Martedì 24 AGORÀ cultura 11 Ottobre 2016

Il maestro Letteratura Giuseppe Sinopoli (1946-2001) L’intenso volume pur essendo di Cesare De Seta nato a Venezia riecheggia considerava i capolavori firmati CAPRI come sua Vedi terra natale nel Novecento l’arcipelago da tanti scrittori siciliano sedotti dal fascino dell’isola campana e poi scrivi

conto d’un viaggio del 1926, su quel- rante abitò per un po’ ad Anacapri tradotti per la prima volta o testi na- MASSIMO ONOFRI lo che lo scrittore definisce subito un «sul finire degli anni Trenta»), in cui ti dalle più diverse passioni isolane Narrativa i sono isole, nel Mar «piccolo Eden galleggiante»: «Capri il protagonista, il giovane Lucio, nel- di «autori contemporanei illustri e Mediterraneo e nel una volta non altro era se non un u- l’anno dell’hitleriana “notte dei lun- meno illustri», come il libro di La Ca- Mar Egeo, che costi- nico, enorme masso di granito. Poi, ghi coltelli”, si trasferisce sull’isola pria già citato. Così come, nel corso La sinfonia delle Eolie tuiscono approdi ca- le seduzioni del mare e del cielo mi- con lo scopo di scrivere un roman- del suo libro, non è avaro di tributi suali, voluti da un de- nandolo come dolcissimo veleno, zo «per stabilizzare la sua dispera- nei confronti della memorabile gui- stino molto spesso questo masso cominciò a rammor- zione»? Non ho citato lo scrittore che da di Amedeo Maiuri, scrittore mi- nei racconti di Sinopoli non benevolo, per di- bidirsi a poco a poco, a cedere». Per avrei dovuto invece menzionare su- sconosciuto e invece, per De Seta, ventareC il luogo d’occasioni furtive e arrivare sino all’autobiografico e bito, e cioè Curzio Malaparte, per al- non indegno di Mario Praz e Alber- inaspettate, nate per addomestica- struggente Capri e non più Capri tro presente in modo importante nei to Savinio. Ma nel nostro storico del- SERGIO DI GIACOMO quando lo studente Giuseppe du- re la nostalgia, o eludere la dispera- (1991) di , ove l’i- libri di La Capria e De Seta, il quale, l’arte una convinzione resta ferma: rante le lezioni cercava di ripro- zione. Sono quelle che, tra non po- sola amatissima di trent’anni prima, a proposito della sua celeberrima «La letteratura e la storiografia su Ca- quindici anni della sua durre le note su un cartone, spin- chi altri narratori di guerra, ci ha re- con la sua luce d’idillio, diventa l’at- Villa di Punta Massullo, lasciata in e- pri sono così vaste che chiunque po- scomparsa, avvenuta a to da una vibrante passione per il stituito Antonio Seccareccia -lo scrit- to di accusa d’una vera e propria redità alla Repubblica Popolare Ci- trà approfondire le sue letture in Berlino sul suo amato po- mondo musicale. Nella città dello tore nato nel Casertano nel 1920 e contro-Italia indirizzata a un pre- nese, fa dire queste parole nel ro- campo archeologico o naturalistico, A dio di direttore d’orchestra, Stretto Sinopoli compì la sua for- morto nel 1997 a Frascati, amato da sente sempre più degradato e senza manzo La pelle (1949) al Generale in ambito storico e artistico, l’im- Marsilio pubblica la nuova edizio- mazione umana e culturale fre- Giorgio Caproni e Giacomo Debe- speranza. Ma come dimenticare Cork, che l’avvista arrivando dal ma- portante è non appiattirsi sulla fal- ne de I racconti dell’isola (pagine quentando anche le scuole delle nedetti, Carlo Betocchi e Anna Ban- quel romanzo di ero- re: «questa è veramente la casa del- sariga delle discipline spezzettate in 80, euro 12,00), gli scritti con cui Ancelle Riparatrici a Sant’Orsola, ti, che combatté in Libia e poi a Ro- ticamente indiavolato del 1954, gran le Sirene». tanti diversi saperi». In effetti, De Se- Giuseppe Sinopoli delinea il suo intraprendendo lo studio dell’or- di- nella raccolta di quattro raccon- libro sulle ambiguità e le ambiva- Ha ragione De Seta quando, di que- ta utilizza tutti gli strumenti e le com- rapporto davvero speciale, empa- gano col maestro Gasparini e del ti che Le isolane s’intitola, pubblica- lenze dell’amore (e della vita stessa), sto capolavoro dell’avanguardia mo- petenze del diversamente speciali- tico, simbiotico con le Isole Eolie e violino, cantando nel coro del ta nel 1960 da Lerici, nella memora- che porta l’isola sin dentro