Regione Autonoma della Valle d’

Costruzione linee elettriche a 15 Kv in uscita dalla nuova C.P. Aosta-Ovest nei comuni di , Jovençan, Gressan, Aosta

VERIFICA PREVENTIVA DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO

DOTT. GABRIELE MARTINO

INDICE

1. Premessa pag. 1

2. Metodi di analisi e descrizione del progetto pag. 3

2.1. Metodologie di raccolta dati pag. 3

2.2. Descrizione del tracciato di progetto pag. 5

2.3. Modalità di realizzazione degli interventi pag. 7

3. Geologia e geomorfologia pag. 9

3.1. Lineamenti geologici generali pag. 9

3.2. Analisi del contesto territoriale e geomorfologico pag. 12

3.3. Dinamiche fluviali e modellazioni vallive pag. 14

4. Quadro archeologico generale pag. 17

5. Analisi del tracciato in progetto pag. 23

5.1. Analisi archeologica del tracciato pag. 23

A. L.E. n. 747 - Linea Caves pag. 23

B. L.E. n. 748 - Linea Martin pag. 28

C. L.E. n. 749 – Linea Città Ovest pag. 38

D. L.E. n. 750 – Linea Chambery pag. 40

E. L.E. n. 751 - Linea Jovençan pag. 48

5.2. Anomalie individuate da analisi georadar pag. 50

6. Valutazione degli indici di Rischio Archeologico pag. 53

6.1. Metodi di valutazione pag. 53

6.2. Interpretazione delle risultanze pag. 57

Riferimenti bibliografici pag. 61

1. PREMESSA

La presente relazione è stata redatta in ogni sua parte secondo i termini di legge1, per ottemperare alle richieste della gara indetta da Deval spa, preliminarmente alla realizzazione di linee elettriche a 15 kV, in uscita dalla nuova cabina primaria Aosta-Ovest, nei Comuni di Aymavilles, Jovençan, Sarre, Gressan e Aosta ed è stata realizzata dal dott. Gabriele Martino, iscritto nell'elenco degli operatori abilitati alla redazione del documento di valutazione archeologica nel progetto preliminare di opera pubblica del MIBACT con il n. 1789 dal 11.11.2014 in quanto in possesso del Dottorato di Ricerca in Archeologia2.

Si ringraziano Alessandro Perron e Davide Démé di Deval spa per l’assistenza offerta in fase di sopralluogo, per le planimetrie e la documentazione consegnata, nonché Dante Marquet e Sandra Moschella dell'Ufficio Beni Archeologici della Regione Autonoma Valle d'Aosta per il tempo speso e per tutte le informazioni e la bibliografia fornita.

1 Ai sensi del D. L. 12 aprile 2006, n. 163, art. 95 e 96, del D.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207 e del D. M. 20 marzo 2009, n. 60 2 Come richiesto dall’art. 95, c.1, del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e dall’art. 3 del Regolamento emanato con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 20 marzo 2009 n. 60.

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2. METODI DI ANALISI E DESCRIZIONE DEL PROGETTO.

2.1. METODOLOGIE DI RACCOLTA DATI

Il lavoro commissionato è finalizzato all’individuazione di elementi di interesse archeologico nel territorio oggetto delle attività di scavo previste dal progetto allegato e la base cartografica utilizzata per la rappresentazione di tutti gli elementi discreti e areali presi in considerazione è costituita da una cartografia di base (Carta Catastale in scala 1:5.000) sulla quale sono stati posizionati tutti gli elementi costitutivi il progetto. Successivamente si è quindi proceduto ad uno spoglio bibliografico e documentale delle pubblicazioni e della documentazione presente nell’Archivio dell’Ufficio Beni Archeologici di Aosta3.

Contestualmente sono stati verificati ed indagati gli elementi toponomastici riconoscibili sulle planimetrie IGM e sulla moderna cartografia di riferimento e,in questa fase, si sono rivelati molto utili le pubblicazioni a diffusione locale o le monografie di storia locale dedicate ai singoli comuni. In questa fase iniziale della raccolta dati è stata accordata un'attenzione particolare al contesto geomorfologico delle aree oggetto di indagine, in ragione della possibilità di tracciare un quadro preliminare delle aree a più alto potenziale insediativo (aree di conoide, versanti poco acclivi), rispetto a quelle che, per la vicinanza al fiume o per l'esistenza di instabilità di versante, meno si prestavano ad un'occupazione in epoca antica.

Parallelamente è stata condotta un'analisi delle ortofotografie disponibili per l'area in esame, così da evidenziare, attraverso le modificazioni della vegetazione, dell’umidità del suolo, della composizione del terreno o del microrilievo la presenza di eventuali resti archeologici sepolti. Le analisi hanno anche tentato, attraverso una valutazione critica delle ortofotografie, di evidenziare quando possibile, gli ipotetici assi di percorrenza dei tracciati stradali antichi.

Al termine della fase di raccolta e interpretazione preliminare dei dati è stato quindi effettuato un sopralluogo di tutte le aree interessate da attività di scavo, per verificare sul campo la situazione attuale e le eventuali tracce sepolte, anche in ragione dell'intesa urbanizzazione di alcune aree e della non perfetta concordanza di altre, oggetto di recenti interventi, rispetto a quanto visibile dalle foto aeree.

A seguito del completamento di tutte le fasi preliminari di indagine è stato redatto il presente studio che propone inizialmente una descrizione sintetica del progetto, con l’intenzione di

3 Si ringrazia per la cortesia e disponibilità la Sig.ra Sandra Moschella.

3 evidenziare gli interventi di scavo che potrebbero avere una ricaduta sui siti archeologici già noti e su quelli ancora da individuare. Successivamente viene analizzato, per fasi cronologiche maggiori, il quadro archeologico dell’area in progetto e, più nello specifico, il tracciato dell’opera è quindi analizzato valutando tutte le informazioni e i dati raccolti. Da ultimo è stata effettuata una valutazione dei differenti gradi di rischio archeologico, sulla base delle opere previste in progetto e sono state suggerite le relative prescrizioni.

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4 2.2. DESCRIZIONE DEL TRACCIATO DI PROGETTO

Il progetto in esame comporta la realizzazione di cinque linee elettriche alla tensione di esercizio di 15 kV per uno sviluppo complessivo di circa km 15 e da n. 3 cabine elettriche di trasformazione e sezionamento in locale chiuso.

Più nello specifico le cinque linee in progetto5 si svilupperanno sul territorio secondo modalità distinte, qui di seguito illustrate:

A L.E. n. 747 - Linea Caves: la linea dipartirà dalla cabina primaria Aosta Ovest, percorrerà un tratto di circa 170 m in cavo interrato per poi proseguire in cavo aereo per una lunghezza di circa 150 m in direzione della località Pompiod mediante la posa di 3 sostegni, per poi proseguire in cavo interrato per circa 140 m sulla strada comunale e attraversando la strada regionale n. 20 “di Gressan” si attesterà alla nuova cabina elettrica denominata “Segheria” in di Jovençan; da questa la linea proseguirà in cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 360 m su strada comunale e si attesterà alla nuova cabina elettrica denominata “Pompiod” in omonima località nel Comune di Aymavilles; da questa dipartirà un cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 455 m su strada comunale in direzione della località Vercellod che si attesterà alla linea elettrica aerea esistente a 15 kV (L.E. n. 0251)

B L.E. n. 748 - Linea Martin: la linea dipartirà dalla cabina primaria Aosta Ovest e percorrendo un tratto di circa 900 m in cavo sotterraneo su strada consortile in direzione Jovençan si attesterà alla cabina elettrica esistente denominata “Cretes” (L.E. n. 0421) sita in Comune di Jovençan; da questa la linea proseguirà in cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 620 m su strada consortile in direzione Jovençan, attraverserà la Dora Baltea in cavo aereo per una lunghezza di circa 100 m mediante la posa di 2 sostegni, per poi proseguire in cavo interrato per una lunghezza di circa 3200 m in direzione Aosta parallelamente alla Dora Baltea sulla pista ciclabile prima e su strada comunale poi, attraversando la ferrovia, per attestarsi alla cabina elettrica esistente denominata “S.Martin” (L.E. n. 091)

C L.E. n. 749 - Linea Città Ovest: la linea dipartirà dalla cabina primaria Aosta Ovest e percorrendo un tratto di circa 730 m in cavo sotterraneo su strada consortile in direzione Jovençan si attesterà alla linea elettrica aerea esistente a 15 kV (L.E. n. 0335); da questa e in uscita dalla cabina elettrica esistente denominata “Sarre” (L.E. 0159) la linea proseguirà in cavo elettrico interrato per un tratto di circa 475 m su strada consortile in direzione Jovençan,

4 Per la dettagliata descrizione del progetto si rimanda alla relazione tecnica e agli allegati redatti dai progettisti 5 Le cinque linee di seguito descritte saranno denominate utilizzate le lettere da A ad E, alle quali si farà riferimento si a nel testo, sia nella tavola di Valutazione del Rischio Archeologico allegata. 5 attraverserà la Dora Baltea in cavo aereo MT per una lunghezza di circa 100 m mediante la posa di 2 sostegni, per poi proseguire in cavo interrato per una lunghezza di circa 855 m in direzione Aosta parallelamente alla Dora Baltea sulla pista ciclabile prima e su proprietà comunale poi per attestarsi alla nuova cabina elettrica denominata “La Remise”; da questa dipartirà un cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 1760 m che proseguendo in direzione Aosta sulla pista ciclabile si attesterà alla cabina elettrica esistente denominata “Grenade” (L.E. n. 0243) sita in Comune di Sarre

D L.E. n. 750 - Linea Chambery: la linea dipartirà dalla cabina primaria Aosta Ovest, percorrerà un tratto di circa 175 m in cavo interrato per poi proseguire in cavo aereo per una lunghezza di circa 845 m e mediante la posa di 12 sostegni in direzione Jovençan ed attestarsi alla linea elettrica aerea esistente a 15 kV (L.E. n. 0335); da questa dipartirà un cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 500 m che andrà ad attestarsi alla cabina elettrica esistente denominata “C. Sportivo” (L.E. n. 0274) sita in Comune di Gressan; da questa la linea proseguirà per un tratto di circa 1200 m in cavo sotterraneo sulla pista ciclabile parallela alla Dora Baltea in Direzione Aosta, attraverserà la dora Baltea e l’autostrada a fili nudi aerei per una lunghezza di circa 160 m mediante la posa di 2 sostegni, per poi proseguire in cavo interrato per circa 760 m ed attestarsi al cavo elettrico sotterraneo esistente a 15 kV (L.E. n. 0281), in uscita dalla cabina elettrica esistente denominata “Sole” (L.E. n. 054) sita in Comune di Aosta

E L.E. n. 751 - Linea Jovençan: la linea dipartirà dalla cabina primaria Aosta Ovest, percorrerà un tratto di circa 175 m in cavo interrato per poi proseguire in cavo aereo per una lunghezza di circa 985 m, di cui circa 770 m su stessa palificazione della L.E. 750, in direzione Jovençan per poi proseguire in cavo interrato per circa 120 m ed attestarsi alla cabina elettrica esistente denominata “Rotin” (L.E. n. 600) sita in Comune di Jovençan

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2.3 MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI

La porzione maggioritaria degli interventi di scavo è costituito dalla posa di tubazioni interrate che, viste le aree attraversate, caratterizzate in alcuni casi da intensa urbanizzazione o da elevato transito di veicoli o pedoni, saranno localizzate il più possibile sul bordo della carreggiata stradale, compatibilmente con l'esistenza e la localizzazione di precedenti sottoservizi. Nelle restanti porzioni del tracciato, quando gli scavi saranno realizzati su pista ciclabile lungo le sponde della Dora oppure su strade vicinali non asfaltate, saranno comunque preferiti anche in questo caso interventi di scavo localizzati sul bordo degli assi di viabilità. Le dimensioni degli scavi per la posa della linea interrata sono valutabili in 0,40- 0,60 m di larghezza e 1,00-1,20 m di profondità, realizzati con mezzo meccanico, a seguito della fresatura dello strato superficiale di asfalto quando necessario.

Lo scavo di queste trincee è da considerare a rischio potenziale di intercettare depositi archeologici conservati, sia nell'area urbana di Aosta, per la lunga storia insediativa del capoluogo, sia nella prima fascia collinare immediatamente accanto alle sponde della Dora, dove l'erosione naturale e le successive modificazioni antropiche sono state meno profonde rispetto alle zone perispondali del fiume.

Laddove le future linee elettriche non verranno interrate, ma resteranno aeree, è prevista la realizzazione di palificazioni che comporteranno, per la loro posa in opera, lo scavo di un basamento di circa 1,50 x 1,50 m per 2,00 m di profondità. In ragione delle profondità raggiunte, questa tipologia di scavo per quanto limitata nel proprio sviluppo planimetrico, potrebbe intaccare eventuali depositi archeologici sottostanti, quando sarà realizzata al di fuori degli argini artificiali della Dora, già interessati da scavi precedenti.

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3. GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA

3.1 LINEAMENTI GEOLOGICI GENERALI

La geomorfologia dell'area in esame presenta caratteristiche molto simili a tutti i settori della media-bassa Valle d'Aosta ed è caratterizzata da un profondo solco della valle principale, da uno sviluppato sistema vallivo tributario e da un'area montana, con versanti dominati, a varia scala, dalle forme ereditate dal glacialismo, soprattutto nel corso dell'ultima grande espansione del tardo Pleistocene. Nel segmento più basso il fondovalle acquisisce una notevole ampiezza, che diventa massima in corrispondenza di Aosta, alla confluenza con la valle del Buthier. Questa caratteristica si mantiene poi, per circa 30 km lungo tutta la media valle, fino alla stretta di .

L'area oggetto di indagine, seppur relativamente molto estesa, per la posizione geografica ed i relativi assetti geomorfologici è interamente caratterizzata da coperture sedimentarie tardopleistoceniche-oloceniche (fig. 1) legate a fenomeni glaciali, episodi che assumono importanza centrale nel modellamento del rilievo del grande bacino vallivo aostano6.

