PROVINCIA DI REGIONE DI

Stabilimento di Susegana Ottimizzazione della capacità produttiva

DOMANDA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ ALLA PROCEDURA DI VIA STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE Elaborato 2 Committente e progettista Estensore:

Via IV Novembre, 18 c/o Parco Scientifico Tecnologico VEGA 31010 - Ponte della Priula (TV) ed. Auriga - via delle Industrie, 9 Tel. +39 0438 4461 30175 Marghera (VE) Fax +39 0438 445110 Tel. 041 5093820; Fax 041 5093886 www.gruppogrigolin.it www.eambiente.it; [email protected]

Data: novembre 2013 Rev. 00

Fornaci Calce Grigolin SpA – Stabilimento di Susegana – Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale

SOMMARIO

1 PREMESSA ...... 1 1.1 Fornaci Calce Grigolin S.p.A...... 1 1.2 Ottimizzazione della capacità produttiva ...... 1 1.3 Dati identificativi dell’azienda ...... 3 1.4 Quadro autorizzativo ...... 4

2 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO E STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ...... 5 2.1 Inquadramento territoriale ...... 5 2.2 Viabilità ...... 6 2.3 Piano Territoriale di Coordinamento Regionale (P.T.R.C.) ...... 7 2.4 Piano d’Area del Medio Corso del ...... 8 2.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) ...... 9 2.5.1Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.) ...... 17 2.5.2Piano di Classificazione Acustica Comunale (P.Z.A.) ...... 18 2.6 Vincoli Ambientali ...... 20 2.6.1Aree naturali protette ...... 20 2.6.2Zone soggette a vincolo idrogeologico ...... 22 2.6.3Pianificazione di Bacino ...... 22 2.6.4Rischio sismico ...... 24 2.6.5Zone boscate ...... 24 2.6.6Aree soggette a vincolo paesaggistico ...... 25 2.6.7Aree di interesse storico, archeologico ed architettonico ...... 25 2.7 Rete Natura 2000 ...... 25 2.8 Pianificazione di settore ...... 28 2.8.1Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (PRRA) ...... 28 2.8.2Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.) ...... 30

3 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO (STATO DI FATTO) ...... 32 3.1 Produzione di calce viva, spenta, grassello, malta umida ed affini ...... 32 3.1.1Stoccaggio, movimentazione e lavaggio materia prima ...... 34 3.1.2Ricevimento, stoccaggio e movimentazione della segatura di legno trattato e non trattato ...... 34 3.1.3Combustione della segatura e decarbonatazione del calcare ...... 38 3.1.4Estrazione dai forni dell’ossido di calcio ...... 38 3.1.5Produzione ossido di calcio in zolle ...... 39 3.1.6Macinazione dell’ossido di calcio ...... 39 3.1.7Trasporto ai sili di stoccaggio ...... 39 3.1.8Produzione di idrossido di calcio in polvere, “calce spenta” ...... 40 3.1.9Produzione di “grassello” di calce e malta aerea umida ...... 40 3.2 Produzione di intonaci secchi premiscelati ...... 40

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3.2.1Ricevimento e stoccaggio delle materie prime ...... 42 3.2.2Essiccazione e macinazione ...... 42 3.2.3Vagliatura ...... 42 3.2.4Stoccaggio ...... 42 3.2.5Miscelazione ...... 42 3.2.6Insaccamento e carico automezzi con intonaci premiscelati ...... 42 3.2.7Gruppi elettrogeni di cogenerazione ...... 43 3.3 Stoccaggio e dosaggio materie prime per la produzione di conglomerato cementizio con polistirolo ...... 43 3.3.1Stoccaggio in sili ...... 43 3.3.2Carico degli automezzi ...... 43 3.4 Emissioni convogliate autorizzate ...... 44 3.5 Emissioni diffuse ...... 48 3.6 Scarichi idrici e gestione delle acque meteoriche ...... 48 3.7 Gestione dei rifiuti ...... 52 3.8 Produzione di rifiuti ...... 52

4 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI DI PROGETTO ...... 54 4.1 Bilanci energetici ...... 54 4.2 Correzione dati ...... 56 4.3 Cronoprogramma lavori ...... 57

5 COMPONENTI AMBIENTALI ...... 58 5.1 Atmosfera ...... 58 5.1.1Caratteristiche meteoclimatiche dell’area ...... 58 5.1.2Stazioni di rilevamento qualità dell’aria nella Provincia di Treviso ...... 61 5.1.3Qualità dell’aria nella Provincia di Treviso ...... 61 5.1.4Qualità dell’aria nel Comune di Susegana...... 64 5.2 Ambiente idrico ...... 64 5.2.1Bacino idrografico ...... 64 5.2.2Stato delle acque superficiali ...... 67 5.2.3Stato delle acque sotterranee ...... 72 5.3 Suolo ... 78 5.3.1Caratteri pedologici del sito ...... 79 5.4 Il Sistema Ambientale ...... 80 5.4.1Cenni geomorfologici...... 80 5.4.2Cenni idrologici ...... 80 5.4.3Uso del suolo...... 81 5.4.4Caratteristiche vegetazionali e faunistiche ...... 81 5.5 Sistema del Paesaggio ...... 82 5.5.1Inquadramento generale ...... 82 5.5.2Il paesaggio naturale: caratteri originari e attuali dei quadri e scenari paesaggistici...... 83

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5.5.3Il paesaggio agrario: caratteri generali e specificità locali...... 84 5.5.4Il paesaggio antropizzato ...... 84

6 ANALISI DEGLI IMPATTI AMBIENTALI ...... 85 6.1 Individuazione dei potenziali impatti ambientali ...... 85 6.2 Impatti in fase di cantiere ...... 87 6.3 Emissioni in atmosfera ...... 87 6.3.1Emissioni puntuali ...... 87 6.3.2Emissioni odorigene ...... 93 6.3.3Emissioni diffuse ...... 93 6.4 Scarichi idrici e gestione delle acque meteoriche ...... 94 6.5 Impatti su suolo e sottosuolo ...... 94 6.6 Utilizzo di materie prime ...... 96 6.7 Utilizzo di risorse idriche ...... 96 6.8 Gestione e produzione di rifiuti ...... 97 6.9 Combustibili ...... 98 6.10 Consumi energetici ...... 98 6.11 Impatto acustico ...... 99 6.11.1Descrizione e ubicazione degli interventi ...... 99 6.11.2Stato degli interventi di mitigazione acustica ...... 102 6.11.3Monitoraggio delle emissioni acustiche ...... 111 6.12 Impatto viabilistico ...... 111 6.13 Effetti su vegetazione, flora e fauna ...... 112 6.14 Impatti sul paesaggio ...... 112 6.15 Prevenzione incendi ed emergenze ...... 115 6.16 Impatti cumulati ...... 117

7 CONCLUSIONI ...... 118

TABELLE Tabella 2.1 Classificazione delle aree dove sono ubicati impianto e ricettori...... 19 Tabella 2.2 Valori limite definiti dal D.P.C.M. 14.11.97 (Comune di Susegana) ...... 20 Tabella 2.3. Valori limite Classe I (Comune di ) ...... 20 Tabella 3.1 – Emissioni convogliate in atmosfera (stato di fatto autorizzato) ...... 45 Tabella 3.2 – Programma degli interventi previsti dal progetto di adeguamento al PTA ...... 49 Tabella 3.3 – Rifiuti autorizzati ...... 52 Tabella 3.4 – Aree di stoccaggio dei rifiuti ...... 52 Tabella 4.1 – Bilancio energetico (stato di fatto) ...... 54 III

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Tabella 4.2 – Bilancio energetico (stato di progetto) ...... 54 Tabella 4.3 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di fatto corretto) ...... 56 Tabella 4.4 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di progetto) ...... 57 Tabella 5.1. Valori mensili medio e massimo della velocità del vento (, 2009)...... 59 Tabella 5.2 Valori mensili medio, massimo e minimo della temperatura (Conegliano, 2009) ...... 60 Tabella 5.3 Descrizione delle postazioni della rete fissa di rilevamento della qualità dell’aria della Provincia di Treviso (fonte ARPAV) ...... 61

Tabella 5.4 Valori di concentrazione di NO 2 rilevati nelle stazioni di monitoraggio ARPAV della Provincia di Treviso e confronto con i limiti di legge (entro parentesi viene indicato il margine di tolleranza) ...... 62

Tabella 5.5. Valori di concentrazione di PM 10 rilevati nelle stazioni di monitoraggio ARPAV della Provincia di Treviso e confronto con i limiti di legge...... 63

Tabella 5.6. Valori di concentrazione di C 6H6 rilevati nelle stazioni di monitoraggio ARPAV della Provincia di Treviso e confronto con i limiti di legge (entro parentesi viene indicato il margine di tolleranza) ...... 63 Tabella 5.7. Concentrazioni di PM10 rilevate con mezzo mobile a Susegana (2003) ...... 64 Tabella 5.8. Concentrazioni di PM10 rilevate con mezzo mobile a Susegana (2006) ...... 64 Tabella 5.9 Parametri utilizzati per la determinazione del Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori (LIM) ...... 67 Tabella 5.10 Livello dell’indice LIM nella stazione di monitoraggio n. 304 – Anni 20072011 (fonte ARPAV) ...... 68 Tabella 5.11 Parametri utilizzati per la determinazione del Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ...... 69 Tabella 5.12 Classificazione di qualità secondo i valori di LIMeco ...... 69 Tabella 5.13. Livello dell’indice LIMeco nella stazione di monitoraggio n. 304 – Anni 20102011 (fonte ARPAV) ...... 69 Tabella 5.14. Definizione dell’Indice Biotico Esteso (IBE) ...... 70 Tabella 5.15 Stato del fiume Piave nel Comune di Susegana (fonte ARPAV) ...... 71 Tabella 5.16 Elementi di Qualità Biologica (EQB) per l’analisi delle acque interne ...... 71 Tabella 5.17. Corpi idrici sotterranei del Veneto (fonte ARPAV) ...... 74 Tabella 5.18. Parametri obbligatori (fonte ARPAV) ...... 77 Tabella 5.19. Parametri supplementari (fonte ARPAV) ...... 77 Tabella 6.1 Bilancio qualitativo e identificazione degli impatti ambientali ...... 85 Tabella 6.2 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di fatto corretto) ...... 87 Tabella 6.3 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di progetto) ...... 87 Tabella 6.4 – Quadri emissivi ...... 89 Tabella 6.5 – Riepilogo quadri emissivi ...... 90 Tabella 6.6 – Scarichi idrici ...... 94 Tabella 6.7 – Aree di stoccaggio delle materie prime e dei prodotti ...... 95 Tabella 6.8 – Consumi idrici stimati alla massima capacità produttiva ...... 96 Tabella 6.9 – Stima produzione rifiuti alla massima capacità produttiva ...... 97 Tabella 6.10 – Stima consumi combustibili alla massima capacità produttiva ...... 98 IV

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Tabella 6.11 – Interventi finalizzati alla riduzione delle emissioni acustiche ...... 99

FIGURE Figura 2.1 – Localizzazione dell’area di progetto a scala Comunale (fonte Google Maps 2012) ...... 5 Figura 2.2 – Ortofoto del complesso industriale (fonte www.tuttocitta.it) ...... 6 Figura 2.3 – Localizzazione dell’area di progetto e vie d’accesso (fonte: Google Maps) ...... 7 Figura 2.4 Estratto Tav. 1.1: carta dei vincoli e della pianificazione territoriale ...... 9 Figura 2.5 Estratto Tav. 2.1: carta della fragilità ambientale ...... 10 Figura 2.6 Estratto Tav. 3.1: carta del sistema ambientale ...... 12 Figura 2.7. Estratto Tav. 4.1: Sistema insediativoinfrastrutturale ...... 14 Figura 2.8. Estratto Tav. 5.1: Sistema del paesaggio ...... 16 Figura 2.9. Estratto Tavola PRG di Susegana ...... 18 Figura 2.10 – Estratto della Carta delle aree interarginali del PSSIP (Fonte: sito web ADBVE) ...... 23 Figura 2.11 Posizione dello stabilimento rispetto ai siti di Rete Natura 2000 ...... 27 Figura 2.12. Zonizzazione amministrativa della Provincia di Treviso (fonte ARPAV) ...... 28 Figura 2.13. Riesame della zonizzazione del Veneto secondo il D.lgs. 155/2010 (fonte Regione del Veneto) ...... 30 Figura 3.1 – Schema a blocchi dell’attività di produzione di calce viva, spenta, grassello, malta umida ed affini ...... 33 Figura 3.2 – Schema a blocchi dell’attività di produzione di intonaci secchi premiscelati ...... 41 Figura 4.1 – Ridistribuzione della capacità produttiva ...... 55 Figura 4.2 – Consumi di segatura ...... 56 Figura 5.1 Rosa dei venti per classe di velocità (Conegliano, 2009) ...... 59 Figura 5.2 Rosa dei venti per classe di stabilità atmosferica (Conegliano, 2009) ...... 60 Figura 5.3 Andamento della temperatura media mensile (Conegliano, 2009) ...... 61 Figura 5.4 Bacini idrografici del Veneto (fonte ARPAV) ...... 66 Figura 5.5 Stato dell’indice LIM nelle stazioni di monitoraggio del bacino del fiume Piave – Anno 2011 (fonte ARPAV)68 Figura 5.6 Siti di monitoraggio biologico fluviali e lacustri previsti dal piano di monitoraggio EQB – Triennio 2010 2012 (fonte ARPAV) ...... 72 Figura 5.7 Corpi idrici superficiali in Veneto (fonte ARPAV) ...... 73 Figura 5.8 Rete di monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee del Veneto (fonte ARPAV) ...... 75 Figura 5.9 Rete di monitoraggio qualitativo delle acque sotterranee del Veneto (fonte ARPAV) ...... 76 Figura 5.10 Livelli di contaminazione da composti organici alogenati (VOC) – Anno 2011 (fonte ARPAV) ...... 78 Figura 5.11 Estratto della “Carta dei suoli della Provincia di Treviso” (fonte ARPAV) ...... 80 Figura 5.12 Elementi costitutivi del paesaggio della pianura del Medio corso del Piave in uno scorciotipo (fonte Atlante ricognitivo degli Ambiti di Paesaggio della Regione Veneto) ...... 83

Figura 6.1 – Flussi di massa annuali di NO x ...... 91 Figura 6.2 – Flussi di massa annuali di polveri ...... 91

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Figura 6.3 – Flussi di massa annuali di COT ...... 92 Figura 6.4 – Flussi di massa annuali di HCl ...... 92

Figura 6.5 – Flussi di massa annuali di SO 2 ...... 93 Figura 6.6 Localizzazione dei punti di misura ...... 111 Figura 6.7 – Stato attuale degli edifici e delle strutture attuali (vista da Nord) ...... 113 Figura 6.8 – Fornaci: rappresentazione simulata dello stato di progetto (vista da Nord) ...... 113 Figura 6.9 – Fornaci e trasporto calcare: stato di fatto (vista da SudEst) ...... 114 Figura 6.10 – Fornaci e trasporto calcare: stato di progetto (vista da SudEst) ...... 114

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1 PREMESSA

1.1 Fornaci Calce Grigolin S.p.A. Fornaci Calce Grigolin S.p.A è oggi una delle realtà più importanti a livello italiano e internazionale nel settore dei materiali e delle tecnologie per l’edilizia. Il primo forno è entrato in funzione nel 1963. Alla fine degli anni ’80 è iniziata la produzione degli intonaci e delle malte da muratura e la messa in funzione del nuovo impianto di calce idrata. Negli anni ’90 è stato installato un nuovo forno, gestito 24 ore su 24 da una sofisticata centrale computerizzata. Nello stesso periodo si è iniziato a usare la segatura come combustibile in sostituzione del metano, mediante una cottura a fiamma dolce della calce, ottenendo, in questo modo, il brevetto dal ministero dell’industria. Dal 2000 gli stabilimenti di produzione Fornaci Calce Grigolin si sono diffusi nel territorio: Medesano (PR), Bosco Marengo (AL), Borgoricco (PD), Zandobbio (BG) e Colleferro (ROMA), quest’ultimo è il più grande stabilimento di premiscelati d’Italia. Dal 2002 Grigolin è presente anche in Germania con l’apertura dello stabilimento a Ettlingen e con l’acquisizione, nel 2004, di un consorzio di magazzini edili, ora denominato arteMURI GmbH. Nel 2006 è stata costituita in Svizzera la “Grigolin SA”, mentre in Slovenia è stato aperto un nuovo deposito. Nello stesso anno è stato attivato il servizio Grigopronto, un sistema di consegna attrezzature ed assistenza direttamente presso i cantieri. Sempre nel 2006, all’interno dello stabilimento di Medesano (PR), è stato avviato un colorificio moderno e tecnologicamente all’avanguardia in grado di offrire al consumatore un’ampia gamma di prodotti di altissima qualità. Nel 2008 è stato aperto un nuovo stabilimento di produzione a Brescia. Fornaci Calce Grigolin è parte integrante del Gruppo Grigolin, realtà imprenditoriale da 500 milioni di euro fatturati annualmente e con oltre 1000 dipendenti. Lo Stabilimento Fornaci Calce Grigolin (nel seguito “La Ditta”) di Susegana (TV) è autorizzato con Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) Decr. 732/2012 del 12/12/2012 della Provincia di Treviso. Lo stato di fatto autorizzato fa riferimento ad un bilancio energetico relativo ad una produzione massima di 1.000 tonnellate al giorno di calce, distribuite su tre forni: Forno CIM, Forno Maerz 1 e Forno Maerz 2. I primi due forni sono in esercizio da più anni, mentre il Forno Maerz 2 è entrato in funzione nel gennaio del 2013. Come previsto dall’autorizzazione, per la produzione dell’energia termica necessaria alla produzione viene utilizzato il rifiuto segatura, per un quantitativo massimo autorizzato di 76.500 t/a.

1.2 Ottimizzazione della capacità produttiva A seguito di una recente analisi delle prestazioni produttive e ambientali dello stabilimento sono emerse alcune possibilità di miglioramento, di seguito descritte. Il Forno CIM denota alcune anomalie riscontrate nel tempo, ma che prima del suo utilizzo non si conoscevano. Una delle anomalie riscontrate riguarda la sezione dei tini. La geometria a semicerchio rispetto a quella circolare del forno Maerz, si è dimostrata nel tempo penalizzante. Sia nella combustione a gas che a segatura, nel caso di sezione a D (Forno CIM) le correnti dei gas che percorrono i tini in senso alternato, non risultano distribuite in modo omogeneo su tutta la superficie dei tini e ciò comporta una non perfetta combustione. Pagina 1 di 119

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Un’ulteriore differenza sostanziale deriva dal posizionamento del canale di collegamento dei tini che nel CIM è posizionato molto più in basso rispetto al Maerz. In questa posizione le velocità dei flussi dei gas di scarico sono incrementate dall’aria di raffreddamento calce, già superiore come portata a quella del Maerz. Sempre per la geometria infatti negli angoli diventa difficile il raffreddamento e quindi si tende a incrementarne la quantità. La conseguenza delle alte velocità dei flussi si tramuta in una riduzione dei tempi di combustione pregiudicando in qualche modo la combustione. Infine, rispetto al forno Maerz risulta evidente la differenza nel sistema di distribuzione dell’aria di combustione. Nel forno Maerz l’aria si distribuisce su tutta la circonferenza del tino percorrendo di fatto un canale esterno che contribuisce al rallentamento della velocità dei flussi e quindi a un miglioramento della combustione, cosa che nel CIM non avviene.

Le caratteristiche del Forno CIM comportano emissioni di NO x e di COT che rientrano nei limiti autorizzati, ma maggiori rispetto ai Forni Maerz. Il forno Maerz 1 è penalizzato dal canale di distribuzione dell’aria di processo all’interno dei tini, nel quale avviene la sedimentazione delle polveri e la conseguente riduzione della sezione. A seguito delle fasi di produzione vicine alla massima capacità produttiva risultano necessari frequenti interventi di pulizia e manutenzione, che comportano le fermate dell’impianto e relativi riavvii con abbassamento della qualità del prodotto e incrementi di consumi energetici. Alle considerazioni di cui sopra si aggiunge che attualmente il mercato della calce richiede standard qualitativi sempre maggiori in termini di basso contenuto di CO 2, indicatore del buon grado di cottura della calce. Al fine di migliorare tali standard la ditta intende ottimizzare la capacità produttiva realizzando una ridistribuzione interna delle materie prime, dei combustibili e dei prodotti. L’intervento si configura come una riduzione della potenzialità massima dei due forni meno prestazionali (CIM e Maerz 1), finalizzata al miglioramento della qualità del prodotto finito. Le quantità di calce non più prodotte dai Forni CIM e Maerz 1 saranno prodotte dal Forno Maerz 2, che garantisce le migliori prestazioni impiantistiche e ambientali essendo la tecnologia di riferimento rispetto alle Migliori Tecniche Disponibili (BAT Best Available Techniques) di cui alla direttiva 2008/1/CE. Sarà così valorizzata al massimo la capacità produttiva dell’impianto più performante dello stabilimento. L’esercizio dei tre forni nella configurazione di progetto non comporterà incrementi della produzione complessiva della calce né dei consumi di combustibile.

Il progetto rientra nelle attività di cui all’Allegato IV alla Parte II del D. Lgs. 152/06 e s.m.i. per quanto riguarda la verifica di assoggettabilità a VIA – punti 8 t) (modifica) e 3 p) ovvero “Impianti destinati alla produzione di clinker (cemento) in forni rotativi la cui capacità di produzione supera 500 tonnellate al giorno oppure di calce viva in forni rotativi la cui capacità di produzione supera 50 tonnellate al giorno, o in altri tipi di forni aventi una capacità di produzione di oltre 50 tonnellate al giorno”. Il presente documento (Elaborato 2) costituisce lo Studio Preliminare Ambientale previsto dall’art. 20 del decreto citato.

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1.3 Dati identificativi dell’azienda Si riportano di seguito i dati identificativi dell’azienda:

Denominazione FORNACI CALCE GRIGOLIN S.p.A.

Sede legale Via Bombardieri, 14 – 31010 PONTE DELLA PRIULA (TV)

Via Bombardieri, 14 – 31010 PONTE DELLA PRIULA (TV) Sede operativa Tel. 0438 4465 – Fax 0438 446497/50 Via IV Novembre, 18 31010 PONTE DELLA PRIULA (TV) Sede amministrativa Tel. 0438 4461 – Fax 0438 445110

Settore di attività Produzione di calce

Codice fiscale 04490250265

Partita iva 04490250265

3 tecnici laboratorio 4 tecnici commerciali 1 impiegata amm. 42 autisti 1 meccanico 2 meccanici impianti 15 addetti alle spedizioni / callcenterspedizioni 1 responsabile trasporti Personale 1 resp. Rep. Premiscelati 14 operai / mulettisti 1 resp. Malte umide 4 operai malte umide 1 addetto magazzino ricambi cartongesso 1. resp . + 3 addetti assistenza esterna Magazz. Ricambi e assist. Esterne silos 11 addetti ai forni 1 direttore di stabilimento Totale: 102 addetti

Orario lavorativo I forni funzionano per 24 ore/giorno per 350 gg/a

Giorni lavorativi all’anno 350

Zona di destinazione d’uso Zona agricola, sottozona E1.2 Zona di vincolo idrogeologico soggetta a tutela secondo PRG comune di paesaggistica susegana Comune di Susegana, Foglio 45, mappali di cui alla Tavola 1A degli elaborati Dati catastali grafici

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1.4 Quadro autorizzativo A carico della ditta è stata rilasciata, con decreto della Provincia di Treviso N. Reg. Decr. 732/2012 del 12.12.2012 l’Autorizzazione Integrata Ambientale, che comprende prescrizioni riguardanti tutti gli aspetti ambientali, in particolare per: • la massima capacità produttiva dell’impianto; • le emissioni in atmosfera; • gli scarichi idrici e l’adeguamento al Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto; • le emissioni acustiche; la gestione dei rifiuti.

