di VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

PIANO STATO DELL’AMBIENTE DI GOVERNO DEL TERRITORIO Quaderno n°1 della V.A.S.

A CURA DI ARCH. FILIPPO SIMONETTI E DOTT. SERGIO APPIANI, CONSULENZA DI DOTT. LUCA GIBELLINI, ARCH. MORIS LORENZI, KINESIS S.R.L., ARCH. ANDREA PIANTANIDA COLLABORAZIONE DI DOTT. CIRO BERGONZI, DOTT. DAVIDE CARRA, DOTT. ETTORE CURTO MARZO 2010

STATO DELL’AMBIENTE A CURA DI DOTT. LUCA GIBELLINI

SOMMARIO

0 Lettura ambientale 2 1 Qualità dell'aria 3 1.1 Sorgenti di inquinanti ...... 4 1.2 Gli ossidi di azoto ...... 6 1.3 Il monossido di carbonio ...... 7 2 Qualità delle acque 8 2.1 Indice IBE ...... 8 2.2 Macrodescrittori ...... 9 2.3 Reticolo idrico minore ...... 10 3 Suolo e sottosuolo 11 3.1 Contesto geologico ...... 11 3.2 Impermeabilizzazione dei suoli ...... 12 3.3 Consumo del suolo ...... 13 3.4 Uso del suolo ...... 15 3.5 Agricoltura ...... 17 4 Territorio e ambiente 19 4.1 Unità geoambientali ...... 19 4.2 Verde pubblico ...... 21 4.3 Degrado ambientale ...... 22 4.4 Geomorfologia ...... 24 4.5 Rilevanze naturalistiche e paesaggistiche ...... 26 5 Fauna e flora 28 5.1 La fauna ...... 28 5.2 La flora ...... 29 5.3 Copertura boschiva ...... 29 6 Rifiuti 32 6.1 Produzione di rifiuti ...... 32 6.2 Raccolta differenziata ...... 32 7 Rischi antropici e naturali 34 7.1 Rischio industriale ...... 34 7.2 Rischio sismico ...... 35

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0 Lettura ambientale

La ricognizione del contesto ambientale di un dato territorio costituisce senza dubbio un'occasione di fonda- mentale importanza, preliminare e necessaria ad ogni azione di pianificazione o programmazione del suddetto terri- torio. L'individuazione e la selezione di informazioni inerenti la situazione ambientale attuale sulla base di differenti tematismi, infatti, consente da un lato di selezionare accuratamente, in sinergia con gli obiettivi che saranno indivi- duati dallo strumento di pianificazione e con le peculiarità del territorio, gli indicatori ambientali più idonei ai fini della valutazione dello strumento stesso, e dall'altro lato fornisce dati oggettivi di riferimento, alla luce dei quali valutare anche da un punto di vista quantitativo, oltre che qualitativo, le eventuali potenziali interazioni con l'ambiente derivan- ti dall'attuazione di una determinata scelta di pianificazione.

Le informazioni necessarie alla costituzione di questa lettura ambientale introduttiva del contesto sono dete- nute o riportate all'interno di differenti documenti o strumenti attuativi o pianificatori; in particolare, le fonti selezionate e consultate ai fini del presente lavoro sono: • Rapporto sullo Stato dell'Ambiente nell'ambito del Piano di Azione Ambientale dell'Agenda 21 della Provincia di ; • Piano di risanamento della qualità dell'aria della Regione Lombardia; • INEMAR (Inventario Emissioni Aria); • Rapporto sullo Stato dell'Ambiente – ARPA Lombardia; • Relazione su inquinamento e salute – ASL Bergamo; • Rapporto sulla qualità dell'aria di Bergamo e provincia – ARPA Lombardia; • Portale cartografico della Comunità montana della Valle Seriana; • Comune di Vertova.

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1 Qualità dell'aria

Nel territorio della Provincia di Bergamo è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità dell’aria, di proprietà dell’ARPA e gestita dal Dipartimento ARPA di Bergamo, costituita da n° 12 stazioni fisse, n° 1 postazioni mobili e n° 3 campionatori gravimetrici per il PM10. Sono operanti inoltre n° 5 stazioni private di proprietà R.E.A., Ecolombardia ed Italcementi. Per le reti private, il controllo di qualità, la manutenzione delle stazioni e la validazione dei dati è effettuato dall’A.R.P.A. della Lombardia Dipartimento di Bergamo. Dalla tabella risulta come la centralina ubicata a sia la più vicina al territorio comunale di Verto- va; tale centralina è in grado di rilevare le concentrazioni di biossido d'azoto e di monossido di carbonio.

La legislazione italiana, costruita sulla base della Direttiva 96/62/CE (recepita dal D.Lgs. 351/99), individua le Regioni quali autorità competenti in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria. In questo ambito è previ- sto che ogni Regione definisca la suddivisione del territorio in zone e agglomerati, nelle quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite e definire, nel caso, piani di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria. La zonizzazione deve essere rivista almeno ogni 5 anni.

