Comune di Monteroni d’

Avvio delle Procedure per il nuovo Piano Strutturale

LdP associati

Antonio Mugnai

Anna Calocchi Stefania Rizzotti

Luca Gentili

Roberta Ciccarelli Valentina Pecci

dicembre 2005

1 Si ringrazia l’Università di Dipartimento Archeologia Medievale per aver reso disponibili molte delle immagini fotografi che riprodotte in questo documento

2 Indice

PREMESSE 5

1. INQUADRAMENTO URBANISTICO TERRITORIALE 11 1.1. Monteroni d’Arbia e il suo territorio 11 1.2. Analisi demografi ca 14 1.3. Contesto economico e produttivo 20 1.4. Aree urbanizzate e territorio aperto 25 1.5. Risorse essenziali e qualità ambientali 33 1.6. Il turismo 48 1.7. Inquadramento urbanistico 52

2. DISPONIBILITA’ DATI SU AMBIENTE E TERRITORIO 73 2.1. Acqua 73 2.2. Aria 77 2.3. Clima 77 2.4. Energia 77 2.5. Rifi uti 80 2.6. Suolo e sottosuolo 83 2.7. Inquinamento magnetico e acustico 86 2.8. Mobilità 91 2.9. Archeologia 98

3. INDAGINI E RICERCHE INTEGRATIVE DEL PIANO STRUTTURALE 103 3.1. Indagini urbanistiche 103

4. ATTUAZIONE DEL PRG VIGENTE 108

5. TEMI ED OBIETTIVI DEL NUOVO PIANO 114

3 4 Premesse

Iniziare il percorso per la defi nizione di un Piano Strutturale è innanzitutto una grande responsabilità di cui è necessario assumerne la massima consapevolezza. Non vi è dubbio, che tra gli atti che caratterizzano un mandato di una Amministrazione, il Piano Strutturale è sicuramente quello di maggiore rilevanza, quello in grado di produrre direttamente effetti sul territorio e sul contesto socio-economico, l’atto che produce tali effetti in un periodo molto più lungo rispetto alla “vita amministrativa” di coloro che se ne assumono la paternità.

E’ quindi allo stesso tempo una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità. Attraverso questa rifl essione, che inauguriamo con l’avvio del procedimento, avremo in sostanza il dovere di ripensare Monteroni d’Arbia, la sua identità, il suo territorio, la sua composizione sociale, i suoi bisogni, il suo sviluppo economico. Un onere di grande rilievo, perché saremo chiamati a fare scelte che ci costringeranno a ragionare in una visione di come immaginiamo, o come vorremmo che fosse il nostro paese e la nostra comunità tra 20 anni.

E dovremo farlo rifl ettendo non solo sugli obiettivi ma anche sugli strumenti pubblici e privati che si renderanno necessari per raggiungerli.

E potremo ragionare per la prima volta di Monteroni con metodi nuovi che ci vengono offerti e con prospettive diverse che ci vengono aperte dal Piano Strutturale, e su scenari e dimensioni più vaste che si collocano nell’ambito dello Schema Metropolitano, superando defi nitivamente vecchie concezioni che assegnavano sostanzialmente ai vecchi Piani Regolatori il compito di prevedere la crescita quantitativa delle abitazioni e la loro ubicazione.

Noi saremo chiamati a fare molto di più.

Alla luce delle recenti innovazioni normative, come la Legge 1/2005 della Regione Toscana, gli strumenti di programmazione abbandonano defi nitivamente una concezione semplicemente urbanistica per passare ad una più complessiva – e complessa - visione del “governo del territorio”, nella quale si ricomprendono tutti gli elementi e le risorse, sia quelle di natura statutaria, che divengono quindi immodifi cabili, che quelle di natura strategica.

Oggi abbiamo quindi l’occasione e gli strumenti, per avviare una rifl essione complessiva per immaginare lo sviluppo futuro del nostro territorio e della nostra comunità.

Si apre infatti la fase in cui saremmo chiamati a progettare la Monteroni d’Arbia di domani, cercando di esaltarne le opportunità e di risolverne le contraddizioni. In questo senso, quando diciamo di lavorare ad un progetto di città, l’idea è quella di superare il Piano stesso che resta però lo strumento

5 principe attraverso il quale, per la prima volta, un insieme di indirizzi e di politiche che riguardano il paese trovano la loro collocazione e gli strumenti per realizzarle.

Il piano è infatti contemporaneamente immagine del futuro della città e del territorio, anticipazione di ciò che essi potrebbero essere o si vorrebbe che divenissero; è programma degli interventi che si ritengono necessari per realizzare quella stessa immagine e soddisfare i desideri, le domande e i bisogni che si cerca di interpretare. E’ distribuzione dei compiti tra i diversi attori della trasformazione urbana, indicazione di chi dovrà o potrà fare determinate cose. E’ insieme di regole che defi niscono i rapporti tra le diverse parti della società, che ne indicano i luoghi di incontro e i comportamenti, che indirizzano le azioni di ciascuna. E’ modo di defi nire le aree di competenza ed i ruoli di ciascun soggetto e di ciascuna istituzione. E’ defi nizione concreta di ciò che fa di un insieme di individui una società, è patto tra la stessa società e l’amministrazione pubblica, è defi nizione dei rapporti che una comunità ha con la sua storia e delle azioni idonee alla sua protezione, difesa o trasformazione.

Di questa necessità, di una rilettura più complessiva e più organica del proprio presente, Monteroni d’Arbia ha forse più bisogno di altre realtà. Ha bisogno che si defi nisca quale è l’idea di paese che vogliamo, quale futuro abbiamo in mente, l’identità che gli vogliamo dare, gli obiettivi che vogliamo perseguire, gli elementi strategici attorno ai quali il Piano defi nirà gli strumenti per il conseguimento del risultato. E’ compito degli amministratori, dei cittadini, delle realtà associative, delle forze economiche, provare ad analizzare il paese e defi nire uno scenario condiviso dentro al quale collocare la Monteroni di domani.

Il passaggio che abbiamo davanti è quindi decisivo per il futuro di questa comunità. All’interno della cornice del Piano si dovranno defi nire indirizzi che ricollochino Monteroni in uno scenario più vasto, che non è solo quello della Provincia di Siena, ma che sarà sempre più quello globale, quello della competizione internazionale, dell’economia del sapere, delle sfi de dell’accoglienza e della convivenza tra culture e religioni.

Se qualcuno avesse pensato che con il Piano Strutturale avremmo ragionato all’interno solo dei ristretti confi ni comunali, avrebbe compiuto un grave errore di valutazione.

Tali e importanti sono le domande alle quali dovremo dare risposte con il Piano, che queste dovranno essere il frutto di una profonda e dettagliata analisi del contesto monteronese e di una diffusa partecipazione di tutti i soggetti presenti nel territorio. Gli indirizzi che ne scaturiranno, dovranno rispondere a domande fondamentali, come le politiche della casa, le politiche della mobilità, la gestione del paesaggio. Le scelte intraprese determineranno lo sviluppo economico di questa parte a sud di Siena, coinvolgeranno i legami con i comuni limitrofi ed il rapporto con la città, diranno come far vivere un insieme di relazioni sociali sul territorio e le strategie da perseguire per la nostra comunità.

Ma la domanda più importante, e forse anche quella a cui sarà più diffi cile rispondere, riguarderà l’identità. Le identità contano, e contano sempre di più, e Monteroni ha per la sua storia e per le sue caratteristiche, necessità di defi nire la propria e proiettarla nel futuro, rifuggendo da interpretazioni che la vorrebbero periferia di Siena, da atteggiamenti arrendevoli che assecondino o comunque rinuncino a contrastare tendenze alla marginalizzazione.

6 Questo è evidentemente un compito diffi cile, sapendo che un’identità non si determina o si crea a priori, ma si costruisce in relazione alle caratteristiche di un territorio e di coloro che lo abitano, scegliendo di esaltarne alcune, attenuarne altre, stimolarne di nuove.

Monteroni ha attraversato in questi ultimi dieci anni una signifi cativa fase di crescita in termini non solo di insediamenti, di infrastrutture e servizi, ma anche di una nuova composizione demografi ca più articolata e complessa. Oggi si può affermare che dobbiamo provare a chiudere una fase e ad aprirne un’altra.

Una fase nuova che abbia come fondamento una rifl essione che parta dai temi quale quello dell’identità, della costruzione di una comunità, un concetto sociale di città, le relazioni tra gli individui, lo sviluppo equilibrato e sostenibile di un territorio. Sfi de ambiziose, ma tali sono quelle scelte di chi prova a creare le condizioni per un futuro migliore per il luogo in cui ha scelto di vivere. E non vi è dubbio che per compiere al meglio queste scelte avremo bisogno del contributo di più soggetti e di molteplici sensibilità, ma sono convinto che in questa nuova fase ciascuno saprà fornire il proprio apporto utile e costruttivo.

Il Sindaco Jacopo Armini

7 Il nuovo Piano Strutturale del Comune di Monteroni d’Arbia è stato affi dato allo Studio LdP Associati. Il gruppo di lavoro sarà coordinato da Antonio Mugnai che assieme ad Anna Calocchi avranno la responsabilità degli studi e del progetto di Piano. Luca Gentili sarà il responsabile del progetto di informatizzazione e costruzione delle banche dati e di quello per la diffusione e consultazione del Piano via web. L’Amministrazione Comunale ha deciso di costituire in loco un vero e proprio Uffi cio di Piano già dotato di tutte le attrezzature informatiche necessarie. Dell’Uffi cio di Piano, localizzato nei pressi del Mulino di Monteroni, fanno parte gli architetti Valentina Pecci e Vincenzina Cau, con il compito di svolgere ricerche e rilievi per la defi nizione e costruzione del Quadro Conoscitivo del territorio e partecipare attivamente alla stesura degli elaborati di Piano. Il Piano Strutturale sarà elaborato con l’apporto indispensabile dell’Uffi cio Tecnico Comunale ed in particolare dell’ ing. Pietro Giachetti e di Claudia Casini. Il dott. geologo Alberto Tomei si occuperà della redazione delle indagini geologico-tecniche. Il dott. Alberto Corazza approfondirà invece gli aspetti legati al contesto economico-produttivo. Sia Tomei che Corazza sono entrati a far parte del gruppo di lavoro da breve tempo e pertanto i contributi presenti in questo documento riferiti ai rispettivi settori di competenza non sono di loro stesura. Il prof. Vincenzo De Dominicis con Claudia Angiolini e Francesca Casini si occuperanno dei temi relativi all’ecologia vegetale ed alla qualità ambientale del territorio, con particolare attenzione agli aspetti vegetazionali. Elisa Rubegni curerà la parte relativa alla comunicazione in tutti i suoi aspetti da quelli relativi alla partecipazione dei cittadini alla divulgazione e all’organizzazione di eventi legati al Piano Strutturale.

8 Il presente documento è organizzato in cinque sezioni a cui corrispondono quattro aree tematiche principali ed una parte conclusiva che sintetizza i temi e gli obbiettivi che il nuovo Piano vuole affrontare. La prima area è costituita dall’inquadramento complessivo a livello territoriale; vi si compie una prima analisi riguardo alle differenti parti del territorio, urbanizzate e non, tenendo come sfondo l’andamento demografi co e quello economico. E’ presente inoltre un approfondimento sul tema del turismo. Uno specifi co paragrafo è dedicato infi ne alla descrizione delle principali vicende urbanistiche del territorio ed allo studio dei principali strumenti urbanistici. La seconda area prende in esame le risorse ambientali descrivendo per ciascuna (acqua, energia, rifi uti, ecc…) i dati attualmente disponibili e quelli che saranno presumibilmente reperiti nelle prossime fasi del lavoro. La terza area è riservata all’indicazione delle ricerche integrative che si intende compiere con il Piano Strutturale al fi ne di poter adeguatamente impostare le linee guida e gli indirizzi progettuali dello stesso, predisponendo allo stesso tempo una base concreta di elementi valutativi per la redazione del futuro regolamento Urbanistico. Nello specifi co si tratta dei rilievi delle aree urbanizzate – già in corso di svolgimento – e dei nuclei e case sparse, oltre ad indagini tipologiche e morfologiche. La quarta area tematica interessa infi ne la pianifi cazione urbanistica comunale: viene presentato il quadro delle previsioni vigenti di Prg - informatizzato e georiferito su base cartografi ca digitale - ed il relativo stato di attuazione. Il quinto ed ultimo capitolo, come accennato, riassume, alla luce delle risultanze di questa prima fase di lavoro, i temi centrali e gli obiettivi del nuovo Piano Strutturale.

9 10 1. Inquadramento Urbanistico Territoriale

1.1 Monteroni d’Arbia e il suo territorio

Comune di Il Comune di Monteroni d’Arbia è ubicato a sud del Comune Monteroni d’Arbia di Siena ed ha un’estensione di circa 10.500 ettari. L’andamento altimetrico del suo territorio è generalmente pianeggiante con colline che raggiungono al massimo i 161 m. s.l.m. Il principale corso d’acqua è l’Arbia, che attraversa il territorio in direzione nord-sud quasi in parallelo con la via Cassia, arteria storica di collegamento tra Roma e Firenze attraverso il senese. Il Comune è caratterizzato da una serie di centri urbani di modeste dimensioni che si sono sviluppati naturalmente lungo la valle del fi ume Arbia, ad esclusione delle frazioni di Ville di Corsano e Grotti, situate nella parte occidentale del territorio comunale, ai margini dell’unica area boschiva.

