Parrocchia di Santa Maria Assunta in . Inventario dell'archivio storico (1568 - 1979)

a cura di Cooperativa Koinè

Provincia autonoma di . Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici 2010

Premessa L'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio sono stati effettuati per incarico e con la direzione della Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento e con la collaborazione dell'Archivio diocesano tridentino; la redazione dell'inventario è stata curata da Elena Bertagnolli, Francesca Tecilla, Cinzia Groff e Ornella Bolognese socie della cooperativa Koinè e ultimata nell'agosto 2010.

L'intervento è stato realizzato utilizzando il Sistema informativo degli archivi storici del . Le schede sono state compilate secondo le norme di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006. Relativamente alla descrizione delle singole unità archivistiche sono stati usati i seguenti criteri: - il titolo originale del documento è riportato tra virgolette; - nella trascrizione dei titoli si sono ricondotti all'uso moderno i segni d'interpunzione, i segni diacritici, le lettere maiuscole e minuscole e si sono sciolte le abbreviature; - le ricostruzioni di titoli, di date ed eventuali altre integrazioni sono state indicate tra parentesi quadre; - di ogni unità archivistica si sono indicati gli estremi cronologici, la definizione archivistica e il numero delle carte. In particolare per i registri: - in presenza di più titoli originali, si è scelto quello più significativo, specificandone la posizione solo se esso non appare all'esterno; - si è riportata, ove presente, la numerazione originaria per carte o per pagine; se assente si è dato il computo delle carte scritte, facendo seguire al numero l'espressione "non numerate" (n.n.); - la numerazione originaria riferita allo specchio formato da due facciate contrapposte viene espressa mediante la locuzione "carte sinistra - destra" (cc. sd); - in presenza di una numerazione non omogenea si è indicato il computo totale delle carte scritte, specificando di seguito, tra parentesi tonde, il tipo di numerazione presente (parziale, varia, imprecisa); - si è indicata tra parentesi la presenza di carte bianche, tranne quelle esistenti in fine registro.

Nelle citazioni, l'unità archivistica è individuata dal nome del , dal nome della serie e dal numero che indica la posizione dell'unità all'interno della serie. Ad ogni unità archivistica è inoltre associata una segnatura, scritta nel margine sinistro in alto e applicata sul pezzo, che indica la collocazione fisica del pezzo all'interno della serie. Questa è costituita da una lettera alfabetica maiuscola diversa per ogni fondo, dal numero corrispondente alla serie, dal numero del pezzo in inventario e, eventualmente, dal numero della busta-contenitore.

Nella descrizione delle unità archivistiche si è fatto ricorso alle seguenti abbreviazioni e sigle: c., cc. carta, carte recto - verso cc. sd carte sinistra - destra, cioè con la numerazione originaria riferita allo specchio formato da due facciate contrapposte n., nn. numero, numeri n.n. non numerato/e num. orig. numerazione originale p., pp. pagina, pagine tit. Dorso titolo dorso tit. int. titolo interno

ADT Archivio Diocesano Tridentino

Alla fine dell'inventario si trovano indici relativi a: persone, toponimi, istituzioni e cose notevoli. Ad ogni lemma dell'indice sono associati i numeri che indicano la posizione del lemma stesso nell'inventario; tali numeri sono collocati tra parentesi tonde, accanto alle introduzioni e alle unità archivistiche, in alto a destra. Le voci dell'indice si riferiscono esclusivamente a quanto riportato nel presente inventario, senza ulteriori ricerche e approfondimenti critici.

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Sommario Parrocchia di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 1568 - 1979...... 5

Parrocchia di Santa Maria Assunta ...... 8 Ufficio parrocchiale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 1568 - 1979...... 16 Registri dei nati e battezzati, 1568 - 1961...... 17 Indici dei registri dei nati e battezzati, [1889] ...... 23 Registri dei matrimoni, 1591 - 1965...... 24 Registri dei morti, 1604 - 1979...... 28 Registri dei cresimati, 1916 - 1963...... 32 Registri degli sponsali, 1919 - 1929 ...... 33 Registri dei nati, dei matrimoni e dei morti all'estero, 1914 - 1925...... 34 Atti matrimoniali, 1919 - 1960 ...... 35 Carteggio e atti attinenti all'anagrafe, 1860 - 1960 ...... 40 Copie delle matricole, 1914 - 1975...... 42 Registri dei legati, 1665 - 1783...... 45 Direttori per le funzioni parrocchiali, [1927] - 1947...... 46 Urbari generali, [1960] ...... 47 Carteggio e atti, sec. XVII seconda metà - 1949...... 48

Chiesa di Santa Maria Assunta ...... 52 Chiesa di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 1834 - 1964...... 59 Verbali delle riunioni della fabbriceria, 1919 - 1929...... 60 Resoconti, 1930 - 1964...... 61 Carteggio e atti, 1834 - 1940 ...... 62

Chiesa di Sant'Alessandro...... 63 Chiesa di Sant'Alessandro in Riva del Garda, 1911 - 1940 ...... 66 Resoconti, 1911 - 1940...... 67

Beneficio Belli ...... 68 Beneficio Belli in Riva del Garda, 1871 - 1948...... 70 Registri di cassa, 1904 - 1948...... 71 Carteggio e atti, 1871 - 1948; 1963 ...... 72

Beneficio Biolchi I...... 73 Beneficio Biolchi I in Riva del Garda, 1828 - 1945 ...... 75 Resoconti, 1928 - 1938...... 76 Carteggio e atti, 1828 - 1945 ...... 77

Beneficio Marzarolli I...... 78 Beneficio Marzarolli I in Riva del Garda, 1746 - 1945 ...... 80 Urbari, 1772 - 1772...... 81 Resoconti, 1896 - 1942...... 82 Carteggio e atti, 1746 - 1945 ...... 83

Confraternita della Disciplina ...... 84 Confraternita della Disciplina in Riva del Garda, sec. XVIII seconda metà...... 87 Registri delle facoltà, sec. XVIII seconda metà...... 88

Confraternita del Corpus Domini...... 89 Confraternita del Corpus Domini in Riva del Garda, 1696 - 1800 ...... 92 Registri delle locazioni, 1696 - 1800 ...... 93

Indici ………………………………………………………………..……………………………………………………94

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Albero dei soggetti produttori

Parrocchia di Santa Maria Assunta, Riva del Garda, sec. XII - Assorbe : Chiesa di Santa Maria Assunta, Riva del Garda, sec. XII - 1987 gennaio 24

Chiesa di Santa Maria Assunta, Riva del Garda, sec. XII - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia di Santa Maria Assunta, Riva del Garda, sec. XII - E' matrice di : Chiesa di Sant'Alessandro, Riva del Garda, [1275] - 1987 gennaio 14

Chiesa di Sant'Alessandro, Riva del Garda, [1275] - 1987 gennaio 14 E' filiale di : Chiesa di Santa Maria Assunta, Riva del Garda, sec. XII - 1987 gennaio 24

Beneficio Belli, Riva del Garda, 1647 novembre 14 - 1963 giugno 25

Beneficio Biolchi I, Riva del Garda, 1677 settembre 1 - 1987 gennaio 24

Beneficio Marzarolli I, Riva del Garda, 1732 luglio 13 - 1987 gennaio 24

Confraternita della Disciplina, Riva del Garda, [sec. XIV] - 1810 aprile 25

Confraternita del Corpus Domini, Riva del Garda, sec. XVI - 1810 aprile 25

4 superfondo Parrocchia di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 1568 - 1979 {1}

registri 61, quaderni 4, buste 30, fascicoli 36; metri lineari 8.5

Storia archivistica L'archivio storico della parrocchia di Riva del Garda era conservato, al momento del presente riordino, nella canonica di Riva. I registri si trovavano nello studio del parroco mentre il carteggio in un armadio di metallo posto in una stanza attigua. Salta subito all'occhio l'esiguità della documentazione: essendo Riva pieve 'ab immemorabili' e sede di decanato, così pochi registri (ad esclusione di quelli relativi all'anagrafe) e un così modesto carteggio inducono a pensare ad una dispersione o alla perdita del materiale dovuto a calamità esterne. Ed effettivamente nell'estate del 1918, durante la prima guerra mondiale, la canonica venne colpita da granate incendiarie "e tutta la biblioteca ed il ricco archivio furono preda del fuoco" (1). Per fortuna poco tempo prima erano stati portati in salvo, in luogo sicuro, i registri di anagrafe, alcuni documenti e "un vecchio fascicolo del 1680 e del 1790. Null'altro fu salvo". Così conclude la sua relazione don Enrico Paolazzi, il parroco che rimase a Riva dal 1919 al 1948 assistendo alla distruzione effettuata da due guerre mondiali. Per avere un'idea della grave perdita subita dall'archivio si può confrontare l'attuale documentazione con quella descritta nel 1893 nell'atto di consegna al neo eletto arciprete Giacinto Maffei. Il sacerdote elenca, oltre ai registri dei nati, dei matrimoni e dei morti "n. 15 teche degli atti matrimoniali dal 1841-1892, n. 1 teca 'Campi-fabbriceria', n. 1 teca 'Varone', n. 1 teca atti resoconti dei fabbriceri Bonapace e Bolognini, n. 1 teca resoconto chiesa decanale 1863-66, n. 1 teca carte d'amministrazione chiesa decanale, n. 1 teca confraternita Buona Morte, n. 1 teca oneri Buona Morte, confraternita del Suffragio e Sant'Antonio abbate, n. 1 teca oneri cappellania Mayer-Koffler, n. 2 teche sedili della chiesa, n. 1 teca San Alessandro e cappella San Marco, n. 1 teca 'Resoconto chiesa decanale', n. 1 teca Frati e monache, n. 1 teca Beneficio Biolchi, Belli, Ceschini, Danza, Riccamboni I e II, Santi, n. 1 teca Beneficio Marzarolli I e II e Mayer-Koffler, n. 1 teca curazia Campi e Varone, n. 2 Decanale: atti, n. 2 Parrocchiale: atti, n. 7 pacchi di carte affari decanali, n. 1 pacco insinuazioni, n. 3 teche documenti della chiesa importanti. Uno scaffale con 40 volumi, atti della fabbriceria della chiesa dal 1812-1873, più alcuni altri involti di carte risguardanti le fondazioni annesse: Santissimo Sacramento, Buona Morte, Adorno ecc. ecc." (2). Nella consegna del 1910 a Marino Zambiasi, eletto in seguito alla morte di don Maffei, la documentazione risulta assai ricca: "Registri nati, matrimoni e morti, indice dei nati, registro dei cresimati, atti matrimoniali dal 1831, raccolta certificati di ispezione cadaverica dal 1884 in poi, 4 protocolli degli esibiti dal 1883, registro degli sponsali dal 1908, pubblicazioni dal 1906, nati e morti di Varone e Campi dal 1856, teca atti riguardanti la fabbricieria del Varone dal 1811 al 1820, resoconti chiesa decanale del 1880, teca contenente atti relativi all'usufruizione da parte di privati dei banchi della chiesa di Riva, teca contenente documenti riguardanti le chiese dell'Inviolata, di San Rocco, di Sant'Anna, di San Michele, di San Tommaso ecc., teca contenente atti del Tribunale ecclesiastico matrimoniale, teca relativa alle sacre reliquie e decreti di visite vescovili, atti relativi ai legati di beneficenza, raccolta atti della chiesa di San Alessandro, circolari ecclesiastiche e civili fino al 1870, raccolta di pergamene antiche, raccolta di atti concernenti l'estinzione di confraternite, raccolta di documenti relativi alle parrocchie di e di Tenno, raccolta di atti delle curazie di Varone e Campi, raccolta delle fassioni, raccolta di atti relativi al benefico I e II Marzarolli, atti dei benefici Betti e Danza, atti del beneficio San Giacomo, atti del beneficio Ceschini in Varone, atti del beneficio Santi, atti dei 5 benefici I e II Biolchi, atti dei benefici I e II Riccamboni e Comini, raccolta di atti della chiesa arcipretale, raccolta di atti concernenti la sacristia e il sacrestano, atti relativi alle fondazioni Buona Morte, Sant'Antonio e Adorno, atti relativi alle cappellanie San Marco, Santa Lucia, San Giovanni evangelista, Benamati e Armani, atti relativi a sante messe e uffici, atti relativi alla cappellania Mayer Koffler, atti relativi alla confraternita del Corpus Domini, atti relativi al messe legatarie dell'ospitale" (3). Attualmente l'archivio non presenta variazioni rispetto alla relazione di don Paolazzi: i registri più antichi sono quelli dell'anagrafe mentre il carteggio, riferito solo ad alcune amministrazioni, è lacunoso e comprende per la maggior parte documentazione databile dalla seconda metà dell'Ottocento.

Lingua Italiano; latino; tedesco

Criteri di ordinamento e inventariazione Come riferimento metodologico generale per l'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio storico della parrocchia di Riva del Garda ci si è attenuti a quanto indicato nelle "Direttive circa i requisiti dei locali, i criteri generali di ordinamento e inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi" approvate dalla Giunta provinciale di Trento con deliberazione 29 marzo 1993, n. 3692, parte prima, punto 3, che fa riferimento alla C.M. del Ministero dell'interno n. 39/1966, Direzione generale degli Archivi di Stato, "Norme per la pubblicazione degli inventari". Il presente lavoro ha comportato tre momenti principali: la schedatura, l'ordinamento e l'elaborazione finale. In fase iniziale sono stati schedati tutti i pezzi rinvenuti nell'archivio parrocchiale rispettando le unità preesistenti. Per quanto riguarda l'ordinamento poiché non è stato possibile ricostruirne uno preesistente, si sono individuate le varie attività svolte dal parroco e le amministrazioni che nella parrocchia operano sotto la sua diretta o indiretta responsabilità. Le valutazioni, le scelte e le operazioni occorse nel presente lavoro di riordino sono state comunque concertate con il direttore dell'Archivio diocesano tridentino e con il referente della Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento.

Condizioni di accesso In base alle "Intese fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana" la consultazione dei documenti riguarda esclusivamente la documentazione dichiarata di interesse storico. La consultazione di documenti di carattere riservato, relativi a situazioni puramente private di persone, è regolata in termini di legge statale (D. L. 30/6/03 n. 196 "Codice in materia di protezione dei dati personali") richiamata dal "Testo unico provinciale dei Beni Culturali" (L. P. n. 1/2003). Ai titolari degli archivi viene riservato il giudizio sulla consultabilità dei documenti che possono ledere il riserbo dovuto alle persone e comunque solo ad essi, o ad operatori autorizzati, è concessa la facoltà di accedere alla parte relativa all'anagrafe. Inoltre, in base alle suddette "Intese", la consultazione da parte degli studiosi deve comunque avvenire mediante motivata richiesta da inoltrarsi al titolare dell'archivio tramite l'Archivio diocesano, il quale dovrà inviare al servizio provinciale competente l'elenco delle autorizzazioni rilasciate.

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Condizioni di riproduzione La riproduzione (fotoriproduzione, microfilmatura, ecc.) dei documenti conservati nell'archivio parrocchiale è consentita previa autorizzazione da parte del titolare dell'archivio stesso, sentito il parere e avuto il consenso dell'incaricato diocesano per gli archivi parrocchiali. L'Ordinariato consente alla Provincia la microfilmatura dei documenti al fine di costituire copie di sicurezza che saranno conservate presso l'Archivio provinciale.

Bibliografia CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, TEMI, 1961, pp. 616-617

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888 COPPOLA G., GRANDI C. (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, Bologna, 1989 SPARAPANI L., I libri parrocchiali della diocesi di Trento, IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze a cura di COPPOLA G. e GRANDI C., Bologna, 1989

Fonti normative Circolare del Ministero dell'Interno 25 giugno 1966, n. 39, Norme per la pubblicazione degli inventari Codice di diritto canonico (1983) Decreto arcivescovile 10 febbraio 1993, istituzione dell'Archivio diocesano tridentino Deliberazione della giunta provinciale di Trento 29 marzo 1993 n. 3692, Approvazione delle direttive circa i requisiti dei locali, i criteri generali di ordinamento ed inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi (art. 28, comma 2 L.P. 14 febbraio 1992, n. 11) Deliberazione della Giunta provinciale di Trento 27 agosto 1993, n. 11704, Intese fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana. Legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1, Nuove disposizioni in materia di beni culturali Codice in materia di protezione dei dati personali, D. L. 30 giugno 2003, n. 196

Norme o convenzion i La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006.

Note (1) Cfr. ADT, Parrocchie e curazie, "Riva del Garda". (2) Ibidem. (3) Ibidem.

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Ente Parrocchia di Santa Maria Assunta {2} sec. XII -

Luoghi Riva del Garda (TN)

Altre Forme autorizzate del nome Pieve di Riva

Archivi prodotti Fondo Ufficio parrocchiale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 01/01/1568 - 31/12/1979

Storia Come centro di aggregazione ecclesiastico Riva ha origini molto antiche: si tratta infatti di una pieve che per tradizione viene considerata 'ab immemorabili'. Essa è anche una delle pievi di cui si hanno notizie relativamente remote: risale infatti al 1106 un documento, conservato nell'archivio comunale della città, col quale un certo Severto dona alla chiesa di Santa Maria sette ulivi alla presenza dell'arciprete Grimoaldo, dei preti Alberico, Magino, Erso e degli altri 'ordinarii' (1). L'atto è importante perché attesta l'esistenza di una chiesa dedicata a Santa Maria, officiata da un arciprete che aveva presso di sè o alle sue dipendenze un collegio clericale. Ed è probabile che Riva fin dagli inizi del XII secolo fosse una 'collegiata', istituzione che in quel periodo nella diocesi di Trento era abbastanza diffusa: oltre a Riva erano infatti collegiate Arco, Nago, Tione, Denno, Lomaso, Tenno, Banale, Torra, , Lizzana, Fiemme e Bolzano (2). I sacerdoti professavano una vita in , officiavano quotidianamente nella parrocchiale e per quanto riguardava gli affari ecclesiastici "formavano una specie d'unione o società fra se stessi, costituiti con ciò a foggia di corpo morale (...) l'arciprete amministrava la sostanza beneficiale colla partecipazione dei canonici, e nissuna alienazione era valida se non fosse seguita col loro pieno consenso" (3). Quest'ultima affermazione è convalidata dai numerosi atti pergamenacei presenti nell'archivio comunale di Riva risalenti al XII e XIII secolo che attestano compravendite o azioni intraprese dall'arciprete con il consenso dei suoi 'confratres'. La pieve era anche una delle più ricche della parte italiana della diocesi, nel 1309 godeva di una rendita annua di 26 marche (4). Non si conoscono l'epoca e la causa dello scioglimento del collegio di Riva, tuttavia il fenomeno si può collocare verso la metà del Trecento: "nel 1344 Riva, Arco e Bolzano erano le chiese alle quali le costituzioni sinodali richiedevano (almeno in determinate feste) una liturgia particolarmente solenne, cum ministris diacono et subdiacono" (5). L'istituzione ha seguito le sorti di quasi tutte le collegiate trentine, poiché solo quelle di Arco e di Bolzano si sono mantenute attraverso i secoli. Dal punto di vista politico Riva, dopo alterne vicende che la videro passare dal dominio del Principato vescovile di Trento ai Visconti di Milano e occupata dai conti del Tirolo, dal 1440 venne incamerata tra le terre della diocesi di Trento soggette al dominio veneto. Così nella prima metà del Quattrocento fu al senato veneto che la comunità di Riva si rivolse al fine di impedire l'elezione di sacerdoti stranieri per non pregiudicare gli interessi religiosi del paese: il 23 settembre 1443 il doge Francesco Foscari ordinava che da quel momento in poi non si dovesse eleggere un prete che non fosse, sotto ogni riguardo, bene accetto alla comunità (6). 8