Fig. 1 – stralcio della Carta Geologica Regionale (scala 1:25.000) dell’area oggetto di indagine.

6 POLINO et al. 2012. 9

In quest’area i lembi di depositi abbandonati dal ghiacciaio della Dora Baltea, distribuiti sul fondovalle e sui due versanti della valle principale, risalgono, come detto, all’ultimo episodio glaciale del Pleistocene superiore-Olocene inferiore (Sintema di Ivrea: Subsintema di Pileo). Il ghiacciaio della Dora Baltea, durante il suo veloce e ingente approfondimento erosionale, ha abbandonato le tracce dei fondovalle su cui scorreva in forma di terrazzi glaciali. Questi appaiono come superfici di esarazione in roccia di estensione variabile, sospesi sui versanti vallivi a quote progressivamente più basse, dal termine più antico al più recente, rispetto al fondovalle attuale.

A quest’ultimo episodio glaciale si sovrappongono, nella quasi totalità dell’area e principalmente sul versante sinistro della Dora, i più recenti depositi del Sintema del Miage (Olocene – Attuale) a sua volta suddivisi in due sub-unità, il Subsintema di Château Blanc, in cui sono distinti i depositi glaciali completamente formati legati alle espansioni glaciali oloceniche e il Subsintema di Les Iles, che comprende i depositi in formazione, e cioè gran parte dei depositi alluvionali che colmano i fondovalle e i depositi glaciali alimentati dai ghiacciai attuali.

Nel Subsintema di Château Blanc (MGE1) sono stati raggruppati depositi glaciali e alluvionali, legati soprattutto ai bacini tributari, sedimentati durante l’Olocene, soprattutto durante la piccola Età Glaciale (metà del XVI - metà del XIX secolo) e attualmente non più in formazione. Nell’area oggetto di indagine, tra i depositi olocenici legati al bacino principale, sono riconoscibili corpi terrazzati di depositi alluvionali (MGE1b) legati all’attività della Dora Baltea e distribuiti in particolare in destra idrografica tra Derby e La Salle e tra Gressan e Jovençan. Qui, un lembo di ghiaie fini alluvionali, perfettamente stratificate, potente alcuni metri, forma un’ampia superficie piana e orizzontale sospesa circa quindici metri al di sopra della sponda destra della Dora Baltea. Questi depositi alluvionali chiudono verso l’alto una successione post-glaciale costituita da un lembo di depositi di frana legato all’antico fenomeno gravitativo di S. Pierre e da sovrastanti sabbie lacustri, in appoggio latero-basale sui depositi glaciali dell’anfiteatro di Aymavilles.

Sempre nella medesima area, poco più a sud, un esteso lembo di depositi fluviali terrazzati della Dora contorna l’unghia del conoide del T. di Gressan, ricopre i depositi di debris-flow legati allo stesso fenomeno di frana di S. Pierre ed emerge localmente sulla piana in forma di modesti rilievi conici. In sinistra idrografica della Dora, a St-Martin-de-Corléans (a NW di Aosta) i depositi alluvionali della Dora sono invece sepolti da una ventina di metri di sedimenti fini limoso-ghiaiosi, legati ad apporti torrentizi e colluviali locali.

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Il Subsintema di Les Iles (MGE2) raggruppa invece i depositi in formazione legati agli attuali ghiacciai e corsi d’acqua del bacino della Dora Baltea. Comprende dunque gli alvei attuali dei corsi d’acqua ed i loro depositi terrazzati potenzialmente soggetti ad alluvionamento o in continuità morfologica con i settori alluvionabili. I sedimenti della Dora Baltea sono costituiti da ghiaie sabbiose eterometriche e stratificate con tessitura a supporto di clasti, alternate a più rari blocchi di dimensioni maggiori. Nei settori di piana alluvionale lontani dall’influenza dei conoidi alluvionali tributari, le ghiaie della Dora mostrano una granulometria medio-fine, sono ben selezionate e ricche di lenti sabbiose. Una coltre fine di esondazione (sabbie limose di potenza decimetrica) normalmente copre le successioni ghiaioso-sabbiose (MGE2b).

L’interpretazione dei dati di sottosuolo della piana di Aosta, ottenuti attraverso l’esecuzione di campagne di rilievi geofisici, ha portato al riconoscimento di una conca di sovraescavazione glaciale che ha inizio nel sottosuolo di Sarre, raggiunge la sua profondità massima (circa 200 m s.l.m.) sotto la piana di (q. 550 m s.l.m.) e presenta una soglia sepolta (a q. 350 m s.l.m. circa) in corrispondenza di S. Marcel (q. 520 m s.l.m), oltre la quale il substrato roccioso riprende a scendere. In destra idrografica tra Montfleury e Gressan vari sondaggi hanno attraversato depositi ghiaiosi grossolani in matrice sabbioso-limosa nei primi 10 m, con matrice sabbiosa meglio selezionata più in profondità, ed una lente di limi a torbe, spessa da 1 a 3 m, tra i 10 e i 15 m di profondità. Altri sondaggi documentano come livelli più fini (sabbie fini e limi) e livelli a trovanti si distribuiscano a vari livelli.

Le piane alluvionali dei fondovalle tributari sono confinate nei tratti mediani delle valli e sono discontinue e relativamente poco estese, mentre agli sbocchi delle maggiori valli tributarie i corsi d’acqua hanno edificato conoidi alluvionali, i cui depositi si espandono a ventaglio sul fondovalle principale, in rapporto di interdigitazione o di terrazzamento con quelli della Dora Baltea. Quello del T. Buthier è il maggiore conoide alluvionale della Val d’Aosta (circa 2,5 km2). Sempre nell’area in esame sono presenti alcuni dei conoidi più espressi dell’intera Valle, come quelli del T. Gressan (oltre 1,2 km2 ), del T. Clusella (su cui sorge Sarre) e del Grand Eyvia.

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3.2 ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE E GEOMORFOLOGICO.

Dal punto di vista delle forme superficiali attuali, la situazione sui due versanti dell’area oggetto di indagine si presenta relativamente simile, ma sarà trattata più in dettaglio separatamente per illustrarne le peculiarità.

La porzione localizzata in sinistra idrografica della Dora, minoritaria per quanto riguarda l’intervento qui analizzato, si sviluppa lungo la valle principale della Dora, ad andamento Ovest-Est e lungo la valle laterale del torrente Buthier, ad andamento Nord-Sud, sospesa circa un centinaio di metri al di sopra del fondovalle principale. L’antico nucleo urbano di Aosta, sorto in sponda destra all’apparato del conoide del Buthier lungo il fondovalle principale della Dora, è caratterizzato dal tipico profilo ad U di origine glaciale, nella zona in cui vi confluiva uno dei maggiori ghiacciai laterali dell’area.

La morfologia del settore è conseguente al modellamento glaciale e successivamente all’azione fluviale della Dora, del Buthier e dei suoi tributari minori, unitamente ai processi gravitativi lungo i versanti. Negli ultimi secoli ha inoltre assunto notevole rilievo l’azione dell’uomo per quanto riguarda le modificazioni del fondovalle e della parte inferiore del versante a scopo agricolo (gradonature e terrazzamenti con muro a secco) ed urbanistico (scavi, riporti, tagli stradali).

Questo territorio può quindi essere suddiviso in tre zone contraddistinte da caratteri geomorfologici propri e da terreni geneticamente diversi. La piana principale e le fasce lungo il torrente Buthier sono caratterizzate da superfici pianeggianti localmente interrotte, nel caso della pianura della Dora, da piccoli terrazzi di altezza metrica. La fascia definita collinare comprende la fascia di accumulo dei terreni colluviati alla base del versante e, localmente, alcuni depositi legati all’attività torrentizia dei piccoli corsi d’acqua laterali e anche la parte inferiore del versante in sinistra della Dora. La parte rimanente del territorio costituisce la parte più alta del versante montuoso, fino alla Pointe Chalinge, in cui si alternano settori a diversa acclività. All’interno di esso si possono distinguere gli areali in cui affiora o subaffiora il substrato roccioso da quelli in cui è presente la coltre di depositi quaternari di origine glaciale e/o detritica, derivante dalla degradazione del substrato.

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Fig. 2 - panorama sul versante destro della valle principale a Gressan: in alto a sinistra l’ampio bacino di Pila, al centro l’incisione del T. di Gressan, al cui sbocco si distende il relativo conoide alluvionale. Il rilievo a fianco del conoide è la “Côte de Gargantua”, maggiore relitto del conoide fluvio- glaciale del ghiacciaio di Pila. In primo piano il fondovalle di Aosta e Sarre

(da POLINO et al. 2012).

La porzione in destra orografica della Dora (fig. 2 in fondo), compresa nei comuni di Gressan, Jovençan e Aymavilles, presenta morfologie simili a quelle poste sull’altro versante e descritte in precedenza, con l’unica differenza di una minore urbanizzazione dell’area; ciò ha ha permesso una maggiore conservazione delle morfologie originarie del territorio, interessate principalmente da sistemazioni di tipo agricolo-forestale. Questa porzione di territorio si caratterizza per una piatta e stretta fascia alluvionale di fondovalle, di ampiezza compresa tra 50 e 300 metri, nella quale è ben visibile un marcato orlo di terrazzo che largheggia, in particolare, il margine più esterno dell’ampio ventaglio del conoide alluvionale del torrente Gressan e, verso Est, delimita una più ampia ed antica fascia d’espansione che si allunga fino al piede della fascia pedemontana, caratterizzato da piccoli conoidi alluvionali di tipo misto. Qui, tra le strutture di conoide, sono presenti relitti di una più antica facies fluvio-glaciale, rappresentati dagli apparati collinari emergenti, con allineamento da Sud a Nord/Nord- Est, della Côte de Gargantua e dai lembi della Côte Piglieusa. L’originario substrato glaciale antico di fondo si evidenzia a partire dal margine inferiore della fascia pedemontana dove, con ripe generalmente moderatamente acclivi, questo è stato inciso e sovrastato dai corpi dei conoidi alluvionali.

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3.3 DINAMICHE FLUVIALI E MODELLAZIONI VALLIVE

Nel valutare le differenti variabili esistenti nel territorio preso in esame, principalmente costituito da un’estesa valle fluviale con vari tributari minori, si è ritenuto necessario valutare anche tutta la documentazione7 relativa alle dinamiche fluviali fino ad epoca moderna, così da cercare di valutare correttamente le morfologie esistenti e le dinamiche di rioccupazione successive ad eventuali eventi di deposizione eccezionali, soprattutto nell’area urbana di Aosta.

Per quanto attiene la preistoria le evidenze relative alle sequenze stratigrafiche di St-Martin- de-Corléans (fine Neolitico - tarda Età del Rame), hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un’ansa della Dora Baltea che si sviluppava più a settentrione rispetto all’attuale corso del fiume e di individuare la causa della probabile migrazione di quest’ultima verso sud nell’influenza del conoide del torrente Clou Neuf, affluente di sinistra, localizzato in quest'area.

In epoca romana il conoide del torrente Buthier aveva invece già raggiunto le dimensioni attuali, ma l’orientamento della cinta muraria e l’assetto urbano di Augusta Praetoria, disposto con l’asse maggiore in direzione NE-SW, può anche suggerire una funzione di difesa dalle piene del torrente che scorreva più a Est e probabilmente tendeva a divagare. Il torrente Buthier all’epoca era superato da due ponti entrambi in pietra: il primo, oggi conservato nei pressi dell’Arco di Augusto, ed un secondo più a Nord, appena allo sbocco della forra valliva, del quale sono stati rinvenuti alcuni blocchi della fondazione.

Lungo il corso della Dora, in località Clerod a Gressan, sono state individuate, come si vedrà meglio in seguito, tracce di un ponte in pietra a più arcate; in quel punto l’alveo doveva avere un’ampiezza ben maggiore dell’attuale, come testimoniato dai documenti cartografici e fotografici fino agli anni ’50. Il Pont Suaz, odierno collegamento tra le due sponde, subì nei secoli diverse vicissitudini legate soprattutto alle piene della Dora che lo asportarono più volte interrompendo così le comunicazioni tra la città e i comuni situati al di là del fiume.

Sembra comunque che la città di Aosta, almeno entro le mura romane, seppur minacciata da vicino non abbia mai subito le inondazioni della Dora e del Buthier e che pertanto l’innalzamento del piano campagna che si riscontra ai nostri giorni sia da ascrivere soprattutto a rimaneggiamenti e accumuli di materiali preesistenti, piuttosto che derivare da processi naturali di deposizione in seguito a esondazione, mentre fenomeni di accrescimento sono più

7 BONETTO in POLINO et al. 2012, pag. 121-126.

14 evidenti lungo le sponde della Dora, soprattutto nell'area più immediatamente a ridosso delle sponde.

A partire dal VI-VII secolo d.C., nell’ambito di un generale deterioramento climatico e del venir meno, da parte delle popolazioni insediate, del controllo delle opere di presidio dei rischi naturali, vi sono testimonianze stratigrafiche di episodi alluvionali nella conca di Aosta. Le cronache parlano di eventi disastrosi verso il secolo IX-X che giunsero ad interessare il settore orientale di Aosta “estima ad muros civitatis”. Sarebbe di quest’epoca la prima divagazione del Buthier che, durante un’esondazione straordinaria, si aprì un altro letto, lo stesso che occupa ancora oggi, e coprì di detriti una gran parte dei terreni che portano ancora oggi il nome di “tra i due Buthier”. L’arco del ponte romano rimase completamente occluso ed un nuovo ponte sul Buthier, quello attualmente esistente e funzionante, è citato in un documento del 1193.