La Via Adiacente al corso dell’Arbia, la via Cassia, già Francigena, ha rappresentato un’importante direttrice di

collegamento medievale tra le due grandi aree mercantili Il territorio del Mediterraneo e del Mare del Nord, nonché la strada di pellegrinaggio verso Roma, grande meta della Cristianità assieme a Gerusalemme e Santiago di Compostella. Proprio su tale percorso, oggi riconosciuto come “Itinerario Culturale Europeo”, si svilupparono i nuclei abitati di Ponte a Tressa, Cuna, Monteroni d’Arbia e Lucignano d’Arbia in cui erano situati luoghi di ristoro e di sosta (hospitia) ed anche di accoglienza a fi ni ospedalieri (hospitales). La presenza di queste strutture ricettive distribuite lungo una strada di grande importanza per percorrenza e fruizione favorì la crescita dei nuclei urbani specialmente in seguito all’espansione patrimoniale dell’ospedale di Santa Maria Grancia di della Scala di Siena che eresse nel 1224, su una struttura Cuna preesistente del XII secolo, la Grancia di Cuna e all’inizio del 1300 il grande mulino fortifi cato attorno a cui si è sviluppato il primo nucleo di Monteroni. Già a partire dall’età medievale la quasi totalità delle campagne risulta suddivisa in unità poderali in cui vige il contratto agrario di mezzadria e la cui proprietà è per Il mulino fortifi cato di Monteroni d’Arbia

11 la maggior parte in mano a famiglie signorili e ad enti religiosi, mentre bassissimo è il numero dei proprietari locali “non cittadini”. Il territorio è costellato di piccoli centri che hanno una propria Un territorio autonomia e modesti organi di governo, a loro volta in rapporto con la capitale, sede delle supreme frazionato cariche civili ed ecclesiastiche. La situazione generale, caratterizzata da una forte mancanza di potere uffi ciale nel territorio, consente il moltiplicarsi degli insediamenti ed il rafforzamento e la fortifi cazione dei piccoli nuclei a cui consegue la pretesa di accampare l’esercizio di diritti pubblici sulle aree circostanti. Tale situazione persiste per secoli al punto che risulta piuttosto diffi cile la ricostruzione di una storia unitaria del territorio al centro di svariate “concorrenze” pubbliche e private, laiche ed ecclesiastiche che hanno determinato una struttura frammentaria, caratterizzata dalla valorizzazione degli aspetti privatistici di proprietà e produttività. Il Comune di Monteroni d’Arbia in quanto tale, riconosciuto come centro principale di riferimento Il Comune socio-economico di una comunità organizzata, ha una storia relativamente recente: esso fu costituito nel 1810 in seguito a Deliberazioni della Giunta straordinaria di governo della Toscana che lo scisse dal macro-comune di , costituito in seguito ad una riforma Leopoldina del 1778. Come già detto, per molti secoli prima di questa data i centri amministrativi del territorio furono molteplici e tutt’altro che in rapporto di subordinazione all’attuale capoluogo. L’economia di Monteroni, caratterizzato territorialmente dal sistema poderale mezzadrile, si basava Mezzadria e attività dunque quasi esclusivamente sui prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento: si tratta di un tipo proto- di “mezzadria estensiva” caratterizzata da scarsità abitativa e poderi di grandi dimensioni in un industriali paesaggio spoglio e quasi privo di alberi e boschi. Per tutto l’Ottocento non si ha presenza di una vera e propria industria quanto piuttosto di piccole attività che si potrebbero defi nire proto-industriali: in particolare vi erano una fi landa della seta,

un piccolo opifi cio, molti mulini attivi per la lavorazione del frumento ed altri cereali ed un numero abbastanza consistente di fornaci che producevano quasi mezzo milione all’anno di laterizi. A cavallo tra ‘800 e ‘900 sorgono due importanti insediamenti produttivi, entrambi legati alla produzione agropastorale:

Fornace per la produzione di laterizi un’industria di fi latura e tessitura della lana ed una tabaccaia. Ma il vero boom economico avviene a partire dagli anni Boom economico Sessanta quando le industrie manifatturiere si moltiplicano e si sviluppa una consistente realtà artigianale ed industriale che trasforma radicalmente la struttura agricola tradizionale del territorio. La nascita di grandi aziende agrarie provoca la scomparsa dei piccoli nuclei poderali che garantivano un presidio diffuso sul territorio; comporta la trasformazione Carro di tabacco delle strutture di produzione agricola e l’inserimento di nuove

12 colture come orzo, granoturco e girasole.

Attività Nel settore secondario si sviluppano molte attività, che in parte rispondono alle caratteristiche proprie industriale dell’industria leggera tipica, come le industrie del legno e del mobilio, ma che in generale si possono descrivere come un ambito industriale differenziato fortemente legato alla vicina presenza urbana di Siena. Molte attività infatti derivano da ri-allocazioni di provenienza senese: tra queste si annoverano un’industria farmaceutica, tre mobilifi ci, un’industria vetraria e diverse aziende oggi non più esistenti, tra cui un calzaturifi cio ed una fabbrica di ceramiche. Attualmente gli addetti sono così distribuiti: il 31% - maggior concentrazione - nel settore manifatturiero, il 23% nel commercio, il 17% nelle costruzioni e il 12% in agricoltura. Rilevante il dato sulle ‘unità locali’ che rivela una micro imprenditorialità diffusa con circa l’83% delle unità locali che hanno meno di 5 addetti specialmente nel settore dell’agricoltura e delle costruzioni.

13 1.2. Analisi demografi ca

La tendenza degli indici demografi ci relativi agli ultimi 30 anni (censimenti 1971-2001) mostrano una crescita costante della popolazione, soprattutto nei comuni di , Buonconvento e Monteroni d’Arbia.

Popolazione Popolazione Var.% 1991 2001 Asciano 6.210 6.488 4,5 Buonconvento 3.103 3.168 2,1 Monteroni d’Arbia 6.493 7.170 10,4 4.975 4.776 -4,0 San Giovanni d’Asso 938 903 -3,7 SEL 21 21.719 22.505 3,6 Prov. Siena 250.740 252.288 0,6 Popolazione residente ai censimenti Toscana 3.529.946 3.497.806 -0,9 1991-2001 per comune Italia 56.778.031 56.995.744 0,4 (valori in migliaia e var. %). Fonte Istat

Rispetto al 1991 l’incremento demografi co dell’area è stato del +3,6%. Monteroni è il Comune più popolato del SEL (31,85% della popolazione totale) e tra il 1991 e il Incremento demografi co 2001, ha registrato l’aumento demografi co di gran lunga più alto dell’area pari al 10,4%. Il dato 1991- 2001 appare fortemente in controtendenza rispetto a quelli della Provincia e soprattutto della Regione, rispettivamente +0,6% e -0,9%. L’incidenza degli indicatori demografi ci del Comune sui dati provinciali sono in lenta, ma progressiva crescita dagli inizi degli anni novanta ad oggi, passando da un 2,6% a quasi un 2,9% circa. Il saldo positivo dell’intero SEL è giustifi cato da un buon movimento anagrafi co della popolazione, il fl usso migratorio è infatti piuttosto consistente ed è in grado di compensare il saldo naturale, che risulta in perdita dal 1999. L’indice di ricambio (rapporto tra soggetti in età pensionabile - oltre 65 anni - e soggetti in età lavoro - 15-19 anni) è di quasi nove punti inferiore a quello regionale (153,3 contro 158,7).

1991 2001 Var.% Asciano 55 189 70,9 Buonconvento 33 110 70 Monteroni d’Arbia 63 354 82,2 Popolazione straniera residente Rapolano Terme 59 185 68,1 ai censimenti 1991-2001 per comune San Giovanni d’Asso 22 62 64,51 (valori assoluti e var. %). Fonte Istat SEL 21 232 900 74,22

L’incidenza degli stranieri al 2001 nel SEL esprime un valore superiore a quello provinciale. Si Incidenza stranieri tratta di un dato tendenzialmente in crescita (+0,3 punti percentuali nel 2002), ma comunque molto inferiore rispetto a quelli relativi ad altri SEL quali il Chianti (7,3%) e la Valdimerse (5,9%).

14 Incidenza Incidenza di Incidenza su Pop Incidenza su Pop Extracomunitari femmine Asciano 2,9 3,1 85,4 48,1 Buonconvento 3,5 3,7 87,1 38,8 Monteroni d’Arbia 4,9 4,7 88,2 49,7 Rapolano Terme 3,9 4,9 92,1 45,8 San Giovanni d’Asso 6,9 8,6 53,8 47,4 SEL 21 4 4,3 85,7 47 Prov. Siena 3,6 3,8 87,2 47,3

Popolazione straniera – Incidenza sulla popolazione – Extracomunitari e donne 2001-2002 per comune SEL e Provincia (valori %)

L’incidenza delle femmine straniere nel Comune di Monteroni d’Arbia, superiore ai valori espressi da altri comuni, lascia intendere che le migrazioni straniere abbiano qui maggiore carattere stanziale, con una propensione alla stabilità del nucleo famigliare immigrato. Ciò signifi ca anche che l’attrattività espressa da Monteroni è maggiore rispetto agli altri comuni del SEL. La variazione percentuale, nell’arco di riferimento temporale che va dal 1991 al 2001, è dell’82,2%. L’indagine tendenziale lascia fi gurare un’ulteriore crescita del dato migratorio e condizioni di vita potenzialmente molto ambite dalla componente straniera (possibilità occupazionali, qualità della vita, welfare, vicinanza all’area urbana senese, ecc.). I bambini iscritti alle scuole materne pubbliche inoltre, tra il 2001 e il 2002, sono aumentati del 12,8%, rispetto al 12,7% a Rapolano Terme, al 5,7% ad Asciano, al 2,1% a Buonconvento e al -31,5% a San Giovanni d’Asso, ma soprattutto risulta di gran lunga superiore al dato medio del SEL pari al 7,2%. Dai dati diffusi dall’ISTAT relativamente al Censimento del 2001 risulta che nel Comune di Monteroni risiedono 7.170 persone (3.593 maschi 3.577 femmine), con una densità di 67,7.

1951-2001 La lettura più dettagliata dell’andamento demografi co degli ultimi cinquant’anni può risultare interessante anche allo scopo di fornire una visione più ampia delle dinamiche sociali ed insediative. Al censimento del 1951 il comune ha complessivamente 5.593 abitanti, ma il capoluogo ne ha ancora solamente 835. E’ nei venti anni successivi che accadono le maggiori trasformazioni: nel periodo 51- 71 la popolazione totale decresce del 15%, un calo dovuto principalmente ad una tendenza diffusa in tutto il paese che vede il progressivo spopolarsi dei territori rurali ed un generale fl uire verso le grandi città, ove aumentano invece le opportunità lavorative. Allo stesso tempo però la popolazione nel Capoluogo cresce del 60%. Nel periodo 71-91 il Comune cresce del 26,8%,mentre il Capoluogo aumenta del + 41%, e la sola frazione di Ponte a Tressa quasi raddoppia (+ 49%).

anno 1951 1961 1971 1981 1991 2001 popolazione residente 5593 4931 4756 5625 6493 7170

15 7170

6493

5593 5625

4931 4756

Popolazione residente

1951 1961 1971 1981 1991 2001

Signifi cativo il dato, desunto da una relazione della Regione Toscana del 1973, secondo la quale Agricoltura Industria tra il 1951 e il 1971 si osserva un signifi cativo ribaltamento percentuale di popolazione attiva impiegata nell’agricoltura e nell’industria. Nel 1951 infatti il numero degli addetti all’agricoltura è nettamente prevalente e addirittura ingloba la quasi totalità della popolazione attiva, mentre nel 1971 il numero delle persone occupate nell’industria supera di gran lunga quello delle persone occupate nell’agricoltura.

Anno 1951 1961 1971 agricoltura 78,4 60,4 25,8 industria 12,5 22,9 41,7

78,4

60,4

agricoltura

41,7 industria

25,8 22,9

12,5

1951 1961 1971 Agricoltura e Industria

16 A partire dagli anni Settanta si osserva una graduale crescita della popolazione, dovuta a svariati motivi tra cui in primo luogo la progressiva industrializzazione delle aree pianeggianti poste a nord e a sud dell’abitato di Monteroni. Tali aree industriali hanno probabilmente accolto buona parte della popolazione attiva del comprensorio, offrendo nuove possibilità occupazionali. A ciò va aggiunta la generale saturazione della città di Siena e l’esponenziale aumento del costo della vita: per un’ampia fascia della popolazione il Comune di Monteroni, anche in seguito ad un netto miglioramento dei mezzi di trasporto, ha probabilmente rappresentato una buona alternativa insediativa supportata da una soddisfacente offerta di servizi e da un tenore di vita decisamente più sostenibile. Tale tendenza positiva si conferma nell’arco dell’ultimo decennio in cui il territorio di Monteroni vede nel suo complesso, come già detto, un incremento del 10,4% della popolazione: si tratta del comune più popoloso del Circondario delle -Val d’Arbia ed i suoi 68 abitanti per kmq superano la media della provincia di Siena (66 abitanti per kmq). Analizzando l’andamento demografi co per classi d’età nell’ultimo decennio si osserva un calo di popolazione nelle fasce 10-24 e 55-69 anni mentre notevole è l’incremento delle fasce di popolazione attiva (25-40 e 45-54), di popolazione anziana (oltre i 70 anni) e di bambini fi no a 10 anni.

80-84

70-74

60-64

50-54

40-44

30-34

20-24

10-14

Età della popolazione 0-5

0 100 200 300 400 500 600

2001 1991

Indice di Appare interessante analizzare tali dati attraverso alcune misure sintetiche della struttura per età vecchiaia quali l’indice di vecchiaia, l’indice di dipendenza ed il rapporto di genere, che consentono di effettuare confronti nel tempo e nello spazio. L’indice di vecchiaia è il rapporto tra la popolazione con 65 anni e più e quella con meno di 15 anni e consente quindi di verifi care quanti ultrasessantacinquenni ci sono

17 ogni 100 giovanissimi. Nel comune di Monteroni d’Arbia l’incidenza degli anziani rispetto alle fasce di popolazione giovane è piuttosto contenuta con un indice di vecchiaia pari a 164,6 ed una crescita rispetto al decennio precedente dell’11,1%. Nel SEL lo stesso indice di riferimento è 230.6, nell’intera provincia 238.9 e, a livello regionale, 203.2. L’indice di dipendenza è il rapporto tra la popolazione Indice di dipendenza in età non lavorativa (meno di 15 e più di 65) e la popolazione in età lavorativa (15-64) e consente di verifi care quante sono le persone non autonome per ragioni demografi che ogni 100 persone che devono quindi sostenerle con la loro attività. Nonostante vi sia nell’ultimo decennio un aumento percentuale del 10,8%, l’indice di dipendenza si attesta sempre su un valore piuttosto basso pari a 52,2 probabilmente dovuto ad un processo di immissione di forza lavoro nel territorio verifi cabile in cifre con l’aumento dell’11,7% della fascia di popolazione compresa tra i 25 e i 54 anni. L’immissione massiccia di immigrati, probabilmente in larga parte di sesso maschile, comporta una variazione dei valori del rapporto di genere (numero dei maschi e delle femmine a confronto) che risulta inverso rispetto alla norma ovvero di 100,9 maschi ogni 100 femmine. Alla luce di tali indagini e dell’incremento evidente della popolazione in fasce signifi cative (0-10 più 12,1%, 25-35 più 12%) si può affermare che Monteroni d’Arbia è rappresentabile come un Comune dinamico in crescita demografi ca ed economica che fronteggia piuttosto positivamente lo stato di crisi economica diffusa degli ultimi anni.

anno 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 natalita’ 9,2 8 7,6 8 8,8 8,5 9,5 9,2 mortalita’ 11,7 8,5 9,1 8,9 9,3 9,7 10 10 immigratorieta’ 40 46 40,1 37,1 41,1 54,8 45,7 49,9 emigratorieta’ 31 30,8 27,3 26,6 28 29,9 23,1 23,9

60 Raffronto tra natalità, mortalità, immigratorietà ed emigratorietà 50

40

NATALITA' MORTALITA' 30 IMMIGRATORIETA' EMIGRATORIETA' 20

10

0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

18 Flusso Se si osservano i dati più specifi ci relativi al periodo 1995-2002 si può notare come, mentre il numero migratorio degli immigrati è nel corso degli anni sempre superiore rispetto a quello degli emigrati, il divario tra le nascite e le morti risulta minimo ma con un leggero e costante prevalere delle morti a segnare un saldo naturale stabilmente negativo. L’analisi nello specifi co del saldo della componente naturale (nascite e morti) e del saldo della componente migratoria conferma la centralità assunta negli anni più recenti dal movimento migratorio che è divenuto una risorsa insostituibile contro il depauperamento della popolazione caratterizzato da un saldo sempre negativo tra l’indice di natalità e di mortalità dei residenti.