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La Regione Lombardia, sulla base dei risultati della valutazione della qualità dell’aria, delle caratteristiche o- rografiche e meteoclimatiche, della densità abitativa e della disponibilità di trasporto pubblico locale con la D.G.R 2 agosto 2007 n. 5290 e D.G.R. 29 luglio 2009 n. 9958 ha modificato la precedente zonizzazione distinguendo il terri- torio nelle seguenti zone: • ZONA A: agglomerati urbani (A1) e zona urbanizzata (A2); • ZONA B: zona di pianura; • ZONA C: area prealpina e appenninica (C1) e zona alpina (C2). Il territorio del Comune di Vertova è ricompreso all'interno della zona C1 (area prealpina), così come riportato nell'immagine successiva (fonte: ARPA Lombardia):

1.1 SORGENTI DI INQUINANTI

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Nella Provincia di Bergamo il trasporto su strada costituisce una delle principali fonti di inquinamento per buo- na parte degli inquinanti: contribuisce a circa un terzo delle emissioni di CO2 (26%) ad un quinto a quelle di COV (16%) e a buona parte delle emissioni di Nox (42%), PM10 (26%) e CO (35%). Per quanto riguarda le fonti emissive delle polveri sono da considerare come principali fonti di emissione, insieme al traffico, anche le emissioni da com- bustione non industriali per il PM2,5 (45%), PM10 (39%) e PTS (36%). Nelle emissioni della Provincia di Bergamo si evidenziano, nell’apporto dei combustibili, valori particolarmente elevati della legna e similari sulle polveri (PM2,5=42%, PM10=37% e PTS=34%). Dai dati rilevati da ARPA si posso- no trarre le seguenti considerazioni circa le fonti che contribuiscono maggiormente alle emissioni delle seguenti so- stanze inquinanti: • SO2 – il contributo maggiore (38%) è dato dalla combustione nell’industriale e per il 25% dai proces- si produttivi industriali; • NOx – la principale fonte di emissione è il trasporto su strada (42%), con buon apporto anche della combustione nell’industria (33%); • COV – l’uso di solventi e il trasporto su strada contribuiscono per il 50% e il 16% rispettivamente alle emissioni; • CH4 – per questo parametro le emissioni più significative sono dovute per il 42% all’agricoltura, per il 30% a processi di estrazione e di distribuzione dei combustibili e per il 22% al trattamento e smalti- mento dei rifiuti; • CO – il maggior apporto (35%) è dato dal trasporto su strada mentre la combustione non industriale contribuisce al 35% delle emissioni; • CO2 – i contributi principali (48%) sono le combustioni, sia industriali che non industriali e, per il 26%, il trasporto su strada; • N2O - il maggior contributo percentuale (65%) è dovuto dall’agricoltura; • NH3 – per questo inquinante le emissioni sono dovute quasi esclusivamente (95%) all’agricoltura; • PM2.5 , PM10 e PTS - le polveri, sia grossolane, che fini ed ultrafini sono emesse dal trasporto su strada (dal 26 al 29%) e dalle combustioni non industriali (dal 36 al 45%); • CO2 eq – come per la CO2 i contributi principali (43 %) sono le combustioni, sia industriali che non industriali e, per il 22%, il trasporto su strada;

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• Precursori O3 – per i precursori dell’O3 le principali fonti di emissione sono il trasporto su strada (27%) e l’uso di solventi (27%); Tot Acidificanti – per gli acidificanti le fonti di emissioni principali so- no il trasporto su strada (21%) e l’agricoltura (44%).

1.2 GLI OSSIDI DI AZOTO

Gli ossidi di azoto in generale (Nox) vengono prodotti durante i processi di combustione a causa della reazio- ne che, ad elevate temperature, avviene tra l’azoto e l’ossigeno contenuto nell’aria. Tali ossidi vengono emessi di- rettamente in atmosfera a seguito di tutti i processi di combustione ad alta temperatura (impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza, ecc.), per ossidazione dell’azoto atmosferico e, solo in piccola parte, per l’ossidazione dei composti dell’azoto contenuti nei combustibili utilizzati. Nel caso del traffico autoveicolare, le quantità più elevate di questi inquinanti si rilevano quando i veicoli sono a regime di marcia sostenuta e in fase di accelerazione, poiché la produzione di NOx aumenta all’aumentare del rapporto aria/combustibile, cioè quando è maggiore la disponibilità di ossigeno per la combustione. L’NO2 è un inquinante per lo più secondario, che si forma in seguito all’ossidazione in atmosfera dell’NO, re- lativamente poco tossico. Esso svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico in quanto co- stituisce l’intermedio di base per la produzione di inquinanti secondari molto pericolosi come l’ozono, l’acido nitrico, l’acido nitroso. Una volta formatisi, questi inquinanti possono depositarsi al suolo per via umida (tramite le precipita- zioni) o secca, dando luogo al fenomeno delle piogge acide, con conseguenti danni alla vegetazione e agli edifici. Gli NOx, ed in particolare l’NO2, sono gas nocivi per la salute umana in quanto possono provocare irritazioni delle mucose, bronchiti e patologie più gravi come edemi polmonari. I soggetti più a rischio sono i bambini e le per- sone già affette da patologie all’apparato respiratorio. La tabella seguente riporta i dati rilevati per gli ossidi di azoto nell'anno 2008 (fonte ARPA):

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1.3 IL MONOSSIDO DI CARBONIO

