I SUPPLEMENTI DI

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Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Idee, saperi e progetti in Emilia-Romagna A cura di FRANCESCA PONTI - Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare GIANCARLO MARTELLI – Redazione “Agricoltura” I SUPPLEMENTI DI

57 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Idee, saperi e progetti in Emilia-Romagna

© Copyright Regione Emilia-Romagna - Anno 2014

Coordinamento redazionale Francesca Ponti – Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare Giancarlo Martelli – Redazione “Agricoltura” Distribuzione Redazione "Agricoltura" - Viale della Fiera, 8 - 40127 Bologna Tel. 051.5274289 - 5274701 - Fax 051.5274577 E-mail: [email protected] Foto di copertina Fabrizio Dell’Aquila Stampa D’Auria Printing SpA Zona industriale destra Tronto - 64016 S. Egidio alla Vibrata (TE) SOMMARIO

5 L’agricoltore al centro 23 Un progetto per salvare DELLE politiche di salvaguardia TRE razze bovine a rischio di MARIO MARINO di ANDREA ROSSI, ALESSIO ZANON

10 Tutela varietà e razze antiche, 26 Dal Centesimino al Famoso, LE iniziative della Regione COSì nascono vini alla moda di GIANCARLO CARGIOLI di FRANCESCA PONTI, MARINA ARIAS

15 Emilia-Romagna miniera 29 Villa Ghigi: ricca di storia DI vitigni autoctoni E di alberi da frutto secolari di MARISA FONTANA, ILARIA FILIPPETTI, di FRANCESCA PONTI, MARINA ARIAS, CHIARA PASTORE MARIA TERESA GUERRA

20 Alla riscoperta del valore 33 Il Parmigiano Reggiano DEI frutti dimenticati CON il blasone degli Estensi di CLAUDIO BUSCAROLI di FRANCESCA PONTI, MARINA ARIAS

36 Sul web per promuovere UN sistema di reti territoriali di FRANCESCA PONTI agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

L’agricoltore al centro delle politiche di salvaguardia MARIO MARINO - Dipartimento Agricoltura e Tutela del consumatore, Fao

al 1992, anno in cui è stata adottata la Conven- a partire dal 2000 a oggi, hanno permesso di focalizzare zione sulla biodiversità, si sono susseguiti una l’attenzione su temi di rilevanza planetaria quali la biosi- serie di importanti eventi internazionali che curezza e l’accesso alle risorse genetiche: si tratta del Pro- hanno avuto al centro del dibattito la tutela e tocollo di Cartagena del 2000, del Trattato internazionale Dla salvaguardia delle risorse genetiche per l’alimentazione sulle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agri- e l’agricoltura. Sono stati tre gli accordi internazionali più coltura (Fao, 2004) e, da ultimo, del protocollo di Nagoya significativi direttamente collegati alla Convenzione che, (2010) sull’accesso e condivisione dei benefici derivanti Dell’Aquila

Un esemplare di Asino romagnolo presso l’azienda La Cerreta a Rocca San Casciano (Fc)

5 agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

dalla biodiversità. Tali accordi internazionali sebbene dif- COS’È UNA VARIETÀ LOCALE ferenti tra loro, sono indirizzati verso un comune obiettivo: la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’uso La definizione di “varietà locale” adottata nelle Linee delle risorse genetiche. Aumenta così, a livello globale, la guida è quella proposta al secondo meeting dell’On- consapevolezza che la perdita delle risorse genetiche rap- Farm Conservation and Management Taskforce of the presenta anche e soprattutto la scomparsa di un immenso European Cooperative Programme on Plant Genetic patrimonio di informazioni legate alle colture tradizionali Resources, svoltosi nel 2006 a Stegelitz (Germania): e associate ai saperi e ai sapori locali. «Una varietà locale di una coltura che si riproduce per seme o per propagazione vegetativa è una popola- zione variabile, che è identificabile e usualmente ha un La strategia nazionale per tutelare nome locale. Non è stata oggetto di un programma or- razze e varietà a rischio ganizzato di miglioramento genetico, è caratterizzata da un adattamento specifico alle condizioni ambien- Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del tali e di coltivazione di una determinata area ed è stret- mare ha suggerito, con la sua “Strategia nazionale per la tamente associata con gli usi, le conoscenze, le abitu- biodiversità” (Snb), alcune linee di intervento nei riguardi dini, i dialetti e le ricorrenze della popolazione umana delle politiche agricole ecocompatibili per la gestione e la che l’ha sviluppata e continua la sua coltivazione». conservazione della biodiversità. Un obiettivo di salvaguar- dia ambientale al quale è orientata anche la stessa Politica Dell’Aquila

Susina Zucchella

6 agricola comunitaria (Pac). Si trat- ta di uno strumento molto impor- tante, adottato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2010, in grado di assicurare, nei prossimi anni, la reale integrazione tra gli obiettivi di sviluppo del Paese e la tutela della propria biodiversità. La Strategia nazionale è articolata intorno a tre tematiche cardine: • biodiversità e servizi ecosistemici; • biodiversità e cambiamenti clima- tici; • biodiversità e politiche economi- Dell’Aquila che. Cavallo Tiro Pesante Rapido Nei riguardi delle attività finalizzate all’alimentazione e all’agricoltura la Snb sottolinea alcune criticità del settore agricolo, nonché genetiche (Cprg), coordinato dal Mipaaf. Le azioni priori- precisi obiettivi, come ad esempio, «favorire la conservazio- tarie da realizzare hanno un preciso obiettivo: la salvaguar- ne e l’uso sostenibile della biodiversità agricola, nonché la dia delle risorse tipiche della nostra agricoltura. tutela e la diffusione di sistemi agricoli e forestali ad alto va- lore naturale; mantenere e recuperare i servizi ecosistemici Le Linee guida per la conservazione dell’ambiente agricolo; promuovere il presidio del territorio e caratterizzazione delle risorse genetiche (in particolare in aree marginali) attraverso politiche inte- grate che favoriscano l’agricoltura sostenibile con benefici Per l’attuazione della prima fase prevista nel Pnba è sta- per la biodiversità, evitando l’abbandono e la marginalizza- to dato mandato a un gruppo di esperti di redigere le zione delle aree agricole». “Linee guida per la conservazione e la caratterizzazione del- la biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse per Il Piano del Mipaaf l’agricoltura” (reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/ IT/IDPagina/9580). Le Linee guida, articolate in distinti Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, manuali, riguardano tre settori della biodiversità di inte- le Regioni e gli altri Enti locali hanno elaborato, con più resse agrario: vegetale, animale e microbico. Devono inten- di due anni di anticipo rispetto alla Snb, il Piano naziona- dersi come uno strumento dinamico, necessariamente ag- le sulla biodiversità di interesse agrario (Pnba), approvato giornabile e per le quali è richiesto uno scambio interattivo il 14 febbraio 2008 dalla Conferenza Stato-Regioni. Con con tutti i soggetti interessati. I manuali costituiscono un questo piano si è dato concretamente avvio ad una nuova quadro di riferimento scientifico e tecnico, con il preciso fase di concertazione pluriennale mediante la quale lo Stato obiettivo di implementare, per ciò che riguarda almeno le e gli Enti locali si impegnano, ognuno secondo le proprie risorse genetiche vegetali, il Trattato internazionale Fao per competenze, alla preservazione ed alla valorizzazione delle le risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricol- risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura. tura (vedi legge n. 101/2004). Nel Piano assume forte rilevanza la ricaduta a livello locale I capitoli sviluppati in ciascun manuale comprendono: di tutte le azioni di tutela della biodiversità. Proprio per • una breve premessa sul concetto di specie in riferimento questo, al fine di garantire il collegamento tra i vari soggetti al settore considerato e la definizione quanto più accurata scientifici con le Regioni e le Province autonome, è prevista possibile di agrobiodiversità; la costituzione di un Comitato permanente per le risorse • un glossario ragionato;

7 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Dell’Aquila

Cardo di Bologna

• l’individuazione di protocolli di caratterizzazione e con- pendenza reciproca tra chi effettua la conservazione ex situ servazione con le indicazioni delle diverse fasi operative (banche del germoplasma) e chi salvaguarda e favorisce la per il settore di interesse specifico (animale, microbico e conservazione on farm (coltivatori custodi). vegetale); La possibilità reale di recupero e di reintroduzione nel bio- • la definizione di rischio di erosione genetica; territorio di una varietà locale tradizionalmente conosciuta • alcuni casi studio di caratterizzazione, tutela e valorizza- è strettamente legata alla valorizzazione delle produzioni da zione delle risorse tipiche locali ed infine la bibliografia parte degli stessi coltivatori custodi. Pertanto un sostegno essenziale. finanziario da parte degli Enti locali a questi agricoltori fa- Con il Pnba assume carattere prioritario e nel contempo vorirà a maggior ragione la coltivazione e la conservazione di alto valore socio-culturale il concetto di varietà locale. delle varietà locali a rischio di estinzione. Quest’ultimo deriva dalla traduzione inglese di landraces, cioè ecotipi. Ma come valorizzare la varietà locale? E quali L’importanza del coinvolgimento le ricadute sul territorio? Dalla definizione riportata nel box delle aziende agricole a pagina 6 emerge che uno degli elementi caratterizzanti è il forte legame della varietà locale con il territorio. Questa modalità di conservazione è certamente quella Le varietà (e le razze) locali devono essere correttamente sulla quale il gruppo di lavoro sulla biodiversità del Mi- identificate attraverso una caratterizzazione basata in- paaf ha concentrato le maggiori attenzioni. Si tratta di una nanzitutto su una ricerca storico-documentale tendente a conservazione dinamica, in cui le popolazioni cambiano dimostrare il legame con il territorio di provenienza. La continuamente in risposta alle pressioni selettive cui sono conservazione delle varietà locali non è realizzabile, se non sottoposte e all’ambiente pedo-climatico in cui si trovano, nel “bioterritorio”, impiegando le tecniche agronomiche consentendo la possibilità di adattamento di specie o po- dettate dalla tradizione rurale locale, in un rapporto di di- polazioni.