Un’altra antica inondazione di cui rimane testimonianza storica è dell’XI secolo. Si riporta che un lago situato sui monti di Gressan, gonfiato da piogge continue e abbondanti si sfondò, e le sue acque, nella loro discesa furiosa, distrussero molti villaggi della piana di Gressan, sospinsero la Dora verso la sua riva sinistra e formarono con i loro detriti il rilievo di Montfleury. Vennero distrutti molti villaggi della parrocchia di St-Martin-de-Corléans sulla riva sinistra della Dora, compreso un grande borgo situato al posto della strada provinciale, di cui non resta più traccia. Nonostante il resoconto dettagliato e le probabili coperture detritiche della zona di Gressan, sembra più probabile tuttavia che la collinetta di Montfleury sia stata piuttosto isolata entro materiali alluvionali durante una fase di divagazione del letto della Dora.

Nuove alluvioni del Buthier vennero segnalate tra i secoli XIII e XV, all’inizio della primavera o in autunno; nel 1390, uscendo dal suo letto, il torrente fece tremare i bastioni presso il borgo e minacciò di rovina completa la città, mentre nel 1510, 1515, 1518 e 1519 sempre il Buthier provocò disastrose alluvioni che rischiarono di allagare buona parte della città di Aosta.

Le cronache proseguono citando ancora numerosissimi eventi alluvionali con relativi fenomeni franosi e di debris-flow, fino ai giorni nostri, evidenziando la particolare fragilità di questo territorio, legata alle ripide morfologie montane ed alle strette incisioni vallive.

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8 4. QUADRO ARCHEOLOGICO GENERALE

Per l’epoca pre‐protostorica, l’analisi dei dati archeologici noti nell’area oggetto di indagine mostra un quadro relativamente disomogeneo, caratterizzato da alcuni siti minori in comune di Sarre e da un sito di importanza capitale per tutta la preistoria delle Alpi (St-Martin-de- Corléans), ai quali si contrappone una scarsezza di documentazione sul lato destro della Dora Baltea (comuni di Aymavilles, Gressan e Jovençan), che hanno al contrario restituito informazioni più sostanziali per i successivi periodi.

Come in altre zone della Valle, è possibile che le evidenze pertinenti le fasi più antiche del popolamento del territorio siano in parte celate da potenti depositi colluviali o che si situino sui conoidi che, da sempre, rappresentano il contesto geomorfologico privilegiato per l’insediamento umano e che si trovano ora occupati da una spessa stratificazione urbanistica.

A ciò si aggiunge, in questa limitata area, la mancanza di ricognizioni sistematiche e la possibilità, ancora tutta da esplorare, di presenze più antiche sotto i centri abitati attuali che, come detto, sfruttano i contesti più adatti all’insediamento.

Allo stato attuale le uniche sicure tracce di frequentazione paleo-mesolitica della Regione sono quelle recentemente indagate sul Mont Fallère, in comune di Saint-Pierre (RAITERI 2009), dove sono state individuate, ad oltre 2000 m di quota, tracce di accampamenti temporanei, verosimilmente legati ad attività di caccia e di acquisizione di risorse. Nel quadro di un modello di mobilità residenziale, che preveda insediamenti temporanei in alta quota e un’occupazione più stabile del fondovalle (RAITERI 2011), le tracce di quest’ultima non sono state al momento trovate e le più antiche testimonianze alle quali fare riferimento, per le aree di fondovalle, sono relative alle fasi non iniziali del Neolitico.

Sia per il Neolitico (5.500–3.300 a.C.), sia per l’età del Rame (ca. 3.300‐2.200 a.C.) le testimonianze finora note in Valle d’Aosta sono relativamente contenute e si riferiscono quasi esclusivamente a contesti funerari, piuttosto che a insediamenti, con la conseguente perdita di gran parte del potere informativo offerto dall’analisi di contesti di vita quotidiana, rispetto a quelli più cristallizzati della sfera della ritualità.

8 In questo breve paragrafo si offre una brevissima trattazione dei ritrovamenti archeologici dalla Preistoria al Medioevo, non soffermandosi su quelli che più immediatamente interessano l’area oggetto delle future attività di scavo, in quanto queste saranno trattate più estesamente nel successivo capitolo.

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Sono del tutto assenti, al momento, tracce relative al Neolitico antico e medio, finora documentate solo al di fuori della Valle d’Aosta, in siti del Piemonte o del Vallese. Il più antico e unico insediamento ad oggi indagato, pertinente al neolitico finale, è stato rinvenuto poco a NO dell’area oggetto di indagine, su una piccola collinetta in località Chatelet, sopra

Saint-Pierre (MEZZENA 1981, pag. 16), in un contesto geomorfologico simile a quello riscontrabile nell’area posta tra i comuni di Aymavilles e Jovençan (Pompiod, Vercellod), attraversati dalle linee elettriche in progetto.

Per quanto attiene invece le testimonianze di aree di necropoli, riferibili alla fine Neolitico - età del Rame, queste sono più numerose; si tratta dei ritrovamenti in aree di fondovalle di necropoli, come a Villeneuve (MEZZENA 1997, pag. 20) o di sepolture singole, come a

(BERTARIONE et alii 2011) oppure in situazioni di ripiani di versante, come la necropoli di tombe a cista di Vollein (MEZZENA 1981, pag. 158) e, in aree più distanti, la necropoli di

Fiusey in comune di Montjovet (ZANOTTO 1986, pag. 350).

La frequentazione di aree più elevate è testimoniato, ad esempio dalle imponenti evidenze riconosciute sul Colle del Gran S. Bernardo (REY, MOULIN 2006, 2011) e da evidenze come rocce coppellate o con incisioni, spesso di datazione sfortunatamente non univoca, che si ritrovano in numerose località della Valle. In territorio comunale di Aymavilles, in zone di media-alta montagna ben al di fuori dell’area interessata dal progetto, sono presenti numerose località nelle quali sono segnalati massi coppellati o con incisioni che, ad una prima analisi potrebbero risalire ad epoca neo-eneolitica, anche se non è esclusa una cronologia ben più recente. Si tratta dell’area ad ovest di Ozein, nei pressi della strada che conduce a Vers-les- Praz, dove si sono riconosciute su un masso alcune coppelle, a Sylvenoire dove sono attestati dei petroglifi di possibile morfologia antropomorfa o ancora a Turlin, tra Aymavilles e Jovençan, dove si trova una piccola coppella sulla roccia detta Berio-Cognein e a Cérignan, sulla roccia detta Berio-Courbo, caratterizzata dalla presenza di circa venti coppelle (PERRIN 1997).

Ulteriori elementi che potrebbero suggerire frequentazioni preistoriche dell’area sono rappresentate dai giacimenti cupriferi nell’area di Ecloseur o dalle eclogiti nel Vallon des Eaux-Rousses, entrambe in Val di I due giacimenti potrebbero essere stati ipoteticamente sfruttati tra Neolitico ed Età del Rame; il primo per la produzione di asce in pietra levigata, il secondo, almeno durante l’età del Rame, quando si registrano le prime evidenze di metallurgia Inoltre la presenza, in quest’area, di numerosi ripari sotto roccia e di

18 più rare grotte, permette di ipotizzare eventuali presenze insediative in questi contesti, spesso utilizzati come riparo temporaneo durante le differenti fasi della preistoria.

Dal quadro appena esposto non si è ritenuto necessario soffermarsi estesamente sull’area cultuale di St-Martin-de-Corléans in ragione della sua fama a livello internazionale che, almeno per la fase preistorica, copre l’intervallo tra il Neolitico finale e l’antica età del

Bronzo (MEZZENA 1997, 1998). La localizzazione di quest’area, immediatamente a NE rispetto al tracciato di una delle linee in progetto, come si vedrà di seguito, rappresenta una delle possibili criticità legate al rinvenimento di stratigrafie sepolte.

In conclusione, considerando le preferenze insediative per località poste su aree rilevate e la collocazione dei siti cultuali e delle necropoli dell’epoca, non si deve escludere del tutto la possibilità che gli interventi di scavo in progetto intercettino depositi archeologici preistorici alla base del versante e nelle prime zone collinari attraversate.

L’età del Bronzo (ca. 2200–1000 a.C.) rappresenta un periodo ben attestato in Valle D’Aosta, con un aumento considerevole dei ritrovamenti in particolare in contesti di fondovalle. Nell’area in esame le sole tracce riferibili a questo intervallo cronologico sono state localizzate, ben al di fuori del tracciato in progetto, a Ville sur Sarre dove, su un ripiano di versante, a circa 1200 m di quota, sono state individuate alcune strutture insediative che, sulla base dell’analisi tipologica dei resti ceramici, possono essere datate alle fasi iniziali dell’Età del Bronzo (MEZZENA 1981, pag. 51). Nelle valli prossime all’area oggetto di indagine questa fase è anche testimoniata dai ritrovamenti in alta quota (1600 m) del riparo di Barmasse in o del piccolo ripostiglio di Cachoz a Rhêmes-Saint-Georges, composto da una cuspide di lancia e due falcetti, databile alla Tarda età del Bronzo (XII sec. a.C: RUBAT BOREL 2006).

Anche durante l’età del Ferro (ca. 1000 a.C. – I sec. a.C.) si nota un sensibile aumento dei ritrovamenti nella Valle. La prima età del Ferro però coincide con un deterioramento climatico, che porta ad ipotizzare, sulla scorta dei rarissimi ritrovamenti a quote più elevate, una ridotta frequentazione delle porzioni alte delle valli laterali. Nella valle principale e nelle parti basse delle valli laterali si nota, durante la prima età del Ferro, una discontinuità in alcuni degli insediamenti anche a quote inferiori, forse legato a fasi di instabilità e di conflitto per il controllo dei territori e dell’accesso alle materie prime, in questa fase soprattutto minerali metalliferi.

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Nell’area in esame non sono state individuate finora testimonianze a sud della Dora (Aymavilles, Jovençan e Gressan), a confronto di quanto attestato invece nell’adret, dove si sono riconosciute, ad esempio, le evidenze di Aosta (Via Roma: FRAMARIN et alii 2011;

Saint‐Martin–de‐Corléans: MOLLO MEZZENA 1997), Sarre o Vollein (MOLLO MEZZENA 1997, pag. 153-157).

In assenza di qualunque ritrovamento nelle aree poste a sud della Dora, alcuni elementi come l’indagine toponomastica si posso utilizzare per dedurre la presenza di siti già esistenti in epoca preromana. Nell’area sono quindi da considerare i luoghi contrassegnati dal prefisso chate-, forse ricordo di castellieri di epoca preromana, come la località “Châtellair” in comune di Jovençan, interessato anche da successive occupazioni, oppure i toponimi terminanti con il suffisso – od, ben attestato nelle zone del progetto, in comune di Aymavilles, nelle località Vercellod e Pompiod e in comune di Gressan, in località Clerod.

Con l’arrivo dei romani nella Valle, a partire dal II sec. a.C., cioè ancora nella piena età del Ferro, si osserva un notevole aumento di siti e di ritrovamenti sporadici, frequentemente localizzati in aree già insediate nel corso della fase precedente. L’occupazione del territorio accelera ulteriormente con la conquista della Valle durante l’epoca Augustea e con la fondazione della città di Augusta Praetoria nel 25 a.C., a seguito della quale si registrano numerosi interventi di consolidamento della viabilità, in particolare collegati con la necessità di risolvere il passaggio in situazioni geografiche difficoltose con ponti, sostruzioni e sbancamenti nella roccia.

In quest’area numerosi indizi e ritrovamenti attestano l’esistenza di una viabilità secondaria che, in uscita da Aosta, portava verso la Val di Cogne attraverso il ponte sulla Dora a Clerod di Gressan, passando presumibilmente nella zona del Castello di Aymavilles. Il tracciato di questo asse viario passava probabilmente attraverso la piccola sella a monte dell’abitato di Montbel, su un percorso che attraversava Chevrot (Gressan), Pompiod (Jovençan) e l’avvallamento fra Vercellod e Les Crêtes (Aymavilles). Oltre a quanto ovviamente riconoscibile nel capoluogo tracce di viabilità antica, poste però al di fuori dell’area di progetto, sono ipotizzabili anche in comune di Sarre dove, negli scavi per la costruzione di una scuola nei pressi del municipio, è stato rinvenuto un miliario stradale romano con iscrizione “CC” (BAROCELLI 1948, pag. 47) e anche nelle vicinanze di Villa Bal dove è stato individuato un tratto di strada romana (cod. A112 del PTP).

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Senza entrare, come detto, nel dettaglio dei ritrovamenti del capoluogo, e delle aree di necropoli che saranno trattate più in dettaglio in seguito, è utile sottolineare come tutto il versante in sponda sinistra della Dora, oltre a tracce di assi viari antichi, abbia restituito indizi e tracce diffuse dell’organizzazione territoriale e del popolamento di epoca romana, in accordo con quanto si osserva nelle altre aree della regione, dove sono attestati numerosi ritrovamenti sporadici di materiali romani, già a partire dai secoli scorsi. Nei territori comunali attraversati dal progetto, ma non immediatamente nelle vicinanze, sono stati effettuati alcuni rinvenimenti sporadici monetali ad Ozein e Dialley, in comune di Aymavilles

(ARMIROTTI 2003, pag. 24), di tombe, verosimilmente in loc. Ozein, sempre ad Aymavilles, dove fu ritrovata nel 1783 una tomba in muratura con corredo di due statuette di bronzo

(ZANOTTO 1986, pag. 298) o ancora di supposti nuclei cimiteriali, come nell’area della Chiesa Parrocchiale di Gressan, ipotizzato sulla base del ritrovamento, in momenti distinti, di 6 iscrizioni sepolcrali (ZANOTTO 1986, pag. 329).

