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Migliarino - Selva Regia, Selva Palatina, Selva Paratina - Fossa Magna

ID: 2719 N. scheda: 31300 Volume: 2, 3 Pagina: 337; 209 - 213 ______Riferimenti: 29490 Toponimo IGM: Migliarino Pisano - N di Migliarino (E di Via S. Niccolò) Comune: Provincia: PI Quadrante IGM: 104-2 Coordinate (long., lat.) Gauss Boaga: 1608020, 4846693 WGS 1984: 10.34287, 43.76697 ______UTM (32N): 608084, 4846867 Denominazione: Migliarino - Selva Regia, Selva Palatina, Selva Paratina - Fossa Magna Popolo: (S. Niccola a Migliarino annesso a) S. Pietro a Malaventre Piviere: S. Alessandro a Vecchiano Maggiore Comunità: Bagni a S. Giuliano Giurisdizione: Bagni a S. Giuliano Diocesi: Compartimento: Pisa Stato: Granducato di Toscana ______

MIGLIARINO in Val di Serchio. - Vasta tenuta selvosa, che faceva parte della Selva Regia, Palatina o Parantina , da molti secoli posseduta dalla magnatizia famiglia Salviati di Firenze, ora della principesca casa Borghesi-Salviati di Roma nella parrocchia di Malaventre, cui fu annessa l'antica prioria di S. Niccola a Migliarino, nella Comunità Giurisdizione e circa 5 in 6 miglia toscane a libeccio de'Bagni di S. Giuliano, Diocesi e Compartimento di Pisa. La Selva Regia , di cui questa di Migliarino occupa una gran porzione, estendevasi da levante a ponente dalle sponde del Serchio sino alle falde del Monte di Quiesa, e da settentrione a ostro, dalla Fossa Magna e dal Lago di Massaciuccoli sino alla foce del Serchio prolungandosi di là lungo il mare verso Viareggio. La selva di Migliarino, facente parte nel medio evo della Selva Parantina , fu donata per metà alla chiesa priorale di S. Niccola a Migliarino, e per ogni restante concessa in feudo sino dal secolo XI agli antenati di due famiglie pisane, degli Orlandi e de'Pellari, alle quali venne poi confermata nel 1113 (7 aprile) dalla Contessa Matilde, e nel 1117, (12 agosto) dal Marchese Rabodone in favore di Gualando nipote di Lamberto Orlando cittadino di PISA; a condizione per altro, che di cotesta selva e di tutti