220

170

120 SALDO NATURALE SALDO MIGRATORIO SALDO TOTALE 70

20

Saldo componente naturale -30 e migratorio 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

I dati relativi agli aspetti demografi ci sono quelli dei censimenti Istat, compresi quelli resi disponibili dell’ultimo censimento (2001). Altre fonti sono l’Amministrazione Provinciale di Siena e l’Osservatorio Sociale provinciale, in particolare con una relazione a cura del dott. Volterrani.

19 1.3. Contesto economico e produttivo (contributo a cura del dott. Massimo Granchi)

Al fi ne di condurre un’analisi omogenea e soddisfacente delle potenzialità che il Comune di Monteroni d’Arbia può esprimere nel prossimo futuro a livello di sviluppo economico e sociale, ma anche per suggerire un disegno strutturale che calzi nel miglior modo possibile le esigenze concrete della popolazione locale e che segua l’evoluzione fi siologica dello sviluppo urbano, produttivo e dei servizi, è necessario svolgere due percorsi prospettici differenziati: uno di carattere sovracomunale e un altro di carattere locale o comunale. La prospettiva sovra comunale permetterà di defi nire le potenzialità di sviluppo di ampio raggio, identifi cando la realtà locale inserita nel proprio macro contesto di riferimento socio-economico: il Sistema Economico Locale (SEL) 21 e il Circondario Val d’Arbia e Crete Senesi. L’analisi dal punto di vista comunale fornirà alcune specifi cità di dettaglio, relative ad un ambito più circoscritto, di carattere amministrativo e, appunto, locale.

Il SEL 21 Crete senesi - Val d’Arbia è costituito dai comuni di Asciano, Buonconvento, Monteroni Contesto inter d’Arbia, Rapolano Terme e San Giovanni d’Asso. Il SEL è stato riconosciuto come sistema produttivo comunale locale manifatturiero con Deliberazione del Consiglio Regionale n.69 del 21/2/2000, ai sensi della L. 317/91, “Interventi per l’innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese” e del Decreto del Ministero

Media SEL 21 regionale Densità abitanti (ab/km2) 41,2 154,3 Rifi uti solidi Urbani pro capite (kg/ab/a) 455,3 602,1 Raccolta differenziata/Rifi uti solidi urbani (%) 20,8 21,3 Carico inquinante organico scarichi (Aeq/km2) 221 535 Consumi idrici acquedotto pro capite (m3/ab/anno) 62,4 84,7 Consumi energia Elettrica usi civili pro capite (MWh/ab) 1 1,1 Consumi energia elettrica usi industriali per addetto (MWh/add) 17,5 20,1 Emissioni CO2 eq. pro capite (tCO2eq/ab) 13,2 12,3 Emissioni CO2 eq. per addetto (tCO2eq/add) 41,8 29,1 Pressione turistica (presenza/ab) 5,2 10,5 Aree protette per territorio (%) 0 8,6 Veicoli circolanti per superfi cie (veicoli/km2) 32 120,6 Consumo di suolo (% sup. urbanizzata/sup. totale) 1,7 4,9 Densità della rete stradale (km/km2) 0,6 1,2 Valore inferiore / superiore Superfi cie percorsa da incendi (m2/km2) 0 1 alla media regionale

Indicatori per la qualità e sostenibilità dello sviluppo regionale a scala locale – SEL 21 Fonte Regione Toscana – Uffi cio Programmazione e controlli

20 dell’Industria del 21/4/1993 (modifi cata dalla legge 140/99). La superfi cie dell’area è di 535,47 km² equivalente al 13,83% della superfi cie totale della Provincia di Siena.

Gli indicatori per la qualità e sostenibilità dello sviluppo regionale a scala locale, individuati dalla Regione Toscana e dall’IRPET a partire dai 20 indicatori utilizzati per la valutazione di sostenibilità nel DOCUP FESR 2000-2006, esibiscono segnali molto positivi in merito alla densità degli abitanti, il carico inquinante organico degli scarichi, la pressione turistica e i veicoli circolanti per superfi cie. E’ interessante notare come gli unici valori, tra gli indicatori in tabella, con valori superiori alla media regionale sono rappresentati dalle emissioni di anidride carbonica sia per abitante che per addetto, mentre la maggior parte dei valori appare distante da quelli regionali. Nell’area SEL dunque non sembrano essere presenti criticità ambientali di rilevanza, sono da notare piuttosto la scarsa urbanizzazione e la bassa densità demografi ca.

Unità locali Le unità locali attive nel SEL (2001) sono 2.207, gli addetti sono 4.857, con un aumento del 17,37% attive rispetto al 1991. Un dato signifi cativo è quello relativo all’incidenza delle U.L. sotto i 9 addetti sul totale, che rappresenta il 78,9% (76,5% a Monteroni d’Arbia); la micro imprenditorialità è dunque un fenomeno molto diffuso. Le ditte individuali sono il 41% delle imprese attive; il dato raggiunge addirittura il 61% a Monteroni d’Arbia. L’incidenza dell’agricoltura è del 29,7%, in lento, ma costante calo progressivo (25,2% a Monteroni d’Arbia). Queste prime considerazioni lasciano intendere che la micro imprenditorialità del comune di Monteroni ha specifi cità produttive diverse rispetto al SEL, di carattere specifi catamente manifatturiero o edile. Le unità locali totali attive a Monteroni sono 638 e gli addetti 1.119 (circa il 23% del valore del SEL). L’incidenza del dato nella Provincia, dagli inizi degli anni novanta ad oggi, è passato da un 1,7% ad un 2% (+36% degli addetti circa). Tale dinamica denota una buona reattività del comparto produttivo, in aumento rispetto alle altre realtà dell’area (Asciano sotto l’1,9%, Buonconvento sotto l’1,2% ed in calo; Rapolano Terme sotto l’1,6% in forte calo; San Giovanni d’Asso sotto lo 0,3%). In generale, l’agricoltura, il terziario e il manifatturiero mostrano una certa stabilità di rapporto intersettoriale

700 600 500 400 300 200 100 Unità Locali a Monteroni d’Arbia dal 1991 al 2001 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

21 negli ultimi 10 anni (1991-2001). Il Comune mostra una specializzazione di macrosettore (U.L.) nel Terziario terziario, pari a oltre il 70%, un valore del 20% circa in agricoltura e un 10% nel manifatturiero: ciò signifi ca che nel tempo, la sua specializzazione economica è rimasta invariata. L’aumento delle U.L. è più signifi cativo ed in costante crescita se si scende al livello della micro imprenditorialità. Il dato più rilevante è quello relativo ai servizi pubblici, sociali e alla persona (+91,6%). L’agricoltura ha registrato un +80,98%, seguono le costruzioni con +77,93% (rispetto al 1991). Le attività manifatturiere hanno avuto un aumento del 48,23%, il commercio ha registrato un +42,14%, le attività immobiliari un +30,76%. Perdono il settore dei trasporti, magazzinaggio e comunicazione (-70,96%) e l’intermediazione fi nanziaria e monetaria (-82%).

600

500

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0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Immobiliare Commercio

Andamento delle Unità Locali a Monteroni d’Arbia dal 1991 al 2001 nei settori di attività più dinamici

L’andamento del dato relativo agli addetti è piuttosto costante sino al 1999; registra una più signifi cativa fl essione nel 2000 e mostra segni di ripresa nel 2001, ma non è ai suoi massimi storici. Gli addetti si concentrano per il 31%, nel settore manifatturiero, il 23% nel commercio, il 17% nelle costruzioni e il 12% in agricoltura. L’aumento rispetto al 1991 è di 64,18% nel settore agricolo e di 12,34% nel settore manifatturiero; calano gli addetti nelle costruzioni, aumentano del 48,98% gli addetti al commercio e di oltre il 65%, gli addetti alle attività immobiliari; sono aumentati anche gli addetti ai servizi pubblici e sociali. Commisurando il dato riguardante le costruzioni con la crescita delle unità locali e la fl essione degli addetti, è in ogni caso riscontrabile una componente di sviluppo: è probabile che il settore sia stato interessato, più degli altri, da un’automatizzazione dei processi produttivi. Rivolgendo uno sguardo alle dimensioni, le unità locali attive con più di 20 addetti sono

22 1400 1200 1000 800 600 400 Andamento degli addetti a Monteroni d’Arbia 200 dal 1991 al 2001 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Altri servizi pubbl. sociali e person. Intermediazione fin. 5% mon. Agricoltura 2% 12% Alberghi e ristoranti Attvità imm., nolo, 3% informatica, ricerca 5% Commercio 23% Attività Manifatturiere Costruzioni Trasporti 31% 17% 2%

Addetti per settore produttivo a Monteroni d’Arbia - 2001

solo 7, addirittura 528 (83% circa del totale), sono le U.L. con meno di 5 addetti. Questo dato mostra ancora una volta una micro imprenditorialità diffusa nel comune; i micro settori più interessati dal fenomeno sono l’agricoltura e le costruzioni.

Punti di I punti di forza dell’area, a seguito delle analisi sopra condotte, possono essere così evidenziati: forza • indicatori ambientali positivi; • scarsa antropizzazione; • settore manifatturiero in crescita; • capacità attrattiva di forza lavoro; • prossimità all’area urbana senese; • presenza di un sistema consolidato e di fama nazionale nel settore chimico e farmaceutico; • discreta presenza di servizi alla popolazione, in particolare nell’area più industrializzata; • agricoltura di qualità e forte immagine paesaggistica e culturale; • ambiente naturale piuttosto integro; • signifi cative potenzialità di sviluppo ancora da sfruttare nel settore turistico; • presenza di siti archeologici e di interesse storico di livello internazionale.

23 I punti di debolezza risultano essere invece i seguenti: Punti di debolezza • turismo d’area non ben specifi cato; • mancanza di una relazione sistemica tra micro imprese; • diffi coltà di assorbimento degli immigrati nel tessuto produttivo e sociale; • debolezza delle risorse infrastrutturali; • perdita/carenza dell’identità locale; • mancanza di continuità socio-economica tra comune capoluogo e frazioni; • diffi coltà di far valere il sapere contestuale in reti globali e di conseguenza, diffi coltà ad “aprirsi” all’esterno; • mancanza di politiche promozionali e commerciali comuni; • carenza di processi innovativi diffusi.

I dati relativi alle aziende provengono dall’Osservatorio Economico Provinciale, dall’IRPET e dai censimenti ISTAT con relative elaborazioni.

Nell’ambito del Piano Strutturale, l’Amministrazione Comunale, con la consulenza di A. Corazza, sta predisponendo un’indagine conoscitiva di approfondimento delle esigenze e criticità delle aziende artigianali e industriali. A tal fi ne è stato predisposto un questionario che sarà a breve somministrato a tutti gli operatori del settore presenti sul territorio comunale permettendo così un’analisi maggiormente calzante rispetto alle realtà imprenditoriali ed alle loro necessità.

24 1.4 Aree urbanizzate e territorio aperto

Centri I principali centri urbani del territorio comunale si sviluppano linearmente lungo la statale Cassia; a urbani partire dal confi ne nord troviamo Ponte a Tressa, More di Cuna, Cuna, Monteroni, Lucignano e Ponte d’Arbia. Altri aggregati dal tessuto insediativo completamente diverso, si trovano invece nell’area del Comune che gravita maggiormente su e sulla direttrice Siena-Grosseto, come Grotti e le Ville di Corsano (vera e propria frazione), oppure nella parte occidentale e sud-occidentale come Radi e Quinciano.

Monteroni, come abbiamo già fatto notare, è un paese dalla storia recente; istituito formalmente nel 1810 con la scissione tra Buonconvento e le Masse, fi no al 1890 non ha una sua propria sede municipale e come sottolinea il Repetti, nel suo “Dizionario geografi co fi sico storico della Toscana”, a quell’epoca non vi si teneva ancora un mercato settimanale. Tra i nuclei originari più consistenti non vi era allora quello che successivamente sarebbe diventato il Capoluogo. Questo nel 1840 contava infatti solo 378 abitanti contro i 728 di Lucignano d’Arbia, i 474 di Corsano ed i 338 dell’aggregato facente riferimento alla Grancia di Cuna. Dalla lettura del dizionario del Repetti le comunità più consistenti alla data 1839 risultano:

Nuclei Corsano 511 abitanti storici Cuna 321 abitanti Lucignano 511 abitanti Monteroni 409 abitanti Mugnano 84 abitanti Quinciano 125 abitanti Radi 153 abitanti Tressa 154 abitanti

Nel corso del Novecento il paese cresce rapidamente, in particolare a partire dalla seconda metà degli anni ’50, in concomitanza con la fi ne della mezzadria e l’arrivo del miracolo economico, con il conseguente massiccio trasferimento dalle campagne alle aree urbane. Cresciuto quindi rapidamente negli ultimi cinquanta anni, anche in relazione all’insediamento di un grande stabilimento di cura del tabacco (che per alcuni anni è stato il centro più grande d’Europa) lo sviluppo insediativo ha riguardato prevalentemente il capoluogo e le frazioni lungo la Cassia. Foto aerea del capoluogo del 1954 Non sono mancati anche discreti insediamenti produttivi, legati alla piccola impresa, senza riconoscere però specializzazioni produttive in grado di resistere alle varie congiunture economiche.

25 Il forte sviluppo che Monteroni ha avuto negli ultimi quindici anni è da ritenersi legato in prevalenza al progressivo processo di trasferimento dei senesi dalla città verso i comuni limitrofi , oltre che a consistenti fenomeni di immigrazione nazionale e successivamente anche extracomunitaria. Al processo di decentramento delle funzioni residenziali da Siena non è però corrisposto un pari trasferimento di opportunità, rimaste fortemente legate alla città. Si sono così generati meccanismi di forte interdipendenza, infl uenzando considerevolmente la vita e lo sviluppo di queste realtà, sotto il profi lo della mobilità, delle Foto aerea del capoluogo del 2002 problematiche abitative, dell’uso del territorio.

Nell’ambito dello studio di area vasta denominato Schema Metropolitano dell’area Senese sono stati Processi di crescita indagati tali processi di urbanizzazione, frutto di dinamiche storiche e sociali stratifi catesi nel tempo, urbana relativi ai nuclei urbani anche al fi ne di individuarne i caratteri salienti. Il processo di urbanizzazione è stato analizzato sulla base di quattro date di riferimento e relativi intervalli temporali: ante 1954, 1954- 1970, 1970-1993, 1993-2002, legate alle fonti di documentazione cartografi ca o fotografi ca esistente. Le schede redatte nell’ambito di tale studio, riportate nelle pagine seguenti hanno preso in esame i principali centri abitati del Comune: Monteroni, Ponte d’Arbia, Tressa, More di Cuna, Ville di Corsano.