8 La conservazione in situ e/o on farm deve essere svolta in modo da permettere alla varietà locale di mantenere tutta LOTTA CONTRO la variabilità che la contraddistingue e di rimanere in equi- librio con l’ambiente di coltivazione in cui essa ha evoluto L’EROSIONE GENETICA: le proprie caratteristiche distintive. IL RUOLO CHIAVE Un approccio interessante per l’utilizzo di tale variabilità nel miglioramento genetico è offerto dal breeding parteci- DELL’AGRICOLTURA pativo (participatory plant breeding), il cui scopo resta – al La perdita di diversità genetica (erosione genetica) e pari del breeding classico – l’ottenimento di varietà miglio- la scomparsa di varietà e specie (estinzione) sono un rate, ma prevedendo la partecipazione degli agricoltori al problema di difficile soluzione. Ambedue i fenomeni in processo di selezione e puntando all’ottenimento di varietà Italia non sono una novità. Da questa considerazione a larga base genetica. Questo tipo di miglioramento ge- sorge spontanea una domanda: quali livelli di erosio- netico – decentralizzato e partecipato – permette di avere ne o di estinzione genetica avremmo raggiunto senza varietà diverse adatte ai contesti locali, aumentando a livel- l’impegno degli agricoltori nel conservare e valorizzare lo generale la diversità coltivata. Adottare una strategia di le varietà locali? Siamo realmente consapevoli dell’im- conservazione diretta a preservare la massima diversità può pegno da essi profuso nel tutelare e valorizzare le risor- essere una risposta convincente e gli agricoltori ne sono più se genetiche per le generazioni presenti e future? Ecco perché l’agricoltore deve ricoprire un ruolo chia- che consapevoli. ve nelle politiche di sostegno a tutela dell’agrobiodi- versità. Condividere le azioni da intraprendere è priori- Serve un’anagrafe nazionale tario e di fondamentale importanza per un’agricoltura del patrimonio locale sostenibile. Con le Linee guida sopra illustrate si è provveduto a colma- re un vuoto, fornendo uno strumento standard necessario concerto con il Ministero delle politiche agricole attivino al per la conservazione e la caratterizzazione delle varietà loca- più presto un’anagrafe nazionale delle varietà, razze e po- li in grado di dare piena attuazione al Piano nazionale sulla polazioni locali. C’è da chiedersi se le Linee guida siano biodiversità di interesso agrario. Sarà comunque necessario effettivamente in sintonia con le aspettative degli operatori che le Regioni e le altre pubbliche amministrazioni, me- e come apportare possibili miglioramenti. Si è detto che diante il loro Comitato permanente risorse genetiche e di si tratta di un lavoro dinamico, ma rappresenta realmente un punto di riferimento per la tutela dell’agrobiodiversità? Forse potrebbe sembrare prematuro, ma avviare una fase di monitoraggio sulle ricadute delle Linee guida, su come le Regione e gli altri enti pubblici le stanno implementan- do, potrebbe essere necessario già nella programmazione 2014-2020 dello Sviluppo rurale. Ciò garantirebbe un margine di manovra per eventuali integrazioni e/o cor- rezioni e nel contempo si tradurrebbe in una verifica del loro impatto sul territorio. Implementare le linee guida e attivare l’anagrafe nazionale potrà favorire la condivisione delle informazioni e permettere il sostegno delle attività di salvaguardia dell’agrobiodiversità a livello locale.

Dell’Aquila * L’autore è coordinatore scientifico del gruppo di lavoro sulla Carciofo Moretto di Brisighella (Ra) biodiversità in agricoltura del Ministero delle politiche agrico- le, alimentari e forestali

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Tutela varietà e razze antiche, le iniziative della Regione GIANCARLO CARGIOLI - Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare

l tema della biodiversità è da tempo al centro del ca, sul radicale impoverimento di organismi viventi del dibattito sui futuri scenari dell’agricoltura mon- Pianeta: un enorme capitale biologico in continua ero- diale. Già quarant’anni fa cominciavano le prime sione. Il ruolo dell’agricoltura nella tutela della biodiver- campagne internazionali per rendere consapevoli sità è ampiamente dibattuto perché, se da un lato oggi Igli addetti ai lavori, e più in generale l’opinione pubbli- si riconosce al settore primario, tra le altre funzioni, an- Dell’Aquila

Pomodoro Riccio di Parma

10 ecosistemi plasmati dall’uomo attraverso l’agricoltura, TAB. 1 - EMILIA-ROMAGNA: RAZZE ANIMALI vale a dire che sono il risultato delle relazioni tra di- ISCRITTE NEL REPERTORIO REGIONALE versità biologica, animale e vegetale, di un determina- Garfagnino to territorio e le diverse culture in esso presenti, con Modenese particolare riferimento agli usi e tradizioni alimentari Ottonese-Varzese BOVINI del luogo. Tali complesse relazioni sono all’origine, in Reggiano ultima analisi, di una grande varietà di prodotti agro- Romagnolo alimentari, identitari e legati a uno specifico territorio. Colombo Piacentino La scomparsa di varietà vegetali o razze animali in un Colombo Reggianino determinato territorio comporta quindi inevitabilmente Colombo Romagnolo anche il venir meno di produzioni, sapori, ricette, usan- Colombo Sottobanca Modenese ze, che queste relazioni esclusive hanno saputo selezio- AVICOLI Colombo Triganino Modenese Pollo Modenese nare nel corso dei millenni. Sotto questo profilo l’agro- Pollo Romagnolo biodiversità rappresenta, oltre che un serbatoio di risorse Tacchino di Parma e Piacenza genetiche, un patrimonio economico, sociale e culturale Tacchino Romagnolo di straordinaria importanza. Cornigliese OVINI Cornella La legge regionale del 2008 Modenese o Pavullese Nel 2001 la Conferenza della Fao a Roma adottava il Asino Romagnolo Cavallo Bardigiano Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’a- EQUINI Cavallo del Ventasso limentazione e l’agricoltura. Nella scia di questa inizia- Cavallo Tiro Pesante Rapido tiva e delle normative nazionali, nel frattempo adottate, la Regione Emilia-Romagna nel 2008 ha varato una Mora SUINI legge finalizzata alla tutela della biodiversità sul proprio territorio (L.R. 1/2008). Le finalità della legge sono la che quella di custode del territorio e dei valori culturali salvaguardia del patrimonio collettivo di varietà e razze aesso legati, dall’altro è indubbio che, se mal gestita e locali di interesse agrario al fine di contenerne l’erosione indirizzata, l’agricoltura può contribuire ad impoverire genetica e la valorizzazione di questo stesso patrimonio sensibilmente la biodiversità del Pianeta. per un’agricoltura e alimentazione tipica e identitaria del Gli anni '90 sono stati decisivi dal punto di vista della territorio. tutela delle risorse genetiche: le Nazioni Unite e l’U- In particolare la legge regionale ha istituito il Reperto- nione europea hanno adottato diverse iniziative tra cui, rio volontario regionale delle risorse genetiche agrarie, in particolare, la Convenzione sulla diversità biologica, che attualmente conta l’iscrizione di quasi 200 tra varie- un trattato internazionale siglato da moltissimi paesi tà vegetali e razze animali (vedi tab. 1, 2, 3 e 5) e ha san- durante il Summit mondiale dei capi di Stato di Rio cito la nascita di una Commissione tecnico-scientifica de Janeiro del 1992 e oggi sottoscritto da 193 Stati. Il composta da esperti nel settore della genetica, della bio- trattato, che fissa alcuni obiettivi generali, lasciando agli diversità e della conservazione delle risorse naturali, con stessi paesi aderenti la decisione sulle azioni specifiche di il compito di fornire pareri in merito all’iscrizione delle tutela da portare avanti a livello nazionale, rappresenta risorse genetiche nel repertorio e definire le modalità di una pietra miliare per la salvaguardia degli ecosistemi conservazione ex situ e in situ delle accessioni (vedi box del Pianeta. L’Italia ha ratificato la convenzione con la a pagina 14). La legge regionale prevede inoltre la na- legge 124/1994. scita di una rete di conservazione e salvaguardia della L’utilizzo del termine agrobiodiversità o biodiversità ru- biodiversità e la promozione di iniziative per il recupero rale è relativamente recente e viene usato per descrivere e la conservazione della memoria storica legata alla bio-

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TAB. 2 - Emilia-romagna: TAB. 3 - Emilia-romagna: VARIETà DI VITE VARIETà ERBACEE ISCRITTE ISCRITTE NEL REPERTORIO REGIONALE NEL REPERTORIO REGIONALE Albana nera Famoso Santa Maria

ORTICOLE CEREALI Alionza Fogarina Scarsafoglia Anguria da mostarda Autonomia Angela Lambrusco Barghi Sgavetta Anguria S. Vittoria Grano del miracolo Belzamino Lambrusco Benetti Spergola Carciofo Moretto Inallettabile Bertinora o Rossola Lambrusco di Fiorano Termarina Cardo di Bologna Orzo Leonessa Bervedino Lambrusco oliva Termarina Bianca Cardo gigante di Romagna Terminillo Besgano Bianco Lanzesa Trebbianina Melone Banana Virgilio Besgano Rosso Maligia Uva del Fantini Melone Banana di Malvasia aromatica Lentigione Bianchetta di Bacedasco di Parma Uva del Tundè Melone Retino Bianchetta di Diolo Melara Uva Tosca Melone Rospa Biondello Negretto Uva Vacca Zucca Cappello da prete Bsolla Pelagos Verdea Zucca Verde di Bagnolo Canina nera Pellegrina Vernaccina Zucca da mostarda Centesimino Ruggine Veruccese Cornacchia Russiola Santa Maria diversità di interesse agrario e alle comunità locali che a rischio di erosione genetica, ovvero i conservatori in l’hanno praticata. situ, sia alla conservazione ex situ delle risorse genetiche stesse presso i 19 Conservatori ufficialmente riconosciu- Il sostegno finanziario ti attraverso un apposito bando regionale emanato nel del vecchio Psr 2007-2013 2012. Inoltre sono previsti interventi per programmi volti alla caratterizzazione morfologica e genetica delle Attraverso il Programma regionale di sviluppo rurale varietà e razze in pericolo, nonché per iniziative concer- 2007-2013 la Regione Emilia-Romagna ha realizzato tate finalizzate alla tutela delle culture delle comunità specifiche azioni rivolte sia al sostegno economico alle rurali e alla divulgazione sul territorio di tutto ciò che aziende che detengono varietà vegetali e razze animali concerne la biodiversità agraria. La misura 214 del Psr 2007-2013 è stata attivata specificatamente per garantire TAB. 4 - EMILIA-ROMAGNA: RISORSE REGIONALI i pagamenti agroambientali e favorire PER I PROGETTI NEL CAMPO DELL’AGROBIODIVERSITÀ (MISURA 214, PSR 2007-2014 . Dati aggiornati ad ottobre 2014) un utilizzo e una gestione sostenibile dei terreni agricoli, in particolare pro- Iniziative Domande (n.) Importo (€) Sup. (ha) o Uba* muovendo la salvaguardia e la valoriz- Azione 5 (razze autoctone) 537 1.555.217 103,68 zazione della biodiversità e del paesag- Azione 6 (varietà autoctone) 67 42.235 54,21 gio agrario. La misura ha previsto in Azione 7 particolare tre azioni: l’azione 5, per la 1) Progetti integrati – Province 7 806.000 - tutela di razze autoctone a rischio di abbandono; l’azione 6, per la tutela di 2) Progetti integrati – Regione 1 (4 lotti) 483.000 - varietà autoctone minacciate di erosio- * Unità bovino adulto ne e l’azione 7, relativa a progetti com-

