta- Questa notizia del novembre 1847 rappresenta bile, è che essa fosse stata presa in affitto dallo la prima attestazione di una manifattura cera- stesso (vista la sua assenza fra i suoi beni nel mica a Rapino in uno stabile affittato da Fabio Catasto) e la cui ubicazione resta quindi allo Cappelletti fin dal 1839. Tuttavia, la documen- stato attuale delle conoscenze da ricercare tazione pare contenere alcune incongruenze, altrove. di cui la principale è costituita dal fatto che lo stesso Fabio è assente da Rapino fra 1838- 1843, per cui sarebbe stato per circa quattro 2. Gruppo con composizione anni nella strana condizione di affittuario di floreale con rose di ascendenza una “vaseria” senza però usufruirne perché residente altrove. Un’altra incongruenza è data castellana. (anni ’4o-’5o dell’8oo, Figg. 2-6) dal fatto che Raffaele Bozzelli, attestato a Rapino fin dal 1821 con la qualifica di Vasaro di I repertori decorativi di questo primo gruppo fajenza, non risulti da nessun documento, si caratterizzano per la presenza di mazzetti incluso il Catasto Provvisorio, nei suoi aggior- fioriti con grande rosa centrale e fiori con namenti all’impianto, proprietario di una foglie complementari. Le morfologie sinora

14 ASCH, Catasto Provvisorio di Rapino, partite nn. 542 e 548: Bozzelli Raffaele. L’intestatario carica nel 1833 una casa di due vani in contrada Madonna e solo successivamente, nel 1841, carica due case in Borgo San Rocco acquistate dal Signor Rosati. Appare evidente, anche dalla documentazione catastale successiva, come il Bozzelli non risulti proprietario di immobili esplicitamente destinati alla produzione ceramica per tutto il Catasto Provvisorio sino al passaggio al Catasto Fabbricati nel 1877. Solo il nipote Raffaele, figlio di suo figlio Luigi, il 2 febbraio 1932, carica per nuova costruzione in via della Madonna (Borgo Piano), civico 9, un Laboratorio per ceramiche commerciali di 1 piano e 2 vani ed al civico 17, sempre per nuova costruzione, nel 1939, una Bottega al piano terra di tre vani (ASCH, Catasto Fabbricati, partita 1736: Bozzelli Raffaele di Luigi).

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documentate sono relative a quattro esemplari, una sequenza di girali, oppure girali e gruppi di due boccali e tre orci. I boccali sono trilobati quattro puntini in blu, che racchiudono la con corpo basso e piccolo piede a disco, dotati composizione floreale centrale (Figg. 5-6). di caratteristica ansa con piccola applique a La datazione di questo gruppo, di chiara ascen- bottone nella parte superiore (Fig. 2 a). Gli denza castellana, può collocarsi presso le orci con unica ansa tortile, presentano corpo manifatture di Rapino attorno agli anni ’4o-’5o ovoide su piccolo piede a disco e sono dotati di dell’8oo. caratteristici elementi applicati in rilievo sul Difatti un primo elemento datante è costituito breve collo, a sostegno dell’orlo. Nelle decora- dal decoro floreale con caratteristica rosa, suc- zioni si distinguono due varianti che potrebbe- cessivamente definita “fioraccio”, che riporta ro corrispondere a due differenti botteghe d’o- in maniera esplicita ai repertori ampiamente rigine. in voga presso le fabbriche castellane in segui- La prima variante è presente soltanto sui boc- to alla moda introdotta all’inizio del secolo da cali (Figg. 2 e 3), di cui uno conservato presso Gesualdo Fuina (+ 1822). Ad avvalorare tale gli eredi Bozzelli (Fig. 2), ed un orcio oggi datazione concorre l’utilizzo, in due dei quattro presso gli eredi Cappelletti (Fig. 4) caratteriz- pezzi presentati (Figg. 2 e 6), di uno smalto zata da singola o doppia rosa rossa con stelo in “berrettino”, ossia dalla caratteristica tonalità bruno-nero, margherite in blu o giallo e foglia- azzurrata, smalto anch’esso presente in regio- me in verde ed in blu. Ornati secondari, che ne nelle sue più antiche attestazioni a Castelli costituiscono elementi caratterizzati tale grup- già negli anni ’4o dell’8oo. Tali elementi, che po, sono: graticci isolati in blu, doppi anelli denotano la dipendenza dei manufatti rapinesi intersecati, filettatura in blu e tratti obliqui dalle più note e diffuse tipologie di Castelli, sull’orlo ed infine linea nera ad evidenziare il non sono unicamente formali e dovuti ad imi- piccolo piede. tazione, ma, grazie alle recenti acquisizioni La seconda variante è attestata solo sugli orci archivistiche, possono essere strettamente ed è caratterizzata, negli ornati secondari, da connesse alla figura di un “faenzaro” castella-