Nell'ottobre 1521, in seguito a decreto dell'imperatore Carlo V, si restituiva il dominio politico di Riva al principe vescovo di Trento sotto il quale rimase fino alla secolarizzazione del Principato. Pochi anni più tardi, nel 1537, il vescovo Bernardo intraprese la sua prima visita pastorale nelle parrocchie della diocesi recandosi anche a Riva. Erano presenti numerosi sacerdoti stabili presso la parrocchia: si trovavano, oltre al rettore don Antonio Piccoli, il vicepievano don Giacomo Allegri da Riva (che versava al rettore come pensione 68 ragnesi all'anno), il cappellano don Nicolò, il cappellano dell'altare di San Giacomo nella chiesa parrocchiale don Giovanni Giacomo, il cappellano dell'altare della Beata Vergine Maria nella parrocchiale don Sigismondo, l'organista e cappellano dell'altare di Sant'Antonio don Raphael, il cappellano dell'altare dei Disciplinati don "Cultrinus" (7). I visitatori però vennero a conoscenza di dissapori e "malevolenze" tra i suddetti sacerdoti: li convocarono riprendendoli e ordinando loro di appianare le discordie per il bene della parrocchia. In quell'occasione vennero ricevuti anche i sindaci della città di Riva che esposero i conti dei legati pii da loro amministrati. In quel periodo erano sotto il controllo dell'arciprete altre chiese: fuori da Riva la chiesa di San Nicolò presso il lago di Garda, la chiesa di Sant'Alessandro dove si trovava un eremita, la chiesa dei Santi Cassiano e Ippolito, la chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano e Pietro, la chiesa campestre di San Giorgio e la chiesa di San Tommaso (8). Nella visita successiva effettuata nel 1579 si annotò che l'arciprete Nicolò de Pretis aveva sotto di sé i seguenti sacerdoti: Giovanni Andrea Bornico, beneficiato della comunità di Riva con l'obbligo della messa quotidiana, Pietro Sacco, cappellano con l'obbligo della celebrazione quotidiana all'altare del Corpus Domini, Francesco Cattanei da Brescia, cappellano (9). L'arciprete aveva a disposizione per il suo mantenimento due benefici, entrate in natura e in denaro oltre ai proventi di stola; di contro doveva mantenere un cappellano, pagare una pensione di scudi 100 e le steore. Il beneficio parrocchiale possedeva inoltre la canonica. Tra le uscite dell'arciprete nel 1655 erano comprese anche le spese per le cere, per i padri predicatori, per il vino, per l'olio della lampada, la distribuzione dell'incenso a Natale, l'offerta di un pasto alla festa della Madonna in agosto, il sussidio caritativo e il pagamento di spese straordinarie. Il tutto veniva calcolato in 400 fiorini (10). L'arciprete Giovanni Battista Salvadori lamentava quindi che, se si aggiungevano a questi fiorini le spese per il proprio mantenimento, le entrate del beneficio, ammontanti a 500 fiorini circa, non erano sufficienti. Nel 1671 assieme all'arciprete si trovavano altri 14 sacerdoti tra cooperatori, cappellani e beneficiati (11). Le cappellanie fondate nella chiesa parrocchiale erano numerose: due all'altare maggiore, due all'altare di San Giovanni, una all'altare di Sant'Antonio, una all'altare di San Marco evangelista, una all'altare di Santa Lucia, tre all'altare della Beata Vergine del Suffragio, due all'altare di Sant'Andrea. Le chiese e le cappelle della pieve erano: la chiesa di San Giuseppe "sive Pietatis" con ospedale annesso e la chiesa di San Rocco in città, nei dintorni le chiese della Beata Maria "chiamata del Perdono" e dei Santi Ippolito e Cassiano, le cappelle di San Bartolomeo, di San Alessandro, di San Nicolò, della Beata Vergine Maria e San Michele, di San Sebastiano. C'erano poi le cappelle "sui monti": quelle di San Giovanni, di San Brizio vescovo, di Santa Maria Maddalena, di San Martino e di San Rocco ai Campi. Nella parrocchiale erano fondate le confraternite del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine del Suffragio, di Sant'Antonio abbate, nella chiesa di San Giuseppe quella della Discipina, nella chiesa di San Rocco quella di San Rocco, nella chiesa di San Francesco dei padri conventuali quelle del Rosario e dell'Immacolata Concezione, nella chiesa dell'Inviolata quella dei Cinturati di Sant'Agostino e nella chiesa di San Giuseppe quella della Beata Vergine del Carmelo. Questo elenco dà un'idea precisa della devozione dei fedeli di Riva e della capillarità della presenza di sacerdoti nel territorio nella seconda metà del Seicento. Durante la visita del 1750 era arciprete don Giovanni Alessio Zambotti investito con bolla pontificia nel 1730. Le entrate della pieve in quel periodo consistevano in quarte di decime, in censi, in livelli e in fondi e ammontavano a circa

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1200 fiorini, contro una spesa complessiva di 600 fiorini (12). Lo Zambotti aveva la responsabilità della cura d'anime che amministrava con l'aiuto di un cappellano, confessava, portava il Viatico, visitava gli infermi, insegnava la dottrina cristiana. Nel 1848 l'Ordinariato concede a Riva un secondo cooperatore da mantenersi con le rendite delle soppresse confraternite della Buona Morte e di Sant'Antonio. Nel 1854 fu richiesta la facoltà di poter dare in perpetuo al parroco di Riva il titolo di 'arciprete'. Il podestà scrisse al vescovo di Trento portando come prova gli atti conservati nell'archivio comunale comprovanti che tale titolo spettava al sacerdote da molto tempo (dall'atto in pergamena del 4 dicembre 1189 con cui l'arciprete Romano concedeva un livello fino a quello del 21 novembre 1743 con il quale tale dignità veniva riconosciuta a Giovanni Alessio Zambotti dal vescovo di Trento) (13). Nel 1890 papa Leone XIII concesse all'arciprete pro tempore di Riva il diritto di portare gli orli della veste talare, il fiocchetto e il collare di colore violaceo. La prima guerra mondiale lasciò dietro di sé rovina e distruzione, materiali e spirituali, e fu in questo clima che nel 1919 giunse a Riva don Enrico Paolazzi, che resse la parrocchia fino al 1948. L'opera di ricostruzione fu vasta, per cui egli si attivò principalmente nel campo dell'assistenza ai bisognosi e ai sofferenti; promosse inoltre il risveglio dell'associazionismo con l'Azione cattolica, lo scoutismo (nasce a Riva il primo gruppo scout della Diocesi) e l'oratorio. Nel 1948 la Sacra Congregazione del Concilio conferì all'arciprete pro tempore di Riva il titolo onorifico di 'protonotario apostolico' che aveva precedentemente concesso a don Enrico Paolazzi ad personam; questo avvenne in seguito alla rinuncia da parte del Comune del diritto di dare il beneplacito sulla designazione dei sacerdoti usufruttuari di benefici esistenti nel Comune (un diritto che aveva solo valore storico poiché in pratica era diventata una pura formalità). Riva è sede del decanato di Riva e Ledro. Due chiese filiali della pieve di Riva si trovavano nel territorio della città: le chiese di San Alessandro e di San Giuseppe, altre due erano invece nei paesi di Campi, la chiesa di San Rocco, e di Varone, la chiesa dell'Annunciazione. Queste cure divennero indipendenti con l'elevazione a parrocchie tra il 1952 e il 1961.

In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 la Parrocchia di Santa Maria Assunta di Riva del Garda è stata dichiarata Persona Giuridica Privata (Tribunale di Trento, Registro Persone Giuridiche n. 458).

ELENCO ARCIPRETI DI RIVA (14) 1106 Grimoaldo 1186 Calonico 1189 Romano 1212 magister Caxoto 1220-1229 Rainardo 1236-1251 Calapino 1262-1273 Antonio 1279-1282 Giacomo 1283-1314 Marco 1314-1319 Aldebrando

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1319 Enrico da Milano 1323-1327 Corrado 1331-1350 Bernardo Giovanni 1393 Antonio fu Giovannino da Biella 1418 Giovanni de Isnina 1434-1443 Giovanni Tanner 1443-1446 Angelo Negri da Venezia 1447 Alberto 1459-1463 Vigilio de Turchitis 1463-1499 Apollonio da Parma 1499 Antonio da Ledro 1521 Giacomo Caratoni da Boiacco - vice pievano - 1537 Antonio Piccoli 1564 Pietro Riccamboni - vice pievano - 1579-1580 Nicolò de Pretis 1580-1598 Giovanni Battista Peschera 1598-1617 Giovanni Battista Benamati 1618-1630 Donato Gierardi 1630-1657 Giovanni Battista Salvadori 1657-1686 Girolamo Balduini 1686-1713 Francesco Antonio Balduini 1713-1717 Cristoforo Sizzo 1717-1727 Carlo de Levri d'Hasfeld 1728-1730 vicari parrocchiali 1730-1788 Alessio Zambotti 1789-1808 Francesco Antonio Fiorio 1809-1833 Filippo Visintainer di Löwenberg 1833-1836 Gregorio Flammacini 1836-1869 Giuseppe Riolfatti 1870-1877 Giuseppe Ciolli 1877-1893 Tommaso Torresani 1893-1910 Giacinto Maffei 1910-1914 Marino Zambiasi 1915-1918 Giuseppe Pedrotti 1919-1948 Enrico Paolazzi 1949-1971 Giuseppe Bartoli 1971-1986 Vito Libera 1986-2000 Dario Pret 2000- Giovanni Binda

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Condizione giuridica ente ecclesiastico civilmente riconosciuto

Funzioni, occupazioni e attività Le chiese esistenti sul territorio con origini più antiche vengono denominate pievi ("pluif" in celtico, "plou" in bretone, "plêf" in ladino-friulano, "plaif" in engadinese, "ploâh" in ladino della Val di Non). L'origine del termine, lungi dall'essere stato studiato nella sua complessità, è però molto difficile da definire. L'esigenza di garantire al popolo cristiano e in special modo a coloro che vivevano lontano dalle sedi vescovili quell'insieme di servizi sacramentali e pastorali che va sotto il termine generico di "cura d'anime" rese presto necessario l'invio di ecclesiastici nella campagne per annunciare il Vangelo anche lontano dalle mura cittadine (15). In Occidente ciò accadde a partire dalla seconda metà del IV secolo. Buona parte della storiografia chiama "pievi" i centri di cura d'anime sorti nel territorio extraurbano fin dal IV-V secolo ma è solo a partire dall'VIII secolo che il termine "plebs" cominciò a significare non solo la comunità cristiana ma anche il territorio in cui tale comunità risiedeva e l'edificio sacro al quale essa faceva riferimento. A una stabile suddivisione territoriale delle diocesi in circoscrizioni minori si giunse con la legislazione carolingia all'inizio del IX secolo. Questa estese anche all'Italia centro-settentrionale le norme che rendevano obbligatorio il pagamento della decima e precisò che gli introiti provenienti da tale pagamento dovevano essere destinati solo alle chiese battesimali. "Nacque in questo modo il "sistema" pievano, nel quale la realtà vivente (l'insieme del clero e del "popolo di Dio"), la realtà di pietra (il complesso degli edifici) e la realtà giurisdizionale (l'ambito territoriale di esercizio della giurisdizione spirituale, dal quale l'ente otteneva anche il suo sostentamento) assumevano significativamente lo stesso nome: plebs, pieve" (16). Da questo momento si viene a creare una completa ripartizione del territorio diocesano in distretti ecclesiastici minori, che riproducevano strutture civili preesistenti o rispettavano determinati confini naturali. In seguito i mutamenti demografici spinsero alla formazione di nuove pievi, ma il "sistema pievano" non fu per questo scardinato mantenendosi stabile fino alla fine del XIII secolo. Non è possibile attestare, dall'esame dei documenti pervenuti, se nel territorio trentino prima del 1000 il termine pieve fosse utilizzato nell'accezione sopra descritta (cioè indicante la triplice realtà istituzionale, edilizia e territoriale), per questo è necessario rivolgersi a fonti del XII secolo. Se ci si limita a prendere in considerazione le 68 circoscrizioni pievane della diocesi di Trento esistenti alla fine del XIII secolo si scopre che ben 33 di esse sono attestate prima del 1200 e altre 25 compaiono nella prima metà del XIII secolo (17).

Il termine "parrocchia" (18) deriva dal greco e indica, dal punto di vista etimologico, una qualsiasi circoscrizione territoriale. Nei primi secoli della cristianità fino al basso medioevo il termine venne adottato per indicare le ripartizioni dei territori diocesani in circoscrizioni minori, fenomeno nato in conseguenza del moltiplicarsi nelle diocesi di nuove chiese sotto la spinta delle crescenti esigenze dei fedeli. La consacrazione definitiva del "sistema parrocchiale" si ebbe con il Concilio di Trento che, sulla base della precedente normativa pontificia e conciliare, dettò una nuova e completa disciplina della struttura della Chiesa. I legislatori del Concilio prescrissero che, per la più efficace tutela della cura delle anime affidate ai vescovi, il "populus fidelium" si dovesse distinguere in parrocchie proprie con confini determinati e che a ciascuna di esse venisse assegnato un sacerdote che vi risiedesse, soltanto dal quale i fedeli potevano ricevere i Sacramenti (Sess. XXIV, cap. 13). Si ordinò così che venissero erette parrocchie in tutti i luoghi in cui esse non esistevano e si stabilirono delle norme per assicurare ai parroci un reddito minimo. Il parroco si impegnava a risiedere nel luogo assegnatogli, ad approfondire la conoscenza della comunità dei fedeli attraverso la compilazione e l'accurata custodia dei libri parrocchiali e a partecipare alle adunanze vicariali. I principi enunciati dal Concilio di

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Trento e successivamente ribaditi nella normativa pontificia sono stati accolti e sintetizzati nel testo del Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 216 §1 dispone che il territorio di ogni diocesi debba essere diviso in "distinctas partes territoriales", a ciascuna delle quali "sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda suusque peculiaris rector, tamquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura". L'istituzione parrocchiale dunque risulta costituita, oltre che dall'elemento territoriale, da altri tre elementi: un determinato "popolo", una peculiare "chiesa" e un "pastor". Il Codice di diritto canonico del 1983 ha riconosciuto la personalità giuridica della parrocchia espressamente concepita come "Communitas Christifidelium" (CIC 1983, can. 515 §3). Tale riforma è stata recepita sia nell'accordo tra Stato e Chiesa (legge 121/1985) sia nelle disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici (legge 222/1985); le diocesi e le parrocchie acquistano la personalità giuridica civile dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell'interno che conferisce loro la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto".

Il decanato è un'istituzione intermedia tra la parrocchia e la diocesi ed è in qualche modo erede dell'antica pieve. Il termine 'decano' è documentato per la prima volta nel 1208, al tempo del sinodo diocesano del vescovo Federico Vanga, ma tale figura non appariva ben delineata, nè tanto meno i suoi compiti. Il titolo di decano venne attribuito al sacerdote che era preposto ad un raggruppamento di parrocchie rurali, detto anche vicario foraneo, che rappresentava l'anello di congiunzione tra parroci e vescovo. Nel sec. XV i 'decani rurali' erano gli accusatori pubblici degli 'excessus' dei chierici nel loro territorio e, per quanto di competenza del foro ecclesiastico, anche dei laici. Nel sinodo del 1489 (vescovo Udalrico Frundsberg) ricevettero il mandato esplicito di vigilare sull'applicazione dei decreti sinodali e di cooperare a rendere più duraturo il frutto della visita diocesana. Di regola l'ufficio di decano veniva affidato a uno dei pievani residenti nel distretto ma non era legato ad una determinata parrocchia; veniva conferito con apposito decreto vescovile, registrato nel libro delle investiture e corredato da un elenco dei compiti e delle attribuzioni. Nelle "Costituzioni sinodali" di Ludovico Madruzzo del 1593, cap. XXXIX, vengono descritti la figura del decano e il suo ufficio.Solo a partire dalla fine del secolo XVIII fino ai primi decenni del secolo seguente, sotto la spinta organizzativa dei vari governi, si vennero delineando i decanati con sede fissa e circoscrizione ben delimitata. ll numero dei decanati nella diocesi di Trento fu di 35 per tutto il secolo XIX, variando nel corso del XX secolo da 39 a 49. I principali compiti del decano, stabiliti da speciali provvedimenti dell'Ordinariato, riguardavano la disciplina del clero, le feste e i riti sacri, il decoro delle chiese e delle suppellettili, l'osservanza sia delle disposizioni vescovili sia di quelle diramate dall'autorità politica. I rapporti con le chiese 'soggette al decanato' erano mantenuti tramite le 'visite' che il decano doveva svolgere sul territorio decanale almeno una volta all'anno. Le visite che si svolgevano nelle varie chiese del distretto erano molto simili alle visite vescovili ed erano volte a verificare lo stato conservativo degli edifici di culto, delle sacrestie, delle canoniche e dei cimiteri, le condizioni religiose della popolazione, i resoconti, la tenuta degli archivi, ecc. Al termine della visita veniva trasmessa una relazione all'Ordinariato. Il decano, come previsto dal regolamento politico per le scuole elementari delle province austriache pubblicato l'11 agosto 1805 (19), rivestiva anche il ruolo di ispettore scolastico distrettuale. Tale regolamento riservava alla chiesa la sorveglianza scolastica, l'approvazione dei programmi e dei libri di testo, la proposta dei maestri definitivi, la nomina degli assistenti e dei supplenti. Il decano, in veste di ispettore scolastico, aveva inoltre poteri di sorveglianza e controllo immediati sulle scuole, egli, entro il mese di novembre di ogni anno, era tenuto a consegnare al "Concistoro" (20) una relazione dettagliata sulla situazione delle scuole del suo distretto. Con la legge n. 48 del 25 maggio 1868 nuove disposizioni in materia scolastica sottrassero alla Chiesa il potere che fino ad allora aveva mantenuto trasferendolo allo Stato. Con ordinanza ministeriale del 10 febbraio 1869 n. 19 le attribuzioni in campo scolastico affidate all'Ordinariato vescovile passarono all'autorità politica

13 provinciale e quelle affidate agli ispettori ecclesiastici distrettuali alle autorità politiche distrettuali.In occasione delle visite scolastiche annuali venivano consegnate al decano le copie delle matricole (copie esatte dei registri anagrafici di ogni parrocchia soggetta al decanato).

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Riva e Ledro

Fonti normative Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Parrocchie e curazie Bibliografia AMBROSI F., Commentari della storia trentina, Trento, 1985 BONELLI B., Monumenta ecclesiae tridentinae, Trento, 1765 COSTA A., La chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986 CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna, 1999 Fonti per la storia del principato e della chiesa tridentina: atti del convegno Trento 16-17 maggio 1991, Trento, 1995 KÖGL J., La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone, Trento, 1964 TOVAZZI G., Parochiale tridentinum, ed. a cura di Remo , Trento, Biblioteca PP. Francescani, 1970 WEBER S., I vescovi suffraganei della Chiesa di Trento, Trento, 1932 ZANOLINI P., Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva, Riva, 1903

Note (1) Cfr. il regesto in CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, 1961, p. 612 e CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna, 1999, pp. 140-142. (2) Cfr. ZANOLINI P., Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva, IN "Il Sommolago", anno VII, n. 1, aprile 1990, p. 14. (3) Ibidem.

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(4) Cfr. CURZEL E., op. cit., p. 142. (5) Ibidem. (6) Cfr. ZANOLINI P., op. cit., p. 51 (il documento si trova nell'archivio comunale di Riva). (7) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 1 (1537), pp. 42-46. (8) Ibidem. (9) Ibidem, n. 6 (1579), cc. 1-4. (10) Ibidem, n. 28 (1708), c. 330. (11) Ibidem, n. 21 (1671), cc. 15-17. (12) Ibidem, n. 53 (1750), c. 197. (13) Ibidem, Parrocchie e curazie, 144 n. 3/g. (14) L'elenco, con alcune integrazioni, è tratto da ZANOLINI P., op. cit., pp. 36-65. (15) Cfr. CURZEL E., op. cit., p.5 e segg. Si rimanda alla ricca bibliografia contenuta nel volume. (16) Ibidem, p. 7. (17) Ibidem, p. 29 e tabelle riprodotte. (18) Le presenti notizie informative sono da ritenersi generali e non esaustive. Per un approfondimento e una bibliografia articolata si rimanda alla voce corrispondente dell'Enciclopedia del diritto, Giuffré, Varese, 1958-1995 (19) Cfr. Gli archivi delle scuole elementari trentine: censimento descrittivo, a cura di R. G. ARCAINI, P.A.T., Servizio beni librari e archivistici, Trento, 2003, pp. XXXIII e segg. e Per una storia della scuola elementare trentina. Alfabetizzazione ed istruzione dal Concilio di Trento ai giorni nostri, a cura di Q. ANTONELLI, Trento, 1998. (20) Organo vescovile composto da tutti i decani in qualità di ispettori scolastici (consiglieri concistoriali) e presieduto dal "sommo scolastico"; era preposto al controllo e alla sorveglianza su tutte le scuole della diocesi, fissava le modalità di insegnamento delle materie e stabiliva le norme circa la moralità dei maestri e degli alunni.

15 fondo A Ufficio parrocchiale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 1568 - {3} 1979

registri 58, buste 28, fascicoli 28

Soggetti produttori Parrocchia di Santa Maria Assunta, sec. XII -

Modalità di acquisizione e versamento Il fondo è sempre stato di proprietà dell'ente; in base alla Commissione Beni Culturali del 13 ottobre 1993 è stato dichiarato di interesse storico.

Contenuto La documentazione conservata nel fondo è quella tipica presente in tutte le parrocchie, composta prevalentemente dai registri anagrafici e dai relativi atti, da registri di amministrazione, da carteggio e atti vari.

Lingua Italiano; latino

Incrementi previsti Si prevede il continuo accrescimento della documentazione in quanto l'ente parrocchia è ancora attivo.

Esistenza e localizzazione delle copie Presso l'Archivio diocesano si trovano microfilmati tutti i registri anagrafici (nati e battezzati, matrimoni, morti) dal Concilio di Trento fino alla fine del 1923, data oltre la quale tali registrazioni e certificazioni diventano di competenza comunale.

16 serie A 1 Registri dei nati e battezzati, 1568 - 1961 {4}

registri 23

Contenuto I registri dei battesimi insieme a quelli dei matrimoni furono introdotti nel diritto canonico dal "Decretum de Reformatione Matrimonii" del Concilio di Trento (Sess. XXIV, capp. 1-2). I titoli 91-97 del "Rituale Romanum" emanato da Paolo V nel 1614 proposero le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri. Tali normative trovarono applicazione nelle parrocchie della diocesi di Trento in tempi relativamente brevi; infatti i libri dei battezzati vennero compilati costantemente fino all'epoca contemporanea, prima con finalità solo religiose, poi anche civili e anagrafiche. L'autorità politica austriaca si interessò ai libri parrocchiali con la lettera circolare del primo maggio 1781 che li dichiarava documenti pubblici a tutti gli effetti civili. Nella successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 vennero prescritte formule e espressioni linguistiche uniformi per la loro compilazione in modo da "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' nostri sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Dopo la breve parentesi dei domini bavarese e napoleonico, durante i quali le competenze in materia di stato civile furono trasferite ai Comuni (anche se la regolare tenuta dei libri canonici da parte dei parroci non venne mai meno) con il decreto del 21 agosto 1815 la Commissione aulica centrale d'organizzazione restituiva ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile che essi mantennero fino al primo gennaio 1924, data dell'impianto dello stato civile italiano presso i Comuni.