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2 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO E STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE

Di seguito viene fatto un breve inquadramento territoriale dell’area in cui è ubicata l’azienda e vengono successivamente approfondite le prescrizioni contenute nei diversi strumenti di pianificazione, urbanistica e territoriale del Comune, della Provincia e della Regione. I diversi livelli di pianificazione sono tra loro coordinati nel rispetto dei principi di sussidiarietà e coerenza; in particolare, ciascun piano indica il complesso delle direttive per la redazione degli strumenti di pianificazione di livello inferiore e determina le prescrizioni e i vincoli automaticamente prevalenti. Nei prossimi paragrafi del capitolo vengono descritte le forme vincolistiche esistenti nell’area in esame stabilite da PTRC, PTCP e PRG, integratamente con gli altri vincoli definiti da altri Piani di settore o da altre disposizioni vigenti.

2.1 Inquadramento territoriale

Lo stabilimento è ubicato in località Ponte della Priula, in Comune di Susegana, provincia di Treviso.

Stabilimento Fornaci Calce Grigolin

Figura 2.1 – Localizzazione dell’area di progetto a scala Comunale (fonte Google Maps 2012)

L’insediamento industriale è collocato tra l’argine maestro e un argine avanzato sulla sinistra idrografica del fiume Piave (Figura 2.2). Pagina 5 di 119

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All’interno dell’area produttiva opera anche la ditta Superbeton S.p.A., facente parte del gruppo Grigolin (Tavola 1B). Nella zona a sud degli edifici e delle strutture di produzione calce è presente un’area demaniale in concessione, nella quale la ditta Fornaci Calce Grigolin esegue lo stoccaggio e il lavaggio della materia prima (ciottoli di calcare) e la ditta Superbeton esegue il recupero a secco del materiale inerte. A Sud dell’area occupata dallo stabilimento si trova l’area golenale del Piave, ad Est una zona prettamente agricola, a Nord e a Ovest è riscontrabile la presenza di aree residenziali.

Argine maestro

Area produttiva

Area in concessione Argine avanzato

Figura 2.2 – Ortofoto del complesso industriale (fonte www.tuttocitta.it )

2.2 Viabilità L’accesso al sito dei mezzi pesanti avviene da varie direzioni (Figura 2.3). La maggior parte (60% circa) proviene da sud e percorre la S.S. 13 Pontebbana dal casello autostradale di Treviso Nord, attraversa il ponte sul Piave e Ponte della Priula, poi percorre Via Stradonelli, Via Mandre e Via Colonna. La S.S. 13 è percorsa anche dai mezzi (10% circa) che provengono dal casello autostradale di Conegliano, fino al bivio con Via Stradonelli. I mezzi che provengono da est (10% circa) percorrono la S.P. 34, Via Colonna dopo S. Maria del Piave. Da ovest i mezzi (10% circa) percorrono la S.P. 34 fino a Ponte della Priula, poi la S.S. 13 fino al bivio con Via Stradonelli. Nella S.S. 13 confluiscono anche i mezzi (10% circa) che provengono dalla S.P. 248.

È in progetto la realizzazione del nuovo svincolo autostradale e della stazione di S. Maria del Piave, sull’autostrada A27 Mestre – Belluno, nel comune di S. Lucia del Piave che consentirà ai messi pesanti di raggiungere l’impianto senza percorrere la SS. 13 Pontebbana.

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Fornaci Calce Grigolin SpA – Stabilimento di Susegana - Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale

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Stabilimento Fornaci Calce Grigolin

Figura 2.3 – Localizzazione dell’area di progetto e vie d’accesso (fonte: Google Maps)

2.3 Piano Territoriale di Coordinamento Regionale (P.T.R.C.) Il PTRC vigente, approvato nel 1992, risponde all'obbligo emerso con la legge 8 agosto 1985, n. 431 di salvaguardare le zone di particolare interesse ambientale, attraverso l'individuazione, il rilevamento e la tutela di un'ampia gamma di categorie di beni culturali e ambientali. Il P.T.R.C. è la rappresentazione delle scelte programmatiche regionali e si articola tra le diverse materie quali l’ambiente, i sistemi insediativo, produttivo e relazionale integrati tra loro in modo da garantire una considerazione contestuale e unitaria del campo regionale. Il Piano Territoriale di Coordinamento, in quanto strumento massimo di governo in campo ambientale ed insediativo, intende costituirsi come termine di riferimenti per le proposte della pianificazione locale e settoriale che si vanno predisponendo sul territorio, al fine di renderle tra di loro compatibili e di ricondurle a sintesi coerente. Il piano si propone pertanto di favorire lo sviluppo complessivo del sistema sociale ed economico, garantendo nel contempo la conservazione, dinamicamente intesa, dei caratteri specifici dell’insediamento, nei quali la fruizione del territorio e la presenza equilibrante del paesaggio, rappresentano componenti essenziali per raggiungere efficienza e razionalità dell’apparato produttivo ed nell’uso ottimale dei sistemi di opere e manufatti già realizzati.

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Dall’analisi della tavola 1 del PTRC emerge che l’intera zona dell’alto trevigiano ovvero quella ricompresa fra i rilievi che delimitano a sud l’area montana e la fascia delle risorgive, ricade nella fascia di ricarica degli acquiferi. In base alle disposizioni dell’Art. 12 delle NTA, in detta area è fatto divieto l’insediamento di attività industriali, dell’artigianato produttivo, degli allevamenti zootecnici e di imprese artigiane di servizi con acque reflue non collegate alla rete fognaria pubblica o di cui non sia previsto, nel progetto della rete fognaria la possibilità di idoneo trattamento. È fatto inoltre divieto di scaricare nel sottosuolo e nelle falde acquifere sotterranee le acque di raffreddamento.

In base alle indicazioni della tavola 9 del PTRC, la porzione sud dell’area occupata dallo stabilimento rientra nell’area di tutela paesaggistica d’interesse regionale e competenza provinciale “Medio Corso del Piave” (art. 34 N.T.A.). Per queste aree, la Provincia competente è tenuta a predisporre apposite norme nel PTCP o in appositi Piani di Settore con specifica considerazione dei valori paesisticoambientali dell’area.

Inoltre, dalla lettura della Tavola 10.19 emerge che la medesima porzione sud dello stabilimento ricade in “zona umida”. L’articolo 21 delle NTA dispone per questi “particolari ambiti naturalisticoambientali e paesaggistici rientranti nella più ampia definizione dettata dal DPR n. 448 del 13.03.76 “il perseguimento da parte dei Piani d’Area e dei Piani di competenza degli Enti Locali di obiettivi di salvaguardia con la finalità di preservare la qualità dell’ambiente, gli habitat naturali, le morfologie naturali e la fauna presenti.”

La realizzazione del progetto in esame non presenta elementi di contrasto con quanto previsto dal PTRC.

2.4 Piano d’Area del Medio Corso del Piave I Piani d’Area rappresentano uno strumento di supporto all’attività di governante territoriale della Regione ed hanno lo scopo principale di creare coerenza tra la “visione strategica” della programmazione generale e quella di settore ed il contesto fisico, ambientale, culturale, civile ed economico attraverso un’interpretazione del territorio in grado di metterne in risalto punti di forza e di debolezza e di evidenziarne potenzialità e opportunità. ll Piano di Area del Medio Corso del Piave è stato adottato con Deliberazione di Giunta Regionale n. 826 del 15 marzo 2010 ed è attualmente depositato presso la sede della Direzione Pianificazione Territoriale e Parchi della Segreteria del Territorio della Regione Veneto. Il territorio prende in esame la zona compresa tra i Comuni di Arcade, , , , , Nervesa della Battaglia, , , , , , , , , Susegana, e . L’area interessata rappresenta la fascia intermedia del corso del Piave e confina a nord con l’area delle Prealpi Vittoriesi e dell’Alta Marca, ad est con la fascia compresa tra il Monticano e il Livenza, a sud con l’area del Sandonatese e della bassa pianura trevigiana ed a ovest con la pianura compresa tra il Montello e la città di Treviso. Gli interventi consentiti per gli insediamenti produttivi esistenti, localizzati all’interno degli argini maestri del fiume Piave, sono disciplinati dai Comuni.

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2.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) della Provincia di Treviso è stato approvato con Delibera di Giunta Regionale n. 1137 del 23 marzo 2010, pubblicata sul B.U.R. del giorno 11 maggio 2010, ed entrato in vigore il giorno 26 maggio 2010. Viene di seguito presentata l’analisi delle tavole riportanti gli elementi progettuali del Piano in riferimento all’area di progetto.

Area di progetto

LEGENDA Area di notevole interesse pubblico

Fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con RD 11.12.1933 n. 1775 Confini Comunali

Territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’art. 2, commi 2 e 6, del D. Lgs. 18.05.2001 n. 227 Aree soggette a vincolo idrogeologico di cui al R.D. 3267/1923

Figura 2.4 Estratto Tav. 1.1: carta dei vincoli e della pianificazione territoriale

L’analisi della Tavola 1.1 Carta dei vincoli e delle pianificazione territoriale evidenzia che l’area di progetto non è interessata dalla presenza di zone boscate. Il Fiume Piave è vincolato ai fini paesaggistici ai sensi dell’art. 142 punto c) del D. Lgs. 42/2004.

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Area di progetto

LEGENDA Localizzazione eventi di franosità con Aree fluviali – Piave (cfr. PAI) grado di pericolosità P3 Aree di pericolosità idraulica moderata Aree a media sensibilità alla franosità P1 (cfr. PAI) Orlo di scarpata di erosione o di Aree a bassa sensibilità alla franosità terrazzo fluviale Localizzazione eventi di franosità con Reticolo idrografico grado di pericolosità P1 Localizzazione eventi di franosità con Confini Comunali grado di pericolosità P2

Figura 2.5 Estratto Tav. 2.1: carta della fragilità ambientale Dalla lettura della Tavola 2.1 Carta della fragilità ambientale emerge che l’area in oggetto ricade all’interno dell’area fluviale del Fiume Piave per la quale vigono specifiche prescrizioni, riportate nel Piano di Assetto Idrogeologico (la cui analisi è condotta al successivo paragrafo 2.6.3).

L’Articolo 60, relativamente alle prescrizioni per le aree a rischio idraulico ed idrogeologico, precisa: 1. Fatta salva l’applicazione dei vigenti Piani di Assetto Idrogeologico, per tutte le aree riconosciute come pericolose ai sensi dell’articolo 57, gli interventi ammissibili non devono pregiudicare la definitiva sistemazione né la realizzazione di ogni successivo intervento previsto dalla pianificazione di bacino. (…)

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2.Nelle aree di cui al primo comma sono in ogni caso generalmente ammessi interventi per la mitigazione della pericolosità idraulica, la tutela della pubblica incolumità e quelli previsti dal piano di bacino. 3. Nelle aree di cui al primo comma, salvi gli interventi necessari per la mitigazione del rischio, non è generalmente consentito, salva eccezione ammessa in presenza di interventi di compensazione che garantiscano l’assetto idraulico preesistente: 1) effettuare scavi od abbassamenti del piano di campagna in grado di compromettere la stabilità delle fondazioni degli argini dei corsi d’acqua; 2) realizzare tombinature dei corsi d’acqua superficiali; 3) occupare stabilmente con mezzi, manufatti anche precari e beni diversi le fasce di transito ai piedi degli argini; 4) impiantare colture in grado di favorire l’indebolimento degli argini. 5) Nelle aree P2, P3, P4 qualsiasi intervento edilizio comportante attività di escavazione di qualsiasi tipo o l’emungimento di acque sotterranee può essere ammesso solo previa verifica, ad onere e cura del richiedente, e sua asseverazione, che l’attività richiesta sia compatibile con la pianificazione della gestione della risorsa e con le condizioni di pericolo riscontrate, non provocandone comunque l’aggravamento.

Le attività previste dal progetto in esame non prevedono l’esecuzione di nessuna delle opere citate. Per quanto attiene l’emungimento di acque sotterranee, la ditta proponente è in possesso di regolare autorizzazione al prelievo idrico.

La lettura della Tavola 3.1 Carta del sistema ambientale mostra che l’area occupata dall’impianto si inserisce all’interno di un’ Important Bird Area che rappresenta un’area nucleo della Rete Ecologica. Infatti, ai sensi dell’Articolo 35 delle NTA, le IBA sono elementi costitutivi della Rete ecologica ovvero di quel “sistema interconnesso e polivalente di ecosistemi caratterizzati dalla presenza di popolazioni vegetali e/o animali, configurato dal PTCP per le finalità più ampie di: 1. conservazione della natura; 2. tutela della biodiversità; 3. sostenibilità delle trasformazioni insediative territoriali; 4. conservazione delle risorse della naturalità territoriale.

L’Articolo 37 delle NTA, recante le “Direttive per la tutela delle aree nucleo, aree di completamento delle aree nucleo, corridoi ecologici, stepping zone” dispone quanto segue: 1. Con riferimento alla specifica tutela delle aree nucleo (zone SICZPS, IBA, biotopi, aree naturali protette), la realizzazione delle infrastrutture e degli impianti tecnici è subordinata a misure di mitigazione mirate alla ricostituzione della continuità della permeabilità biologica nei punti critici di passaggio, ed inoltre con l’inserimento di strutture utili all’attraversamento faunistico e con la costituzione di aree di rispetto formate con elementi arborei ed arbustivi finalizzate alla conservazione della biodiversità. (…) 2. Con riferimento alle aree IBA, alle aree di completamento delle aree nucleo, ai corridoi ecologici ed alle stepping zone, gli strumenti urbanistici comunali perimetrano in maniera definitiva i loro confini e individuano, nell’ambito delle zone di tutela naturalistica, le aree di più significativa valenza da destinare a riserve naturali e/o ad aree protette ai sensi della L. 394/1991, e quelle ove l’attività agricola e la presenza antropica esistono e sono compatibili.

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Area di progetto

LEGENDA

Area nucleo Cave attive

Area di potenziale completamento della rete Corridoio ecologico principale ecologica Area di connessione naturalistica – Important Birds Area (IBA) fascia tampone Area condizionata dall’urbanizzato Viabilità di interesse provinciale

SIC Linea ferroviaria esistente

ZPS Confini Comunali

Figura 2.6 Estratto Tav. 3.1: carta del sistema ambientale

L’Articolo 39 reca le Prescrizioni di tutela per aree nucleo, aree di completamento delle aree nucleo, corridoi ecologici, stepping zone, prevedendo quanto segue: 1. Nelle aree nucleo e nelle aree di completamento delle aree nucleo come individuate dal P.T.C.P. i progetti che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA) ai sensi della normativa statale e regionale in materia. All’interno dei corridoi ecologici e delle stepping zone la necessità della valutazione d’incidenza è decisa dall’autorità competente in relazione alla prossimità delle aree SIC/ZPS; nel caso in cui

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Fornaci Calce Grigolin SpA – Stabilimento di Susegana - Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale essa non si renda necessaria dovrà essere redatta un analisi che dimostri comunque la compatibilità dell’opera con i luoghi. 2. All’interno di tali aree è fatto divieto di: a) illuminare i sentieri a distanza superiore a 500 metri dal perimetro dei centri abitati, ed a 200 metri dalle case sparse e dai nuclei abitati; b) formare nuovi sentieri; c) realizzare nuove edificazioni sparse; (…) 4. Interventi di ampliamento di consistenze edilizie esistenti ed interventi di trasformazione nel territorio agricolo, preferibilmente localizzati nelle aree marginali della rete, sono ammessi esclusivamente per usi agricoli confermati da programmi aziendali approvati e giudicati compatibili dalla valutazione di incidenza, e comunque soggetti a misure compensative a compenso d’ogni riduzione della qualità ecologica complessiva dell’area.

La valutazione degli impatti ambientali derivanti dal progetto sulle componenti vegetazionali e faunistiche dell’area in esame (cfr. Cap. ), consente di affermare che, con l’adozione delle misure di mitigazione previste dal progetto e integrate nella presente relazione, possono essere esclusi effetti significativi negativi sull’area nucleo individuata.

La lettura della Tavola 4.1 Carta del sistema insediativoinfrastrutturale mostra che l’area in cui si colloca il progetto si inserisce in una zona produttiva classificata non ampliabile. L’Articolo 13 delle NTA, recante le Direttive per le aree produttive non ampliabili, stabilisce quanto segue: 1. Per le aree produttive la cui consistenza edilizia in atto il P.T.C.P. non consideri ampliabile a fini produttivi, il P.A.T. sulla base di accurata analisi, ne definisce la riconversione prevedendo: a) se la zona è prossima a nuclei abitativi, la riconversione a destinazione prevalente residenziale, integrata da servizi per la popolazione; b) se la zona non è prossima a nuclei abitativi esistenti o previsti, ma adeguatamente collegata o collegabile alla rete viaria esistente, la riconversione a: b.1) servizi pubblici o di interesse generale; b.2) attività economiche del settore terziario; b.3) magazzini e depositi, o simili; c) se la zona non è prossima a nuclei abitativi esistenti o previsti, né adeguatamente collegata o collegabile alla rete viaria esistente, la riconversione a: c.1) nuclei residenziali in territorio extraurbano; c.2) attività agricole, con prevalenza di allevamenti e serre; c.3) installazione di centrali fotovoltaiche; c.4) ogni altra destinazione compatibile con la zona agricola, salvo il rispetto dei vincoli. (…) 3. Spetta al PAT e al PI, anche tenendo conto delle verifiche effettuate in sede di monitoraggio, indicare i criteri per delimitare gli ambiti di riconversione, disporne i tempi, i contenuti ed i modi per l’attuazione della prescritta riconversione, anche inglobando aree adiacenti.

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4. Per le aree di cui al presente articolo, il PRC provvederà a disporre in ogni caso apposita normativa destinata a disciplinare l’uso delle aree, in conformità alle prescrizioni di cui al successivo articolo 15, sino alla loro effettiva riconversione disposta ai sensi del precedente comma.

Area di prog etto

LEGENDA Aree produttive non ampliabili Stazioni SFMR

Area con superficie>50.000 mq Sistema infrastrutturale ferroviario: tratti SFMR

Area con superficie <50.000 mq Area critica per la viabilità

Area con destinazione terziaria prevalente Viabilità di interesse provinciale

Area produttiva confermata ampliabile Confini Comunali

Figura 2.7. Estratto Tav. 4.1: Sistema insediativoinfrastrutturale

A questo proposito, il Comune di Susegana ha adottato con Delibera del Consiglio Comunale nr. 12 del 20 marzo 2012 il Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.), non ancora approvato, ne consegue che l’analisi volta a definire la riconversione dell’attività produttiva oggetto della presente analisi non è al momento definita.

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L’Articolo 15 reca infine le Prescrizioni per le aree produttive ampliabili e non ampliabili indicando quanto di seguito riportato: 1. Nelle aree produttive ampliabili e non ampliabili è ammesso il completamento edilizio delle parti di territorio non ancora oggetto di pianificazione attuativa in relazione al soddisfacimento di esigenze di infrastrutturazione dell’area produttiva esistente, di miglioramento della qualità insediativa e di mitigazione ambientale delle stesse. (…) 3. Nelle aree indicate al precedente articolo 13 non si possono prevedere completamenti delle parti di territorio non ancora oggetto di pianificazione attuativa se non sono provvisti di acquedotto, fognatura separata bianca e nera e di connessione con un impianto di depurazione, salvo si tratti di ampliamenti contenuti, funzionali all’adeguamento ed ampliamento di attività già insediate dotate di autonomo impianto di depurazione. Deve essere in ogni caso escluso il prelievo idrico diretto dalla falda profonda sia per l’area esistente che per l’area di nuova realizzazione. Sono ammessi prelievi da falda poco profonda esclusivamente qualora, a fronte della necessità di utilizzare grossi quantitativi d’acqua nel ciclo produttivo (es. lavaggi, raffreddamento, ecc.) non sia tecnicamente possibile ricorrere a soluzioni alternative finalizzate a ridurre lo spreco della risorsa (es. allacciamento a reti duali, vasche di raccolta dell’acqua piovana). (…) 4. Tutte le trasformazioni non devono, in ogni caso, pregiudicare il regolare deflusso delle acque, garantendo un’adeguata permeabilità dei terreni. A tal proposito, deve essere riservata una particolare cura ed attenzione alle su perfici scoperte adibite a parcheggio, aree di manovra, cortili interni o esterni di pertinenza dei fabbricati, per i quali è preferibile l’uso di materiali drenanti ed assorbenti, posati su appositi sottofondi che garantiscano una buona infiltrazione nel terreno.

Nel caso in esame, il progetto non prevede la realizzazione di opere che influiscano su quanto sopra descritto, né variazioni del prelievo di risorsa idrica da pozzo attualmente autorizzata.

Il contesto territoriale in cui gravita lo stabilimento è indicato come “critico” sotto il profilo viabilistico evidenziando situazioni di particolare complessità in relazione ai collegamenti viari; il PTCP dispone che per tali ambiti si proceda a specifiche verifiche e valutazioni di tipo economico ambientale e funzionale, da attuarsi secondo le procedure di legge con la partecipazione dei comuni territorialmente interessati garantendo comunque il coinvolgimento delle rispettive cittadinanze e delle loro forme associative.

La lettura della Tavola 5.1 Carta del sistema del paesaggio, mostra che l’area in cui si colloca lo stabilimento ricade nell’unità di paesaggio F1 che delimita l’area esondabile del Piave a nord della provincia.

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Area di progetto

LEGENDA

Unità di paesaggio Orlo di scarpata d’erosione o di terrazzo fluviale Paleoalveo o fascia di elevata Cave umidità

Colline di Conegliano Dosso fluviale Piave di Nervesa (alta pianura) Geositi

Montello Confini Comunali

Alveo attuale del Piave

Figura 2.8. Estratto Tav. 5.1: Sistema del paesaggio

L’ Articolo 30 delle NTA, descrive le UdP come “ ambiti territoriali caratterizzati da un costante grado di diversità tale da contraddistinguere l’intera unità e relativo: a) ai caratteri loro propri, e cioè dei tipi di elementi e delle forme e distribuzioni della loro presenza nel territorio; b) ai sistemi naturali ed antropici (conformazioni geomorfologiche, copertura vegetazionale, tipi di uso del suolo, forme insediative, dotazioni infrastrutturali…) presenti in esse prescindendo dalla loro caratterizzazione documentaria.

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2. Gli strumenti urbanistici comunali provvedono ad individuare gli ambiti territoriali omogenei in modo tale da far corrispondere ad ogni unità di paesaggio la totale estensione di uno o più ATO, non potendo di conseguenza uno stesso ambito territoriale omogeneo essere suddiviso tra diverse UDP. 3. Le caratteristiche di ogni Udp sono individuate e riconosciute dal P.T.C.P., in funzione della scala di indagine, in base a determinati parametri (indicatori). Spetta allo strumento urbanistico comunale, sulla base di analisi puntuali dei caratteri costitutivi proporre la correzione e precisazione dell’estensione dell’unità, anche al fine di rendere coerenti le UDP con i perimetri delle ATO in cui il territorio comunale è suddiviso. Articolo 31 -Indicatori di sostenibilità ambientale 1. Le peculiarità d’ogni Unità di paesaggio costituiscono riferimento per l’unitario governo di politiche, strategie, programmi, progetti, interventi di trasformazione sostenibile del territorio compreso in essa. 2. La qualità ecologico-ambientale-paesaggistica di ogni UDP è misurata dallo strumento urbanistico comunale mediante indicatori, i quali, in funzione delle loro variazioni, indicano il livello di sostenibilità delle trasformazioni all’interno dell’UDP stessa. In conclusione, gli interventi progettuali nel complesso sono compatibili con le previsioni del PTCP sia sotto il profilo idraulico, sia per quanto attiene la tutela degli elementi naturalisticoambientali e paesaggistici del contesto in cui si inseriscono.