12 prensoriali integrati. TAB. 5 - Emilia-romagna: VARIETà ARBOREE ISCRITTE Più nel dettaglio l’azione 5 ha NEL REPERTORIO REGIONALE avuto l’obiettivo di sostenere con un pagamento ad hoc MELO PERO PESCO CASTAGNO (Uba) gli allevatori di razze Abbondanza Angelica Bella di Cesena Biancherina autoctone; grazie all’azione 6 Azzarola Avallo Buco incavato Carrarese sono stati erogati pagamenti Calera Bianchetto Pesca Carota Ceppa compensativi a ettaro per la Campanino Bianchino Pesca noce cotogna Loiola coltivazione di varietà vege- spiccagnola di Romagna tali locali a rischio di erosio- Cavicchio Butirra estiva Sanguigna Marrone di Campora ne genetica; infine l’azione 7 Cucumero Butirra ruggine Rossa di Trenti Mascherina era rivolta alla realizzazione Decio Carletto Sanguigna Molana di attività di caratterizzazio- Durello Cipolla Tardiva di Massa Partegassa ne morfologica e genetica, Durello di Ferrara Cocomerina Valeria Pastinese al recupero e alla successiva d’inverno Cocomerina catalogazione, divulgazione Durello di Forlì precoce ALBICOCCO Pistolese e conservazione ex situ delle Ferro Colar Reale d’Imola Raggiolana risorse genetiche locali. In Lavina Covate Tonda di Tossignano Rossola totale le risorse destinate a queste tre azioni sono am- Musa Ducale biricoccolo Salvano Albicocco nero del papa montate a quasi 2,9 milioni Pesca Giugno di Rontana OLIVO di euro (vedi tabella 4). Puppino Limone CILIEGIO DOLCE Capolga Rosa Romana Mora di Faenza Corniola Carbuncion di Carpineta I progetti Rustaio Nobile Flamenco Colombina delle Province Seriana Pavia Giambella Cortigiana Per quanto riguarda le Pro- Verdone Rampino Mora di Vignola Ghiacciolo vince, esse hanno beneficia- SUSINO Ruggine d’autunno Mora Piacentina Grappuda to del sostegno dell’azione 7, Occhio di pernice San Giovanni Pavesi Orfana con l’obiettivo di sviluppare Vacaza Zabeo Sburdacion CILIEGIO ACIDO Quarantoleto progetti di salvaguardia del- Zucchella Scipiona Amarena Piacentina Rossina la biodiversità di interesse MELOGRANO Spaler Selvatico agrario strettamente legati Grossa di Faenza Virgolosa ai territori. Sono stati finan- ziati sette progetti, rispet- Volpina tivamente alle Province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Forlì-Cese- tale frutticolo dell’Emilia‐Romagna a rischio di ero- na e Ravenna, per il recupero e la diffusione di razze e sione iscritto o iscrivibile al Repertorio volontario re- varietà antiche. È stato inoltre realizzato, attraverso un gionale, sempre ai fini della loro conservazione ex situ; bando di gara europeo, un progetto di livello regionale • caratterizzazione morfologica e preparazione di mate- suddiviso in quattro lotti: riale sano (embrioni, giovani capi) per la reintroduzio- • caratterizzazione morfologica e genetica di accessioni ne e diffusione sul territorio regionale di razze animali di vite (Vitis vinifera) per una loro puntuale identifica- autoctone; zione finalizzata alla conservazione ex situ; • azioni di comunicazione finalizzate alla diffusione dei • ricognizione e caratterizzazione del patrimonio varie- risultati e alla messa in rete delle conoscenze scaturite

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CHI SONO GLI AGRICOLTORI CUSTODI E I CONSERVATORI EX SITU Per custodire le accessioni iscritte al Repertorio regiona- qualsiasi forma di contaminazione, alterazione e distruzio- le delle risorse genetiche, la Regione Emilia-Romagna, in ne. La Regione, inoltre, attraverso la legge n. 1/98, ha de- conformità alle Linee guida nazionali per la conservazio- finito la figura degli agricoltori custodi, aziende che con- ne e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, ani- servano in situ, ovvero nei territori di ritrovamento, semi, male e microbica di interesse per l’agricoltura, ha indivi- piante madri e razze locali iscritte nel Repertorio regionale duato due modalità di conservazione: conservazione ex o in attesa di iscrizione. In questa categoria di conserva- situ e conservazione in situ. tori sono inclusi anche coloro che conservano on farm, La conservazione ex situ è affidata a soggetti pubblici e ovvero coltivano o allevano nel territorio d’origine le va- privati di comprovata esperienza nel settore e dotati di rietà e le razze a rischio d’estinzione. idonee strutture tecnico-organizzative. Attualmente sono Infine alcune Province hanno istituito un elenco degli 19 le strutture riconosciute e iscritte nell’elenco regionale agricoltori custodi registrati nel proprio territorio. L’iscri- dei conservatori ex situ. Essi svolgono tutte le attività diret- zione all’elenco provinciale è volontaria e subordinata a te alla salvaguardia del materiale da loro conservato da verifiche tecniche.

dalle attività di caratterizzazione morfologica, nonchè quelle già acquisite. I risultati delle attività del progetto regionale, che si è concluso nell’ottobre scorso, sono illustrati nei tre arti- coli rispettivamente a pagina 15, 20 e 23. Le prospettive della nuova programmazione

Attualmente è in corso di approvazione il nuovo Psr 2014-2020 e si stanno mettendo a punto anche le di- verse attività relative alla tutela dell’agrobiodiversità, elemento sempre più centrale in tutte le politiche comu- nitarie. Nel nuovo Psr dell’Emilia-Romagna non man- cheranno, quindi, aiuti mirati agli agricoltori custodi e ai conservatori ex situ e per la realizzazione di progetti concertati tra enti pubblici, enti di ricerca e agricoltori. A tal fine saranno valutate anche nuove modalità d’in- tervento messe a punto dalla Commissione europea, quali, ad esempio, i Gruppi operativi, costituiti da ricer- catori, tecnici, produttori e animatori del territorio. Le attività dei Gruppi saranno finalizzate alla messa a pun- to di tecniche innovative e alla ricerca di nuovi approc- Dell’Aquila ci economici per le aziende e avranno in ultima analisi Tacchino di Parma e Piacenza un ruolo di cerniera tra mondo produttivo e comunità scientifica.

14 Emilia-Romagna miniera di vitigni autoctoni MARISA FONTANA - CRPV, Cesena ILARIA FILIPPETTI, CHIARA PASTORE - DipSA, Università di Bologna

pesso si dice che l’Italia è lunga; dell’Emilia- spontaneo e selezione umana. Questo è il risultato più Romagna si può dire che è larga, ma invertendo evidente emerso anche dal progetto che la Regione ha l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: la di- affidato, con apposito bando, al Centro ricerche produ- versità è tanta. In effetti, dal punto di vista viti- zioni vegetali di Cesena (Fc). Scolo probabilmente non ci si aspettava che il territorio Per la vite, il progetto prevedeva le seguenti attività: regionale potesse vantare un così ampio panorama di • ricognizione e caratterizzazione morfologica della bio- vitigni di antica coltivazione locale e, perché no, forse diversità emiliano-romagnola per la specie Vitis vini- anche autoctoni, cioè originati sul posto per incrocio fera L. (attraverso sopralluoghi, compilazione schede Dell’Aquila

Uva Fogarina

15 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

morfologiche, caratterizzazione morfologica varietà/ stato la conoscenza dell’oggetto stesso della conservazio- accessioni, ricerca bibliografica, microvinificazioni); ne: in base ad una intensa e lunga attività di ricognizio- • analisi molecolare e virologica e valutazione integrata ne in tutto il territorio regionale sono state individuate dei risultati molecolari con quelli morfologici; 203 accessioni. L’analisi molecolare basata su marcatori • supporto al mantenimento in collezione delle varietà/ utilizzati a livello internazionale ha permesso di capi- accessioni. re che 79 di queste accessioni appartengono a varietà di vite già iscritte all’apposito registro nazionale, 33 ad La creazione del repertorio altre accessioni nazionali o internazionali, note con de- del settore viticolo nominazioni diverse ma non iscritte al registro, mentre le restanti 91 al momento non sono ancora state identi- Come si può notare si è trattato di un lavoro documen- ficate. È peraltro da notare che anche tra queste ultime tale e tecnico importante, finalizzato alla creazione di esistono dei sinonimi e solo 67 potrebbero essere poten- un repertorio regionale della biodiversità viticola utiliz- zialmente dei genotipi unici. zabile ai fini del prossimo Piano regionale di sviluppo Da questi numeri emerge che il lavoro svolto è stato rurale 2014-2020 e all’individuazione di qualche possi- decisamente ragguardevole, ma che molto resta anco- bilità, metodologica o concreta, per la reintroduzione di ra da fare. Il passo successivo, per quanto riguarda la vecchie varietà locali nel tessuto produttivo emiliano- conservazione, dovrebbe considerare anche l’opportu- romagnolo. nità di valorizzare la diversità che può essersi originata Dati i notevoli costi di conservazione, il primo passo è all’interno di ciascuna delle varietà a rischio, in seguito Fontana

Una tipica “alberata” bolognese

16 Fontana

Vecchie varietà di uva da tavola in vendita in un mercatino locale alla capacità dei genotipi locali di adattarsi alle differen- La ricerca di vecchie varietà ti condizioni ambientali che caratterizzano gli areali di reperimento delle varie accessioni ascrivibili a uno stesso Purtroppo la durata del progetto affidato al Crpv – nep- vitigno. In altre parole, la conservazione della biodiver- pure due anni – è stata appena sufficiente per chiarire sità non è come fare una collezione di figurine, ben- alcuni dubbi e sinonimie. Ma, come diceva Goethe, il sì una faccenda complicata che richiede ragionamenti dubbio cresce con la conoscenza, e si sono aperte nuove approfonditi e interlocutori consapevoli, poiché la loro prospettive su cui varrebbe la pena indagare. missione può essere economicamente soddisfacente, ma Comunque c’è materiale per chi volesse intraprendere comporta anche una funzione sociale e morale che non un’avventura sul fronte di una viticoltura identitaria e necessariamente viene riconosciuta in termini monetari ben caratterizzata. Solo per fare un esempio, si è riu- adeguati. sciti, grazie alla genetica, a dirimere la sinonimia Sper- Nell’ambito delle numerose varietà individuate, infatti, gola/Pellegrina, arrivando alla conclusione che si tratta ci sono biotipi che difficilmente possono far pensare a di due varietà distinte, nonostante la morfologia simile un impiego immediato a livello produttivo e di mercato, avesse portato i vecchi ampelografi a sostenere il contra- ma per non perdere caratteri genetici potenzialmente in- rio. I documenti ci dicono, poi, che la varietà Pellegrina teressanti sarà opportuno organizzare al meglio la con- aveva sempre caratterizzato le aree della Bassa modene- servazione ex situ di questi materiali, favorendo altresì se; pertanto la possibilità per quelle aree devastate dal il mantenimento in situ e on farm di quella biodiversità terremoto del 2012 di aggrapparsi ad un prodotto del- viticola che può garantire una vitivinicoltura sostenibile la loro identità culturale potrebbe essere un elemento anche sotto il profilo economico: la biodiversità si con- psicologicamente ed economicamente utile nel difficile serva soprattutto se viene utilizzata. processo della ricostruzione.