La serie è formata da 23 registri sui quali sono registrati i nati e battezzati nella parrocchia di Riva dal 1568. Il sacerdote che amministrava il battesimo poteva essere l'arciprete di Riva o, più spesso, un suo collaboratore nella cura d'anime, chiamato "curato di Riva", "cappellano" o "cooperatore"; a volte il ministro battezzante era il curato di Campi o di Varone, a volte un sacerdote delegato dall'arciprete. Quasi tutti i registri riportano, sul dorso o all'interno, una segnatura rappresentata da numeri romani, ma questa non segue una progressione lineare in quanto alcuni numeri sono ripetuti due volte (il primo e il secondo registro riportano entrambi la segnatura "I", mentre il nono e il decimo registro riportano entrambi la segnatura "VIII"). I primi 14 registri riportano inoltre, generalmente sulla carta di guardia, una segnatura formata da una lettera maiuscola, dalla "A" alla "P", apposta probabilmente verso la fine dell'Ottocento in occasione di una rilegatura dei registri e della redazione dell'indice dei nati, dei matrimoni e dei morti (1). In tale occasione i primi quattro registri sono stati formati legando insieme diversi registri, anche di diverso formato, numerando ex novo le pagine in un'unica numerazione, cassando la numerazione originale. I registri più antichi sono redatti in lingua italiana fino al 1610 e da quella data fino al 1830 in lingua latina e in forma discorsiva, con registrazione delle date di nascita e di battesimo, dei nomi del battezzato, dei suoi genitori e dei padrini (2); solo raramente viene riportato il nome del ministro battezzante. Le registrazioni relative al battesimo di illegittimi sono riportate capovolgendo il registro.

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Gli altri registri sono strutturati a tabella prestampata sulla quale sono registrati, secondo le disposizioni governative, le generalità del battezzato, "il tempo della nascita" (anno, mese, giorno e ora), il luogo di nascita, il giorno del battesimo, i nomi dei genitori, del ministro battezzante e dei padrini, e la condizione sociale di questi ultimi. A partire dal settembre 1836 accanto alle generalità del battezzato viene riportato il nome della levatrice (mammana) che ha assistito al parto. Spesso si trovano incollati alle pagine dei registri certificati di nascita, notificazioni di matrimonio, variazioni anagrafiche, riconoscimenti di illegittimi, ecc. Per quanto riguarda la rilevazione degli estremi cronologici si specifica che viene sempre segnalata come prima data quella riferita alla nascita e come ultima quella riferita al battesimo.

Note (1) Gli indici vennero redatti probabilmente da don Gioachino Segalla: "don Segalla sborsò lire 600 avute dal municipio per aver compilati gli indici del nati, morti e matrimoni dal 1568 al 1730, che in questa parrocchia mancavano": cfr. ZANOLINI P., Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva IN "Il Sommolago", anno VII, n. 1, aprile 1990, p. 57. (2) Detti anche "compare" e "comare" in italiano e "susceptores", "patrini" o "sponsores" in latino.

A 1.1 {5} "Nati 1568-1603" (tit. dorso) 1568 agosto 12 - 1586 agosto 21; 1590 maggio 21 - 1603 novembre 21 Italiano Registro; carta, formato da tre registri legati insieme, legatura in mezza pelle, pp. 344 (salto di numerazione tra le pp. 140 e 151) Segnature precedenti: Lettera A I

A 1.2 {6} "Nati 1590-1656" (tit. dorso) 1590 luglio 17 - 1656 marzo 23 Alle pp. 65-70, 87-93, dopo le registrazioni del 1603 e del 1604: registrazioni di battesimi impartiti dall'8 novembre 1589 al 28 febbraio 1590 e dall'1 gennaio 1589 all'1 novembre 1589 "trovati in alcune cartazze", [1603]; [1604]; a p. 293: annotazione relativa ad un richiamo dell'arciprete di Riva all'osservanza delle norme ecclesiastiche nell'amministrazione dei sacramenti e nella cura d'anime, [1617]; alle pp. 863-865: minuta di una supplica, s.d. Italiano, latino Registro; carta, formato da tre registri legati insieme, legatura in mezza pelle, pp. 865 Segnature precedenti: Lettera B I

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A 1.3 {7} "Nati 1659-1699" (tit. dorso) 1659 gennaio 4 - 1699 dicembre 13 Latino Registro; carta, formato da tre registri legati insieme, pp. 777 Segnature precedenti: Lettera C II

A 1.4 {8} "Nati 1700-1729" (tit. dorso) 1700 gennaio 5 - 1729 ottobre 1 Latino Registro; carta, formato da due registri legati insieme, legatura in mezza pelle, pp. 319, 239, con indici alfabetici a rubrica secondo il nome di battesimo alla fine di ogni parte n.n. Segnature precedenti: Lettera D III

A 1.5 {9} "Nati 1729-1760" (tit. dorso) 1729 ottobre 1 - 1760 dicembre 27 Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 477, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera E IV

A 1.6 {10} "Nati 1761-1780" (tit. dorso) 1761 gennaio 3 - 1780 dicembre 31 Altre denominazioni: "1761. Liber baptizatorum ecclesiae parrochialis Rivae" (tit. int. ) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 345, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera F V

A 1.7 {11} "Nati 1781-1800" (tit. dorso) 1781 gennaio 2 - 1800 dicembre 19 Altre denominazioni: "Liber baptizatorum ecclesiae parochialis Rivae, qui initium sumit ab anno 1781" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 306, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera G VI

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A 1.8 {12} "Nati 1801-1812" (tit. dorso) 1801 gennaio 3 - 1812 dicembre 31 Altre denominazioni: "Liber baptizatorum ecclesiae parrochialis Rivae 1801" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 250, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera H VII

A 1.9 {13} "Nati 1813-1830" (tit. dorso) 1813 gennaio 1 - 1830 dicembre 21 A p. 340: annotazione di tre nascite degli anni 1818, 1819 e 1821 secondo una comunicazione del Giudizio distrettuale di Riva del 26 agosto 1840 (incollata di seguito), 1840 agosto 28. Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 340, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: [Lettera I] VIII

A 1.10 {14} "Nati 1816-1832" (tit. dorso) 1816 gennaio 15 (1) - 1833 gennaio 1 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 263, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera L VIII Note (1) Le registrazioni dei nati e battezzati dal 15 gennaio 1816 al 31 dicembre 1830 si trovano anche sul registro precedente, probabilmente per l'uso contemporaneo dei due registri.

A 1.11 {15} "Nati 1833-1850" (tit. dorso) 1833 gennaio 4 - 1850 dicembre 29 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 294, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera M Tomo IX

A 1.12 {16} "Nati 1851-1872" (tit. dorso) 1851 gennaio 2 - 1873 gennaio 1 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. sd 351, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera N 20

Volume X

A 1.13 {17} "Nati anni 1873-1886" (tit. dorso) 1873 gennaio 5 - 1887 gennaio 9 Altre denominazioni: "O. Nati e battezzati nella parrocchia arcipretale di Riva dai 5 gennaio 1873 ai 31 dicembre 1886" (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 238, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Lettera O X

A 1.14 {18} "Nati 1887-1896" (tit. dorso) 1887 gennaio 6 - 1897 gennaio 4 Altre denominazioni: "Nati e battezzati nella parrocchia arcipretale di Riva dal 1 gennaio 1887 al ***" (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 268, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: P XI

A 1.15 {19} "Nati 1897-1904" 1897 gennaio 1 - 1905 gennaio 23 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 293, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Tomo XII

A 1.16 {20} "Santa Maria Assunta Riva. Nati 1905-1912" (tit. dorso) 1905 gennaio 1 - 1913 gennaio 12 Italiano Registro; carta, legatura in tela, cc. sd 320, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Volume XIII

A 1.17 {21} "[N]ati [a]nni [1913]-1920" (tit. dorso) 1913 gennaio 6 - 1920 ottobre 20 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 199, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: [XIV]

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A 1.18 {22} "[P]arrocchia Santa Maria Ass[unta]. [Nati] anno 1920-192[3]" (tit. dorso) 1920 ottobre 8 - 1924 febbraio 10 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 194, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: [XV]

A 1.19 {23} "Nati anni 1924-1929" (tit. dorso) 1924 gennaio 1 - 1930 gennaio 28 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 202, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Volume XVI

A 1.20 {24} "Santa Maria Assunta Riva. Nati 1930-1937" (tit. dorso) 1930 gennaio 11 - 1938 gennaio 16 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 202, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Volume XVII

A 1.21 {25} "Nati 1938-1945" (tit. dorso) 1937 dicembre 21 - 1946 febbraio 6 Altre denominazioni: "Liber baptizatorum in paroecia Ripae ab anno Domini 1938-1945" (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 199, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Volume XVIII

A 1.22 {26} "Nati anni 1946-1953" (tit. dorso) 1946 gennaio 1 - 1953 dicembre 21 Altre denominazioni: "Parrocchia di Santa Maria Assunta Riva del Garda. Nati e battezzati dal 1946 al 1953" (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 201-399, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Volume XIX

A 1.23 {27} "Santa Maria Assunta Riva. Nati 1954-1960" (tit. dorso) 1953 dicembre 24 - 1961 gennaio 4 Italiano Registro; carta, legatura in tela, cc. sd 187, con indice alfaebtico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Volume XX 22 serie A 2 Indici dei registri dei nati e battezzati, [1889] {28}

registri 1

Contenuto L'indice è stato redatto da don Gioachino Segalla alla fine del secolo XIX, su incarico del municipio di Riva, che commissionò al sacerdote la redazione degli indici anche dei registri dei matrimoni e dei morti (1). L'indice è redatto a rubrica secondo il cognome del battezzato e si riferisce ai primi tre registri dei nati e battezzati ("Lettera A, B e C") che sono sprovvisti di indice e al quarto registro ("Lettera D") dotato invece di indici secondo il nome di battesimo.

Note (1) Cfr. ZANOLINI P., Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva, IN "Il Sommolago", anno VII, n. 1, aprile 1990, p. 57.

A 2.1 {29} "Indice nati 1568-1729" (tit. dorso) [1889] Altre denominazioni: "Indice dei nati nella parrocchia di Riva dall'anno 1729" Indice dei registri dei nati e battezzati dal 12 agosto 1568 all'1 ottobre 1729. All'inizio, sulla c. di guardia: annotazione del municipio di Riva relativa alla protocollazione del registro: "Presentato li 29 aprile 1889"; annotazione del compilatore del registro: "Consegnato alla canonica il 1 di maggio 1889"; alla fine, dopo la lettera Z: "Schiarimenti", annotazioni relative alla compilazione dell'indice, [1889]. Italiano Registro a rubrica; carta, legatura in mezza pelle, cc. 93 n.n.

23 serie A 3 Registri dei matrimoni, 1591 - 1965 {30}

registri 12

Contenuto I registri dei matrimoni, insieme a quelli dei battesimi, furono introdotti nel diritto canonico dal "Decretum de Reformatione Matrimonii" del Concilio di Trento (Sess. XXIV, capp. 1-2). I titoli 91- 97 del "Rituale Romanum" emanato da Paolo V nel 1614 proposero le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri. Tali normative trovarono applicazione nelle parrocchie della diocesi di Trento in tempi relativamente brevi; i libri dei matrimoni infatti vennero compilati costantemente fino all'epoca contemporanea, prima con finalità solo religiose, poi anche civili ed anagrafiche. L'autorità politica austriaca si interessò ai libri parrocchiali con la lettera circolare del primo maggio 1781 che li dichiarava documenti pubblici a tutti gli effetti civili. Nella successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 vennero prescritte formule e espressioni linguistiche uniformi per la loro compilazione e si ordinò di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' nostri sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Dopo la breve parentesi dei domini bavarese e napoleonico, durante i quali le competenze in materia di stato civile furono trasferite ai Comuni (anche se la regolare tenuta dei libri canonici da parte dei parroci non venne mai meno) con la legge imperiale del 20 aprile 1815 ed il decreto del 21 agosto 1815 della Commissione aulica centrale d'organizzazione veniva restituito ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile che essi mantennero fino al primo gennaio 1924, data dell'impianto dello stato civile italiano presso i Comuni. Se durante la dominazione austriaca il matrimonio celebrato in chiesa aveva validità civile e al parroco veniva richiesta un'attenzione particolare nella produzione degli atti necessari per la celebrazione e la registrazione del sacramento (Cfr. Codice civile austriaco, § 80), negli anni tra l'annessione al Regno d'Italia e il Concordato del 1929 stipulato tra la Santa Sede e l'autorità politica, i riti civile e religioso venivano celebrati separatamente. Con la legge n. 847 del 27 maggio 1929 lo Stato italiano riconobbe la validità civile del matrimonio celebrato secondo le norme di diritto canonico ed il curatore d'anime è tenuto alla notificazione dell'avvenuta celebrazione al Comune, per la sua trascrizione nei registri anagrafici.

La serie è formata da 12 registri che comprendono le registrazioni dei matrimoni celebrati nella parrocchia di Riva a partire dal 1591. I primi registri sono redatti in lingua latina e riportano, in forma discorsiva, la data del matrimonio, le generalità degli sposi e dei testimoni e, dal 1611, anche il nome del ministro celebrante; viene indicato inoltre il luogo dove si è svolto il matrimonio. Il quarto registro della serie e i successivi sono invece strutturati a tabella prestampata e riportano in italiano, secondo le disposizioni governative, la data del matrimonio, le generalità degli sposi, del ministro celebrante, dei testimoni e la condizione sociale di questi ultimi. I registri a partire dal 1929 sono compilati secondo le norme concordatarie.

24

A 3.1 {31} "Matrimoni. Libro I.mo dal 1590 al 1730" 1591 settembre 7 - 1729 ottobre 25 Mancano le registrazioni per gli anni 1608-1609 e dal dicembre 1641 al dicembre 1658. Italiano, latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 618, con indice alfabetico a rubrica non coevo alla fine n.n. formato da due registri di diversa forma legati insieme

A 3.2 {32} "Matrimo[ni] 1729-1811" (tit. dorso) 1729 novembre 25 - 1811 novembre 20 Altre denominazioni: "Liber matrimoniorum ecclesiae parochialis Rivae coeptus anno Domini 1729 die 25 mensis novembris" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 523 (1), con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: II F Note (1) Il registro è così paginato: inizio con le pp. 1-109 poi salto di numerazione con la ripresa a p. 200 fino a p. 209, poi errore di numerazione con l'indicazione di p. 260 fino a p. 274, ancora errore di numerazione con l'indicazione di p. 215 che prosegue fino a p. 523.

A 3.3 {33} "Matrimoni 1812-1829" (tit. dorso) 1812 gennaio 6 - 1829 aprile 5 Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 104, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: V III

A 3.4 {34} "Matrimoni 1816-1858. Tomo IV" (tit. dorso) 1816 gennaio 13 (1) - 1858 dicembre 11 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 225, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: (VI) IV Note (1) Le registrazioni dei matrimoni dal 13 gennaio 1816 al 5 aprile 1829 si trovano anche sul registro precedente, redatte in latino, probabilmente per l'uso contemporaneo dei due registri.

25

A 3.5 {35} "Matrimoni. 1859-1910" (tit. dorso) 1859 gennaio 1 - 1911 aprile 1 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 603, con indice alfabetico a rubrica all'inizio n.n. Segnature precedenti: V

A 3.6 {36} "Parrocchia di Riva. Matrimoni 1911-1920" (tit. dorso) 1911 aprile 22 - 1920 dicembre 30 cc. sd 187-188: registrazioni di matrimoni celebrati a Campi, 1920 maggio 17-1920 novembre 6; cc. sd 189-190: registrazioni di matrimoni di parrocchiani profughi, 1915 dicembre 6-1920 maggio 29. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 190, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. VI

A 3.7 {37} "Registro VII. Matrimoni dell'arcipretale di Riva dal gennaio 1921 al 1930" 1921 gennaio 2 - 1930 agosto 12 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. sd 150, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 3.8 {38} "Parrocchia di Riva. Matrimoni 1929-1927" (tit. dorso) 1929 agosto 31 (1) - 1937 dicembre 2 Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 415, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. VIII Note (1) I matrimoni dal 31 agosto 1929 al 12 agosto 1930 sono ripresi dal registro precedente e registrati secondo le nuove norme concordatarie.

A 3.9 {39} "Parrocchia di Riva. Matrimoni 1937-1941" (tit. dorso) 1937 dicembre 18 - 1941 ottobre 18 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 416-663, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. IX

A 3.10 {40} "Matrimoni dall'ottobre 1941 all'aprile 1949" 1941 ottobre 23 - 1949 aprile 8 All'inizio: annotazione relativa al permesso concesso di affiggere le pubblicazioni alla porta della chiesa, [1947 settembre 14]. Italiano

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Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 406, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. X

A 3.11 {41} "Parrocchia di Riva. Matrimoni 1949-1957" (tit. dorso) 1949 febbraio 26 - 1958 gennaio 23 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 393, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. XI

A 3.12 {42} "Matrimoni 1958-1965" 1958 gennaio 23 - 1965 giugno 27 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 332, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. XII

27 serie A 4 Registri dei morti, 1604 - 1979 {43}

registri 13

Contenuto I registri dei morti vennero introdotti insieme ai registri dei cresimati e agli "stati delle anime" dal "Rituale Romanum" di Paolo V nel 1614, nel quale si stabilivano anche le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri (Cfr. § Formulae scribendae in libris habendis apud parochos ut infra notatur). Tale normativa trovò applicazione nelle parrocchie della diocesi di Trento in tempi relativamente brevi; infatti i libri dei morti vennero compilati costantemente fino all'epoca contemporanea, prima con finalità solo religiose, poi anche civili ed anagrafiche. L'autorità politica austriaca si interessò ai libri parrocchiali con la lettera circolare del primo maggio 1781 che li dichiarava documenti pubblici a tutti gli effetti civili. Nella successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 vennero prescritte formule e espressioni linguistiche uniformi per la loro compilazione e si ordinò di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' nostri sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Dopo la breve parentesi dei domini bavarese e napoleonico, durante i quali le competenze in materia di stato civile furono trasferite ai Comuni (anche se la regolare tenuta dei libri canonici da parte dei parroci non venne mai meno) con il decreto del 21 agosto 1815 la Commissione aulica centrale d'organizzazione restituiva ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile, che essi mantennero fino al primo gennaio 1924, data dell'impianto dello stato civile italiano presso i Comuni.

La serie si compone di 13 registri che riportano le registrazioni dei morti della parrocchia di Riva a partire dal 1604. Le prime registrazioni sono lacunose e diventano abbastanza regolari solo dal 1612, anche se si rileva una lacuna dall'agosto 1650 al dicembre 1658. Le registrazioni più antiche sono redatte in lingua latina e in forma discorsiva e riportano le generalità del defunto, l'indicazione del luogo di sepoltura e, dal 1616, anche quella relativa alla somministrazione dei Sacramenti. Dal settimo registro cominciano le registrazioni in lingua italiana su un formulario a tabella prestampata, secondo le disposizioni governative. Alle solite informazioni si aggiungono quelle relative alla causa della morte e, in seguito, il nome del medico che ha attestato il decesso.

A 4.1 {44} "I.mo Morti dal 1604 al 1681 con varie lacune" 1604 gennaio 7 - 1681 maggio 22 1604 gennaio 7-aprile 2; 1608 ottobre 15-1609 novembre 11; 1612 gennaio 2-1681 maggio 22 cc. 2-3: "Liber mortuorum in quo nomina eorum qui sepeliun[tur] in plebe Rippae describuntur incipiendo ab anno Domini 1604", 1604 gennaio 7-1604 aprile 2; c. 9v: registro dei morti, 1608 ottobre 15-1609 novembre 11;

28 cc. 11-104: "Haec sunt nomina fidelium defunctorum qui sepulti sunt anno Domini 1612 in plebe Rippae", 1612 gennaio 2-1630 agosto 9; pp. 105-573: registro dei morti, 1631 luglio 12; 1632 gennaio 6-1637 maggio 18; 1638 luglio 21; 1639 settembre 19-1641 dicembre 27; 1643 agosto 17-1650 luglio 29; 1659 gennaio 5-1681 maggio 22. All'inizio, sulla carta di guardia: annotazione del compilatore dell'indice relativa alla datazione del registro, sec. XIX. Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 2-104, pp. 105-573 (bianche le cc. 4-8, 10), con indice alfabetico a rubrica non coevo alla fine n.n.

