Anno XV - Trimestrale (luglio-settembre 1996) - Sped. abb. post. - 50% - Roma PARAMITA Quaderni di buddhismo per la pratica e per il dialogo

a cura della Fondazione associata all'Unione Buddhista Italiana

Sommario del quaderno 59

Dal Canone buddhista: Oltre le dispute e i moralismi. 1 Raccoglimento e investigazione nella meditazione di Corrado Pensa 3 Non scendere dal treno di Mario Proscia (Thanavaro). 10 Il contributo di Martinelli al buddhismo italiano 14 Karuna e Prajna come basi del di Daisetz Teitaro Suzuki 15 Monaci e laici nella pratica intervista a Merzel Sensei 17 L'Illuminazione di Dogen di Gianpietro Sono Fazion . 19 La liberazione nel di Francis V. Tiso 23 Gli "inferni" di Kalu Rimpoce di Ole Nydahl . 29 Il risveglio dell'Occidente di Stephen Batchelor. 32 Scegliere l'altro per formare !''uno' di Luciano Mazzocchi 37 Sfida all'ecumenismo del Papa di Filippo Gentiloni 39 Psicosintesi e meditazione di Andrea Bocconi . 41 Psicoanalisi senza un analista di Vincenzo Piga . 46 Le firme per l'Intesa come via di pratica di Dario Girolami 47 Undid concorrenti al premio di laurea "Maitreya" . 49 La comunità di Merigar di Elisa Copello. 50 Celebrati in Cina i 15 secoli di Shaolin di Marco Bertona 51 Il rapporto guru-discepolo di Alan Wallace 53 Libri a cura di Luigi Turinese . 54 Iniziative dei centri e dintorni 58 Lettere . 61

Comitato di redazione: Vincenzo Piga (direttore responsabile), Maria Angela Falà, Giuliano Giustarini e Luigi Turinese. Redazione: Via della Balduina, 73 - 00136 Roma - Tel./Fax 06/35498800 (ore 8-12 e 16-19 anche festivi) - Registrato al Tribunale di Roma il 27-2-82 al n. 88/82. Tipolitografia Ugo Detti: Via Girolamo Savonarola, 1 - 00195 Roma. Abbonamenti per il 1996: � Associato ordinario, L. 40.000; sostenitore, L. 80.000; benemerito, L. 120.000; ordinario per all'Unione l'estero, L. 70.000; una copia, L. 15.000. V Stampa I versamenti vanno fatti sul e/e postale n. 3558200.6 intestato a "PARAMITA - Roma''. Periodica Italiana "PARAMIT A" esce nei mesi di gennaio, aprile, giugno e ottobre. Dal canone buddhista

Oltre le dispute e i moralismi

Pubblichiamo - utilizzando le traduzioni di Pio Filippani Ronconi (Canone buddhi­ sta. Disc orsi brevi, Ut et Ediz ioni, Torino 1968) e di Vinc enzo Ta lamo (Raccolta di Aforismi, Boringhieri Editore, Torino 1979) - il sutta 12 del Mahavagga, terzo libro del Sutta-Nipata. Quest o testo presenta il dia logo tra il laico Magandiya, diligente ricercatore della Verità e il Buddha, che mette in guardia il suo interlocutore da quegli asceti che, autoproclamandosi 'saggi', pretendono di possedere la Verità e di imporla agli altri. In particolare il Buddh a si riferisc e alle disp ute sulla morale e riba disc e il principio della 'via di mezzo', aldilà dell'immoralità e del moralismo fo rmalistico.

Il laico Magandiya si rivolse al Buddha ché i samana ( 1) non dicono tutti la stessa con queste parole: «Ciascuno fermo nella cosa?». propria opinione, gli esperti, disputando, «C'è una sola Verità, e non ve n'é dicono ognuno una cosa diversa: 'Colui un'altra; coloro che la conoscono non la che così afferma, conosce il Dhamma; co­ discutono. Invece i samana proclamano lui che lo nega, cade in errore: E così diverse verità, per cui non dicono una discutendo, sostengono: 'Quello è uno sola cosa ». sciocco incompetente: Ora, quale di que­ «E perché questi esperti proclamano, ste affermazioni corrisponde a verità, vi­ polemizzando tra loro, diverse verità? Esi­ sto che tutti si ritengono esperti?». stono davvero diverse verità, oppure essi Il Buddha rispose: «Se chi rifiuta la tesi seguono soltanto la propria opinione?». dell'altro è sciocco e incompetente, allora « In realtà non esistono al mondo verità sono tutti sciocchi e incompetenti, perché diverse, se non nella propria mente. È ciascuno è attaccato alla propria opinione. soltanto sulle proprie opinioni che si basa Se invece dimostrano chiaramente di ave­ la visione dualistica del vero e del falso. re una chiara comprensione, di essere ac­ Attenendosi alle proprie impressioni sen­ corti e riflessivi, allora nessuno di loro è soriali, al proprio comportamento e ai stupido, poiché sono tutti nel giusto. Io propri pensieri, e disprezzando gli altri, certo non affermo: 'Questa è la verità', ciascuno, fermo nelle sue convinzioni e

come fanno l'un altro gli sciocchi: ognuno soddisfatto · di esse, sostiene: 'Quello è di loro considera verità la propria opinio­ uno sciocco incompetente'. Mentre giudi­ ne e perciò ritiene sciocco l'altro ». ca sciocco 1' altro, ciascuno ritiene compe­ « QueDo che alcuni proclamano vero e tente se stesso; sostiene che ciò che reale, altri giudicano falso e irreale; per- afferma è buono e disprezza 1' altro. In

(1) I samana (scr.: sramana) sono gli asceti itineranti che lasciavano la casa e la famiglia per dedicarsi alla ricerca interiore.

1 completa balìa delle opinioni, ebbro di tanto ci si astenga dalle dispute e si cerchi orgoglio e di presunzione, egli si consacra la tranquillità, base della concordia. Il sag­ da se stesso un saggio, così grande e gio non abbraccia nessuna dottrina che sia perfetta è la sua tesi! Ma se uno è sciocco comune e convenzionale; come potrebbe a causa del giudizio di un altro, allora interessarsene, avendo realizzato il distac­ tutti sono sciocchi, e se colui che si ritiene co e conservando la serenità di fronte alle un saggio lo è realmente, allora non c'è impressioni dei sensi? nessuno sciocco tra i samana. Invece, in­ « Le persone che sono preoccupate di fatuati delle proprie opinioni, discordi gli rispettare le formalità dei cerimoniali af­ uni dagli altri, essi affermano che coloro fermano che la purezza nasce da una ele­ che riconoscono una dottrina diversa dalla vata moralità e dalla continenza e questi loro mancano di purezza e sono in errore. sedicenti esperti, ancora condannati a ri­ 'Qui, in verità, si trova la purezza!' pro­ nascere, dichiarano: 'Dobbiamo adottare clamano, e negano che possa trovarsi pu­ questo comportamento, è in questo che rezza anche in altre dottrine; e così questi consiste la purezza'. E quando capita loro numerosi dissidenti perseverano ostinata­ di violare qualche precetto, tremano per mente ciascuno sul proprio cammino. l'omissione; anelano alla purezza come un Ora, come può, colui che persevera osti­ viandante prova struggente nostalgia per natamente sul proprio cammino, giudicare la carovana con cui abbia perso il contat­ sciocco un altro? Chiamando l'altro scioc­ to. Chi invece riesce a distaccarsi dai mo­ co e la sua dottrina impura, provochereb­ ralismi formali e non si preoccupa che le be senza dubbio una polemica. Attaccato proprie azioni siano lodate o biasimate, e ai propri concetti, egli provoca discussio­ non brama né la purezza, né la mancanza ni tra la gente; lasciando andare tutte le di purezza, vive raccolto e in se stesso opinioni, egli non provocherà nessuna alimenta la calma. Le persone schiave del­ contesa». la sete di esistere implorano a gran voce «Coloro che rimangono fermi nelle pro­ la purezza, basandosi sulla penitenza e prie opinioni e dichiarano: 'Questa è la sulla rinuncia, oppure sulle impressioni verità� meritano soltanto biasimo, oppure dei sensi o sulle costruzioni del pensiero. anche lodi?». , Nell'animo di colui che è schiavo del de­ «In entrambi i casi si tratta di risultati siderio nasce il timore _relativo all'attesa; meschini, insuffìcenti a procurare la calma ma chi si è emancipato dalla trasmigrazio­ della mente; ricordiamoci di questo e· per- ne cosa dovrebbe temere Ò desiderare?».

La Fondazione Maitreya ha inviato il seguente telegramma al nuovo presidente del Senato Nicola Mancino:

"La Fondazione Maitreya - istituto di cultura buddhista - Le invia le più sentite felicitazioni. Ricordando il parere favorevole da Lei espresso quale ministro dell'Interno per la stipulazione dell'Intesa fra lo Stato e l'Unione Buddhista Italiana e l'interpellanza da Lei presentata al Senato per sollecitare le trattative per questa Intesa, siamo fiduciosi che dalla Sua Alta Carica garantirà il rispetto dell'uguaglianza per tutti i cittadini di ogni religione".

2 Raccoglimento e investigazione nella meditazione Theravada

di Corrado Pensa

Quello che segue è il testo di una comuni­ sollievo, piacere. È come se ce ne stessimo cazione tenuta a Venezia il 7 gennaio 1996, sotto un tetto o all'ombra fresca di un La natura della in occasione del convegno albero ... Stiamo a nostro agio quando pio­ mente, promosso dal Centro Studi Maitreya ve e siamo a nostro agio quando il sole (associato alla Fondazione Maitreya). picchia ... Lo stesso vale per una mente che 1. Nella tradizione buddhista - e non ha sviluppato un fondamento di pace in­ terna: essa non è più afflitta da questa o soltanto del buddhismo Theravada _ ci si riferisce al raccoglimento col termine sa- quella preoccupazione che altrimenti la di­ madhi o . E la parola 'concentra- sturberebbero e la intralcerebbero senza zione' è la traduzione più frequente e tregua" (2). abbastanza insoddisfacente di questo ter- La mente raccolta (samahita, letteral­ mine. Infatti è una traduzione che lascia in mente 'composta') è definita parisuddha ombra una qualità fondamentale del sama- negli insegnamenti del Buddha, ossia pura, dh i� ossia la qualità del riposo, la capacità purificata(3). Questo significa che la men­ di offrire alla_ mente quella-distensione te - fin-tanto che dura- lo-stato di raccogli­ profonda che si accompagna a una mente mento - è felicemente libera dai kilesa, più unificata. ossia dagli inquinanti o afflizioni mentali: Questa situazione di riposo e di rilassa- attaccamento, avversione e ignoranza (o mento non superficiale è efficacemente de- quanto meno da quella forma più imme­ scritta da uno dei maggiori maestri con- diata di ignoranza che è la distrazione). È temporanei Theravada, l'abate thailandese importante capire, in proposito, che si Achan Maha Boowa, del cui aiuto ci ser- tratta di una purificazione temporanea che viremo in particolare quando ci volgeremo vige per la durata dello stato di . al tema dell'investigazione: "Perché la vo- Occorrerà poi tutto il lavoro della consa­ stra concentrazione - dice Achan Maha pevolezza-investigazione per arrivare a Boowa - possa davvero qualificarsi come scalzare e sradicare le afflizioni mentali e retta concentrazione, sammasamadhi, essa non già semplicemente a sospenderle. Tut­ deve avere questa qualità di riposo" (1). E tavia bisogna comprendere che anche que­ ancora: "Allorché la concentrazione è ben sta temporanea sospensione delle impurità ferma, la mente allora avverte freschezza, è tutt'altro che un esercizio ozioso. Infatti

(1) ACHAN MAHA BoowA, Straight /rom the Heart, Bangkok 1987, p. 222. Le traduzioni italiane di brani di questo Autore che compaiono in questo articolo sono nostre. (2) Ivi, p. 12. (3) Riferimenti in BUDDHADASA, with breathing, Bangkok 1988, p. 72 s. (trad. it.: La consapevolezza del respiro, Ubaldini Editore, Roma 1991, p. 67 s.).

3 anzitutto il poter gustare, anche se per Alla luce del concetto di purificazione si breve tempo, uno stato di purità mentale comprende meglio la qualità del riposo che corrobora la motivazione a praticare e la caratterizza il samadhi. Infatti la tempora­ fiducia nella pratica. In secondo luogo so­ nea assenza di attaccamento e di altre im­ spendere periodicamente le impurità 'dal- purità significa una situazione di non 1' esercizio della loro funzione', per dir tensione e di non conflitto. E questo ripo­ così, contribuisce a indebolire, relativizzare so può essere molto profondo. È curioso e ridimensionare le impurità. che talora grandi maestri come Achan Chah, il cui insegnamento è caratterizzato 2. Ora questa capacità protettiva che è da una marcata tiepidezza nei confronti propria del samadhi, ossia questa capacità del samadhz; mostrino poi di avere grande di custodire - benché solo temporanea­ facilità riguardo al samadhi. Al punto di mente - dagli inquinanti mentali, se da domandarsi, come sembra che facesse una parte non va sottovalutata, come ab­ biamo appena sottolineato, dall'altra non Achan Chah, cosa mai fosse tutto questo deve essere nemmeno sopravvalutata. Ri­ preoccuparsi del sonno da parte dei suoi cordiamo che il Buddha stesso sottolineò discepoli quando sarebbe bastato stare una questo fatto nel momento in cui, nel corso mezzoretta in samadhi per uscirsene pro­ della sua ricerca interiore, decise di abban­ fondamente riposati. donare i maestri di samadhi presso i quali Nell'insegnamento del Buddha un'altra aveva praticato, raggiungendo l'eccellenza caratteristica della mente raccolta è quella nell'arte, appunto, del samadhi. Gotama di essere kammaniya (5), ossia duttile, fles­ obiettò in sostanza che, pur avendo egli sibile e dunque pronta per il lavoro di conseguito stati mentali sublimi, ciò non investigazione. Scrive il maestro thailande­ gli aveva tuttavia portato la liberazione se Achan Thate: dalla sofferenza e dalle sue cause. La concentrazione è una forza molto im­ D'altra parte osserviamo che i jhana,. gli portante. Se non avete concentrazione dove stati progressivi di assorbimento mentale prenderà forza il vostro discernimento? Il indotti dal samadhz; ricorrono piuttosto discernimento tipico della meditazione di vi­ frequentemente nei discorsi del Buddha. sione profonda non è una cosa che si possa Può darsi, come ipotizza Thich Nhat confezionare e mettere insieme. Piuttosto, Hanh, che le sezioni del canone relative ai tale discernimento sorge dalla concentrazio­ jhana siano aggiunte tardive (4). Tuttavia ne che è stata padroneggiata tanto che questa interessante ipotesi sembra destina­ non è divenuta ben salda (6). ta, per il momento, a restare solo un'ipo­ tesi. Dunque, di nuovo, la lezione sembra Stiamo così già entrando nella questione essere: non sopravvalutare ma nemmeno del rapporto tra raccoglimento e investiga­ sottovalutare. E su questa conclusione è zione. Prima di continuare, però, dobbia­ difficile non convenire: il fattore liberante mo soffermarci sulla funzione di satz; della definitivo è la pafifia o saggezza discrimi­ consapevolezza, che è cruciale sia riguàrdo natrice; e la saggezza intuitiva e trasfor­ a samadhi, sia riguardo a pafifia, giacché mante deve essere anche nutrita e sostenu­ senza non potrebbe darsi né samadhi, ta dal lavoro del samadhi. né pafifia.

(4) THICH NHAT HANH, Transformation and Healing, Berkeley 1990, p. 44 (trad. it.: Trasformarsi e guarire, Ubaldini Editore, Rom(! 1992, p. 37). (5) Cfr. not(l n. 3. (6) AcHAN THATE, Buddha, Bangkok 1989, p. 23.

4 3. Infatti, quanto al samadhz; possiamo sieme con la percezione, la volizione, la dire che sati è la guida, il supervisore, il sensazione, eccetera. Ossia qualità invaria­ custode del samadhi. O possiamo anche bilmente presenti in ogni atto di coscienza dire che samadhi è attenzione focalizzata in e che, di per sé, non sono né buone né un punto, mentre sati è un'attenzione più cattive (7). Invece sati, la consapevolezza o ampia, più fluida e, soprattutto, saggia, che attenzione come virtù spirituale, fa parte sa. Sati sa, per esempio, se siamo o non del gruppo di qualità mentali che sono invariabilmente salutari o belle (sobhana), siamo concentrati: sa se il samadhi è retto insieme con fede, disinteresse, amicizia, samadhi (sammasamadhz) oppure micchasa­ imparzialità, compassione, eccetera (8). E madh� samadhi erroneo. Il che ha luogo questo ci mostra che un semplice momen­ quando il samadhi diviene oggetto di attac­ to di attenzione può non essere satz; ma camento, dimostrando in tal modo di non soltanto il presupposto di sati. Ad esempio essere privo, come dovrebbe, dagli inqui­ una cosa è quel minimo di attenzione che nanti mentali. Ciò accade, per esempio, ci occorre per percepire che siamo impa­ qualora si voglia rimanere nel samadhi il zienti, altra cosa è esercitare sati, ovvero la più a lungo possibile, senza alcun interesse consapevolezza, sulla nostra impazienza. nei riguardi di una attiva consapevolezza Nel primo caso (semplice percezione) di ciò che sta succedendo; oppure qualora probabilmente non succederà nulla, nel se­ si intendano perseguire, in virtù del sama­ condo caso noi vedremo la sofferenza e la dh� visioni e fenomeni paranormali in luo­ tossicità dell'impazienza, vedremo il suo go della ricerca di liberazione. carattere continuamente cangiante e dipen­ Ora la possibilità di raddrizzare il sama­ dente da cause e condizioni e vedremo, dhi è nelle mani di satz; che non a caso è infine, la mancanza di quella solidità che paragonata al primo ministro che supervi­ tendiamo a imputarle. E di conseguenza il

siona, organizza e corregge, in virtù - è potere dell'impazienza su di noi diminui­ opportuno insistere - di certe qualità su­ sce. In questo esempio, in realtà, siamo periori, di una certa sapienza, altrimenti entrati anche nella fase dell'investigazione. non avrebbe la funzione di primo ministro. L'investigazione, infatti, tipicamente coglie Parimenti, nella costellazione dei sette fat­ i tre 'segni' fondamentali dell'esistenza: tori dell'illuminazione, tre di essi sono re­ dukkha, anicca, , ovvero dolorosità, putati energizzanti (entusiasmo, energia, impermanenza, impersonalità. Questa faci­ investigazione), tre sono calmanti (sama­ lità a scivolare, per dir così, da sati nell'in­ dhz; serenità, equanimità). Il settimo è sat� vestigazione è dovuta al fatto che sati e in­ in funzione anche di fattore-guida, che vestigazione non sono due qualità netta­ cura l'equilibrio tra i fattori energetici e i mente distinte. Esse sono, invece, stretta­ fattori calmanti. mente imparentate, come indica anche il Questa eccellenza di sati indica con nome più corrente per investigazione, che chiarezza che non abbiamo a che fare con è sati-paiiiia, ossia un nome che indica la la semplice attenzione. Infatti i testi dell' A­ sostanziale continuità e unicità di questa bhidharma sono molto chiari in merito. dimensione. Potremmo dire che sati matu­ L'attenzione comunemente intesa (manasi­ ra naturalmente in paiiiia o, anche, che kara) fa parte del gruppo di qualità che una volta applicata autentica sat� paiiiia sono comuni a ogni atto di coscienza, in- segue naturalmente.

(7) Cfr. p.es. Abhidhammattha-sangaha (trad. ingl.: Compendium o/ Philosophy, Text Society, London 1963, p. 94). (8) Ivi, pp. 96-97.

5 Comunque, prima di passare all'investi­ tivo, fatti salvi minimi spunti discorsivi gazione, a sati-pafifia, vorrei sottolineare come, ad esempio, richiamarsi alla mente i che, se è vero che paiiiia sta a valle di sati, 'tre segni' caratteristici dell'esistenza (dolo­ come sua maturazione, è anche vero che, rosità, impermanenza, impersonalità). In in qualche modo, pafifia sta anche a monte secondo luogo è da sottolineare in modo di sati. Come potrebbe, altrimenti, sati speciale la relazione stretta fra investigazio­ rappresentare un fattore sempre sobhana, ne e raccoglimento, ovvero tra paiiiia (o bello, e sempre kusala, salutare, così come sati-paiifia) e samadhi o, se vogliamo, tra afferma l' ? Come dicevamo samatha e vipassana. sopra, se io mi limito a percepire di essere Come abbiamo già visto, il samadhi for­ impaziente non succederà nulla. Se, inve­ nisce alla mente il necessario riposo e la ce, interviene sati allora interviene qualco­ necessaria duttilità per procedere al lavoro di investigazione. Achan Maha Boowa pa­ sa che è dotato per natura di un impatto salutare. L'Atthasalini dice che non può ragona la mente ritemprata dal samadhi a darsi sati in una mente nella quale non un coltello bene affilato, pronto a fare il brilli la fiducia (saddha) (9), la quale, infat­ suo lavoro o a qualcuno che, nutrito e ben riposato, è pronto all'azione Altre ti, è un'altra delle 25 qualità sempre posi­ (11). tive, così come lo è pafifia, la saggezza. E correnti di buddhismo ricorrono all'imma­ se leggiamo la lista delle 25 qualità positive gine della lampada a burro: il samadhi è il o belle vediamo che, con ogni evidenza, burro fuso o l'olio, l'investigazione è lo tutte queste qualità positive in qualche mi­ stoppino immerso nell'olio, stoppino che sura si complicano. A satt� inoltre, è attri­ fornisce la luce (12). Achan Maha Boowa e buita non soltanto la caratteristica di altri maestri Theravada thailandesi vedono essere salutare, ma anche la funzione di le due fasi (raccoglimento e investigazione) riportare alla mente tutte le altre qualità succedersi secondo una naturale alternan­ salutari. Ancora una volta, sati come primo za: allorché la mente è stanca di investigare ministro. Un'ulteriore connotazione, ovvia­ essa deve riposare nel samadhi. Una volta mente centrale, viene riconosciuta a sati: la tornata l'energia, la mente riprenderà a non superficialità. Sati, si afferma, non è investigare. come le zucche o i vasi vuoti che galleg­ Attenzione: se si prescinde da questa giano in superficie e sono trascinati via stretta collaborazione, da questo vicendevo­ dalla corrente. Essa è invece simile alla le sostegno di samadhi e paiiiia, noi uscia­ pietra che, una volta gettata in acqua, va mo dalla meditazione in quanto arte della dritta in fondo al fiume e inoltre, citiamo comprensione e del trascendimento della ancora l'Atthasalini, sati non permette sofferenza. Una investigazione non per­ nemmeno che le altre qualità salutari siano meata dal samadhi rischierà di essere os­ portate via dalla corrente (10). servazione superficiale accompagnata da divagazioni mentali. Un samadhi senza 4. Ma conviene adesso volgerci più spe­ consapevolezza e senza investigazione è cificamente all'investigazione, a sati-pafifia. uno stato molto piacevole che però non è Incominciamo col dire che lattività inve­ capace di vedere in profondità ed è quindi stigativa nel Theravada non è di carattere incapace di comprendere e trascendere le discorsivo, bensì fondamentalmente intui- radici della sofferenza.

(9) Atthasalim; a cura di Ramasankara Tripathi, Varanasi 1989, p. 363. (10) Ibidem (trad. ingl.: The Expositor, Pali Text Society, London 1958, vol. I, pp. 160-161). (11) AcHAN MAHA BoowA, op. cit., pp. 22-23. (12) KHENCHEN THRANGU, The Practice o/ Tranquillity and Insight, Boston - London 1993, p. 13.

6 5. Quanto allo scopo fo ndamentale del­ Achan Maha Boowa sottolinea il fat­ !' invèstigazione, esso è la liberazione dai to che, nell'investigazione, una funzione kilesa, dagli inquinanti mentali. Non si in­ di sati è quella di essere recinto protetti­ vestiga, dunque, per acquisire dati e co­ vo (13 ), di modo che la mente non diva­ struire una teoria o per acquisire cono­ ghi e, per usare l'espressione del nostro scenza fine a se stessa. Si investiga, bensì, Autore, per evitare che pafifia si trasformi per intensificare in maniera risolutiva quel­ in safina (14). Safina, comunemente tradot­ la purificazione interna della quale, come si to con percezione, nell'insegnamento di è visto, il samadhi rappresenta una prima Achan Maha Boowa oltre a significare per­ base e una fonte di nutrimento. cezione e memoria, indica una attività più In particolare, l'investigazione si indiriz­ complessa della mente e cioè il continuo zerà ai khandha, ai cinque aggregati che interpretare, giudicare, etichettare. Secon­ compongono l'individuo, ossia il corpo più do una lapidaria definizione dello stesso i quattro aggregati mentali, ovvero perce­ maestro, safina 'assume e presume' inces­ zione, coscienza, sensazione e formazioni santemente (15). Dunque bisogna evitare mentali. Ma perché l'investigazione deve che pafifia, l'investigazione ovvero I' osser­ volgersi soprattutto ai khandha, in partico­ vazione silenziosa e intuitiva, scivoli fuori lare ai componenti della mente? Perché è dai binari, trasformandosi in safina, cioè in nei khandha che si annidano i kilesa. Dun­ opinioni, conclusioni, eccetera. que il problema sono i· kilesa, non sono i Ora cominciare a vedere i tre segni nelle khandha. Infatti tutto il tragitto interiore si cose significa vedere in modo completa­ può sintetizzare così: passare dai khandha mente diverso dall'usato. Possiamo dire impuri ai khandha puri. Ovvero, a purifi­ che si tratta, né più né meno, di una cazione avvenuta, corpo e mente invece di realizzazione del non attaccamento, che è, essere veicoli di attaccamento diventano appunto, il fine dell'investigazione. Infatti veicoli e strumenti del . Per esem­ non potremo più rapportarci con le cose pio l'aggregato dei sankhara (tutta la sfera alla maniera abituale (ossia colorata dai del'immaginazione, della volizione, delle kilesa) allorché sempre più evidente co­ emozioni e del pensiero discorsivo) diventa mincia ad apparire il carattere mutevole e fondamentale per esprimere, spiegare e il­ insostanziale delle cose e allorché ci avve­ lustrare il Dharma. Da fabbrica di agitazio­ diamo di tutta la sofferenza che è uscita ne, depressione, preoccupazione, avversio­ dall'ottica dei kilesa. ne, oltreché di cose benefiche, i sankhara Dunque dall'investigazione (sati-pafifia) diventano, per eccellenza, strumento di alla comprensione pienamente fiorita (pafi­ creatività illuminata. fia in senso forte) e dalla comprensione al Un fulcro importante dell'investigazione lasciare andare lattaccamento, l'avversione sono i 'tre segni' dell'esistenza (vedi so­ e la visione distorta. pra). Non si tratta di riflettere su imperma­ nenza, dolorosità, impersonalità, anche se 6. Facciamo ora un esempio di investi­ tale riflessione, qualora sia ben condotta, è gazione di un dolore fisico (dukkhaveda­ certamente utile. Si tratta, piuttosto, di la­ na), in modo da poter riepilogare le cose sciare che i tre segni si rivelin o, in virtù, dette finora ed aggiungere qualche ulterio­ appunto, di una osservazione sostenuta. re considerazione.

(13) AcHAN MAHA BoowA, Things as they are, Bangkok 1989, pp. 19-20. (14) IDEM, Straight /r om the Heart, cit., p. 75. (15) IDEM, traduzione inglese del discorso tenuto al Pa Baan Taad il 9 agosto 1979.

7 Per predisporsi nel modo giusto a inve­ alimentare ulteriori afflizioni e, in tal modo, stigare il dolore, la prima cosa necessaria è porterebbe altra sofferenza a gravare sul cuo­ inquadrare nella consapevolezza il deside­ re. Quando il dolore si manifesta, fate di rio che il dolore se ne vada. Questo desi­ esso il bersaglio della vostra investigazione. Ma non guardate al dolore come a una cosa derio, benché naturale, tuttavia, soprattut­ vostra, a un qualcosa che siete voi, giacché to quando assume certe forme, è sostan­ questo è contrario alla vera natura delle sen­ zialmente avversione, è dunque un kilesa sazioni e al metodo dell'investigazione. E che fa parte integrale della situazione do­ finirete per essere incapaci di conoscere la lorosa. Perciò l'osservazione e l'investiga­ verità della sensazione. Ora quando non sai zione debbono anzitutto occuparsi dell' av­ la verità e inoltre insisti a credere che il versione alla sofferenza, cercando di vede­ dolore sei tu, allora non farai che accrescere re accuratamente e minuziosamente in che enormemente il dolore (18). modo, di fatto, tale avversione alimenti la sofferenza. Se, invece, investighiamo il dolore senza etichette di appropriazione e dunque se­ A questo proposito, Achan Maha Boo­ condo l'ottica dell'anatta o non-sé, il dolo­ wa invita il praticantè ad avere coraggio e re prenderà in certi casi a ritirarsi oppure si affretta ad aggiungere che "il coraggio rimarrà, ma in questo caso ci ritroveremo non ha niente a che vedere col sopporta­ ad avere una relazione mutata nei suoi re". "Non limitarti a sopportare - aggiun­ confronti: "Il nostro cuore-mente - osser­ ge - il semplice sopportare non conta, è va Achan Maha Boowa - non si sente più irrilevante in termini di cammino interio­ legato a quel dolore" (19). Così come di­ re" (16). Si tratta, piuttosto, del coraggio remmo con un termine che non è usato di investigare immediatamente qualunque nelle traduzioni inglesi di questo maestro, cosa sorga dentro di noi nella sfera di il cuore-mente è ora disidentificato dal kilesa. Questo atteggiamento salutarmente implacabile che viene incoraggiato da dolore. Achan Maha Boowa ricorda da vicino l'in­ Un punto sottile e, insieme, cruciale, segnamento di una maestra thailandese lai­ che Achan Maha Boowa evidenzia vigo­ ca, Kao Suan Luang, morta nel 1978, di rosamente è quello che potremmo chiama­ spirito molto affine a lui, la quale amava re la conversione della fiducia. Ossia la ripetere che la vita ci è stata data per ripetuta coltivazione della pratica dell'in­ liberarci dai kilesa (17). vestigazione deve far nascere la :fiducia Ma ascoltiamo ora direttamente Achan nella utilità e nella salutarità della mede­ Maha Boowa: sima investigazione. Il che è un cambia­ mento radicale, dato che fino a questo Allorché un dolore si manifesta nel corpo, momento la nostra :fiducia è andata, ap­ noi dobbiamo osservare con precisione che punto, alle etichette, alle interpretazioni e questo è vedana, è una sensazione. Questo è tutto. Non mettetevi a interpretare e a dar ai giudizi che noi emettiamo davanti al nomi, dicendo che io sono questa sensazione dolore. In più di un punto Achan Maha o che la sensazione è mia o che quant'altro Boowa fa osservare che "il cuore-mente sia mio, poiché ciò non farebbe altro che prima produce una conclusione, un giudi-

(16) IDEM, Things as they are, cit., p. 33. (17) KHAo SUAN LUANG, Directing to selfpenetration, Buddhist Publication Society, Kandy 1985, p. 8. (18) AcHAN MAHA BoowA, Straight /rom the Heart, cit., pp. 65-66. (19) Ivi, p. 54.

8 zio e dopo di che ne è subito convinto e Ora questo modo differenziato e più ra­ conquistato" (20). gionevole di guardare tende a dissolvere Molto spesso, a questo proposito, egli l'identificazione col dolore. Favorisce una visione secondo mutevolezza e impersona­ richiama l'attenzione sulla insidiosità di lità invece che secondo una maniera iden­ due aggregati, safina e sankhara. E osserva tificata e personalistica. Il dolore, se non è come, tipicamente, ci sia prima un'appari­ superficiale, resta, sì, ma è come se fosse zione di smifia e dunque un'interpretazio­ intessuto di spazio e di vuoto. Viene alla ne, una conclusione. Quindi subentra mente l'immagine indiana del cucchiaino sankhara che su ciò tende a fabbricare una di sale: versato in un bicchiere d'acqua, costruzione, una proliferazione di pensie­ l'acqua sarà molto amara. Versato, invece, ro-emozione o di immaginazione. Safina in una vasca, il sale si avvertirà appena. può poi intervenire ulteriormente su que­ Ovvero: I' angustia della fissità e del perso­ sta costruzione, oppure prendere un'altra nalismo e la sofferenza che ciò crea, da direzione. Ma mentre - osserva Achan una parte. E dall'altra parte la spaziosità

Maha Boowa - sankhara tende a muover­ della fluidità e dell'impersonalità e tutto il si, a sussultare, prima di entrare in ebolli­ sollievo che ciò genera. zione cosicché la consapevolezza se ne può Un altro modo di esprimersi è questo, accorgere, safina può essere molto più sot­ che durante tale processo di investigazione tile e facilmente agisce prima che noi ce ne che differenzia le varie parti (invece di accorgiamo (21). permettere l'abituale indebita confusione), che non giudica, che non si identifica, du­ 7. Ma torniamo adesso all'esempio del rante - dico - questo processo gli inqui­ dolore fisico. La via dell'investigazione può nanti mentali non soltanto non sono essere chiamata anche la via della differen­ operanti ma, essendo ripetutamente colti ziazione. Achan .Maha Boowa richiama la nella loro dannosità e tossicità, cominciano nostra attenzione sul fatto che la dukkha­ a esser messi profondamente in questione. vedana, la sensazione dolorosa e la mente E ancora, volendo, possiamo dire che, in non sono la stessa cosa. Ma noi ci com­ virtù della suddetta investigazione, noi portiamo come se lo fossero(22). Ma per­ stiamo incontrando e sperimentando diret­ ché - ci domandiamo - non sono la tamente e veramente il dolore invece di stessa cosa? Perché la mente c'era di già arenarci, come al solito, in un nodo di quando è arrivato il dolore e la mente è reazioni e pensieri circa il dolore. tuttora là quando il dolore se ne va, sicché Scopriamo così che questo modo reatti­ si tratta di due dimensioni diverse. Ma noi vo mentale egoico è molto più doloroso - le conglomeriamo in una cosa sola. Il cor­ è, di fatto, il dukkha più specifico - del po è il corpo, per esempio il ginocchio è il dolore in quanto fenomeno naturale che ginocchio (nel caso di dolore in questa appare e scompare indipendentemente da parte del corpo), la sensazione dolorosa è noi. E a mano a mano che l'investigazione la sensazione dolorosa e la mente, che è procede con le sue fondamentali scoperte consapevole del ginocchio e del dolore, è la pace brilla sempre di più, anche dentro la mente (23). lo stesso dolore.