Analisi area urbana dal 1954 al 2002 (fonte SMAS)

26 Analisi area urbana dal 1954 al 2002 - Comune di Monteroni d’Arbia (fonte SMAS)

27 Esempio di scheda per lo studio del Modello insediativo elaborata nello SMAS

28 29 Esempio di scheda per lo studio del Modello insediativo elaborata nello SMAS

30 Territorio Il territorio del Comune di Monteroni rientra nell’area che in senso stretto viene identifi cata, insieme aperto ai Comuni di Asciano, Buonconvento e San Giovanni d’Asso, con il nome di «Crete senesi», a causa della presenza delle diffuse e caratteristiche “cupolette” di creta. A tale proposito, Monteroni d’Arbia presenta alcune tipicità dal punto di vista strettamente geomorfologico e delle strutture agrarie presenti. Il paesaggio colturale, spoglio per la gran parte di piante legnose inframmezzate al seminativo, appare simile al latifondo maremmano e meridionale, costellato di case coloniche e ville- fattorie. L’aspetto fi sico meno tormentato e l’incidenza di un fondovalle ampio come quello della Tressa- Arbia, danno a Monteroni caratteri differenti da quelli dei territori contigui, soprattutto rispetto a quello ascianese. Monteroni d’Arbia possiede un territorio meno pastorale e più agricolo, con la parte occidentale caratterizzata da una zona boschiva e da un’area di seminativo arborato, favorite entrambe dalla presenza di brecce e argille sabbiose del Miocene ed aventi il loro fulcro alle Ville e alla Pieve di Corsano. In epoca recente sono aumentate le coltivazioni legnose, secondo il fenomeno comune alla collina toscana dell’interno, forse anche per i fi nanziamenti della Comunità Europea che per tali coltivazioni e il seminativo nudo. Lungo il fondovalle della Tressa-Arbia, costeggiata dalla SS 2 – via Cassia - si ha una più estesa area di seminativo arborato. Nelle aree più densamente abitate, si è diffusa inoltre l’alberata, nella tradizionale forma di pianura, dai fi lari regolarmente collocati sui lati maggiori dei campi lunghi e stretti. La peculiarità agraria degli appezzamenti circostanti il capoluogo è garantita dallo sviluppo del seminativo irriguo. La restante parte del territorio, che meglio corrisponde all’immagine delle Crete, è collinare e il seminativo nudo è prevalente.

31 32 1.5. Risorse essenziali e qualità ambientali (Sintesi tratta dallo studio del quadro conoscitivo dello Smas per il settore ecologico cura del Prof. Blasi C. dell’Univesità di Roma e del Prof. De Dominicis dell’Università di Siena)

Fonti Le fonti documentarie relative al territorio del Comune di Monteroni relativamente ad aspetti fl oristico- vegetazionali risultano molto frammentarie e prevalentemente relative a singole raccolte fl oristiche anche datate (Nannizzi, 1928; Ciechi, 1981; Boscagli, 1982) che in alcuni casi hanno riguardato solo marginalmente il territorio comunale. In relazione alle analisi vegetazionali sono stati effettuati per lo più rilevamenti relativi a specifi che comunità (Lorenzoni, 1965 per le infestanti delle colture; De Dominicis, 1973 per le leccete e Boldi, 1979 per la vegetazione dei terreni argillosi). Più recente e approfondito è lo studio cartografi co pubblicato da De Dominicis & Casini (1997) nel quale sono state analizzate in maniera approfondita le formazioni vegetali naturali mentre minore attenzione è stata rivolta agli aspetti colturali, per i quali le osservazioni sono state limitate ad analisi fi sionomico- strutturale. Molto più consistente è infi ne lo studio sull’ecologia vegetale svolto per lo Schema Metropolitano che riporta considerazioni importanti sul territorio di Monteroni d’Arbia, in particolare sullo stato di conservazione del grado di naturalità, valutato in relazione all’uso del suolo, ai tipi litologici ed ai sottosistemi di paesaggio presenti all’interno del Comune stesso.

Classifi ca- Lo studio ha posto alla base delle valutazioni paesaggistiche zione l’azione dei venti, la litologia, la morfologia e la vegetazione; i sistemi territoriali sono stati classifi cati quindi in base all’integrazione delle informazioni di tipo bioclimatico, litologico, geomorfologico e vegetazionale. Un processo classifi catorio di natura gerarchica ha portato alla defi nizione di:

1) Regioni di paesaggio, su base macroclimatica;

2) Sistemi di paesaggio, su base prevalentemente litologica;

3) Sottosistemi di paesaggio, su base geomorfologica e bioclimatica di maggiore dettaglio;

4) Unità ambientali, che delimitano ambiti dove si ha un unico tipo di vetegazione potenziale.

Il territorio

33 In questo modo è stato possibile individuare porzioni di territorio sempre più omogenee in termini fi sici e biologici fi no ad individuare unità ambientali che prevedono un solo tipo di vegetazione potenziale naturale. All’interno dell’unità ambientale possono esserci diversi aspetti legati alla storia stessa del territorio, diversi tessuti ed usi del suolo. In termini litologici prevale il sistema di paesaggio delle argille (oltre il 50%), seguito da quello delle alluvioni recenti. Per quanto riguarda i sottosistemi - legati all’andamento altimetrico - il territorio è prevalentemente pianeggiante (alluvioni) e collinare (argille). Le fi sionomie colturali ricorrenti sono ovviamente correlate a questa struttura paesaggistica ed infatti su oltre 10.500 ettari ben 8.000 sono occupati da seminativi; solo 940 ha sono occupati da querceti e 460 da colture permanenti. In questo contesto prevalentemente agricolo si segnala comunque la presenza importante di 169 ettari di bosco igrofi lo.

All’interno dei sottosistemi è stata fatta una gerarchia delle categorie d’uso del suolo coincidente con quella del programma Corine Land Cover.

Estensione (in ettari e percentuale) delle tipologie climatiche nell’area SMAS

Tipi climatici Siena Asciano Asciano Monteriggioni Monteroni d'A. Castelnuovo B. Castelnuovo Area Metropolitana Area Metropolitana

Clima temperato oceanico-semicontinentale 14.872,2016.695,21 9.584,53 3.571,08 10.767,0510.808,0066.298,07

(Mesotemperato umido-subumido) 22% 25% 14% 5% 16% 16% 100%

Clima temperato oceanico-semicontinentale di transizione 6.685,94 7.002,19 1.097,42 2.677,37 17.462,92

(Mesotemperato/ Mesomediterraneo umido-subumido) 38% 40% 6% 15% 100%

Clima temperato semicontinentale-oceanico di transizione 1.009,20 1.009,20

(Supratemperato/ Supramediterraneo umido-subumido) 100% 100%

Clima temperato semicontinentale (Supratemperato 363,30 891,00 1.254,30 umido-subumido) 29% 71% 100%

ETTARI TOTALI 21.558,1417.704,41 9.947,83 10.573,2711.864,47 14.376,37 86.024,49

Clima temperato oceanico-semicontinentale 69 94 96 34 91 75 77

Clima temperato oceanico-semicontinentale di transizione 31 66 9 19 20

Clima temperato semicontinentale-oceanico di transizione 6 1

Clima temperato semicontinentale 4 6 1

100 100 100 100 100 100 100

34 Estensione (in ettari e percentuale) delle fasce altitudinali nell’area SMAS

Fasce altitudinali Siena Asciano Asciano Sovicille Monteriggioni Monteriggioni Monteroni d'A. Castelnuovo B. Castelnuovo Area Metropolitana Area Metropolitana

705,72 699,64 1.121,63 2.526,99 Fascia alto-collinare (> 500 m) 28% 28% 44% 100%

15.079,85 16.593,25 8.668,31 5.698,24 11.053,60 9.994,80 67.088,05 Fascia basso-collinare (compresa tra 200-500 m) 22% 25% 13% 8% 16% 15% 100%

6.478,29 407,19 579,87 4.875,03 810,87 3.259,93 16.411,18 Fascia di pianura (< 200 m) 39% 2% 4% 30% 5% 20% 100%

ETTARI TOTALI 21.558,14 17.706,16 9.947,82 10.573,27 11.864,47 14.376,36 86.026,22

Fascia alto-collinare (> 500 m) 4 7 8 3

Fascia basso-collinare (compresa tra 200-500 m) 70 94 87 54 93 70 78

Fascia di pianura (< 200 m) 30 2 6 46 7 23 19

100 100 100 100 100 100 100

Corine Le categorie riguardano: Land Cover 1. Aree artifi ciali 1.1 Zone urbanizzate 1.2 Zone produttive ed infrastrutture 1.3 Cave, cantieri, discariche 1.4 Zone verdi artifi ciali 2. Aree agricole 2.1 Seminativi irrigui e non irrigui 2.2 Colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 2.4 Zone agricole eterogenee 3. Aree boscate e ambienti semi-naturali 3.1 Zone boscate 3.1.1 Boschi di latifoglie 3.1.1.1 Boschi di leccio 3.1.1.2 Boschi di querce caducifoglie

35 3.1.1.2.9 Boschi di querce e conifere 3.1.1.3 Boschi di latifoglie mesofi le (compresi i castagneti) 3.1.1.6 Boschi igrofi li 3.1.1.7 Boschi e piantagioni di latifoglie non native 3.1.1.7.1 Robinieti 3.1.2 Boschi di conifere 3.1.3 Boschi misti di conifere e latifoglie 3.1.3.1 Formazioni arboree artifi ciali miste 3.2 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea 3.2.1 Praterie e pascoli 3.2.2 Arbusteti 3.3 Zone con vegetazione rada o assente (biancane, calanchi, greti fl uviali, roccia nuda) 4. Aree umide 4.1 Zone umide interne 4.1.2 Zone umide 5. Corpi idrici 5.1 Acque continentali

Al fi ne di valutare lo stato di conservazione del paesaggio, le categorie del Corine Land Cover sono state riclassifi cate secondo una scala di naturalità che esprimesse un gradiente crescente, da sistemi

36 Carta della a forte determinismo antropico a sistemi ad elevata naturalità. E’ stata quindi redatta la carta della naturalità naturalità assegnando ad ogni categoria presente un valore di naturalità variabile da 1 (ambienti totalmente trasformati dall’uomo) a 6 (ambienti con vegetazione coincidente o simile alla tappa matura e altri habitat naturali), secondo lo schema seguente:

classe di descrizione qualità naturalità zone urbanizzate 1 molto bassa zone produttive ed infrastrutture 1 molto bassa cave, cantieri, discariche 1 molto bassa zone verdi artificiali 2 bassa seminativi irrigui e non irrigui 2 bassa colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 2 bassa zone agricole eterogenee 3 medio-bassa robinieti 3 medio-bassa boschi di conifere 4 media formazioni arboree artificiali miste 4 media boschi di querce e conifere 5 medio-alta praterie e pascoli 5 medio-alta arbusteti 5 medio-alta boschi di leccio 6 alta boschi di querce caducifoglie 6 alta boschi di latifoglie mesofile 6 alta boschi igrofili 6 alta zone con vegetazione rada o assente 6 alta zone umide 6 alta acque continentali 6 alta

37 Sistema delle alluvioni recenti, delle alluvioni terrazzate e dei depositi eluviali e colluviali

Sottosistema delle aree basso-collinari

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 15,07 1,62 1 zone produttive ed infrastrutture 14,27 1,53 1 cave, cantieri, discariche 11,31 1,21 1 zone verdi artificiali 0,42 0,05 2 seminativi irrigui e non irrigui 452,35 48,48 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 95,87 10,27 2 zone agricole eterogenee 3,97 0,43 3 boschi di leccio 6,97 0,75 6 boschi di querce caducifoglie 279,71 29,98 6 boschi di latifoglie mesofile 25,48 2,73 6 boschi igrofili 12,58 1,35 6 boschi di conifere 1,85 0,20 4 formazioni arboree artificiali miste 0,04 0,00 4 praterie e pascoli 0,47 0,05 5 arbusteti 5,72 0,61 5 Indice di Conservazione del acque continentali 7,02 0,75 6 Paesaggio: 0,486 (medio stato di totali 933,1 100,00 conservazione)

Sottosistema delle aree di pianura

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 125,21 3,59 1 zone produttive ed infrastrutture 155,80 4,47 1 cave, cantieri, discariche 0,10 0,00 1 zone verdi artificiali 26,65 0,76 2 seminativi irrigui e non irrigui 2.841,41 81,50 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 80,38 2,31 2 zone agricole eterogenee 44,44 1,27 3 boschi di querce caducifoglie 22,30 0,64 6 boschi di latifoglie mesofile 0,08 0,00 6 boschi igrofili 143,64 4,12 6 boschi di conifere 1,70 0,05 4 arbusteti 9,95 0,29 5 Indice di Conservazione del Pae- acque continentali 34,81 1,00 6 saggio: 0,234 (medio-basso stato di totali 3.486,47 100,00 conservazione)

Percentuali cumulative delle classi di naturalità

100 100

80 80

60 60

40 40 aree cumulative aree cumulative 20 20

0 0 123456 123456 classi di naturalità classi di naturalità Sottosistema delle aree basso-collinari Sottosistema delle aree di pianura

38 Sistema delle formazioni calcareo-argillose e calcareo-marnose miste

Sottosistema delle aree basso-collinari

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 1,05 1,22 1 zone produttive ed infrastrutture 2,48 2,87 1 seminativi irrigui e non irrigui 5,68 6,58 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 5,50 6,37 2 boschi di leccio 18,78 21,76 6 boschi di querce caducifoglie 46,72 54,12 6 boschi di latifoglie mesofile 3,80 4,40 6 formazioni arboree artificiali miste 1,19 1,38 4 arbusteti 0,59 0,68 5 zone con vegetazione rada o assente 0,16 0,19 6 Indice di Conservazione del Pae- acque continentali 0,37 0,43 6 saggio: 0,850 (alto stato di conser- totali 86,32 100,00 vazione)

Percentuali cumulative delle classi di naturalità

100

80

60

40

aree cumulative 20

0 123456 classi di naturalità

39 Sistema delle argille marine e lacustri

Sottosistema delle aree basso-collinari

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 98,00 2,28 1 zone produttive ed infrastrutture 82,84 1,93 1 cave, cantieri, discariche 6,29 0,15 1 zone verdi artificiali 5,73 0,13 2 seminativi irrigui e non irrigui 3.488,30 81,12 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 192,53 4,48 2 zone agricole eterogenee 10,33 0,24 3 boschi di leccio 0,32 0,01 6 boschi di querce caducifoglie 314,88 7,32 6 boschi di latifoglie mesofile 27,30 0,63 6 boschi igrofili 7,99 0,19 6 boschi di conifere 3,52 0,08 4 formazioni arboree artificiali miste 0,65 0,02 4 praterie e pascoli 0,76 0,02 5 arbusteti 39,33 0,91 5 zone con vegetazione rada o assente 7,17 0,17 6 zone umide 0,30 0,01 6 Indice di Conservazione del Pae- acque continentali 14,08 0,33 6 saggio: 0,270 (medio-basso stato di totali 4.300,32 100,00 conservazione)

Sottosistema delle aree di pianura

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 22,45 1,65 1 zone produttive ed infrastrutture 21,59 1,58 1 cave, cantieri, discariche 0,94 0,07 1 zone verdi artificiali 0,16 0,01 2 seminativi irrigui e non irrigui 1.108,78 81,34 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 22,09 1,62 2 zone agricole eterogenee 7,95 0,58 3 boschi di querce caducifoglie 125,84 9,23 6 boschi di latifoglie mesofile 1,38 0,10 6 boschi igrofili 2,96 0,22 6 boschi di conifere 0,31 0,02 4 praterie e pascoli 0,24 0,02 5 arbusteti 23,89 1,75 5 zone con vegetazione rada o assente 3,36 0,25 6 0,06 0,00 6 zone umide Indice di Conservazione del Pae- acque continentali 21,13 1,55 6 saggio: 0,296 (medio-basso stato di totali 1.363,13 100,00 conservazione)