A 4.2 {45} "Liber II.dus mortuorum ab anno 1681 ad 1729" 1681 giugno 3 - 1729 marzo 11 Altre denominazioni: "Liber defunctorum parochialis ecclesiae Rivae ceptus a die 28 maii anno 1681" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 600, con indice alfabetico a rubrica non coevo alla fine n.n. formato da due registri di diversa misura rilegati insieme

A 4.3 {46} "Morti 1729-1769" (tit. dorso) 1729 marzo 18 - 1769 agosto 5 Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 606, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: III

A 4.4 {47} "Morti 1769-1800" (tit. dorso) 1769 agosto 10 - 1800 dicembre 27 Altre denominazioni: "Liber mortuorum ecclesiae parochialis Rivae ceptus anno Domini 1769 die 10 augusti" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 400, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: litt. M IV

A 4.5 {48} "Morti 1801-1816" 1801 gennaio 10 - 1816 dicembre 31 Altre denominazioni: "Liber mortuorum ecclesiae parrochialis Rivae coeptus anno Domini 1801 die 10 iannuarii" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 236, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: litt. N V

29

A 4.6 {49} "Morti 1817-1830" 1811 gennaio 2 - 1830 dicembre 31 Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 160, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: litt. O VI

A 4.7 {50} "Libro VII. Morti 1816-1852" (tit. dorso) 1816 gennaio 1 (1) - 1852 dicembre 25 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 449, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Note (1) Le registrazioni dal 1 gennaio 1816 al 31 dicembre 1830 sono presenti anche nei registri precedenti redatte in latino.

A 4.8 {51} "Morti Riva 1853-1883" (tit. dorso) 1853 gennaio 1 - 1884 gennaio 24 All'inizio: annotazione relativa all'ultima sepoltura nel vecchio cimitero e la prima nel nuovo, sec. XIX. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 504, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Tomo VIII lettera P

A 4.9 {52} "Morti in Riva 1884-1900" (tit. dorso) 1884 gennaio 3 (1) - 1900 settembre 23 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 386, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: lett. Q Tomo IX Note (1) Le registrazioni dal 3 gennaio al 24 gennaio 1884 si trovano anche sul registro precedente.

A 4.10 {53} "Morti Riva 1900-1921" (tit. dorso) 1900 ottobre 4 - 1921 giugno 13 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, con borchie, pp. 582, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Tomo X

30

A 4.11 {54} "Registro morti della parocchia di Riva del Garda dal 1921 giugno 17-1935" 1921 giugno 17 - 1935 dicembre 24 All'inizio: memoria funebre, 1925 luglio 30 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 396, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: XI

A 4.12 {55} "Morti dal 1936 al 1955" 1936 gennaio 4 - 1955 dicembre 29 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. LVIII, 420, con indice alfabetico a rubrica alle pp. 362-420 Segnature precedenti: Vol. XII

A 4.13 {56} "Morti 1956-1979" 1956 gennaio 5 - 1979 dicembre 23 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 475, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Segnature precedenti: Vol. XIII

31 serie A 5 Registri dei cresimati, 1916 - 1963 {57}

registri 2

Contenuto I registri dei cresimati vennero introdotti insieme ai registri dei morti e agli "stati delle anime" dal "Rituale Romanum" di Paolo V nel 1614, nel quale si stabilirono anche le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri (Cfr. § Formulae scribendae in libris habendis apud parochos ut infra notatur). In realtà nella diocesi di Trento i registri dei cresimati furono compilati con sistematicità solo a partire dal secolo XIX.

A 5.1 {58} "Libro dei cresimati anno 1918, 1920-1928" 1916 luglio 15 - 1930 giugno 16 Altre denominazioni: "Cresimati. Anni 1918-1928. Vol. I" (tit. dorso) cc. I-II: "Estratti dal libro dei cresimati della chiesa delle baracche in Braunau s/Inn per la parrocchia di Riva", 1916 settembre 13; cc. 1-83: registro dei cresimati di Riva, 1916 luglio 15-1930 giugno 16 (con annotazioni di cresime del 1906 e 1915). Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. II, 83, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 5.2 {59} "Cresimati 1933-1960" 1933 aprile 29 - 1960 dicembre 28; 1963 gennaio 30 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 197 Segnature precedenti: Vol. II

32 serie A 6 Registri degli sponsali, 1919 - 1929 {60}

registri 3

Contenuto Papa Pio X nel decreto "Ne temere" stabilì che dal giorno di Pasqua del 1908 la promessa di matrimonio per essere valida dovesse essere fatta per iscritto, alla presenza del parroco oppure di due testimoni e firmata dai due fidanzati. Tutto questo allo scopo di impedire problemi o controversie che potevano nascere in seguito ad accordi segreti e di evitare litigi o inimicizie tra persone e famiglie. Il decreto era anche in sintonia con il Codice civile austriaco che stabiliva inoltre che la promessa di matrimonio non imponeva alcun obbligo legale né a contrarre il matrimonio né a versare quanto era stato pattuito, nel caso uno dei due fidanzati mancasse alla promessa.

Bibliografia Foglio diocesano per la parte italiana dell'arcidiocesi di Trento, n. III (1908)

A 6.1 {61} "Libro sponsali" 1919 marzo 22 - 1920 dicembre 30 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 99 n.n.

A 6.2 {62} Sponsali 1920 dicembre 30 - 1923 novembre 3 Italiano Registro; carta, coperta perduta, cc. 83 n.n.

A 6.3 {63} "Sponsali" 1923 novembre 10 - 1929 ottobre 17 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 100 n.n.

33 serie A 7 Registri dei nati, dei matrimoni e dei morti all'estero, 1914 - 1925 {64}

registri 1

A 7.1 {65} Registro dei nati, dei matrimoni e dei morti all'estero 1914 settembre 5 - 1925 settembre 9 pp. 2-13, 16-17: registro dei matrimoni, 1915 febbraio 6-1918 settembre 16; pp. 42-99: registro dei nati, 1915 febbraio 16-1925 settembre 9; pp. 1-49: "Estratto dalle partecipazioni ufficiose dei profughi di guerra morti negli anni 1915-1919", registro dei morti, 1914 settembre 5-1922 aprile 26 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 99, 49 (bianche alcune pp.), con indice alfabetico dei morti alla fine della parte relativa e indice alfabetico a rubrica dei nati e matrimoni alla fine n.n.

34 serie A 8 Atti matrimoniali, 1919 - 1960 {66}

buste 28

Contenuto La documentazione è composta dall'insieme delle pratiche relative ai singoli matrimoni celebrati nella parrocchia. Gli atti, prodotti dagli enti ecclesiastici o civili e dai futuri sposi, variano per genere e quantità a seconda delle epoche e dei governi. Si possono trovare, per esempio, certificati di battesimo e di cresima, esami di religione, attestati di avvenute pubblicazioni, dispense vescovili da impedimenti, permessi politici e militari, consensi paterni. In seguito alla legge n. 847 del 27 maggio 1929, la documentazione di ogni matrimonio viene raccolta nel bifoglio "Esame dei contraenti", consistente nelle domande da farsi agli sposi secondo il can. 1020 del Codice di diritto canonico, e comprende anche la notificazione al comune dell'avvenuta celebrazione da parte del parroco con la relativa attestazione della sua registrazione nei registri anagrafici comunali.

La serie è composta da 28 buste che raccolgono le pratiche per i matrimoni celebrati nella parrocchia di Riva. Alla fine di ogni anno si possono ritrovare le pratiche relative a matrimoni celebrati fuori parrocchia.

A 8.1 b. 1 {67} Atti matrimoniali 1919 Contiene atti relativi ad un matrimonio celebrato nel 1916. Italiano Busta; carta, cc. 649 n.n.

A 8.2 b. 2 {68} Atti matrimoniali 1920 Nn. 1-63 Italiano Busta; carta, cc. 405 n.n.

A 8.2 b. 3 {69} Atti matrimoniali 1920 Nn. 64-138 Italiano Busta; carta, cc. 466 n.n.

35

A 8.4 b. 4 {70} Atti matrimoniali 1921 Italiano Busta; carta, cc. 614 n.n.

A 8.5. b. 5 {71} Atti matrimoniali 1922 Italiano Busta; carta, cc. 387 n.n.

A 8.5 b. 6 {72} Atti matrimoniali 1923 - 1927 Italiano Busta; carta, cc. 643 n.n.

A 8.7 b. 7 {73} Atti matrimoniali 1928 - 1930 Italiano Busta; carta, cc. 699 n.n.

A 8.8 b. 8 {74} Atti matrimoniali 1931 - 1932 Italiano Busta; carta, cc. 736 n.n.

A 8.9 b. 9 {75} Atti matrimoniali 1933 - 1934 Italiano Busta; carta, cc. 590 n.n.

A 8.10 b. 10 {76} Atti matrimoniali 1935 - 1936 Italiano Busta; carta, cc. 676 n.n.

36

A 8.11 b. 11 {77} Atti matrimoniali 1937 - 1938 Italiano Busta; carta, cc. 885 n.n.

A 8.12 b. 12 {78} Atti matrimoniali 1939 Italiano Busta; carta, cc. 574 n.n.

A 8.13 b. 13 {79} Atti matrimoniali 1940 Italiano Busta; carta, cc. 650 n.n.

A 8.14 b. 14 {80} Atti matrimoniali 1941 Italiano Busta; carta, cc. 622 n.n.

A 8.15 b. 15 {81} Atti matrimoniali 1942 Italiano Busta; carta, cc. 549 n.n.

A 8.16 b. 16 {82} Atti matrimoniali 1943 - 1944 Italiano Busta; carta, cc. 946 n.n.

A 8.17 b. 17 {83} Atti matrimoniali 1945 Busta; carta, cc. 714 n.n.

37

A 8.18 b. 18 {84} Atti matrimoniali 1946 Busta; carta, cc. 842 n.n.

A 8.19 b. 19 {85} Atti matrimoniali 1947 Busta; carta, cc. 937 n.n.

A 8.20 b. 20 {86} Atti matrimoniali 1948 Busta; carta, cc. 835 n.n.

A 8.21 b. 21 {87} Atti matrimoniali 1949 Busta; carta, cc. 860 n.n.

A 8.22 b. 22 {88} Atti matrimoniali 1950 Busta; carta, cc. 841 n.n.

A 8.23 b. 23 {89} Atti matrimoniali 1951 Busta; carta, cc. 665 n.n.

A 8.24 b. 24 {90} Atti matrimoniali 1952 - 1953 Busta; carta, cc. 1053 n.n.

A 8.25 b. 25 {91} Atti matrimoniali 1954 - 1955 Busta; carta, cc. 1252 n.n.

38

A 8.26 b. 26 {92} Atti matrimoniali 1956 - 1957 Busta; carta, cc. 1144 n.n.

A 8.27 b. 27 {93} Atti matrimoniali 1958 - 1959 Busta; carta, cc. 1156 n.n.

A 8.28 b. 28 {94} Atti matrimoniali 1960 Busta; carta, cc. 338 n.n.

39 serie A 9 Carteggio e atti attinenti all'anagrafe, 1860 - 1960 {95}

fascicoli 5

A 9.1 b. 1 {96} Carteggio e atti 1860 - 1960 Certificati, elenchi di militari sepolti nel cimitero civile di Riva, albero genealogico della famiglia Luciolli, carteggio relativo all'anagrafe, elenchi di cresimandi con certificati di nascita e battesimo per l'ammissione alla Cresima, elenchi di bambini ammessi alla Prima Comunione, ecc. Italiano Fascicolo; carta, cc. 137

A 9.2 b. 1 {97} "Nascita 1915-1920. Registrati libro tempore belli" (1) 1915 - 1923 Certificati di nascite dal 1915 al 1920. Italiano, ceco, tedesco Fascicolo; carta, cc. 87 Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale decanale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, Registri dei nati, dei matrimoni e dei motit all'estero, reg. 1.

A 9.3 b. 1 {98} "Attestati nati e morti profughi 1914-1920" (tit. dorso) 1915 - 1926 Altre denominazioni: "Certificati morte 1914-1922. Registrati libro tempore belli" (1) Partecipazioni, comunicazioni, attestati di morti fuori parrocchia dal 1914 al 1922. Italiano, ceco, tedesco Fascicolo; carta, cc. 176 Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale decanale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, Registri dei nati, dei matrimoni e dei motit all'estero, reg. 1.

A 9.4 b. 1 {99} "Pratiche matrimoniali" 1945 - 1949 Atti relativi a matrimoni non celebrati. Italiano Fascicolo; carta, cc. 160 n.n. 40

A 9.5 b. 1 {100} "Carteggio matrimoni non avvenuti. Anni 1950-***" 1950 - 1960 Atti relativi a matrimoni non celebrati. Italiano Fascicolo; carta, cc. 98 n.n.

41 serie A 10 Copie delle matricole, 1914 - 1975 {101}

fascicoli 11

Contenuto Come necessaria cautela contro l'eventuale perdita degli originali delle matricole, nella comunicazione dell'Ordinariato ai decano n. 1153/544 del 5 maggio 1826, si ordinava che ogni curatore d'anime avente il diritto di registro dovesse approntare, entro il primo gennaio di ogni anno, una copia esatta dei propri registri dell'anno precedente da presentare al decano in occasione della visita scolastica. Lo stesso decano, dopo aver confrontato la copia con l'originale e averla vidimata con la propria sottoscrizione, doveva consegnarla (unitamente alla propria e a quelle di tutto il distretto) all'Ordinariato. Il decreto del governo n. 15230 del 18 luglio 1835 e il decreto vescovile del 14 febbraio 1877 confermavano nella sostanza le disposizioni del 1826, modificando soltanto i termini della consegna. Il vescovo nel 1877 stabiliva che "i duplicati delle matricole d'un anno già scorso fino al temine del susseguente mese di gennaio si estenderanno in fogli legati l'uno all'altro e dovranno venir trasmessi entro febbraio". Nella circolare dell'Ordinariato del 14 marzo 1907 si stabiliva che le singole stazioni di cura d'anime dovessero spedire alla fine dell'anno una copia delle matricole alla propria sede decanale la quale aveva il compito di farla inoltrare, insieme alla propria, alla Curia vescovile. Queste disposizioni non vennero né alterate né disattese anche dopo l'introduzione dell'ordinamento dello stato civile presso i Comuni (1 gennaio 1924).

A 10.1 b. 1 {102} Sant'Alessandro 1950 - 1966 Copie delle matricole dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti. Per gli anni 1950-1951 sono presenti gli atti matrimoniali prodotti dal curato di Sant'Alessandro. Italiano Fascicolo; carta

A 10.2 b. 1 {103} San Giuseppe 1962 - 1972 Copie delle matricole dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti. Italiano Fascicolo; carta

A 10.3 b. 2 {104} Campi 1930 - 1968 Copie delle matricole dei nati e battezzati (1930-1968), dei matrimoni (1933-1968) e dei morti (1941-1968). 42

Mancano le copie delle matricole dei nati e battezzati per l'anno 1932. Italiano Fascicolo; carta

A 10.4 b. 2 {105} Cologna-Gavazzo 1914 - 1966 Copie delle matricole dei nati e battezzati (1914-1966), dei matrimoni (1950-1966) e dei morti (1914-1966). Le copie delle matricole per gli anni 1942-1949 sono assieme alle copie delle matricole di Tenno. Italiano Fascicolo; carta

A 10.5 b. 3 {106} Nago 1949 - 1967 Copie delle matricole dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti. Italiano Fascicolo; carta

A 10.6 b. 3 {107} Pranzo 1914 - 1962 Copie delle matricole dei nati e battezzati (1915-1962), dei matrimoni (1914-1932; 1953-1962) e dei morti (1915-1962). Le copie delle matricole per gli anni 1942-1949 sono assieme alle copie delle matricole di Tenno. Italiano Fascicolo; carta

A 10.7 b. 4 {108} Pregasina 1919 - 1956 Copie delle matricole dei nati e battezzati e dei morti. Italiano Fascicolo; carta

A 10.8 b. 4 {109} Tenno 1914 - 1975 Copie delle matricole dei nati e battezzati (1915-1972), dei matrimoni (1914-1973) e dei morti (1915-1975). Contiene le copie delle matricole di Cologna-Gavazzo, di Pranzo e di Ville del Monte per gli anni 1942-1949. Italiano Fascicolo; carta

43

A 10.9 b. 4 {110} Torbole 1942 - 1966 Copie delle matricole dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti. Italiano Fascicolo; carta

A 10.10 b. 5 {111} Varone 1915 - 1975 Copie delle matricole dei nati e battezzati (1915-1975), dei matrimoni (1953-1975) e dei morti (1915-1975). Mancano le copie delle matricole dei nati e battezzati per gli anni 1916-1918, 1921-1932, 1937-1939, 1958-1967, dei matrimoni per gli anni 1958-1967 e dei morti per gli anni 1921-1939, 1958-1967. Italiano Fascicolo; carta

A 10.11 b. 5 {112} Ville del Monte 1914 - 1970 Copie delle matricole dei nati e battezzati (1915-1970) dei matrimoni (1953-1970) e dei morti (1914-1970). Le copie delle matricole per gli anni 1942-1949 sono assieme alle copie delle matricole di Tenno. Italiano Fascicolo; carta

44 serie A 11 Registri dei legati, 1665 - 1783 {113}

registri 1

A 11.1 {114} Registro dei legati [1665] - 1684; [1782] - 1783 pp. 1-18: registro dei legati missari temporali e perpetui redatto dall'arciprete Girolamo Balduini, [1665]-1684; cc. 27-35: "Memorie per i benefici e cappellanie della parochia di Riva da me p. Alimonti (1) cooperatore per schiarire il buio in cui ristrovasi questa canonica", descrizione delle cappellanie e benefici della parrocchia di Riva con i relativi obblighi missari, [1782]- 1783. A p. 19: annotazione relativa al pagamento dei lavori alla chiesetta di San Sebastiano nella campagna di Riva, sec. XVII; alle pp. 20-26: nota delle entrate annue della 'sacristia' (beneficio parrocchiale), 1684 dicembre 13; a c. 26v: nota delle entrate delle confraternite di Riva, 1782. Italiano, latino Registro; carta, senza coperta, pp. 25, cc. 26-35 Note (1) Giovanni Battista Alimonta cooperatore a Riva dal 1768 al 1788.

45 serie A 12 Direttori per le funzioni parrocchiali, [1927] - 1947 {115}

Contenuto Il "Manuale d'ufficio per il clero curato" consigliava ai curatori d'anime la compilazione di un registro chiamato "Direttorio per le funzioni parrocchiali" sul quale annotare e fissare un ordine, stabilito da prescrizioni o da consuetudini locali, da mantenere nelle funzioni del servizio divino. Con tale registro il sacerdote aveva a disposizione una guida sicura per sé e per i suoi successori delle funzioni quotidiane (in uso nei paesi con i rispettivi orari), settimanali, mensili ed annuali, nonché a quelle straordinarie. Egli era così in grado di avere ben chiaro l'ordine delle funzioni nell'arco dell'anno con l'orario, le prediche che si usavano tenere, le preghiere d'uso, i canti, le processioni, le devozioni della comunità, ecc.

Caratteristiche materiali registri 1

Bibliografia BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, p. 62

A 12.1 {116} "Chiesa arcipretale Riva. Ordine delle sacre funzioni 1927" (tit. int.) [1927] - 1947 pp. 1-34: direttorio delle funzioni parrocchiali redatto da don Enrico Paolazzi, [1927] (con integrazioni fino al 1942); pp. 53-76: "Tassatorio", elenco delle elemosine dovute per le celebrazioni, [1927]-1947. All'inizio: annotazione relativa alla distruzione dell'archivio e della biblioteca durante la prima guerra mondiale, [1927]; a p. 48: numero delle Comunioni impartite nella chiesa arcipretale dal 1923 al 1948, [1927]-1948; a p. 50: elenco delle messe legatarie, [1927]. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 76 (bianche le pp. 35-47)

46 serie A 13 Urbari generali, [1960] {117}

registri 1

A 13.1 {118} "Diocesi di Trento. Urbario enti ecclesiastici Riva" [1960] (con annotazioni fino al 1971) Urbario dei beni immobili della chiesa parrocchiale, del beneficio parrocchiale, dei benefici Marzarolli I e II, Riccamboni I (1) e II, Bolchi I e II, della cappellania Santi, del beneficio missario Danza, delle chiese di San Rocco e di San Giacomo, del beneficio di San Giacomo e della confraternita del Santissimo Sacramento. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. sd 187 (bianche molte cc.), con indice delle parti a c. 1 Note (1) Con disegni acquarellati dei fondi.