Il monossido di carbonio (CO) è un gas risultante dalla combustione incompleta di gas naturali, propano, car- buranti, benzine, carbone e legna. Le fonti di emissione di questo inquinante sono sia di tipo naturale che di tipo an- tropico; in natura, il CO viene prodotto in seguito a incendi, eruzioni dei vulcani ed emissioni da oceani e paludi. La principale fonte di emissione da parte dell’uomo è invece costituita dal traffico autoveicolare, oltre che da alcune atti- vità industriali come la produzione di ghisa e acciaio, la raffinazione del petrolio, la lavorazione del legno e della car- ta. Le sue concentrazioni in aria ambiente sono strettamente legate ai flussi di traffico locali, e gli andamenti giornalieri rispecchiano quelli del traffico, raggiungendo i massimi valori in concomitanza delle ore di punta a inizio e fine giornata, soprattutto nei giorni feriali. Durante le ore centrali della giornata i valori tendono a calare, grazie anche ad una migliore capacità dispersiva dell’atmosfera. In Lombardia, a partire dall’inizio degli anni ’90 le concentrazioni di CO sono in calo, soprattutto grazie all’introduzione delle marmitte catalitiche sui veicoli e al miglioramento della tecnologia dei motori a combustione interna (introduzione di veicoli Euro 4). Il CO può venire assunto dall’organismo umano per via inalatoria, ha la capacità di legarsi con l'emoglobina in quanto ha una maggiore affinità rispetto all’O2, e forma con essa carbossiemoglobina, riducendo così la capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. Gli effetti nocivi sono quindi riconducibili ai danni causati dall’ipossia a cari- co del sistema nervoso, cardiovascolare e muscolare, comportando una diminuzioni delle funzionalità di tali apparati e affaticamento, sonnolenza, emicrania e difficoltà respiratorie. La tabella seguente riporta i dati rilevati per il monossido di carbonio nell'anno 2008 (fonte ARPA):

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2 Qualità delle acque

2.1 INDICE IBE

La classificazione delle acque superficiali in base allo stato di qualità ambientale permette di valutare lo stato ambientale di un corso d’acqua, combinando opportunamente i dati relativi alla qualità biologica, al carico organico e microbiologico, al bilancio dell’ossigeno con i dati relativi alla presenza di determinati inquinanti chimici stabiliti dal D.Lgs. n. 258/2000. Nella tabella seguente sono riportate le diverse stazioni di rilevamento e le corrispondenti classi- ficazioni in base ai macrodescrittori, IBE, stato ecologico e ambientale per i principali bacini idrografici della Provincia di Bergamo, con riferimento agli anni 2002 e 2004.

Di seguito si riportano i risultati del monitoraggio dell'indice IBE nelle acque superficiali svolto nel 2008:

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Dal raffronto dei dati riportati nelle tabelle relative al fiume Serio all'altezza di risulta una tenden- za al miglioramento, con il recupero di alcune classi qualitative (dalla VI alla III).

2.2 MACRODESCRITTORI

Il risultato delle analisi e dei rilevamenti relativi ai sette macrodescrittori previsti dal D.lgs. 152/99 e s.m.i. So- no riportati nella tabella seguente (fonte ARPA Lombardia):

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2.3 RETICOLO IDRICO MINORE

Lo studio sul reticolo idrico minore del Comune di Vertova individua il torrente Vertova come appartenente al reticolo idrico principale e i numerosi affluenti del torrente Vertova come elementi di reticolo idrico minore demaniale o non demaniale; tali affluenti si trovano quasi esclusivamente sulla sponda orografica sinistra del torrente Vertova, poichè esso delimita per buona parte del suo corso mediano e terminale il confine comunale con l'adiacente Comune di .