Durante l’epoca medievale l’area in progetto si caratterizza per la presenza di nuove tipologie d’insediamento, come castelli9, case-forti10 e torri11, poste a controllo di assi di viabilità importanti e di territori già strutturati o di nuovi insediamenti che necessitano una strutturazione e nuove infrastrutture. L’occupazione medievale delle zone interessate dal progetto è documentata inoltre dalla presenza di cappelle e chiese; l’epoca paleocristiana è rappresentata a Saint-Léger, in comune di Aymavilles, mentre un bene di rilevanza maggiore, per gli affreschi conservati, è la cappella di Sainte-Marie-Magdeleine a Gressan. Nell’area immediatamente attraversata dal progetto sono attestate le cappelle di Santa Barbara a Vercellod e quella di Saint-Georges, in località Châtellair a Jovençan; nonostante la presenza di queste evidenze la zona attraversata dal progetto non mostra comunque tracce di un edificio religioso che avrebbe potuto avere un vicino cimitero medievale. Per quanto riguarda invece la viabilità secondaria dell’epoca, è probabile che questa si svolgesse lungo semplici strade sterrate, senza l’investimento tipico della viabilità organizzata delle fasi precedenti.

9 Sono riconosciuti dal vigente PTP come Beni Culturali Isolati di Rilevanza Maggiore le Château de Aymavilles (C1) e le Château de Sarre (C37), mentre come Beni Culturali Isolati di Rilevanza Minore le Château La Tour de Gressan (C157) e le Château de Jovençan (C184). 10 Bene Culturale Isolato di Rilevanza Minore C184: Maison forte de Pompiod a Jovençan. 11 Beni Culturali Isolati di Rilevanza Minore C159: Tour de la Planta a Gressan e C255: Tour de Chésalet a Sarre.

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5. ANALISI DEL TRACCIATO IN PROGETTO

5.1. ANALISI ARCHEOLOGICA DEL TRACCIATO

A. L.E. n. 747 - Linea Caves

A1 - Questa linea, come tutte le successive, ha origine dalla cabina primaria Aosta Ovest, localizzata immediatamente in sponda destra della Dora, in una piccola area pianeggiante immediatamente circondata su tutta la fascia N da un versante boscoso relativamente ripido. La lettura geomorfologica e il sopralluogo sembrano suggerire come quest’area possa rappresentare un solco d’erosione successivamente colmato da depositi fluviali, adiacente ad un vecchio orlo di terrazzo che culmina poco a NE nella leggera area sommitale denominata “Les Crêtes”, individuata dal PRCG del comune di Aymavilles come una possibile area di insediamento antropico antico in ragione della presenza di due alture subcircolari. Il primo tratto della linea corre quindi lungo questa area perispondale pianeggiante (fig. 3) con posa di cavo interrato (ca. 180 m), per poi proseguire in cavo aereo per una lunghezza di circa 150 m in direzione della località Pompiod mediante la posa di 3 sostegni che scavalcano l’orlo del terrazzo nel punto di minore acclività.

In quest’area non sono noti ritrovamenti archeologici o toponimi relativi a evidenze storico- archeologiche preesistenti.

Fig. 3 – A1: sullo sfondo l’ingombro della cabina Aosta Ovest, in primo piano il terrazzo fluviale prospiciente la Dora dal quale partiranno i cavi interrati (vista da S).

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A2 - Tornata a terra la linea prosegue quindi in cavo interrato per circa 150 m sul bordo della sede stradale (fig. 4) e attraversata la Strada Regionale n. 20 “di Gressan”, si attesta nella nuova cabina elettrica denominata “Segheria” in comune di Jovençan. In questa area il tracciato corre perpendicolare alla risalita del versante, in un’area debolmente antropizzata, nella quale la realizzazione della sede stradale ha già in parte asportato i livelli arativi superficiali e, nonostante la leggera pendenza del versante, lo scavo per la posa dei cavi interrati potrebbe intercettare possibili stratigrafie sepolte.

In quest’area non sono noti ritrovamenti archeologici o toponimi relativi a evidenze storico- archeologiche preesistenti, ma alcune ipotesi sulla possibile localizzazione della strada che collegava le cave di marmo bardiglio di Aymavilles con Aosta in epoca romana (ARMIROTTI 2003, pag. 25) pone alcuni interrogativi. Infatti, si ritiene possibile che il tracciato dello scavo, che corre perpendicolare alla massima pendenza del versante sezionandolo in gran parte, possa intercettare parti di antichi assi viari che si sviluppavano verosimilmente in parallelo con quest’ultimo.

Fig. 4 – A2: in primo piano la sede stradale oggetto di scavo per la posa dei cavi interrati sullo sfondo a sx la localizzazione della futura cabina “Segheria” (vista da S).

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A3 - Dalla cabina elettrica “Segheria” la linea prosegue in cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 350 m su strada comunale e si inserisce nella nuova cabina elettrica denominata “Pompiod”, in omonima località nel comune di Aymavilles. La prima parte del tracciato sarà posata sul bordo della sede stradale e pertanto valgono le osservazioni precedentemente esposte per il tratto A2, mentre il secondo tratto di posa dei cavi interrati attraversa l’abitato di Pompiod seguendo la sede stradale che, da questo punto in poi, è realizzata su terrapieno artificiale o su taglio profondo dei versanti terrazzati.

In quest’area sono noti ritrovamenti archeologici, descritti dal canonico Nourissat nella metà del XIX secolo, e riferibili probabilmente ad un edificio di epoca romana (ARMIROTTI 2003, pag. 158), la cui localizzazione topografica non è più possibile identificare12. Il toponimo “Pompiod”, verosimilmente originato dal gentilizio romano Pompius o Pompeius, al quale è aggiunto il suffisso prediale –od derivante dal sostrato linguistico ligure (ARMIROTTI 2003), sembrerebbe confermare le notizie di rinvenimenti di epoca romana in quest’area.

Inoltre data la direzione ancora perpendicolare al versante seguita dal tracciato valgono le considerazioni sopra espresse per quanto attiene la possibilità di rinvenire tracce di antichi assi viari romani. Ciò in considerazione anche del fatto che, in corrispondenza dell’ingresso nell’abitato di Pompiod, l’intervento di scavo intercetta un tracciato stradale attuale che corre parallelo al versante e che potrebbe ricalcare, come detto, l’andamento di precedenti assi viari, individuati anche da fonti documentarie che ne attestano la presenza almeno nel XIV secolo

(ARMIROTTI 2003, pag. 157).

12 Secondo A. Zanotto il riferimento ai ritrovamenti di Pompiod fatto dal Nourissat si riferirebbe in realtà ai resti medievali del castello di Jovençan (ZANOTTO 1986, pag. 333). In assenza di una attribuzione univoca ed in assenza di un posizionamento puntuale, si è preferito mantenere l’ipotesi più conservativa, quella cioè che identifica i ritrovamenti con il toponimo della località.

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A4 - Dalla cabina elettrica “Pompiod” si diparte quindi un cavo elettrico sotterraneo, per un tratto di circa 470 m, alloggiato in trincea scavata a lato della sede stradale. Qui lo scavo, per un primo breve tratto in uscita e in prossimità della cabina “Pompiod”, corre parallelo alla pendenza maggiore del versante e si attesta sul margine di un terrapieno adiacente ad un profondo taglio del versante, per poi curvare (fig. 5 a sx.) e proseguire in leggera salita a livello del piano di campagna su strada comunale fino a ricongiungersi all’esistente linea aerea in località Vercellod (fig. 5 a dx.).

Fig. 5 – A4: a sinistra la porzione iniziale del tracciato (veduta da S), a destra l’ultima parte, in località Vercellod (veduta da S.

Questo ultimo tratto della linea interrata è localizzato al piede del ripido versante che sale verso le cime che fiancheggiano la Val di Cogne (fig. 6) e si sviluppa lungo un’area subpianeggiante, in leggero declivio S-N, posta immediatamente a monte della località “Les Crêtes”, già individuata come possibile areale di insediamento antico. Per queste ragioni, oltre che per il toponimo illustrato di seguito, questo segmento del tracciato sembra attraversare un contesto morfologico adatto all’insediamento, anche se non si conoscono, da questa specifica area, preesistenze antiche e nemmeno anomalie superficiali del terreno.

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Fig. 6 – A4: dettaglio del modello altimetrico con la localizzazione dell’area subpianeggiante qui descritta (rettangolo rosso), posta al piede del versante e, immediatamente a W-NW il rilievo di località “Les Crêtes” (da Geoportale SCT).

Il toponimo “Raffort”, che individua il piccolo declivio a monte di questa ultima porzione del tracciato, sembra suggerire l’esistenza, forse in epoca tardoantica o medievale, di un forno da calce, sulla base della radice proveniente (JACCARD 1906) dal latino refurnus, raffurnum, rafurnus, raffurnus a sua volta derivante dalla radice celtica “ra”: calce e dal basso latino “furnus”. L’ipotesi appena proposta sembra inoltre supportata dalla presenza, sul versante immediatamente a monte di questa località, dei resti di una cava di calce, individuata sul PTP (CU185 = cave di calce di Pompiod), utilizzata almeno fino ad epoca contemporanea.

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B. L.E. n. 748 - Linea Martin:

B1 - Anche questa linea parte dalla cabina primaria Aosta Ovest13 e percorre un tratto di circa 860 m in cavo sotterraneo su strada consortile in direzione Jovençan, mantenendosi per un primo tratto immediatamente a valle del rilievo denominato “les Crêtes”, attraversando verosimilmente depositi terrazzati di origine fluviale coperti da colluvi di versante (fig. 7), per poi curvare leggermente verso l’interno ed attestarsi su strada asfaltata fino alla cabina elettrica esistente denominata “Cretes” (L.E. n. 0421) sita in comune di Jovençan.

Fig. 7 – B1: a sx. partenza della linea interrata (vista da NO); a dx. veduta del ripido versante alla base del quale sarà realizzata la prima parte della linea interrata.

Questo ultimo tratto (B1 – esistente) è realizzato in tubazione già predisposta (fig. 8), che corre ai piedi di un ripido versante posto immediatamente a S e pertinente ad un piccolo rilievo denominato “Châtellair” (da tsaté = castello), sul quale sono localizzate alcune evidenze archeologiche maggiori del comune di Jovençan, individuate sul PTP come bene puntuale (C184: Château de Jovençan, Maison forte de Pompiod, chiesa di Saint-Georges).

13 Per questa prima parte valgono le osservazioni proposte per il segmento A1 del tracciato della Linea Caves.

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Fig. 8 – B1: tracciato interrato in zona con tubazione già predisposta (si noti il differente colore delle asfaltature) nell’area immediatamente a valle della località Châtellair (vista da NE).

Nel primo caso (Château de Jovençan) i resti della struttura sono conservati sulla sommità di questo limitato rilievo; si sono qui conservati esclusivamente la fondazione del mastio cilindrico (fig. 9), verosimilmente del XII secolo, mentre altre strutture murarie sparse lungo i versanti sembrano rivelare la presenza di un edificio molto più imponente rispetto a quanto attualmente conservato (ZANOTTO 1980). Il castello, di proprietà dei nobili di Jovençan, venne probabilmente distrutto, verso la metà del XIV secolo dai Conti di Savoia, nel quadro di un ampio progetto di accentramento del potere, e mai più ricostruito.

Fig. 9 – B1: resti del Castello di Jovençan (vista da SO). 29

La seconda struttura (Maison forte de Pompiod), meglio conservata, è posta a SE rispetto alla precedente, in posizione più bassa e leggermente più defilata ed è costituita dai resti di una casa-forte che si compone oggi dei soli muri perimetrali, mentre il tetto è crollato e l’interno è internamente riempito di detriti, derivanti dal collasso dei tre piani che verosimilmente componevano gli alzati (fig. 10). Si conservano sul lato ovest una latrina mentre sul lato est si apre una porta a livello del terreno, rimaneggiata in epoca successiva alla costruzione. In assenza di studi di dettaglio, la prima fondazione non sembrerebbe anteriore al XIV-XV

(ZANOTTO 1980, pag. 109) e potrebbe quindi non essere in fase con l’adiacente castello, suggerendo quindi una lunga vicenda insediativa di quest’area, posta in posizione rilevata in prossimità di un restringimento della Dora.

Fig. 10 – B1: a sx. veduta della casa-forte da N; a dx. disegno della planimetria (da NIGRA 1974).

La Cappella di Saint-Georges a Chatelair, anche questa localizzata nelle immediate vicinanaze, è comunemente ritenuta la cappella di servizio del Castello e la sua fondazione dovrebbe quindi essere in fase con quest’ultimo, mentre la sua configurazione attuale è il risultato della ricostruzione avvenuta nel 1661, forse a seguito della peste del 1630. Il suo posizionamento alla base del versante meridionale del rilievo, quindi in posizione defilata rispetto al tracciato, non influisce con le opere in progetto.

Nonostante le emergenze archeologiche appena descritte, le opere in progetto corrono parallele al rilievo denominato “Châtellair” e ne lambiscono esclusivamente il piede del versante a valle (verso N), in un contesto già oggetto di attività di scavo per la posa di sottoservizi. Per tutte queste ragioni non sembra possibile che le attività di scavo relative a questa linea possano intercettare evidenze archeologiche sepolte.

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B2 - Successivamente, dalla cabina elettrica “Cretes” (L.E. n. 0421) la linea prosegue in cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 600 m, percorrendo una strada consortile in direzione Jovençan, attestandosi sulle sponde della Dora (fig. 11), in corrispondenza di un’ansa del fiume e in un punto verosimilmente corrispondente ad antiche divagazioni del letto del fiume, come si vedrà più sotto. Nonostante i terreni posti immediatamente a monte della strada consortile siano stati oggetto di recenti pulizie e gestione del verde, con conseguente accresciuta visibilità a terra rispetto a quanto leggibile dalle ortofotografie, le attività di ricognizione non hanno permesso di individuare alcun elemento a sostegno della possibile presenza di stratigrafie sepolte, difficilmente presenti anche in ragione della vicinanza alle sponde del fiume e della probabile genesi per accumulo fluviale di questa porzione del terrazzo.