15 ASPE, Stato Civile, Rosciano, Atti di matrimonio, 1838, 9 giugno, atto di matrimonio fra Eusebio Antonio Cappelletti e Teresa Bozzelli. Interviene quale testimone Francesco Serchia, di anni 28 e di professione faenzaro, regnicolo, domiciliato in Rapino. All’interno del processetto è allegato un rogito di Notar Alessandro Padovano di del 5 giugno 1838, stipulato in Rapino, con il quale i coniugi, la Signora Geltrude Calenzani e Don Raffaele Bozzelli Proprietarij, autorizzano il suddetto matrimonio. È presente quale testimone Francesco di Matteo Serchia, vasaro domiciliato a Rapino. 16 Francesco Serchia nacque a Castelli il 25 gennaio 18o5 da Matteo e Splendora; suo padre Matteo era anch’egli nato a Castelli, il 22 settembre 1773, da Francesco Serchia di Castagna (Castel Castagna, TE) e Angelica Severini di Bacucco attuale Arsita (Archivio Parrocchiale di Castelli, Libro dei nati). Il suo trasferimento a Rapino si colloca successivamente al 1824. In tale anno infatti è ancora a Castelli dove viene ricordato in uno Stato della popolazione: al n. 55 infatti compare la famiglia Serchia, la quale abita in una casa propria, sita alla strada grande, ed è composta dal padre Matteo, di anni 52 di professione maiolicaro, da sua moglie Splendora di anni 5o, e da tre figli: Angela Dea di 24 anni, il nostro Francesco di 2o anni, di professione maiolicaro e da suo fratello Giuseppe di 17 anni (quest’ultimo nato il 17 settembre 18o8) anch’esso di professione maiolicaro (Archivio di Stato di Teramo, Intendenza Borbonica, busta 145 b, fascicolo 16). Il soggiorno rapinese si protrasse quantomeno fino al 1841, come mostra un secondo Stato delle anime di quell’anno in cui Francesco non compare nel nucleo familiare, vengono infatti ricordati solo il padre Matteo ed il fratello Giuseppe sposato e con prole (Archivio Parrocchiale di Castelli, Stato di Anime della Parrocchia del Santissimo Salvatore di Castelli formato a Gennaio 1841).

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no. Tal Francesco Serchia15, figlio di Matteo16, tali(Fig. 7 d). è difatti presente a Rapino nel giugno del 1838, Sono presenti figure maschili dipinte nell’atto come mostrano i documenti, e dunque proba- del bere (Figg. 7-8), esplicito riferimento bilmente operante nell’unica manifattura all’utilizzo del manufatto, oppure intenti a suo- all’epoca nota, quella di Raffaele Bozzelli nare la chitarra fumando la pipa (Fig. 9), (Castel di Sangro 1796 - Rapino 1884). arlecchini (Fig. 1o), figure con cappello a Questo caratteristico motivo detto “fioraccio” cilindro17 (Fig. 11) e figure in uniforme dell’e- avrà in seguito grande fortuna sia a Rapino che sercito sabaudo (BATTISTELLA 2oo3, p. 53, Fig. a Castelli sino alla prima metà del ‘9oo. 1o3). Non mancano figure femminili (Figg. 12- 13) e più rare forme aperte come ad esempio 3. Gruppo con raffigurazioni un grande piatto raffigurante il miracolo della Madonna di Carpineto, culto molto diffuso a umane (terzo quarto dell’8oo; Figg. 7-15) Rapino in questo periodo con santuario ubica- to nei pressi del Borgo San Rocco, ove erano Questo secondo gruppo è caratterizzato dalla situate le manifatture ceramiche (Fig. 14). presenza di figure umane attestate quasi esclu- La datazione di questo gruppo si colloca nel sivamente su forme chiuse e nello specifico su terzo quarto dell’8oo ed è legata ai particolari orci dal corpo ovoide poggiante su piccolo dell’abbigliamento delle figure documentate. piede a disco (Fig. 7 d). Rispetto al gruppo pre- Ad esempio si segnalano la raffigurazione del cedente possiamo segnalare sia elementi mor- cappello “a bombetta” (Fig. 7) in voga dopo il fologici di tangenza nella singola ansa tortile, 185o e quella del soldato sabaudo chiaramente ma anche differenziazioni significative, quali postunitario, mentre va interpretata come ad esempio la scomparsa degli elementi a rilie- riproposizione tarda la figura con cappello a vo di raccordo alla base dell’orlo, oppure la cilindro. Anche in questo gruppo si indicano presenza di anse a nastro (Fig. 9) e orci bian- alcuni manufatti con smalto “berrettino” il cui sati (Fig. 1o) e boccali (Fig. 11). Le figure sono utilizzo concorre alla datazione sopra indicata. eseguite in maniera molto corsiva e stilizzata, Infine la presenza di un paio di questi orci a dalla tavolozza molto variegata e di gusto estre- figure umane presso l’ex casa e bottega mamente popolare, racchiuse da tralci dritti Cappelletti, attualmente degli eredi, lascia ipo- verticali (Figg. 11, 15) oppure ondulati (Fig. 7 tizzare che tale produzione possa essere riferita c), sequenze di girali (Figg. 8, 1o c), ed altri all’attività di Fabio Cappelletti (Pretoro 1816 - motivi secondari spesso in monocromia blu, il Rapino 1887). tutto poggiante su fascia orizzontale spesso Un esemplare anomalo con figura femminile caratterizzata da sottostanti festoni ornamen- (Fig. 15), custodito tuttora presso una famiglia