47 serie A 14 Carteggio e atti, sec. XVII seconda metà - 1949 {119}

fascicoli 12

A 14.1 b. 1 {120} Fondazioni missarie sec. XVII seconda metà - 1947 Elenchi di anniversari e messe perpetue da celebrare nella chiesa parrocchiale, documenti di fondazione, prospetti delle messe legatarie, carteggio e atti relativi all'amministrazione dei legati, incorporazione di alcune fondazioni e cappellanie (1920), documentazione relativa ai legati amministrati dalla Congregazione di Carità (poi Ente Comunale di Assistenza), ecc. Italiano Fascicolo; carta, cc. 245

A 14.2 b. 1 {121} Miscellanea sec. XVIII fine - 1939 Atti dell'appello nella causa promossa dalla città di Riva in merito alla macina pubblica del frumento (sec. XVIII fine), documenti di privati, appunti di lezioni di matematica (sec. XIX), accertamento della proprietà immobiliare di un certo beneficio Cis (1939). Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 155

A 14.3 b. 2 {122} "Benefici" 1812 (copia) - 1943 (con documento del 1746 in copia) Copia delle disposizioni testamentarie di Giuseppe Formenti (1812), elenco delle varie fondazioni presenti in parrocchia (sec. XIX- sec. XX), carteggio relativo alla fondazione stipendiaria don Pacifico Riccamboni (1920-1921), richiesta di informazioni sugli aventi diritto alla cappellania Zucchelli (1934-1935), compravendita effettuata dai rappresentati della cappellania Santi (1934) (1), amministrazione del beneficio Marzarolli II (1941-1943 con documento del 1746 in copia) (2), decreto vescovile per la consegna delle amministrazioni dei beni ecclesiastici di Riva (1942). Italiano Fascicolo; carta, cc. 73 Note (1) Fondata il 16 febbraio 1716. Il beneficiato aveva l'obbligo di assistere alle funzioni e aiutare l'arciprete nell'istruzione della dottrina cristiana. Dal 1972 ne era usufruttuario il parroco di Campi. (2) Cappellania laicale fondata da Angela vedova di Bartolomeo Marzarolli con testamento del 24 marzo 1746; commissari erano l'arciprete e i sindaci della comunità di Riva, mentre il patronato era affidato ai discendenti della fondatrice. Il beneficiato doveva far celebrare quattro messe settimanali all'altare di San Bartolomeo fatto erigere dalla fondatrice nella chiesa parrocchiale. Nel 1888 il beneficio era goduto da un laico e solo in seguito alla sua morte la cappellania diventerà esclusivamente ecclesiastica.

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A 14.4 b. 2 {123} Beneficio parrocchiale 1846 - 1949 (con allegati dal 1774) Prospetti dei pagamenti delle tasse per gli anni 1841-1847, prospetto delle obbligazioni a favore del beneficio, carteggio e atti relativi al mantenimento dei cooperatori, nomine e trasferimento di sacerdoti e determinazione del supplemento di congrua (1848-1948), fogli di possesso fondiario (1893-1927), contratti di affitto (1894-1910), carteggio e atti relativi alla presentazione delle fassioni (1901-1943 con allegati dal 1774 (1)), alle retrodazioni delle imposte (1926-1931), registro dello stato patrimoniale ed economico del 1929, polizza di assicurazione del parroco (1949). Italiano Fascicolo; carta, cc. 283 Note (1) Tra gli allegati si trova un inventario del patrimonio del beneficio per il 1836.

A 14.5 b. 2 {124} "Messe a carico della Congregazione di carità. Altre fondazioni amministrate dalla Congregazione di carità (elenco)" 1850 circa Nn. 1-44 1/2 Situazione relativa alle messe a carico della Congregazione di carità di Riva ricavata da antichi documenti dei secoli XVII-XVIII, da registri e da tabelle della confraternita della Disciplina e della Congregazione di carità. Italiano Fascicolo; carta, cc. 49 n.n.

A 14.6 b. 3 {125} "Chiese figliali: Inviolata, Disciplini, San Tommaso" 1850 - 1948 (con documento del 1844 e seguito del 1972) - "Convento Figlie del Sacro Cuore all'Inviolata. Messe fondate": carteggio e atti relativi alle fondazioni missarie della chiesa dell'Inviolata, alla custodia dei sacri arredi nella sacrestia decanale, ecc., 1850-1936; - "Vertenza tra suore Sacro Cuore e Comune e altre pratiche riguardanti scuole delle suore": concessione in usufrutto dei locali ad uso scolastico, convenzioni con le suore, nomina delle maestre, vertenza tra le suore e il comune di Riva per l'insegnamento, proposta di vendita del convento, notizie storiche della congregazione delle Figlie di Maria e della chiesa dell'Inviolata, 1852 (copia)-1948. Contiene prospetto relativo alle rendite e spese del convento dei frati Minori (1844) e seguito relativo alla proprietà del convento (1972); - "Inviolata. Riduzione messe", 1886-1937; - "Insinuazione di proprietà e di diritti della chiesa parrocchiale, della Inviolata e di altre chiese al libro fondiario": 1907-1909; - "Chiesa San Tommaso. Varie": amministrazione del patrimonio, danni di guerra, erezione della Via Crucis, notizie storiche della chiesa, 1909-1945; - "Chiesa di San Giuseppe o Disciplini e Inviolata. Danni di guerra...": richieste di risarcimenti per danni di guerra alla chiesa arcipretale e alle chiese filiali, lavori di restauro della chiesa dell'Inviolata, costruzione della chiesetta di Sant'Anna, 1920-1936. Contiene: disegno del pavimento in marmo policromo per la chiesa di Sant'Alessandro, sec. XX. Italiano Fascicolo; carta, cc. 263

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A 14.7 b. 3 {126} "Beneficio Biolchi II" (1) 1825 - 1941 Testamento del fondatore (copia del 1852), presentazione del beneficiato, carteggio e atti relativi alla compravendita di un fondo, annotazioni del colono (1909-1915), quietanze di pagamento delle imposte, fassioni, polizza di assicurazione, atto di affidamento della direzione tecnica delle culture all'ufficio agricolo diocesanto (1940), ecc. Italiano Fascicolo; carta, cc. 116 Note (1) Fondato da Francesco fu Bartolomeo Biolchi con testamento del primo settembre 1677 assieme ad un altro beneficio denominato Biolchi I. Il beneficiato, che aveva in dotazione una casa e alcuni fondi, aveva l'obbligo della celebrazione della messa quotidiana all'altare maggiore. Il diritto di patronato spettava all'arciprete e al podestà di Riva; i beneficiati erano dei sacerdoti cittadini di Riva.

A 14.8 b. 4 {127} "A. Brevi pontifici 1) per le insegne all'arciprete 2) per il protonotariato; B. Verbali di installazione degli arcipreti Zambiasi e Paolazzi; C. Verbale della benedizione campane Riva (ottobre 1921) e Sant'Alessandro (maggio 1924)" 1890 - 1933 Breve pontificio per la concessione all'arciprete di portare parte delle vesti talari violacee (1890), concessione pontificia del titolo e dei privilegi di protonotario apostolico all'arciprete Enrico Paolazzi (1924), benedizione delle campane della chiesa arcipretele (1921), della chiesa di Sant'Alessandro (1924) e della chiesa dell'Inviolata (1933). Italiano Fascicolo; carta, cc. 15

A 14.9 b. 4 {128} "Cappellania Danza" (1) 1913 - 1939 (con allegato del 1883) Carteggio e atti relativi all'amministrazione dei beni del beneficio: mutui, quietanze, annotazioni di cassa, contratti di locazione, resoconti (1910-1913, 1919-1920), restauro casa beneficiale, registro dello stato patrimoniale del 1929, ecc. Italiano Fascicolo; carta, cc. 142 Note (1) Fondata da Bartolomeo Danza con testamento del 7 febbario 1724. Il beneficiato aveva in dotazione una casa e un orto; doveva celebrare quattro messe settimanali all'altare del Suffragio nella parrocchiale, intervenire alle sacre funzioni nella parrocchiale, ai vespri e alla dottrina cristiana.

A 14.10 b. 4 {129} Carteggio e atti 1919 - 1944 Pratiche per le riparazioni dei danni di guerra subiti dagli edifici parrocchiali, della confraternita del Santissimo Sacramento e della canonica (1919-1923), copia del verbale di consegna al nuovo amministratore della Congregazione di carità di Riva (1924), autorizzazione vescovile alla benedizione della chiesetta di una colonia e della cappella di Santa Barbara (1927), elenco delle reliquie della chiesa parrocchiale (1929), promemoria relativo all'amministrazione della giornata "pro oratorio" (1933-1945), decreto di aggregazione di Torbole al decanato di Riva e di costituzione del decanato di Ledro (1934-1943), testamento di Pasquina Craffonara 50 di Riva con disposizioni a favore della Conferenza di San Vincenzo di Riva (1940); copia della richiesta del podestà di Riva all'Ordinariato per l'aggregazione della parrocchia di Nago al decanato di Riva (1944). Italiano Fascicolo; carta, cc. 69

A 14.11 b. 4 {130} "Sante Missioni per il popolo" 1919 - 1948 Inviti, programmi, ricordi e carteggio relativi alle Missioni tenute a Riva. Italiano Fascicolo; carta, cc. 37

A 14.12 b. 4 {131} "Orfani e vedove di guerra. Orfanotrofio. Lega modestia femminile" 1920 - 1934 Elenchi di madri, di vedove e di orfani di caduti in guerra, circolari, carteggio relativo alle pensioni (1920-1923); statuto dell'Orfanotrofio della città di Riva e carteggio (1922); carteggio relativo all'assistenza religiosa all'orfanotrofio (1933, 1934); statuto della Lega per la modestia femminile di Riva (1923). Contiene, a stampa: Moda e carattere femminile. Conferenza tenuta in Genova il 9 febbraio 1916, Torino, 1916, pp. 31. Italiano Fascicolo; carta, cc. 78

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Ente Chiesa di Santa Maria Assunta {132} sec. XII - 1987 gennaio 24

Luoghi Riva del Garda (TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 01/01/1834 - 31/12/1964

Storia La chiesa parrocchiale di Riva sorge in posizione decentrata rispetto al nucleo storico della città, a ridosso della cinta muraria, ai limiti della campagna, tanto da far sospettare che in origine fosse una chiesa paleocristiana cimiteriale. Essa viene citata per la prima volta in un documento del 19 giugno 1106 conservato nell'archivio storico del comune di Riva (1), che attesta la donazione da parte di un certo Severto di sette olivi alla chiesa di Santa Maria di Riva. Tale documento è la testimonianza dell'esistenza della chiesa e della pieve di Santa Maria di Riva fin dal XII secolo con un arciprete e un clero stabile facenti vita in comune, ai quali incombeva la quotidiana officiatura nella parrocchiale e l'amministrazione del patrimonio della pieve e della chiesa (2). In questo periodo numerosi sono i documenti che ci attestano di locazioni e compravendite di beni immobili, come anche di donazioni e testamenti di privati cittadini che permettevano alla chiesa un ricco corredo liturgico (3). Nel secolo XIII la chiesa parrocchiale doveva essere molto importante come centro della vita non solo ecclesiastica, ma anche amministrativa e politica. Nell'atto stipulato il 7 agosto 1211 (4) i consoli, insieme agli oltre 200 vicini e abitanti della comunità di Riva, si riunirono nella chiesa per l'elezione di un loro rappresentante nella causa che era in corso contro la comunità di Pranzo; così come il 21 giugno 1282 (5) gli uomini di Pranzo si recarono proprio nella chiesa di Riva, in cui convergeva gran parte della popolazione, per chiedere perdono delle offese arrecate alla comunità di Riva e a ogni singolo rivano. Una testimonianza della collegiata come pluralità di sacerdoti la troviamo in un testamento del 19 agosto 1308, in cui vengono lasciati dei legati al capitolo della chiesa di Riva, rappresentato dall'arciprete Marco, dal prete Tommaso, cappellano e dal chierico Cassiano (6). In seguito, e fino a tutto il secolo XV, era l'arciprete l'unico rappresentante della chiesa di Riva. Secondo un inventario del 1474 i beni della chiesa e della sacrestia venivano "elencati sotto le proprietà del Comune"; nell'elenco venivano descritte numerose suppellettili d'argento e ricchi paramenti (7). Passato il periodo della dominazione veneziana, conclusosi nel 1521 con la restituzione di Riva al principe vescovo di Trento, la pieve di Riva venne fatta oggetto della visita pastorale del vescovo Bernardo Cles. Nella chiesa parrocchiale i visitatori riscontrarono "omnia in bona disposizione et observatione", nella sacrestia trovarono "omnia paramenta et caeterum ornatum, quam invenerunt satis in abundantia et multa ac varia preciosa et omnia optima disposita" (8). Si informarono circa la presenza di un inventario degli arredi sacri e ricevettero l'assicurazione che fosse messo per iscritto ogni aggiornamento. I massari furono esortati dai visitatori a provvedere all'ampliamento della sacrestia in modo da fare spazio agli arredi. Venne interrogato inoltre il rettore della chiesa parrocchiale, che aveva l'incarico di amministrarne il patrimonio, in merito alla tenuta dell'inventario dei beni immobili. Il rettore mostrò ai visitatori il registro precisando 52 che intendeva rinnovarlo "propter confinia, quae sepius mutantur". Proseguendo la lettura degli atti della stessa visita si evince che nella chiesa erano presenti gli altari di San Giacomo, della Beata Vergine Maria, di Sant'Antonio e quello della Confraternita della Disciplina, ognuno servito da un cappellano. Gli altari presenti nella chiesa erano mantenuti dalle rendite dei benefici e delle confraternite che presso di essi erano stati eretti. La visita pastorale del 1579 (9) rileva oltre l'altare maggiore dedicato a Santa Maria, anche l'altare del Corpo di Cristo, ornato e consacrato, con la confraternita omonima, l'altare di San Giovanni evangelista, l'altare di San Giacomo con annesso beneficio semplice a carico della comunità, l'altare di Sant'Antonio con l'omonima confraternita, l'altare di San Marco con l'obbligo della celebrazione di due messe alla settimana, l'altare di Sant'Andrea della famiglia Riccamboni, l'altare della Beatissima Vergine con la confraternita della Beata Maria con sacerdote e confratelli che lo sostenevano, l'altare di Santa Lucia al quale era eretta la confraternita di Santa Ursula e infine l'altare dedicato a Santo Stefano. Oltre che dagli atti visitali (10), una dettagliata descrizione dell'antica chiesa parrocchiale del XVII secolo ci è data da Michelangelo Mariani nella sua opera "Trento con il Sacro Concilio" (11): in base a tale descrizione si deduce che la chiesa era a tre navate sostenute da 18 colonne irregolari; sopra i sedili del coro, accompagnato da ornamenti e intagli dorati, stava l'organo; era dotata di sei altari, tra i quali da segnalare quello di Santa Maria dei Miracoli, con la relativa cappella, ricco di marmi con quattro colonne che racchiudevano la statua lignea della Madonna, e quello di Sant'Antonio, pure con cappella. Nella chiesa officiavano un buon numero di beneficiati e frequentemente si celebrava con l'accompagnamento dell'organo. Nella chiesa e nel cimitero erano presenti diverse lapidi sepolcrali e iscrizioni marmoree in memoria degli illustri personaggi e degli arcipreti rivani. Dalle due descrizioni secentesche si denota che la chiesa era adornata da un ricco apparato liturgico, che gli altari erano in corso di rifacimento, trasformandosi, secondo il gusto barocco, da lignei a marmorei e che conteneva opere artistiche di alto livello (12). All'inizio del XVIII secolo, in seguito all'aumento della popolazione, la chiesa si dimostrò insufficiente ad accogliere tutti i fedeli e, già nel 1727, il Comune decise il restauro e l'ampliamento dell'edificio per raggiungere un "più proprio e decoroso stato" secondo il gusto dell'epoca e per seguire i nuovi indirizzi proposti dal Concilio di Trento (13). Il Comune si obbligò inizialmente a contribuire con 600 fiorini all'anno fino al termine dei lavori, in seguito i fondi destinati vennero incrementati grazie alle offerte del Monte di Pietà, della Confraternita di San Rocco e di numerosi privati. I lavori, come ricorda un'iscrizione posta sopra la porta maggiore, iniziarono nel 1728 su progetto di Cipriano Tacchi e continuarono per circa vent'anni. La vecchia chiesa venne demolita per essere ampliata, mantenendo incorporata al nuovo edificio la cappella del Suffragio, fatta costruire tra il 1692 e il 1696 dalla Confraternita della Buona Morte. Sopra la cantoria è riportato l'anno 1742 come data di conclusione dei lavori, ma nel 1750, all'epoca della visita vescovile, gli interni della chiesa "recenter edificata" (14) dovevano essere ancora completati. I visitatori infatti si rammaricavano della incompletezza della chiesa riferendo che "sarebbe stata compita la nostra contentezza, se avessimo potuto consacrarla come avessimo fatto, se fosse stato eretto l'altar maggiore che si dee far di nuovo" (15) e raccomandavano all'arciprete e ai cittadini rivani di portare a termine i lavori. Dopo la realizzazione degli altari e della pavimentazione in marmo la nuova chiesa, più alta e più grande della precedente, assunse l'aspetto che a grandi linee si è mantenuto fino a oggi. In occasione della costruzione della nuova chiesa il vecchio cimitero, benedetto da Giorgio vescovo Esiense, coadiutore del vescovo di Trento, l'11 settembre 1482 (16), che si estendeva intorno alla chiesa, venne portato fuori dalla città, presso la chiesetta di San Michele. Con la soppressione delle confraternite messa in atto dal governo napoleonico, il patrimonio della chiesa andò a ridursi sostanzialmente. In occasione della visita vescovile del 1827 (17) veniva segnalato che la chiesa parrocchiale era

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"poverissima, mentre sotto il governo bavaro le fu levata l'argenteria e successivamente incamerate le entrate delle confraternite che la mantenevano"; nonostante ciò era "maestosamente ornata e colla pietà dei benefattori ... riccamente provveduta di ogni cosa". Il merito di ciò venne attribuito soprattutto al cooperatore Giovanni Battista Gabrielli che in vari anni raccolse una somma considerevole di offerte. Col tempo l'edificio fu più volte restaurato, in particolare nel 1881 col rifacimento del tetto e con la realizzazione delle decorazioni interne. Le spese per questi lavori vennero sostenute dal comune di Riva e da privati, ma per la maggior parte dalla chiesa parrocchiale con le sue fondazioni (18). Al questionario per la visita vescovile compiuta nel 1912 il parroco don Marino Zambiasi risponde che "da nessun documento ho potuto eruire chi ne sia il patrono" e che le spese per la chiesa "vennero sempre sostenute dal patrimonio ecclesiastico" (19). In quel periodo le entrate della chiesa derivavano soprattutto da interessi di capitali (in seguito investiti in titoli di Stato e azioni) da elemosine, dalle tasse per le funzioni e gli uffici sacri, mentre le uscite erano costituite da spese per fondazioni, i salari, le imposte e le spese di culto; la gestione del patrimonio era affidata a sindaci, coadiuvati da amministratori appositamente incaricati dal parroco. Durante la prima guerra mondiale la parrocchiale fu danneggiata da "una decina di proiettili di medio e grosso calibro" (20) che colpirono l'avvolto, il coro, la sacrestia e il locale soprastante e soprattutto la cappella del Suffragio. I lavori di restauro iniziarono subito dopo la guerra, ma si protrassero per molti anni per la gravità dei danni e per l'ingente somma di denaro necessaria (21). Il patrimonio della chiesa venne notevolmente intaccato quando, per ordine della Curia vescovile di Trento, nel gennaio 1941 vennero svincolati diversi titoli di Stato per coprire le spese di restauro dell'oratorio parrocchiale (22). Recentemente sono stati approntati lavori alla chiesa in occasione dell'adeguamento alle norme liturgiche del 1968 e ancora a causa dei danni subiti dal terremoto nel 1976. L'interno presenta un ricco arredo caratterizzato dalla presenza di otto altari laterali marmorei che scandiscono ritmicamente la navata conducendo lo sguardo verso il maestoso altare maggiore. Notevoli sono i dipinti che adornano gli altari, tra i quali da segnalare quelli dei pittori veronesi Giambettino Cignaroli, Giovanni Battista Buratto e Giovanni Caliari e soprattutto quelli del più importante esponente del neoclassicismo trentino, il pittore rivano Giuseppe Craffonara, che eseguì la pala dell'Assunzione di Maria per l'altare maggiore (23). L'organo attuale è opera di Vincenzo Mascioni di Cuvio eseguita nel 1940. Quello della vecchia chiesa era stato costruito nel 1492 dal fabbricante tedesco di organi Baldessare Burger, sostituito nel corso del Seicento e probabilmente smontato e rimontato in occasione della costruzione della nuova chiesa. All'inizio dell'Ottocento, sotto l'arciprete Filippo Visintainer, un nuovo organo costruito dal bergamasco Damiano Damiani venne collocato in fondo alla chiesa sull'apposita cantoria (24). Nella città di Riva del Garda, ma fuori dal recinto delle antiche mura, si trova anche la chiesa di Santa Maria Inviolata , detta comunemente chiesa dell'Inviolata. Venne edificata nel 1603 su impulso dei fedeli e soprattutto di Gaudenzio Madruzzo e di sua moglie Alfonsina Gonzaga, come luogo di pellegrinaggio a custodia di un tabernacolo miracoloso. Venne consacrata insieme ad un altare il 28 maggio 1636 dal vescovo Carlo Emanuele Madruzzo (25). Le rendite della chiesa, amministrata dal comune di Riva del Garda, erano costituite unicamente dalle elemosine raccolte durante le sacre funzioni. Nel 1881 il sindaco di Riva Luigi Antonio Baruffaldi presentò alla "Commissione centrale di Vienna pei monumenti artistici e storici dell'Impero" una dettagliata relazione con la descrizione della chiesa, allo scopo di ottenere il riconoscimento dell'edificio come "monumento di decoro allo Stato" e di conseguenza la partecipazione pubblica alle

54 spese di restauro (26). Il lavori vennero effettuati all'inizio del XX secolo, ma non molto tempo dopo la chiesa venne danneggiata dai bombardamenti della prima guerra mondiale (27). La chiesa è di stile barocco e costituisce il più notevole tempio barocco del Trentino. L'esterno è a pianta quadrata, l'interno ottagonale con cinque altari, tre porte, volta con affreschi e stucchi, confessionali di legno scolpito, pavimenti di marmo. Il dipinto dietro all'altare maggiore che custodisce l'immagine della Madonna miracolosa è della scuola di Domenico Brusasorci; nel coro pitture a fresco ed eleganti stalli scolpiti con scene della Bibbia. Le pale degli altari rappresentano San Carlo Borromeo e San Gerolamo e sono attribuite a Palma il Giovane. I dipinti a muro, ad olio, sono di Pietro Ricchi detto il Lucchese, quelli della cupola sono attribuiti a Teofilo Polacco. Alla chiesa era annesso il convento dei frati dell'Ordine dei Gerolimini (fino al 1807), poi (1816-1848) dei frati dell'Ordine Minori conventuali e infine (dal 1877 al 1964) l'Istituto delle suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù, che in accordo con il Comune tenevano le scuole elementari femminili. Ora è di proprietà comunale. La chiesa di San Rocco , situata nell'omonima piazza, fu eretta nel Cinquecento in conseguenza di un voto espresso dalla comunità di Riva durante la pestilenza del 1512. La consacrazione porta la data del 24 maggio 1574, pochi giorni dopo la conferma dell'erezione dell'omonima confraternita. Al momento della visita pastorale del 1579 la chiesa possedeva un solo altare dedicato ai Santi Rocco e Sebastiano, "consecratum et ornatum", non aveva redditi certi, ma era mantenuta dalle elemosine che in essa si raccoglievano (28). L'edificio era inserito tra i fabbricati costruiti precedentemente i quali facevano parte del borgo sviluppatosi al di fuori della cinta muraria. L'interno della chiesa era ornato da numerosi arredi: lungo le pareti si trovavano i quadretti della Via Crucis, oggi perduti, mentre nell'abside erano collocati due tondi di Giuseppe Craffonara, ora conservati nel Museo civico di Riva del Garda (29). In seguito alla soppressione della confraternita di San Rocco messa in atto dal governo napoleonico, la chiesa "sussidiaria" venne mantenuta aperta grazie alla pietà dei fedeli (30). L'attuale cappella costituisce un settore superstite, precisamente la parte absidale, dopo che l'aula fu demolita in seguito ai danni causati dai bombardamenti della prima guerra mondiale. L'abside scampata alla demolizione è ora inserita nel nuovo assetto urbanistico della piazzetta, come progettato dall'architetto Giancarlo Maroni, e diviene così la cappella municipale e il teatro di tutte le manifestazioni patriottiche della città. Attualmente l'edificio è oggetto di interventi di restauro. Tra le cappelle cosiddette "campestri" direttamente dipendenti dalla parrocchiale di Riva vi era, nella frazione di San Giacomo, l'antica cappella dedicata al santo omonimo. Nel Seicento venne abbandonata in quanto ridotta in rovina e in sua sostituzione nel 1723 fu eretta per gli abitanti della frazione una nuova chiesa dedicata a San Francesco di Paola, che ancora oggi, al solo scopo di designare il toponimo, viene comunemente chiamata come l'antica (31).