La sola indagine georadar ha permesso di individuare, nel breve tratto compreso tra la Cabina “Cretes” e l’inizio della strada consortile (B2 – anomalia), la presenza di un’anomalia dubbia14 (tav.1) che deve essere verificata, poiché, a differenza di altre, non sembra costituire la traccia di un sottoservizio.

Fig. 11 – B2: a sx. veduta della strada consortile (da S); a dx. veduta (da E) della strada consortile e degli argini terrazzati del fiume.

B3 - Poco oltre l’ansa della Dora, la linea elettrica attraversa il fiume in cavo aereo MT, per una lunghezza di circa 110 m con la posa di 2 sostegni e poi prosegue in cavo interrato per una lunghezza di circa 3200 m su pista ciclabile in direzione Aosta, parallelamente alla Dora Baltea. Questo lungo tratto dell’intervento, localizzato quasi interamente in comune di Sarre,

14 Si veda il paragrafo 5.2. (B2) 31 si attesta in un’area che, al pari di quanto appena illustrato, offre pochi indizi, se non nulli, circa la presenza di possibili preesistenze antiche.

Una prima parte del tracciato, con cavi interrati in sponda sinistra della Dora, prima di ricongiungersi alla pista ciclabile attraversa la località “Les Îles”; il toponimo, originato dal latino insula (localmente ila, lila: HENRY 1929) indica un terreno che fa da sponda all'acqua di un torrente e sembra quindi suggerire l’esistenza di un’area inondabile, con la successiva creazione di aree non sommerse, in corrispondenza dei degli alti morfologici poco rilevati. Oltre al toponimo sembra anche che l’attuale morfologia del fiume, con la già citata presenza di un restringimento e di un’ansa verso destra, possa indicare una migrazione verso l’envers del letto del fiume, precedentemente localizzato quindi nelle aree oggetto di questa indagine.

Fig. 12 – B3: Località Les Îles: a sx. area interessata dalla posa di cavi interrati subito dopo l’attraversamento fiume (vista da O); a dx. area interessata dalla posa dei cavi (vista da SO).

In questa zona le opere in progetto attraversano una strada sterrata (fig. 12 a sx.) ed una porzione del campeggio “International Touring” (fig. 12 a dx.). Entrambe le aree, pur non localizzate in una zona ad elevata urbanizzazione, in ragione della vicinanza alla Dora e per le considerazioni precedentemente espresse circa la possibile esistenza di ripetuti episodi di deposizione fluviale, potrebbero non essere state interessate da episodi di frequentazione antropica.

B4 - Il tracciato prosegue poi, come detto, in cavo sotterraneo alloggiato sulla pista ciclabile che corre parallela alla Dora, attraversando le località “Les Îles” e “Remise”, in un contesto urbanistico non estesamente urbanizzato (fig. 13 a dx.), ma interessato comunque da significativi interventi antropici di scavo sia per la posa del collettore fognario del comune di Aosta, posto al di sotto della pista ciclabile stessa, sia per la realizzazione degli argini

32 artificiali del fiume. Inoltre l’analisi delle ortofotografie, corroborata dai sopralluoghi delle aree immediatamente a monte dell’area di progetto, conferma l’esistenza di estesi rimaneggiamenti e riporti di epoca moderna-contemporanea che hanno ampiamente modificato le forme superficiali del terreno (fig. 13 a sx.).

Fig. 13 – B4: Località Les Îles: a sx. riporti di epoca contemporanea adiacenti alla pista ciclabile (vista da SE); a dx. area a prato in prossimità della località “La Remise” (vista da N).

Lungo tutto lo sviluppo di questa porzione del tracciato, almeno fino al raggiungimento dell’intersezione con viale Piccolo S. Bernardo, la caratterizzazione geologica e geomorfologica, le osservazioni sulle ortofotografie e l’assenza di toponimi significativi o di evidenze archeologiche, unite alle risultanze negative del sopralluogo, suggeriscono la probabile assenza di stratigrafie archeologiche sepolte.

I risultati dell’analisi georadar, effettuata a partire dall’intersezione tra viale Piccolo S. Bernardo e la via comunale sterrata che costeggia il cimitero, hanno invece suggerito la possibile presenza di un manufatto (B4 - anomalia) non interpretabile come sottoservizio15 (tav. 1). Si segnala quindi la necessità di un controllo dell’evidenza sepolta.

15 Si veda il paragrafo 5.2. (B4: 920 m). 33

B5 - Il tracciato prosegue poi sempre in cavo interrato lungo viale Piccolo S. Bernardo (fig. 14 a sx.) attraversando poi la linea ferroviaria con tunnel spingitubo in corrispondenza dell’incrocio tra Via Sinaia e via Montmayeur (fig. 14 a dx.), per poi seguire su quest’ultima strada (fig. 15 a sx.) e curvare quindi in via Volontari del Sangue (fig. 15 a dx.), dove si inserisce infine nella preesistente cabina elettrica denominata “S.Martin” (L.E. n. 091).

Fig. 14 – B5: a sx. il tratto di viale Piccolo S. Bernardo interessato dalla posa di cavi sotterranei (vista da E); a dx. attraversamento della linea ferroviaria (vista da NO).

Fig. 15 – B5: a sx. il tratto di via Montmayeur interessato dalla posa di cavi sotterranei (vista da SE); a dx. il tratto di via Volontari del Sangue interessato dalla posa di cavi sotterranei (vista da E).

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Questa ultima parte della linea in progetto attraversa una zona ad elevata densità di ritrovamenti archeologici segnalati sul Piano Territoriale Paesaggistico (PTP) con il codice A11 (Resti preromani, villa romana: fig. 16). Si tratta di due distinti interventi di scavo localizzati in aree molto prossime ed adiacenti alla linea elettrica, la cui documentazione è conservata presso l’Archivio grafico dell’Ufficio beni archeologici – Struttura Restauro e Valorizzazione della Soprintendenza regionale.

Il primo intervento, effettuato nel 1985 in corso Volontari del Sangue, nell’area denominata “cantiere V.i.p.a.”, ha portato al rinvenimento di un gruppo di tombe individuali riferibili ad una fase avanzata del Bronzo Antico, prossima al Bronzo Medio. L’area funeraria era caratterizzata dalla presenza di tombe a fossa, orientate est-ovest, approfondite nei livelli ghiaiosi basali, correlabili alle fasi di abbandono dell’area cultuale di St-Martin-de-Corléans

(MOLLO MEZZENA 1997, pag.143), localizzati ad oltre 2 m di profondità dal piano di campagna attuale e perciò non raggiunti dalle opere in progetto.

Un secondo intervento, realizzato invece nel 1994 nell’area di via Sinaia, ha permesso di documentare un impianto produttivo con vasca di epoca romana16 ed anche, negli approfondimenti degli interventi di scavo per la realizzazione di un edificio di edilizia popolare, la presenza di livelli di antropizzazione verosimilmente riferibili all’età del Bronzo, alternati a sistemazioni delle aree a pascolo (MOLLO MEZZENA 1997, pag. 152).

Fig. 16 – B5: estratto dal PTP con indicazione delle aree archeologiche conosciute; in rosso il tracciato della linea elettrica interrata (da Geoportale SCT).

16 Dati Archivio Ufficio beni archeologici – Struttura Restauro e Valorizzazione della Soprintendenza regionale.

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Questi i ritrovamenti più immediatamente prossimi all’ultima porzione del tracciato di questa linea; bisogna però sottolineare come, a brevissima distanza dall’arrivo della linea stessa (circa 100 m più a N), sia stata rinvenuta durante i lavori per la costruzione della nuova chiesa di St-Martin-de-Corléans su viale Europa, una necropoli romana, composta da circa venti tombe databili alla seconda metà del I secolo d.C. che si situano verosimilmente a lato di un asse viario minore, come suggerito anche dal toponimo “La Rionda” interpretabile come derivante da Lararium = dedicazione ai Lares viales. (MOLLO MEZZENA 1982), ai quali si aggiunge, sempre nella medesima area il ritrovamento di una sepoltura individuale monumentalizzata da piattaforma circolare che sembra suggerire il perdurare, per quanto riguarda la tipologia tombale, delle tradizioni funerarie che avevano caratterizzato il sito di St-

Martin-de-Corléans nel corso della seconda metà del III millennio a.C. (MOLLO MEZZENA 1997, pag. 140).

Ulteriori e forse più significative tracce di assi viari antichi potrebbero essere anche individuati nella porzione di viale Piccolo S. Bernardo attraversata dagli scavi; si ipotizza infatti, in assenza di ritrovamenti, che questa strada ricalchi l’andamento dell’asse viario romano che, uscendo dalla Porta Decumana, conduceva all’Alpis Graia (MOLLO MEZZENA 1982), anche se le risultanze delle analisi georadar sembrano smentire tali ipotesi e individuano su questa strada una sola anomalia lineare sepolta17 (tav. 1), posta però in ortogonale rispetto all’andamento dell’asse viario.

Ad arricchire il quadro archeologico dell’area si osserva inoltre la presenza, nell’area posta immediatamente a monte dell’arrivo della linea, dell’esteso areale del sito megalitico di St- Martin-de-Corléans (areale A4: Saint-Martin-de-Corléans - area di culto e sepoltura megalitica, insediamento rustico romano, tombe romane e paleocristiane), sito di importanza capitale per la comprensione delle espressioni rituali e dei culti delle popolazioni eneolitiche stanziate nell’area alpina (MEZZENA 1997, 1998), nel cui areale sono testimoniate, senza soluzione di continuità apparente, tracce di frequentazione fino ad epoca tardoantica (fig. 16). Come già osservato, non è del tutto implausibile ritenere quindi che tutto l’areale del sito cultuale, e i relativi livelli d’uso in fase, possano estendersi anche nelle aree oggetto di indagine, vista l’assenza di orli di terrazzo evidenti e della presenza di un limitato salto di quota che, attestandosi al di sotto di viale Piccolo S. Bernardo, da questo risale obliquamente verso via Volontari del Sangue, senza intersecare però le opere in progetto.

17 Si veda paragrafo 5.2. (B5: 800 m)

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L’insieme dei ritrovamenti appena descritti, localizzati nelle immediate vicinanze delle opere in progetto, ai quali si associa la localizzazione topografica di questa porzione dell’intervento, situato per buona parte lungo uno degli assi di viabilità maggiori della Valle, suggerisce come possibile il ritrovamento di stratigrafie sepolte in questo segmento dell’opera in progetto.

In ultimo, a rafforzare quanto appena formulato, i risultati delle analisi georadar18 segnalano, oltre alla già citata anomalia lungo viale Piccolo S. Bernardo, in quest’ultimo tratto della linea “Martin”, la presenza di almeno tre manufatti certi (tav. 1) che interferiscono con la linea in progetto. Il primo posizionato immediatamente oltre l’attraversamento ferroviario e gli altri due posti immediatamente dopo l’intersezione tra via Montmayeur e via Volontari del Sangue, in un’area del tutto priva di sottoservizi e in prossimità di un’area archeologica segnalata dal vigente PTP (cod. A11: resti preromani, villa romana).

18 Si veda paragrafo 5.2. (B5: 425 m; 275 m; 240 m).

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C. L.E. n. 749 – Linea Città Ovest:

C1 – Questa linea elettrica ricalca quasi interamente il percorso della precedente linea denominata “Martin”. Valgono quindi in questo caso le osservazioni proposte appena sopra e, solo in caso di discostamento dal tracciato già descritto, si provvederà alla valutazione archeologica di rischio.

In questo primo segmento la linea sarà posata nella stessa trincea della linea precedente, percorrendo in cavo sotterraneo circa 700 m di strada consortile e situandosi alcuni metri a monte delle linee “Caves” e “Martin” (fig. 16). Muovendosi quindi in direzione Jovençan il tracciato interrato si congiunge alla linea elettrica aerea esistente a 15 kV (L.E. n. 0335) e da qui si dirige alla cabina elettrica esistente denominata “Sarre” (L.E. 0159), posta sul versante opposto della Dora.

Come detto valgono anche in questo caso le osservazioni già proposte circa la probabile assenza di qualunque deposito sepolto, anche in ragione del posizionamento della linea interrata, alla base di un ripido orlo di terrazzo, verosimilmente da dinamiche di incisione e deposizione di origine fluviale, alle quali si associano colluvi di versante.

C2 – In uscita dalla cabina elettrica esistente denominata “Sarre” (L.E. 0159), la linea riattraversa la Dora su linea elettrica esistente a 15 kV (L.E. n. 0335) e prosegue in cavo elettrico interrato per un tratto di circa 450 m su strada consortile in direzione Jovençan, ricalcando esattamente il tracciato precedentemente descritto19 e attraversa la Dora Baltea in cavo aereo MT per una lunghezza di circa 110 m mediante la posa di 2 sostegni, per poi proseguire in cavo interrato per una lunghezza di circa 890 m in direzione Aosta parallelamente alla Dora Baltea sulla pista ciclabile20. A differenza del segmento B3 della precedente linea, in questo caso il tracciato si sposta poi verso N e si inserisce nella nuova cabina elettrica denominata “La Remise”.

In questo caso è utile segnalare che durante il sopralluogo effettuato lungo il tracciato, in quest’area era attivo un cantiere che aveva già ampiamente rimaneggiato la sponda sinistra della Dora e l’ultima parte della pista ciclabile, modificandone il percorso (fig. 17 a sx.). La Committenza ha comunicato che saranno utilizzati gli scavi già effettuati in questo cantiere (fig. 17 a dx.) per eseguire la posa delle tubazioni che condurranno alla futura cabina elettrica “Remise”.

19 Si vedano le osservazioni proposte per il segmento B2 della linea “Martin”. 20 Si vedano le osservazioni proposte per il segmento B3 della linea “Martin”.

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Fig. 17 – C2: a sx. l’esterno del cantiere e la deviazione dell’ultima parte di pista ciclabile (da NE); a dx. le attività di scavo già eseguite in cantiere (da SO).

