RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO DI , CASTELLAMMARE DI STABIA (NA)

Fondi Misura 3.16 – P.O.R. 2000/2006

Coordinatore Generale: Prof. Geol. Maurizio de’ Gennaro ([email protected])

Responsabili Progetto: Prof. Geol. Vincenzo Morra ([email protected]) Prof. Maurizio Fedi ([email protected]) Consulenti: Geol. Mariano Mercurio ([email protected]) Prof. Thomas Noble Howe ([email protected]) Dr.ssa Margaret Sargant Watters ([email protected]) C.R.d.C. INNOVA: Direttore Prof. Antonio Massarotti Project Manager Dr.ssa Marina Bufacchi Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Staff:

IL COORDINATORE GENERALE Prof. Maurizio de’ GENNARO

ASSISTENTE SCIENTIFICO - SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI Geom. Vincenzo SABINI

IL RESPONSABILE SCIENTIFICO DELLE INDAGINI ARCHEOMETRICHE Prof. Vincenzo MORRA – Dipartimento di Scienze della Terra Università di Napoli Federico II Staff: Dr.ssa Geol. Maria Pia d'ALBORA, Dr.ssa Vincenza GUARINO, Dr.ssa Geol. Marianna MARRAZZO, Dr. Geol. Francesco TERLIZZI, Dr. Giuseppe DI CAPRIO, Dr. Fabio Sossio GRAZIANO, Dr. Geol. Marco D'AMORE, Arch. Claudia AVETA, Dr. Lorenzo FEDELE, Prof. Piergiulio CAPPELLETTI, Dr. Luigi FRANCIOSI, Dr. Abner COLELLA, P. Chim. Vincenzo MONETTI, Dr. Roberto de’ GENNARO, Prof. Leone MELLUSO, Prof. Alessio LANGELLA

IL RESPONSABILE SCIENTIFICO DELLE INDAGINI GEOFISICHE Prof. Maurizio FEDI – Dipartimento di Scienze della Terra Università di Napoli Federico II Staff: Dr. Bartolomeo GAROFALO, Dr. Mauro LA MANNA, Dr.ssa Ester PIEGARI, Dr.ssa Gabriella CASTIELLO

CONSULENTI SCIENTIFICI: Geol. Mariano MERCURIO (Libero Professionista), Prof. Thomas Noble HOWE (Southwestern University USA – RAS Foundation), Dr.ssa Margaret Sargant WATTERS (IBM Vista Centre University of Birmingham)

Metodologie di indagine:

Ground-Penetrating Radar (GPR) Magnetometria Elettromagnetometria Rilievo Scanner LIDAR 3D Analisi petrografiche in microscopia ottica (MOLP) su sezioni sottili Analisi in DRX (Diffrattometria ai raggi X) Analisi in porosimetria a mercurio (Normal 3/80 - 4/80) Analisi in FRX (Fluorescenza ai raggi X) Rilievo Architettonico Cartografia 2D in ambiente GIS

Ringraziamenti:

Questo ambizioso progetto è stato realizzato grazie all’impegno delle Autorità politiche e Istituzionali: l’Assessorato all’Università e alla ricerca scientifica della regione Campania Prof. Nicola Mazzocca; il Notaio Ferdinando Spagnuolo della Fondazione RAS; il dott. Pietro Giovanni Guzzo Soprintendente della SAP; nonché la dr.ssa Annamaria Ciarallo, Giovanna Bonifacio, Raffaele Fattorusso e tutto il personale tecnico del sito archeologico di Stabiae. Un grazie anche all’archeologo Gennaro Iovino per la collaborazione offerta in fase di campionamento dei materiali di interesse archeometrico. Un segno di gratitudine va espresso al Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra Prof. Lucio Lirer, alla segretaria e tutto il personale amministrativo, come pure a tutto il personale amministrativo del Centro Regionale di Competenza INNOVA. Si ringraziano, infine, i dottori Celestino Grifa, Alberto De Bonis, Ugo Di Capua, Vincenzo Longobardi e tutto il personale del CAMPUS Vesuviano della Fondazione RAS.

Figura di copertina: Thomas Howe/RAS

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 1 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

INDICE

1. OBIETTIVI E SINTESI DEL PROGETTO 2. L’AMBIENTE GEOLOGICO DEL SITO DI STABIAE 3. INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO 4. LE INDAGINI ARCHEOMETRICHE 5. LE INDAGINI GEOFISICHE 5.1 Villa Arianna 5.2 Villa San Marco 6. PERISTYLE GARDEN, VILLA ARIANNE

ALLEGATI: Schede Archeometriche Prospetti architettonici dei campionamenti

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 2 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

1. OBIETTIVI E SINTESI DEL PROGETTO

Maurizio de’ Gennaro

Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli Federico II

Nell’ambito delle attività del Centro regionale di Competenza INNOVA e della Fondazione Restoring Ancient Stabiae sinergicamente tese alla valorizzazione del patrimonio culturale ed alla sua fruizione, è stato eseguito nell’anno 2008 sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica di Pompei, uno studio integrato sul sito archeologico di Stabiae. Tale studio è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’IBM Vista Centre dell’ Institute of Archeology and Antiquity dell’Università di Birmingham. Per questa fase dell’intervento, tenuto conto delle risorse disponibili, sono state preferite indagini geofisiche per le aree non investigate, al fine di individuare manufatti sepolti da poter riportare alla luce con prossime campagne di scavo archeologico, e indagini archeometriche finalizzate allo studio dei geomateriali utilizzati per la costruzione delle opere murarie e di utensili di uso quotidiano (ceramiche da mensa, da cucina e da trasporto). La prospezione geofisica ha tenuto conto delle conoscenze derivanti dalle campagne di indagini sotterranee condotte in epoca borbonica tra il 1749 e il 1782, grazie all’attività di ingegneri militari, in particolare di Joachim di Alcubierre e Karl Weber. Pertanto, due linee di ricerca sono state condotte per l’esplorazione del sottosuolo delle ville: la prima per la definizione di nuove aree fertili di interesse archeologico e una seconda relativa alla definizione delle infrastrutture del magnifico giardino di villa Arianna, condotta dall’IBM Vista Centre. Nel contempo, per gli studi archeometrici, è stata perfezionata una diagnostica integrata dei manufatti già portati alla luce con particolare riguardo alle ville Arianna e San Marco nelle loro complesse strutture architettoniche. Questa fase di studio è stata impostata, quindi, sui geomateriali delle cortine murarie delle due ville e più precisamente alle malte ed agli intonaci non trascurando però i materiali utilizzati per le costruzioni. Per la realizzazione e la localizzazione esatta dei campionamenti si è fatto ricorso, quando possibile, al rilievo architettonico delle strutture interessate dal prelievo. Particolare attenzione è stata posta, infine, allo studio di numerosi e tipici reperti ceramici (ceramiche e laterizi) al fine di caratterizzarli e individuare la probabile tecnologia adottata, nel passato, per la loro produzione. Pertanto lo studio sulle emergenze principali del sito archeologico di Stabiae ha consentito di iniziare un percoso di indagini tese ad avere un quadro sempre più completo dei manufatti e del contesto territoriale su cui il sito insiste. Attraverso l’esplorazione geofisica, eseguita utilizzando più metodologie di indagine, le misure effettuate dimostrano come l’area in esame risulti essere ricca di anomalie molto probabilmente ascrivibili alla presenza di strutture di interesse archeologico. La gran parte delle strutture correlabili alla esistenza di resti archeologici è ben visibile nei dati derivanti dal Ground Penetrating Radar (GPR), che evidenziano con buona risoluzione la presenza di anomalie di forma regolare legate ad attività antropica. Analogamente ben si rilevano cisterne e sistemi di drenaggio al di sotto del piano campagna del giardino di villa Arianna. Le indagini archeometriche sui geomateriali da costruzione hanno consentito di ricostruire la composizione degli impasti sempre a base di calce, realizzati utilizzando aggregato prevalentemente di origine pozzolanica; generalmente gli strati di finitura sono realizzati con aggregato calcareo.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 3 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Diffusa è la presenza di ossidi di ferro che conferiscono all’intonaco colore rosso o giallo scuro. Da segnalare infine la presenza di weidellite (ossalato di calcio) in alcuni strati interni che suggerisce l’uso di sostanze organiche per la realizzazione dell’impasto. Lo studio dei reperti ceramici ha permesso di suddividere i campioni in 5 gruppi omogenei in base sia alle caratteristiche minero-petrografiche che chimico-fisiche. Gli impasti sono generalmente realizzati con aggregato vulcanico sostanzialmente vesuviano, il che fa ritenere che si tratti di manufatti realizzati in ambito locale. Dal punto di vista chimico i tenori di ossido di calcio indicano l’utilizzo di materie prime (argille) di natura e provenienza chiaramente differenti. Inoltre, i materiali utilizzati per le ville sono stati, come spesso accade per i materiali archeologici, reimpiegati in epoche più recenti per usi e contesti diversi. Nello specifico, è stato dimostrato che le coperture delle tombe della necropoli della Grotta S. Biagio sono state realizzate con le tegole provenienti dallo spoglio del porticato del giardino di Villa Arianna. Per la prima volta sono state redatte, altresì, carte tematiche in ambito GIS ai fini di una corretta georeferenziazione dei profili indagati e dell’ubicazione dei campioni prelevati non trascurando la stratigrafia del sottosuolo delle ville. La cartografia e tutti gli elaborati prodotti dalla studio condotto sono disponibili su supporto informatico di facile fruibilità anche per l’utente meno esperto; ciò consente una maggiore divulgazione di questa ricerca eseguita nell’areale archeologico stabiano con un approccio multidisciplinare, realizzata con il contributo di geologi, archeologici, architetti ed informatici.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 4 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

2. L’AMBIENTE GEOLOGICO DEL SITO ARCHEOLOGICO DI STABIAE

Marianna Marrazzoa, Mariano Mercurioa, Vincenzo Morrab

aCentro Regionale di Competenza INNOVA, , Napoli bDipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli Federico II

2.1. PREMESSA Il sito archeologico di Stabiae sorge sul pianoro della collina di Varano, il quale raccorda i rilievi carbonatici dei Monti Lattari con la sottostante piana del Sarno (Fig. 1). Tutta l’area è stata condizionata durante il quaternario, dall’alternanza di eventi alluvionali e vulcanici, i quali hanno contribuito al cambiamento morfologico dell’intera area di Castellammare di Stabia. I primi, collegati all’ultima glaciazione (Würm: 80.000-18.000 anni b.p.) e agli eventi successivi, sono stati responsabili della formazione dei corpi alluvionali (conoidi di deiezione) situati alla base dei rilievi carbonatici. I secondi si riferiscono alle eruzioni vulcaniche sia dei Campi Flegrei che del Somma-Vesuvio. In particolar modo l’eruzione flegrea dell’Ignimbrite Campana (39000 anni fa) è quella che ha più condizionato l’assetto litostratigrafico dell’area. Mentre tra le eruzioni vesuviane indubitabilmente va segnalata l’eruzione pliniana dell’agosto del 79 d.C., che con i suoi prodotti da fall (pomici e lapilli) seppellì le ville romane di Stabiae.

MONTI LATTARI

PIANORO DI VARANO

VILLA SAN MARCO VILLA ARIANNA

PIANA DEL SARNO

Figura 2.1. Immagine 3D del Pianoro di Varano. In rosso, Villa San Marco e Villa Arianna. (Immagine elaborata da Giuseppe Di Caprio)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 5 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

2.2. GEOLOGIA REGIONALE DELL’AREA La collina di Varano è delimitata a Sud dall’accidentata dorsale carbonatica dei M.ti Lattari, che è costituita prevalentemente da litotipi appartenenti al dominio paleogeografico della piattaforma carbonatica Mesozoica Campano-Lucana, smembrata e dislocata in varie unità a partire principalmente dal Miocene. I Monti Lattari appartengono all’unità nota come “Alburno-Cervati- Pollino”, la quale è composta da formazioni carbonatiche, a luoghi ricoperte da sottili spessori di materiali terrigeni miocenici (Fig. 2).

Figura 2.2. Schema geologico dell’area della collina di Varano, tratto dalla Cartografia Geologica in scala 1:10000 – Regione Campania (Autorità di Bacino del Sarno – Progetto CARG).

La serie carbonatica (circa un migliaio di metri di spessore) è composta da calcari e dolomie in facies di scogliera e retroscogliera, comprese tra il Triassico Superiore e il Cretaceo Superiore. Le rocce del Triassico Superiore non affioranti in zona, sono costituite da dolomie ben stratificate, di colore grigio, con sottili alternanze di livelli argillosi e bituminosi, che verso l’alto lasciano il posto a dolomie e calcari dolomitici di colore da grigio a bianco. Le rocce del Cretaceo Inferiore sono rappresentate da un’alternanza di calcari detritici, intercalati a strati dolomitici. Al di sopra si ritrova un livello marnoso dell’Aptiano-Albiano, il quale è ascrivibile ad un abbassamento eustatico del livello del mare, seguito poi da una fase di trasgressione che ha ristabilito le condizioni sedimentarie di piattaforma. La serie carbonatica si chiude con i calcari detritici del Cretaceo Superiore.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 6 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Strutturalmente le rocce carbonatiche costituiscono monoclinali delimitate da faglie ad andamento sia appenninico (NW-SE), che anti-appenninico (NE-SW), generalmente dirette, con componente trascorrente. L’immersione delle monoclinali è verso Nord, e l’inclinazione misurata è di circa 35°. Alla successione carbonatica seguono, in trasgressione i sedimenti neritici del Miocene, costituiti in prevalenza da calcareniti provenienti dal disfacimento della piattaforma carbonatica che, verso l’alto lasciano il posto a sedimenti arenacei e depositi torbiditici. Questi depositi in facies di flysch comprendono arenarie micacee di colore giallastro, con intercalazioni di argille, argille siltose e marne arenacee. Al loro interno si ritrovano intercalazioni di frammenti di calcari con selce, calcareniti e calcari marnosi appartenenti al complesso delle “Argille Varicolori”. I terreni quaternari sono rappresentati dai prodotti relativi all’attività degli episodi vulcanici campani. Tra questi si distinguono i prodotti dell’Ignimbrite Campana (39.000 anni b.p.) e i prodotti delle eruzioni vesuviane, tra i quali spiccano i depositi di fall piroclastico relativi all’eruzione pliniana del 79 d.C. Un’intensa attività erosionale ad opera dei corsi d’acqua è stata attiva sia prima che contemporaneamente alla messa in posto dell’Ignimbrite Campana, ad essa vengono ricondotti i depositi alluvionali dei numerosi conoidi di deiezione che costituiscono il raccordo tra i resti della piattaforma mesozoica dei M.ti Lattari e i prodotti alluvionali-piroclastici che riempiono la depressione della bassa piana del fiume Sarno. I prodotti più antichi appartengono ai conoidi osservabili a Nord-Ovest di M.te Pendolo. Queste presentano uno spessore di circa 100 m e sono denominate in letteratura coi nomi di “Conoide di I” e “Conoide di Quisisana”. La prima è costituita da brecce eterometriche ben cementate, con scarsa matrice piroclastica, presente solo nella parte sommitale. La scarsità di prodotti piroclastici in questi depositi fa pensare che la loro messa in posto si debba collocare ad un periodo anteriore all’attività vulcanica che ha avuto inizio circa 135.000 anni b.p. La “Conoide di Quisisana”, invece è composta da una successione di sedimenti conglomeratici, ben stratificati e ricchi in matrice piroclastica, in cui sono intercalati livelli di piroclastiti più o meno rimaneggiate. Di questi antichi conoidi si conserva solo la parte apicale in quanto risultano frontalmente troncate e recise longitudinalmente. In questi depositi antichi, incastrate a cannocchiale si ritrovano alluvioni più recenti che prendono il nome di “Conoide di Gragnano II” e “Conoide di Scanzano”. Quest’ultimi depositi sono costituiti da clasti smussati, calcarei e calcareo-dolomitici, in abbondante matrice, soprattutto di natura piroclastica. All’interno delle alluvioni della “Conoide di Gragnano II” si trovano intercalazioni di prodotti tufacei appartenenti all’Ignimbrite Campana. Pertanto essa deve avere un’età almeno pari a quella della messa in posto del Tufo Grigio Campano (39.000 anni). Tali alluvioni di seconda generazione sono a loro volta troncate da una scarpata alta fino a 50 m, dovuta all’azione erosiva del mare, che le separa dal centro abitato di Castellammare di Stabia. Prodotti più recenti vanno a costituire piccoli conoidi allo sbocco del Rio Calcarella e Rio Gragnano, ai piedi della scarpata. La più grande tra queste è quella di Muscariello, con apice nel fosso di Gragnano. Accanto vi sono i conoidi di Sommuzzariello, formata dal Rio Calcarella e quella di Quisisana, generate dall’omonimo torrente su cui sorge il centro medioevale di Castellammare (Cinque et al., 1987). I versanti dei rilievi carbonatici e i bassi morfologici sono ricoperti da prodotti piroclastici, spesso humificati, riconducibili all’attività recente del Somma-Vesuvio. Particolarmente riconoscibili sono i depositi da fall dell’eruzione del 79 d.C. (ceneri e lapilli pomicei). Inoltre le successioni vulcanoclastiche, che si trovano alla base dei rilievi, sono attribuibili a meccanismi innescati nei valloni della catena dei Monti Lattari, durante e subito dopo l’eruzione pliniana del 79 d.C: le coltri piroclastiche, ancora calde, depositate lungo i versanti in condizioni di instabilità, hanno iniziato a mobilizzarsi, scegliendo le linee di impluvio come vie preferenziali di incanalamento. Sono state queste che molto probabilmente, attraverso i valloni del Calcarella e del Gragnano, hanno interessato le aree archeologiche presenti alla base del terrazzo, mentre i

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 7 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) lapilli pomicei e le ceneri del 79 d.C. hanno ricoperto le ville poste direttamente al di sopra del pianoro (Villa Arianna, Villa S. Marco). Infine, le coperture superficiali comprendono suoli e materiali piroclastici sciolti (1-2 m di spessore), a diversa granulometria e spessore variabile, crescente verso le depressioni.

2.3. ANALISI GEOMORFOLOGICA L’area di Castellammare di Stabia (Foglio 185 III SO della Carta Geologica d’Italia 1:100000, Salerno) è compresa tra la dorsale del Monte Faito (1131 m s.l.m.) a Sud, i rilievi del Somma- Vesuvio a Nord e il mare a Ovest. La dorsale dei Monti Lattari, di cui fa parte il Monte Faito (1131 m s.l.m.) si disarticola verso settentrione in più blocchi monoclinalici, separati da un fitto reticolo di faglie dirette ad orientazioni prevalenti appenniniche ed antiappenniniche. Questi rilievi sono ricoperti dai depositi vulcanici, in particolare dai prodotti dell’eruzione pliniana del 79 d.C. Verso Nord il ribassamento dei rilievi carbonatici ha portato alla formazione del graben della Piana Campana che ha avuto inizio nel Quaternario, ribassando il basamento carbonatico ad oltre duemila metri di profondità come si evince dalla perforazione eseguita per fini geotermici alla pendici del Somma-Vesuvio (joint-venture AGIP-ENEL), nel territorio del di (Na). In particolare la perforazione ha evidenziato, alla profondità di circa 2068 m dal p.c. la presenza di rocce carbonatiche del tutto simili a quelle affioranti ai Monti Lattari (Brocchini et al., 2001). La collina di Varano costituisce un terrazzo morfologico di origine alluvionale, composto da conoidi würmiani (Gragnano II) e troncato alla base dall’azione erosiva marina. Si trova alla base dei rilievi che limitano il settore meridionale della Piana del Sarno. La collina, compresa tra il Rio Calcarella e il Fosso di Gragnano costituisce un pianoro di raccordo, debolmente inclinato verso Nord, tra il Monte Pendolo (610 m s.l.m.) e la stessa Piana alluvionale del fiume Sarno. E’ interrotta dal lato verso Castellammare di Stabia da una scarpata di circa 50 m a pendenze superiori ai 45°, la cui propaggine inferiore è stata interessata nel passato dall’attività erosiva marina. I processi tettonici, eustatici e deposizionali, hanno interrotto l’azione erosiva del mare sul piede della scarpata che, comunque, continua a subire l’azione modellatrice degli agenti esogeni atmosferici. Inoltre tale scarpata è caratterizzata da un’elevata energia di rilievo, tant’è che è stata interessata da fenomeni erosivi e gravitazionali fin dall’epoca dei Romani, ai quali sono attribuiti i resti delle prime opere di sistemazione (Delmonaco et al., 2003). Gli eventi gravitativi innescati nell’inverno del’97 sembrano essere inquadrabili in dinamiche di asportazione della coltre alterata superficiale attraverso fenomeni di colate di terra.

2.4. CARATTERISTICHE IDROLOGICHE ED IDROGEOLOGICHE DELL’AREA L’assetto idrologico della collina di Varano è strettamente connesso al regime pluviometrico e alle condizioni di permeabilità dei litotipi presenti nell’area. I bacini che ritroviamo sulla collina di Varano sono il Fosso di Gragnano (o S. Marco) e il Rio Calcarella. I dati idrografici dei due fiumi sono presi dal Piano Regolatore Generale di Castellammare di Stabia. Il Fosso di Gragnano scorre quasi completamente nel Comune di Gragnano e solo il collettore di scarico a mare attraversa il territorio di Castellammare, per circa 2.6 Km. Si estende su una superficie di circa 32 km2 e presenta una lunghezza dell’asta principale pari a 12.000 m. La quota topografica massima è di 1400 m, mentre la sua pendenza media è di 11.6%. Il tempo di corrivazione calcolato è circa 2 h, il coefficiente d’afflusso è pari a 0.15, mentre la portata al colmo di piena è di 51.7 m3/s. Il Rio Calcarella soltanto nella porzione posta a quota 200 m s.l.m. scorre nei territori di Gragnano e , per il resto esso è compreso quasi del tutto nel Comune di Castellammare di Stabia. Si estende su una superficie di 5.17 Km2, da una quota massima pari a 1140 m s.l.m. fino ad una minima di 50 m, con una lunghezza dell’asta principale

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 8 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) pari a 4200 m e con una pendenza media del 26%. Il tempo di corrivazione calcolato è di 0.88 h, il coefficiente di afflusso è pari a 0.15, mentre la portata al colmo di piena è 20.28 m3/s. Le precipitazioni che si verificano nell’ambito dei bacini in esame sono prevalentemente di carattere pluviale e distribuite in tutto l’arco dell’anno (Pmedia/annua = 1107 mm), con un picco negativo nel periodo estivo. La struttura dei Monti Lattari è attraversata da una serie di lineamenti tettonici (es.: D’Argenio et al., 1973; Celico & Corniello, 1979) che la dividono in diversi settori idrogeologici. Le fasce cataclastiche individuate in corrispondenza dei lineamenti principali agiscono da superfici a bassa o bassissima permeabilità, rendendo i singoli settori idrogeologici indipendenti gli uni dagli altri (Celico 1978). Il lineamento Pagani-Ravello separa i rilievi della penisola sorrentina dalla porzione più interna ed orientale della struttura ed insieme alla faglia che congiunge Castellammare con Settica Minore, individua il settore di M.te Cervigliano, la cui circolazione profonda è diretta verso l’area di Castellammare. La direzione di flusso verso Nord è dovuta alla presenza, a quote piuttosto elevate, dei calcari dolomitici triassici, i quali affiorano lungo la costa meridionale. Questi aventi permeabilità molto bassa, sostengono la falda e la tamponano verso Sud. Analogamente più ad Ovest, il settore di M.te Faito delimitato a SW dalla faglia Positano- , è caratterizzato da un flusso preferenziale verso Nord ed ha come recapito principale proprio l’area di Castellammare. Gli studi di idrogeologia sull’area di Castellammare distinguono una serie di complessi idrogeologici, sulla base delle diverse caratteristiche di permeabilità dei terreni dell’area e hanno permesso di accertare che la falda profonda, presente all’interno della collina di Varano, è alimentata direttamente dalle acque circolanti nel massiccio calcareo del M.te Faito. L’acquifero profondo dell’area è impostato nel complesso carbonatico, formato principalmente da rocce calcaree e dolomitiche, le quali sono caratterizzate da valori di infiltrazione e permeabilità elevati, a causa dell’intensa fratturazione dell’ammasso ed è ricaricato dalle abbondanti precipitazioni che si concentrano sui rilievi della penisola sorrentina. Il complesso dei depositi piroclastici è caratterizzato da elevata variabilità idrogeologica, a causa dell’eterogeneità dei litotipi che la compongono. È costituito, infatti, sia da materiali a consistenza lapidea, come i tufi, caratterizzati da permeabilità media per fratturazione, sia da materiali sciolti ad elevata permeabilità per porosità e sia da terreni, anch’essi sciolti ma interessati da diffusi processi di argillificazione (cineriti), a bassissima permeabilità generale. Il complesso delle coltri detritiche dei conoidi di deiezione, provenienti dal disfacimento dei rilievi carbonatici, presenta costituenti con granulometria medio-grossolana (limi, sabbie, ghiaie) e scarsa cementazione, pertanto è caratterizzato da permeabilità variabile da bassa a media in funzione delle caratteristiche granulometriche dei depositi. In sintesi il sistema idrogeologico risulta costituito da un acquifero profondo, localizzato all’interno delle formazioni carbonatiche, la cui area di ricarica è costituita dal M.te Faito (parte integrante dei Monti Lattari). Ai piedi della dorsale dei Monti Lattari le coltri di depositi, sia alluvionali e sia vulcanici, agiscono da tampone rispetto alla circolazione principale all’interno del substrato carbonatico, determinando emergenze puntuali o innalzamenti della superficie piezometrica. In particolare sono riportate di seguito le caratteristiche idrogeologiche dei litotipi presenti alla collina di Varano: Coltre pedogenetica: è caratterizzata da valori di permeabilità estremamente variabili, a causa della presenza di abbondante materiale vegetale e della granulometria variabile, legata alla presenza di livelli a composizione argillosa e di pomici risedimentate; Lapilli e pomici: si tratta di pomici eterometriche miste a piroclastiti arenitiche, con notevole porosità primaria. Costituiscono un livello di circolazione idrica preferenziale che, essendo presente esclusivamente nella porzione superficiale della collina, risulta attivo esclusivamente in corrispondenza di apporti meteorici;

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 9 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Depositi alluvionali: costituiscono i conoidi presenti nell’area pedemontana dei Monti Lattari e sono caratterizzati da variabilità granulometrica, dovuta al diverso rapporto tra clasti e matrice, a diverse altezze. Tale variabilità condiziona le caratteristiche idrogeologiche, pertanto la permeabilità oscilla da valori bassi a medi, favorendo la formazione di acquiferi sospesi alimentati dalle aree di ricarica poste verso monte; Depositi piroclastici: sono costituiti da depositi vulcanici di granulometria da media a fine (piccole pomici, ceneri, lapilli etc.), quasi sempre sciolti o debolmente cementati. La diffusa presenza di materiali fini e le frequenti soluzioni di continuità nei livelli più grossolani fanno si che il complesso piroclastico sia caratterizzato nell’insieme da una permeabilità piuttosto bassa, costituendo un livello capace di sostenere locali acquiferi sospesi; Sabbie vulcaniche: sono caratterizzate da valori di permeabilità medi o elevati, tuttavia la trasmissività è modesta a causa delle ridotte dimensioni di questi depositi; Cineriti: presentano bassa permeabilità a causa dei processi di argillificazione che hanno interessato i silicati. Questi depositi, molto spesso sottili e non continui possono favorire nelle porzioni sovrastanti accumuli idrici effimeri, estremamente pericolosi per la stabilità dei pendii. Tufo Grigio Campano: presenta permeabilità media nella pozione inferiore, dove è più lapideo, mentre nella parte più alta del complesso assume le stesse caratteristiche delle piroclastiti sovrastanti. Presenta pertanto, una doppia funzione all’interno della circolazione idrica. Laddove la permeabilità risulta più bassa esso costituisce il substrato per le falde che si trovano all’interno dei materiali che lo sovrastano e un elemento di confinamento per le acque sotterranee più profonde; laddove gli spessori sono più ridotti e poco diagenizzati, diventa possibile l’attivazione di flussi di drenanza. L’ assetto litostratigrafico di tipo sub-orizzontale, con le caratteristiche idrogeologiche sopra descritte condiziona fortemente la circolazione idrica e di conseguenza anche la stabilità della collina di Varano. Un tale assetto, infatti, comporta: formazione di percorsi preferenziali della circolazione sotterranea, attraverso piani e direttrici sub-orizzontali; scarsa capacità di ricarica legata alla presenza di livelli poco permeabili sia nei primi metri che in profondità la quale limita molto la circolazione idrica verticale e formazione di fenomeni di sovrappressione localizzati. Le caratteristiche idrogeologiche dell’area, unite all’insieme dei dati idrologici presenti, hanno permesso di evidenziare come in concomitanza di eventi pluviometrici particolarmente intensi essa è interessata da un ruscellamento superficiale che poi convoglia l’acqua direttamente lungo la scarpata. Si favoriscono in tal modo i processi erosivi e i fenomeni di dilavamento corticale lungo la scarpata che possono condizionare la stabilità della stessa area archeologica in cui si trovano gli scavi delle ville romane.

2.5. LE VULCANITI DELL’AREA STABIANA L’area di Castellammare è stata interessata più volte dagli eventi eruttivi relativi sia al vulcanismo dei Campi Flegrei che a quello del Somma-Vesuvio. Tra i molteplici episodi vulcanici che si sono succeduti, l’eruzione flegrea che ha portato alla messa in posto del Tufo Grigio Campano (eruzione dell’Ignimbrite Campana; 39000 anni fa) e quella vesuviana che ha seppellito le città romane di e di Pompei (eruzione di “Pompei”; 79 d.C.), rappresentano quelle che hanno contribuito maggiormente alla modifica dell’assetto geologico dell’area.

2.5.1 L’eruzione dell’Ignimbrite Campana (39000 anni b.p.)

L’Ignimbrite Campana dei Campi Flegrei è considerata il maggiore evento esplosivo avvenuto nell’area campana, durante il quale furono emessi più di 150 km3 di prodotti vulcanici. Questa

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 10 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) eruzione ebbe inizio con una fase esplosiva freatomagmatica di apertura del condotto, cui seguì una fase pliniana, con la formazione di una colonna eruttiva alta fino a circa 44 km. La fase pliniana fu seguita dal collasso della colonna eruttiva e dall’inizio della formazione della caldera, con produzione di flussi piroclastici espansi e turbolenti che raggiunsero distanze di 50 km, fino all’estinto vulcano di Roccamonfina, verso Nord e viaggiarono, al di sopra del mare, fino alla penisola sorrentina, verso Sud. Durante il successivo collasso calderico principale, la maggior parte del volume di magma disponibile fu eruttata attraverso l’attivazione di numerosi centri eruttivi, lungo le fratture che accompagnarono la formazione della caldera, determinando la formazione di flussi piroclastici ad elevata mobilità. Questi flussi raggiunsero le massime distanze dall’area calderica, espandendosi fino ai contrafforti appenninici e valicando barriere morfologiche alte oltre 1000 m. Le fasi finali dell’eruzione furono caratterizzate dall’emissione del residuo magma ancora presente nel serbatoio, che alimentò flussi piroclastici concentrati e di modesto volume, che si fermarono a brevi distanze attorno all’area calderica. Al termine di questa eruzione i due terzi della Campania apparivano ricoperti da una coltre di tufi spessa fino a 100 m, mentre enormi volumi di cenere vulcanica rimanevano sospesi nell’atmosfera. Lungo il bordo dei Campi Flegrei i depositi prossimali dell’Ignimbrite Campana sono caratterizzati da livelli ben saldati e brecce grossolane (Rosi & Sbrana 1987; Perrotta & Scarpati, 1994; Melluso et al., 1995; Rosi et al., 1996; Orsi et al., 1996; Perrotta et al., 2006; Fedele et al., 2008). Nella Piana Campana e lungo la dorsale degli Appennini i prodotti eruttati sono caratterizzati da depositi pomicei stratificati (Rosi et al. 1999; Perrotta and Scarpati 2003), ricoperti da tufo saldato di colore grigio. Questo ultimo deposito è composto prevalentemente da scorie nerastre inglobate in una matrice cineritica e subordinatamente, da litici e cristalli e verso l’alto assume un colore giallastro. Quest’ultimo livello rappresenta la facies gialla dell’Ignimbrite Campana ed è spesso zeolitizzata e litificata (Fisher et al., 1993). L’ultimo livello di prodotti dell’Ignimbrite Campana è rappresentato da un deposito incoerente di pomici grossolane all’interno di una matrice cineritica (Fig. 3). La composizione dei prodotti dell’Ignimbrite Campana varia da trachitica a trachifonolitica (Di Girolamo 1970; Barberi et al. 1978; Civetta et al. 1997; Pappalardo et al. 2002; Fowler et al. 2007). Le variazioni chimiche osservate all’interno dei singoli depositi in diverse località hanno fatto pensare all’esistenza di una camera magmatica zonata verticalmente, responsabile peraltro, dell’emissione di magma trachitico sempre meno evoluto nel tempo (es.: Civetta et al., 1997). La cristallizzazione frazionata sembra essere stato il principale processo evolutivo, anche se alcuni autori credono che il frazionamento sia intervenuto in un sistema aperto (es.: assimilazione e mixing; Civetta et al., 1997; Bohrson et al., 2006; Fowler et al., 2007). I principali fenocristalli presenti nei prodotti dell’eruzione dell’Ignimbrite Campana sono quelli di clinopirosseno e biotite, tra i femici, sanidino e plagioclasio, tra i sialici.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 11 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Sito Archeologico di STABIE

Figura 2.3. Carta della distribuzione prossimale dei depositi dell’Ignimbrite Campana. (da Cappelletti et al., 2003; mod.)

2.5.2. L’eruzione di “Pompei” (79 d.C.)

Questa eruzione è la più famosa tra le pliniane del Somma-Vesuvio. Diversi autori hanno fornito circostanziate descrizioni di questa imponente eruzione (Lirer et al., 1993; Civetta et al., 1991; Sheridan et al, 1981; Sigurdsson et al., 1985; Carey & Sigurdsson, 1987; Barberi et al., 1989). Di recente Lanphere et al, (2006) hanno datato questa eruzione utilizzando il metodo 40Ar/ 39Ar su cristalli di sanidino separati da pomici campionate presso la casa dei Casti Amanti di Pompei e la Villa di Poppea negli scavi di Oplonti a (Fig. 2.4). Le indagini hanno restituito, per entrambi i campioni, età molto simili: 1925 ± 66 per le pomici di Oplonti e 1925 ± 69 per quelle dei Casti Amanti. L’eruzione pliniana fu caratterizzata da tre fasi eruttivie principali: la prima, ebbe inizio con una fase di apertura freatomagmatica; la seconda fase fu tipicamente pliniana ed infine, la terza fu nuovamente freatomagmatica, ma caratterizzata da una più alta esplosività. Cioni et al. (1995) hanno definito 8 unità stratigrafiche caratterizzate da differenti distribuzioni areali. L’unità EU 1 testimonia la fase di apertura freatomagmatica. Le unità EU 2 ed EU 3 rappresentano i prodotti da caduta che ben caratterizzano questa eruzione. Trattasi nel primo caso di pomici bianche che dal punto di vista petrologico rappresentano magmi fonolitici; viceversa l’unità EU 3 rappresenta pomici grigie ascrivibili a magmi fonotefritici. L’unità EU 4 testimonia un netto cambiamento nella dinamica eruttiva a causa dell’ingresso di una notevole quantità di acqua nel sistema magmatico. Si verificarono quindi esplosioni ad alta energia accompagnate da collassi della colonna eruttiva tali da generare depositi da flusso piroclastici diluiti e turbolenti, ad alta energia ed ampia diffusione. Le unità EU 5, EU 6, EU 7 ed EU 8 rappresentano ancora prodotti derivanti da attività freatomagmatica in parte dovuti ai fenomeni di collasso del tetto della camera magmatica e del sistema di alimentazione propedeutici alla formazione della caldera (Fig. 2.5). Si registra nella successione un incremento di fenocristalli mafici verso l’alto. I fenocristalli sono rappresentati principalmente da clinopirosseno, biotite, sanidino e leucite. Minerali probabilmente generatisi per interazione tra magma e calcari incassanti (con alta pressione di

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 12 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

CO2) sono anfibolo Fe-pargasitico, ossidi di ferro e titanio, plagioclasio, scapolite, cancrinite e granato. Si ritrovano, raramente, olivina e plagioclasio anortitico-bytownitico.

Breve ricostruzione degli eventi relativi all’eruzione del 79 d.C. - Il 24 Agosto del 79 d.C. il Vesuvio ha dato vita ad una delle più disastrose eruzioni avvenuta in epoca storica: in soli due giorni le città di Pompeii ed Herculaneum, Oplonti e Stabiae furono sommerse dai prodotti dell’eruzione e cessarono di esistere (Pompeii, Hercolaneum) o furono parzialmente distrutte (es.: Stabiae). Il numero degli abitanti di Pompeii, che persero la vita durante l’eruzione del 79 d.C., non è certo, nonostante negli scavi che hanno portato alla luce i resti della città siano stati ritrovati i resti umani di centinaia di persone. Il ritrovamento di cibo ancora sui tavoli fa pensare che le attività quotidiane dei pompeiani siano state interrotte in maniera improvvisa. Dallo studio dei resti umani ritrovati è emerso che corpi delle vittime furono rapidamente seppelliti dai depositi di tephra i quali indurendosi, prima della loro decomposizione, hanno permesso la conservazione, sia dei corpi che dei vestiti indossati nel momento dell’eruzione, fino alle espressioni dei visi, in alcuni casi. Molte delle vittime furono uccise inghiottite dalle nubi ardenti; infatti sono state ritrovate con le mani ancora serrate intorno alla bocca, nello sforzo di non respirare i gas delle nubi. L’evento distruttivo è iniziato con la caduta di pomici biancastre che si sono accumulate formando depositi di circa 2 metri. La gente probabilmente è iniziata a fuggire quando questi prodotti hanno raggiunto un peso tale da far crollare i tetti degli edifici. In alcune fasi la caduta dei tephra è stata interrotta dall’arrivo di surges piroclastici: nubi incandescenti che collassando verso il basso dalla colonna eruttiva, hanno viaggiato radenti al suolo, ad una velocità di circa 100 chilometri all’ora. A Pompei la maggior parte delle vittime dell’eruzione del 79 d.C. è rimasta uccisa dall’arrivo di queste nubi e dai loro gas. La città di Ercolano ha subito un destino diverso da quello di Pompei. Ercolano è situata proprio alla base del fianco sud-orientale del Vesuvio, sicchè mentre Pompei fu obliterata lentamente dall’accumulo dei depositi da caduta e dai surges, nell’arco di due giorni, Ercolano fu sommersa in pochi minuti dall’arrivo di surges e flussi piroclastici che coprirono la città con depositi di circa venti metri di spessore. Dagli scavi effettuati per riportare alla luce l’antica Herculaneum, in un primo momento non furono ritrovati corpi umani, il che fece pensare che ad Ercolano gli abitanti avevano avuto una sorte migliore rispetto ai pompeiani, riuscendo a scappare. Tuttavia scavi condotti negli ultimi anni hanno rivelato una realtà ben più triste: lungo la costa, al di sotto di fornici di alcuni edifici sono stati ritrovati centinaia di scheletri ammucchiati in gruppi. Tale ritrovamento ha permesso di ricostruire gli ultimi momenti di vita di queste persone: gli abitanti di Ercolano stavano tentando di salvarsi fuggendo via mare, quando sono stati colti dall’arrivo dei surges, dai quali hanno cercato invano di ripararsi, ammucchiandosi al di sotto dei fornici degli edifici portuali.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 13 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.4. Distribuzione areale dei depositi da caduta (in azzurro) e dei depositi da flusso piroclastico (in rosso) dell'eruzione del 79 d.C. (da http://www.ov.ingv.it/volcanology/vesuvio/79.htm modificato.)