In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Riva del Garda e annesse chiese di Santa Maria Inviolata, di San Giacomo e di San Rocco è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di Santa Maria Assunta con sede a Riva del Garda.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili,

55 dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto. Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie. L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865 Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

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Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Libro B Bibliografia BARUFFALDI L. A., Riva tridentina, Riva del Garda (TN), 1903 (ristampa anastatica del 1981) BOTTERI M. (a cura di), La chiesa di Santa Maria Assunta a Riva del Garda, Museo civico di Riva del Garda, 23 dicembre-31 marzo 1990, Riva del Garda (TN), 1989 CROSINA M. L., ODORIZZI F., La chiesa di San Rocco a Riva del Garda, Il Sommolago, Arco (TN), 2006 Ecclesiae. Le chiese del Sommolago, Il Sommolago, Arco, 2000, pp. 308-319 ZANOLINI P., Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva, Riva, 1903

Note (1) Cfr. BOTTERI M. (a cura di), La chiesa di Santa Maria Assunta a Riva del Garda, Museo civico di Riva del Garda, 23 dicembre-31 marzo 1990, Riva del Garda (TN), 1989, p. 15. (2) Cfr. ZANOLINI P., Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva, IN "Il Sommolago", anno VII, n. 1, aprile 1990, p. 14. (3) Cfr. ZANOLINI P., op. cit., p. 36 e segg. (4) Cfr. BOTTERI M., (a cura di), op. cit., p. 15. (5) Ibidem. (6) Cfr. ZANOLINI P., op. cit., p. 46. (7) Cfr. BOTTERI M., (a cura di), op. cit. p. 17. (8) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 1 (1537), p. 42. (9) Ibidem, n. 6 (1579), cc. 1-4. (10) Ibidem, n. 13 (1671), c. 1 e segg. (11) Cfr. ZANOLINI, op. cit., p. 20. (12) Cfr. BOTTERI M. (a cura di), op. cit., pp. 20-21. (13) Ibidem, pp. 74-76. (14) Cfr. ADT, Atti visitali n. 53 (1750), c. 203. (15) Cfr. BOTTERI M. (a cura di), op. cit., p. 67. (16) Cfr. ZANOLINI P. op. cit., p. 54. (17) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 84 (1827), c. 231. (18) Ibidem, n. 100/b (1912). (19) Ibidem. (20) Ibidem, n. 106 (1928). (21) Cfr. Ufficio parrocchiale decanale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, Carteggio e atti, fasc. 7. (22) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 108/b (1942). (23) Cfr. BOTTERI M. (a cura di), op. cit., p. 83 e segg. (24) Cfr. ZANOLINI P., op. cit., p. 59 e BOTTERI M. (a cura di), op. cit., pp. 53-63. (25) Il documento di consacrazione era conservato nell'archivio parrocchiale di Riva, ma andò distrutto nell'incendio della canonica del 1918. Cfr. ADT, Atti visitali 100/b (1912).

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(26) Cfr. BARUFFALDI L. A., Riva tridentina, Riva del Garda (TN), 1903 (ristampa anastatica del 1981), pp. 61-82. (27) Cfr. Ufficio parrocchiale decanale di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, Carteggio e atti, fasc. 7. (28) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 6 (1579), cc. 7-8. (29) Cfr. CROSINA M. L., ODORIZZI F., La chiesa di San Rocco a Riva del Garda, Il Sommolago, Arco (TN), 2006. (30) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 84 (1827), c. 243. (31) Cfr. Ecclesiae. Le chiese nel Sommolago, Il Sommolago, Arco (TN), 2000, p. 384 e p. 387.

58 fondo B Chiesa di Santa Maria Assunta in Riva del Garda, 1834 - 1964 {133}

quaderni 1, buste 1, fascicoli 2

Soggetti produttori Chiesa di Santa Maria Assunta, sec. XII - 1987 gennaio 24

59 serie B 1 Verbali delle riunioni della fabbriceria, 1919 - 1929 {134}

quaderni 1

B 1.1 {135} "Protocolli sessioni fabbricieria" 1919 ottobre 1 - 1929 giugno 10 Italiano Quaderno; carta, legatura in carta, cc. 12 n.n.

60 serie B 2 Resoconti, 1930 - 1964 {136}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava quindi agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

B 2.1 b. 1 {137} Resoconti 1930 - 1964 Nn. 1-9 Mancano i resoconti per gli anni 1945-1951 Italiano Fascicolo; carta, cc. 101 n.n.

61 serie B 3 Carteggio e atti, 1834 - 1940 {138}

buste 1, fascicoli 1

B 3.1 b. 1 {139} "Chiesa arcipretale. Atti amministrativi vecchi. Documenti di crediti estinti" 1834 - 1934 Documenti di mutuo delle fondazioni presenti nella chiesa parrocchiale (confraternite di Sant'Antonio, della Buona Morte, cappellanie Benamati, San Marco, Mayer e Adorno) (1834-1922) e della chiesa parrocchiale (1896-1934); prospetto delle rinnovazioni ipotecarie (1870). Italiano Busta; carta, cc. 453

B 3.2 b. 1 {140} Carteggio e atti 1881; 1901 - 1940 Lettera della fabbriceria relativa ai banchi della chiesa (1881); convenzione per la costruzione di un muro a fianco della chiesa (1901), per la costruzione di due negozi sul terreno di proprietà della chiesa (1905-1925), insinuazione di diritto di proprietà, permesso di costruzione (1913), estratto tavolare, ecc. Italiano Fascicolo; carta, cc. 60

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Ente Chiesa di Sant'Alessandro {141} [1275] - 1987 gennaio 24

Luoghi Riva del Garda (TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di Sant'Alessandro in Riva del Garda, 01/01/1911 - 31/12/1940

Storia La chiesa di Sant'Alessandro si trova a Riva del Garda. Fino al 1952, quando la cura di Sant'Alessandro venne eretta a parrocchia, la chiesa era sotto il controllo dell'arciprete di Santa Maria Assunta. L'origine della chiesa di Sant'Alessandro è molto antica: viene nominata per la prima volta in un documento in pergamena del 7 febbraio 1275, conservato nell'archivio storico del comune di Riva del Garda. Si tratta del testamento di un certo Bonora, originario di ma abitante a Riva, il quale lasciava alla chiesa di Sant'Alessandro un legato per provvedere alla sua illuminazione. Collocata anticamente ai piedi del monte Brione, la chiesa era di proprietà della famiglia dei conti Clari di Riva ma veniva mantenuta dalla comunità di Riva. In essa si celebrava la messa solo tre volte all'anno: al termine di due Rogazioni e il giorno del santo titolare, il 26 agosto. I contadini che abitavano nella campagna circostante si recavano infatti presso la chiesa parrocchiale di Riva per le pratiche religiose o per ricevere i Sacramenti. La chiesa viene nominata negli atti visitali del 1537, insieme all'annesso romitorio "ubi stat heremita" (1). In quell'anno i visitatori non ritennero necessario recarsi alla chiesa "cum perceperunt ibidem nihil deesse". Nella visita pastorale del 1579 si venne a sapere che la "capella Sancti Alessandri ad pedem montis Brioni habet pulchram pallam, nullum tamen missale, nullum calicem habet" (2), che si trovava in buone condizioni e che aveva un reddito di due ducati, amministrato dalla comunità di Riva. Nelle visite successive venne preso in esame anche il romitorio, che vide la presenza di diversi eremiti fino al XVIII secolo. Nel 1756, con l'estinzione della famiglia Clari, la proprietà della chiesa passò alla famiglia de Lutti. All'inizio dell'Ottocento, in occasione del restauro della sacrestia, iniziò tra la famiglia de Lutti e i fedeli del luogo una lite giudiziaria in merito alle modalità d'uso della chiesa. Nel tentativo di risolvere la vertenza il parroco di Riva don Giuseppe Riolfatti presentò una relazione all'Ordinariato nella quale riferiva che la chiesa di Sant'Alessandro era "di origine antichissima e forse la prima chiesa di Riva e dei dintorni; da tempo immemorabile fu sempre aperta ad uso di culto della popolazione di Sant'Alessandro e vi si celebra anche presentemente nelle feste la messa e due volte l'anno viene pure officiata dal clero di questa parrocchia" (3). Il parroco ricordava anche che un tempo la chiesa era dotata di un discreto patrimonio, che però nel corso degli anni era andato riducendosi. Nel 1839 venne steso un atto che pose fine alla questione: la famiglia de Lutti si impegnava al mantenimento della chiesa e alla custodia degli arredi sacri, mentre la sacrestia venne confermata di proprietà comunale (4). Nel 1856 Vincenzo de Lutti propose al comune di Riva di erigere a proprie spese una nuova chiesa più grande da offrire agli abitanti di Sant'Alessandro, in cambio del pieno possesso dell'antica chiesa e della sacrestia. Dopo diversi incontri, i rappresentanti dell'amministrazione comunale, della parrocchia e della famiglia de Lutti arrivarono ad un accordo: la 63 nuova chiesa sarebbe stata costruita su un terreno di proprietà del beneficio parrocchiale di Riva e il Comune si sarebbe assunto l'onere del suo mantenimento, affidandone l'amministrazione alla fabbriceria della chiesa parrocchiale di Riva (5). Nel 1857 venne edificata la nuova chiesa. In occasione della visita pastorale del 1912, il parroco riferiva che la chiesa non era consacrata, possedeva due altari, quello maggiore in marmo con la pala raffigurante sant'Alessandro, con i santi Vigilio, Antonio abate e Girolamo, e quello laterale in legno (6). Nel 1914 il patrimonio della chiesa venne incrementato grazie all'incorporazione delle rendite derivanti dal legato Torboli. Con testamento del 1906, infatti, Vincenzo Torboli aveva nominato come sua erede la chiesa di Sant'Alessandro affinché "la mia sostanza sia messa a frutto e che cogli annui redditi sia provveduto al mantenimento di uno stabile sacerdote beneficiato con stabile sede in Sant'Alessandro" che celebrasse la messa nei giorni festivi. In seguito alla morte del Torboli, avvenuta nel 1910, il patrimonio della fondazione venne aggiudicato alla chiesa, rappresentata dall'arciprete di Riva e amministrata dalla fabbriceria locale (7). La chiesa assunse un ruolo di maggiore importanza in rapporto allo sviluppo urbanistico che Riva ha registrato, soprattutto nel secondo dopoguerra, nella parte orientale del suo territorio comunale. In breve tempo la chiesa ottocentesca risultò inadeguata alle esigenze della nuova parrocchia di Sant'Alessandro, costituita con decreto vescovile del 25 dicembre 1952, tanto che negli anni Settanta venne edificata una nuova chiesa. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di Sant'Alessandro è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di Sant'Alessandro con sede in Riva del Garda.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto. Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava

64 espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie. L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

Fonti normative Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Libro B ADT, Fondazioni Bibliografia Ecclesiae. Le chiese del Sommolago, Il Sommolago, Arco, 2000, pp. 413-422

Note (1) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 1 (1537), p. 45. (2) Ibidem, n. 6 (1579), c. 280. (3) Ibidem, Libro B, n. 369 (1838), n. 172. (4) Cfr. Ecclesiae. Le chiese nel Sommolago, Il Sommolago, Arco (TN), 2000, p. 416. (5) Cfr. ADT, Libro B, n. 517 (1856), n. 778. (6) Ibidem, Atti visitali, n. 100/b (1912). (7) Ibidem, Fondazioni 73, n. 172.

65 fondo C Chiesa di Sant'Alessandro in Riva del Garda, 1911 - 1940 {142}

fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di Sant'Alessandro, [1275] - 1987 gennaio 24

66 serie C 1 Resoconti, 1911 - 1940 {143}

fascicoli 1

Contenuto La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

C 1.1 b. 1 {144} "Conti chiesa S. Alessandro" 1911 - 1940 Nn. 1-14 Il resoconto per gli anni 1911-1912 si riferisce al legato Torboli che fu incamerato nella chiesa di Sant'Alessandro. Italiano Fascicolo; carta, cc. 136 n.n.

67

Ente Beneficio Belli {145} 1647 novembre 14 - 1963 giugno 25

Luoghi Riva del Garda (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio Belli in Riva del Garda, 01/01/1871 - 31/12/1948

Storia Il beneficio venne lasciato da Antonio Belli originario di e cittadino di Riva, con disposizioni dettate nel suo testamento del 5 marzo 1646. Egli destinò una somma di denaro in capitali e affitti per la fondazione un beneficio con l'onere della celebrazione di cinque messe settimanali nella chiesa parrocchiale di Riva (quattro all'altare della Beata Vergine del Suffragio e una all'altare di Sant'Antonio). Il documento di fondazione, redatto il 14 novembre 1647, stabilì che il diritto di presentazione del sacerdote, proveniente da un ramo della famiglia del fondatore, spettava ai discendenti del Belli (1). Nel 1777 l'Ordinariato, visto che il patrimonio del beneficio si era assottigliato, ridusse le messe a 180 annuali. Nel 1870 venne investita del patronato e dell'amministrazione del beneficio la famiglia dei conti Martini di ; nel 1871 venne nominato quale beneficiato don Fidenzio Maini che lo aveva amministrato fin dal 1859 e che lo godette fino alla morte, avvenuta nel 1877. Seguirono vari tentativi di affidare il beneficio a dei sacerdoti, tentativi che risultarono vani anche per lungaggini burocratiche. Il beneficio risulta vacante dal 1886. Nel 1913 l'amministratore Carlo Martini presentò il resoconto del beneficio che venne intestato al parroco di Riva don Marino Zambiasi. Egli ne beneficiò anche dopo il mandato parrocchiale a Riva (fu parroco di dal 1915 al 1926 e parroco di Vadena-BZ dal 1926) fino al 1938, quando fu consegnato all'arciprete di Riva Enrico Paolazzi e da allora in poi goduto dagli arcipreti di Riva. Il 25 giugno 1963 la Curia arcivescovile di Trento, in seguito alla facoltà ottenuta dalla Sacra Congregazione del Concilio l'11 gennaio 1962, concesse l'affrancazione del beneficio Belli dall'onere delle messe annue poiché la residua dotazione del beneficio era stata unita al fondo "Messe Affrancate" costituito presso la Curia diocesana (2).

Contesto generale Diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Benefici ADT, Libro B ADT, Parrocchie e curazie

68

Note (1) Cfr. ADT, Benefici, n. 25 (2) Cfr. Beneficio Belli in Riva del Garda, Carteggio e atti, fasc. 1

69 fondo D Beneficio Belli in Riva del Garda, 1871 - 1948 {146}

quaderni 3, buste 1

Soggetti produttori Beneficio Belli, 1647 novembre 14 - 1963 giugno 25

70 serie D 1 Registri di cassa, 1904 - 1948 {147}

quaderni 3

D 1.1 {148} "Beneficio Belli Riva" 1904 gennaio 1 - 1929 dicembre 1 - Registro di cassa degli interessi sui capitali, 1904 gennaio 1-1929 agosto 17; - registro di cassa, 1904 maggio 31-1919 dicembre 1. All'inizio: elenco dei capitali e dei depositi bancari, 1904 gennaio 5; elenco del patrimonio, 1927 luglio 25. Italiano Quaderno; carta, coperta perduta, cc. 13 n.n.

D 1.2 {149} "Beneficio Belli" 1930 febbraio 19 - 1938 luglio 1 pp. 1-11/a: registro di cassa degli interessi sui capitali, 1930-1938 maggio 16; pp. 12-22: registro di cassa, 1930 febbraio 19-1938 luglio 1. All'inizio: elenchi del patrimonio del beneficio, 1912 dicembre 31-1938 febbraio 6 Italiano Quaderno; carta, legatura in carta, pp. 22

D 1.3 {150} "Beneficio Belli" 1938 marzo 3 - 1948 luglio 1 Registro di cassa. Italiano Quaderno; carta, legatura in carta, cc. 4 n.n.

71 serie D 2 Carteggio e atti, 1871 - 1948; 1963 {151}

buste 1

D 2.1 b. 1 {152} "Beneficio Belli Riva" 1871 - 1948; 1963 (con documento del 1646 in copia e allegati dal 1773) Testamento del fondatore (1646 copia del sec. XIX), inventario del patrimonio (1871), carteggio e atti relativi all'amministrazione dei beni del beneficio, fassioni, decreto vescovile di conferimento del beneficio (1913), atto di consegna con allegati i documenti consegnati (1913 con allegati dal 1773), quietanze, atto di consegna (1938), comunicazione della Curia arcivescovile di Trento relativa alla sanatoria e all'affrancazione delle messe del beneficio (1963), ecc. Italiano, tedesco Busta; carta, cc. 309

72

Ente Beneficio Biolchi I {153} 1677 settembre 1 - 1987 gennaio 24

Luoghi Riva del Garda (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio Biolchi I in Riva del Garda, 01/01/1828 - 31/12/1945

Storia Per conoscere la storia del Beneficio Biolchi I si può leggere la relazione che l'arciprete di Riva Tommaso Torresani presentò nel 1888: "Porta il nome del suo fondatore che fu Francesco Biolchi fu Bartolomeo. Lo istituì con suo testamento il primo settembre 1677, ne è amministratore con pieno godimento de' frutti il sacerdote Giacomo Benini. In un documento che si trova nell'archivio municipale si legge: 'Non fu mai redatto un formale documento di fondazione del beneficio Biolchi ma a questo vi tenne luogo il relativo testamento'. Ma anche il testamento originale qui non esiste non trovandosi né nell'archivio parrocchiale né in quello del municipio. Probabilmente si troverà costì nell'archivio della reverendissima Curia, come pare doversi arguire dall'atto di consegna fatto dal defunto beneficiato don Angelo Morandini in fine del quale si legge: 'Si osserva che gli obblighi accennati sono precisamente gli identici addossati al beneficio dal fondatore, come venne rilevato da una copia del testamento legalizzata dal principesco vescovile Ordinariato di Trento e nel corso della sessione offerta ad ispezione del decano di Riva' ma anche questa copia non esiste più" (1). Una copia del testamento ora si trova nell'archivio parrocchiale (2). All'inizio dell'Ottocento sorse una questione tra l'arciprete e i sindaci del comune di Riva in merito all'interpretazione delle disposizioni testamentarie relative al diritto di patronato attivo del beneficio. Infatti, secondo il testamento, tale diritto spettava al sacerdote di Riva e ai sindaci che però erano due, creando uno squilibrio nella votazione. La sentenza del Tribunale di Cassazione in Vienna del 15 febbraio 1851 stabilì che spettava all'arciprete e al podestà di Riva la nomina del beneficiato. Erano chiamati al godimento i sacerdoti originari di Riva. Alla fine dell'Ottocento il patrimonio del beneficio era consistente: terreni coltivati a viti, a gelsi, a grano, due case rurali con un mulino, dei capitali. La sua rendita, detratti gli oneri, ammontava a circa 600 fiorini. Il beneficiato era tenuto a celebrare la messa ogni giorno, all'aurora, presso l'altare maggiore nella chiesa arcipretale di Riva; il lunedì e il venerdì doveva celebrare all'altare della Vergine del Suffragio. Queste messe dovevano essere applicate in suffragio dell'anima del fondatore e della sua famiglia. Il sacerdote aveva inoltre l'obbligo di intervenire agli uffici celebrati nella parrocchiale nei giorni festivi e alle processioni. Nel 1948 le rendite del beneficio vennero date all'arciprete per il mantenimento dei cappellani. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Beneficio Biolchi I in Riva del Garda ha perso la personalità giuridica civile.