17 Analoghe raffigurazioni popolari con cappelli simili sono documentate ad esempio nella produzione veneta in terraglia dell’ultimo quarto dell’8oo che si ispirano a modelli precedenti di moda negli anni ’3o dello stesso secolo (F. RIGON, a cura di, Piatti popolari veneti dell’8oo. La collezione della Banca Popolare di Vicenza, catalogo della mostra, Palazzo Thiene, Vicenza, 4 dicembre 2oo4 - 3o gennaio 2oo5, Cittadella, 2oo4, p. 4o, catalogo n. 69). Sempre di produzione veneta, in “bianchetto” ad imitazione della terraglia, possiamo segnalare un frammento raffigurante una figura maschile stante con cappello a cilindro databile alla prima metà dell’8oo e proveniente dalle fornaci di Rivarotta, in territorio di Angarano ora comune di Bassano (AA. VV., Antica fabbrica di cristallina e terra rossa, Bassano del Grappa (VI), 1989, p.1o5; cat. n. 29; p.138, scheda di Michelangelo Munarini).

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di Rapino, pur presentando identica morfolo- tradizione locale) di forma ovoide, con foro gia, raffigura un ornato tracciato in maniera versatore alla base, una bottiglia cilindrica ed molto sommaria e popolare, del tutto differen- una bottiglia monocroma dal corpo basso e te nella sua esecuzione da distinguersi da quel- schiacciato. Le bottiglie presentano una sem- lo dei precedenti manufatti, lasciando chiara- plice decorazione costituita da un cartiglio in mente intuire la presenza di altro decoratore. bruno e recano le sigle e le date “F. C. / 1859 / Non va infatti sottovalutata la presenza a R” (Fig. 16), “1867 / F C” (Fig. 17) su semplice Rapino, negli anni centrali dell’8oo, di mae- fondo bianco. La bottiglia cilindrica, decorata stranze provenienti da altri centri regionali. In con filettature concentriche in azzurro, reca tale periodo la bottega di Raffaele Bozzelli, sulla spalla la sigla “F. C. / 1864” (Fig. 18). caratterizzata oramai non più solo come attività Infine, un esemplare privo di decoro, presenta artigianale di famiglia, ma come una vera e uno smalto molto povero, di un bianco sporco propria impresa, accoglie a se nel 1853, oltre al tendente all’azzurro (Fig. 19). locale Lorenzo Bontempo (Rapino 1835-1921), Appare evidente che le sigle indicate sui il vasaio Biagio Pezzi (come risulta da uno Stato manufatti in questione siano da riferire a Fabio di popolazione di quest’anno) e nel 1859 il Cappelletti. Difatti i pezzi esposti in questa pignataro Vincenzo Piattelli (anch’egli inserito sede sono oggi conservati presso gli eredi in un analogo Stato di popolazione di quest’an- Cappelletti. no)18. Biagio Pezzi può di certo identificarsi con l’o- 4. Altre tipologie del terzo monimo ceramista nato il 14 dicembre 1828 a Bussi sul Tirino, dal padre Francesco di quarto dell’8oo (Figg. 2o-22) Giacinto Pezzi, vasaio, ed Irene Rossi19. Tal Biagio è dunque discendente di una famiglia di Altri esemplari di maioliche custodite tuttora maiolicari bussesi, attiva da diverse generazio- presso privati a Rapino, non rientrano in ni nel paese del pescarese, ed il suo trasferi- maniera evidente nei gruppi sinora descritti, mento a Rapino non dovette essere comunque mostrando difatti una certa varietà ed origina- definitivo, visto che nel 1881 egli risulta fra i lità di ornati che di riflesso documentano come proprietari delle dieci manifatture ceramiche in questo periodo, oltre alla fonte d’ispirazione attive a Bussi in quell’anno2o. castellana, gli artigiani di Rapino seppero dar vita a repertori e tipologie proprie locali. Infatti si presentano in questa sede tre maioli- 3. Gruppo con smalto bianco in che di cui due orci monoansati ed una rara monocromia o con sigle e date brocca con versatore. Un primo orcio presenta decoro costituito da medaglione frontale (terzo quarto dell’8oo; Figg. 16-19) incorniciato da tralcio fiorito e recante all’in- terno la data e la scritta “1857 / BEVI / TUO” Il gruppo è costituito da due bottiglie da farma- (Fig. 2o); un secondo orcio, di analoga morfo- cia (o forse contenitori per aceto come vuole la logia, presenta quale motivo decorativo princi-