Percentuali cumulative delle classi di naturalità

100 100 80 80 60 60 40 40

aree cumulative 20 aree cumulative 20 0 0 123456 123456 classi di naturalità classi di naturalità Sottosistema delle aree basso-collinari Sottosistema delle aree di pianura

40 Sistema dei conglomerati

Sottosistema delle aree basso-collinari

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 8,24 2,30 1 zone produttive ed infrastrutture 7,16 2,00 1 seminativi irrigui e non irrigui 111,85 31,23 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 44,38 12,39 2 zone agricole eterogenee 0,28 0,08 3 boschi di leccio 2,43 0,68 6 boschi di querce caducifoglie 155,80 43,50 6 boschi di latifoglie mesofile 17,57 4,91 6 boschi igrofili 1,23 0,34 6 boschi di conifere 5,70 1,59 4 arbusteti 3,27 0,91 5 zone con vegetazione rada o assente 0,19 0,05 6 acque continentali 0,05 0,01 6 totali 358,15 100,00

Percentuali cumulative delle classi di naturalità

100

80

60

40

aree cumulative 20

0 123456 classi di naturalità

41 Sistema delle sabbie e arenarie

Sottosistema delle aree basso-collinari

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 5,33 27,47 1 zone produttive ed infrastrutture 1,08 5,57 1 zone verdi artificiali 0,07 0,36 2 seminativi irrigui e non irrigui 4,21 21,70 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 6,87 35,41 2 boschi di querce caducifoglie 1,32 6,80 6 arbusteti 0,52 2,68 5 totali 19,40 100,00

Sottosistema delle aree di pianura

classe descrizione ettari % sup. naturalità

zone urbanizzate 1,47 5,84 1 zone produttive ed infrastrutture 0,56 2,23 1 seminativi irrigui e non irrigui 20,52 81,59 2 colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti) 1,51 6,00 2 arbusteti 0,45 1,79 5 acque continentali 0,64 2,54 6 totali 25,15 100,00

Percentuali cumulative delle classi di naturalità

100 100

80 80

60 60

40 40 aree cumulative aree cumulative 20 20

0 0 123456 123456 classi di naturalità classi di naturalità

Sottosistema delle aree basso-collinari Sottosistema delle aree di pianura

42 Indici Il territorio è stato descritto attraverso l’uso di alcuni indici, cosiddetti strutturali, per avere strutturali informazioni utili alla conoscenza e all’interpretazione del territorio stesso. In particolare:

CA (Class Area): superfi cie totale di ogni singola categoria della carta della copertura e dell’uso del suolo; NUMP (Number of Patches): numero di patches, o tessere, per ciascuna categoria; MPS (Mean Patch Size): dimensione media dei patches di ogni categoria, ottenuta dividendo il valore di CA per il valore del NUMP; MSI (Mean Shape Index): indice medio di complessità, rappresenta un’elaborazione del rapporto tra superfi cie media delle tessere di ogni categoria e perimetro delle stesse.

Antropiz- Confrontando i valori che questi indici assumono per le varie categorie d’uso del suolo del zazione territorio in esame, si ottengono informazioni circa il livello di antropizzazione e quindi sullo stato di conservazione. Un’elevata superfi cie coperta dalle categorie artifi ciali, residenziali e agricole, rispetto a quelle naturali e seminaturali, indica uno stato di conservazione generale basso. Un numero di tessere (NUMP) elevato indica che il mosaico territoriale è molto frammentato ed eterogeneo; questa informazione viene fornita, in maniera anche più corretta, dall’indice MPS, per cui minore è il suo valore maggiore è la frammentazione. Sulla base delle caratteristiche fi siche dei Sottosistemi sono state ipotizzati i tipi e la relativa distribuzione delle comunità vegetali che sarebbero presenti in assenza dell’intervento modifi catore del paesaggio operato nel tempo dall’uomo. Vegetazione La vegetazione naturale potenziale che interessa il Comune di Monteroni riguarda: potenziale - boschi di latifoglie mesofi le, in particolare: boschi di cerro con farnia, castagno e carpino bianco nel Sottosistema di pianura del Sistema delle sabbie e arenarie;

- boschi di querce caducifoglie, in particolare: boschi di cerro con rovere, farnia e castagno nel Sottosistema delle aree basso-collinari del Sistema delle sabbie e arenarie; boschi di cerro con roverella e farnia nei Sottosistemi delle aree di pianura e delle aree basso- collinari del Sistema delle alluvioni e nel Sottosistema delle aree di pianura del Sistema dei conglomerati; boschi di cerro con roverella e olmo nel Sottosistema delle aree basso-collinari del Sistema delle argille marine e lacustri; boschi di cerro con roverella, farnia e olmo nel Sottosistemadelle aree di pianura del Sistema delle

43 argille marine e lacustri; boschi di roverella con cerro e leccio nel Sottosistema delle aree basso collinari del Sistema delle formazionicalcareo-argillose e calcareo marnose miste. Dai dati SMaS sono stati estrapolati i dati riguardanti il Comune di Monteroni d’Arbia e riportati nei grafi ci e nelle tabelle seguenti:

CLASS CA NUMP MPS MSI 11 277,385 849 0,327 1,452 12 285,690 162 1,764 2,659 13 18,644 4 4,661 1,348 14 33,019 134 0,246 1,610 21 8.015,396 341 23,506 2,653 22 467,658 241 1,940 2,605 24 67,037 78 0,859 1,918 3111 28,483 14 2,035 1,931 3112 944,832 228 4,144 2,135 3113 75,628 20 3,781 1,979 3116 169,999 106 1,604 5,694 312 13,092 9 1,455 1,405 3131 1,876 2 0,938 1,204 321 1,473 5 0,295 1,277 322 83,645 115 0,727 2,807 33 10,887 3 3,629 1,436 412 0,368 12 0,031 1,094 51 78,062 286 0,273 1,705 Indici strutturali del territorio 10.573,176 del Comune di Monteroni d’Arbia

Concludendo, l’assenza dei rilievi e di una morfologia articolata ha permesso un utilizzo molto Utilizzo del territorio spinto del territorio. Domina, infatti, il paesaggio agrario, tra l’altro quasi totalmente caratterizzato dai seminativi. La componente forestale è, di conseguenza, molto limitata e concentrata nella porzione sud-occidentale. L’indice MPS relativo alla tipologia agricola dominante sottolinea ulteriormente la sua importanza nella defi nizione del mosaico territoriale, il quale presenta estese superfi ci a seminativi poco frammentate. Mentre generalmente, nel caso delle superfi ci boscate è preferibile una ridotta frammentazione, nelle aree agricole è auspicabile invece una certa divisione, sempre che gli elementi che interrompono la continuità della matrice agricola siano costituiti da fasce di vegetazione naturale e semi-naturale e non da infrastrutture o altre componenti artifi ciali. Al pari di quanto rilevato in altri comuni, l’indice MSI assume valori che si distaccano poco dall’unità. Soltanto il valore relativo alla categoria ‘Boschi igrofi li’ dà particolari informazioni sullo stato delle tessere afferenti a tali formazioni forestali. Trattandosi di boschi limitati alle fasce perifl uviali è chiaro il motivo per cui presentano un indice MSI molto diverso da quello delle altre tipologie. Il rapporto perimetro-superfi cie è evidentemente alto, per cui diventa sensibile l’effetto margine e la bassa capacità di espansione ed evoluzione di questi boschi.

44 In relazione all’analisi svolte e alle indicazioni emerse, è stato possibile individuare criticità ed azioni valide per tutta l’Area Metropolitana ed azioni valide per i singoli Comuni. Risulta necessario muoversi nel rispetto delle tante diversifi cate forme di uso del suolo, per non perdere il carattere tipico dell’area senese; tipicità messa a rischio dalla moderna agricoltura che non lascia spazio all’insieme di fi sionomie anche lineari (fi lari di gelsi, cespuglieti, mantelli, fasce riparie, nuclei di bosco, sistemi eterogenei in agricoltura, aree verdi) essenziali per la piena funzionalità della rete ecologica territoriale.

Azioni Sono state previste azioni generali da estendere a tutti i Comuni dell’Area Metropolitana per recuperare il carattere di eterogeneità ambientale, con relativa alta biodiversità a scala di specie, comunità e paesaggio. In particolare i suggerimenti riguardano: - piano speciale per il paesaggio capace di integrare le eccellenze e riqualifi care le criticità. Il Piano avrà come riferimento l’intera area metropolitana e le verifi che e le ipotesi di intervento tenderanno a migliorare la situazione anche a scala di ciascun Comune; - piano di gestione integrata della bassa collina e delle pianure alluvionali (come riferimento positivo si può per ora tenere in considerazione quella dei Comuni di Castelnuovo, Monteroni e Sovicille ove il valore dell’ILC è superiore a quello medio del sottosistema); - idem per le colline e pianure argillose (solo Asciano presenta valori dell’ILC superiori alla media, ma comunque molto bassi). Sono auspicabili, inoltre, anche azioni più dettagliate e relative al territorio di Monteroni, quali: - favorire la presenza di cespuglieti e di nuclei di bosco nel sistema agricolo; - monitorare e conservare la situazione presente nei sottosistemi alto-collinari; - migliorare in termini quantitativi e qualitativi le aree verdi in città; - defi nire, mediante individuazione di nuclei boscati e di relativi elementi di connessione funzionale, una rete di boschi-vetusti capaci di contribuire alla funzionalità della rete ecologica territoriale in termini fl oristici, vegetazionali e faunistici. Tra i 6 Comuni dell’area vasta Monteroni è il Comune che presenta il valore più basso dell’ILC (Indice di Conservazione del Paesaggio) mediamente inferiore a 0,3. Valori migliori si hanno nei 350 ettari di colline conglomeratiche e negli 86 ettari delle colline calcaree. Per queste ragioni, valutando anche le informazioni ricavabili dall’uso del suolo Corine Land Cover e dalla Carta delle serie di vegetazione, si danno alcuni suggerimenti al fi ne di migliorare l’effi cienza della funzionalità della rete ecologica territoriale sia a scala comunale che metropolitana. In particolare si propone di: - monitorare i due sottosistemi che presentano attualmente un migliore stato di conservazione (colline conglomeratiche e calcaree); - monitorare i 933 ettari di basse-colline alluvionali in quanto presentano il valore più elevato dell’intera area metropolitana; - monitorare i 358 ettari delle colline conglomeratiche (ILC circa 0,6) in quanto si tratta comunque di un valore relativamente elevato; - riqualifi care e recuperare le aree occupate dai seminativi e dalle colture permanenti introducendo elementi seriali tipo cespuglieti, mantelli e piccoli nuclei di bosco.

45 Estratto tavola dello SMAS Sottosistemi di paesaggio

46 47 1.6. Il turismo

I dati relativi all’attività turistica presi in esame rappresentano le analisi statistiche condotte dal Centro Studi Turistici di Firenze per conto dell’Amministrazione Provinciale di Siena; le analisi sono state effettuate sulla base dei dati e aggregazioni elaborate dalla Società Etruria Telematica S.r.l. I dati si riferiscono a: movimenti turistici per comparto, arrivi, presenze, offerta, domanda, provenienza dei turisti, tipologie e numero di posti letto disponibili e sono aggiornati in maniera esaustiva fi na a tutto il 2004.

Sembra opportuno preliminarmente inquadrare l’attività turistica comunale nell’ottica del SEL 21, le Turismo SEL 21 cui strutture extralberghiere aumentano in discreta misura dal 1999 al 2001 (+52,9%) e gli alberghi del 33,3% (in numero assoluto tre unità). La crescita dei posti letto interessa entrambe le tipologie, sia la componente extralberghiera (+37,5%) sia quella alberghiera con il 44,4%. Nel 2001 si assiste ad una diminuzione complessiva delle presenze che riguarda in particolare gli esercizi extralberghieri; il dato nonostante sia positivo rispetto al 1999 è inferiore rispetto a quello del 2000. La permanenza media negli alberghi è di poco inferiore a quella regionale (3,1 contro 3,8 giorni); nelle strutture extralberghiere è abbastanza lunga (6,2 giorni).

Il Comune di Monteroni d’Arbia, le cui presenze turistiche risultano tra le più basse del SEL appare, assieme al Comune di Torrita, una delle risorse turistiche della provincia di Siena meno caratterizzate, al contrario di Asciano, Buonconvento e San Giovanni d’Asso, che sono invece contraddistinte dal turismo campagna/collina e di Rapolano Terme, caratterizzato dal turismo di tipo termale. La dinamica della domanda turistica del Comune, in raffronto a quella provinciale, mostra un percorso irregolare, con picchi di eccellenza nel 1995 ed una crisi piuttosto signifi cativa negli anni immediatamente successivi e fi no al 1998, anno in cui la crescita è divenuta costante e sensibile. L’incidenza delle presenze turistiche del Comune rispetto al dato provinciale, dal 1991 non subisce variazioni sostanziali. I valori odierni si attestano intorno allo 0,2%, con una scarsa incidenza (29,34% sul totale) delle presenze straniere.

Inc.% presenza permanenza Inc. % su provincia media presenze straniere Asciano 0,9 7,07 80,70 Buonconvento 0,4 3,85 46,70 Monteroni d’Arbia 0,2 5,73 29,34 Rapolano Terme 0,9 5,32 34,11 San Giovanni d’Asso 0,7 6,54 56,88 SEL 21 3,1 4,1 55,2 Incidenza della presenza turistica sulla provincia per comune 2003 – SEL 21 Fonte Osservatorio Economico Amministrazione Provinciale di Siena

48 70000

58605 60000

50000

40000 38260

30138 30000

19612 20000 18193

10000 Presenza turistica per comune - 2003 0 Asciano Buonconvento Monteroni d'Arbia Rapolano Terme San Giovanni d'Asso

Le strutture alberghiere a Monteroni d’Arbia sono passate in dieci anni (1991-2001) da 2 a 3. I posti letto sono aumentati da 31 a 51 nel settore alberghiero e addirittura da 13 a 237 in quello extralberghiero. Quest’ultimo ha registrato un aumento percentuale delle unità pari all’87,5% (25 strutture presenti sul territorio) e il dato è tuttora in crescita. Questi dati lasciano intendere opportunità di sviluppo del settore extralberghiero, riconducibili alla generica capacità attrattiva del SEL ed al fatto che, considerata la permanenza media relativamente medio alta, le strutture del Comune di Monteroni possano essere considerate interessanti per la posizione strategica espressa rispetto a Siena e ad altri luoghi di notevole interesse, anche a dispetto del carattere industriale di alcune sue zone, che potrebbero viceversa scoraggiare l’identifi cazione specifi ca del carattere turistico del luogo.