17 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Ponti

Vigneto collinare

Un’altra osservazione da fare, nel complesso discorso (Ra), a titolo esemplificativo, un paio di microvinifica- dell’impiego della biodiversità viticola, è che alcune va- zioni: per reintrodurre un vitigno da vino anche la ca- rietà hanno caratterizzato per secoli vallate, poggi o, per ratterizzazione enologica è importante, è il primo passo meglio dire, comunità rurali, ma l’agricoltura di oggi per cercare di capire se e come un vitigno può essere svi- è decisamente più egocentrica rispetto al passato e con luppato in termini di vino. Il nuovo Programma regio- la perdita di risorse genetiche si è perso anche tutto il nale di sviluppo rurale 2014-2020 dovrebbe consentire “saper fare” che la comunità tramandava oralmente. Per il tutoraggio da parte dei tecnici a quegli imprenditori questo la sola caratterizzazione morfologica e genetica che volessero tentare di aprire nuovi orizzonti enologici della biodiversità viticola è insufficiente per una rein- a partire da vecchie varietà di vite, ovvero recuperare la troduzione in coltura, spesso sarebbe necessaria anche “ricetta”. la “ricetta” per la sua gestione dal campo alla cantina. Un lavoro di questo tipo è stato fatto alcuni anni fa dai tecnici di Astra con il Comune di Russi (Ra) per recupe- Alcuni test rare la ricetta della Canena nova, un uvaggio d’altri tem- di microvinificazione pi, che dava un vino decisamente instabile, ma pronto da bere alla terza domenica di settembre. L’obiettivo era Nell’ambito del progetto sono state realizzate dai tecnici ricostruire l’uvaggio di cui si stava perdendo la memoria di Astra-Innovazione e sviluppo di Tebano di Faenza e attualizzare un prodotto che solo la moderna tecnolo-

18 gia di cantina poteva permettere di stabilizzare e imbot- tigliare ancor prima del vino novello. Lo studio coordinato dal Crpv, inoltre, ha riportato l’at- tenzione sulle varietà di uva da mensa perché contra- riamente a ciò che si crede comunemente, la viticoltura da tavola export-oriented è nata proprio in Emilia-Ro- magna e segnatamente nel piacentino. Infatti nel 1877 Francesco Cirio e i fratelli Zerioli di Castel San Gio- vanni iniziarono, primi in Italia, l’esportazione dell’uva da tavola sul mercato di Parigi, per poi allargare i loro orizzonti a Germania, Svizzera e Austria. Tra le varietà principali di questa fiorente viticoltura da mensa c’era- no anche “Besgano bianco” e “Besgano nero (o rosso)”. Le analisi morfologiche e genetiche hanno consentito di ricostruire lo spostamento del Besgano nero da ovest verso est grazie al reperimento di vecchie accessioni lo- Crpv cali identificate con le denominazioni di “Burghisana” e Uva Trebbianina “Grillone” nel ravennate. Dell’Aquila

Uva del Fantini

19 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

Alla riscoperta del valore dei frutti dimenticati CLAUDIO BUSCAROLI - CRPV, Tebano (Ra)

a maggior parte delle specie da frutto in Emilia- bilmente perché già coltivato a quell’epoca. La pera Spadona Romagna non sono autoctone, ma probabilmente d’inverno, secondo Gallesio, era già nota ai monaci benedet- coltivate da qualche millennio. Durante il regno del tini nell’Alto Medioevo, poi assunse varie denominazioni. La principe Sargon, della dinastia degli Accadi, nel ter- pesca noce cotogna era già conosciuta nel ’500 e forse pro- Lzo millennio a. C., i cui domini si estendevano fino all’Asia viene dalle collezioni medicee. La Musabò fu illustrata per la centrale, sembra siano state introdotte da questo continente prima volta da Ulisse Aldrovandi, che la coltivava nella sua l’albicocco e il pesco. Mentre melo e pero erano coltivati in azienda, a Crespellano. Fior di Cassia, mele Rose, pere Mo- Medio-oriente già in precedenza. scatelle e Angelica furono raffigurate dai pittori del periodo In Emilia-Romagna sono sopravvissute diverse varietà dai rinascimentale e barocco. tempi remoti. È il caso del melo Decio, che prese il nome Molte delle antiche varietà ancora esistenti in regione sono dall’omonimo imperatore tardo-romano (249-251), proba- state conservate per parecchie generazioni dagli stessi agricol- Buscaroli Buscaroli

Albero e frutti (nel riquadro) di mele Farinaccio

20 EMILIA-ROMAGNA: CONSERVATORI EX SITU DI VARIETà VEGETALI ISCRITTE NEL REPERTORIO REGIONALE Conservatore Principali accessioni custodite

Associazione Nuova Terraviva Durello di Ferrara, Campanino - Mora di Faenza - Zucchella - Orfana Ferrara Melo: Pero: Susino: Olivo: Vite: Alionza, Angela, Bervedino, Canina nera, Centesimino, Famoso, Fogarina, Negretto, Ruggine, Scarsa Foglia, Sgavetta, Spergola, Termarina, Trebbianina, Uva del Fantini, Uva del Tundè, Uva Tosca, Astra - Innovazione e Verdea, Vernaccina, Veruccese, Cornacchia, Lambrusco Benetti, Lanzesa, Pelagos, Albana nera, SviluppoFaenza (Ra) Belzamin, Bertinora, Biondello, Bsolla, Lambrusco di Fiorano, Maligia, Malvasia aromatica di Parma Pesco: Bella di Cesena - Albicocco: Reale di Imola, Tonda di Tossignano - Pero: Mora di Faenza, Volpina - Ciliegio: Mora di Vignola - Melo: Abbondanza Vite: Verdea, Sgavetta, Trebbianina, Fogarina, Lambrusco Oliva, Uva Tosca, Spergola, Angela, Alionza, Az. Agraria Unibo Bologna Centesimino, Lambrusco Barghi, Lambrusco Benetti, Lambrusco di Fiorano, Termarina, Santa Maria Az. Agr. Bargello Reggio Emilia Vite: Lambrusco Barghi, Fogarina, Sgavetta, Spergola, Termarina, Uva Tosca, Trebbianina Ciliegio: Corniola - Pesco: Pesca carota, Sant’Anna Balducci Pero: Scipiona, Volpina, Mora di Faenza, Az. Agr. Ghetti Daniele Faenza Angelica, Cocomerina d’inverno, Covate - Melo: Durello, Abbondanza, Poppina, Campanino, (Ra) Musona - Susino: Zucchella - Albicocco: Reale di Imola, Tonda di Tossignano Melo: Abbondanza, Campanino, Durello, Musa - Pero: Angelica, Mora di Faenza, Scipiona, Volpina, Az. Agr. Ghetti Domenico Cocomerina d’inverno- Ciliegio: Mora di Vignola, Corniola - Albicocco: Reale di Imola - Susino: Zucchella e Stefano Brisighella (Ra) Pesco: Bella di Cesena, Sant’Anna Balducci, Pesca Carota, Sanguigna Olivo: Colombina Giardino delle Erbe Casola Melo: Lavina, Abbondanza - Pero: Volpina, Mora di Faenza, Scipiona - Albicocco: Reale di Imola - Olivo: Valsenio (Ra) Ghiacciolo, Orfana

Ente Gestione Parchi e Ciliegio: Mora di Vignola - Melo: Abbondanza - Biodiversità Emilia Occ. Cocomerina precoce, Scipiona - Zucchella Langhirano (Pr) Pero: Susino: Pero: Scipiona, Volpina, Mora di Faenza - Melo: Abbondanza, Campanino, Lavina, Poppina, Durello - Fondazione Villa Ghigi Bologna Ciliegio: Mora di Vignola, Corniola - Albicocca: Reale di Imola, Tonda di Tossignano Istituto Alcide Cervi Gattatico Vite: Lambrusco Barghi, Fogarina, Lambrusco Oliva, Spergola, Verdea Ciliegio: Mora di Vignola - Susino: (Re) Zucchella - Pero: Cocomerina - Melo: Abbondanza Ist. d’Istruzione Superiore Lambrusco Barghi, Fogarina, Sgavetta, Spergola, Termarina, Uva Tosca A. Zanelli Reggio Emilia Vite: Ist. Tecnico Agrario Statale Vite: Santa Maria, Fogarina, Termarina - Pero: Angelica, Scipiona, Mora di Faenza - Melo: Abbondanza, F. Bocchialini Parma Campanino, Durello, Lavina - Susino: Zucchella - Pesco: Sanguigna

Az. Agr. Mossi (Pc) Vite: Bervedino, Melara, Santa Maria, Verdea tori, molte altre sono state reperite da ricercatori e appassiona- ti vicino a castelli, abbazie e conventi, lungo le vie e i sentieri percorsi dai pellegrini nel Medioevo, come la via Francigena. Le varietà più note di cui si conoscono meglio le caratteristi- che agronomiche e la storia documentata sono già state inse- rite nel Repertorio regionale. Tantissime, mai menzionate nei documenti storici, si conoscono solo per gli esemplari secolari o le informazioni orali raccolte nelle zone di origine. Le varietà antiche sono più resistenti alle malattie

In genere le varietà antiche sono piuttosto rustiche. Prima dell’avvento della chimica come mezzo principale per la di- Buscaroli fesa da patogeni e parassiti, infatti, per essere coltivate con Mela Durello successo era indispensabile che le piante fossero piuttosto