18 BATTISTELLA 2oo3, p. 41. 19 Per i dati anagrafici sulla famiglia Pezzi si veda la documentazione presso l’Archivio Parrocchiale di Bussi. 2o G. CORONA, (relazione di), La ceramica, in Esposizione Industriale Italiana del 1881 in Milano, Napoli - Pisa, 1885, p. 27o.

320 Le più antiche maioliche di Rapino (CH) CAP 7.1

pale un volatile poggiante su un ramo fiorito ne, tanto da far sorgere, in taluni casi, difficol- (Fig. 21), molto simile ai tralci presenti sul tà attributive fra i due centri. gruppo con figure umane (vedi Figg. 7, 1o d, Fra tali motivi d’imitazione castellana citiamo 12, 13). Infine la brocca con versatore (Fig. 22 anzitutto il tralcio monocromo azzurro, pre- a) in smalto “berrettino” (Fig. 22), presenta sente su di un orcio biansato che reca la sigla e un motivo a “fiocco” disposto a sottolineare lo la data “F (?) C. / 1867”, oggi presso gli eredi stacco del beccuccio dal corpo del versatore. Cappelletti (TROIANO, VERROCCHIO 2oo2, p. 354, Fig. 359; BATTISTELLA 2oo3, p. 42, Fig. 69). 5. Gruppo con smalto Sempre in monocromia blu si segnala un coperchio di zuppiera (Fig. 23) con tipico “berrettino” tardo di motivo a festone con pendenti (BATTISTELLA derivazione castellana 2oo3, p. 43, Fig. 72), motivo ripreso in altri esemplari, quali boccali, anche con l’aggiunta (seconda metà dell’Ottocento, Figg. 23-3o). del giallo e dell’arancio (Figg. 24-26). È A partire dagli ’6o dell’8oo circa si documenta importante rilevare che questi ultimi esempla- a Rapino, grazie ad un orcio recante la data ri di boccali sono evidenti scarti di fornace; nel 1867, la riproposizione delle coeve e molto primo caso (Fig. 24, 24 a) riferibile alla botte- note maioliche castellane su smalto “berretti- ga Bozzelli e tuttora conservato in casa degli no”21, con tipici ornati raffiguranti ghirlande e eredi, mentre gli altri frammenti (Figg. 25-26) tralci in monocromia blu e più raramente in provengono dal butto sottostante la fornace policromia (AA. VV. 1997, p. 36; CORRIERI 1998, Cappelletti. p. 9o, Tav. II. 1; p. 93, Tav. II. 8; TROIANO, La similitudine negli ornati, presenti in ambe- VERROCCHIO 2oo2, p. 353, Fig. 357). Tale produ- due le botteghe rapinesi, mostra una evidente zione trovò larga fortuna commerciale e diffu- standardizzazione dei decori tanto da essere sione anche presso le manifatture di Rapino e riprodotti anche su maiolica con smalto bian- sarà infatti presente fra le produzioni locali per co, come nel caso della saliera che qui si illu- tutta la seconda metà dell’8oo, spesso ripropo- stra tuttora conservata a Rapino (Fig. 27). nendo pedissequamente i modelli d’ispirazio- Un altro gruppo di maioliche si distingue per