Flussi Nel 2003 i fl ussi turistici, che nell’ultimo decennio avevano mostrato una crescita quasi continua turistici (culminata nel 2002, con un aumento considerevole degli arrivi e delle presenze) diminuiscono in maniera considerevole, annullando i risultati positivi dell’anno precedente. Il 2004 presenta un ulteriore rallentamento, con un risultato più negativo di quello stimato a livello nazionale e regionale. In quell’anno si registra un’infl essione rispetto all’anno precedente e diminuisce la consistenza dei fl ussi nei tre ambiti territoriali della Apt. Le presenze si riducono anche nei sette Sistemi Economici Locali (Sel) della Provincia, con particolare intensità in quello delle Crete Senesi-Val d’Arbia (-19,1%). In questo nuovo scenario diminuiscono la loro consistenza le presenze a livello provinciale che scendono del 17%. Nello specifi co il comparto alberghiero segna una riduzione notevole dei pernottamenti (-24%), così come quello agrituristica che registra una riduzione del 20%. La diminuzione della domanda coinvolge sia gli italiani (-15,2%), sia gli stranieri (-20%), per i quali si registra un calo di visitatori provenienti dai Paesi europei, in modo particolare dei turisti tedeschi (30% in meno di presenze) e con le uniche eccezioni rappresentate dai turisti spagnoli e da quelli scandinavi. In controtendenza il dato relativo ai turisti extraeuropei, i quali risulta abbiano invece incrementato la loro presenza; questo riguarderebbe in particolare la componente statunitense. Nonostante la fl essione della domanda continua però ad aumentare, l’offerta turistico ricettiva 49 soprattutto nel comparto extralberghiero, in linea con le tendenze generali del settore degli ultimi anni, con l’incremento degli agriturismo, degli affi ttacamere, degli alloggi privati e delle case appartamenti per vacanza.

Arrivi Italiani Stranieri Presenze Italiani Stranieri 2002 3.123 2.163 960 10.995 6.117 4.878 2003 4.165 3.224 941 18.189 12.712 5.477 2004 5.355 3.882 1.473 16.261 10.834 5.427 2005* 1.059 876 183 2.602 1.934 668 * I dati del 2005 si riferiscono al periodo gennaio-aprile

Arrivi e presenze nel Comune di Monteroni d’Arbia

arrivi arrivi arrivi presenze presenze presenze 2002 2003 2004 2002 2003 2004

Comune di Monteroni d'Arbia 3.123 4.165 5.355 10.995 18.189 16.261 Sel 21 "Crete Senesi" 35.988 41.229 44.984 146.532 164.804 133.398 Provincia Siena 1.320.817 1.239.743 1.254.952 4.664.940 4.285.962 3.543.495

Arrivi e presenze nel Comune di Monteroni d’Arbia, nel Sel 21 e in Provincia di Siena

30%

25%

20%

15%

2003 10% 2004

5%

0%

-5%

-10% Incremento percentuale degli arrivi nel Comune Comune di Monteroni Sel 21 "Crete Senesi" Provincia Siena di Monteroni d’Arbia, nel Sel 21 e in Provincia di d'Arbia Siena negli anni 2003 e 2004

50%

40%

30%

20%

2003 10% 2004

0%

-10%

-20% Incremento percentuale delle presenze nel -30% Comune di Monteroni d’Arbia, nel Sel 21 e in Comune di Monteroni Sel 21 "Crete Senesi" Provincia Siena d'Arbia Provincia di Siena negli anni 2003 e 2004

50 Nel 2004 risultano presenti in Provincia 508 esercizi alberghieri, con 29.791 posti letto e 1.769 esercizi extralberghieri con 26.069 posti letto per un totale di 2.277 esercizi e 55.860 posti letto: 7 esercizi e 750 posti in più nel settore alberghiero, 129 esercizi e 1.556 posti letto in più in quello extralberghiero. Cresce, in generale, il numero di alberghi di categoria medio alta, mentre diminuisce quello relativo alle categoria inferiori. In termini di posto letto gli aumenti più signifi cativi si sono avuti nei Comuni di , , , Monteroni d’Arbia, , , San Quirico D’Orcia, Siena e . Nel Comune di Monteroni d’Arbia sono presenti, sempre al 2004, 3 esercizi alberghieri con 76 posti letto e 23 esercizi extralberghieri con 352 posti letto, per un totale di 26 esercizi e 428 posti letto. Nel corso di studio del Piano Strutturale sono previste indagini ulteriori che riguarderanno il reperimento di dati relativi al tasso di occupazione delle strutture ricettive e di elementi qualitativi come il confort e la qualità dei servizi offerti. Obiettivo prioritario sarà quello di valutare la coerenza dell’attuale sistema turistico ricettivo con le caratteristiche peculiari del contesto territoriale di riferimento, nell’ottica di incrementare e salvaguardare i caratteri di sostenibilità ambientale. Con tale chiave di lettura si dovrà tentare di ampliare i benefi ci e minimizzare gli impatti negativi legati a questo settore, anche attraverso il controllo delle attività di pianifi cazione, programmazione e regolazione, in modo da prevedere e misurare l’impatto sulle risorse territoriali e ambientali, sul sistema delle infrastrutture e dei servizi. Seguendo tali principi si potranno esaltare l’identità di un territorio anche laddove questo sembra essere più debole, di valorizzare le tipicità che ad esso appartengono e le vocazioni culturali delle comunità che vi risiedono anche sostenendo gli strumenti di Certifi cazione Ambientale ed avviando azioni locali coordinate di sostenibilità turistica all’interno dei Piani di Azione di Agenda 21 Locale.

51 1.7. Inquadramento Urbanistico

Il primo strumento di governo urbanistico del Comune di Monteroni, precedente al Piano Regolatore PdF 1975 Generale del 1995, è rappresentato dal Programma di Fabbricazione redatto dall’arch. Alessandro Quarra. Adottato nel 1972 fu approvato nel 1975. La situazione che il Programma di Fabbricazione si trova a fronteggiare è diretta conseguenza della trasformazione economica, a ritmi accelerati, in atto in questo periodo storico: il progressivo abbandono delle campagne e la sempre maggiore concentrazione della popolazione nei centri urbani. Il Programma di Fabbricazione deve inoltre soddisfare, oltre alle problematiche legate ai nuovi insediamenti residenziali e all’offerta dei servizi annessi, la richiesta di aree di espansione e di nuovi lotti da parte di piccole e medie industrie in crescita. La strategia generale di intervento prevista si basa essenzialmente sui seguenti principi: - difesa dell’integrità del territorio da realizzarsi attraverso una concentrazione di espansioni edilizie limitate ad alcuni centri; - la razionalizzazione dello stato di fatto urbanistico-edilizio attraverso una normativa limitatrice delle possibilità edifi catorie; - la previsione di un notevole sviluppo di attività industriali piccole e medie da conseguirsi attraverso un processo consorziale sull’utilizzazione ed urbanizzazione di circa 80 ettari in un’area compresa tra le pendici collinari e la via Cassia; - la predisposizione di un congruo sistema di aree pubbliche per servizi e parchi “onde consentire il migliore effetto del fenomeno agglomerativo attraverso una sua socializzazione”. Per quel che riguarda Monteroni si confi gura quindi uno sviluppo longitudinale, parallelo al corso dell’Arbia, che si articola in aree di rispetto fl uviale, nuova espansione residenziale e fasce industriali comprese la via Cassia e la ferrovia e separate in zone nord e sud dal centro di Monteroni. Per quanto riguarda i centri minori, invece, sono previste espansioni alle Ville di Corsano, Ponte a Tressa e Ponte d’Arbia ed altre, di minor entità, a Radi, Cuna e Lucignano; ciascuna da attuarsi nel rispetto dell’inserimento ambientale, territoriale e paesaggistico.

Previsioni del Programma di Fabbricazione 1975 Monteroni d’Arbia

52 L’insediamento di una nuova Giunta Comunale nel 1975, anno di approvazione del Programma di Fabbricazione, causa l’immediato avvio di una Variante Generale al Piano che vedrà concludersi il suo iter nel 1978 anno in cui sarà approvato anche il Programma Pluriennale di Attuazione del Comune di Monteroni d’Arbia per gli anni 1978-1980.

Tavola originale del Programma di Fabbricazione 1975 Ponte d’Arbia

PPA Le previsioni del P.P.A. sono di ampio raggio ed interessano le aree residenziali di completamento 1980 e di espansione, le zone per insediamenti produttivi di completamento e di espansione, la rete infrastrutturale e le attrezzature ed i servizi di interesse generale. Emerge un evidente forte intento di crescita supportato dall’andamento demografi co della popolazione e dalla congiuntura economica positiva. Il P.P.A. prevede: - una parziale riduzione delle aree di espansione industriale sia nel comprensorio di Monteroni che in quello di Ponte d’Arbia rispetto a quelle previste dal PdF del 1975; - un incremento delle zone destinate a servizi collettivi soprattutto per ciò che concerne le attività sportive; - un incremento delle aree verdi per parchi pubblici; - un incremento delle aree di espansione residenziale.

Variante Una successiva Variante Parziale al Programma di Fabbricazione sarà apportata nel 1982 in seguito al PdF 1982 a considerazioni sulle tendenze degli ultimi anni dell’assetto socio-demografi co comunale e della connessa dinamica insediativa, nonché dalla necessità di adeguare le previsioni urbanistiche vigenti

53 a sopraggiunte disposizioni legislative. La variante lascia integro l’impianto dei precedenti strumenti ed interessa solo alcuni settori del territorio comunale; nello specifi co i principali elementi introdotti dalla Variante sono: - la previsione di un collegamento stradale diretto tra le zone edifi cate poste a monte del tracciato ferroviario nei centri di Monteroni ,Cuna e Ponte a Tressa, e gli insediamenti produttivi esistenti e previsti in ubicazione intermedia tra gli stessi centri; - la previsione di un’area a parco pubblico che inviluppa l’abitato di More di Cuna e, delimitata dal tracciato ferroviario e dalla via Cassia, si prolunga fi no all’abitato di Ponte a Tressa; - la previsione di un’area agricola speciale lungo le prime pendici collinari prospicienti il centro urbano di Monteroni, realizzata secondo la nozione di “parco-campagna” con affi ancamento di attività agricola, rimboschimento e percorsi attrezzati per la ricreazione e lo sport libero all’aperto; - il ridimensionamento della prevista area di espansione per insediamenti produttivi industriali ed artigianali in località Ponte d’Arbia; - la ridefi nizione a Ville di Corsano dell’area per attività estrattive nonché la defi nizione di un’area per attrezzature sportive di interesse non solo locale; - un incremento di circa 15.000 mq. di nuove sottozone per insediamenti residenziali e di circa 60.000 mq. di aree per servizi pubblici e sociali di quartiere.

Tavola originale del Programma di Fabbricazione 1982 Monteroni d’Arbia

54 Variante L’ultima variante al Programma di Fabbricazione risale al 1994 e si pone come uno “strumento di al PdF programmazione intermedio” verso la defi nizione di tematiche su cui si formerà la discussione per un 1994 futuro strumento di pianifi cazione generale. Le previsioni maggiormente rilevanti riguardano: - due nuove zone di espansione residenziale poste ai margini meridionale e settentrionale dell’abitato di Monteroni che si sviluppa ‘al di là della ferrovia’ e che coinvolgono una proposta più generale di riordino della mobilità per questa parte di Capoluogo; - la completa defi nizione dell’area per impianti sportivi nella zona rimasta libera tra la ferrovia e le nuove residenze della zona Sud; - l’individuazione o lo spostamento in area diversa delle zone per impianti sportivi nei centri minori di Ville di Corsano e Ponte d’Arbia.

Piani di In tale strumento, per garantire una gestione unitaria e qualitativa del processo di trasformazione dettaglio urbana attraverso un’idonea coordinazione degli aspetti spaziali e temporali ed un progetto unitario sia a livello urbanistico che architettonico, vengono introdotti i “Piani di dettaglio”. Tali Piani sono rappresentati da elaborati cartografi ci con annesse norme di attuazione specifi che che considerano simultaneamente la scala urbanistica e quella architettonica e che defi niscono con discreto dettaglio elementi progettuali quali le tipologie residenziali, la loro articolazione, le destinazioni d’uso, lo schema dei percorsi pedonali o il sistema del verde privato, condominiale e pubblico. Ad essi viene affi ancato un “Piano integrato” del verde, della mobilità-sosta e degli organismi edilizi al fi ne di dare organicità al progetto e di creare i presupposti per la riqualifi cazione urbanistica del Centro urbano.

PRG Il Piano Regolatore Generale, a fi rma dell’arch. Gianni Neri, fu adottato il 3 Marzo 1995 e approvato il 1999 12 Aprile 1999 e sostituì l’ultima Variante del 1994 al Programma di Fabbricazione. Il Prg volgeva uno sguardo particolarmente attento a tutto il territorio comunale, approntando su di esso la chiave di lettura e di azione di ogni intervento. Chiaramente viene espressa la volontà di evitare il focalizzarsi dell’attenzione sui centri urbani “cercando di superare la concezione residuale del territorio extraurbano e riconoscendo alle utilizzazioni agricole la stessa dignità che tradizionalmente attribuiamo agli usi urbani”. Obiettivo del Piano era la ricostruzione dell’equilibrio che doveva esistere tra le molteplici componenti del territorio, ambientali paesaggistiche ed economiche, da ottenersi attraverso la valorizzazione dell’intero territorio e della sua economia.

Una prima modalità propositiva risultava quindi essere un’azione di difesa della qualità ambientale estesa a diversi ambiti di intervento: - la costituzione di ambiti minimi di controllo e protezione primaria del territorio per aree di particolare pregio come le Crete Senesi e le aree boschive; - la verifi ca ed il supporto delle utilizzazioni produttive agricole ove l’agricoltura è identifi cata

55 come garante primario della conservazione fi sica del territorio; - la conservazione e valorizzazione del sistema viario minore inteso come importante struttura di percorrenza diffusa sul territorio; - la previsione di una adeguata offerta turistica calibrata su diverse tipologie di utenti e in ogni caso equilibrata rispetto al sistema ambiente.

Altro punto di fondamentale importanza risultavano essere le esigenze di sviluppo economico del territorio per cui viene previsto: - il supporto delle utilizzazioni produttive agricole che rientra, come gia affermato sopra, in un discorso a larga scala ampiamente supportato dal Piano; - la riqualifi cazione dell’intero comprensorio industriale del Capoluogo sia sotto il profi lo funzionale che sotto quello dei valori qualitativi dell’ambiente costruito; - l’individuazione di zone di nuova edifi cazione per attività produttive, commercio ed attività integrate nell’area a Nord del Capoluogo; - un modesto ampliamento dell’area produttiva di Ponte d’Arbia; - l’istituzione di un Osservatorio della produzione nell’area Sud come laboratorio di ricerca su temi e problemi delle dinamiche del settore secondario oltrechè centro espositivo e di documentazione sulla produzione dell’artigianato artistico; - la riconversione morfologica e funzionale di alcune aree all’interno del tessuto abitativo.