Figura 2.5. Successione stratigrafica dei depositi del 79 d.C. (da Cioni et al., 1995)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 14 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

2.6. RICOSTRUZIONE DEI CAMBIAMENTI MORFOLOGICI STABIANI A SEGUITO DELL’EVENTO ERUTTIVO DEL 79 d.C. Il complesso archeologico della collina di Varano accoglie una serie di ville romane, di cui una buona parte risulta ancora sepolta (Fig. 2.6). Sono tutte localizzate lungo il bordo della scarpata che congiunge la collina al centro dell’odierna Castellammare di Stabia, e che prima dell’eruzione del 79 d.C. risultava a poca distanza dalla linea di costa. L’analisi di alcune colonne stratigrafiche ha permesso di interpretare in che modo la morfologia e la stratigrafia dell’area siano cambiate a seguito dell’evento vulcanico del 79 d.C., e dei successivi processi vulcano-sedimentari. L’arrivo dei prodotti piroclastici dell’eruzione, ha fatto avanzare la linea di costa di centinaia di metri: buona parte dell’attuale centro abitato di Castellammare si estende su un’area che era occupata dal mare prima dell’eruzione del 79 d.C. (Di Maio & Pagano, 2003). Prima dell’evento eruttivo, molto probabilmente la linea di costa era localizzata a circa 100-200 m dall’attuale collina di Varano, allungandosi parallelamente a quest’ultima. La scarpata che attualmente separa la collina da Castellammare di Stabia doveva presentare un’altezza quasi doppia rispetto a quella attuale, pertanto la Grotta di San Biagio, che si trova oggi alla base della scarpata (nell’area del Poligono di tiro) doveva trovarsi in quel periodo a mezza costa, lungo la parete di tufo. La stretta fascia costiera doveva essere localmente abitata, come risulta da resti antropici ritrovati in alcuni sondaggi. Tale area archeologica è stata seppellita dalle colate vulcano-clastiche che si formarono per mobilizzazione delle coperture piroclastiche del Monte Faito a seguito dell’eruzione del 79 d.C.. In particolare, sembra, che sia stata la conoide formatosi allo sbocco del Fosso di Gragnano a far avanzare di 200 m la linea di costa. Il rinvenimento di sabbie infralittorali fossilifere di età romana a Nord dell’area ospedaliera di Castellammare, a 20 m al di sotto del livello del mare, fa pensare che quest’area doveva essere ancora sommersa in una fase appena successiva alla messa in posto delle colate vulcanoclastiche del 79 d.C. (Di Maio & Pagano 2003).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 15 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.6. Carta di localizzazione del complesso archeologico di Stabiae sulla collina di Varano. A Impianto urbano; B Villa del Fauno; C Villa S. Marco; D Villa del pastore; E Secondo complesso Villa Arianna; F Villa Arianna; G Villa del filosofo. (Howe/RAS)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 16 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

2.7. STRATIGRAFIA DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI STABIAE (COLLINA VARANO) La ricostruzione della stratigrafia locale, all’interno del Parco Archeologico, è stata desunta a partire da rilievi realizzati direttamente nel sito e dall’interpretazione di stratigrafie ottenute da sondaggi geognostici condotti lungo la collina di Varano, nell’area compresa tra la Villa di Arianna e la Villa San Marco (Fig.7). Si tratta di sondaggi effettuati sia da società private per conto della soprintendenza che sondaggi disponibili in lavori pubblicati (Cicali, 1997; Di Maio & Pagano 2003; Fig 2.7; I.G. S.r.l. 2004); l’interpretazione della stratigrafia dell’area è rappresentata nella Figura 2.8. Le prime due colonne stratigrafiche in figura 8 (Fig. 8A, 8B) derivano da sondaggi realizzati a poca distanza l’uno dall’altro. La stratigrafia è molto simile per entrambe, tranne che per gli spessori degli strati (Fig. 8B) ed è caratterizzata da una successione di termini piroclastico- alluvionali poggianti sul bedrock locale, il quale è costituito dal complesso tufaceo dell’Ignimbrite Campana (individuato a circa 30 metri di profondità dal p.c.). In entrambi i sondaggi, al tetto del complesso tufaceo poggia un livello di circa 2 m di cinerite probabilmente primaria. A profondità comprese tra i 15 ed i 30 metri dal p.c., si individua il complesso vulcanoclastico. Risalendo lungo la successione, alle vulcanoclastiti si sovrappongono i depositi di conoide precedentemente descritti. Infine al top si individuano dei paleosuoli con l’intercalazione di uno strato di pomici biancastre attribuibili all’eruzione vesuviana del 79 d.C.. Verso l’interno della collina, in direzione NE, il Tufo Grigio Campano viene intercettato a minor profondità (Fig. 8C). Direttamente al tetto del complesso poggia la spessa coltre di detrito alluvionale (circa 16 metri), in matrice piroclastica bruno-rossastra. Il top della successione rinvenuta nella parte più interna della collina è chiusa nuovamente dal complesso dei suoli e paleosuoli con intercalato il livello di pomici. Sembra mancare lo spesso pacco di strati (~ 15 m) di vulcanoclastiti e cinerite che caratterizza le stratigrafie precedenti. Molto differente risulta, invece, la stratigrafia D, la quale rappresenta l’area più prossima alla scarpata (Fig. 8D). Qui il Tufo Grigio Campano non viene affatto intercettato, almeno fino alla massima profondità raggiunta dalla perforazione, (25 m dal p.c.), e l’intera stratigrafia risulta caratterizzata dalla continua alternanza di detrito di conoide, depositi vulcanoclastici e livelli di paleosuoli. Non è stato individuato, inoltre, il livello di pomici dell’eruzione del 79 d.C.. La colonna stratigrafica E (Fig. 8E) è stata ricostruita da un sondaggio effettuato a Villa San Marco (Fig. 7; dati forniti, in campo, dall’assistente tecnico-scientifico Geom. Vincenzo Sabini della Soprintendenza Archeologica di Pompei ed effettuati dalla ditta I.G. S.r.l. nel 2004). Quest’ultimo sondaggio è stato spinto fino ad una profondità di 20 m e a differenza dei precedenti è stato realizzato per i primi 6 m di profondità dal piano campagna ad estrazione di nucleo, per i restanti 14 m a distruzione di nucleo. Tenuto conto dei limiti di precisione che può fornire la tecnica del carotaggio a distruzione, la ricostruzione stratigrafica, a partire dai 6 m in poi, deve essere considerata soltanto da un punto di vista qualitativo. I dati del sondaggio E indicano la presenza, nella parte più bassa (dai 10.50 m fino a 20.50 m dal p.c.) della successione, di un livello di cinerite di colore scuro con pomici e scorie, attribuibile al deposito di Tufo Grigio Campano. Al di sopra di questo livello basale, dai 6 ai 10.50 m di profondità, è presente un livello di piroclastite di colore marrone scuro, anch’esso contenente pomici, scorie e in più, frammenti vetrosi, insieme ai quali è stata rinvenuta anche della sostanza organica. Un sottile livello di paleosuolo di 50 cm di spessore lo si ritrova tra i 5.50 e 6.00 m dal p.c., oltre il quale giace uno spessore di circa 5 m di pomici e lapilli di colore grigio chiaro in matrice cineritica, attribuibile all’eruzione del 79 d.C.. L’intera successione è sigillata da un esiguo spessore (30 cm) di terreno vegetale di colore marrone scuro. La ricostruzione della stratigrafia dell’area compresa tra Villa Arianna e Villa San Marco risente della limitatezza dei dati a disposizione e, nel caso del sondaggio E, anche di una scarsa precisione, tuttavia essa ha fatto emergere alcuni aspetti interessanti. Il livello di vulcanoclastiti, che si trova direttamente al di sopra del Tufo Grigio Campano nel settore sud-occidentale (in

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 17 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) prossimità di Villa Arianna; sondaggi Figg. 8A, 8B) della collina di Varano, viene sostituito dalla spessa coltre di detrito alluvionale, nel settore più centrale della collina, in prossimità di Villa del Pastore (Fig. 8C). Il livello vulcanoclastico si ripresenta a contatto col Tufo Grigio Campano nel settore nord-orientale, in prossimità di Villa San Marco. Un’alternanza stratigrafica di questo tipo è spiegata con l’esistenza di corpi lenticolare sia di natura principalmente vulcanica (nel settore di Villa Arianna), sia di natura meramente alluvionale (nel settore di Villa del Pastore). Il livello di pomici grigiastre dell’eruzione di Pompei del 79 d.C. viene sempre intercettato nei sondaggi, tranne che nell’area più prossima alla scarpata, in vicinanza a Villa del Pastore (Fig. 8D), dove si ritrova solo materiale vulcanoclastico intervallato a detrito di conoide. La zona di scarpata è quella che maggiormente è interessata da fenomeni di instabilità, e dall’arrivo di materiale dilavato dalle aree retrostanti, pertanto non stupisce l’alternanza dei depositi ritrovati. Analogamente l’assenza del livello di Tufo Grigio Campano, alla base della stessa successione, può essere giustificata dalla presenza della spessa pila di materiale rimaneggiato che lo ha ricoperto o, semplicemente dalla posizione più arretrata della parete tufacea, rispetto ai depositi vulcano-clastici e detritici, gli unici ad essere intercettati dal sondaggio. La quota assoluta s.l.m dei cinque punti investigati dai sondaggi si aggira intorno ai 50 m (Fig. 8); se si esclude la successione stratigrafica della scarpata di Villa del Pastore, risulta evidente che il livello di Tufo Grigio Campanoviene rinvenuto a quote sempre più superficiali, a partire da SO verso NE, quindi da Villa Arianna verso Villa San Marco (Fig. 8). Inoltre, nello stesso verso aumenta lo spessore di pomici grigiastre dell’eruzione del 79 d. C., che da 1 m, nell’area di Villa Arianna, raggiunge i 5 m nella zona di Villa San Marco.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 18 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.7. Localizzazione dei sondaggi effettuati sulla collina di Varano.

2.8. CAMPIONATURA E CARATTERIZZAZIONE MACROSCOPICA DEGLI AFFIORAMENTI La campagna di rilevamento effettuata, con il prelievo di alcuni campioni delle litologie affioranti sia sul pianoro che lungo la scarpata, ha permesso l’interpretazione delle caratteristiche macroscopiche e microscopiche delle principali unità litostratigrafiche presenti nell’area dei siti archeologici di Villa S. Marco e principalmente di Villa Arianna. L’acclività del sito (la pendenza è superiore ai 45°), unita alla presenza di vegetazione infestante non ha consentito un’analisi completa dell’intera successione, pertanto il prelievo dei campioni è stato effettuato essenzialmente lungo la scarpata, nel tratto compreso tra Villa Arianna e la Grotta di San Biagio (ad essa si accede dall’area destinata al Poligono di Tiro di Castellammare e costituisce un luogo di sepoltura dei primi nuclei di Cristiani e ancor prima è stata utilizzata per l’estrazione del Tufo Grigio Campano) (Fig. 9a), dove più accessibile è risultato il campionamento. L’unità più bassa affiorante è quella del Tufo Grigio Campano (Ignimbrite Campana), che proprio in prossimità della Grotta di S. Biagio forma una parete di circa 25 m, la cui superficie è piuttosto alterata e al cui interno sono facilmente individuabili scorie di dimensioni decimetriche. Le unità riguardanti la successione vulcanoclastica, e i depositi di conoide, così come rilevate dai sondaggi, risultano ricoperte da una vegetazione più o meno fitta che arriva fino alla base di Villa Arianna. Sul pianoro, intorno a tutto il perimetro degli scavi di Villa Arianna, affiora in maniera continua un livello di quasi 2 m di pomici scarsamente compattate, attribuibile all’eruzione del Somma- Vesuvio del 79 d.C. (Fig. 9b). Al di sopra di questo livello di pomici e lapilli, a tratti si riconosce

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 19 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) un piccolo livello di circa 7 cm di spessore composto da clasti arrotondati, millimetrici ed eterogenei: sia clasti di natura calcarea, e pomicea, che frammenti lavici immersi in scarsa matrice terrigena. A ricoprire tutto si ritrova un livello di suolo, misto a materiale da riporto, per lo più associato agli scavi archeologici effettuati negli anni passati. Lo stesso forma depositi a spessori variabili e sigilla l’intera successione (Figg. 8-9).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 20 di 248

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.8. Colonne stratigrafiche desunte da sondaggi effettuati sulla collina Varano, nella zona compresa tra Villa Arianna e Villa San Marco. A) colonna stratigrafica ottenuta per Villa Arianna. B) colonna stratigrafica compresa tra Villa del pastore e Villa Arianna.

C) colonna stratigrafica ottenuta dalla zona più interna della collina. D) colonna stratigrafica della zona più prossima alla scarpata. E) colonna stratigrafica ottenuta dal sondaggio effettuato a Villa San Marco. I dati sono presi da: Di Maio & Pagano 2003, per il sondaggio A; Cicali 1997, per i sondaggi B, C e D; da sondaggi effettuati da IG s.r.l. nel 2004, forniti dal Geom. V. Sabini

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 21 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

2.9. CARATTERIZZAZIONE PETROGRAFICA DEI CAMPIONI E TECNICHE ANALITICHE DI INDAGINE I campioni raccolti sono stati ridotti in graniglie di dimensioni centimetriche e privati dello strato superficiale terrigeno, attraverso una pulitura ad ultrasuoni. Dopo la polverizzazione delle graniglie e il loro trattamento con legante MOWIOL sono state preparate “pasticche” circolari che sono state analizzate tramite spettrometro a fluorescenza di raggi X (Panalytical AXIOS). L’analisi a fluorescenza di raggi X ha permesso di ottenere le concentrazioni di ossidi di elementi maggiori (% in peso) e di elementi in tracce (ppm). L’analisi diffrattometrica delle polveri dei campioni (PC1, SC1, TG1) ha permesso di individuare le fasi mineralogiche presenti nei campioni, attraverso l’acquisizione degli spettri di diffrazione ad opera del diffrattometro automatico (Panalytical X’pert PRO PW 3040/60). Con studio combinato dei campioni in 3D (TG1, PC1, PC2) al microscopio stereografico a luce riflessa e di alcune sezioni sottili (TG1, SC1) al microscopio a luce polarizzata, sono state evidenziate le caratteristiche tessiturali e mineralogiche, non rilevabili da un’analisi macroscopica del campione. I campioni prelevati durante le campagne condotte sui siti archeologici di Stabia comprendono: pomici dell’eruzione pliniana del 79 d.C. e materiali provenienti dai piccoli livelli sovrastanti quest’ultimo (rispettivamente PC1 e PC2) e campioni prelevati dalla parete tufacea, alla base di Villa Arianna, sia il Tufo Grigio Campano (TG1) che gli elementi scoriacei all’interno di esso (SC1). Osservazioni microscopiche – Dall’osservazione a microscopio stereografico il campione di pomici (PC1; Fig. 10) risulta di colore tra il bianco e il giallo, con struttura porosa che gli conferisce un aspetto spugnoso. All’interno del campione si riconoscono facilmente i cristalli di clinopirosseno, di minerali sialici e microcristalli di biotite, immersi in una matrice vetrosa. Il campione PC2 (Fig. 10) è composto da elementi eterogenei, arrotondati di dimensioni millimetriche tra i quali si riconoscono: pomici biancastre, clasti carbonatici e brandelli lavici a cristalli di leucite. Il campione SC1 (Fig. 11) rappresenta una scoria ritrovata all’interno dell’affioramento di Tufo Grigio Campano. Dall’osservazione a microscopio stereografico il campione risulta totalmente vetroso, di colore scuro e molto poroso, con i pori molto spesso allungati. Sono visibili rari cristalli, per lo più di minerali sialici. Al microscopio polarizzatore appare più evidente la tessitura porosa del vetro della pasta di fondo, nella quale si riconoscono numerosi shards vetrosi di colore bruno. Oltre ai fenocristalli di minerali sialici, quali i cristalli euedrali, e tabulari di plagioclasi e sanidino, si riconoscono fenocristalli subeuedrali di minerali femici, non visibili al microscopio stereografico. Questi ultimi comprendono sia cristalli di clinopirosseno che di biotite (con biotite presente anche sotto forma di microcristalli). Quasi ovunque nella pasta vetrosa, si ritrovano micro/cripto cristalli di ossidi di ferro. Il campione TG1 (Fig. 2.12) presenta un colore grigiastro; ed una porosità meno marcata rispetto alle pomici e al campione di scoria. Al suo interno sono presenti elementi juvenili eterometrici sia allungati che rotondeggianti, tra i quali si riconoscono pomici e scorie. Tra le fasi mineralogiche osservate si riconoscono: cristalli allungati di sanidino; cristalli di clinopirosseno e rari microcristalli di biotite. L’osservazione al microscopio polarizzatore ha messo in evidenza una tessitura di tipo vitroclastica, composta da brandelli di vetro, in forma di shards e/o pomici, in cui sono immersi i fenocristalli. Non sono state osservate fasi mineralogiche diverse da quelle presenti nel campione in 3D osservato al microscopio stereografico; infatti risultano abbondanti i cristalli di sanidino, in abito tabulare e, subordinati a questi, i cristalli di plagioclasio. Tra i minerali femici sono presenti: il clinopirosseno, sotto forma di cristalli allungati, di colore verde e sporadicamente la mica biotite, la quale si ritrova in frammenti o in microcristalli bruni e pleocroici. Un pò ovunque disseminati nella pasta di fondo si ritrovano microcristalli di ossidi di ferro.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 22 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Analisi diffrattometriche - Le analisi diffrattometriche hanno confermato quanto già riscontrato durante l’analisi petrografica dei campioni (Fig 13a, b, c; Tab. 1). Nei diffrattogrammi di tutti i campioni si riconoscono i picchi caratteristici del clinopirosseno e della mica biotite. In particolare nello spettro del campione di pomici (PC1; Fig. 13a) compaiono i picchi caratteristici della leucite (tipico minerale dei prodotti vulcanici vesuviani), il quale non era stato individuato al solo microscopio stereografico. Insieme alla leucite è stato rinvenuto anche l’analcime, minerale appartenente al gruppo delle zeoliti e tipico prodotto di alterazione della leucite in ambiente idrotermale. La trasformazione della leucite in analcime può giustificare il mancato riconoscimento del feldspatoide al microscopio stereografico: l’alterazione in analcime oblitera le proprietà fisiche tipiche della leucite (colore, aspetto, abito, porosità ecc.). La mica biotite, il clinopirosseno e gli ossidi di ferro sono le altre fasi mineralogiche rinvenute nel diffrattogramma delle pomici del 79 d.C. (PC1). Lo spettro del campione di scoria (SC1; Fig. 13b), ritrovato all’interno del Tufo Grigio Campano ha rilevato i picchi di feldspati, della mica biotite del clinopirosseno e degli ossidi di ferro: tutte fasi mineralogiche riconosciute anche nella sezione sottile del campione. Infine lo spettro del campione di Tufo Grigio Campano (TG1; Fig. 13c) è molto simile a quello del campione di scoria: anche in questo sono stati individuati feldspati, clinopirosseno, e biotite (minerali riconosciuti anche in sezione sottile). In aggiunta a queste fasi mineralogiche sono stati identificati i picchi caratteristici del feldspatoide sodalite (Tab. 1).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 23 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

INGRESSO GROTTA SAN BIAGIO

Figura 2.9. Immagini degli affioramenti rocciosi e della loro posizione all’interno della successione stratigrafica di Villa Arianna (a) affioramento di Tufo Grigio Campano, alla base di Villa Arianna, adiacente all’ingresso alle Grotta di San Biagio (freccia rossa). Il cerchietto rosso indica il punto in cui sono stati prelevati i campioni TG1 e SC1. Nel riquadro rosso in basso è mostrato un ingrandimento dell’affioramento (b) affioramento di pomici appartenenti all’eruzione del 79 d.C. intorno al vasto giardino rettangolare di Villa Arianna. E’ visibile la rottura di pendenza che indica il limite tra le pomici del 79 in posto e il materiale rimaneggiato e dilavato sovrastante (ingrandimento in basso) ricco di pomici e clasti calcarei arrotondati, decrescenti verso l’alto. I dati del sondaggio sono presi da Di Maio & Pagano 2003.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 24 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.10. Foto dei campioni PC1 e PC2 così come appaiono in posto (a sinistra) e come appaiono al microscopio stereografico (foto centrale e a destra). Con le frecce rosse sono indicati i minerali riconosciuti e le loro dimensioni in µm. Cpx: clinopirosseno.

Figura 2.11. Foto del campione SC1 così come appare in affioramento (a sinistra). La foto al centro evidenzia la struttura porosa del campione, mentre a destra è mostrato il campione al microscopio ottico a luce polarizzata, dove sono visibili cristalli di minerali sialici (di colore bianco), cristalli di biotite e cristalli di clinopirosseno. Si riconoscono shards di vetro di colore brunastro e la struttura molto porosa del campione.

Figura 2.12. Foto del campione TG1 così come appare in posto (foto a sinistra), al microscopio stereografico (foto centrale), al microscopio polarizzatore (foto a destra). Sono indicati alcuni minerali riconosciuti con le loro dimensioni in µm.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 25 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.13. Spettri dei campioni prelevati nell’area della collina di Varano. a) spettro del campione di pomici (PC1) prelevato a Villa Arianna; b) spettro del campione di scoria prelevato dall’affioramento di Tufo Grigio Campano, alla base di Villa Arianna (SC1); c) spettro del campione di Tufo Grigio Campano affiorante alla base di Villa Arianna (TG1).

Campione Fasi min eralogiche

PC1 Leucite Clinopirosseno Biotite Analcime

SC1 Feldspati Clinopirosseno Biotite Ossidi di ferr o

TG1 Feldspati Clinopirosseno Biotite Sodalite

Tabella 2.1. Fasi mineralogiche individuate dagli spettri dei diffrattogrammi dei campioni prelevati nell’area della collina di Varano.

Caratteri geochimici dei campioni – Le composizioni chimiche dei campioni di Stabia ottenute dallo spettrometro a fluorescenza a raggi X sono state utilizzate per classificarli in base al loro contenuti in alcali ed in silice. La proiezioni delle analisi chimiche all’interno del diagramma di classificazione T.A.S. (Totali Alkali versus Silica; Le Bas et al., 1986; Fig. 2.14) mostra che il campione PC1 ricade nel campo delle fonoliti, all’interno del gruppo dei prodotti dell’eruzione di Pompei del 79 d.C., delimitato col tratteggio verde; mentre i campioni SC1 e TG1 sono entrambi trachiti e ricadono nel gruppo dei prodotti dell’eruzione dell’Ignimbrite Campana di 39000 anni b.p., delimitato dal tratteggio rosso. Dal punto di vista petrologico i campioni analizzati ben si raccordano con i dati di letteratura riguardanti le due eruzioni sopra citate ed appartengono a serie magmatiche potassiche che variano da debolmente sottosatura in silice (i campioni SC1 e TG1; serie KS) ad una serie fortemente sottosatura in silice (il campione PC1; serie HKS).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 26 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Campione PC1 SC1 TG1

Descrizione Pomici Bianche (79 d.C.) Scoria (I.C.; 39.000 b.p.) Facies Grigia (I.C.;39.000 b.p).

Ossidi elementi Maggiori (%)

SiO2 55,92 63,84 62,69 TiO2 0,51 0,42 0,46 Al2O3 17,63 17,49 17,56 Fe2O3 4,77 3,54 3,80 MnO 0,15 0,21 0,20 MgO 2,28 0,54 0,93 CaO 6,18 1,78 2,39

Na2O 4,38 5,17 4,72 K2O 7,99 6,94 7,17

P2O5 0,18 0,05 0,09 Sum 100,00 100,00 100,00

L.O.I. 2,31 1,18 1,02 Elementi in tracce (ppm) Rb 313,8 359,8 367,8 Sr 731,1 39,3 178,8 Y 20,8 53,9 56,2 Zr 230,2 541,6 528,5 Nb 41,1 96,3 94,1 Sc 9,1 1,1 3 V 120,8

Tabella 2.2. Analisi chimiche degli elementi maggiori (% in peso) e di quelli in tracce (ppm), ottenuti con lo spettrometro a fluorescenza a raggi X. PC-1 pomici dell’eruzione di Pompei (79 d.C.); SC-1 scoria rinvenuta all’interno del deposito di Tufo Grigio Campano alla base di Villa Arianna e TG-1 Tufo Grigio Campano, entrambi attribuibili all’eruzione dell’Ignimbrite Campana (I. C.; 39000 anni b.p.).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 27 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 2.14. Diagramma Alcali vs Silice – I litotipi campionati (vedi legenda) appartengono a serie magmatiche che variano da debolmente sottosature in silice a fortemente sottosature in silice. Il confronto con i campi di appartenenza (estrapolati da dati di letteratura) confermano che i prodotti vulcanici affioranti sul sito archeologico di Stabiae sono ascrivibili ad eruzioni avvenute nel Quaternario.

BIBLIOGRAFIA BARBERI F, INNOCENTI F, LIRER L, MUNNO R, PESCATORE TS, SANTACROCE R (1978) - The Campanian Ignimbrite: a major prehistoric eruption in the neapolitan area (). Bull. Volcanol. 41, 10-22. BARBERI F., CIONI R., ROSI M., SANTACROCE R., SBRANA A. AND VECCI R. (1989) - Magmatic and phreatomagmatic phases in explosive eruptions of Vesuvius as deduced by grain-size and component analysis of the pyroclastic deposits , J.Volcanol. Geoth. Res., 38 NO. 3/4 , 287-308. BOHRSON WA, SPERA FJ, FOWLER SJ, BELKIN HE, DE VIVO B, ROLANDI G. (2006) - Petrogenesis of the Campanian Ignimbrite: implications for crystal-melt separation and open-system processes from major and trace elements and Th isotopic data. In: De Vivo B (ed) Volcanism in the Campania Plain: Vesuvius, Campi Flegrei and Ignimbrites. Elsevier, Amsterdam, in the series Developments in Volcanology, 9, 249-288 BROCCHINI D., PRINCIPE C., CASTRADORI D., LAURENZI M. A., GORLA L. (2001) - Quaternary evolution of the southern sector of the Campanian Plain and early Somma-Vesuvius activity: insights from the Trecase 1 well. Mineral. Petrol., 73, 67-91. CAREY S., SIGURDSSON H. (1987) - Temporal variations in column height and magma-discharge during the 79 A.D. eruption of Vesuvius. Geol. Soc. of Am. Bull. 99, 303-314 .

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 28 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

CELICO P. (1978) – Schema idrogeologico dell’Appennino carbonatico centro-meridionale. Memorie e Note dell’Istituto di Geologia Applicata, 14, Napoli. CELICO P. & CORNIELLO A. (1979) – Idrodinamica, potenzialità e possibilità di sfruttamento delle risorse idriche sotterranee dei Monti Lattari (Campania). Mem. e Note dell’Istituto di Geologia Applicata, Napoli, Vol. XV. CICALI D. (1997) – Piano di recupero del costone montano sovrastante via Grotte S. Biagio, in Castellammare di Stabia: Progetto definitivo di sistemazione. Allegati alla relazione geologico- tecnica. CINQUE A., ALINAGHI H.H., LAURETI L., RUSSO F. (1987) – Osservazioni preliminari sull’evoluzione geomorfologica della Piana del Sarno (Campania, Appennino meridionale). Geogr. Fis. Dinam. Quat., 10, 161-174. CIONI R., CIVETTA L., MARIANELLI P., METRICH N., SANTACROCE R. AND SBRANA A. (1995) - Compositional Layering and Syn-eruptive Mixing of a Periodically Refilled Shallow Magma Chamber: the AD 79 Plinian Eruption of Vesuvius. J. Petrol., 36, 739-776. CIVETTA L., GALATI R., SANTACROCE R. (1991) - Magma mixing and convective compositional layering within the Vesuvius magma chamber Bull. Volcanol., 53, 287-300. CIVETTA L, ORSI G, PAPPALARDO L, FISHER RV, HEIKEN G, ORT M (1997) - Geochemical zoning, mingling, eruptive dynamics and depositional processes - the Campanian Ignimbrite, Campi Flegrei caldera, Italy. J. Volcanol. Geotherm. Res., 75, 183-219. D'ARGENIO B., PESCATORE T., SCANDONE P. (1973) - Schema geologico dell'Appennino Meridionale (Campania e Lucania). Atti del Convegno: Moderne vedute sulla geologia dell'Appennino. Acc. Naz. Lincei, Quad. 183, 49-72. DI MAIO G. & PAGANO M. (2003) - Considerazioni sulla linea di costa e sulle modalità di seppellimento dell’antica Stabia a seguito dell’eruzione vesuviana del 79 d.C., RSP (Rivista di Scienze Preistoriche), 14, 197-245. DELMONACO G.,. FALCONI L.; MARGOTTINI C., MARTINI G., PAOLINI S., ROCCONI D., SPIZZICHINO D. (2003) - Analisi del dissesto idrogeologico della Collina di Varano (Castellammare di Stabia) e progettazione degli intereventi di sistemazione In Linee Guida per la Salvaguardia dei Beni Culturali dai Rischi Naturali, presentato dall’ENEA. DI GIROLAMO P. (1970) - Differenziazione gravitativa e curve isochimiche nella "Ignimbrite Campana". Rend.. Soc. It. Mineral. Petrol., 26, 3-44. FEDELE L., SCARPATI C., LANPHERE M., MELLUSO L., MORRA V., PERROTTA A., RICCI G. (2008) - The Breccia Museo formation, Campi Flegrei, southern Italy: geochronology, chemostratigraphy and relationship with the Campanian Ignimbrite eruption. Bull. Volcanol., 70, 1189-1219. FISHER RV, ORSI G, ORT M, HEIKEN G. (1993) - Mobility of a large-volume pyroclastic flow- emplacement of the Campanian Ignimbrite, Italy. J. Volcanol. Geotherm. Res., 56, 205-220. FOWLER SJ, SPERA FJ, BOHRSON WA, BELKIN HE, DE VIVO B. (2007) - Phase equilibria constraints on the chemical and physical evolution of the Campanian Ignimbrite. J.. Petrol., 48, 459-493. LANPHERE M., CHAMPION D., MELLUSO L., MORRA V., PERROTTA A., SCARPATI C., TEDESCO D., CALVERT A. (2006) - 40Ar/39Ar ages of the AD 79 eruption of Vesuvius, Italy. Bull. Volcanol., 69, 259-263. LE BAS M.J., LE MAITRE R.W., STRECKEISEN A., ZANETTIN B. (1986) – A chemical classification of volcanic rocks based on the total alkali-silica diagram. J. Petrol., 27, 745-750. LIRER L., CHAMPION D., MUNNO R., PETROSINO P., VINCI A. (1993) – Tephrostratigraphy of the.A.D. 79 pyroclastic deposits in perivolcanic areas of Mt. Vesuvio (Italy). J. Volcanol. Geotherm. Res., 58, 133-149. MELLUSO L., MORRA V., PERROTTA A., SCARPATI C., ADABBO M. (1995) - The eruption of the Breccia Museo (Campi Flegrei, Italy): fractional crystallization processes in a shallow, zoned magma chamber and implications for the eruptive dynamics. J. Volcanol. Geotherm. Res., 68, 325- 339. ORSI G., DE VITA S., DI VITO M (1996) - The restless, resurgent Campi Flegrei nested caldera (Italy): constraints on its evolution and configuration. J. Volcanol. Geotherm. Res., 74, 179-214.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 29 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

PAPPALARDO L., CIVETTA L., DE VITA S., DI VITO M., ORSI G., CARANDENTE A., FISHER RV. (2002) - Timing of magma extraction during the Campanian Ignimbrite eruption (Campi Flegrei Caldera). J. Volcanol. Geotherm. Res., 114, 479-497. PERROTTA A., SCARPATI C. (1994) - The dynamics of Breccia Museo eruption (Campi Flegrei, Italy) and the significance of spatter clasts associated with lithic breccias. J. Volcanol. Geotherm. Res., 59, 335-355. PERROTTA A., SCARPATI C. (2003) - Volume partition between the plinian and co-ignimbrite air fall deposits of the Campanian Ignimbrite eruption. Mineral. Petrol., 79, 67-78. PERROTTA A., SCARPATI C., LUONGO G., MORRA V. (2006) - The Campi Flegrei caldera boundary in the city of . In: De Vivo B. (ed) Volcanism in the Campania Plain: Vesuvius, Campi Flegrei and Ignimbrites. Elsevier, Amsterdam, in the series Developments in Volcanology, 9, 85-96. ROSI M., SBRANA A. (1987) - The Phlegrean Fields. C.N.R. Quaderni de "La ricerca scientifica", 114, pp 175. ROSI M., VEZZOLI L., ALEOTTI P., DE CENSI M. (1996) - Interaction between caldera collapse and eruptive dynamics during the Campanian Ignimbrite eruption, Phlegrean Fields, Italy. Bull. Volcanol., 57, 541-554. ROSI M., VEZZOLI L., CASTELMENZANO A., GRIECO G. (1999) - Plinian pumice fall deposit of the Campanian Ignimbrite eruption (Phlegraean Fields, Italy). J. Volcanol. Geotherm. Res., 91, 179- 198. SHERIDAN M.F., BARBERI F., ROSI M., SANTACROCE R. (1981) - A model for plinian eruptions of Vesuvius Nature vol 289 pp 282-285. SIGUDSSON H., CAREY S., CORNELL., PESCATORE T. (1985) The eruption of Vesuvius in A.D. 79. National Geographic Res., 1, 332-387.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 30 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

3. INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO

Thomas Noble Howe

Fondazione Restoring Ancient Stabiae –Castellammare di Stabia (NA)

3.1. PREMESSA La missione primaria della Fondazione Restoring Ancient Stabiae (RAS) è di collaborare con la Soprintendenza Archeologica di Pompei nella valorizzazione del sito delle grande ville marittime romane di Stabiae e crearvi un ampio parco archeologico. Questo obiettivo unisce archeologia, progettazione architettonica, paesaggistica ed urbanistica, conservazione, valorizzazione e gestione dei beni culturali, studi scientifici. Ma l’attività della Fondazione potrebbe estendersi anche oltre il sito archeologico, vero e proprio, di Stabiae, per la valorizzazione e tutela del quale essa è nata. La struttura legale della Fondazione, infatti, si pone in maniera innovativa nei confronti dell’archeologia classica internazionale, offrendo la possibilità di creare una collaborazione scientifica innovativa nello studio dell’intero contesto ambientale in cui è inserito il sito archeologico. Tale collaborazione si attua attraverso il programma “Scienze della terra”, che prevede una rete altamente tecnologica di specialisti in varie discipline al fine di incrementare e supportare la ricerca in campo archeologico. Gli scopi primari di questa prima fase sono: a. Indagare con strumentazioni geofisiche alcune zone di primario interesse per stabilire la presenza o assenza di strutture finora sconosciute; b. Indagare con il supporto di georadar il sottosuolo del grande giardino della Villa Arianna, recentemente portato alla luce, per scoprire strutture sottoterranee associate al giardino, o preesistenti; c. Iniziare lo studio dei materiali usati nelle strutture romane, allo scopo di recuperare dettagli e informazioni sulla storia e sui metodi costruttivi.

3.2. BREVE STORIA DEL SITO Il sito di Stabiae conserva la più grande concentrazione di imponenti ville marittime romane ben conservate di tutto il Mediterraneo. Quasi tutte le dimore sono state costruite fra l’89 a.C e l’eruzione del 79 d.C. Pertanto il sito é il luogo primario in cui per l’archeologia sarà possibile recuperare un ambiente strategico per ricostruire un momento importante della storia romana: le ville di personaggi di rango signorile, probabilmente senatori, che hanno gestito le sorti di Roma nel passaggio dalla tarda età repubblicana all’età imperiale. Molti importanti eventi di questo periodo si sono svolti o sono stati progettati nelle grande ville marittime del golfo di Napoli. Stabiae, poi, ha una lunga storia strettamente connessa con il territorio agricolo dell’entroterra e i traffici marittimi. “Campania Felix” era l’epiteto che indicava una delle zone più ricche e fertili della repubblica romana: una zona cruciale per la politica e per l’economia; il luogo di produzione dei migliori vini, di oli pregiati e di altri prodotti agricoli molto apprezzati; la patria di gladiatori, soldati, commercianti, architetti... Quindi, per quanto possibile, sarebbe importantissimo riuscire a comprendere la storia di quest’ambiente come un “unicum”.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 31 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

L’antico “ager Stabianus”, con cui in tempi molto remoti si faceva riferimento a tale area, comprendeva una pianura ricchissima estesa tra il fiume Sarno e il pianoro di Varano (dove sorge il sito archeologico vero e proprio). Ai piedi del pianoro, finora non precisamente localizzata, si trovava un’area portuale. Il primo periodo in cui sono noti insediamenti abitativi nell’area stabiese è l’VIII sec. a.C., periodo di insediamenti e colonie greche in un tutta la Campania e in Magna Grecia, inclusa Pompei. Sul finire del VII sec. a.C. si organizzò un insediamento permanente indigeno-etrusco che controllava i traffici commerciali fra la zona costiera, Nuceria e il pedemontano. A partire dalla metà del VI sec a.C. l’insediamento subì una contrazione contemporaneamente allo sviluppo di Pompei, sulla sponda opposta del Sarno, che sostituisce Stabiae come porto principale della zona. Come tutta l’area nella metà del V sec. a.C. l’insediamento assunse le caratteristiche di centro sannitico, e subì un notevole incremento della popolazione. In età ellenistica “l’oppidum” di Stabiae ed i suoi dintorni hanno sicuramente contribuito al prosperare dell’agricoltura che aveva portato la Campania romana in una posizione di rilievo nell’economia e nella cultura della repubblica romana. Come il porto, così l’ubicazione dell’ “oppidum” di Stabiae rimane finora sconosciuto, ed anche la precisa linea costiera pre-eruttiva. La città repubblicana - ellenistica di Stabiae fu distrutta da L. Cornelius Silla nell’aprile dell’89 a.C. Lungo il costone della collina si sviluppò successivamente una zona di ville, mentre l’abitato vero e proprio si estese lungo il lato est della collina ormai declassato allo status di “pagus”. In età tardo repubblicana prima età imperiale, tutta l’area retrostante era probabilmente una zona molto produttiva da cui provenivano le famose risorse agricole Campane, esportate in tutto il Mediterraneo. Circa 60 “ville rustiche” sono conosciute nell’area circostante, ma dalle evidenze archeologiche non risulta ben comprensibile il carattere dell’agricoltura. Il periodo successivo all’eruzione del 79 d.C. è tuttora poco conosciuto ma, sicuramente, una rinascita appare evidente fin dall’anno 200 d.C. circa. Successivamente a questo periodo si registra una generale diminuzione della popolazione, delle coltivazioni e della ricchezza, contemporaneamente alla fine dell’Impero romano d’Occidente, fattore tuttora poco studiato, data l’evidente ricchezza della zona.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 32 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

3.3. STORIA DELLE SCOPERTE E DEI SCAVI

Figura 3.1. Reperti conosciuti da scavi settecenteschi (giallo, risepolti) e quelli recentemente riscavati (rosso, ancora in luce)(dwg L Varone/SAP).