21 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

resistenti alle più comuni malattie. Quelle più interessan- ti anche per la qualità dei frutti oggi vengono coltivate nell’ambito della frutticoltura a basso impatto ambientale o biologica. Si progettano anche nuovi modelli di frutteti dove l’utilizzo combinato di più varietà con diversi tipi di resistenze costituiscono delle barriere molto più efficaci all’aggressione dei patogeni. Le varietà antiche sono poi impiegate nei programmi di miglioramento genetico come fonti di geni di resistenza/tolleranza per la costituzione di nuove varietà, alcune delle quali già in commercio. In que- sto caso le resistenze, spesso poligeniche, vengono affian- cate ad altre per ottenere resistenze multiple più durevoli,

poiché meno facilmente superabili dai patogeni. Notevole Buscaroli è anche la variabilità del portamento vegetativo e dell’ha- bitus. Alcuni genotipi sono compatti, con internodi brevi, Pera Ingurien ideali per impianti ad alta densità. Ciò che però colpisce più di tutto, in questi frutti antichi, è il profumo e l’aroma, caratteristiche ormai sconosciute nelle generalmente a dimora nei campi-collezione in numero di cultivar più recenti, selezionate per una agricoltura più pro- due o tre piante per varietà. Da qui la necessità di censirne duttiva ed industriale. Nei test sensoriali raggiungono pun- periodicamente il numero complessivo, incluse quelle in pos- teggi spesso superiori alle varietà moderne e recentemente sesso degli agricoltori custodi. Raramente sono risanate, il chè sono state riscoperte anche dai grandi cuochi che con queste richiederebbe specifici programmi. produzioni elaborano piatti di rara bontà, oltre a dedicare li- Le valutazione iniziano già nel periodo invernale per osser- bri di ricette ai frutti dimenticati. vare l’habitus vegetativo degli alberi, che è un elemento piut- tosto discriminante per talune specie. Si prosegue durante il C’è ancora molto materiale germogliamento e la fioritura. Ad esempio, nel pesco, il tipo genetico da catalogare di fiore è un marcatore mendeliano di notevole aiuto per ri- costruire genealogie e identificare correttamente accessioni Attualmente sono iscritte al Repertorio regionale circa un’ot- di cui non è chiara l’origine. In primavera vengono osserva- tantina di antiche varietà frutticole. C’è comunque ancora ti i caratteri vegetativi e nella fase di maturazione gli aspetti molto materiale genetico da catalogare nelle collezioni ex situ pomologici. Per le varietà più interessanti si prosegue con le riconosciute ufficialmente dalla Regione Emilia-Romagna. analisi fisico-chimiche e panel test. Nei casi più complessi e di Le accessione dichiarate sono più di 400, ma il numero com- difficile attribuzione sono state effettuate analisi molecolari. plessivo supera abbondantemente il migliaio. In certi casi si A differenza della vite il fingerprinting non è obbligatorio per tratta di sinonimie utili anch’esse per ricostruire la storie e l’iscrizione, ma sempre più indispensabile per confermare i le aree tipiche di diffusione, oppure di antiche varietà extra- dati di campo. La scheda tecnica conclusiva è volutamente regionali, anche internazionali, quanto mai indispensabili sintetica, composta di circa una trentina di descrittori. come elementi di confronto. Oltre a proseguire nella catalogazione e caratterizzazione I censimenti effettuati durante i progetti comprensoriali, han- delle accessioni, per quanto riguarda le varietà già in Re- no evidenziato come il territorio sia ancora ricco di genotipi pertorio è fondamentale passare alla fase di valorizzazio- ancestrali di notevole interesse, conservati come esemplari ne. Per alcune, grazie all’iniziativa di privati, di comune unici dai frutticoltori locali. L’iter per l’iscrizione prevede un accordo con gli enti locali si è già arrivati alla commer- accurata indagine bibliografica circa i documenti storici e le cializzazione del prodotto. Su questa linea si sono già immagini che ne attestano la coltivazione da almeno 50 anni. mossi alcuni progetti comprensoriali provinciali che ne Segue la raccolta dei dati feno-pomologici. Le accessioni sono hanno permesso la reintroduzione in situ.

22 Un progetto per salvare tre razze bovine a rischio ANDREA ROSSi - Crpa, Reggio Emilia ALESSIO ZANON - Veterinario

ell’ambito del Programma di sviluppo rurale senza dubbio, tra le più antiche per l’Italia: si tratta della Ot- 2007-2013 (misura 214 - “Pagamenti agro-am- tonese-Varzese-Tortonese, della Pontremolese e della Garfa- bientali”) la Regione Emilia-Romagna ha pro- gnina. Queste razze di fatto rappresentano le ultime testimo- mosso, tra l’altro, interventi per la salvaguardia nianze del ceppo primordiale allevato nella Penisola. Infatti, Ndel patrimonio di razze autoctone a rischio di estinzione. In consultando alcuni testi redatti sul finire dell’800, questi bo- questo quadro, e nell’ottica della valorizzazione delle produ- vini vengono descritti come di ceppo italico o iberico. zioni montane, è stato affidato al Crpa un progetto per il re- cupero produttivo di tre razze bovine e di una razza ovina Gli obiettivi da raggiungere (Balestra-Modenese) diffuse sul territorio regionale e presenti Il progetto avviato dal Crpa punta innanzitutto all’aumento anche in aree di regioni confinanti. del numero di capi allevati. La scarsa produttività di questi Le razze bovine su cui si è concentrato il progetto sono quelle esemplari ha infatti portato ad un generale disinteresse rispet- tradizionalmente diffuse sull’Appennino tosco-emiliano e, to all’attività di selezione; pertanto ci si è trovati di fronte allo Crpa

Un capo di razza Ottonese

23 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

EMILIA-ROMAGNA: CONSERVATORI EX SITU all’allevamento di queste razze. DI RAZZE ANIMALI A RISCHIO C’è poi l’esigenza di produrre un congruo numero di fiale di Conservatore Principali accessioni custodite nuovi tori, per rendere più age- Pasquesi Costantino Pievepelago (Mo) Pecora Balestra vole e sicuro il progetto di imple- Società agricola Del Molino Farini (Pc) Ottonese-Varzese mentazione numerica. Infatti, le Az. Agr. Cà Marmocchi di A. Marchi Zocca (Mo) scorte di seme congelato presenti Società Agr. San Paolo Medesano (Pr) Pontremolese si sono notevolmente ridotte ne- Società Agricola Corte del Boiardo Reggio Emilia Ottonese-Varzese, Pontremolese, gli anni e per lo più derivano da Az. Agr. del Gigante di Valcavi Daniele Baiso (Re) Ottonese-Varzese, Garfagnina analoghi progetti sviluppati in passato. Un secondo ordine di problemi è dato dal pericolo in- sconfortante quadro in cui la quasi totalità dei capi rinvenuti combente della stretta consanguineità che grava fortemente non veniva sottoposta a copertura con toro di analoga razza, su queste piccole popolazioni già caratterizzate dalla scarsa vuoi per scarsa possibilità di reperimento del seme, vuoi per numerosità. Nel tentativo di trovare una soluzione sono state il tentativo di ottenere tramite incrocio vitelli più precoci e individuate linee di sangue rimaste escluse in passato, da cui produttivi da collocare sul mercato del vitellame da ristallo ottenere nuovi torelli da adibire alla produzione di seme. Pas- (ingrasso). Con l’avvio del progetto si è giunti a una immedia- siamo ora a una sintetica descrizione delle caratteristiche delle ta sospensione di questa pratica e a una generale riconversione tre razze bovine comprese nel progetto. verso la produzione di giovani vitelli di razza. Il raggiungimento di un numero significativo di giovani capi, Le caratteristiche degli animali oltre a rappresentare un parametro importante dell’efficacia del progetto, creerebbe il presupposto per il coinvolgimento Ottonese-Varzese-Tortonese. L’area di origine della raz- di un numero crescente di aziende che, tramite idonee siner- za Ottonese abbraccia la zona appenninica a cavallo di gie poste in essere con il nuovo Programma regionale di svi- cinque regioni – Lombardia, Emilia-Romagna, Tosca- luppo rurale, potrebbero usufruire di forme di incentivazione na, Liguria e Piemonte – dove la razza assume rispet- Crpa Crpa

Garfagnina Esemplare di razza Pontremolese

24 SOLO UNA VENTINA DI CAPI DELLA PECORA MODENESE Oltre che delle tre razze bovine, il progetto regionale si oc- rizzazione e il censimento della razza ovina Cornella Bian- cupa inoltre della Pecora Modenese. Originaria dell’Ap- ca, sono stati individuati alcuni soggetti riconducibili alla pennino, è conosciuta anche con i nomi di “Emiliana di Balestra. La consistenza attuale è di circa una ventina di pianura”, “Pavullese” o “Balestra”; quest’ultimo nome si capi. Nonostante tutti gli sforzi profusi, la bassa numerosità riferisce alla particolare forma delle e l’elevato grado di consanguineità corna, molto distese, che ricordano porta alla nascita di soggetti estre- appunto una balestra. Notizie docu- mamente disvitali che periscono in mentate che risalgono agli anni ’30 gran numero nei primi giorni di vita. parlano della presenza della Mode- Spesso anche le pecore sono estre- nese in Veneto, nella fascia compre- mamente delicate e un numero sa tra il Po e l’Adige, dove le greggi considerevole presenta grossi pro- trascorrevano il periodo invernale se- blemi post-parto. guendo la tradizionale transumanza. A questo scopo, visto il carattere Le greggi ripartivano poi nella tarda recessivo delle particolarità ana-

primavera per i pascoli dell’Appen- Crpa tomiche della razza, nel progetto nino modenese dove permanevano si è optato per fare nascere un durante l’estate. Si riteneva che questa razza fosse estin- certo numero di pecore derivate da incrocio con ta, tanto da non essere neppure citata dall’atlante del razze simili, con l’obbiettivo di utilizzare questi deriva- Cnr del 1983. ti in un opportuno piano di accoppiamenti di sostitu- Recentemente, nel corso di un’indagine per la caratte- zione con la razza Modenese in purezza. tivamente la dizione di Varzese, Ottonese, Montana, bili a una popolazione di tipo iberico-italico insediatasi Cabellotta e Tortonese. Rustica e longeva – un tempo nell’Appennino in epoche remote. vacche e buoi di 15-20 anni non erano rari – la preva- Intorno al 1940 il numero dei capi si aggirava in circa lente attitudine al lavoro è stata via via modificata verso 15.000 unità, per scendere a 5.700 nel 1960 fino al defi- modeste produzioni di latte e carne che presentano tut- nitivo tracollo della popolazione con 13 capi censiti nel tavia elevati standard qualitativi. Questi bovini sono in 1983. La sorte della razza è stata segnata dal continuo grado di sfruttare le magre risorse dell’area appenninica ricorso all’incrocio di sostituzione con la più produttiva di origine. Come per altre razze in pericolo di estinzio- Bruna Alpina. Per queste esigenze un centro di approv- ne, le cause della forte contrazione numerica sono da vigionamento di giovani buoi addestrati al giogo era il ricercarsi nell’intervenuta meccanizzazione dell’agricol- paese di Bettola, nel piacentino. tura, nello spopolamento delle aree di origine e nella mancata specializzazione delle funzioni della razza verso Garfagnina. Nota anche come “Nostrana”, “Modenese la carne o il latte. di monte” o “Grigia dell’Appennino reggiano”. Si tratta di una razza di ceppo misto (podolico ed iberico) che Pontremolese. La Pontremolese è la razza con il minor presumibilmente deriva da ripetuti incroci. Il suo at- numero di esemplari. L’antico territorio di allevamento tuale aspetto risulta fortemente influenzato dal ceppo è situato nelle valli dei fiumi Magra e Vara, situate nel- podolico; infatti il colore del mantello e la particolare le province di Massa Carrara e La Spezia. Secondo gli conformazione ricordano questi bovini. Anche per que- studiosi presenta affinità tali da accomunarla con altri sti capi la diminuzione numerica è stata rapida e conti- gruppi etnici locali un tempo noti in Emilia-Romagna nua tuttora, con i pochi soggetti rimasti sono quasi tutti (quali Bardigiana, Valtarese, Cornigliese), tutte ascrivi- concentrati in Garfagnana.