(20) Ivi, p. 10. (21) ACHAN BoowA, Things as they are, cit., p. 33; discorso del. 9 agosto 1979, passim; IDEM, Straight /rom the Heart, cit., p. 79. (22) IDEM, Straight /rom the Heart, cit., pp. 53-55. (23) Ivi, p. 106.

9 Non scendere dal treno

di Mario Proscia (Thanavaro)

È questo il testo de ll' insegnamento dato in una riunione di monaci e laici theravada de l marzo 1995 ad Amaravati (Inghilt erra), il monastero ce ntrale della tradizione 'della fo resta' in Occidente. Dallo scorso marzo Th anavaro (Mario Proscia), dopo 18 anni di esperienza monastica, è tornato allo stato laicale mantenendo l' impegno di continuare la propria missione per il Dharma. Egli rimane cos� per riprendere l' im magine del testo che pubblichiamo, sul 'treno' de l Dharma, sia pure in una diversa condizione esistenziale.

Ho incontrato per la prima volta la pa­ stro, .obbediva e cominciava a costruire rola nel 1979, mentre stavo lavo­ una torre in un altro punto indicato dal rando nel giardino interno al monastero maestro. Quindi, costruita la torre nel inglese di Chithurst. Ali'epoca ero un no­ nuovo posto, arrivava Marpa e diceva: vizio e mi era stato chiesto di mettere in "Chi ti ha detto di costruire la torre qui?". ordine il giardino, visto che era stato tra­ Così, alla fine, Milarepa aveva di fatto co­ scurato per diversi anni. Era pieno di or­ struito questa torre sette volte. Potete im­ tiche. Passai circa una settimana a toglie­ maginare quanta devozione e spirito di re queste ortiche, ce n'erano alcune più rinuncia erano necessari a quel tempo per alte di me; portai la parte superiore delle dedicarsi alla pratica del servizio. foglie in cucina. In quei giorni non aveva­ Anche qui, per un anagarika [aspirante mo molto cibo, così ci abituammo a man­ monaco, ndr], la pratica è soprattutto una giare zuppa di ortica, deliziosa e molto pratica di servizio; si diviene degni dell'in­ nutriente. segnamento donando la propria energia. Questo mi riportò alla mente la storia Così penso che sia davvero importante ri­ del famoso yogi tibetano Milarepa, che tornare alla motivazione che ci ha fatto aveva vissuto per nove anni in ritiro soli­ fare quel passo di entrare nel , di tario sulle montagne. Egli era un laico che donare noi stessi al Sangha, il gruppo dei voleva purificarsi. Dopo aver passato di­ samana (v. nota a p. 1 di questo quader­ versi anni a sviluppare poteri psichici, ave­ no). Veniamo ammessi all'interno di que­ va ucciso i suoi parenti usando la magia sta comunità del Sangha, dove possiamo nera per vendicare la madre che era stata associarci a persone sagge, attraverso una diseredata e rifiutata. Quindi, avendo com­ cerimonia, la cerimonia dei precetti. Per preso leffetto negativo di quel gesto, de­ coloro tra voi che hanno preso gli otto cise di purificare la sua mente. Parte del precetti (o il siladhara, o i 227 precetti del suo tirocinio sotto la guida del maestro ) questa cerimonia è un passo im­ Marpa consisteva nella costruzione di una portante nella vita. È il processo di ingres­ torre. Ma ogni volta che Milarepa finiva di so nella comunità dei samana. In sanscrito, costruire la torre, Marpa arrivava e diceva: la parola che traduce gruppo, o comunità, "Chi ti ha detto di costruire la torre qui?". è mandala. Milarepa rimaneva completamente sbalor­ Anche qui, come in ogni comunità, sia­ dito ma, essendo molto devoto al suo mae- mo chiamati a seguire alcune regole, e ci

10 vengono date anche alcune indicazioni af­ corsa". Durante la vita monastica ci con­ finché il nostro comportamento sia coeren­ frontiamo con la domanda: "Quando si te con lo scopo del nostro stare insieme. fermerà il treno? Quando arriveremo alla Tutto ciò richiede disciplina; richiede un prossima stazione?". Non vogliamo ferirci, senso di integrità e di responsabilità. Di farci del male ma, se dipendesse da noi, il fatto, entrando nel mandala, decidiamo treno si fermerebbe ogni volta che abbia­ consciamente di essere pienamente respon­ mo un dubbio. Se noi fossimo il macchi­ sabili riguardo a ciò che facciamo e al nista, fermeremmo quel treno e scende­ motivo per cui siamo qui. Questo dovreb­ remmo. Ma c'è una sorpresa. La sorpresa è be essere molto chiaro a tutti quelli tra noi che siamo soltanto passeggeri, e il treno che hanno compiuto questo passo. Ogni continuerà a viaggiare fìno ad arrivare a volta che ce lo dimentichiamo, siamo aiu­ destinazione, con noi o senza di noi. tati a ricordarlo dai nostri compagni spiri­ Dobbiamo dunque considerare che non tuali. Entrare nel gruppo dei samana, cioè siamo indispensabili, nessuno di noi qui è nel mandala esteriore, ci conduce in un indispensabile: né al Sangha, né alla socie­ viaggio di esplorazione della coscienza, tà. Attraverso i secoli, il Sangha è stato il verso la scoperta del mandala interiore. veicolo che ha portato a destinazione quel­ Come sapete, ogni società, o gruppo di li che si sono 'rilassati'. Ritengo che questa persone, è strutturata in un certo modo, e sia un'ottima descrizione dello stato di ri­ di solito questa struttura ha un centro. In lassamento che troviamo nell'espressione una società le persone, generalmente, fan­ 'lasciare andare'. Questa frase, questo con­ no riferimento a una guida e, nel corso siglio che tante volte ci è stato dato dai della . storia, la lotta per il comando ha nostri insegnanti indica, di fatto, che tutto avuto un peso predominante nella vita di ciò di cui abbiamo bisogno è rilassarci, molta gente. Anche l'entrata nel Sangha goderci semplicemente lo scenario, perché può essere confusa con una ricerca di po­ il treno continuerà a viaggiare comunque. tere e autorità su altre persone. Ma, per Credo che questo consiglio sia molto fortuna, ciò non è possibile, dal momento utile e importante da ricordare, perché la che non ci viene dato il potere di insegna­ pratica è solo questo: abbandonarsi al vei­ re e di guidare gli altri se non abbiamo colo e rilassarsi. Ma naturalmente non sia­ rinunciato alla visione egocentrica. Senza mo gli unici passeggeri sul veicolo e, come tale rinuncia viene ad esserci un collasso di sapete, vivere insieme implica una certa quell'energia che ci viene donata e affidata interazione. Nell'essere portati a destina­ attraverso il processo di trasformazione. zione dobbiamo trovare dei modi per ren­ Così, prima di aprirsi alla pratica di medi­ dere il nostro viaggio, il nostro viaggio tazione e ricevere l'energia della trasforma­ insieme, piacevole e armonioso, un insieme zione, bisogna cambiare direzione, perché, felice. se si interferisce durante questo processo, Spesso capita che le persone, in treno, ci si ritrova prima o poi in una nave che trascorrano la maggior parte del tempo affonda o destinata alla deriva. conversando. È un modo per ammazzare il Ricordo di aver letto, negli anni Settan­ tempo; oppure leggono libri o giornali, o ta, un libro di Suzuki Roshi, Mente Zen, mangiano, o dormono. Nella vita monasti­ mente di principiante, in cui c'è una chiara ca si può essere presi da attività del genere affermazione su questo: "Rifletti bene pri­ come leggere, studiare, mangiare, parlare, ma di intraprendere il tuo viaggio spiritua­ ecc. Queste attività vanno tutte bene. In le. Perché è come salire su un treno; è alcune situazioni ci sentiamo portati verso terribilmente difficile e veramente molto un certo tipo di attività oppure verso un pericoloso cercare di scendere dal treno in altro, ma la cosa più importante è non

11 intraprendere queste attività sulla spinta di Così, a causa di quella sensazione di un bisogno di fuga. In altre parole, è im­ impotenza, affidiamo tutta la nostra ric­ portante non isolare il nostro viaggio indi­ chezza spirituale a qualcun altro: "Caro viduale da una partecipazione attiva al maestro, ti prego, illuminami; ti prego, gui­ viaggio di altre persone. Ma di fatto è dami; ti prego, dammi la forza. Ti prego, quanto accade ogni qual volta parliamo e permettimi di entrare nel sacro circolo de­ non ascoltiamo veramente l'altra persona; gli iniziati". o quando ce ne andiamo a dormire, e Anche questa è una forma di dipenden­ perciò viviamo in uno stato di incoscienza. za ed è, in verità, la più pericolosa. Un Sebbene possiamo esserci fisicamente, in rapporto del genere potrà, in un certo qual realtà viviamo addormentati nel nostro modo, sostenere la vostra vita, ma non vi mondo: non c'è autentica partecipazione libererà mai. D'altra parte ciò farà apparire cosciente e consapevolezza di dove siamo, il vostro maestro, chiunque egli sia, come dove stiamo andando e con chi stiamo una grande persona. Ma ciò significa che viaggiando. voi non sarete mai grandi. Significa che Credo che, prima o poi, incontriamo non saprete mai da soli cosa è giusto e tutti delle difficoltà nella relazione con un cosa è sbagliato, qual' è la decisione miglio­ oggetto. Può trattarsi di un oggetto inte­ re, dove state andando e cosa farete della riore, uno stato mentale, o un oggetto este­ vostra vita. In questo modo sarete sconfitti riore, cioè qualcosa che viene percepito in partenza. Il vostro potenziale di risve­ attraverso gli occhi, le orecchie, il naso o la glio rimarrà dimenticato, sottovalutato, lingua. Il problema della dipendenza sorge confuso e debole. quando il desiderio di un particolare og­ Sono sicuro che alla maggior parte di getto è così forte e così ripetitivo che ci noi sarà capitato, nel corso della ricerca impedisce di guardare altrove, di staccar­ spirituale, di sentirsi un po' troppo deboli cene, di essere consapevoli. Ogni volta che per · compiere la risoluzione cosciente di siamo distratti, infatti, rimaniamo intrap­ essere svegli, di essere gioiosi, di essere polati dal fascino di un particolare stato veramente noi stessi. Certe volte è molto mentale, schiavizzati da un'esperienza sen­ difficile. Tuttavia, se diveniamo consapevo­ soriale. Possiamo essere resi schiavi dagli li che la pratica spirituale è molto più che occhi, dalle orecchie, dal naso, dalla lin­ affidare il proprio discernimento a qualcun gua, dal corpo e dalla mente. E la mente è altro, allora potremo assumerci la respon­ la più abile a ingannarci, a prendersi gioco sabilità delle lodi e dei rimproveri che di noi. Essa tenta ripetutamente di portarci riceviamo. via l'energia dell'attenzione. Ora, senza Ci prenderemo anche la responsabilità quell'energia, senza la capacità di focaliz­ delle nostre azioni nei confronti degli altri zare la mente, siamo finiti. La partita è già esseri umani, dei nostri compagni di viag­ terminata. Siamo del tutto incapaci di stare gio. Cominciando proprio dal nostro mae­ in piedi o di prendere le decisioni giuste e stro, il nostro saggio consigliere. Siamo consapevoli circa la nostra vita. disposti a uccidere l'immagine che noi Alcuni di noi si avvicinano al sentiero stessi abbiamo proiettato sul saggio consi­ proprio con la sensazione di non saper gliere? Siamo pronti ad affrontare il dolore decidere da soli cosa fare; arriviamo nel di sentirci orfani? Se vogliamo crescere, da Sangha già in questo stato. Bussiamo alla bambini divenire adulti, dobbiamo uccide­ porta, qualcuno apre. Qualcuno ci dirà re i nostri genitori. Non certo fisicamente; che, se riusciamo a seguire determinate anzi, non dobbiamo nemmeno perdere il regole, possiamo essere ammessi nella co­ senso del rispetto. Ma dobbiamo uccidere munità. l'immagine falsa, tagliare il cordone ambe-

12 licale che crea una dipendenza emotiva. narci ad essa e conoscerla per quello che Ora, se siamo pronti a prenderci cura del realmente è: vuota della natura del sé. nostro benessere, se siamo pronti a vedere Ogni struttura energetica, ogni modello le cose in maniera onesta, riconoscendo comportamentale, ogni fenomeno, ogni prima i nostri errori e le nostre debolezze, formazione mentale è ed esiste soltanto in e poi anche quelli degli esseri umani che ci relazione a cause e condizioni. Ogni volta sono accanto, allora scopriamo quel tipo che ci identifichiamo con la formazione di fiducia che ci aiuta a lavorare seriamen­ mentale, che reagiamo ad essa, entriamo in te su noi stessi. un modello che produce kamma. Da ciò Potreste chiedervi: "Dov'è la gioia e la deriva un altro effetto, quindi un'altra cau­ felicità in tutto questo? Sembra terribil­ sa, e si forma la continuità del divenire. mente duro e difficile". Ebbene, per colo­ Ciò che ci rende in grado di risolvere i ro che hanno la curiosità e il coraggio di problemi che emergono nella nostra mente investigare le aree oscure della coscienza, è l'accettazione della loro presenza. Quan­ c'è una bellissima sorpresa. Scopriamo che do un problema ci coinvolge, ci troviamo la gioia e la felicità sono un altro granello già nel mezzo dell'uragano e non possiamo di sabbia, nascosto sotto un mucchio di venirne fuori se non facciamo qualcosa. E sabbia. Non sono, in realtà, un granello l'unica cosa che possiamo fare è essere molto diverso dagli altri, perciò è necessa­ sempre più consapevoli di ciò che accade; ria molta attenzione e investigazione per la capacità di essere consapevoli ci offre scoprirlo. una prospettiva più ampia di ciò che sta Di solito non riusciamo a vederlo per­ succedendo. Non succede più a noz; per­ ché, come gli struzzi, giochiamo a nascon­ ché noi non ci troviamo da nessuna parte, derci. Ogni volta che una situazione si fa né sopra, né sotto, né altrove. Così, evitan­ per noi insostenibile, mettiamo la testa sot­ do di reagire a ciò che viene percepito, il to la sabbia, sperando che quella situazio­ problema delle relazioni è risolto alla radi­ ne passi. Naturalmente essa passerà, ma se ce e possiamo rilassarci in una aperta con­ chiudiamo gli occhi non la vedremo così sapevolezza. Ed è allora che riusciamo ad com'è, non impareremo la lezione che essa assaporare la vita così come si presenta. ci offre, e quella situazione tornerà. Dob­ biamo invece confrontarci con essa, avvici- (Trad . . dall'inglese di Giuliano Giustarinz)

@®®**********®************* * * FONDAZIONE MAITREYA: THANAVARO VICE-PRESIDENTE @ @ @ I dirigenti della Fondazione Maitreya si sono riuniti a Roma domenica 5 @ @ maggio. Il collegio dei Garanti (c omposto da Fazion, Po/ichetti, Arcangela @ @ Santoro, So/è-Leris e Venturini) ha nominato Mario Proscia (Thanavaro) @ @ consigliere d'amminitrazione della Fondazione, in sostituzione del prof. Gian- @ @ giorgio Pasqua/otto, che ha lasciato l'incarico a causa dei suoi crescenti @ impegni all'Università di Padova e nel centro studi Maitreya di Venezia. Il @ @ consiglio d'amministrazione della Fondazione è ora così composto: Vincenzo � Piga, presidente; Alberto Mengoni e Mario Proscia, consiglieri. Mario Proscia : 'B?l' è stato nominato dal consiglio vice-presidente della Fondazione Maitreya. * * ®*®**®®**®****®®********®**

13 Il contributo di Martinelli al buddhismo italiano

L'ingegnere Luigi Martinelli ci ha lascia­ so di profonda angoscia (che i moderni to lo scorso fe bbraio ad Arezzo, dove era filosofi - Freud, Heidegger, Jaspers e nato nel 1911. Appassionato di culture Jung - hanno ora riscoperto e che deriva orientali; aveva affiancato all'attività profe s­ dal volersi appoggiare a sostegni umani o sionale un impegno sempre più profo ndo divini che risultano poi sempre vani e illu­ nello studio del buddhismo, fino ad aderire, sori), finalmente affidati alla vera Realtà unico italiano in quelli anni lontani, alla che supera l'io e il non-io, l'esistenza e la Buddh ist Society di Londra e a diventare non-esistenza, la coscienza e la non­ corrispondente attivo della Buddh ist Publi­ coscienza, si dedicheranno con profitto a cation Society di Kandy (Sri Lanka). Non si precorrere i tempi con i loro esercizi spi­ accontentò di una adesione personale al rituali trascendenti, fino a quando l'Uni­ Dharma, ma ne promosse la di/fusione in verso intero, libero dall'ossessione del Italia pionieristicamente: fo ndando a Firen­ desiderio, libero dall'ossessione di esistere, ze, nel 1964, la "A ssociazione Buddhista libero dall'ossessione delle illusioni, si Italiana"; pubblicando, a partire dal 1967, la estinguerà nel Reale-Nulla del rivista Buddhismo Scientifico, che portò buddhista ». avanti da solo per quasi 15 anni; traducendo Il monaco chan Ta e Hy e, riconoscente, ha e commentando il (ripubbli­ dedicato al Martinelli questi versi: cato da Mondadori nel 1991) con il titolo Nella città dei fiori Etica buddhista ed etica cristiana e curan­ era accesa una candela. do anche l'edizione italiana della Essenza Sul fare dell'alba della meditazione buddhista di Nyanaponi­ ka Th era e del corso divulgativo di buddhi­ la fiamma fu spenta smo compilato dalla Buddhist Society. dal vento dolce. Si preoccupò anche di predisporre una Va riconosciuto a Luigi Martinelli il raro sede per ospitare maestri e praticanti, tra­ merito di avere lavorato con serietà, compe­ sformando in '' un cascinale acqui­ tenza, generosità e umiltà per il Dharma, stato nei pressi di Arezzo (dove ora insegna con l'entusiasmo di chi sapeva di essere al il monaco finlandese Ta e Hy e), ch e decorò servizio di una grande iniziativa spirituale e personalmente, fr utto di un lungo e devoto culturale, e ha saputo quindi sopportare con lavoro, con mosaici simbolici sulla vita e pazienza anche l'isolamento in cui è stato sull'insegnamento del Buddha. ingenerosamente lasciato nei suoi ultimi In una sua conferenza a Firenze del lon­ anni. Alla signora Bianca, che per lungo tano 1966 aveva tracciato la sua serena vi­ tempo ha amorevolmente affiancato il mari­ sione del fu turo: «Vedo un piccolo nucleo to in tutte le iniziative, la sentita partecip a­ di giovani e anziani, che, lasciando da par­ zione di Paramita e un vivo ringraziamento te le quotidiane preoccupazioni materia­ per averci donato tanti libri delle edizioni li, conducendo una vita semplice e tran­ 'Buddhismo scientifico', che saranno distri­ quilla, senza desideri e priva di quel sen- buiti fr a i nostri lettori. (v.p.)

14 Karuna e Prajna come basi del Mahayana

di Daisetz T eitaro Suzuki

Pubblichiamo, dal numero di agosto 199 5 ta al fatto che questa è in grado di trascende­ della rivista inglese Tue , que­ re il karma, di spezzare la catena della produ­ sto articolo, che delinea la complessa dimen­ zione condizionata; vale a dire, è in grado di sione della saggezza e della compassione nel- confrontarsi con tutto il karma negativo che la tradizione Mahayana. è stato accumulato dall'inizio dei tempi. Questo è il senso pratico della dottrina della vacuità C'è quanto meno una caratteristica che di­ (s unyata). stingue il buddhismo da altri insegnamenti re­ Il concetto di prajna è l'apice del movimen­ ligiosi ed è il suo orientamento razionale. La to intellettuale che si è sviluppato sin dalle dottrina delle Quattro Nobili Verità e la dottri­ origini del buddhismo. In realtà, il risveglio na dei Dodici Anelli della Coproduzione Con­ della prajna non è soltanto il vertice della di­ dizionata ne sono la prova. La formula "dal sciplina buddhista, ma ne è anche il punto di sorgere di questo sorge quest'altro; dalla cessa­ partenza. La vita, così com'è intesa dai buddhi­ zione di questo cessa quest'altro" denota il sti, consiste nell'agire sulla spinta di karuna. carattere fondamentale del buddhismo. La sal­ Karuna è l'amore che abbraccia tutto ed è vezza, quindi, è stata considerata, fìn dagli inizi, attivo in un mondo di pluralità. Prajna è il come l'insegnamento essenziale del Buddha, e picco della montagna e karuna è un oceano di coloro che ignoravano questo principio e accu­ onde gigantesche. mulavano karma negativo erano certi di perde­ Il è l'incarnazione di prajna e re il frutto dell'insegnamento. La legge del karuna. In lui karuna si manifesta come prani­ karma è comunque una catena di ferro che lega dhana, i cosiddetti 'voti del bodhisattva'. Non l'umanità al suo passato, impedendole di anda­ può esserci un bodhisattva senza i voti, che non re avanti liberamente. Ora, il grande problema sono altro che i voti di salvare tutti gli esseri. In di tutti i buddhisti sta nel riuscire a capire realtà, nonostante siamo tutti insignificanti, mi­ qual'è la via per trascendere l'ignoranza a cui serabili e pieni di sentimenti malvagi, siamo, tutti gli esseri devono l'illusione dell'esistenza essenzialmente, dei bodhisattva. Ma, a causa relativa. del velo dell'ignoranza che nasconde la prajna, Per arrivare alla salvezza è indispensabile l'il­ il karma · opera in tutte le forme di egoismo, luminazione. Questa si ottiene in virtù del ri­ cioè in conformità ai nostri voti di egoismo. sveglio di prajna, la saggezza. Vidya (conoscen­ Ciò che invece rende possibile il nostro vive­ za), bodhi (illuminazione), prajn a (saggezza) re insieme è karuna; sfortunatamente, la mag­ sono tutti sinonimi. La triplice forma della di­ gior parte della gente non ne comprende sciplina si divide in sila (etica), dhyana (concen­ l'importanza, il che spiega la diffusa sensazione trazione) e prajna, ovvero i tre pilastri della di inquietudine. I buddhisti estendono il prin­ pratica. Di questi tre, l'ultimo è quello che cipio di karuna anche a ciò che viene chiamato viene maggiormente enfatizzato rispetto agli al­ materia. Le montagne, i fiumi, le piante e i tri due. Ciò spiega la compilazione dei boschi e tutti gli esseri che sono considerati Mahayana conosciuti come Prajnaparamita. I non-senzienti, sono comunque fatti oggetto di Prajnaparamita-sutra, nelle loro diverse esposi­ compassione da parte dei buddhisti. Questi es­ zioni, costituiscono il fondamento di tutti gli seri, infatti, posseggono, nella loro natura, or­ insegnamenti del Mahayana. L'importanza mag­ dinariamente vista come ottenebrata, il poten­ giore che viene conferita alla prajna è dovu- ziale per una futura illuminazione.

15 Prajna e karuna sono i due pilastri che sosten­ si configura la volontà del bodhisattva, gli 'abili gono il grande edificio del buddhismo, sia Ma­ mezzi' rappresentano la concretizzazione di hayana che . Soltanto, nel Mahayana questa volontà nel mondo. E gli abili mezzi c'è una maggiore coscienza di questo principio, permettono al bodhisattva di apparire nel mon­ che viene quindi affermato in maniera più siste­ do attraverso varie forme e modi, condividendo matica. Prajna è personificata in Manjusri (Mon­ con noi le nostre sofferenze. In tal modo, pos­ ju in giapponese) e karuna in siamo dire che il mondo è pieno di bodhisattva (Fugen). Il primo viene raffigurato su un leone, 'travestiti'. Quei miei vicini che sembrano così l'altro su un elefante, ed entrambe le rappresen­ stupidi, non certo virtuosi o pii, in realtà pos­ tazioni sono diffuse nella Cina e nell'Asia centra­ sono essere dei bodhisattva che, contrariando­ le. Nell'Avatamsaka-sutra, Manjusri manda Su­ mi, mi aiutano a sconfiggere il mio egoismo e il dhana in pellegrinaggio, alla ricerca della verità mio senso di superiorità e a coltivare in me spirituale. Dopo aver visitato molti insegnanti almeno una delle 'sei virtù o perfezioni' (p ara­ (filosofi, donne, dei, ecc.), il pellegrino giunge mita) (1). Non sempre, infatti, i bodhisattva finalmente al cospetto di Maitreya e Samanta­ scelgono un aspetto attraente, sia dal punto di bhadra. Qui comprende il significato della vita di vista fisico che morale o spirituale, ma a volte un bodhisattva, owero l'operare in conformità assumono anche sembianze diaboliche. Così, dei dieci grandi voti. La natura essenziale di quando il buddhista si rivolge verso gli altri questi voti consiste nell'instancabilità e nella li­ esseri e ve rso l'ambiente in generale con questo bertà dagli impedimenti. Il bodhisattva opera atteggiamento, egli comprende l'umiltà e il suo senza tregua fino alla fine dei tempi, il suo im­ cuore si riempie di rispetto per tutte le cose. pegno non si esaurisce finché rimane un solo Nel Sutra del Loto (Saddharma-pundarika-sutra) essere da salvare. In questa sua attività è sottin - si narra di un bodhisattva che rende omaggio teso l'assunto che la vera liberazione non si ot­ anche alla più insignificante forma di vita, per­ tiene individualmente, ma collettivamente. Salva­ ché sa che tutto ciò con cui viene a contatto re se stessi dall'ignoranza non è sufficiente, la durante la vita concorre alla sua illuminazione. salvezza deve includere anche tutti gli altri esseri. Secondo il buddhismo, il peccato non ha Il concetto di immortalità, nell'ottica buddhi­ alcuna realtà, perché, non appena si comprende sta, non corrisponde all'infinito prolungamento la sua vera natura, esso smette di operare e non della vita individuale. I buddhisti comprendono lascia alcuna traccia. È reale soltanto per coloro che la vita individuale è comunque in relazione che non hanno ancora aperto l'occhio di prajna con le altre vite individuali. Finché gli altri non e quindi non sono ancora penetrati nella verità sono illuminati e liberati, non ha senso, ed è delle cose. Essi, a causa della chiusura dell'oc­ addirittura impossibile, godere di una vita pa­ chio della saggezza, sono detti ignoranti. L'i­ radisiaca personale. I buddhisti vogliono co­ gnoranza e il peccato vanno di pari passo e munque tornare in questo mondo dove posso­ sono in contrasto con le sei paramita. Quando no essere di servizio per gli altri e arrivano invece si realizza la prajna, si comprende sun­ addirittura a desiderare di rinascere negli inferi: yata, la vacuità di tutte le cose. Il concetto di in paradiso, infatti, non c'è lavoro per loro, vacuità, estremamente importante, è il concetto mentre negli inferi possono occuparsi di coloro buddhista più difficile da capire, perché non è che soffrono a causa di un karma negativo. La possibile interpretarlo attraverso i parametri or­ trasmigrazione, d'altro canto, non è sempre il dinari. Sunyata non ha una valenza negativa, frutto del karma negativo: nel caso del bodhi- non vanifica tutte le cose, bensì conferisce loro sattva è invece una precisa scelta. Egli trova la significato. Dalla comprensione di sunyata na­ propria immortalità proprio in questa sua con­ sce karuna. Karuna conduce al pranidhana (i dizione, resa possibile dai suoi voti. voti) e agli upaya (gli abili mezzi) e qui ha inizio Per quanto concerne gli 'abili mezzi' (upaya), la vita del bodhisattva. va detto che essi consistono nell'applicazione pratica del principio di karuna. Mentre nei voti (Trad. dall'inglese di Giuliano Giustarim)

(1) Nel Mahayana si adotta l'elenco di sei paramita: dana (generosità), sila (etica), ksanti (pazienza), dhyana (concentrazione), virya (energia) e prajna (saggezza) [ndr].

16 Monaci e laici nella pratica Zen

intervista a Merzel Sensei

Presentiamo un'intervista dalVajradhatu Sun (oggi Shambala Sun), del /ebbraio­ marza 1989 - sulla pratica, la vita fa milia re e il monachesimo nel buddh ismo zen americano - a Genpo Merzel Sensei, dis cepolo di Ma ezumi Roshi. Ma ezumi Roshi, che era l'abate dello Zen Center di Los Angeles, nel 1980 ha nominato Genpo Sensei suo secondo successore nel Dharma dopo la maestra Joko Beck. Nell'estate del 1987 Merzel ha tenuto un corso di meditazione nello Zen Mountain Center in Ca lifornia e l'intervista è stata ra ccolta durante il corso.

Potrebbe parlarci di come le persone con delusione perché non possiamo vivere a tale famiglia possono mantenere salda la loro pra­ livello. Dunque torniamo in noi stessi e ci sen­ tica? Inoltre, le persone non sposate vorrebbe­ tiamo inadeguati, fino anche ad abbandonare la ro sapere come possono mantenere salda la pratica. loro pratica se non hanno la possibilità di Per me è molto importante allontanare que­ andare spesso alle sesshin {in tensivi di medi­ sto ideale, questi concetti su ciò che vuol dire tazione, ndt]. essere monaci. Se, nel mio cuore, so che la mia Non dobbiamo considerare l'allevare i figli vita è per il Dharma, per la realizzazione della come un qualcosa di separato dalla pratica. Io Via del Buddha, allora sono un monaco. Forse credo che la maggior parte di noi comprenda a livello esteriore sono sposato e ho dei figli e che qualsiasi cosa si faccia per tutto il giorno - altre responsabilità, ma nel mio cuore sono un cambiare i pannolini, dar da mangiare ai figli, monaco. Io credo che ciò sia molto più impor­ lavare i piatti o sedere sul cuscino - comun­ tante di come si appaia esternamente. Sapete, è que si sta praticando. Dobbiamo stare attenti inutile vestirsi in maniera impeccabile, avere il però alla trappola nascosta in tale idea, trappo­ capo sempre rasato, se internamente qualcosa la che porta a ritenere che, siccome ogni cosa è manca perché ci si sente inadeguati in quanto pratica, non occorre sedersi più sul cuscino o non si vive al livello di quell'ideale. È molto non occorre più andare alle sesshin. È impor­ facile attaccarsi a quello stato ideale quando · tante sedersi ed è importante vedere tutto come non si ha famiglia. pratica. Non dobbiamo negare l'interpretazione Viviamo in un momento storico diverso da più ristretta della pratica intesa come semplice­ quello di Dogen Zenji. Quello che era vero nel mente sedere e passare il proprio tempo con il 1200 nel Giappone feudale non è necessaria­ maestro. mente vero oggi in America o in Europa. Per­ C'è da considerare inoltre un altro aspetto. È tanto, non credo che ci si debba legare troppo molto facile, quando siamo monaci e non ab­ a ciò che ha detto qualcuno 700 anni fa. Per biamo questa continua richiesta proveniente dai me, sarebbe un grosso errore. Certo, dobbiamo figli o dalla moglie, farsi un'idea di ciò che vuol leggere e studiare sia Dogen Zenji che tutti gli dire essere monaci. Credo che ciò sia molto altri patriarchi, ma dobbiamo leggerli con men­ pericoloso e nocivo. Leggiamo Dogen Zenji, o te aperta e non dare loro un'interpretazione qualcun altro, ascoltiamo il maestro, e ci faccia­ troppo ristretta. mo un'idea di come dovrebbe essere il monaco perfetto e poi cerchiamo di raggiungere tale Sembra che la figura del monaco richiami figura, o tale ideale. Se cerchiamo di raggiun­ due aspetti diversi. Da un lato sembra impor­ gere questo ideale, o addirittura di incarnarlo, tante divenire monaci in quanto vorrebbe dire finiremo per provare frustrazione, disappunto e poter porre tutta la propria attenzione, convo-

17 gliare tutta la propria energia in un'unica dire­ È molto difficile quando una persona pratica zione. Dall'altro invece sembra che si possa e laltra no. La cosa peggiore che può fare la usare la via monastica come via di fuga, come persona che pratica è cercare di coinvolgere un modo per nascondersi. laltra. È stato soltanto quando ho accettato Ha centrato il punto. Il bello di essere mo­ mia moglie come una persona completa, intera, naci è che si ha la possibilità di impiegare tutto che non aveva bisogno di praticare, che lei si è il proprio tempo e tutte le proprie energie nella riavvicinata da sola alla pratica. Occorre essere pratica. Per anni ho lottato con ciò come un capaci di accettare la propria sposa così com'è, , come una difficile domanda posta diret­ senza volere che essa cambi in un modo o tamente a me, perché avevo una moglie e un nell'altro. Ciò è molto difficile, per tutti. fìglio [imonaci zen di tradizione giapponese non La questione del maestro e della pratica fa­ hanno voto di celibato, ndt], ed era sempre un miliare ruota più intorno ai problemi che sor­ dividersi tra famiglia e impegni. gono durante le attività quotidiane. Se ci si può Per un lungo periodo il mio matrimonio non abbandonare al proprio maestro, vuol dire che stava semplicemente al secondo posto, ma ve­ ci si può abbandonare alla vita, e questo è il Il I' niva molto dopo la mia relazione con il maestro punto. maestro è il collegamento con ab­ al tempio, tanto che il rapporto con mia moglie bandono al Dharma, che vuol dire abbandono ne ha risentito molto. Non mettevamo energia a se stessi. L'abbandonarsi al maestro dovrebbe né dedicavamo tempo alla nostra relazione. Per aiutare ad abbandonarsi alla propria sposa, per­ dodici anni sono stato sempre pronto agli ordi­ ché labbandonarsi, di qualsiasi genere sia, è ni del mio Roshi, disponibile a ogni richiesta molto difficile a causa del nostro ego. d�i p;aticanti, ventiguattro ore al giorno, sette Ci sono molti praticanti zen che sono inte­ _ grorm la settlffiana. E stato soltanto negli ultimi ressati ali' azione sociale, perché influenzati da anni che la mia relazione coniugale ha comin­ tale ideale. Il pensiero di molte persone è ciato a funzionare e a maturare. In parte ciò è questo: ci può essere un incontro tra la co­ dovuto al fatto che abbiamo organizzato meglio scienza sociale e la pratica zen? È possibile il tempo da dedicare alla famiglia. prendere il meglio da entrambi gli impegni?