I primi scavi a Stabiae iniziarono, con il re Carlo VII di Borbone, nel 1749 e continuarono fino al 1782 grazie all’attività di ingegneri militari, in particolare di Joachim di Alcubierre e Karl Weber. Una grande estensione di strutture furono scoperte attraverso lo scavo di trincee e gallerie; furono rilevate (pubblicate nel 1881 dall’ arch. Ruggiero); dopo aver prelevato e portato via numerosi frammenti di affreschi ed intonaci (più di 300 pezzi, conservati per lo più nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli), gli ingegneri del re rinterrarono le ville, la cui ubicazione fino alla metà del XIX sec. d.C. risultava di nuovo completamente dimenticata. La riscoperta del sito delle ville fu realizzata grazie alla passione del preside di una scuola media di Castellammare di Stabia, Libero D’Orsi, nel febbraio 1950; gli scavi continuarono fino agli anni ’60, mentre alcuni scavi a Villa Arianna risalgono agli anni ’80 e ’90. Il terremoto del 1980 ha causato enormi danni, il più rilevante dei quali è stato il crollo totale del peristilio superiore di Villa San Marco. Attualmente solo una piccola percentuale dell’estensione totale delle ville esplorate nel ‘700 è stata portata alla luce. Quasi la metà del pianoro non è mai stato indagato, e la zona occupata dalle ville marittime si estende probabilmente per oltre 1.8 km, fino alla zona di Pozzano e ai piedi della zona montuosa. Il sito, vincolato come zona archeologica sin dal 1957, è più o meno sgombro di edifici e strutture.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 33 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

3.4. LA FONDAZIONE RAS E LA STRUTTURA LEGALE/OPERATIVA La Fondazione fu creata in primo luogo in seguito ad un invito della Soprintendenza Archeologica di Pompei (SAP) nel 1998 alla Facoltà di Architettura dell’Università di Maryland e all’Accademia Americana di Roma. Nel 2001 essa ha presentato un Master Plan (in allegato) alla SAP e nel 2002 si è trasformata in una fondazione onlus in Italia, la prima fondazione creata grazie al D.Lgs 368/98. Questa legge prevede la creazione di un diverso tipo di fondazione “semi-pubblico, semi-privato” per la gestione dei beni culturali, con la capacità di ricevere e spendere sia fondi pubblici, sia privati, sia italiani, che stranieri. Il Consiglio d’Amministrazione ha rappresentanza internazionale, ed è composto da tre persone/ istituzioni. Il presidente è, ex officio, il Soprintendente di Pompei (prof. Archeologo Pietro Giovanni Guzzo); il vice-presidente rappresenta la Facoltà di Architettura dell’Università del Maryland (prima Prof. Richard Etlin, attualmente prof. Architetto Matt Bell), ed il consigliere delegato è il rappresentante del Comitato di Stabiae Renatae di Castellammare di Stabia (Notaio Ferdinando Spagnuolo); il coordinatore generale tecnico-scientifico è il sottoscritto, Prof. Thomas Noble Howe. Nel Giugno 2006 viene stabilita una sede americana a Washington, D.C., e la Fondazione, in quell’anno, ha ricevuto lo status di ente no-profit 501- 3c in USA, che permette la gestione di fondi americani per scopi scientifici e didattici secondo la legge americana di “tax deductions for non-profits”. Nel 2007 la Fondazione ha stipulato un “contratto di sponsorizzazione” per coordinare il lavoro scientifico sul sito di Stabiae sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza. Nonostante la missione primaria della Fondazione sia la “valorizzazione” del sito archeologico di Stabiae attraverso grandi scavi, lavori di conservazione, nuove costruzioni, ecc. che fanno parte del grande progetto di parco archeologico, tale ente, per i rapporti instaurati e per il valore internazionale riconosciutogli, rappresenta una istituzione internazionale e permanente che potrebbe servire a scopi molto più ampi. In questo quadro istituzionale si inserisce la rete di studi a lungo termine “Scienze della terra” per riunire e coordinare una rete di studi scientifici altamente tecnologici per sviluppare una conoscenza coerente della storia dell’ambiente di Stabiae. Altri interventi realizzati: Giugno 2007 la Fondazione ha preso in gestione, e iniziato le procedure di acquisito, di un istituto di ricerca a Castellammare, l’Istituto Internazionale Vesuviano per l’Archeologia e le Scienze Umane. Dal 2004 al 2008 ha curato e gestito il tour “In Stabiano”, una importante esposizione in cui si è realizzato il primo prestito a lungo termine di oggetti antichi dall’Italia agli USA. Tale circostanza è stata evidenziata il 19 Gennaio 2006 nella conferenza stampa tenuta dal Dipartimento di Stato Americano come modello di collaborazione internazionale proficuo: “The United States is pleased that, pursuant to the MOU, Italy now permits international loans of objects of antiquity for up to four years. Since 2004, the highly successful In Stabiano: Exploring the Ancient Seaside Villas of the Roman Elite has been on a tour to nine American museums, which will end in 2008.” La Fondazione ha curato una seconda mostra, “Otium Ludens” ospitata tra il 2007-2008 presso il Museo Hermitage di San Pietroburgo e presso il Museo d’Arte di Hong Kong. Nel 2006 la Fondazione ha dato spazio a nuovi ambiti di ricerca prendendo in gestione una barca per supportare le ricerche in archeologia subacquea.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 34 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

3.5. IL PROGRAMMA GEOARCHEOLOGICO

Figura 3.2. (SAP/RAS/Comune di Castellammare)

Lo studio dell’area è previsto in tre fasi, da effettuare su tre zone concentriche, e la banca dati, in fase di sviluppo, è stata strutturata in maniera tale da collocare i risultati degli studi scientifici svolti in queste zone come il risultato di una singola ricerca coerente. La prima zona è il sito vero e proprio delle ville marittime e dell’abitato di Stabiae, sottoposta a vincolo archeologico, che si estende per una lunghezza di circa 1.8 km. Gli studi in quest’area si concentreranno: sulla ricerca e ubicazione di strutture sottoterranee finora sconosciute; su studi di geologia e idrologia, essenziali per sviluppare un piano d’azione per conservazione e per garantire la stabilità del costone; sulla ricerche da effettuare sui reperti archeologici. La seconda zona è costituita dal circondario del sito di Stabiae antica e gli studi prenderanno in esame la conformazione dell’ambiente, la morfologia della costa, la conformazione storica dei percorsi idrogeologici e l’individuazione di complessi abitativi (sono stati individuati finora circa sessanta ville rustiche nei sobborghi di Stabiae).

Figura 3.3. (Barrington Atlas)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 35 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

La terza zona include in maniera più estesa tutta la pianura intorno al fiume Sarno conosciuta come “ager Stabianus”, e il versante settentrionale del Monte Faito (Mons Lactarius). Gli studi affronteranno problematiche paleoambientali, di geologia, di morfologia costiera, di architettura delle strutture abitative, dei percorsi stradali, delle “limitatio”, ecc. I diversi settori scientifici coinvolti nel programma RAS “Scienze della terra” sono: - geologia - geomorfologia - geotecnica - idrologia - paleoambiente - vulcanologia - geofisica/“remote sensing” - archeometria del materiale costruttivo - sviluppo banca dati “knowledge base” con tecnologia semantic web-RDF-GIS. Il sito e i dintorni di Stabiae sono ad oggi poco conosciuti rispetto a Pompei, Ercolano, Oplonti, ecc. Singoli complessi abitativi sono stati scoperti quasi sempre per caso, grazie ad alluvioni, costruzioni, scavi clandestini. Alcuni studi, supportati da carotaggi, hanno evidenziato l’ubicazione della linea costiera (Di Maio, Pagano, Stefani, 2003) ma gli studi fondamentali in relazione all’ambiente sono ancora da eseguire.

3.6. INTERVENTO GEOFISICO SU STRUTTURE INTERRATE

Figura 3.4. Aree da indagare.

Libero D’Orsi ipotizzò che tutto il ciglio del costone del pianoro di Varano era costeggiato da ville marittime, l’una costruito di fianco all’altro. Ma tale affermazione non è totalmente confermata. Ciò che oggi appare evidente rispetto a questa ipotesi è che: 1. Villa San Marco è stata costruita direttamente sulla strada dell’antico pagus di Stabiae, senza separazione. 2. Villa Arianna e il Secondo Complesso si affacciano direttamente su uno stretto vicus, ugualmente senza interruzione. Quindi, l’ipotesi è verosimile ma finora non dimostrata da precise evidenze archeologiche.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 36 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

La conoscenza dell’area su cui si estendono le grande ville ed il pagus si basa soprattutto sulle piante effettuate durante gli scavi borbonici del settecento, soprattutto sulla pianta del Weber di Villa San Marco e sulla zona parzialmente scavata del pagus di Stabiae (immagina infra). L’estensione dell’area abitativa è stata recentemente indagata grazie agli studi condotti da Mario Pagano, già direttore del sito, e a quattordici sondaggi eseguiti nel 2006 dalla Soprintendenza, ancora in fase di pubblicazione.

Figura 3.5. Vede anche pianta p. 4

Le zone che presentano delle situazioni di primario interesse sono alcune aree “vuote” sul ciglio della collina (fra la cosiddetta villa Eracleo ed Antero e il pagus, fra Villa San Marco e Villa del Pastore, fra Villa del Pastore e Secondo Complesso, ed l’estremità occidentale della pianura), e la zona alle spalle di tutte le ville. Sono state emerse negli ultimi cinquant’anni varie tracce di strade (pianta p. 2) e numerose ville rustiche (pianta p. 4), ma il sistema di strade romane e l’organizzazione dei podere e delle proprietà romane sono in gran parte sconosciute. Prima del 2002 le indagini geofisiche condotte nell’area vulcanica del Vesuvio non hanno avuto un grande successo a causa della profondità dei reperti e della tipologia dei lapilli vulcanici. Nel corso di quest’anno la Fondazione RAS, grazie all’attività della dott.ssa Meg Watters (Univ. Birmingham, U.K., Vista Center) e del geom. L. Sabini della SAP, ha eseguito uno studio di fattibilità con tre attrezzature geofisiche (magnetometro, georadar e resistività) che hanno indicato con evidenza, fra l’altro, le esatte dimensioni del gran peristilio superiore di Villa San Marco, che termina, a differenza di come si pensava, a circa 113 m dalla colonna- pilastro angolare. Una prima conferma a questi risultati viene da uno dei quattordici sondaggi condotti dalla SAP nell’estate 2006 (immagine infra).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 37 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 3.6. Peristilio Villa San Marco, Prospezione Geofisica del 2002. (Meg Watters)

Le esplorazioni geofisiche non invasive offrono una considerevole possibilità di aumentare la comprensione del carattere architettonico del sito, grazie al fatto che le più grandi ville romane si rifanno ad un numero limitato di modelli convenzionali. La prima tipologia include la Villa dei Papiri a Ercolano e la maggior parte delle grandi Ville di Stabiae (Villa San Marco, Villa del Pastore, Villa Arianna). Consta solitamente di una zona centrale con una corte con peristilio e un atrio tradizionale e, a lato, un enorme giardino vista mare che va dal cortile al peristilio lungo circa 100 mt. Ci sono comunque degli elementi diversi. A Oplontis è presente un terzo peristilio quadrato al lato opposto della zona centrale. A Villa San Marco è stato recentemente messo in luce che il gran peristilio superiore non pone fine al complesso ma probabilmente anche qui c’era un terzo cortile, forse quadrato.

Figura 3.7. Ercolano, Villa dei Papiri.

Figura 3.8. Villa San Marco, Stabiae.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 38 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

La seconda tipologia di villa è quella “Vitruviana”, una villa suburbana, con un peristilio che si apre dall’ingresso sulla strada e porta ad un atrio e alle camere con vista, spesso costruite su una piattaforma (“basis villae”). Questa tipologia è evidente a Pompei nella Villa di Diomede e in quella dei Misteri, e a Stabiae nel nucleo più antico di Villa Arianna, e forse nel “Secondo Complesso” (dove probabilmente ci troviamo dinanzi ad un peristilio con diaetae con vista). Tuttavia, bisogna mettere in evidenza che la zona fra il Secondo Complesso e la Villa del Pastore non è stata finora indagata, pur mostrando evidenti tracce di costruzione e mosaici.

Figura 3.9. Pompeii: Villa dei Misteri (sinistra), Villa di Diomede (destra)

Figura 3.10. Villa Arianna (sinistra) e Villa Secondo Complesso (destra)(SAP/RAS)

La struttura delle altre tipologie è meno convenzionale e la progettazione architettonica più innovativa ed eccentrica. La grande villa di Oplontis, con una apparentemente simmetrica composizione di porticati affacciati sul mare, ricorda gli elegiaci paesaggi con architetture rappresentati negli affreschi di molte ville romane, tra cui Villa San Marco.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 39 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 3.11. Oplontis, versante est (verso terra) Oplontis, pianta parziale Stabiae, paesaggio di villa marittima

Altre tipologie desumibili dalle ville marittime presentano l’alternanza e la combinazione di elementi svariati, come porticati e colonnati panoramici, esedre o peristili interiori e giardini.

Figura 3.12. Capri, Villa di Augusto a Damecutta.

Figura 3.13. Roma, villa sotto la Farnesina (di M Vipsanius Agrippa?)

La struttura delle piccole ville suburbane e delle ville rustiche presenta caratteristiche ancora più varie, con minori possibilità di individuare una precisa tipologia, ma solitamente con alcune stanze di lusso, ambienti di servizio aperti su un cortile, con o senza colonnato.

Figura 3.14. Francolise, Villa San Rocco Minori, villa romana , villa Stabiae, Villa Carmiano

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 40 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Quindi, se i risultati di indagini geofisiche sono positivi e facilmente leggibili dovremmo riuscire a distinguere fra un certo numero di tipologie costruttive romane: le grandi ville marittime; le ville con peristilio e atrio “basis villa”; le grandi e piccole ville rustiche; gli impianti urbani; le ville porticate. Più difficile risulta distinguere le strutture pubbliche come un foro o degli horrea (come la cosiddetta Villa di Eracleo ed Antero).

3.7. INTERVENTO GEOFISICO NEL GIARDINO DI VILLA ARIANNA Il giardino di Villa Arianna è stato parzialmente scavato dalla SAP tra la primavera e l’autunno del 2007, ed è stato studiato e rilevato ad opera dell’Università del Maryland, dell’Università di Birmingham, e della Cornell University nell’estate 2008 sotto l’egida della RAS.

Figura 3.15. Rilievo topografico LiDAR (RAS/Birmingham Vista Center, Baldwin, Lobb, 2008; pianta SAP)

Figura 3.16. Villa Arianna Giardino, rilievi di piantumazione e topografia LiDAR (RAS, Baldwin/Watters, Vann, Sutherland, Gleason, Malek, Palmer)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 41 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 3.17. Villa Arianna, Giardino, ricostruzione di piantumazione (RAS, Gleason, Palmer)

La superficie del giardino è lunga circa 108 mt e, grazie all'indagine LiDAR, si è evidenziata una pendenza dell’1% circa. Questo è ovviamente un terreno “progettato” da ingegneri molto capaci. Le indagini del 2008 hanno rivelato la disposizione delle piante: tre aiuole strette per fiori e cespugli, e due rettangolari, probabilmente una per lato, più larghe, con alberi e percorsi pedonali (“ambulationes”). Campioni di suolo sono stati prelevati dall’ultimo strato di lapillo, e da alcune (ma non tutte) buche lasciate dalle radici, e sono ancora da analizzare più approfonditamente attraverso flottazioni. Il passo successivo nello studio del giardino prevede di usufruire delle tecniche geofisiche per eseguire indagini non invasive al fine di recuperare indicazioni su due tipologie di evidenze: tracce di strutture connesse con il giardino risalenti all’ultima fase di costruzione e di uso della villa (cioè metà del I sec. d.C.): fognature, cisterne (già visibili nel costone), impianti di drenaggio (già in evidenza), tubature in piombo o terracotta per acqua “sotto pressione” (cioè da acquedotto); tracce di strutture precedenti il periodo d’oro delle ville, che possono rivelare sia momenti di vita precedenti, che, cosa ancor più interessante, fasi dello sviluppo storico della villa romana tra II e I secolo a.C.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 42 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

3.8. STUDI ARCHEOMETRICI

Figura 3.18 Una cronologia generale delle fasi costruttive delle ville a Stabiae era già stata pubblicata, evidenziando le tracce più antiche esistenti delle ville, databili al I sec. a.C. Una indagine storica che ricostruisca la cronologia dei numerosi cambiamenti tecnologici, dei cambiamenti nella provenienza dei materiali (cave) deve ancora essere svolta e sarà essenziale proprio nella strutturazione di una cronologia dettagliata delle numerose fasi costruttive delle ville.

BIBLIOGRAFIA R.C. Carrington, "Notes on the building materials of Pompeii ", Journal of Roman Studies xxiii (1933), 125-38. T. and J.-P. Adam, "Le tecniche costruttive a Pompei: una documentazione a cura del CNRS", in Pompei 1748-1980. I tempi della documentazione (exhibition catalogue, 1981), 96-105.

Studi generali: M. E. Blake. (1947). Ancient Roman Construction in Italy from the prehistoric Period to Augustus M. E. Blake, (1959). Roman Construction in Italy from Tiberius through the Flavians G. Lugli, (1958). La tecnica edilizia romana J.P. Adam, (1984) La construction romaine: matériaux et techniques (translated as Roman Building : Materials and Techniques (1994)). Reconstruction after the earthquake of A.D. 62(1942). A. Maiuri, L'ultima fase edilizia di Pompei R. Ling, The Insula of the Menander at Pompeii i. The Structures (1997).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 43 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

APPENDICE BIBLIOGRAFICA STORICO-ARCHEOLOGICA

Albore Livadie 1984 C. Albore Livadie, La tomba 107 (proprietà N. D'Amora) della necropoli di via Madonna delle Grazie (Castellammare di Stabia). Studi Etruschi, LII, 1984, p.67-76.

Allroggen-Bedel 1977 A. Allroggen-Bedel, Die Wandmalereien aus der Villa in Campo Varano (Castellammare di Stabia). Römische Mitteilungen, 84,1977, p. 27-89.

Allroggen-Bedel 1999 A. Allroggen-Bedel, Gli semi borbonici nella Villa S. Marco, in Barbet - Miniero, 1999, p. 21-40.

Barbet 1985 A. Barbet, La peinture murale romaine. Paris 1985.

Barbet 1999 A. Barbet, Les cités enfouiés du Vésuve, Pompei, Herculanum, Stabies et autres lieux. Milano 1999.

Barbet - Miniero 1999 A. Barbet - P. Miniero, eds., La Villa S. Marco a Stabia. Roma 1999.

Baudelaire 1923 C. Baudelaire, Curiosités esthétiques. Paris 1923.

Beloch 1877 K. J. Beloch, Sulla confederazione nocerina, Archivio Storico Provincie Napoletane, II, 1877, p. 285-298.

Beloch 1890 K. J. Beloch, Campanien. Geschichte und Topographie des antiken Neapel und seiner Umgebung. Breslau 1890.

Bergmann-Kondoleon 1999 B. Bergmann - C. Kondoleon, eds., The Art of Ancient Spectacle. New Haven and London 1999.

Berry 1998 J. Berry, ed., Unpeeling Pompeii: Studies in Region I of Pompeii. Milano 1998.

Blanc 1983 in MEFRA N. Blanc, Les stucateurs romains, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire de I'École Française de Rome, 95, 2, 1983, p. 859 and f.

Blanc 1983 N. Blanc, Le courant paysagiste dans la décoration en stuc. Revue Archeologique,1,1983, p. 51- 78.

Blanc 1991

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 44 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

N. Blanc, Architectures du IV style pompéien dans 10 décoration en stuc. IV Intern. Kolloquium zur römischen Wandmalerei, Köln, 20-23 Sept. 1989, in Kölner Jahrbuch fur vor und früh Geschichte, XXIV, 1991.

Bon-Jones 1997 S. Bon - R. Jones, eds., Sequence and Space in Pompeii. Oxford 1997.

Bonifacio 1997 G. Bonifacio, La villa in località Carmiano in Pompeii, in Picta Fragmenta, Torino 1997, p.77- 81.

Bonifacio 1999 G. Bonifacio, Affreschi antichi da Pompei, Stabiae, Ercolano, in Pitture nella Reggia dalle città sepolte. Catalogo della Mostra, Napoli 1999.

Bonifacio 2000 G. Bonifacio, La villa di Carmiano, in Casali 2000, p. 25-29.

Bonifacio - Sodo 2001 G. Bonifacio – A. Sodo, Stabiae. Guida archeologica alle ville. Castellammare di Stabia 2001.

Brilliant 1979 R. Brilliant, Pompeii AD 79, The Treasure of Rediscovery. New York 1979.

Camardo 1993 D. Camardo, La grotta di S. Biagio a Castellammare di Stabia e la topografia dell'antica Srabiae. Bollettino di Archeologia, 19-21, 1993, p. 105-115.

Camardo - Ferrara - Longobardi, 1989 D. Camardo - A. Ferrara - A. Longobardi, Stabiae: Le ville. Castellammare di Stabia 1989.

Camardo - Ferrara 2000 D. Camardo, A Ferrara. eds., La riscoperta di Stabiae. L’avventura archeologica di Libero d'Orsi. Castellammare di Stabia 2000.

Camardo - Ferrara 2001 D. Camardo - A. Ferrara, eds., Stabiae dai Borbone alle ultime scoperte. Castellammare di Stabia 2001.

Camardo - Ferrara 2004 D. Camardo - A. Ferrara, eds., Tesori di Stabiae - Treasures from Stabiae. Castellammare di Stabia 2004.

Campi Flegrei 1990 P. Amalfitano - G. Camodeca – M. Medri, eds., I Campi Flegrei, un itinerario archeologico. Venezia 1990.

Carandini 1989 A. Carandini. La villa romana. Torino 1989.

Carola Perrotti 1987 A. Carola Perrotti. Le porcellane dei Borbone di Napoli. Capodimonte e Reale Fabbrica Ferdinandea 1743-1806. Catalogo della Mostra, Napoli 1987.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 45 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Carrington 1931 R. C. Carrington, “Studies in the Campanian 'Villae Rusticae',” The Journal of Roman Studies, Vol. 21, (1931), pp. 110-130

Casali 2000 Casali di ieri casali di oggi, "Architetture rurali e tecniche agricole nel territorio di Pompei e Stabiae, G. Stefani, ed., Napoli 2000.

Chapot 1896 V. Chapot, La Flot de Misène et son histoire, son recrutement, son régime administratif. Paris 1896.

Ciarallo - De Carolis 1999 A. Ciarallo - E. De Carolis, eds., Homo Faber, natura, scienza e tecnica nell'antica Pompei. Catalogo della Mostra, Milano 1999.

Cicirelli 1996 C. Cidrelli, Le ville rustiche, in Abitare sotto il Vesuvio. Ferrara 1996, p. 26-33.

Cicirelli 2000 C. Cicirelli, I proprietari delle ville rustiche in epoca romana, in Casali 2000, p.175-179.

CIL Corpus Inscriptionum Latinarum.

Civiltà dell'Ottocento 1997 Civiltà dell'Ottocento. Le arti figurative. Catalogo della Mostra, Napoli 1997.

Civiltà del Settecento a Napoli 1980 Civiltà del Settecento a Napoli, 1734-179. Catalogo della Mostra, II, Firenze 1980.

Clarke 1991 J. Clarke, The Houses of Roman Italy. Berkeley, California 1991.

Cosenza 1890 G. Cosenza, Stabia Memorie storiche ed archeologiche. Castellammare di Stabia 1890.

Cosenza 1907 G. Cosenza, Stabia. Studi archeologici, topografici e storici. Trani 1907.

Cristofani 1991 M. Cristofani, La Fase "etrusca" di Pompei, in F. Zevi, ed., Pompei, 1, Napoli 1991, p. 9-22.

Cristofani 1992 M. Cristofani, Presenze etrusche tra Stabia e Pontecagnano, in M. Cristofani - F. Zevi, eds., Omaggio a Paola Zancani Montuori. Atti e memorie della Società Magna Grecia, Roma 1992, p. 61-66.

Croisille 1966 J. M. Croisille, Les fouilles archéologiques de Castellammare. Latomus, xxv, 1966, p. 245-257.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 46 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

D' Alessio 1999 M. T. D'Alessio, Il santuario del Tempio Dorico a Pompei alla luce dei nuovi rinvenimenti, in Senatore 1999, p. 34-39.

d'Ambrosio 1984 A. d'Ambrosio, La stipe votiva in località Bottaro (Pompei). Napoli 1984.

Daremberg-Saglio 1969 C. Daremberg - E. Saglio, Dictionnaire des antiquités Grecques et Romaines. Gratz 1969.

d'Arms 1970 J. H. d'Arms, Romans on the Bay of Naples. Cambridge, Mass. 1970.

d'Arms 1979 J. H. d'Arms, Ville rustiche e ville di "otium", in Pompei 79. Napoli 1979, p. 65-86.

De Caro 1987 S. De Caro, Villa rustica in località Petraro (Stabiae). Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia del'Arte, III, 10, 1987, p. 5-89.

De Caro 1992 S. De Caro, Appunti sull'Atena della Punta della Campanella. Annali dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, XlV, 1992, p. 173-178.

De Caro 1992a S. De Caro, La città sannitica. Urbanistica e architettura, in M. Cristofani - F. Zevi, eds., Omaggio a Paola Zancani Montuori. Atti e memorie della Società Magna Grecia, Roma 1992, p. 23-46.

De Caro 1996 S. De Caro, Le ville residenziali, in Pompei. Abitare sotto il Vesuvio. Ferrara 1996, p. 22-27.

De Rossi 1879 G. B. De Rossi, Cimitero cristiano di Stabia (Castellammare). Bullettino di Archeologia Cristiana,4, 1879,p. 118-127.

De Simone 1988 A. De Simone, Stabiae, La collina di Varano. Rivista di Studi Pompeiani, II, 1988, p. 231-233.

Di Capua 1935 F. Di Capua, Ritrovamenti archeologici nel territorio dell'antica Stabia negli anni 1931-1933. Rivista di Studi Pompeiani, 1,1934-35, p. 166-173.

Di Maio - Pagano 2003 G. Di Maio - M. Pagano, Considerazioni sulla linea di costa e sulle modalità di seppellimento dell'antica Stabiae a se8uito dell'eruzione vesuviana del 79 d. C. Rivista di Studi Pompeiani, XlV, 2003, p. 197-245.

Di Maio - Stefani 2003 G. Di Maio - G. Stefani, Considerazioni sulla linea di costa del 79 d.C. e sui porto dell'antica Pompei. Rivista di Studi Pompeiani, XlV, 2003, p. 141-195.

Di Massa 2000

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 47 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

G. Di Massa, Il territorio di Gragnano nell'antichità e l’Ager Stabianus. Castellammare di Stabia 2000.

d'Orsi 1968 L. d'Orsi, Gli scavi archeologici di Stabiae Milano 1968.

d'Orsi 1996 L. d'Orsi, Gli scavi di Stabiae. Giornale di scavo. A. Carosella, ed., Roma 1996.

Dunbabin 2004 K. M. D. Dunbabin, The Roman Banquet: Images of Conviviality. Cambridge 2004.

Dwyer 1982 E. Dwyer, Pompeian Domestic Sculpture. A Study of Five Pompeian Houses and their Contents. Roma 1982.

Elia 1932 O. Elia, Pitture murali e mosaici nel Museo Nazionale di Napoli. Roma 1932.

Elia 1951 O. Elia, Scoperta di dipinti a Stabiae. Bollettino d'Arte, 1951, p. 40-47.

Elia 1956 O. Elia, Stabiae: un problema d’urbanistica antica. Urbanistica, 26, 1956, p. 156-157.

Elia 1957 O. Elia, Pitture di Stabia. Napoli 1957.

Elia 1966 O. Elia, in Enciclopedia dell'Arte Antica, VII, Roma, 1966, sub voce Stabiae, p. 459-463.

Ellis 2000 S. Ellis, Roman Housing. London, 2000.

Elsner 1996 J. Elsner, ed. Art and Text in Roman Culture. Cambridge 1996.

Eristov 1978 H. Eristov, À propos d'une peinture de Carmiano a I'Antiquarium de Castellammare di Stabia. Latomus, 37, 1978,p. 625-633.

Eristov 1994 H. Eristov, Les éléments architecturaux dans la peinture campanienne du quatrième style. Paris 1994.

Etienne 1991 R. Etienne, Pompeii, The Day a City Died. New York 1991.

Faas 2003 F. Faas, Around the Roman Table: Food and Feasting in Ancient Rome. New York 2003.

Ferrara 2001

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 48 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

A. Ferrara, L'area Christianorum della Cattedrale e la presenza paleocristiana a Stabiae, in Senatore 2001, p. 321-356.

Ferrara 2001a A. Ferrara, La Sosandra da Stabiae: una testimonianza pre 79 d. C. dal centro urbano di Castellammare. Rivista di Studi Pompeiani, X 1999, p. 167-175.

Ferrara 2002 A. Ferrara, Nuovi documenti sulla presenza di affreschi in I Stile a Stabiae, in Studi stabiani in memoria di Catello Salvati, G. D'Angelo - A. Di Vuolo - A.Ferrara, eds., I, Miscellanea. Castellammare di Stabia 2002, p. 55-70..

Fiorelli 1869 G. Fiorelli, Ville stabiane, in A.Rich, Dizionario delle antichità greche e romane, II, Milano 1869, p. 423-434. \ Galanterie 1997 Calanterie. Oggetti di lusso e di piacere in Europa fra Settecento e Ottocento. Catalogo della Mostra, Napoli 1997.

Gardner 1991 J. F. Gardner, T. Wiedemann, The Roman Household, a Sourcebook. London and New York 1991.

Gazda 1991 E. Gazda, ed. Roman Art in the Private Sphere: New Perspectives on the Architecture and Decor of the Domus, Villa, and Insula. Ann Arbor, Michigan 1991

Gigante 1991 M. Gigante, La cultura letteraria nella Campania antica, in Stona e Civiltà de/la Campania, G. Pugliese Carratelli ed., I, Napoli 1991, p. 411-477.

Giustozzi 2003 N. Giustozzi, Rilievi con pugili, in Nike, il gioco e la vittoria. Catalogo deIIa Mostra, Roma 2003

Gold 1982 B. K. Gold, ed. Literary and Artistic Patronage in Ancient Rome. Austin, Texas 1982.

Guida Ruesch 1908 A. Ruesh, Guida illustrata del Museo) Nazionale di Napoli. NapoIi 1908.

Goudineau 1968 Ch. Goudineau, La céramique arétine lisse, in Fouilles de l’École Française de Rome a Bolsena. Mélanges d' Archéologie et d'Histoire de l'École de Rome.., suppl. 6, Paris 1968.

Gunther 1913 R. T. Gunther, Pausilypon. The Imperial Villa near Naples.Oxford 1913.

Guzzo 2003 P. G. Guzzo, Pompei, Ercolano, Stabiae, Oplontis. Le città sepolte da Vesuvio, NapoIi 2003.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 49 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Holliday 1993 P. J. Holliday, Narrative and Event in Ancient Art. Cambridge 1993.

Howe/Rowland 1999 T. N. Howe, E. Rowland, eds. and trans., Vitruvius, Ten Books on Architecture, Cambridge, Mass. 1999.

In Stabiano 2001 In Stabiano. Cultura e archeologia da Stabiae: la città e il territorio tra l’età arcaica e l'età romana. A Sodo, G. Bonifacio eds. Catalogo della Mostra, Castellammare di Stabia 2001

Instrumentum 1977 L'instrumentum domesticum di Ercolano e Pompei nella prima età imperiale, Carandini, ed., in Quaderni di cultura materiale, 1, Roma 1977

Isings 1957 C. Isings, Roman Glass from Dated Finds. Gröningen 1957.

Jashemsky 1979 W F. Jashemsky, The Gardens of Pompeii, New York 1979.

Kleiner-Matheson 1996 D. E. E. Kleiner. S. B. Matheson, eds., I Claudia: Women in Ancient Rome. Austin, Texas 1996.

Kockel 1985 V Kockel, Archäologische Funde und Forschungen, in Vesuv-Städten I, Archäologischer Anzeiger, 3,1985, p. 541-543.

Lafon 1990 X. Lafon, Marina di San Nicola, II complesso archeologico. Bollettino d’Archeologia, 4, 1990.

Leach 1988 E. Leach, The Rhetoric of Space: Literary and Artistic Representation of Landscape in Republican and Augustan Rome. Princeton, New Jersey, 1988.

Leach 2004 E. Leach, The Social Life of Painting. Ancient Rome and the Bay of Naples. Cambridge 2004.

Le collezioni 1986 Le collezioni del Museo Nazionale di Napoli, Roma 1986.

Le collezioni 1989 Le collezioni del Museo Nazionale di Napoli, I,2.Roma-Milano 1989.

Le pitture di Ercolano 1779 Delle antichità di Ercolano. Tomo VII. Le pitture antiche di Ercolano e contorni incisi con qualche spiegazione. Napoli 1779.

Lepore 1989 E. Lepore, Origini e strutture della Campania antica. Bologna 1989.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 50 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Leppmann 1970 W Leppmann, Winckelmann. New York 1970.

Ling 1991 R. Ling, Roman Painting. Cambridge 1991.

Ling 1998 R. Ling, Ancient Mosaics. Princeton, New Jersey 1998.

Maiuri 1961 A. Maiuri, Pompei, Ercolano e Stabia. Le città sepolte dal Vesuvio. Novara 1961.

McKay 1970 A.G. McKay, Houses, Palaces and Villas in the Roman World. Ithaca, New York 1970.

Mielsch 1975 H. Mielsch, Neronische and flavische Stuckreliefs in den Vesus-städten, in Neue Forschungen in Pompeji. Recklinghausen 1975, p. 126, fig. 104-105.

Mielsch 1975a H. Mielsch, Römische Stuckreliefs. Römische Mitteilungen 21, 1975, p. 129-131.

Mielsch 1980 H. Mielsch, La vilIa romana. Firenze 1980.

Mielsch 1987 H. Mielsch, Die römische Villa, Architektur und Lebensform. Münich 1987.

Miniero 1988 P. Miniero. Ricerche sull'ager Stabianus, in Studia Pompeiana et Classica in honor of W. E. Jashemski, New York 1988, p. 231-271.

Miniero 1989 P. Miniero, Stabiae. Pitture e stucchi delle ville romane. Catalogo della mostra, Napoli 1989.

Miniero 1992 P. Miniero, Di Giovanni. G. Gasperetti. lnsediamenti del’età repubblicana nell’ager Stabianus. Rivista di Studi Pompeiani 1991-1992, p. 17-66.

Miniero et al. 1997 P. Miniero - A. d'Ambrosio et al...Il santuario campana in località Privati presso Castellammare di Stabia, Osservazioni preliminari. Rivista di Studi Pompeiani, VIII 1997, 11-56.

Miniero 1999 P. Miniero, in Barbet -Miniero 1999.

Moormann 1983 E.M. Moormann, Rappresentazioni teatrali su scenari frontes di quarto stile a Pompei, in Pompei, Herculaneum e Stabiae. Pompei, 1983, p. 73-117.

Nazzaro 1997 Il Vesuvio. Storia eruttiva e teorie vulcanologiche, Napoli 1997.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 51 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Neapolis 1994 F. Zevi, ed., Neapolis. Napoli 1994.

Neudecker 1988 R. Neudecker. Die Skulpturenaustattung römischer villen in Italien. Mainz am Rhein 1988.

Nsc Notizie degli scavi di antichità

Ottavi Cavina 1982 A. Ottavi Cavina, Il Settecento e l’antico, in Storia dell'arte italiana dal Cinquecento all’Ottocento, Torino 1982.

Pagano 2003 M. Pagano, La rinascita di Stabiae (dal 79 d. C. al tardo impero). Rivista di Studi Pompeiani, XIV, 2003, pp. 247-255.

Pagano 2003a M. Pagano, Il sepolcreto e la Grotta di S. Biagio a Castellammare di Stabia.. Le origini e una nuova interpretazione. Rivista di Studi Pompeiani, XlV, 2003, p.257-272.

Pagano 2005 M. Pagano, I Primi Anni Degli Scavi Di Ercolano, Pompei E Stabiae : Raccolta E Studio Di Documenti E Disegni Inediti L’Erma di Bretschneider, Rome 2005.

Pagano 2006 M. Pagano, Raffaele Prisciandaro, Studio Sulle Provenienze Degli Oggetti Rinvenuti Negli Scavi Borbonici Del Regno Di Napoli : Una Lettura Integrata, Coordinata E Commentata Della Documentazione, Ed. Longobardi, Castellammare 2006.

Pappalardo 1999 Pappalardo U., Vesuvio: grandi eruzioni e reinsediamenti, in Senatore 1999, p. 233-255.

Pappalardo 2001 U. Pappalardo, Vivere in villa nel Golfo di Napoli, in Camardo - Ferrara 2001, p. 39-50.

Patterson 2000 J. R. Patterson, Political Life in Ancient Rome. London 2000.

Pavolini 1996 C. Pavolini, La suppellettile domestica, in Pompei. Abitare sotto il Vesuvio. Ferrara 1996, p. 180-185.

Peters 1982 W. J. Th. Peters, La composizione delle pitture parietali di IV stile a Roma e in Campania, in La regione sotterrata dal Vesuvio, Napoli 1982, p. 635-659.

Pisapia 1989 M. S. Pisapia, Mosaici antichi in ltalia. Regione I, Stabiae. Roma 1989.

Pompei 79 1979 F. Zevi, ed., Pompei 79. Napoli 1979.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 52 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Pompei. Pitture e Mosaici 1995 Pompei. Pitture e Mosaici. La documentazione nell'opera di disegnatori e pittori dei secoli XVIII e XIX. Roma .1995.

Renna 1992 E. Renna, Vesuvius Mons. Aspetti del Vesuvio nel mondo antico. Tra filologia ed archeologia vulcanologia. Napoli 1992.

Richardson 1988 L. Richardson ]r., Pompeii: An Architectural History. Baltimore and New York 1988.

Richlin 1992 A. Richlin, ed. Pornography and Representation in Greece and Rome. Oxford 1992.

Robotti 1973 C. Robotti, Una sinopia musiva pavimentale a Stabia. Bollettino d'Arte, 58, 1973, p. 42-44.

Rosenblum 1967 R. Rosenblum, Transformations in late Eighteenth Century Art. Princeton, New Jersey 1967.

Rosini 1797 C. M. Rosini, Dissercationis isagogicae ad Herculanensium voluminum explanationem. I, Napoli 1797.

Rossignani 1995 M. P. Rossignani, in Enciclopedia dell'Arte Antica , Milano 1995, sub voce Pompei.

