COMUNE DI PROVINCIA DI SIRACUSA COMMITTENTE: Progetto dei lavori di un impianto fotovoltaico della potenza nominale di ROSOLNI 1 SRL Via Del Salice n°105 5758,20 KWp da installare sul terreno sito in c.da Zacco MIccio nel Comune di 97100 Ragusa Rosolini p.iva: 01740520885

N.C. 02_04_19 R.C. Ing. Alessandro Cappello Studio Agricolo Forestale (Revisione 0 - del 15.02.2021) Ing. Giovanni Cassarino P2 08 Ing. Giancarlo Dimartino Ing. Juan Francisco Baglieri

Studio Agricolo - Forestale -Impianto Fotovoltaico Contrada Misicugno – Rosolini (SR)

INDICE 1. PREMESSA ...... 2

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ...... 2

3. PANORAMA FISICO ED AGRICOLO DELLA PROVINCIA DI SIRACUSA E DEL SITO ...... 3

3.1. L'ambiente fisico ...... 3

3.2. Confini della provincia ...... 3

3.3 Climatologia ...... 4

3.4 Area di intervento ...... 7

4. CONFRONTO DEL SITO DI INSTALLAZIONE CON IL CONTENUTO DELLA RELAZIONE GENERALE DELLA PROVINCIA REGIONALE DI SIRACUSA ...... 7

3. Sistema Naturale ed Antropico dell’area oggetto dello studio ...... 9

3.1 Sistema naturale ...... 9

3.1.2 Sottosistema biotico ...... 9

3.2 Sistema antropico ...... 11

3.2.1 Sottosistema agricolo – forestale ...... 11

4. Utilizzazione attuale del territorio oggetto dello studio ...... 12

5. CONCLUSIONI ...... 13

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1. PREMESSA Il presente studio agricolo forestale ha lo scopo di illustrare le relazioni del sito in cui verrà installato l’impianto fotovoltaico in oggetto con le connotazioni agricolo forestali dell’area e della provincia di Siracusa, valutandone la compatibilità ed opportunità di posa. L’intervento in oggetto consiste nella realizzazione di un impianto fotovoltaico da installare nella Contrada Misicugno , Comune di Rosolini (SR)

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO L’area interessata dal progetto si trova nella Sicilia orientale, esattamente nel comune di , in provincia di Siracusa, al confine con la provincia di Ragusa .

Fig.1 - Foto aerea del sito in studio

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3. PANORAMA FISICO ED AGRICOLO DELLA PROVINCIA DI SIRACUSA E DEL SITO

3.1. L'ambiente fisico

La provincia di Siracusa rappresenta un'area agricola di primaria importanza, contraddistinta come una realtà economica di grande tradizione per vocazionalità dei caratteri pedologici , storicità e capacità degli operatori agricoli alla coltivazione della terra .

Le eterogenee caratteristiche morfologiche, permettono di suddividere il territorio provinciale in tre fasce: la zona costiera ,la zona di media collina e la zona montana.

Dette zone, oltre a mostrare eterogeneità in ordine alla morfologia e alle caratteristiche pedologiche ed orografiche e , presentano differenti tipologie di colture in base alle caratteristiche del clima e ciascuna con le relative problematiche e precisamente:

- la zona costiera è tipicizzata dal punto di vista climatico da quasi assenza di gelate, ventosità legata alla esposizione al mare, terreni pianeggianti e profondi, di natura alluvionale e con caratteristiche pedologiche limoso - sabbioso e con un'agricoltura intensiva a netta prevalenza orticola in serra ed in piena aria, ma anche ad indirizzo agrumicolo verso la zona occidentale, quale il limone.

- l'altopiano di media collina è caratterizzato da terreni con giacitura in pendenza, calcarei e con condizioni pedoclimatiche favorevoli alle colture arboree (Olivo, Carrubbo, vite da mosto ed anche mandorlo).

- la zona montana, invece, è caratterizzata da un'agricoltura estensiva ,che offre una condizione ottimale per seminativi, pascolo, apicoltura di qualità anche durante il periodo estivo , per la ricchezza di fioritura essenzialmente di timo ed altre essenze estive.

3.2. Confini della provincia

Il territorio provinciale di Siracusa è di 2.124 km/quadrati ,con 21 comuni facenti parte. Il territorio è fortemente antropizzato ,con una densità 190 ab per Kmq e particolarmente nella parte costiera ,sia per le attività agricole ed anche e soprattutto per attività industriali e terziario. 3

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Tre sono le zone altimetriche in cui si può suddividere la provincia: una grande zona costiera a pochi metri s.l.m ,una di media collina fino a 400 mt s.l.m e successivamente la zona montana che arriva anche a punte di 900 s.l.m .