25 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare case history/1 Dal Centesimino al Famoso, così nascono vini alla moda FRANCESCA PONTI, MARINA ARIAS - Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare

ella viticoltura romagnola forse mancava un vino produttori agricoli, ristoratori, artigiani e commercianti della di tendenza come il Famoso, bianco fruttato e zona, con l’ambizione di valorizzare il patrimonio naturalisti- di facile abbinamento, versatile quanto l’Albana e co, storico-culturale ed enogastronomico della zona. Il primo decisamente più grintoso del Trebbiano. In casa obiettivo era di restituire agli abitanti del posto la torre medie- NAncarani si produce vino da tre generazioni. Siamo nelle col- vale, di proprietà del Comune di Faenza, e di renderla fruibile line faentine, in località Oriolo dei Fichi e, passeggiando tra i insieme al parco circostante anche ai tanti visitatori. vigneti che disegnano il paesaggio circostante, si scorge l’anti- Ogni anno qui vengono organizzate manifestazioni a tema: ca torre di Oriolo, oggi simbolo di una nuova imprenditoria feste paesane, sagre agresti, visite guidate, rievocazioni stori- agricola faentina. che, feste tradizionali, musica, fuochi, canti e balli. Queste Quasi vent’anni fa nasceva l’associazione Torre di Oriolo, manifestazioni, diverse in ogni stagione, sono innanzitutto recentemente diventata Onlus, per merito di un gruppo di occasioni per far conoscere i prodotti tipici, i piatti tradizio- nali e, ovviamente, il vino della zona. Faenza è terra di vini da vi- tigni di antica coltivazione come la Docg Albana e il Sangiovese, prodotto in abbondanza e a tut- ti i livelli qualitativi, mentre le cantine sociali della zona per lo più propongono, come bianco, il Trebbiano. Un vitigno simbolo del territorio faentino

Vitigni che non mancano ov- viamente anche nei 14 ettari a vigneto dell’azienda Ancarani, dove da sempre si produce anche il Centesimino. A bacca rossa e semi-aromatico è questo ormai il vitigno simbolo della zona. Qui veniva imbottigliato con il nome Az. Ancarani) che tradizionalmente gli si dava Claudio Ancarani nella sua azienda in famiglia: Savignôn rosso. Era il vino tenuto per lo più per il

26 consumo familiare, da abbinare al ciambellone, perché il suo sapore, tendenzialmente dolce, rendeva tutte le occasioni un Ponti po’ speciali. Grazie a un gruppo di produttori, tra cui anche Claudio An- carani, il Centesimino oggi è coltivato e sapientemente tra- sformato in ottimo vino, una ricchezza per tutto il territorio e uno dei punti di forza per il rilancio della viticoltura dell’in- tera area romagnola. Per ora i produttori sono una decina in tutto, concentrati per lo più nel Faentino, con qualche scon- finamento nelle colline fino al Cesenate. L’associazione Torre di Oriolo ha svolto un ruolo importan- te nel recupero e nella valorizzazione del Centesimino. Nella prima fase, in cui si doveva iscrivere questo vitigno al Regi- stro nazionale delle varietà di vite, si pensò di usare il nome con cui era conosciuto in zona, ovvero Sauvignôn rosso, ma questo nome non convinceva per l’esistenza di un Sauvignôn rosso francese ed anche per l’assonanza con il vitigno interna- zionale Cabernet Sauvignôn: difficile legarlo alla biodiversità della zona. Ecco allora che dall’associazione arrivò la proposta di chiamarlo Centesimino, dal soprannome di Pietro Piano- ri, detto appunto “il Centesimino”, che per primo allestì in zona Torre di Oriolo un vigneto, probabilmente prelevando le marze da una pianta di vite presente nella corte interna del- la sua abitazione nel centro storico di Faenza. Siamo attorno agli anni ’30, periodo nel quale la filossera causò la perdita di gran parte dei vigneti locali, mentre quella pianta si salvò grazie alla protezione offerta dalle mura del giardino. Le analisi molecolari hanno permesso di verificare che il Centesimino non era assimilabile ad altre varietà iscritte al Registro nazionale e che sul territorio faentino esistevano accessioni denominate Alicante e che, invece, erano riferibili Bottiglie di vino Centesimino e Famoso dell'azienda Ancarani proprio al Centesimino. Nel 2004 si è pertanto proceduto con l’iscrizione al Registro nazionale. Il tenace lavoro dei pro- duttori della Torre di Oriolo ha sicuramente fatto crescere il soddisfazioni sia in campagna, sia in cantina. L’occasione è Centesimino in questi ultimi anni al punto che, per promuo- arrivata con il Famoso. Dopo aver assaggiato una microvi- vere ulteriormente questo vino, sarebbe forse auspicabile in nificazione realizzata nella cantina sperimentale di Tebano, futuro il riconoscimento della Doc: un’opportunità per farsi Ancarani non ebbe dubbi. Con la consulenza dei validi tec- conoscere anche sui mercati internazionali. nici di Astra e Crpv e dell’enologa Marisa Fontana, oggi in azienda ne è stato impiantato un ettaro e mezzo e vengono Il secondo gioiello dell’azienda Ancarani prodotte circa 3.500 bottiglie di vino all’anno. È un vitigno molto vigoroso, ben adattato alla zona e al cli- Da alcuni anni però nell’azienda Ancarani si produce anche ma, rustico e resistente, difficilmente soggetto ad attacchi pa- un altro vitigno della biodiversità romagnola recentemente rassitari. I chicchi di uva giallo-verdi, sodi e croccanti, lo ren- riscoperto: il Famoso o Rambella. Il titolare racconta che era dono molto appetibile anche per il consumo da tavola, uso alla ricerca di un vitigno nuovo, versatile, resistente, che desse che, in verità, aveva per lo più in passato. Se non contenuta

27 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Fontana Fontana

Grappolo di Centesimino Grappolo di uva Rambella, oggi iscritta con il nome di Famoso con adeguate potature ed eventuali diradamenti, è una pianta bottiglia per ulteriori due mesi prima della vendita conferi- talmente vigorosa da far registrare, in annate favorevoli, pun- scono a questo vino bianco e non troppo alcolico un profumo te di produzione di oltre 400 quintali ad ettaro. Un quanti- particolarmente ricco e fruttato, con note di nespole, pesche tativo ovviamente che non interessa a chi, come Ancarani, e glicine. Un vino giusto per un consumo giovane, tipologia vuole fare vino di qualità, ma che può renderlo certamente sempre più ricercata dal mercato e, come tale, proposto nei appetibile per altri tipi di produzione, nonché per le cantine ristoranti ed enoteche della zona. sociali della zona. Chi sembra apprezzare moltissimo questo vino sono gli stra- L’etichetta scelta da Ancarani per il nieri, americani e giapponesi in suo Famoso e il nome di fantasia AZ. AGR. ANCARANI primis, sempre più alla ricerca di che gli ha dato, “Signore”, sono ac- Via S. Biagio Antico, 14 - Faenza (Ra) nicchie di gusto e di sapori iden- cattivanti quanto il vitigno stesso. La Tel +39 0546 642162 titari di cui l’Italia è sicuramente vendemmia è manuale, con attenta [email protected] ricca. Per il vitigno Famoso si po- selezione delle uve, vinificate con viniancarani.it trebbero quindi aprire interessanti pigiatura e pressatura soffice e con prospettive sui mercati internazio- breve sosta in pressa per una deli- ASSOCIAZIONE PER LA TORRE DI ORIOLO nali, anche se per il momento il cata estrazione degli aromi. La ma- Oriolo dei Fichi - Faenza (Ra) primo motore di diffusione rima- turazione di due mesi sui fermenti Tel 333 3814000 ne la vendita diretta in azienda e [email protected] naturali, la decantazione in tini per torredioriolo.it durante le manifestazioni alla torre altri due mesi e la permanenza in di Oriolo.

28 case history/2 Villa Ghigi: ricca di storia e di alberi da frutto secolari FRANCESCA PONTI, MARINA ARIAS - Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare MARIA TERESA GUERRA - Fondazione Villa Ghigi irca 30 ettari di terreni collinari, un luogo tran- tratti difficile, e quanto resti ancora da fare per custodire e quillo e appartato a brevissima distanza dal centro preservare una delle porzioni più significative del territorio della città, attraversato da un sentiero escursioni- intorno a Bologna: la sua preziosa collina. stico che dai viali di circonvallazione cittadini si Cinoltra nel cuore della collina bolognese. Un affascinante La nascita del Parco connubio di cui non era certo scontata la trasformazione e dell’omonima Fondazione in parco cittadino, ma negli anni ’70, grazie a una serie di favorevoli circostanze, è nato il parco e, una decina di anni La Fondazione Villa Ghigi è stata istituita nel 2001, su ini- dopo, il Centro Villa Ghigi. Rileggendo la storia, oggi rac- ziativa di Comune, Provincia e Università di Bologna. Essa colta in un ben curato sito web (fondazionevillaghigi.it), è prosegue l’esperienza dell’omonimo Centro, che sin dalla facile intuire quanto la strada compiuta dal Centro e poi nascita, nel 1980, e grazie all’impegno del suo primo pre- dalla Fondazione Villa Ghigi sia stata lunga, interessante, a sidente, Delfino Insolera, aveva posto le basi che avrebbero Fondazione Villa Ghigi Fondazione Villa

Antichi alberi da frutto a Villa Ghigi, sulle colline sopra Bologna

29 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Ponti Fondazione Villa Ghigi Fondazione Villa