Rostowzev 1990 M. Rostowzev, Pompeianische Landschaften und römische Villen, in Die römische ViIla, F. Reutti, ed., Darmstadt 1990.

Ruggiero 1881 M. Ruggiero, Degli Scavi di Stabiae dal MDCCXLIX al MDCCLXXXII. Napoli 1881.

Russo 1990 M. Russo, Punta della Campanella. Epigrafe rupestre osca e reperti vari dall'Athenaion, in Monumenti Antichi dei Lincei, III, 5, Roma 1990

Senatore 1999 F. Senatore, ed., Pompei, il Vesuvio e la Penisola Sorrentina. Atti del primo ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia. Pompei, ottobre 1997 Febbraio 1998. Roma 1999.

Senatore 2001 F. Senatore, ed., Pompei tra e Sarno. Atti del terzo e quarto ciclo di conferenze di geologia, storia e archeologia. Pompei, gennaio 1999-maio 2000. Roma 2001.

Senatore 2003 F. Senatore, Stabiae dalla preistoria alla guerra greco gotica. Pompei 2003.

Shotter 1994 D. Shotter, The Fall of the Roman Republic. London and New York 1994.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 53 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Slater 1991 W J. Slater, Dinina in a Classical Context. Ann Arbor, Michigan 1991.

Sodo 1993 A. M. Sodo, Cenni sulla villa presillana scopelta a . Cultura e territorio. Annali del Distretto Scolastico 38, X, 1993, p. 61-70.

Sodo 1997 A. M. Sodo, La villa rustica in località Petraro, in Pompejj Picta Fragmenta. Decorazioni parietali delle città sepolte. Catalogo della Mostra, Torino 1997, p. 150-151.

Sodo 1999 A. M. Sodo, La villa del Pastore e la Villa S Marco, in Pitture nella Reggia dalle città sepolte. Affreschi antichi da Pompei, Stabiae, Ercolano Catalogo della Mostra, Napoli 1999, p. 29-37.

Soprano 1964 P. Soprano, Stabiae. Scavi e scoperte, in Fasti Archeologici, 16, 1961. Firenze 1964, p. 330-331.

Spinazzola 1928 V. Spinazzola, Le arti decorative in Pompei e nel Museo Nazionale di Napoli. Milano 1928.

Stabiae storia e architettura 2000-2002 Stabiae: storia e architettura. 2500 anniversario degli Scavi di Stabiae 1749-1999. Atti del Convegno internazionale di studio Castellammare di Stabia 25-27 marza 2000, G. Bonifacio - A. M. Sodo eds. Roma 2002.

Stefani 2000 G. Stefani, Le ville rustiche del territorio vesuviana, in G. Stefani, ed., Casali di ieri, casali di oggi, Napoli 2000, p. 13-19.

Tchernia 1964 A. Tchernia, Amphores et marques d'amphores de Bétique à Pompei et a Stabies. Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, LXXVI, 1964, 2, p. 419-449.

Tchernia 1979 A. Tchernia, II vino. Produzione e commercio, in Pompei 79, 1979, p. 87-96.

Varone 1984 A. Varone, Un millenario del Museo dell'Agro Nocerino e la via da Nocera al porto di Stabia (e al capo Ateneo), Apollo, V, 1984, p. 59-85.

Varone 1995 A. Varone, Più terremoti a Pompei? I nuovi dati degli scavi di via dell'Abbondanza, Archäologie und Seismologie, La regione vesuviana dal 62 al 79 d.C., Problemi archeologici e sismologici, München 1995, p. 29-35.

Vetter 1953 E. Vetter, Handbuch der ltalischen Dialekte. Heidelberg 1953.

Wille 1972 H. Wille, Wer kauft Uebesgötter?, Niederdeutsche Beiträge zum Kunstgeschichte, 11,1972, p. 157-190.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 54 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Wojcik 1987 M. R. Wojcik, La Villa dei Papiri. Roma 1986.

Zanker 1993 P. Zanker, Pompei. Torino 1993.

Zevi 1980 F. Zevi, Gli scavi di Ercolano, in Civiltà del Settecento a Napoli, Firenze 1980.

Villa Life on the Bay of Naples. J. D’Arms, Romans on the Bay of Naples, Cambridge, Mass, 1970. A. Barbet, P. Miniero, eds. La Villa S. Marco a Stabia, Rome, Pompei and Naples, 1999.

B. Bergmann and C. Kondoleon, eds., The Art of Ancient Spectacle, New Haven and London, 1999.

J. Berry, ed., Unpeeling Pompeii: Studies in Region I of Pompeii, Milan, 1998.

S. Bon and R. Jones, eds., Sequence and Space in Pompeii, Oxford, 1997.

G. Bonifacio, A. Sodo, Stabiae, Guida archeologica alle ville, Castellammare di Stabia, 2001, (the basic updated detailed guide to the site; an updated English version is forthcoming).

R. Brilliant, Pompeii AD 79: The Treasure of Rediscovery, New York, 1979.

G. Capasso, Journey to Pompeii, Capware Productions, 1997/2001, and companion book, Capware, Naples, 1996/2002.

J. Clarke, The Houses of Roman Italy, Berkeley, California, 1991

J.J. Deiss, Herculaneum: Italy’s Buried Treasure (Getty, 1989)

K.M.D. Dunbabin, The Roman Banquet: Images of Conviviality, Cambridge, 2004.

S. Ellis, Roman Housing, London, Duckworth, 2000.

J. Elsner, ed. Art and Text in Roman Culture, Cambridge, 1996.

J. Elsner, Art and the Roman Viewer: The Transformation of Art from the Pagan World to Christianity (Cambridge 1995).

R. Etienne, Pompeii, The Day a City Died, New York, 1991, (English translation)

F. Faas, Around the Roman Table; Food and Feasting in Ancient Rome, New York, 2003.

E. Gazda, ed. Roman Art in the Private Sphere: New Perspectives on the Architecture and Decor of the Domus, Villa, and Insula, Ann Arbor, Michigan, 1991.

B.K. Gold, ed. Literary and Artistic Patronage in Ancient Rome, Austin, Texas, 1982.

J. F. Gardner, T. Wiedemann, The Roman Household, A Sourcebook, London and New York, 1991.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 55 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

M. Grant, Cities of Vesuvius, Phoenix Press, 1971).

P.J. Holliday, Narrative and Event in Ancient Art, Cambridge, 1993.

T.N. Howe, Forum and Fora; The Development of Political Space in Ancient Rome, Cambridge, forthcoming.

T.N. Howe, E. Rowland, (eds., trans.), Vitruvius, Ten Books on Architecture, Cambridge, 1999.

D.E.E. Kleiner and S.B. Matheson, eds. I Claudia: Women in Ancient Rome, Austin, Texas, 1996.

R. Laurence and A. Wallace-Hadrill, eds. Domestic Space in the Roman World: Pompei and Beyond, Portsmouth, RI, 1997.

E. Leach, The Rhetoric of Space: Literary and Artistic Representations of Landscape in Republican and Augustan Rome (Princeton 1988). W. Leppmann, Winckelmann (New York 1970).

E. Leach, The Social Life of Painting Ancient Rome and on the Bay of Naples, Cambridge, 2004.

R. Ling, Ancient Mosaics, Princeton, 1998.

A.G. McKay, Houses, Palaces and Villas in the Roman World, Ithaca, New York, 1975.

U. Pappalardo, “Vivere in villa nel Golfo di Napoli,” in Stabiae dai Borbone agli ultime scoperte, eds. D. Camardo, A. Ferrara, eds., Castellammare di Stabia, 2001, 39-50.

R. Ling, Roman Painting, Cambridge, 1991.

H. Mielsch, Die Römische Villa, Architektur und Lebensform, Munich, 1987.

J.R. Patterson, Political Life in Ancient Rome, London, 2000.

L. Richardson, Jr., Pompeii: An Architectural History, Baltimore and New York, 1988, 1997, reprint.

A. Richlin, ed. Pornography and Representation in Greece and Rome (Oxford 1992).

M. Rostowzev, “Pompeianische Landschaften und römische Villen,” in Die Römische Villa, ed. F. Reutti, Darmstadt, 1990, (reprint of 1907 article) 41-77.

W.J. Slater, Dining in a Classical Context, Ann Arbor, Michigan, 1991.

D. Shotter, The Fall of the Roman Republic, London and New York, 1994.

J. Ward Perkins and A. Claridge, Pompeii AD 79, Boston, 1978.

A. Wallace-Hadrill, Houses and Society in Pompeii and Herculaneum, Princeton, 1994.

P. Zanker, Pompeii, Public and Private Life, Cambridge, Mass, 1998, English trans.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 56 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

4. INDAGINI ARCHEOMETRICHE

aVincenzo Morra, bClaudia Aveta, bMaria Pia d'Albora, bMarco D'Amore,bFabio Sossio Graziano, bVincenza Guarino, bMariano Mercurio, cVincenzo Sabini

aDipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli Federico II bCentro Regionale di Competenza INNOVA, Pozzuoli, Napoli cSoprintendenza Archeologica di Pompei

4.1. CAMPIONATURA E RILIEVO Nei giorni 12.09.08, 17.09.08 e 24.09.08 si è proceduto all’esecuzione delle campionature dei geomateriali del predetto sito archeologico, prelevando complessivamente n.°89 campioni ripartiti nella seguenti tipologie: • N.° 31 campioni di materiali ceramici; • N.° 26 campioni di intonaci; • N.° 12 campioni di malte; • N.° 10 campioni di tufo; • N.° 10 campioni “Vari”. Per tutti i campioni sono stati individuati nel dettaglio i punti di campionamento al fine di cartografare, in ambiente GIS, l’esatta ubicazione. Sono stati campionati, altresì, prodotti vulcanici messi in posto da eruzioni ben note in letteratura: eruzione di Pompei del 79 d.C. ed eruzione dell’Ignimbrite Campana datata 39.000 anni or sono. Della consistenza fisica di aree e manufatti di interesse storico e archeologico ci si deve accertare ogni qual volta si affronta un progetto; la complessità di tale operazione deriva dalla considerazione che, nella fase analitica, la conoscenza diretta del manufatto è determinante ai fini delle scelte progettuali. Il rilievo e l’ispezione diretta delle masse murarie e dei vari elementi costruttivi costituiscono elementi essenziali per la conoscenza dello schema statico; dall’esplorazione visiva e dalla documentazione fotografica, generale e particolare, emergono dati utili a definire il programma esecutivo del rilievo metrico del manufatto, necessario anche per la codificazione grafica delle informazioni acquisite nelle altre ricerche di carattere storico, tecnologico e strutturale e per operare una prima classificazione dei diversi materiali presenti nella costruzione (lapidei, lignei, metallici, vitrei, ceramici, ecc.) della loro origine naturale o artificiale, del tipo di lavorazione o messa in opera. Il quadro complessivo dei dati dimensionali di ogni parte della costruzione consente di ubicare con precisione tutte le caratteristiche o anomalie della fabbrica. Il rilievo metrico viene integrato dal rilievo materico per documentare la tipologia costruttiva del manufatto: devono essere classificate tutte le diverse parti strutturali e non, con riferimento al tipo di materiale adoperato, alle malte agli stucchi, alle cornici e modanature interne, fino ai materiali di copertura. Elementi legati alla cultura costruttiva di una determinata area ed epoca e, dunque, anche alle cave di provenienza. Un importante ausilio al rilievo grafico è costituito dal rilievo fotografico, per le motivazioni già esposte. Dunque «il rilevamento si rivela importante ai fini della conoscenza generale di un periodo storico-architettonico, quale strumento di lettura delle stratificazioni strutturali individuabili in un edificio, delle relazioni che intercorrono tra le varie parti di esso e tra organismi edilizi di

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 57 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) epoche diverse. In sostanza, tale disciplina è indispensabile in tutta una serie di lavori, che dai temi generali possono giungere fino a temi particolarissimi»1. Congiuntamente agli altri tecnici incaricati, è stata espletata l’attività prevista dalla commessa sottoscritta dal Centro Regionale di Competenza INNOVA per i siti archeologici di Villa San Marco e Villa Arianna a Stabiae: attività che si è sviluppata nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2008. Dunque, si tratta di testimonianze archeologiche di Stabiae, antica città romana dell'Italia meridionale che sorgeva nei pressi dell'odierna Castellammare di Stabia, in una zona collinare denominata Varano, non lontana dal comune di Gragnano. La città fu sommersa, insieme a Pompei ed Ercolano, dall'eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C.. Villa S. Marco, il cui nome deriva da una cappella che sorgeva nei suoi pressi nella seconda metà del ‘700, si estende su di una superficie di circa 6000 mq. considerando solo i settori attualmente scavati. Situata nell'area nord-est del pianoro di Varano, fu esplorata e rilevata graficamente in età borbonica tra il 1750 e il 1754 e successivamente risepolta. Fu nuovamente scavata negli anni ‘50 del XX secolo grazie alla tenacia del preside Libero D'Orsi e rimessa definitivamente in luce. Le strutture edilizie della villa risalgono ad un periodo compreso tra l'età augustea e l'età claudio-neroniana, con murature in opera reticolata, in opera vittata ed in opera mista. La villa, situata ai margini del tessuto urbano romano, può essere compresa nella categoria delle ville "urbane" residenziali, dove il paesaggio e la natura diventano elementi integranti delle strutture edilizie e ne caratterizzano l’articolazione e lo sviluppo. In particolare, per Villa S. Marco l’attività svolta, sul campo e non, è consistita nel rilievo architettonico della planimetria della nuova area di scavo (vedi allegati) ed alla precisa ubicazione, in pianta e in prospetto , dei campioni di materiali prelevati dall’equipe di geologi sotto la direzione dei funzionari della Soprintendenza archeologica. Si tratta, specificamente, di campioni di tufo, di malta e di pietra calcarea. Le attività svolte in situ sono consistite nell’acquisizione dei dati utili per la restituzione grafica del manufatto campionato. Ultimate tali operazioni si è, poi, passati alla seconda fase di elaborazione dei dati e di restituzione grafica. Villa Arianna, ubicata in prossimità della villa S. Marco, è la più antica tra le ville stabiane: venne, infatti, edificata a partire del II secolo a.C. ed era collegata al porto sottostante tramite un sistema di gallerie e di rampe, recentemente rinvenute. Scoperta dai Borboni, venne esplorata tra il 1754 e 1762, anche se fu riportata alla luce solo nel febbraio del 1950 da Libero d'Orsi. Al complesso immobiliare si accede dalla parte ovest, dove si trova parte del grande peristilio (ancora quasi del tutto interrato), del quale sono riconoscibili solo le basi delle colonne, visto che il resto delle stesse fu distrutto dal terremoto del 1980. Tra gli altri ambienti significativi si riconoscono il triclinio estivo e una terrazza, collegate al sistema di scale precedentemente descritto. I volumi edilizi scavati, sul ciglio della collina, comprendono diversi ambienti decorati da affreschi (candelabri, uccelli e figure umane). Un secondo triclinio conserva un quadro mitologico di Arianna abbandonata da Teseo sull'isola di Nasso, dal quale la villa prende il nome. Si ritrovano, ancora, la cucina, il quartiere termale, l'atrio tuscanico ed una serie di ambienti di servizio, con una scala in muratura che conduceva al piano superiore. Anche per Villa Arianna si è proceduto al rilievo architettonico della nuova area di scavo inerente il Peristilio H ed alla precisa ubicazione, in pianta e in prospetto, dei campioni di materiali prelevati dall’equipe di geologi. Si tratta, in particolare, di campioni di tufo e di malta.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 58 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Gli elaborati prodotti relativi all’individuazione cartografica dei siti ed alla rappresentazione grafica delle zone di campionatura, nonché la documentazione fotografica di riferimento formano parte integrante del lavoro pluridisciplinare affidato ad INNOVA.

4.2. I METODI Le metodologie analitiche minero-petrografiche adottate per questo studio sono di seguito descritte. 4.2.1. Osservazioni macroscopiche Secondo lo schema suggerito da Williams (1990) e opportunamente modificato, le ceramiche sono state analizzate dal punto di vista macroscopico, seguendo in parte un criterio descrittivo archeologico. Attraverso l’osservazione visiva, il tatto e l’uso di semplici strumenti si è provveduto alla descrizione delle ceramiche attraverso i seguenti parametri (Williams, 1990): Colore: è rilevato comunemente tramite l’osservazione visiva attraverso l’utilizzo delle tavole cromatiche comparative di Munsell (Munsell Soil Color Chart). Nel caso in cui nell’impasto siano presenti zonature cromatiche (strutture a sandwich), si riportano due sigle (o nomi), una per la parte interna detta cuore (C), l’altra relativa alle parti esterne dette margini (M). Invece nel caso in cui l’impasto presenti una semplice zonatura, si è parlato di primo e secondo lato. Il passaggio di colori fra le varie parti dell’impasto ceramico è comunemente detto zonatura cromatica e viene indicata da aggettivi come: netta o sfumata. Il colore dei manufatti, ad esempio, valutato in base ad un confronto visivo con le tavole Munsell, può dare informazioni sulle condizioni di ossido/riduzione all’interno della fornace e può fornire le prime indicazioni sulle temperature di cottura (Picon, 1998). Altri parametri, come la durezza, o la tessitura, permettono, già a scala macroscopica, di distinguere gli impasti depurati da quelli grossolani, realizzati con l’aggiunta di uno smagrante. Durezza: è un parametro empiricamente definito dalla capacità che ha un impasto ceramico di resistere alla scalfittura, parametro che in questo caso è stato valutato utilizzando un’unghia o un oggetto metallico. Essa è definita da aggettivi come tenero e duro. Sensazione al tatto (feel): definisce il grado di scabrosità della superficie di un oggetto ceramico ed è definito attraverso dei termini descrittivi quali liscio o ruvido. Trattamento delle superfici: questo parametro descrive i trattamenti di rifinitura cui sono stati sottoposti gli oggetti, come la lisciatura della superficie per eliminare i residui di argilla e l’applicazione di rivestimenti o eventuali decorazioni sulle superfici del manufatto. I rivestimenti possono essere sia di tipo vetroso, eventualmente colorati con ossidi metallici, o costituiti da materiale argilloso. Fra questi ultimi il tipo più diffuso è l’ingobbio, ottenuto da una sospensione argillosa finissima e caratterizzato dalla presenza di inclusi di dimensioni inferiori rispetto a quelli della matrice dell’impasto ceramico. Spessore parete: è la misura della sezione del frammento ceramico esaminato. Alcuni parametri possono dare preliminari informazioni sulla tecnologia di produzione, o essere d’ausilio ai fini classificativi. Per quel che riguarda le osservazioni macroscopiche dei campioni di intonaco, queste sono state condotte seguendo le raccomandazioni NORMAL 27/88. Attraverso l’osservazione visiva, il tatto e l’uso di semplici strumenti si è provveduto alla descrizione dei campioni, prendendo in considerazione i seguenti parametri: Durezza: è un parametro empiricamente definito dalla capacità che ha l’intonaco di resistere alla scalfittura, parametro che in questo caso è stato valutato utilizzando un’unghia o un oggetto metallico. Essa è definita da aggettivi come tenero e duro. Sensazione al tatto (feel): definisce il grado di scabrosità della superficie di un oggetto ed è definito attraverso dei termini descrittivi quali liscio o ruvido. Zonatura: Nel caso in cui nell’intonaco siano presenti zonature dovute alla presenza di strati diversi.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 59 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Strato: Individuazione e preliminare descrizione degli strati, partendo dallo strato 0 che rappresenta quello più interno, fino agli strati più esterni, con numerazione crescente. L’individuazione dei colori dei diversi strati è stata fatta utilizzando solo parametri visivi. Trattamento delle superfici: questo parametro descrive i trattamenti cui sono stati sottoposti gli intonaci, come la lisciatura della superficie e l’applicazione di rivestimenti o eventuali decorazioni sulle sue superfici. I rivestimenti possono essere pittorici o costituiti da mosaici.

4.2.2. Preparazione delle sezioni sottili e delle polveri Per mezzo di un disco diamantato rotante da taglio è stata prelevata una parte di ciascun campione sufficiente alla preparazione delle sezioni sottili per le ceramiche, e delle sezioni sottili e stratigrafiche per gli intonaci. L’analisi chimica dei campioni tramite XRF prevede la stima della percentuale in peso dei 10 elementi maggiori (SiO2, TiO2, Al2O3, Fe2O3, MnO, MgO, CaO, Na2O, K2O e P2O5) e del contenuto, in parti per milione, di 12 elementi in traccia (Rb, Sr, Y, Zr, Nb, Sc, V, Cr, Ba, La, Ce, Ni). A tale scopo i campioni da analizzare sono stati trasformati prima in graniglia e, successivamente, sono stati polverizzati in un mulino ad agata. Una parte delle polveri (circa un grammo) è stata utilizzata per la preparazione di pasticche, utilizzando la seguente metodologia: • aggiunta di alcool polivinilico al 10% nella proporzione di 1 cc di alcool per 4 gr di polvere; • essiccazione per 4 ore in un forno a 100° C; • le polveri cosi trattate sono state poste su di un idoneo supporto metallico di forma cilindrica riempito per circa metà di acido borico granulare; • la pasticca è stata ottenuta applicando al supporto metallico così preparato, una pressione di 18 atm per 20 secondi. La pasticche così realizzate, sono state utilizzate per ottenere le analisi chimiche per gli ossidi maggiori ed elementi in traccia, con lo spettrometro a fluorescenza a raggi X (XRF), AXIOS PANalytical, presso il CISAG, Napoli. La restante parte di polvere è destinata alla determinazione del contenuto di volatili (in gran parte H2O e CO2) tramite un procedimento detto LOI. La perdita a fuoco o LOI (loss on ignition) è la stima della perdita di peso percentuale che si registra dopo aver sottoposto il campione a una temperatura di ∼1000°C per un intervallo di tempo idoneo. A tal fine si utilizzano dei crogiuoli in ceramica che dopo essere stati accuratamente puliti e asciugati, vengono posti in una muffola a 1000°C per almeno 2 h e successivamente pesati. In ciascun crogiuolo si pesa 1 gr di polvere di campione, l’insieme si pone in una muffola a 1000°C per 4 h, si effettua una nuova pesata e infine si calcola il decremento in peso e la conseguente perdita di LOI alla calcinazione.

4.2.3. Microscopia ottica riferita alle ceramiche Le caratteristiche ottiche dei componenti dell’impasto ceramico, matrice e inclusi non plastici, sono state osservate al microscopio ottico petrografico a luce polarizzata trasmessa, Laborlux 12 pol, sulle sezioni sottili dei frammenti ceramici. In base alle proprietà ottiche dei costituenti di un impasto ceramico, matrice argillosa, inclusi naturali e degrassante, è possibile dedurre alcune scelte tecnologiche messe in atto dagli antichi vasai, nonché la provenienza del materiale utilizzato (matrice argillosa e degrassante). Di ogni sezione sottile vengono esaminate le seguenti caratteristiche: Proprietà ottiche della matrice: il colore del manufatto è funzione della composizione chimica della materia che la costituisce, della temperatura di cottura e delle condizioni redox presenti all’interno della fornace. Per quanto riguarda la temperatura di cottura, un’indicazione preliminare si può ottenere dal grado di attività ottica della pasta di fondo, rilevabile a nicols incrociati. La diminuzione o la scomparsa della birifrangenza della matrice, ovvero l’aumento

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 60 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) del grado di isotropia ottica, è funzione della temperatura in relazione al livello di sinterizzazione crescente. Caratteristiche tessiturali: sono rappresentate dalla distribuzione spaziale, dalla granulometria e dalla densità (packing) degli inclusi, presenti naturalmente o aggiunti artificialmente come degrassanti all’interno dell’impasto argilloso. La tessitura quindi rispecchia le scelte tecnologiche adottate per la realizzazione in funzione della destinazione d’uso dei manufatti ceramici. Generalizzando si può affermare che le ceramiche comuni non da fuoco sono realizzate con impasti depurati, con minime quantità o assenza di degrassante, in modo da resistere meglio agli shock meccanici a cui vengono sottoposte. Per contro, le ceramiche da fuoco dovranno essere capaci di resistere all’elevato differenziale termico, fra la parte esterna e la parte interna dell’oggetto, che si crea durante l’esposizione alle fonti di calore durante la cottura dei cibi. In questo caso la presenza di degrassante, che comporta una diminuzione della plasticità dell’impasto, e una buona macroporosità, arrestano il propagarsi delle microfratture che si producono, preservando così l’integrità del manufatto. I degrassanti, chiamati anche con altri termini come sgrassanti, dimagranti, inclusi e frazione sabbiosa, servono a diminuire la plasticità dell’impasto argilloso conferendo a questo una maggior resistenza in crudo e una migliore lavorabilità. A seconda dell’utilizzo e dei materiali a disposizione, la loro natura può essere organica (paglia, sterco, etc.), o inorganica (calcare, sabbia, conchiglie, vulcanoclasti, etc.), comprendendo spesso anche frammenti di ceramica più o meno finemente macinati, chiamati in gergo chamotte, grog o cocciopesto. In ambito archeometrico lo studio dei degrassanti è utile per avere informazioni riguardo alla provenienza delle materie prime e sul livello tecnologico raggiunto dagli artigiani del tempo. Nella descrizione degli impasti in sezione sottile si è fatto riferimento alla scala di Udden – Wentworth per la granulometria, al diagramma di Krumbein – Sloss (1979) per l’apprezzamento visivo della forma dei clasti e alle tavole di comparazione di Terry e Chillingar (1979) (Fig. 4.2.1), per valutare l’addensamento degli inclusi (packing). Inoltre è stata riportata una descrizione del colore dell’impasto, che in sezione sottile può differire da quello rilevato all’osservazione macroscopica.

Figura 4.1. Tavole di comparazione di Terry e Chillingar (1979)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 61 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

4.2.4. Microscopia ottica riferita agli intonaci

Le caratteristiche ottiche degli intonaci, sono state esaminate su sezioni sottili con un microscopio ottico a luce trasmessa, Laborlux 12 pol, e su sezioni stratigrafiche attraverso l’utilizzo di un microscopio ottico a luce riflessa, Leica S8AP0, seguendo le raccomandazioni NORMAL (27/88). In particolare per lo studio in sezione sottile con microscopio ottico a luce trasmessa, per prima cosa sono stati individuati i diversi strati che compongono il campione numerandoli partendo da 0 a salire, dallo strato più interno (per es. elemento di ancoraggio strato 0) a quelli più esterni. Per ciascuno strato sono stati valutati i seguenti parametri: presenza di aggregato, granulometria, classazione, distribuzione della matrice, addensamento, orientamento, composizione, morfologia e aspetto dei clasti, tipo di legante e sua porosità. Le osservazioni su sezioni stratigrafiche al microscopio ottico a luce riflessa si basano sull’individuazione degli strati, del colore, composizione degli inclusi, del tipo di legante, e alla misurazione dello spessore dei diversi strati identificati.

4.3. RISULTATI 4.3.1. Materiali ceramici I 30 reperti ceramici studiati, dal punto di vista archeologico, sono rappresentati da 16 frammenti di anfore, 6 laterizi, 4 ceramiche da mensa, 2 ceramiche da cucina, 1 dolia e 1 ceramica invetriata. Per la descrizione macroscopica vedi schede archeometriche allegate. Lo studio condotto in microscopia ottica ha permesso di suddividere i reperti ceramici in 5 gruppi omogenei in base a caratteristiche tessiturali e mineralogiche osservate in sezione sottile. Il primo gruppo di reperti, formato da 7 anfore (1_STB_SM08, 2_STB_SM08, 5_STB_SM08 (invetriata), 10_STB_SM08, 21_STB_VSM, 26_STB_VSM e 1_STB_VA), 1 laterizio (27_STB_VSM) e 1 ceramica da mensa (4_STB_VA), è costituito da frammenti con impasto di colore marrone chiaro, talvolta grigio-verde, contenenti pochi inclusi di piccole dimensioni. Tra i costituenti si osservano sialici (alcali-feldspato e quarzo) non sempre ben distinguibili tra loro a causa delle ridotte dimensioni e, nella maggior parte dei casi, a spigoli vivi. All’interno di questo primo gruppo si può fare un’ulteriore suddivisione in due sottogruppi: il primo con packing > 10% e il secondo con packing < 10%. Gli altri reperti di ceramica sono generalmente dotati di un maggior contenuto in degrassante. Il secondo gruppo di reperti ceramici, di cui fanno parete 2 laterizi (3_STB_SM08 e 28_STB_VSM) e 2 anfore (7_STB_SM08 e 24_STB_VSM), presenta matrice di colore marrone con abbondante presenza di clasti di grosse dimensioni costituiti soprattutto da cristalli di clinopirosseno, alcali-feldspato, da numerose scorie a plagioclasio e talvolta a leucite. La composizione mineralogica di questi reperti porta a ipotizzare una provenienza locale per quel che riguarda le materie prime utilizzate per l’impasto e come degrassante. Il terzo gruppo comprende 2 ceramiche da fuoco (9_STB_SM08 e 11_STB_SM08), 1 dolia (6_STB_SM08), 5 anfore (19_STB_VSM, 20_STB_VSM, 22_STB_VSM, 23_STB_VSM e 25_STB_VSM) e 4 ceramiche da mensa (2_STB_VA, 3_STB_VA, 5_STB_VA e 6_STB_VA). I reperti appartenenti a questo gruppo presentano matrice di colore rosso scuro, isotropa, caratterizzata soprattutto da una porosità da media a elevata con pori allungati parallelamente alla superficie del manufatto. Solo tre campioni di questo gruppo si differenziano in quanto presentano una porosità scarsa. I clasti, di medie dimensioni per lo più a spigoli vivi, sono rappresentati soprattutto da clinopirosseno, quarzo, alcali-feldspato, da scorie e litici vulcanici con plagioclasio e talvolta, leucite; in alcuni campioni è presente qualche cristallo di leucite e di granato e qualche frammento di arenaria. Le ceramiche da fuoco si presentano zonate, con colore che sfuma da rosso a grigio scuro, mentre il campione 3_STB_VA presenta zonatura a sandwich con margine rosso scuro e cuore grigio scuro. Il colore rosso della matrice, predominante nella quasi totalità dei campioni, indica

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 62 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) generalmente una cottura ossidante. Le strutture zonate che si osservano in alcuni impasti sono imputabili a variazioni delle condizioni atmosferiche all’interno della fornace. Il quarto gruppo comprende 2 campioni di laterizio (7_STB_VA e 1_STB_SB) e 1 anfora (29_STB_VSM), che presentano matrice di colore rosso scuro, isotropa, con porosità da scarsa a media. Il degrassante è costituito da cristalli di clinopirosseno, alcali-feldspato a spigoli vivi, abbondanza di scorie a plagioclasio e leucite, frammenti di arenaria e, più raramente, frammenti di rocce metamorfiche. Infine vi sono 2 campioni di anfora (4_STB_SM08 e 8_STB_SM08) che si distinguono dagli altri per il colore (marroncino chiaro) e per la presenza di clasti di carbonato, e di frustoli vegetali; sono presenti, inoltre, anche numerosi cristalli di quarzo e clinopirosseno a spigoli vivi. La suddivisione dei reperti ceramici in 5 gruppi è comprovata anche dalle analisi chimiche (VEDI schede archeometriche allegate), dove attraverso l’utilizzo di semplici diagrammi di variazione si osserva come i gruppi, utilizzando il CaO come indice di differenziazione , si distinguano in alti in CaO (>11.5 wt%) e bassi in CaO (<11.5 wt%). Al secondo e quinto gruppo appartengono i reperti alti in CaO, rispettivamente 11.73-16.14 wt% e 12.30-20.65 wt%. Al terzo e quarto gruppo quelli bassi in CaO, rispettivamente 2.90- 11.09 wt% e 5.36-9.72 wt%. Per quel che riguarda il primo gruppo, la suddivisione in due sottogruppi osservata nello studio in microscopia ottica, si riscontra anche dalle analisi chimiche. I campioni del primo sottogruppo (packing >10%) sono caratterizzati da un basso contenuto di CaO (5.99-10.82 wt%) rispetto al secondo sottogruppo (packing <10%) in cui i valori di CaO variano da 14.10 a 19.28 wt%.

4.3.2. Intonaci I 7 reperti studiati, dal punto di vista archeologico, sono rappresentati da 3 intonaci (12-13- 15_STB_SM) provenienti dai , un intonaco 14_STB_SM dal canale Est, un intonaco rosso 16_STB_SM dall’ambiente 73, un intonaco 17_STB_SM dal soffitto dell’ambiente 73, un mosaico 18_STB_SM, che rappresenta un pezzo di pavimento proveniente dalla scale per la discesa a mare e infine un intonaco 30_STB_VA dal peristilio H. Per la descrizione macroscopica vedi schede archeometriche allegate. Lo studio in microscopia ottica condotto sulle sezioni sottili e sulle sezioni stratigrafiche ha permesso di individuare alcuni caratteri peculiari degli gli intonaci studiati. Lo strato 0 è formato da matrice carbonatica di colore marroncino-beige con discreta presenza di inerte a granulometria da arenacea fine a conglomeratica; i clasti sono costituiti da cristalli sciolti di clinopirosseno (diopside-salite), plagioclasio, rare biotiti, frammenti ceramici e vulcanici (prevalentemente tefriti e pomici), e subordinatamente da frammenti carbonatici. Tale strato si ritrova negli intonaci 12_STB_SM, 13_STB_SM, 14_STB_SM, 15_STB_SM, 17_STB_SM, 18_STB_SM e 30_STB_VA anche se si notano leggere variazioni nella percentuale dei diversi clasti che le caratterizzano. Lo strato 0 dell’intonaco 16_STB_SM è costituito, invece, da una matrice carbonatica di colore marroncino con inclusi inerti a granulometria arenacea (da fine a grossolana). I clasti sono costituiti soprattutto da frammenti carbonatici e rara è la presenza di ossidi. Lo strato 1, formato da matrice carbonatica di colore beige-grigio con cristalli sciolti di pirosseno (diopside-salite) e k-feldspato, frammenti lavici, ceramici e carbonatici, si osserva negli intonaci 12_STB_SM, 13_STB_SM, 15_STB_SM, 17_STB_SM e 18_STB_SM, con variazioni minime nel rapporto matrice-inerti, anche se nell’intonaco 17_STB_SM circa il 70% di inerte è formato da clinopirosseno (diopside-salite). Lo strato 2 degli intonaci 12_STB_SM, 13_STB_SM, 15_STB_SM e 17_STB_SM, è formato da matrice carbonatica, di colore grigio, molto addensato e scarsamente classato, con clasti costituiti per lo più da frammenti carbonatici a spigoli vivi. Lo strato 1 degli intonaci 14_STB_SM e 30_STB_VA e lo strato 0 dell’intonaco 16_STB_SM sono i corrispettivi di

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 63 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) questo strato 2. Invece lo strato 2 dell’intonaco 18_STB_SM è completamente carbonatico, privo di inerti, e serve da legante ai frammenti di mosaici utilizzati per il rivestimento. Un sottile strato pittorico di colore da bruno a marrone scuro-nero (di pochi micron di spessore) è osservabile negli intonaci 12_STB_SM e 13_STB_SM (strato 3); 14_STB_SM e 16_STB_SM (strato 2). Mentre nell’intonaco 18_STB_SM il rivestimento (strato 3) è costituito da tasselli di mosaico carbonatici formati da frammenti calcari organogeni. Negli intonaci 12_STB_SM e 13_STB_SM si rinviene a luoghi un piccolo strato di alterazione (strato 4) di difficile identificazione.

4.3.3. Malte L’unica malta studiata, 40_STB_VSM, presenta una matrice prevalentemente carbonatica di colore beige, con aspetto micritico, con porosità media. L’aggregato, da mediamente a molto abbondante, presenta una granulometria da fine a grossolana. Le dimensioni dei granuli variano da 0.2 mm fino a un massimo di 2.8 mm. I clasti della malta sono costituiti da cristalli sciolti di alcali-feldspato, clinopirosseno, ossidi, frammenti vulcanici con feldspato e clinopirosseno, frammenti ceramici, pomici, carbonato microcristallino, frustoli vegetali.

4.3.4. Lapidei I 4 tufi studiati (36 STB VA, 37 STB VA, 47 STB VSM, 48 STB VSM), presentano tutti struttura vitroclastica formata da matrice cineritica, di colore da giallo-beige a grigio scuro, abbastanza devetrificata in cui sono osservabili pomici, cristalli sciolti di alcali-feldspato (sanidino), biotite, clinopirosseno (diopside), scorie con clinopirosseno e alcali-feldspato. Da media ad abbondante presenza di shards vetrose. Media presenza di pori.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 64 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

4.4. ANALISI MINERALOGICHE ESEGUITE IN DIFFRAZIONE DI RAGGI X (XRD)

Le analisi mineralogiche sono state eseguite su n.° 79 strati di intonaco, n.° 31 materiali ceramici, n.° 12 malte, n.° 10 tufi, e n.° 20 campioni di varia natura. I risultati sono riportati nelle tabelle seguenti, mentre una selezione dei grafici relativi alle analisi è raccolta nelle schede campione in allegato.

Tabella 4.1. Analisi mineralogiche dei campioni di manufatti ceramici provenienti dal sito di villa San Marco

VILLA SAN MARCO CERAMICHE

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 1_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica Caolinite Pirosseno Fe2O3

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 2_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Pirosseno Fe2O3 Enstatite

CERAMiCA TEGOLA MAMMATA 3_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Analcime Anfibolo

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 4_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica Calcite Anfibolo

CERAMiCA CERAMICA INVETRIATA 5_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Pirosseno Fe2O3 Gehlenite

CONTENITORE CERAMiCA 6_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Pirosseno Fe2O3 Analcime Gehlenite ALIMENTARE

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 7_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica Fe2O3

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 8_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica

CERAMiCA PIATTO 9_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Fe2O3 Analcime

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 10_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Analcime

CERAMiCA CERAMICA DA CUCINA 11_STB_SM_08 Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Fe2O3

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 19_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 Analcime Pirosseno

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 20_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Fe2O3

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 21_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 22_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 Pirosseno Anfibolo

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 23_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Pirosseno

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 24_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 Analcime

CERAMiCA PARETE D'ANFORA 25_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Fe2O3 Analcime Anfibolo

CERAMiCA ANSA D'ANFORA 26_STB_VSM Quarzo Feldspati Fe2O3

CERAMiCA TEGOLA DI COPERTURA 27_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Calcite

CERAMiCA TEGOLA MAMMATA 28_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Analcime Anfibolo

CERAMiCA PARETE ANFORA 29_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Pirosseno

Quarzo e feldspati sono le fasi cristalline predominanti, forse il fondente conteneva già quarzo e lo smagrante aggiunto era vulcanico, in quanto il quarzo poteva essere presente anche nelle argille. La presenza di Calcite non dissociata nei campioni 4 e 27 indica condizioni di cottura che non hanno raggiunto la temperatura di dissociazione della Calcite stessa (800° C).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 65 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

La presenza di Gehlenite nei campioni 5 e 6 indica un range di temperatura di cottura compreso tra gli 850° C e i 950° C. Superata la temperatura di 950° C la Gehlenite diventa Pirosseno. Accanto alle suddette fasi minerali vi è presenza di ossidi di ferro, analcime e minerali accessori come mica, anfiboli e pirosseni che manifestano l’utilizzo di rocce vulcanoclastiche (ulteriori smagranti) nella composizione degli impasti. L’Analcime presente nei campioni 3,6,9,10,19,24,25 e 28 indica l’utilizzo di smagrante vesuviano per gli impasti, in quanto è imputabile al processo di analcimizzazione della leucite.