- La zona costiera, è di circa 920 kmq ca e si estende dal confine est della Provincia di Ragusa al confine sud-ovest della Provincia di Catania ed include i territori comunali dei Comuni di: Pachino – Portopalo- - Cassibile – - Siracusa – - Priolo- Augusta;

- La zona di media-collina, dove verrà allocato l'impianto fotovoltaico oggetto del presente studio botanico, è estesa 785 kmq

Il confine meridionale sovrasta la S.S 115 p fino alla parte bassa dell'altopiano , che inizia a de- gradare verso il mare ionio della fascia costiera ,con i comuni di : Rosolini – -- ;

- La zona montana parte dalla fascia dei monti Climiti fino agli Iblei ,con i comuni di , fino a quote che arrivano quasi ai mille metri s.l.m con il .

3.3 Climatologia

L’analisi dettagliata delle tabelle relative alle temperatura medie, consente di dire che nei mesi invernali i valori rilevati presso le località costiere sono mediamente più alti di 4- 6°C, rispetto a quelli delle zone più interne, mentre quelle dei mesi primaverili ed estivi tendono quasi ad eguagliarsi. Durante il periodo estivo, le medie delle massime sono più elevate nelle aree più interne , mentre nelle zone costiere l’effetto di mitigazione del mare fa sì che esse si mantengano di almeno 2° meno delle temperature di riferimento . Dall’analisi dei valori assoluti delle minime, è possibile evidenziare che per quanto molto rari, gli abbassamenti termici al di sotto della soglia del gelo interessano anche la pianura costiera, con delle punte minime anche di -3°C , ma fattore importante , di brevissima durata . Nelle aree collinari, invece, oltre a risultare più frequenti le gelate sfiorano eccezionalmente perfino la soglia di - 5°C.

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LEGENDA

Tmax: Temperatura massima

Tmin: Temperatura minima

Tmed: Temperatura media

Rilievo medie termo-pluviometrico mensile –

Per quanto riguarda le precipitazioni, sulla base dei valori mediani annui si possono distinguere le seguenti zone:

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- l’area interna, con una media annua relativamente alta (circa 660 mm) e di poco superiore al valore medio regionale, rappresentata dalle stazioni di Palazzolo Acreide (648 mm) e Ferla (768 mm).

- la fascia collinare di transizione, rappresentata in tal caso dalle stazioni di (489 mm) e , che si attesta su valori più bassi (in media circa 450 mm/anno);

- la zona costiera, tra le più aride di tutta la Sicilia, con un valore medio annuo di circa 448 mm, compreso tra un minimo di 318 mm a Pachino e un massimo di 358 mm a Rosolini.

Complessivamente, la provincia di Siracusa presenta una piovosità media annua di 490 mm, inferiore di circa il 25% rispetto alla media regionale (633mm).

La distribuzione mensile delle precipitazioni delle singole stazioni è tipicamente mediterranea, con una concentrazione degli eventi piovosi in autunno e inverno e una forte riduzione degli stessi nel periodo primaverile-estivo. Dai diagrammi si evince una buona simmetria tra la piovosità mensile dei mesi invernali (gennaio, febbraio, marzo) e quella dei mesi autunnali (dicembre, novembre, e ottobre che spicca per intensità ), nonché una bassa variabilità temporale delle precipitazioni nei mesi autunnali e invernali (c.v. = 60-80), mediamente più alta nei mesi primaverili e altissima in quelli estivi (c.v. fino a 200-300). I valori massimi e quelli del 95° percentile individuano le piogge abbondanti e a carattere eccezionale.

Questi valori sono di gran lunga più elevati dei valori mediani (50° percentile) ed hanno ampia variabilità territoriale, passando dai valori mensili di 200 mm di Rosolini fino ai 500 mm di Ferla/Buccheri.

Dall’analisi degli eventi estremi, si evince che le precipitazioni di massima intensità oraria variano da massimi di 125 mm a Siracusa a minimi di 35 mm a Pachino; nell’arco delle 24 ore sono stati registrati eventi eccezionali di 210 mm sempre a Siracusa.