Albero secolare di Pero Ruggine Una scolaresca in visita al parco portato in pochi anni a dar vita a nuove modalità di educa- Il parco, inaugurato nel 1975, deve il nome alla famiglia de- zione e divulgazione ambientale in città. Dopo Insolera tra i gli ultimi proprietari della tenuta. Il prof. Alessandro Ghigi, presidenti si sono succedute figure autorevoli come Giorgio in particolare, ordinario di zoologia e poi rettore dell’Uni- Celli, Umberto Bagnaresi e Paolo Pupillo e, nel frattempo, versità di Bologna negli anni ’30, naturalista e precursore si è affermato un gruppo di lavoro e un metodo educativo, delle politiche conservazionistiche nazionali, abitò nella divulgativo e progettuale che ha portato alla costituzione villa fino alla morte, avvenuta nel 1970. A lui e al padre della Fondazione, con l’obiettivo di offrire un contributo Callisto si deve l’impianto di molti alberi ornamentali e per una crescita culturale legata ai valori ambientali e pae- da frutto oggi custoditi nel parco, un luogo di particolare saggistici del territorio. valore paesaggistico per la ricchezza e diversità di ambien- ti a matrice naturale, seminaturale, ornamentale e rurale, Un luogo per aspiranti agricoltori custodi oltre che un serbatoio di biodiversità nel senso più ampio del termine. Oggi la Fondazione è accreditata come uno dei centri di In passato la tenuta dei Ghigi era organizzata in modo da educazione alla sostenibilità di eccellenza del sistema regio- privilegiare produzioni agricole a maturazione scalare, di- nale Infaeas e, nell’ambito del medesimo sistema, partecipa sponibili per buona parte dell’anno, sia per sostenere le fa- al Bac, il multicenro per l’educazione alla sostenibilità del miglie mezzadrili che lavoravano e vivevano nei suoi cinque Comune di Bologna. Dal 2012 la Fondazione fa ufficial- poderi, ma anche per avere prodotti da vendere al mercato mente parte delle strutture accreditate come conservatori ex di Bologna. Tra i vigneti della vecchia tenuta, alcuni soprav- situ dell’agrobiodiversità della Regione Emilia-Romagna. vivono tuttora, grazie alle cure di agricoltori e appassionati

30 locali con i quali la Fondazione ha attivato specifiche con- enza; un’altra decina di varietà o biotipi al momento sono venzioni. Meritano una segnalazione tre vecchie piantate in corso di caratterizzazione da parte dei tecnici del Crpv e di Lambrusco maritate a ciliegi e olmi, il cui impianto “a dell’Università di Bologna, tra cui le varietà Spadona inver- cavalcapoggio” risale al 1929. Sono inoltre presenti molte nale, Zuccherina, Francesina e Molinaccio. In particolare, antiche piante di ciliegio, appartenenti a tipiche varietà no- si segnalano un doppio filare nei pressi del nucleo colonico vecentesche come la Moretta, la Corniola e diverse tipologie del Becco, risalente ai primi decenni del Novecento, e una di duroni, alcuni dei quali sono in corso di caratterizzazione pianta secolare di Pero Ruggine molto tardiva e scalare nella da parte dei tecnici del Crpv di Cesena, che da alcuni anni maturazione, che si inizia a raccogliere dal mese di ottobre, hanno avviato uno studio varietale del patrimonio di frutti- con una colorazione dei frutti molto particolare, tendente feri presente nell’area verde. al grigio. Anche tra i meli non mancano esemplari secolari, tra cui Nella tenuta molte antiche spiccano le varietà Abbondanza, Campanino, Lavina, Pop- varietà di pere e mele pina e Durello. Fichi, melograni, cachi, mandorli e azze- ruoli – questi ultimi presenti con alcuni vecchie piante a Agli inizi della primavera, la fioritura dei mirabolani lungo frutto sia giallo, sia rosso – completano una collezione in le cavedagne del parco è davvero spettacolare: questa spe- situ davvero unica a livello regionale. La presenza di queste cie, più nota nel Bolognese come rusticano, oltre che per la varietà costituisce un patrimonio genetico importantissimo produzione di frutti era molto usata come portainnesto per e di grande utilità per l’agricoltura moderna, sia per la ricer- l’albicocco (presente nel parco con alcune vecchie piante di ca di geni di resistenza tipici nelle varietà frutticole antiche, Reale di Imola e Alessandrine). Tra le pere, tante varietà che permettono di rendere più sostenibile la coltivazione, sia sono state iscritte dal 2009 a oggi nel Repertorio regionale per la riscoperta di gusti e profumi ormai perduti, sempre dell’agrobiodiversità, tra cui Scipiona, Volpina, Mora di Fa- più apprezzati dai consumatori. Fondazione Villa Ghigi Fondazione Villa

Un’immagine del nascente Frutteto del Palazzino

31 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Fondazione Villa Ghigi Fondazione Villa

Un vigneto a Villa Ghigi

Gran parte delle informazioni sulla storia della tenuta Gli ultimi interventi di risistemazione sono state raccolte nel corso degli anni dalla Fondazione A partire dal 2004 la Fondazione gestisce direttamente il grazie ai preziosi racconti di alcuni coloni e di altri ap- parco per conto del Comune e alcuni degli interventi sono partenenti alle famiglie che vi lavoravano, come Gino e stati realizzati con il coinvolgimento degli anziani ex-mez- Luciano Cerè, Luigi Ruggeri e Rosa Musini. La signora zadri. La creazione di un grande orto, la realizzazione di Rosa, in particolare, vive tuttora al Becco, uno dei due uno stagno, il recupero di un vigneto abbandonato, la rac- nuclei colonici interni al parco, e sui tetti della sua abi- colta e trasformazione della frutta del parco, la cura delle tazione e della stalla-fienile volano ancora alcune coppie vecchie piante da frutto e la loro propagazione mediante dei colombi romagnoli tanto amati da Alessandro Ghigi, innesti, i numerosi impianti vegetali sono solo alcuni de- appassionato allevatore di specie avicole. Queste persone gli interventi compiuti di recente. Tra questi un posto di sono i custodi della memoria storica dei luoghi e degli rilievo ha il cosiddetto “Frutteto del Palazzino”, realizzato ultimi “segreti” della tenuta. Come il pomodoro della nel 2010 in collaborazione con Arpa Emilia-Romagna, che famiglia Cerè, i cui semi ancora oggi vengono conserva- ospita una trentina di giovani alberi da frutto nati a partire ti ogni anno per la produzione dell’anno successivo, per- da materiale vegetale prelevato da esemplari tra i più vec- ché si tratta di un pomodoro speciale, che non necessita chi della nostra regione. All’interno del recinto che ripara di irrigazione; basta seminarlo e aspettare che maturi, il piccolo frutteto da caprioli e cinghiali, si possono poi gu- a tutto il resto pensa la natura. Op- stare i frutti dell’albicocca Tondina di pure il fico presso il Palazzino, una Fondazione Villa Ghigi Tossignano, della mela delle Balze di particolare varietà che viene raccolta Via San Mamolo, 105 -Bologna Verghereto, del melograno Grossa di tardivamente poiché si secca diret- Tel. 051 3399084 / 3399120 Faenza, del fico di Predappio e di altre tamente sulla pianta ed è ottimo, [email protected] specie e varietà che tramandano e rac- appunto, per fare i fichi secchi da fondazionevillaghigi contano i tanti tesori della biodiversità consumare in inverno. rurale dell’Emilia-Romagna.

32 case history/3 Il Parmigiano Reggiano con il blasone degli Estensi FRANCESCA PONTI, MARINA ARIAS - Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare

ella pianura reggiana, che si caratterizza per giano di alta qualità, frutto della biodiversità (animale). un paesaggio disegnato da campi ordinati e L’azienda, per raccontare un particolare curioso, prende il da un’agricoltura piuttosto intensiva, l’azien- nome da un illustre personaggio del posto, Matteo Maria da "Corte del Boiardo" di Sabbione ha da Boiardo, che di queste terre, un tempo riserve di caccia, Noltre 25 anni come mission principale l’allevamento al era padrone. Conte di Scandiano, il Boiardo scrisse nel pascolo di razze bovine autoctone. I soci – James Sabat- 1400 uno dei più importanti poemi cavallereschi dell’e- tini, veterinario, Mario Valcavi, Luca Piccinini e Ro- poca, l’Orlando Innamorato. Un personaggio storico così berto Lucio Rota, quest’ultimi tre esperti allevatori – si importante non poteva che essere scelto come emblema di sono messi assieme per produrre un Parmigiano-Reg- un’azienda che punta tutto sulla qualità delle produzioni, Anaborare

Un momento di relax alla Corte del Boiardo

33 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Ponti Ponti

Un capo di Bianca Modenese Un bovino di razza Pontremolese sulla conservazione delle tradizioni e sulla salvaguardia Il latte delle 58 vacche di Rossa Reggiana presenti in dell’ambiente. azienda (tra quelle “in secca” e “in lattazione”) viene in parte lavorato per la produzione, appunto, del Parmigia- Capi allevati al pascolo no Reggiano di Vacca Rossa e in parte mescolato a quel- in zona di pianura lo delle altre bovine di Bianca Modenese, Garfagnina e Pontremolese per ottenere un “Parmigiano-Reggiano Una delle scelte più coraggiose fatta dai quattro compagni della biodiversità” venduto con il marchio aziendale. d’impresa è stata probabilmente la conversione dei terreni La recente storia del successo commerciale del formag- di pianura, altamente redditizi, in pascoli polifiti. Con- gio di vacca Rossa Reggiana è la lampante dimostra- versione tecnicamente riuscita: oggi il pascolo è com- zione che la salvezza di questi animali è stata possibile posto principalmente da trifoglio, loietto e altre specie proprio grazie al legame col prodotto principe di questo autoctone, necessita soltanto di qualche irrigazione esti- territorio, il Parmigiano Reggiano. Da ricerche storiche va, permettendo di allevare gli animali all’aperto per sappiamo che la “Rossa” arrivò in Italia con le invasio- buona parte dell’anno. La mandria è composta da quasi ni barbariche e si affermò in Emilia-Romagna attorno un centinaio di capi per lo più dalle quattro razze au- all’anno Mille: già a quell’epoca veniva allevata dai mo- toctone della zona: Rossa Reggiana, Bianca Modenese, naci benedettini per la produzione di formaggio grana. Garfagnina e Pontremolese, che qui amano definire le Nella metà del secolo scorso era ancora la razza più alle- quattro razze del Ducato Estense. vata in Emilia, ma già nel 1980 se ne contavano meno di