Tabella 4.2. Analisi mineralogiche dei campioni di intonaci provenienti dal sito di villa San Marco

VILLA SAN MARCO INTONACI

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

12_STB_SM_08_3 Quarzo Calcite Goethite

str2 Mica Calcite INTONACO GIALLO str1 Feldspati Mica Calcite Pirosseno Fe2O3 Analcime

str0 Feldspati Mica Calcite

13_STB_SM_08_2 Quarzo Feldspati Calcite Fe2O3

INTONACO ROSSO str1 Calcite

str0 Feldspati Mica Calcite Fe2O3

14_STB_SM_08_2 Calcite Ossido di ferro

INTONACO NERO str1 Mica Calcite Pirosseno

str0 Feldspati Mica Calcite Analcime Anfibolo

15_STB_SM_08_3 Calcite

str2 Mica Calcite Pirosseno INTONACO BIANCO str1 Feldspati Mica Calcite Pirosseno Analcime

str0 Feldspati Mica Calcite Pirosseno Analcime Anfibolo

16_STB_SM_08_1 Calcite Fe2O3 INTONACO ROSSO str0 Feldspati Calcite

17_STB_SM_08_2 Feldspati Calcite

INTONACO BIANCO str1 Feldspati Mica Calcite Analcime

str0 Quarzo Mica Calcite Analcime

31_STB_VSM_2 Calcite Fe2O3

INTONACO ROSSO str1 Calcite Weddellite (tr)

str0 Feldspati Mica Calcite Pirosseno Anfibolo Analcime

32_STB_VSM_2 Calcite Fe2O3

INTONACO ROSSO str1 Calcite

str0 Mica Calcite Pirosseno Weddellite (tr)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 66 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

33_STB_VSM_3 Calcite

str2 Calcite Weddellite (tr) INTONACO BIANCO str1 Calcite

str0 Feldspati Mica Calcite Pirosseno

I campioni di intonaco sono stati suddivisi nei vari strati che li compongono. Tali campioni risultano costituiti da calcite per la totalità degli strati, da mica e feldspati prevalentemente negli strati più interni. L’Analcime presente nei campioni 12, 14, 15, 17, 31 indica l’utilizzo di materiale vesuviano per gli impasti, in quanto è imputabile al processo di analcimizzazione della leucite. Nei campioni 31, 32 e 33 è presente Weddellite (ossalato di calcio) in tracce, che può avere differenti ipotesi genetiche tutte legate a trattamenti superficiali. Questa considerazione rende plausibile l’ipotesi che gli strati di intonaco nella cui composizione è presente la Weddellite erano strati superficiali poi ricoperti successivamente. I pigmenti sono risultati essere ossidi di ferro per il colore rosso, goethite per il colore giallo, ancora ossidi di ferro per il colore nero.

Tabella 4.3. Analisi mineralogiche dei campioni di malte da allettamento provenienti dal sito di villa San Marco

VILLA SAN MARCO MALTE

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

MALTA 34_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno

MALTA 35_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno Phillipsite

MALTA 36_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Analcime

MALTA 37_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Analcime

MALTA 38_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno Fe-Ox

MALTA 39_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Analcime

MALTA 40_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Analcime

MALTA 41_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Aragonite Analcime Fe-Ox

MALTA 42_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Phillipsite

MALTA 43_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Calcite Analcime

MALTA 44_STB_VSM Quarzo Feldspati Mica Calcite

I campioni di malta risultano costituiti prevalentemente da plagioclasi e feldspati, unitamente a mica e calcite. Dato il probabile utilizzo di rocce vulcano clastiche nell’impasto, per la maggioranza dei campioni prelevati si nota la presenza di analcime, a volte unita a phillipsite e augite. Per i campioni siglati con i numeri 35, 43 e 44, vi è presenza di quarzo.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 67 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Tabella 4.4. Analisi mineralogiche dei campioni di tufi provenienti dal sito di villa San Marco

VILLA SAN MARCO CONCI

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

Tufo grigio 45_STB_VSM Feldspati Mica Anfibolo Fe2O3

Tufo giallo 46_STB_VSM Feldspati Cabasite Analcime Phillipsite

Tufo giallo 47_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Phillipsite

Tufo grigio 48_STB_VSM Feldspati Mica Pirosseno Fe2O3

Tufo giallo 49_STB_VSM Feldspati Mica Calcite Cabasite Analcime Phillipsite

I campioni di tufo giallo risultano costituiti prevalentemente da plagioclasi, e zeoliti (analcime, phillipsite e cabasite), quelli di tufo grigio da plagioclasi, mica, pirosseni e anfiboli. Nei campioni siglati con i numeri 47 e 49 vi è presenza di calcite, derivante dall’impregnatura del tufo da parte dalla malta adiacente.

Tabella 4.5. Analisi mineralogiche dei campioni di varia tipologia provenienti dal sito di villa San Marco

VILLA SAN MARCO VARI

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

CALCARE TRAVERTINOSO 50_STB_VSM Calcite Weddellite (tr)

18_STB_SM_08_1 Mica Calcite Aragonite

MOSAICO PAVIMENTO Tessera bianca Calcite

Tessera nera Feldspati Mica Analcime Leucite Anfibolo Pirosseno

30_STB_VSM_1 Mica Calcite Aragonite

MOSAICO PAVIMENTO Tessera bianca Calcite Weddellite (tr)

Tessera nera Feldspati Mica Analcime Leucite Anfibolo Pirosseno

Il campione di calcare travertinoso è costituito da calcite, illite e un ossalato di calcio (weddellite). Il pavimento a mosaico della villa, formato da tessere bianche e nere, è costituito da calcite (tessere bianche – calcare) e plagioclasi, mica, pirosseni, anfiboli e leucite (tessere nere – lava). Il legante delle tessere è prevalentemente costituito da Calcite. La weddellite presente nei campioni 30 e 50 è probabilmente un prodotto residuo dell’antica pratica di lucidatura del marmo con estratti di piante contenenti acido ossalico.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 68 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Tabella 4.6. Analisi mineralogiche dei campioni di manufatti ceramici provenienti dal sito di villa Arianna

VILLA ARIANNA CERAMICHE

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

CERAMICA PARETE D’ANFORA 1_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Calcite Fe-Ox

CERAMICA CERAMICA DA MENSA 2_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Fe-Ox Pirosseno

CERAMICA CERAMICA DA MENSA 3_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Fe-Ox Pirosseno

CERAMICA CERAMICA DA MENSA 4_STB_VA Quarzo Feldspati Analcime Pirosseno

CERAMICA CERAMICA DA MENSA 5_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Fe-Ox Pirosseno

CERAMICA CERAMICA DA MENSA 6_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Analcime

CERAMICA "COPPO" 7_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Analcime Leucite Wairakite

CERAMICA TEGOLA 8_STB_VA Quarzo Feldspati Mica Fe-Ox

I campioni di ceramica prelevati dal sito di Villa Arianna risultano costituiti prevalentemente da quarzo, plagioclasio e feldspato che rappresentano rispettivamente la componente smagrante e fondente nel processo di manifattura di un prodotto ceramico. La presenza di Calcite non dissociata nel campione 1 indica condizioni di cottura che non hanno raggiunto la temperatura di dissociazione della Calcite stessa (800° C). Accanto alle suddette fasi minerali vi è presenza di ossidi di ferro, analcime e minerali accessori come mica, pirosseni e leucite che manifestano l’utilizzo di rocce vulcanoclastiche (smagranti) nella composizione degli impasti. L’Analcime presente nei campioni 4, 6 e 7 indica l’utilizzo di smagrante vesuviano per gli impasti, in quanto è imputabile al processo di analcimizzazione della Leucite.

Tabella 4.7. Analisi mineralogiche dei campioni di intonaci provenienti dal sito di villa Arianna

VILLA ARIANNA INTONACI

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

9_STB_VA_2 Quarzo Mica Calcite Fe-Ox Rutilo

INTONACO ROSSO str1 Quarzo Feldspati Mica Dolomite

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno

10_STB_VA_2 Calcite Fe-Ox Phillipsite

INTONACO BIANCO str1 Feldspati Calcite Analcime Pirosseno

Str0 Feldspati Calcite Analcime

11_STB_VA_2 Calcite Aragonite Fe-Ox

INTONACO BIANCO str1 Quarzo Feldspati Mica Calcite Pirosseno

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno

12_STB_VA_2 Calcite Goethite

INTONACO BIANCO str1 Calcite

Str0 Quarzo Feldspati Mica Calcite Fe-Ox

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 69 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

INTONACO 13_STB_VA_0 Quarzo Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno

14_STB_VA_2 Quarzo Feldspati Aragonite Fe-Ox Vermiglio

INTONACO BIANCO str1 Quarzo Feldspati Calcite Analcime Leucite

Str0 Feldspati Mica Analcime Phillipsite

15_STB_VA_2 Quarzo Calcite Rutilo Titanato di ferro

INTONACO GIALLO str1 Feldspati Mica Calcite

Str0 Feldspati Mica Analcime

16_STB_VA_2 Calcite Gesso Fe-Ox Hentschelite

INTONACO VERDE str1 Mica Calcite

Str0 Feldspati Mica Calcite Pirosseno

17_STB_VA_3 Quarzo Feldspati Calcite Bustamite Silicato Ca-Ni

Str2 Feldspati Mica Calcite Analcime Clorite Pirosseno Phillipsite INTONACO BLU EGIZIO Str1 Feldspati Mica Calcite Analcime Anfibolo

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno Anfibolo

18_STB_VA_2 Quarzo Calcite Silicato Cu-Ca

INTONACO AZZURRO str1 Calcite Weddellite (tr)

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime Pirosseno

19_STB_VA_2 Calcite

INTONACO BIANCO Str1 Feldspati Calcite

Str0 Feldspati Mica Analcime Pirosseno Leucite

20_STB_VA_2 Calcite Gesso Fe-Ox Rutilo

INTONACO ROSSO str1 Mica Calcite Weddellite (tr)

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime

21_STB_VA_3 Calcite

Str2 Feldspati Mica Calcite INTONACO BIANCO Str1 Feldspati Mica Calcite Anfibolo

Str0 Feldspati Mica Calcite Phillipsite

22_STB_VA_3 Mica Calcite Analcime Fe-Ox

Str2 Calcite Dolomite Weddellite (tr) INTONACO ROSSO Str1 Feldspati Mica Calcite Analcime

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime

28_STB_VA_2 Calcite

INTONACO BIANCO str1 Mica Calcite

Str0 Feldspati Mica Calcite Analcime

INTONACO BIANCO 29_STB_VA_0 Feldspati Mica Calcite Analcime Leucite

INTONACO BIANCO 30_STB_VA_2 Calcite

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 70 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

str1 Mica Calcite Pirosseno Ilmenite

Str0 Feldspati Calcite Pirosseno

I campioni di intonaco sono stati suddivisi nei vari strati che li compongono. Tali campioni risultano costituiti da calcite per la quasi totalità degli strati, da mica e feldspati prevalentemente negli strati più interni. L’Analcime presente nei campioni 9, 10, 11, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 22, 28, 29 indica l’utilizzo di materiale vesuviano per gli impasti, in quanto è imputabile al processo di analcimizzazione della leucite. Nei campioni 18, 20 e 22 è presente Weddellite (ossalato di calcio) in tracce, che può avere differenti ipotesi genetiche tutte legate a trattamenti superficiali. Questa considerazione rende plausibile l’ipotesi che gli strati di intonaco nella cui composizione è presente la Weddellite erano strati superficiali poi ricoperti successivamente. I pigmenti sono risultati essere ossidi di ferro e rutilo per il colore rosso, rutilo e titanato di ferro per il colore giallo, hentschelite per il colore verde, bustamite e silicato Ni-Ca per il blu egizio, silicato Cu-Ca per il colore azzurro.

Tabella 4.8. Analisi mineralogiche del campione di malta da allettamento proveniente dal sito di villa Arianna

VILLA ARIANNA MALTE

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

MALTA 38_STB_VA Feldspati Mica Calcite Analcime Phillipsite

Il campione di malta risulta costituito prevalentemente da feldspati, unitamente a mica e calcite. Dato il probabile utilizzo di rocce vulcanoclastiche nell’impasto, si nota la presenza di analcime, e phillipsite.

Tabella 4.9. Analisi mineralogiche dei campioni di tufi provenienti dal sito di villa Arianna

VILLA ARIANNA CONCI

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

Tufo grigio 31_STB_VA Feldspati Mica Pirosseno Sodalite

Tufo grigio 33_STB_VA Feldspati Mica Sodalite

Tufo grigio 34_STB_VA Feldspati Mica Sodalite

Tufo grigio 36_STB_VA Feldspati Mica Sodalite Anfibolo

Tufo giallo 37_STB_VA Feldspati Mica Analcime Cabasite Phillipsite

Il campione di tufo giallo risulta costituito feldspati e zeoliti (analcime, phillipsite e cabasite), accanto a mica. I campioni di tufo grigio risultano costituiti da feldspati, mica, pirosseni e anfiboli. Sempre per i campioni di tufo grigio vi è presenza di sodalite.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 71 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Tabella 4.10. Analisi mineralogiche dei campioni di varia tipologia provenienti dal sito di villa Arianna

VILLA ARIANNA VARI

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

STUCCO 32_STB_VA Calcite Fluorite

SOLCO GIARDINO 35_STB_VA Mica Calcite

23_STB_VA Feldspati Calcite Analcime Pirosseno

MOSAICO PAVIMENTO Tessera bianca Calcite

Tessera nera Feldspati Mica Leucite Anfibolo

24_STB_VA Feldspati Calcite Analcime Pirosseno

MOSAICO PAVIMENTO Tessera bianca Calcite

Tessera nera Feldspati Mica Leucite Anfibolo

25_STB_VA Feldspati Calcite Analcime Pirosseno

MOSAICO PAVIMENTO Tessera bianca Calcite

Tessera nera Feldspati Mica Leucite Anfibolo

CORNICE 26_STB_VA Calcite Weddellite (tr)

STUCCO 27_STB_VA Feldspati Mica Calcite

Il pavimento a mosaico della villa, formato da tessere bianche e nere, è costituito da calcite (tessere bianche – calcare) e plagioclasi, mica, pirosseni, anfiboli e leucite (tessere nere – lava). Il collante delle tessere è prevalentemente costituito da calcite. Gli stucchi sono costituiti prevalentemente da calcite unitamente a fluorite (campione 32) e feldspato e mica (campione 27). L’unico campione di cornice prelevato è costituito da calcite e weddellite (ossalato di calcio).

Tabella 4.11. Analisi mineralogiche del campione di manufatto ceramico proveniente dal sito di grotta San Biagio

GROTTA SAN BIAGIO CERAMICHE

TIPOLOGIA CAMPIONE COMPOSIZIONE MINERALOGICA

CERAMICA TEGOLA 1_STB_SB Feldspati Mica Leucite Analcime Ematite Pirosseno

Il campione di ceramica prelevato dal sito di grotta San Biagio risulta costituito prevalentemente da plagioclasio e feldspato che rappresentano la componente fondente nel processo di manifattura di un prodotto ceramico. A queste fasi si associano mica, leucite, analcime, ematite e clinopirosseno che indicano l’utilizzo di rocce vulcanoclastiche, come smagrante, nella composizione dell’impasto. L’Analcime riscontrato nel campione è imputabile al processo di analcimizzazione della leucite presente nelle scorie utilizzate come smagrante.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 72 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

4.5. POROSIMETRIA A MERCURIO Le analisi porosimetriche sono state eseguite su n.° 13 strati di intonaco, n.° 7 materiali ceramici, n.° 4 tufi, n.° 2 malte ed n.° 1 campioni di stucco. I risultati salienti sono riportati nelle tabelle 12, 13, 14, 15, 16, 17,18, 19, 20, 21 mentre i grafici relativi sono raccolti nelle schede archeometriche. Tabella 4.12. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni strati di intonaco campionati a Villa San Marco

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA DESCRIZIONE BULK APPARENT POROSITA' DENSITY DENSITY APERTA (g/cm3) (g/cm3) (%) 13_STB_SM_08_strato 3 INTONACO FRAMM. DIPINTO 2,37 2,54 6,46 13_STB_SM_08_strato 2 INTONACO FRAMM. DIPINTO 1,78 2,46 27,67 17_STB_SM_08_strato 2 INTONACO FRAMM. SOFFITTO 1,63 2,47 33,94 17_STB_SM_08_strato 1 INTONACO FRAMM. SOFFITTO 2,27 2,90 45,49 17_STB_SM_08_strato 0 INTONACO FRAMM. SOFFITTO 1,19 2,49 52,11 18_STB_SM_08_ strato 1 INTONACO PAVIM.MOSAICO 1,87 2,58 27,68 18_STB_SM_08_ strato 0 INTONACO PAVIM. MOSAICO 1,36 2,60 47,53

Tabella 4.13. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni strati di intonaco campionati a Villa Arianna

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA DESCRIZIONE BULK APPARENT POROSITA' DENSITY DENSITY APERTA (g/cm3) (g/cm3) (%) 18_STB_VA_strato 1 INTONACO AZZURRO 1,18 1,73 31,70 18_STB_VA_strato 0 INTONACO AZZURRO 1,56 2,68 41,53 21_STB_VA_strato 2 INTONACO BIANCO 1,15 1,42 53,41 21_STB_VA_strato 1 INTONACO BIANCO 2,43 3,57 32,10 21_STB_VA_strato 0 INTONACO BIANCO 1,26 2,19 42,24 30_STB_VA_strato 0 INTONACO PUNTO 102 2,26 2,94 23,10

Tabella 4.14. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni materiali ceramici campionati a Villa San Marco

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA DESCRIZIONE BULK APPARENT POROSITA' DENSITY DENSITY APERTA (g/cm3) (g/cm3) (%) 3_STB_SM_08 CERAMICA TEGOLA MAMMATA 1,88 2,39 21,01 4_STB_SM_08 CERAMICA PARETE D'ANFORA 1,99 2,51 20,60 9_STB_SM_08 CERAMICA PIATTO 2,07 2,46 15,88

Tabella 4.15. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni materiali ceramici campionati a Villa Arianna

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA DESCRIZIONE BULK APPARENT POROSITA' DENSITY DENSITY APERTA (g/cm3) (g/cm3) (%) 1_STB_VA CERAMICA PARETE ANFORA 1,99 2,68 25,99 4_STB_VA CERAMICA MENSA 1,37 2,09 34,50 7_STB_VA CERAMICA COPPO 1,57 2,61 39,81

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 73 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Tabella 4.16. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni materiali ceramici campionati a Grotta S. Biagio

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA DESCRIZIONE BULK APPARENT POROSITA' DENSITY DENSITY APERTA (g/cm3) (g/cm3) (%) 1_STB_SB CERAMICA TEGOLA 1,58 2,65 40,24

Tabella 4.17. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni tufi campionati a Villa San Marco

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA BULK DENSITY APPARENT POROSITA' (g/cm3) DENSITY (g/cm3) APERTA (%) 47_STB_VSM TUFO GIALLO 1,25 2,19 43,20 48_STB_VSM TUFO GRIGIO 0,97 2,56 62,18

Tabella 4.18. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcuni tufi campionati a Villa Arianna

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA BULK DENSITY APPARENT POROSITA' (g/cm3) DENSITY (g/cm3) APERTA (%) 36_STB_VA TUFO GRIGIO 0,97 2,52 61,61 37_STB_VA TUFO GIALLO 1,33 2,19 39,24

Tabella 4.19. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcune malte di allettamento campionate a Villa San Marco

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA BULK DENSITY APPARENT POROSITA' (g/cm3) DENSITY (g/cm3) APERTA (%) 40_STB_VSM MALTA 1,07 1,82 36,67

Tabella 4.20. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di alcune malte di allettamento campionate a Villa Arianna

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA BULK DENSITY APPARENT POROSITA' (g/cm3) DENSITY (g/cm3) APERTA (%) 38_STB_VA MALTA 0,89 1,73 48,68

Tabella 4.21. Bulk density, Apparent density e Porosità totale aperta di una campione di stucco campionato a Villa Arianna

SIGLA CAMPIONE TIPOLOGIA BULK DENSITY APPARENT POROSITA' (g/cm3) DENSITY (g/cm3) APERTA (%) 27_STB_VA STUCCO 2,15 2,68 19,77

In linea generale come mostrato in tabella 12 la porosità aperta totale degli strati di intonaco provenienti da Villa San Marco diminuisce nel procedere dallo strato più interno (strato “0”) allo strato più esterno del prelievo.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 74 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

La distribuzione dimensionale dei pori ha generalmente un' andamento unimodale, anche se talvolta si presenta bimodale, collocandosi in entrambi i casi nell'intervallo dei macropori oppure, secondariamente, al limite tra i macro-mesopori. Per quanto riguarda la Bulk density e la Apparent density, gli strati presentano valori medi rispettivamente di 1,78 e 2,58 g/cm3, variando da un minimo di 1,19 g/cm3 ed un massimo di 2,37 g/cm3 per la Bulk density e 2,46 g/cm3 e 2,90 g/cm3 in relazione alla Apparent density. Tali valori vanno sicuramente messi in relazione all’ampia variabilità del rapporto matrice/composizione mineralogica dell’aggregato e, alla presenza di micro-fessurazioni e/o vuoti da ritiro. Analogamente, gli strati di intonaco provenienti da Villa Arianna (tabella 13), presentano i valori di Bulk density, della Apparent density e porosità aperta del tutto confrontabili con quelli provenienti da Villa San Marco, fatta eccezione per il campione "21_STB_VA_strato 2" che possiede una porosità totale maggiore dell’ 11,16 % se confrontato con il relativo strato più interno (strato “0”) Questo è l’unico caso anomalo che, quindi, può essere attribuito ad una poca cura messa nell’esecuzione dello strato. I materiali ceramici (terrecotte e terraglie) provenienti da Villa San Marco (tabella 14), mostrano valori di porosità aperta totale variando da un minimo di 15,88 % relativo al campione "9_STB_SM_08" (piatto) ad un massimo di 21.01 % del campione 3_STB_SM_08 (tegola mammata). La distribuzione dimensionale dei pori presenta un' andamento unimodale, anche se qualche volta appare bimodale, disponendosi in entrambi i casi nello spettro dei macropori oppure, al limite tra i meso-micropori (campione "9_STB_SM_08", piatto). Talvolta, l'andamento delle curve cumulative fa ritenere che possa esistere anche un terzo trend modale microporoso. I materiali ceramici provenienti da Villa Arianna “1_STB_VA” (porosità aperta = 25,99 %), “4_STB_VA” (porosità aperta = 34,50 %) e “7_STB_VA” (porosità aperta = 39,81 % ) , presentano una distribuzione dimensionale dei pori simile a quella dei ceramici provenienti da Villa San Marco (tabella 4). Per quanto riguarda i laterizi, come peraltro era da attendersi, la porosità alquanto elevata (39.81 %) del campione 7_STB_VA (coppo) molto prossima a quella del campione “1_STB_SB” (40,24 %, tegola) prelevato a Grotta San Biagio (tabella 5), trova riscontro sia nelle altre risultanze porosimetriche che per alcune inclusioni visibili ad occhio nudo che ne caratterizzano l’aspetto macroscopico: presenza di aggregati sia pomicei che litici (chamotte). I campioni di tufo giallo “47_STB_VSM” e “37_STB_VA” provenienti rispettivamente da Villa San Marco e Villa Arianna, se confrontati, presentano valori del tutto comparabili: la porosità aperta media pari a 41.22 % e la distribuzione dimensionale dei pori presenta in entrambi i casi un andamento bimodale con componente macroporosa e macro-mesoporosa, tipica della facies gialla litoide dell’unità superiore (membro B) della Formazione del Tufo Giallo Napoletano (TGN) ampiamente diffusa nel territorio napoletano. I campioni di tufo grigio “48_STB_VSM” e “ 36_STB_VA” presentano valori confrontabili, con porosità aperta media del 61,89 % ed una distribuzione dimensionale dei pori marcatamente unimodale a prevalente componente macroporosa tipica della Formazione dell’Ignimbrite Campana, ampiamente diffusa localmente quindi di facile reperibilità. Per quanto riguarda le malte “40_STB_VSM” e “38_STB_VA” presentano un valore medio della Bulk density, della Apparent density e porosità aperta rispettivamente di 0,98 g/cm3 1,77 g/cm3 42,68 %., in cui la porosità aperta del campione “38_STB_VA” risulta superiore del 12,02 % rispetto al “40_STB_VSM”. L’unico campione di stucco esaminato presenta una Bulk density di 2,15 g/cm3, l’Apparent density di 2,68 g/cm3 ed una porosità aperta pari al 19,77 %, valori peraltro attesi e coerenti con questa tipologia di materiale.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 75 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

BIBLIOGRAFIA PICON M (1998). Les mesures, par dilatométrie, des temperature de cuisson des céramiques de La Graufesenque : principes et applications. Annales de Pegasus, 3, 32-40. WENTWORTH, C.K. (1922). A scale of grade and class terms for clastic sediments. Journal of Geology, 30, 377-392. WILLIAMS D.F. (1990). The study of ancient ceramics: the contribution of the petrographic method. Scienze in Archeologia. Firenze, 43 – 46

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 76 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

5. INDAGINI NON INVASIVE TRAMITE METODOLOGIE GEOFISICHE INTEGRATE PER L’INDIVIDUAZIONE E LA VALUTAZIONE DI POSSIBILI AREE DI SCAVO NELLE VILLE DELL’ANTICA STABIAE: VILLA ARIANNA E VILLA SAN MARCO

Maurizio Fedia, Gabriella Castielloa,b, Bartolomeo Garofalob, Mauro La Mannab, Ester Piegarib

aDipartimento di Scienze della Terra, Università degli studi di Napoli Federico II bCentro Regionale di Competenza INNOVA, Pozzuoli, Napoli

Premessa

Nell'ambito di un accordo di collaborazione scientifica tra la RAS Foundation (Restoring Ancient Stabiae) e il CRdC INNOVA, nei mesi di settembre ed ottobre 2008 è stata programmata una dettagliata indagine geofisica nelle aree archeologiche di Villa Arianna e Villa San Marco, presso la collina di Varano nel Comune di Castellammare di Stabia (NA). Le aree in oggetto sono note per la presenza di due ville i cui resti sono oggi in parte visitabili. Lo scopo delle indagini è stato quello di applicare differenti metodologie geofisiche non invasive per rilevare in modo non distruttivo la presenza di eventuali strutture ancora sepolte e non note in letteratura. Le strutture definite in modo indiretto dai segnali geofisici potrebbero costituire, infatti, la prosecuzione di strutture già note (sia perché già scavate e visibili, sia perché scavate e successivamente re-interrate), oppure essere del tutto inedite rispetto alle strutture riportate sulle carte borboniche settecentesche. Le indagini geofisiche sono state effettuate su entrambi i siti con tre diverse metodologie: Ground-Penetrating Radar (GPR), magnetometria ed elettromagnetometria. Nel presente documento verranno illustrati e discussi i risultati più significativi relativi alle indagini condotte nell’area di Villa Arianna e di Villa San Marco. La strumentazione utilizzata per le diverse metodologie è appannaggio del Centro Regionale di Competenza INNOVA, presso il Laboratorio Mobile di Archeogeofisica diretto dal prof. Maurizio Fedi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Napoli Federico II.

5.1.1 L’AREA DI INDAGINE: VILLA ARIANNA L’insediamento abitativo dell’antica Stabiae, insieme a Pompei ed Oplonti, scomparve bruscamente poiché interamente sepolto dai prodotti dell’esplosione del Mt. Somma Vesuvio del 79 d.C.. L’area di indagine è, dunque, particolarmente ricca di materiale piroclastico. In Figura 1, viene mostrata l’area in cui sono state condotte le misure geofisiche nel sito di Villa Arianna. L’area, estesa circa 0.61 ettari, ha interessato rilievi GPR, elettromagnetici e magnetici. Nell’immagine sono state numerate le zone in sui è stata suddivisa l’area. All’interno di queste zone sono state tracciate maglie di forma variabile in cui sono stati eseguiti profili di lunghezza compresa tra 1 m e 50 m. Nella Figura è stata, inoltre, tracciata una linea di confine (in nero) che separa parti che in affioramento si presentano come di

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 77 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) materiale rimaneggiato (a nord) e di depositi di pomici, probabilmente non rimaneggiato (a sud), e sono state indicate le posizioni di recinzioni e tettoie metalliche nonchè di un pilone dell’alta tensione. Pur avendo cercato di effettuare le misure quanto più possibile lontano da tali strutture, senza ovviamente ridurre troppo il campo di indagine, la presenza del ferro, come elemento fortemente suscettivo e conduttivo, è risultata ben visibile nelle misure elettromagnetiche e soprattutto in quelle magnetiche, sotto la forma di effetti di disturbo sui segnali di interesse archeologico.

Figura 5.1.1: Area di indagine

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 78 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.2: Paletti metallici nel limite est della zona 2

Figura 5.1.3: Tettoia metallica e pilone dell’alta tensione in area 1

All’interno delle zone evidenziate in Figura 1 sono state tracciate maglie di forma variabile, in cui sono stati eseguiti profili di misura aventi lunghezze compresa tra 1 m e 50 m. Tali profili sono stati distanziati di 0.5 m, al fine di ottenere un’elevata risoluzione spaziale. La tabella

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 79 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) riassume il numero di profili e l’estensione delle aree indagate con le diverse metodologie geofisiche.

Tabella 5.1.1. Numero di profili ed estensione delle aree indagate dalle singole metodologie.

Metodologia N profili Lunghezza Profili (m) Area (m2) Rilievi GPR 386 11905 6090 Rilievi Elettromagnetici 324 10198 5046 Rilievi magnetici 360 11530 5694

La localizzazione dei punti di misura è stata effettuata utilizzando il GPS Leica System 500 con il quale è stato possibile rilevare le coordinate geografiche (WGS84 – UTM) dei picchetti che delimitavano le maglie.

m

m WGS84 - UTM

Figura 5.1.4: Visualizzazione del numero totale di profili effettuati utilizzando le diverse metodologie geofisiche

5.1.2INDAGINI GPR

La metodologia geofisica GPR (Ground Penetrating Radar) permette di ottenere informazioni sulla struttura e sulla composizione del sottosuolo attraverso l’analisi delle riflessioni di onde elettromagnetiche ad alta frequenza trasmesse nel terreno.

5.1.2.1 Metodologie di indagine e strumentazione

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 80 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Il sistema GPR trasmette nel terreno impulsi elettromagnetici generati da un’antenna ad una frequenza centrale prefissata in base alle specifiche di indagine. L’impulso si propaga verticalmente nel terreno e quando incontra un’interfaccia (superficie di contatto tra due materiali diversi) parte dell’energia viene riflessa verso la superficie. Un’antenna ricevente permette così di registrare in superficie i segnali riflessi. Il primo di essi è determinato da riflessioni alla superficie del suolo; le riflessioni successive sono legate alle altre discontinuità fisiche esistenti nel sottosuolo. Le proprietà fisiche dei materiali che governano la propagazione delle onde elettromagnetiche sono, nel caso del GPR, essenzialmente descritte dalla costante dielettrica e dall’attenuazione. In base al tempo di arrivo delle fasi riflesse ed alle proprietà fisiche del substrato è quindi possibile elaborare una stima delle profondità delle interfacce rilevate. La costante dielettrica relativa εr è un parametro adimensionale che esprime il rapporto tra la velocità degli impulsi elettromagnetici nel vuoto e nel materiale in oggetto: c 2 ε = (1) r v 2 dove c è la velocità della luce e v è la velocità delle onde elettromagnetiche nel materiale considerato. La stima dell’andamento della costante dielettrica relativa nel sottosuolo è essenziale ai fini interpretativi, in quanto permette di calcolare la profondità (h) di una superficie riflettente. Infatti: ct h = r (2) 2 ε r dove tr è il tempo trascorso tra l’emissione e la ricezione dell’impulso. I valori di tale parametro sono noti per diversi materiali e sono in genere riferiti ad antenne di frequenza centrale pari a 100 MHz. Per i materiali presenti negli strati superficiali dell’area indagata possiamo concludere che: • l’intervallo dei valori di ε in materiali quali argille (clays) e limi (silts) è molto ampio (5-40); • l'acqua ha un valore di ε molto elevato rispetto a tutti gli altri materiali e, quindi, la sua presenza nel terreno è un fattore dominante. L’attenuazione esprime, invece, la diminuzione dell’intensità del segnale per unità di lunghezza percorsa all’interno del materiale. Essa può essere considerata una funzione complessa della conducibilità elettrica ed è espressa in dB/m. In generale è possibile affermare che la profondità di indagine massima ottenibile in un determinato materiale dipende dal suo valore di attenuazione. Valori elevati si hanno per i materiali caratterizzati da elevati valori di conducibilità elettrica, quali limi, argille, materiali cristallini solubili, metalli, acque saline; valori bassi sono invece caratteristici di rocce cristalline, ghiaie, sabbie e acque demineralizzate. I materiali caratterizzati da elevati valori di attenuazione limitano in modo determinante la profondità di indagine; nelle argille plastiche, ad esempio, essa è ridotta a pochi centimetri e nei metalli è praticamente nulla. Risoluzione e profondità di indagine dipendono anche dalla frequenza delle onde elettromagnetiche utilizzate. In linea di massima, al crescere della frequenza si ha un aumento della risoluzione ed una diminuzione della profondità investigabile.

5.1.2.2 Procedure di campo

Le misure GPR a Villa Arianna sono state acquisite lungo profili distanziati di 0,5 m l’uno dall’altro, rilevando di volta in volta le coordinate GPS dei vertici delle maglie stesse mediante un sistema GPS differenziale la cui precisione, in condizioni ottimali, è dell'ordine

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 81 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) di qualche cm. La strumentazione GPR è costituita da un SIR-3000 della GSSI, in questo caso corredato da 2 antenne di frequenza centrale pari a 400 Mhz e 600 Mhz, per i motivi che andremo dopo a descrivere. Il sistema GPS differenziale è costituito da un Leica SR530, utilizzato con una stazione fissa e un rover. Prima di iniziare la campagna di acquisizione dei dati, sono stati eseguiti dei test atti a determinare la scelta ottimale dell'antenna da utilizzare. È necessario tenere conto che, secondo gli archeologi e secondo indagini oggettive eseguite sul campo, la profondità media attesa delle strutture sepolte non è superiore al metro. Tenendo conto, inoltre, delle dimensioni delle mura visibili negli scavi, si è ritenuto opportuno non considerare l'ipotesi di utilizzare antenne di frequenza centrale diverse da quelle suddette: le antenne di frequenza media considerate, infatti, offrivano presumibilmente il miglior compromesso tra profondità di indagine e risoluzione orizzontale. L'analisi dei dati acquisiti durante i test ha permesso di discriminare tra le due antenne quella che offriva i risultati migliori e che, successivamente, è stata utilizzata per tutta la campagna di indagini: quella con frequenza centrale pari a 400 MHz. Le caratteristiche dei terreni presenti a Castellammare di Stabia, piroclastiti vesuviane, contengono una grande quantità di minerali del ferro che attenuano molto velocemente i segnali elettromagnetici. Per questo motivo la profondità di indagine è stata limitata ad una finestra temporale di 35 ns pari a circa 1.20 m, con l'antenna di frequenza centrale pari a 400 MHz. La finestra temporale scelta è pari a 35 ns, con una frequenza di 120 scansioni al secondo e 512 punti per ogni scansione. È stato applicato un filtraggio passa banda tra 0 e 3000 MHz. È stata applicata una funzione di gain costante per tutte le maglie. L'elaborazione dei segnali acquisiti è consistita dapprima nell'interpolazione dei dati mediante i marker acquisiti in campagna. Successivamente ai segnali è stata applicata una correzione automatica del livello di guadagno (AGC – Automatic Gain Control) per esaltare le riflessioni; successivamente, ancora, è stato applicato un filtraggio passa – banda tra 130 e 800 MHz e infine una funzione di stacking per la successiva elaborazione delle “time-slices”.