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3 Suolo e sottosuolo

3.1 CONTESTO GEOLOGICO1

Il tratto della Valle Seriana si colloca geograficamente nelle Alpi Orobie, una parte isolata della catena alpina compresa tra la valle del fiume Adda a ovest e a nord, e quella dell’ ad est. A Nord, nei pressi del crinale orobi- co e nella parte più settentrionale della Valle Seriana, affiora il basamento subalpino, testimonianza di un antico con- tinente. Le rocce che affiorano nella Valle Seriana inferiore, sono gli strati che ricoprono il basamento; infatti per circa 200 milioni di anni si è succeduta la deposizione di sedimenti in ambienti continentali (lacustri e fluviali) e successi- vamente marini che hanno formato un pacco di rocce di circa 2 Km di spessore. Si tratta quasi esclusivamente di rocce sedimentarie, in banchi massicci o stratificati, ripiegate e sollevate dai movimenti della crosta terrestre che hanno prodotto l’intero arco alpino. Partendo dalla zona del Ponte del Costone emergono con forte risalto morfologi- co il Pizzo Formico ad est ed il Monte Alben ad ovest. I pinnacoli, le ripide pareti e le vallecole incassate evidenziano la roccia chiara calcareo-dolomitica del Triassico superiore (220 Ma) detta “Dolomia Principale”. Alcuni bacini lacustri si aprivano nella piattaforma marina della Dolomia Principale, l’ambiente di accumulo dei detriti sedimentari era quin- di particolarmente favorevole alla conservazione delle tracce di vita. Fossili di rettili volanti, rettili terrestri e marini, pesci, crostacei, molluschi ed echinodermi hanno lasciato evidenti testimonianze di un differenziato ecosistema. Si trattava di un mare poco profondo con acque calde tipiche della fascia tropicale. Proprio nei pressi di Cene si trova il principale affioramento fossilifero del Calcare di Zorzino. Il Monte Rena è un lembo isolato di unità giurassiche che riprendono in successione continua a sud dell’abitato di Albino. Le rocce giurassiche e cretaciche (da 180 a 70 milio- ni di anni fa) affiorano infatti solo sui rilievi montuosi più prossimi alla pianura e sono particolarmente diffuse sul ver- sante meridionale del monte di Nese e sul Monte Misma. Infatti i calcari frequentemente contengono lenti di selce e livelli di rocce nodulari di colore rossastro, collegate a deposizione in mare profondo. Le notissime “pietre da coti”, estratte per molti secoli tra e , provengono proprio da rocce di questa età. Nei calcari giurassici della formazione di Concesio sono presenti alcuni livelli con abbondantissimi frammenti provenienti dalla disgregazione dello scheletro siliceo di alcune spugne. Questi microcomponenti fornisco- no alle rocce il potere abrasivo e rendono funzionali le pietre da coti per l’affilatura delle lame in agricoltura. Nel Cre- tacico la sedimentazione muta nuovamente; il sollevamento della catena alpina espone le rocce agli agenti erosivi. Si accumulano le potenti successioni flysch che costituiscono le arenarie, le marne ed i conglomerati delle colline pros- sime alla pianura fino alla interruzione della sedimentazione in ambiente marino. Il fenomeno morfologico prevalente diventa l’erosione che incide le valli principali. Circa 6 milioni di anni fa il mare giunge nuovamente a lambire la fascia montana; le argille grigie e le sabbie gialle del Pliocene rinvenibili nel sottosuolo di , Albino, Villa di Serio, Tor- re de' Roveri contengono infatti nuove evidenti tracce di vita marina. In prevalenza troviamo i gusci di animali unicel- lulari, di molluschi e di a echinodermi. I fondovalle ed i versanti. In particolare la Valgandino è incisa nei sedimenti di un antico lago creato per lo sbarramento naturale di una valle laterale. I potenti banchi di lignite che venivano sfruttati come combustibile fossile tra la fine del 1800 ed il 1940 oltre ai fossili di una roccia flora conservano i resti scheletrici di alcuni grandi vertebrati estinti, tra di essi è presente persino l’elefante meridionale uno dei più grandi elefanti mai esistiti sulla terra. La forte predominanza di rocce carbonatiche ha consentito un forte sviluppo del fenomeno carsico. Si tratta di un modellamento dei versanti prodotto dall’acqua piovana che, acidificata dall’anidride carbonica presente in atmosfera, favorisce lo “scioglimento” della roccia si formano doline, forre, grotte e le acque sotterranee si convo- gliano in sorgenti carsiche spesso captate dall’uomo. Sono più di 100 le grotte che si aprono nel tratto di valle consi- derato. Il loro numero e la loro forma hanno favorito lo sviluppo di forme di vita specializzata tra gli invertebrati, o hanno conservato allo stato fossile faune e flore pleistoceniche che documentano le variazioni climatiche del quater- nario.

1 fonte: Comunità Montana Valle Seriana

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Altre grotte rivelano tracce di frequentazione umana preistorica o recente. Tra queste ultime è degno di parti- colare nota l’Abisso Carlo Bonomi, una grotta prevalentemente verticale che, in Comune di Pradalunga, raggiunge i 142 metri di profondità con una serie di brevi pozzi e ripidi “scivoli” che si susseguono in una stretta frattura.

3.2 IMPERMEABILIZZAZIONE DEI SUOLI

Una rilevazione della percentuale del territorio comunale impermeabilizzato ci restituisce un valore di 5,7% (fonte ARPA Lombardia); tale valore, se raffrontato con gli altri comuni del medesimo contesto territoriale e più in ge- nerale con l'intero territorio della provincia di Bergamo, ci consente di rilevare come il distretto dell'alto Sebino pre- senti valori percentuali mediamente superiori a quelli delle valli. All'interno del comparto dell'alto Sebino presenta una percentuale in linea oppure inferiore a quella degli altri comuni del contesto, mentre se raffrontate col resto del territorio provinciale (area metropolitana e pianura) le percentuali dei comuni del distretto – e particolarmente la percentuale di impermeabilizzazione di Sovere – risulta- no nettamente inferiori.

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Dall'esame della mappa sopra riportata si rileva come la percentuale di territorio impermeabilizzato si attesti, con un valore di 5,1%, nella seconda classe dimensionale.

3.3 CONSUMO DEL SUOLO

La seguente tabella riporta le percentuali di distribuzione delle diverse destinazioni urbanistiche del territorio comunale.

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Il Comune di Vertova presenta percentuali inferiori rispetto alla media provinciale per quanto riguarda le su- perfici urbanizzate (7,2% contro 13,3%) ed agricole (16,3% contro 28,7%), mentre presenta una maggiore estensio- ne di aree boscate ed ambienti semi-naturali (76,4% contro 56,4%). Per quanto riguarda invece la tendenza alla crescita delle aree urbanizzate, l'immagine successiva riporta l'in- cremento percentuale medio di superfici urbanizzate tra il 1999 e il 2005/2007 (fonte: ARPA Lombardia). Il Comune di Vertova, con una percentuale di incremento compresa tra l'1% e il 2% che lo inserisce nella se- conda classe dimensionale.