34 mille capi in tutta la regione, soppiantata dalla Frisona, zione delle vacche di Rossa Reggiana e di Bianca mode- più produttiva e adatta alla mungitura meccanica. nese, sia per essere prodotto con latte di animali allevati Oggi però sappiamo che il latte di Rossa Reggiana ha al pascolo e alimentati in modo biologico, con totale una particolare attitudine alla caseificazione, la resa del esclusione di mangimi Ogm. Il suo successo commer- latte in formaggio è più elevata e la qualità è tale da per- ciale sta nella capacità di trasferire questo immenso va- mettere di spuntare prezzi più alti sul mercato. lore culturale e ambientale al consumatore, tramite una strategia di marketing che, partendo dalla valorizzazio- Un formaggio ricavato dal latte ne di aspetti come la salvaguardia della biodiversità, la di quattro razze bovine tradizione e la cultura rurale, arriva a un racconto ori- ginale che evidenzia l’unicità e la qualità del prodotto. La produzione su cui punta l’azienda Corte del Boiardo Dal 2012 l’azienda Corte del Boiardo è entrata formal- è però il formaggio ottenuto dalla lavorazione del latte mente a far parte dell’elenco dei 19 conservatori ex situ proveniente da tutte e quattro le razze del Ducato, sa- dell’agrobiodiversità dell’Emilia-Romagna (vedi tabella pientemente mescolato. Il latte di Bianca Modenese, cu- a pagina 24). gina della Rossa Reggina da cui probabilmente discende per incrocio con altre razze podoliche, è anch’esso sul Soc. Agr. Corte del Boiardo piano qualitativo ottimo per produrre formaggio, sia Via Morselli, 8 - Sabbione (RE) per il tipo di caseina, che consente di utilizzare meno [email protected] siero-innesto, sia per il basso tenore di grasso e l’elevato contenuto in proteine. Discorso a parte, invece, si deve fare per le razze Pontre- molese e Garfagnina, presenti per il momento in azien- da solo con pochi esemplari ciascuna e il cui percorso di recupero si può dire solo iniziato. Sono razze molto rustiche, poco produttive ma, se razionalmente allevate, possono incrementare la produzione di latte. Da studi approfonditi la Pontremolese, ad esempio, ha dimostra- to di produrre un latte ottimo dal punto di vista orga- nolettico e molto digeribile, perché presenta globuli di grasso particolarmente piccoli. Il Parmigiano Reggiano prodotto dalla Corte del Boiardo tra le sue caratteristiche principali vanta una spiccata colorazione della pasta che gli deriva dall’alimentazione delle vacche al pascolo, un sapore tendenzialmente più dolce e una consistenza par- ticolarmente tenera anche dopo 36 mesi di stagionatura. Al momento trova la sua giusta valorizzazione commercia- le attraverso la vendita in negozi gourmet, ristoranti della zona e nel punto vendita aziendale aperto in collaborazione con altre imprese agroalimentari della zona. Un’alimentazione con materie prime bio Dell’Aquila

Il formaggio così ottenuto, venduto a una stagionatura Forma di Parmigiano Reggiano di Rossa Reggiana di almeno 30 mesi può fregiarsi sia dell’ottima reputa-

35 Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare

Sul web per promuovere un sistema di reti territoriali FRANCESCA PONTI - Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare

agrobiodiversità rappresenta per l’Emilia- il profilo ambientale, culturale ed economico. Romagna un’indiscutibile ricchezza, legata È quindi più che mai necessario che le istituzioni avvii- ai territori di origine e alle comunità rurali no, parallelamente a iniziative di conservazione, azioni di che l’hanno conservata sino a oggi; per es- informazione e divulgazione. In quest’ottica la Regione L’sere mantenuta e implementata, deve essere adegua- Emilia-Romagna, così come molte altre regioni europee, tamente promossa e valorizzata. Occorre fare presto, ha utilizzato i fondi della passata programmazione del Psr però, perché se non si interviene subito, nei prossimi anche per attivare specifici progetti in questa direzione. In decenni si rischia la perdita di una parte consistente di particolare, attraverso l’azione 7 della misura 214 è stato piante e animali che erano alla base dell’alimentazione finanziato un progetto regionale che ha previsto specifi- delle passate generazioni, con danni incalcolabili sotto che attività dedicate alla divulgazione e comunicazione. Associazione Tonino Guerra Associazione Tonino

Mostra-mercato di frutti antichi a Pennabilli (Rn)

36 Queste attività sono state finalizzate alla diffusione e mes- sa in rete dei risultati e scaturiti dalle ricerche condotte nell’ambito del progetto regionale. Le attività di divulgazione nel biennio 2013-2014 Le attività hanno riguardato principalmente la realizza- zione di seminari, convegni, mostre pomologiche e am- pelografiche, mostre fotografiche e produzioni di articoli divulgativi e specialistici. Hanno partecipato agli incontri sia esperti del settore e agricoltori, sia i sempre più nume- rosi appassionati. In particolare sono stati organizzati sette incontri riguardanti il recupero e la registrazione di varietà vitivinicole e frutticole, in occasione di altrettanti eventi e manifestazioni fieristiche del settore. In certi casi le inizia- tive sono state accompagnate da mostre ampelografiche, pomologiche, rassegne fotografiche, nonché visite guidate e degustazioni. Schermata del sito web sull’agrobiodiversità della Regione Emilia-Romagna In occasione del Salone internazionale del biologico e del naturale 2014, svoltosi a Bologna dal 6 al 9 settembre scor- so, lo stand della Regione (vedi foto a pagina 38) ha tra Attraverso una sezione dedicata alla normativa e moduli- l’altro ospitato una mostra di frutti antichi realizzata in col- stica è tra l’altro possibile scaricare una “scheda di prima laborazione con il Crpv e alcuni conservatori dell’Emilia- segnalazione” di razze animali e varietà vegetali di cui si Romagna. L’iniziativa ha suscitato un deciso apprezzamen- desidera accertare l’identità. Dalla compilazione di questa to da parte dei visitatori e degli organizzatori della fiera, a scheda potrà poi avviarsi un’indagine tecnico-scientifica dimostrazione del crescente interesse per questi temi anche per l’eventuale iscrizione di una nuova accessione al Reper- da parte dei consumatori. torio regionale. Il progetto regionale ha portato, inoltre, alla creazione di un sito tematico all’interno del portale regionale dell’agri- I musei della memoria contadina coltura (agricoltura.regione.emilia-romagna.it/agrobiodiver- sita). Il sito, dal titolo “Agrobiodiversità e Cultura rurale”, Il sito affronta anche temi più generali legati alla cultura è organizzato in tre sezioni principali che riguardano la rurale e alla memoria contadina. Un particolare focus è biodiversità rurale, la cultura e memoria storica e i territori stato dedicato ai tanti musei del gusto e del mondo rurale dell’agriobiodiversità. In particolare è possibile consultare dell’Emilia-Romagna: 46 realtà museali, censite assieme l’elenco delle varietà e razze iscritte nel Repertorio regionale all’Istituto dei beni culturali, che collaborano attivamente e per ognuna di esse si può scaricare un breve testo divul- a far conoscere e divulgare le radici della nostra cultura e gativo, fotografie e le schede tecnico-scientifiche di iscrizio- biodiversità rurale. In particolare, attraverso varie attività ne delle accessioni al Repertorio regionale (vedi schermata di animazione e un’ampia offerta didattica questi musei sopra). raccontano gli usi e i mestieri del passato, il folclore, le Uno spazio nel sito è stato dedicato alle modalità di conser- produzioni tipiche e tradizionali, favorendo una maggiore vazione della biodiversità. In particolare ai conservatori ex sensibilità anche delle nuove generazioni verso i temi della situ, 19 tra aziende o istituzioni che si sono rese disponibili sostenibilità ambientale e della salvaguardia del patrimonio a svolgere questo importante compito (vedi tabelle a pag. genetico. Il sito contiene, inoltre, documenti di memoria 21 e 24) è stata dedicata una vetrina di approfondimento. contadina conservati e valorizzati in collaborazione con

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investito sulla valorizzazione delle produzioni LA VOCE DEI PROTAGONISTI autoctone, identitarie e tradizionali, mettendo così a valore la cultura rurale che li contraddi- SU RADIO EMILIA-ROMAGNA stingue. Da una non esaustiva ricognizione sul terri- Dalla primavera del 2014, Radio Emilia-Romagna (radioemiliaroma- torio, tra i vari comuni che si sono proposti gna.it), la web radio della Regione, che trasmette anche in modalità come promotori della biodiversità segnaliamo: podcasting, dedica all’agrobiodiversità e alla cultura rurale dell’E- • Casola Valsenio (Ra), con la rassegna “Il pae- milia-Romagna una trasmissione mensile intitolata ”Mani di Questa se delle erbe e dei frutti dimenticati”; Terra”. Realizzata in collaborazione con l'Assessorato all'agricoltura, • Guastalla (Re), per la fiera “Piante e animali racconta le produzioni identitarie attraverso la voce di agricoltori, imprenditori, operatori culturali nonché di chef che con la loro cu- perduti”; cina fanno conoscere le tipicità enogastronomiche emiliano-roma- • Paderna (Pc), per la fiera dei “Frutti antichi”; gnole in tutto il mondo. • Pennabilli (Rn), per l’evento sugli “Antichi frutti d’Italia s’incontrano a Pennabilli”; • Massa Lombarda (Ra), per la “festa del Buco l’Ibc: pubblicazioni, mostre, registrazioni audio e video. Incavato”; Uno spazio è dedicato anche a personaggi celebri, nati o • Oriolo dei Fichi (Ra), con gli appuntamenti legati ai vini vissuti in Emilia-Romagna, che attraverso il loro lavoro della biodiversità. artistico hanno fatto conoscere la cultura rurale emiliano- Negli ultimi anni, inoltre, sono nate svariate associazioni romagnola: da Pellegrino Artusi a Giuseppe Verdi, a Fede- di agricoltori custodi che operano per costruire una rete rico Fellini, Giovanni Pascoli e Tonino Guerra. per la tutela delle razze e varietà a rischio d’estinzione. A queste se ne aggiungono altre di carattere culturale o La collaborazione di comuni amatoriale, formate in gran parte da agronomi, naturalisti e associazioni di agricoltori e storici che svolgono prevalentemente attività di divulga- zione, ricerca, documentazione, promozione e valorizza- La terza sezione del sito è dedicata ai “Territori dell’agro- zione della biodiversità e della cultura rurale. In tanti sono biodiversità”, ovvero a quei paesi o comunità rurali dell’E- impegnati su questi temi e solo mettendo in rete le diverse milia-Romagna che hanno saputo raccogliere la sfida di sensibilità e conoscenze sarà possibile in futuro completa- valorizzare il patrimonio genetico presente nel territorio, re una ricognizione sul territorio e creare i presupposti per il paesaggio rurale e la propria memoria contadina. Cata- politiche di promozione mirate e integrate che valorizzino lizzatori di creatività e innovazione, questi luoghi hanno questi tratti identitari della regione. Dell’Aquila Dell’Aquila Una sala del museo Cervi a Gattatico (Re) Lo stand della Regione Emilia-Romagna a Sana 2014 che è anche un conservatore ex situ della agrobiodiversità

38 ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIE Agrobiodiversità, un patrimonio da valorizzare Idee, saperi e progetti in Emilia-Romagna

SUPPLEMENTO AD "AGRICOLTURA" N. 12 - dicembre 2014 Reg. Trib. di Bologna n. 4269 del 30-3-1973 Direttore responsabile: Roberto Franchini Coordinamento della redazione: Paola Fedriga

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