5.1.2.3 Le prospezioni GPR a Villa Arianna Di seguito si riportano quattro mappe relative alle misure effettuate nell’aree 1, 2 e 4 e quattro mappe relative alle misure effettuate nell’area 3. Le diverse tonalità di colore sono funzione dell’intensità della radiazione riflessa dal substrato. Le mappe si riferiscono a quattro intervalli temporali, che sono stati convertiti in intervalli di profondità attribuendo alla velocità del segnale un valore pari a 7 cm/ns. Tale valore è stato attribuito in base a procedure di taratura effettuate tenendo conto delle strutture archeologiche scavate e visibili in sito. Le profondità indicate potrebbero quindi essere suscettibili di variazioni legate ad andamenti più complessi del modello di velocità. Come si può osservare dalle Figure 5, 6, 7 e 8, la parte N della zona 1 appare ricca di evidenze che potrebbero essere ascritte a strutture di interesse archeologico. In particolare, sono ben evidenti riflessioni che definiscono un lineamento orientato NW-SE che potrebbe essere associato ad una strada o ad un passaggio stretto. Le riflessioni corrispondenti ai muri che fiancheggerebbero la strada appaiono maggiormente evidenti nelle immagini relative alle profondità comprese tra 0.4 m e 0.6 m e tra 0.6 m e 0.8 m, fornendo un’indicazione, quindi, sulla probabile ubicazione di tali resti. A sinistra di tale lineamento sono, inoltre, ben visibili una serie di riflessioni che richiamano la presenza di strutture di forma regolare, non ben distinte dai precedenti rilievi, che testimonierebbero la possibile presenza di una successione di stanze (Figura 13), come risulta peraltro evidente dalla sovrapposizione con la carta del Weber (gentilmente fornita dal Prof. Thomas Howe). Lo scenario cambia nel settore sud dell’area 1, al di sotto del lineamento che separa la zona di terreno rimaneggiato da quella di terreno con evidenza di pomici, presumibilmente non rimaneggiato. In tale settore appaiono evidenti forti riflessioni, estese su quasi tutta l’area di interesse, che potrebbero essere dovute sia alla natura del sottosuolo sia alla presenza di strutture archeologiche. In particolare nella

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 82 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) zona E, le riflessioni assumono forme regolari che si mostrano allineate nella direzione NS. Tale regolarità nell’orientazione potrebbe essere indice della presenza di strutture antropiche. All’estremità SW dell’area risulta, poi, evidente una riflessione di forma regolare, meglio risolta nell’intervallo di profondità tra 0.6 m e 0.8 m e tra 0.8 m e 1.0 m. Anche dalle immagini relative all’area 2 di indagine emergono chiare evidenze riconducibili a possibili strutture archeologiche. In particolare, a sud sono ben visibili una serie di riflessioni che si estendono nella direzione EW, ascrivibili alla presenza di una strada o di un passaggio; nella parte centrale forti anomalie riflettono la presenza di una struttura di forma regolare, chiaramente visibile nelle immagini meno profonde, ed, infine, a Nord appaiono evidenti, in particolare nell’intervallo di profondità 0.8 m - 1.0 m, numerose riflessioni ascrivibili a strutture di interesse archeologico. La presenza di strutture di possibile interesse archeologico emerge anche dalle intense riflessioni registrate nella zona 4, dove sono da segnalare ancora evidenti lineamenti orientati lungo la direzione EW, oltre ad una intensa serie di riflessioni nella parte est. Questa parte dell’area investigata sarebbe da attribuire ad un’altra Villa (Villa del Pastore) prospiciente Villa Arianna, come risulta dalla carta del Weber. In Figura 9, le quattro mappe relative ai rilievi GPR sono state riportate in sequenza e nei toni di grigio per mettere in risalto le riflessioni visibili alle diverse profondità. In Figura 10, sono stati sovrapposti tutti i principali lineamenti individuati, associando colori diversi ai lineamenti corrispondenti alle diverse profondità.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 83 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.5: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 2 e 4. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti, georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. . La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Fig. 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 84 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.6: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 2 e 4. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti, georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Fig. 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 85 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.7: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 2 e 4. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti, georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Figura 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 86 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.8: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 2 e 4. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti, georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Figura 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 87 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

feriscono rispettivamente agli (d) (b) sequenza. Le immagini si ri 0.6 m; (c) 0.6

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 88 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.10: Sovrapposizione dei principali lineamenti individuati dai rilievi GPR nelll’aree 1,2 e 4. Ad ogni intervallo di profondità è stato associato un colore: rosso per l’intervallo 0.2

Nelle Figure 11 e 12, infine, sono state riportate le riflessioni relative alle indagini effettuate nella zona 3, vedi Figura 1. Le riflessioni evidenziano interessanti strutture lineari presumibilmente appartenenti al grande peristilio posto nell’estrema zona occidentale della Villa, come risulta dalla sovrapposizione con la carta del Weber (Figura 13). A tali strutture lineari si accompagnano strutture con andamenti paralleli ed ortogonali e quindi a forma di reticolo, meglio risolte nell’ intervallo di profondità tra 0.4 m e 0.6 m.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 89 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

(a) (b)

(c) (d)

Figura 5.1.11: Mappe dei rilievi GPR relativi all’area 3. Le immagini si riferiscono rispettivamente agli intervalli:

(a) 0.2

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 90 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

(a) (b)

(c) (d)

Figura 5.1.12: Sovrapposizione dei principali lineamenti individuati nelle mappe dei rilievi GPR relativi all’area 3. Le immagini si riferiscono rispettivamente agli intervalli:

(a) 0.2

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 91 di 248

Recupero e valorizzazione del Fondi patrimonio Misura archeologico 3.16 - P.O.R. del Campania sito di STABIAE, 2000/2006 Castellammare di Stabia

(NA) 92 di

248 Figura 5.1.13: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 2, 3 e 4, a cui è stata sovrapposta la carta del Weber. L’immagine è relativa all’intervallo di profondità 0.4< z <0.6 m. Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

5.1.3 INDAGINI ELETTROMAGNETICHE Le prospezioni elettromagnetiche sono finalizzate all’individuazione di zone caratterizzate da valori anomali di conduttività elettrica. In particolare, i metodi elettromagnetici si distinguono dal metodo geoelettrico, che pure è volto alla localizzazione di corpi con valori anomali di conduttività, essenzialmente per la rapidità d'esecuzione delle misure, anche se presenta limiti di applicabilità per studiare strutture profonde.

5.1.3.1 Metodologie di indagine e strumentazione Esiste una notevole varietà di metodi elettromagnetici. Ognuno di questi consente di misurare una o più componenti del campo elettromagnetico indotto nel terreno da un campo primario. Il campo primario, generato da una sorgente naturale o da una corrente alternata artificiale, si propaga nel terreno sottostante inducendo delle correnti nel semispazio conduttore. A loro volta, le correnti così prodotte generano un campo secondario che distorce il campo primario e che, differendo in intensità, fase e direzione da quest’ultimo, può indicare la presenza di strutture caratterizzate da contrasti di conduttività nel sottosuolo. Il campo primario può essere continuo o transiente (Sharma 1997). Le prospezioni elettromagnetiche nell’area di Villa Arianna sono state effettuate con la strumentazione della Geonics Limited, EM31 che genera campi primari continui alla frequenza di 9.8 KHz. La bobina trasmittente (Tx) immette nel terreno una corrente circolare alternata ad audio frequenza di 9,8 KHz (campo primario); la bobina ricevente (Rx) misura l’intensità del campo secondario dovuto alla variazione di corrente indotta. A parità di campo elettromagnetico primario indotto nel sottosuolo, l’intensità del campo secondario sarà tanto più elevata quanto più alta sarà la conducibilità del mezzo attraversato. s Tx Rx

Figura 5.14: Corrente indotta in un semispazio omogeneo.

Del campo secondario sono misurate le componenti in quadratura e in fase rispetto al campo elettromagnetico trasmesso. La componente in quadratura è proporzionale allo sfasamento tra l’onda trasmessa e quella ricevuta e risulta proporzionale alla conducibilità apparente del volume di sottosuolo attraversato dal campo. La componente in fase rispetto al campo primario, misurata in parti per migliaia (PPT), è proporzionale all’intensità del campo elettromagnetico ricevuto dallo strumento, per cui è generalmente indice di presenze metalliche che amplificano notevolmente la risposta del sottosuolo. Il rapporto tra la componente in quadratura del campo magnetico secondario e il campo magnetico primario può considerarsi direttamente proporzionale alla conducibilità apparente:

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 93 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

H ωμ σsi 2 S ≅ 0 H P 4 (3) Spesso, quindi, la componente in quadratura misurata viene espressa in termini di conducibilità (mS/m). La relazione (3) si considera valida per piccoli valori del numero di induzione, ossia θ <<1, dove il numero di induzione è definito come il rapporto tra la distanza che separa le due bobine dello strumento (r) e la skin depth (δ), ossia la distanza alla quale l’intensità del campo si è ridotta di 1/e: r μωσ θ == r δ 2 (4) Nel nostro caso, essendo la frequenza pari a 9800 Hz e l’intervallo di valori della conduttività σ variabile fino ad un massimo di 14 mS/m, i valori del numero di induzione sono dell’ordine di 0.1. In questo regime di valori, la strumentazione utilizzata fornisce una buona approssimazione per i valori di conduttività apparente delle strutture presenti nel sottosuolo investigato.

5.1.3.2 Procedure di campo Le prospezioni elettromagnetiche nel sito di Villa Arianna hanno coperto un’area totale di circa 0.61 ettari. La superficie investigata coincide con quella individuata per le indagini magnetiche. I profili, realizzati all’interno delle singole maglie, sono stati condotti lungo un’orientazione E-W. Camminando lungo rolline distese da un capo all’altro della maglia si è cercato di rendere i profili quanto più paralleli tra loro. La scelta più conveniente è stata acquisire i dati lungo profili spaziati di 0.5 metri, in modo da ottenere una elevata risoluzione spaziale. In base alle dimensioni ed alla forma, i profili hanno una lunghezza variabile compresa tra 2 metri e 50 metri, vedi Figura 4.

5.1.3.3 Le prospezioni elettromagnetiche a Villa Arianna I dati elettromagnetici sono stati elaborati e filtrati per facilitarne l’interpretazione già a livello qualitativo. Di seguito si riportano la mappa ottenuta per la conduttività apparente in mS/m e la mappa della componente in fase. Forti anomalie di conduttività (in rosso) sono visibili ai bordi dell’area e in una zona limitata a nord dell’area 1. Esse sono rispettivamente ascrivibili alla presenza di recinzioni metalliche (lungo il perimetro) e di una tettoia, anch’essa, metallica posta a copertura di un’area in cui è stata ritrovata un’antica fornace. A ridosso dell’intensa anomalia (in rosso) a sud, per effetto di una rete metallica, la mappa della conduttività mostra un’ampia zona di valori anomali di conducibilità (in giallo) messa in evidenza anche dalle riflessioni GPR. Interessanti anomalie sono anche presenti a SE della tettoia metallica sulla fornace. Lungo il perimetro dell’area ad ovest sono, poi, evidenti alcune anomalie che sembrano richiamare la presenza di strutture, come emerso anche dalle riflessioni GPR. E’ da osservare che, essendo state effettuate le misure su terreno asciutto, ci si aspetta che la presenza di strutture murarie generi anomalie positive in virtù di un contrasto positivo di conduttività rispetto al sottosuolo incassante. Nella zona 2, non sono stati effettuati rilievi elettromagnetici, a causa della presenza lungo il perimetro orientale, di una serie di paletti metallici che avrebbero compromesso la qualità delle misure sull’intera area, date le ridotte dimensioni, vedi Figura 2.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 94 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

mS/m

Figura 5.1.15: Mappa dei valori di conduttività relativi all’area 1. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti picchetti, georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Fig. 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 95 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

mS/m

Figura 5.1.16: Mappa dei valori di conduttività relativi all’area 1 a cui sono stati sovrapposti i principali lineamenti individuati. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Fig. 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 96 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

ppt

Figura 5.1.17: Mappa dei valori ella componente in fase relativi all’area 1. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti, georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Figura 1.

Per quanto riguarda la mappa della componente in fase, riportata in parti per migliaia (ppt), è possibile osservare una abbastanza netta separazione rispetto alla linea tracciata in Figura 1 sulla scorta di un’analisi visuale dei terreni. La parte più suscettiva, caratterizzata da minimi (blu) è quella a SE e quella meno suscettiva appare a NW, tranne l’estremo lembo occidentale. Questo potrebbe essere dovuto a variazioni di tipologia di terreno tra le due aree, anche in seguito al suo rimaneggiamento. Due corridoi di massimo hanno andamento NE-SE e NW-SE incrociandosi a N. Quest’andamento del campo presenta una forte sovrapponibilità con analoghi andamenti di intense anomalie magnetiche che mostreremo in Figura 18. Nella mappa sono infine evidenti gli effetti dei disturbi dovuti alla presenza delle recinzioni metalliche.

5.1.4 INDAGINI MAGNETICHE

La prospezione magnetica è una delle tecniche d'indagine più applicate per la ricerca archeologica, trattandosi di una tecnica assolutamente non distruttiva caratterizzata da rapidità nel lavoro di investigazione e da economicità nell’impiego. Il metodo magnetico si basa sulla misura delle variazioni localizzate del Campo Magnetico Terrestre (CMT) o del suo gradiente. Le variazioni o anomalie magnetiche che vengono rilevate riflettono la differenza esistente tra la suscettività magnetica (proprietà caratteristica delle rocce o delle strutture

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 97 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) antropico-archeologiche) delle diverse formazioni/strutture archeologiche rilevate e la suscettività del terreno che le contiene.

5.1.4.1 Metodologie di indagine e strumentazione La prospezione magnetica è una tecnica passiva di prospezione, che può rilevare variazioni minime nell’intensità o nella direzione rispetto al campo magnetico terrestre. È possibile misurare variazioni o anomalie fino a 50 000 volte più deboli del campo magnetico locale. Le anomalie osservabili sono dovute a variazioni della suscettività magnetica delle strutture interrate, tipiche quando minerali ricchi di ferro sono rinvenuti nel terreno (magnetite e maghemite). Il contrasto di suscettività è tanto più forte quanto più è elevato il contenuto di minerali ferri-magnetici nelle strutture del sito rispetto al terreno incassante (o viceversa, ma in questo caso le anomalie presentano una polarità inversa). Un aumento di magnetizzazione è solitamente correlato a passaggi di ricottura (stress termico) eventualmente effettuati sugli elementi (terreno o resti analizzati), oppure a trasformazioni di tipo inorganico o controllate da batteri che possono aver luogo naturalmente nella maggior parte dei terreni, dando luogo a materiali magneticamente evidenziabili, incastonati entro le strutture archeologiche e capaci di fornire segnali anomali quasi indelebili nel tempo. La maggior parte dei terreni ha un contenuto di minerali formati da ossidi di ferro che va dall’1% al 10% in massa. Il suolo coltivato, e in minor misura anche quello incolto, hanno nel loro strato superiore (circa 30 cm) una suscettività magnetica più alta rispetto a quella riscontrabile negli strati più profondi, a causa della trasformazione naturale nelle fasi più ossidate, per effetto di incendi naturali o artificiali, degli agenti atmosferici e dei cicli stagionali, dell’ematite (antiferromagnetica) in maghemite prima e in magnetite poi, queste ultime entrambe ferri magnetiche. Da ciò risulta che il suolo coltivato, laterizi sepolti nel terreno naturale, buche, fosse, presentano valori magnetici decisamente superiori (anche di parecchi ordini di grandezza) rispetto a quelli del terreno naturale e sono, quindi, misurabili da un magnetometro come anomalie positive. Le aree, invece, con inferiori concentrazioni di minerali ferromagnetici (ad esempio, muri in arenaria, pietre, marmi, sabbia) hanno una minore suscettività magnetica rispetto ai terreni che li circondano e comportano la presenza di anomalie negative. Alcuni materiali, come manufatti in argilla cotta (terra-cotte, ceramica ecc.), o materiali venuti direttamente a contatto con il fuoco (focolari, fornaci, ecc.) possono aver subito fenomeni di cottura a temperature inferiori a 1000 °C, caratterizzandosi così per una maggiore suscettività magnetica e per la presenza di magnetizzazione rimanente nella direzione del campo terrestre al momento dell’ultima cottura. Il calore, infatti, agisce sull'orientazione dei dipoli magnetici dei cristalli di magnetite che orientano i propri domini lungo la direzione del campo terrestre presente in quel luogo e nel momento del trattamento. Il successivo raffreddamento "congela" l'orientamento magnetico parallelamente al campo terrestre.

I problemi che possono compromettere l’indagine magnetica sono: - condizioni geologico/ambientali proibitive: quando si lavora in zone ricche di ferro, in aree vulcaniche o ad inquinamento ambientale ad esempio; - rumore magnetico del suolo: ad esempio, variazioni dello spessore dello strato di humus; - presenza di tubature in ferro, cavi elettrici sotterranei o linee ad alta tensione;

5.1.4.2 Procedure di campo

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 98 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Le prospezioni magnetiche nel sito di Villa Arianna hanno coperto un’area totale di circa 0.61 ettari. Le misure sono state effettuate con il gradiometro Overhauser, che ha acquisito con un passo di 0.5 secondi. Tale magnetometro è dotato di due sensori distanti 0.5 m, posti su un asse rigido verticale. Il vantaggio dell’utilizzo di tale strumento è che le misure non risultano affette dalle variazioni del campo terrestre o dalle tempeste elettromagnetiche solari.

La superficie investigata è stata suddivisa in sei maglie di dimensione variabile e di forma non sempre regolare a causa della presenza di ostacoli, quali alberi, un traliccio dell’alta tensione, scavi archeologici, recinzioni metalliche e morfologia accidentata. L’area delle maglie è diversa per ognuna di esse e va da un minimo di 396 mq ad un massimo di 2904 mq. I profili, realizzati all’interno delle singole maglie, sono stati condotti lungo un’orientazione E-W. Camminando lungo rolline distese da un capo all’altro della maglia, si è cercato di rendere i profili quanto più paralleli tra loro. La scelta più conveniente è stata di acquisire i dati lungo profili spaziati di 0.5 metri, in modo da ottenere una elevata risoluzione spaziale. In base alle dimensioni ed alla forma, i profili hanno una lunghezza variabile compresa tra 2 metri e 50 metri.

5.1.4.3 Le prospezioni magnetiche a Villa Arianna

L’elaborazione dei dati magnetici ha previsto una prima fase di filtraggio per attenuare l’effetto linea. I valori ottenuti sono stati quindi lisciati e ridotti al polo. E’ risultato inoltre conveniente analizzare la derivata verticale dei dati misurati. L’immagine mostrata in Figura 14 riporta la mappa dei valori della derivata verticale del gradiente del campo ridotto al polo, cui è stata sovrapposta la carta archeologica del Weber. La scala dei colori fornisce indicazioni sui valori più o meno elevati (rispettivamente zone in rosso e zone in blu) della suscettività dei corpi presenti. Le anomalie più intense della mappa sono ascrivibili tutte a recinzioni e coperture metalliche che purtroppo hanno impedito di ottenere informazioni sul terreno e le strutture incassanti lungo quasi tutto il perimetro dell’area investigata propagando il loro effetto anche verso l’interno dell’area. Ad ogni modo, nella parte centrale dell’area 1 sono visibili diverse anomalie di possibile interesse archeologico. In particolare, nella parte centrale della mappa sono ben visibili allineamenti NW-SE e NE-SW di intense anomalie del campo che si incrociano a N e che compaiono anche nella mappa della componente in fase del campo elettromagnetico (Figura 13). Inoltre, al di sotto della fornace ricoperta da copertura metallica compare un altro allineamento NW-SE che corrisponde bene con gli analoghi lineamenti rilevati sia nel rilievo GPR, sia nella mappa della componente in quadratura del rilievo elettromagnetico. Circa 40 m ad E della fornace, appare evidente ancora una intensa anomalia che risulta coincidere con un angolo di una struttura muraria, come risulta dalla sovrapposizione con la carta del Weber. Infine, nell’estrema parte E della mappa (zona 4), è ancora da segnalare, compresa tra due anomalie lineari dovute a recinzioni metalliche, un’ area di anomalie magnetiche che, dalla sovrapposizione con la carta del Weber risulta coincidere con la presenza di strutture murarie appartenenti ad un’altra Villa.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 99 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

nT/m2

Figura 5.1.18: Mappa dei valori della derivata verticale del gradiente del campo continuato ridotto al polo relativa all’area 1 e all’area 4. La numerazione p1,..p15, è riferita alle posizioni dei picchetti georeferenziati con il sistema GPS differenziale, che delimitano le aree di indagine di tutti i rilievi geofisici effettuati. La linea in nero indica una variazione laterale nella stratigrafia affiorante, come da Fig. 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 100 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

nT/m2

Figura 5.1.19: Mappa dei valori della derivata verticale del gradiente del campo continuato ridotto al polo relativa all’area 1 e all’area 4, a cui sono stati sovrapposti alcuni dei principali lineamenti individuati.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 101 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.1.20: Sovrapposizione dei principali lineamenti individuati dai rilievi GPR, dai rilievi elettromagnetici e dai rilievi magnetici nelll’aree 1,2 e 4. Per i rilievi GPR, ad ogni intervallo di profondità è stato associato un colore: nero per l’intervallo 0.2

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 102 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

5.2.1 L’AREA DI INDAGINE: VILLA SAN MARCO In Figura 1 viene mostrata l’area in cui sono state condotte le misure geofisiche nel sito di Villa San Marco. L’area, estesa circa 0.44 ettari, ha interessato rilievi GPR, elettromagnetici e magnetici. Nell’immagine sono state numerate le zone in sui è stata suddivisa l’area. In particolare, i rilievi GPR sono stati eseguiti nelle aree 1, 3 e 4, i rilievi magnetici nelle aree 1 e 2, ed infine i rilievi elettromagnetici sono stati eseguiti solo nell’area 1, avendo i proprietari dei terreni in esame alzato nel tempo delle palizzate che hanno limitato l’esecuzione delle misure. In Figura 1 sono state inoltre indicate le posizioni di alcune recinzioni metalliche e di un cumulo di materiale legnoso e ferroso. Pur avendo cercato di effettuare le misure quanto più possibile lontano da tali strutture, cercando ovviamente di non ridurre troppo il campo di indagine, la presenza di effetti legati ai materiali ferrosi, fortemente suscettivi e conduttivi, è risultata ben visibile nelle misure elettromagnetiche e soprattutto in quelle magnetiche, sotto la forma di effetti di disturbo sui segnali di interesse archeologico.

4

Paletti Metallici

CUMULO DI 2 MATERIALI IN 3 LEGNO E FERRO 1

Figura 5.2.1: Area di indagine

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 103 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.2: Paletti metallici a Nord e ad Est della zona 1

Figura 5.2.3: Cumulo di materiale legnoso e ferroso

All’interno delle zone evidenziate in Figura 1 sono state tracciate maglie di forma variabile, in cui sono stati eseguiti profili di misura aventi lunghezze comprese tra 1 m e 55 m. Tali profili

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 104 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) sono stati distanziati di 0.5 m, al fine di ottenere un’elevata risoluzione spaziale. La tabella riassume il numero di profili e l’estensione delle aree indagate con le diverse metodologie geofisiche.

Tabella 5.2.1. Numero di profili ed estensione delle aree indagate dalle singole metodologie.

Metodologia N profili Lunghezza Profili (m) Area (m2) Rilievi GPR 125 5554 2715 Rilievi Elettromagnetici 53 2915 1430 Rilievi magnetici 84 3504 1715

La localizzazione dei punti di misura è stata effettuata utilizzando il GPS Leica System 500 con il quale è stato possibile rilevare le coordinate geografiche (WGS84 – UTM) dei picchetti che delimitavano le maglie.

m 4505990

4505980

4505970

4505960

457690 457700 457710 457720 457730 457740 457750 457760 457770 457780 m WGS84 - UTM

Figura 5.2.4: profili effettuati per il rilievo magnetico.

5.2.2 LE INDAGINI GPR Come discusso nel paragrafo 2 del capitolo dedicato a Villa Arianna, la metodologia geofisica GPR (Ground Penetrating Radar) permette di ottenere informazioni sulla struttura e sulla composizione del sottosuolo attraverso l’analisi delle riflessioni di onde elettromagnetiche ad alta frequenza trasmesse nel terreno.

5.2.2.1 Procedure di campo Le misure GPR a Villa San Marco sono state acquisite lungo profili distanziati di 0,5 m l’uno dall’altro, rilevando di volta in volta le coordinate GPS dei vertici delle maglie stesse mediante un sistema GPS differenziale la cui precisione, in condizioni ottimali, è dell'ordine di qualche cm. La strumentazione GPR è costituita da un SIR-3000 della GSSI, in questo caso corredato da 2 antenne di frequenza centrale pari a 400 Mhz e 600 Mhz. Il sistema GPS differenziale è costituito da un Leica SR530, utilizzato con una stazione fissa e un rover.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 105 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Prima di iniziare la campagna di acquisizione dei dati, sono stati eseguiti dei test atti a determinare la scelta ottimale dell'antenna da utilizzare. È necessario tenere conto che, secondo gli archeologi e secondo indagini oggettive eseguite sul campo, la profondità media attesa delle strutture sepolte non è superiore al metro. Tenendo conto, inoltre, delle dimensioni delle mura visibili negli scavi, si è ritenuto opportuno non considerare l'ipotesi di utilizzare antenne di frequenza centrale diverse da quelle suddette: le antenne di frequenza media considerate, infatti, offrivano presumibilmente il miglior compromesso tra profondità di indagine e risoluzione orizzontale. L'analisi dei dati acquisiti durante i test ha permesso di discriminare tra le due antenne quella che offriva i risultati migliori e che, successivamente, è stata utilizzata per tutta la campagna di indagini: quella con frequenza centrale pari a 400 MHz. Le caratteristiche dei terreni presenti a Castellammare di Stabia, piroclastiti vesuviane, contengono una grande quantità di minerali del ferro che attenuano molto velocemente i segnali elettromagnetici. Per questo motivo la profondità di indagine è stata limitata ad una finestra temporale di 35 ns pari a circa 1.20 m, con l'antenna di frequenza centrale pari a 400 MHz. La finestra temporale scelta è pari a 35 ns, con una frequenza di 120 scansioni al secondo e 512 punti per ogni scansione. È stato applicato un filtraggio passa banda tra 0 e 3000 MHz. È stata applicata una funzione di guadagno costante per tutte le maglie. L'elaborazione dei segnali acquisiti è consistita dapprima nell'interpolazione dei dati in base ai marker acquisiti in campagna. Successivamente ai segnali è stata applicata una correzione automatica del livello di guadagno (AGC – Automatic Gain Control) per esaltare le riflessioni; è stato poi applicato un filtraggio passa – banda tra 130 e 800 MHz e infine i dati sono stati elaborati con metodi di stacking per la successiva elaborazione delle “time-slices”.

5.2.2.2 Le prospezioni GPR a Villa San Marco Di seguito si riportano cinque mappe relative alle misure effettuate nell’aree 1, 3 e 4 di Fig. 1 Le diverse tonalità di colore sono funzione dell’intensità della radiazione riflessa dal substrato. Le mappe si riferiscono a cinque intervalli temporali, che sono stati convertiti in intervalli di profondità attribuendo alla velocità del segnale un valore pari a 7 cm/ns. Tale valore è stato attribuito in base a procedure di taratura effettuate tenendo conto delle strutture archeologiche scavate e visibili in sito. Le profondità indicate potrebbero quindi essere suscettibili di variazioni legate ad andamenti più complessi del modello di velocità. Per ogni intervallo temporale, ovvero per ogni intervallo di profondità, sono state riportate le immagini senza e con i lineamenti che sono stati individuati in corrispondenza di riflessioni anomale presumibilmente ascrivibili alla presenza di strutture di interesse archeologico. Come si può osservare dalle Figure 5, 6, 7, 8 e 9, sia la zona 1 che la zona 3 appaiono ricche di evidenze che potrebbero essere ascritte a strutture di interesse archeologico, data la loro forma regolare, presumibilmente indice di presenza antropica. Nella zona 1, interessanti riflessioni anomale sono ben visibili, in particolare, nella parte centrale e nel limite Nord dell’area. Nella parte centrale le misure rivelano la presenza di riflessioni anomale allineate lungo direzioni ortogonali NW-SE e SE-NW, che potrebbero essere correlabili alla presenza di strutture sepolte inedite, non essendo riportate dalle carte settecentesche. Nel limite Nord dell’area prevalgono, invece, lineamenti in direzione NE-SW, indice della presenza di strutture sepolte in parte già note in letteratura. La zona 3, nell’estrema parte occidentale dell’area investigata, come la parte centrale della zona 1, risulta caratterizzata da una successione di intense riflessioni che definiscono lineamenti ortogonali NW-SE vs. NE-SW, presumibilmente ascrivibili ad ambienti e/o passaggi solo in parte riportati nelle carte settecentesche. Per facilitare la lettura dei dati GPR, in Figura 10 sono stati sovrapposti tutti i principali lineamenti individuati, associando colori diversi ai lineamenti corrispondenti alle diverse profondità. In Figura 11, i risultati GPR relativi all’intervallo di profondità maggiore investigato sono stati sovrapposti con la carta del Weber (gentilmente fornita dal Prof. Thomas Howe).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 106 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.5: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 3 e 4 senza (in alto) e con (in basso) sovrapposizione dei principali lineamenti individuati in corrispondenza di riflessioni anomale presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 107 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.6: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 3 e 4 senza (in alto) e con (in basso) sovrapposizione dei principali lineamenti individuati in corrispondenza di riflessioni anomale presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 108 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.7: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 3 e 4 senza (in alto) e con (in basso) sovrapposizione dei principali lineamenti individuati in corrispondenza di riflessioni anomale presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 109 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.8: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 3 e 4 senza (in alto) e con (in basso) sovrapposizione dei principali lineamenti individuati in corrispondenza di riflessioni anomale presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 110 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.9: Mappe dei rilievi GPR nelle aree 1, 3 e 4 senza (in alto) e con (in basso) sovrapposizione dei principali lineamenti individuati in corrispondenza di riflessioni anomale presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 111 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

0 35 Figura 5.2.10: Sovrapposizione dei principali lineamenti individuati dai rilievi GPR nell’aree 1,3 e 4. Ad ogni intervallo di profondità è stato associato un colore: nero per l’intervallo 0

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 112 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.11: Sovrapposizione dei dati GPR nell’aree 1,3 e 4 relativi all’intervallo di profondità 0.8

5.2.3 INDAGINI ELETTROMAGNETICHE Come discusso nel paragrafo 3 dedicato a Villa Arianna, le prospezioni elettromagnetiche sono finalizzate all’individuazione di zone caratterizzate da valori anomali di conduttività elettrica.

5.2.3.1 Procedure di campo Le prospezioni elettromagnetiche nel sito di Villa san Marco hanno coperto un’area totale di circa 1430 m2, individuata come zona 1 di Fig. 1. La superficie investigata non coincide con quella individuata per le indagini magnetiche perché quando sono state effettuate le misure una parte dell’area investigata in precedenza non era più accessibile per poter effettuare le misure. I profili, realizzati all’interno delle singole maglie, sono stati condotti lungo un’orientazione E-W. Camminando lungo rolline distese da un capo all’altro della maglia si è cercato di rendere i profili quanto più paralleli tra loro. La scelta più conveniente è stata quella di acquisire i dati lungo profili spaziati di 0.5 metri, in modo da ottenere una elevata risoluzione spaziale.

5.2.3.2 Le prospezioni elettromagnetiche a Villa San Marco I dati elettromagnetici sono stati elaborati e filtrati per facilitarne l’interpretazione già a livello qualitativo. Di seguito si riportano la mappa ottenuta per la conduttività apparente in mS/m e la mappa della componente in fase in ppm. Forti anomalie di conduttività (in rosso) sono visibili al bordo SW e nella parte a Nord dell’area. Esse sono rispettivamente ascrivibili alla presenza di un cumulo di ferro e legno (vedi Fig. 1 e 3) e alla presenza di recinzioni metalliche (lungo il perimetro) come mostrato in Fig. 2. Pur essendo la qualità delle misure affetta da contributi legati alla presenza di tali strutture, dai valori misurati di

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 113 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) conduttività emergono interessanti anomalie sia nella parte centrale che nel limite est dell’area, che individuano lineamenti ortogonali nelle direzioni NW-SE e NE-SW. Tali lineamenti sono in gran parte visibili anche nella mappa della componente in fase che restituisce informazioni sulle zone a maggiore suscettività. Dunque, i dati del rilievo elettromagnetico mostrano la presenza nell’area 1, ed in particolare nella parte centrale e nel limite NE dell’area, di un certo numero di strutture con valori anomali sia di conduttività che di suscettività. Tali valori potrebbero essere correlati alla presenza di strutture sepolte di interesse archeologico in gran parte inedite rispetto alle strutture riportate sulle carte borboniche settecentesche.

Figura 5.2.12: Mappa dei valori di conduttività relativi all’area 1.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 114 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.13: Mappa dei valori di conduttività relativi all’area 1 a cui sono stati sovrapposti i principali lineamenti individuati in corrispondenza di valori anomali presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 115 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.14: Mappa dei valori ella componente in fase relativi all’area 1.

Figura 5.2.15: Mappa dei valori della componente in fase relativi all’area 1 a cui sono stati sovrapposti i principali lineamenti individuati in corrispondenza di valori anomali presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 116 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

5.2.4 INDAGINI MAGNETICHE

Come discusso nel paragrafo 4 del capitolo dedicato a Villa Arianna, il metodo magnetico si basa sulla misura delle variazioni localizzate del Campo Magnetico Terrestre (CMT) o del suo gradiente. Le variazioni o anomalie magnetiche che vengono rilevate riflettono la differenza esistente tra la suscettività magnetica (proprietà caratteristica delle rocce o delle strutture antropico-archeologiche) delle diverse formazioni/strutture archeologiche rilevate e la suscettività del terreno che le contiene.

5.2.4.1 Procedure di campo Le prospezioni magnetiche nel sito di Villa San Marco hanno coperto un’area totale di circa 1715 m2. Le misure sono state effettuate con il gradiometro Overhauser, che ha acquisito con un passo di 0.5 secondi. Tale magnetometro è dotato di due sensori distanti 0.56 m, posti su un asse rigido verticale. Il vantaggio dell’utilizzo di tale strumento è che le misure di gradiente non sono essenzialmente affette dalle variazioni del campo terrestre o dalle tempeste elettromagnetiche solari. La superficie investigata è stata suddivisa in due maglie di dimensione variabile e di forma non sempre regolare a causa della presenza di ostacoli, quali scavi archeologici, recinzioni metalliche e morfologia accidentata. I profili, realizzati all’interno delle singole maglie, sono stati condotti lungo un’orientazione E-W. Si è cercato di rendere i profili quanto più paralleli tra loro. La scelta più conveniente è stata di acquisire i dati lungo profili spaziati di 0.5 metri, in modo da ottenere una elevata risoluzione spaziale. In base alle dimensioni ed alla forma, i profili hanno una lunghezza variabile compresa tra 2 metri e 50 metri.

5.2.4.2 Le prospezioni magnetiche a Villa San Marco

L’elaborazione dei dati magnetici ha previsto una prima fase di filtraggio per attenuare l’effetto linea. I valori ottenuti sono stati quindi lisciati e ridotti al polo. E’ risultato inoltre conveniente analizzare la derivata verticale dei dati misurati. L’immagine mostrata in Figura 16 riporta la mappa dei valori della derivata verticale del gradiente del campo ridotto al polo. La scala dei colori fornisce indicazioni sui valori più o meno elevati (rispettivamente zone in rosso e zone in blu) della suscettività dei corpi presenti. Le anomalie più intense della mappa relativa all’area 1 sono ascrivibili alle recinzioni metalliche e al cumulo di materiale ferroso e legnoso (vedi Fig. 2 e 3), che purtroppo hanno impedito di ottenere informazioni sul terreno e le strutture incassanti lungo quasi tutto il perimetro dell’area investigata propagando il loro effetto anche verso l’interno dell’area. Ad ogni modo, nella parte centrale, in particolare a sud, e nella parte SW dell’area sono visibili intense anomalie di possibile interesse archeologico. Infine, nella zona 2 sono, ancora, da segnalare alcune intense anomalie orientate nella direzione NE-SW, riscontrate in parte anche nei dati GPR.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 117 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 5.2.16: Mappa dei valori della derivata verticale del gradiente del campo continuato ridotto al polo relativa all’area 1 e all’area 2.

Figura 5.2.17: Mappa dei valori della derivata verticale del gradiente del campo continuato ridotto al polo relativa all’area 1 e all’area 2, a cui sono stati sovrapposti i principali lineamenti individuati in corrispondenza di valori anomali presumibilmente ascrivibili a strutture di interesse archeologico, evidenziati in nero.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 118 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

BIBLIOGRAFIA CONYERS L.B., GOODMAN B. (1997) “Ground Penetrating Radar- Introduzione per l’archeologia”Altamira Press, A division of Sage Publication DALAN R.D. (1995). Geophysical surveys for archaeological research FEDI M., FLORIO G., (2003) “Decorrugation and removal of directional trends of magnetic fields by wavelet transform: application archaeological areas”, Geophysical prospecting, 51, 261-272. FEDI M., ET AL. (2005) “Integrated geophysical survey to recognize buried walls in theArchaeological Park of Pontecagnano – Faiano”, 2005 FEDI M., RAPOLLA A., (1993) I metodi gravimetrico e magnetico nella geofisica della Terra Solida. PARANIS D.S. (1982). “Principles of Applied Geophysics” Chapman and Hall, London REYNOLDS J.M. (1997). An Introduction to applied and environmental geophysics. SHARMA (1997). Enviromental and engineering geophysics. TELFORD W.M., GELDARD L.P., SCERIFF R.E., KEYS D.A. “Applied Geophysics” Cambrige University Press

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 119 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

6. PERISTYLE GARDEN, VILLA ARIANNE

Margaret Sargant Watters

IBM Vista Centre Institute of Archaeology and Antiquity University of Birmingham Edgbaston Birmingham B15 3 TT, ENGLAND

6.1.SUMMARY

Geophysical surveys were conducted over the Villa Arianna garden surface from the 22nd – 27th of September 2008 by Bryan Haley (University of Mississippi), Eamonn Baldwin and Michael Lobb (University of Birmingham, UK). The geophysical surveys sought to map subsurface garden features in order to contribute to the understanding of the garden infrastructure. Ground penetrating radar (GPR) and electro-magnetic induction (EMI) were used as part of the survey and provided excellent results. Although an unknown source of interference affected the GPR data, final results provide a clear picture of remaining features in the garden area. Conductivity data also provided insight to remaining buried features. This report provides a summary of the work that was done and interpretations of probable archaeological features. This report and these data should be taken as part of the larger picture of the Villa Arainna garden research and considered by other relevant project participants. The results of the geophysical surveys should be directly integrated with the work that Kathy Gleason conducted with the University of Maryland field school this summer (2008) and other such research initiatives. This first work for high definition mapping of garden features combined with the results from the 2002 geophysical surveys have proven that geophysical surveys are successful and suggest that future surveys for mapping high definition villa infrastructure and continued mapping of the Stabiae archaeological park should continue to potentially produce excellent results. One concern however is the interference that affected the GPR surveys. This noise was not present in the 2002 survey data and should be discussed with Maurizio Fedi to compare results with the GPR surveys he conducted during the same time period. Future geophysical surveys at the Stabiae will seek to continue mapping the full extent of the buried archaeological remains. Additional techniques may be introduced that will complement the techniques employed in the current surveys. Continued analysis and integration of the September 2008 geophysical survey results seek to contribute to the Restoring the Ancient Stabiae (RAS) central Geographic Information System (GIS) and enable results from this survey to be available to relevant research partners for thorough and comprehensive use and understanding.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 120 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

6.2. INTRODUCTION

Project Background

The Visual and Spatial Technology (VISTA) Centre of the University of Birmingham, UK undertook a geophysical survey of the peristyle garden at Villa Arianna, Stabiae between the 22nd and 27th of September 2008. The work was commissioned by Prof. Maurizio di Gennaro (University of Naples and representative of the INNOVA Group) as part of a broader scheme of archaeological investigations at Villa Arianna. The site is centred on WGS84 coordinates 40˚ 41’ 56.769761” Latitude 14˚ 29’ 29.130067” Longitude, and is situated on a ridge above the modern town of Castellamare di Stabia, over looking the Bay of Naples, Italy. The Villa was once one of a series of luxurious seaside retreats for wealthy Romans before their destruction and burial beneath the volcanic fallout (lapilli) from the famous eruption of Mt. Vesuvius in 79 AD. The peristyle area has been recently cleared of its volcanic covering revealing the garden soil and surface as preserved nearly two thousand years ago.

6.2.2. Survey objectives

The goal of the geophysical survey was to delineate features related to the garden or unexcavated architecture using two different techniques: ground penetrating radar (GPR) and electromagnetic induction (EMI).

6.2.3. Survey

The geophysical survey was conducted by Bryan Haley (University of Mississippi). A 3D laser scanning survey (see Appendix 2) was also carried out with a view to assisting and contextualizing the garden surface study carried out in 2008 by the University of Maryland, as well as complimenting any below ground archaeology mapped through the geophysical survey. The 3D laser scanning survey was conducted by Michael Lobb (VISTA). The fieldwork season was managed by Eamonn Baldwin (VISTA), on behalf of the author and Project Director, Meg Watters.