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gli altri beni della Marca che egli ed altri cittadini avevano ottenuto a titolo d'enfiteusi dalla corona dei re d'Italia, dovessero godere i marchesi di Toscana pro tempore , o i messi loro, l'uso del legname, dell'erbatico e della caccia. - (MURATORI, Ant. M. Aevi T. I). In questo documento autentico non si fa parola dalla tradizione volgarmente invalsa, che costà nel bosco di Migliarino un nobile pisano di nome Nanni della famiglia Orlandini uccidesse nel 1109 un serpente straordinario, che distruggeva armenti ed uomini con spavento di tutta la città; cosicché il Comune di Pisa per gratitudine dichiarò signore di Migliarino Nanni Orlandi con tutti i suoi discendenti. Aggiunge quella leggenda, che in memoria di una tale avventura fu scolpito un anaglifo nella chiesa di Migliarino, trasportato più tardi nel camposanto di Pisa. - (TRONCI, Annali pis . - ANNAL. CAMALD. all'anno 1109.) Pochi anni dopo la morte della contessa Matilde, essendo insorta controversia fra i diversi signori della Selva Parantina , o di Migliarino , per cagione della preminenza di feudo di detta Selva e del giuspadronato della chiesa di S. Niccola a Migliarino, quae Ecclesia in Parantina sita est , fu fatta fra i litiganti una transazione in presenza di molti nobili e prudenti nel luogo di Quiesa presso la parrocchia di San Michele, col rimettere all'arbitrio dei giudici il lodo pronunziato lì 2 novembre 1126, indizione IV. - Nella qual transazione le parti promisero di starsene al giudizio ed arbitrio che avrebbe lodato il nobilissimo Ugone. Che però essendo stati esaminati i documenti, e intesi i testimoni e le difese delle parti, una delle quali affermava che la Selva Parantina era stata concessa in feudo dall'Imperatore Arrigo III agli ascendenti di Ugone Tassignaro padre di Lupiscino, e ai suoi discendenti che reclamavano da una parte, mentre dall'altra parte i figli di Orlando e suoi consorti asserivano che il primo diploma di codesto feudo fu elargito dallo stesso Imperatore a Rolando, ossia Orlando del fu Ildebrando e padre dell'Ildebrando ivi presente; inteso tuttociò, gli arbitri eletti pronunziarono il lodo a favore d'Ildebrando del fu Orlando e de'suoi consorti, come figliuolo ed eredi di quell'Orlando che era stato investito prima di ogni altro del feudo della Selva Parantina e della chiesa di San Niccola ivi situata. Nel 1 agosto 1197, vertendo lite fra la comunità di Massa Rosa e i nobili Orlandi e Pellari relativamente a un pezzo di terra boschivo situato lungo il tombolo, in luogo detto Rosario , al quale confinava da un lato la fossa Carraja che conduceva fino al mare, dal secondo lato arrivava sino al poggio di Guidaria verso il Padule, mentre dal terzo lato era limitato da una fossa verso il botro che guardava mezzogiorno, e di là fino al mare, e dal quarto lato aveva a confine lo stesso mare, per istrumento pubblico di detto giorno fu concordato e rimesso il giudizio negli arbitri; i quali lodarono, che ciascuna delle due parti avesse la metà de'frutti del pezzo di terra situato nel luogo e confini testé designati. Nel 1216, per istrumento rogato lì 28 luglio dal notaro Angiolo, nella chiesa di S. Niccola a Migliarino, un rappresentante della casa Orlandi, e quello della casa Pellari proprietarj per indiviso della Selva Parantina diedero in affitto per cent'anni alla comunità di Quiesa, e per essa ai suoi consoli, un pezzo di terra posto nei confini dei Botri ; il qual possesso toccava da un lato la Fossa Nuova , da un altro lato il mare , dal terzo lato la Fossa Columbraria , e dal quarto lato locus in Ripa ; con facoltà al Comune di Quiesa di servirsene per uso proprio, di farvi pascolare il bestiame, di raccogliervi fieno e pagliareccio, di cacciare dentro i confini dello stagno al mare, coll'obbligo però di lavorare le terre che erano da lavorarsi. Si concedeva inoltre agli uomini della comunità di Quiesa facoltà di trapassare per le fosse e per le terre dei sopra nominati Orlandi e Pellari da oggi a cent'anni futuri, di potersi ritenere la quarta parte di ciò che fosse gettato sul lido del mare per naufragio, e la quarta parte di tutte le raccolte di legna ecc., con l'onere ai popoli di Quiesa di rinnovare ogni cent'anni il giuramento di fedeltà agli eredi dei figli di casa Orlandini e Pellari, e con che i nunzj della chiesa di S. Niccola di Migliarino, e gli amministratori dei suoi beni potessero mandare le bestie a