2.5.1 Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.) Il PRG del Comune di Susegana è stato approvato con DGRV n. 3718 del 28.11.2006 e classifica l’area d’impianto come zona agricola, sottozona E1.2 Zona di vincolo idrogeologico soggetta a tutela Paesaggistica. L’art. 37ter delle NTA stabilisce per tali zone quanto segue: Nelle zone di vincolo idrogeologico golenale così campite dal P.R.G. è vietata qualsiasi nuova edificazione; sono ammessi gli interventi di cui all'art. 31 a) e b) della legge 5/8/1978 n. 457 ai soli fini del mantenimento e dell’eventuale adeguamento tecnologico di costruzioni isolate a scopo produttivo addette alla lavorazione o estrazione e/o trattamento dei materiali lapidei, purché non alterino il regime naturale del deflusso delle acque su parere favorevole del competente Magistrato. L’intervento è soggetto a convenzionamento. Per quanto riguarda le fasce di tutela adiacenti ai fiumi e corsi d’acqua di tipo demaniale o consortile valgono per l’edificazione o l’ampliamento dei fabbricati esistenti le indicazioni dei rispettivi consorzi. L’area posta all’interno degli argini maestri del fiume Piave è soggetta alle prescrizioni e vincoli posti dal Progetto di Piano di Sicurezza Idraulica del Medio e Basso corso del fiume Piave adottato dalla Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza Piave e Brenta Bacchiglione ( Alto Adriatico) e confermati nel Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico adottato dalla stessa Autorità di Bacino. All’interno di tale area all’interno degli argini maestri in Ponte della Priula si trovano gli stabilimenti della ditta “ SUPERBETON SpA – FORNACI CALCE GRIGOLIN SpA ed altre” Detta area ricomprende più attività esistenti comunque legate alla lavorazione e trasformazione del materiale lapideo. L’intero complesso e il sito sono già ora convenzionati e normati nell’uso e nello sviluppo sulla base di quanto stabilito dalla delibera del Consiglio Comunale n. 31/1993; adeguamenti del complesso e ristrutturazione degli impianti, sono da eseguirsi unicamente per migliorare l’inserimento ambientale, risolvere le problematiche di inquinamento in genere e acustico in particolare, migliorare il sistema dei percorsi di accesso e servizio all’area ed alle eventuali opere conseguenti e necessarie per attenuarne l’impatto verso zone abitate.

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Come già indicato dall’art 37ter sopra riportato, Le ditte del Gruppo Grigolin hanno già stipulato in passato delle convenzioni con il Comune di Susegana (Rep. 35/90 del 10.07.90 e Rep. 45/93 del 27.09.93) che hanno sostanzialmente regolato lo sviluppo del complesso industriale assumendo la funzione di “strumento attuativo”.

Il progetto è finalizzato all’ottimizzazione della capacità produttiva e non sono previsti interventi che influiscano su quanto sopra descritto.

Area di progetto

Legenda Z.T.O. 1.2 – Zone di vincolo Area di tutela ai sensi dell’art. 142 comma idrogeologico 1 lettera c) del D. Lgs. 42/2004

Limite di rispetto stradale Ambiti per i corridoi plurimodali

Figura 2.9. Estratto Tavola PRG di Susegana

2.5.2 Piano di Classificazione Acustica Comunale (P.Z.A.) La legge quadro sull'inquinamento acustico n. 447 del 26 ottobre 1995, indica tra le competenze dei Comuni, all'art. 6, la classificazione acustica del territorio secondo i criteri previsti dai regolamenti regionali. Lo stabilimento di Grigolin S.p.A. è situato in tre zone acustiche definite in Tabella 2.1.:

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• la parte interna dello stabilimento dove sono posti i premiscelati, l’impianto della segatura e la cementeria (Super Beton S.p.A.) è classificata come zona acustica VI Aree esclusivamente industriali; • la fascia che termina presso i confini del complesso, comprendente le officine, i forni per la produzione calce, la selezione/lavaggio inerti (Super Beton S.p.A.) ed un ricettore abitativo è zonizzata in classe V Aree prevalentemente industriali e comprende i forni; • l’ulteriore zona a sud, ricade invece nella classificazione Aree IV Aree di intensa attività umana ed interessa il greto del Piave dove avviene lo scarico roccia, il lavaggio e l’impianto di recupero di rifiuti inerti (Super Beton S.p.A) ed alcuni ricettori abitativi. Il Comune di Susegana (TV) ha attuato il piano di zonizzazione acustica del territorio comunale, come richiesto dalle vigenti disposizioni di legge.

Tabella 2.1 Classificazione delle aree dove sono ubicati impianto e ricettori Classe di Aree individuate destinazione Descrizione classe acustica acustica Stabilimento Grigolin S.p.A. Aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree (compresi impianti Super Beton VI esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti S.p.A.) abitativi. Stabilimento Grigolin S.p.A. (compresi impianti Super Beton Aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree V S.p.A.) interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni Ricettore abitativo Aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane Stabilimento Grigolin S.p.A. interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, (compresi impianti Super Beton con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di S.p.A.) IV attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione Ricettori abitativi e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. Aree di tipo misto: rientrano in questa classe aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di Ricettori abitativi III popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.

Aree prevalentemente residenziali: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa Ricettori abitativi II densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali.

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Tabella 2.2 Valori limite definiti dal D.P.C.M. 14.11.97 (Comune di Susegana)

TAB. C: Valori TAB. B: Valori TAB. D: Valori di Valori di attenzione limite assoluti di limite di emissio ne qualità immissione riferiti a 1 ora in Classe Definizione in dBA in dBA in dBA dBA

Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno

I Aree particolarmente protette 45 35 50 40 47 37 60 45 Aree ad uso prevalentemente II 50 40 55 45 52 42 65 50 residenziale III Aree di tipo misto 55 45 60 50 57 47 70 55

IV Aree di intensa attività umana 60 50 65 55 62 52 75 60

V Aree prevalentemente industriali 65 55 70 60 67 57 80 65

VI Aree esclusivamente industriali 65 65 70 70 70 70 80 75

Parte dell’area fluviale a sud dell’impianto ricade all’interno del territorio comunale di Nervesa della Battaglia ed è classificata come “Area omogenea di classe I) dove valgono i limiti indicati nella seguente tabella:

Tabella 2.3. Valori limite Classe I (Comune di Nervesa della Battaglia)

2.5.2.1 Valori limite differenziali di immissione di rumore Fermo restando l’obbligo del rispetto dei limiti di zona fissati dalla zonizzazione acustica, gli impianti devono rispettare le disposizioni di cui all’art. 4 comma 1, D.P.C.M. 14/11/97 (criterio differenziale) misurato presso i ricettori, specificando che i valori differenziali di immissione previsti sono: • in periodo diurno: 5 dBA; • in periodo notturno: 3 dBA.

2.6 Vincoli Ambientali 2.6.1 Aree naturali protette La Legge 394/1991 definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l'elenco ufficiale delle aree protette, nel quale vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai criteri stabiliti, a suo tempo, dal Comitato nazionale per le aree protette. L'elenco ufficiale delle aree naturali protette attualmente in vigore

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è quello relativo al 5° Aggiornamento approvato con Delibera della Conferenza Stato Regioni del 24.07.2003 e pubblicato nel Supplemento ordinario n. 144 alla Gazzetta Ufficiale n. 205 del 4.9.2003.

2.6.1.1 Parchi Nazionali Sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future. Non sono presenti Parchi Nazionali in Provincia di Treviso

2.6.1.2 Parchi Naturali Regionali ed Interregionali Sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo, individuato dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali. In Provincia di Treviso è presente il Parco Naturale Regionale del Fiume Sile che però ricade esternamente al territorio di Susegana.

2.6.1.3 Riserve Naturali Sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli elementi naturalistici in esse rappresentati. In Provincia di Treviso sono presenti due Riserve Naturali Statali: Bus della Genziana e Riserva Statale Campo di Mezzo, Pian di Parrocchia. Entrambe ricadono nel Comune di , a circa 25 km in linea d’area dall’area di progetto in esame. Inoltre, a cavallo tra le Province di Treviso e Belluno, ricadente nei Comuni di Fregona e Farra d’Alpago, si trova la Riserva Naturale Integrale Regionale Piaie Longhe – Millifret, anch’essa esterna all’area di progetto.

2.6.1.4 Zone Umide Le zone umide di interesse internazionale sono costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondità, quando c'è bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971. Anche l’art. 21 delle NTA del P.T.R.C. compie una perimetrazione delle “zone umide”, definendole aree costituite da particolari ambiti naturalisticoambientali e paesaggistici rientranti nella più ampia definizione del D.P.R. 448 del 13 marzo 1976. Come già evidenziato nel paragrafo 2.3, la porzione sud dello stabilimento ricade in “zona umida” ai sensi del PTRC. L’articolo 21 delle NTA dispone per questi “particolari ambiti naturalisticoambientali e paesaggistici rientranti nella più ampia definizione dettata dal Pagina 21 di 119

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DPR n. 448 del 13.03.76” il perseguimento da parte dei Piani d’Area e dei Piani di competenza degli Enti Locali di obiettivi di salvaguardia con la finalità di preservare la qualità dell’ambiente, gli habitat naturali, le morfologie naturali e la fauna presenti.

2.6.1.5 Altre aree naturali protette Sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, ecc.) che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvedimenti formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti. Nella Provincia di Treviso sono presenti due siti facenti parte del sistema Natura e Territorio di Legambiente finalizzati alla conservazione e la valorizzazione della natura: essi sono l’Oasi del Codibugnolo (Maserada sul Piave, TV) e il Percorso ecologico “Fontane Bianche” (Sernaglia della Battaglia, TV) entrambi esterni al territorio di Susegana.

2.6.1.6 Aree di reperimento terrestri e marine Indicate dalle Leggi 394/1991 e 979/1982, costituiscono aree la cui conservazione attraverso l'istituzione di aree protette è considerata prioritaria. Nell’area in esame non sono presenti aree di reperimento terrestri o marine.

2.6.2 Zone soggette a vincolo idrogeologico ll Vincolo Idrogeologico è istituito e normato con il Regio Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923 e con il Regio Decreto n. 1126 del 16 maggio 1926. Lo scopo principale del Vincolo idrogeologico è quello di preservare l’ambiente fisico: non è preclusivo della possibilità di trasformazione o di nuova utilizzazione del territorio, ma mira alla tutela degli interessi pubblici e alla prevenzione del danno pubblico. Dall’esame del P.T.R.C. risulta che l’area in esame non è soggetta a vncolo idrogeologico.

2.6.3 Pianificazione di Bacino La L. 183/1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” ha portato alla suddivisione dell’intero territorio nazionale in bacini idrografici classificati in bacini di rilievo nazionale, interregionale e regionale, ed ha stabilito l’adozione di Piani di bacino specifici. Su scala nazionale il territorio è suddiviso in 6 bacini idrografici, organizzati in altrettante “Autorità di Bacino”: Po, Tevere, Arno, Adige, VolturnoLiriGarigliano, IsonzoTagliamentoLivenzaPiaveBrenta Bacchiglione. Quest’ultimo è suddiviso a sua volta in 5 sottobacini di rilievo interregionale. Per il bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave e BrentaBacchiglione è stato elaborato un Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) ai sensi della L. 267/1998, che si configura come uno strumento che contiene l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia e, attraverso criteri, indirizzi e norme, punta alla riduzione del dissesto idrogeologico e del rischio connesso.

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Area di progetto

Figura 2.10 – Estratto della Carta delle aree interarginali del PSSIP (Fonte: sito web ADBVE) Il vigente Piano Stralcio per l’Assetto idrogeologico del Piave (PSSIP), adottato con delibera del Comitato Istituzionale n. 4 del 19.06.2007 (Gazzetta Ufficiale n. 233 del 6.102007) e approvato con D.C.R. n. 48 del 27.06.2007, si compone di una sezione cartografica in cui vengono perimetrate e classificate le aree in relazione alla pericolosità idraulica, alla pericolosità e al rischio geologico e alla pericolosità da valanga. L’analisi della cartografia evidenzia quanto già emerso dal PTCP ovvero che l’area di progetto ricade in area fluviale.

Le Misure di Salvaguardia attualmente in vigore sono riportate nelle Norme di Attuazione allegate alla Delibera n.3 del Comitato Istituzionale del 09.11.2012. In particolare l’art. 14, riguardante le preesistenze nelle aree fluviali sancisce che possono essere realizzati, previa autorizzazione idraulica della Regione, esclusivamente interventi di:

a) demolizione senza ricostruzione; b) interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo riguardanti edifici, strutture ed infrastrutture, purchè non comportino incremento di unità abitative o del carico insediativo;

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c) interventi di adeguamento degli edifici esistenti per motivate necessità igienicosanitario, per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, di sicurezza del lavoro e incremento dell’efficienza energetica; d) interventi di ampliamento degli edifici esistenti, purché non comportino mutamento della destinazione d’uso, né incremento di superficie e di volume superiore al 10% del volume e della superficie totale, e siano compatibili con la pericolosità del fenomeno nonché realizzati al di sopra della quota di sicurezza idraulica, e non comportino incremento di unità abitative o del carico insediativo; e) sistemazioni e manutenzioni di superfici scoperte di edifici esistenti; f) realizzazione di locali accessori di modesta entità a servizio degli edifici esistenti. g) adeguamenti strutturali e funzionali di impianti per la lavorazione degli inerti solo nel caso in cui siano imposti dalle normative vigenti, o per migliorare le condizioni di sicurezza idraulica, o per consentire la razionale gestione dell’apparato produttivo; h) adeguamento strutturale e funzionale di impianti di depurazione delle acque reflue urbane, imposte dalla normativa vigente; l’eventuale ampliamento è subordinato alla verifica preliminare, da parte della Regione, che non sussistono alternative al riposizionamento dell’impianto, né che l’impianto induca modifiche significative al comportamento idrodinamico del corso d’acqua, nonché variazioni significative dei livelli del corso d’acqua; i) adeguamento di impianti produttivi artigianali o industriali solo nel caso in cui siano imposti dalle normative vigenti, o per migliorare le condizioni di sicurezza idraulica, o per consentire la razionale gestione dell’apparato produttivo;

Nel caso in esame il progetto è riconducibile al punto i) e non sono previsti interventi che possano modificare lo stato di fatto in relazione alla sicurezza idraulica. Non risulta pertanto necessaria alcuna autorizzazione.

Si ricorda infine che l’art. 20 delle NTA citate stabilisce che dal 01.12.2012 non sono più applicabili gli artt. 4, 4 bis, 4 ter, 4 quater, 14 del Piano Stralcio di bacino per la Sicurezza Idraulica del Medio e Basso Corso del Piave.

2.6.4 Rischio sismico Il territorio di Susegana, sulla base dell’O.P.C.M. 3274/2003, recepita dalla Regione Veneto, rientra tra i comuni in classe 2 in cui l’accelerazione orizzontale in caso di evento sismico è compresa fra i seguenti valori: 0.15

2.6.5 Zone boscate All’articolo 142 del D.Lgs. 42/2004 “Codice dei Beni Ambientali e del paesaggio”, al comma 1 lett. g), tra le zone soggette a tutela vengono considerati i: “territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227”. Pagina 24 di 119

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Dall’esame dell’ultima perimetrazione delle aree boscate in Veneto (Carta delle Categorie Forestali del Veneto, 2005) risulta che l’area di progetto, essendo sede di attività produttive già da tempo, non è interessata dalla presenza di zone boscate.

2.6.6 Aree soggette a vincolo paesaggistico All’articolo 142 del D.Lgs. 42/2004 “Codice dei Beni Ambientali e del paesaggio”, al comma 1 lett. c), tra le zone soggette a tutela vengono considerati “i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D. 11.12.33 n. 1775 e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 m ciascuna”. Il fiume Piave, che scorre nei pressi dell’impianto, è vincolato ai sensi del suddetto Decreto e di conseguenza l’intera area d’impianto è interessata dal vincolo paesaggistico da esso generato, come peraltro emerso anche dall’analisi del PRG (cfr paragrafo 2.5.1). Il progetto non prevede variazioni rispetto a quanto già approvato con autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Susegana in data 04.12.06

2.6.7 Aree di interesse storico, archeologico ed architettonico Secondo le disposizioni del P.T.R.C., la Regione promuove, in accordo con Province, Comunità Montane e Comuni, il censimento e la catalogazione dei monumenti architettonici isolati e dei beni territoriali di interesse storicoculturale, nonché individua e tutela le aree di interesse paesaggistico. Dall’esame del P.T.R.C. e degli elaborati relativi alla P.T.C.P. risulta che nei pressi dell’area in esame non è rilevata la presenza di aree di interesse storico, archeologico ed architettonico.

2.7 Rete Natura 2000 Con la Direttiva del Consiglio delle Comunità Europee (79/409/CEE) del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, nota come direttiva “Uccelli” vengono istituite le ZPS (Zone a Protezione Speciale). Si tratta di aree dotate di habitat indispensabili a garantire la sopravvivenza e la riproduzione degli uccelli selvatici nella loro area di distribuzione. Allo scopo di salvaguardare l’integrità di ambienti particolarmente importanti per il mantenimento della biodiversità, il Consiglio della Comunità Europea ha adottato la Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, nota come direttiva “Habitat”. Questa direttiva, dispone che lo Stato membro individui dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) con le caratteristiche fissate dagli allegati della direttiva, che insieme alle aree già denominate come zone di protezione speciale (ZPS), vadano a costituire la rete ecologica europea coerente di Zone Speciali di Conservazione (ZSC), denominata Rete Natura 2000. Natura 2000 è una rete di aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Le aree denominate ZSC e ZPS nel loro complesso garantiscono la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e specie del continente europeo, particolarmente minacciati di frammentazione e di estinzione. Dall’esame delle ultime perimetrazioni della Regione Veneto (D.G.R. del 11 dicembre 2007, n. 4059) risulta che l’area di progetto, limitatamente alla porzione sud d’impianto, e parzialmente rientrante nei siti

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SIC IT 3240030 denominato “Grave del Piave Fiume Soligo Fosso di Negrisia” e ZPS IT3240023 “Grave del Piave” (cfr. Figura 2.11). Il progetto in esame non comporta variazioni degli impatti ambientali già descritti e valutati nello Studio preliminare ambientale del marzo 2012 e successive integrazioni e nella Valutazione di Incidenza Selezione preliminare (Screening) del novembre 2012. Pertanto si possono escludere effetti significativi negativi sui siti Natura 2000 presenti nell’area di studio.

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Area di progetto

Figura 2.11 Posizione dello stabilimento rispetto ai siti di Rete Natura 2000

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2.8 Pianificazione di settore 2.8.1 Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (PRRA) Con deliberazione n. 902 del 4/4/2003 la Giunta Regionale ha adottato il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge regionale 16/4/1985, n. 33 e dal D.lgs. 351/1999. Tale documento è stato approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 57 dell’11/11/2004. Con DGR n. 3195 del 17/10/2006 il comitato di Indirizzo e Sorveglianza, organismo istituito dal PRTRA, ha approvato l’aggiornamento della zonizzazione dell’intero territorio veneto. La nuova zonizzazione è basata sulla densità emissiva di ciascun Comune e indica con: • A1 Agglomerato : Comuni con densità emissiva superiore a 20 t/anno per km 2; • A1 Provincia : Comuni con densità emissiva compresa tra 7 e 20 t/anno per km 2; • A2 Provincia : Comuni con densità emissiva inferiore a 7 t/anno per km 2; • C: Comuni situati ad un’altitudine superiore ai 200 m s.l.m. (senza problematiche dal punto di vista della qualità dell’aria).

Come si nota in Figura 2.12 , la quasi totalità dei Comuni della Provincia di Treviso ricade in zona A, tra cui il Comune di Susegana, che nello specifico ricade in zona A1 Provincia , ed è caratterizzato da una densità emissiva compresa tra 7 e 20 t/anno per km 2.

A1 Agglomerato A1 Provincia C Provincia 5

Comune di SUSEGANA

Figura 2.12. Zonizzazione amministrativa della Provincia di Treviso (fonte ARPAV)

Con l’entrata in vigore del D.lgs. 155/2010 sono state introdotte importanti novità in materia di qualità dell’aria, a partire dalla metodologia di riferimento per la caratterizzazione delle zone (zonizzazione) quale

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Fornaci Calce Grigolin SpA – Stabilimento di Susegana - Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale presupposto di riferimento e passaggio decisivo per le successive attività di valutazione e pianificazione. La nuova normativa fornisce alle regioni gli indirizzi, i criteri e le procedure per provvedere ad adeguare le zonizzazioni in atto ai nuovi criteri, tramite l’elaborazione e l’adozione di un progetto di zonizzazione. In particolare, l’art. 3, lettera d), del D.lgs. 155/2010 stabilisce che: la zonizzazione del territorio richiede la previa individuazione degli agglomerati e la successiva individuazione delle altre zone. Gli agglomerati sono individuati sulla base dell'assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa. Le altre zone sono individuate, principalmente, sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteoclimatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti nel determinare i livelli degli inquinanti e di accorpare tali aree in zone contraddistinte dall'omogeneità degli aspetti predominanti. Pertanto, in accordo con le disposizioni del D.lgs. 155/2010 ed alla luce delle analisi e valutazioni svolte dalla Regione del Veneto, è stata definita la nuova zonizzazione del territorio (cfr. Figura 2.13), comprendente le seguenti zone: • Agglomerato di Venezia; • Agglomerato di Treviso; • Agglomerato di Padova; • Agglomerato di Vicenza; • Agglomerato di Verona; • Pianura e Capoluogo Bassa Pianura; • Bassa Pianura e Colli; • Prealpi e Alpi; • Val Belluna. Il Comune di Susegana ricade nell’area denominata Pianura e Capoluogo Bassa Pianura (IT0513), ed è caratterizzato da una densità emissiva compresa tra 7 e 20 t/anno per km 2.

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Figura 2.13. Riesame della zonizzazione del Veneto secondo il D.lgs. 155/2010 (fonte Regione del Veneto)

Non si evidenziano aspetti rilevanti determinati dall’applicazione del PRTRA.

2.8.2 Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.) Il Piano di Tutela delle Acque (previsto dall’art. 44 del D.Lgs. 152/99 e s.m.i.) è lo strumento del quale la Regione Veneto si è dotata per il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per la specifica destinazione dei corpi idrici regionali, stabiliti dagli articoli 4 e 5 del decreto stesso. Approvato in via definitiva con D.C.R. n. 107 del 05.11.2009, il Piano abroga il previgente Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA), approvato dal Consiglio Regionale con provvedimento in data 1 settembre 1989, n. 962, per le seguenti parti: • le norme di attuazione; • le norme per l’utilizzazione in agricoltura dei fanghi provenienti da impianti di depurazione delle pubbliche fognature; • le norme per lo spargimento sul suolo agricolo di liquami derivanti da allevamenti zootecnici; • il regolamento tipo di fognatura; • la guida tecnica.

Il PTA indica le misure atte a conseguire entro il 22 dicembre 2015 i seguenti obiettivi di qualità ambientale:

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• per i corpi idrici significativi superficiali e sotterranei deve essere mantenuto o raggiunto lo stato ambientale “buono” come definito dalla Dir. 2000/60/CE e dall’Allegato 1 del D.Lgs. n. 152/2006, Parte Terza; • deve essere mantenuto, ove esistente, lo stato ambientale “elevato”; • devono essere adottate tutte le misure atte ad evitare un peggioramento della qualità dei corpi idrici classificati.

Il Piano di Tutela delle Acque si compone dei seguenti tre documenti: • Stato di Fatto: riassume la base conoscitiva e comprende l’analisi delle criticità per le acque superficiali e sotterranee, per bacino idrografico e idrogeologico. • Proposte di Piano: contiene l’individuazione degli obiettivi di qualità, le misure generali e specifiche e le azioni previste per raggiungerli; la designazione delle aree sensibili, delle zone vulnerabili da nitrati e da prodotti fitosanitari, delle zone soggette a degrado del suolo e desertificazione. • Norme Tecniche di Attuazione: contengono la disciplina degli scarichi, la disciplina delle aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento, la disciplina per la tutela quali quantitativa delle risorse idriche. Si sottolinea che le NTA sono state oggetto di modifica e recentemente rilasciate in Allegato D alla DGRV n. 842 del 15/5/2012.

L’articolo 39 delle NTA, recante la disciplina relativa alle acque meteoriche di dilavamento, acque di prima pioggia e acque di lavaggio, dispone che per la tipologia di insediamento in esame, le acque meteoriche di dilavamento sono riconducibili alle acque reflue industriali e pertanto vanno trattate con idonei sistemi di depurazione.

Il progetto in esame non comporta alcuna modifica degli interventi previsti dal progetto di adeguamento al PTA autorizzato con l’AIA 732/2012.

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3 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO (STATO DI FATTO)

Fornaci Calce Grigolin opera in un ampio complesso produttivo, di circa 20 ettari, all’interno del quale opera anche la ditta Superbeton. Nelle aree di competenza di Fornaci Calce Grigolin vengono svolte tre principali attività:

1. Produzione di calce viva, spenta, grassello, malta umida ed affini

2. Produzione di intonaci secchi premiscelati

3. Stoccaggio e dosaggio materie prime per la produzione di conglomerato cementizio con polistirolo

Nei seguenti paragrafi sono descritte le attività produttive, con riferimento all’Allegato C9 rev. 05 “Planimetria punti di emissione – stato di fatto autorizzato”, allegata al Progetto Preliminare.