6.3. METHODS

6.3.1. Ground Penetrating Radar Ground penetrating radar utilizes an antenna that sends out a radar pulse into the ground that is reflected by subsurface targets and a receiver that measures the travel time and strength of the reflection (Conyers and Goodman 1997:23). A control unit displays and records these parameters in the form of a two dimensional profile. The strength of the reflection is determined by the contrast in relative dielectric permittivity (RDP), which ranges from one for air to 81 for water (Conyers and Goodman 1997:34; Geophysical Survey Systems Inc. 1999:36). By estimating the RDP, the travel time can be used to estimate the depth to any target contained in the data. The depth penetration of a GPR is related to both the antenna frequency and the RDP of the subsurface material (Reynolds 1997:688). In general, lower frequency antennas allow greater depth penetration, but with lower vertical resolution (Geophysical Survey Systems Inc. 1999:56). GPR has been used to detect a number of archaeological features including pits, trenches, hearths, stone foundations, kilns, buried living surfaces, metal objects, voids, burials, tombs, and tunnels (Conyers and Goodman 1997:23, 197-200). Archaeological features that are unlikely to be detected using GPR include very thin stratigraphic layers, features within a rock lined burial, small clay or stone artifacts, and any feature below a wet clay layer (Conyers and Goodman 1997:197-200).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 121 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Because of the complex nature of GPR data, processing is more involved than other geophysical techniques. For archaeological applications, the raw data profiles are generally used to make plan- view reflection amplitude maps that cover various depth ranges. Three dimensional renderings may then be created to help understand how anomalies change with depth.

6.3.2. Electromagnetic Induction Electromagnetic induction instruments use a transmitter coil that generates an electromagnetic field and a receiver coil that reads the response of the field on the soil (Heimmer and De Vore 1995:34). Two quantities can be measured during this procedure: soil conductivity and magnetic susceptibility. Conductivity, obtained by using an out-of-phase signal, is closely related to the amount of moisture contained in the subsurface material, which in soil is primarily related to grain size (Clark 1996:27; Weymouth 1986:319). Generally, clays have high conductivity, sands low conductivity, and most rocks will have very low conductivity. Unlike GPR, only a single reading is collected over a range of depths and this is a function of the coil separation. The most common instrument, the Geonics EM38, achieves a maximum sensitivity at about .4 m and gradually reduced sensitivity to a depth of about 1.5 m. The types of archaeological features that may be detected as a conductivity contrast include ditches, buried walls, foundations, tombs, voids, compacted floors, daub concentrations, and shell deposits (Aitken 1961:71; Weymouth 1986:321). Magnetic susceptibility, the in-phase component of EMI, measures the ability of a target to become magnetized when a magnetic field is induced. For archaeological applications, biological processes acting on certain anthropogenic soils increase their magnetic susceptibility. Features that may be delineated with magnetic susceptibility include middens, pits, and organic-rich soils (Haley and Johnson 2006). Magnetic susceptibility depth sensitivity is much more limited than conductivity, perhaps to a maximum depth of .5 meters (Dalan 1995:167).

6.4. SURVEY SPECIFICATIONS

6.4.1. Site Grid Corner grid stakes were set into the survey area using a Leica total station. The arbitrary coordinate system was based on rebar markers that had been used previously at the site. The corner stakes were also recorded in the laser scanning conducted by Michael Lobb so that they could be rectified to other coordinate systems used by Birmingham.

6.4.2. GPR Survey GPR data were collected using a Geophysical Survey Systems Incorporated SIR3000 with both 900 Mhz and 200 Mhz bistatic antennas. The 900 Mhz data werecollected using a transect separation of .25 meters and a time window of 40 nanoseconds. The 200 Mhz data were collected using a .5 meter transect separation and a time window of 120 nanoseconds. For both data sets, data were collected at 512 samples per scan, 16 bits per sample, 100 scans per meter, and 5 gain points.

6.4.3. Electromagnetic Induction Survey The EMI data were collected using a Geonics EM38B meter. This model simultaneously records both in-phase and quad-phase data. A transect separation of .25 meters was used with a sample density of .50 meters. Readings were triggered using the automatic trigger mode. The vertical dipole mode was used.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 122 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

6.5. RESULTS

6.5.1. Ground Penetrating Radar 900 Mhz Antenna The GPR data were processed using GPR Slice Version 6.0 created by Dean Goodman of the Geophysical Archaeometry Laboratory. The data wereimported into the software, placed into their correct location based on the field notes, and resampled. Using hyperbola fitting, a velocity estimate of .11 meters per nanosecond was calculated. It is apparent from the raw data (Figure 1), that these data are heavily attenuated beginning at about 1.13 meters. Therefore, only these portions of the data were processed. A total of 12 time slice maps, each with a thickness of about .14 meters, were created from the raw profiles. The slice depths have a slight overlap to facilitate smooth three dimensional transitions. The results are shown in Figure 2. One of the most interesting anomalies is a series of lineaments in the northeast corner of the survey area (Figure 3). The shape and regularity of this anomaly suggests it is cultural. Moreover, the proximity of this feature to two cisterns north of the survey area and a well within the survey area suggest this anomaly may be related to the garden drainage system. This anomaly begins to appear in the data at a depth of about .36 meters and continues through the deepest slice. There are a number of additional anomalies that may be related to the Roman occupation of the site. The most noticeable of these are presented in Figure 4. However, these are less regularly shaped and more difficult to interpret. Additional testing is recommended to determine the cause of these anomalies. Other anomalies (Figure 5) are related to surface features, such as the planting beds trending in an East-West direction across the survey area. It is unknown if these features extend below the surface or if they are simply caused by differential water runoff caused by the elevation changes. Also visible are areas of intact volcanic deposits on the west and south sides of the survey area and the three lead basins.

6.5.2. Ground Penetrating Radar 200 Mhz Antenna During the collection of the 200 Mhz GPR data, a zone of defective data werenoticeable beginning just below 2 meters (Figure 6). This was similar to noise that might be caused by nearby electromagnetic sources such as cell phones. However, there was no source found in the vicinity of the survey. One explanation is that a high power source located at a greater distance was at fault, perhaps a military activity in the Bay of Naples. The noise was noted on the 900 Mhz, but the impact was much less. For the 200 Mhz data, 18 slices were created with a thickness of approximately .21 meters to a depth of about 2.51 meters (Figure 7). Below a depth of 2.51 meters, the data quality becomes poor. A few additional anomalies are visible on the 200 Mhz data (Figure 8) that are not. In addition, the possible drainage feature in the 900 Mhz data is delineated.Interpretation

6.5.3. Magnetic Susceptibility The EMI data were processed using Geoscan Geoplot software. Edge matching, destaggering, low pass filtering, and interpolation operations were performed on the data. The results for magnetic susceptibility are shown in Figure 10. Many of the GPR anomalies are visible in this data also (Figure 10).

6.5.4. Conductivity High pass filtering was performed on the conductivity data to enhance local variations (Figure 11). The conductivity contains some of the anomalies visible in the GPR and magnetic susceptibility data sets (Figure 12), but it is the least helpful of the data sets. The primary problem with the conductivity results is an abrupt “seam” between the east 30 meters and the west 60 meters. This corresponds to survey grid collected on different days. Except for the

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 123 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) lead basins, little change is visible on the western data set. One cause for this might be problems in calibration on the day this area was surveyed. The soil at Stabiae exhibits low conductivity, which makes both zeroing and phase adjusting operations difficult. Another possible cause for the conductivity changes between grids is a period of rain that occurred after the collection of the first grid. Water runoff is affected by surface topography, possibly changing conductivity values.

6.6 CONCLUSIONS

Results summary: The results of the geophysical contain a number of features of probable archaeological significance, primarily in the 900 Mhz GPR data and therefore at a depth of less than 1.13 meters. Some deeper anomalies were identified in the 200 Mhz GPR data. The EMI data were redundant. A summary map of all anomalies of interest is presented in Figure 13.

Recommendations: It is recommended that any subsequent trial trenching target sections of the anomalies defined by the survey to help confirm their exact nature and provide possible dating evidence.

Statement of indemnity: Whilst every effort has been made to ensure that interpretation of the survey presents an accurate indication of the nature of sub-surface remains, any conclusions derived from the results form an entirely subjective assessment of the data. Geophysical survey facilitates the collection of data relating to variations in the form and nature of the soil. This may only reveal certain archaeological features, and may not record all the material present. It must be stressed that accurate interpretation of responses within small areas can prove difficult.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 124 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

REFERENCES Aitken, Martin J. 1961 Physics and Archaeology. Interscience Publishers Inc., New York.

Clark, Anthony 1996 Seeing Beneath the Soil, Prospecting Methods in Archaeology. 2nd ed. B. T. Batsford Ltd., London.

Conyers, Lawrence B. and Dean Goodman 1997 Ground-Penetrating Radar: An Introduction for Archaeologists. Altamira Press, Walnut Creek.

Dalan, Ranita A. 1995 Geophysical Surveys for Archaeological Research Electromagnetic Conductivity Surveys. Submitted to Steven L. De Vore, National Park Service, Denver.

Geophysical Survey Systems, Inc. 1999 SIR System 2000 Training Notes. Geophysical Survey Systems Incorporated. North Salem.

Haley, Bryan S. and Jay K. Johnson 2006 Pit Detection Using Magnetic Characteristics. Poster presented at the 63rd Annual Meeting of the Southeastern Archaeological Conference, Little Rock.

Heimmer, Don and Steven DeVore 1995 Near-Surface, High Resolution Geophysical Methods for Cultural Resource Management and Archaeological Investigations. U.S. Department of the Interior, National Park Service.

Reynolds, John M. 1997 An Introduction to Applied and Environmental Geophysics. John Wiley and Sons, Ltd., New York.

Weymouth, John W. 1986 Geophysical Methods of Archaeological Site Surveying. In Advances in Archaeological Method and Theory, Vol. 9, edited by Michael B. Schiffer, pp. 293- 357. Academic Press, New York.

.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 125 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Appendix 1

Geophysical Site Summary Sheet

VISTA Project No: 1863 Date of Survey: 22.09.08 - 27.09.08 Site: Villa Arianne, Ancient Stabiae WGS84: 40˚ 41’ 56.769761” Lat 14˚ 29’ 29.130067” Long Surveyor: VISTA, University of Birmingham Personnel: Bryan Haley and Eamonn Baldwin

Survey Type: GPR (900 Mhz, 200Mhz) and Electro Magnetic Induction Survey area: 0.3ha Method: Zig-Zag Traverse Interval: 0.25 and 0.5 Instrument: GSSI SIR3000

Report date: 15.11.2008 Author: Meg Watters

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 126 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Appendix 2

3D Laser Scanning survey: Garden infrastructure

Introduction:

As part of the ongoing archaeological investigations at the Villa Arianne, a 3D laser scan of the garden surface and associated infrastructure was undertaken by Michael Lobb of VISTA, Univeristy of Birmingham. It was designed to compliment 1) the garden archaeology work carried out by Kathy Gleeson of the University of Maryland and 2), the geophysical survey conducted by Bryan Haley of the University of Mississippi (see above).

Survey specifications:

Field Survey: Equipment

A Leica ScanStation was utilised for scanning the garden surface to take advantage of its combination of long range, high point density, internal colour camera, and fully motorised 360° by 310° degree field of capture. The Leica ScanStation has a single point positional accuracy of 6mm and a maximum effective point spacing of 1.2mm over a range of 1 to 50m (although it's operational effective range is over 100m). The ScanStation is a pulse, or time of flight based scanner. As it rotates it fires a single laser point and calculates each point’s XYZ position in relation to the scanner. In this manner a dense 'point cloud' is generated containing thousands of individual points in space.

Processing: Scan Registration

By positioning a series of high reflectance targets in all of the setup positions, with at least 4 overlapping targets, individual point clouds were related or ‘stitched’ together.

Processing: Colour Mapping

Before each laser scan was conducted a mosaic of digital photographs was taken by the ScanStation. The Red, Green and Blue (RGB) colour values of the pixels in each photograph were then automatically mapped onto the relating 3D point cloud information. These colour photographs can be supplemented by extra external high resolution digital photographs to allow for greater colour control.

Processing: Intensity Mapping

The scanner also records the relative absorption of the laser beam, a measure known as Intensity. Changes in the fabric of any scanned structure not only show up in the surface geometry and colour photo but also by the way they absorb, reflect, or refract the laser beam.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 127 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Methodology

Garden Surface

In the course of the garden survey 3 separate scanner positions were used, creating 45 distinct point clouds and totalling over 64 million individual full colour points. Point clouds from the 3 separate scanning positions were registered together to form one unified cloud. Cloud to cloud registration was performed using the central points from the high reflectance targets. The registration of the garden surface was completed with 7mm accuracy across all control points.

Colour was generated from the ScanStation's internal camera. Exposure and colour balancing levels were set to best reflect the points of focus in each scanner setup. While this resulted in good representation of the target areas it did mean that far lighter regions were in effect 'whited out'. As the major focus of the survey was the topography of the garden surface and not a colour representation of the area, this was not considered problematic.

The resulting point cloud was used to generate a meshed surface within Leica Cyclone. From this meshed surface topographic contour plans were generated at intervals of 5cm on the z-axis (vertical) for annotation by field archaeologists. These were processed in AutoCAD to generate topographic plans at a scale of 1:10.

Contour plans were also generated at 2cm intervals, but these were thought to be too detailed to be of use in the field.

Peristyle (East End)

The peristyle survey involved 5 separate scanner setups, creating 36 distinct point clouds and totalling nearly 23.5 million individual full colour points. Point clouds from the 5 separate scanning positions were registered together to form one unified cloud. Cloud to cloud registration was performed using the central points from the high reflectance targets. The registration of the garden surface was completed with 3mm accuracy across all control points.

Peristyle (West End)

The peristyle and complex of rooms at the west end of the garden were scanned to a point spacing of c.3-4mm. It involved 6 separate scanner setups, which were registered to form one unified point cloud and subsequently combined with the east end peristyle and garden surface scans (see Plate 1).

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 128 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

List of illustrations - Attach

Figure 6.1. An example raw radargram from the 900 Mhz GPR data.

Figure 6.2. Time slice results from the 900 Mhz GPR data.

Figure 6.3. Anomaly possibly related to Roman drainage system in the 900 Mhz GPR data.

Figure 6.4. Other anomalies of interest in the 900 Mhz GPR data.

Figure 6.5. Anomalies related to surface features in the 900 Mhz GPR data.

Figure 6.6. An example raw radargram from the 200 Mhz GPR data.

Figure 6.7. Time slice results from the 900 Mhz GPR data.

Figure 6.8. Additional anomalies in the 200 Mhz GPR data.

Figure 6.9. Magnetic susceptibility results.

Figure 6.10. Magnetic susceptibility anomalies.

Figure 6.11. Conductivity results.

Figure 6.12. Conductivity anomalies.

Figure 6.13. A summary map of geophysical anomalies of interest.

Fig 6.14. East end of the Villa Arianne peristyle – colour mapped point cloud as registered in Cyclone software.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 129 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.1. An example raw radargram from the 900 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 130 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.2. Time slice results from the 900 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 131 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.3. Anomaly possibly related to Roman drainage system in the 900 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 132 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.4. Other anomalies of interest in the 900 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 133 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.5. Anomalies related to surface features in the 900 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 134 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.6. An example raw radargram from the 200 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 135 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.7. Time slice results from the 900 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 136 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.8. Additional anomalies in the 200 Mhz GPR data.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 137 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.9. Magnetic susceptibility results.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 138 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.10. Magnetic susceptibility anomalies.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 139 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.11. Conductivity results.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 140 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.12. Conductivity anomalies.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 141 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.13. A summary map of geophysical anomalies of interest.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 142 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Figura 6.14. East end of the Villa Arianne peristyle – colour mapped point cloud as registered in Cyclone software.

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 143 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

ALLEGATI

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 144 di 248

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 037/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 1 _ STB_SB Sito di provenienza: Grotta SAN BIAGIO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Tegola; Frammento: n. c.; Colore: 5YR 5/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta LOI (g) medio (mm) (g/cm3 ) (g/cm3 ) (%) (%) 2380,16 36 1.58 2.65 40.24 1.02 Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione: Ossidi peso Tracce

SiO2 56.24 Rb 288.2 Feldspati Mica Leucite Analcime TiO2 0.77 Sr 671.9 Al2 O3 18.69 Y 26.2 Ematite Pirosseno

Fe2 O3tot 6.67 Zr 265.5 MnO 0.15 Nb 4 0 MgO 3.29 Sc 8.9 CaO 5.36 V 167

Na2 O 3.21 Cr 44.9

K2 O 5.28 Ba 1234

P2 O5 0.34 La 72.1 TOT 100 Ce 123.2 LOI 1.02 Ni 22.2

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 145 di 248

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-35%; distribuzione: bimodale; porosità: da scarsa a media; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), biotite, scorie a leucite, pomici a leucite, plagioclasio, leucite; costituenti meno abbondanti: frammenti di sienite e probabilmente gabbri.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1.58 (g/cm3 ) Apparent density = 2.65 (g/cm3 ) Porosità aperta = 40.24 (%)

Il campione mostra una spiccata distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 3.15 m, intervallo 0.01÷30 m) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori. Le pomici presenti nello smagrante contribuiscono sicuramente a determinare l alto valore della porosità e la bassa bulk density. Nel complesso sembra trattarsi di materiale poco selezionato con una componente grossolana della materia prima piuttosto abbondante alla quale si aggiungono aggregati, sia pomicei che litici (chamotte).

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 146 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 030/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 1_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 5YR 5/8; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità LOI (g) medio (g/cm3) (g/cm3) aperta (%) (mm) (%) 240,5 12 1.99 2.68 25.99 10.79

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 52.70 Rb 107.8 Quarzo Feldspati Mica Calcite Fe2O3 TiO2 0.85 Sr 208.9

Al2O3 17.40 Y 27.8 Fe2O3tot 7.62 Zr 200.6 MnO 0.09 Nb 22.9 MgO 7.35 Sc 18.6 CaO 10.82 V 127.4 Na2O 0.68 Cr 101.4 K2O 2.40 Ba 278 P2O5 0.09 La 29.3 TOT 100 Ce 80.1 LOI 10.79 Ni 46.8

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 147 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso arancio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 5-15%; distribuzione: seriata; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, muscovite, frammenti calcarei, frammenti fossili, ossidi, frammenti arenacei; costituenti meno abbondanti: plagioclasio (da pochi micron a 1.9 mm). Note: calcite secondaria.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1.99 (g/cm3) Apparent density = 2.68 (g/cm3) Porosità aperta = 25.99 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0.049 μm, intervallo 0.015÷0.15 μm) ricadente sia nello spettro dei mesopori che dei macropori. L’andamento della curva cumulativa fa ritenere che possa esistere una componente microporosa. La porosità del 25.99 (%) e la bassa Bulk density prossima a 2 fanno supporre una temperatura di cottura alquanto elevata.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 148 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 031/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 2_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da mensa; Frammento: n. c.; Colore: 7.5YR 6/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 29,27 4 4.01

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 58.93 Rb 115.5 Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 Pirosseno TiO2 0.83 Sr 358

Al2O3 16.04 Y 22.7 Fe2O3tot 7.40 Zr 150.9 MnO 0.12 Nb 17.8 MgO 3.98 Sc 23.3 CaO 8.59 V 153.1 Na2O 0.62 Cr 121.4 K2O 3.29 Ba 382.6 P2O5 0.20 La 29 TOT 100 Ce 90.3 LOI 4.01 Ni 55.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 149 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone; proprietà ottiche: isotropa; packing: 15-20%; distribuzione: bimodale; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), alcali-feldspato, carbonato microcristallino, biotite, frammenti di arenaria, ossidi; costituenti meno abbondanti: ARF.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 150 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 032/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 3_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da mensa; Frammento: n.c.; Colore: n.c.; Zonatura: Sfumata, cuore: 7.5YR 5/1; margine: 5YR 6/6; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 30.5 4 0.57

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 58.86 Rb 225 Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 Pirosseno TiO2 0.93 Sr 302 Al2O3 21.14 Y 40.9 Fe2O3tot 7.88 Zr 373.1 MnO 0.19 Nb 50.2 MgO 2.44 Sc 13.7 CaO 3.86 V 150.1 Na2O 1.18 Cr 68.5 K2O 3.40 Ba 595.4 P2O5 0.12 La 85.5 TOT 100 Ce 195.6 LOI 0.57 Ni 35.4

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 151 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: struttura a sandwich, con margini rossi e cuore grigio chiaro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 30-35%; distribuzione: bimodale; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): alcali-feldspato, frammenti vulcanici a plagioclasio e ossidi, clinopirosseno (diopside), plagioclasio, ossidi, pomici, biotite.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 152 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 033/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 4_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da mensa; Frammento: n.c.; Colore: 2.5Y 7/4; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta LOI (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) (%) 29,27 7 1.37 2.09 34.50 2.58

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 51.79 Rb 144.7 Quarzo Feldspati Analcime Pirosseno TiO2 0.82 Sr 307.4

Al2O3 13.82 Y 25.8 Fe2O3tot 8.02 Zr 152.2 MnO 0.10 Nb 14.6 MgO 8.23 Sc 23.2 CaO 14.10 V 158 Na2O 1.35 Cr 393.8 K2O 1.66 Ba 297.4 P2O5 0.11 La 27.4 TOT 100 Ce 73.5 LOI 2.58 Ni 287

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 153 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: verde grigio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 5-10%; distribuzione: seriata con rari elementi grossolani; porosità: scarsa e a luoghi con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, frammenti di arenaria, ossidi, frammenti vulcanici, alcali-feldspato; costituenti meno abbondanti: biotite.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1.37 (g/cm3) Apparent density = 2.09 (g/cm3) Porosità aperta = 34.50 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0.36 μm, intervallo circa 0.01÷1 μm ) che si colloca interamente nello spettro macropori. La porosità aperta pari a 34 % e la bulk density (1.37 g/cm3) fanno supporre una temperatura di cottura non molto elevata.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 154 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 034/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 5_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da mensa; Frammento: n. c.; Colore: 5YR 5/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 4,6 2 -

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 60.59 Rb 173.5 Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 Pirosseno TiO2 0.76 Sr 314.1

Al2O3 15.91 Y 29.2 Fe2O3tot 6.87 Zr 203.7 MnO 0.14 Nb 18.1 MgO 3.27 Sc 13.6 CaO 8.57 V 139.3 Na2O 0.89 Cr 135.7 K2O 2.82 Ba 571.7 P2O5 0.18 La 52.9 TOT 100 Ce 118.3 LOI - Ni 77.5

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 155 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso; proprietà ottiche: isotropa; packing: 15-20%; distribuzione: bimodale; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, alcali-feldspato, frammenti di arenaria, biotite e muscovite, ossidi; costituenti meno abbondanti: clinopirosseno (diopside). Note: presenza di calcite secondaria lungo il bordo.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 156 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 035/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 6_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da mensa; Frammento: n. c.; Colore: 5YR 5/8; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 171,03 6 0.41

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 61.17 Rb 153.7 Quarzo Feldspati Mica Analcime TiO2 0.99 Sr 238.2

Al2O3 17.67 Y 29.4 Fe2O3tot 8.12 Zr 238.6 MnO 0.09 Nb 27.8 MgO 3.92 Sc 15.4 CaO 3.48 V 176.2 Na2O 0.94 Cr 139.4 K2O 3.45 Ba 497.7 P2O5 0.15 La 48.2 TOT 100 Ce 95.7 LOI 0.41 Ni 46.5

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 157 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 35-40%; distribuzione: bimodale; porosità: da media ad abbondante con pori poco allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), scorie (a plagioclasio e rara leucite), alcali-feldspato, plagioclasio, frammenti di arenacei, anfibolo, ossidi, frammenti vulcanici a plagioclasio e clinopirosseno, chamotte; costituenti meno abbondanti: biotite, ARF, granato e olivina.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 158 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 036/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 7_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Tegola (Coppo); Frammento: n.c.; Colore: 5YR 5/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta LOI (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) (%) 347,70 17 1.57 2.61 39.81 1.22

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 56.91 Rb 192.7 Quarzo Feldspati Mica Analcime Leucite TiO2 0.77 Sr 612.9

Al2O3 17.43 Y 24.5 Fe2O3tot 6.67 Zr 216.4 MnO 0.15 Nb 30 MgO 3.37 Sc 11.6 CaO 7.77 V 138.2 Na2O 2.83 Cr 53.7 K2O 3.83 Ba 1025.5 P2O5 0.27 La 51.2 TOT 100 Ce 124.3 LOI 1.22 Ni 26.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 159 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 20-30%; distribuzione: bimodale; porosità: da scarsa a media; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): scorie a leucite e plagioclasio, pomici, clinopirosseno (diopside, salite), litici (a plagioclasio con raro clinopirosseno e biotite), alcali-feldspato, plagioclasio, biotite, leucite; costituenti meno abbondanti: ossidi.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1.57 (g/cm3) Apparent density = 2.61 (g/cm3) Porosità aperta = 39.81 (%)

Il campione presenta una spiccata distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 1.06 μm, intervallo circa 0.01÷20 μm ) che si colloca nello spettro macropori. Le pomici presenti nello smagrante contribuiscono sicuramente a determinare l’alto valore della porosità e la bassa bulk density. Nel complesso sembra trattarsi di materiale poco selezionato con una componente grossolana della materia prima piuttosto abbondante alla quale si aggiungono aggregati, sia pomicei che litici (chamotte).

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 160 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 028/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 28_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Tegola mammata; Frammento: n. c.; Colore: 7.5YR 5/4; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 1091,65 23 3.93

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Feldspati Mica SiO 54.48 Rb 153.5 2 Analcime Anfibolo TiO 0.78 Sr 637.8 2 Al2O3 15.22 Y 26 Fe2O3tot 6.81 Zr 219.4 MnO 0.12 Nb 25.3 MgO 4.39 Sc 22.9 CaO 12.24 V 173.1 Na2O 1.64 Cr 103.2 K2O 4.05 Ba 883.9 P2O5 0.27 La 56 TOT 100 Ce 106.6 LOI 3.93 Ni 46.2

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 161 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso arancio scuro; proprietà ottiche: debolmente attiva; packing: 35-40%; distribuzione: bimodale; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), alcali-feldspato, scorie (a plagioclasio, più rare a leucite), frammenti vulcanici (a plagioclasio, pirosseno e biotite), pomici, ossidi, biotite; costituenti meno abbondanti: olivina, ARF, anfiboli e granato.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 162 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 027/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 27_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Tegola di copertura; Frammento: n.c.; Colore: 5YR 4/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (%) (mm) 1055,14 24 2.14

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO2 61.98 Rb 158.4 Quarzo Feldspati Mica Calcite TiO2 0.76 Sr 207.6 Al2O3 16.54 Y 34.7 Fe2O3tot 5.84 Zr 218.8 MnO 0.10 Nb 20.4 MgO 3.13 Sc 13.7 CaO 6.74 V 113.3 Na2O 1.39 Cr 76.5 K2O 3.39 Ba 508.7 P2O5 0.12 La 30.8 TOT 100 Ce 83.4 LOI 2.14 Ni 38.9

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 163 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso arancio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-30%; distribuzione: bimodale; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): alcali- feldspato, quarzo, frammenti di arenaria, muscovite, chamotte, frammenti vulcanici a plagioclasio, clinopirosseno (diopside). Raro plagioclasio.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 164 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 026/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 26_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: ansa; Colore: 7.5YR 6/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 132,16 20 4.96

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Feldspati Mica Fe2O3 SiO 58.81 Rb 137.8 2 TiO2 0.76 Sr 211.7 Al2O3 16.58 Y 31.8 Fe2O3tot 6.36 Zr 176 MnO 0.10 Nb 15 MgO 4.95 Sc 17.8 CaO 7.89 V 116.2 Na2O 0.78 Cr 201.5 K2O 3.64 Ba 466.4 P2O5 0.13 La 33.8 TOT 100 Ce 77.9 LOI 4.96 Ni 116.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 165 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone chiaro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-35%; distribuzione: bimodale; porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, alcali- feldspato, mica (muscovite e biotite), ARF, ossidi opachi, frammenti di arenaria, chamotte;

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 166 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 025/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 25_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 2.5YR 5/8; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 120,38 6 0.85

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Pirosseno Mica Analcime Fe2O3 SiO2 53.34 Rb 149.6 TiO2 0.90 Sr 396.5 Al2O3 17.89 Y 32.8 Fe2O3tot 8.18 Zr 202.6 MnO 0.16 Nb 28.8 MgO 4.53 Sc 19 CaO 10.45 V 193.5 Na2O 1.32 Cr 132.1 K2O 3.00 Ba 598.1 P2O5 0.23 La 56 TOT 100 Ce 105.7 LOI 0.85 Ni 58.8

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 167 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso arancio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-35%; distribuzione: bimodale; porosità: da media ad abbondante, con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: debole; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), alcali- feldspato, litici a plagioclasio, ossidi, scorie a plagioclasio talvolta a leucite, plagioclasio; costituenti meno abbondanti: ARF e biotite.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 168 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 024/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 24_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 7.5YR 6/4; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 68,70 8 8.35

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Mica Analcime Fe2O3 SiO2 54.43 Rb 103.4 TiO2 0.78 Sr 417.1 Al2O3 14.60 Y 23 Fe2O3tot 6.99 Zr 133.8 MnO 0.09 Nb 14.4 MgO 4.49 Sc 28.7 CaO 14.60 V 177.2 Na2O 0.62 Cr 138.3 K2O 3.22 Ba 424.1 P2O5 0.18 La 28.1 TOT 100 Ce 83.1 LOI 8.35 Ni 56.3

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 169 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone chiaro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 20-30%; distribuzione: bimodale; porosità: da scarsa a media, con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside), scorie rosso brune alcune con plagioclasio, scorie a plagioclasio e leucite, ossidi, alcali- feldspato; costituenti meno abbondanti: ARF e biotite.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 170 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 023/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 23_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: n. c.; Zonatura: Sfumata - cuore 7.5YR 5/1 - margine 5YR 6/6; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (%) (mm) 65,68 10 2.9

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Feldspati Mica Anfibolo Pirosseno SiO2 54.57 Rb 140.6 TiO 0.88 Sr 352.9 2 Al2O3 16.78 Y 31.4 Fe2O3tot 7.97 Zr 211 MnO 0.14 Nb 24.9 MgO 4.55 Sc 25.5 CaO 11.09 V 202.5 Na2O 0.85 Cr 145.8 K2O 2.92 Ba 527.9 P2O5 0.25 La 57.9 TOT 100 Ce 98.4 LOI 2.9 Ni 60.8

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 171 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: sandwich con margini rosso scuro e cuore grigio scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 20-30%; distribuzione: bimodale; porosità: media, con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: debole; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), frammenti vulcanici a plagioclasio, plagioclasio, ossidi, biotite, alcali-feldspato; costituenti meno abbondanti: ARF, anfiboli e muscovite.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 172 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 022/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 22_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: parete; Colore: 10R 4/8; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (%) (mm) 77,58 6 1.37

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Mica Anfibolo Pirosseno Fe2O3 SiO 59.92 Rb 198.9 2 TiO 1.08 Sr 205.8 2 Al2O3 19.07 Y 31.6 Fe2O3tot 9.12 Zr 315.3 MnO 0.18 Nb 38.7 MgO 3.53 Sc 18.6 CaO 3.53 V 182.3 Na2O 0.83 Cr 127.4 K2O 2.62 Ba 416.2 P2O5 0.12 La 83.3 TOT 100 Ce 173 LOI 1.37 Ni 50.2

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 173 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-35%; distribuzione: bimodale; porosità: media, con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), ossidi, quarzo, alcali-feldspato, plagioclasio, scorie a plagioclasio, olivina, muscovite; costituenti meno abbondanti: ARF, granato.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 174 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 021/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 21_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: parete; Colore: 2.5YR 3/4; Zonatura: -; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 310,7 15 3.48

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Feldspati Mica SiO 60.84 Rb 207.7 2 TiO2 0.73 Sr 270.5 Al2O3 16.69 Y 39.7 Fe2O3tot 6.41 Zr 267.5 MnO 0.22 Nb 31.7 MgO 3.48 Sc 15.5 CaO 7.71 V 122.2 Na2O 0.94 Cr 75.8 K2O 2.87 Ba 547 P2O5 0.11 La 57.1 TOT 100 Ce 118.1 LOI 3.48 Ni 51.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 175 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone; proprietà ottiche: isotropa; packing: 35-45%; distribuzione: seriata; porosità: scarsa con rari pori allungati orientati; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, plagioclasio, alcali-feldspato, chamotte, frammenti arenacei, , biotite e muscovite, carbonato; costituenti meno abbondanti: clinopirosseno, scorie a plagioclasio, pomici, resti fossili e ARF.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 176 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 020/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 20_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 2.5YR 6/8; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 325,02 10 1.51

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo FeldspatI Phlogopite Pirosseno Fe2O3 SiO2 55.60 Rb 228.6 TiO2 0.94 Sr 372 Al2O3 22.47 Y 50 Fe2O3tot 7.96 Zr 405.1 MnO 0.14 Nb 46.6 MgO 2.91 Sc 16.2 CaO 5.56 V 197.1 Na2O 0.92 Cr 78.9 K2O 3.34 Ba 633.6 P2O5 0.16 La 140.3 TOT 100 Ce 222.4 LOI 1.51 Ni 53.5

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 177 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone rossiccio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 30-40%; distribuzione: seriata (fine (0.05 mm; grossolana 0.15 mm); porosità: da scarsa a media, con pori allungati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside nella frazione grossolana e fine), alcali-feldspato, scorie a plagioclasio, biotite, plagioclasio, ossidi, raro carbonato.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 178 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 019/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 19_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 2.5YR 6/8; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 522,04 10 1.53

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Pirosseno Mica Analcime Fe2O3 SiO2 54.33 Rb 171.7 TiO2 0.89 Sr 391.3 Al2O3 19.09 Y 42.2 Fe2O3tot 7.95 Zr 266.7 MnO 0.13 Nb 28.1 MgO 4.09 Sc 20.9 CaO 9.29 V 199.8 Na2O 0.92 Cr 128.2 K2O 3.12 Ba 592.1 P2O5 0.19 La 104.6 TOT 100 Ce 164.7 LOI 1.53 Ni 57.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 179 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-35%; distribuzione: bimodale (fine (0.05 mm; grossolana 0.25 mm); porosità: media, con pori poco allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), frammenti vulcanici a plagioclasio, clinopirosseno, sanidino e anfibolo), anfiboli bruni, biotite, alcali-feldspato, calcare microcristallino; costituenti meno abbondanti: litici con olivina e biotite.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 180 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 018/08 Tipologia: PAVIMENTO ID campione: 18_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Pavimento a mosaico; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice fine; abbondanza di aggregati fini - 7 mm; Strato 1: Matrice fine - 2 mm; Strato 2: Mosaico bianco - 4 mm; Trattamento superfici: Mosaico

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) Strato 0 Strato 1 Strato 0 Strato 1 Strato 0 Strato 1 157,75 13 1,36 1,87 2,60 2,58 47,53 27,68

Caratteri microscopici in sezione Composizione mineralogica - XRD stratigrafica Descrizione Collante Mica Calcite Aragonite Tess. Bianca Calcite Feldspati Mica Pirosseno Tess. Nera Analcime Leucite Anfibolo

Pagina 1 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 181 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica in luce trasmessa

Aggregato: poco abbondante; Granulometria: da fine a molto grossolana (fino a un massimo di 8 mm); Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: a luoghi disomogenea; Addensamento: medio/alto; Orientamento: assente. STRATO 0: formato da cristalli di clinopirosseno, plagioclasio, frammenti ceramici e vulcanici, e subordinatamente da frammenti carbonatici. Tale strato presenta un maggiore addensamento di inerti verso il basso. Granulometria: da arenacea fine a conglomeratica. Morfologia dei clasti: sfericità tendenzialmente alta. Prevalgono clasti a spigoli vivi per lo più euedrali e subeuedrali. Legante: matrice carbonatica di colore marroncino-beige. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: bassa. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare, per fessurazione. Note: buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: uguale allo strato 0 ma con minore percentuale di inerti, ed è ben aderente e non presenta soluzioni di continuità. STRATO 2: completamente carbonatico, privo di inerti. Il contatto tra lo strato 0 e lo strato 1 non è ben aderente e presenta soluzioni di continuità. STRATO 3: costituito da tasselli di mosaico carbonatici formati da calcari organogeni.

Osservazioni in microscopia ottica in luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica dal colore beige rosato con abbondante componente clastica. Nello strato interno si presenta più grossolano con una maggiore presenza di inerti. Questi ultimi sono soprattutto frammenti ceramici, e vulcanici, cristalli sialici e femici. Non si nota la presenza di pori. Strato 1: di colore beige; simile allo strato 0 ma con minore presenza di inerti (frammenti ceramici, vulcanici, carbonatici e cristalli di feldspato e clinopirosseno). Strato 2: colore bianco avorio, omogeneo in cui non si nota la presenza di inerti. La granulometria è molto sottile. Si notano fratture e soluzioni di continuità al contatto con lo strato successivo. Strato 3: Tasselli del mosaico di natura carbonatica con presenza al loro interno di microfossili.

Porosimetria a mercurio STRATO O

Bulk density = 1,36 (g/cm3) Apparent density = 2,60 (g/cm3) Porosità aperta = 47,53 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori uniformemente distribuita (mediana 18.47 μm) nello spettro dei macropori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 47.53 %, materiale interessato da processi di fessurazione o vuoti per ritiro.

Pagina 2 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 182 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Porosimetria a mercurio STRATO 1

Bulk density = 1,87 (g/cm3) Apparent density = 2,58 (g/cm3) Porosità aperta = 27,68 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0.33 μm, intervallo 0.01÷40 μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori ed in misura minore nei mesopori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 27.68 %, presenta una sostanziale omogeneità ed una minore presenza di aggregato.

Pagina 3 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 183 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 017/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 17_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Soffitto; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice sottile con abbondanti aggregati grossolani - 3 mm, con scanalature; Strato 1: Matrice sottile con abbondanti aggregati fini neri - 2 mm; Strato 2: Matrice sottile con aggregati - 4 mm; Trattamento superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) Strato 0 Strato 1 Strato 2 Strato 0 Strato 1 Strato 2 Strato 0 Strato 1 Strato 2 189,98 9 1,19 2,27 1,63 2,49 4,17 2,47 52,11 45,49 33,94

Caratteri microscopici in sezione Composizione mineralogica - XRD stratigrafica Descrizione STR.2 Feldspati Calcite Feldspati Mica Calcite STR.1 Analcime STR.0 Quarzo Mica Calcite Analcime

Pagina 1 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 184 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica in luce trasmessa

Aggregato: poco abbondante; Granulometria: da molto fine a grossolana (massimo 3 mm); Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: medio; Orientamento: assente. STRATO 0: frammenti ceramici con cristalli di pirosseno e k- feldspato, frammento vulcanico microcristallino, carbonato e rare pomici. Granulometria: da arenacea fine a conglomeratica. Morfologia dei clasti: sfericità da alta a molto bassa con bordi da arrotondati ad angolosi Legante: matrice carbonatica di colore beige-grigio. Aspetto microscopico: micritica. Alcune zone sembrano indicare un processo di carbonatazione non omogeneo. Porosità: molto bassa. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare per fessurazione. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: matrice di colore beige-grigio con abbondante presenza di clasti, quali clinopirosseno (circa il 70%), e subordinatamente frammenti lavici vetrosi e microcristallini, frammenti ceramici e calcarei. Il contatto con lo strato 0 è ben aderente. STRATO 2: di colore grigio, matrice carbonatica, e cristalli di carbonato e sporadici frammenti lavici. Il contatto tra lo strato 1 e lo strato 2 non è ben aderente e presenta soluzioni di continuità.