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pascolare nel sopradescritto pezzo di terra affittato alla comunità di Quiesa. In seguito, per atto pubblico celebrato lì 28 settembre 1271 nella piazza della comunità di Quiesa, contado di Lucca, i consoli di questa stessa comunità, davanti ad Alcherio notaro e a molti testimoni, rinnovarono il giuramento nelle mani di Guidone potestà della casa Orlandi e Pellari alla presenza di varii nobili di quella consorteria, col promettere fedeltà ai suddetti nobili, di conservare ed accrescere il podere e giurisdizione che i signori Orlandi e Pellari avevano nella Selva Parantina, della quale ivi sono ripetuti i più volte accennati confini, e specialmente quelli del pezzo di terra boschivo , agreste, padulesco e sterpeto locato a detta comunità di Quiesa dai nobili delle case prenominate, a tenore dell'atto rogato dal notajo Angelo nel 28 luglio 1216, e visto da Alcherio notaro. - Di più giurarono di difendere e mantenere la chiesa di S. Niccola di Migliarino situata nella Selva Parantina con le case, beni e diritti dovuti alla stessa chiesa. Con istrumento del 4 dicembre 1336, dato sotto il portico della chiesa di S. Prospero a Bozzano, e rogato da Giovanni del fu Lupo da Bozzano in presenza di Cello di Matteo dal Poggio cittadino lucchese, e del rettore della predetta chiesa, i consoli della comunità di Bozzano della vicaria di Camajore per se e loro successori prestarono giuramento di fedeltà nelle mani del potestà dalla casa Orlandi e Pellari di Pisa per rapporto a un pezzo di terra consistente in un bosco situato verso la marina, dentro la tenuta dei sopraddetti nobili. Il qual terreno consisteva in una macchia con pagliareto e tombolo chiamata Selva Parantina , o Paratina : in qua silva Paratini sita est ecclesia S. Niccolai de Migliarino. La qual macchia confinava, da un lato col Termine (forse così detto dell'antico confine delle due diocesi, pisana e lucchese), dal secondo lato toccava l'argine del Serchio, dal terzo lato arrivava sino al mare, e dal quarto lato confinava in Colubraria, et recta linea trahit per Lacum de Massa Ciucchuli, et per Fossam Magnam usque ad Fossam Starnigianam etc. La porzione poi di macchia data in feudo ai preaccennati Orlandi e Pellari agli uomini di Bozzano confinava con una porzione della Selva Parantina, in luogo detto, ai Botri verso la Fossa Magna , e di là al mare; dall'altro lato in Colubraria e nel Lago di Massa Ciucculi . La qual porzione di Selva i figli di Pellario e di Orlando avevano dato ad enfiteusi alla comunità di Massa Grosa ( Massarosa ). Lo stesso giuramento di fedeltà fu prestato l'anno dopo (nel dì 6 dicembre del 1337) nella chiesa di S. Niccola di Migliarino dai consoli della comunità di Bozzano nelle mani di Jacopo di Simone degli Orlandi procuratore delle case Orlandi e Pellari alla presenza da varj testimonj. Nella quale occasione fu confermata per altri cent'anni l'enfiteusi della porzione della Selva Parantina allogata al comune di Bozzano con l'onere di fornire annualmente la quarta parte della raccolta di legna, pagliareccio, biade, ecc. Essendo poi nata questione fra i nobili di Bozzano del contado di Lucca e quelli delle case Orlandi e Pellari sopra la giurisdizione della metà per indiviso di un pezzo di terra posto nei confini di Viareggio, a partire, cioè, dal luogo chiamato Termine fino al Scieparsa presso il mare, cui confinava dall'opposta parte una fossa per quam ducuntur ligma navigabilia a castro Motronis usque Pisas , si concordò fra le parti suddette per istrumento del 6 ottobre 1338 nel modo seguente; cioè, che i nobili di Bozzano per essere gli eredi di un tal Gherardo da Schiava , insieme agli eredi di Lemmo di Veltro e i suoi consorti si obbligavano di non molestare i nobili Orlandi e Pellari nel diretto dominio della suddetta metà di terreno, per cui dichiararono di aver ricevuto dai predetti nobili pisani fiorini 110 d'oro, sottoponendosi nel caso d'inosservanza alla penale del doppio. La qual convenzione fu poi ratificata da alcuni di quei consorti nello stesso mese di ottobre, e parte nel seguente gennajo, mentre altri vi si uniformarono nel luglio del 1340. Nel 1348, li 31 luglio, Pessino del fu Ranieri dei nobili da Bozzano, stando in Pisa, per contratto rogato da Ser Giovanni da Castiglione, convenne con i signori Orlandi e Pellari per l'enfiteusi dalla metà di un pezzo di terra per indiviso, posto