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3.4 USO DEL SUOLO

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Le immagini precedenti illustrano le diverse tipologie di utilizzo del suolo che riguardano il territorio comunale di Vertova. Si può riscontrare facilmente come le destinazioni di utilizzo più diffuse siano tutte ascrivibili alla macro- categoria delle aree non urbanizzate: troviamo, infatti, aree a vegetazione incolta e a vegetazione naturale, boschi misti di conifere e cedui di latifoglie e prati e pascoli. Nell'area urbanizzata, invece, l'utilizzo del suolo di gran lunga prevalente è quello a scopo residenziale, cui si aggiungono la destinazione produttiva, i servizi, gli spazi aperti e i parchi o giardini.

3.5 AGRICOLTURA2

In una zona a forte vocazione industriale quale la Media e Bassa Valle Seriana, l’agricoltura è poco appari- scente ed occupa, rispetto agli altri settori, una posizione di minor rilievo ed importanza economica; tuttavia, volendo considerare importante la valorizzazione generale del territorio e l’ambiente di vita dei cittadini, merita d’essere tenu- ta in debita considerazione e valutata sia in termini di capacità produttive che di salvaguardia ambientale. L’analisi delle problematiche e delle potenzialità del settore produttivo agricolo necessita perciò di conoscenza della consistenza del patrimonio agricolo inteso come disponibilità di risorse, ed entità di capitale fondiario e d’esercizio in forza alle imprese della zona. Come tutti i settori produttivi anche quello agricolo risente fortemente dei cambiamenti economici generali e, per loro natura, le imprese agricole (soprattutto zootecniche) faticano molto più delle imprese di altri settori a compie- re modifiche degli orientamenti produttivi pur avendo la maggior parte dei prodotti agricoli un’elasticità della domanda piuttosto bassa. Molti fattori hanno determinato tali cambiamenti ma tra questi la politica agricola comunitaria ha provocato a cascata una serie di modificazioni legislative che fortemente influenzano l’evoluzione delle attività produttive prima- rie; la PAC fin dai primi anni di applicazione ha influito soprattutto, e in maniera pesante, sulla formazione dei prezzi dei prodotti perturbando i consueti meccanismi di formazioni dei prezzi basati sull’intersezione di domanda e offerta, fissando da un lato valori di prezzo superiori a quelli di mercato e procedendo all’ammasso o alla distruzione delle eccedenze dall’altro. Da alcuni anni però a seguito dell’introduzione del concetto di disaccoppiamento degli aiuti voluto ed imposto da accordi internazionali (WTO e GATT), il sostegno al prezzo sta venendo meno e il mercato sta imponendo le pro- prie regole definendo una robusta e continua diminuzione dei prezzi.

2 fonte: Comunità Montana Valle Seriana

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A livello locale, soprattutto nei territori a medio e alto svantaggio, tali meccanismi di politica economica non vengono efficacemente attutiti dall’intervento pubblico e l’agricoltura montana, più sensibile alle diminuzioni di prezzo dei prodotti, in quanto fortemente dipendente dall’esterno per gli approvvigionamenti (il caso aflatossine dell’autunno 2003 ne è un esempio evidente) denuncia una forte contrazione dell’utile d’impresa e della remunerazione del lavoro (costo ombra). Già dal 2000 la Comunità Montana, consapevole di una tale possibile evoluzione, predispose un piano di in- tervento triennale che puntava, al fine di favorire un rafforzamento economico delle aziende agricole, al miglioramen- to della qualità delle produzioni, ad una loro valorizzazione e alla realizzazione di banche dati in grado di mantenere monitorate le condizioni del settore.

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4 Territorio e ambiente

4.1 UNITÀ GEOAMBIENTALI

Il territorio del Comune di Vertova è interessato dalle seguenti unità geoambientali principali (secondo la clas- sificazione elaborata dalla Comunità Montana): • AWCRC "Versanti ripidi con rocce affioranti o subaffioranti privi di vegetazione o con boschi cedui", interessante la quasi totalità del territorio comunale ad ovest del monte Ceresola; • AZVEA "Pendii con alternanze di praterie utilizzate, boschi e areali di cascine" prevalentemente sul monte Cavlera; • AZVCC "Versanti boscati con ceduo di latifoglie su suoli superficiali", tra le due unità geoambientali precedenti; • AYVEP "Prati e prati-pascoli della media montagna", in corrispondenza con i confini settentrionali del territorio comunale; • BXTPZ "Piane alluvionali delle principali valli secondarie", in corrispondenza del tratto terminale del torrente Vertova; • BXTRU "Ambiti urbanizzati su terrazzi alluvionali" e FXTPU "Ambiti a forte urbanizzazione su piane alluvionali recenti" in corrispondenza del nucleo urbano; • BZASP "Versanti assolati, boscati, prevalentemente esposti a sud" e BXTRP "Terrazzi fluviali e flu- vioglaciali" presso il monte Cloca.

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4.2 VERDE PUBBLICO

Le aree e le strutture a verde pubblico di Vertova sono tutte ubicate, come prevedibile, in diretta corrispon- denza con le aree residenziali e più genericamente con il centro abitato. In particolare si possono rilevare – in corri- spondenza del fiume Serio – aree verdi pubbliche, piste ciclabili in sede propria, passerelle e piste ciclabili in previ- sione.