Per quel che riguardava gli insediamenti residenziali il Piano individuava la necessità di una modesta crescita in seguito ad un graduale assestamento della popolazione rispetto al forte incremento del trentennio precedente: in generale si prevedevano insediamenti integrati di dimensione misurata ed interventi di recupero del patrimonio edilizio. In totale la realizzazione prevedeva 520 nuovi alloggi pari a 1970 vani di cui 950 in regime di Edilizia Economica e Popolare, che consentissero incremento residenziale del Comune di circa 1700 abitanti. Attraverso le Schede Norma venivano individuate una serie di aree di intervento tra cui appaiono signifi cativi: a Monteroni d’Arbia - il potenziamento e la riqualifi cazione dell’area compresa tra la SS. Cassia e la linea ferroviaria per la sistemazione degli spazi pubblici a parco e a servizi ed attrezzature pubbliche costituiti dal viale delle Rimembranze, da Piazza della Resistenza e dal Parco della Gora; - il Piano di Recupero del complesso monumentale della Torre del Mulino, della ex fi landa, dell’ex setifi cio e degli spazi scoperti antistanti con l’obiettivo di riattivare le funzioni commerciali ed i servizi e le attività di uso ed interesse pubblico;

56 - il recupero del complesso edilizio della Tabaccaia con la realizzazione di nuovi volumi e la relativa sistemazione a terra; - il recupero e la riqualifi cazione dell’area dell’Artistica Cristallo; - la previsione di una nuova area di espansione residenziale tra via di Tassinaia e V.le Kennedy; - la previsione di una nuova area di espansione residenziale tra via Verdi e la Ferrovia con annesso progetto per la Residenza Sanitaria Assistenziale per Anziani; - il Piano di Recupero della palazzina e del capannone dell’ex Consorzio Agrario per la realizzazione di un Centro socio-sanitario con la nuova sede dell’Associazione della Pubblica Assistenza della Val d’Arbia; - la previsione di una nuova area extra-comunale per attività commerciali ed attività integrate di tipo terziario, attività espositiva e fi eristica nella zona compresa tra il rispetto ferroviario e la porzione di Parco che si estende tra i Poderi Tassinaia e Collandino a Nord del centro abitato. a Ponte e Tressa - la sistemazione dell’area esterna adiacente il Gorello; - la previsione di una nuova area di espansione di edilizia residenziale pubblica in via Basso; - la previsione di una nuova area di espansione residenziale con insediamento di attività integrate sul Poggio versante sud-ovest a Ponte d’Arbia - la previsione di una Zona di Riconversione per attività ristorativa e commerciale al dettaglio con Estratto dal Prg vigente 2001 Monteroni d’Arbia nuova sistemazione del suolo e box garage.

57 sul territorio aperto - l’individuazione di una nuova area da destinare a campeggio in relazione con l’attività ristorativa e ricreativa esistente al Podere Pulcianese; - proseguimento della coltivazione entro i limiti autorizzati e restituzione dell’area ad uso agricolo- forestale con piantumazione di bosco o prato- pascolo sul fondo della Cava di Grotti.

Estratto dal Prg vigente 2001 Ville di Corsano

58 Variante Lo strumento urbanistico attualmente vigente è il risultato della Variante Generale al Prg adottata il 9 generale al PRG Giugno 2000 e approvata il 21 Dicembre 2001. 2001 Nel rispetto degli indirizzi del Prg, uno dei temi principali introdotto dalla Variante riguardava la ‘ri- pianifi cazione’ di aree del territorio comunale dove le previsioni di Prg erano state oggetto di stralci in sede di approvazione generale del Piano, sia per motivi tecnico-amministrativi che di merito; in particolare l’abitato delle Ville di Corsano e la zona di Tassinaia nel Capoluogo. A tal proposito sono state individuate nuove soluzioni con lo scopo di completare organicamente il disegno generale del Piano.

Ville di Alle Ville di Corsano le previsioni erano state stralciate in quanto ricadenti in aree protette, Corsano classifi cate come zone agricole e di rispetto stradale; comprendevano 72 alloggi ed un volume di mc. 31.100. La variante propone interventi con un evidente risparmio di suolo ed una maggiore attenzione all’integrazione tra destinazioni diverse, quali verde pubblico e privato, residenza e attività mista commerciale. Nel capoluogo, per l’area di Tassinaia erano state stralciate le previsioni relative a 67 alloggi ed un volume di mc. 31.500; per quest’area la variante propone una ridefi nizione generale degli spazi e delle destinazioni con soluzioni che relazionano la nuova area di urbanizzazione alle destinazioni preesistenti e con l’obiettivo di raggiungere un sensibile miglioramento della spazialità e funzionalità. La variante rivede poi l’impianto normativo del Piano con modifi che alle Norme tecniche di attuazione ampliando il supporto costituito dalle Schede-norma; le norme tecniche vengono riproposte in toto, evidenziando le parti modifi cate e le schede-norma vanno ad interessare tutte le nuove previsioni, con integrazioni alla parte descrittiva delle Schede esistenti e con la redazione di nuove Schede. Le Schede-norma passano da 21 a 41 introducendo una serie di nuovi interventi e di adeguamenti e correzioni in diverse aree urbane.

Monteroni In particolare a Monteroni d’Arbia: d’Arbia - la previsione di una nuova area di espansione residenziale in via Don Sturzo; - la previsione di una nuova area di espansione residenziale in via di Tassinaia; - la previsione di una nuova area pubblica per impianti sportivi e servizi, attività integrate di tipo ricettivo, direzionale e di rappresentanza, verde pubblico elementare e attrezzato, parcheggio a raso e residenza, compresa tra il Fosso del Madonnino e la ferrovia; - la previsione di un’area per attività commerciali ed integrate di tipo terziario e attività espositive nell’area compresa tra il Gorello e la ferrovia; - la previsione di un’area per negozi, studi professionali, uffi ci e residenza, con verde pubblico attrezzato e parcheggi; - la previsione di una nuova area di espansione residenziale in Strada di Casanova; - la previsione di una nuova area di espansione residenziale in Via Saffi ; - la previsione di un’area per attività commerciali ed integrate di tipo terziario e attività espositive in Via Cassia Nord; - il recupero dell’area Ex-Icas a Cuna.

59 La Variante generale aggiunge al dimensionamento iniziale del Piano quantità importanti andando a prevedere circa 80.000 mc. di nuova edifi cazione in parte in aggiunta all’originarie previsioni di Prg, in parte in sostituzione delle quantità stralciate.

Il quadro della pianifi cazione sovracomunale coinvolge strumenti urbanistici che interessano ambiti PIT più o meno estesi. Per ciascuno degli strumenti sono state individuate le principali linee guida, evidenziati i contenuti e le previsioni che riguardano anche il Comune di Monteroni. Il PIT, Piano di Indirizzo Territoriale, fornisce gli elementi di riferimento per il governo del territorio, attraverso direttive ed indirizzi che servono ad orientare, anche in forma prescrittiva, le pianifi cazioni territoriali ed urbanistiche degli enti locali: rappresenta lo strumento di programmazione e di raccordo tra Regione e Comuni. Con il PIT la Regione individua gli obiettivi strategici per la pianifi cazione territoriale, all’interno di una logica di sviluppo sostenibile. Contiene prescrizioni di carattere generale sull’uso del suolo e la tutela delle risorse essenziali del territorio; individua quattro Sistemi Territoriali di Programma, le “quattro toscane“ in base ai caratteri ambientali, economici, sociali e culturali, defi nendo per ciascuna gli obiettivi e le azioni strategiche in riferimento alle risorse, alle infrastrutture e ai servizi. Il sistema territoriale della Toscana interna e meridionale di cui fa parte il Comune di Monteroni d’Arbia, è costituito da ambiti geografi ci ricchi di risorse naturali e con una bassa densità di popolazione residente collocata in insediamenti diffusi di piccole dimensioni, interessati da un sistema di piccola e media impresa. Per quest’area il PIT individua nell’agricoltura e nelle attività connesse, nel turismo e nella residenza i fattori da privilegiare in funzione dello sviluppo sostenibile e della tutela delle risorse del territorio. Sulla base del quadro conoscitivo il Piano defi nisce specifi ci obiettivi strategici come il mantenimento ed il potenziamento delle attività agricole, il sostegno e potenziamento delle attività produttive connesse alle risorse locali. Nel territorio rurale l’insieme degli insediamenti è considerato una risorsa primaria da tutelare e valorizzare con una adeguata disciplina volta ad assicurare il mantenimento della popolazione residente, a garantire uno sviluppo economico, a incentivare il turismo ecologico e naturalistico, integrandolo con le attività agricole. Negli insediamenti urbani il piano prevede la rivitalizzazione dei centri antichi, migliorando la prestazione dei servizi ai residenti, inserendo funzioni economicamente convenienti e compatibili con quei valori che defi niscono l’identità dei luoghi. Negli insediamenti prevalentemente produttivi si privilegiano le attività connesse all’agricoltura, al turismo e alla valorizzazione delle risorse energetiche, assicurando la minimizzazione dell’impatto sull’ambiente e sul paesaggio ed utilizzando in primo luogo i siti degli edifi ci dismessi. Per quanto riguarda le infrastrutture si prevede il recupero ed il potenziamento del sistema della viabilità, il miglioramento dell’accessibilità per merci e persone; questi interventi dovranno tener conto PTC dell’inserimento ambientale, della tipologia delle diverse aree attraversate .

60 Estratto della tavola PTC “Tipi di paesaggi”

61 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena (PTCP) è stato approvato dal Consiglio Provinciale il 20/10/2000 e resterà in vigore dieci anni fornendo uno strumento di controllo e di pianifi cazione di area vasta. In base alle leggi regionali si colloca in un sistema di governo del territorio articolato in livelli istituzionali dotati ciascuno di un proprio ambito di competenze distinto. Gli indirizzi e le prescrizioni sviluppate a livello regionale dal PIT sono sviluppate a livello provinciale dal PTCP e a livello comunale dai Piani Strutturali e dai Regolamenti Urbanistici. L’ambito provinciale è stato disciplinato secondo criteri volti ad accrescere la capacità di governo delle risorse, sia sviluppando ciò che non poteva essere effi cacemente risolto a livello comunale, sia fornendo ai Comuni un quadro di riferimento tale da permettere di intervenire in ambiti tradizionalmente non regolati dalla pianifi cazione di base. Il Piano prende le mosse da un forte presa di coscienza del valore del territorio inteso come risorsa unitaria: un’agricoltura di pregio, un tessuto artigianale di alto livello artistico, la presenza capillare di percorsi e strutture ricettive, i distretti industriali e manifatturieri, i poli congressuali-termali ad alta ricezione convergono nella produzione di energie immateriali locali che ne alimentano l’immagine di “marca” e producono e riproducono un capitale cognitivo in forte equilibrio con la struttura delle funzioni urbane. A tale lettura si affi anca immediatamente l’individuazione delle fragilità del sistema e le problematiche che si affacciano nel quadro globale della competizione economica; si tratta nello specifi co della diffi coltà a mantenere il sistema dei servizi pubblici sull’intero territorio urbano e la diffi coltà ad affrontare le aperture che il processo di internazionalizzazione dell’economia in atto richiede. Le linee guida del Piano propongono quindi come obiettivo la risoluzione degli elementi di frammentazione e di crisi che possono minare l’unicità territoriale ed il rafforzamento di quella organizzazione di interdipendenze interne tra i singoli fattori di carattere economico, sociale ed ambientale che convergono a determinare la qualità distintiva del senese. Il PTCP utilizza diverse discipline di indagine territoriale: - la geografi a normativa della tutela degli acquiferi e delle aree esondabili; - la geografi a dei sistemi e sottosistemi ambientali; - la geografi a della disciplina di area vasta del paesaggio; - la geografi a della disciplina puntuale del paesaggio; - La geografi a della disciplina di area vasta del paesaggio consente di suddividere il territorio provinciale in aree specifi che che rendono più facile l’attività di indagine e la conseguente fase propositiva operativa. Si tratta rispettivamente delle Unità di paesaggio e dei Tipi di paesaggio. Le Unità di paesaggio sono ambiti territoriali complessi ed articolati per morfologia e forme d’uso del suolo, dotati di una specifi ca identità socio-culturale; costituiscono l’ambito di riferimento per la gestione delle risorse paesistiche a livello comunale e sovracomunale, ad esempio per l’orientamento e la valutazione degli strumenti urbanistici comunali, per la valenza paesistica degli assetti insediativi e delle reti o per la gestione degli assetti agrari. 62 Il Comune di Monteroni d’Arbia fa parte dell’Unità di paesaggio delle Crete dell’Arbia in cui viene segnalato: - il degrado del patrimonio edilizio nelle colline argillose; - l’eliminazione delle biancane e di altre emergenze naturali a causa di interventi di rimodellamento artifi ciale; - gli effetti negativi prodotti dall’espansione urbana e produttiva intorno alla via Cassia; - l’esigenza di tutela del fondovalle dell’Arbia, nel quale si concentrano tutte le iniziative urbane, - l’esigenza di tutela delle emergenze naturali di interesse paesistico; - il valore paesistico della via Lauretana. - Tipi di I Tipi di paesaggio sono parti di territorio provinciale fortemente omogenee dal punto di vista paesaggio della conformazione geo-litologica, della maglia insediativa di origine storica e delle forme prevalenti di paesaggio agrario. Il comune di Monteroni d’Arbia è caratterizzato principalmente dal paesaggio dei seminativi con appoderamento rado e dominio delle colture a seminativo aperto e del prato a foraggio; lungo la valle dell’Arbia la maglia insediativa si intensifi ca e si hanno effetti di urbanizzazione diffusa. La sola porzione di territorio che si distingue per un tipo di paesaggio differente è quello circostante le Ville di Corsano ove il paesaggio, defi nito come paesaggio del bosco e paesaggio agrario della montagna, è caratterizzato da un rapporto equilibrato tra bosco e paesaggio aperto. Il PTCP offre strumenti di partenza per la lettura e per interventi programmatici di gestione del territorio; oltre al governo del sistema insediativo e del paesaggio attraverso la gestione delle Unità e dei Tipi di paesaggio vengono prese in considerazione problematiche relative al governo del sistema ambientale e al governo del sistema produttivo e delle reti. Per ciò che concerne il governo del sistema ambientale gli argomenti più signifi cativi riguardano la tutela degli acquiferi e la prevenzione del rischio idraulico, la conservazione dinamica e funzionale degli ecosistemi, la questione delle risorse energetiche e delle misure preventive per il contenimento degli inquinamenti. Per quel che riguarda invece il governo del sistema produttivo e delle reti i punti salienti toccano questioni come quella riguardante l’organizzazione degli insediamenti produttivi e delle attività commerciali, la disciplina delle zone a funzione agricola, il turismo, le reti di mobilità, la tutela del suolo e lo smaltimento dei rifi uti. Le modalità di intervento che si intendono perseguire appaiono in continuità con tali linee guida e per tale motivo si considera il PTCP un valido strumento di supporto alla progettazione sul territorio. Atlanti Per quanto riguarda il patrimonio edilizio esisente il PTC individua tre componenti nel sistema comunali insediativo provinciale, distinguendo tra sistema urbano provinciale, aggregati e beni storico- architettonici del territorio aperto. Ogni componente è stata inserita in apposite schede all’interno

63 64 65 degli “Atlanti Comunali” secondo le seguenti categorie: Schede “C”: centri urbani Schede “A”: aggregati Schede “V”: ville, giardini, castelli e fattorie Schede “ES”: edifi ci specialistici: chiese, pievi, monasteri, mulini

Gli obiettivi che il PTC persegue nel governo del sistema insediativo sono assicurare la persistenza e la riproducibilità di tutte le componenti del sistema insediativo senese, promuovere la tutela dei complessi edilizi censiti nel PTC e dai singoli Comuni, mantenere i rapporti storicamente consolidati tra i beni storico-architettonici e le loro pertinenze, intese come contesto fi gurativo agricolo e ambientale.