21 L’influenza castellana, ovvero l’apporto di maestranze di Castelli operanti a Rapino, documentato già con Francesco Serchia all’inizio della produzione, si ripete anche nel Novecento, quando Giovanni Pardi di Castelli si trasferisce a Rapino ed ivi risulta deceduto il 25 gennaio 1929. Giovanni Pardi, nato a Castelli nel 1853 da Giuseppe, ceramista, e Giulia d’Annunzio, fu personaggio di rilievo ed in particolare viene ricordato per il trasferimento presso le officine monregalesi e savonesi ed i contatti avuti con esse. Un interessante studio di G. Buscaglia ne ripercorre i movimenti fra Piemonte, Liguria ed . Nel 1877 è ancora a Castelli, ove nasce il figlio Giuseppe; dopo una prima esperienza presso le officine monregalesi lo troviamo nel 1862 ad Albisola operante presso la Ditta Poggi e poi con una propria manifattura attorno al 1881 presso Villa Faraggiana di Albisola. La permanenza ad Albisola si colloca fra 1881 e 1885. Fra 1893 e 1895 si sposta ad Alassio ove apre una piccola manifattura, ma il soggiorno è breve perché fra 19o4 e 19o5 rientra in Abruzzo, stabilendosi appunto in Rapino. In merito a tale ultimo trasferimento è stata avanzata l’ipotesi che il Pardi fosse stato attirato da Fedele Cappelletti, con il quale forse collaborò (G. BUSCAGLIA, Giovanni Pardi e la ceramica savonese di fine Ottocento, in “Atti del XXVIII Convegno Internazionale della Ceramica”, Albisola, 1995, Firenze, 1998, pp. 135-14o). Di certo i contatti e le esperienze di fine ottocento con il monregalese e la Liguria devono aver fornito un bagaglio culturale che dovette trovar riflesso nelle ceramiche prodotte al rientro in Abruzzo, ed in particolare le tipologie e le tecniche di decorazione proprie della terraglia.

321 Diego Troiano, Van Verrocchio

una oramai raggiunta originalità rispetto ai questa sede alcuni pezzi inediti che si propon- decori ripresi da Castelli, come mostra una gono come un contributo alla migliore cono- bottiglia attualmente presso gli eredi scenza della sua opera (Figg. 31-33), ed in par- Cappelletti (TROIANO, VERROCCHIO 2oo2, p. 355, ticolare si pone l’accento anche sulla inedita Fig. 36o) che presenta una sequenza di girali ricerca espressa attraverso il design degli del tutto simili a quelle presenti sui gruppi con oggetti, nonché il recupero della tecnica di rose e figure umane precedentemente descritti decorazione a lustro dorato a “piccolo fuoco” (vedi Figg. 5, 7, 8, 1o). Un coperchio di zuppie- visibile su un versatore a due vasche autografo ra, oggi presso gli eredi Bozzelli (Fig. 28) pre- (Fig. 34), oggi custodito nella collezione senta un tralcio fiorito in monocromia blu Tartaglia di Pescara. molto simile a quello attestato su di una botti- glia oggi presso il Museo delle Ceramiche di Rapino (Fig. 29), sulla quale tuttavia si rileva la policromia data dall’uso del blu, giallo, arancio e nero. Segnaliamo per concludere una saliera (Fig. 3o) di forma del tutto identica alla prece- Bibliografia dente descritta (Fig. 27) con marchio a rilievo di difficile lettura sul fondo, con decorazione a AA. VV. 1997, Ceramica e tradizione fra gli pennellate irregolari e l’introduzione della tec- Abruzzi e le Marche, catalogo della mostra in nica a spugnetta in azzurro, che portano la Colonnella (TE), 9-2o agosto 1997, datazione dell’oggetto oramai al tardo ‘8oo e il Colonnella. sopraggiungere dell’influenza della coeva ter- BATTISTELLA F. 1996, Appunti sulle prime raglia extraregionale. fabbriche ceramiche di Rapino, “Rivista Abruzzese”, XLIX, 3, pp. 287-293. BATTISTELLA F. G. M. 2oo3, La ceramica, in AA. 6. Fedele Cappelletti VV., Rapino. Guida storico - artistica alla (Figg. 31-34) città e alle sue tradizioni, Pescara, pp. 33-83. CORRIERI G. 1998, Il Museo delle Ceramiche di Castelli, Colledara (TE). Al termine di tale studio sulla ceramica otto- DE POMPEIS C., DE POMPEIS E. 1991, La centesca rapinese non possiamo non sottoli- manifattura di maioliche dei Pompei di neare la figura del maestro Fedele Cappelletti Torre de’ Passeri (PE) dal XVII al XVIII, (1847-192o), figlio di Fabio, che come noto “Castelli”, 5. portò alla celebrità il centro di Rapino attra- MOCCIA L. 1968, Catalogo, in AA. VV., Mostra della ceramica antica e popolare d’Abruzzo e verso le sue opere legate allo storicismo ed al Molise, catalogo della mostra, Castelli, revival del tardo ‘8oo. Il maestro, nella sua agosto 1968, Castelli. celebrità di pittore di maioliche considerato SILONE I. 1963, La terra e la gente, in AA. VV., tra i massimi esponenti della cultura figurativa Abruzzo, a cura della Banca Nazionale del abruzzese contemporanea, resta purtroppo Lavoro, Milano, pp. 33-95. ancora parzialmente in ombra sebbene di certo TROIANO D., VERROCCHIO V. 2oo2, (a cura di), La ceramica postmedievale in Abruzzo. I meritevole di uno studio specifico di appro- materiali dallo scavo di Piazza Caporali a fondimenti a carattere monografico. Castel Frentano (CH), (Documenti di Vista la rarità delle sue opere, si presentano in Archeologia Postmedievale, 1), Firenze.