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4.3 DEGRADO AMBIENTALE

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Sul territorio comunale sono individuate diverse situazioni di degrado ambientale potenziale o reale, che qui riassumiamo: • le aree soggette ad incendi frequenti, che interessano la quasi totalità del tratto centro-occidentale del territorio comunale, ad ovest del monte Ceresola; • piccole aree frammentate di pascoli sovraccarichi a rischio rottura cotica erbosa ed aree interessate da franamenti ed erosioni profonde; • nell'area del centro abitato si individuano una vasta area interessata da degrado da emissioni gasso- se e polveri, presso il fiume Serio e riguardante anche i territori dei comuni contermini ed un'area ca- ratterizzata da degrado da rumore; • anche l'area della ex-bustese lungo il torrente Vertova è interessata da degrado da emissioni gasso- se e polveri, mentre l'intero tratto planiziale del torrente stesso mostra indizi di inquinamento delle acque.

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4.4 GEOMORFOLOGIA

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La geomorfologia del territorio comunale di Vertova risulta di particolare complessità ed interesse, stanti la presenza di numerosi elementi di primaria importanza quali il fiume Serio ed il relativo contesto di fondovalle, il tor- rente Vertova e la sua importante valle secondaria e l'intero contesto montano, con i monti Cavlera e Cloca collocati in un contesto di forte relazione con il tessuto urbano consolidato. Rileviamo innanzitutto la presenza diffusa, seppur frammentata, di aree caratterizzate da depositi detritici su- perficiali, prevalentemente nel tratto terminale settentrionale del territorio comunale e secondariamente sul monte Cavlera. Estensione ancora maggiore presentano le aree interessate dalla presenza di deposito superficiale di tipo e- luviale, con le aree maggiori localizzate sulle pendici del monte Cavlera fino all'inizio del centro abitato e parzialmen- te sul monte Cloca. Buona parte del tessuto urbano è ubicato sopra depositi di tipo fluvioglaciale, mentre la parte urbanizzata più prossimale al fiume Serio si trova su di un conoide di deiezione inattivo colonizzato; situazione, quest'ultima, che contraddistingue anche alcune aree di modesta estensione lungo il tratto centrale e terminale del torrente Vertova; gli ambiti perifluviali del Serio sono classificabili come aree alluvionali recenti o antiche.

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Numerosi sono, infine, gli orli di scarpata di degradazione o frana sull'intero territorio comunale.

4.5 RILEVANZE NATURALISTICHE E PAESAGGISTICHE

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Tra i principali elementi caratterizzati da rilevanza naturalistica o paesaggistica possiamo individuare una prima distinzione tra l'area del centro abitato ed il restante territorio comunale. In ambito urbano si rileva la presenza di numerose strutture legate ai tematismi dell'architettura religiosa,e dell'architettura del lavoro, oltre alla presenza di reti di comunicazione di interesse storico e di valore tradizionale Nel tratto montano, invece, vi è la forte presenza di aree interessate da alpeggi alpeggi, prevalentemente nel tratto centro settentrionale del territorio comunale, mentre tra il monte Ceresola ed il monte Cavlera – oltre che su quest'ultimo e sul monte Cloca – sono diffusamente presenti malghe e cascine. All'estremità nordoccidentale del territorio abbiamo la presenza di crinali e vette delimitanti il territorio comu- nale, mentre presso il tratto montano del torrente Vertova sono riscontrabili orridi e gole, di notevole interesse pae- saggistico e vedutistico nonostante la ridotta superficie territoriale interessata.