Per ciascun aggregato è stata individua un’area di pertinenza che dovrà essere poi disciplinata dai piani comunali, assumendo come riferimento il grado di integrità urbanistica, edilizia e paesaggistica di ognuno di essi e le funzioni di cui sono sede. Le aree di pertinenza degli aggregati sono state quindi individuate sia in rapporto al valore intrinseco della struttura edilizia, sia in rapporto al ruolo paesaggistico dell’aggregato, derivante dalla sua Aree di pertinenza posizione più o meno dominante e più o meno aperta alle visuali ed ai punti di vista esterni. Sono da considerasi aree di pertinenza degli aggregati esclusivamente le aree classifi cate agricole negli strumenti urbanistici comunali vigenti alla data di approvazione del PTC. Nel PTC sono stati fatti tre elenchi di aggregati per i quali vengono previste diverse modalità di intervento corrispondenti alla classifi cazione di valore, alla presenza di alterazioni e al diverso rapporto con l’intorno e con le attività agricole.

Nel primo elenco ricadono quegli aggregati che si distinguono per una compiuta ed integra confi gurazione urbanistica ed edilizia e per un’elevata qualità del rapporto di integrazione con il contesto paesistico. L’obiettivo è quello di tutelare la conservazione di questi luoghi con l’esclusione di ogni forma di nuova edifi cazione, salvo specifi che situazioni di compatibilità risultanti da documentate valutazioni. Dovrà essere valutata la possibilità di realizzare nuovi annessi agricoli, escludendo nuovi edifi ci ad uso abitativo e dopo aver accertato l’impossibilità di collocare i manufatti in altro luogo della proprietà fondiaria, esterno all’area di pertinenza. In questo elenco sono compresi cinque aggregati del Comune di Monteroni: Grotti alto, Lucignano d’Arbia, Cuna, Radi e Quinciano

Nel secondo elenco ricadono quegli aggregati di rilevanza architettonica ed urbanistica dove però la presenza di alterazioni del tessuto edilizio ne ha compromesso l’integrità ed il valore percettivo. Viene prevista un’eventuale edifi cazione in congruità con i tessuti esistenti, secondo una direzione di crescita coerente con l’impianto urbanistico e in ambiti spaziali non evidenti rispetto ai punti di vista esterni principali. I comuni dovranno comunque valutare la possibilità di realizzare nuovi annessi 66 agricoli, escludendo nuovi edifi ci ad uso abitativo e dopo avere accertato l’impossibilità di collocare i manufatti in altro luogo della proprietà fondiaria, esterno all’area di pertinenza. In questo elenco sono compresi due aggregati del Comune di Monteroni: Caggiolo e le Casine.

Nel terzo elenco ricadono quegli aggregati caratterizzati dalla prevalente matrice agricola degli assetti edilizi e della permanenza signifi cativa di questa attività. L’edifi cazione nelle aree di pertinenza sarà limitata a residenze ed annessi agricoli, realizzati in congruità con i tessuti esistenti, con modalità architettoniche congrue al contesto e senza intaccare gli elementi di maggior pregio della tessitura agraria presenti nell’area di pertinenza. In questo elenco sono compresi quattro aggregati del Comune di Monteroni: Ponzano, Stine basse, Greppo e le Caselle.

Gli aggregati del Comune di Monteroni censiti dal PTC sono quindi: Caggiolo: aggregato di case coloniche; Cuna: aggregato lineare lungo strada, Grancia; chiesa suffraganea, parrocchia dal 1833; Greppo: aggregato di case coloniche; Grotti alto: aggregato a forma aperta; le Caselle: aggregato di case coloniche; le Casine: aggregato a forma aperta; le More: aggregato di case lungo strada; Lucignano d’Arbia: centro murato, fonte medievale, cappella; pieve, parrocchia 1833; Ponzano: aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea; Quinciano: aggregato di villa-fattoria con cappella; canonica, parrocchia 1833; Radi: aggregato di castello/villa-fattoria con giardino e cappella; chiesa suffraganea trasformata, parrocchia 1833; Stine basse: aggregato di case coloniche;

I beni storico-architettonici esterni ai centri abitati censiti nel PTC sono contenuti negli “Atlanti Beni Comunali” ed in particolare nelle Schede “V” relative a ville, giardini, castelli e fattorie e nelle Schede storico architettonici “ES” relative ad edifi ci specialistici quali chiese, pievi, monasteri e mulini. Per le aree di pertinenza i comuni dovranno predisporre una specifi ca disciplina che risponda all’obiettivo di tutelare la conservazione dei luoghi con l’esclusione di ogni forma di nuova edifi cazione limitandola a casi precisi e alla realizzazione di sistemazioni a terra e elementi accessori quali piccole attrezzature sportive, piscine che non comportino rilevanti opere di sistemazione del terreno, aree di parcheggio realizzate con pavimentazioni permeabili. Nel caso che l’area di pertinenza appartenga ad una villa che svolge anche funzioni di azienda agricola, viene considerata la possibilità di realizzare nuovi annessi agricoli, dimostrando l’impossibilità di realizzare gli annessi al di fuori dell’area di pertinenza stessa. Nei beni sede di servizi pubblici inerenti l’istruzione, la cultura, la sanità ed il termalismo è prevista la possibilità di

67 realizzare nuovi edifi ci o addizioni agli edifi ci esistenti di recente costruzione. Gli ampliamenti volumetrici, anche solo interrati, non sono consentiti; solo se dalla schedatura risulta che le caratteristiche tipologiche, costruttive e di posizionamento sono tali da rendere possibili questi interventi, compatibilmente agli obiettivi di tutelare e conservare questi beni. I comuni disciplineranno le modalità per la realizzazione di eventuali nuove separazioni fi siche tra aree di pertinenze fondiarie distinte, per poter mantenere le preesistenti percezioni visive e attenuare eventuali elementi di contrasto con l’intorno. I cambiamenti di destinazione d’uso o lo svolgimento di funzioni differenti da quelle attuali dovranno garantire usi compatibili con le principali caratteristiche architettoniche e tipologiche originarie degli edifi ci; per uso compatibile viene intesa l’utilizzazione di un determinato edifi cio o organismo edilizio anche a fi ni diversi da quelli per i quali esso fu costruito o ai quali è stato sottoposto lungo la sua storia che non siano in contrasto con la permanenza degli elementi tecno-morfologici caratterizzanti.

I beni storico-architettonico del territorio aperto del Comune di Monteroni d’Arbia censiti dal PTC sono:

Barattoli: oratorio con casa colonica; eremo documentato da resti; Casa al bosco: cappella e casa colonica; Casa Poggio ai Frati: casa-torre, fattoria; Colle: villa-fattoria con giardino e cappella; Curiano: villa-fattoria con giardino e cappella; Fattoria la Selva: villa-fattoria con giardino e cappella; Fattoria di Corsano: villa-fattoria con parco e cappella; Grotti basso: castello-fattoria con giardino e cappella; Molino Romitorio: eremo, molino; Molina: molino; Monterosi: villa-fattoria; castello documentato solo da resti; Mugnano: chiesa suffraganea, parrocchia 1833; Pieve di Corsano: pieve, parrocchia 1833; Pociano: palazzo; S.Agostino: chiesa di epoca medievale; S.Fabiano: castello-fattoria, chiesa suffraganea; Saltennano: castello-fattoria; chiesa suffraganea documentata solo da fonti; Sovignano: villa-fattoria; Sovignano/ S.Stefano: chiesa suffraganea trasformata, parrocchia 1833; Stine alte: castello residenza feudale; chiesa suffraganea; Torre S. Ansano: castello residenza feudale; chiesa suffraganea documentata solo da fonti; Villa Randagia: villa;

68 Villa S.Alberto: villa-fattoria; Ville Petroni: villa-fattoria; cappella;

A livello sovracomunale operano anche piani e strumenti urbanistici con programmi e previsioni in Agenda ambiti specifi ci e a livelli diversi, ma fortemente correlati con i contenuti e gli obiettivi del PTC e dei 21 Piani Regolatori comunali: il PRUSST, lo Schema Metropolitano dell’area Senese e Agenda 21. Agenda 21 è il documento che nasce con la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (United Nations Conference on Environment and Development- UNCED- meglio conosciuto come Hearth Summit) svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992. A Rio sono stati discussi problemi ambientali e i loro legami con i problemi dello sviluppo sociale ed economico. Sottoscritta dai governi di 183 paesi, l’Agenda costituisce un programma di azione per il miglioramento della qualità della vita e per lo sviluppo sociale ed economico in armonia con l’ambiente; un piano a lungo termine in favore della sostenibilità, che si pone obiettivi quali la lotta contro la povertà, il cambiamento dei modelli di produzione e di consumo, la conservazione e la gestione delle risorse naturali, la protezione dell’atmosfera, degli oceani e delle biodiversità, la prevenzione della deforestazione e la promozione di un’agricoltura sostenibile. Agenda 21 si pone come un piano strategico da sviluppare su scala globale, nazionale e locale, strutturato in modo da coinvolgere più settori sociali, in un processo di partecipazione e di condivisione di obiettivi, strategie, responsabilità ed azioni. Da qui si comprende l’importanza che viene riconosciuta alle amministrazioni locali nel realizzare gli obiettivi legati allo sviluppo sostenibile; il Capitolo 28 “ Iniziative delle amministrazioni locali a supporto di Agenda 21” afferma che: “dal momento che gran parte dei problemi e delle soluzioni cui si rivolge Agenda 21 hanno origine in attività locali, la partecipazione e la cooperazione delle amministrazioni locali rappresenta un fattore determinante per il raggiungimento dei suoi obiettivi.” Per favorire l’adozione di Agenda 21 a livello locale è stata organizzata nel 1994 ad Aalborg in Danimarca, la Prima Conferenza Europea sulle Città Sostenibili.

Gli elementi base su cui si fonda il percorso di costruzione ed attuazione dell’Agenda 21 Locale sono: - l’attivazione del Forum come strumento di partecipazione attiva in cui vengono coordinati tutti gli interessi coinvolti a livello locale; la consultazione permanente per defi nire le risorse, individuare i bisogni ed eventuali confl itti tra i soggetti che partecipano all’Agenda 21; - l’Audit territoriale per la raccolta di tutti i dati di base sull’ambiente fi sico, sociale ed economico che serva a costituire, attraverso indicatori ambientali, il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente del Comune; - i target, cioè defi nire degli obiettivi, concreti e quantifi cabili, da associare a precise scadenze temporali; - il Piano d‘Azione Ambientale inteso come un programma di azioni concrete e necessarie per

69 raggiungere gli obiettivi prefi ssati, con la defi nizione degli “attori” che saranno responsabili dell’attuazione, delle risorse fi nanziare, degli strumenti di supporto. - il reporting, cioè mantenere procedure di controllo sull’attuazione e sull’effi cacia del Piano di Azione attraverso la redazione di rapporti periodici.

Nel caso di Siena il Comune ha avviato il processo di Agenda 21 Locale dal 1999 anno in cui il Consiglio Comunale ha aderito alla Carta di Aalborg (1994). Il percorso di Agenda 21 Terre di Siena è iniziato nel 2002, con il Protocollo siglato dall’Amministrazione provinciale con i 36 Comuni della Provincia. Monteroni rientra nell’area Crete Senesi e Val d’Arbia relativamente alla quale non sono ancora stati prodotti elaborati se non il documento “Piano di lavoro 2005”.

Il PRUSST “Terre senesi”, Programma di Riqualifi cazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio, è un programma di sviluppo infrastrutturale ed economico che ha consentito PRUSST Terre l’individuazione di una serie di interventi di rilievo, coordinati nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. Senesi E’ stato promosso in occasione del Bando del Ministero LL.PP. del 1999 e vi hanno aderito 35 dei 36 comuni della Provincia senese, oltre all’Amministrazione Provinciale; al Comune di Siena è stato affi dato il compito di gestire il coordinamento degli enti locali. Le proposte inserite nel Prusst, che le singole amministrazioni hanno avanzato, sia come opere pubbliche che come opere private, mirano ad un coerente sviluppo del territorio. Le direzioni principali su cui si muove riguardano il miglioramento e il potenziamento delle infrastrutture (come superamento della scarsa accessibilità esterna ed interna), il potenziamento dei sistemi produttivi locali, la valorizzazione delle risorse ambientali e naturali, del patrimonio artistico, culturale, storico e Architettonico, la diffusione e il sostenimento dell’offerta turistica attraverso la valorizzazione del

Estratto da Prusst “Terre Senesi” 1999-2004

70 patrimonio esistente, la ricerca della qualità come elemento essenziale di uno sviluppo sostenibile. Le scelte del Prusst sono state fatte tenendo in considerazione gli indirizzi del PTC che, per le sue competenze di carattere infrastrutturale e ambientale, si è rivelato importante riferimento per garantire il coordinamento e valutare la congruità delle proposte. La stretta correlazione tra i due strumenti di pianifi cazione ha permesso che gli interventi del Prusst rispettino gli obiettivi del PTC, nella risoluzione dei principali punti critici del territorio senese e all’interno di una logica di sostenibilità. Gli interventi previsti dal Prusst nel Comune di Monteroni sono in numero ridotto, tutti di tipo pubblico e riguardano: a) il sottopasso ferroviario di Monteroni, opera già realizzata; b) la riqualifi cazione del centro storico di Monteroni, progetto già presentato in Consiglio Comunale nel dicembre 2004; c) la razionalizzazione del tracciato della SS2 Cassia nel tratto Lucignano-Buonconvento, che rappresenta uno degli stralci di realizzazione e adeguamento della cosiddetta ‘nuova Cassia’.

Lo Schema Metropolitano dell’area Senese (SMaS) è uno strumento facoltativo che le SMAS Amministrazioni dei Comuni di Siena, Asciano, , Monteriggioni, Monteroni d’Arbia, Sovicille insieme all’Amministrazione Provinciale si sono dati per pianifi care e programmare il proprio sviluppo in maniera concertata e per coordinare al meglio i propri strumenti urbanistici. Esso ha fornito un quadro conoscitivo dettagliato del sistema città e comuni limitrofi , del quale potrà avvalersi ciascun Comune per meglio procedere nelle scelte dei propri Piani Strutturali. L’intesa programmatica dei Comuni si sta concretizzando su alcuni temi principali quali la co- pianifi cazione di alcune aree “di confi ne”, le politiche abitative, le infrastrutture e i servizi per la mobilità, le funzioni urbane di eccellenza, la gestione delle aree industriali e artigianali, la rete ecologica e la tutela degli acquiferi. I percorsi attuativi dello SmaS sono affi dati ad una triplice possibilità: la prima è rappresentata dai redigendi Piani Strutturali dei singoli Comuni che, come nel caso di Monteroni, recepiranno e dettaglieranno obiettivi ed azioni, la seconda è il Piano Strategico per l’area dello SmaS, la terza consiste negli strumenti attuali e futuri di pianifi cazione e programmazione provinciale.

71 Estratto tavola dello Smas relativa ai servizi

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