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nei confini di Viareggio, a partire dal luogo detto la Carraja del Termine fino a Scieparsa presso il mare , e verso Pisa fino ai Botri , o alla Fossa Columbraria , e dalla Fossa Columbraria fino al mare . Per la quale enfiteusi il suddetto Pessino a nome anche di altri nobili da Bozzano suoi consorti pagò ai nobili Orlandi e Pellari dodici fiorini d'oro. Si è visto che la contessa Matilde con placito dell'anno 1113, dato presso Massa Lombarda, aveva investito Gualando nipote di Lamberto figlio d'Orlando cittadino pisano della metà della Selva Parantina . - E sebbene manchi il documento archetipo relativo all'investitura dell'altra metà di detta Selva; che questa fosse data alla chiesa priorale di S. Niccolò di Migliarino, piuttosto che ai nobili del poggio come scrisse l'annalista Tolomeo lucchese, si trovavano ragioni sufficienti per farcelo credere nei documenti seguenti. - Lo prova innanzi tutto una bolla di Eugenio III del 1145, poscia un privilegio del 1191 dell'Imperatore Arrigo VI, coi quali diplomi si confermano alla chiesa di S. Niccolò di Migliarino i beni donati dalla contessa Matilde e dai di lei genitori, beni che si dichiarano posti fra (una fossa presso Migliarino) e la Fossa Nuova , e dal mare fino a Fossa Magna , e di là andando sino al Lago . Infatti fra le pergamene appartenute agli Orlandi di Pisa, che esistevano in deposito nel Monastero di S. Silvestro di detta città, donde quel deposito venne disperso e alienato dopo la sua soppressione, vi era una membrana dell'anno 1090 relativa a una donazione fatta alla chiesa di Migliarino del pascolo della stessa selva. Inoltre in un'altra carta del 1127 trattavasi dell'investitura o conferma della metà della Selva Parantina fatta dal Marchese di Toscana. Eravi finalmente una copia dei seguenti due privilegi, scritta sotto i giorni 22 e 23 giugno 1487, autenticata da Andrea d'Jacopo di Ser Giovanni dal Campo notaro pisano. Il primo di quei diplomi era dell'Imperatore Arrigo VI del 1191 testé citato; l'altro una bolla concistoriale del Pontefice Innocenzo (forse III), con la quale il Pontefice a esempio de'suoi predecessori, cioè, di Eugenio (III), Alessandro (III), Lucio (III), Urbano (III), Clemente (III), e Celestino (III) confermava alla chiesa di Migliarino i beni nei modi e luoghi descritti in altra bolla spedita dal Pontefice Innocenzo II fino dal 1136 a favore della chiesa di Migliarino. - Vedere FOSSA MAGNA e MALAVENTRE. La metà pertanto della Selva Parantina donata, o confermata dalla contessa Matilde ai figli di Orlando, nel secolo XVI era passata, almeno in parte, nella famiglia Roncioni per istrumento dotale del 24 novembre 1497, stile pisano, e più modernamente nella nobile casa Roselmini; mentre l'altra metà della stessa selva continuava a dipendere dal priore di S. Niccola di Migliarino. Nel 1579 il canonico Gabbriello Raù rettore del benefizio della chiesa di Migliarino per atto pubblico cedè a Jacopo di Lorenzo Salviati cittadino fiorentino a titolo di livello perpetuo stiora ottocento di macchia compresa nella tenuta di Migliarino, quando già un'altra porzione della stessa macchia era stata acquistata in compra da Jacopo Salviati nel 1521 per rogito di Tommaso Meucci. Da quell'epoca in poi la tenuta di Migliarino si è conservata costantemente nella famiglia de'duchi Salviati di Firenze, dalla quale è passata per materna eredità nella casa de'principi Borghesi di Roma. - Vedere MALAVENTRE.

FOSSA, DOGAJA, FOSSATO ec. Sinonimi tutti di un qualche scolo perenne o temporario di acque incassato nella bassa pianura. Tra le varie fosse o dogaje noterò le seguenti come i più distinte nella storia idrografica della Toscana.

FOSSA MAGNA fra l'Arno e il Serchio. - Ha principio da due capi, e riceve le acque di scolo della pianura di e di Malaventre, a settentrione della strada Regia di Viareggio, per quindi vuotarle nel lago di Massacciuccoli . - Nel

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1136 il Pont. Innocenzo II confermò alla chiesa di S. Niccolò di Migliarino i beni stati ad essa concessi dalla contessa Matilde, i quali dichiara situati fra Montione e la Fossa Magna ; comecchè un'altra Fossa Magna diversa da questa di Massacciuccoli esistesse nella pianura meridionale di Pisa alla sinistra dell'Arno, scavata nell'anno 1159, nella lunghezza di 1500 pertiche, dal Comune di Pisa; cioè, Fossam magnam in Leporare a Cornio (f. Scornio) usque prope petrariam Tufi . (TARGIONI, Viaggi, Tom. I). La bellezza e vastità di questa porzione di pianura piisana, soggetta per altro a restare bene spesso impaludata, ha risvegliato più volte il desiderio di portarvi qualche miglioramento, ma sempre con infelice successo. Uno di questi tentativi fu eseguito nel 1653 nella pianura traversata dalla Fossa Magna di Massacciuccoli per le cure dell'olandese Wander Stract; il quale ottenne dal principe la proprietà del terreno tosto che lo avesse stabilmente bonificato. Egli infatti tentò di prosciugarlo mediante l'intersecazione di frequenti canali e fosse, che attestavano alla Fossa Magna , sperando in tal guisa di poter condurre tutte le acque della pianura interposta, facendovele salire col mezzo dei mulini a vento. Ma due grandi inconvenienti, cioè la forza del vento che fra noi non è regolare come in Olanda, e la qualità del terreno limaccioso e fragilissimo, resero inutili le fatiche di quell'intraprenditore e le enormi spese che assorbirono tutto il patrimonio del progettista; in guisa tale che non è restato a quella palustre pianura altro che il nome di Val di Stratte .

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