3.1 Produzione di calce viva, spenta, grassello, malta umida ed affini

Il ciclo produttivo dell’impianto di calce viva e spenta si svolge secondo le seguenti fasi lavorative: • ricevimento e stoccaggio e movimentazione calcare; • ricevimento e stoccaggio e movimentazione polverino di legno (CER 03 01 05); • decarbonatazione calcare in tre forni; • stoccaggio, movimentazione e macinazione dell’ossido di calcio; • idratazione dell’ossido di calcio; • stoccaggio e movimentazione dell’idrato di calcio; • produzione di intonaci premiscelati.

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STOCCAGGIO CALCARE STOCCAGGIO Camino n. 48 POLVERINO DI LEGNO Camino n. 44

LAVAGGIO, VAGLIATURA, ALIMENTAZIONE TRASPORTO CALCARE POLVERINO DI LEGNO Camini n. 10, 28

Camino n. 29

FORNI COTTURA Camini n. 53A, 53B Camini n. 1, 1M, 12 CALCARE

MALTA AEREA UMIDA Camino n. 15A , 47 , 50, 51 Camino n. 43

GRASSELLO CARICO AUTOMEZZI STOCCAGGIO Camini n. 13, 15A , 17 CALCE VIVA IN SILI

ESTRAZIONE CALCE VIVA SPEGNICALCE IN ZOLLE

Camino n. 22 Camino n. 49

TRASPORTO AL MOLINO TRASPORTO AL SILO Camino n. 19 A SFERE POLMONE IDRATATORE Camino n. 7

MACINAZIONE IDRATATORE Camino n. 27 Camino n. 5

Camino n. 6 TRASPORTO AI SILI DI MACINAZIONE Camini n. 15A , 17, 26 STOCCAGGIO

Camino n. 52 STOCCAGGIO IN SILI TRASPORTO AI SILI DI Camini n. 14, 20, 21 STOCCAGIO Camini n. 15A , 17

CARICO SFUSO Camino n. 46 Camini n. 9, 15A , 19 AUTOMEZZI Camino n. 45

STOCCAGGIO IN SILI TRASPORTO AI CLIENTI Camini n. 8, 20, 21

Figura 3.1 – Schema a blocchi dell’attività di produzione di calce viva, spenta, grassello, malta umida ed affini (in grassetto i punti di emissione soggetti a limite e a monitoraggio periodico)

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3.1.1 Stoccaggio, movimentazione e lavaggio materia prima La roccia calcarea utilizzata per la produzione di ossido di calcio è depositata in cumuli esternamente agli impianti. Il calcare prima di essere trattato termicamente nei forni di decarbonatazione, è mandato, grazie ad opportuni nastri trasportatori, ad una prima fase di lavaggio e successivamente è vagliato. Tali fasi lavorative non producono significative emissioni di aeriformi in quanto tali lavorazioni sono effettuate ad umido. Fornaci Calce Grigolin è autorizzata allo scarico delle acque reflue industriali provenienti dal lavaggio del materiale inerte da cava con recapito nelle vasche di decantazione dei limi, considerate suolo a tutti gli effetti, ai sensi dell’art. 103, comma 1, lettera d) del D.lgs. 152/06 e s.m.i.. Tale articolo prevede la possibilità di scaricare sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo le acque provenienti dalla lavorazione di rocce naturali nonché dagli impianti di lavaggio delle sostanze minerali, purché i relativi fanghi siano costituiti esclusivamente da acqua e inerti naturali e non comportino danneggiamento delle falde acquifere o instabilità dei suoli. Per tale scarico non sono prescritti limiti, né monitoraggi periodici.

3.1.2 Ricevimento, stoccaggio e movimentazione della segatura di legno trattato e non trattato La ditta è autorizzata ad utilizzare (operazioni R13 e R1) come combustibile nel processo di cottura calcare il rifiuto individuato dal CER 03 01 05 (segatura, trucioli, residui di taglio, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 03 01 04) per una quantità massima di 76.500 t/a.

Tale combustibile viene ricevuto e trattato in un impianto dedicato prima del suo utilizzo nei forni. L’impianto sostanzialmente è diviso in cinque sezioni:

A. Ricevimento materia prima in ingresso B. Pulizia dei materiali ferrosi e/o magnetici controllo dimensionale con I° scarto dei cascami o pezzatura più grossa, successiva pulizia dei materiali amagnetici C. Vagliatura e trasporto con invio dei materiali selezionati, ai forni o allo stoccaggio di prodotto finito, allo scarto, oppure alla successiva fase di macinazione D. Macinazione e messa in riciclo nella linea di vagliatura dei materiali trattati per essere nuovamente controllati E. Stoccaggio (futuro) del prodotto finito per essere rinviato alle stazioni di dosaggio di ogni singolo forno per l’utilizzo.

Il ciclo produttivo si può descrivere nelle singole fasi come di seguito:

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SEZIONE “A” Il materiale in ingresso arriva mediante cassoni scarrabili completamente chiusi, e dopo un primo controllo da parte del responsabile dell’impianto, dei documenti, della provenienza, e della presa visione del materiale stesso dà l’approvazione affinchè il materiale possa essere scaricato. Il camion con il cassone entra, arretrando, nel tunnel di scarico completamente compartimentato dal resto del fabbricato apre gli sportelloni del cassone, risale sul mezzo e ribalta il materiale nella tramoggia interrata di ricevimento. L’operazione di apertura degli sportelloni, è la sola operazione che si fa manualmente in questo impianto, tutto le successive fai il materiale viene trattato automaticamente senza l’intervento di nessun operatore, o personale specifico. Il materiale raccolto in questa tramoggia della capacità di mc 90÷100c.a. viene estratto e scaricato in un trasportatore elevatore raschiante che lo trasferisce alla sezione “B” del ciclo produttivo. La tramoggia di ricevimento anche se all’interno di uno specifico e compartimento reparto del fabbricato, è dotata di un struttura di chiusura superiore, collegata ad un impianto di captazione e filtrazione delle polveri al fine che l’autista del mezzo, il mezzo stesso e tutto l’ambiente non abbiano a trovarsi in un ambiente polveroso. L’impianto è dotato di sfiato delle arie depolverizzate (punti di emissione n. 53A e 53B). Le polveri captate in questa come nelle successive fasi della lavorazione, vengono reimmesse in ciclo a circuito chiuso, primo perchè la loro natura e la stessa nel materiale da trattare, secondo affinchè non abbiano ad esserci sversamenti all’esterno del ciclo di produzione di prodotti inquinanti. Il trasferimento dei materiali da macchina a macchina avviene mediante canalizzazioni completamente chiuse, sigillate in maniera tale che non abbiano ad esserci perdite, o fuoriuscita di materiale e poveri nell’ambiente circostante. Tutte le canalizzazioni ed i punti di trasferimento materiali, sono istallati dei sensori rilevatori di scintille o principio d’ incendio collegati ad un sistema centrallizzato di sicurezza contro i principi d’incendio.

SEZIONE “B” I materiali dal trasportatore raschiante, solleva i materiali e li convoglia alla fase successiva di prima pulizia e controllo dimensionale, tra il trasportatore raschiante e la torre di pulizia viene interposto un deviatore a calzone, che nel caso per un motivo qualsiasi, o meglio in caso di emergenza per il rilevamento di presenza o di un principio di incendio, il deviatore modifica la sua posizione normale scaricando a terra in un cassone metallico il materiale presente a monte della linea di trasporto, svuotandola completamente. In condizioni normali, il materiale dal trasportatore passando attraverso il deviatore cade sopra un separatore magnetico a doppio rullo per l’asportazione dei materiali magnetici, normalmente ferrosi. Il doppio rullo, anziché il singolo, per una maggiore garanzia sul trattenimento degli inquinanti. Il materiale scartato, attraverso una canala, viene scaricato in un cassone per la sua evacuazione da parte dell’operatore dell’impianto.

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Il materiale passante cade sopra una macchina selezionatrice “Dina Screen” che effettua un primo controllo dimensionale. Il materiale avente dimensioni maggiori di mm 25÷30 viene scartato come sovvallo, il rimanete passa oltre e viene trasferito a mezzo di altri trasportatori raschianti chiusi alla seconda torre di pulizia per un altro controllo degli inquinanti. Anche in questo scarico dei trasporti, l’impianto è dotato di deviatore di sicurezza, che nel caso sia sfuggito qualche principio di incendio alla prima fase e/o durante i trasporti il deviatore a valle modifica il suo stato, e scarica a terra il materiale presente in linea. In condizioni di funzionamento la segatura passa oltre, attraversando una cernitrice al neodimio, che ha la peculiarità di separare i materiali “amagnetici”. I materiali amagnetici vengono tolti, il prodotto così depurato viene scaricato in un trasportatore raschiante e inviato al “Bunker” o polmone per l’alimentazione di due vagli di selezione.

SEZIONE “C” Questi vagli separano il materiale “BUONO” avente dimensione inferiore ad un millimetro inviandolo al polmone di trasferimento pneumatico, posto in fossa. Il materiale scarto avente frazione superiore a mm. 20÷30 viene scaricato attraverso u trasportatore a redler in un cassone scarrabile chiuso, per la sua evacuazione al riempimento. La frazione intermedia, viene trasferita alla fase successiva di macinazione, a mezzo due trasportatori raschianti. Un primo trasportatore piano convoglia il materiale in un secondo raschiante verticale. Nello scambio tra il primo ed il secondo è stata posta una cernitrice separatrice di materiali ferrosi e non, anche di piccole dimensioni, dove gli eventuali scarti trattenuti vengono evacuati a mezzo coclea in cassone palettizzato. Altro accorgimento adottato in questa sezione di impianto, è di aver interposto, tra la macchina che alimenta il silo della macinazione ed il silo stesso, una rotocella di sezionamento, per la compartimentazione degli stoccaggi. La sezione C è dotata di aspirazione delle polveri, convogliate ad un sistema di trattamento aeriformi mediante filtro a maniche, con relativo punto di emissione (Camino 29).

SEZIONE “D” Il materiale immesso in questo silo polmone viene successivamente estratto dosato a mezzo doppia coclea controllata da inverter passando attraverso una cernitrice a vento per la separazione di eventuali corpi estranei avente peso specifico più pesante. Principalmente questa macchina serve per togliere i materiali amorfi quali gli inerti, vetro, ecc. e con durezza e peso specifico più elevato, dal processo produttivo. Quindi che non arrivino all’ interno del mulino questi materiali, quali possibili cause di scintille con conseguente rischio di incendio Per il motivo di cui sopra, viene istallato a bordo mulino un impianto di soppressione chimica a pressione, con il preciso scopo di sopprimere istantaneamente ogni più piccola scintilla. Pagina 36 di 119

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Dal mulino il materiale macinato viene portato sempre con trasportatore elevatore raschiante al bunker polmone posto sopra i vagli. Da questo punto il materiale si mescola “taglia” con il materiale buono di prima selezione, inviando la frazione passante alla stazione di pompaggio, mentre la classe trattenuta viene reimmessa in ciclo a circuito chiuso alla macinazione.

SEZIONE “E” Dalla vagliatura il materiale selezionato, definito “buono” avente classe granulometrica inferiore ad un millimetro, quindi idoneo ad essere utilizzato ai forni, ha oltre alla possibilità ad essere trasferito ai forni direttamente, a quella di essere stoccato in un silo definito di stoccaggio prodotto finito, per essere riutilizzato secondo le necessita produttive. E’ prevista infatti la possibilità di inviare il prodotto finito, ad un silo di stoccaggio della capacità di mc. 6500÷ 8500. Questo stoccaggio polmone consente diversi vantaggi. Questo volume di stoccaggio consente:

• di poter macinare e selezionare di notte, quando l’energia elettrica costa meno; • compensare l’irregolarità stagionale di approvvigionamento; • in caso di mancanza o scarsa alimentazione all’ impianto di trattamento, consente di prelevare materiale, quindi regolarizzando trasporto e dosaggi; • in caso di manutenzioni e/o guasti tecnici all’ impianto di trattamento della polvere di legno, consente una certa autonomia.

Si è realizzata una seconda linea di trasporto pneumatico per il nuovo forno con la possibilità di interscambiare l’utilizzo delle due linee a mezzo deviatori.

Particolare attenzione è stata posta al fattore sicurezza prevenzione incendi. Infatti in tutti i punti e canalizzazioni chiuse per il trasferimento del materiale da una macchina alla successiva, è stato istallato un impianto pressurizzato di rilevazione e spegnimento scintille. Per ogni macchina di trasporto materiali, chiusa, la stessa e dotata di impianto di allagamento. Per le tubazioni di trasporto pneumatico della povere dal reparto di preparazione agli impianti di dosaggio, sono istallate per ciascuna linea delle doppie sicurezze, di rilevamento, spegnimento e controllo. Per le tubazioni di captazione delle polveri le stesse, oltre ai sistemi di rilevamento e spegnimento scintille come per le linee di trasporto, sono dotate anche di serrande tagliafuoco. Il tutto è gestito da programma di supervisione centralizzato posto presso l’impianto stesso ed in sala comando.

Attenzione e cura è stata posta anche per i restanti punti da aspirare, per le sezioni di pulizia (sezione B) e vagliatura (sezione C) è istallata una batteria filtrante per la messa in depressione dei trasporti e trasferimento materiali e per tutti quei punti in cui ci potesse essere delle perdite.

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Il silos della segatura nei pressi del Forno Maerz 1 è dotato di punto di emissione “10”. Il silos della segatura nei pressi del Forno CIM è dotato di punto di emissione “48”.

A seguito di alcune valutazioni tecnicoeconomiche è emersa la necessità di posticipare la realizzazione del silos di stoccaggio della segatura CER 03 01 05 all’esterno del capannone F (cfr. comunicazione di modifica non sostanziale del 14.06.2013) e di utilizzare, in comodato d’uso, una porzione del capannone di proprietà Superbeton SpA come stoccaggio temporaneo (operazione R13) per tale rifiuto in ingresso (cfr. comunicazione di modifica non sostanziale dell’agosto 2013).

3.1.3 Combustione della segatura e decarbonatazione del calcare I forni di decarbonatazione sono alimentati con il calcare attraverso appositi nastri trasportatori e benne di carico. Il combustibile è costituito da segatura, appositamente polverizzata e raffinata. Per le fasi di avvio dei forni viene utilizzato come combustibile anche il gas metano. Al fine di ottenere la decarbonatazione del calcare la temperatura nella parte centrale dei forni è compresa tra 10001100°C. Nei forni rigenerativi a corrente parallela, le condizioni di funzionamento ottimali per ottenere ossido di calcio di buona qualità consentono di assicurare nelle camere di decarbonatazione le specifiche seguenti: • temperatura non inferiore a 1000°C; • tempo di permanenza dei gas superiore a 2 secondi, con tenore volumetrico di ossigeno libero riferito ai gas umidi superiore al 6%. I gas combusti lasciano la camera di combustione ed incontrano in controcorrente il calcare da cuocere, che scende dall’alto del forno, cedendo allo stesso la maggior parte del contenuto entalpico. Infine i gas esausti, raffreddati alla temperatura compresa tra 80 e 150 °C, vengono filtrati con dei filtri a maniche, per essere emessi attraverso: • camino n. 1 per il forno Maerz 2; • camino n. 1M per il forno Maerz 1; • camino n. 12 per il forno CIM.

È inoltre presente un impianto di depolverizzazione, tributario del camino n. 28 per l’impianto di trasporto ed accumulo segatura del forno Maerz 1.

3.1.4 Estrazione dai forni dell’ossido di calcio L’ossido di calcio ottenuto viene estratto alla base dei forni ed inviato alle utilizzazioni successive. Delle aspirazioni localizzate provvedono a captare le polveri che vengono convogliate a filtri depolveratori ed ai camini n. 13 e 17. L’ossido di calcio ottenuto, può essere utilizzato nei seguenti modi: • venduto sfuso in zolle di varia pezzatura, • venduto sfuso in polvere,

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• inviato alla produzione di idrossido di calcio in polvere, “calce spenta”, • inviato alla produzione di “grassello” di calce e malta aerea umida.

Nella zona del Forno Maerz 2 è presente un’area dedicata all’estrazione e trasporto calce in zolle, dotata di punto di emissione “43”. Il filtro di sfiato del trasporto segatura convoglia le emissioni al punto di emissione “44”. Sono in corso di realizzazione gli altri interventi previsti dal progetto del 2012 ovvero: • Immediatamente a nord dell’edificio del forno, alcuni silos esistenti saranno sostituiti da nuovi silos, 7 a base circolare, 5 a base quadrata e tutte le strutture dell’area a nord dei forni saranno inglobate in una struttura dall’aspetto simile alle esistenti, per il contenimento delle emissioni acustiche e un migliore aspetto visivo. • Tutti i silos saranno dotati di sistema di contenimento delle emissioni di polveri. Saranno installati n. 3 nuovi punti di emissione, dotati di filtri a maniche: • Trasporto, insilaggio calce: punto di emissione “45” • Vagliatura calce: punto di emissione “46”; • Estrazione, vagliatura carico calce negli automezzi: punto di emissione “47”.

3.1.5 Produzione ossido di calcio in zolle Nel caso in cui l’ossido di calcio sia venduto sfuso in zolle, vi sono dei sistemi di depolverizzazione che abbattono le polveri generatesi durante la fase di trasporto e carico della calce negli autocarri. Tali sistemi di abbattimento convogliano le emissioni in atmosfera attraverso il camino 15A.

3.1.6 Macinazione dell’ossido di calcio In alternativa al primo utilizzo, l’ossido di calcio passa ad un molino di macinazione e quindi polverizzato. Per la macinazione dell’ossido il punto di emissione tributario è il camino 27.

3.1.7 Trasporto ai sili di stoccaggio Aspirazioni localizzate nei sistemi di trasporto e nei sistemi di carico degli autocarri, collegate ad impianti di abbattimento, convogliano le emissioni in atmosfera attraverso i camini n. 15A e n. 17. L’ossido di calcio polverizzato può essere stoccato sfuso in N. 3 sili. Le polveri generatesi durante la fase di trasporto del materiale sfuso sono abbattute da N. 3 filtri che convogliano le emissioni in atmosfera ai camini n. 14, n. 20 e n. 21. È inoltre presente un impianto di depolverizzazione per la vagliatura dell’ossido tributario del camino n. 26. Durante la fase di caricamento dello sfuso nei camion vi è un filtro depolverizzatore che convoglia le emissioni in atmosfera attraverso il camino n. 9. Nel caso in cui il filtro appena citato non sia utilizzabile, viene impiegato filtro posto in parallelo, che convoglia le emissioni al camino 19. Questo sistema di abbattimento è anche deputato alla fase di trasporto depolverazione dell’idrossido di calcio (calce spenta), descritta nel paragrafo successivo.

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3.1.8 Produzione di idrossido di calcio in polvere, “calce spenta” L’ossido di calcio è trasportato ad un silo polmone che alimenta l’impianto di idratazione della calce. Le polveri che si generano dall’alimentazione di tale silo sono abbattute dal depolverizzatore che convoglia le emissioni in atmosfera tramite il camino n. 7. La fase di spegnimento della calce avviene nell’apposito idratatore, generando delle polveri che sono abbattute da un filtro a maniche; le emissioni sono convogliate in atmosfera al camino n. 5. L’idrato di calcio ottenuto passa alla fase di macinazione nel molino citato in precedenza e le relative emissioni sono abbattute dal medesimo impianto che convoglia le emissioni in atmosfera al camino n. 6. L’idrato macinato è successivamente trasportato in un silo di stoccaggio. Le emissioni relative alla depolverizzazione di tale fase sono a carico del camino n. 8 oppure ad altri sili che possono essere utilizzati anche per l’idrato di calcio: camini n. 20 e n. 21. Anche per le fasi di trasporto dell’idrato di calcio in polvere e carico autocarri sono previste aspirazioni localizzate e filtri per la depolverizzazione con emissione attraverso i camini n. 15A e 17.

3.1.9 Produzione di “grassello” di calce e malta aerea umida L’ossido di calcio è trasportato ad uno spegnicalce per la produzione di calce umida. Tale attività, essendo svolta ad umido con eccesso d’acqua, produce del vapor d’acqua che viene evacuato attraverso il camino n. 22. Il grassello di calce può essere venduto tal quale o utilizzato per la produzione di malta aerea umida. La lavorazione della malta aerea è effettuata ad umido e non determina emissione di polveri.

3.2 Produzione di intonaci secchi premiscelati Il ciclo produttivo dell’impianto di intonaci secchi premiscelati si svolge secondo le seguenti fasi lavorative: • ricevimento e stoccaggio delle materie prime (calcari, sabbie, altri inerti, leganti e additivi); • trattamento dei materiali con operazioni di macinazione con mulino Hazemag e selezione degli inerti con vagliatura per l’ottenimento delle varie frazioni granulometriche (0÷0,08, 0,08÷0,4, 0,4÷0,8, 0,8÷1,4, 1,4÷2,8); • preparazione delle ricette con pesatura e miscelazione dei diversi materiali selezionati; • insaccaggio degli intonaci premiscelati in polvere; • carico diretto degli intonaci premiscelati negli automezzi; • produzione di parte dell’energia elettrica occorrente all’impianto con 2 gruppi elettrogeni. Gli impianti di lavorazione sono strutturati con sviluppo verticale onde consentire il trasferimento dei materiali nelle varie fasi operative per gravità mediante una serie di canalizzazioni, tramogge, nastri trasportatori ed estrattori a carrello.

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CARICO INERTI SU TRAMOGGIA Camino FM9 Camino FM8

ESSICCAMENTO CARICO ADDITTIVI CARICO CALCE Camino FM2

MACINAZIONE Camino FM1 SELEZIONE ADDITTIVI E LEGANTI VAGLIATURA Camino FM3

STOCCAGGIO Camino FM4 PESATRICE ADDITTIVI E LEGANTI PESATRICE INERTI

MISCELATORE

PRODOTTO FINITO

TRAS P. E STOCCAGGIO STOCCAGGIO IN SILOS Cam. FM12 ,FM13, FM14 PER VENDITA SFUSO Camini FM10, FM11

AUTOMEZZI TRASPORTO INSACCAGGIO E CONSEGNA Camino FM7

GRUPPI ELETTROGENI

Camini E15, E16

Camini esclusi dall’ambito autorizzativo Camini autorizzati

Figura 3.2 – Schema a blocchi dell’attività di produzione di intonaci secchi premiscelati (in grassetto i punti di emissione soggetti a limite e a monitoraggio periodico)

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3.2.1 Ricevimento e stoccaggio delle materie prime I calcari, le sabbie ed altri inerti sono stoccati in locali chiusi onde evitare diffusione di materiale polverulento. La calce idrata è stoccata in un apposito silos dotato di filtro a maniche tributario del camino FM8. Gli additivi sono stoccati in un apposito silos dotato di impianto di abbattimento tributario del camino FM9.

3.2.2 Essiccazione e macinazione Il caricamento della torre di macinazione ed il trasferimento alle macchine dei vari stadi di macinazione e selezione è effettuato con l’utilizzo di tramoggie interrate, estrattori a carrello, trasportatori a nastro ed elevatori. In questa sezione di trattamento sono presenti due filtri del tipo a maniche per la depolverizzazione delle polveri generatesi dall’essiccatoio e dalla macinazione e dalle varie fasi di movimentazione del materiale con emissione ai camini FM1 e FM2.

3.2.3 Vagliatura Nella sezione di miscelazione i materiali macinati vengono inviati alla vagliatura finale mediante elevatori a tazze completamente chiusi. Dalla vagliatura del materiale siliceo e del calcare si ottengono cinque frazioni granulometriche (00.08 / 0.080.4 / 0.40.8/ 0.81.4 / 1.42.8 mm). Tutte le attrezzature sono mantenute in depressione da un sistema di aspirazione che convoglia gli aeriformi in un filtro a maniche tributario del camino FM3.

3.2.4 Stoccaggio Le cinque frazioni ottenute sono collocate in silos di stoccaggio completamente chiusi, a mezzo di coclee e nastri trasportatori cofanati. Gli impianti di carico sili sono mantenuti in costante depressione e gli aeriformi depolverizzati con filtro a maniche con emissioni al camino FM4.

