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Giornate FAI d’Autunno 17|18 e 24|25 ottobre

QUESTA EDIZIONE È DEDICATA ALLA FONDATRICE DEL FAI GIULIA MARIA CRESPI

Delegazione FAI di

PERCORSO “ S. MARIA E LA CROCE” Pennadomo

Il centro storico di Pennadomo, come molti dei paesi della vallata Sangro-Aventino, è stato costruito a ridosso delle pareti rocciose, diverse case hanno uno o più muri costituiti dalla dura formazione calcarea. Una scelta obbligata per le popolazioni del passato, resasi necessaria proprio per evitare le numerose aree franose, come la maggior parte del territorio di questo settore dell’Abruzzo dove la costituzione geologica del terreno è prevalentemente argillosa ed in continuo movimento. Il paese ha il versante nord-orientale protetto da una delle pareti più imponenti, la Liscia di S. Maria, una sorta di barriera naturale verso la vallata del Sangro. “Pennadomo e la pietra liscia di Santa Maria sono tutt’uno, una simbiosi naturale”. La roccia grande che sormonta maestosa il borgo è chiamata Liscia di Santa Maria, o “Paretone”. Qui, tra gli stretti vicoli, ha inizio un percorso che inizialmente si affaccia su una sorta di balcone naturale, nel punto più estremo dell’allineamento della parete, e la vista spazia dalla vallata del Sangro, sul Lago del Sangro, al sovrastante crinale di monte Pallano. Volgendo lo sguardo più a destra sono ben evidenti i rilievi che dal monte Tutoglio si susseguono al colle di Montebello con i residui della vecchia torre medievale, il monte Rezzano a ridosso della grande frana, ancora attiva, che da scende verso valle curvando verso destra fino a lambire la base delle Gole e poi confluire in parte sul torrente San Leo e nell’ansa del Lago, sempre nel territorio di Pennadomo. Fu proprio a causa di questa frana che agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso il borgo storico di Buonanotte fu abbandonato da tutti gli abitanti. Questo fenomeno evidenzia ancora oggi i rischi e i problemi che hanno condizionato la scelta e la localizzazione degli insediamenti abitativi nel corso dei secoli, determinati proprio dalla costituzione geologica di questi territori. Al tempo stesso questi ambienti diversificano ulteriormente il paesaggio ma offrono anche gli habitat per la presenza di specie faunistiche particolari ed esigenti, ad esempio durante le notti estive si possono ascoltare i versi quasi ipnotici del Succiacapre (Caprimulgus europaeus), un uccello che raggiunge le nostre zone nella tarda primavera per poi tornare a svernare in Africa. Le piccole pozze lungo la frana sono anche frequentate da alcune specie di anfibi: Rospi comuni, ma anche Raganelle e ben due diverse specie di Tritoni, il crestato e l’italico. Prima di proseguire con l’itinerario, sulla sinistra del percorso, in una nicchia della parete, è stata collocata una statua della Madonna, non a caso questa Liscia è denominata Santa Maria. La devozione del paese verso la Madonna si mescola all’importanza che queste

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Giornate FAI d’Autunno 17|18 e 24|25 ottobre

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masse rocciose rivestono, alla loro funzione di protezione in un ambiente ostile, come già descritto, e forse anche in quanto identificate come una sorta di tempio naturale e soprannaturale. A pochi metri da questo primo belvedere, in direzione della frana e del monte Rezzano, si erge un pinnacolo denominato Cima Fumosa, rappresenta uno dei settori di arrampicata con una quindicina di vie tra il 5° e il 7° grado. Si prosegue attraverso alcune ripide scalinate che a zig-zag si inerpicano tra le rocce. La fatica della salita è ricompensata dalle forme che le rocce assumono, ma soprattutto dalla vegetazione che possiamo osservare in una sorta di giardino botanico naturale. Specie arbustive ed arboree tipicamente mediterranee e rupicole; oltre al comune Fico troviamo il Bagolaro o Spaccasassi, l’Acero minore e il Terebinto, parente strettissimo del Pistacchio che in Sicilia utilizzano per innestarvi quello vero. A metà circa della salita troviamo un piccolo pianoro e una deviazione per accedere ad altri settori di arrampicata. Prima di raggiungere il punto più elevato si incontrano alcune tracce costruttive, piccoli muretti ed incavi nella roccia, secondo gli storici potrebbe trattarsi dei ruderi dell’antico Castello degli Annecchini. Ancora alcuni gradini e si giunge nel punto più alto della Liscia, un piccolissimo pianoro, protetto da una ringhiera, dove è stata posizionata una robusta croce, permette di godere di un panorama straordinario, una vista quasi aerea sulle varie “Lisce”, sul paese, sul territorio circostante, dalla Majella alla bassa vallata del Sangro e al mare Adriatico, da Monte Pallano al sottostante Lago di Bomba e alla media vallata del Sangro. Da qui lo sguardo arriva sino al il Monte Tutoglio, l’antico “Castrum Tutolium” distante circa 3 km da Pennadomo, posizionato sull’asse "Pallanum" e "Juvanum", sito oggetto di alcuni scavi archeologici da parte dell’Università di Pisa con evidenze archeologiche che vanno dall’Età del Bronzo al periodo medievale. Tra i ritrovamenti archeologici di una certa importanza, si segnalano una epigrafe funeraria, oggi dispersa, e un’iscrizione rinvenuta intorno al 1700 risalente al secondo secolo d.C. e che testimonia la presenza di un piccolo insediamento fortificato (“castrum”) romano che aveva collegamenti commerciali e religiosi sia con Juvanum che con altri centri abitati sempre di influenza romana. Sulla sommità di Tutoglio si possono ancora vedere oggi i resti di edifici risalenti molto probabilmente, all’alto medioevo; secondo il “Rationes decimarum Italiae Aprutium Molisium” vi erano nel 1300 ben due chiese. Da questa zona provengono le policrome mattonelle maiolicate, quadrate o esagonali che ornavano il pavimento di una di queste due chiese pastorali, cioè a quella che la tradizione attribuisce a Santa Lucia, esposte per l’occasione delle Giornate FAI in una tipica casa medioevale del borgo.

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