Riguardo allo studio condotto sul bilancio idrico dei suoli è possibile mettere in evidenza che i valori di evapo-traspirazione potenziale annua oscillano normalmente dagli 789 mm di Buccheri/Ferla ai 903 mm di Pachino, con punte massime eccezionali di 1050 mm. Generalmente, tra zone interne e costiere si hanno lievi differenze, perché i mesi primaverili ed estivi, dal cui andamento della temperatura dipende in maniera prevalente l’evapotraspirazione potenziale annua, non presentano differenze termiche marcate.

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Nella zona costiera il primo mese dell’anno in cui mediamente si presenta il deficit idrico è marzo, mentre nella parte interna è aprile; in entrambe le zone si possono avere fino a 9-10 mesi di deficit idrico.

L’analisi del deficit idrico mette in evidenza che esso può variare, a livello annuale, da minimi di 371 mm fino a massimi di 740 mm, con un valore del coefficiente di variazione di 20; invece, se consideriamo il surplus il c.v. può arrivare fino a 73.

Questa alta variabilità è probabilmente da mettere in relazione con l’aleatorietà dei temporali che, di solito, presentano un’elevata intensità. L’acqua di queste precipitazioni, non essendo assorbita completamente dal terreno, finisce quindi per tradursi in surplus, che a seconda della pendenza e della natura dei suoli e del grado di copertura vegetale può provocare ristagno idrico o erosione.

3.4 Caratteristiche peculiari dell’area di intervento

I terreni interessati si presentano sostanzialmente pianeggianti, con la presenza di campi circondati da muretti a secco tipici del tavolato che collega il territorio dei Rosolini a quello di , solo una modesta parte, degradando verso il vallone a confine NE, presenta una leggera pendenza. La vegetazione erbacea spontanea è presente solo sui bordi del fondo, creando una macchia vegetale arbustiva bassa (max di 0,5- 2,0 m), in corrispondenza dei muretti e dei cumuli di pietre posti lungo i confini e oramai con carattere di infestante; permane la presenza perenne di canneti (Arundo donax ) e di vegetazione fitta, cespugliosa ed arborescente, di altezza variabile sulle aree di fondo cava presenti nelle aree escluse da intervento, a NE.

Sono presenti, ubicati in maniera discontinua e sparuta, soprattutto lungo i muri che circondano i campi, alcuni esemplari di Olivo e di Carrubo.

Dal punto di vista urbanistico il sito ove verrà realizzato l’impianto in oggetto, ricade nel vigente P.R.G. del Comune di Rosolini ,classificato come : Zona Territoriale Omogenea “E1” (Verde agricolo di salvaguardia).

4. CONFRONTO DEL SITO DI INSTALLAZIONE CON IL CONTENUTO DELLA RELAZIONE GENERALE DELLA PROVINCIA REGIONALE DI SIRACUSA

Dalle indicazioni fornite dallo Studio Agricolo Forestale inserito in relazione generale si evidenzia come Il settore agricolo dell’area di Rosolini (Sr), si connota per avere un quadro produttivo che può essere sintetizzato con una divisione ideale in due settori geografici:

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 il primo ricadente a monte della SS 115, connotato dal tavolato iblea che collega il territorio di Rosolini ed alla piana di Modica, caratterizzato da campi coltivati, spesso delimitati da muretti a secco e piantagioni di olivo o carrubo associate a seminativi di varie qualità, tutto il territorio è solcato dalle tipiche cave con ripide pareti calcaree e rigogliosi fondovalle lungo l’asse dei torrenti. L’utilizzo asseconda le caratteristiche pedologiche, presentando la successione di aziende zootecniche con stabulazione semilibera e colture cerealicole o foraggere, con sfruttamento delle alberature per produzione di carrube ed olio.  Il secondo ricadente a valle della stessa SS 115, decorrente sulla piana costiera dai territori di Rosolini a quelli di Ispica, caratterizzato da pianure con terra di medio impasto o argillosa, profonda e da buona disponibilità idrica, ovviamente con una forte e connaturata vocazionalità al comparto orticolo, protetto e non, seguito dal vitivinicolo, con prevalenza della cultivar Nero d'Avola e da coltivazione arboree quali Oliveti ed Agrumeti.