Ci sono delle indicazioni che potrebbe dare, Non credo che si possa semplificare troppo. visto che ha affrontato tali diffìcoltà in prima Dipende da ogni singolo maestro, in quanto persona? ogni maestro dà il tono e la personalità al proprio gruppo. Dove ci sono maestri che sono Non so se ho delle risposte definitive. Le essi stessi motivati e molto coinvolti nell'azione persone devono trovare da loro diversi modi, e sociale, quel gruppo si muoverà in quella dire­ ciò è importante, perché non c'è un'unica via, zione. Questo non vuol dire che tutto lo Zen si una via migliore. Se pensiamo così, cadiamo in muoverà in quella direzione. Altri maestri po­ trappola. Ognuno di noi deve trovare la propria tranno essere concentrati su altri aspetti. via: ciò che a me è servito, è stato abbandonar­ La mia attenzione è più rivolta sulla parte mi completamente al mio maestro e al Dharma. addestrativa, le sesshin, e sul fare in modo che Per le persone coinvolte nella pratica fami­ il koan dei praticanti sia: come faccio a traspor­ liare c'è spesso il problema che una delle due tare ciò (il frutto della meditazione) nella vita persone può essere più interessata alla pratica mondana? Ciò non viene necessariamente fatto dell'altra. Inoltre c'è il problema di come se­ come gruppo, ma come individui che tornano guire il maestro se coinvolti nella pratica fa­ alle loro professioni, al loro mondo. miliare. Siamo tutti dei buddha-bambini, con insita in noi la potenzialità di poter crescere e dive­ Ciò che crea problemi nella pratica familiare nire dei buddha-matùri. Il maestro è qualcuno è l'idea illusoria che la pratica si svilupperà alla che permette all'allievo di realizzare in pieno le stessa velocità per entrambi i membri. È quasi sue potenzialità. Per ogni individuo sarà diver­ impossibile che ciò avvenga. Io credo che fin­ so. illuminazione non vuol dire che tutti diven­ tanto che si va nella stessa direzione, non c'è tiamo la stessa cosa, ma vuol dire che divenia­ problema. Può accadere che una persona vada mo veramente, effettivamente, noi stessi. più avanti dell'altra per un po', ma poi avverrà l'opposto. (Trad. dall'inglese di Dario Girolamz)

18 L'illuminazione di Dogen

di Gianpietro Sono Fazion

Il testo che pubblichiamo è tratto - con il Giusta Legge), doveva succedere un tempo in gentile consenso dell'autore e dell'editore - cui il Dharma sarebbe sopravvissuto svuotato da Le grandi figure del buddhismo, di cui dei suoi contenuti (Era della Legge Simulata), sono autor� con il Fazion, dirigente della seguito inevitabilmente da un tempo di totale Fondazione Maitreya, Michael Fuss e ]esus decadenza della Legge (Era della Legge Dege­ L6pez-Gay, entrambi gesuiti dell'Università nerata). Era convinzione comune di essere en­ Gregoriana. La riflessione sugli episodi ricor­ trati nell'ultima fase della Legge. D'altra parte, dati in questo articolo può essere utile anche le condizioni miserevoli di vita del popolo e la ai praticanti di tradizioni div erse dallo Zen. precarietà diffusa avevano creato nelle masse Suggeriamo in oltre di confrontare questo te- delle confuse aspettative di rivitalizzazione della sto con quello di p. 15. fede che le orientavano in senso antiautoritario verso le credenze magiche e religiose degli hiji­ 1. Il buddhismo, entrato ufficialmente in r� i « sant'uomini », e degli shamz; i monaci laici Giappone nel VI secolo per opera del re corea­ che operavano al di fuori delle religioni istitu­ no Syong-myong, che aveva inviato all'impera­ zionalizzate, creando così le condizioni per l'ap­ tore oggetti religiosi buddhisti accompagnati da parire dei grandi riformatori religiosi dell'epoca una lettera in cui si affermava che la nuova Kamakura, tra cui verrà ad inserirsi l'alto ma­ religione avrebbe portato grandi benefici al gistero di Dogen. paese, dovette inizialmente scontrarsi con la religione autoctona dello Shinto: in seguito i 2. A tredici anni, il giovane già destinato ad Kamz; dèi dello Shinto, vennero visti come ma­ assumere un'importante carica presso la corte nifestazioni di Buddha e Bodhisattva, e la nuo­ imperiale Fujiwara, fu ordinato monaco con il va religione iniziò il suo sviluppo sotto la nome di Dogen, che significa «ll principio del­ protezione dello Stato. Al tempo di Dogen però la Via », in un monastero T endai sul monte mostrava chiari segni di decadenza e corruzio­ Hiei. Il cuore dell'insegnamento di questa scuo­ ne, che, inseriti nel più ampio contesto di una la, oltre ad alcuni importanti testi mahayana generale insicurezza sociale dovuta alla lotta tra della Prajnaparamita (Perfezione in Saggezza), la nobiltà e la classe dei guerrieri per il potere, consisteva nella venerazione e nello studio del nonché a una serie di eventi infausti quali ca­ Sutra del Loto. Qui egli venne in contatto con restie, incendi, disastri naturali, richiamavano l'affermazione che tutti gli esseri senzienti pos­ un'atmosfera da fine del mondo: gli stessi ordi­ siedono la natura di Buddha: ni religiosi, che nel corso dei secoli erano en­ trati in possesso di grandi proprietà terriere «Che cosa voleva dire il Bhagavat che tutti esenti da tasse, avevano formato dei veri e gli esseri hanno la natura di Buddha? Egli propri eserciti di monaci armati (sohez) che non voleva dire che un qualcosa di inesprimibile solo difendevano con le armi le loro proprietà, è chiaramente presente. Il termine "tutti gli ma si inserivano violentemente nelle lotte per il esseri senzienti" [nel buddhismo] è anche potere. Si interpretavano questi avvenimenti espresso dalle parole "cose sensibili", "cose alla luce della dottrina buddhista delle Tre Ere: animate", "cose viventi". Queste significano ad un tempo favorevole all'illuminazione e alla tuttavia la stessa cosa, e cioè la totalità del- prevalenza del Dharma nella società (Era della 1' esistenza » (1).

(1) «Bussho », in EnmI DOGEN, Th e Shobo-genzo, Tokyo 1986, p. 21.

19 Dogen rifiuta la concezione di un corpo con­ . to neppure con lui a realizzare completamen­ tenitore di una natura buddhica (tathagatagar­ te l'insegnamento di Sakyamuni; mi recai in bha) in embrione, come un seme da cui si Cina alla ricerca di un vero maestro » (2). svilupperà la pianta: per lui tutti gli esseri sen­ zienti e insenzienti, la totalità dell'esistenza, Questa risoluzione indusse lo stesso Myozen · sono natura di Buddha. e altri monaci ad accompagnarlo nel viaggio. Questa visione, però, sollevava un problema Nel mese di marzo del 1223 il gruppo si im­ non lieve: «Se io possiedo già la natura di barcò nel porto di Hakata verso la misteriosa Buddha, quindi l'illuminazione, non diventa terra del chan (zen). inutile praticare per ottenere una cosa che in definitiva ho già originariamente?», si chiedeva 3. Il viaggio non fu agevole né senza impre­ Dogen. La domanda non era oziosa e si collo­ visti. Quando la nave giunse in un porto della cava all'interno delle complesse problematiche Cina centrale, nell'odierna provincia del Che­ religiose del tempo. Se tutto è Buddha, l'intera kiang, nel mese di aprile, Myozen si recò in un realtà, anche nelle sue zone minimali e oscure, monastero sul monte Tiantong, mentre Dogen viene sacralizzata; non solo, ma cade l'interpre­ rimase sulla nave per altri tre mesi. Non si tazione dualistica del reale: per la persona illu­ conosce il motivo di questo ritardo: potrebbero minata «vuoto è forma, forma è vuoto », come essere state questioni relative al lasciapassare o canta il Sutra del Cuore; non c'è differenza tra al suo stato di salute. noumeno e fenomeno, tra assoluto e imperma­ Sulla nave ebbe il primo incontro con il nente, alberi, fiori, luna e stelle, le nostre stesse chan. Un vecchio tenzo, il responsabile delle illusioni, sono natura di Buddha. Contempora­ cucine di un tempio lontano ventidue chilome­ neamente è però presente anche una pericolosa tri dal porto, si era recato sulla nave per acqui­ possibilità di autogiustificazione acritica di stare dei funghi. Dogen, quando seppe di qualsiasi cosa accada (« tutto è Buddha »), e essere di fronte a un monaco buddhista, lo questo si rivela negativo, dato che nulla è più invitò a rimanere sulla nave per la notte, ma il lontano dalla visione buddhista della mancan­ tenzo declinò gentilmente l'invito, dicendo che za dei principi morali ed etici e della tensio­ non aveva chiesto il permesso di rimanere fuori ne spirituale che ne rende possibile la realiz­ la notte e inoltre, se non fosse ritornato in zazione. tempo, il giorno dopo non avrebbe potuto pre­ Non trovando risposta a questa fondamenta­ parare i funghi. Dogen gli chiese gentilmente le domanda, Dogen si recò al monastero Ken­ perché, alla sua età, non lasciasse quel duro ninji di zen Rinzai; fondato nel 1202 da Eisai, al lavoro a persone più giovani e non si dedicasse suo ritorno dalla Cina. Con il successore Myo­ piuttosto alla studio dei sutra e alla pratica zen, di cui divenne discepolo e amico, si impe­ dello . Il tenzo rispose che il suo lavoro gnò nello studio dei sutra e in pratiche severe, era già la pratica della Via. senza però riuscire a sciogliere l'interrogativo di Dogen rimase perplesso: quando si passano fondo della sua vita. Ricorderà in seguito: anni immersi nella meditazione e nello studio delle Scritture è facile, sulla scia di un implicito «Da quando decisi di dedicarmi alla ricer­ dualismo, acquisire la visione di un cammino di ca del vero modo di vivere secondo l'inse­ salvezza unilaterale, dimenticando l' onniperva­ gnamento di Sakyamuni, ho fatto visita a sività del sacro: maestri in ogni parte del Giappone. Tra que­ sti il venerabile Myozen, discepolo del gran­ «Ogni cosa canta la verità senza aggiunge­ de maestro Eisai che trasmise lo zen di scuo­ re nulla » (3). la Rinzai in Giappone, era persona che im­ partiva correttamente l'insegnamento di Sa­ Ebbe altri incontri col tenzo, che gli aprirono kyamuni. Certamente un uomo come me non piani nuovi di comprensione. La sua domanda: può eguagliarlo. Tuttavia, non essendo riusci- «Se siamo già dei Buddha, perché praticare? »,

(2) EiHEI DoGEN, Il ca mmino religioso (B endowa), Marietti Editore, Genova 1990, p. 27. (3) Ivi, p. 31.

20 cominciava a trovare risposta. Noi siamo dei dha non ha mai fine. Una volta illuminati Buddha offuscati dai veleni dell'ignoranza, del­ dovete praticare ancora di più » (5). l'odio, dell'avidità. Il ruolo della pratica è allora quello di risvegliare questa buddhità sommersa «L'intero Universo è un oceano di luce ab­ e di portarla alla luce senza impedimenti, in bagliante, e su di esso danzano le onde della modo che essa possa rivelarsi in ogni gesto, in vita e della morte », ha detto un maestro zen. ogni minima azione quotidiana. Gyoji è que­ C'è una grande speranza in questo: noi viviamo sta pratica continua, illuminata, che non con­ come bambini disattenti all'interno di una gran­ siste in qualche attività speciale, ma è la no­ de luce, siamo pervasi molecolarmente, spiri­ stra vita di tutti i giorni. Che cosa hanno fatto tualmente, da una luminosità abbagliante, qui e di speciale i vecchi maestri zen? Hanno studia­ ora. È la vacuità, il nirvana; è il luogo del to i sutra e praticato zazen, mangiando le loro possibile incontro, ove vengono meno disatten­ ciotole di riso e bevendo tè, lavorando dura­ zione e illusione; non è in qualche mondo mente nei campi o nelle cucine, attenti a mani­ lontano, in qualche aldilà di cui nulla possiamo festare attraverso i loro gesti l'umile compassio­ ancora dire, ma in questa terra, nel procedere ne per ogni esistenza, la luminosa vacuità della samsarico dinascita e morte. Questa luce, come Via. Tutto questo è vita religiosa nel senso la pioggia che cade egualmente su tutte le pian­ ampio del termine. Nel Tenzo Ky okun, da lui te e ognuna ne assorbe quanto basta alla sua scritto nel 1237 nel monastero di Koshoji, Do­ vita (6), illumina tutti gli esseri senza distinzio­ gen scrive: ne: sedere in silenzio, divenire meditativi, atten­ ti in ogni momento della giornata, significa « Maneggiate anche una singola foglia di allora acquisire recettività a questo oceano lu­ verdura in modo tale che manifesti il corpo minoso e senza confini. del Buddha. Ciò a sua volta permette al Buddha di manifestarsi attraverso la foglia. È Nonostante tali fondamentali progressi, Do­ un potere che non potete comprendere con gen non aveva ancora incontrato quel vero la mente razionale. Opera liberamente, se­ maestro alla cui guida si era proposto di stu­ diare del Buddha. Si recò sul monte condo la situazione, in modo naturalissimo. il Dharma Allo stesso tempo tale potere agisce nella Tiantong, dove si trovavano alcuni importanti templi buddhisti, e si impegnò duramente in un nostra vita per purificare e stabilizzare le monastero che ospitava cinquecento monaci, attività ed è vantaggioso per tutte le cose raggiungere il suo scopo. Visitò allora viventi » ( 4). senza altri centri, acquisendo una non comune cono­ scenza delle diverse scuole cinesi, rimanendo Pratica e illuminazione, in tale contesto, non per lo più deluso dallo stato del buddhismo nel esistono più in un rapporto causale, non c'è grande paese. Le cause del declino erano com­ una pratica prima e un'illuminazione da rag­ posite: alcune sociali, individuabili nella ripro­ giungere poi. La confìgurazione reale è quella duzione del confucianesimo intellettualistico e di una manifestazione sincronica: tutta la prati­ meritocratico, nel commercio di titoli clericali ca si svolge contemporaneamente all'intera illu­ onorifici, e nel fatto che anche i monasteri minazione ongmaria, eternamente presente e chan, un tempo rigorosamente in disparte, co­ quindi infinita come la pratica stessa che la minciavano a conoscere coinvolgimenti politici; rende visibile. altre inerenti alla direzione antiletteraria e ostile «Discepoli, anche se raggiungete l'illumi­ ai testi che le scuole Chan e della Terra Pura nazione, non cessate dal praticare, pensando avevano assunto nel tempo, impoverendo la che avete raggiunto la meta. La Via del Bud- validità del proprio pensiero.

(4) Enm DOGEN - UCHIYAMA Ro sm, Istruzioni a un cuoco zen, Ubaldini Editore, Roma 1986, p. 21. (5) REIHO MASUNAGA, Breviario di Soto Zen, Ubaldini Editore, Roma 1971, p. 108. È la traduzione dello Shobogenzo Zuimonki di Dogen. (6) Il riferimento è a una parabola narrata nel cap . V del Sutra del Loto; vedi The Threefo ld Lotus Sutra, Kosei Publishing Co., Tokyo 1988.

21 Stava già per lasciare la Cina quando, ritor­ riferì che «mente e corpo erano abbandonati » nato nel monastero sul monte Tiantong, appre­ (shinjin-datsuraku), trasformati. Rujing riconob­ se della morte del vecchio abate, e cominciò a be l'autenticità dell'illuminazione di Dogen, e praticare sotto la guida di Rujing, che gli era lo confermò suo successore nella linea del Soto. succeduto, e che egli riconobbe finalmente È naturalmente impossibile ricostruire con le come il vero maestro: era il maggio del 1225. parole il misterioso evento di una illuminazio­ Rujing (1163-1228) è il grande riformatore della ne: possiamo immaginare una metanoia, una scuola Soto. Prima di lui il chan aveva di volta con-versione di tutto l'essere e dell'intero uni­ in volta conosciuto gli eccessi di una pratica verso al suo centro, silente conflagrazione nata incentrata esclusivamente sullo zazen, oppure di dalla sofferta maturazione del verbo 'abbando­ interminabili dispute intellettuali e filosofiche. nare', che conduce inevitabilmente a una rior­ Rujing, rinvenendo nel chan la visione unitaria ganizzazione essenziale dei nostri valori, dei di corpo-spirito, e operando all'unificazione ar­ punti di vista, di osservazione. 'Abbandonare' è monica dei due momenti di pratica e pensiero, la morte, l'azzeramento dell'ego che rende pos­ poneva le basi per il rinnovamento del buddhi­ sibile lapparizione del vero sé, che è 'mani smo in un'epoca di decadenza. Presso di lui le vuote', gratuità, disponibilità alla condivisione, regole della disciplina (), che guidavano compassione amorevole. la vita monastica, erano rigorosamente rispetta­ «Pur essendo 'abbandonata', l'esistenza te. Si praticava la meditazione e il silenzio, la umana concreta era forgiata nella forma della recitazione e lo studio dei sutra, il lavoro a libertà assoluta - senza intenzione, senza servizio della comunità, e i monaci avevano la mèta, senza oggetto, senza significato [oltre testa rasata e curavano la pulizia personale e ogni significato limitato] » (7). dei luoghi, anche i più umili come i bagni. Ogni loro gesto, azione, doveva divenire mani­ E la forma archetipa, il motore immobile di festazione della Via. questa interna trasformazione, veniva individua­ In seguito Dogen avrà parole amorevoli per to nel «solo zazen », lo zazen puro senza ogget­ il vecchio maestro che aveva dedicato l'intera to e senza scopo, posizione al di là di ogni vita, senza tentennamenti, a indicare a tutti gli postura, praticato dal Buddha sotto l'albero esseri la possibilità di vivere da illuminati que­ della Bodhi al momento della sua illuminazione. sta esistenza. Accadde una notte mentre sedeva Era l'anno 1227 e Dogen, malgrado l'invito in meditazione, che un monaco, stanco, si ad­ di Rujing di succedergli nella conduzione del dormentasse. Rujing gli si avvicinò e lo scosse monastero, si preparò per il ritorno. Due anni dicendo: «Nel chan mente e corpo sono da prima il suo maestro giapponese, Myozen, era abbandonare: a che serve dormire? ». A quelle morto nel monastero sul monte Tiantong dove parole non dirette a lui, Dogen realizzò l'illu­ aveva continuato a praticare. Quando ritornò in minazione. Si recò quindi dal maestro e gli Giappone, Dogen aveva 28 anni.

(7) HEE-}IN KIM, Dogen Kigen - My stical Realist, The University of Arizona Press, Tucson 1987, p. 35.

"Sono in consciamente diventato buddhista. Si tratta di una visione del mondo al cui confronto ogni dogma appare limitato e meschino".

RICHARD WAGNER

22 La liberazione nel Vajrayana

di.Francis V. Tiso

Pubblichiamo larga parte della relazione presentata da mons. Ti so al convegno interreligioso di Kaohsiung (Taiwan) che si è svolto dal 31 luglio al 4 agosto 1995, nel testo riportato dal bollettino Pro Dialogo (n. 90, 1995110) del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso. Questa relazione conferma con quanto inte­ resse e impegno culturale esponenti cattolici si applicano allo studio del buddhismo.

l. Nel buddhismo c'è una tradizione esote­ vo) e sulle tre nadi (i canali verticali, paralleli rica conosciuta come o Vajrayana. La alla spina dorsale, che portano 1' energia vitale o parola tantra, di fatto, deriva dall'uso di un prana). Nel culto buddhista troviamo delle for­ paio di corde legate insieme alle tavole decora­ mule magiche di protezione già nel primo se­ tive che coprono le lunghe e strette strisce di colo d.C., mentre il sacrificio del fuoco pratica­ carta utilizzate nella rilegatura dei libri, secon­ to dai brahmani (homa) era presente nel culto do la tradizione indiana e tibetana. Metaforica­ buddhista, nella regione del Gandhara, già nel mente, il termine tantra si riferisce alla conti­ primo secolo a.C. (1). Nel Mula Kal­ nuità nella trasmissione degli insegnamenti da pa (primi tre secoli d.C.) si parla del sacrificio guru a discepolo e da un guru al successivo; del fuoco in potenti riti magici, compreso I' e­ inoltre, esso indica la meta suprema dello yoga sorcismo. In alcuni sutra Mahayana, come il tantrico: la percezione diretta dell'interdipen­ Lankavatara, il Mahamayuri e il Saddharmapun­ denza, o 'vacuità', di tutti i fenomeni e dell' e­ darika, ci sono capitoli dedicati alle dharanz; terno ruolo del Guru. Per 'tantra' si intende formule protettive che venivano recitate in anche, in maniera più specifica, il testo liturgico coro. Il più antico tantra buddhista ( Guhyasa­ del rituale (sadhana) celebrato dal praticante maja, 'l'assemblea esoterica') si può far risalire (sadhaka). Per dedicarsi a queste pratiche sono alla fine del quarto secolo e presenta alcune necessari il permesso e la guida del Guru. Que­ affinità con le dottrine filosofiche del maestro sto stesso concetto si trova, in Tibet, nella mahayana . Al sesto secolo, invece, risale definizione generica della pratica tantrica, 'il il Guhyagarbha tantra, che fa parte di un insie­ segreto', in relazione al fatto che 'le me di testi rituali che sottolineano il culto di parole del potere' e le tecniche yoga vengono Vajrapani (colui che tiene in mano lo Scettro trasmesse attraverso il vincolo di segretezza che del Fulmine). Questi tantra furono portati in unisce Guru e discepolo. Tibet dall'India durante la cosiddetta prima Storicamente, le radici dei tantra buddhisti si diffusione del buddhismo, nel periodo che va trovano nella Chandogya Up anishad (dove l'uso dall'ottavo al nono secolo d.C. dei mantra è in rapporto a particolari divinità), I tantra successivi, dal quarto all'undicesimo nell'antico uso della (gesto rituale) pre­ secolo, appartengono agli ottantaquattro Maha­ sente nel brahmanismo vedico, e nelle specula­ siddha che diffusero la pratica dello yoga tan­ zioni, presenti nelle Yo ga Up anishad, sui trico in India (2). Tra questi troviamo la samadhi (gli stati di assorbimento contemplati- Manjusri Nama Samgitz; probabilmente del set-

(1) GIOVANNI VERARDI, Roma and other fire rituals in Gandhara, Istituto Universitario Orientale, Napoli 1994, Supplemento n. 79 agli Annali, vol. 54 (1994), fase. 2. (2) A. WAYMAN, An historical introduction to the Buddhist , Central Institute of Higher Tibetan Studies, Typescript, (India), p. 9.

23 timo secolo, che è ancor oggi un importante chiamato anche il 'campo della liberazione' testo liturgico adottato in Tibet (3 ). Pressapoco (Muktiksetra) (7). all'ottavo secolo risalgono i cosiddetti 'Tantra Superiori' (a nuttarayogatantra), come il Cakra­ 2. Il Guhyasamaja ta ntra descrive la parola samvara e il Hevajratantra, che rappresentano tantra come prabandha, letteralmente 'serie con­ probabilmente il sincretismo orale del buddhi­ tinua', e come triplice: smo con lo shivaismo kashmiro. In questi testi a) la causa (hetu), con cui si intende il disce­ vengono insegnate le meditazioni sui cakra, i polo, il praticante; centri di energia interiore, e sui flussi di energia b) i mezzi (upaya), vale a dire il sentiero tan­ (p rana). Si tratta di testi scritti nel Bengala, nei trico della pratica spirituale. luoghi dei Mahasiddha, e poi portati in Tibet e e) il risultato (p hala), cioè il 'rango' di Vajra­ commentati da maestri come Kanha, , dhara (la divinità che tiene lo scettro del Maitripa, Santipa, , Buddhagu­ fulmine). hya, Abhayakaragupta e Vagisvarakirti (4). Le capacità di questi maestri realizzati (siddha Dunque un tantra stabilisce un rapporto di significa compiuto, realizzato) garantivano l'au­ 'continuità' tra maestro e discepolo attraverso tenticità delle pratiche e della trasmissione da uno specifico sentiero di pratica e intende, inol­ guru a discepolo (5). Quando si parla dell'am­ tre, stabilire nel praticante una 'continuità' spi­ in cui operavano i Mahasiddha, ci si biente rituale, nel flusso della coscienza, dalla causa al riferisce a luoghi di pellegrinaggio venerati sia frutto (8). Da questo punto di vista ogni essere dai buddhisti che dagli induisti e frequentati da senziente possiede la 'natura di Buddha' come yogin realizzati. A Pharping, distante diciotto base del continuum mentale. Il Hevajratantra chilometri da Katmandu, ci sono almeno tre sostiene, in sintonia con l'opinione diffusa nel luoghi sacri, ancor oggi sempre più popolari. Mahayana, che "tutti gli esseri sono Buddha, C'è Daksinkhali, il luogo dei sacrifici animali sebbene possono essere affetti dalle contamina­ offerti alla dea madre; c'è Vajrayogini, in origi­ zioni" (9). Le pratiche, nel sentiero del Vajraya­ ne un tempio buddhista, dove la dea si mani­ na, si riferiscono alla coltivazione di questa festava al siddha nepalese V agisvarakirti sotto natura originariamente libera, affinché ci sia forma di Vajrayogini che danza nel cielo; c'è una piena manifestazione della buddhità in una una sorgente presso la grotta sacra, dove Pad­ moltitudine di forme possibili. Il simbolo del masambhava meditò nell'ottavo secolo (6). Vajrayana è lo 'scettro del fulmine', indistrutti­ L'altro luogo sacro è nel Nepal centrale, in bile come un diamante, che rappresenta lo un'area di cultura tibetana. Qui siamo nel spettro di abili mezzi salvifici presenti in gran cuore del'Himalaya, a un'altitudine di 3600 numero in questa forma di buddhismo. metri, alla sorgente di un sacro ruscello rinfre­ Il Dalai osserva: "Poiché il 'veicolo del scante. Questo luogo si chiama Muktinath, let­ vajra' ha più abili mezzi del 'veicolo delle per­ teralmente 'signore della liberazione', ed è fezioni' (Mahayana), viene detto il 'veicolo del

(3) A. WAYMAN, Chanting the names o/ Manjusri, translation and study of the Manjusrinama­ samgiti, Shambala Publication, Boston 1985. (4) Vedi DAVID SNELLGROVE, Indo-Tibetan , vol. I, cap. 3, Shambala Publication, Bo­ ston 1987. (5) Vedi Th e !ife and teaching o/ Naropa, trad. di Herbert V. Guenther, Oxford University Press, London 1963 (ed. italiana: La vita e l'insegnamento di Naropa, Ubaldini Editore, Roma 1975). (6) Per KVAERNE (ed.), Tibetan Studies (Oslo 1994), vol. II: FRANCTS V. Trso, Th e rdo rje 'chang rnam thar in the bka' brgyud gser 'p hreng genre, pp. 884-888. (7) DON MEssERSCHMIDT, Muktinath: Himalayan Pilgrimage, A Cultura! and Historical Guide, Sahayogi Press, Kathmandu 1992, pp. 16-17. (8) WAYMAN, op. cit. , p. 1; PALITEXT, Anguttara Nikaya I, 10. (9) Vedi anche: Anguttara Nikaya VI, 1-10: "Questa mente, o monaci, è luminosa, ma è affetta dalle contaminazioni che vengono dal di orfu i ", Graduai Sayings, vol . I, Pali Text Society, London, p. 8.

24 metodo"' (10). La base del metodo tantrico per jna). Queste due pratiche di purificazione progredire nel cammino spirituale è appunto la comportano, di fatto, la cessazione di due tipi natura del Buddha presente in tutti gli esseri; di ignoranza. La buddhità consiste nella com­ compiendo gli atti sacramentali e le discipline pleta libertà e nella compassione, non più yogiche come se già si fosse un essere comple­ ostruite dall'ignoranza, cioè dall'incapacità di tamente liberato, si accelera il tempo della rea­ vedere le cose così come sono. Tale buddhità lizzazione. Questo perché così facendo si sarebbe impossibile se non fosse già presente, moltiplica la quantità di merito accumulata e in ogni essere, il germe o la potenzialità di offerta. La Causa, il Risultato e il Cammino questo stato di perfezione. È questo il germe sono, in pratica, indivisibili. La chiave di questo interiormente conosciuto dal praticante che in­ metodo sta nel voto del bodhisattva che trovia­ tuisce che non c'è niente di sostanziale in colui mo nel buddhismo Mahayana: qualsiasi cosa si che afferra, in ciò che è afferrato e nello stesso faccia, è consacrata alla liberazione non solo di atto di afferrare. L'intuizione di questa non­ se stessi, ma tutti gli esseri senzienti. Si di sostanzialità conduce a una profonda compren­ intraprende il sentiero del Vajrayana spinti da sione della dottrina della vacuità (sunyata); immensa compassione verso gli innumerevoli infatti, secondo la dottrina Mahayana, "questa è esseri che soffrono. Le pratiche del Vajrayana la vera natura di tutto ciò che è". sviluppano nella persona la capacità di escogi­ tare e di mettere in pratica una varietà, via via Thrangu osserva: «Quando prati­ crescente, di strumenti per aiutare gli altri; gra­ chiamo dovremmo contemplare la mente chie­ zie al fondamentale principio buddhista del dendoci 'come è la mente?'. La nostra mente 'non-sé', questa generosità contrasta la tenden­ produce un numero infinito di pensieri ed emo­ za di valutare le scelte unicamente in termini di zioni. Le cose che vediamo intorno a noi sono interesse per se stessi. L'interesse verso se stessi delle costruzioni mentali, e quando ci sediamo e il benessere degli altri vengono visti come e osserviamo la mente chiedendoci 'dov'è la inseparabili. Il punto di partenza della vita spi­ mia mente?', ci accorgiamo che non si può rituale è questo 'Buddha della propria mente' e trovare da nessuna parte. Non è una 'cosa' che la meta è la buddhità, che consiste nella com­ può essere vista o trovata. Perciò si dice che la pleta illuminazione e nella dimora permanente sua essenza è vuota. Ma è soltanto vuota? No. nel 'né samsara né nirvana' (11). La sua natura è luminosa. In essa sono presenti I principali ostacoli al raggiungimento di chiarezza e attenzione che permettono di cono­ questa liberazione dall'esistenza ciclica sono i scere, di percepire e di pensare. Con l'illumina­ 'due offuscamenti': l'offuscamento delle emo­ zione, si manifestano una virtù e una saggezza zioni e l'offu scamento della conoscenza duali­ incommensurabili. Queste qualità sono stretta­ stica. L'offuscamento dovuto alle emozioni mente connesse alla vacuità e alla luminosità ... viene dileguato attraverso le pratiche di calma Perciò, quando diciamo che lessenza della concentrata e di intuizione meditativa (samatha mente è vuota, non significa che non ci sia e vipasyana). Ma ancora più persistente è l'of­ nessuna essenza !»(1 2). Questo tema ha stimo­ fuscamento della conoscenza dualistica dovuto lato molti dibattiti, nell'ambito del buddhismo all'abitudine ad attaccarsi alla 'triplice concet­ classico, tra i filosofi del e dello tualizzazione di soggetto, oggetto e azione' (co­ Yogacara ( 13). lui che afferra, l'oggetto afferrato e l'atto di La vera natura della mente e della coscienza afferrare). Per vincere questo offuscamento bi­ è apertura e buddhità; la comprensione di ciò sogna praticare la 'giusta visione filosofica' (p ra- "calma lelaborazione dinamica della produzio-

(10) TsoNG KHA PA, Tantra in Tibet: Th e Great Exp osition o/ Secret Mantra, vol. I, Introduzione di

H.H. il XIV , tradotto e curato da Jeffrey Hopkins, George Allen & Unwin , London 1977. (11) Vedi il mio articolo, Th e Bodhisattva as a Buddhist Saint, in Premier Colloque É. Lamotte, Institut Orientaliste, Louvain-La-Neuve 1993. (12) THRANGU RrNPOCHE, Buddha Nature, Snow Lion, Ithaca 1994, p. 27. (13) ToM J.F. TILLEMANS, Materials /o r the Study o/ Aryadeva, Dharmapala and Candrakirti, vol. I, p. 59, in Arbeitskreis /u r Tibetische und Buddhistische Studien, Universitat Wien, Wien 1990.