In questo caso per la parte di tracciato relativa alla pista ciclabile valgono le osservazioni già esposte per il medesimo segmento della linea precedente21, mentre una considerazione, seppur esclusivamente di carattere topografico, può essere proposta per l’ultimo tratto della deviazione verso la cabina “Remise” e per l’area di realizzazione della cabina stessa (C2 – cabina).

Quest’area, infatti, si situa a circa 200 m più a monte rispetto agli argini della Dora e, pur trovandosi ad una quota non dissimile a quella della pista ciclabile e immediatamente a valle di un orlo di terrazzo, in ragione proprio della distanza dal fiume e dello scavo relativamente più esteso potrebbe essere interessata dal ritrovamento di stratigrafie sepolte, nonostante l’assenza di toponimi, anomalie morfologiche e ritrovamenti archeologici precedenti.

C3 – Dalla cabina elettrica “La Remise”, seguendo lo stesso tracciato appena descritto, si diparte quindi un cavo elettrico sotterraneo che, ritornato sulla pista ciclabile, prosegue in direzione Aosta per circa 1810 m, segunedo il tracciato della linea precedente, e si collega infine alla cabina elettrica esistente denominata “Grenade” (L.E. n. 0243) sita ancora in comune di Sarre22.

21 Si vedano le osservazioni proposte per il segmento B4 della linea “Martin”. 22 Per questo porzione del tracciato interrato si vedano le considerazioni espresse nel punto B4, circa la presenza poco probabile di resti sepolti.

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D. L.E. n. 750 – Linea Chambery:

D1 – La linea prende origine, come le altre, dalla cabina primaria Aosta Ovest e percorre un tratto di circa 190 m in cavo interrato per poi proseguire in cavo aereo per una lunghezza di circa 850 m in direzione Jovençan e, mediante la posa di 12 sostegni, si attesta sulla linea elettrica aerea esistente a 15 kV (L.E. n. 0335).

Per la porzione di tracciato interrato (D1 – interrato) valgono le considerazioni già espresse per le precedenti linee elettriche23, mentre per quanto attiene la realizzazione della linea aerea (D1 – aerea) sono necessarie alcune precisazioni. In questo caso, infatti, la posa dei sostegni per la linea aerea andrà in parte ad interferire con la zona archeologica denominata “Châtellair”24, caratterizzata dalla presenza dei già citati Château de Jovençan e Maison forte de Pompiod.

Le attività di scavo in progetto, pur non configurandosi come scavi in trincea lineare, quanto piuttosto come interventi puntiformi, interessano comunque i versanti di un’emergenza morfologica sui quali non è improbabile si possano rinvenire tracce di murature antiche relative ad opere di difesa o a strutture insediative ora sepolte. Nelle more della progettazione definitiva restano quindi da valutare gli esatti posizionamenti delle palificazioni che andranno ad interferire con i versanti dello “Châtellair”25 e verosimilmente anche alle palificazioni poste a E-NE di questa località26, in ragione della distanza relativa dalle sponde del fiume (oltre 200 m), della morfologia subpianeggiante dell’area e della posizione relativamente rialzata di quest’ultima.

Per quanto appena affermato si ritiene corretto quindi suggerire l’assistenza archeologica per questo breve tratto, se appurato che le palificazioni in progetto non insisteranno su terreni precedentemente rimaneggiati; ciò in ragione anche del fatto che il versante settentrionale della località “Châtellair”, quello cioè attraversato dalla linea aerea, è stato verosimilmente oggetto di interventi di scavo e riporto in epoca contemporanea, in seguito alla realizzazione della galleria dell’Autostrada A5 che passa al di sotto della collinetta.

23 Si vedano le osservazioni proposte per il primo segmento della linea A. “Caves” per quanto attiene la porzione interrata. 24 Per la descrizione di queste evidenze si veda pag. 28-30 della presente relazione. 25 Palificazioni n° 8: 12/J/28 e n°9: 12/H/24 identificate sul progetto in scala 1:1000. 26 Palificazioni n° 10: 16/G/24; n° 11: 16/E/17 e n° 12: 14/J/28 identificate sul progetto in scala 1:1000.

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D2 – Il tracciato della linea elettrica aerea a 15 kV (L.E. n. 0335) già esistente corre quindi parallela al corso della Dora e attraversa quasi interamente il territorio comunale di Jovençan e la parte occidentale di quello di Gressan, posizionandosi più a valle di tutte le aree di potenziale interesse archeologico individuate dai vigenti PRGC e PTP. Ritornato a terra in località “Colombier” il tracciato prosegue quindi in cavo elettrico sotterraneo per un tratto di circa 490 m (fig. 18), fino ad immettersi nella cabina elettrica esistente denominata “C. Sportivo” (L.E. n. 0274) sita in comune di Gressan.

Il lungo tracciato in linea aerea (D2 – aerea) non pone alcun problema dal punto di vista archeologico, tanto più che sarà realizzato su linea esistente, al pari della porzione interrata (D2 – interrata), che si localizza su un ampio terrazzo pianeggiante che, per morfologia e quote assolute rispetto alle aree circostanti, sembra essere il risultato di un livellamento artificiale. Inoltre la localizzazione topografica dell’intervento, immediatamente prospiciente gli argini artificiali della Dora, fa escludere la presenza di depositi fluviali in quest’area.

Il toponimo “Colombier”, che designa tutta l’area attraversata dal segmento interrato della linea, è da collegare ad un luogo nel quale vanno a posarsi le colombe o i piccioni, e quindi per estensione una torretta o un luogo elevato (GROS 1935). Questa indicazione, riferita in realtà anche alla parte più a monte dell’area di progetto, in assenza di ritrovamenti archeologici, non sembra da sola sufficiente però a suggerire la possibile presenza di edifici antichi non più visibili.

Fig. 18 – D2: area pianeggiante attraversata dal tracciato, a sx. il versante sistemato artificialmente (da E).

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D3 – Dalla cabina elettrica “C. Sportivo” (L.E. n. 0274) la linea prosegue poi, per un tratto di circa 1200 m in direzione Aosta, in cavo sotterraneo sulla pista ciclabile parallela alla Dora Baltea (fig. 19 a sx.) e, in corrispondenza della località “Champbroccard”, questa attraversa il fiume a fili nudi aerei per una lunghezza di circa 170 m mediante la posa di 2 sostegni.

Fig. 19 – D3: differenti vedute del tracciato interrato lungo pista ciclabile (a sx. da O, al centro e a dx. da E).

Nonostante il lungo tratto coperto da questo segmento, l’opera in progetto si situa in un contesto interessato da interventi antropici per la posa del collettore fognario del comune di Aosta, posto al di sotto della pista ciclabile stessa e degli argini terrazzati del fiume. L’analisi delle ortofotografie e il sopralluogo delle aree interessate dal progetto, adiacenti ad un impianto di produzione di inerti, suggerisce estesi rimaneggiamenti e riporti di epoca moderna-contemporanea che hanno estesamente modificato le forme superficiali del terreno.

Lungo tutto lo sviluppo di questa porzione del tracciato, almeno fino al superamento del letto della Dora, la caratterizzazione geologica e geomorfologica e l’assenza di toponimi significativi, unite alle risultanze negative del sopralluogo, suggeriscono la probabile assenza di evidenze archeologiche sepolte. Questa osservazione rimane valida nonostante la presenza, circa 400 m più ad est, di una delle due aree archeologiche individuate dal PTP in comune di Gressan; si tratta dell’area più prossima al fiume della località “Clerod” (codice A46 del PTP) nella quale sono stati individuati e scavati, nella seconda metà secolo scorso, resti di una strada romana (MOLLO MEZZENA 1992a, 1992b: fig. 20) e di un ponte, sempre di epoca romana (MOLLO MEZZENA 1982).

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A questi si aggiunge anche una cava di puddinga, attiva in età imperiale e localizzata nella medesima area, presso la sponda meridionale del ponte romano. Si tratta di una cava a cielo aperto coltivata a gradoni; le indagini, condotte nel 1991, hanno permesso di identificare il sistema di estrazione di parallelepipedi squadrati di differenti dimensioni (80x90x160; 80x110x200) che venivano prelevati dalla cava ben sbozzati e riquadrati, spostati su rulli e trasportati su pesanti carri al cantiere e, in base all’utilizzo, potevano essere ulteriormente suddivisi in blocchi più piccoli (MOLLO MEZZENA 2000, pag.47).

Fig. 20 – D3: strada romana in località Clerod (a sx. fotografia, a dx. sezione e

planimetria: da MOLLO MEZZENA 1992b).

D4 – Giunto in sponda sinistra della Dora il tracciato prosegue quindi in cavo interrato per circa 760 m e si ricongiunge al cavo elettrico sotterraneo esistente a 15 kV (L.E. n. 0281) in uscita dalla cabina elettrica esistente denominata “Sole” (L.E. n. 054) sita in comune di Aosta.

Nella parte iniziale (fig. 21) la linea si attesta su un terrazzo fluviale (D4 – terrazzo) che, sulla base delle risultanze geomorfologiche, della ricognizione e dell’assenza di ritrovamenti archeologici o di toponimi significativi, non sembra poter conservare tracce archeologiche sepolte.

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Fig. 21 – D4: porzione iniziale del tracciato in comune di Aosta (a sx. vista da N, a dx. vista da S).

Dopo aver attraversato il terrazzo fluviale immediatamente prospiciente la Dora, il tracciato della linea elettrica prosegue verso N superando un leggero dislivello (fig. 22) per poi raggiungere, come detto, un tratto di cavo interrato già esistente e terminare nella cabina esistente denominata “Sole”.

Fig. 22 – D4: porzione finale del tracciato in comune di Aosta (a sx. vista da N, a dx. vista da S).

In questo breve tratto di circa 300 m (D4 – rilevato), il tracciato della linea attraversa un’area ad alta densità di ritrovamenti archeologici che caratterizzano tutta l’area occidentale

44 immediatamente all’esterno della Porta Decumana, dove esistono quindi numerosi indizi che suggeriscono una probabilità non residuale di incontrare strutture sepolte lungo il tracciato.

In primo luogo la conformazione geomorfologica del tratto di via Grand Eyvia interessata dal progetto (fig. 23 a dx.) si situa su un terrazzo rialzato rispetto al segmento iniziale di questa linea nel comune di Aosta che corre, come visto, a livello del fiume. Questa morfologia superficiale rettangolare sembra costituire un punto favorevole per l’insediamento in epoca antica, perché verosimilmente non soggetto ad inondazioni, a differenza, ad esempio, dell’estesa piana di Montfleury27 posta immediatamente a ovest.

Fig. 23 – D4: Aree archeologiche conosciute (in grigio) e tracciato interrato della linea elettrica “Chambery” (linea rossa) in comune di Aosta. A sx. su ortofotografia; a dx. su modello altimetrico (da Geoportale SCT).

Per quanto attiene i ritrovamenti archeologici più prossimi al tracciato, nelle immediate vicinanze del punto di intersezione di quest’ultimo con la linea esistente, tra corso Battaglione Aosta e l’inizio di viale Piccolo S. Bernardo si situano due aree archeologiche oggetto di precedenti indagini e designate dai codici A6 e A12 del PTP (fig. 23 a dx.).

Si tratta di un’area di necropoli, quella posta più all’esterno della città e di un’area insediativa, entrambe di epoca romana. La prima (codice A6: necropoli romana) corrisponde alla necropoli occidentale “Ex Polveriera” (fig. 24), indagata nel 1981; questaarea sepolcrale è situata a valle di corso Battaglione Aosta e si estende per buona parte dell’ingombro dell’attuale Questura. Durante l’intervento di scavo sono state messe in luce due aree di

27 Individuata come area archeologica con il codice A5 dal vigente PTP.

45 sepoltura (A e B: fig. 24), sviluppatesi, sulla base delle tipologie sepolcrali, in momenti distinti. L’area A, più prossima agli interventi qui descritti, si caratterizzava per la presenza di 26 tombe ad incinerazione, realizzate ad una quota assoluta più alta rispetto a quelle dell’area B, e databili tra il I e il II secolo d.C., mentre l’area B documenta una fase più tarda di utilizzo dell’area (tra la metà II secolo d.C. e la I metà del III secolo d.C.), quando vengono realizzate sia tombe ad incinerazione, sia inumazioni (FRAMARIN, GUIDDO 2013).

Fig. 24 – D4: planimetria della Necropoli Occidentale – Ex Polveriera (da

FRAMARIN, GUIDDO 213).

La seconda evidenza in quest’area (codice A12: villa romana) si riferisce ad una struttura insediativa che occupa la parte NO dell’intersezione tra viale Piccolo S. Bernardo e corso Battaglione Aosta ed è stata oggetto di uno scavo di recupero nel 198928.

La documentazione di queste estese evidenze archeologiche in prossimità del tracciato della linea “Chambery” sembrano suggerire estrema cautela nell’esecuzione degli interventi di scavo, nonostante le aree più prossime a queste ultime siano già state interessate dall’apertura di trincee e dalla posa di cavi che serviranno al completamento della presente linea. Ulteriore cautela va suggerita anche in ragione del fatto che l’analisi della documentazione di scavo della Necropoli Occidentale Ex Polveriera, realizzata in fase di studio dei corredi (FRAMARIN,

GUIDDO 2013), ha rilevato come le strutture funerarie rinvenute si situassero ad una limitata profondità rispetto al piano di campagna ed anche come sussistano evidenti prove del fatto che l’area funeraria non sia stata indagata per intero.

28 Dati inediti Archivio Ufficio Beni Archeologici RAVA.

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Anche per questa parte dell’opera in progetto, ricadente nell’area urbana di Aosta, sono state condotte delle indagini preliminari tramite georadar. Queste hanno interessato parte del pianoro prospiciente la Dora e tutto il tracciato compreso tra Via Grand Eyvia e Corso Battaglione Aosta. In questa parte del tracciato l’unica anomalia certa segnalata29 è stata individuata proprio all’intersezione dei due assi viari, in prossimità della terminazione della linea (tav. 1), quando questa si inserisce nel cavidotto esistente.