Commercialmente i comparti che subiscono influenze commerciali dirette risultano, soprattutto, quelli del settore viti-vinicolo o agrumicolo, risentendo delle variazioni di mercato locale e nazionale. Il comparto orticolo, invece, sembra disporre di maggiore autonomia rispetto ad altri mercati, per via dei cicli di produzione in controstagione che vengono effettuati. Le conduzioni zootecniche rappresentano una scelta di continuità rispetto alla tradizionale attività delle aziende, a fronte di una forte richiesta lavorativa, offrono una certa linearità commerciale nella vendita dei prodotti. Altra coltura di riferimento per l'economa agricola siciliana, presente in area, è quella agrumicola ,ma che rappresenta la minore per l'area, con qualche decina di ettari (rilevamento ISTAT 2019), a fronte di una superficie provinciale stimata dall'IPA nel 2019 di circa 5.500 ettari a limone e con una Identificazione Geografica Protetta e la cui superficie ne costituisce circa l'78% degli agrumi in provincia di Siracusa ,mentre la restante parte risultano essere ad arancio, il mercato degli agrumi soffre pesantemente la concorrenza da parte di paesi extracomunitari. La tendenza del comparto agrumicolo risulta, comunque, avere un segno negativo, come del resto sta avvenendo per l'intera Sicilia. Inoltre, gli incentivi all'espianto per causa fitosanitarie, sopratutto per la “Tristeza” e di fenomeni di “Seccume delle piante“, dovute anche ad un cambiamento del clima, che stanno contribuendo ad alleggerire il peso produttivo del comparto, sebbene ci sia l'intenzione degli imprenditori di elevare gli standard produttivi adeguando le tecniche di monitoraggio e difesa negli agrumeti.

Relativamente alla produzione viticola è possibile tracciare un quadro che evidenzia una tendenza, se riferita al triennio 2017 – 2019 , alla conferma di quanto esistente ed anzi con riconversione degli espianti, finalizzati all'innalzamento del livello qualitativo ed alla riduzione delle produzioni

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Studio Agricolo - Forestale -Impianto Fotovoltaico Contrada Misicugno – Rosolini (SR) marginali ,ma anche di spostamenti di quote di coltivazione da aree all'interno della Sicilia, verso aree più vocate come questa di Ispica, Rosolini e Pachino, per grandi caratteristiche organolettiche e precocità dovute alla più alta luminosità nazionale e per la costante ventosità dell'area che ne mantiene una migliore sanità della pianta. L' incidenza maggiore delle forme di allevamento della vite nel territorio di Ispica e Pachino risulta ad alberello, più premiante dal punto di vista produttivo, di poco inferiore della superficie investita a spalliera, più produttiva e gestibile ma leggermente meno performante per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche del prodotto. Inoltre per completare la panoramica del comparto agricolo inerente l'area in oggetto, va detto che le produzioni cerealicole assumono anche per l'intero territorio comunale una valenza marginale, se raffrontate alle produzioni prevalenti di cui si è argomentato in precedenza, con appena un migliaio di ettari appena e che variano nel corso degli anni, in alternanza a colture orticole. E’ possibile rilevare che, pur in presenza di una superficie che nel 2019 si attestava intorno ai 1.100 ettari coltivati a cereali ed in particolare a frumento, la capacità produttiva in termini di PLV totale rimane in ogni caso minima, se riferita al valore economico e comunque che non supera mai i 35-37 quintali / ettaro.

3. Sistema Naturale ed Antropico dell’area oggetto dello studio

3.1 Sistema naturale Nell’area in studio la condizione naturale originaria risulta pesantemente modificata. L'insieme delle componenti naturali risulta differire dallo status originario secondo qualità e quantità descritte di seguito.

3.1.2 Sottosistema biotico Componente vegetazionale

La componente vegetazionale risulta classificabile come:

- Vegetazione sinantropica:

Appare evidente come l’azione diretta ed indiretta dell’uomo sia l’agente predominante nell’attuale distribuzione della vegetazione nell’intera area. Alle coltivazioni dei campi sono legate tutta una categoria di specie vegetali definite infestanti, perché legata allo sviluppo vegetativo delle specie coltivate.

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Questa tipologia vegetazionale, che rappresenta le classi di uso del suolo dei seminativi, di alcuni prati ed incolti, assieme a delle colture agrarie arboree presenti, interessa l’ambito di intervento del sito oggetto dello studio. Questo tipo di Vegetazione è interessata da coltivi con aspetti di Vegetazione infestante o di relitto.

- Vegetazione infestante:

Fin dagli esordi dell’agricoltura, la lavorazione dei campi ha reso disponibile alle piante un nuovo tipo di ambiente, legato all’attività umana. Nella semplificazione biologica data dal rapporto tra superficie utile e pianta coltivata, si è venuto a creare un equilibrio instabile che ha permesso a molte piante spontanee, in concorrenza tra loro e con la coltura, di utilizzare gli spazi lasciati vuoti in seguito alle arature. Le piante infestanti, che dal punto di vista ecologico sarebbe meglio chiamare commensali in quanto utilizzano le stesse disponibilità della pianta coltivata, si distinguono in due categorie diverse, a seconda che intervengano o no varie forme di lavorazioni successive alla semina.