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5 Fauna e flora

5.1 LA FAUNA3

La formica rufa merita di essere osservata nel suo incessante lavoro per procurare cibo alle centinaia di mi- gliaia di larve che abitano il suo gigantesco nido; per nutrirle cattura incredibili quantità di insetti, spesso particolar- mente dannosi per gli alberi del bosco, contribuendo così a mantenerlo in buona salute. Meritano di essere osserva- te con cura le farfalle, le più vistose non passano certo inosservate, ma anche coleotteri, grilli, cavallette, mantidi e soprattutto nei pressi dei torrenti e delle pozze d’abbeverata, le libellule possono essere un incontro interessante e i ragni. Dove i torrenti conservano acque pulite possiamo osservare ancora i gamberi e alcuni pesci; ci sono trote, sanguinerole e, assai difficili da scorgere, gli scazzoni. Sempre nei pressi dell’acqua potremo notare degli anfibi: le rane, l’ululone dal ventre giallo anch’esso piuttosto raro e il rospo comune che, come la salamandra pezzata si può trovare anche lontano dall’acqua ma che si muove dai nascondigli quasi solo di notte o dopo le piogge. Altro anfibio della zona è il tritone crestato che popola le limacciose pozze d’abbeverata, per vederlo bisogna attendere che salga in superficie a respirare. C’è anche un rettile legato agli ambienti umidi, è la biscia d’acqua; tra gli altri serpenti pos- siamo incontrare il biacco, frequente nelle zone assolate e lungo i muri a secco mentre il colubro di Esculapio, il più grande dei nostri rettili, frequenta soprattutto le zone boscate; anche la vipera, unico rettile velenoso delle nostre montagne. Non è un serpente ma un sauro l’orbettino che come le lucertole e i ramarri fugge frusciando tra le erbe quan- do gli arriviamo appresso. Alzando lo sguardo si possono spesso notare i rapaci più comuni come i nibbi, le poiane e il piccolo gheppio che spesso, fermo nel cielo, fa lo “spirito santo” scrutando fra l’erba alla ricerca di piccoli rettili o di insetti; la comparsa della maestosa aquila è invece meno frequente. L’incontro con il corvo imperiale, un tempo assai raro, è ora abbastanza facile, comuni sono le cornacchie grigie mentre le ghiandaie, anch’esse corvidi, non amano volare in spazi aperti e difficilmente si lasciano vedere ma rivelano la loro presenza lanciando segnali d’allarme quando entriamo nel bosco. Altri uccelli di grossa tagli sono la beccaccia, la pernice e il fagiano. Fra i rapaci notturni sono sicuramente presenti il gufo comune, il barbagianni e la civetta; lasciano tracce evidenti della loro presenza at- traverso le borre, rigurgitando cioè le parti non digeribili delle loro prede. Il succiacapre, è specializzato nella cattura al volo degli insetti della notte. Alcuni comunque sono davvero singolari, è il caso del rampichino e del picchio mura- tore che si muovono in cerca di insetti lungo i tronchi degli alberi, il secondo trae il nome dall’abitudine di restringere col fango l’ingresso del suo nido. Altro uccello assai curioso è il merlo acquaiolo che è strettamente legato ai torrenti, nuota sopra e sott’acqua dove si tuffa per catturare le sue prede, spesso nidifica dietro la caduta d’acqua delle ca- scate. Ci sono poi rondoni che sfrecciano presso le vette e le rondini montane che nidificano sulle pareti inaccessibili dove, con un poco di fortuna, può capitare di vedere un uccello stupendo che vola come una farfalla sfoggiando penne nere bianche e rosse, è il picchio muraiolo che proprio fra le rocce cerca gli insetti di cui si nutre. Tra i roditori vi sono la lepre e lo scoiattolo. I roditori più piccoli, ghiro, moscardino quercino e i vari topi campagnoli hanno abitu- dini prevalentemente notturne e passano il giorno nei loro rifugi come fanno, fra gli insettivori, il toporagno, il riccio e vari pipistrelli. Talpe ed arvicole vivono in gallerie scavate nel terreno, lasciando comunque tracce ben evidenti della loro presenza. Anche i più grossi predatori; la volpe, la faina e il tasso hanno abitudini prevalentemente notturne, la- sciano comunque tracce evidenti della loro presenza; la più piccola donnola tra gli ungulati è relativamente abbon- dante il capriolo. Vi è una presenza sporadica di camosci e cervi.

3 fonte: Comunità Montana Valle Seriana

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5.2 LA FLORA4

La Comunità Montana Valle Seriana occupa un territorio di 9.300 ha, è compresa tra quota 267 m di Villa di Serio e 2.019 m del Monte Alben. Tale ambito rientra geograficamente nelle Prealpi Bergamasche, è compreso dal punto di vista fitogeografico nel settore Prealpino e mostra una dominanza di abete rosso (Picea abies). La valle è delimitata da due dorsali montuose che hanno un andamento da Sud-Ovest a Nord-Est, in destra idrografica il crina- le è caratterizzato da quote oscillanti tra 1.000 e 2.000 m.; in sinistra idrografica da quote comprese tra 1.000 m. e 1.600. La formazione caratteristica è quella dei boschi di faggio (Fagus sylvatica); li si può quindi ritrovare a quote relativamente basse sui versanti esposti ai quadranti settentrionali e lungo gli impluvi; alle quote più elevate e lungo i versanti meno assolati, in condizioni climatiche più rigide, si mischiano all’abete rosso. Nelle stazioni più aride il fag- gio è ora presente con qualche esemplare all’interno di boscaglie caratterizzate da nocciolo (Corylus avellana) e be- tulla (Betula pendula). Altre formazioni forestali mesofile sono gli aceri-frassineti, in cui sono incluse le formazioni a latifoglie nobili dominate da acero di monte (Acer pseudoplatanus) e frassino maggiore (Fraxinus excelsior); queste formazioni sono caratterizzate da un’elevata umidità atmosferica ed edafica, tipica delle zone di impluvio oppure delle coperture detri- tiche ricche di acqua. Gli aceri-frassineti non sono esclusivi dell’orizzonte montano, ma possono scendere a quote considerevolmente inferiori proprio perché legati a situazioni ecologiche locali. A quote inferiori siamo nell’orizzonte submontano dove la vegetazione potenziale è rappresentata dai boschi di querce. Sui pendii più caldi ed asciutti si insediano i boschi di roverella (Quercus pubescens), che attualmente occu- pano le pendici più rupestri non guadagnate dai coltivi. I continui interventi di ceduazione hanno modificato la com- posizione di queste cenosi, infatti il carpino nero (Ostrya carpinifolia)e l’orniello (Fraxinus ornus) hanno preso il so- pravvento sulla roverella. In condizioni più mesofite la roverella sostituisce parzialmente o totalmente i roveri (Quer- cus petraea), in tal caso la composizione del bosco tende ad ospitare specie provenienti dai boschi mesofili, legati cioè a moderate condizioni di umidità, di temperatura e di luce. Nell’orizzonte submontano gli unici boschi sufficientemente estesi sono quelli a dominanza di carpino nero accompagnato da orniello e roverella, mentre gli altri - che si dovrebbero trovare in condizioni migliori - sono molto frammentati e intercalati dalle colture, soprattutto dai prati stabili da fieno, che occupano tutti i bassi versanti e i ter- razzi fluvio-glaciali della valle. Per tutte le situazioni sopramenzionate l’innescarsi di fenomeni di degrado legati agli incendi oppure all’eccessivo utilizzo hanno portato alla formazione di boscaglie di nocciolo, pioppo tremulo (Populus tremula) e betulla, come è ben evidente sui versanti dell’alta Val Vertova. La vegetazione di questi orizzonti è stata soggetta a pesanti rimaneggiamenti ad opera dell’uomo: fra le azioni di disturbo antropico grande impatto ha avuto il diboscamento per ottenere prati e pascoli per il sostentamento del bestiame. Associazione vegetale particolare che si trova in entrambi gli orizzonti è quella delle boscaglie igrofile presenti lungo le vallecole e le ripe dei torrenti caratterizzate da ontano nero (Alnus glutinosa), pioppo bianca (Populus alba) e salici (Salix alba). Associate ad esse si possono trovare i castagni (Castanea sativa), le popolazioni di robinia (Ro- binia pseudacacia) e le pinete; i boschi caratterizzati dalla presenza del castagno si trovano prevalentemente nell’orizzonte submontano e nelle stazioni più calde di quello montano. Va infine ricordato come la politica forestale caratteristica del periodo compreso tra gli anni “20" e "70” abbia promosso su tutto il territorio l’iniziativa dei rimboschimenti con conifere, nel nostro caso per la maggior parte con pi- no nero (Pinus nigra), di tutte quelle superfici non più utilizzate per il pascolo e lo sfalcio del fieno.