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Le più antiche maioliche di Rapino (CH) CAP 7.1

Fig. 2 Fig. 2a Fig. 3

Fig. 2. Pescara, proprietà Luigi Bozzelli, bottega di Raffaele Bozzelli. Boccale con composizione floreale con rosa di ascendenza castellana. Anni ’4o-’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, blu, verde, nero, rosa. Altezza massima 23 cm, diametro fondo 12,5 cm.

Fig. 2 a. Profilo del boccale in collezione L. Bozzelli.

Fig. 3. Rapino, proprietà Ermenegildo Manzi. Boccale con composizione floreale con rosa di ascendenza castellana. Anni ’4o-’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, blu, verde, nero, rosa. Alt. 26 cm, diam. fondo 14 cm.

Fig. 4. Rapino, proprietà Antonino Vitacolonna. Bottega di Fabio Cappelletti, orcio biansato dipinto su ambedue i lati con ornato a rosa di ascendenza castellana. Anni ’4o- ’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu, verde, nero, rosa. Alt. 33 cm., diam. fondo 13 cm., diam. orlo 2,5 cm.

Fig. 4 a. Particolare di uno dei lati con composizione floreale con rosa di ascendenza castellana.

Fig. 5. Rapino, proprietà Nunziato Torto. Orcio monoansato con composizione floreale con rosa di ascendenza castellana. Anni ’4o-’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, blu, verde, nero. Alt. 35 cm, diam. fondo 12,5 cm., diam. orlo 3 cm. Fig. 4 Fig.4a Fig. 5 a. Particolare dell’orcio precedente, si noti fra gli ornati secondari la sequenza di girali.

Fig. 6. Rapino, proprietà Donato Rosica. Orcio monoansato con smalto berrettino e ornato a rosa di ascendenza castellana. Anni ’4o-’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, blu, nero, rosa. Alt. 31 cm., diam. fondo 12 cm., diam. orlo 3 cm.

Fig.5 Fig.5a Fig.6

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Fig.7a Fig.7b

Fig.7 Fig.7d

Fig. 7. Orcio monoansato già in collezione Danesi in S. Fig. 7 a. Particolare dell’orcio. Si noti Egidio alla Vibrata (TE), successivamente trafugato, nell’abbigliamento il cappello a “bombetta”, in uso da con ornato a figura maschile nell’atto di bere. Bottega metà dell’Ottocento. di Fabio Cappelletti (?). Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, blu, nero. Alt. 31 cm., diam. fondo 14 cm., Fig. 7 b. Particolare della fascia orizzontale dove diam. orlo 2,5 cm. poggia il personaggio caratterizzata da sottostanti festoni.

Fig. 7 c. Particolare del tralcio vegetale che circoscrive la figura centrale.

Fig. 7 d. Profilo dell’orcio già in collezione Danesi.

Fig.7c

Fig. 8. Rapino, proprietà A. Vitacolonna. Orcio monoansato con smalto berrettino e figura maschile con stampella nell’atto di bere. Bottega di Fabio Cappelletti. Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu, verde, nero. Alt. max. 24 cm., diam. fondo 13.

Fig. 8 a. Particolare con ornato secondario a girandole o mezze girandole che circoscrivono la figura centrale.

Fig.8 Fig.8a

324 Le più antiche maioliche di Rapino (CH) CAP 7.1

Fig. 9. Rapino, proprietà A. Vitacolonna. Orcio con rara ansa a nastro, raffigurante una figura maschile con pipa e insolito cappello piumato nell’atto di suonare una chitarra. Bottega di Fabio Cappelletti. Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra e blu.

Fig. 1o. Collezione privata, ex proprietà A. Vitacolonna. Orcio biansato in smalto berrettino decorato su ambedue i lati con insolito arlecchino con pugnale in mano. Bottega di Fabio Cappelletti. Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu, verde, nero. Alt. max 33 cm., diam. fondo 16 cm. Fig.9 Fig.1o

Fig. 1o a. Particolare di un arlecchino.

Fig. 1o b. Particolare dell’arlecchino baffuto. Si notino fra gli ornati secondari le crocette in nero.

Fig. 1o c. Particolare dell’arlecchino baffuto. Si noti fra gli ornati secondari la sequenza di girali.

Fig. 1o d. Particolare del tralcio vegetale.