Nelle colture cerealicole vernine non vi sono quasi più interventi dopo lo sviluppo del cereale, mentre le successive zappettature e interventi meccanici determinano nelle colture sarchiate condizioni non facilmente superabili da qualsiasi pianta infestante. Non è un caso che le piante infestanti dei cereali vernini annoverino specie di antica presenza, come testimoniano i reperti databili al Neolitico (circa 3000 a. C.) e perciò dette archeofite, come Agrostemma githago, Centaurea cyanus, Bromus secalinus (che compaiono solo nelle colture) o Matricaria camomilla che è o è stata pianta anche coltivata. Si tratta di specie divenute su larga scala quasi rare in seguito all’utilizzo dei diserbanti, assieme ad Avena fatua, Avena nuda, Lolium temulentum. Il ciclo di queste piante segue spesso di pari passo quello del cereale, con la fruttificazione contemporanea ad esso. Diverso è il caso delle infestanti delle colture sarchiate, diffusesi su larga scala più tardi, che hanno favorito specie in parte già presenti come spontanee annue (Stellaria media, Persicaria maculosa, maculosa, Chenopodium polyspermum) che negli spazi vuoti della coltivazione hanno trovato rifugio e soprattutto meno concorrenza rispetto ad altri ambienti dove dominano specie diverse, per lo più erbacee perennanti. Solo Fumaria officinalis è tra le infestanti delle colture sarchiate un’archeofita, dimostrando con ciò la relativa novità di questo tipo di coltivazioni.

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Le specie che sopportano le condizioni di sarchiatura possiedono adattamenti specifici, che differiscono a seconda delle varie forme biologiche o dei loro cicli. La condizione principale che favorisce lo sviluppo di una determinata flora infestante nelle colture sarchiate è legata in primo luogo alla maggior disponibilità di nutrienti (principalmente sostanza azotata) qui presenti. Nel caso di piante a ciclo breve, annuali (terofite), i continui interventi di disturbo permettono la presenza solo di specie a fioritura e fruttificazione rapidissima; nel caso di piante non annuali, queste debbono essere comunque adattabili al ritmo delle lavorazioni, con sviluppo in tempi brevi di parti sotterranee di riserva, con una forte capacità rigenerativa per sopportare i danni causati dalle lavorazioni. Le malerbe in una coltura sarchiata debbono poter superare forti cambiamenti ecologici nei vari stadi del loro sviluppo, come ad esempio notevoli variazioni di luminosità. Infine va tenuto conto che l’avvento dei diserbanti chimici, dalla seconda metà del secolo scorso, ha favorito specie resistenti; intendiamo piante che hanno grande capacità di moltiplicazione vegetativa, o che riescono a metabolizzare e rendere innocuo l’erbicida, o ancora piante i cui semi ritardano lo sviluppo dopo gli interventi di diserbo. La vegetazione presente nel sito oggetto dello studio, rilevata durante i sopralluoghi effettuati, è rappresentata principalmente da specie erbacee infestanti quali: Asteraceae, Boraginaceae, Apiaceae, Poaceae, Brassicaceae, Euphorbiaceae e diversi individui di Olea europeae, chamaerops umilis, pistacia lentiscus e Ceratonia siliqua.

3.2 Sistema antropico

A questo sistema appartiene il sottosistema agricolo-forestale.

3.2.1 Sottosistema agricolo – forestale

Questo è composto da due ordini di fattori, uno di tipo abiotico ed uno di tipo biotico. Al primo si fanno appartenere le componenti ambientali quali suolo, acqua, clima, mentre al secondo le componenti colturali quali seminativo asciutto e irriguo, orto irriguo, agrumeto, vigneto, frutteto, oliveto, carrubeto, mandorleto, colture protette, colture promiscue, incolto, bosco. Per ciascuna componente, è possibile tracciare lineamenti specifici che di seguito si riportano. - Componente ambientale Risulta composta da tre elementi: suolo, acqua, clima, di cui verranno evidenziati gli aspetti più rappresentativi. 11

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Relativamente alla componente suolo, è utile evidenziare come esso sia caratterizzato prevalentemente da esiguo spessore di terra bruna mediterranea di origine biovegetale. Riguardo alla componente acqua, si riscontrano due falde: una freatica, a bassa profondità e soggetta a stagionalità, e l'altra artesiana più profonda, ancora sufficientemente alimentata benché abbondantemente sfruttata. Il clima, infine, è caratterizzato da piogge concentrate per lo più nei mesi invernali, con maggiore frequenza che nella fascia costiera, mentre le temperature risultano caratterizzate da discrete escursioni diurne e stagionali.