3.2.5 Miscelazione La fase successiva prevede l'estrazione del materiale (calcare e sabbia), la sua pesatura e la miscelazione nelle proporzioni adeguate alle ricette richieste. La pesatura è effettuata in due tramogge poste al di sopra del mescolatore, che ricevono i vari materiali mediante coclee tubolari chiuse dotate di sportelli d'ispezione con guarnizioni di tenuta polveri; il collegamento fra le bilance e le coclee è effettuato con manicotti chiusi. A valle delle tramogge si trova il mescolatore completamente chiuso con svuotamento totale che permette di cambiare tipo di prodotto o di convogliare i vari prodotti alla linea di insacco. Questa fase lavorativa avviene in impianti completamente chiusi; pertanto non comporta emissioni.

3.2.6 Insaccamento e carico automezzi con intonaci premiscelati Il materiale pesato e miscelato può successivamente essere convogliato alla linea di insacco o allo stoccaggio prodotto finito con carico alla rinfusa, oppure al caricamento automezzi.

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Parte dei premiscelati sono confezionati in sacchi con emissioni convogliate al camino FM7. È presente una seconda linea di insacco di prodotti speciali che contempla un apposito silos di stoccaggio con emissioni al camino FM10 ed un apposito impianto di confezionamento tributario del camino FM11. La linea dello sfuso prevede il trasporto del prodotto, con emissioni convogliate al camino FM12, in appositi sili di stoccaggio; per il carico degli automezzi le emissioni vengono convogliate ai camini FM13 e FM14. La produzione attuale di intonaci premiscelati è di circa 260.000 t/a.

3.2.7 Gruppi elettrogeni di cogenerazione Al fine di avere energia elettrica sufficiente per il funzionamento sono presenti n. 2 gruppi elettrogeni di cogenerazione, funzionanti a metano, della potenzialità di 1.430 KW cadauno con emissioni convogliate (escluse dall’ambito autorizzativo del D.Lgs. 152/2006 – All. IV alla parte V, lettera gg).

3.3 Stoccaggio e dosaggio materie prime per la produzione di conglomerato cementizio con polistirolo Il ciclo di lavoro per questa tipologia di impianti si limita a due semplici fasi: • stoccaggio in sili, • dosaggio all’interno degli automezzi destinati alla distribuzione.

3.3.1 Stoccaggio in sili Il polistirolo viene stoccato in n. 3 sili metallici aventi ognuno la forma di un parallelepipedo, ed un volume massimo di circa 8090 m 3 ciascuno. Ogni silo è dotato di n. 4 aperture, sfiati, aventi ciascuna la superficie di circa 0,5 m 2, da cui fuoriesce l’aria di trasporto del materiale. Ogni apertura è dotata di una rete a fili metallici intrecciati con una maglia di 0,51 mm. Le emissioni derivanti dalla fase di caricamento dei sili sono escluse dall’ambito autorizzativo del D.Lgs. 152/2006 in quanto le particelle di polistirolo sono di diametro maggiore di 5 mm e non sono considerate sostanze tali da causare inquinamento atmosferico.

3.3.2 Carico degli automezzi La fase di carico del polistirolo nelle autocisterne prevede una potenziale emissione in atmosfera dell’aria di trasporto a valle del ventilatore ed immediatamente prima del punto carico, in cui si trova un espansore di circa 1 m di diametro costituito da una rete a fili metallici intrecciati con un’apertura di 0,51 mm, che ha la funzione di ridurre la velocità delle sfere di polistirolo aumentando la sezione di mandata rispetto a quella di aspirazione del ventilatore. Le emissioni derivanti dalla fase di caricamento sono escluse dall’ambito autorizzativo del D.Lgs. 152/2006 in quanto le particelle di polistirolo sono di diametro maggiore di 5 mm e non sono considerate sostanze tali da causare inquinamento atmosferico.

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3.4 Emissioni convogliate autorizzate Nella seguente tabella sono riportati i dati relativi alle emissioni convogliate in atmosfera, con riferimento a quanto riportato nell’Autorizzazione Integrata Ambientale e alle successive comunicazioni di modifiche non sostanziali (cfr. Allegato C9 rev. 05 “Planimetria punti di emissione – stato di fatto autorizzato”).

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Tabella 3.1 – Emissioni convogliate in atmosfera (stato di fatto autorizzato)

Valore limite di emissione Qnominale Durata data Camino Provenienza AIA f.s. emissione SF Parametro u.m. attivazione media media Fm ≥ 5 Fm ≥ 0,5 0,1 ≤ Fm < 0,5 O di rif. % giornaliera oraria Kg/h Kg/h Kg/h 2 Nm 3/h gg/anno Ore/g 3 NO x mg/Nm 400 500 Polveri mg/Nm 3 10 30 COT mg/Nm 3 10 20 HCl mg/Nm 3 10 HF mg/Nm 3 1 Forno Maerz 2 (con 3 14.01.13 350 24 SO 2 mg/Nm 50 comb. rifuto) 1 70.000 Cd+Tl mg/Nm 3 0,05 11 Hg mg/Nm 3 0,05 Sb+As+Pb+Cr+Co+Cu+Mn+Ni+V+Sn mg/Nm 3 0,5 PCDD+PCDF ng/Nm 3 0 IPA mg/Nm 3 0,01 Forno Maerz 2 (con 14.01.13 (solo Polveri mg/Nm 3 50 comb. Metano) avvio) NOx mg/Nm 3 1800 3 NO x mg/Nm 400 500 Polveri mg/Nm 3 10 30 COT mg/Nm 3 10 20 HCl mg/Nm 3 10 HF mg/Nm 3 1 Forno Maerz 1 (con 3 ante dic12 350 24 SO 2 mg/Nm 50 comb. rifuto) 3 1M 70.000 Cd+Tl mg/Nm 0,05 11 Hg mg/Nm 3 0,05 Sb+As+Pb+Cr+Co+Cu+Mn+Ni+V+Sn mg/Nm 3 0,5 PCDD+PCDF ng/Nm 3 0 IPA mg/Nm 3 0,01 Forno Maerz 1 (con ante dic12 solo Polveri mg/Nm 3 50 comb. rifiuto) avvio) NOx mg/Nm 3 1800 3 NO x mg/Nm 500 600 Polveri mg/Nm 3 10 30 COT mg/Nm 3 20 30 HCl mg/Nm 3 10 HF mg/Nm 3 1 Forno CIM (con comb. 3 ante dic12 350 24 SO 2 mg/Nm 50 rifuto) 3 12 70.000 Cd+Tl mg/Nm 0,05 11 Hg mg/Nm 3 0,05 Sb+As+Pb+Cr+Co+Cu+Mn+Ni+V+Sn mg/Nm 3 0,5 PCDD+PCDF ng/Nm 3 0,1 ng/Nm 3 IPA mg/Nm 3 0,01 Forno CIM (con comb. Polveri mg/Nm 3 50 ante dic12 Metano) NOx mg/Nm 3 1800

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Valore limite di emissione Qnominale Durata data Camino Provenienza AIA f.s. emissione SF Parametro u.m. attivazione media media Fm ≥ 5 Fm ≥ 0,5 0,1 ≤ Fm < 0,5 O di rif. % giornaliera oraria Kg/h Kg/h Kg/h 2 Nm 3/h gg/anno Ore/g Idratazione ossido di di proc. 5 ante dic12 50.000 350 10 Polveri mg/Nm 3 50 150 calcio (fumi umidi) Molino macinazione 6 ante dic12 19.600 350 18 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. ossido di calcio Silo polmone impianto 7 idratazione calce (in ante dic-12 14.000 350 18 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. alternativa al 6) 8 Silo di stoccaggio ante dic12 3.500 350 12 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico

9 Carico automezzi ante dic12 8.000 250 8 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico

10 Alimentazione segatura ante dic12 5.600 350 24 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico Estrazione ossido di 13 ante dic12 6.000 300 24 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico calcio Silo di stoccaggio (in 14 ante dic-12 3.500 350 12 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico alternativa all'8) Estrazione, trasporto e 15A carico automezzi ossido ante dic12 24.000 350 24 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. di calcio Estrazione ossido di 17 ante dic12 10.000 350 24 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico calcio e trasporto ai sili Trasporto al molino e e 19 ante dic12 2.000 330 24 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico carico automezzi 20 Silo di stoccaggio ante dic12 6.000 330 24 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico 21 Silo di stoccaggio ante dic12 8.400 350 10 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico 22 Spegnicalce ante dic12 5.000 350 10 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico Trasporto ai sili di 26 ante dic12 11.000 350 24 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico stoccaggio Molino di macinazione 27 ante dic12 8.000 350 12 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico ossido di calcio 28 Alimentazione segatura ante dic12 4.000 350 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico 29 Filtro segatura ante dic12 60.000 350 24 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. Polveri mg/Nm 3 50 150 FM1 Essicazione ante dic12 30.000 260 20 17 NOx mg/Nm 3 500 Macinazione e FM2 ante dic12 30.000 260 20 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. trasporto FM3 Vagliatura ante dic12 12.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico Silo stoccaggio da FM4 ante dic12 5.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico vagliatura FM7 Insaccaggio ante dic12 26.000 260 13 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. Silo di stoccaggio calce FM8 ante dic12 6.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico idrata Silo leganti per linea FM9 ante dic12 2.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico bisacco Pagina 46 di 119

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Valore limite di emissione Qnominale Durata data Camino Provenienza AIA f.s. emissione SF Parametro u.m. attivazione media media Fm ≥ 5 Fm ≥ 0,5 0,1 ≤ Fm < 0,5 O di rif. % giornaliera oraria Kg/h Kg/h Kg/h 2 Nm 3/h gg/anno Ore/g Silo stoccaggio prodotti FM10 ante dic12 1.800 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico speciali Silo stoccaggio prodotti FM11 ante dic12 1.800 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico speciali FM12 Trasporto sfuso ante dic12 2.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico Carico automezzi sfuso FM13 ante dic12 3.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico 1 Carico automezzi sfuso FM14 ante dic12 2.000 260 20 emissione non soggetta a limite, né monitoraggio periodico 2 Estrazione e trasporto 43 04.10.13 3.600 350 24 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" eseguito all'attivazione calce in zolle Filtro di sfiato 44 14.01.13 6.000 350 24 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" eseguito all'attivazione trasporto segatura Estrazione ossido di da realizzare / 45 90.000 300 12 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. calcio e trasporto ai sili attivare Estrazione ossido di da realizzare / 46 8.000 350 24 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" da eseguire all'attivazione calcio e trasporto ai sili attivare Estrazione ossido di da realizzare / 47 51.000 300 10 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. calcio attivare 48 Filtro segatura 25.03.13 6.000 350 24 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" eseguito all'attivazione trasporto calce allo da realizzare / 49 10.800 260 12 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" da eseguire all'attivazione spegnimento attivare da realizzare / 50 carico sfusi 32.000 300 4 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" da eseguire all'attivazione attivare da realizzare / 51 carico sfusi 32.000 300 4 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" da eseguire all'attivazione attivare da realizzare / 52 riciclo ossido di calcio 18.000 300 4 emissione non soggetta a limite, monitoraggio Polveri "una tantum" da eseguire all'attivazione attivare filtro scarico automezzi 53A 03.01.13 34.000 350 24 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. segatura filtro scarico automezzi 53B 03.01.13 34.000 350 24 Polveri mg/Nm 3 50 150 di proc. segatura

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3.5 Emissioni diffuse Per ridurre al minimo le emissione diffuse vengono addottati i seguenti provvedimenti: • il calcare viene lavato per ridurre al minimo la formazione di polveri, • lo stoccaggio della segatura avviene in un apposito capannone chiuso onde evitare diffusione di materiale polverulento, • gli impianti di trasporto sono dotati di aspirazioni localizzate e/o sistemi di movimentazione chiusi (nastri carenati, coclee di trasporto, filtri chiusi, ecc.), • le zone adiacenti gli impianti vengono sistematicamente pulite per impedire accumuli di polveri, • il trasporto del prodotti finiti viene effettuato con automezzi dotati di silos o dotati di appositi teli di copertura del carico.

3.6 Scarichi idrici e gestione delle acque meteoriche Fornaci Calce Grigolin è autorizzata allo scarico delle acque reflue industriali provenienti dal lavaggio del materiale inerte da cava con recapito nelle vasche di decantazione dei limi, considerate suolo a tutti gli effetti, ai sensi dell’art. 103, comma 1, lettera d) del D.lgs. 152/06 e s.m.i.. Tale articolo prevede la possibilità di scaricare sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo le acque provenienti dalla lavorazione di rocce naturali nonché dagli impianti di lavaggio delle sostanze minerali, purché i relativi fanghi siano costituiti esclusivamente da acqua e inerti naturali e non comportino danneggiamento delle falde acquifere o instabilità dei suoli. Per tale scarico non sono prescritti limiti, né monitoraggi periodici.

Relativamente agli scarichi idrici e alla gestione delle acque meteoriche, con l’AIA 732/2012 è stato approvato un piano di Adeguamento al Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto. Nella seguente tabella è sintetizzato il programma degli interventi e il relativo stato di avanzamento.

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Tabella 3.2 – Programma degli interventi previsti dal progetto di adeguamento al PTA Destinazione acque Descrizione st. di Destinazione meteoriche stato di Descrizione st. di progetto 2012 - 2015 PERIODO DI Area acque meteoriche progetto 2012 - 2015 Note / altre informazioni fatto 2012 (adeguamento al INTERVENTO stato di fatto (adeguamento al PTA) PTA) diminuz. rischio contaminazione piazzale dep. Silos vuoti Piazzale deposito 1 dic13 area verde pozzetti ass. subsup. per variazione alla funzionalità e cassoni vuoti attrezzature da cantiere dell’area

Piazzale deposito disoleatore e scarico in depuraz. I pioggia e II pioggia invio 2 Parcheggio mezzi dic13 area verde attrezzature da cantiere B1 a B1

Nessuna variazione ma nuova Piazzale parcheggio piazzale dep. Silos vuoti 3 apr14 suolo suolo destinazione d’uso proposta per mezzi e cassoni vuoti l’area Piazzola stoccaggio rif. Piazzola stoccaggio rif. disoleatore e scarico in ADEGUAMENTO: Depurazione I Q dic13 suolo legnosi legnosi B1 pioggia

disoleatore e scarico in ADEGUAMENTO: Depurazione I 4 Viabilità est e zona pesa viabilità est e zona pesa apr14 suolo B1 pioggia

pozzo perd. P2 disoleatore e scarico in ADEGUAMENTO: Depurazione I A-M Edificio cemento Edificio cemento ago14 (suolo) B2 pioggia disoleat. E disoleat. e chiarificatore Adeguamento: Tutta la II pioggia al 5 Viabilità ovest viabilità ovest ago14 chiarificatore (no (no scarico) B1 (suolo) nello stato di progetto scarico) pozzo perd. P1 chairificatore (no Tutte le acque inviate a B-C-E Edificio premiscelati Edificio premiscelati ago14 (sottosuolo) scarico) chiarificatore (esistente + nuovo)

Dep. Segatura Officina Dep. Segatura Officina pozzo perd. P1 disoleat. e chiarificatore Adeguamento: Tutta la II pioggia al F-P ago14 e magazzini e magazzini (sottosuolo) (no scarico) B1 (suolo) nello stato di progetto

viabilità e parcheggi viabilità e parcheggi zona pozzo perd. P2 disoleatore e scarico in ADEGUAMENTO: Depurazione I 6 ago14 zona SUD S (suolo) B2 pioggia

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Destinazione acque Descrizione st. di Destinazione meteoriche stato di Descrizione st. di progetto 2012 - 2015 PERIODO DI Area acque meteoriche progetto 2012 - 2015 Note / altre informazioni fatto 2012 (adeguamento al INTERVENTO stato di fatto (adeguamento al PTA) PTA) Edificio scarico clinker Edificio scarico clinker e pozzo perd. P2 disoleatore e scarico in ADEGUAMENTO: Depurazione I M ago14 e gesso gesso (suolo) B2 pioggia

Impianto per la Impianto per la G produzione di produzione di compreso nell'area 7 calcestruzzo calcestruzzo

Impianto di betonaggio Impianto di betonaggio e Riutilizzo completo acque nel ciclo 7 e recupero acque recupero acque produttivo

Comparto di residenza Comparto di residenza 8 dipendenti e mensa dipendenti e mensa NESSUN ADEGUAMENTO (scoperta non pavim.) (scoperta non pavim.)

Comparto di residenza NESSUN ADEGUAMENTO: Comparto di residenza 8 dipendenti e mensa acqua pulita scarico in pozzetti di dipendenti (coperta) drenaggio Comparto di residenza ADEGUAMENTO PER EDIFICIO Mensa edificio 8 dipendenti e mensa ago15 MENSA: Invio acque a sistema polifunzionale (coperta) gestione area 6 (bacino B2)

Comparto di residenza Comparto di residenza NESSUN ADEGUAMENTO: 8 dipendenti e mensa dipendenti e mensa acqua pulita scarico in pozzetti di (scoperta pavim.) (scoperta pavim.) drenaggio

ADEGUAMENTO: Depurazione I pioggia e II pioggia disoleata a Area Impianti Sud 19270 mq AREA di cui Disoleatore e bacino limi esistente 9 (complessiva di cui a a tratteggio azzurro in in corso suolo chiarificatore esistente (sovradimensionamento accumulo SUB BACINO) Tav. 6 + nuovo I pioggia considerando TUTTE le superfici come pavimentate)

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Destinazione acque Descrizione st. di Destinazione meteoriche stato di Descrizione st. di progetto 2012 - 2015 PERIODO DI Area acque meteoriche progetto 2012 - 2015 Note / altre informazioni fatto 2012 (adeguamento al INTERVENTO stato di fatto (adeguamento al PTA) PTA) 6000 mq AREA esclusa NESSUN ADEGUAMENTO: Area Impianti Sud A chiarificatore 9 da tratteggio azzurro in chiarificatore acqua raccolta e inviata a (Esclusa da sub bacino esistente Tav. 6 chiarificatore esistente

Zone a verde o ALTRO Altre aree NESSUN INTERVENTO scoperte non utilizzate

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3.7 Gestione dei rifiuti Con riferimento all’Allegato C11 rev. 03 “Aree di stoccaggio materie prime, prodotti finiti, prodotti intermedi e rifiuti” in questo e nel seguente paragrafo si tratta della gestione dei rifiuti presso lo stabilimento. La ditta è autorizzata alla gestione dei rifiuti elencati nella seguente Tabella. Tabella 3.3 – Rifiuti autorizzati Selezione e recupero Stoccaggio CER Descrizione Recupero energetico Stoccaggio messa in Coincenerimento R13/R1 riserva R13 Segatura, trucioli, residui di taglio, pannelli di 03 01 05 truciolare e piallacci diversi da quelli di cui x x alla voce 03 01 0 4

15 01 03 Imballaggi in legno x

Per i seguenti quantitativi massimi: • quantitativo istantaneo massimo stoccabile di rifiuti in ingresso: 6.000 t; • quantitativo annuale massimo di rifiuti ricevibili presso l’impianto di cui all’operazione di sola messa in riserva R13: 13.500 t; • quantitativo annuale massimo di rifiuti ricevibili e trattabili presso l’impianto di cui all’operazione di recupero energetico R1: 76.500 t.

3.8 Produzione di rifiuti I rifiuti prodotti sono stoccati in aree dedicate, come specificato nella seguente tabella, gestiti in conformità alla normativa vigente e inviati a smaltimento o recupero. (Cfr. anche Allegato C11 rev. 03 “Aree di stoccaggio materie prime, prodotti finiti, prodotti intermedi e rifiuti”).

Tabella 3.4 – Aree di stoccaggio dei rifiuti Capacità di N° Identificazione Superficie Tipologia rifiuti stoccaggio Caratteristiche area area (m 2) stoccati (m 3) 1 N e pesa 1 1 Sgabuzzino 08 03 18 Deposito olii e rif. 2 P1 1 1 liquidi con bacino di 12 01 12 * contentimento Deposito olii e rif. 3 P1 1 1 liquidi con bacino di 13 02 08 * contentimento 4 3C 45 15 Container 15 01 01

5 3C 45 15 Container 15 01 02

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Capacità di N° Identificazione Superficie Tipologia rifiuti stoccaggio Caratteristiche area area (m 2) stoccati (m 3) Platea di stoccaggio 8 Q 3.300 900 con pannellature in cls Bancali (15 01 03) di contenimento 9 3C 45 15 Container 15 01 06 Deposito olii e rif. 10 P1 1 1 liquidi con bacino di 15 02 02 * contentimento Deposito olii e rif. 11 P1 1 1 liquidi con bacino di 16 01 07 * contentimento 12 3C 45 15 Container 16 01 18

13 N e Pesa 5 5 Sgabuzzino 16 02 14

14 Fosse settiche 1,5 1 Fosse in cls 20 03 04

15 F 20.000 2.125 Magazzino coperto 03 01 05

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4 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI DI PROGETTO

4.1 Bilanci energetici L’attuale capacità produttiva massima dello stabilimento fa riferimento al seguente bilancio energetico:

Tabella 4.1 – Bilancio energetico (stato di fatto)

Produzione u.m. Forno Maerz 1 Forno CIM Forno Maerz 2 tot.

Capacità produttiva t/g 300 251 449 1.000 massima

Capacità produttiva t/a 105.000 87.850 157.150 350.000 massima Energia necessaria MJ/a 378.000.000 316.260.000 565.740.000 1.260.000.000

Combustibile u.m. Forno Maerz 1 Forno CIM Forno Maerz 2 tot.

Segatura (CER 03 01 05) t/a 22.860 19.130 34.210 76.200 alla massima cap. prod.

Segatura (CER 03 01 05) t/g 65 55 98 218 alla massima cap. prod.

gg esercizio forni gg 350 350 350 350 en. Necessaria per prod. MJ/t 3.600 3.600 3.600 3.600 1 t di calce Pot. Calorifici MJ/t 16.535 16.535 16.535 16.535

La ditta intende ottimizzare la capacità produttiva facendo riferimento al seguente bilancio energetico

Tabella 4.2 – Bilancio energetico (stato di progetto) Forno Maerz Produzione u.m. Forno CIM Forno Maerz 2 tot. 1 Capacità produttiva t/g 200 200 600 1.000 massima Capacità produttiva t/a 70.000 70.000 210.000 350.000 massima Energia necessaria MJ/a 252.000.000 252.000.000 756.000.000 1.260.000.000 Forno Maerz Combustibile u.m. Forno CIM Forno Maerz 2 tot. 1 Segatura (CER 03 01 05) alla massima cap. t/a 15.240 15.240 45.720 76.200 prod. di progetto

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Forno Maerz Produzione u.m. Forno CIM Forno Maerz 2 tot. 1 Segatura (CER 03 01 05) alla massima cap. t/g 44 44 131 218 prod. di progetto

gg esercizio forni gg 350 350 350 350 en. Necessaria per MJ/t 3.600 3.600 3.600 3.600 prod. 1 t di calce Pot. Calorifici MJ/t 16.535 16.535 16.535 16.535

Dove in verde chiaro sono evidenziati i decrementi di produzione e consumi e in rosa gli incrementi. Tali variazioni di fatto sono solo interne allo stabilimento e non comportano variazioni di produzione né di consumi complessivi dello stabilimento, come si può osservare anche nei seguenti grafici.

Figura 4.1 – Ridistribuzione della capacità produttiva

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Figura 4.2 – Consumi di segatura

L’aumento dell’efficienza produttiva del Forno Maerz 2 sarà ottenuta utilizzando materia prima (calcare) caratterizzata da pezzature maggiori (60 – 125 mm, contro gli attuali 30 – 60 mm) 1 e con l’ausilio di una nuova soffiante del tutto analoga a quelle già installate, già presente presso l’impianto, che sarà ubicata nella sala esistente dedicata.

4.2 Correzione dati L’esame delle prestazioni ambientali dello stabilimento ha permesso di rilevare alcune inesattezze relative alle portata massime nominali di fumi secchi dei tre forni. Nelle seguenti tabelle si riportano i dati corretti, calcolati sulla base dei dati di processo e delle massime capacità produttive.