il titolo, dernista europea (che sembra natu- sta, senza feticizzarne nessuno. Ne è Lipari, sede del suo “buen retiro” Duomo. Un legame che nel tem- bile collana diretta da Romano Bi- e cioè Le lettere da Capri? O quel 1934 ralmente generato dallo stesso pae- venuto fuori il libro singolare di uno siciliano, luogo d’elezione dove po ha visto Sinopoli inaugurare il lenchi e , e ora riproposta di (che con Elsa Mo- saggio pietroso dell’isola), scrive che che a Capri, come tanti altri intellet- coltivava, oltre alla musica, le sue 24 aprile 1985 il Teatro Vittorio E- da Elliot con postfazione si tratta di «una delle opere più au- tuali cosmopoliti tra Otto e Nove- grandi passioni artistiche e lette- manuele (dove dal 2011 si trova la di Arnaldo Colasanti. Vi tenticamente originali del raziona- cento (cui è dedicato un capitolo), rarie. La villa del “Cappero”, scri- sala «Sinopoli») e dirigere la sezio- si narrano storie d’amo- lismo italiano», per arrivare a con- ci ha messo su casa. Un libro che ha veva in suo reportage del 1994 il ne musica di TaorminArte (1988- re e solitudine, che han- Un luogo prediletto già dagli imperatori romani cludere così: «Il prisma incastonato la sua parola chiave in quel sottoti- giornalista Sandro Rol sulla Gaz- 97) grazie alla collaborazione co- no come protagonisti che ha ispirato nel secolo scorso autori come nella roccia e spalancato sul mare tolo che sottolineavo, e cioè “bio- zetta del Sud, rappresentava «il ma- stante di Ninni Panzera, che ha soldati continentali e Mario Soldati, Alberto Moravia, Elsa Morante resta un gesto genialmente risolto». grafia”: di un uomo che Capri ama, gico richiamo della mitologia clas- promosso il «Sinopoli Festival», donne stanziali, nate e Nel “Post scriptum” De Seta non ma anche, suggestivamente, dell’i- sica» dove «scorci di paradiso guiz- rassegna di musica contempora- vissute in mezzo al ma- e Raffaele La Capria. Per Alberto Savinio manca di ricordare la fondamenta- sola stessa come persona. Per la qua- zano» nella «solitudine del luogo». nea che si spera possa essere ri- re. Ecco: nella sua storia si tratta di «un piccolo Eden galleggiante» le Leggere Capri. Bibliografia dell’i- le ci vengono incontro le parole di Lì dove Ulisse, amava ricordare il proposta. La città peloritana, su plurimillenaria, Capri ha e Curzio Malaparte in un romanzo a proposito sola di Capri, edita nel 1993 e poi ag- Elsa Morante, che abbiamo letto nel- grande musicista, rischiò di nau- proposta dell’associazione cultu- assunto via via mille i- giornata, e nemmeno il catalogo del- l’Isola di Arturo: «Quella, che tu cre- fragare per colpa di Circe. Proprio rale «Antonello da Messina», gli ha dentità, ma mai quella della sua celebre Villa di Punta Massullo le Edizioni La Conchiglia, le quali dal devi un piccolo punto della terra, fu lì, raccontava Rol, lo saziavano dedicato uno spazio giochi nel d’un approdo non volu- la definisce la vera «casa delle Sirene» 1989 propongono «testi antichi e tutto». «quel cielo e quel mare che furono centro e una targa artistica nella to, o del tutto fortuito, ri- nuovi sull’isola», perlopiù classici © RIPRODUZIONE RISERVATA dei greci, grembo di grandi civiltà». sua casa, mentre la bacchetta di Si- luttante, persino quan- I racconti, curati dal figlio Giovan- nopoli, donata dalla moglie Silvia, do Benedetto Croce, per ni (la postafazione è di Quirino farà parte del primo Museo della un breve soggiorno, vi si rifugiò du- Principe, che definisce l’autore un bacchetta promosso dal Conser- rante la seconda guerra mondiale, «contemplatore del Tempo»), che vatorio Corelli di Messina. pare per sfuggire alle armate della presentano l’inedito racconto fi- In questo contesto siciliano, abi- Wehrmacht, che avrebbero potuto nale “La nave di Ulisse”, sono co- tato da divinità e da ulivi saraceni rapirlo. Magari anche perché, mol- me delle parabole tra mito e ar- quasimodiani, i “racconti dell’iso- to precocemente, questa piccola i- chetipo, dei brevi memoriali, ri- la” sono un autentica scoperta let- sola del Mediterraneo prediletta da- flessioni originali sul quel mondo teraria dai forti accenti spirituali, o- gli imperatori, diventò il centro del animato da simboli evocativi, un nirici e poetici: un confronto co- mondo, precisamente negli anni in flusso immaginario e storico che stante con il mito, con il reale/ir- cui Cesare Ottaviano non ancora Au- ha sempre nutrito l’animus del reale, con il Logos, con il “situm” gusto lì si dilettava in paleontologia, musicista, grande studioso di ar- dove sorgerà la «Casa Aiarastos» di mentre poi Tiberio la scelse come cheologia, delle saghe nordiche, Lipari, «isola dalle bellezza colta», sua residenza negli ultimi dieci an- del mondo egizio e greco, le cui da cui si irradiano «indietro nel ni di vita, inseguito dalla sua catti- collezioni archeologiche oggi, gra- tempo, innumerevoli fili, per mil- vissima reputazione, che poi Tacito zie anche all’impegno della mo- lenni». Vicino, a «baciare il lembo e Svetonio avrebbero provveduto ad glie Silvia, si possono ammirare al- estremo della Penisola», c’è lo affidare con ogni malevolenza ai po- l’Auditorium Parco della Musica di Stretto «ammaliatore» tra Scilla e steri. Roma (dove gli è stata intitolata la Cariddi, simboli omerici di canti A tutto questo pensavo, ripassando grande sala). che rapiscono «senno e vita». Una talvolta e molto apprendendo, men- Il grande direttore d’orchestra, pur finestra narrativa sulla grande Sto- tre leggevo l’intenso Capri dello sto- essendo nato “di fatto” a Venezia, ria davvero vibrante, che guarda rico dell’arte e dell’architettura Ce- considerava come autentica terra alle nostre radici, in quel lembo di sare De Seta, dal significativo sotto- natale «la parte orientale della Si- Sud che Sinopoli elabora come se- titolo “Una biografia”, che Castel- cilia», patria del padre, dove visse de ideale e reale della conoscenza vecchi pubblica nell’assai suggesti- tra il 1951 e il 1962. La Sicilia di Si- autentica, della «celata epifania del va collana Cahiers. Dico Capri: che nopoli è un’isola dove il “genius lo- divino». Nell’arcipelago siciliano il ha la sua prima attestazione addirit- ci” arcaico e mediterraneo, mitico silenzio della terra e dell’uomo che tura in Strabone, calante il primo se- e classico, incontra la contempo- insieme «vogliono liquefarsi nel colo avanti Cristo. Un libro, questo raneità che il giovane Giuseppe ha mare», diventano «eco eterna», un di De Seta, che mi piace allineare ac- vissuto quando da ragazzo studiò bosco di simboli, di orizzonti, di ri- canto a una schiera di novecente- presso il Seminario di Messina, torni, dell’ «insaziabile moto ver- schi italiani, che hanno contribuito compagno di studi del futuro car- so nuove forme»: «E il tempo di- a fare di Capri quell’unicum, in dinale Franco Montenegro, come venta non tempo, e lo spazio di- quanto isola, cui è difficile in lette- ben evidenziato dagli studi del venta non spazio e la coscienza si ratura fare concorrenza. A comin- musicologo Matteo Pappalardo: il dilegua, vanità ultima dell’esse- ciare da un capolavoro assoluto co- professor Giovanni Bonanno e l’ar- re»… me Capri di Alberto Savinio, reso- L’EDEN SULL’ACQUA. La razionalista Villa Malaparte, fusa con gli scogli dell’isola di Capri tista Angelo Savasta ricordano © RIPRODUZIONE RISERVATA De tolerantia atque concordia LA TRADUZIONE DEL 4 OTTOBRE Utopia e distopia cita ed educa sempre gli uomini alla ricerca di mete migliori. Purtroppo però gli uomini d’oggi, quasi fossero in guardia per il ti- quasi inter diversas gentes vel maxime ne- st, quam quod coram Dei obtutu fraternis «Vogliamo addirittura raggiungere il cielo con la nostra stoltezza» more d’essere delusi, non osano più sognare nulla di meglio del- cessaria, tamdiu floret vigetque, quamdiu sacrificiis obscurari noluit? Nec secus nunc, (Orazio, Carm. 1, 3). l’esistente, e anzi ciò che è stato Utopia s’è mutato in Distopia. È mercurius homines, licet eodem loco habitent, animis cum diversae gentes in unam eandemque Son già trascorsi 500 anni da quando Tommaso Moro pubblicò incredibile constatare quanti spettacoli ci siano offerti, attraverso remoti manent. Nae ea aequo animo feri- societatem confluant, videmus ea praeser- un testo notissimo non solamente per l’eleganza, ma anche per la cui i nostri occhi vengono sottoposti non a cose migliori bensì di Luigi Miraglia mus, quae nostra vix aut omnino non tan- tim loco vexilli proferri, quae