29 Si veda paragrafo 5.2. (D4: 10 m). 47

E. L.E. n. 751 - Linea Jovençan:

E1 – Come le precedenti, anche questa linea dipartirà dalla cabina primaria Aosta Ovest, percorrerà un tratto di circa 180 m in cavo interrato per poi proseguire in cavo aereo per una lunghezza di circa 770 m su stessa palificazione della L.E. 750, in direzione Jovençan.

Per la porzione di tracciato interrato valgono le considerazioni già espresse per le precedenti linee elettriche e quindi le osservazioni proposte per il primo segmento della linea A. “Caves” per quanto attiene la porzione di cavo interrato e quelle relative al punto D1 della linea D “Chambery” per quanto attiene la porzione di linea aerea e le relative interferenze dovute alla realizzazione delle palificazioni.

E2 – Il tracciato, pur proseguendo ancora su linea aerea, si distacca da quello della linea “Chambery”, per curvare verso S e continuare per ulteriori 120 m. Da qui, mantenendo sempre la stessa direzione, il tracciato prosegue poi in cavo interrato (fig. 25) per circa 110 m e si attesta alla cabina elettrica esistente denominata “Rotin” (L.E. n. 600) sita in comune di Jovençan sul bordo della Strada Regionale 20.

Tutta l’area circostante, oltre alla già citata località “Châtellair” posta ad ovest, si caratterizza per la presenza di morfologie superficiali di difficile interpretazione dalla superficie, che potrebbero però conservare tracce di occupazione antropica (fig. 26).

Fig. 26 – E2: località “La Fournaise”, caratterizzata da morfologie superficiali di aspetto rettangolare e di difficile interpretazione (da Geoportale SCT).

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La presenza del toponimo “Châtellair” usato anche per designare la strada comunale intersecata dal tracciato nella sua parte terminale, quando si immette nella cabina “Rotin”, sembrerebbe potersi associare alla località appena citata e posta a immediatamente a NW. Rimane in ogni caso possibile la già citata ipotesi che, la localizzazione di quest’ultimo toponimo in un’area con anomalie morfologiche rilevate, possa invece riferirsi a aree di insediamento preromano30.

Poco più a E-SE, è documentato il toponimo “Fournaise” (fig. 26), derivante dall’antico francese fornel, fournel, latino furnellus, diminutive di furnus, «four». Il toponimo sembra quindi rimandare alla presenza di un antico forno o di una fornace appunto. Nelle immediate vicinanze è infatti segnalato dalla cartografia del PTP un bene culturale isolato (C186: Fornace per calce di Fournaise), in corrispondenza di un’anomalia superficiale di forma rettangolare, ulteriore conferma di preesistenze sepolte nell’area.

Il breve tratto interrato qui preso in considerazione si sviluppa sul fianco orientale di una piccola emergenza morfologica con tracce di terrazzamento (fig. 27 a dx.), la cui origine al momento non è chiara, ma potrebbe essere legata al modellamento glaciale, al pari degli altri piccoli rilievi posti nelle immediate vicinanze.

Fig. 27 – E2: a sx. il tracciato interrato prima della cabina “Rotin” (da S); vista del terrapieno sul quale insisterà il tubo interrato (da E).

Le opere in progetto in questo breve tratto sembrano insistere su un limitato versante terrazzato, alla base del quale è stato realizzato un terrapieno (fig. 27 a dx.) con relativo salto di quota rispetto ai terreni circostanti. Le osservazioni sul terreno e la localizzazione del tracciato sembrano escludere la presenza di stratigrafie archeologiche sepolte, anche se i toponimi presenti e le anomalie morfologiche individuate suggeriscono qualche cautela.

30 Si veda pag. 16 della presente relazione.

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5.2. ANOMALIE INDIVIDUATE DA ANALISI GEORADAR

Il precedente capitolo ha illustrato e sintetizzato, sulla base di un’interpretazione dei dati desunti da differenti ambiti di analisi , il contesto geomorfologico e storico-archeologico attraversato dalle linee in progetto e le potenziali interferenze, evidenti o meno, che queste potrebbero incontrare.

Il quadro appena tracciato è però arricchito, e sicuramente chiarito, dalle risultanze delle analisi georadar31 effettuate su alcuni tratti, più intensamente urbanizzati, del tracciato di progetto e in aree perispondali con l’obiettivo di individuare i possibili sottoservizi già esistenti, così da permettere una più snella attività di posa delle nuove condutture.

Il lavoro prodotto ha però anche il vantaggio di offrire un modello delle anomalie sotterranee poste lungo il tracciato della linea e, in alcuni casi, sussiste il dubbio che queste possano essere riconosciute come manufatti archeologici.

Come detto, le linee interessate dalle analisi del sottosuolo ricadono principalmente in comune di Aosta, area interessata da intensi fenomeni di urbanizzazione e parte delle aree perispondali dell’argine destro della Dora in comune di Jovençan, dove l’attestazione certa di precedenti lavori di scavo per la posa di sottoservizi, potrebbe rendere difficoltose le operazioni di scavo e posa delle condutture.

Più nello specifico si tratta dei segmenti B2, B4 e B5 della Linea “Martin”, del segmento C2 della Linea “Città Ovest” e del segmento D3 e D4 della Linea “Chambery”, che verranno qui di seguito illustrati.

B2 – questo intervallo è l’unico segmento analizzato al di fuori del comune di Aosta ed è localizzato in comune di Jovençan lungo l’argine destro della Dora, prima che la linea attraversi in cavo aereo il fiume per proseguire lungo l’argine sinistro verso Aosta. In questo breve tratto (circa 700 m ) è stato individuato un solo manufatto dubbio.

- 670 m (tavola 1, anomalia n° 1) - anomalia lineare di limitate dimensioni posta alla profondità di 0,80-1,00 m, che occupa la parte più prossima alla sponda del fiume, in prossimità dell’immissione nella cabina “Crêtes”.

B4 – questo segmento interessa la parte della linea “Martin” in comune di Aosta, quando questa abbandona il tracciato su pista ciclabile lungo l’argine destro della Dora per risalire

31 Le analisi georadar commissionate dalla Commitenza sono state eseguite da IGEAM srl nel mese di ottobre 2015.

50 sulla viabilità ordinaria. In questo intervallo è stato riconosciuto un manufatto non attribuibile a sottoservizi che, per la sua profondità, sarà intercettato dalle attività di scavo:

- 920 m (tavola 1, anomalia n° 2) – manufatto incerto alla profondità compresa tra 0,80 e 1,60 m. Si tratta di un’anomalia lineare di grandi dimensioni che ha origine sul bordo a valle di viale Piccolo S. Bernardo e che da qui prosegue verso il fiume fino ad arrivare a interferire anche con il tracciato della linea elettrica, quando questa piega verso la strada consortile adiacente al cimitero, poco prima della pista ciclabile.

B5 – l’ultimo segmento della Linea “Martin” attraversa parte di viale Piccolo S. Bernardo per poi curvare su via Montmayeur e poi, dopo aver svoltato nuovamente su via Volontari del Sangue, si innesta nella cabina esistente “S.Martin”. In questo breve segmento, come detto ricco di precedenti ritrovamenti archeologici, sono segnalate alcune anomalie certe che interferiscono con il tracciato in progetto:

- 800 m (tavola 1, anomalia n° 3) – il tracciato della linea lungo viale Piccolo S. Bernardo incontra numerosi sottoservizi, ma sembra interferire con altre anomalie, almeno fino a 800 m, quando incrocia un manufatto certo, ortogonale all’asse viario, posto ad una profondità compresa tra 1,00 e 1,50 m.

- 425 m (tavola 1, anomalia n° 4) – sulla base delle analisi georadar, lungo il suo tracciato su viale Piccolo S. Bernardo, la linea non sembra incontrare altre anomalie, al contrario di quanto ipotizzato sulla base dell’analisi dei probabili tracciati degli assi viari e solo a 425 m, poco dopo aver attraversato la linea ferroviaria risalendo verso monte, si incontra un manufatto certo di piccole dimensioni posto a 1,15 m di profondità. Poiché questo è posto in continuità con un sottoservizio alla medesima quota, non è implausibile si tratti di un pozzetto di derivazione o comunque di un manufatto contemporaneo.

- 275 m (tavola 1, anomalia n° 5) – il tracciato prosegue poi lungo via Montmayeur senza alcuna anomalia sepolta, mentre poco dopo la curva con via Volontari del Sangue, a circa 275 m, si registra una piccola anomalia certa, isolata in un’area non caratterizzata dalla presenza di sottoservizi e posta alla profondità di circa 1,00 m sul versante a valle della strada.

- 240 m (tavola 1, anomalia n° 6) – proseguendo lungo il tracciato, pochi metri più a N, si registra, sempre in un’area non interessata dalla presenza massiccia di sottoservizi, la presenza di un manufatto certo posto ortogonalmente rispetto al tracciato della linea, ad una quota compresa tra 1,00 m e 2,00 m. La linea prosegue poi fino alla deviazione verso la cabina “Martin” senza che si registrino ulteriori interferenze.

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D4 – il tracciato interessato da indagini georadar è quello prossimo all’area della “Necropoli Occidentale, lungo via Grand Eyvia, che prosegue poi nel terrazzo fluviale pianeggiante posto immediatamente a valle.

- 10 m (tavola 1, anomalia n° 7) – in un punto nel quale la linea in progetto si innesta nella linea esistente, è stato individuato un manufatto incerto, posto ortogonalmente rispetto al tracciato della linea ad una quota di circa 1,20 m. Questa anomalia si posiziona al di fuori dei limiti delle attività di scavo ma, pur posta al limite inferiore della profondità raggiunta dagli scavi per la posa delle condutture elettriche, deve essere presa in considerazione in ragione della sua localizzazione molto prossima ad un’area cimiteriale di epoca romana già conosciuta.

L’insieme delle anomalie individuate tramite analisi georadar permette quindi di ricalibrare e offrire un quadro più esaustivo delle possibili stratigrafie sepolte che possono interferire con il tracciato in progetto. In generale è interessante osservare come la maggiorparte del tracciato nell’area cittadina di Aosta si situi in contesti già estesamente modificati dalla posa di precedenti sottoservizi e come tutta l’area di viale Piccolo S. Bernardo, asse viario di primaria importanza per tutta la lunga storia della Valle, sulla base dei risultati di queste analisi, non sembri conservare tracce degli antichi assi viari di epoca romana, altrove invece ben più evidenti.

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6. VALUTAZIONE DEGLI INDICI DI RISCHIO ARCHEOLOGICO.

6.1. METODI DI VALUTAZIONE.

La Valutazione Preliminare di Rischio Archeologico, elaborato a partire dall’analisi di tutti i dati esposti nel precedente capitolo, ha come scopo la definizione degli indici di probabilità della presenza di depositi o di manufatti di interesse archeologico, emergenti o interrati, che possono interferire con le opere in progetto e viene elaborato sulla base di due distinti criteri valutativi: il Rischio Assoluto e il Rischio Relativo.

La determinazione del Rischio Assoluto riguarda la presenza e il grado di conservazione di eventuali depositi archeologici in una determinata area e si ottiene combinando tutti i fattori precedentemente presi in esame, quali la preesistenza di attestazioni archeologiche documentate da indagini o documenti di archivio, le caratteristiche geomorfologiche e topografiche dell’area e le relative possibilità che questa ospiti tracce di insediamenti antichi, le indicazioni fornite dalla presenza di eventuali toponimi rivelatori di resti sepolti, la sussistenza di anomalie morfologiche superficiali rivelatrici di possibili strutture nel sottosuolo e le risultanze delle ricognizioni sistematiche e dei sopralluoghi.

Sono state quindi valutati, come detto, tutti i distinti fattori che concorrono all’individuazione di evidenze archeologiche sepolte, tra le quali:

- la presenza accertata di evidenze archeologiche e/o assi viari (A – fattore di Rischio Archeologico accertato); - la presenza ipotizzata di evidenze archeologiche e/o assi viari (B – fattore di Rischio Archeologico ipotizzato); - le caratteristiche geomorfologiche del territorio che possono aver favorito la frequentazione dello stesso (C - fattore di Rischio Geomorfologico); - la presenza di toponimi significativi che suggerissero la presenza di insediamenti antichi (D - fattore di Rischio Toponomastico); - l’ipotetica presenza di eventuali testimonianze archeologiche in base alla contiguità o al collegamento con insediamenti o vie di comunicazione antiche (E - fattore di Rischio Topografico); - la presenza di eventuali anomalie visibili in fotografia aerea (F - fattore di Rischio Ortofotografia);

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- la presenza di eventuali materiali archeologici o strutture sepolte individuate in fase di ricognizione o di sopralluogo (G - fattore di Rischio Survey); - La presenza rilevata o supposta di resti archeologici sepolti, individuati sulla base delle indagini georadar (H – fattore di Rischio Georadar).

Sulla base della combinazione di tutti i fattori di rischio appena esposti è stato quindi definito un gradiente d’impatto archeologico assoluto articolato in sei livelli (tab.1):

VALORE D’IMPATTO ALTO (5) – in presenza di evidenze archeologiche e/o assi viari certi intercettati dall’opera in progetto, o di resti archeologici individuati dalle analisi georadar, con o senza gli altri fattori di rischio. PRESCRIZIONI SUGGERITE: assistenza continua e possibile realizzazione di sondaggi preventivi in corso d’opera, da realizzarsi mediante cantierizzazione dell’area in una fase antecedente a quella di realizzazione dell’opera in progetto.

VALORE D’IMPATTO MEDIO-ALTO (4) – in presenza di documentate evidenze archeologiche con localizzazione certa nelle vicinanze dell’opera in progetto, con o senza gli altri fattori di rischio. PRESCRIZIONI SUGGERITE: assistenza continua da parte di archeologi professionisti. Schedatura e documentazione delle stratigrafie. Possibili interruzioni delle attività di realizzazione delle opere in caso di ritrovamenti che potrebbero comportare la necessità di procedere ad un ampliamento dello scavo archeologico.