25 ne condizionata'', come insegna (14). ro' in senso assoluto. Nemmeno l'estasi religio­ Un Buddha completamente illuminato vede, sa, i vari gradi di assorbimento meditativo e cioè ha una intuizione profonda, trasformante e altre esperienze del genere possono convincerci irreversibile, della produzione condizionata, ca­ del loro valore definitivo e assoluto. Vacuità pisce a fondo la natura vuota delle cause e significa anche apertura, infinita possibilità di condizioni di ognuno dei dodici anelli della cambiamento di ciò che è 'forma' e di ciò che è produzione condizionata e, in virtù di questo 'non-forma': ogni cosa può diventare qualsiasi vedere, sperimenta la cessazione della prolifera­ altra cosa, dal momento che tutti i fenomeni zione mentale e dell'ignoranza (15). Il mahasid­ sono essenzialmente condizionati, impermanen­ dha Tilopa afferma la stessa cosa nel suo ti e prodotti da cause e condizioni. Insegnamento sul Grande Sigillo (Mahamudro­ Il merito è un concetto più 'caldo', più fami­ padesa): "L'attività (o proliferazione) mentale è liare. Secondo il buddhismo Mahayana il meri­ estirpata alla radice. E la consapevolezza intrin­ to può essere accumulato per manifestare in seca (tib.: rig pa I sanscr.: vidya) è svelata" (16). futuro la propria natura di Buddha. Nell'Origi­ ne del Tantra, Jo Nang Taranatha raccon­ 3. Rispetto agli altri tipi di esseri senzienti, ta che, molto tempo fa, una principessa decise l'essere umano si trova in una posizione privi­ di diventare un Buddha nella forma di donna e, legiata per la realizzazione della buddhità, es­ a tale scopo, fece innumerevoli prostrazioni, sendo in grado di intraprendere il cammino penitenze e offerte del mandala. Il merito da lei spirituale. Per questo motivo i maestri sottoli­ acquisito e dedicato al 'beneficio di tutti gli es­ neano l'importanza della "preziosa nascita uma­ seri' esprime il perfetto spirito Mahayana (17). na". A causa dell'ignoranza, però, la maggior Alla base della condivisione dei meriti c'è il parte delle persone spreca il proprio tempo quarto Brahma Vihara, diffuso in tutte le forme senza coltivare merito e saggezza intuitiva. Per­ del buddhismo: "che tutti gli esseri abbandoni­ ché abbiamo bisogno di saggezza e di merito? no i loro attaccamenti verso i propri cari, non Innanzitutto dobbiamo comprendere che per discriminando più tra amici e nemici, ottenen­ estirpare l'ignoranza abbiamo bisogno · di una do così una compassione universale e imparzia­ mente straordinariamente duttile e intuitiva; le (upeksa) ". Il merito di un bodhisattva, cioè sebbene questo non escluda l'intelletto, va co­ di un essere che cammina verso la piena illumi­ munque detto che l'intelletto ha molto a che nazione di un Buddha, è per tutti, senza distin­ fare con la proliferazione di concetti e categorie zioni o preferenze. e quindi ha una funzione limitata nel realizzare la liberazione. Soltanto un'intuizione esercitata 4. È evidente che il frutto di queste pratiche a lungo può vedere 'le cose così come sono' non consiste soltanto in una mente sempre più secondo la 'giusta visione filosofica'. duttile, ma anche in un vero e proprio cambia­ Nel buddhismo la saggezza è sempre in rela­ mento della persona. A questo proposito la zione con la dottrina della vacuità; la percezio­ tradizione buddhista riconosce diverse espres­ ne della saggezza (p rajnaparamita) è esattamen­ sioni di persone sante: te la conoscenza intuitiva dell'impermanenza metafisica (o vacuità) di tutti i fenomeni condi­ - l' del buddhismo antico, che ha scon­ zionati. Ci sono molti modi di descrivere la fitto le contaminazioni e le passioni che vacuità. Per esempio, essa può significare che ostacolano la liberazione; nessun fenomeno è intrinsecamente valido o - il bodhisattva, che coltiva attivamente sag­ convincente: niente è eterno, permanente e 've- gezza e merito per perfezionare la compas-

(14) Y ah pratityasamutpadam prapanca-upasamam-sivam, Mulamadhymakakarika I. (15) FRANKLIN EDGERTON, Buddhist Hybrid Reader, Motilal Banarsidass, Delhi 1972; Pratityasamutpada, pp. 24-25. (16) F. T1so - F. TORICELLE, Tibetan Text of Tilopa's Mahamudropadesa, in Eastand West, ISMEO, Roma 1991, vol. 41, nos. 1-4, verso V. (17) Jo NANG TARANA1HA, Th e Origin of the Ta ra Tantra, a cura di David Templeman, LTWA, Dharamsala 1981.

26 sione universale, facendo voto di ottenere la pratica. In un'opera di Vagisvarakirti, maestro completa buddhità per il beneficio di tutti nepalese del dodicesimo secolo, troviamo le gli esseri; 'Sette Caratteristiche del Bacio', cioè i sette - il mahasiddha, che accelera coraggiosamente requisiti fondamentali del Vajradhara (19). il sentiero del bodhisattva per mezzo di L'opera di Vagisvarakirti spiega anche come pratiche esoteriche che trasformano le ma­ è possibile includere nel sentiero della libera­ nifestazioni di corpo, parola e mente, quin­ zione l'esperienza della sessualità e della morte, di adoperando mantra 'e visualizzazioni che e come è possibile riconoscere il momento in equiparano la meta al cammino. cui il desiderio viene a cessare nella mente e si ottiene lo 'Stato del Risveglio'. Questa è l'intui­ zione della sublime natura di Buddha attraverso . Quest'ultimo è il modello di perfezione del cui l'umile ricercatore spirituale cerca di tra­ Vajrayana, e viene spesso definito come 'Vajra­ sformare il proprio modo di vedere, di essere e dhara', colui che regge lo Scettro del Fulmine. di agire. Per Vajradhara si intende esattamente la natura di Buddha, completamente liberata e sviluppata 5. Per praticare secondo gli insegnamenti del all'interno del sentiero Mahayana con l'inten­ Vajrayana bisogna innanzitutto essere in rap­ zione di acquisire quella moltitudine di abili porto con un guru, dopodiché si possono intra­ mezzi che permette la liberazione di tutti gli prendere due sessioni di pratiche preliminari. esseri senzienti. Nelle numerose biografi.e dei Le cosiddette pratiche preliminari 'generali' vari mahasiddha, o 'santi tantrici', le qualità consistono nella riflessione su quattro punti trascendenti di Vajradhara, preso come arche­ principali riguardanti la 'Prima Verità dei Santi' tipo universale, vengono rese immanenti per (a ryasatya) del buddhismo antico, cioè dukkha: realizzare quell'alchimia spirituale che è il Va­ - la difficoltà di nascere come essere umano, jrayana. I maestri diventano dei 'vajradhara' e ovvero 'la preziosa nascita umana'; le loro vite sono la dimostrazione di questa realizzazione. Un maestro del tredicesimo seco­ - la natura transitoria di ogni cosa: imperma­ lo, Rgyal Thang pa, descrive così l'identità tra nenza; yogin e Vajradhara: "Il significato esoterico del - la relazione tra le azioni passate e la nostra Buddha Vajradhara è questo: il Buddha Vajra­ attuale situazione di vita: karman, 'causa e dhara corrisponde a tutti coloro che compren­ risultato'; dono nel proprio continuum mentale il Dhar­ - l'insoddisfazione generale dell'esistenza ci­ makaya come Vacuità ... chiunque coltivi con clica: è facile cadere in esistenze future in­ fermezza il compassionevole desiderio di illumi­ desiderabili se commettiamo azioni danno­ nazione e la saggezza di tutti i Buddha è il se. Se rimaniamo nel samsara, sotto la legge 'vittorioso Vajradhara', il 'signore di tutti i Ta­ del karman, non possiamo raggiungere la thagata'. Ciò significa che qualsiasi atteggia­ felicità e non possiamo essere di beneficio mento altruistico () è la manifestazio­ né a noi né agli altri. ne della saggezza dei Buddha [ .. .]" (18). Dunque la :figura di Vajradhara è la chiave Dopo queste pratiche preliminari 'generali' si degli insegnamenti del buddhismo tantrico. E, intraprendono le pratiche preliminari 'partico­ dal momento che ci stiamo soffermando sulla lari' (20), consistenti in pratiche rituali ripetute liberazione nel Vajrayana, dovremmo vedere numerosissime volte (più di centomila), allo quali sono quelle caratteristiche del buddhismo scopo di interiorizzare nel flusso della coscienza tantrico che riassumono in sé la meta della ciò che altrimenti sarebbe una mera compren-

(18) "Rgyal Thang pa, rdo rje 'chang rnam thar," folio 10. Vedi Tibetan Studies, op. cit., pp. 884-885. (19) VAGISVARAKIRTI, Saptanga (Yan lag bdun), in Tibetan Derge Tanju r, vol. 44 folios 379 a. .3-4005 a . .3. Vedi Tibetan Studies, op. dt. (20) JAMGON KoNGTRUL, Th e Torch o/ Certainty, trad. di Judith Hansen, Boulder, Shambala 1977, pp. 5.3-129.

27 sione esteriore. Si ritiene che con queste ripeti­ Una volta concluse queste pratiche prelimi­ zioni sia possibile accumulare moltissimi meriti nari 'particolari', e quindi una volta soddisfatto i quali, oltre ad essere indispensabili per un il guru, si possono cominciare le pratiche prin­ sereno progresso nel cammino del tantra, sono cipali dell'Anuttarayogatantra. Queste sono di­ in grado di elevare spiritualmente il modo di vise in due parti, quella della 'generazione' o vivere del praticante. creazione (utpattikrama) e quella del completa­ La prima di queste pratiche preliminari 'par­ mento o perfezione (nispannakrama, sampanna­ ticolari' è quella del 'prendere Rifugio', una krama). La prima di queste si basa su una pratica che accomuna il buddhismo Vajrayana a visualizzazione della ri-creazione del mondo tutte le altre forme di buddhismo. Si prende come un mandala e sulla pratica di riti attra­ rifugio verbalmente nei Tre Gioielli - il Bud­ verso cui si assicura l'illuminazione di tutti co­ dha, il Dharma e il Sangha - compiendo con­ loro che si trovano all'interno della dimensione temporaneamente una prostrazione e visualiz­ del mandala, che sono, in ultima analisi, tutti zando un 'Albero del Rifugio' con le immagini gli esseri senzie nti. La seconda riguarda la rea­ di grandi santi, di divinità tantriche e di maestri lizzazione, da parte dello yogin, della propria del proprio lignagg io. Quindi, insieme alla re­ illuminazione attraverso la trasformazione yogi­ citazione della presa del rifugio, si rinnova il ca di mente, parola e corpo nell'illuminazione 'Voto del Bodhisattva', o bodhicitta, cioè la 'incarnata'. Qui il praticante si sottomette alla determinazione di raggiungere l'illuminazione dura disciplina dello yoga interiore della tra­ per il beneficio di tutti gli esseri. La seconda sformazione dei canali, del soffio e delle gocce pratica preliminare 'particolare' è la recitazione (nadi, prana e bindu), per realizzare concreta­ del 'Mantra dalle Cento Sillabe di Vajrasattva', mente la Mahamudra, il 'Grande Sigillo'. Una che si compie insieme alla visualizzazione di volta che questa trasformazione ha raggiunto questa divinità, in modo da conseguire una un grado sufficiente, il praticante può utilizzare purificazione interiore. La terza pratica prelimi­ ogni cosa per manifestare la natura di Buddha nare 'particolare' è il rituale della 'Offerta del al fine di liberare tutti gli esseri. Mandala', che si rivolge al proprio guru e che Concludendo, il Vajrayana ci incoraggia a permette di accumulare i meriti necessari alle vedere le convergenze e le divergenze come un pratiche più elevate. Questo rituale si basa sulla continuo gioco 'del Guru'. La realtà nel suo prima delle sei paramita del Mahayana (dana, la insieme, compresi i nostri errori e la nostra generosità) e consiste nell'offerta, sotto forma storia, non può essere separata dall'esperienza di riso posto in un piatto di metallo pregiato, totale della Verità, quella che i tantra buddhisti del mandala del gioiello, che simboleggia l'Uni­ chiamano il 'Grande Sigillo', Mahamudra. Se la verso. n significato di questo gesto è che la realtà ultima escludesse qualcosa, non potrebbe generosità diminuisce l'abitudine all'attacca­ essere ultima! La persona religiosa, per .matu­ mento, all'egocentrismo e all'egoismo, e rende rare, si sforza di coltivare purezza e integrità, possibile la comprensione del non-sé e della per poi scoprire che lo stesso pellegrinaggio vacuità. La quarta pratica preliminare 'partico­ interiore ci insegna, come una madre gentile, lare' è quella del 'Guru Yoga', che consiste ad essere grati anche ai nostri sbagli infantili e nella recitazione devozionale di mantra aventi ai nostri passi falsi. Così, che ci torni in mente per oggetto il guru in quanto fonte degli inse­ il mattatoio con capre e galline in un bagno di gnamenti e in quanto guida che rende possibile sangue a Daksinkali, oppure le fresche e dolci la liberazione. Rgyall Thang pa, biografo di acque della modesta Muktinath, siamo comun­ Gotsanpa, guru del tredicesimo secolo, insegna que in quel vasto, aperto campo della liberazio­ che "il raggiungimento della buddhità nell'arco ne; e ci inchiniamo con rispetto e gratitudine. di una sola vita può essere garantito unicamen­ te attraverso la devozione al guru". (Trad. dall'inglese di Giuliano Giustarini)

28 Gli "inferni" di Kalu Rimpoce

di Ole Nydahl

Le Edizioni Amrita cli Giaveno (Torino), leggenda. Ciprosternammo di fr onte a luz; come hanno pubblicato a fìne '95 il primo libro cli avevamo già imparato a fa re. Sebbene ciò non ci Ole Nydahl tradotto in italiano, a cura del riuscisse ancora con molta naturalezza, volevamo centro Karma Cho Ling cli Brescia, con il rendere onore al Lama, mostrando una buona titolo La Via di Diamante. Dalle pagine che educazione. Kalu Rimpoce ci ricevette con un pubblichiamo emerge la grande umanità che grazioso sorriso e ci diede un 'intensa benedizio­ Kalu Rimpoce sapeva esprimere con il suo ne. Poi tirò fu ori un planisfe ro e come sempre insegnamento. L'episodio è avvenuto nell'In­ nei Paesi caldi mostrai la Groenlandia e la Da­ dia settentrionale, nel 1968, durante il viaggio cli nozze dell'autore con la moglie Hannah. nimarca, con onestà sufficiente, tuttavia, ad ag­ giungere che la gente viveva nella piccola parte Mentre aspettavamo il denaro ed altre infor­ verde, mentre quella grande e bianca era princi­ mazioni sul in questo ambiente inquie­ palmente ghiaccio. Inoltre, una volta di più, die­ to, decidemmo un giorno di visitare Kalu di la mia versione della grandezza dei danesi. Rimpoce. Con un amico americano che vi era già Chiese delle nostre esperienze con i lama e in stato camminammo tutto il giorno accompagnati particolare quali notizie avessimo del Karmapa. da un tempo splendido e rinvigorente. Durante Quando domandò quanto a lungo volessimo ri­ le prim e quattro miglia verso Ghoom, avevamo manere rispondemmo: "Fin ché il Karmapa ritor­ sulla testa e dietro di noi le incredibili montagne na dal Bhutan". "Bene - disse - potete stare del Kanchenjunga, mentre per le successive cin­ qui ad imparare con gli altri. Questo è mio que miglia lungo la strada che portava a Siligurz; nipote Gyaltsen". E indicando il giovane che la pianura dell'India ci si stendeva davanti. Poco stava traducendo, prosegui'dice ndo: "Vi aiuterà a prima di Sonada trovammo il monastero di Kalu trovare un posto dove stare". Rimpoce: era a circa 2000 metri di altitudine ed Una volta fu ori Gyaltsen ci parlò di Sue e era costituito da un gruppo di case in legno, di Richard, che stavano in una grande e vecchia povera costruzione, che risalivano la collina sulla casa nelle vicinanze. Ci sarebbe stato sicuramen­ sinistra. Ilpr imo lama che incontrammo fu Gyal­ te posto anche per noi in quella casa. Al princi­ tsen, un giovane tibetano che ci condusse da pio non avevamo un gran deszderz"o di stabilirci a Kalu Rimpoce e ci fe ce da interprete. Ciportò in Sonada. Il luogo era noioso, era percorso da una una stanza rettangolare rivestita in legno fino sola strada dissestata che serpeggiava tra povere ali' altezza della cintura. Lz� sopra un letto, dietro case di legno, ed era molto rumoroso, poiché il un basso tavolo di legno in fo ndo alla stanza, minuscolo treno della zona fischiava ogni volta sedeva un uomo dal!'aspetto ascetico, con una che passava di lz� Era un villaggio maltenuto ed fa ccia impossibile da scordare. Questo era il ogni casa sembrava coperta di polvere di carbone. grande Kalu Rimpoce. Mancava anche la fa ntastica vista del Kanchen­ Sebbene questo fr agile anziano non sembrasse junga che c'era a Darjeeling, una vista estrema­ nemmeno presente a livello fisico, allo stesso mente ariosa ed imponente. In più, trovandosi tempo irradiava un potere molto in tenso: come Sonada davanti ad un passo, c'erano anche più avremmo visto più tardi nelle numerose occasio­ pz"ogge e nuvole. Il peggio era che avremmo ni in cui l'avremmo condotto per l'Europa, egli dovuto allontanarci da Mister Singh, e da l solo aveva decisamente una maggiore resistenza rz� uffi cio postale orientale nel quale riponessimo la sp etto ai giovani la ma. Nel!' estate del 1983, nostra fiducia. Al sommo di tutto questo, la all'età di ottant'ann� diede centinaia di inizia­ polizza non amava che gli occidentali avessero zioni a migliaia di persone per un periodo di troppi contatti con i la ma: voleva che i turisti si cinque mesi a Sonada. Era già diventato una · comportassero come turisti e cancellava le prora-

29 ghe dei visti se le persone non rientravano nelle davvero troppo! Avevamo letto, in parecchi libri sue categorie mentali. Le parole di Kalu.Ripoce, occidentah che un essere umano non può cadere però, ritornarono a noi quando ci ritrovammo fra allo stato di animale, fa ntasma o essere infernale, i fa ntasmi della nostra pensione che debilitavano avendo raggiunto il livello umano; che le azioni la nostra meditazione e perturbavano il nostro negative, cioè, avrebbero solamente congelato contatto con il Karmapa. Così ci stabilimmo a l'essere al livello spirituale di partenza. Io lo Sonada. Tuttavia, per non richiamare l'attenzio­ dissi a K.alu Rimpoce e dissi anche che gli spiri­ ne delle autorità, rimanemmo registrati alla pen­ tualisti, i teosofi, gli antroposofi e altri in Occi­ sione di Darjeeling. dente, erano tutti concordi su questo punto. La Insieme con un pugno di studenti; americani e sua risposta però fu : "Questi miei sono gli inse­ canadesi perlopiù, tre o quattro dei quali residen­ gnamenti del Buddha,,. ti ed il resto di passaggio, andammo ai primi In quel periodo vivevamo ancora a Darjeeling insegnamenti nell'abitazione di Kalu Rimpoce. e dato che tornavamo con l'ultima jeep attraver­ Fummo stupiti del fa tto che, fa tta eccezione per so il Passo di Ghoom, avevamo la possibilità di Gyaltsen, non fo ssero presenti tibetani prove­ parlare di questo vecchio lama. Eravamo tutti nienti dal vicino campo rifugiati e neppure Sher­ d'accordo che queste storie medioevali, che sareb­ pa o Tamang: non eravamo ancora abituati alla bero state più adatte ad un trattato di leggende loro mistura di completa fidt{cia nel Dharma e fo lcloristiche piuttosto che come alti insegnamen­ contemporanea mancanza di interesse nel dive­ ti di un la ma tibetano, erano alquanto difficili da nirne padroni approfondendolo. digerire. Per quanto già sapessimo che egli pote­ K.alu Rimpoce parlò dell'inferno, di tutta una va leggere nei nostri pensieri come in un libro serie d'inferni. Questa era l'ultima cosa che ci aperto ed essere consapevole di ciò che cipassava saremmo aspettati di sentire da lui. A parte le dentro, continuavamo a pensare: "Forse sta di� ventando un po' troppo vecchio,,. lezioni sul cristianesimo a scuola, nei cui con­ . fronti non sempre eravamo ligi al dovere, Han­ Il giorno successivo traduceva Sherab Thar­ nah ed io non avevamo nessuna fo rmazione chen. Era il rampollo di una ricchissima fa miglia religiosa, ed eravamo fe lici di non aver timore di di banchieri americani e parlava un eccellente un inferno nel quale gli esseri avrebbero dovuto tibetano. Si dava il cambio con Gyaltsen, eviden­ andare dopo la morte. Consideravamo questi in­ temente. Dopo aver udito gli insegnamenti del segnamenti un trucco perverso per controlla re la giorno prima, avevamo di nuovo controllato i gente debole e svuotare le sue tasche. Ciò che ci nostri libri spirituali ed eravamo una volta di più aspettavamo da Kalu Rimpoce erano profondi sicuri che non dovevamo credere a storie sull'in­ insegnamenti psicologici, il vederlo eseguire mi­ ferno. Eravamo pienamente disponibili a perdo­ racoli o mostrare segni di luminose realizzazioni. nare all'anziano lama l'errore del giorno prece­ Invece ora egli stava . seduto di fronte a noz; dente se solo avesse compreso di non annoiarci davanti ad un grande rotolo con immagini di ancora con simili superstizioni. Invece lo rifece. esseri immersi nelle fiamme, tagliati a pezzi e Di nuovo, Kalu Rimpoce parlò degli inferni; e squartati tra le montagne, oppure congelati in questa volta raccontò di come vengono sperimen­ giganteschi blocchi di ghiaccio. Raccontava terri­ tati e di quanti innumerevoli anni si devono bili storie su otto inferni caldi e otto inferni passare dentro le varie sofferenze: un arido de­ freddi, su di un 'inferno vicino' e un 'inferno serto di cifre astronomicamente alte. occasionale'. C'erano inferni di tutte le sp ecie: ce Gli americani e i canadesi, che erano chiara­ n'era uno nel quale gli esseri, dopo essersi uccisi mente di temperamento meno ribelle, non erano l'un l'altro in vari modi per mezzo di un vento così colpiti dalfa tto come lo eravamo Hannah ed freddo, tornavano a vivere e poi si uccidevano io. Sedevano là tranquillamente e scrivevano l'un l'altro di nuovo e così via; in altri inferni i ogni cosa dicesse, mentre noi ci stavamo progres­ dannati erano messi dentro grandi pentoloni col­ sivamente arrabbiando. Sebbene questo vecchio mi di metalli fu si; oppure erano mangiati dai guerriero ci piacesse - proveniva dal Kham, nel vermi. Le pene erano una più terribile dell'altra Tibet orientale - e fo ssimo presi dal suo viso e gli inferni uno più disgustoso del!' altro. Kalu particolare e dal suo sorriso incantatore, ci chie­ Rimpoce assicurava che si poteva fa cilmente ca­ devamo se questi insegnamenti fa cessero real­ derci dentro se non si fa ceva attenzione ad evi­ mente per noi. Desideravamo, però, dargli tarli. Tutto ciò era decisamente pesante, era un'altra opportunità e cast� il giorno successivo,

30 andammo di nuovo a Sonada a sentire ciò che re le cose più strane come reali e poi soff rirne? E aveva da dire. Non potevamo crederci: l'insegna­ non era la stessa cosa con le malattie mentali? mento era ancora sugli inferni. Egli ora passò a Non vivevano già molti esseri nell'inferno delle descrivere quali tipi di rabbia e quali azioni, loro paure e dei loro dubbi? In statz; cioè, che pensieri e parole dannose portano gli esseri alle come tutte le varie esperienze della mente non diverse specie d'inferni. Quando il quarto giorno risvegliata, non hanno fo ndamento, né solidità e riattaccò di nuovo con gli inferni, persi la testa. non sono altro che proiezioni, epp ure sono vis­ Non ci recavamo lì per gioco. Ogni giorno sute come reali e perciò portano sofferenza. Ve­ avevamo un viaggio di un'ora da Darjeeling a demmo anche che, a causa del nostro credo nel Sonada - più il ritorno - molto scomodo e in costante sviluppo evolutivo di tutti gli esseri; jeep aperte, in cui stavano accalcate e appese avevamo confu so lo sviluppo genetico del corpo ali' esterno una quindicina di persone. Erano vec­ con le esperienze della mente. chie Land Rover o Willi, costruite su commissio­ Inoltre comprendemmo che il principio co­ ne con materiali scadenti. Ilfu mo che saliva dai sciente di ogni individuo - che si manifesta loro tubi di scappamento, prodotto dai motori sotto l'illusione di un io separato - si unisce al fu ori fa se, ci ammorbava tutti e in aggiunta momento del concepimento con il genere di cor­ dovevamo fe rmarci per riparare qualcosa ad ogni po che è in linea con lo specifico quanto d' ener­ viaggio. In cambio della fa tica, e sp ecialmen­ gia, cioè con i suoi contenuti inconsci. Dopodiché te del costo che dovevamo sostenere per ascolta­ sperimenta qualunque tip o di mondo il suo ap­ re i suoi insegnamenti, ci credevamo in diritto parato sensorio gli permetta di captare. Ciò non di meritare qualcosa di meglio di queste storie significa, tuttavia, che la mente - la vera essen­ esotiche. za della quale è vacuità e chiara luce - abbia la "L'abbiamo già sentita questa storia" dissi, 'fo rma' di questo corpo e perciò, come i credenti interrompendolo. Mi guardò con un soave sorriso materialistici della reincarnazione pensano, deb­ ironico e rispose: "È vero, ma l'hai compresa?". ba dopo la separazione da un corpo unirsi con un Improvvisamente realizzammo che la nostra altro simile. Invece, come pure è spiegato nel comprensione non era come egli desiderava che Libro Tibetano dei Morti, tutte le impressioni fo sse. L'avevamo udito parlare d'incredibili stati inconsce della mente permangono dopo la morte. di sofferenza, ma le nostre idee fisse non erano Le esperienze e le motivazioni più fo rti, allora, per niente mutate. Comprendemmo che il tempo prendono la fo rma di un sogno dominante, che dei viaggi emozionanti e delle iniziazioni estem­ spinge la mente in uno dei sei reami d' esperien­ poranee era ormai terminato e che era giunta la za corrispondente al contenuto della mente stes­ fa se di assimilare in profondità gli insegnamenti sa, trasportandoci, così, da tempi senza inizio, da attraverso un costante e duro lavoro con la men­ un'esistenza condizionata ad un'altra. Se predo­ te. Viaggiare fa voriva troppo fa cilmente il solo minano le impressioni dell'orgoglio, la loro ma­ assorbimento di ciò che uno amava ascoltare, turazione conduce alla rinascita in un mondo di ingrassava la propria fa lsa spiritualità, le idee dez; se primeggiano quelle della gelosia si entrerà preconcette ed impediva di denudare le radici in un mondo di semidei, se sono l'attaccamento dell'ego. e il buon karma ad evidenziarsi; si arriverà in un Nacque una fo rte fiducia in Kalu Rimpoce: in mondo umano. L'opacità mentale porta in un un maestro che non aveva provato a rendersi mondo animale, l'avarizia in un mondo di fa n­ piacevole e a fa rsi accettare da noz; ma che tasmi, mentre il predominio delle impressioni di sicuramente dava ciò che era più effi cace e di odio e di ira conducono ai numerosi inferni dei beneficio. Cosi: finalmente, decidemmo di traslo­ quali Kalu Rimpoce ci aveva appena parlato. Per care a Sonada e di immergerci totalmente nei un Buddha tutto ciò è 'vuoto', null'altro che suoi insegnamenti,· ora che avevamo rimosso i libero gioco delle infinite possibilità della mente, nostri blocchi nei suoi confronti, cominciammo ma, per coloro che vi sono impigliati; tali stati anche a capire cosa erano gli inferni dei quali sono sentiti davvero come reali. Persino la gioia aveva parlato: erano semplicemente dei viaggi più grande che può sorgere nella nostra vita acidi. Forse che non avevamo già visto, tramite quotidiana non è altro che una pallida immagine le persone che avevamo aiutato ad uscire da della beatitudine che è la vera natura della men­ "trip" paranoici; che la mente, anche mentre è te. E la maggior parte degli esseri non ha sp esso unita con il corpo umano, è capace di immagina- nemmeno queste gioie condizionate.

31 Il risveglio dell'Occidente

cli Stephen Batchelor

Pubblichiamo il capitolo /o rse più significati­ scia della coscienza umana. Ma ciò non vo del libro recentemente edito, con lo stesso suona nuovo. I sostenitori europei del titolo, dall'Editore Ubaldini di Roma e su buddhismo, da Schopenhauer in poi, sono cui abbiamo pubblicato un lungo articolo sempre rimasti colpiti dalla compatibilità nel n. 57 di Paramita. I lettori potranno collegare questo estratto con quello pubblica- delle sue dottrine con la loro visione del to a p. 39 di questo stesso quaderno. mondo. I kantiani ritrovano nel buddhi­ smo le idee di Kant e i positivisti logici 1. La storia è una selezione di ricordi quelle di Bertrand Russell, proprio come ordinati cronologicamente in modo plausi­ oggi i destrutturalisti vi scorgono i pensieri bile. Gli episodi che la costituiscono, come di Jacques Derrida. Negli ultimi cento anni osservò Voltaire, non sono altro che favole gli insegnamenti buddhisti hanno confer­ convenute. Le storie vengono scritte per mato le opinioni di teosofi, comportamen­ assicurare sia l'autore sia il lettore che le tisti, fascisti, ambientalisti e fisici quantisti­ cose sono realmente andate in quel modo. ci. Forse il buddhismo è soltanto un eso­ La dettagliata analisi delle testimonianze tico ammasso d'idee tra loro incompatibili, (iscrizioni, monete, testi) rafforza la certez­ "una babilonia di dottrina" come sospetta­ za che Menandro invase Pataliputra, che va Matteo Ricci, che per ciascuno significa Guglielmo di Rubruquis dibatté con i bud­ qualcosa di diverso? O questa è soltanto dhisti alla corte di Mongke Khan, che un'ulteriore esemplificazione della parabo­ Matteo Ricci morì a Pechino e che Arthur la buddhista dei ciechi che toccano un Schopenhauer aveva un busto di Kant sul­ elefante, e che immaginano che l'elefante la scrivania. Tuttavia ogni testimonianza è sia un pilastro, un muro, una corda o un semplicemente una traccia materiale lascia­ tubo, a seconda di quale parte del suo ta dagli imperscrutabili motivi dei morti. Il corpo hanno toccato? modo in cui ogni testimonianza è adattata Ci sono tanti tipi di buddhismo quanti all'evento, come pure il modo in cui ven­ sono i modi in cui può apprenderlo la gono collegati i vari eventi, dipende dal­ mente europea, frammentata e in continuo l'immaginazione e dai fini dello storico. "È cambiamento. In ogni caso il termine un luogo comune post strutturalista", scri­ 'buddhismo' denota qualcosa di diverso. ve il critico e romanziere David Lodge, Per i razionalisti è una materia filologica, "che il linguaggio costruisce la realtà alla qualcosa da analizzare e conoscere. Per i quale sembra semplicemente riferirsi; per­ romantici è un oggetto della fantasia, do­ tanto tutti i testi sono romanzi (alcuni più ve tutto è puro e buono, una giustifica­ utili di altri), che lo ammettano o no". zione del proprio disprezzo per l'Occiden­ Il buddhismo dovrebbe calzare a pen­ te corrotto. Ma mentre i razionalisti pen­ nello a un mondo che accetta la moltepli­ sano di comprendere il buddhismo e i cità della percezione, l'insostanzialità e la romantici sentono di conoscerlo, cos'è in contingenza della realtà, la natura distur­ realtà? La risposta: "Nulla che si possa batrice, frammentaria, elusiva e indetermi­ afferrare". Il Dharma non è riconducibi­ nata del sé, la confusione diffusa e l' ango- le a 'quello'. Fissare l'elefante in termini

32 di spazio e tempo vuol dire ucciderlo. L' e­ te molti tentativi, il buddhismo deve anco­ lefante respira e si muove, in maniera im­ ra sviluppare una sua peculiare identità prevedibile. europea o occidentale in genere. "Le forme del buddhismo", scrive il La forma che lattuale pratica buddhista monaco e poeta vietnamita Thich Nhat ha in Occidente non soltanto è transitoria, Hanh, "devono cambiare perché l'essenza ma anche eretica. 'Eresia' è un termine del buddhismo rimanga inalterata. Questa carico di significati, il cui senso letterale è essenza consiste nei principi vitali che non stato quasi dimenticato. Oggi indica sem­ possono essere ricondotti ad alcuna formu­ plicemente il rifiuto o la condanna di una lazione specifica". Di conseguenza, non si tradizione, mentre in origine voleva dire può dire che il buddhismo sia un sistema 'fare una scelta'. Durante l'era cristiana in morale, una filosofia o una psicologia; una Europa scegliere di pensare diversamente religione, una fede o un'esperienza mistica; dalla Chiesa voleva dire rinnegare la Chie­ una pratica devozionale, una disciplina sa. Dal punto di vista di quest'ultima, il meditativa o una psicoterapia, eppure può Romanticismo e il Razionalismo erano due comprendere tutte queste cose. L'atteggia­ aspetti della stessa eresia esplosa in Europa mento buddhista nei confronti della vita nel XVIII secolo. Infrangendo il potere non è né razionale né non razionale; non repressivo della Chiesa, l'eresia spezzò an­ si basa né sul sentimento, né sull'intenzio­ che la coesione dell'anima europea, divi­ ne, né sulle sensazioni, eppure li compren­ dendola in romantica e razionale e privan­ de tutti. dola di un cuore spirituale. Come prevedi­ bile, alla sua prima comparsa, il Dharma 2. Nei suoi rapporti con il buddhismo fu oscurato dagli schemi interpretativi del­ l'Europa è entrata in una fase di transizio­ la ragione o distorto dai sogni romantici. ne che è fonte di disorientamento. Le co­ Ci vollero due guerre mondiali, Hitler e noscenze sul buddhismo provengono oggi Stalin, la minaccia di una guerra nucleare da numerose fonti contrastanti, molte delle e della distruzione dell'ambiente e, in mol­ quali riflettono ancora le paure razionali­ ti casi, una forte dose di LSD per rendere stiche o le aspirazioni romantiche del pas­ gli europei sufficientemente umili da cer­ sato. Anche le 'fonti autentiche' (termini care altrove il loro cuore spirituale ormai con il quale normalmente s'intende 'mona­ perduto. ci orientali') possono essere influenzate da Nell'uso convenzionale 'eresia' ha un'ac­ interessi culturali e nazionalistici che non cezione negativa: la negazione di una tra­ corrispondono necessariamente a quelli del dizione; mentre etimologicamente la sua buddhismo o dell'Occidente. Ora il bud­ accezione è positiva: il compiere una scel­ dhismo è qualcosa di praticato dagli euro­ ta. Dedicarsi al Dharma del Buddha è pei in Europa, in comunità relativamente eretico in entrambi i sensi. Infatti è la stabili sotto la guida di maestri formati scelta di praticare qualcosa estraneo alla nelle tradizioni classiche. Questo processo tradizione ellenico-giudaico-cristiana. Vuol cominciò seriamente, sia pure con molte dire scegliere come proprio qualcosa che eccezioni, negli anni sessanta, con l'arrivo storicamente è stato considerato estraneo. in Occidente di bhzkkhu theravada, roshi Anche in un paese di tradizione buddhista, giapponesi e lama tibetani, e con la par­ praticare il Dharma è soprattutto una scel­ tenza per lAsia di giovani europei e ame­ ta (non ha senso considerarsi buddhisti ricani. Negli ultimi venticinque anni il per nascita) . Anche quando tale scelta si numero dei centri buddhisti in Europa è esprime in una vita di fede, è la scelta e aumentato rapidamente. Tuttavia questa è non la fede che deve essere continuamente una fase di 'transizione' perché, nonostan- riaffermata.