Contesto generale Diocesi di Trento 73

Fonti normative Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Benefici ADT, Libro A ADT, Libro B ADT, Investiture ADT, Fondazioni

Note (1) Cfr. ADT, Parrocchie e curazie, n. 60 C. (2) Cfr. Beneficio Biolchi I in Riva del Garda, Carteggio e atti, fasc. 1.

74 fondo E Beneficio Biolchi I in Riva del Garda, 1828 - 1945 {154}

buste 1, fascicoli 1

Soggetti produttori Beneficio Biolchi I, 1677 settembre 1 - 1987 gennaio 24

75 serie E 1 Resoconti, 1928 - 1938 {155}

fascicoli 1

Contenuto La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

E 1.1 b.1 {156} Resoconti 1928 - 1938 Nn. 1-5 Per gli anni 1928-1932 e 1937 solo quietanze. Italiano Fascicolo, cc. 99 n.n.

76 serie E 2 Carteggio e atti, 1828 - 1945 {157}

buste 1

E 2.1 b. 1 {158} "Beneficio Biolchi I" 1828 - 1940; 1945 (con documenti in copia dal 1677) Atti della causa intercorsa tra il parroco e il comune di Riva per il diritto di nomina dei beneficiati Biolchi I e II (1828-1851 con copie dal 1677 (1)); protocollo di consegna (1852), atti di nomina, carteggio e atti relativi all'amministrazione dei beni del beneficio, a compravendite, ai redditi agrari, ai danni di guerra, registro dello stato patrimoniale del 1929, cessioni di suolo, carteggio con il beneficiato don Francesco Giacomuzzi e relativo allo stesso sacerdote, contratti d'affitto, diritti sulla concessione di acqua, comunicazione vescovile relativa al diritto di patronato del beneficio (1945), ecc. Italiano Busta; carta, cc. 478 Note (1) Si tratta del testamento del fondatore.

77

Ente Beneficio Marzarolli I {159} 1732 luglio 13 - 1987 gennaio 24

Luoghi Riva del Garda (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio Marzarolli I in Riva del Garda, 01/01/1746 - 31/12/1945

Storia Il beneficio venne fondato dal mercante e cittadino di Riva Bartolomeo Marzarolli con testamento redatto il 13 luglio 1732 a favore di un sacerdote della sua famiglia, sotto il patrocinio dell'arciprete e del sindaco di Riva. Il diritto di patronato spettava ai discendenti del fondatore. Durante la visita pastorale del 1750 il beneficiato era Giacomo Chemini. I suoi compiti erano la celebrazione della messa quotidiana nella chiesa parrocchiale, la distribuzione di "un minale di fava cotta e concia, una soma di pane e una brenta di vino alli poveri di Riva, contribuire due fiorini alli commissari testamentari e l'obbligo della residenza" (1). La relazione per la visita del 1827 descrive il beneficio nel seguente modo: "Cappellania laicale, il fondatore lascia l'uso della casa e dei mobili e i frutti dei suoi beni al seniore fra i sacerdoti suoi nipoti e pronipoti discendenti dalle famiglie di quattro fratelli Chemini di Brenzone diocesi di Verona per far celebrare la messa nella chiesa di Riva in suffragio dell'anima del fondatore" (2). Nel 1888 il beneficio era vacante, amministrato da don Alessandro Cretti di Riva. In quell'anno l'arciprete Tommaso Torresani presentò una relazione sullo stato delle rendite della fondazione e sulla sua storia: "Per incuria degli ultimi beneficiati, su permesso dell'Ordinariato furono impiegate le rendite per rimetterlo nel florido suo stato antico. Ora fu rinnovata per intiero la coltura delle campagne, resta soltanto da ristaurare la casa signorile di città per la quale operazione sono in corso gli atti. Si crede che non sia mai stato eretto un regolare documento di fondazione di cui qui non si trova né originale né copia veruna, e ciò che è strano del tutto nell'archivio del municipio, che ne ha sempre sorvegliata e diretta l'amministrazione, nonostante lunghe indagini non fu possibile rinvenire né l'origine né copia veruna del testamento del fondatore. Una copia però autentica di esso si ritrova in quest'archivio parrocchiale. Il diritto di patronato attivo spetta al signor podestà ed arciprete di Riva pro tempore, e il diritto di vocazione ad esso beneficio giusta il testamento del fondatore spetterebbe al sacerdote seniore 'che sarà pro tempore dei figlioli e discendenti maschi in infinitum (...)' ora tutte queste famiglie sono spente. In tal caso il fondatore dispose che 'sii in arbitrio e potestà dei nominati commissari testamentari di eleggere un sacerdote morigerato, e benviso quale abbia da celebrare e da far celebrare le dette messe giornaliere'" (3). Il patrimonio beneficiale era abbastanza consistente: terreni coltivati a viti, a gelsi e a grano, capitali e una casa in città. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Beneficio Marzarolli in Riva del Garda ha perso la personalità giuridica civile.

78

Contesto generale Diocesi di Trento

Fonti normative Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Fondazioni ADT, Libro B

Note (1) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 53 (1750), c. 197. (2) Ibidem, n. 84 (1827), c. 256. (3) Ibidem, Parrocchie e curazie, n. 60 C.

79 fondo F Beneficio Marzarolli I in Riva del Garda, 1746 - 1945 {160}

registri 1, buste 2, fascicoli 1

Soggetti produttori Beneficio Marzarolli I, 1732 luglio 13 - 1987 gennaio 24

80 serie F 1 Urbari, 1772 - 1772 {161}

registri 1

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni della chiesa e dei benefici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio, si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "inventarium" o "urbarium". In esso si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

F 1.1 {162} "Registro di tutti gli effetti della cappellania ordinata dal quondam signor Bartolommeo Marzarolli cittadino di Riva accresciuto di varie osservazioni utili ai signori cappellani con l'aggiunta degli aggravi scritto da me prete Iacopo Chemini primo cappellano di questa cappellania a vantaggio de successori nell'anno 1772" [1772] (con integrazioni fino al 1786 e annotazioni dal 1870 al 1877) Urbario degli stabili e dei capitali con annotazioni relative alle migliorie apportate e alla riscossione degli interessi. Alle cc. 21v-25: registro di cassa, [1772]-1779 marzo 20 Italiano Registro; carta, senza coperta, cc. 25 Segnature precedenti: Fasc. I n. 93

81 serie F 2 Resoconti, 1896 - 1942 {163}

fascicoli 1

Contenuto La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

F 2.1 b. 1 {164} Resoconti 1896 - 1942 Nn. 1-28 Mancano i resoconti per gli anni 1917-1918, 1922-1933. Dal 1934 anche quietanze, per il 1941 e 1942 solo quietanze. Italiano Fascicolo; carta, cc. 639 n.n.

82 serie F 3 Carteggio e atti, 1746 - 1945 {165}

buste 2

F 3.1 b. 1 {166} "Beneficio Marzarolli I" 1746 - 1867 Elenchi dei capitali, dei livelli, degli immobili e dei mobili del beneficio (1746-1844), documenti di mutuo e carteggio relativo (1758-1867), immissione in possesso (1820), compravendita e affitto della casa beneficiale, amministrazione relativa al 1867. Italiano Busta; carta, cc. 409

F 3.2 b. 2 {167} "Beneficio Marzarolli I" 1867 - 1945 Carteggio e atti relativi all'amministrazione dei beni del beneficio (1867-1937), al restauro della casa beneficiale con schizzi e progetti (1886-1902), fassioni e descrizioni dei fondi (1888-1939), contratti di locazione e carteggio relativo (1894-1936), nomine di amministratori e di beneficiati, carteggio tra il beneficiato don Mirafiore Gamberoni e l'arciprete di Riva (1925-1933), vertenza per l'assegnazione dell'alloggio al sacrestano (1930-1940 con allegato del 1920), copia del testamento del fondatore e disposizioni in merito alla celebrazione delle messe (1934-1945). Italiano Busta; carta, cc. 428

83

Ente Confraternita della Disciplina {168} sec. XIV - 1810 aprile 25

Luoghi Riva del Garda (TN)

Altre Forme autorizzate del nome Confraternita dei Battuti Confraternita di San Giuseppe

Archivi prodotti Fondo Confraternita della Disciplina in Riva del Garda, 01/01/1751 - 31/12/1800

Storia Non esiste una prova documentaria che permetta di datare l'erezione della confraternita della Disciplina a Riva. Sicuramente il sodalizio ha origini molto antiche e la sua vita fu strettamente legata alla chiesa omonima, una delle più antiche della città alla quale era annesso un ospedale. La chiesa era detta un tempo di Maria Vergine Santissima della Pietà e della Misericordia e poi di San Giuseppe. Dalla prima metà del Quattrocento in poi la confraternita dei Battuti viene sempre nominata come preposta sia alla chiesa sia all'ospedale; i suoi inventari portano come prima data quella del 20 maggio 1329 (1). Il movimento dei Battuti ebbe origine nella seconda metà del XIII secolo. I suoi congregati venivano chiamati anche Flagellati, poiché usavano andare in processione battendosi le spalle nude con flagelli, procurandosi ferite, che erano il segno della loro penitenza. In seguito all'entrata in vigore di regole per il governo di queste compagnie, la denominazione della congregazione cambiò in confraternita della Disciplina, nome mutuato dal mazzo di cordicelle col quale i confratelli usavano battersi. Gli affiliati, "come ci tramanda un affresco della chiesa della Natività di Maria di , indossavano una cappa bianca che recava sulle spalle il disegno di una croce ed era stretta alla vita da un cordone; il loro volto veniva celato completamente da un cappuccio nel quale, in corrispondenza degli occhi, erano tagliate due fessure. Appeso ai polsi portavano un flagello, cioè la 'disciplina'" (2). Il Mariani diede una descrizione della confraternita di Riva: "Trovasi in questa chiesa una Confraternità laicale antica di Disciplini con l'obbligo di battersi, come fanno, nelle Processioni non senza haver anche rendite da ristorarsi, sì come godono varii Indulti, e Gratie di Sommi Pontefici: stando aggregata questa Compagnia all'Archiconfraternita di Sancta Maria del Confalone di Roma, come appare per bolla di Papa Gregorio XIII. Annesso alla Disciplina sta l'Hospitale per i poveri sì esteri come del luogo, tanto sani che infermi tutti essendovi albergati con provida charità e serviti da ministri che vi assistono" (3). Nel 1579, durante la visita pastorale, i rappresentanti del vescovo visitarono la chiesa e l'ospedale della Disciplina con la confraternita annessa; nell'ospedale trovarono sei letti nei quali riposavano dei poveri mendicanti, vennero a sapere che l'istituzione non aveva redditi propri e che era stata costruita "ad onore e gloria di Dio per sollievo delle persone miserabili e povere e soccorrere i malati giacenti nei letti" che non erano in grado di procurasi da vivere (4). La 84 confraternita eleggeva delle persone idonee per portare conforto ai malati e ai poveri e distribuire loro "pane mollito panatellisque ac necessariis" (5). I decreti emanati in seguito a quella visita ordinarono ai massari di rendere conto del loro operato al pievano e di non accettare "in officio se non persone discrete, giudiziose, timorose di Dio e zelanti della consevatione di quella confraternità et beni, né si admettano per modo alcuno scandalosi et sviati né seditiosi acciò non causino discordie, ma il tutto amici alla pace et alla unione" (6). Avendo infine appurato che l'ospedale non aveva alcuna entrata certa e che spesso alloggiava dei poveri, "essi confratelli per charità eleggano alcuni di loro li quali per carità et amor di Dio procurino prima rimedio spirituale e poi corporale et cerchino per la terra elemosina soccorrendo in tutto quello che si può che ne riporteranno da Dio il premio abbondantissimo" (7). Durante la visita effettuata nel 1671 i consoli e massari della Disciplina presentarono i libri di amministrazione e l'urbario dei beni nella chiesa di San Giuseppe "sive Pietatis cum hospitale annexo" (8) nella quale celebrava il cappellano della confraternita. Egli veniva eletto dai confratelli, doveva celebrare quattro messe alla settimana, confessare i confratelli, intervenire alle processioni e visitare i confratelli infermi; aveva a disposizione la casa della confraternita. Dietro compenso annuale della comunità di Riva il cappellano aveva anche il compito di reggere la "scola" dei "soldatelli di Sancti Iosephi" che radunava i fanciulli di Riva e impartiva loro un'educazione religiosa. Questi ragazzi partecivano alle processioni che si tenevano a Riva (9). Tra le cariche direttive del sodalizio c'erano il priore, gli amministratori, il vicario che amministrava anche le entrate dell'ospedale, i consiglieri. Il consiglio della confraternita era composto dal ministro, dal vicario e dal massaro come amministratori, da cinque consiglieri giurati (10) e si radunava in una sala che fungeva anche da sacrestia. Nel 1723 era cappellano della confraternita don Antonio Betta, che aveva l'obbligo della celebrazione di cinque messe alla settimana, di ascoltare le confessioni e assistere i confratelli ammalati; per questo percepiva 600 troni annui e abitava nella casa della confraternita con il padre e il fratello (11). Nel 1807 la confraternita venne soppressa dal governo bavaro, decisione ribadita nel 1810 da quello italico che non ne incamerò i beni perchè si riuscì a dimostrare che erano patrimonio dei poveri. In forza quindi delle leggi napoleoniche furono devoluti alla Congregazione di Carità di Riva i beni della soppressa confraternita della Disciplina, beni che erano gravati da rilevanti oneri missari (12).

Funzioni, occupazioni e attività Le confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e anche di beneficenza. Esse possono essere canonicamente erette dalla competente autorità ecclesiastica, oppure mancare di tale approvazione e in questo caso sono enti di natura laicale. Norme generali circa l'erezione delle confraternite, da osservarsi esattamente pena la nullità delle stesse, furono stabilite da papa Clemente VIII (Bolla "Quaecumque a Sede Apostolica" del 7 dicembre 1604). Fin dal Concilio di Trento la Chiesa sentì la necessità di esercitare su di esse un'azione di controllo, ponendole sotto la vigilanza dei vescovi ed introducendovi il clero. In conseguenza di ciò il curatore d'anime ricoprì presto al loro interno una posizione preminente - generalmente ne era il presidente - ed era chiamato a garantirne il retto funzionamento. Un interesse particolare dell'autorità ecclesiastica era dedicato all'amministrazione dei redditi dei vari sodalizi. Ad essa provvedeva un massaro, che ogni anno doveva rendere conto del suo operato. Per le associazioni trentine, in particolare, lo scopo principale era quello di assicurare la celebrazione di messe in suffragio dell'anima dei confratelli e delle consorelle defunti. Durante il periodo napoleonico le confraternite religiose furono soppresse, ad eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, seguendo provvedimenti analoghi a quelli presi da Giuseppe II e dal governo bavarese durante la loro dominazione nel Trentino. Infatti il decreto del 25

85 aprile 1810 art. I stabiliva: "Sono proibite in tutto il Regno le confraternite, le congregazioni, le compagnie ed in genere tutte le società religiose laicali eccettuate le confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna parrocchia sotto la direzione e dipendenza dell'Ordinariato e del parroco rispettivo per l'esercizio delle sacre funzioni" e l'art. IV prevedeva che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo fossero amministrati dai fabbriceri delle chiese parrocchiali e sussidiarie.

Contesto generale Diocesi di Trento

Fonti normative Decreto del Regno d'Italia 25 aprile 1810 n. 77 portante la soppressione delle compagnie, congregazioni, comunie ed associazioni ecclesiastiche

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Libro A ADT, Libro B ADT, Investiture Bibliografia CROSINA M. L., ODORIZZI F., La chiesa di San Rocco a Riva del Garda, Il Sommolago, Arco (TN), 2006 Ecclesiae. Le chiese del Sommolago, Il Sommolago, Arco, 2000 MARIANI M., Trento con il sacro concilio ed altri notabili, Trento, 1989 (ristampa anastatica)

Note (1) Cfr. CROSINA M. L., Disciplina IN Ecclesiae. Le chiese del Sommolago, Arco, 2000, pp. 322-329. In questo saggio l'autrice riporta l'indicazione di un registro di inventari della confraternita depositati presso l'Archivio del Museo civico di Riva: "Documenti antichi della Confraternita de' Battuti dall'anno 1445 al 1632", Inventari delli scritti vecchi della venerabile Confraternita della Disciplina, 1329 maggio 20. (2) Cfr. CROSINA M.L., op. cit., p. 323. (3) Cfr. MARIANI M.A., Trento con il Sacro Concilio et altri notabili. Aggiunte varie cose miscellanee universali. Descritione Historica, libri 3, Trento 1673 (ristampa Milano 1970), p. 289. (4) Cfr. ADT, Atti Visitali, n. 6 (1579), c. 19. (5) Ibidem. (6) Ibidem, c. 25. (7) Ibidem. (8) Ibidem, n. 21 (1671), c. 12. (9) Cfr. CROSINA M.L., op. cit., p. 324. (10) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 28 (1708), c. 166. (11) Ibidem, n. 37 (1723), c. 24. (12) Ibidem, Parrocchie e curazie.

86 fondo G Confraternita della Disciplina in Riva del Garda, sec. XVIII seconda {169} metà

registri 1

Soggetti produttori Confraternita della Disciplina, sec. XIV - 1810 aprile 25

87 serie G 1 Registri delle facoltà, sec. XVIII seconda metà {170}

registri 1

G 1.1 {171} "Documenta ecclesiae Disciplinae seu battutorum Ripae" (1) sec. XVIII seconda metà Copie di facoltà concesse alla confraternita della Disciplina o dei Battuti di Riva dal 1451 al 1729 eseguite dal notaio Giacomo Felice Paurenfaint da Trento. Italiano, latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 19 n.n. Note (1) Titolo di mano contemporanea.

88

Ente Confraternita del Corpus Domini {172} sec. XVI - 1810 aprile 25

Luoghi Riva del Garda (TN)

Altre Forme autorizzate del nome Confraternita del Corpo di Cristo

Archivi prodotti Fondo Confraternita del Corpus Domini in Riva del Garda, 01/01/1696 - 31/12/1800

Storia Non si conosce la data esatta dell'erezione della confraternita del Corpus Domini a Riva, di certo il sodalizio ha origini antiche. Nella visita pastorale del 1579 venne esaminato l'altare a disposizione della confraternita che era situato a destra dell'altare maggiore nella chiesa parrocchiale. I rappresentanti del vescovo concessero alla confraternita di avere un sacerdote, la scuola e una dote di 20 ducati. In quell'occasione si presentò Francesco Bornico, massaro della confraternita, per far visionare "i libri delle ragioni e dei denari" e l'inventario dei beni (1). In seguito alla visita vennero pubblicati alcuni decreti rivolti alla confraternita: i massari dovevano fare in modo di procurarsi i capitoli e gli "ordini" da Roma per adeguarsi alle norme che regolavano le confraternite simili; si ordinò "per il privilegio e indulgenze ottenute, pregando Iddio prosperi questa loro confraternita, che si faccia la processione del Santissimo ogni seconda domenica del mese e con il baldacchino intorno alla piazzola avanti la chiesa e cimitero" (2). Si sollecitò l'acquisto di un ombrello per portare il Santissimo agli infermi, il restauro dell'altare del Corpus Domini "essendo stato lor consegnato l'altare grande" (3), la costruzione di cancelli o di una balaustra davanti all'altare maggiore per "ornamento, seraglio e commodità delli comunicanti". Ai massari venne inoltre intimato di procurare un libro "grande ben ordinato nel quale si tengano li conti della confraternita", che dovevano essere sempre resi alla presenza del pievano. L'altare della confraternita era collocato in modo tale da essere di grande intralcio al passaggio così venne definitivamente rimosso dopo la visita pastorale. Nella visita del 1671 si confermava la presenza presso l'altare maggiore della confraternita del Corpo di Cristo "con cappa coeruleis" (4). I massari portarono l'urbario dei beni ai visitatori e si presentò il cappellano Carlo Francesco Antonietti. Egli dichiarò di ricevere dal massaro della confraternita 400 troni all'anno per il suo servizio e di essere stato scelto dai confratelli. Aveva l'obbligo di celebrare 100 messe all'anno nella parrocchiale, per lo più presso l'altare maggiore, di confessare, di frequentare il coro e di insegnare la dottrina cristiana (5). L'unico registro presente nell'archivio prodotto dagli amministratori conferma che la confraternita aveva in dotazione alcuni fondi che venivano locati (6). Da questo registro si evince che la confraternita aveva un oratorio dove spesso venivano redatti gli atti di locazione e che come amministratori erano preposti il ministro e il vicario. L'autorizzazione alla stesura degli atti veniva data dal Consiglio generale della confraternita. Nel 1723 era cappellano Aloisio Betta, frequentava la parrocchiale, assisteva al coro, aiutava l'arciprete nelle confessioni e nell'insegnamento della dottrina cristiana. Il cappellano abitava nella casa della confraternita (7). 89

La confraternita venne soppressa con le leggi napoleoniche del 1810. È probabile che la sua eredità sia stata raccolta dalla confraternita del Santissimo Sacramento, l'unica autorizzata a continuare la sua opera, come accadde in altre parti della diocesi di Trento.