5.3 COPERTURA BOSCHIVA

Come indicato nel paragrafo "Consumo del suolo", il territorio comunale di Vertova presenta una copertura boschiva pari al 76,4%, come riscontrabile anche nelle immagini successive; tale copertura boschiva risulta, come prevedibile, concentrata nel tratto montano e vallivo del territorio comunale, avvicinandosi al centro abitato in corri- spondenza del tratto terminale del torrente Vertova e soprattutto presso il monte Cloca.

4 fonte: Comunità Montana Valle Seriana

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Tra le associazioni boschive più rappresentate possiamo citare l'orno-ostrieto tipico, localizzato prevalente- mente presso il monte Cavlera. Altre associazioni moderatamente diffuse sono la faggeta submontana dei substrati carbonatici (prevalente- mente nel settore occidentale del territorio comunale), gli arbusteti xerofili (sulle pendici sudorientali del monte Cere- sola), il querceto di rovere dei substrati carbonatici e, in piccola parte, l'acero-frassineto tipico, localizzato quasi e- sclusivamente presso il monte Cloca quale estrema propaggine settentrionale della vasta area ad acero-frassineto che caratterizza il territorio deil contermini comuni di Gazzaniga e di . Residuali appaiono, infine, le estensioni delle superfici interessate da associazioni quali i querceti di roverella e i castagneti.

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6 Rifiuti

6.1 PRODUZIONE DI RIFIUTI

I dati relativi alla produzione pro-capite di rifiuti (anno 2007, fonte: ARPA Lombardia) ci restituiscono un qua- dro in cui il dato relativo a Vertova, pari a 1,17 kg/abitante al giorno, risulta leggermente inferiore alla media provin- ciale (1,22) e sostanzialmente in linea con i dati analoghi riferiti ai comuni contermini: (1,11), (1,27), (1,19), (1,36), Fiorano al Serio (1,06), Gazzaniga (1,13) ed Oneta (0,96).

6.2 RACCOLTA DIFFERENZIATA

La lettura dei dati relativi alla percentuale di raccolta differenziata (anno 2007, fonte: ARPA Lombardia) ci re- stituisce dei valori caratterizzati da minor efficienza, condizione questa riguardante l'intero comparto territoriale: se il dato di Vertova, infatti, di una percentuale di differenziazione del 34,67% risulta inferior alla media provinciale (che si attesta a 52,79%), tale dato risulta però sostanzialmente in linea con quello riscontrabile nei comuni contermini, dove infatti troviamo i seguenti valori: Casnigo (39,65), Colzate (39,15), Cornalba (21,81), Costa Serina (49,20), Fiorano al Serio (38,47), Gazzaniga (42,50) ed Oneta (32,13).

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7 Rischi antropici e naturali

7.1 RISCHIO INDUSTRIALE

Sul territorio del Comune di Vertova non sono ubicati impianti produttivi caratterizzati da rischio di incidente ri- levante; i due impianti più vicini risultano sui territori di Gazzaniga (un impianto a specializzazione produttiva "galva- nica") e di Ponte Nossa (un impianto a specializzazione produttiva "rifiuti"), come risulta dalle schede riportate (fonte: ARPA Lombardia).

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7.2 RISCHIO SISMICO

Per quanto riguarda il rischio sismico, nella figura seguente (fonte: Regione Lombardia) sono indicati i Co- muni a rischio sismico della Provincia di Bergamo secondo l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (Or- dinanza n. 3274 del 20 marzo 2003) che ha portato a una nuova classificazione del territorio nazionale. Tale classificazione si basa su una scala di valori che va dalla classe 1 – rischio maggiore alla classe 4 – ri- schio minore. La classe di sismicità maggiore presente in Provincia di Bergamo è la classe 2 che interessa i Comuni di Calcio, Fontanella, e ; la classe 3 interessa 84 Comuni nel settore orientale della Provincia mentre i restanti sono in classe 4, tra cui anche il Comune di Vertova.

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