Tabella 4.3 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di fatto corretto)

cap. prod. Max Portata max nominale f.s. Forno t/g Nm 3/h Maerz 2 449 78.600 Maerz 1 300 52.500 CIM 251 43.900

1 A titolo di confronto si riportano le pezzature del calcare in uso attualmente negli altri due Forni: Maerz 1: 80 – 100 mm CIM: 30 – 80 mm

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Tabella 4.4 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di progetto)

cap. prod. Max Portata max nominale f.s. Forno t/g Nm 3/h Maerz 2 600 105.000 Maerz 1 200 35.000 CIM 200 35.000

Nel par. 6.3.1 è riportata una valutazione delle variazioni a livello di flussi di massa dei principali inquinanti, sulla base dei quadri emissivi aggiornati per lo stato di fatto e lo stato di progetto.

4.3 Cronoprogramma lavori La realizzazione del progetto comporta esclusivamente l’installazione della nuova soffiante, intervento che richiederà solo 45 giorni di lavoro.

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5 COMPONENTI AMBIENTALI

Nel presente capitolo vengono analizzate ed approfondite le componenti ambientali potenzialmente interessate dalla realizzazione del progetto. In particolare, si fornisce una descrizione delle seguenti componenti ambientali: • Atmosfera : caratterizzazione meteoclimatica e qualità dell’aria. • Ambiente idrico : caratteristiche delle acque superficiali e sotterranee considerate come ambienti e come risorse. • Suolo e sottosuolo : intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e litologico. • Vegetazione, flora e fauna : formazioni vegetali, associazioni animali, emergenze significative, specie protette ed equilibri naturali. • Sistema paesaggio : aspetti morfologici e culturali del paesaggio, risorse ed assetto del territorio: riferito alle modifiche consequenziali che si ripercuotono sull’utilizzo del territorio. I dati utilizzati ed elaborati per l’inquadramento dello stato attuale delle matrici ambientali sono stati ottenuti mediante consultazione dei siti ufficiali della Regione Veneto ( www.regione.veneto.it ) e dell’ARPAV (www.arpa.veneto.it ).

5.1 Atmosfera

Per la descrizione della componente ambientale aria si fa riferimento a dati ARPAV, raccolti nelle relazioni della qualità dell’aria pubblicate da ARPAV negli anni 20062013.

5.1.1 Caratteristiche meteoclimatiche dell’area Le caratteristiche meteoclimatiche dell’area sono state oggetto di studio nel 2012, nell’ambito del progetto “Revamping impiantistico e adeguamento al Piano di Tutela delle Acque”. Si è fatto riferimento alla stazione di rilevamento ARPAV di Conegliano, distante circa 7 km dallo stabilimento e quindi rappresentativa dell’area oggetto di studio. I dati meteoclimatici utilizzati si riferiscono all’intero anno 2009 e consistono nei valori medi orari dei parametri direzione e velocità del vento, temperatura, classe di stabilità atmosferica e altezza di mescolamento. Di seguito vengono descritte le caratteristiche meteoclimatiche dell’area relativamente ad intensità e direzione del vento. Nella Tabella 5.1 sono riassunti i valori mensili medio e massimo della velocità del vento rilevata nell’anno 2009. La velocità media mensile si è mantenuta all’interno dell’intervallo 1,31,9 m/s, con velocità di punta superiori ai 7 m/s (mesi di marzo e aprile), mentre la velocità media annuale è risultata pari a 1,5 m/s. In Figura 5.1 è riportata la rosa dei venti per classe di velocità, dove si osserva una prevalenza nelle direzioni di provenienza del vento dal settore nordorientale, con una frequenza complessiva del 34%. Nello specifico, la classe prevalente è quella di vento proveniente da nordest, con frequenza annua pari all’11%. La velocità oraria è generalmente compresa tra 1 e 2 m/s, con frequenza delle occorrenze pari al 35%.

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Tabella 5.1. Valori mensili medio e massimo della velocità del vento (Conegliano, 2009)

VELOCITÀ DEL VENTO (m/s) Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Velocità media 1,3 1,4 1,9 1,9 1,6 1,7 1,5 1,4 1,7 1,3 1,3 1,4 Velocità massima 5,5 6,0 7,5 7,1 5,8 5,1 6,1 6,1 6,3 4,4 5,4 6,7

VELOCITÀ DEL VENTO (m/s)

> 5,0

4,0 - 5,0

3,0 - 4,0

2,0 - 3,0

1,0 - 2,0

0,5 - 1,0

Calma: 16,2%

Figura 5.1 Rosa dei venti per classe di velocità (Conegliano, 2009)

In Figura 5.2 è riportata la rosa dei venti per classe di stabilità atmosferica, dove si osserva una prevalenza di condizioni atmosferiche neutre o stabili (classi D, E, F), condizioni tipicamente più sfavorevoli alla diffusione degli inquinanti in atmosfera in quanto favoriscono la stagnazione del contaminante in prossimità della sorgente emissiva. Nello specifico, la classe prevalente risulta la F ( atmosfera stabile ), con una frequenza annua del 27%. Tale classe risulta predominante soprattutto per i venti provenienti dai settori nordorientale e nord occidentale. Seguono le classi D ( atmosfera neutra ) e B ( atmosfera moderatamente instabile ) con frequenza del 17%. Minori sono le situazioni estremamente instabili caratterizzate da elevata turbolenza (classe A), con frequenza annua pari al 7%. Le condizioni climatiche caratterizzate da instabilità atmosferica (ovvero le classi A, B e C) rappresentano condizioni favorevoli alla dispersione dei contaminanti in atmosfera.

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CLASSE DI STABILITÀ ATMOSFERICA

F

E

D

C

B

A

Figura 5.2 Rosa dei venti per classe di stabilità atmosferica (Conegliano, 2009)

In Tabella 5.2 sono riportati i valori mensili medio, massimo e minimo della temperatura, mentre in Figura 5.3 viene rappresentato l’andamento della temperatura media mensile. Nel complesso, la temperatura media annua è risultata pari a 14,6°C. La temperatura minima mensile ha oscillato tra 8,8°C e 16,9°C, quella massima tra 10,9°C e 34,4°C. L’escursione termica annua è consistente, pari a circa 21°C.

Tabella 5.2 Valori mensili medio, massimo e minimo della temperatura (Conegliano, 2009)

Temperatura (°C) Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Tmedia 4,3 5,6 9,1 15,0 20,0 20,6 24,2 25,6 21,5 14,6 9,9 4,6

Tmax 10,9 12,5 17,4 25,0 32,0 29,8 32,8 34,4 30,7 23,8 15,8 15,1

Tmin 4,6 2,3 2,0 8,1 10,5 11,3 14,9 16,9 12,1 2,5 5,2 8,8

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30

25

20 C) °

15 Temperatura ( Temperatura 10

5

0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Mese Figura 5.3 Andamento della temperatura media mensile (Conegliano, 2009)

5.1.2 Stazioni di rilevamento qualità dell’aria nella Provincia di Treviso La rete di rilevamento della qualità dell’aria ARPAV della Provincia di Treviso è composta da tre centraline fisse e da unità mobili per rilevamenti “ad hoc”. In Tabella 5.3 è fornita una descrizione delle postazioni fisse con l’indicazione degli inquinanti monitorati.

Tabella 5.3 Descrizione delle postazioni della rete fissa di rilevamento della qualità dell’aria della Provincia di Treviso (fonte ARPAV)

Nome stazione Tipo zona Tipo stazione Inquinanti monitorati

Conegliano Urbana Fondo NO x, O 3, PM 10 , PM 2.5

Mansuè Rurale Fondo NO x, O 3, PM 10 , PM 2.5 NO , CO, SO , O , PM , PM , C H , BaP (*), Pb, Cd, TV – Via Lancieri Urbana Fondo x 2 3 10 2.5 6 6 Ni, As

(*) Benzo(a)pirene

5.1.3 Qualità dell’aria nella Provincia di Treviso

Con riferimento al contaminante biossido di zolfo (SO 2), nel periodo di osservazione non si sono verificati superamenti della soglia di allarme di 500 g/m3, del valore limite orario (350 g/m 3) e del valore limite giornaliero (125 g/m 3). Il biossido di zolfo si conferma un inquinante non critico, grazie alle sostanziali modifiche dei combustibili avvenute negli ultimi decenni (passaggio da gasolio a metano, riduzione del tenore di zolfo nei combustibili).

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Analogamente non destano preoccupazione le concentrazioni di monossido di carbonio (CO): in tutti i punti di campionamento della Provincia non si sono verificati superamenti del limite di 10 mg/m 3, calcolato come massima media mobile nelle otto ore.

Per il biossido di azoto (NO 2), nel periodo di osservazione le concentrazioni medie annue si sono sempre mantenute al di sotto del limite di qualità dell’aria (cfr. Tabella 5.4); nell’anno 2012 il valore più basso è stato registrato nella stazione di Mansuè (15 g/m 3), mentre nella stazione di Treviso si è rilevata la concentrazione più elevata (36 g/m 3).

Con riferimento all’inquinamento da PM 10 , tra il 2008 e il 2010 e nel 2012 non si sono verificati superamenti del limite di qualità di 40 g/m 3 (cfr. Tabella 5.5), nell’anno 2011, in controtendenza rispetto agli anni precedenti si è verificato un superamento nella sola stazione di Treviso. Nell’anno 2012 il valore più basso è stato riscontrato nella stazione di Conegliano (27 g/m 3), mentre nella stazione di Treviso si è rilevata la concentrazione più elevata (37 g/m 3). Più critica è invece la situazione in relazione al numero massimo di superamenti del limite giornaliero, in quanto nel 2012 tale limite è stato superato più di 35 volte all’anno in due delle tre stazioni della Provincia. Si evidenzia che nella stazione di Conegliano il numero di superamenti per la prima volta dal 2005 è sceso al di sotto di 35.

Considerando il benzene (C 6H6), nel periodo in esame le concentrazioni sono rimaste sempre al di sotto del limite di qualità dell’aria di 5 g/m 3 (cfr. Tabella 5.6).

Tabella 5.4 Valori di concentrazione di NO 2 rilevati nelle stazioni di monitoraggio ARPAV della Provincia di Treviso e confronto con i limiti di legge (entro parentesi viene indicato il margine di tolleranza)

Tipo Cavaso del Vittorio Limite u.m. Anno Castelfranco Conegliano Mansué Treviso limite Tomba Veneto legge 2005 31 25 26 39 15 40 (+10) 2006 35 28 20 37 18 40 (+8) 2007 27 11 31 16 39 30 40 (+6)

Media 2008 28 13 26 21 39 42 40 (+4) g/m 3 annua 2009 24 16 27 13 39 42 40 (+2) 2010 22 13 28 16 40 37 2011 24 9 28 14 37 28 40 2012 27 15 36

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Tabella 5.5. Valori di concentrazione di PM 10 rilevati nelle stazioni di monitoraggio ARPAV della Provincia di Treviso e confronto con i limiti di legge

Cavaso del Limite Tipo limite u.m. Anno Castelfranco Conegliano Mansuè Treviso Tomba legge

2005 36 45 2006 36 41 2007 19 33 32 44 2008 32 26 40 Media annua g/m 3 40 2009 22 29 27 35 2010 19 38 29 33 35 2011 19 40 31 40 43 2012 27 36 37

2005 67 119 2006 68 109 2007 7 62 66 104 Superamenti 2008 48 38 83 limite 35 giornaliero 2009 12 45 39 72 2010 17 88 50 61 83 2011 19 93 47 85 102 2012 32 85 88

Tabella 5.6. Valori di concentrazione di C 6H6 rilevati nelle stazioni di monitoraggio ARPAV della Provincia di Treviso e confronto con i limiti di legge (entro parentesi viene indicato il margine di tolleranza)

Limite Tipo limite u.m. Anno Conegliano Treviso legge 2005 2,0 3,0 5 (+5) 2006 2,0 3,0 5 (+4) 2007 2,0 2,0 5 (+3) 2008 0,7 1,0 5 (+2) Media annua g/m 3 2009 1,0 1,0 5 (+1) 2010 1,1 1,5 2011 1,9 5 2012 1,5

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5.1.4 Qualità dell’aria nel Comune di Susegana Lo stato della qualità dell’aria nel Comune di Susegana è stato valutato da ARPAV mediante l’esecuzione di campagne di monitoraggio con mezzo mobile. Di seguito si riassumono i risultati delle campagne di caratterizzazione eseguite negli anni 2003 e 2006, pubblicati nel documento “ Il monitoraggio della qualità dell’aria nella Provincia di Treviso - Comune di Susegana ”. I monitoraggi sono stati effettuati nei periodi 28/1023/11/2003 e 26/728/8/2006, in via Baracca (sito di tipo background urbano ). Il punto di misura è localizzato a nordovest rispetto allo stabilimento, ad una distanza di circa 4 km. Nelle Tabelle 5.8 e 5.9 sono riepilogati i risultati delle suddette campagne. La concentrazione di polveri rilevata con mezzo mobile risulta leggermente superiore rispetto a quella registrata nella stazione fissa di Conegliano. Applicando una metodologia di calcolo sviluppata da ARPAV per valutare il rispetto dei limiti di qualità dell’aria, è stato stimato per il sito di Susegana un valore medio annuo di 40 g/m 3, pari al valore limite, e un numero di superamenti del limite giornaliero maggiore di 35. Le campagne di monitoraggio hanno previsto anche il rilevamento di monossido di carbonio, ossidi di azoto ed ossidi di zolfo, per i quali non sono stati rilevati superamenti dei limiti di legge nel periodo di osservazione. I risultati della campagna di monitoraggio confermano, per il Comune di Susegana, la classificazione in

Zona A per il parametro PM 10 .

Tabella 5.7. Concentrazioni di PM10 rilevate con mezzo mobile a Susegana (2003)

Inquinante U.m. Susegana Conegliano

concentrazione 39 g/m 3 33 g/m 3 PM 10 n. superamenti 8 su 26 5 su 23

Tabella 5.8. Concentrazioni di PM10 rilevate con mezzo mobile a Susegana (2006)

Inquinante U.m. Susegana Conegliano

concentrazione 18 g/m 3 15 g/m 3 PM 10 n. superamenti 0 su 34 0 su 34

5.2 Ambiente idrico

Per la descrizione dell’idrografia superficiale e sotterranea dell’area di indagine, sono stati utilizzati i dati ambientali riportati nelle pubblicazioni specifiche di settore, curate da ARPAV, di seguito elencate: • “Stato delle acque superficiali del Veneto” relative agli anni 20072010; • “Stato delle acque sotterranee – Anno 2010”.

5.2.1 Bacino idrografico Secondo la perimetrazione prevista dal Piano di Tutela delle Acque, l’area di intervento ricade all’interno del bacino idrografico del fiume Piave (N007).

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5.2.1.1 Il Bacino del Piave Il fiume Piave nasce sul versante meridionale del Monte Peralba e confluisce nel mare Adriatico presso il porto di Cortellazzo, al limite orientale della Laguna di Venezia, dopo 222 km di percorso, con un’area tributaria alla foce valutabile in circa 4.100 km 2. Il bacino di afferenza del Piave è di circa 4.013 km 2, di cui circa 3.900 km 2 in territorio veneto; ai fini degli approvvigionamenti, tuttavia, la superficie include anche un territorio di bassa pianura di circa 510 km 2, compreso approssimativamente tra i comuni di S. Donà di Piave e di Eraclea. La rete idrografica del Piave presenta uno sviluppo asimmetrico che localizza gli affluenti e subaffluenti più importanti, il Padola, l’Ansiei, il Boite, il Maé, il Cordevole con il Mis, il Sonna, sulla destra dell’asta principale. Allo sbocco in pianura, il Piave attraversa un imponente materasso permeabile alimentando l’acquifero indifferenziato che, successivamente, restituisce parte delle portate alimentando a sua volta il fiume. Il bacino del Piave può essere diviso in quattro grandi sottobacini: • Alto Corso, che comprende la zone Comelico, Cadore, Valle del Boite e Valle di Zoldo (torrente Maè) con un’area di 1.537 km 2, chiuso a valle della confluenza con il Maè, a quota 436 m s.l.m.; • Bacino della Valbelluna, comprendente anche la zona dell’Alpago ed il bacino del Caorame e del Sonna, con un’area di 1.079 km 2, chiuso a ; • Bacino del Cordevole, localizzato nell’area occidentale della Provincia di Belluno, maggiore affluente del Piave, con un’area di 829,20 km 2; • zona delle Prealpi e della Pianura, comprendente il bacino del Soligo e la zona di pianura, con un’estensione di 455 km 2 (Susegana ricade in questo sottobacino). L’innesto sul bacino montano del Piave di un articolato sistema di sfruttamento idroelettrico, sviluppatosi tra gli anni ‘20 e ‘60, ma che è tutt’oggi in espansione soprattutto per quanto riguarda i piccoli impianti che sfruttano le risorse potenziali negli affluenti anche minori del bacino, ha profondamente modificato il regime idrologico del Piave alterando con questo anche la dinamica fluviale, il trasporto solido, il paesaggio stesso disegnato dal corso d’acqua. La morfologia dell’alveo del Piave si è modificata notevolmente, in particolar modo negli ultimi decenni. La larghezza media dell’alveo è attualmente meno della metà rispetto all’inizio del secolo (260 m nel 1997 contro 610 m all’inizio del secolo) e il fondo dell’alveo ha subito generalmente un abbassamento valutato, nel tratto di pianura, dell’ordine di 23 m. Queste modificazioni, ossia l’incisione ed il restringimento dell’alveo, sono imputabili principalmente alla drastica diminuzione nell’apporto di sedimenti al corso d’acqua dovuta agli sbarramenti (dighe e traverse) presenti lungo il Piave ed i suoi affluenti e all’estrazione di ghiaie dall’alveo. Nel tratto di bassa pianura, il fiume è obbligato a fluire in alvei di limitata capacità o peggio costretti da arginature normalmente pensili sul piano di campagna, manifestamente non adeguati al transito di eventuali fenomeni di piena. Ne consegue che numerose aree della bassa pianura del bacino sono, seppure in relazione ad eccezionali episodi di piena, potenzialmente suscettibili di allagamento; trattandosi di un comprensorio densamente abitato e sede di importanti attività industriali e agricole, si può facilmente comprendere la gravità del danno potenziale. Ulteriori situazioni critiche di natura idrogeologica si registrano in prossimità dello sbocco a mare: da una parte il tratto di foce del fiume, ostruito dai depositi sabbiosi, costituisce un serio ostacolo al libero deflusso delle acque; dall’altra il vecchio alveo del fiume Piave rappresenta una discontinuità nella difesa costiera che potrebbe determinare l’allagamento di un vasto comprensorio di bonifica in caso di mareggiate importanti.

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Area di progetto

Figura 5.4 Bacini idrografici del Veneto (fonte ARPAV)

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5.2.2 Stato delle acque superficiali La qualità delle acque superficiali viene definita in base a vari parametri, primi fra tutti il Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori (LIM) .

Si tratta di un indice che considera l’ossigeno disciolto, l’inquinamento da materia organica (BOD 5 e COD), i nutrienti (azoto e fosforo) e la presenza di Escherichia Coli . Ad ogni parametro vengono attribuiti punteggi specifici che ne quantificano la presenza (cfr. Tabella 5.10). A ciascun livello è associato il seguente stato di qualità delle acque: • Livello 1: ottimo • Livello 2: buono • Livello 3: sufficiente • Livello 4: scadente • Livello 5: pessimo.

Tabella 5.9 Parametri utilizzati per la determinazione del Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori (LIM)

Per l’analisi del livello di LIM del fiume Piave relativamente al periodo 20072011 sono stati considerati i valori della stazione di monitoraggio n. 304 (cfr. Figura 5.5), prossima all’area dello stabilimento. La stazione di monitoraggio è posta a valle dell’affluenza del Soligo e dello sbarramento di Nervesa, alla base dei rilievo del Montello e l’area ricade nel SIC IT3240030 “Grave del Piave – Fiume Soligo – Fosso di Negrisia”. Il fiume Piave, in questo tratto in alveo disperdente, presenta regime idrologico influenzato dalla derivazione del canale Vittoria. Come emerge dalla Tabella 5.10, l’indice LIM è posizionato sul livello 2. Pertanto lo stato del fiume Piave, nel comune di Susegana è considerabile “buono”.

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Figura 5.5 Stato dell’indice LIM nelle stazioni di monitoraggio del bacino del fiume Piave – Anno 2011 (fonte ARPAV)

Tabella 5.10 Livello dell’indice LIM nella stazione di monitoraggio n. 304 – Anni 20072011 (fonte ARPAV)

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Corpo Classe LIM Stazione Località Idrico 2007 2008 2009 2010 2011 Ponte della 304 Piave 2 2 2 2 2 Priula

Il recente D.M. n. 260/2010 “ Regolamento recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152”, introduce un nuovo descrittore il Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) che considera i nutrienti e il livello di ossigeno disciolto espresso come percentuale di saturazione, secondo i parametri indicati nella successiva Tabella 5.11.

Tabella 5.11 Parametri utilizzati per la determinazione del Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco)

Poiché il calcolo del LIMeco da attribuire alle stazioni di monitoraggio deriva dalla media dei valori ottenuti per il periodo pluriennale di campionamento considerato (20102012 per ARPAV), l’attribuzione della classe di qualità secondo i limiti indicati nella Tabella 5.12 è provvisorio, e riferito solamente ai primi due anni di monitoraggio.

Tabella 5.12 Classificazione di qualità secondo i valori di LIMeco

Dalla lettura dei valori riportati in Tabella 5.13 emerge comunque uno stato del corso d’acqua del fiume Piave “buono”, in analogia coi precedenti valori di LIM calcolati presso la stazione di Ponte della Priula.

Tabella 5.13. Livello dell’indice LIMeco nella stazione di monitoraggio n. 304 – Anni 20102011 (fonte ARPAV)

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Azoto Azoto Fosforo Ossigeno ammoniacal LIMeco nitrico totale disciolto e

Corpo Anno Stazione Località Idrico Punti Punti Stato (mg/l) (mg/l) (mg/l) media medio medio medio medio Punteggio Punteggio Punteggio Punteggio Conc. media Conc. media Conc. media % Saturazione Ponte 2010 304 Piave della 0,04 0,72 1,70 0,31 0,03 0,90 112 0,58 0,63 BUONO Priula Ponte 2011 304 Piave della 0,02 0,96 1,10 0,42 0,03 0,93 114 0,71 0,75 ELEVATO Priula

Altra tipologia di indicatore per la valutazione della qualità dei corsi d’acqua è l’ Indice Biotico Esteso (IBE) , la cui applicazione in acque dolci correnti superficiali permette di stimare gli impatti antropici sulle comunità animali (macroinvertebrati bentonici) degli ambienti di acque correnti, al fine di esprimere un giudizio sulla qualità di tali ecosistemi. Questo giudizio si basa sulle modificazioni nella composizione delle comunità degli organismi bentonici, indotte da fattori di inquinamento o da significative alterazioni fisiche (opere di bonifica e regimazione) dell’ambiente fluviale. I valori di IBE sono raggruppati in 5 Classi di Qualità che possono essere visualizzate in cartografia mediante colori convenzionali o altro simbolismo grafico (cfr. Tabella 5.14).

Tabella 5.14. Definizione dell’Indice Biotico Esteso (IBE)

Nella Tabella 5.15 è riportata la classe IBE relativamente al periodo 20072010 per la stazione di monitoraggio del fiume Piave posizionata nel Comune di Susegana.

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Tabella 5.15 Stato del fiume Piave nel Comune di Susegana (fonte ARPAV) Classe IBE Stazione Corpo Idrico Località 2007 2008 2009 2010 304 Piave Ponte della Priula 1 21

A partire dal 2010 il succitato D.M. n. 260/2010 ha introdotto un nuovo valore per l’analisi dello stato ecologico per le varie categorie di corpi idrici, sulla base della valutazione degli Elementi di Qualità Biologica (EQB) che ha sostituito l’Indice di Biotico Esteso (IBE) previsto dal precedente D.Lgs. n. 152/1999. Ora stato ecologico e stato chimico sono affiancati nella determinazione dello stato complessivo dei corpi idrici. Lo stato ecologico è definito su più Elementi di Qualità: gli elementi biologici EQB (cfr. Tabella 5.16) come principali indicatori e gli elementi “a sostegno” dei biologici, che comprendono elementi idromorfologici, elementi chimicofisici (tra cui il LIMeco per i fiumi in sostituzione del LIM) e gli inquinanti specifici.