Funzioni, occupazioni e attività Le confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e anche di beneficenza. Esse possono essere canonicamente erette dalla competente autorità ecclesiastica, oppure mancare di tale approvazione e in questo caso sono enti di natura laicale. Norme generali circa l'erezione delle confraternite, da osservarsi esattamente pena la nullità delle stesse, furono stabilite da papa Clemente VIII (Bolla "Quaecumque a Sede Apostolica" del 7 dicembre 1604). Fin dal Concilio di Trento la Chiesa sentì la necessità di esercitare su di esse un'azione di controllo, ponendole sotto la vigilanza dei vescovi ed introducendovi il clero. In conseguenza di ciò il curatore d'anime ricoprì presto al loro interno una posizione preminente - generalmente ne era il presidente - ed era chiamato a garantirne il retto funzionamento. Un interesse particolare dell'autorità ecclesiastica era dedicato all'amministrazione dei redditi dei vari sodalizi. Ad essa provvedeva un massaro, che ogni anno doveva rendere conto del suo operato. Per le associazioni trentine, in particolare, lo scopo principale era quello di assicurare la celebrazione di messe in suffragio dell'anima dei confratelli e delle consorelle defunti. Durante il periodo napoleonico le confraternite religiose furono soppresse, ad eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, seguendo provvedimenti analoghi a quelli presi da Giuseppe II e dal governo bavarese durante la loro dominazione nel Trentino. Infatti il decreto del 25 aprile 1810 art. I stabiliva: "Sono proibite in tutto il Regno le confraternite, le congregazioni, le compagnie ed in genere tutte le società religiose laicali eccettuate le confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna parrocchia sotto la direzione e dipendenza dell'Ordinariato e del parroco rispettivo per l'esercizio delle sacre funzioni" e l'art. IV prevedeva che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo fossero amministrati dai fabbriceri delle chiese parrocchiali e sussidiarie.

Contesto generale Diocesi di Trento

Fonti normative Decreto del Regno d'Italia 25 aprile 1810 n. 77 portante la soppressione delle compagnie, congregazioni, comunie ed associazioni ecclesiastiche

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali

Note (1) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 6 (1579), c. 16. (2) Ibidem, c. 40. (3) In quell'occasione i visitatori permisero ai confratelli di "applicare all'altare maggiore tutti i privilegi, diritti e ornamenti", cfr.: ADT, Atti visitali, n. 6 (1579), c. 2. (4) Ibidem, n. 13 (1671), c. 3.

90

(5) Ibidem, c. 211. (6) Cfr. Confraternita del Corpus Domini in Riva del Garda, Registri delle locazioni, reg. 1. (7) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 37 (1723), c. 74.

91 fondo H Confraternita del Corpus Domini in Riva del Garda, 1696 - 1800 {173}

registri 1

Soggetti produttori Confraternita del Corpus Domini, sec. XVI - 1810 aprile 25

92 serie H 1 Registri delle locazioni, 1696 - 1800 {174}

registri 1

H 1.1 {175} "Libro delle locationi principiando dall'anno 1696" 1696 agosto 5 - 1800 ottobre 8 Registro delle locazioni temporali concesse dalla confraternita del Corpus Domini di Riva. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 3, pp. 4-55, cc. 56-65, con indice alfabetico a rubrica all'inizio n.n. Segnature precedenti: n. 80

93

INDICE ANALITICO DELLE COSE NOTEVOLI Altari 2, 126, 128, 132, 141, 145, 153, 172

Arredi sacri 125, 132, 141

Banchi della chiesa 140

Campane 127

Canonica 1, 2, 129, 132

Cimitero 51, 96, 132, 172

Cronache e memorie 114, 116

Danni di guerra 125, 129, 158

Lavori chiesa 132

Organo 132

Profughi di guerra 36, 65, 98

Reliquie 1, 129

Restauri 125, 128, 132, 167, 172

Sacrestia 1, 125, 132, 141

Scuole 125

Via Crucis 125

Visite pastorali 1, 2, 132, 141, 159, 168, 172

94

INDICE ANALITICO DELLE ISTITUZIONI Archivio Diocesano Tridentino, Trento 1, 3

Arciconfraternita del Confalone di Roma 168

Azione cattolica di Riva del Garda 2

Beneficio Belli di Riva del Garda 1, 145, 146, 148, 149, 150, 152

Beneficio Biolchi I di Riva del Garda 1, 118, 153, 154, 158

Beneficio Biolchi II di Riva del Garda 118, 126, 158

Beneficio Ceschini di Riva del Garda 1

Beneficio Cis 121

Beneficio Comini 1

Beneficio Danza di Riva del Garda Vedi Cappellania Danza di Riva del Garda

Beneficio di San Giacomo di Riva del Garda 1, 118

Beneficio Marzarolli I di Riva del Garda 1, 118, 159, 160, 162, 166, 167

Beneficio Marzarolli II di Riva del Garda 1, 118, 122

Beneficio parrocchiale di Riva del Garda 2, 114, 118, 123, 141

Beneficio Riccamboni I di Riva del Garda 1

Beneficio Riccamboni II di Riva del Garda 1

Beneficio Santi di Riva del Garda Vedi Cappellania Santi di Riva del Garda

Cappella di San Brizio di Riva del Garda 2

Cappella di San Giovanni di Riva del Garda 2

Cappella di San Martino di Riva del Garda 2

Cappella di San Rocco ai Campi di Riva del Garda 2

Cappella di Santa Barbara di Riva del Garda 129

Cappella di Santa Maria Maddalena di Riva del Garda 2

Cappellania Adorno di Riva del Garda 1, 139

Cappellania Armani di Riva del Garda 1

Cappellania Benamati di Riva del Garda 1, 139

Cappellania Danza di Riva del Garda 1, 118, 128

Cappellania Mayer di Riva del Garda 1, 139

95

Cappellania San Marco di Riva del Garda 1, 139

Cappellania Santa Lucia di Riva del Garda 1

Cappellania Santi di Riva del Garda 1, 118, 122

Cappellania Zucchelli 122

Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta di Arco 2

Chiesa dei Disciplini di Riva del Garda Vedi Chiesa di San Giuseppe di Riva del Garda

Chiesa dei Santi Cassiano e Ippolito di Riva del Garda 2

Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano e Pietro di Riva del 2 Garda

Chiesa della Beata Maria "del Perdono" di Riva del Garda 2

Chiesa della Natività di Maria di Pellizzano 168

Chiesa della Pietà di Riva del Garda Vedi Chiesa di San Giuseppe di Riva del Garda

Chiesa dell'Annunciazione di Maria di Varone 2

Chiesa dell'Inviolata di Riva del Garda Vedi Chiesa di Santa Maria Inviolata di Riva del Garda

Chiesa di San Bartolomeo di Riva del Garda 2

Chiesa di San Francesco di Paola di Riva del Garda 132

Chiesa di San Giacomo di Riva del Garda 118, 132

Chiesa di San Giorgio di Riva del Garda 2

Chiesa di San Giuseppe di Riva del Garda 2, 125, 168

Chiesa di San Michele di Riva del Garda 1, 132

Chiesa di San Nicolò di Riva del Garda 2

Chiesa di San Rocco di Riva del Garda 1, 2, 118, 132

Chiesa di San Sebastiano di Riva del Garda 114

Chiesa di San Tommaso di Riva del Garda 1, 2, 125

Chiesa di Santa Maria Assunta di Riva del Garda 1, 2, 116, 118, 120, 127, 129, 132, 133, 139, 141, 145, 153, 159

Chiesa di Santa Maria Inviolata di Riva del Garda 1, 125, 127, 132

Chiesa di Sant'Alessandro di Riva del Garda 1, 2, 102, 125, 141, 142, 144

Chiesa di Sant'Anna di Riva del Garda 1, 125

96

Collegiata di Banale 2

Collegiata di Bolzano 2

Collegiata di Denno 2

Collegiata di Fiemme 2

Collegiata di Lizzana 2

Collegiata di Lomaso 2

Collegiata di Nago 2

Collegiata di Riva 2

Collegiata di Sarnonico 2

Collegiata di Tenno 2

Collegiata di Tione 2

Collegiata di Torra 2

Commissione aulica centrale d'organizzazione, Vienna 30, 43

Comune di Riva del Garda 125, 132, 141, 153, 158

Comunità di Pranzo 132

Comunità di Riva del Garda 2, 122, 132, 141

Confraternita dei Battuti di Riva del Garda Vedi Confraternita della Disciplina di Riva del Garda

Confraternita del Cinturati di Sant'Agostino di Riva del 2 Garda

Confraternita del Corpo di Cristo di Riva del Garda Vedi Confraternita del Corpus Domini di Riva del Garda

Confraternita del Corpus Domini di Riva del Garda 1, 132, 172, 173, 175

Confraternita del Santissimo Rosario di Riva del Garda 2

Confraternita del Santissimo Sacramento di Riva del Garda 1, 2, 118, 129, 172

Confraternita della Beata Vergine del Carmelo di Riva del 2 Garda

Confraternita della Buona Morte di Riva del Garda 1, 2, 132, 139

Confraternita della Disciplina di Riva del Garda 2, 124, 168, 169, 171

Confraternita dell'Immacolata Concezione di Riva del Garda 2

Confraternita di Maria Vergine del Suffragio di Riva 1, 2

Confraternita di San Giuseppe di Riva del Garda

97

Vedi Confraternita della Disciplina di Riva del Garda

Confraternita di San Rocco di Riva del Garda 2, 132

Confraternita di Santa Ursula di Riva del Garda 132

Confraternita di Sant'Antonio di Riva del Garda 1, 2, 132, 139

Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Riva 125, 132 del Garda

Congregazione di carità di Riva del Garda 120, 124, 129, 168

Curazia di Campi 1

Curazia di Varone 1

Curia arcivescovile di Trento 132, 145, 152

Decanato di Ledro 129

Decanato di Riva del Garda 2, 129

Decanato di Riva e Ledro 2

Diocesi di Trento 2, 4, 30, 43, 57, 118, 132, 141, 172

Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.) di Riva del Garda 120

Fondazione stipendiaria don Pacifico Riccamboni di Riva del 122 Garda

Giudizio distrettuale di Riva 13

Giunta provinciale di Trento 1

Governo per il Tirolo e Vorarlberg 136

Lega per la modestia femminile di Riva del Garda 131

Legato Torboli di Riva del Garda 141, 144

Mascioni Vincenzo (ditta) di Cuvio (VA), fabbrica d'organi 132

Ministero dell'interno, Direzione generale degli archivi di 1 Stato

Ministero dell'interno, Roma 2

Monte di Pietà di Riva del Garda 132

Municipio di Riva 28, 29

Museo civico di Riva del Garda 132, 168

Oratorio parrocchiale di Riva del Garda 2

Ordinariato vescovile di Trento 129, 153

Ordine dei Girolimini 132

98

Ordine dei Minori Conventuali 132

Ordine Francescano dei Frati minori 125

Orfanotrofio della città di Riva del Garda 131

Ospedale dei Battuti di Riva del Garda 1, 168

Ospedale della Disciplina di Riva del Garda Vedi Ospedale dei Battuti di Riva del Garda

Parrocchia dell'Annunciazione di Maria di Varone 2

Parrocchia di Ledro 1

Parrocchia di San Vigilio di Nago 129

Parrocchia di Santa Maria Assunta di Riva del Garda 1, 3, 4, 22, 30, 36, 38, 39, 43, 54, 58, 66, 114, 132

Parrocchia di Sant'Alessandro di Riva del Garda 141

Parrocchia di Tenno 1

Pieve di Riva 1, 2, 44, 132

Principato vescovile di Trento 2

Provincia autonoma di Trento, Commissione beni culturali 3

Sacra Congregazione del Concilio di Roma 2, 145

Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici 1 della Provincia autonoma di Trento

Tribunale di cassazione di Vienna 153

Ufficio amministrativo diocesano di Trento 136, 143, 155, 163

99

INDICE ANALITICO DEI NOMI DI PERSONA Alberico, sacerdote della collegiata di Riva del Garda 2

Alberto, arciprete di Riva del Garda 2

Aldebrando, arciprete di Riva del Garda 2

Alimonta Giovanni Battista, cooperatore di Riva del Garda 114

Allegri Giacomo, vicepievano di Riva del Garda 2

Antonietti Carlo Francesco, cappellano di Riva del Garda 172

Antonio, arciprete di Riva del Garda 2

Antonio da Ledro, arciprete di Riva del Garda 2

Antonio fu Giovannino da Biella, arciprete di Riva del Garda 2

Apollonio da Parma, arciprete di Riva del Garda 2

Balduini Francesco Antonio, arciprete di Riva del Garda 2

Balduini Girolamo, arciprete di Riva del Garda 2, 114

Bartoli Giuseppe, arciprete di Riva del Garda 2

Baruffaldi Luigi Antonio, sindaco di Riva del Garda 132

Belli Antonio da Condino, fondatore del beneficio Belli di 145 Riva del Garda

Benamati Giovanni Battista, arciprete di Riva del Garda 2

Benini Giacomo, beneficiato Biolchi I di Riva del Garda 153

Bernardo Giovanni, arciprete di Riva del Garda 2

Betta Aloisio, cappellano di Riva del Garda 172

Betta Antonio, cappellano di Riva del Garda 168

Binda Giovanni, arciprete di Riva del Garda 2

Biolchi Francesco fu Bartolomeo, fondatore dei benefici 126, 153 Biolchi I e II di Riva del Garda

Bonora da Preore, abitante a Riva 141

Bornico Francesco, massaro della confraternita del Corpus 172 Domini di Riva del Garda

Bornico Giovanni Andrea, beneficiato di Riva del Garda 2

Brusasorci Domenico, pittore 132

Buratto Giovanni Battista, pittore 132

100

Burger Baldessare, fabbricante d'organi 132

Calapino, arciprete di Riva del Garda 2

Caliari Giovanni, pittore 132

Calonico, arciprete di Riva del Garda 2

Caratoni Giacomo da Boiacco, vicepievano di Riva del 2 Garda

Carlo V, imperatore 2

Cassiano, chierico di Riva del Garda 132

Cattanei Francesco da Brescia, cappellano di Riva del Garda 2

Caxoto, arciprete di Riva del Garda 2

Chemini, famiglia di Brenzone (VR) 159

Chemini Giacomo, beneficiato Marzarolli I di Riva del Garda 159, 162

Cignaroli Bettino, pittore 132

Ciolli Giuseppe, arciprete di Riva del Garda 2

Clari, famiglia di Riva del Garda 141

Clemente VIII, papa 168, 172

Cles Bernardo, principe vescovo di Trento 2

Conti del Tirolo 2

Corrado, arciprete di Riva del Garda 2

Craffonara Giuseppe, pittore 132

Craffonara Pasquina da Riva del Garda, benefattrice della 129 Conferenza di San Vincenzo

Cretti Alessandro, amministratore del beneficio Marzarolli I 159 di Riva del Garda

Cultrinus, cappellano di Riva del Garda 2

Damiani Damiano, fabbricante d'organi 132

Danza Bartolomeo, fondatore della cappellania Danza di 128 Riva del Garda

Enrico da Milano, arciprete di Riva del Garda 2

Erso, sacerdote della collegiata di Riva del Garda 2

Fiorio Francesco Antonio, arciprete di Riva del Garda 2

Flammacini Gregorio, arciprete di Riva del Garda 2

Formenti Giuseppe 122

101

Foscari Francesco, doge di Venezia 2

Frundsberg Udalrico, principe vescovo di Trento 2

Gabrielli Giovanni Battista, cooperatore di Riva del Garda 132

Gamberoni Mirafiore, beneficiato Marzarolli I di Riva del 167 Garda

Giacomo, arciprete di Riva del Garda 2

Giacomuzzi Francesco, beneficiato Biolchi I di Riva del 158 Garda

Gierardi Donato, arciprete di Riva del Garda 2

Giorgio, vescovo esiense e coadiutore di Trento 132

Giovanni de Isnina, arciprete di Riva del Garda 2

Giovanni Giacomo, cappellano di Riva del Garda 2

Giuseppe II d'Asburgo, imperatore 168, 172

Gonzaga Madruzzo Alfonsina, moglie di Gaudenzio 132

Gregorio XIII, papa 168

Grimoaldo, arciprete di Riva del Garda 2

Leone XIII, papa 2

Levri (de) d'Hasfeld Carlo, arciprete di Riva del Garda 2

Libera Vito, arciprete di Riva del Garda 2

Luciolli, famiglia di Riva del Garda 96

Lutti (de), famiglia di Riva del Garda 141

Lutti (de) Vincenzo 141

Madruzzo Carlo Gaudenzio, vescovo di Trento 132

Madruzzo Gaudenzio 132

Madruzzo Ludovico, cardinale e principe vescovo di Trento 2

Maffei Giacinto, arciprete di Riva del Garda 1, 2

Magino, sacerdote della collegiata di Riva del Garda 2

Maini Fidenzio, beneficiato Belli di Riva del Garda 145

Marco, arciprete di Riva del Garda 2, 132

Mariani Michelangelo, scrittore 132, 168

Maroni Giancarlo, architetto 132

102

Martini Carlo, amministratore del beneficio Belli di Riva del 145 Garda

Martini, conti 145

Marzarolli Angela vedova di Bartolomeo da Riva del Garda 122

Marzarolli Bartolomeo, fondatore del beneficio Marzarolli I 159, 162 di Riva del Garda

Morandini Angelo, beneficiato Biolchi I di Riva del Garda 153

Negri Angelo da Venezia, arciprete di Riva del Garda 2

Nicolò, cappellano di Riva del Garda 2

Palma il Giovane, pittore 132

Paolazzi Enrico, arciprete di Riva del Garda 1, 2, 116, 127, 145

Paolo V, papa 4, 30, 43, 57

Paurenfaint Giacomo Felice da Trento, notaio 171

Pedrotti Giuseppe, arciprete di Riva del Garda 2

Peschera Giovanni Battista, arciprete di Riva del Garda 2

Piccoli Antonio, arciprete di Riva del Garda 2

Pio X, papa 60

Polacco Teofilo, pittore 132

Pret Dario, arciprete di Riva del Garda 2

Pretis (de) Nicola, arciprete di Riva del Garda 2

Rainardo, arciprete di Riva del Garda 2

Raphael, cappellano di Riva del Garda 2

Riccamboni, famiglia di Riva del Garda 132

Riccamboni Pietro, arciprete di Riva del Garda 2

Ricchi Pietro detto il Lucchese, pittore 132

Riolfatti Giuseppe, arciprete di Riva del Garda 2, 141

Romano, arciprete di Riva del Garda 2

Sacco Pietro, cappellano di Riva del Garda 2

Salvadori Giovanni Battista, arciprete di Riva del Garda 2

Segalla Gioachino, sacerdote 4, 28

Severto 2, 132

Sigismondo, cappellano di Riva del Garda 2

103

Sizzo Cristoforo, arciprete di Riva del Garda 2

Tacchi Cipriano, capomastro 132

Tommaso, cappellano di Riva del Garda 132

Torboli Vincenzo, fondatore del legato Torboli di Riva del 141 Garda

Torresani Tommaso, arciprete di Riva del Garda 2, 153, 159

Turchitis (de) Vigilio, arciprete di Riva del Garda 2

Vanga Federico, vescovo di Trento 2

Visconti, famiglia di Milano 2

Visintainer Filippo, arciprete di Riva del Garda 2, 132

Zambiasi Marino, arciprete di Riva del Garda 1, 2, 127, 132, 145

Zambotti Giovanni Alessio, arciprete di Riva del Garda 2

104

INDICE ANALITICO DEI TOPONOMI Braunau am Inn 58

Brione, monte 141

Campi, frazione di Riva del Garda 1, 4, 36, 66, 104, 122

Cologna-Gavazzo, frazione di Tenno 105, 109

Genova 131

Nago-Torbole 106

Pranzo, frazione di Tenno 107, 109

Pregasina, frazione di Riva del Garda 108

Riva del Garda 58, 121, 122, 126, 130

Roma 172

San Giacomo, località di Riva del Garda 132

San Giuseppe, quartiere di Riva del Garda 103

Sant'Alessandro, quartiere di Riva del Garda 102, 141

Sanzeno 145

Tenno 105, 107, 109, 112

Torbole 110, 129

Trentino 132, 168, 172

Vadena (BZ) 145

Varone, frazione di Riva del Garda 1, 4, 66, 111

Ville del Monte, frazione di Tenno 109, 112

105