33 Non si può e non si deve scegliere il smo), o come un'ideale figura paterna o un Dharma al di fuori di un contesto cultura­ amante ideale (romanticismo). Ma per in­ le. Per gli europei la propria cultura è contrare il Dharma tramite un'altra perso­ inseparabile dalla tradizione cristiana. Io na è necessario infrangere tali immagini. debbo riconoscere di incontrare il buddhi­ La tradizione hassidica racconta di un gio­ smo all'interno di un contesto di valori vane che studiava per divenire rabbino cristiani (o 'post-cristiani') e di giudicarlo che decise di andare a trovare un famoso istintivamente secondo . gli schemi dell' e­ maestro, non per ascoltare i suoi discorsi thos cristiano, ma allo stesso tempo sono dotti, ma per vedere come si allacciava le consapevole di rifiutare il dogma cristiano. scarpe. I resoconti sui maestri buddhisti L'idea di un Dio che interferisce con la contemporanei che insegnano in Europa storia per salvare gli esseri umani dai pec­ e in America sono colmi di simili aned­ cati con la morte del suo Figlio unigenito doti, perché spesso un'osservazione o un non ha senso. Dal punto di vista buddhi­ gesto casuali fanno percepire la viva realtà sta, un tale Dio sta al cosmo come l'idea di del Dharma molto meglio di qualsiasi spie­ un sé che esiste in modo indipendente sta gazione. al complesso psicofisico: è un'invenzione Le forme assunte dal buddhismo come consolatrice. Proprio come la visione del religione istituzionale dipendono sempre Buddha ci libera dal bisogno di credere in dalle condizioni storiche. Ogni paese asia­ un tale sé, così ci libera dal bisogno di un tico dove il buddhismo ha messo radici, ha tale Dio. dato vita alla propria forma distinta di Come europeo, non posso uscire dalla Dharma, spesso, come abbiamo visto, in storia di cui sono figlio. Fingere il contra­ risposta a spinte politiche e culturali. E se il Dharma deve mettere radici in Europa, rio vuol dire cadere in un errore romanti­ un simile adattamento sarà inevitabile. co. Praticare il Dharma non vuol dire respingere la ragione o il romanticismo, È impossibile immaginare quale forma ma creare una via di mezzo tra i due. potrebbe prendere. Ma il buddhismo Come posso rispettare la chiarezza dell' a­ come religione organizzata non ha già go­ nalisi testuale razionale, e trarne beneficio, duto il suo periodo di potere? Non abbia­ così posso ricevere nutrimento dalla pro­ mo forse visto, nella storia delle istituzioni fondità e dall'ardore dei sentimenti roman­ buddhiste in Asia, la debolezza che com­ tici. Ma non è indispensabile definire il porta investire di tanta autorità chiese e Dharma solo in termini razionali o roman­ monasteri opulenti e gerarchici, e spesso tici, perché si è aperta un'altra fonte: una moralmente corrotti da legami con i gover­ trasmissione orale di nuove possibilità ri­ ni e gli Stati? Non possiamo immaginare velate negli incontri con altre persone. Più un Dharma dalla forma ben definita che si di qualsiasi altra cosa, questa trasmissione basi su piccole e autonome comunità di vivente, da persona a persona, opposta al amici spirituali? Non possiamo immagina­ sapere ricavato dai testi, è il segno che il re per l'Occidente un buddhismo esisten­ Dharma è penetrato in Occidente. ziale, terapeutico, . democratico, immagina­ tivo, anarchico e agnostico? . 3. Gli abiti mentali del Romanticismo e Tali transizioni danno necessariamente del Razionalismo sono radicati così pro­ origine a tensioni. Mentre una tradizione fondamente che ci aspettiamo che anche buddhista asiatica può considerare la pro­ questo incontro sia conforme a certi ste­ pria diffusione in Europa come un mezzo reotipi. Tendiamo a percepire il maestro per assicurarsi la sopravvivenza, i suoi se­ spirituale come una persona dotata di co­ guaci europei potrebbero essere più moti­ noscenze e autorità senza limiti (razionali- vati dal desiderio di risolvere la loro cns1

34 spirituale. L'adesione alla fede potrà essere ma il loro impegno potrà esprimersi nei combattuta tra una riconoscente obbedien­ vari tempi e luoghi in modi completamen­ za a un maestro orientale e l'urgente biso­ te diversi. gno di rispondere alle esigenze senza Oggi la sopravvivenza del buddhismo precedenti della situazione attuale, che for­ dipende dalla sua continua capacità di se il maestro non comprende. Tali periodi adattarsi. Non c'è una ragione intrinseca di transizione sono un terreno fertile sia perché una tradizione che nel passato è per le innovazioni creative, sia per le do­ riuscita a spostarsi dall'India al Giappone, lorose rotture con la tradizione. non possa compiere un simile passaggio ai Dire che il buddhismo è impermanente, paesi europei. Agli europei piace continua­ insostanziale e condizionato non è altro re a pensare all"Oriente' come a un mo­ nolite culturale opposto a un altro mono­ che ripetere la sua stessa interpretazione lite, !"Occidente'. Questa dicotomia colo­ della natura delle cose. Eppure i suoi in­ nialista va stranamente ancora di moda. segnamenti ci mettono incessantemente in Quantunque tali idee possano salvaguarda­ guardia contro la tanto radicata tendenza a re la convinzione europea della propria trascurare questa realtà. Il pericolo della inviolabile unicità, esse creano solamente reificazione, cioè di considerare qualcosa una barriera contro la trasmissione del come permanente, sostanziale e incondi­ Dharma. Le differenze che c'erano tra la zionato, tende a divenire concreto soprat­ cultura indiana e quella giapponese nel tutto quando questo qualcosa viene inve­ XIII secolo erano grandi (o piccole) quan­ stito di un valore ultimo. Mentre il focus to quelle che oggi ci possono essere, per classicus di quest'errore è la nozione di sé, esempio, tra l'Italia e la Thailandia. lo stesso errore può essere compiuto nei Per un organismo adattarsi a un nuovo confronti del buddhismo. Invece che vede­ ambiente vuol dire essere costretto a cam­ re una particolare manifestazione del biare. Proseguendo con questa metafora Dharma come una vivente tradizione spi­ dell'adattamento, la pratica del Dharma ha rituale le cui possibilità dipendono dalle significato solo se il praticante subisce una circostanze storiche e culturali, la reifichia­ considerevole trasformazione. Fino ad allo­ mo trasformandola in una realtà che esiste ra il Dharma non può essere altro che una in modo indipendente e autosufficiente, consolazione, un passatempo, una passione non soggetta a cambiamento. o un'ossessione. Un racconto dell'XI seco­ lo, della tradizione tibetana Kadam, illu­ 4. Una tradizione vivente implica sia il stra bene questo punto: cambiamento sia la costanza. Proprio come nel corso della vita una persona si Un giorno un vecchio stava praticando trasforma da bambino in adolescente e in la circumambulazione intorno al mona­ adulto, pur mantenendo una precisa iden­ stero di Reting. Drom gli disse: tità (a livello interiore con la memoria, e a "Sono fe lice di vederti praticare la circu­ livello esteriore con il ripetersi di tratti mambulazione, ma non dovresti praticare fisici e caratteriali), allo stesso modo una il Dharma ?". tradizione spirituale cambia nel corso della Riflettendoci su, il vecchio pensò che storia mantenendo una precisa identità con era meglio leggere qualch e scrittura bud­ un'affermazione continua dei suoi valori dh ista. Mentre leggeva nel cortile del assiomatici. Cosi il buddhismo manterrà la tempio, Geshe Drom gli disse: "Sono fe ­ sua identità di tradizione finché i suoi pra­ lice di vederti recitare le scritture, ma ticanti continueranno a incentrare la loro non dovresti praticare il Dharma ?". vita sul Buddha, sul Dharma e sul Sangha A questo punto il vecchio pensò che e ad affermarne le dottrine fondamentali, fo rse doveva meditare. Si mise a sedere a

35 gambe incrociate su un cuscino, con gli Chi è cresciuto in una cultura tecnolo­ occhi semichiusi. Drom gli disse anco­ gica tende a credere che il buddhismo miri ra: "Sono fe licissimo di vederti meditare, a risolvere il problema della sofferenza con ma non sarebbe meglio se praticassi il la corretta applicazione di determinate tec­ Dharma?". niche spirituali. Questa interpretazione è Allora, totalmente confuso, il vecchio soltanto un'altra variante dell'errore razio­ domandò: "Geshe-la, ti prego di dirmi nalista. Proprio come le scritture buddhi­ cosa deiJo fa re per praticàre il Dharma". ste furono interpretate attraverso gli sche­ Drom rispose: "Praticare vuol dire che mi della filologia, così ora le sue pratiche non ci deve essere distinzione tra il Dhar­ sono interpretate attraverso quelli tecnolo­ ma e la tua mente" (1). gici. Oltre alle altre cose, il Dharma non è neppure una tecnologia spirituale. Ciò non Drom voleva trasmettere il Dharma in vuol dire che non utilizzi tecniche, ma un paese dove esso era stato reintrodot­ semplicemente che non può essere definito to dopo un periodo di declino. Il suo in termini tecnici. punto di vista è particolarmente rilevan­ Finché il Dharma sarà considerato te nel contesto dell'odierno buddhismo eu­ 'estraneo' non sarà compreso. Di qui viene ropeo. la storica e costante incapacità degli euro­ Il principale interesse del buddhismo è pei di capirlo. Che lo rifiutassero come l'affrancamento dalla sofferenza. Questo un'idolatria pagana creata dal Diavolo, lo interesse esistenziale non può considerare interpretassero razionalmente come un si­ la sofferenza come qualcosa in qualche stema di credenze derivato da un corpo di modo separato dalla persona che soffre. scritture asiatiche, o lo immaginassero ro­ Nascita, malattia, vecchiaia e morte non manticamente come un sistema mistico ed sono 'cose' che abbiamo come per caso, esoterico nascosto sull'Himalaya, in ogni dal momento che siamo proprio noi a na­ caso è sempre rimasto ostinatamente estra­ scere, ammalarci, invecchiare e morire. La neo. Anche se tutti questi atteggiamenti tendenza a distinguere tra 'me' da una continuano a persistere nella psiche degli parte e 'la mia sofferenza' dall'altra dipen­ europei, sta arrivando un'ondata di cam­ de dalla reificazione dell"io' e 'mio', in cui biamento: il Dharma, attualmente, è prati­ il buddhismo riconosce la radice stessa cato dagli europei in molte forme diverse. della sofferenza. Lo stesso vale per la pra­ Praticarlo, come suggerisce Drom, vuol tica del Dharma, la via che conduce alla dire farlo proprio. Ma non nell'isolamento: cessazione della sofferenza. La persona e la la pratica buddhista può fiorire solo in pratica non sono due cose distinte. seno a un sangha, la comunità spirituale.

(1) GESHE WANGYAL, Th e Door o/ Liberation, New York 1973, p. 141. [Il Batchelor aggiunge alla nota queste parole: '1Ho adattato il corpo del testo e cambiato l'ultima risposta di Drom secondo una versione che ho udito personalmente da lama tibetani", ndr].

36 Scegliere l'altro per io.e rmare l''uno '

di Luciano Mazzocchi

In un recente op uscolo del mensile La stella del mattino - edito dalla Comunità "Vangelo e Zen" di Galgagnano (Milano), Via Martini della Cagnola, 29 - ]iso Giuseppe Forzani, missionario zen, aveva messo in guardia dalla mania diffusa di cercare emozioni religiose un po' qua e un po' là: lo zazen al Luned� la vipassana al Martedz: lo yoga al Mercoled� una conferenza olistica al Gioved� la terapia transpersonale al Venerdì e, dopo un breve riposo al Sabato, una bella messa in canto gregoriano alla Domenica. «Così fa cendo - concludeva il Forzani - ci si muove tanto senza sp o­ starsi mai,· mentre il cammino consiste piuttosto nel non sp ostarsi da dov e si è, rinnovandosi sempre». Il tema è stato ripreso da padre Luciano Mazzocchi, missionario saveriano, nell'opuscolo di aprile dello stesso mensile con il testo che pubblichiamo.

Si può vivere la vita senza andare mai in Così è il cammino religioso quando è croce, perché non si accetta nessun altro al confronto vero e fecondo. Io sono prete punto di fare croce con lui. Quando ero cristiano e la mia vocazione missionaria ragazzo e vivevo in un piccolo paese sulle mi ha fatto incontrare lo Zen. Ho cono­ colline piacentine, al passare del corteo sciuto anche molte altre espressioni reli­ nuziale che faceva ritorno a piedi dalla giose, ma ho compreso che laltro per me è chiesa, ci dicevano di gridare: Evviva gli lo Zen, o meglio lo zazen. Quando uno sposi in croce! Noi gridavamo e gli sposi ci trova il suo altro cessa di vagare in super­ lanciavano i confetti. Allora non capivo ficie e comincia a scendere in profondo. che volesse dire gli sposi in croce. In quel- L'altro, quando è percepito come l'altro 1'espressione senz'altro sono legate a forma ramo con cui faccio croce, diventa per di croce il piacere dell'unione e la soffe­ me il limite che pone fine al vagare in renza del far crescere una famiglia. Il pia­ superficie e mi introduce nelle profondità cere e la sofferenza di essere uno con feconde dell'esistenza. Così quando un l'altro. Anche la natura rigurgita della vi­ uomo incontra l'altro che è la sua donna, talità che si riproduce nell'essere uno con matura alla paternità e la sua donna alla l'altro del cielo e della terra. maternità, non solo fisiologica verso i pro­ Se laltro sono tanti e assumono tutte le pri bambini, ma anche verso se stesso, forme, l'uno che sono io resta evanescente. come essere umano. Scegliere l'altro e con Non soffre, ma nemmeno gioisce. Soltanto esso formare l'uno è la via della croce. quando laltro è come me uno e io e lui Richiede fedeltà, costanza, fede, speranza e siamo due che si incontrano e si scontrano amore. in una sola realtà, allora il rapporto è Viviamo nell'epoca dei rapporti indefi­ impegnativo, purificatorio, maturante. Così niti e per questo sono poche le vere ami­ è il matrimonio in confronto con la convi­ cizie; nell'epoca degli amori indefiniti e venza. per questo sono pochi i bambini che sor-

37 ridono; nell'epoca dei cammini religiosi in­ mio cuore accetta la sfida di aprirsi alle defìniti e per questo sono pochi i santi. loro visioni che in me formano una croce. Noi proponiamo il cammino religioso Non diminuisco Cristo per accettare lo che è l'incontro e lo scontro del Vangelo , Zen; non diminuisco lo Zen per accettare così come ce lo ha trasmesso la Chiesa che Cristo. Ma chi non si scontra fìno in fondo è in Occidente, con lo Zen, così come ci con l'altro , l'altro non diventa mai uno con giunge dall'Oriente. Lo proponiamo con lui. Non va mai in croce: quindi non risor­ molta convinzione, fiduciosi che l'essenza ge mai. contenuta nel V angelo e quella nello Zen Credere è buttarsi oltre i limiti del pro­ sono linfa importante per ogni uomo. Noi prio mondo. Questo non è più soltanto non riduciamo nulla per semplificare la chiacchiera e diventa realtà quando quel- croce dell'incontro. Non ci attendiamo di 1' oltre è reso concreto dall'altro che è qual­ arrivare in fondo e dire: ecco l'incontro cosa con cui ogni giorno ci si confronta, realizzato ! Soltanto siamo certi che sia il purificando e lasciandosi purificare. Così la Vangelo che lo Zen scaturiscono dal pro­ croce è il mandala della risurrezione nel­ fondo lavorìo del cuore dell'umanità e il !' amore.

*********************** * * CONVEGNO A CHIANCIANO SU "LA CRESCITA INTERIORE" * * Organizza to dalle Edizio ni Mediterranee con il coordinamento di Paola * Giovetti si svolgerà al centro congressi Exc elsior di Chianciano dal .18 al 20 * * ottobre prossimo il secondo convegno internazionale sul tema "L a crescita * interiore". Sono in programma relazioni, comunicazioni e dibattiti che abbrac-

* ceranno un 'ampia panoramica di temi, fra cui: Alimentazione e crescita · * * interiore; Guarigione ed evoluzione umana; Te cniche sciamaniche ed equi- * librio psicofisico; I sette chakra: il percorso evolutivo dell'essere umano; * Rebirthing: respiro consapevole; Grafologia e conoscenza; Il segreto dei * simboli sacri; Insegnamenti e messaggi della Guida Interiore; La trasmu- * fazione dell'uomo nella ricerca del Graal; L'opera interiore dell'alchimista; * * I misteri del cosmo. * Una tavola rotonda sul tema "La creazione invisibile", esperimenti col * pubblico, seminari e filmati completano il programma, che nella sua forma * * definitiva sarà pronto a luglio. * Per ricevere il programma e per ulteriori informazioni, rivolgersi alle >lÌlc >lÌlc w Edizioni Mediterranee, Via Fla minia 158, 00 196 Roma (Te/. 06/3 235 194 - w * 3235433 - Fax 0613223540) o alla coordinatrice del convegno, do tt. ssa . * Paola Giovetti, Via Archirola 33, 41 100 Modena (Te/. 0591306746 - 527311). * * ***********************

38 Sfida all'ecumenismo del Papa

di Filippo Gentiloni

Questo testo è ripreso dal libro Karol Wo­ di altri asiatici prescindono - il verbo è jtyla , pubblicato da Baldini e Castoldi (Mi­ esatto - da l cristianesimo e dai suoi pro­ lano 1966, p. 110, lire 22.000), dove blemi di unità in terna. Mondi giovani, in l'autore indica quelle che considera le con­ traddizioni dell'attuale Pontefice: nei con­ piena espansione non soltanto demografica, fronti della cultura moderna (la sfida a ma anche culturale ed economica (si pensi Marx e a Freud) e nei confronti delle altre all'India). religioni e dell'ecumenismo. Come non mettere l'Asia in primo pia­ Mentre Giovanni Pa olo II compie ogni no? Come non superare quel provincialismo sforzo per chiudere il secondo millennio con cristiano che poteva avere - se pure con qualch e vistoso passo avanti nella unità dei difficoltà - una sua logica qualche tempo cristiani; la grande sfi da alt'ecumeni smo vie­ fa , ma che oggi non può non apparire ana­ ne da sp onde più lontane, da altre fe di. cronistico? Il villaggio globale non soltanto L'Oriente bussa con fo rza alle porte del­ è una realtà, ma coinvolge, gli piaccia o l'Occidente, e le sue provocazioni coinvol­ meno, anche il papa insieme al Dalai Lama. gono anche, e profondamente, il cattolicesi­ Già nel Cinquecento, i primi missionari mo wojtyliano. gesuiti che arrivavano in Estremo Oriente si Si può incentrare sul buddh is mo questa sentivano obiettare che non poteva essere riflessione non perch é il buddhismo la esau­ vera una dottrina religiosa che i cinesi non risca, tutt'altro: il buddhismo ne rapp resen­ conoscevano e non praticavano. Una obie­ ta, però, uno dei momenti più alti e zione che permane attraverso i secoli. Wo­ significativi, e maggiormente approdati alle jtyla la conosce bene e moltip lica gli sfo rzi; nostre sp onde (basti osservare il boom di ma, a tutt'oggi, con ris ultati scarsi e qualch e centri, libri, riviste, pubblicazioni di ogni gaffes. genere). In realtà, è da tutte le religioni L'ultima è recente. Da Manila, capitale orientali che il cristianesimo di fine secolo si cattolica dell'Asia, Wojtyla si è rivolto con sente più che mai in terpellato; tutti questi slancio anche al cattolicesimo cin ese, diviso, mondi costringono anche Giovanni Paolo II come è noto, fra · un settore fe dele a Roma e ad allargare gli orizzonti. Gli antichi stru­ un altro 'scismatico', la fa mosa 'chiesa pa­ menti concettuali - le distinzioni, le eone triottica ' ch e non riconosce la dipendenza danne, i superamenti, i voti di merito dal papa ma piuttosto quella da l governo di secondo la maggiore o minore vicinanza alla Pechino. La stampa mondiale, in quell'oc­ verità (ca ttolica) - non bastano più: nuovi casione, ha sottolin eato la presenza a Ma­ strumenti non sono fa cili da inventare e da nila di una delegazione della chiesa catto­ usare. lica cinese, anche di quella 'p atriottica '. In Ma la questione è urgente. I confini del­ realtà ci si è poi resi conto del fa tto che !' ecumenismo classico sono varcati da tutte quella delegazione non rappresentava che se le parti e in tutti i sensi. Prima di tutto da stessa: neppure questa volta si erano fa tti un punto di vista semplicemente quantitati­ passi avanti per sanare la fe rita. Il papa vo: un miliardo di cinesi e milioni e milioni aspetta ancora e con ansia il giorno in cui

39 gli sia concesso - nella sua logica dei viag­ molto sviluppate, ma tali da rasentare il gi - di andare a Pechino, fino a ora meta sincretismo e da diventare problematiche. Si che gli è proibita, come, d'altronde, Mo­ attutiscono fo rtemente le differenze, sottoli­ sca, Gerusalemme, Sarajevo e altre capitali neando le convergenze: sono ormai molti, lontane. individui e gruppi, sia in Oriente che in Un altro 'inciampo' nell'ecumenismo wo­ Occidente, a professare una religiosità - jtyliano ha riguardato sp ecificamente il bud­ questo termine è più adatto del termine dhismo, con notevoli e tristi ripercussioni in 'religione' - che è, insieme, cristiana e tutta l'Asia. Nel fa moso libro-intervista, buddhista. Sono molti, anche, i teologi e i pubblicato in tutto il mondo, a firma di pensatori che teorizzano questo incontro Vittorio Messori, Varcare la soglia della come proficuo per ambedue le sp onde, non­ speranza, a una domanda sp ecifica sul bud­ ché come caratteristico della religiosità del dhismo, il papa risponde sottolineando la fu turo. distanza del buddhismo dall'impegno stori­ Meditazione, ricerca della profondità del­ co concreto: ecco, affe rma, una profonda !' io e del mondo, sp ersonalizzazione della differenza del buddhismo dal cristianesimo. divinità, ricerca del!' unità del cosmo, fine «L'illuminazione sp erimentata da Buddha dei dualismi (cielo e terra, corpo e anima, si riduce alla convinzione che il mondo è aldiqua e aldilà, ecc.), solidarietà con tutto cattivo, che è fo nte di male e di sofferenza l'universo, monachesimo: su questi e altri per l'uomo. Per liberarsi da questo male grandi temi si sta realizzando una sorta di bisogna liberarsi dal mondo, bisogna sp ezza­ 'ecumene' di base i cui sviluppi sono diffi­ re i legami che ci uniscono con la realtà cili da prevedere. Non mancano coloro che, esterna ... ». da una parte e dall'altra, temono i sincre­ Immediata e risentita la risposta dei bud­ tismi fa cili, la perdita delle identità speci­ dh isti; gli italiani in prima linea. Fra le fiche, una sorta di 'marmellata' religiosa altre, ecco alcune espressioni dalla reazione che confonderebbe le idee invece di appro­ della Fondazione Maitreya: «Nel riafferma­ fo ndirle. re il nostro profondo rispetto per il capo Non pochi, inoltre, mettono sul!' avviso della cattolicità, ci permettiamo di ricordare l'Occidente dalle incursioni di una cultura che - da sant'Agostino ai predicatori cri­ religiosa orientale che gli sarebbe fo nda­ stiani dei giorni nostri - si è sempre di­ mentalmente estranea. stinto il 'mondo dell'essere' dal 'mondo Un insigne maestro buddhista, Masao dell'avere'; il buddhismo sceglie il mondo Abe, conclude cosz' una conferenza tenuta di dell'essere e rifiuta o rinuncia al mondo recente nella Pontificia Università Gregoria­ dell'avere. Questa scelta non proviene da na di Roma: «Imparando l'uno dal!'al tro, 'indifferenza'; al contrario, presuppone buddh ismo e cristianesimo dovrebbero tra­ un'attiva presenza nel mondo». I tentativi sformarsi per venire incontro alle necessità di riconciliazione e di ricomposizione, da dell'uomo contemporaneo e per cooperare una parte e dall'altra, si sono poi moltipli­ alla pace e al benessere dell'umanità » (Pa­ cati: il papa si è affrettato, a Colombo, nello ramita 55). Sri Lanka, a correggere le sue affermazioni, Staremo a vedere. Comunque è indubbio rivalutando l'impegno storico dei buddh isti. che le grandi sfide dell'ecumenismo di fine Ci vorrà del tempo, comunque, perché que­ secolo non si giocano tanto fr a Mosca, Gi­ sta fe rita sia completamente risanata. nevra, Londra e Roma, quanto ai confinifr a A prescindere dalle vicende che riguarda­ Oriente e Occidente, come nei primi secoli no direttamente l'attività del pontefice ro­ del!' era cristiana. Senza dimenticare, come mano, fra cattolicesimo e buddhismo sono si è già rilevato, l'incalzare del sud del in atto fo rme di ecumenismo non soltanto mondo.

40 Psicosintesi e meditazione

di Andrea Bocconi

Questo articolo riprende il tema dei rapporti no, parte da una visione assai più 'laica'. Ergo il tra psicoterapia e meditazione, trattato da cuscino della meditazione e il divano della psi­ Adalberto Bonecchi, nel n. 58 di Paramita. coterapia sono "pensati per livelli di sofferenza Si fa qui riferimento anche all'esperienza e per ordini di problemi decisamente differenti, clinica dell'autore. anche se a volte possono intersecarsi e quindi complicarsi a vicenda" (3). 1. Sono passati sette anni dalla pubblicazio­ Questa mi sembra anche la posizione espres­ ne su questa stessa rivista di una serie di articoli sa da Mauro Bergonzi in una conferenza tenuta sul tema del rapporto tra psicoterapia e medi­ quest'anno al Centro Assagioli di Firenze. E tazione. Molti interventi furono raccolti da Bergonzi, oltre ad essere un meditante di lunga Adalberto Bonecchi in un libro (1) che presen­ data, è psicanalista junghiano, non freudiano, il tava in modo esauriente le diverse posizioni. che complica le cose. Il gioco delle parti - e Ormai la bibliografia sul tema è ricca e mi degli articoli - sembrerebbe semplice: pro o sembra che certi punti fondamentali siano ge­ contro, torto o ragione, Assagioli contro Freud neralmente condivisi, come vedremo più avanti. e Lacan. No, pensando alle posizioni dei miei Anche le posizioni diverse su aspetti più con­ amici mi sento al tempo stesso d'accordo e in troversi sembrano essere chiare, e magari pos­ disaccordo. E allora occorre uscire dalla tenta­ siamo, come dicono gli inglesi, essere d'accordo zione (mia) di semplificare. Buona occasione che siamo in disaccordo su certi punti. per riflettere meglio. Ripenso alla mia esperien­ Perché allora accogliere l'invito a tornare sul­ za personale e profe ssionale: anche questa di­ la questione? Quello che ho scritto su questa stinzione è molto schematica, utile e quindi stessa rivista sette anni fà (2) mi sembra ancora 'vera' da un punto di vista operativo, deonto­ accettabile? Tutto sommato, sì. Sono d'accordo logico, ecc.; limitata, superficiale e quindi 'falsa' con me stesso. Questo dovrebbe insospettirmi. sul piano dell'unità della mia esperienza umana. Perché mi interessa comunque tornare sul Qui trovo il senso e la chiave del mio interven­ tema? Non mi interessa neppure essere l'alfiere to, che si muoverà su tre temi: 1. la visione di una posizione, in una identificazione polemi­ della psicosintesi; 2. il confronto con la visione ca. Oltretutto, sono d'accordo su molte delle di altri; 3. la riflessione sul mio fare quotidiano cose che dicono gli 'oppositori' all'utilizzazione di psicoterapeuta che pratica la meditazione. di tecniche meditative in psicoterapia. Allora forse voglio essere portavoce della mia scuola, 2. La psicosintesi, come teoria e prassi psico­ la psicosintesi. Altra identificazione: ci siamo logica, è stata elaborata da uno psichiatra vene­ anche noi, e la pensiamo così. ziano, Roberto Assagioli, la cui biografia è In fondo, la psicosintesi propone una visione significativa: di famiglia ebrea, con genitori mol­ transpersonale dello sviluppo (e della malattia), to aperti a una cultura cosmopolita, poté entra- ergo utilizza anche la meditazione tra le tante, . re in contatto con alcune delle esperienze più forse troppe tecniche; la psicoanalisi, sia quella interessanti dell'inizio secolo. Si laureò in medi­ classica che le molte scuole che da essa deriva- cina a Firenze nel 1910, con una tesi sulla

(1) A. BONECCHI, Psicoterapia e meditazione, Oscar Mondadori, Milano 1991. (2) A. BOCCONI, La meditazione in psicoterapia: l'approccio della psicosintesi, in Paramita 29, anno VIII (gennaio-marzo 1989), pp. 33-38. (3 ) A. BONECCHI, Svolta nell'incontro tra psicologia e buddhismo, in Paramita 58, anno XV (aprile­ giugno 1996), p. 42.