Osservazioni in microscopia ottica in luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica dal colore beige chiaro con bassa percentuale di aggregato. L’aggregato è formato da frammenti vulcanici, ceramici, e carbonatici. La porosità è molto bassa. Strato 1: matrice carbonatica microcristallina dal colore bianco avorio. L’aggregato, molto abbondante rispetto alla matrice, è costituito soprattutto da cristalli di pirosseno (~ 70%), e subordinatamente da clasti calcarei organogeni, frammenti ceramici e frammenti lavici. Strato 2: colore bianco avorio costituito per lo più da abbondante matrice carbonatica in cui sono immersi clasti carbonatici.

Porosimetria a mercurio – STRATO 0

Bulk density = 1,19 (g/cm3) Apparent density = 2,49 (g/cm3) Porosità aperta = 52,11 (%)

Lo strato “0” mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 1.54 μm, intervallo 0.015÷20 μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 52,11 %, materiale interessato da processi di fessurazione o vuoti per ritiro.

Pagina 2 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 185 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Porosimetria a mercurio – STRATO 1

Bulk density = 2,27 (g/cm3) Apparent density = 4,17 (g/cm3) Porosità aperta = 45,49 (%)

Lo strato 1 presenta una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0.52 μm, intervallo 0.01÷10 μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori al limite con i mesopori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 45.49 %, materiale interessato da processi di fessurazione o vuoti per ritiro.

Porosimetria a mercurio – STRATO 2

Bulk density = 1,63 (g/cm3) Apparent density = 2,47 (g/cm3) Porosità aperta = 33,94 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0.18 μm, intervallo 0.01÷ 20μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori ed in misura minore nei mesopori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 33.94 %, materiale interessato da processi di fessurazione o vuoti per ritiro.

Pagina 3 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 186 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 016/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 16_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Intonaco rosso; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice con moderata presenza di aggregati grossolani, arrotondati, costituiti da scorie e feldspati - 10 mm; Strato 1: Rivestimento rosso - 1 mm; Trattamento superfici: Rivestimento

Caratteri fisici

Peso Spessore (g) medio (mm) 80,77 11

Caratteri microscopici in sezione Composizione mineralogica - XRD stratigrafica Descrizione STR.2 Calcite Fe2O3 STR.1 Feldspati Calcite STR.0 Feldspati Calcite

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 187 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica in luce trasmessa

Aggregato: da poco abbondante a mediamente abbondante; Granulometria: da fine a grossolana. (massimo 4.1 mm); Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: da basso a medio; Orientamento: assente. STRATO 0: formato da clasti carbonatici rara presenza di ossidi. Granulometria: arenacea (da fine a grossolana). Morfologia dei clasti: sfericità medio/bassa con bordi sub arrotondati. Legante: matrice carbonatica di colore marroncino. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: media. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: allungate perpendicolarmente alla superficie del manufatto. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: matrice di colore rosso-bruno, simile allo strato 0, con clasti di dimensioni inferiori. Il contatto tra i due strati è generalmente ben aderente. STRATO 2: sottile strato pittorico di colore bruno.

Osservazioni in microscopia ottica in luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica dal colore bianco-avorio con componente clastica da scarsa a media. Gli inerti sono per la quasi totalità costituiti da clasti carbonatici e subordinatamente da ossidi. Presenza di rare fratture di forma allungata. Strato 1: colore rosso con pochi inerti di natura carbonatica a granulometria fine. La porosità è scarsa e non si notano soluzioni di continuità con lo strato sottostante. Strato 2: Livello pittorico di colore rosso-scuro.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 188 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 015/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 15_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Intonaco; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice con moderata presenza di aggregati, arrotondati, costituiti da Scorie – 21 mm ; Strato 1: Rivestimento chiaro - 2 mm; Trattamento superfici: Rivestimento

Caratteri fisici

Peso Spessore (g) medio (mm) 134,05 23

Caratteri microscopici in sezione Composizione mineralogica - XRD stratigrafica Descrizione STR.3 Calcite STR.2 Mica Calcite Pirosseno Feldspati Mica STR.1 Calcite Pirosseno Analcime Feldspati Mica STR.0 Calcite Pirosseno Analcime Anfibolo

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 189 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica in luce trasmessa

Aggregato: mediamente abbondante; Granulometria: da molto fine a grossolana (massimo di 8.2 mm); Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: da medio ad abbondante; Orientamento: assente. STRATO 0: scorie (spesso carbonatate), frammenti di lava a plagioclasi, cristalli sciolti di k-feldspato, clinopirosseno, plagioclasio, biotite, rari frammenti carbonatici e frammenti ceramici. Granulometria: da arenacea fine a conglomeratica. Morfologia dei clasti: sfericità da alta a bassa con bordi sub arrotondati. Legante: matrice carbonatica, colore grigio-beige. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: medio/bassa. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: leggermente più chiaro dello strato sottostante, simile allo strato 0, con matrice a granulometria più sottile e più ricco nella frazione inerte formata dagli stessi clasti presenti nello strato 0. Il contatto con il substrato è generalmente ben aderente. STRATO 2: matrice grigia, molto addensato e scarsamente classato con clasti carbonatici a spigoli vivi. Si notano, inoltre, numerose fratture perpendicolari alla superficie del campione.

Osservazioni in microscopia ottica in luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica dal colore beige chiaro con componente clastica da scarsa a media. Aggregato formato da scorie vulcaniche e abbondanti frammenti di cristalli quali pirosseni, minerali sialici. I frammenti carbonatici e ceramici sono numericamente subordinati anche se in taluni casi, di grosse dimensioni. Strato 1:, matrice carbonatica di colore beige chiaro, con componente clastica da media ad abbondante. L’aggregato è costituito soprattutto da scorie di varia natura (soprattutto vulcanica) da numerosi clasti carbonatici, frammenti ceramici e cristalli di pirosseno e minerali sialici. La porosità è scarsa. Strato 2: abbondante matrice colore bianco avorio, in cui sono immersi clasti carbonatici e cristalli di carbonato a spigoli vivi.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 190 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 014/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 14_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Intonaco nero; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice con pomici grossolane, aggregati piccoli - 5 mm; Strato 1: Matrice Fine con moderata presenza di aggregati - 19 mm; Strato 2: Rivestimento nero - 1 mm; Trattamento superfici: Rivestimento

Caratteri fisici

Peso Spessore (g) medio (mm) 89,28 25

Caratteri microscopici in sezione stratigrafica Composizione mineralogica - XRD Descrizione: Ossido di Calcite STR.2 Ferro STR.1 Mica Calcite Pirosseno STR.0 Feldspati Mica Calcite Analcime Anfibolo

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 191 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Aggregato: molto abbondante; Granulometria: da fine a grossolana; Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: medio; Orientamento: assente. STRATO 0: frammenti lavici microcristallini vetrosi con cristalli di plagioclasio e leucite, raramente con clinopirosseno; aggregati di plagioclasi, frammenti ceramici, cristalli sciolti di k- feldspato e clinopirosseno, e rari clasti carbonatici. Granulometria: arenacea (da fine a grossolana); A tratti presenta granulometria micro conglomeratica. Morfologia dei clasti: sfericità da alta a bassa, bordi da subarrotondati a fortemente angolosi. Legante: matrice carbonatica, colore marroncino chiaro-grigio chiaro. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: bassa. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: matrice di colore beige simile allo strato 0, ma molto più ricco in carbonato e scarsa presenza di frammenti lavici e ceramici. Il contatto con il substrato è generalmente ben aderente, e non presenta soluzioni di continuità. STRATO 2: sottile strato pittorico di colore marrone scuro-nero.

Osservazioni in microscopia ottica luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica di colore beige con elevata percentuale di aggregato. Presenta un aspetto compatto ed omogeneo. Prevalenti sono i clasti di natura vulcanica, vetrosi con cristalli di sialici o microcristallini. Si osservano frammenti ceramici, cristalli sciolti di minerali sialici, clinopirosseno e carbonato. Strato 1: legante di origine carbonatica di colore bianco latte. Il contenuto in legante e in aggregato è pressoché simile. L’aggregato è formato principalmente da cristalli di carbonato e frammenti di calcare (probabilmente organogeno) con la presenza in minor parte di frammenti vulcanici vetrosi e ceramici. Strato 2: Livello pittorico di colore nero.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 192 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 013/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 13_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Intonaco dipinto; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice fine con moderata presenza di aggregati grossolani, arrotondati e pomici - 9 mm; Strato 1: Matrice Fine con aggregati fini - 2 mm grigio; Strato 2: Matrice Fine con aggregati fini - 4 mm bianco; Strato 3: Matrice Fine - 3 mm giallo; Strato 4: Rivestimento Rosso - 1 mm; Trattamento superfici: Rivestimento

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) Strato 2 Strato 3 Strato 2 Strato 3 Strato 2 Strato 3 155,04 19 1,78 2,37 2,46 2,54 27,67 6,46

Caratteri microscopici in sezione Composizione mineralogica - XRD stratigrafica Descrizione STR.4 Quarzo Feldspati Calcite Fe2O3 STR.1 Calcite STR.0 Feldspati Mica Calcite Fe2O3

Pagina 1 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 193 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica a luce trasmessa

Aggregato: mediamente abbondante; Granulometria: grossolana; Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: basso/medio; Orientamento: assente. STRATO 0: scorie, cristalli di k-feldspato, clinopirosseno, e sporadici frammenti lavici e clasti carbonatici (con fossili?). Granulometria: arenacea (da fine a grossolana). Morfologia dei clasti: sfericità da alta a bassa; contorni dei clasti da subarrotondati a subangolosi. Legante: matrice carbonatica, colore marroncino. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: media. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: simile allo strato 0, ma più poroso e più povero di inerti, clasti carbonatici di dimensioni maggiori, e clasti più piccoli di clinopirosseno, k- feldpato, scorie, pomici e frammenti ceramici. Il contatto con il substrato è generalmente ben aderente. STRATO 2: matrice grigia, molto addensato e scarsamente classato con carbonato a spigoli vivi. STRATO 3: è presente a tratti uno strato pittorico di colore bruno, al di sopra del quale si rinviene a luoghi un piccolo strato di alterazione (strato 4).

Osservazioni in microscopia ottica a luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica dal colore marrone-beige contraddistinta da un assetto omogeneo. La porosità è scarsa. Aggregato è costituito prevalentemente da frammenti lavici, cristalli di pirosseno, e subordinatamente da minerali sialici. Presenza di fossili. Buona aderenza con lo strato superiore. Strato 1: colore bianco avorio; aggregato costituito soprattutto da clasti carbonatici a granulometria più grossolana rispetto allo strato sottostante. Locale presenza di pomici, frammenti ceramici e scorie. La porosità è scarsa e non si notano soluzioni di continuità con lo strato soprastante. Strato 2: matrice di colore rosa; rispetto allo strato sottostante presenta abbondanza di clasti carbonatici a spigoli vivi con granulometria arenacea. La parte alta dello strato 2 presenta un colore rosato dovuto a probabile infiltrazione dallo strato pittorico. Strato 3: Strato pittorico di colore rosso, al di sopra del quale si rinviene a luoghi un piccolo strato di alterazione (strato 4).

Porosimetria a mercurio – STRATO 2

Bulk density = 1,78 (g/cm3) Apparent density = 2,46 (g/cm3) Porosità aperta = 27,67 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori bimodale (mediana 0.32 μm, intervalli 0.01÷1 μm e 2÷50 μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 27,67 %.

Pagina 2 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 194 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Porosimetria a mercurio – STRATO 3

Bulk density = 2,37 (g/cm3) Apparent density = 2,46 (g/cm3) Porosità aperta = 6,46 (%)

Lo strato 3 presenta una distribuzione dimensionale dei pori che copre tutto l’intervallo dei macro- mesopori (mediana 21,43 μm, intervallo 0.01÷ 50 μm). La porosità totale aperta rilevata è pari a 6.46 % e la Bulk density superiore a 2 confermano che si tratta di materiale ben compattato e con scarso aggregato.

Pagina 3 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 195 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 012/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 12_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici in sezione sottile Tipologia: Intonaco giallo; Durezza: Tenero; Feel: Liscio; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice con abbondanti aggregati grossolani, arrotondati - 22 mm grigio; Strato 1: Matrice con abbondanti aggregati grossolani, arrotondati - 11 mm, grigio; Strato 2: Rivestimento arancione/giallo - 1mm; Trattamento superfici: Rivestimento

Caratteri fisici Peso Spessore (g) medio (mm) 152,4 34

Caratteri microscopici in sezione Composizione mineralogica - XRD stratigrafica Descrizione STR.3 Quarzo Calcite Goethite STR.2 Mica Calcite STR.1 Feldspati Mica Calcite Pirosseno Fe2O3 Analcime STR.0 Feldspati Mica Calcite

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 196 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica a luce trasmessa

Aggregato: da poco a mediamente abbondante; Granulometria: da molto fine a media (massimo 1,8 mm); Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: basso; Orientamento: assente. STRATO 0: scorie, frammenti lavici a plagioclasio, frammenti ceramici e carbonatici, pomici e cristalli di K-feldspato e clinopirosseno. Granulometria: arenacea (da fine a grossolana). Morfologia dei clasti: sfericità medio/alta con bordi da subarrotondati a subangolosi. Legante: matrice carbonatica di colore grigio chiaro. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: medio/bassa. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: matrice di colore grigio con abbondante presenza di inerti a granulometria arenacea, e rari clasti a granulometria conglomeratica. Clasti: frammenti lavici a plagioclasio, frammenti ceramici e carbonatici, scorie e cristalli di clinopirosseno e k-feldspato. STRATO 2: matrice carbonatica, colore grigio, presenta al suo interno solo carbonato microcristallino. STRATO 3: strato pittorico di colore marrone scuro, al di sopra del quale si rinviene a luoghi un piccolo strato di alterazione (strato 4).

Osservazioni in microscopia ottica a luce riflessa

Strato 0: matrice carbonatica dal colore beige chiaro con una buona percentuale di aggregato, formato da clasti microcristallini di carbonato, frammenti vulcanici e ceramici. Strato 1: matrice carbonatica microcristallina dal colore bianco avorio. L’aggregato, molto abbondante rispetto alla matrice, è costituito soprattutto da frammenti ceramici e frammenti lavici (~ 70%), e subordinatamente da clasti calcarei e cristalli di minerali sialici. Strato 2: matrice carbonatica di colore bianco avorio in cui sono immersi clasti carbonatici e pomici. Strato 3: livello pittorico di colore arancione al di sopra del quale si rinviene a luoghi un piccolo strato di alterazione (strato 4).

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 197 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 011/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 11_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da cucina (piatto); Frammento: n.c.; Colore: -; Zonatura: Netta - 1° lato: 10R 4/6 - 2°lato GLAY2 5PB 2.5/1; Durezza: Duro; Feel: 1° lato: liscio - 2°lato: liscio; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 25,82 6 0.92

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Mica Augite Fe2O3 SiO2 63.38 Rb 226.1 TiO2 0.89 Sr 274.3 Al2O3 17.69 Y 24.2 Fe2O3tot 7.06 Zr 256.3 MnO 0.08 Nb 31.5 MgO 2.67 Sc 11.9 CaO 2.90 V 140.5 Na2O 1.17 Cr 91.9 K2O 4.07 Ba 458.9 P2O5 0.09 La 33.8 TOT 100 Ce 103.8 LOI 0.92 Ni 34.8

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 198 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: colore che sfuma da rossiccio a marrone scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 20- 30%; distribuzione: seriata; porosità: da media ad abbondante con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, plagioclasio, clinopirosseno (diopside da 200 micron a 2.8 mm), scorie (a leucite e biotite, talvolta feldspati), ARF, ossidi, frammenti arenaci, biotite; costituenti meno abbondanti: sanidino, carbonato parzialmente decomposto.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 199 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 010/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 10_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 2.5Y 7/3; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (%) (mm) 181,5 10 5.58

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Analcime SiO2 53.47 Rb 85.1 TiO2 0.68 Sr 283.2 Al2O3 12.13 Y 21.6 Fe2O3tot 7.53 Zr 136.3 MnO 0.12 Nb 10.9 MgO 8.33 Sc 20.9 CaO 14.96 V 117.6 Na2O 0.70 Cr 456.8 K2O 1.93 Ba 245.7 P2O5 0.15 La 20.5 TOT 100 Ce 46.3 LOI 5.58 Ni 308.3

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 200 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone chiaro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 5-10%; distribuzione: bimodale; porosità: da scarsa a media; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo (0.3-3 mm), clinopirosseno (diopside: 0.2-0.5 mm), ossidi; costituenti meno abbondanti: alcali-feldspato, biotite, frammenti di arenaria e frammenti fossili.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 201 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 009/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 9_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica da cucina (piatto); Frammento: n. c.; Colore: -; Zonatura: Sfumata - 1° lato: 10R 4/6 - 2°lato GLAY 25PB 2.5/1; Durezza: Duro; Feel: 1° lato: liscio - 2°lato: ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta LOI (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) (%) 34,59 5 2.07 2.46 15.88 7.73

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Analcime Fe2-O3 SiO2 58.34 Rb 165.6 TiO2 0.92 Sr 447.9 Al2O3 20.23 Y 40.4 Fe2O3tot 8.46 Zr 343.9 MnO 0.20 Nb 46 MgO 2.33 Sc 7.3 CaO 4.13 V 181.1 Na2O 1.37 Cr 74.7 K2O 3.83 Ba 780.3 P2O5 0.19 La 89.9 TOT 100 Ce 237.6 LOI 7.73 Ni 46.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 202 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: colore che sfuma da rossiccio a marrone scuro; proprietà ottiche: il lato di colore rossiccio è anisotropo, il lato di colore marrone scuro è isotropo; packing: 25-35%; distribuzione: seriata; porosità: media, con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo (da 90 micron a 3.2 mm), clinopirosseno (diopside, da 150 micron a 3.2 mm), plagioclasio, scorie vulcaniche (alcune a plagioclasio altre a leucite), alcali-feldspato, biotite; costituenti meno abbondanti: ARF e pomice.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 2.07 (g/cm3) Apparent density = 2.46 (g/cm3) Porosità aperta = 15.88 (%)

Il campione presenta una distribuzione dimensionale dei pori che copre tutto l’intervallo macro- mesopori (mediana 3.23 μm, intervallo 0.1÷35 μm). Viene fatto notare che per limiti operativi/strumentali si intravede una secondo trend modale ricadente in buona parte nel campo dei mesopori con probabile estensione verso i micropori. La porosità totale aperta rilevata (15.88 %) e la medio - alta Bulk density (2.07 g/cm3) inducono a pensare ad una fase di cottura nella quale i granuli di argilla si sono compattati ulteriormente e ben saldati per fusione (sinterizzazione).

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 203 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 008/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 8_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe : Anfora; Frammento: Parete; Colore: 5YR 7/3; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (%) (mm) 181,85 15 10.19

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Mica Feldspati SiO 58.57 Rb 99.5 2 TiO2 0.77 Sr 329.8 Al2O3 14.71 Y 18.7 Fe2O3tot 6.08 Zr 127.1 MnO 0.06 Nb 13.3 MgO 3.54 Sc 22.7 CaO 12.30 V 156.3 Na2O 0.56 Cr 128.5 K2O 2.85 Ba 252.1 P2O5 0.56 La 23.2 TOT 100 Ce 64.2 LOI 10.19 Ni 36.2

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 204 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone chiaro; proprietà ottiche: anisotropa; packing: 15-25%; distribuzione: seriata; porosità: media, con alcuni pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, carbonato parzialmente decomposto, clinopirosseno (salite), ossidi, alcali-feldspato, frustoli vegetali, costituenti meno abbondanti: scorie con plagioclasio e clinopirosseno; anfibolo, muscovite, plagioclasio; frammenti fossili, metamorfici e arenacei. Note: il campione presenta contorno più scuro probabilmente a causa dei processi di cottura.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 205 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 007/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 7_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 5YR 5/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 225 10 8.85

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Mica Feldspati SiO2 54.34 Rb 156.3 TiO2 0.84 Sr 386.9 Fe2O3 Al2O3 17.21 Y 28.3 Fe2O3tot 7.51 Zr 190.8 MnO 0.15 Nb 27.5 MgO 3.84 Sc 23.6 CaO 11.73 V 164.5 Na2O 0.83 Cr 98.8 K2O 3.36 Ba 514.4 P2O5 0.19 La 38.3 TOT 100 Ce 100.5 LOI 8.85 Ni 52.3

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 206 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso arancio; proprietà ottiche: anisotropa; packing: 15-25%; distribuzione: seriata; porosità: media, con alcuni pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): calcare microcristallino parzialmente decomposto, quarzo, clinopirosseno (diopside e salite), ossidi, scorie con plagioclasio e clinopirosseno, olivina, biotite; costituenti meno abbondanti: ARF.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 207 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 006/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 6_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Dolia; Frammento: n. c.; Colore: 10R 5/3; Zonatura: Assente; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Rivestimento chiaro.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 672,50 50 0.79

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Gehlenite Analcime Fe2O3 SiO2 53.50 Rb 155.4

TiO2 0.86 Sr 541.4 Al2O3 17.33 Y 32 Fe2O3tot 7.47 Zr 219.5 MnO 0.14 Nb 28.5 MgO 4.72 Sc 19.1 CaO 10.75 V 211 Na2O 1.66 Cr 140.7 K2O 3.27 Ba 881 P2O5 0.30 La 37.2 TOT 100 Ce 111.4 LOI 0.79 Ni 58

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 208 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso scuro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 20-30%; distribuzione: bimodale (0.02-3 mm); porosità: abbondante con pori allungati e orientati parallelamente alla superficie del manufatto; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite), scorie (a leucite, plagioclasio, sanidino, clinopirosseno e rara biotite), frammenti vulcanici a plagioclasio e ossidi, leucite (nella frazione grossolana), quarzo, granato, alcali-feldspato; costituenti meno abbondanti: plagioclasio, muscovite, biotite, olivina.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 209 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 005/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 5_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Ceramica invetriata; Frammento: Ansa; Colore: 7.5YR 7/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Liscio; Trattamento Superfici: Invetriatura.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (%) (mm) 109,30 10 7.35

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Mica Feldspati Fe2O3 Pirosseno Gehlenite SiO2 54.11 Rb 103.1

TiO2 0.62 Sr 387 Al2O3 12.06 Y 28.9 Fe2O3tot 5.66 Zr 138.7 MnO 0.09 Nb 7.9 MgO 4.74 Sc 29 CaO 19.28 V 94.6 Na2O 0.89 Cr 145.9 K2O 2.42 Ba 268.3 P2O5 0.13 La 31.6 TOT 100 Ce 58.4 LOI 7.35 Ni 101.6

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 210 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: arancione rosato; proprietà ottiche: isotropa; packing: 3-5%; distribuzione: seriata (0.05-0.25mm); porosità: scarsa; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza):, plagioclasio, calcare microcristallino, resti di fossili, ossidi, muscovite, biotite, ARF, alcali-feldspato. raro quarzo. Note: si nota un doppio rivestimento (invetriatura).

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 211 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 004/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 4_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 5YR 6/4; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta LOI (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) (%) 249,89 12 1.99 2.51 20.60 15.47

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione:

SiO 55.91 Rb 96.4 2 Quarzo Feldspati Calcite Mica Anfibolo TiO 0.59 Sr 455.3 2 Al2O3 10.90 Y 19.8 Fe2O3tot 4.35 Zr 148.6 MnO 0.07 Nb 10.1 MgO 4.09 Sc 34.8 CaO 20.65 V 92.8 Na2O 0.35 Cr 71.8 K2O 2.78 Ba 334.9 P2O5 0.33 La 12.6 TOT 100 Ce 49.2 LOI 15.47 Ni 32.9

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 212 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone chiaro; proprietà ottiche: isotropa; packing: 15-25%; distribuzione: bimodale (fine: 0.05mm; grossolana: 0.25 mm); porosità: media; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): alcali-feldspato (anche nella frazione fine), quarzo, frammenti di arenaria, frustoli vegetali, ossidi, biotite, plagioclasio e muscovite; costituenti meno abbondanti: presenza di frammenti di fossili.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1.99 (g/cm3) Apparent density = 2.51 (g/cm3) Porosità aperta = 20.60 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0.059 μm, intervallo 0.003÷0.5 μm) che si colloca in buona parte nello spettro dei mesopori lasciando intravedere una possibile estensione nel campo dei micropori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 20.6 %. La porosità non elevata cui si associa una Bulk density prossima a 2 potrebbero essere anche conseguenza della presenza di un’abbondante smagrante e/o della T di cottura.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 213 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 003/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 3_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Tegola mammata; Frammento: n. c.; Colore: 5YR 6/6; Zonatura: Assente; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta LOI (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) (%) 588,98 20 1.88 2.39 21.01 7.14

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

% in ppm Descrizione Ossidi peso Tracce Quarzo Feldspati Mica Pirosseno Analcime Anfibolo SiO2 54.42 Rb 98.3

TiO2 0.73 Sr 397.3

Al2O3 13.09 Y 27 Fe2O3tot 6.48 Zr 190 MnO 0.13 Nb 19.9 MgO 4.89 Sc 33.7 CaO 16.14 V 167.8 Na2O 0.93 Cr 138.3 K2O 2.97 Ba 486.6 P2O5 0.22 La 34.9 TOT 100 Ce 88.5 LOI 7.14 Ni 48.8

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 214 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: giallo beige; proprietà ottiche: isotropa; packing: 30-40%; distribuzione: bimodale (fine (0.02 mm; grossolana 4 mm); porosità: scarsa quasi assente; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): clinopirosseno (diopside, salite, egirina-augite), alkali-feldspato, anfiboli bruni, scorie a plagioclasio e raro clinopirosseno, olivina, plagioclasio; costituenti meno abbondanti: scorie a leucite, ossidi, biotite, granato, chamotte, pomici.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1.88 (g/cm3) Apparent density = 2.39 (g/cm3) Porosità aperta = 21.01 (%)

Il campione mostra una distribuzione dimensionale dei pori moderatamente unimodale (mediana 0.32 μm, intervallo 0.004÷4 μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori ed in parte minore nei mesopori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 21.01 % . L’andamento della curva cumulativa fa ritenere che esiste anche una componente dei micropori. La porosità non elevata cui si associa una Bulk density prossima a 2 potrebbero essere anche conseguenza della presenza di un’abbondante smagrante e/o della T di cottura.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 215 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 002/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 2_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 10R 5/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 96,03 6 2.83

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione Quarzo Feldspati Pirosseno Enstatite Fe2O3 SiO 60.58 Rb 131.3 2 TiO2 0.82 Sr 311.5 Al2O3 16.85 Y 25 Fe2O3tot 7.34 Zr 152.5 MnO 0.15 Nb 10.3 MgO 4.57 Sc 15.1 CaO 5.99 V 146.7 Na2O 0.35 Cr 48 K2O 3.17 Ba 242 P2O5 0.18 La 21.3 TOT 100 Ce 77.3 LOI 2.83 Ni 38.7

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 216 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso; proprietà ottiche: isotropa; packing: 15-20%; distribuzione: seriata (0.02-3mm); porosità: scarsa con rari pori allungati e orientati; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): alcali-feldspato, quarzo, frammenti di arenaria; costituenti meno abbondanti: biotite, muscovite, frammenti di probabile origine metamorfica.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 217 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 001/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 1_STB_SM08 Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 5YR 6/4; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 35,14 6 6.28

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione

SiO 56.64 Rb 85.5 2 Quarzo Feldspati Pirosseno Mica Caolinite Fe2O3 TiO2 0.85 Sr 723.7 Al2O3 15.64 Y 37.8 Fe2O3tot 6.56 Zr 197.6 MnO 0.06 Nb 14.4 MgO 3.32 Sc 26.9 CaO 14.07 V 137.5

Na2O 0.49 Cr 292.6 K2O 2.28 Ba 333.2 P2O5 0.09 La 35.9 TOT 100 Ce 105.1 LOI 6.28 Ni 150.8

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 218 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: marrone rossiccio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 5-10%; distribuzione: seriata (0.05-0.15mm); porosità: scarsa con rari pori allungati e orientati; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): quarzo, alcali-feldspato, biotite, ossidi. costituenti meno abbondanti: ARF e di carbonato microcristallino secondario.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 219 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 029/08 Tipologia: CERAMICA ID campione: 29_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici

Classe: Anfora; Frammento: Parete; Colore: 2.5YR 5/6; Zonatura: Assente; Durezza: Duro; Feel: Ruvido; Trattamento Superfici: Assente.

Caratteri fisici

Peso Spessore LOI (g) medio (mm) (%) 402,86 30 2.94

Analisi chimica Composizione mineralogica - XRD

Ossidi % in peso Tracce ppm Descrizione: Quarzo Feldspati Mica Pirosseno SiO 57.16 Rb 172.3 2 TiO 0.72 Sr 420.5 2 Al2O3 16.84 Y 28.7 Fe2O3tot 6.20 Zr 208.5 MnO 0.18 Nb 29.3 MgO 3.06 Sc 14.7 CaO 9.72 V 126.8 Na2O 1.60 Cr 62.3 K2O 4.31 Ba 591.8 P2O5 0.21 La 57.9 TOT 100 Ce 126.1 LOI 2.94 Ni 37.5

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 220 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica

Colore: rosso arancio; proprietà ottiche: isotropa; packing: 25-35%; distribuzione: bimodale; porosità: media; orientamento: assente; costituenti (in ordine di abbondanza): alcali-feldspato clinopirosseno (diopside, salite), scorie a leucite e raro clinopirosseno, biotite, plagioclasio, frammenti vulcanici a feldspati e clinopirosseni; costituenti meno abbondanti: pomici, ARF, e calcite secondaria.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 221 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 042/08 Tipologia: TUFO ID campione: 47_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici Tipologia: Tufo; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Zonatura: No.

Caratteri fisici

Peso Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) (g/cm3) (g/cm3) (%) 118.01 1,25 2,19 43,20

Composizione mineralogica - XRD Descrizione Feldspati Mica Calcite Phillipsite

Pagina 1 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 222 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Struttura vitroclastica formata da matrice cineritica e stranamente carbonatica, probabilmente dovuto al contatto con una malta, di colore beige, abbastanza devetrificata, a tratti si osservano zone ossidate; nella matrice sono osservabili pomici con dimensioni max di 7 mm, cristalli sciolti di alcali- feldspato (sanidino), ossidi, biotite, clinopirosseno (diopside), scorie con alcali-feldspato (dimensione massima 1 mm), frammenti lavici ossidati con probabile presenza di leucite. Media presenza di shards vetrose. Media presenza di pori.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1,25 (g/cm3) Apparent density = 2,19 (g/cm3) Porosità aperta = 43,20 (%)

Il campione di tufo presenta una porosità aperta del 43.20 % ed una distribuzione dimensionale dei pori bimodale (mediana 11 μm, intervalli 2÷50 μm e 0.03÷1 μm) a componenti macroporosa e macro- mesoporosa tipiche della facies gialla litoide dell’unità superiore (membro B) della Formazione del Tufo Giallo Napoletano (TGN), ampiamente diffusa nel territorio napoletano.

Pagina 2 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 223 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Prospetto

Pagina 3 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 224 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 041/08 Tipologia: MALTA ID campione: 40_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici Tipologia: Malta; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Zonatura: No; Strato 0: Matrice fine marrone con aggregati.

Caratteri fisici

Peso Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) (g/cm3) (g/cm3) (%) 14.89 1,07 1,82 36,67

Composizione mineralogica - XRD Descrizione Feldspati Mica Calcite Analcime

Pagina 1 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 225 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Aggregato: da medio a molto abbondante; Granulometria: da fine a grossolana; Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: molto addensato; Orientamento: assente. STRATO 0: Lo strato 0 (spessore medio: 12 mm) è costituito da una matrice carbonatica di colore beige con presenza di inerte a granulometria da arenacea a conglomeratica (max 2.8 mm). I clasti sono costituiti da cristalli sciolti di k-feldspato, frammenti vulcanici con feldspato e clinopirosseno, clinopirosseno, ossidi, frammenti ceramici, pomici, carbonato microcristallino, Frustoli vegetali. Granulometria: arenacea (da fine a grossolana). Morfologia dei clasti: sfericità medio bassa. Legante: matrice carbonatica. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: media. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare per fessurazione.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1,07 (g/cm3) Apparent density = 1,82 (g/cm3) Porosità aperta = 36,67 (%)

Il campione di malta mostra una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 6,67 μm, intervallo 0.015÷45 μm) collocandosi in buona parte nello spettro dei macropori. La porosità totale aperta rilevata è pari a 36,67 %.

Pagina 2 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 226 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Prospetto

Pagina 3 di 3 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 227 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 040/08 Tipologia: TUFO ID campione: 37_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici Tipologia: Tufo; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Zonatura: No.

Caratteri fisici

Peso Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) (g/cm3) (g/cm3) (%) 57.80 1,33 2,19 39,24

Composizione mineralogica - XRD Descrizione Feldspati Mica Analcime Cabasite Phillipsite

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 228 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Struttura vitroclastica formata da matrice cineritica, di colore giallo scuro, abbastanza devetrificata in cui sono osservabili pomici con dimensioni max di 4 mm, cristalli sciolti di alcali-feldspato (sanidino), biotite, clinopirosseno (diopside), scorie con clinopirosseno e alcali-feldspato (dimensione max 2.00 mm). Media presenza di shards vetrose. Media presenza di pori.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 1,33 (g/cm3) Apparent density = 2,19 (g/cm3) Porosità aperta = 39,24 (%)

Il campione di tufo presenta una porosità aperta del 39.24 % con distribuzione dimensionale dei pori bimodale (mediana 0,029 μm, intervalli 2÷50 μm e 0.03÷0.5 μm) a componenti macroporosa e macro-mesoporosa, tipiche della facies gialla litoide dell’unità superiore (membro B) della Formazione del Tufo Giallo Napoletano (TGN), ampiamente diffusa nel territorio napoletano.

Prospetto

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 229 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 039/08 Tipologia: TUFO ID campione: 36_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici Tipologia: Tufo; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Zonatura: No;

Caratteri fisici

Peso Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) (g/cm3) (g/cm3) (%) 65.50 0,97 2,52 61.61 Composizione mineralogica - XRD Descrizione

Feldspati Mica Sodalite Anfibolo

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 230 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Struttura vitroclastica formata da matrice cineritica, di colore grigio scuro, abbastanza devetrificata in cui sono osservabili pomici con dimensioni max di 12 mm, cristalli sciolti di alcali-feldspato (sanidino), biotite, clinopirosseno (diopside), scorie con clinopirosseno e alcali-feldspato (dimensione max 2 mm). Abbondante presenza di shards vetrose. Media presenza di pori.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 0,97 (g/cm3) Apparent density = 2,52 (g/cm3) Porosità aperta = 61,61(%)

Il campione di tufo presenta una porosità aperta del 61,61 % ed una distribuzione dimensionale dei pori unimodale cernita (mediana 8,35 μm, intervallo 0,15÷50 μm) a componenti macroporosa, tipica della Formazione dell’Ignimbrite Campana ampiamente diffusa localmente e quindi di facile reperibilità.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 231 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 038/08 Tipologia: INTONACO ID campione: 30_STB_VA Sito di provenienza: VILLA ARIANNA

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici Tipologia: Intonaco; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Zonatura: Si; Strato 0: Matrice fine bianca con abbondanti aggregati medi, arrotondati - 10 mm, grigio chiaro; Strato 1: Matrice fine con moderata presenza di aggregati fini, - 3 mm bianco; Strato 2: Rivestimento bianco – 0.5 mm; Trattamento superfici: Rivestimento.

Caratteri fisici

Peso Spessore Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) medio (mm) (g/cm3) (g/cm3) (%) Strato 0 Strato 0 Strato 0 65.50 15 2,26 2,94 23,10 Composizione mineralogica - XRD Descrizione STR.1 Mica Calcite Pirosseno Ilmenite STR.0 Feldspati Calcite Pirosseno

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 232 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Aggregato: molto abbondante; Granulometria: da fine a grossolana; Classazione: scarsamente classata. Distribuzione della matrice: omogenea; Addensamento: molto addensato; Orientamento: assente. STRATO 0: matrice carbonatica di colore grigio con cristalli di clinopirosseno (diopside), frammenti di carbonato, talvolta fossiliferi, frammenti vulcanici con plagioclasio, frammenti ceramici, alcali feldspato. Granulometria: arenacea (da fine a grossolana). Morfologia dei clasti: sfericità molto alta, fortemente arrotondati. Legante: matrice carbonatica, colore grigio. Aspetto microscopico: micritica. Porosità: media. Origine: dalla matrice durante il processo di essiccamento. Forma dei pori: irregolare per fessurazione. Note buona aderenza tra i granuli dell’aggregato e la matrice legante. STRATO 1: matrice di colore grigio con abbondante presenza di clasti costituiti da carbonato. Il contatto con il substrato è generalmente ben aderente, e non presenta soluzioni di continuità. A luoghi è presente un sottile strato di alterazione di difficile individuazione.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 2,26 (g/cm3) Apparent density = 2,94 (g/cm3) Porosità aperta = 23,10 (%)

Lo strato “0” di intonaco presenta una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 0,49 μm, intervallo 0,015÷50 μm) a componente prevalente macroporosa, connessa verosimilmente anche alla presenza di vuoti da ritiro. I valori della Bulk density e della Apparent density rispettivamente di 2,26 (g/cm3) e 2,94 (g/cm3) appaiono mediamente alti se confrontati con gli altri strati di intonaco: l’elevato rapporto inclusi/matrice e la relativa composizione chimico-mineralogica giustificherebbero tali valori.

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 233 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Stabiae, Castellammare di Stabia (Na)

N° Scheda: 043/08 Tipologia: TUFO ID campione: 48_STB_VSM Sito di provenienza: VILLA SAN MARCO

Descrizione del campione Caratteri macroscopici Caratteri microscopici Tipologia: Tufo; Durezza: Tenero; Feel: Ruvido; Zonatura: No;

Caratteri fisici

Peso Bulk density Apparent density Porosità aperta (g) (g/cm3) (g/cm3) (%) 99.27 0,97 2,56 62,18

Composizione mineralogica - XRD Descrizione Feldspati Mica Pirosseno Fe-Ox

Pagina 1 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 234 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA) Osservazioni in microscopia ottica luce trasmessa

Struttura vitroclastica formata da matrice cineritica, di colore grigio chiaro, abbastanza devetrificata in cui sono osservabili cristalli sciolti di alcali-feldspato (sanidino), clinopirosseno, pomici con dimensioni massime di 7 mm, biotite, litici con alcali-feldspato e clinopirosseno, ossidi. Abbondante presenza di shards vetrose. Media presenza di pori.

Porosimetria a mercurio

Bulk density = 0,97 (g/cm3) Apparent density = 2,56 (g/cm3) Porosità aperta = 62,18 (%)

Il campione di tufo presenta una porosità aperta del 62,18 % ed una distribuzione dimensionale dei pori unimodale (mediana 4,73 μm, intervallo 0,2÷50 μm) a componenti macroporosa, tipica della Formazione dell’Ignimbrite Campana ampiamente diffusa localmente e quindi di facile reperibilità.

Prospetto

Pagina 2 di 2 Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 235 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 236 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 237 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 238 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 239 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 240 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 241 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 242 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 243 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 244 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 245 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 246 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 247 di 248 Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di STABIAE, Castellammare di Stabia (NA)

Fondi Misura 3.16 - P.O.R. Campania 2000/2006 248 di 248