VALORE D’IMPATTO MEDIO (3) – in presenza di evidenze archeologiche e/o assi viari ipotizzati, di rinvenimenti sporadici identificati da areali topografici estesi (es. nomi di località), con o senza gli altri fattori di rischio. PRESCRIZIONI SUGGERITE: sorveglianza archeologica in fase di realizzazione dell’opera da realizzarsi da parte di archeologi professionisti, con schedatura e documentazione grafica o fotografica a campione delle stratigrafie.

VALORE D’IMPATTO MEDIO-BASSO (2) – in presenza di uno o più fattori di rischio compreso tra C, D, E, F, G. ‐ PRESCRIZIONI SUGGERITE: da valutare, in base alle risultanze dei lavori effettuati nelle tratte limitrofe, la necessità della sorveglianza archeologica in fase di realizzazione dell’opera da realizzarsi da parte di archeologi professionisti, con schedatura e documentazione grafica o fotografica a campione delle stratigrafie.

VALORE D’IMPATTO BASSO (1) – in assenza di fattori di rischio o per la possibile asportazione di depositi sepolti. PRESCRIZIONI SUGGERITE: nessuna prescrizione.

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VALORE D’IMPATTO BASSO-NULLO (0): in assenza di fattori di rischio, per la sussistenza degli interventi di scavo in aree già oggetto di precedenti interventi di scavo oppure ancora, perché sia già stata verificata l’assenza di depositi di tipo archeologico e l’area sia stata quindi interamente bonificata da ogni presenza archeologica. PRESCRIZIONI SUGGERITE: nessuna prescrizione.

Si ritiene comunque necessario sottolineare, in questo paragrafo dedicato alla valutazione del rischio archeologico, come alcuni segmenti di linee differenti siano alloggiati nelle medesime trincee o attestati su medesime linee aeree, spesso anche per lunghi tratti, e quindi l’interpretazione dei dati e le valutazioni del relativo rischio archeologico sono in alcuni casi ripetute, come visibile nella tabella seguente (tab. 1).

A1 1 D1 - interrata E1 - interrata B1 2 C1 B2 3 C3 B3 4 C2 B4 5 C3 D1 - aerea 6 E1 - aerea

Tab. 1 – tabella riepilogativa dei segmenti alloggiati nel medesimo tracciato.

Le osservazioni proposte nel precedente capitolo sono state quindi sintetizzate in una tabella riassuntiva (tab. 2) che, nella sua suddivisione interna, ricalca quella utilizzata per l’interpretazione dei dati e degli indizi relativi all’esistenza di eventuali depositi o evidenze archeologiche lungo il tracciato in progetto. Si è quindi seguita la suddivisione in singoli segmenti delle differenti linee, al pari di quanto già effettuato nel precedente capitolo.

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FATTORI DI RISCHIO RISCHIO A B C D E F G H ASSOLUTO RELATIVO A: Linea Caves

A1 ------BASSO BASSO A2 -xx-x--- MEDIO MEDIO A3 xxxxx- - - MEDIO MEDIO A4 -xxxx- - - MEDIO MEDIO B: Linea Martin

B1 ------BASSO BASSO B1 - esistente ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO B2 - anomalia ------xMEDIO-ALTO MEDIO-ALTO B2 ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO B3 ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO B4 ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO B4 - anomalia ------xMEDIO-ALTO MEDIO-ALTO B5 xxxxx- -x ALTO ALTO C: Linea Città Ovest

C1 ------BASSO BASSO C2 ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO C2 - cabina --x-----MEDIO-BASSO MEDIO-BASSO C3 ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO D: Linea Chambery

D1 - interrata ------BASSO BASSO D1 - aerea xxxxx- - - MEDIO MEDIO D2 - aerea ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO D2 - interrata ---x---- BASSO BASSO D3 ------BASSO-NULLO BASSO-NULLO D4 - terrazzo ------BASSO BASSO D4 - rilevato xxxxx- -x ALTO MEDIO-ALTO E: Linea Jovençan

E1 - interrata ------BASSO BASSO E1 - aerea xxxxx- - - MEDIO MEDIO MEDIO MEDIO E2 --xx-x--

Tab. 2 – tabella di sintesi della valutazione dei fattori di rischio32.

32 In grassetto si evidenziano i segmenti per i quali si suggerisce una qualche forma di sorveglianza archeologica. Le motivazioni sono esplicitate nel paragrafo 6.2.

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6.2. INTERPRETAZIONE DELLE RISULTANZE.

A seguito di questa valutazione è stato poi anche definito il fattore di Rischio Relativo (tab. 2) che riguarda invece la previsione, ponderata sulla base della tipologia delle opere da realizzarsi e dall’eventualità che queste interferiscano, in corso di realizzazione, con depositi archeologici sepolti. La definizione del relativo indice è effettuata quindi valutando sia l’indice di rischio assoluto assegnato all’area nella quale vengono effettuate le opere in progetto, sia la tipologia dei lavori e le modificazioni che queste apporteranno ai depositi sepolti.

Come già illustrato in precedenza, la quasi totalità degli interventi relativi a questo progetto si realizzerà mediante lo scavo di trincee per la posa di cavi; queste avranno dimensioni medie di 0,40-0,60 m di larghezza per 1,00-1,20 m di profondità. Nelle porzioni del tracciato dove le future linee elettriche non verranno interrate, ma resteranno aeree, è prevista la realizzazione di palificazioni che comporteranno, per la loro posa in opera, lo scavo di un basamento di circa 1,50 x 1,50 m per 2,00 m di profondità.

Qui di seguito si offrono, sulla base delle osservazioni precedentemente esposte, alcune considerazioni sulle parti di tracciato per le quali si è ritenuto di valutare un indice di rischio

differente da BASSO o BASSO-NULLO, cioè in tutte quelle situazioni nelle quali si sono suggerite delle prescrizioni, motivando le scelte fatte e proponendo inoltre alcune osservazioni aggiuntive riguardo le opere in progetto.

- A2, A3 e A4: a questi tratti della linea “Caves”, tutti localizzati in linea interrata, è stato

attribuito un fattore di rischio MEDIO in ragione del fatto che le attività di scavo sezionano per quasi 1 km, in direzione N-S, l’area subpianeggiante immediatamente prospiciente il versante destro della Dora nei comuni di Aymavilles e Jovençan. Ciò rende possibile il rinvenimento di stratigrafie sepolte sia in ragione del tracciato, della profondità di scavo raggiunta se confrontata con la geomorfologia dell’area, sia della probabile esistenza, in quest’area, di assi viari di epoca romana paralleli alla Dora e quindi perpendicolari al tracciato. L’unico punto, per la verità molto breve, nel quale il fattore di rischio assoluto può essere abbassato è il breve tratto di accesso alla frazione di Pompiod, dove lo scavo sembra insistere su un terrapieno artificiale.

- B2 anomalia: si tratta in questo caso di un breve tratto, compreso tra la Cabina “Cretes” e l’inizio della strada comunale in sponda destra della Dora. Qui è stata individuata dalle analisi georadar un’anomalia lineare certa; in questo caso tutto il tracciato è definito come a Rischio

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Assoluto BASSO-NULLO perché realizzato su argine artificiale della Dora, mentre solo in

questa breve porzione il Rischio si modifica a MEDIO-ALTO per la necessità di indagare la struttura sepolta.

- B4 - anomalia: in questa limitata porzione terminale del segmento B4 si è individuata, tramite indagini georadar, un’anomalia probabile di grandi dimensioni posta nel senso di

massima pendenza del versante. Per questo motivo si è elevato il fattore di rischio a MEDIO-

ALTO, rendendosi necessaria un’indagine approfondita delle eventuali evidenze sepolte.

- B5: in questo caso si è deciso di non modificare il fattore di rischio, mantenendo il valore

come Rischio Assoluto ALTO, nonostante alcuni fattori contrastanti. Da una parte si registra come le evidenze archeologiche già indagate nel Cantiere V.i.p.a., situato in via Volontari del Sangue, nelle immediate vicinanze del tracciato della Linea B “Martin”, sono state

identificate ad una profondità di poco superiore a 2 m dal piano di campagna attuale (MOLLO

MEZZENA 1997, tav.3, pag. 144), mentre lo scavo si spingerà, come detto, non oltre 1,20 m e non sembra quindi possibile che vi siano interferenze con queste preesistenze archeologiche.

Ciò non esaurisce comunque la possibilità di ritrovamenti di epoca più recente, attestati però da rinvenimenti più superficiali, ma posti a maggiore distanza rispetto al tracciato. Infatti, la perimetrazione dell’area archeologica A11 individuata da PTP, e compresa nell’isolato formato da via Sinaia, via Montmayeur, via Volontari del Sangue e viale Europa, non sembra avvicinarsi troppo agli interventi di scavo, ma una seconda perimetrazione, questa volta definita dal PRGC del comune di Aosta, allarga i confini dell’area archeologica fino al limite con via Volontari del Sangue.

Oltre a quanto appena affermato, la già citata presenza di anomalie individuate dalle analisi

georadar, suggeriscono di mantenere il fattore di Rischio come ALTO.

- D1 – aerea e E1 – aerea: Lo scavo per i sostegni di questo segmento aereo delle due linee, pur non configurandosi come scavo in trincea lineare, quanto piuttosto come intervento di scavo puntiforme, interessa comunque i versanti della località “Châtellair”, caratterizzata dalla presenza di un castello e di una casa-torre di epoca medievale. Nonostante gli estesi rimaneggiamenti del versante settentrionale, interessato dal passaggio delle linee, a seguito della costruzione di una galleria autostradale, si è comunque ritenuto corretto non modificare

l’indice di rischio MEDIO e di suggerire l’assistenza archeologica per questo breve tratto. La

mitigazione di tale indice, a MEDIO-BASSO o BASSO, potrebbe avvenire a seguito della

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valutazione della constatazione che le palificazioni insisteranno esclusivamente su terreni precedentemente rimaneggiati.

Si è ritenuto corretto mantenere un indice di rischio simile per le restanti palificazioni poste a E-NE di questa località, in ragione della distanza relativa dalle sponde del fiume (oltre 200 m), della morfologia subpianeggiante dell’area e della posizione relativamente rialzata di quest’ultima. Anche per questi interventi valgono le osservazioni proposte circa la possibile mitigazione dell’indice di rischio.

- D4 rilevato: a questo segmento, caratterizzato nella sua parte terminale dalla presenza di aree

archeologiche già segnalate, si è deciso di attribuire un fattore di Rischio Assoluto ALTO in ragione della concomitante presenza, come detto di siti archeologici, in prossimità delle opere di scavo e della presenza di almeno un’anomalia sepolta certa che non può essere interpretata come sottoservizio. Ponderando però l’impatto e la profondità delle lavorazioni con le precedenti risultanze e con la localizzazione dell’anomalia individuata, posizionata nel tratto nel quale la linea sfrutta il cavidotto esistente, si è qui preferito attribuire un fattore di Rischio

Relativo MEDIO-ALTO. Rimane comunque da verificare la reale interferenza, durante le attività di scavo di questa anomalia con le lavorazioni. - E2: per questo limitato segmento di linea interrata si è preferito attribuire un fattore di Rischio

MEDIO in ragione del fatto che, pur nella probabile assenza di stratigrafie archeologiche sepolte, le risultanze della ricognizione, i toponimi presenti e le anomalie morfologiche potrebbero portare al rinvenimento di stratigrafie sepolte.

Un’ulteriore considerazione meritano le attività di scavo connesse alla realizzazione delle nuove cabine elettriche33 che, pur non localizzandosi in aree immediatamente prossime ad aree archeologiche conosciute, in ragione dell’ingombro delle attività di scavo e per la localizzazione di almeno due di esse in prossimità di possibili tracciati viari antichi (Cabina “Segheria”) o di possibili ritrovamenti sporadici (Cabina “Pompiod”), potrebbero portare al rinvenimento di tracce di preesistenti frequentazioni antiche e per le quali si suggerisce quindi l’assistenza costante in corso di scavo. La prescrizione appena suggerita potrebbe essere mitigata, nelle more della progettazione definitiva, dall’evidenza del posizionamento di queste cabine in contesti già alterati da precedenti attività di scavo.

In parte diverso è il discorso che riguarda la Cabina “Remise”, localizzata nelle immediate vicinanze degli argini della Dora, in un contesto perispondale, verosimilmente originato dagli

33 Si tratta delle cabine “Segheria”, “Pompiod” e “La Remise” e della Cabina Primaria “Aosta Ovest”.

59 apporti fluviali della Dora. Ciò sembra suggerire una possibile assenza di tracce di frequentazione antica, anche se l’ingombro delle attività di scavo può consigliare una sorveglianza archeologica, con relativa documentazione a campione delle stratigrafie.

In conclusione, sulla base delle considerazioni sinora esposte, si ritiene che, pur avendo interpretato numerosi segmenti delle linee elettriche come a rischio archeologico basso o basso-nullo per ciò che concerne il possibile rinvenimento di elementi di antropizzazione di epoca preistorica e storica, alcuni brevi tratti dei tracciati di queste linee, e delle relative opere accessorie, si posizionano invece in situazioni ad elevato rischio archeologico. Ciò è vero soprattutto in Comune di Aosta, in ragione della vicinanza delle aree di necropoli già conosciute o del sito di St-Martin-de-Corléans e, con gradienti di rischio leggermente inferiori, anche nelle aree rilevate attraversate dal progetto, come le aree più alte dei comuni di Aymavilles e Jovençan (loc. Pompiod e Raffort) o quelle che hanno rivelato una probabile funzione di controllo delle vie di passaggio e sulle quali insistono strutture in alzato di epoca medievale (località Châtellair a Jovençan).

In fede

Gabriele Martino

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