Tabella 5.16 Elementi di Qualità Biologica (EQB) per l’analisi delle acque interne

Il piano di monitoraggio di EQB e parametri a sostegno (chimica di base e idromorfologia) è stato impostato da ARPAV nel 2010 e ha durata triennale. Il primo quadro complessivo dello stato dei corpi idrici sarà completo pertanto solo al termine del triennio di monitoraggio. La rete di monitoraggio biologico dei corpi idrici fluviali e lacustri per il triennio 20102012 è rappresentata nella successiva Figura 5.6.

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Figura 5.6 Siti di monitoraggio biologico fluviali e lacustri previsti dal piano di monitoraggio EQB – Triennio 2010 2012 (fonte ARPAV)

5.2.3 Stato delle acque sotterranee L’entrata in vigore del D.lgs. 16 marzo 2009, n. 30 “ Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento ” ha apportato modifiche nelle

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FORNACI CALCE GRIGOLIN Stabilimento di Susegana - Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale modalità di valutazione dello stato delle acque sotterranee; nello specifico, rispetto alla normativa preesistente, sono cambiati i criteri ed i livelli di classificazione dello stato delle acque sotterranee, che si riducono a due (buono o scadente) invece di cinque (elevato, buono, sufficiente, scadente, naturale particolare). Sono invece rimasti invariati i criteri di effettuazione del monitoraggio (qualitativo e quantitativo). Al fine di caratterizzare le acque sotterranee del Veneto, il territorio regionale è stato suddiviso in 33 corpi idrici sotterranei, rappresentati nella Figura 5.7 ed elencati nella Tabella 5.14.

Figura 5.7 Corpi idrici superficiali in Veneto (fonte ARPAV)

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Tabella 5.17. Corpi idrici sotterranei del Veneto (fonte ARPAV)

Lo stato qualiquantitativo dei corpi idrici sotterranei regionali è controllato attraverso due specifiche reti di monitoraggio (cfr. Figure 5.6 e 5.7): • una rete per il monitoraggio quantitativo; • una rete per il monitoraggio chimico.

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Figura 5.8 Rete di monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee del Veneto (fonte ARPAV)

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Figura 5.9 Rete di monitoraggio qualitativo delle acque sotterranee del Veneto (fonte ARPAV)

Il monitoraggio quantitativo prevede vengano effettuate misure di: • soggiacenza in falde freatiche con frequenza trimestrale; • prevalenza in falde confinate con frequenza trimestrale; • portata in falde confinate con frequenza trimestrale e portata sorgenti con frequenza semestrale.

Il monitoraggio qualitativo prevede la determinazione analitica dei parametri riportati in Tabella 5.18. Tali determinazioni sono integrate con i parametri individuati dai singoli Dipartimenti ARPAV Provinciali, sulla base della conoscenza della realtà locale e delle criticità presenti nel territorio di propria competenza. La lista dei parametri supplementari è riportata in Tabella 5.19. Un corpo idrico sotterraneo è considerato in buono stato chimico se:

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• i valori standard (SQ o VS) delle acque sotterranee non sono superati in nessun punto di monitoraggio; • il valore per una norma di qualità (SQ o VS) delle acque sotterranee è superato in uno o più punti di monitoraggio che comunque non devono rappresentare più del 20% dell’area totale o del volume del corpo idrico ma un’appropriata indagine dimostra che la capacità del corpo idrico sotterraneo di sostenere gli usi umani non è stata danneggiata in maniera significativa dall’inquinamento. Tabella 5.18. Parametri obbligatori (fonte ARPAV)

Tabella 5.19. Parametri supplementari (fonte ARPAV)

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Con riferimento invece allo stato chimico, per 238 punti (pari all’82%) dei 290 complessivamente monitorati o stato chimico è risultato buono, per 52 (pari al 18%) scadente. Le contaminazioni riscontrate più frequentemente sono quelle dovute ai VOC (cfr. 5.10) composti organo alogenati (37) e nitrati (14). Le altre categorie di sostanze che hanno portato ad una classificazione di stato non buono corrispondono a: composti aromatici (5), metalli imputabili all’attività umana (4), inquinanti inorganici (4) e pesticidi (2). Il nuovo approccio rende sostanzialmente non confrontabili i risultati attuali con quelli derivanti dall’applicazione della precedente normativa. Confrontando però le stazioni monitorate in ciascuno degli ultimi tre anni e classificate in base al D.lgs. 30/2009 non si evidenziano variazioni di stato di significative.

Figura 5.10 Livelli di contaminazione da composti organici alogenati (VOC) – Anno 2011 (fonte ARPAV)

Nel Comune di Susegana non sono presenti stazioni di monitoraggio delle acque sotterranee; le stazioni più vicine sono quelle di Nervesa della Battaglia (n. 101 e n. 730), nelle quali lo stato qualitativo delle acque è risultato buono e lo stato quantitativo stazionario.

5.3 Suolo L’alta pianura presenta un sottosuolo prevalentemente ghiaioso, cosicché l’acqua meteorica vi penetra con estrema facilità. I fiumi ed i torrenti presenti, una volta sboccati in pianura, perdono rapidamente le loro acque per infiltrazione, scoprendo un greto biancheggiante di ciottoli calcarei spesso totalmente arido. L’acqua che si infiltra scende in profondità, fino a raggiungere la falda freatica che poggia a sua volta su strati impermeabili, base strutturale della pianura. I suoli, inoltre, sono spesso carenti di particelle fini anche negli strati più superficiali e quindi incapaci di trattenere efficacemente l’acqua. La falda freatica, come tutti i corpi idrici, tende a mantenere orizzontale la sua superficie, mentre il piano di campagna degrada quasi insensibilmente verso il livello del mare, a partire dai 100, 200 metri della

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FORNACI CALCE GRIGOLIN Stabilimento di Susegana - Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale pedemontana. È inevitabile, a una certa quota, l’intersezione tra il piano di campagna e il piano di falda: lungo questa linea fuoriesce parte dell’acqua freatica che solo tramite vie di drenaggio naturali (fiumi) o artificiali (fossi) riesce ad essere smaltita, evitando l’impaludamento delle zone circostanti. Questo fenomeno è particolarmente vistoso nella cosiddetta “ fascia delle risorgive ”.

5.3.1 Caratteri pedologici del sito La Provincia di Treviso, in collaborazione con ARPAV, ha pubblicato nel 2008 la “ Carta dei suoli della Provincia di Treviso ”. In tale documento vengono descritte sinteticamente le unità cartografiche, inserite in una struttura gerarchica che prevede quattro livelli. Il primo è quello delle “regioni dei suoli” (L1), il secondo corrisponde alle “province dei suoli” (L2), il terzo al “sistema dei suoli” (L3) ed il quarto alle “unità cartografiche” e sottosistemi dei suoli (L4). L’ultimo livello, relativo alle unità elementari, comprende 214 unità cartografiche. Il sito d’indagine appartiene alla pianura alluvionale del fiume Piave a sedimenti estremamente calcarei e rientra nella sovraunità identificata Carta dei Suoli dalla sigla P6 , alta pianura recente (olocenica) con suoli a iniziale decarbonatazione. Con riferimento alle unità cartografiche, l’area in oggetto ricade in parte nell’unità cartografica P6.1 , conoidi ghiaiosi e superfici terrazzate con evidenti tracce di canali intrecciati, costituiti prevalentemente da ghiaie e sabbie. Per quanto riguarda l’uso del suolo, l’unità cartografica individuata è caratterizzata da coltivazioni a seminativi (mais, soia), vigneti e prati. Le principali tipologie di suolo presenti nelle unità cartografiche considerate sono (cfr. Figura 5.11): • Complesso MAN1 : Haplic Regosols (Hypercalcaric, Skeletetic, Endoarenic) , suoli Mandre, franco- sabbiosi, molto ghiaiosi , a profilo ApC, da sottili a moderatamente profondi, tessitura da moderatamente grossolana in superficie a grossolana in profondità, con scheletro abbondante in superficie e molto abbondante in profondità, estremamente calcarei, drenaggio moderatamente rapido, permeabilità alta, falda assente.

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Area di progetto

Figura 5.11 Estratto della “Carta dei suoli della Provincia di Treviso” (fonte ARPAV)

5.4 Il Sistema Ambientale Nei seguenti paragrafi si riportano le caratteristiche ambientali già analizzate nella Relazione Paesaggistica del prof. G. Abrami del 2006.

5.4.1 Cenni geomorfologici. Il contesto territoriale nel suo insieme è molto vario, comprendendo parte dell’alta pianura veneto trevigiana, l’alveo del fiume Piave, con la sua conoide più recente, e il piede delle colline costituite dal Montello che, oltre la stretta di Nervosa, arrivano fino ai rilievi di Conegliano. Si tratta di terreni derivanti dalle alluvioni depositate a valle della conoide di Nervesa della Battaglia, alla chiusura del bacino montano. Esse sono costituite da ghiaie ciottolose con componenti limose e soprattutto sabbiose. Le quote più elevate del deposito (golene asciutte) sono il risultato dell’alluvione del 1966, non più ridistribuite da successive azioni di trasporto. Il flusso tende così a localizzarsi, pur variando frequentemente il corso, entro i depositi più recenti ( golene umide ).

5.4.2 Cenni idrologici A Nervesa della Battaglia si ha, in regime di magra, una portata media di afflusso di 167 m 3/s per una portata annua valutata in 5,2 miliardi di m 3. La velocità della corrente corrispondente è di 0,65 m/s. Nel tratto presso l’area d’intervento si ha una profondità dell’acqua, nello stesso periodo, attorno a 30/40 cm. Nei tratti dell’alveo fra Ponte della Priula e Ponte di Piave si hanno le maggiori infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo che vanno ad alimentare le falde sotterranee della pianura circostante.

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5.4.3 Uso del suolo. L’area rientra tutta nell’ ambito dell’ alveo fluviale del Piave, compresa fra l’argine avanzato e l’argine maestro. Nelle zone contermini si sviluppa a nord l’insediamento urbano di Ponte della Priula, con zone rurali residue e frequente presenza di orti e giardini della residenza. A sud si estendono le grave dell’alveo.

5.4.4 Caratteristiche vegetazionali e faunistiche L’assetto territoriale ha subito profonde trasformazioni dalla fine del secolo scorso ai giorni nostri; esse si sono riflesse sul contesto ambientale, che oggi risulta notevolmente modificato rispetto a quello dei secoli scorsi. Le evidenze di queste alterazioni sono particolarmente visibili sia per quanto riguarda il paesaggio agricolo nel suo complesso che per i contesti propriamente naturali come il fiume Piave e i suoi habitat ripariali. Il territorio è caratterizzato da un paesaggio agricolo, dominato da tipologie come i seminativi e, in misura minore, formazioni ripariali, formazioni erbacee e formazioni lineari interpoderali; inoltre risulta frammentato dalla presenza di infrastrutture antropiche (linee elettriche, strade, edificazioni ecc.) Dal punto di vista floristico e faunistico i siti Natura 2000 rappresentano le aree a maggiore biodiversità. Infatti, una matrice di tipo seminaturale minimamente antropizzata rappresenta una soluzione preferenziale per molte specie, la quale mantiene comunque una connessione col territorio circostante prevalentemente grazie a sistemi di alberature interpoderali e formazioni ripariali minori. Anche nel caso di questi ambienti però le alterazioni antropiche risultano evidenti. Il Piave ad esempio è caratterizzato da una portata decisamente inferiore rispetto a quella potenziale, e in molti punti viene attraversato da infrastrutture lineari che ne frammentano la continuità.

Il tratto di fiume Piave che rientra all’interno del sito SIC IT3240030 “Grave del Piave – Fiume Soligo – Fosso di Negrisia” e della ZPS IT3240023 “Grave del Piave”, secondo la cartografia degli habitat approvata dalla Regione Veneto, risulta essere caratterizzato, tra gli altri, da habitat di interesse comunitario: il 3270 “Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p . e Bidention p.p .”, il 6210 “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo ( Festuco -Brometalia )”, e il 3240 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos ”.

5.4.4.1 Assetto vegetazionale ed ambientale Questo tratto del fiume Piave è caratterizzato da un alveo ampio e fortemente dinamico, costituito da alluvioni grossolane colonizzate da formazioni più o meno stabili. Gli habitat di interesse comunitario includono comunità vegetali che si sviluppano sulle rive fangose, periodicamente inondate e ricche di nitrati dei fiumi di pianura e della fascia submontana, caratterizzate da vegetazione annuale nitrofila pioniera. Il substrato è generalmente costituito da sabbie, limi o argille frammisti ad uno scheletro Ghiaioso, tipico dell’alta pianura. In primavera e fino all’inizio dell’estate questi ambienti risultano privi di vegetazione a causa delle piene primaverili; la copertura vegetale si sviluppa succesivamente, nel periodo tardo estivoautunnale, su superfici che possono essere di anno in anno diverse a seconda delle dinamiche fluviali. Il fiume stesso, in equilibrio dinamico, controlla la presenza di questo habitat, e ne blocca lo sviluppo verso la costituzione delle vegetazioni di greto dominate dalle specie erbacee biennali o perenni.

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L’habitat 6210 “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia )” è rappresentato da praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, da aride a semimesofile. Nel caso in cui siano presenti anche diverse specie di orchidee o un’importante popolazione di una specie di questa famiglia l’habitat diventa prioritario.

L’habitat 3240 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos ” è costituito da formazioni arboreoarbustive pioniere di salici di greto, che si sviluppano sui greti ghiaiososabbiosi di fiumi a regime torrentizio. Tra le specie dominanti di questo habitat ci sono Salix eleagnos , considerata la specie guida, e l’olivello spinoso ( Hippophae rhamnoides ), mentre lo strato erbaceo è spesso poco rappresentato. Queste formazioni hanno la capacità di sopportare sia periodi di sovralluvionamento che fenomeni siccitosi, e sono in grado di colonizzare e stabilizzare le ghiaie nude del corso alto e medio dei fiumi: rappresentano pertanto uno stadio primitivo ma lungamente durevole della successione, essendo condizionati dalla ricorrenza di eventi alluvionali che ritardano l’insediamento di un bosco igrofilo più maturo.

Le superfici rimanenti sono costituite da vegetazione arbustiva e/o erbacea, brughiere e cespuglietti e boschetti di specie igrofile, a dimostrare l’estrema variabilità e biodiversità di questi ambienti.

5.5 Sistema del Paesaggio

5.5.1 Inquadramento generale Lo stabilimento si colloca nel Comune di Susegana, in area di alta pianura prossima al greto del fiume Piave. L’ambito di Paesaggio del Medio corso del fiume Piave, così come descritto nell’Atlante ricognitivo degli Ambiti di Paesaggio (costituente parte integrante del Nuovo PTRC) corrisponde alla parte dell’alveo del fiume Piave di estensione più consistente e comprensiva delle grave. Partendo da nord, l’ambito si estende dal ponte che collega il territorio del Comune di Alano di Piave a quello di e lambendo l’area del rilievo collinare del Montello posto a sud, arriva fino alla linea delle risorgive in Comune di Ponte di Piave, nel punto in cui il corso d’acqua si restringe demarcando la divisione tra l’alta e la bassa pianura.

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Figura 5.12 Elementi costitutivi del paesaggio della pianura del Medio corso del Piave in uno scorciotipo (fonte Atlante ricognitivo degli Ambiti di Paesaggio della Regione Veneto)

5.5.2 Il paesaggio naturale: caratteri originari e attuali dei quadri e scenari paesaggistici L’originale alveo del fiume Piave, con il suo corso pensile molto variabile sulle ampie golene ghiaioso ciottolose, coperte da una vegetazione erbacea rada, con zone marginali colonizzate da vegetazione arbustiva e da elementi arborei, è stato oggetto di profonde trasformazioni antropiche. L’argine maestro sulla destra e sinistra idrografica e gli altri argini minori più o meno continui in zone avanzate entro l’alveo stesso hanno ristretto di molto le aree di espansione del fiume che erano delimitate naturalmente dai bordi più elevati del terrazzo fluviale più antico costituito dall’attuale pianura. La percezione di questo spettacolare paesaggio fluviale rimane comunque ancora buona, nonostante la rigida delimitazione arginale. Manca invece ogni elemento significativo degli scenari naturali di cornice originariamente presenti rappresentati dagli arbusteti di ripa e dai boschi planiziari. Molto invadente la presenza degli insediamenti industriali che si trovano da tempo localizzati presso gli argini con imponenti manufatti che sono ormai entrati a far parte del questo paesaggio fortemente umanizzato di tutto l’intorno del fiume. Ma anche all’interno dell’alveo stesso evidente appare l’impatto delle attività umane, rappresentato qua e là da imponenti manufatti quali i ponti stradali e ferroviari, da manufatti localmente posizionati con finzioni idrauliche e antierosive (derivazioni idriche, pennelli e dighe formate da massi rocciosi e muri cementati, ecc.) scavi e intrusioni viarie di vario tipo e infine anche appezzamenti bonificati con funzioni agricole. Si percepiscono bene, specialmente dalle visuali da sud ed est gli sfondi collinari costituiti dal Montello e dai Colli di Colfosco, e Conegliano e sul retro l’emergere del rilievo alpino.

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5.5.3 Il paesaggio agrario: caratteri generali e specificità locali. L’assetto colturale dell’alta pianura veneta assume qui due aspetti fondamentali. Il primo è determinato dalla presenza del fiume dal quale si deriva l’acqua d’irrigazione. Prevalgono in questo settore i seminativi ed i prati stabili, spesso alternati a filari di viti. Il secondo aspetto è influenzato dalla presenza vicina delle colline, per cui il vigneto assume un’importanza maggiore quanto più il terreno sale ed il substrato si fa più roccioso. Queste condizioni tendono negli ultimi decenni a subire un processo di disgregazione, con comparsa di terreni incolti. Ai margini dei campi si diffondono gli arbusteti con gruppi arborei di Robinia e di altre specie invasive. Il paesaggio agrario, che storicamente ha fatto da cornice a famose rappresentazioni pittoriche e che anche nella memoria locale è considerato uno dei più significativi di tutta l’area pedemontana del Trevigiano, manifesta segni di degrado che diventano più evidente in prossimità delle aree urbane e industriali e lungo la rete viaria molto trafficata.

5.5.4 Il paesaggio antropizzato

5.5.4.1 Caratteri storici e tipologie locali Alla vasta scala del panorama, dell’unità di paesaggio, fino a quella più prossima dello scenario paesaggistico (circa 1:10.000) sono ancora percepibili, sia pure come sfondo, importanti caratteri storici come quello dei nuclei del castello di Collalto e del castello di San Salvatore, con i relativi contesti ambientali. Invece alla scala locale il quadro paesaggistico non ha preesistenze significative, data la presenza di un tessuto urbano di recente sviluppo, ancora incompiuto.

5.5.4.2 L’emergenza di un nuovo tipo di paesaggio. Le profonde trasformazioni subite da questo territorio nel suo ruolo di importantissimo nodo viario e ferroviario ed a seguito di un più recente e travolgente sviluppo della media e piccola industria, stanno generando un paesaggio del tutto nuovo. Esso appare tipico delle grandi periferie urbane ove rimane una commistione fra aree edificate, viabilità e aree rurali che devono ancora assumere qualità ed equilibrio. Più definito è invece quel particolare tipo d’insediamento industriale che si è collocato ai margini dell’asta fluviale in quanto originato dal diretto sfruttamento dei materiali inerti (ciottoli e ghiaie) depositati entro l’alveo nell’area localmente denominata le grave.

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6 ANALISI DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

Il presente capitolo è dedicato all’individuazione e alla valutazione dei potenziali impatti derivanti dalla realizzazione del progetto in esame nei confronti delle principali componenti ambientali.

6.1 Individuazione dei potenziali impatti ambientali La configurazione di progetto dello stabilimento non prevede modifiche delle fasi di lavorazione, di seguito elencate: 1. Produzione di calce viva, spenta, grassello, malta umida ed affini 1.1 Stoccaggio, movimentazione e lavaggio materia prima 1.2 Ricevimento, stoccaggio e movimentazione della segatura di legno (CER 03 05 01 a recupero energetico) 1.3 Combustione della segatura e decarbonatazione del calcare nel Forno Maerz 2 1.4 Produzione, macinazione, movimentazione e stoccaggio dell’ossido di calcio, dell’idrossido di calcio in polvere, della “calce spenta”, del “grassello” di calce e della malta aerea umida 2. Produzione di intonaci secchi premiscelati 3. Stoccaggio e carico dei prodotti per la produzione di conglomerato cementizio con polistirolo

Tra le attività che possono generare impatti ambientali vengono incluse anche le seguenti: • approvvigionamento di materie prime; • trasporto prodotti destinati alla vendita e rifiuti destinati al recupero e/o smaltimento. Nella seguente tabella sono riportati principali processi di produzione e le attività accessorie con il relativo bilancio qualitativo al fine di identificare gli aspetti e gli impatti ambientali cumulativi dell’impianto, oggetto della presente valutazione.

Tabella 6.1 Bilancio qualitativo e identificazione degli impatti ambientali

REGISTRO DEGLI ASPETTI ED IMPATTI AMBIENTALI

Input Fase Output

OPERE ED IMPIANTI

Componenti da assemblare Emissioni diffuse Carburanti (mezzi Installazione nuova soffiante Emissioni di polveri meccanici per trasporto e Emissioni acustiche installazione)

PROCESSI DI PRODUZIONE / ATTIVITÀ ACCESSORIE

Roccia calcarea Emissioni diffuse Mezzi di trasporto Approvvigionamento di materie prime Traffico Combustibile mezzi

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REGISTRO DEGLI ASPETTI ED IMPATTI AMBIENTALI

Input Fase Output

Roccia calcarea Roccia calcarea lavata Energia elettrica 1.1 Stoccaggio, movimentazione e lavaggio Scarichi idrici Acqua da pozzo materia prima Emissioni acustiche industriale Sabbie limose (a recupero)

Combustibili (gasolio) Emissioni diffuse di polveri 1.2 Ricevimento, stoccaggio e movimentazione Segatura (CER 03 01 05) Emissioni puntuali della segatura di legno (CER 03 01 05); Imballaggi in legno (CER Emissioni acustiche stoccaggio CER 15 01 03 15 01 03) CER 15 01 03 a recupero

Emissioni diffuse di polveri Combustibili (gas metano) 1.3 Combustione della segatura e Emissioni puntuali Segatura (CER 03 01 05) decarbonatazione del calcare nel Forno Maerz 2 Emissioni acustiche Roccia calcarea lavata Prodotti vari

Ossido di calcio 1.4 Produzione, macinazione, movimentazione e Emissioni diffuse di polveri Idrossido di calcio stoccaggio dell’ossido di calcio, dell’idrossido di Emissioni puntuali Calce spenta calcio, della “calce idrata”, del “grassello” di Emissioni acustiche Grassello di calce Rifiuti da imballaggio (a recupero) Malta aerea umida calce e della malta aerea umida

Calcari, sabbie, cemento, Emissioni diffuse di polveri altri inerti Emissioni puntuali 2. Produzione di intonaci secchi premiscelati Calce idrata Emissioni acustiche Addittivi Rifiuti da imballaggio (a recupero)

Emissioni diffuse di polveri Acqua, sabbia, cemento 3. Stoccaggio e carico dei prodotti per la Emissioni puntuali Polistirolo produzione di conglomerato cementizio con Emissioni acustiche Addittivi polistirolo Rifiuti da imballaggio (a recupero)

Prodotti destinati alla vendita Rifiuti destinati a recupero Trasporto prodotti destinati alla vendita e rifiuti Emissioni diffuse e/o smaltimento destinati al recupero e/o smaltimento Traffico Mezzi di trasporto Combustibile mezzi

Acque di prima pioggia depurate (scarico su suolo) Acque meteoriche, Rifiuti da impianto di depurazione sostanze presenti che Gestione delle acque meteoriche acque di prima pioggia (a possono essere dilavate smaltimento) Emissioni acustiche

Nei paragrafi successivi vengono descritti i principali impatti ambientali in fase di cantiere e di esercizio dell’impianto nella futura configurazione.

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6.2 Impatti in fase di cantiere La fase di cantiere si limita all’installazione di n.1 nuova soffiante, già presente presso l’impianto, del tutto analoga a quelle già in esercizio, nella sala dedicata. Non sono previsti pertanto impatti ambientali derivanti da tale fase, che avrà una limitatissima durata temporale (45 giorni).