41 psicoanalisi, la prima in Italia, che aveva prepa­ L'esperienza spirituale, o trans personale che rato all'Ospedale psichiatrico Burgholtzi di Zu­ dir si voglia, è al centro della concezione assa­ rigo, dove studiò con Bleuler e strinse con Jung gioliana: "La psicosintesi afferma decisamente un'amicizia che durò tutta la vita. Freud pensa­ la realtà dell'esperienza spirituale, l'esistenza va che "quel giovane medico molto preparato" dei valori spirituali della dimensione 'noetica' o avrebbe potuto essere uno dei pionieri della 'noologica', come la chiama Franckl. Ma è neu­ psicoanalisi in Italia (4). Ma non andò così. Rac­ trale rispetto al secondo aspetto suaccennato: conta Assagioli: " ... presto divenni un eretico. quello delle formulazioni e delle istituzioni; il Con Jung ho avuto un rapporto più cordiale. Ci suo fine è di aiutare a conseguire l'esperienza siamo incontrati molte volte negli anni e abbia­ diretta. Così essa propone tecniche e metodi mo avuto discussioni molto piacevoli. Di tutti che possono venire usati anche da quelli che gli psicoterapeuti moderni, Jung è il più vicino, non sono 'religiosi' (7 ). nella teoria e nella pratica, alla psicosintesi" (5). Assagioli era psichiatra, e quindi aveva ben Gli interessi di Assagioli lo portarono a col­ chiaro che prima di parlare di 'transpersonale' laborare al Leonardo di Giovanni Papini, e alla occorre una psicosintesi 'personale', soddisfa­ Voce di Prezzolini, nonché alle riviste di psico­ cente per molti soggetti in quanto "fa di loro logia e allo Jarbuch della psicoanalisi. Si muo­ degli individui armonizzati e ben adattati tanto veva in una terra di confine tra medicina, all'interno di se stessi, quanto con la comunità psicologia, filosofia e spiritualismo; curerà tra a cui appartengono e nella quale rappresentano l'altro Scritti e /rammenti di un mago del Nord, la propria parte". Insomma, persone capaci di per la collana dei mistici diretta da Prezzolini e lavorare ed amare, come disse Freud. "Ma vi è patrocinata da Benedetto Croce. La passione un certo numero di esseri umani i quali non so­ per i grandi temi della spiritualità universale era no né potrebbero essere appagati da tale risul­ alimentata dalla sua esperienza familiare: la ma­ tato 'normale', per quanto possa essere soddi­ dre era teosofa, e quindi si parlava anche del­ sfacente per altri. A queste persone occorre una l'induismo e c'era comunque l'apertura non soluzione diversa, un ampio e superiore tipo di confessionale alle varie forme dell'esperienza psicosintesi: la psicosintesi spirituale (8). religiosa, per parafrasare il titolo del libro di Va poi detto che questo inappagamento della W. James, molto apprezzato da Assagioli. An­ normalità si può manifestare con tutti i sintomi che la cultura ebraica d'origine ha avuto la sua della psicopatologia, incluse le psicosi acute, importanza, particolarmente nel filone chassidi­ che ad esempio in molte culture tradizionali co e negli studi cabalistici: tra gli amici con cui sono viste come tipiche dell'iniziazione dello corrispose c'era non a caso Martin Buber (6). sciamano, 'il ferito'. Uno dei contributi originali Dal 1926 utilizza il termine psicosintesi e nel di Assagioli è stato di descrivere le crisi che 1933 fonda l'Istituto, chiuso solo durante il precedono il risveglio spirituale, lo accompa­ fascismo. L'attività pacifica e internazionalistica gnano, lo seguono: questa classificazione ha co­ rese sospetto Assagioli, che trascorse anche un stituito un classico sia per la diagnosi che per la periodo in carcere. Sessantatre anni dopo, si terapia delle emergenze spirituali, come le chia­ svolgerà quest'estate in California il periodico ma Stan Grof, che difatti riporta l'intero capi­ congresso internazionale, a cui parteciperanno tolo in Sp iritual emergency. La sensibilizzazione psicosintesisti di tutto il mondo, attivi nei vari su questi temi è arrivata fino ai classici testi campi: l'educazione, l'autoformazione, il sociale diagnostici dell'Organizzazione Mondiale Sani­ e il terapeutico. tà, che offre, ad esempio, criteri di diagnosi

(4) A. BERTI (a cura di), Lettera di Freud a Jung del 1910, p. 22, in Roberto Assagioli 1888-1988, Edizioni del Centro studi di psicosintesi Roberto Assagioli, Firenze 1988, citata anche nel Carteggio Freud-Jung, Edizioni Boringhieri, Torino 1976. (5) Intervista data a Sam Keen, in Psychology today, dicembre 1974. (6) Sulle radici della psicosintesi, cfr. J. HARDY, A psychology with a soul, R.K.P., London 1987; per una biografia vedi P. GrOVETTI, Roberto Assagioli, Edizioni Mediterranee, Roma 1995. (7) R. ASSAGIOLI, Principi e metodi di psicosintesi terapeutica, Edizioni Astrolabio, Roma 1973. (8) Ivi, p. 163.

42 differenziale tra uno stato di trance e possessio­ affine allo witnessing, l'essere testimone centra­ ne in un contesto magico-religioso e i quadri di to, capace di percepire ciò che è così come è. .. trance di una psicosi schizofrenica. Vi sono evidenti controindicazioni, ad esempio, Tra le tecniche di una psicosintesi transper­ per le persone borderline, ma ho imparato che sonale c'è la meditazione, che Assagioli chiama­ è di straordinaria utilità, molto affine a mio parere fenomenologicamente a ciò che accade va "azione interiore, di cui il pensiero discipli­ nella vipassana, come ho scritto in Paramita nato è un prerequisito" (9). Ne distingue tre n. 29. Si tratta di nuovo di uno svelamento, tipi: riflessiva, ricettiva e creativa. Nella medita­ quale quello di cui si parla nello scritto: Strap­ zione riflessiva, legata ancora ad una dimensio­ pare via fa lsi nomi e fo rme: "lo non sono chi ne anche concettuale, si svilupperà la concen­ credo di essere e non lo sei tu. Ciò che chia­ trazione, la capacità di addestrare la scimmia miamo io e tu è in realtà una proiezione e se impazzita di cui parla Vivekananda, cioè la andiamo abbastanza in là nello strappare i veli mente. Nella meditazione recettiva ci si aprirà arriveremo a un punto in cui non c'è né un io all'intuizione, al dialogo tra l'io personale e il né un tu. Realizzeremo che il nostro vero Sé Sé. "A volte avviene un vero dialogo tra l"io' non ha niente a che vedere con la funzione. personale e il Sé. Quando si cerca di instaurare Non sono nessuna delle cose che faccio, né dei un dialogo simile, si deve però usare molta ruoli che assumo, con gli altri o da solo. Queste prudenza e discriminazione. Non di rado si proiezioni, comprese quelle su Dio, servono ad odono 'voci' e si ricevono 'messaggi', che ven­ evitare il vuoto, anche se possono essere par­ gono o sono trasmessi dall'inconscio personale zialmente vere" (12). e collettivo, e il contenuto non coincide con la Chi scrive questo è Meister Eckhart, il gran­ verità. Questi possono ingannare e tendono a de mistico cristiano del XIII secolo. A me pare dominare ed ossessionare" (10). che parlasse, con grande precisione, della stessa Nella meditazione creativa ci sarà un uso esperienza. Non dobbiamo comunque confon­ attivo dei simboli attraverso tecniche immagina­ dere il livello psicologico e quello spirituale, tive. Un esempio classico è quello della visua­ anche se si incrociano di continuo. E questa è lizzazione di una rosa che sboccia, simbolo una cautela che viene ricordata da molti, tra cui dello sviluppo della personalità in tutti i suoi Bonecchi, come già visto (Paramita 58) (13) e aspetti, presente in molte culture e corrispon­ Corrado Pensa, nel capitolo su 'Pratica medita­ dente a una realtà profonda, al fatto che la tiva e problemi psicologici' in La Tranquilla parte più essenziale di noi è di solito celata e passione (14). avviluppata da sensazioni, emozioni e attività mentali poco illuminate dalla consapevolezza. 3. Mi sembra che Bonecchi, Pensa e Assagio­ Un discorso a parte meriterebbe l'esercizio di li concordino sull'esistenza dei due piani e sulla disidentificazione e autoidentificazione, una me­ necessità di sapere bene su quale ci si trova e ditazione affine alla tecnica neti, neti di Rama­ quali sono gli strumenti migliori per procedere na Maharshi, che ho già descritto su Paramita nel cammino, le mappe adatte. Per questo (n. 29). Rimandando per una descrizione più aspetto mi sembra fondamentale il lavoro di dettagliata ad Assagioli e a Ferrucci (11), dirò Ken Wilber, con la correlazione tra le strutture che si tratta di una meditazione in cui si inten­ di base della consapevolezza, i fulcri corrispon­ de sviluppare una presa di contatto consapevo­ denti, le patologie caratteristiche e le modalità le con sensazioni, emozioni, desideri e pensieri, di trattamento più adatte al livello (15).

(9) R. AssAGIOLI, L'atto di volontà, Edizioni Astrolabio, Roma 1977, p. 162. (10) Ivi, pp. 168-169.

(11) P. FERRUCCI, Crescere, Edizioni Astrolabio , Roma 1980. (12) M. ECKHART, Th e Way o/ paradox, C. Smithm D.L.T., London 1987. (13) Vedi anche Psicologia e buddh ismo, Tranchida 1992. (14) C. PENSA, La Tranquilla passione, Ubaldini Editore, Roma 1994, pp. 245-252. (15) Per una sintesi su questo tema vedi il capitolo Psychotherapy and spirituality, in Grace and grit (trad. it.: Grazia e grinta). Anche Oltre i confini, Cittadella Editrice.

43 Anche per quanto riguarda il termine 'medita­ La meditazione 'psicologica', intesa come svi­ zione' mi sembra che occorre ahneno segnalare luppo della consapevolezza e come utilizzazione il pericolo di confusione che deriva dal coprire di simboli in visualizzazioni guidate, non è per con la stessa parola pratiche diversissime: la me­ me solo lecita, ma necessaria, in una fase della ditazione dinamica di Osho e una seduta di psicoterapia. Arrivare a sperimentare "io ho Zazen sono la stessa cosa? E così via. Un deno­ questa emozione", invece di esserci completa­ minatore comune minimo, a mio parere, può es­ mente identificati o di non esserci affatto in sere chiamare 'meditazione' quelle pratiche che contatto, significa, nel linguaggio della psicosin­ aumentano la consapevolezza e quindi diminui­ tesi, prendere coscienza delle proprie subperso­ scono l'identificazione con i contenuti mentali. nalità, e la coscienza è una funzione dell'io È importante ricordare l'etimologia più accre­ personale, capace di vedere e volere. ditata: «'meditazione', come 'medico', derivati­ Ovviamente, è un processo graduale e non vo di mederi 'riflettere', 'curare', dall'antichissi­ lineare, e l'utilizzazione di tecniche attive quali ma radice indoeuropea (MEI), che conserva l'esercizio di disidentificazione, il modello idea­ l'antico valore medico solo in latino e iranico, le e le meditazioni creative con l'uso dei sim­ dove sopravvivevano le tradizioni magico-sacer­ boli, appartengono ad una fase già abbastanza dotali, mentre si è laicizzata altrove >> (16). Quin­ avanzata della terapia. Per quanto riguarda di lintersecazione dei diversi significati possia­ però la consapevolezza delle sensazioni, appog­ mo ritrovarla anche nella radice della parola, e giata in particolare al respiro, questa sarà intro­ in questo senso la 'complicazione' mi sembra dotta abbastanza presto. inevitabile e la discriminazione indispensabile. La Sala Batà, allieva di Assagioli ed insegnan­ 4. Nel "Centro Alba" di Lucca, ho condotto te di meditazione (non psicoterapeuta), così per anni alcuni gruppi nell'ambito del program­ puntualizza la distinzione tra i piani: «Ho sud­ ma riabilitativo per infartuati, che includeva diviso il lavoro di meditazione in due fasi che anche una riabilitazione psicologica. In due ho chiamato: meditazione psicologica e medita­ mesi, si tenevano otto incontri di gruppo e due zione spirituale. La prima fase può chiamarsi individuali, all'inizio e alla fine del ciclo riabili­ 'piscologica', perché in realtà è una preparazio­ tativo; oltre all'elaborazione del vissuto di ma­ ne alla meditazione vera e propria, in quanto ha lattia e alla presa di coscienza dello stile di vita lo scopo di farci superare le difficoltà eventuali e degli stressors, insegnavo, senza mai chiamarla date dal nostro temperamento e dalla nostra meditazione, lesercizio di disidentificazione e identificazione con il polo esteriore (cioè ad autoidentificazione. L'apprendimento della tec­ esempio incapacità di concentrarci mentahnen­ nica veniva evidenziato anche da indici fisiolo­ te, difficoltà al rilassamento, attaccamenti emo­ gici rilevati in telemetria, che mostravano tivi, condizionamenti, ecc.). Questa fase termi­ diminuzione delle extrasistoli e calo della fre­ na spontaneamente quando, per effetto della quenza cardiaca, man mano che procedeva l'al­ meditazione, riusciamo a ritrovare dentro di noi lenamento alla tecnica. I pazienti erano invitati un "centro di pura autocoscienza'', che a poco poi a sviluppare l'attenzione alla relazione tra a poco ci aiuta a sciogliere gli ostacoli e ad sensazioni ed emozioni nella vita quotidiana. instaurare un nuovo ritmo. Ha inizio allora la "È da sottolineare che c'è, per così dire, una seconda fase, quella della meditazione 'spiritua­ rivoluzione copernicana nell'atteggiamento ri­ le', che è caratterizzata da un'unione graduale spetto ai doloretti della regione toracica, così con il Sé, e che produce effetti ben precisi sui ansiogeni per i cardiopatici, esplorati attiva­ veicoli della personalità, purificandoli e trasfor­ mente, invece che subìti o negati" (18). mandoli, e sulla coscienza dell'individuo, che Talvolta, nell'ambito di questi incontri, emer­ diviene sempre più completo, armonico, e con­ gevano spontaneamente nel vissuto dell'eserci­ sapevole della sua realtà spirituale »(17). zio temi esistenziali profondi, con un senso

(16) GIACOMO DEVOTO, Avviamento alla etimologia italiana, Le Monnier, Firenze 1968, p. 262. (17) A.M. LA SALA BATÀ, Lo sp azio interiore dell'uomo, Giampiero Pagnini Editore, Firenze 1966, p. 11. (18) A. BOCCONI, Lo psicologo nella riabilitazione, in La valutazione e riabilitazione del cardiopatico negli anni '90, Atti, a cura di F. Fattirolli e L. Odoguardi, Il Ciocco, 1990, p. 111.

44 marcatamente spirituale. Dalla paura della mor­ di una rel azione terapeutica, anche secondo te sorgevano gli interrogativi sul senso della l'interpretazione che io dò del codice deonto­ vita: riflessioni quindi legate alla spiritualità, in logico degli psicologi. senso lato. In questo caso il mio compito era Trovo invece fondamentale per il terapeuta quello di favorire col massimo rispetto l'aper­ che pratichi la meditazione avere uno spazio di tura a queste domande lungamente rimosse, consapevolezza prima della seduta, che favorirà sempre in accordo al sistema di credenze e al un ascolto più profondo di sé e dell'altro, un linguaggio scelto dai pazienti, che tra l'altro ridimensionamento delle aspettative e delle an­ spesso - per scolarità, età e classe sociale - sie, uno stare di più nel presente dell'incontro. appartenevano a gruppi lontanissimi da un in­ Inoltre aprirsi ai livelli più profondi e più ele­ teresse per la psicologia e meno che mai per le vati li evocherà spesso nell'altro. Senza che io filosofie orientali. proponessi nulla di diverso, ho notato spesso Ho trovato una grande somiglianza con I' e­ che le sedute che facevo dopo un mio ritiro di sperienza riportata in "Imparare dal dolo­ pratica intensiva avevano contenuti diversi, re" (19), in cui si propone la meditazione bud­ spesso legati a tematiche esistenziali profonde, dhista intensiva in una clinica per alleviare lo all'inconscio superiore di cui parla Assagioli. In stress e i sintomi di pazienti affetti da gravi psicosintesi si raccomanda al terapeuta in for­ malattie; gli effetti positivi riscontrati hanno mazione di non perdere mai una visione bifo­ riguardato non solo i sintomi e lo stato mentale, cale, in cui, anche nella psicopatologia più ma l'intera personalità. Ho potuto constatare seria, ci si rivolge anche a quella parte dell'altro anche nel modo di fare terapia di Suryani, che è profondamente sana e saggia. psichiatra balinese, un'integrazione graduale ed Tich Nhat Nahn raccomanda di coltivare i efficace dell'uso del farmaco, di una psicotera­ semi buoni, la qualità opposta all'emozione pia di sostegno e dell'insegnamento di una me­ negativa dominante, per trasformare i semi ditazione ancora una volta centrata sulla della sofferenza. Questi, dico io, comunque consapevolezza (20). L'obiezione che si tratta di portano sempre un messaggio profondo ina­ un contesto culturale diverso è solo parzialmen­ scoltato, e vanno esplorati, riconosciuti e accer­ te valida, perché Suryani ha anche pazienti tati perché si possa andare oltre. Ad ogni buon occidentali. La seduta di meditazione non deve conto, il maestro vietnamita aggiunge che, se ne comunque coincidere con la seduta terapeutica, avesse bisogno, si cercherebbe un terapeuta per motivi tecnici e anche deontologici: si porta felice (2 1) ! Il rapporto tra psicosintesi e bud­ in un contesto professionale, in uno spazio dhismo mi sembra particolarmente fecondo, ma pagato, un tempo di pratica che non credo andrebbe sviluppato in un discorso a sé. vada remunerato. In conclusione, mi sembra che molti dei co­ Condivido la preoccupazione di Bonecchi e siddetti contrasti di opinione siano dovuti alle altri: lo psicoterapeuta non si deve porre, in difficoltà di definire le pratiche meditative. Con una pericolosa confusione, anche come maestro i pazienti giusti, nel momento giusto, la propo­ di meditazione, piccolo guru, o sciamano (mi sta giusta non solo la si può fare, ma è utile sembra che questo sia pericolosamente di all'evoluzione della persona, che non va identi­ moda), favorendo proiezioni transferali anche ficata solo con l'aspetto sofferenza. L'aspetto degli aspetti spirituali non integrati dal pazien­ del risveglio spirituale, e della patologia pecu­ te, come se non bastassero gli altri. Non parlia­ liare che talvolta lo accompagna, va riconosciu­ mo neppure dello spingere il paziente ad to e non evaso. Ma occorre un rispetto profon­ abbracciare altri sistemi di credenze, in un pro­ do del cammino dell'altro. La psicosintesi, di­ selitismo dannoso anche quando fatto in buona ceva Assagioli, ti accompagna fino alle porte fede, senza dubbio incompatibile col persistere del mistero. Poi ognuno farà la sua strada.

(19) Imparare dal dolore, intervista a Jon Kabat-Zinn, in Paramita 58, pp. 11-14. (20) Un articolo di Suryani che racconta della sua vita di psichiatra e meditante è uscito sul n. 2 di Società di pensieri; Bologna 1995. (21) TICH NHAT HAHN, Seeding the unconscius: new views on buddhism and psychotherapy, in Common boundary, nov.-dec. 1989, pp. 14-24.

45 Psicoanalisi senza un analista

di Vincenzo Piga

«Mi congratulo con l'autore per avere portato collettiva. È con questo linguaggio che gli insight a compimento questo libro, che è il risultato di del Buddha devono essere presentati agli occi­ vent'anni di esperienze nell'ambito della psico­ den tali». terapia occidentale e della meditazione buddhi­ Muove da questa co nvinzione l'impegno del­ sta ». Congratulazioni competenti e autorevolz; !'autore di inteypretare in termini psicologici le rivolte a Mark Epstein, l'autore di Pensieri sen­ pratich e meditative della nuda attenzione, della za un Pensatore (Ubaldin i Editore, Roma 1996, concentrazione, della consapevolezza e del!'inda­ p. 215, lire 32. 000) dalDalai Lama in persona. E gine analitica per fa cilitarne l'abbinamento con le congratulazioni ben meritate, perché pochi altri psicoterapie occidentali più tradizionali. E l'inter­ lib ri sul tema hanno potuto giovarsi di un percor­ pretazione si dipana organicamente lungo i capi­ so che l'autore così descrive: «Ho incontrato i toli del libro, con passaggi che confermano la miei primi maestri di meditazione all'incirca nello sincerità dell'autore quando confessa che nella stesso periodo in cui mi addestravo nella teoria sua esperienza di meditante, di paziente e di fr eudiana; sono andato in India e nel Sud-est psicoterapeuta (c ome se tl cammino si fo sse svolto asiatico all'epoca in cui studiavo medicin a e ho su 'parallele convergenti', per usare un 'immagine passato settimane intere in ritiro silenzioso prima del nostro politichese), «non sempre i due mondi di sedermi in analisi con il mio primo paziente ». del buddhismo e della psicoterapia sono stati di­ Si è trattato di due training paralleli, confluiti stinti e separati». Ne coglie sp unto per concludere infine in una fe conda integrazione, in cui gli che «gli insegnamenti del Buddha possono effe t­ insegnamenti del Buddha sono proposti con il tivamente integrare, isp ira re o rinvigorire la pra­ linguaggio della psicoterapia contemporanea: inve­ tica della psicoterapia contemporanea ». E aggiun­ rando così quanto predisse agli inizi del Novecen­ ge di ritenere che alcuni dei più noti psicotera­ to Williams James (a utore del fo ndamentale testo: peuti clin ici senza saperlo «hanno bussato alla I principii della psicologia): «Il buddhismo eser­ porta del Buddha». Un esempio: i maestri di citerà un grande ascendente sulla psicologia occi­ meditazione in segnano che nella 'ruota della vita ' dentale». (bhavachakra) i sei mondi ch e ne occupano altret­ Ep stein riconosce al buddhismo soprattutto il ta nti sp icch i (i mondi dell'inferno, degli affamati; merito di proporre una tecnica di rara effi cacia degli animali; degli uomini; degli eroi, degli dèz) per affrontare e sradica re il narcisismo, «un tra­ sono simbolo di altrettanti stati mentali samsaricz; guardo - aggiunge - ch e la psicoterapia occi­ produttori di sofferenza non di per sé, ma in dentale soltanto da poco ha iniziato a prendere in quanto percepiamo quei mondi in modo distorto, esame». ignorando che l'origin e della sofferenza è sempre È stimolante - per quanti ritengono indispen­ nella nostra mente confusa. Ebbene: proprio una sabile 'naturalizzare' il Dharma nella cultura oc­ simile distorsione e confusione è considerata da cidentale - l'a nalogia che l'Epstein trova tra tanti psicoterapeuti la causa della sofferenza dei quanto accadde in Cina due millenni fa e quanto propri pazienti; anche se poi app lica no rimedi accade da noi ai nostri giorni: « Quando il bud­ diversi da quelli del Dharma. dhismo venne introdotto nella Cina dominata Ep stein lascia intendere che proprio ancorando­ dalla filosofia taoista, fu rono gli studiosi taoisti; si agli insegnamenti buddhisti la psicoterapia oc­ divenuti adepti anche della meditazione buddhi­ cidentale può risolvere più efficacemente le sta, a completare la 'cinesizzazione' del buddhi­ sofferenze umane, ma è necessario ch e lo stesso smo, crea ndo un nuovo ibrido, il buddhismo terapeuta si colloch i davanti al paziente senza cin ese o Zen. Nella nostra cultura, è il linguaggio memoria e senza desideri, affi nché anche le sue della psicoanalisi, sviluppato da Freud e alimen­ analisi sia no esenti da preconcetti; desideri ed tato con cura dopo di lui da generazioni di psico­ emozioni: si potrebbe parlare, rifacendoci al titolo terap euti, ch e si è diffuso nella consapevolezza del libro, di "p sicoanalisi senza un analista".

46 Le firme per l'Intesa come via di pratica

di Dario Girolami

Come ormai spero tutti sapranno, L'Unione firme può essere un prezioso strumento di Buddhista Italia na, che da anni attende L'In ­ pratica ? Ora, per poter fe rmare uno sconosciu­ tesa con lo Stato italiano, ha cominciato una to e per poterlo convincere educatamente a raccolta di firme a livello nazionale per solle­ dare la sua firma, occorre avere idee chiare su citare l'avvio delle trattative: le firme saranno cosa è l'U.B.I. e su cosa è l'Intesa, tanto da consegnate al Presidente del Consiglio Prodi potersi esp rimere in maniera chiara e conpren­ da una delegazione dell'U.B.I. sibile. Inoltre è prevedibile che le persone A tal proposito, il Maestro Fausto Ta iten incontrate pongano anche domande sul bud­ Guareschi ha inviato tutti i suoi discepoli, sia dh is mo, sulla meditazione e magari su do ve quelli residenti al tempio di Fudenji, sia quelli possano trovare un centro di pratica, pertanto residenti in altre città, a considerare questa bisogna essere pronti e avere chiare le proprie raccolta di firme co me una sorta di pratica motivazioni per affrontare in maniera costrut­ informale. Ma in ch e senso una raccolta di tiva questo 'in co ntro'. IlMaestro Guareschi ha

. . Raccolta di firme per l'Intesa tra la popolazione di Salsomaggiore Terme

47 ricordato ch e personaggi come il Buddha e Ultimo tentativo è stato quello di parlare Dogen incontravano le persone per la strada: alla gente della libertà: a questo punto tutti; erano uomini che parlavano direttamente ad o quasi, come magicamente incantati; hanno altri uomini. incominciato a fe rmarsi e ad ascoltare ciò Sp inti da tale esortazione noi discepoli ro­ che avevo da dire sui diritti costituzionali, mani di Fausto Ta iten, abbiamo organizzato, sulle minoranze religiose e sui disagi causati con altri centri di Dharma (Fondazione Mai­ dalla mancanza dell'Intesa. Inoltre mi sono treya, Ameco, Samantabhadra, ecc.) una serie state poste domande in generale sul buddhi­ di uscite in piazza per la raccolta pubblica di smo ch e rivelavano un certo interesse e una firme. Facendomi parte diligente di tale orga­ certa simpatia. Consapevole del fa tto ch e nizzazione mi sono subito scontrato con una quelle persone avevano con me il primo im­ serie di problemi burocratici sorti per ottenere patto con il buddhismo, e tentando altresì di i permessi. Già questa si è rivelata una prezio­ non fa rmi bloccare da una tale responsabilità, sa occasione di pratica, poiché un conto è ho risposto apertamente, in maniera diretta, affrontare le lunghe file e le ore di anticamera fra nca e il più possibile comprensibile, cer­ con il consueto stato d'animo annoiato e rab­ cando di non fa rmi irretire da domande pro­ bioso, un conto è affrontarle sap endo che lo si vocatorie. fa per la di/fusione del Dharma. Inoltre, pen­ Non si pensi che mi stavo trasformando nel sando a ciò, mi è anche sorto il sospetto (ed piazzista di turno che aveva trovato lo slogan era ora) ch e /orse è possibile co munque affron­ - la libertà - di sicuro effetto produttivo, tare una fila, una lunga attesa o un impiegato poiché, a ben pensarci, il Buddha, nell'incon­ elusivo con lo stesso atteggiamento mentale: trare le persone, non parlava di buddhismo accettante, calmo, deciso. (p arola per altro inventata da noi occidentali) Superata questa fa se mi sono dovuto scon­ né di religione, bensì di lib ertà; il suo messag­ trare/incontrare con le persone sulla pubblica gio era ed è fo ndamentalmente un messaggio piazza. A questo punto è sorto il problema di di lib ertà e, guarda caso, le persone da me co me fe rmare le persone, poiché in alcuni casi incontrate proprio di questo avevano sete, pro­ non c'era il banchetto di app oggio e di ri­ prio di questo avevano bisogno di parlare. chiamo. Qualsiasi altra parola metteva loro paura, le Il primo tentativo è stato quello di presen­ fa ceva allontanare perché scottate da qualche tarmi immediatamente come buddhista che si venditore ambulante o da qualche politicante, adoperava per la causa del buddhismo italiano, mentre la lzbertà li attraeva. ma tale approccio è stato sp esso non produtti­ L'esp erienza si è riv elata positiva; è stata e vo, poich é sp esso il buddhismo viene acco rpato continua a essere una grossa occasione di cre­ a tutta una serie ·di movimenti filo-indiani scita e inoltre ha già /r uttato, qui a Roma, un semiseri e quindi, come tale, non viene consi­ migliaio di firme. In Piemonte, Lombardia, derato più di tanto. Emilia Romagna, Ve neto e Toscana sono state Il secondo tentativo è stato quello di fe rma­ prese e si stanno ancora prendendo iniziative re le persone ch iedendo loro di parlare della analoghe con analoghi risultati. Il mio augurio religione, della libertà religiosa in Italia. Ma è ch e tale esperienza possa div enire per tutti anche in questo caso sono stato quasi sempre una occasione di pratica e di dialogo, così allontanato, fo rse scambiato per attivista di come lo è stata per me e per i miei cari qualche setta neo-cristiana. fraterni amici ch e mi hanno accompagnato.

48 Undici concorrenti al premio di laurea "Maitreya"

La decima edizione del premio "Maitreya" - istituito dalla Fondazione Maitreya per tesi di laurea sul buddhismo - ha avuto ladesione di undici concorrenti. Eccone lelenco, con l'indica" zione delle tesi svolte, tutte su argomenti di alto interesse per lo studio e la pratica del buddhismo:

1. Antonio Avella dell'Università di Trieste con la tesi: "Il Tibet tra comunità monastica e Stato"; relatore: Enrico Fasana.

2. Flavia Castellano della Terza Università di Roma con la tesi: "Confronto della vita di due dissidenti: Juan de la Cruz e Daishonin", relatore: Rosa Rossi.

3. Nicoletta Celli dell'Università di Venezia con la tesi: "Weituo, il dio eternamente giovane"; relatori: Gian Carlo Calza e Gian Giuseppe Filippi.

4. Erika Forte dell'Università di Roma "La Sapienza" con la tesi: "La grande statuaria buddhista in Asia Centrale"; relatore: Arcangela Santoro. 5. Niccolò Giunta dell'Università di Torino con la tesi: "Il concetto buddhistico di Sunyata e quello di Vuoto nella micropsicoanalisi contemporanea"; relatore: Mario Piantelli.

6. Giuliano Giustarini dell'Università di Roma "La Sapienza" con la tesi: "Il buddhismo in Occidente; la scuola di Chah"; relatore: Corrado Pensa.

7. Raffaela Livieri dell'Università di Venezia con la tesi: "La Sunyata (Vacuità) in Nagarjuna"; relatore: Giuliano Boccali.

8. Fausto Mascia dell'Università di Genova con la tesi: "La dottrina della Vacuità (Sunyata) nel buddhismo Zen"; relatore: Carlo Angelino.

9. Caterina Mengotti dell'Università di Padova con la tesi: "Il problema del non-sé (anatta) nel buddhismo delle origini"; relatore: Gian Giorgio Pasqualotto.

10. Paola Moretti dell'Università di Genova con la tesi: "Lo di epoca Pala (765-1162) nel Bengala e nel Bihar"; relatore: Paola Mortari Vergara.

11. Elda Tonso dell'Università di Venezia con la tesi: "Aspetti del buddhismo nello Xishuang­ banna"; relatore: Giuliano Boccali.

L'assegnazione del premio sarà deliberata entro il prossimo settembre da una commissione nominata dalla Fondazione Maitreya nelle persone dei professori: Giorgio Milanetti, Riccardo Venturini e Silvio Vita. La successiva consegna avverrà nel corso della celebrazione nazionale del V esak 1997 a Salsomaggiore. Tutte le notizie riguardanti il premio Maitreya saranno date esclusivamente attraverso Paramita. Il sensibile incremento dei concorrenti che si è registrato quest'anno è testimonianza del crescente interesse nel mondo accademico (docenti e studenti) verso le tematiche buddhiste di carattere religioso, filosofico, antropologico, psicologico e artistico. È già stato indetto il nuovo concorso del premio "Maitreya" con un milione di lire per laureati dell'anno accademico 1995-1996; i concorrenti dovranno inviare domanda di partecipazio­ ne entro il 30 aprile 1997, accompagnata dal certificato di laurea con voto e da tre copie della tesi, alla Fondazione Maitreya (Via della Balduina, 73 - 00136 Roma). Possono concorrere tutte le tesi che abbiano attinenza anche indiretta con il buddhismo, presentate in Italia nelle Università statali, pontificie e private.