Fig.1o a Fig.1o b

Fig.11

Fig. 11. Ascoli Piceno, collezione Brandozzi. Boccale in smalto berrettino con figura maschile nell’atto di voltarsi. Bottega di Fabio Cappelletti (?).Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu e nero. Si notino, fra gli ornati secondari, i due tralci vegetali che racchiudono la figura. Fig.1o c Fig.1o d 325 Diego Troiano, Van Verrocchio

Fig. 12. Orcio monoansato con Fig. 13. Orcio monoansato con figura femminile (tratto da figura femminile in smalto SILONE 1963, p. 71, fig. 77). berrettino (tratto da SILONE Bottega di Fabio Cappelletti 1963, p. 71, fig. 77). Bottega di (?).Terzo quarto dell’Ottocento. Fabio Cappelletti (?).Terzo Colori: ocra, giallo, blu e nero. quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu e nero.

Fig. 12 Fig. 13

Fig. 14. Collezione privata, grande piatto in smalto berrettino Fig. 14 b raffigurante il miracolo della Madonna di Carpineto che appare ad un pastore. Bottega di Fabio Cappelletti (?). Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu e nero. Diam. orlo 43 cm, alt. 7 cm.

Fig. 14 a. Particolare dell’immagine centrale.

Fig. 14 b. Particolare della tesa decorata con un tralcio ondulato di garofani e fogliame.

Fig. 14

Fig. 15. Rapino, proprietà E. Manzi. Orcio monoansato con Fig. 14 a figura femminile (vasaio attivo presso la bottega Bozzelli). Anni ’5o dell’Ottocento. Colori: ocra, blu e nero. Alt. 33 cm., diam. fondo 14,5 326 cm., diam. orlo 2,5 cm. Fig. 15 Le più antiche maioliche di Rapino (CH) CAP 7.1

Fig. 16. Rapino, proprietà A. Vitacolonna. Bottiglia con cartiglio, data e sigla. Bottega Fabio Cappelletti. Colori: bruno. Alt. 41 cm., diam. fondo 18 cm., diam. orlo 6,5 cm.

Fig. 17. Pescara, collezione G. Tartaglia. Bottiglia con cartiglio, data e sigla. Bottega Fabio Cappelletti. Colori: bruno. Alt. 41 cm., Fig. 16 Fig. 17 diam. fondo 16 cm., diam. orlo 7 cm.

Fig. 18. Rapino, proprietà A. Vitacolonna. Bottiglia con smalto berrettino, filettature, data e sigla. Bottega Fabio Cappelletti. Colori: blu. Alt. 27 cm., diam. fondo 14,5 cm., diam. orlo 3 cm.

Fig. 18 a. Particolare visione dall’alto.

Fig. 18 a

Fig. 19. Rapino, proprietà A. Vitacolonna. Bottiglia in monocromia bianca. Bottega Fabio Cappelletti. Terzo quarto dell’Ottocento. Alt. 17,4 cm., diam. fondo 15,5 cm., diam. orlo Fig. 18 5 cm. Fig. 19

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Fig. 2o. Rapino, proprietà Luigi Costantini. Orcio a medaglione frontale incorniciato da un tralcio e recante all’interno la data e una scritta. Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu e nero. Alt. 33 cm., diam. fondo 15 cm.

Fig. 2o a. Particolare del medaglione.

Fig. 2o Fig. 2o a

Fig. 21. Rapino, proprietà A. Vitacolonna, orcio monoansato con volatile su ramo fiorito. Bottega di Fabio Cappelletti. Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo, blu, nero. Alt. 33 cm., diam. fondo 15 cm., diam. orlo 3 cm.

Fig. 21a. Particolare, si evidenziano ornati secondari quali crocette in nero e graticci in blu.

Fig. 21 Fig. 21 a

Fig. 22. Collezione privata, ex proprietà A. Vitacolonna, brocca con versatore in smalto berrettino bottega di Fabio Cappelletti. Terzo quarto dell’Ottocento. Colori: ocra, blu e nero. Alt. 19 cm., diam. fondo 9,5 cm., diam. orlo 6,5 cm.

Fig. 22 a. Profilo della brocca con Fig. 22 versatore. Fig. 22 a

328 Le più antiche maioliche di Rapino (CH) CAP 7.1

Fig. 24 b

Fig. 23 Fig. 24 a

Fig. 23. Collezione privata, ex proprietà A. Vitacolonna, Fig. 24 a. Pescara, proprietà Luigi Bozzelli. Boccale evidente coperchio di zuppiera in smalto berrettino con festoni e scarto di fornace in smalto berrettino decorato con festoni e pendenti in monocromia blu. Bottega di Fabio Cappelletti. pendenti. Bottega Bozzelli, Seconda metà dell’Ottocento. Colori: Seconda metà dell’Ottocento. Alt. max. 7 cm., diam. 23,5 cm. ocra, giallo, blu e nero. Alt. 12,2 cm., diam. fondo 9,5 cm.