diversitatem, rilevanza filosofica, intitolato «Utopia». Con esso volle stimolare i peggiori, come a gustare un’oscura voluttà sperimentando quan- gunt: unde consequens est ut sine aliqua discrimen, differentiam prae se ferunt. suoi contemporanei, già allora colpiti dalla novità della scoperta to ancora si possa procedere più vicino al baratro. A quel punto, «Concordia parvae res crescunt, discordia incuria tolerantia esse non possit. Quae cum ita sint, nihil iam restat quam ut, dell’America, perché attraverso l’immagine di un’isola appena sco- disdegnando le cose terrene, iniziamo a guardare al cielo, come maxumae dilabuntur» (Sallustius, Bellum Verum homines odio invidiaeque fiunt pro- superata tolerantia, alia iaciamus funda- perta iniziassero a pensare al miglior modello di Stato. Egli narrò se potessimo elemosinare di lì un barlume di luce o la speranza Iugurthinum 10,6). niores, cum aliena timent quasi propriis mi- menta, ut humana societas e diversis gen- tutto ciò che riguardava gli abitanti di quell’isola in maniera tale che della beatitudine. Precipitiamo a tal punto nella disperazione, che uit veterum philosophorum opinio, nitantia. Quod ubi sentire coeperunt, quid- tibus coalescat. Quodsi fieri posse credimus, nulla potesse essere migliore o più sano per viver bene e beata- crediamo preferibile iniziare una nuova vita in non so quale mon- quod ad rerum universitatem spec- quid peregrinum audit, a sese student quam non ea quasi vetus cantilena repetenda sunt, mente. Non sfuggì tuttavia a nessuno che quella città, quanto pa- do, piuttosto che trasformare il presente. tat, cuncta inter sese modo concor- longissime retrudere atque adeo sua ne- quae alios ab aliis disiungunt (quis enim reva eccellente, tanto non esisteva in alcun luogo: questo senz’al- Ma, si lamentino pure tutti, dirò quel che penso: è tempo che im- F dia atque amicitia congregari, mo- quaquam arbitrantur munitiora, nisi ab a- haec non videat?), sed ea sunt potissimum tro si voleva indicare con il nome d’Utopia. pariamo nuovamente ad anelare grandi cose, che saranno mag- do discordiae inservientia repugnare. Quod- lienis, quasi fossa interiecta, circumscripta colenda, quae dissipatos homines coniun- Ma le costruzioni letterarie sono del tutto dissimili da edifici reali e giori perché temprate da un’esperienza secolare. Infatti cosa gio- si id de humana societate dictum putemus, dignoscant. Siquidem, ubi fines unius cuiu- gunt. Non eorum, quae sunt dissimilia, va- non abbisognano di fondamenta di pietra, bensì di menti eccelse va a chi si lamenta della propria condizione essere obnubilato da vereor ne nostra potius discordiae tempo- sque confunduntur, ilico metus ac pavor a- rietatem, sed eorum, quae similia, verita- per essere innalzate verso il cielo. E giacché questo era accaduto effimeri timori? Al contrario, se desideriamo cambiare qualcosa in ra videantur, cum aliarum gentium tole- nimos incedit, ne alius forte pedem in pro- tem oportet illustremus, e quibus ut ex stir- con l’Utopia – oddio – con quanto splendore essa si erse! Molti al- noi e nella società, nonostante ciò sia lungo e difficile, occorre pri- rantia, quam nos diu quasi cacumen nostri prium agellum immittat. Haec quidem est pe quadam utrorumque cultus natus est: tri, seguendo le vestigia di Moro, infusero a sé stessi la speranza e ma di tutto che lo cogliamo con la mente, e gli altri siano infiam- cultus praedicavimus, nunc iam explosa illa fax, quae omne paene bellum post ho- nam illud sane reflorescentis concordiae si- se non riuscirono realmente a mutare molte cose che ritenevano si mati quasi dalla diffusione di scintille. D’altra parte dobbiamo ri- eiectaque sit. Atqui videndum est, ne ea- minum memoriam inflammavit. Anne a- gnum est, cum corda, tametsi diversis se- dovessero riparare nell’umana società, almeno le migliorarrono con cordarci sempre: nessuno ha mai meritato nulla se non ha osato dem iam a primis fatiscat fundamentis: nam liunde Cain, primus discordiae excitator, in parata corporibus, pariter micare sentimus. la riflessione e la ragione. In ciò risiede tutta la forza dell’Utopia: in- sperare. tolerantia quidem, quae a multis ventilatur suum ipse fratrem manus inicere ausus e- © RIPRODUZIONE RISERVATA