- Componente colturale

L’Area di intervento è connotato dal tavolato iblea che collega il territorio di Rosolini ed Ispica alla piana di Modica, caratterizzato da campi coltivati, spesso delimitati da muretti a secco e piantagioni di olivo o carrubo associate a seminativi di varie qualità, tutto il territorio è solcato dalle tipiche cave con pareti calcaree e rigogliosi fondovalle lungo l’asse dei torrenti. 4. Utilizzazione attuale del territorio oggetto dello studio

Ciò che maggiormente ha influenzato l’attuale assetto vegetazionale del sito oggetto di studio è stata sicuramente l'attività antropica per usi agricoli, i cui habitat costituiscono nel loro insieme un agroecosistema.

In particolare, attualmente sia le aree limitrofe che quelle oggetto di riconversione, in cui verrà installato l’impianto fotovoltaico in oggetto, nel corso degli ultimi decenni, sono state destinate ad uso agricolo, con conduzione a seminativo arborato alternato a pascolo.

Sin dal tardo medioevo, su tutto il tavolato ibleo, sulla scorta delle tradizioni arabe, si è sempre proceduto allo spietramento dei terreni, utilizzando il pietrame per la costruzione dei tipici muri a secco, che suddividendo le superfici in campi separati tra loro, permetteva di regimare il pascolo spostando mandrie ed armenti dall’uno all’altro campo, permettendo a rotazione la crescita del foraggio ed il rispetto dei frutti delle alberature nei periodi di raccolta. Al fine di proteggere i giovani alberi, inoltre, si soleva realizzare attorno ad essi un muretto, di norma circolare, che impediva il brucamento delle stesse da parte degli animali pascolanti.

Tali attività hanno quindi causato il passaggio da una comunità ricca di specie faunistiche e floristiche, a una nuova struttura ecologica rudemente semplificata.

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Per parlare delle emergenze di base della trasformazione, si è assistito alla sostituzione di una fitobiocenosi, formata da più specie, con un’altra, in cui l'uomo ha privilegiato poche piante e combattuto le poche presenti nell'ecosistema naturale precedente, che sono state capaci di contrastare l'opera dll'uomo .

Pertanto gli habitat naturali presenti all'interno dell'area oggetto dello studio, presentano una situazione di degrado dovuta essenzialmente alle attività passate, non mitigate dalle attività presenti, e che ne condizionano fortemente l'intero ecosistema, manifestando una povertà in termini di biodiversità notevole.

Oggi l’area in studio risulta destinata alla coltivazione dei terreni percorribili da mezzi meccanici a seminativo, con raccolta dei frutti dei pochi esemplari di Olivo e Carrubo presenti, sparsi in maniera rada e lungo i muretti di delimitazione. Una sparuta presenza di flora spontanea arborescente ed erbacea è presente lungo il vallone presente al confine ad EST del fondo, non utilizzato per gli scopi in oggetto.

5. CONCLUSIONI

L’area nella quale si inserisce il progetto dell’impianto fotovoltaico in oggetto non presenta caratteri di esclusività, è investita a colture a bassissimo reddito, se non marginale, con una ricaduta occupazionale del tutto esigua.

Paesaggisticamente non offre particolari elementi di pregio, tranne che per i muretti a secco e qualche esemplare di carrubo esistenti.

L’installazione del campo Fotovoltaico, caratterizzato da una cementificazione quasi nulla e dalla posa di sole strutture prefabbricate, senza decorticamento del suolo o modifiche pedologiche di alcun tipo, oltre che dalla peculiarità di essere del tutto asportabile e quindi senza effetti irreversibili sul suolo, risulta poco impattante dal punto di vista agroforestale. Inoltre la posa, in forza delle prescrizioni date dagli enti preposti al rilascio della Autorizzazione Unica necessaria al compimento dell’impresa, di una fascia perimetrale di mitigazione con piantumazione di essenze tipiche della macchia mediterranea, renderà anzi paesaggisticamente e biologicamente più valida l’area.

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