Fig. 24 b. Pescara, proprietà L. Bozzelli. Boccale precedente, evidente scarto di fornace in smalto berrettino, decorato con festoni e pendenti, visione frontale. Fig. 24 c Fig. 24 c. Profilo del boccale proprietà L. Bozzelli.

Fig. 26. Rapino, collezione C. Grosso, frammenti di boccale in smalto berrettino recuperati da un butto sottostante la bottega Cappelletti decorato con festoni e pendenti. Seconda metà dell’Ottocento. Colori: ocra, giallo e blu. Fig. 26

Fig. 27. Rapino, proprietà Fig. 25 Lorenzo Antolini. Saliera con ornato a festoni e pendenti in monocromia blu tipici della Fig. 25. Rapino, collezione Cesare Grosso, frammenti tipologia a berrettino, proposti in di boccale in smalto berrettino recuperati da un questo caso su smalto bianco. butto sottostante la bottega Cappelletti, decorato con Seconda metà dell’Ottocento. festoni e pendenti. Seconda metà dell’Ottocento. Alt. 4,5 cm., fondo 2,5 x 6,5 cm., Colori: ocra, giallo, blu e nero. Fig. 27 orlo 1o x 6 cm.

329 Diego Troiano, Van Verrocchio

Fig. 28 Fig. 28 a

Fig. 28. Pescara, collezione L. Bozzelli. Coperchio di zuppiera in smalto berrettino con tralcio fiorito in monocromia blu. Bottega Bozzelli, seconda metà dell’Ottocento. Alt. massima 6,7 cm., diam. fondo 18 cm.

Fig. 28 a. Particolare che confronta con analogo tralcio presente sulla bottiglia Fig. 29. Fig. 28 b Fig. 28 b. Profilo del coperchio di zuppiera in coll. L. Bozzelli.

Fig. 29. Rapino, Museo delle Ceramiche, dalla collezione di Veniero de Giorgi. Bottiglia in smalto berrettino con tralcio sinuoso. Bottega Bozzelli, seconda metà dell’Ottocento. Alt. 25,5 cm., fondo 123 cm, orlo 3,7 cm. colori, ocra, giallo, blu, nero.

Fig. 29 a. Particolare del tralcio che confronta con analogo ornato presente sul coperchio di zuppiera fig. 28.

Fig. 29 Fig. 29 a

Fig. 3o. Rapino, proprietà Donato Rosica. Saliera in smalto berrettino con decorazione a pennellate irregolari in nero, giallo e arancio su fondo trattato a spugnetta in azzurro che mostra l’influenza dei coevi prodotti in terraglia extraregionali. Ultimi dell’Ottocento. Alt. 4,5 cm., fondo lunghezza 7 cm., orlo lungh. 1o cm. Fig. 3o a. Particolare del marchio a rilievo sul fondo. Fig.3o Fig. 3o a 330 Le più antiche maioliche di Rapino (CH) CAP 7.1

Fig. 32 a. Pescara, collezione Fig. 32 b. Particolare del Fig. 32 c. Particolare con la G. Tartaglia. Tazzina paesaggio. firma F . Cappelletti. istoriata autografa con fumatore di pipa. Alt. 7,2 cm.

Fig. 31. Pescara, collezione G. Tartaglia. Piatto ad orlo sagomato, raffigurante una Fig. 33 a. Pescara, collezione Fig. 33 b. Particolare di una pastorella, diam. orlo cm. 23. G. Tartaglia. Tazzina con figura femminile vista di figure femminili alla spalle. fontana. Alt. 7,2 cm. Fig. 34. Pescara, collezione G. Tartaglia. Versatore autografo a doppia vasca, decorato con lettere a lustro dorato e filettature in verde. Primi del Novecento. Altezza 14 cm., larghezza massima 15, fondo 6,5x6,5 cm.

Fig. 34 c. Particolare laterale, in lustro dorato, con la lettera “A” intrecciata con motivo floreale.

Fig. 34 d. Particolare laterale, in lustro dorato, con la lettera “C” intrecciata con motivo floreale.

Fig. 34 a

Fig. 34 Fig. 34 a. Particolare del versatore in cui si evidenzia la doppia vasca. Fig. 34 b. Particolare della firma Fedele Cappelletti in lustro dorato.

Fig. 34 b Fig. 34 c Fig. 34 d 331 Fig. 1. Francesco Grue, XVII seco- lo. Grande piatto ovale lumeg- giato in oro con scena di caccia al cervo (cm 47 x 35).

Fig. 2. Francesco Grue, XVII secolo. Grande piatto con scena di bat- taglia autografo (diam. cm 4o).