49 La comunità di Merigar

Dal 1976, anno in cui Chogyal Namkhai Nor­ op era di Dugu Chogyal Rimpoce, celebre maestro bu ha iniziato a impartire insegnamenti Dzog­ e fa moso pittore di tanke. chen in Italia, si è andata spontaneamente Esistono poi minuscole casette per ritiri indi­ aggregando in torno alla sua insigne figura una viduali e due altri edifici in un podere attiguo comunità di praticanti che cinque anni dopo è battezzato "Merigar 2", di cui uno ancora in riuscita a trovare una propria sede ad Arcidosso ristrutturazione ove in fu turo si organizzeranno (Grosseto), nota con il nome di Merigar, che in corsi di vario tip o, sempre inerenti alla vasta tibetano significa: punto di incontro (gar) sito cultura tibetana. L'altro edificio ospita la sede sulla montagna (ri) di fu oco (me), con ovvio della casa editrice Shang-Shung nata nel 1983 riferimento al Monte Amiata, ex vulcano ricco di con il preciso scopo di pubblicare in particolare, acque sul/uree legate alt' elemento fu oco. La Co­ ma non solo, opere riguardanti l'insegnamento munità Dzog-chen è un'associazione di persone Dzog-chen. Sempre nello stesso edificio si trova accomunate dall'interesse verso l'insegnamento l'Istituto di Studi Tibetani Shang-Shung che pro­ Dzog-chen che seguono sotto la guida di un muove varie attività di studio e di ricerca atte a Maestro che possiede la conoscenza autentica del­ fa vorire la salvaguardia della tradizione culturale lo stato di Dzog-chen. La Comunità è espressione del Tibet e crea i presupposti affi nché il suo collettiva di questa comunione di intenti e con­ popolo possa darsi autonomi modelli di sviluppo nessione sp irituale e il suo nome non allude a radicati nella propria cultura. L'Istituto gestisce situazioni di vita comunitaria o ad altre in cui sia il centro di documentazione e possiede una rac­ privilegiato l'aspetto organizzativo o gerarchico. colta di documenti concernenti la cultura tibeta­ La Comunità si è poi diffu sa in tutto il mondo na tra le più vaste in Italia e nel mondo, con una fo rmando diversi centri (gar) negli USA, in Ar­ fo rnita biblioteca ove si possono trovare mano­ gentina, in Australia, gestiti da gakyil, ovvero scritti unici al mondo, testi antichissimi di tantra organi di gestione che possono essere fo rmati da e una collezione quasi completa di tutti gli inse­ un minimo di tre a un massimo di nove persone, gnamenti Dzog-chen. che si occupano della gestione finanziaria, dei L'Istituto organizza inoltre corsi di medicina e lavori di manutenzione e del!' organizzazione di lingua tibetana, si occupa della trascrizione di tutte le attività culturali ed educative dell'Inse­ tutti i ritiri e insegnamenti tenuti presso tutte le gnamento, legate alla condizione della mente. Comunità Dzog-chen nel mondo e della traduzio­ Nel corso degli anni; Merigar ha registrato una ne di testi antichi, oltre a gestire un attivissimo notevole espansione e oltre alla casa gialla - settore informatico. nucleo originario che ospita tra le altre cose la Fa sempre parte della Comunità Dzog-chen segreteria e l'alloggio del custode, unico residen­ l'Associazione non governativa A.S.I.A., con te fisso della Comunità - fa nno parte della sede a Roma, sorta nel 1988, che disciplina le proprietà l'edificio del centro di documentazione attività italiane di cooperazione allo sviluppo, che ospita la biblioteca, l'audio teca, la videoteca, illustrate nel n. 56 di Paramita. la sede europea del Mirror (giornale uffi ciale in Si può comprendere come Merigar non sia lingua inglese della Comunità) e la sala del soltanto un luogo ove si pratica e si ricevono mandala, dove chi ha ricevuto la trasmissione dal insegnamenti da Namkhai Norbu Rimpoce e dai maestro può praticare la danza del Vajra. molti altri maestri spirituali appartenenti a varie Al 1990 risale la costruzione del Gonpa inau­ tradizioni che sono stati invitati qui nel corso gurato da S.S. il Dalai Lama, i cui lavori di degli anni; è anche un centro ove si svolgono decorazione interna ed esterna, eseguiti sulla varie attività culturali; sociali, educative, di cui base di precise direttive di Namkhai Norbu Rim­ il nostro Maestro è il massimo ispiratore e pro­ poce, sono quasi ultimati; dopo tre anni di duro motore. lavoro che ha visto, tra gli altri, anche l'interven­ to di artisti professionisti tibetani e la preziosa Elisa Copello

50 Celebrati in Cina

• 1 15 secoli di Shaolin

di Marco Bertona

Canti ritmici; botti di petardi; una fo lla solen­ indicava come il buddhismo doveva essere un'e­ ne. Il fu mo dell'incenso serpeggia tra secolari sp erienza viva, libera dal!' influenza dei testi e cipressi; verdi colline fa nno eco al suono delle dalle speculazioni filosofiche, alle quali riteneva campane. Immersi in una valle del monte Song, che gli eruditi cinesi fo ssero tr�ppo legati. nella Cina centrale, centinaia di monaci e mona­ I suoi primi incontri con filosofi cinesi gli ch e, a mani giunte, pregano per la pace, nella causarono profonda delusione; cercò di esporre le celebrazione del 1500° anniversario del Tempio sue concezioni; ma si scontrò con un'assoluta cinese di Shaolin. Sono giunti dai prin cipali mo­ incomprensione. L'imp eratore a quell'epoca era nasteri buddhisti cinesi e di altri sedici Paesi Wu, fo ndatore della dinastia Liang del sud, fe r­ (Tibet, Giappone, Corea, ecc.). "Possa la pace vente buddhista e studioso dei testi sacri. Ma regnare nel mondo e l'insegnamento del Bud­ l'imp eratore amava troppo i templi fa stosi; le dha illuminare le coscienze di tutti gli esseri", immagini sacre, il potere dei dogmi. Lo scontro cosz' si è espresso nel suo discorso Yo ngxin, il tra questi due modi di concepire la spiritualità fu giovane monaco trentenne, direttore del Tempio fa tale per che, deluso e amareggia­ di Shaolin . La settimana celebrativa è iniziata to, si ritirò presso un piccolo monastero di mon­ con una cerimonia uffi ciale il 3 settembre dello tagna: il Tempio di Shaolin. Il passaggio di scorso anno, proseguendo nei giorni successivi Bodhidharma a Shaolin ha segnato la storia del con meditazioni; letture, preghiere e dimostrazio­ buddhismo in Cina e il monastero che l'ospitò ni di arti marziali. La cerimonia uffi ciale si è sarebbe poi diventato luogo di pellegrinaggi per tenuta alla presenza di numerose autorità politi­ le generazioni fu ture. Il Temp io di Shaolin è ch e nazionali e straniere, sotto i riflettori, a volte però inscindibilmente legato ad uno stile di boxe indiscreti, delle principali televisioni di molti che rappresenta una delle scuole maestre delle Paesi; soprattutto asiatici. Per l'Italia il sotto­ arti marziali tradizionali cinesz; lo Shaolin Kung scritto ha portato i saluti dell'Unione Buddhista Fu, passando cosz' alla storia come l'unico mona­ Italiana. stero al mondo che ha dato i natali ad una Il Tempio di Shaolin è situato ai piedi di uno propria scuola di Arti Marziali. dei cinque monti sacri della Cina, nella provincia La presenza di Bodhidharma nel monastero di dello Henan. Fu costruito nel 495 per ospitare Shaolin, con il suo innovativo messaggio religio­ un monaco buddhista indiano di nome Ba Tuo, so, stravolse i modelli usuali, adottati presso le appartenente alla tradizione Hinayana, affinché altre comunità monastiche, di concepire la prati­ potesse predicare, impartire gli insegnamenti del ca religiosa e contribui' decisamente alt'evoluzio­ Buddha e tradurre le sacre scritture dal sanscrito ne delle artì marziali del monastero che già al cinese. Nel 527 un altro monaco indiano, venivano praticate all'interno delle sacre mura, Bodhidharma, arrivò al monastero e, da quel arricchendole ulteriormente di profondi aspetti tempo in poi, la fa ma del tempio si estese in filosofici e culturali. In seguito, altri monad com­ tutta la Cina. Il suo insegnamento, come succes­ binarono quegli insegnamenti con il locale Kung sivamente quello della Scuola Chan, della quale Fu, da ndo vita ad un metodo originale di alle­ è considerato il fo ndatore, si presentò come una namento: la tecnica di combattimento utilizzata reazione alle tecniche ch e proponevano una me­ anche come pratica di meditazione. Questo me­ ditazione passiva e negativa. Il suo messaggio todo può riassumersi in una serie di principi: la

51 conoscenza delle leggi universali della natura (il di Shaolin sono sopravvissute sino ad oggi. Infa t­ Dao); lo sfruttamento tanto della fo rza e del ti, ogni 'monaco combattente', oltre ad allenarsi dinamismo quanto della cedevolezza e dell'iner­ nella boxe e ali' uso delle armi, si sottopone zia (lo Yin e lo Yang); la concentrazione del anche ad un particolare addestramento denomi­ pensiero sul 'vuoto' e la negazione dell'io; l'im­ nato wai gong, ovvero gli esercizi per rafforzare perturbabilità di fro nte alla morte; l'azione spon­ le membra, allo scopo di accrescere la resistenza tanea che non attende l'intervento della volontà; alla sofferenza fisica e acquisire una fo rza indi­ la disciplina equilibrata dei muscoli, della mente scutibilmente eccezionale. e del respiro per coordinare tutte le fo rze e Nella tradizione del monastero l'allenamento moltiplicarle attraverso l'addestramento del 'Qi' non rappresenta il fine essenziale della pratica; il (Ci), l'energia concentrata nel basso addome. vero 'monaco guerriero' è colui che riesce a 'com­ Da allora le Arti Marziali divennero parte prendere' la vita attraverso la pratica del Kung integrante della fo rmazione e dell' addestramen­ Fu e realizzare quel!'equilibrio di mente e corpo to di tutti i monaci, creando un fa tto senza paragonabile solo a quello ottenuto attraverso la precedenti nel mondo buddhista. La trasmissione meditazione seduta a gambe incrociate. delle conoscenze avveniva per via iniziatica e un Nel buddh ismo Chan la capacità di afferrare principiante, prima di venire accettato nel mona­ l'essenza delle cose scaturisce spontaneamente stero, doveva attendere diversi anni. Per allonta­ dalla 'retta comprensione' della 'realtà' (ovvero nare coloro che non meritavano di acquisire la comprensione delle Quattro Nobili Verità) e quelle terribili abilità, i maestri erano soliti sot­ tale 'comprensione', per il monaco di Shaolin, è toporre l'aspirante monaco, che non doveva ave­ ben più importante delle tecniche puramente fi­ re più di 12 annz; a umiliazioni e prove sp esso siche per mantenersi in fo rma o per difendersi. brutali, dirette a saggiare il suo carattere. Se Senza la meditazione e la 'retta comprensione' la questi veniva ammesso nella scuola del Tempio, pratica delle arti marziali risulterà superficiale e doveva necessariamente svolgere i compiti più fine a se stessa, e solo con questa attitudine il umili ed ingrati a fa vore della comunità e si praticante sarà in grado di realizzare il vero avvicinava alt'eserc izio della pratica marziale significato dello Shaolin Kung Fu. solo attraverso l'allenamento con i compagni più Zhen Xu, XXIX abate del Tempio di Shaolin, anziani. fu un autorevole personaggio nell'ambiente dei Il metodo di insegnamento era di non spiegare circoli marziali degli anni Trenta. Sulla pratica tutto subito, ma di rivelare poco a poco le tecni­ dello Shaolin Kung Fu, egli scrisse: «Un prati­ che, parallelamente ai progressi spirituali conse­ cante, per diventare maestro, vero artista nelle guiti dal giovane. Gli allievi meglio dotati erano Arti Marziali, dovrà allenarsi duramente, con poi accolti nella categoria dei discepoli, addestrati perseveranza e ostinazione, e coltivare nobili personalmente dal maestro e, tra questi, pochis­ principi morali sotto le istruzioni di una buona simi erano gli eletti a cui veniva concesso di guida. Inoltre, il praticante deve saper combat­ conoscere i segreti del!'arte. tere e colpire sempre con il sorriso, non essere La giornata a Shaolin, oggi come allora, co­ mai causa di violenze e, in caso di aggressione, mincia alle quattro del mattino e termina alle arrivare addirittura ad essere colpito prima di dieci di sera. I monaci praticano giorno e notte, sferrare un colpo. Un praticante, per quanto con il sole e sotto la pioggia, nell'afoso caldo esperto, non sarà mai degno degli insegnamenti estivo e nelle fr edde e nevose giornate invernali. dei suoi maestri se le sue azioni non sono libere Gli esercizi fisici sono alternati alla meditazione, da pensieri e intenzioni malvagie ». Questa cita­ allo studio dei testi sacri e ai lavori manuali. zione non solo è coerente con l'insegnamento L'allenamento nel Wushu è particolarmente buddhista e gli insegnamenti originari degli an­ duro. Grazie al rigore, nel rispetto delle tradizio­ tenati del Tempio, ma esprime chiaramente il ni con cui le usanze all'interno del monastero pensiero della cultura cinese in merito al modo, sono state tramandate, la maggior parte delle per altro tutto orientale, di concepire le Arti pratiche tradizionali di allenamento del Kung Fu Marziali.

52 Il rapporto guru-discepolo

di Alan Wallace

Riprendiamo dal libro Passi dalla solitudine zioni. Sua Santità il Dalai Lama, per esempio, (Ubaldin i Editore, Roma 1995, p. 144, lire ha ricevuto insegnamenti da maestri di varie 24.000), una parte dell'introduzione, ch e af tradizioni, incluse le scuole Gelug e Nyingma. franta, per quanto sinteticamente, un proble­ La prima volta che venne in Occidente, disse ma con cui molti praticanti, soprattutto che era venuto non per insegnare, ma per im­ principianti, si trovano spesso a confronto. Il parare dai saggi occidentali. testo è di tradizione tibetana, ma le conside­ razioni qui svolte sono da considerarsi valide Le diversità arricchiscono gli insegnamenti anche per le altre tradizioni. del guru radice, e li illuminano di una luce nuova. Inoltre, eliminano il rischio della bigot­ Nella scelta del maestro spirituale, sempre teria e del settarismo confuso, che nascono che la si faccia, è del tutto sbagliato scegliere in quando ci si convince che il proprio maestro sia base alla reputazione, il grado gerarchico, o il superiore a tutti gli altri. Il culto della persona­ numero di discepoli. Al contrario, gli insegna­ lità, o l'adorazione del carisma del guru, non menti raccomandano chiaramente di optare per rientrano nel contesto del buddhismo. Ciò non il guru da cui riceviamo le più grandi benedi­ significa negare I'affetto e il rispetto che provia­ zioni. Cosa significa? Significa che, grazie al mo verso il maestro, o la gioia che scaturisce semplice contatto con tale maestro, alla sua dalla sua presenza; tuttavia, l'intenso attacca­ presenza e le sue parole, ci rendiamo conto che mento emotivo mal si accorda con lo spirito del la nostra mente si è trasformata positivamente. Buddhadharma. Un altro maestro, magari anche più istruito e Conoscerete forse il detto: "Fai affidamento profondo, potrebbe non essere in grado di tra­ non sulla persona, ma sugli insegnamenti". La sformare la mente e il cuore come sanno fare le suprema fonte di fiducia è il Dharma stesso. parole, la presenza e gli insegnamenti di quella Il guru può svolgere le funzioni del medico, persona. La guida spirituale deve essere qual­ ma gli insegnamenti sono le medicine che cuno di cui ci fidiamo con tutto il cuore, per­ sconfiggono la malattia. Il medico è qui per ché, in sostanza, il rapporto con il guru è somministrare le medicine, indicare il cammi­ basato sulla fede. È estremamente benefico, per no del risveglio, assistere nel processo di guari­ il progresso spirituale, vedere il maestro come il gione. principale sostegno, e i suoi consigli come il La relazione guru-discepolo deve essere con­ pilastro della pratica. tinuamente bilanciata dalla profonda consape­ Il rapporto con il maestro non è necessaria­ volezza della propria natura di buddha. Tale mente esclusivo e, in effetti, non dovrebbe es­ consapevolezza viene definita come 'rifugio di sere tale. Immaginate piuttosto il guru radice godimento', vale a dire, fiducia nell'essere risve­ come, appunto, la radice primaria di una pian­ gliato che noi stessi diventeremo. La fiducia nel ta, che costituisce la principale fonte di nutri­ maestro interiore e la coltivazione della saggez­ mento. Le radici secondarie svolgono un ruolo za innata sono essenziali; ci sono infatti, ed è sussidiario, raccogliendo minerali e acqua da bene che ci siano, molte occasioni in cui il zone che la radice primaria non riesce a rag­ maestro spirituale non è disponibile, e in quei giungere. Ciò nonostante, la pianta riceve nu­ casi dobbiamo essere guru di noi stessi. Il guru trimento soprattutto dalla radice primaria, e le esterno ha la funzione di aiutarci a riscoprire radici secondarie hanno senso solo in tale con­ la nostra natura di buddha, in modo che la testo. Se ne sentiamo la necessità, è molto utile saggezza innata possa risplendere ogni giorno imparare da altri maestri, anche di altre tradi- di più.

53 NAMKHAI NORBU, Lo yoga del sogno e la pra tica pace e di conoscenza. La successiva grave ferita su­ della lu ce naturale, Ubaldini Editore, Roma 1993, bita nel conflitto russo-giapponese del 1905, a cui pp. 112, L. 16.000. partecipò come soldato, non fece che confermare la sua percezione dell'impermanenza, che gli rendeva "La notte è di fondamentale importanza per un tanto cari i versi del poeta Fueoka: "La vita e la praticante, perché metà della vita la trascorriamo dor­ morte non sono che un sogno". L'adesione al bud­ mendo; spesso però sprechiamo la totalità del tempo dhismo rispondeva pienamente alla sua natura, che del sonno ... Bisogna essere realmente consapevoli che gli ispirava frasi del genere: "Il buddhismo è una la pratica può continuare in qualsiasi circostanza, per­ religione che fa scendere il sangue montato alla testa" sino durante il sonno o mentre si mangia, ad esempio" (p. 29). Tra i numerosi discepoli di Sawaki ricordia­ (p. 41). Lo , tradizione in cui Norbu è mo Uchiyama Roshi e Taisen Deshimaru, che Sawaki maestro, sostiene che " ... la chiave del lavoro sul so­ ordinò monaco poco prima di morire e a cui dobbia­ gno è lo sviluppo di una maggiore consapevolezza mo parecchi ricordi del maestro. dello stato del sogno" (dall'Introduzione di Michael Katz, p. 28). Norbu distingue i sogni comuni, prodot­ to di tracce karmiche, dai 'sogni di chiarezza', riferiti ANGELO RODANTE, Sunyata buddhista e kenosi cri­ a " ... una classe di esperienze oniriche che hanno stologica in Ma sao Abe, Città Nuova Editrice, Roma favorito l'evoluzione del progresso culturale e religioso 1995, pp. 96, Lire 12.000. dell'umanità" (p. 27 dell'Introduzione). Si capisce l'importanza di ricordare i sogni, soprattutto quelli del Il presente, compatto libretto di Angelo Rodante secondo tipo. Le tecniche tibetane di Cui Norbu è costituisce un'ottima introduzione al pensiero del maestro insegnano a rimanere nello stato cosiddetto di gìapponese Masao Abe e al tempo stesso fornisce una luce naturale, in cui si mantiene la piena coscienza e si suggestione comparativa basata sull'accentuazione del può quindi stare in contatto con i sogni. Norbu concetto buddhista di Vuoto e su quello cristiano di sottolinea poi l'analogia tra lo stato della luce natura­ Kenosis ('svuotamento'). Masao Abe ha descritto un le, " ... che va dal momento in cui ci si addormenta arco che dal nichilismo di ispirazione nicciana è ap­ fìno a quando la mente riprende a funzionare" (p. 42) prodato allo zen, grazie all'incontro con D.T. Suzuki. - cioè a sognare -, e le esperienze che si hanno al Fondamentale, come tappa intermedia, è stata la momento della morte. Le tecniche in questione, d'al­ Scuola di Kyoto, con fìgure del calibro di Kitaro Ni­ tra parte, non hanno uno scopo fisiologico - sebbene shida, assertore della filosofia del Nulla Assoluto. Da Norbu faccia una piccola digressione a beneficio degli oltre trent'anni, lo sforzo del professore Abe consiste insonni - quanto piuttosto soteriologico, essendo per nel promuovere il dialogo interreligioso, da una pro­ il buddhismo massimamente importante restare il più spettiva che il lavoro di Rodante mette bene in rilie­ possibile consapevoli. vo. "Quando noi penetriamo con chiarezza la no­ zione del Dio kenotico nel cristianesimo e la nozione del 'sunyata' dinamico nel buddhismo, cristianesimo GIANPIETRO SoNO FAZION, Vi ta di Ko do Sa waki, e buddhismo possono entrare in un più profondo e monaco zen, La Spiga, Milano 1995, pp. 72, Lire creativo dialogo" (p. 31, citazione da un articolo di 5.000. Masao Abe). La bibliografia, straordinariamente ricca in rapporto alla concisione del volume, consente un Piccolo omaggio a un grande esponente della tra­ approfondimento di un tema affascinante seppure dizione Soto zen, il libretto di Fazion, scritto come al non proprio agevole. L'intento di Rodante è sincera­ solito in un italiano scorrevole ed elegante, passa in mente volto a costellare una fertile compenetrazione rassegna il percorso di Kodo Sawaki (1880-1965) a tra pensiero buddhista e pensiero cristiano, al di fuori partire dalla sua infanzia infelice. Rimasto orfano da ogni retorica dell'incontro. "La sfida buddhista ancora bambino, Sawaki fu infatti adottato da una consiste in una chiamata al centramento personale - famiglia che viveva ai margini della legalità e della cioè vivere il proprio essere nel Centro che è Dio - moralità. Per i misteriosi percorsi del karma, e forse prima di agire nella storia per una riforma sociale. anche grazie ad un contesto socio-culturale che può Mentre la sfìda del cristianesimo al buddhismo è dare un senso all'esperienza del dolore, questo pre­ quella di dar peso all'impegno nella storia come coce contatto con dukkha accelerò la sua ricerca di risultato del centramento personale" (p. 77).

54 FILIPPO GENTILONI, La verità prepotente, Manifesto­ ALDOUS HuxLEY, La Filosofia Perenne, Adelphi Edi­ libri, Roma 1995, pp. 64, Lire 14.000. zioni, Milano 1995, pp. 430, Lire 20.000.

Nel presente libretto, edito nella collana 'Le esche' La poliedricità di un autore come Aldous Huxley del Manifesto, una penna appassionatamente critica (1894-1963) è testimoniata da una produzione che come quella di Filippo Gentiloni affronta il 'fatto varia dal romanzo ("IlMondo Nuovo") al saggio, con religioso' al tramonto del secondo millennio. La pri­ influenze culturali che comprendono uno spirito ma constatazione riguarda la presenza delle religioni scientifico decisamente moderno (non per niente il sul versante di quei problemi (solidarietà, convivenza nonno era stato un famoso biologo, tra i primi asser­ civile) che le moderne società secolarizzate hanno tori dell'evoluzionismo darwiniano), accanto a sugge­ mostrato di non sapere risolvere. La seconda riguarda stioni sapienziali di sapore orientale. Il suo interesse la crisi delle religioni 'del libro' nella cosiddetta ci­ per le esperienze con gli allucinogeni ("Le porte della viltà dell'immagine, nell'ambito della quale c'è una percezione"), inoltre, lo mette a buon diritto tra i tale inflazione della carta stampata per cui "se la padri della cultura psichedelica. "La Filosofia Peren­ Bibbia e il Corano sono libri come gli altri, il fatto ne" è del 1945 e, sotto una denominazione di chiara religioso non può non risentirne" (p. 20). Secondo matrice leibniziana, denuncia la ricerca di una sorta lopinione di Gentiloni, i problemi del cattolicesimo di minimo comun denominatore dell'esperienza spi­ del duemila sono soprattutto tre: un'etica ideale, so­ rituale. "La Filosofi.a Perenne si occupa principal­ prattutto in campo sessuale, difficilmente praticabile mente dell'unica, divina Realtà consustanziale al e difatti largamente disattesa; una certa sordità alle mondo molteplice delle cose, delle vite e delle menti. tematiche femminili emergenti; soprattutto, infine, un Ma la natura di quest'unica Realtà è tale da non poter universalismo di facciata, come è precisato nel III essere appresa direttamente e immediatamente se non capitolo ('La pretesa impossibile'), in cui lautore da coloro che hanno deciso di adempiere certe con­ esamina, anche dal punto di vista storico-dottrina­ dizioni, rendendosi pieni di amore, puri di cuore e rio, la pretesa cristiana di costituire l'unica verità. poveri di spirito... Solo attraverso gli esperimenti Ma a questo proposito l'autore si chiede (V capitolo, fisici possiamo scoprire la natura intima della mate­ p. 43): " ... un cristiano che rinunci alla pretesa di una ria... Ed è solo grazie agli esperimenti psicologici e verità unica, universale, esclusiva, si può ancora chia­ morali che possiamo scoprire l'intima natura della mare cristiano?". Pensandoci bene, non si tratta di mente ... " (Introduzione, pp. 13-14). Il libro consta di una domanda oziosa. Gentiloni ci congeda comunque 27 capitoli in cui vengono affrontati altrettanti grandi con un filo di speranza, chiedendo in ultima analisi temi della spiritualità 'appoggiandosi' ad ampie cita­ all'ermeneutica un aiuto per imparare a leggere i testi zioni, che l'autore commenta. Si tratta di citazioni sacri oltrepassando l'esclusivismo. tratte dalla Smriti piuttosto che dalla Shruti, per usare la terminologia induista, che distingue opportuna­ mente la tradizione dalla verità 'ascoltata' (noi direm­ ISIA OSUCHOWSKA, Orien te, Libreria delle Donne, mo 'rivelata'). Questa scelta si rivela intelligente Milano 1995, pp. 100, Lire 20.000. soprattutto per quanto riguarda l'ambito cristiano, perché " ... la familiarità con scritture tradizionalmen­ Con l'affettuosa introduzione di Natalia Aspesi, te sacre tende a generare ... una specie di insensibilità ecco la seconda uscita dei 'Quaderni di via Dogana', reverenziale ... , una sordità interiore al significato delle che trattano i più diversi argomenti, purché sussista il sacre parole" (Introduzione, p. 15). Della tradizione denominatore comune costituito dal mondo femmini­ cristiana sono perciò messi in risalto un Meister le. Non si tratta di un segno retoricamente fe�­ Eckhart, un Ruysbroeck, un Giovanni Della Croce; sta, bensì di un onnipervadente richiamo a prestare così come nell'ambito dell'Islam è il sufismo ad atti­ attenzione a ciò che le donne fanno nella loro inquie­ rare l'attenzione di Huxley. Insomma, il primato è ta ricerca, " ... a quell'instancabile capacità delle don-· accordato all'esperienza, e vedere i mistici di ogni ne di stare insieme e darsi una mano a cercare: non tradizione affiancati prescindendo da ogni ordine cro­ so cosa, ma qualcosa che cerchiamo tutte", come nologico o geografico immette in una dimensione scrive la Aspesi a p. 4. Questo "Oriente" è il reso­ atemporale e metaculturale, che è condizione ideale conto, a disegni corredati da appunti (o appunti per il manifestarsi della Filosofia Perenne. corredati da disegni?), della N Conferenza Interna­ zionale delle donne buddhiste, tenutasi a Leh, nel Ladakh (India), nell'agosto 1995. Isia Osuchowska è VITTORIO MESSORI, Le cose cfeUa vita, Edizioni grafica di formazione (nel 1985 fu consulente grafica S. Paolo, pp. 434, Lire 40.000. per Paramita) e mette le sue capacità al servizio di un alleggerimento del contenuto del libro, che sarebbe Questo pesante zibaldone documenta il livore an­ sicuramente risultato meno accattivante se fosse stato tiecumenico del giornalista reso famoso come curato­ presentato, in maniera tradizionale, come 'Atti del re del discusso libro del Papa Va rcare la soglia della Congresso'. Grazie a Isia, dunque, e cento di questi sp eranza. Basti dire che il Messori accusa il dialogo resoconti! interreligioso di mirare a una 'protestantizzazione' del

55 cattolicesimo, esalta il rexismo fìlonazista del militare dare alle stampe ogni tratto di penna e ogni esterna­ belga Degrelle, rimpiange la controrivoluzione van­ zione. Questo fenomeno ci pare in corso anche per il deana, minimizza la strage di Guernica dell'aviazione Nostro. Che cosa dire di questo "Toccare la pace"? tedesca, e arriva a definire 'montature' le documen­ Tanto è l'anelito di Thich Nhat Hanh alla pace, che tate ciminalità dell'Olocausto e dei campi nazisti. assistiamo a un sesto capitolo ('Trattato di pace') in Basterà tutto questo per indurre a più cautela nella cui lo spirito di pace viene letteralizzato in un vero e scelta dei confìdenti del Papa? (v .p.). proprio trattato, con tanto di fìrma da apporre (!) da parte dei sottoscriventi. Non c'è dubbio che ciò possa avere una rilevanza pratica, e costituisce addirittura THICH NHAT HANH, L'amore e l'azione, Ubaldini un 'mezzo abile'. Ma una cosa è vivere in una comu­ Editore, Roma 1995, pp. 129, Lire 22.000. nità in cui ogni esperienza può trasformarsi in un passo di avvicinamento tra le persone; altra cosa è Questo libro presenta scritti recenti di Thich Nhat leggere in un libro un modulo da controfìrmare, Hanh insieme a discorsi che risalgono agli anni della 'Messaggio di Pace' (p. 57). Se mancano delle speci­ guerra del Vietnam. Tutta la raccolta costituisce uno fìcazioni contestuali (siamo in un monastero, siamo sguardo capace di scovare le radici della guerra e, al nel corso di un ritiro, e così via), riesce difficile tempo stesso, un invito a coltivare i semi della pace. assimilare la sostanza dell'importante messaggio. In altri termini, ci troviamo di fronte, ancora una volta, ai terni più cari a Thich Nhat Hanh, affrontati con la consueta intensità. Questa intensità ce li rende LIBRERIA ASEQ, Orien talia . Ca talogo n. 1, Roma ogni volta 'nuovi', vibranti di quell'urgenza di trasfor­ 1995, pp. 160, distribuzione gratuita. mazione radicale che l'Autore . riesce a trasmettere con il suo stile semplice ma profondo. La pace, Da un ventennio, silenziosamente, svolge a Roma quindi, tema centrale del libro, non appare affatto la sua preziosa, meritoria opera una libreria sui gene­ come un'astrazione o una prospettiva utopistica, ma ris, per lo meno rispetto al corrente modo mercantile penetra letteralmente nel vissuto, coinvolge il lettore e consumistico di intendere il libro. Alla libreria suscitando un immediato senso di responsabilità di Aseq, difatti, non si va solo a comprare gli ambiti fronte al dolore del mondo. La capacità dell'Autore oggetti cartacei, ma anche a respirare, con i librai nel sta nel concretizzare questa responsabilità nel lavoro ruolo di danteschi Virgili, un clima di ricerca spiri­ interiore; la ricetta offerta da Thich Nhat Hanh, tuale. L'ultima iniziativa della libreria va assolutamen­ infatti, unisce la consapevolezza alla compassione, te segnalata: un catalogo molto esteso di tutto ciò che non distinguendo tra la sofferenza individuale e le è reperibile nell' ambìto degli studi orientalistici, con guerre tra i popoli: "Nutrendo la consapevolezza ogni l'intento di fornire una "mappa in cui si intrecciano giorno e innaffiando i semi della pace in noi stessi e gli infiniti percorsi della ricerca spirituale" (dalla pre­ nelle persone che ci circondano, avremo buone pos­ sentazione). È un elenco ragionato, diviso in sezioni, sibilità di impedire la prossima guerra e di disinne­ comprendente anche libri in lingua straniera e com­ scare la prossima crisi" (p. 64). E nelle esortazioni del pletato da un indice degli autori. A questo primo monaco vietnamita la consapevolezza si rivela poesia catalogo ne seguiranno altri due, uno dedicato alle e la compassione prende la forma di un canto per cosiddette 'discipline arcane' (alchimia, astrologia, l'umanità: "Per favore chiamatemi con i miei veri ecc ... ) e l'altro alla spiritualità occidentale. I cataloghi nomi, I così che io possa risvegliarmi I e aprire la saranno inviati gratuitamente a chi ne farà richie­ porta del mio cuore, I la porta della compassione" sta alla libreria Aseq, che si trova in via di S. Eusta­ (p. 93 ). Un discorso a parte merita il primo capitolo, chio, 4 - 00184 Roma (tel. 06/6868400). Il viaggio prosegue sul sentiero del ritorno; dramma in un atto, una rappresentazione surreale del legame di interdipendenza che unisce tra loro tutte le cose e MARIO ALETTI (a cura di), Religione o psicoterapia ? tutti gli esseri: sullo sfondo di un Vietnam soffocato Nu ovi fenomeni e movimenti religiosi alla luce deffa dall'odio, si svolge il gioco della vita e della morte, un psicologia, Libreria Ateneo Salesiano, Roma 1994, gioco che, a poco a poco, nelle parole di Thich Nhat pp. 404, L. 50.000. Hanh, si dissolve nella forza della saggezza e dell' a­ more (Giuliano Gustarini). Mario Aletti è Presidente della Società Italiana per la Psicologia della Religione. Oltre che curatore del presente volume, resoconto del V Convegno (ottobre THICH NHAT HANH, To ccare la pace. La pratica 1994) della Divisione 'Psicologia e Religione' della de/Pa rte di vivere con consapevolezza, Ubaldini SIPs (Società Italiana di Psicologia), egli è autore Editore, Roma 1994, pp. 112, Lire 14.000. della relazione pubblicata in appendice ("Esperienza religiosa, linguaggio religioso e differenze di genere"), Come sempre per i grandi personaggi - e non c'è presentata al VI Symposium Europeo di Psicologia dubbio che Thich Nhat Hanh lo sia - è in agguato della Religione tenutosi in Svezia nel 1993. Nel volu­ il rischio che l'editoria raschi il fondo del barile per me sono raccolte una trentina di relazioni divise in

56 sette sezioni e dovute ad un gri.ippo eterogeneo di del potere della metta, (sanscrito: maitri) la gentilezza studiosi, da storici delle religioni a psicologi e psico­ amorevole, così come delle altre "sublimi dimore" terapeuti di varie tendenze. Colpisce l'assenza di re­ (B rahma Vihara) del buddhismo: la compassione, la latori di estrazione junghiana, dato che C.G. Jung si gioia compartecipe e l'equanimità. Un maestro india­ occupò dell'argomento a più riprese, e nel 1937 tenne no che la Salzberg cita e che fece andare in America, anche un ciclo di conferenze pubblicate l'anno suc­ paragonava i praticanti [questo termine è preferibile a cessivo proprio con il titolo "Psicologia e religione". quello di studenti usato nella traduzione, ndr] in Oc­ Per non fare torto a nessuno non scenderemo in cidente a persone su una barca che remano con particolari. Facciamo un'eccezione per David Me­ grande serietà e sforzo, ma dimenticano di sciogliere ghnagi ("L'immaginario ebraico e la psicoanalisi", la barca dal molo. Aveva visto praticanti che si sfor­ pp. 369-378), non solo per menzionare uno degli zavano di raggiungere esperienze meditative potenti, studiosi freudiani più originali oggi in circolazione, ma mostravano di non curare abbastanza il proprio quanto per il tema trattato, pietra angolare del pen­ rapporto con gli altri giorno per giorno. Quanta siero psicoanalitico e, all'epoca dei pionieri, fonte di compassione avevano per l'idraulico o il bambino che fertili discussioni, non prive di spunti equivocabili su fa confusione? Quanta gentilezza? Quanta presenza? psicologia ebraica e psicologia 'ariana'. Il cammino meditativo può portarci verso vette altis­ sime, ma per Sharon Salzberg comincia dall'esercizio quotidiano della gentilezza amorevole che sola ci SHARON SALZBERG, L'arte rivoluzionaria della connette intimamente con tutti gli altri esseri viventi, aiutandoci a superare l'insidia dell'ego, che si può gioia .•., Ubaldini Editore, Roma 1995, pp. 176, Lire 26.000. insinuare anche nella pratica più lunga e avanzata. Bisogna quindi imparare a riconoscere e coltivare Sharon Salzberg, tra le fondatrici dell'Insight Me­ questo "fremito del cuore", da non confondere con ditation Society di Barre (Massachussetts) è stata un superficiale sentimentalismo e l'autrice del libro ci allieva del monaco birmano Mahasi e inse­ consiglia, ad ogni capitolo, esercizi che si rifanno alla gna meditazione vipassana in molti paesi. In questo originaria tradizione orientale, adattandola alla vita utile e al tempo stesso poetico libro, l'autrice ci parla quotidiana di noi occidentali (Ugo Papi).

ALTRI LIBRI RICEVUTI

AA.VV., Dizionario deUa sapienza orientale. Bud­ GIUSEPPE GoRLANI, Nel giardin o del cuore, Il Cer­ dhismo, Induismo, Ta oism o, Zen, Edizioni Mediter· chio Iniziative Editoriali, Rimini 1994, pp. 206, ranee, Roma 1991, pp. 536, L. 78.000. Lire 22.000.

SoLAS BONCOMPAGNI, Affa ricerca del tempo perdu· LAMA MIPHAM, MO: divinazione db etana, Edizioni to, Solfanelli Editore, Chieti 1995, pp. 96, L. 12.000. Amrita, Torino 1994, pp. 160, Lire 18.000.

« ALESSANDRO BONGIOANNI - RICCARDO GRAZZI, To ­ Ostto, La mente che mente. Commend al Dham· rin o, l'Egitto, l'Oriente. Fr a storia e leggenda, mapada» il sentiero cli Ga utama il Buddha, Urra L'Angolo Manzoni Editrice, Torino 1994, pp. 178, Apogea, Milano 1994, pp. 280, L. 25.000. Lire 34.000. RENE ADOLPHE SCHWALLER DE LUBICZ, La scienza sacra dei Fa raoni, Edizioni Mediterranee, Roma BORIS DE RACHEWILTZ, Jl libro dei morti degli anti· 1994, pp. 280, Lire 38.000. chi egizi. O papiro di To rino, Edizioni Mediterranee, Roma 1992, pp. 184, Lire 38.000. TAKUAN Sotto, La saggezza immutabile. La Via della spada secondo lo Zen, Il Cerchio Iniziative Editoria· ARNAUD DESJARDINS, Per una vita riuscita un amore li, Rimini 1993, pp. 128, L. 25.000. riuscito, Perla Edizioni, Milano, pp. 304.

WADUD • WADUDA, L'alchimia deUa trasformazione. WALTER GARDINI, Te oria y pra cdca del yoga en el Un a guida pratica all'a utoesplorazione dei sette Bha vagad Gita, Editorial Kier, Buenos Aires 1992, c.hakra, dei sette corpi sottili e dei sette liveUi di PP· 320. coscienza, Urra Apogea, Milano 1995, pp. 416, L. 39.000. WALTER GARDINI, Yoga da sico. Aforismos sobre el yoga de Pa tanja li, Editorial Hastinapura, Buenos OTTO WEININGER, Sesso e carattere, Edizioni Medi· Aires 1992, pp. 224. terranee, Roma 1992, pp. 440, Lire 42.000.

WALTER GARDINI, Los poderes paranormales en el DAVID YANNICK, Feng·Shui: la casa in armonia yoga clasico y en el cris danismo, Editorial Kier, col cosmo, Edizioni Amrita, Torino 1993, pp. 184, Buenos Aires 1993, pp. 160. L. 35.000.

57 KHANDRO RIMPOCE AL MILAREPA - VAL DELLA TORRE

Per la prima volta la maestra tibetana Khandro Rimpoce (= Preziosa Dakini) sarà in Italia e precisa· mente al centro Milarepa dal 21 al 23 giugno (Visiterà anche il centro Karma Dechen di Viganella di Novara). Il programma, con la collaborazione dell'UBI, prevede:

- 21 giugno (ore 10): Insegnamento sul Vajrayana (alle ore 21: conferenza pubblica a Torino sul tema "La saggezza nella vita quotidiana"); - 22 giugno: Insegnamento sul Maestro Vajra (ore 10); e sull'Yidam (ore 16); - 23 giugno: Iniziazione di Yeshe Tsogyal (ore 10); Insegnamento sulle Dakini (ore 16).

Khandro Rimpoce appartiene al lignaggio Karma Kagyu; è nata a Kalimpong (India) nel 1968 ed è una delle rare donne tibetane insegnanti di Dharma; dirige il monastero femminile di Rumtek, e sta realizzando il centro Samten Tse, destinato a ospitare donne monache o laiche per ritiri ed altre pratiche.

Il centro Malarepa di V al della Torre (Torino) ha inoltre in programma le seguenti iniziative:

- 20-28 luglio: Iniziazione e pratica di Cenresi; insegnamenti di Logyong e pratica di Toulen; dirige il lama residente Gian Ciub; - 2-8 agosto: Ritiro di Shinè, per la pacificazione delle tensioni mentali, con lama Tenzin; - 11-18 agosto: Iniziazione e pratica di Amitabha; pratica di Powa (con il lama Gian Ciub); - 25-31 agosto: Iniziazione e pratica del Cio (con'il lama Gian Ciub).

Informazioni: tel. 011/9689219.

ISTITUTO TSONG KHAPA - POMAIA 6-8 settembre: "Il mondo come sogno", con Vincenzo Ta llarico; Questo è il programma estivo-autunnale: 6-8 settembre: "Viaggio all'interno del Sé", con Re- 21-23 giugno: "Saper vivere, saper morire", con Re­ nate Link Schreiber; . nate Link Schreiber; 13-15 settembre: "Meditazione per la trasformazio­ 28-30 giugno: Ritiro di Shinè, il calmo dim orare ne", con Annamaria Yeshe Dorje; (g uidato dal Geshe Ciampa Ghiatso); 4-6 ottobre: "Introduzione al buddhismo: diamo un 10-17 luglio: "Yoga, terapia per la terza età", 'con senso alla vita", con Tenzin Dechin. Livio Edoardo Tommasini ; Informazioni: tel. 0501685654. 18-21 luglio: Introduzione al buddhismo: attenzione, consapevolezza e compassione (breve ritiro con Siliana Bosa); COMUNITÀ DZOGCHEN - ARCIDOSSO 20 luglio - 2 agosto: "Balneoterapia, benessere, rilas­ samento" (a rticolato in due gruppi), con Rodolfo Sala­ Il Maestro Namkhai Norbu Rimpoce guiderà i se­ fico; guenti ritiri: 3-11 agosto: "In troduzione al buddhismo: istruzioni 21-23 giugno: Santi Maha Sangha (esame di livello speciali dei la ma Kadampa", con il Geshe Ciampa di base); Ghiatso; 5-7 luglio: Santi Maha · Sangha (esame di primo 14-15 agosto: Iniziazione di Ghialwa Ghiatso; livello); 16-20 agosto: "Dharma di Manjushri", con il Geshe 8-12 luglio: Santi Maha Sangha (esame di secondo Ciampa Ghiatso; livello);

21 agosto - 5 settembre: Ritiro di Ghialwa Ghiatso 19.28 luglio: Primo ritiro estivo con insegnamenti (guidato da Connie Miller); Dzogchen;

58 14-18 agosto: Secondo ritiro estivo con in segnamenti CENTRO ZEN DI ARZIGNANO Dzogchen; 23-25 agosto: Santi Maha Sangha (esame di secondo Ilcentro Soto Zen di Arzignano (Vicenza) ha sede in livello); Via Trieste 15 (responsabile Salvatore Sottile) . Orga­ nizza sessioni di meditazione nelle seguenti date: 15-16 26-30 agosto: Santi Maha Sangha (training di terzo giugno; 14-15 settembre; 19-20 ottobre; 16-17 novem­ livello). bre; 14-15 dicembre. Sono inoltre previsti i seguenti corsi: Informazioni: te!. 04441522282. 3-10 agosto: Corso di danza del Vajra per praticanti avanzati, con Prima Mai; 3-10 agosto: Corso di danza del Vajra per princip ia n­ INCONTRO ECO-SPIRITUALE ti, con Adriana Dal Borgo; BARZA D'ISPRA 1-8 settembre: Corso di Ya ntra Yoga per praticanti avanzati e insegnanti; con F. Andrico e L. Evangelisti. Dal 3 al 16 agosto, nella casa Don Guanella di Barza Informazioni: tel. 0564196683 7. d'Ispra (Varese, sul lago Maggiore), si svolgerà un ritiro spirituale di meditazione, guidato da Ta izen Angelo Abbruzzo. Il ritiro, al quale si può partecipare CENTRO SANTACITTARAMA - SEZZE per una o due settimane, è organizzato in modo da costituire una alternativa alle ordinarie vacanze estive. Con la guida del Bhzkkhu Chandapalo il monastero Nel corso delle giornate dedicate al ritiro, saranno Santacittarama di Sezze (tradizione Theravada) organiz­ inseriti, in libera scelta, esercizi di Hata Yoga, Ta i Chi, za tutti i pomeriggi dalle ore 16 un'ora di meditazione, Shiatsu, ecc. seguita da colloqui informali. Ogni sera dalle 19,30 Informazioni: te!. 03381330336. alle 21 si svolgono i canti della sera con meditazione. A queste pratiche tutti possono intervenire. Ogni altro sabato, dalle 15 alle 17, sono in programma incontri COMUNITÀ "VANGELO E ZEN" per princip ianti con meditazione guidata e una sessione di do mande e risposte (è consigliabile prenotarsi). È Questa comunità di pratica cristiana e buddhista - anche possibile, secondo le disponibilità dei posti, tra­ con sede centrale a Galgagnano (L odi) - ha in pro­ scorrere qualche giorno al monastero, condividendo con gramma iniziative in varie parti d'Italia. Citiamo tra le i monaci residenti le attività giornaliere. altre: Informazioni: te!. 0773188032. - Incontri settimanali di ascolto del Va ngelo e di pratica di Zazen; ogni giovedì all'abbazia di Chiaraval­ le (M ilano); ogni lunedì presso i missionari Savenani CENTRO MANDALA - MILANO di Parma; ogni mercoledì presso le monache Camaldo­ lesi sull'Aventino (Roma). Tra le diverse iniziative del periodo estivo in questo centro di tradizione tibetana, segnaliamo le seguenti: - Incontri mensili: Ogni primo fine settimana del - Corso sul "" (libro tibetano dei morti), mese a Galgagnano; ogni primo giovedì del mese a tenuto dal lama Paljin ; Firenze (S. Miniato al Monte); ogni seconda domenica del mese a Roma (Clivo dei Pubblicii, 2); ogni terzo - Corso trimestrale di meditazione; sabato del mese a Monza (Centro Zen Soto); ogni terzo - Ciclo di conferenze sugli insegnamenti buddhisti giovedì del mese a Cremona (telefonare a Enrico, tel. 20,30. ogni altro venerdì dalle ore 0372135 113). Sono inoltre in programma conferenze monografiche Informazioni generali: tel. 03 71168145 (Galgagna­ tenute da oratori diversi su tematich e varie. no); per Roma: tel. 06186207306; per Firenze: Informazioni: tel. 02148701119. 0551670196; per Monza: 0391284 1781.

OLE NYDHAL A BRESCIA PIAN DEI CILIEGI - MONTESANTO

Il maestro danese Ole Nydha!, discepolo del XVI Si è costituita a Montesanto di Ponte dell'Olio (Pia­ Karmapa (tradizione tibetana), sarà a Bresaa per inse­ cenza) l'associazione "Pian dei Ciliegi", il cui scopo gnamenti e per una conferenza il prossimo 10 giugno. fo n.da mentale è la di/fusione della cultura buddhista e La conferenza avrà luogo all'Auditorium S. Carlino in dell'insegnamento del Dharma. I fo ndaton· si propon­ Corso Matteotti 4; è organizzata dal centro Karme Cho gono di mettersi al servizio di chi vuole usufruire di un Ling e vi sarà presentato il libro dello stesso Nydh al La luogo ideale per la pratica della meditazione. Immerso via di diamante, di cui pubblichia mo un capitolo in nel verde e nel silenzio dei boschi delle colline piacen­ questo quaderno. tine, il centro, recentemente riadattato, può ospitare Informazioni: te!. 030124223 67 (L udovico). gruppi fino a 40 persone ed è ap erto ai praticanti di

59 tutte le tradizioni buddhiste, tenendo come regola fo n­ Informazioni: te!. 05241565667 (lu nedz� giovedì e damentale il rispetto dei dnque precetti. È adatto per sabato, ore 9, 30-11,30). ritiri autogestiti. Neiperiodi non impegnati dai ritiri, è aperto ai singoli praticanti che vogliono dedicarsi alla

meditazione e allo studio. Nei mesi estivi il centro è CENTRO EWAM · FIRENZE attrezzato per ospitare praticanti con figli piccoli, che avranno un servizio di assistenza. Inoltre, il centro può Continua per tutto il mese di giugno il programma ospitare corsi di disciplin e psicofisich e, alimentazione cominciato in marzo e che comprende il lunedì (ore naturale, ecc. In seguito verrà proposto un calendario 18,30) la meditazione di autoguarig ione; il martedì di n"tiri e di incontri. Per questo si chiede la disponi­ (ore 21) un gruppo di studio; il mercoledì (ore 21) la bilità, la collaborazione e i suggerimenti dei maestri meditazione con il Gheshe Lobsang Dorje. laici e monaci. Inoltre: Informazioni: tel. 05231878948 (Gianni o Loredana). 7-8 giugno: Insegnamenti sul "Sentiero graduale" con il Gheshe Lobsang Dorje; 15-16 giugno: "Saper vivere, saper morire" con Re­ COOPERATIVA DI BORDO - VIGANELLA nate Link Schreiber; 22-23 giugno: "Tipologia psicologica" con Vincenzo Nei mesi estivi questo centro Vajrayana, in provincia Ta llarico. di Ve rbania, ha in programma questi insegnamenti: Informazioni: te!. 05518075732. - 24-29 giugno: "L 'essenza del Dharma", con la monaca tibetana Kandro Rimpoce che conferirà anche l'iniziazione di Tara; CENTRO "LA PAGODA" - RASSINA - 7-14 luglio: Guru di Mz1arepa e offerta di Tsog con il maestro francese Lama Tsogni; In questo monastero di tradizione ch'an coreana il - 19-25 agosto: "Pratica del Buddha della medici­ monaco finlandese Tae Hye ve tutti i giorni quanti na", con il medico Lama Trinle. sono interessati alla pratica della meditazione. C'è Informazioni: tel. 0324156101. anche possibilità di alloggio e ogni mese si organizzano giornate di ritiro, ma è sempre necessario prenotarsi. I prossimi piccoli ritiri del plenilunio avranno luogo il CENTRO DHARMA - MILANO 29-30 giugno, il 29-30 luglio e il 27-28 agosto. Informazioni: te!. 05751591573. Questo centro Soto Zen di Milano (Via Ve niero/e) organizza sessioni di meditazione ogni domenica dalle ore 9,30 alle ore 11, con la guida di Th eodor Rosen­ VACANZE "TRA TERRA E CIELO" berg. La partecipazione è aperta a tutti. Informazioni: tel. 0214817202 - 39218901. L'associazz'one ecologista "Tra Terra e Cielo " propo­ ne per i mesi estivi quweste originali iniziative: - Campo al mare a Palinuro (Sa lerno), con sog­ MONASTERO FUDENJI - SALSOMAGGIORE giorni settimanali dal 22 giugno al 31 agosto; in tenda sotto la pineta; La tradizio nale Sesshin estiva di 90 giorni (Ango) - Campo di Vita Naturale sull'Appennino tosco­ sarà inaugurata al monastero Fudenji di Salsomaggiore emiliano nel periodo dal 20 luglio al 17 agosto; pas­ il 16 giugno con una spedale fe sta d'ap ertura alla seggiate per boschi e per creste, bagni alla cascata, quale sono invitati allievi e principianti. Seguirà un danze serali attorno al /uoco; periodo di fo rmazione intensiva dal 10 al 28 luglio (ch e - Attraversata a piedi delle Alpi Apuane, tra le può essere diviso in due tempi; dal 10 al 18 e dal 20 al cave di marmo, dal 29 giugno al 7 luglio; 28). Nel mese di agosto, dal 1° al 18, è in programma il pen'odo d'introduzione per principianti, che si con­ - Grande traversata del parco nazionale del Polli­ cluderà domenica 18 agosto con una cerimonia di no, in Calabria, dal 20 al 28 luglio; ordinazione per discepoli laicz; guidata personalmente - La Via Va ndelli in bicicletta, da Modena a Mas­ dal maestro Ta iten Guareschi. La festa di ch iusura è sa, dal 19 al 22 settembre. fissata all'8 settembre. Informazioni: te!. 05831356182.

60 MUSICA E MEDITAZIONE ca nulla hanno a che vedere. Già il "suono del T antra" del titolo è un non-senso: come dire il suono A proposito dell'articolo di Giuseppe Gorlani "Il della Vipassana o dello Dzog-chen. Troviamo poi la suono dd Tantra nella musica di Parsons" apparso solita asserzione sulla "musica, quella vera" (come se nel n. 57 dell'eccellente rivista Paramita, vorrei fare esistessero musiche non vere; per inciso, la musica di alcune considerazioni. Tali considerazioni sono basate Beethoven, per molti suoi contemporanei, appartene­ sulla mia esperienza di compositore, di praticante di va alla seconda categoria). Apprendiamo anche che la Vipassana e di etnomusicologo specializzato nella "vastità e imponenza" dei panorami himalayani sulle musica del buddhismo tibetano, che ho studiato nei copertine dei dischi di cui si parla "danno già una monasteri tibetani delle regioni himalayane nel 1970 e prima indicazione sul tenore della musica", solo che '71 (vedi il mio La Musique du Bouddh isme Tibétain, non è vero, la musica potrebbe essere, per questo, la Buchet-Chastel, Paris 1976). Cavalcata delle Walkirie o la Alpensinfonie di L'articolo in questione alimenta indirettamente un Strauss. E ancora: "Il suono elettronico tende a ri­ malinteso purtroppo diffuso - sostenuto anche dal creare i suoni sottili dell'etere, delle altezze e delle cosiddetto 'supermercato della spiritualità' - sull'e­ profondità vertiginose, degli spazi smisurati e della sistenza di una musica di meditazione. Ora, se tutte le calma imperturbabile irradiante dai Numi che abita­ tradizioni comprendono naturalmente musiche litur­ no le cime" (vien voglia di divertirsi a inventare un giche, cerimoniali, devozionali, e in alcuni casi asso­ ko-an: qual'è il suono sottile della profondità vertigi­ ciazioni, ma culturalmente formalizzate, tra musica ed nosa?). Leggiamo che la musica sembra suggerirci elementi extra-musicali, in nessuna tradizione, nean­ che "le nuvole, il volo solitario dell'aquila, sono i che in quella tibetana, esiste una musica propriamen­ nostri pensieri purificati, e il cielo terso è la mente te di meditazione. L'articolo è poi pieno di associa­ originaria, alla quale dobbiamo consapevolmente ri­ zioni-invenzioni romantico-letterarie che con la musi- tornare", frasi che si commentano da sole. Insomma,

OFFERTE DI PARAMITA

Agg iorniamo le offerte di quaderni arretrati di Paramita, per fa vo­ rirne l'acquisto, utile soprattutto ai nuovi abbonati:

dal n. 1 al 24 L. 80.000 dal n. 25 al 36 L. 50.000 dal n. 37 al 48 L. 70.000 dal n. 49 al 56 L. 60.000 L'intera collezione (56 quaderni, pari a 3072 pagine) L. 240.000

Copie singole: dal n. 1 al 36 L. 5.000 dal n. 37 al 56 L. 8.000

Per le ordinazioni, versare l'importo sul e I e postale n. 35582006 intestato a: "PA RAMITA- Roma".

61 vorrei mettere in guardia i lettori da simile letteratu­ stesso; lavoro lungo e impegnativo. Forse Paramita ra, costituita unicamente da arbitrarie associazioni troverà fra i suoi lettori un gruppo di volontari di­ personali, del tutto avulsa da qualsiasi realtà musica­ sposti ad assumerselo. Mi sento già dire: "Perché non le, e che rende un cattivo servizio_ a chi si occupa di incominci intanto tu ad offrirti per il volontariato che buddhismo e di ricerca spirituale, ma non è abba­ proponi?". Beh, io ho lanciato l'idea che mi sembra stanza awertito musicalmente. E vorrei far notare a buona, posso anche fare qualcosa di più, ma non chi è interessato alle musiche autentiche di quella molto: ho ottantatre anni ! Se potessi avere l'elenco regione, in particolare a quelle del buddhismo tibe­ degli abbonati della Liguria, potrei formare un grup­ tano, che esiste ormai una ben nutrita discografìa. po di lavoro allo scopo. Luciano Guerci - Genova Ivan Vandor - Roma

Pubblicheremo nel prossimo quaderno la risposta di Accogliamo la proposta e attendiamo risposte positi­ Gorlani. Va intanto precisato ch e il titolo "Il suono del ve da qualche lettore. Tantra" era della redazione. Ringraziamo comunque Ivan Va ndor per la sua lettera ricca di stimoli culturali anche per i non addetti. EVITARE IL SUPERLATIVO

Sulla copertina dell'opuscolo pubblicitario riguar­ UN INDICE ANALITICO PER "PARAMITA" dante la nuova rivista Occidente Buddhista, allegato al n. 58 di Paramita, si legge: "Un nuovo strumento per La raccolta dei fascicoli della bella rivista Paramita comprendere la più affascinante delle dottrine d'O­ occupa ormai più della metà di un piano della mia riente". Mi ha colpito l'espressione "la più affascinan­ biblioteca. È un'autorevole enciclopedia della spiri­ te"; non si poteva scrivere "una tra le più affascinan­ tualità buddhista. Vi si possono trovare i fondamenti ti"? Credere che la propria Via realizzativa sia la della dottrina e la loro discussione e adattamento nel migliore per se stessi, va bene; ma credere che debba mondo occidentale. È un patrimonio a disposizione esserlo per tutti è assai infantile e nega la possibilità del lettore, un patrimonio che si vorrebbe sfruttare, di un vero e amorevole dialogo tra gli uomini. ma manca il mezzo base, un indice analitico. Che vantaggio ha mai ricavato il mondo dallo Quante volte mi è capitato di ricordare idee che spirito missionario? Perché si vuol persuadere altre avevo trovato in un articolo di Paramita, di ricordare persone che la propria religione sia la migliore e vada confusamente come spesso succede; allora mi metto abbracciata? Non sarebbe meglio auspicare che alla ricerca della fonte per... schiarirmi la vista, ma ognuno, nell'ambito del manifesto (nama-riipa), carat­ quasi sempre, dopo aver sfogliato inutilmente un terizzato dalla molteplicità e dalla differenziazione, certo numero di pagine, devo rinunciare. Quel che è realizzi ciò che è secondo la propria inclinazione peggio è che ormai, quando uno di questi "richiami" personale o secondo la tradizione d'appartenenza? a Paramita affiora nella mia mente, mi rassegno a non Mi sembra che anche il Buddha, ricalcando l'eterna cercarlo nemmeno, perché la mole della raccolta è sapienza, abbia detto: "Andando, non si arriva". Egli troppo cresciuta ed io dispero già in partenza di ovviamente si riferiva all'Inesprimibile che nessuna poter trovare quello che mi interessa. dottrina concettuale può contenere, ma tale pensiero Non si potrebbe redigere un indice sommario? può anche essere interpretato nel modo che segue: Sarebbe la chiave che rende disponibile e utilizzabile non si diventa buddhista, induista o cristiano se, in un patrimonio che, altrimenti, rimane quasi del tutto un qualche modo, non lo si è già. :f:. fuor di dubbio indisponibile. che l'Unità di cui tanto si parla sia realizzabile solo al Si può farlo in più modi, io proporrei un indice Vertice. Educare in senso realizzativo si traduce, per­ analitico in due sezioni: per autori e per titoli. La ciò, nell'aiutare - ben s'intende, col proprio esempio prima sezione divisa in tre parti: a) articoli; b) lettere; e la propria realizzazione - non ad attribuire ecces­ e) recensioni. La seconda sezione divisa in sei parti: sivo valore all'abito, tanto da volerlo cambiare o a) generalità, commenti, viaggi, varietà; b) Theravada; conservare senza necessità, ma ad essere consapevoli e) Zen; d) Vajrayana; e) Dialogo; /) Buddhismo e del sublime nirguna: Realtà ultima. scienza europea. Diversamente, si cade nel totalitarismo: assolutizza­ La difficoltà sta nella sistemazione della sezione per re So�a, l'opinione, e, invece di insegnare - scevri titoli e cioè lo stabilire quali devono essere le sue d'ogni aspettativa egoistica - a perseguire il Sommo parti e, in molti casi, l'assegnazione di un articolo a Bene della Liberazione, o Nirvana, o Regno dei Cieli, questa o quella parte. Quest'ultima difficoltà si po­ si invita semplicemente a passare da una prigione trebbe risolvere elencando l'articolo di difficile clas­ all'altra. "Viene il tempo - disse il grande jivanmu­ sificazione in più di una parte dell'indice per titoli. kta Shri Ramana � in cui bisogna dimenticare tutto Del resto, io non ho fatto che una schematica ciò che si è appreso". Ciò potrebbe voler dire che proposta. Il problema è... la redazione dell'indice finché si pensa di essere buddhista, non si è realizzato

62 l'Insegnamento del Buddha, il quale 'scelse' di diffon- · toéritico. Si può pensare al Ch'an come a una raccol­ dere l'Insegnamento soltanto dopo l'illuminazione. ta di detti mirabili e dissacratori, ma così facendo Alla luce di tale considerazione come si può padare scambiamo la luna per il dito e resteremmo sul piano di "Occidente buddhista"? E sulla base di quale della pura manifestazione aneddotica, non arrivando certezza si può affermare che tale dottrina sia "la più affatto a nessun carattere universalistico né essenziale. affascinante"? Se invece vogliamo cogliere l'aspetto più fecondo del Trascendere la dimensione religiosa per realizzare Ch'an, dobbiamo vedere che esso in sé di fatto non l'Ineffabile è auspicabile, ma passare orizzontalmente esiste: infatti, per arrivare a respirare l'universalità del da una sovrastruttura all'altra a che serve? Che le dita buddhismo, dovremmo prima lasciar svanire quanto cambino pure: la Luna resterà sempre la stessa! si è fissato in una sola caratterizzazione più o meno sterile, e valorizzare la vita vera, l'aspetto più naturale Giuseppe Gorlani - Assisi (PG) che pulsa sincero e sempre nuovo dietro ogni lignag­ gio e disarciona come orpello insignificante ogni 'ismo' fuorviante, laddove dissacrazione è "solo" non NÉ SACRO, NÉ BANALE idolatria. Valeriano Massimi - Mondavio (PS) Nel numero 57 di Paramita l'articolo di Leonardo Arena "Logica e pedagogia del Ch'an" mi offre l'oc­ casione di puntualizzare qualche sua tesi già apparsa UN'ESPERIENZA DI GRUPPO anche nel precedente suo libro I Maestri (Mondadori, 1995). Prima di arrivare al nocciolo, voglio condivi­ Nel '93 ho lasciato il lavoro e da allora conduco in dere con Arena il disappunto nei confronti di coloro semplicità e solitudine uno stile di vita di tipo mona­ che seguono la panacea della meditazione, alimentan­ stico: la mia giornata inizia alle 4,30 del mattino con do 'il pensiero magico' per cui la loro pratica li due ore di zazen, prosegue poi con il lavoro nell'orto porterà alla liberazione; affermazione attestata da al­ per tutta la mattina. Il pomeriggio sono occupato cuni con la stessa certezza che lacqua quando arriva nello studio e dalle 17 ,30 alle 18,30 mi dedico alla a 100° va in ebollizione. Sono queste tuttavia testi­ 'contemplazione cristiana'. Alle 21 vado a dormire. monianze di una fede sincera e teneramente ingenua, Nel corso di questi anni ho avuto modo di costrui­ in cui non vedrei nulla di male, a patto che il tutto si re una rete di rapporti che mi permette di condivi­ mantenga entro i limiti di una salutare cautela, non dere la mia esperienza. Un primo ciclo di incontri avendo tale fede alcuna relazione con il Ch'an. parte dalla condizione esistenziale delle persone, le Tuttavia io sono per la meditazione seduta ad introduce con progressione in una prospettiva di vita oltranza e a ogni patto, mentre, se ricordo bene, il più ampia. In un secondo ciclo, affronto in modo più prof. Arena la disdegna tout court. Comunque, la specifico la pratica spirituale. In base alla formazione questione in cui io mi allontano maggiormente si dei partecipanti questo secondo ciclo tratterà più trova nel punto 4 dell'articolo, quando si paragona il estesamente la pratica buddhista o la pratica cristiana. Buddha a un individuo con angosce, impaurito dalla Mi muovo all'interno dei due ambiti (cristiano morte. Ora, senza scadere in fideismi fuori luogo, /buddhista) con libertà; mi interessano secondaria­ credo che sia buona regola non mettere troppo di mente le questioni dogmatiche, e privilegio I'attenzio­ personale quando si parla di buddhismo e dunque ne alla sofferenza del prossimo, da cui - parto per indi­ attribuire a Siddharta delle legittime paure potrebbe care una possibilità esistenziale che riscatti una vita e andare ancora bene. Ma parlarne a proposito del le permetta di acquisire senso e pienezza. Esperimen­ Buddha lo trovo una visione eccessivamente persona­ to quotidianamente come zazen e contemplazione lizzante. Poi bisognerebbe intendersi bene di quale siano due modi differenti che manifestano un'unica buddha si parli: dd Buddha primordiale, dd Dhar­ esperienza: la relazione con la profondità di sé. makaya; poi, a ben vedere, Buddha è Buddha perché Il mio fine è quello di permettere a persone che si è liberato, è passato oltre. Dunque come possiamo vanno cercando qualcosa di approssimarsi ad una intenderlo come Buddha e al tempo stesso determi­ esperienza di vita autentica, attraverso un cammino nabile come potenziale nevrotico? Questo, è svilire il interiore che le conduca a manifestare la pienezza che "concetto" di Buddha, ma questa banalizzazione non è in loro. Quando queste persone si sentono suffi­ è che l'equivalente dell'errore opposto, cioè la sacra- · cientemente autonome, continuano il loro itinerario lizzazione estrema della forma ideale. all'interno di gruppi di vario genere (dove possono Il terzo punto riguarda il 'carattere dissacratorio anche completare la loro formazione teorica), senza del Ch'an'. Riprendendo l'incipit del Tao te ching, più un rapporto stretto con me, che non sia quello vorrei a questo punto affermare: "Il Ch'an che può amicale in alcuni passaggi delicati della vita. Alcuni di essere detto Ch'an non è il Ch'an universale ". Mi loro continuano il cammino individualmente e li in­ spiego: come detto prima per il Buddha, anche que­ contro con una qualche regolarità. sta corrente religiosa nn può essere congelata in una formulazione, foss'anche quella del suo carattere au- Roberto Olivieri - S. Costanzo (PS)

63 Stephen Batchelor: inglese, insegna meditazione sulla base di esperienze monastiche di varie tradizioni; autore di importanti testi, tra cui La via del dubbio e Il risveglio dell'Occidente (Ubaldini Editore).

Marco Bertona: praticante chan, organizza gruppi di meditazione a Novara ed è divulgatore di Arti Marziali cinesi; è tra i pochi occidentali ad aver studiato al monastero cinese di Shaolin.

Andrea Bocconi: è psicoterapeuta a Lucca; già allievo di Assagioli, è didatta della Società di Psicosintesi.

Gianpietro Sono Fazion: studioso e praticante Zen, artista multimediale e compositore di musiche d'ispirazione zen e cristiana, è dirigente della Fondazione Maitreya e autore di vari libri, tra cui Viaggio nel buddhismo zen e Il Buddha (Cittadella Editrice).

Filippo Gentiloni: interessato ai rapporti tra religione, cultura e politica, collabora a il manifesto e alle riviste Rocca e Con/ro ntz;· è autore cli diversi saggi.

Dario Girolami: laureato in filosofia, discepolo del maestro Taiten Guareschi, è esperto in arti marziali.

Luciano Mazzocchi: già missionario saveriano in Giappone, dirige ora la comunità "Vangelo e Zen" cli Galgagnano (Lodi); autore di vari libri, tra cui Il Va ngelo e lo Zen (Edizioni Dehoniane).

Ole Nydahl: danese, primo discepolo occidentale del XVI Karmapa, ha fondato decine cli centri di tradizione tibetana, in particolare nell'Est europeo.

Corrado Pensa: insegnante-guida all'A.Me.Co di Roma, dirige corsi all'Insight Meditation Society di Barre (USA); è stato psicoterapeuta ed è ordinario di Religioni e Filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente all'Università "La Sapienza" di Roma.

Vincenzo Piga: dopo varie attività nel sociale, nel giornalismo e nell'Unione Europea, ha promosso nel 1981 la pubblicazione di Parami/a e nel 1985 la Fondazione Maitreya; è presidente onorario dell'UE!.

Mario Proscia (Thanavaro): discepolo di Ajabn Sumedbo, ha compiuto un'esperienza monastica per 17 anni ed è maestro di meditazione; presidente dell'UBI e vice-presidente della Fondazione Maitreya.

Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966): filosofo buddhista giapponese, seguace dello Zen Rinzai, dedicò la sua vita alla diffusione di questa pratica in Occidente; ha scritto molti libri, tra cui Saggi sul buddhismo Zen (Ubaldini Editore).

Francis V. Tiso: ordinato sacerdote in USA, laureato in Teologia e Filosofia con un'ampi!\ opera su Milarepa, è abate dell'Eremo SS. Cosma e pamiano ad Isernia; insegna buddhismo alla Facoltà teologica cli Firenze.

Luigi Turinese: medico omeopatico a Roma, è impegnato nella diffusione cli una concezione globale della I salute, comprensiva degli aspetti psicologici e spirituali.

Alan Wallace: studioso americano di fisica, filosofia e sanscrito, insegna buddhismo tibetano in USA ed Europa; tra le sue opere, A contemplative View o/ Physics and the Mind.

64