6.3 Emissioni in atmosfera 6.3.1 Emissioni puntuali Le variazioni della capacità produttiva dei tre forni (decremento per i Forni CIM e Maerz 1 e incremento per il Forno Maerz 2) non comporteranno variazioni qualitative delle emissioni. Come riportato anche nell’Elaborato 1 (Progetto preliminare) l’esame delle prestazioni ambientali dello stabilimento ha permesso di rilevare alcune inesattezze relative alle portata massime nominali di fumi secchi dei tre forni. Nelle seguenti tabelle si riportano i dati corretti, calcolati sulla base dei dati di processo e delle massime capacità produttive.

Tabella 6.2 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di fatto corretto)

cap. prod. Max Portata max nominale f.s. Forno t/g Nm 3/h Maerz 2 449 78.600 Maerz 1 300 52.500 CIM 251 43.900

Tabella 6.3 – Dati di massima capacità produttiva e portate massime nominali (stato di progetto)

cap. prod. Max Portata max nominale f.s. Forno t/g Nm 3/h Maerz 2 600 105.000 Maerz 1 200 35.000 CIM 200 35.000

Nella seguente tabella è riportato il quadro emissivo dei principali inquinanti, derivante dai punti di emissione per i quali l’AIA fissa un valore limite e prescrive il monitoraggio periodico, in alcuni casi anche in continuo, relativi allo stato di fatto e allo stato di progetto, sulla base dei dati riscontrati con i monitoraggi periodici eseguiti dal 2009 ad oggi dallo Studio A.S.A. e comunicati ufficialmente all’Autorità competente. I flussi di massa sono stati calcolati come concentrazione media dell’inquinante per portata massima nominale, alle seguenti condizioni: • Temperatura: 273 K; • Pressione: 101,3 kPa; • Tenore di ossigeno di riferimento: 11% v/v • Fumi secchi, Con le seguenti eccezioni:

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• Camino 5: fumi umidi e ossigeno di processo • Camini 6, 7, 15A, 29, FM2, FM7, 45, 47, 53A e 53B: ossigeno di processo • Camino FM1: ossigeno di riferimento 17%.

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Tabella 6.4 – Quadri emissivi

Qmax nom f.s. Qmax nom f.s. Differenza corretta corretta Durata Flussi di massa Flussi di massa Flussi di Flussi di massa Differenza data Conc. M = mis % Flussi di Camino Provenienza (stato di (stato di Parametro u.m. emissione orari (st. di annuali (st. di massa orari annuali (stato di flussi di massa attivazione Media S = stim massa fatto) progetto) fatto) progetto) (st. di fatto) progetto) annuali annuali Nm 3/h Nm 3/h Gg/anno Ore/g 3 NO x mg/Nm 282 M kg/h 22,17 kg/a 186.188 kg/h 29,61 kg/a 248.724 kg/a 62.536 34% Forno Maerz 2 Polveri mg/Nm 3 0,7 M kg/h 0,06 kg/a 462 kg/h 0,07 kg/a 617 kg/a 155 34% 1 (con comb. 14.01.13 78.600 105.000 COT mg/Nm 3 0,7 S 350 24 kg/h 0,06 kg/a 462 kg/h 0,07 kg/a 617 kg/a 155 34% rifuto) HCl mg/Nm 3 1,2 M kg/h 0,09 kg/a 792 kg/h 0,13 kg/a 1.058 kg/a 266 34% 3 SO 2 mg/Nm 3,6 M kg/h 0,28 kg/a 2.377 kg/h 0,38 kg/a 3.175 kg/a 798 34% 3 NO x mg/Nm 304 M kg/h 15,95 kg/a 134.009 kg/h 10,64 kg/a 89.339 kg/a 44.670 -33% Forno Maerz 1 Polveri mg/Nm 3 2,8 M kg/h 0,15 kg/a 1.235 kg/h 0,10 kg/a 823 kg/a 412 -33% 1M (con comb. ante dic12 52.500 35.000 COT mg/Nm 3 0,7 M 350 24 kg/h 0,04 kg/a 309 kg/h 0,02 kg/a 206 kg/a 103 -33% rifuto) HCl mg/Nm 3 3,1 M kg/h 0,16 kg/a 1.373 kg/h 0,11 kg/a 915 kg/a 458 -33% 3 SO 2 mg/Nm 3,6 M kg/h 0,19 kg/a 1.595 kg/h 0,13 kg/a 1.063 kg/a 532 -33% 3 NO x mg/Nm 456 M kg/h 20,03 kg/a 168.277 kg/h 15,97 kg/a 134.162 kg/a 34.115 -20% Polveri mg/Nm 3 3,5 M kg/h 0,15 kg/a 1.287 kg/h 0,12 kg/a 1.026 kg/a 261 -20% Forno CIM (con 12 ante dic12 43.900 35.000 COT mg/Nm 3 4,6 M 350 24 kg/h 0,20 kg/a 1.689 kg/h 0,16 kg/a 1.347 kg/a 342 -20% comb. rifuto) HCl mg/Nm 3 1,8 M kg/h 0,08 kg/a 660 kg/h 0,06 kg/a 526 kg/a 134 -20% 3 SO 2 mg/Nm 7,9 M kg/h 0,35 kg/a 2.898 kg/h 0,28 kg/a 2.311 kg/a 588 -20% Idratazione 5 ante dic12 50.000 50.000 Polveri mg/Nm 3 2,9 M 350 10 kg/h 0,14 kg/a 502 kg/h 0,14 kg/a 502 kg/a 0 0% ossido di calcio Molino 6 macinazione ante dic12 19.600 19.600 Polveri mg/Nm 3 4,3 M 350 18 kg/h 0,09 kg/a 536 kg/h 0,09 kg/a 536 kg/a 0 0% ossido di calcio Silo polmone impianto 7 idratazione calce ante dic-12 14.000 14.000 EMISSIONE ALTERNATIVA AL 6 (in alternativa al 6) Estrazione, trasporto e 15A ante dic12 24.000 24.000 Polveri mg/Nm 3 1,8 M 350 24 kg/h 0,04 kg/a 370 kg/h 0,04 kg/a 370 kg/a 0 0% carico automezzi ossido di calcio 29 Filtro segatura ante dic12 60.000 60.000 Polveri mg/Nm 3 2,4 M 350 24 kg/h 0,14 kg/a 1.210 kg/h 0,14 kg/a 1.210 kg/a 0 0% Polveri mg/Nm 3 2,5 M kg/h 0,07 kg/a 382 kg/h 0,07 kg/a 382 kg/a 0 0% FM1 Essicazione ante dic12 30.000 30.000 260 20 NOx mg/Nm 3 370 M kg/h 11,10 kg/a 57.720 kg/h 11,10 kg/a 57.720 kg/a 0 0% Macinazione e FM2 ante dic12 30.000 30.000 Polveri mg/Nm 3 1,0 M 260 20 kg/h 0,03 kg/a 159 kg/h 0,03 kg/a 159 kg/a 0 0% trasporto FM7 Insaccaggio ante dic12 26.000 26.000 Polveri mg/Nm 3 2,9 M 260 13 kg/h 0,07 kg/a 252 kg/h 0,07 kg/a 252 kg/a 0 0% Estrazione da realizzare / 45 ossido di calcio e 90.000 90.000 Polveri mg/Nm 3 2,5 S 300 12 kg/h 0,23 kg/a 810 kg/h 0,23 kg/a 810 kg/a 0 0% attivare trasporto ai sili Estrazione da realizzare / 47 51.000 51.000 Polveri mg/Nm 3 2,5 S 300 10 kg/h 0,13 kg/a 383 kg/h 0,13 kg/a 383 kg/a 0 0% ossido di calcio attivare filtro scarico 53A automezzi 03.01.13 34.000 34.000 Polveri mg/Nm 3 0,5 M 350 24 kg/h 0,02 kg/a 143 kg/h 0,02 kg/a 143 kg/a 0 0% segatura filtro scarico 53B automezzi 03.01.13 34.000 34.000 Polveri mg/Nm 3 0,5 S 350 24 kg/h 0,02 kg/a 143 kg/h 0,02 kg/a 143 kg/a 0 0% segatura

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Nella seguente tabella viene riportato il riepilogo del quadro emissivo di cui sopra.

Tabella 6.5 – Riepilogo quadri emissivi Differenza Flussi di massa Flussi di massa Differenza flussi % flussi di Fonte Parametro annuali (stato di annuali (stato di di massa annuali massa fatto) progetto) (SP-SF) annuali (SP-SF)

NO x kg/a 488.474 kg/a 472.225 kg/a -16.249 -3,3% Polveri kg/a 2.984 kg/a 2.466 kg/a -517 -17,3% Forni COT kg/a 2.460 kg/a 2.170 kg/a -290 -11,8% HCl kg/a 2.825 kg/a 2.499 kg/a -325 -11,5%

SO 2 kg/a 6.870 kg/a 6.549 kg/a -321 -4,7%

Altre NO x kg/a 57.720 kg/a 57.720 kg/a 0 0,0% emissioni Polveri kg/a 4.888 kg/a 4.888 kg/a 0 0,0%

NO x kg/a 546.194 kg/a 529.945 kg/a -16.249 -3,0% Polveri kg/a 7.871 kg/a 7.354 kg/a -517 -6,6% Totale COT kg/a 2.460 kg/a 2.170 kg/a -290 -11,8% Stabilimento HCl kg/a 2.825 kg/a 2.499 kg/a -325 -11,5%

SO 2 kg/a 6.870 kg/a 6.549 kg/a -321 -4,7%

I dati relativi ai flussi di massa annuali degli inquinanti considerati sono rappresentati graficamente nelle seguenti figure.

La valutazione eseguita, relativa allo stato di fatto, mette in evidenza i seguenti aspetti: • Le emissioni di ossidi di azoto sono prodotte per la maggior parte (90%) dai Forni, il contributo del camino FM1 è del 10% sul totale; • Le emissioni di polveri sono prodotte per il 38% dai Forni, per il restante 62% dagli altri punti di emissione.

Ricordando che le emissioni di COT, HCl e SO 2 derivano esclusivamente dai Forni, relativamente allo stato di progetto è possibile prevedere:

• una riduzione significativa dei flussi di massa annuali di polveri: -17,3% per le emissioni provenienti dai Forni, corrispondente a una riduzione del 6,6% sul totale dello stabilimento; • una riduzione del 3% dei flussi di massa annuali di ossidi di azoto; • una riduzione significativa dei flussi di massa annuali di carbonio organico totale: - 11,8% circa; • una riduzione significativa dei flussi di massa annuali di acido cloridrico: -11,5% circa; • una riduzione dei flussi di massa annuali di ossidi di zolfo: -4,7%

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Figura 6.1 – Flussi di massa annuali di NO x

Figura 6.2 – Flussi di massa annuali di polveri

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Figura 6.3 – Flussi di massa annuali di COT

Figura 6.4 – Flussi di massa annuali di HCl

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Figura 6.5 – Flussi di massa annuali di SO 2

Si conclude pertanto che l’esercizio dell’impianto nella configurazione di progetto comporterà una riduzione degli impatti ambientali relativi alla componente ambientale “Atmosfera”.

6.3.2 Emissioni odorigene Le operazioni di recupero energetico dai rifiuti CER 03 01 05 che vengono eseguite nello stabilimento non comportano emissioni odorigene, in quanto tali rifiuti non sono costituiti da materiali biodegradabili o putrescibili nei tempi di stoccaggio previsti, e la natura delle operazioni a cui vengono sottoposti non implica l’emissione di alcun odore. Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.3.3 Emissioni diffuse Per ridurre al minimo le emissioni diffuse vengono adottati i seguenti provvedimenti: • il calcare viene lavato per ridurre al minimo la formazione di polveri; • lo stoccaggio della segatura avviene in un apposito capannone chiuso onde evitare la diffusione di materiale polverulento; • gli impianti di trasporto sono dotati di aspirazioni localizzate e/o sistemi di movimentazione chiusi (nastri carenati, coclee di trasporto, filtri chiusi, ecc.); • le zone adiacenti gli impianti vengono sistematicamente pulite per impedire accumuli di polveri; • il trasporto dei prodotti finiti viene effettuato con automezzi dotati di silos o dotati di appositi teli di copertura del carico. • I nuovi silos saranno dotati di coperture e impianti di aspirazione e abbattimento polveri. Per questo aspetto non sono previste variazioni.

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6.4 Scarichi idrici e gestione delle acque meteoriche Fornaci Calce Grigolin è autorizzata allo scarico delle acque reflue industriali provenienti dal lavaggio del materiale inerte da cava con recapito nelle vasche di decantazione dei limi, considerate suolo a tutti gli effetti, ai sensi dell’art. 103, comma 1, lettera d) del D.lgs. 152/06 e s.m.i.. Tale articolo prevede la possibilità di scaricare sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo le acque provenienti dalla lavorazione di rocce naturali nonché dagli impianti di lavaggio delle sostanze minerali, purché i relativi fanghi siano costituiti esclusivamente da acqua e inerti naturali e non comportino danneggiamento delle falde acquifere o instabilità dei suoli. Per tale scarico non sono prescritti limiti, né monitoraggi periodici. Nella seguente tabella si riportano i dati relativi agli scarichi idrici presenti nella documentazione presentata per l’ottenimento dell’AIA, che fanno riferimento alla configurazione dell’impianto a seguito dell’adeguamento al PTA (tuttora in corso secondo il cronoprogramma di cui al par. 3.6).

Tabella 6.6 – Scarichi idrici n° scarico finale: S1 Recettore : Bacino Limi Portata media annua: 22.200 m 3

Caratteristiche dello scarico Fase o Scarico % in Modalità di Superficie Impianti di Temperatura superficie di parziale volume scarico relativa, m 2 trattamento pH provenienza Lav. Roccia Fase 1.2 92% continua (AI) acque di Area 5 + edifici F II pioggia 3,6% discontinua 40.845 e P (MN) MI MN edifici B, C, E 0,7% discontinua 10.160 Seconda Area 9 + edifici I, 3% discontinua 19.270 pioggia L, N

Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.5 Impatti su suolo e sottosuolo

Oltre a quanto descritto al paragrafo precedente, i rischi di contaminazione del suolo si limitano ad eventi accidentali e a condizioni di emergenza, collegabili alle seguenti tipologie di eventi: • spandimento su suolo di sostanze utilizzate nella conduzione degli impianti; • perdite da vasche e/o tubazioni utilizzate per il convogliamento di sostanze liquide.

Per la prevenzione degli sversamenti o delle fuoriuscite accidentali, gli operatori dell’impianto sono opportunamente formati e le sostanze chimiche sono conservate in contenitori inseriti all’interno di vasche di contenimento, per evitare eventuali percolazioni contaminazioni. Per la gestione delle emergenze, la ditta prevede di formalizzare le prassi in uso in apposita procedura di gestione. Secondo la procedura, in caso di sversamenti il personale sul luogo dell’incidente provvede a

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FORNACI CALCE GRIGOLIN Stabilimento di Susegana - Ottimizzazione della capacità produttiva Studio preliminare ambientale confinare la zona e ad allontanare, se possibile, la causa che ha originato il problema. In seguito, il personale provvede a confinare la zona isolando le caditoie recanti al sistema fognario, a spargere il materiale adsorbente (presente in ognuna delle aree dove vengono svolte le operazioni) in quantità sufficiente a raccogliere tutto il materiale e, se possibile, a raccogliere il materiale adsorbente utilizzato, a depositarlo negli appositi contenitori e a rimuovere i prodotti residui. Il personale agisce utilizzando le tecniche, i materiali e le protezioni personali, anche in considerazione delle indicazioni previste nelle schede di sicurezza delle sostanze. L’area verrà presidiata e l’accesso verrà impedito a chiunque non sia addetto alle operazioni di emergenza. Nel caso in cui si verifichi una perdita di liquido da vasche e tubazioni presenti negli impianti di produzione, l’anomalia viene gestita isolando la vasca o la tubazione interessata, procedendo allo svuotamento della stessa sino a completa esposizione della perdita e provvedendo all’esecuzione degli interventi di riparazione necessari. Durante l’approvvigionamento delle sostanze chimiche è previsto il continuo aggiornamento delle schede di sicurezza delle sostanze, l’utilizzo di attrezzature per l’assorbimento delle sostanze pericolose sversate e l’uso degli idonei Dispositivi di Protezione Individuale. Presso l’impianto vengono utilizzate alcune materie prime o prodotti ausiliari, stoccati in aree dedicate, come specificato nella seguente tabella e rappresentato graficamente nell’Allegato C11 rev. 03 “Aree di stoccaggio materie prime, prodotti finiti, prodotti intermedi e rifiuti”.

Tabella 6.7 – Aree di stoccaggio delle materie prime e dei prodotti Capacità di Caratteristiche N° Identificazione Superficie stoccaggio Capacità Materiale area area (m 2) Modalità (m 3) (m 3) stoccato

Materie prime Calcare per 1 D 35.000 30.000 Cumuli 35.000 produzione calce calcari, sabbie e 2 C1 400 1.000 Cumuli 400 altri inerti per premiscelati Leganti e additivi 3 B1 575 255 Silos 575 per produzione premiscelati 4 3D 50 20 Silos 50 Polistirolo Filler e cemento per produzione 5 3E 230 75 Silos 230 conglomerato cementizio con polistirolo 6 P1 36 9 Fusti 36 oli lubrificanti 7 3A 3.276 546 Accatastamento 3.276 Bancali 8 3B 13.500 2.700 Accatastamento 13.500 Bancali Serbatoi 9 5A 45 30 45 gasolio interrato

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Capacità di Caratteristiche N° Identificazione Superficie stoccaggio Capacità Materiale area area (m 2) Modalità (m 3) (m 3) stoccato

Prodotti Intonaci B2 2.042 255 Silos 2.042 premiscelati L1 720 66 Silos 720 idrossido di calcio P2 7.500 1.500 Sacchi 7.500 idrossido di calcio ossido di calcio in L3 2.710 212 Silos 2.710 zolle ossido di calcio in L4 1.035 80 Silos 1.035 polvere 9A 75 250 bancali 75 grassello di calce 9B 225 750 bancali 225 malta fina

Sono inoltre in corso di realizzazione i nuovi silos in cls a base quadrata nell’area 9B, destinati allo stoccaggio dell’ossido di calcio in zolle. Per questi aspetti non sono previste variazioni.

6.6 Utilizzo di materie prime Per le attività produttive dell’impianto vengono utilizzare le materie prime elencate nella Tabella 6.7. Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.7 Utilizzo di risorse idriche Per le attività produttive dell’impianto viene utilizzata l’acqua approvvigionata da due pozzi ad uso industriale. I consumi idrici stimati alla massima capacità produttiva sono i seguenti, come riportato nella documentazione presentata per l’ottenimento dell’AIA.

Tabella 6.8 – Consumi idrici stimati alla massima capacità produttiva

Consumo di risorse idriche (alla capacità produttiva)

Volume Portata Fasi di Utilizzo Consumo Presenza Mesi di totale oraria di utilizzo giornalier contatori punta annuo, m 3 punta, m 3/h o, m 3 X igienico 17,5 SI sanitario 0,05 Giu, lug, 1.2 X industriale x processo 80.620 102 Si 230 ago Lavaggio

roccia raffreddamento

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Consumo di risorse idriche (alla capacità produttiva)  altro

(esplicitare) ...... 

......  igienico  sanitario Giu, lug, 1.15 X industriale x processo 25.990 33 si 74 ago Produzion

e calce r raffreddamento

idrata  altro

(esplicitare) ...... 

......

Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.8 Gestione e produzione di rifiuti

Si riportano i dati indicativi relativi alla produzione di rifiuti stimata per la massima capacità produttiva.

Tabella 6.9 – Stima produzione rifiuti alla massima capacità produttiva Quantità Codice Stato Fase di Stoccaggio Descrizione annua CER fisico provenienza stimata N° area Modalità Destinazione Toner per Attività 08 03 18 Solido 0.1 t N e pesa Scatolone Recupero stampa esauriti d’ufficio Grassi e cere 12 01 12* Solido 1.9 t manutenzioni P1 Fusti Recupero esausti Altri oli per motori, Motori e 13 02 08* Liquido 8.6 t P1 Fusti Recupero ingranaggi e macchinari lubrificazione Imballaggi in Insaccaggi e 15 01 01 Solido 1.0 t 3C Container Recupero carta e cartone mat. Consumo Insaccaggio e Imballaggi in 15 01 02 Solido 8.7 t imball. Mat 3C Container Recupero plastica consumo Imballaggi in Accatastam 15 01 03 Solido 99.8 t R bancali Q Recupero legno ento Insaccaggio e Imballaggi in 15 01 06 Solido 50.1 t imball. Mat 3C Container Recupero materiali misti consumo Assorbenti, materiali filtranti inclusi 15 02 02* Solido 0.2 t manutenzioni P1 Fusti Recupero filtri, stracci ed indumenti protettivi Motori e 16 01 07* Filtri dell’olio Solido 1.2 t P1 Fusti Recupero macchinari Materiali non 16 01 18 Solido 2.9 t manutenzioni 3C Container Recupero ferrosi

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Quantità Codice Stato Fase di Stoccaggio Descrizione annua CER fisico provenienza stimata N° area Modalità Destinazione Apparecchiatur e fuori uso 16 02 14 Solido 2.1 t manutenzioni N e pesa Sgabuzzino Recupero (non pericolose) 17 04 05 Ferro e acciaio Solido 292.3 t manutenzioni 3C Container Recupero Fanghi delle Depurazione 20 03 04 Solido 3.3 t 3C Container Smaltimento fosse settiche acque

Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.9 Combustibili Nella seguente tabella si riportano i dati relativi alle stime dei consumi complessivi di combustibili alla massima capacità produttiva.

Tabella 6.10 – Stima consumi combustibili alla massima capacità produttiva

Combustibili utilizzati (alla capacità produttiva)

Consumo Combustibile % S PCI (kJ/kg) Energia (MJ) annuo

CER 03 01 05 0,25 76.300 t 16.535 MJ/t 1.261.620.500

Metano forni 203.630 t 35,03 MJ/m 3 7.133.159

Metano GE 412.000 m 3 35,03 MJ/m 3 14.432.360

Gasolio 10 mg/kg 1.940 t 44.4 MJ/kg 86.136.000

Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.10 Consumi energetici Nelle seguenti tabelle si riportano i dati relativi alle stime di consumo complessivo e specifico di energia termica ed elettrica.

Consumo di energia (alla capacità produttiva) – stato di progetto Energia Consumo Consumo Energia termica Fase o gruppi elettrica Prodotto termico elettrico consumata di fasi consumata principale specifico specifico (MWh) (MWh) (kWh/unità) (kWh/unità) 1.5 FORNI COTTURA 350.000 22.500 Calce 1.000 64,3 CALCARE

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Consumo di energia (alla capacità produttiva) – stato di progetto Energia Consumo Consumo Energia termica Fase o gruppi elettrica Prodotto termico elettrico consumata di fasi consumata principale specifico specifico (MWh) (MWh) (kWh/unità) (kWh/unità) 1.7 Gruppi elettrogeni – Intonaci prod. Energia per 4.010 3.000 15,4 11,5 premiscelati produz. Intonaci premiscelati

TOTALE 358.020 25.500 - - -

Per questo aspetto non sono previste variazioni.

6.11 Impatto acustico Nell’ambito delle procedure di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale e di rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, concluse nel 2012, sono stati definiti gli interventi di bonifica acustica che interessano diverse sezioni impiantistiche dello stabilimento. Si descrive qui brevemente l’attuale stato di avanzamento di tali interventi.

6.11.1 Descrizione e ubicazione degli interventi Nella seguente tabella si riportano gli interventi di bonifica pianificati.

Tabella 6.11 – Interventi finalizzati alla riduzione delle emissioni acustiche

Interventi finalizzati all’abbattimento delle emissioni acustiche

1. Scarico tramoggia in tino 1 e 2 (forno CIM)

2. Scarico benna skip in tramoggia (forno CIM)

3. Soffianti (Forno Maerz 1)

4. Versamento Hoper in forno (Forno Maerz 1)

5. Scarico Hoper in forno e alimentazione Hoper (Forno Maerz 1)

6. Scarico ribaltamento Skip (Forno Maerz 1)

7. Impianto di lavaggio inerti

8. Filtri a maniche (Forno Maerz 2)

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Interventi finalizzati all’abbattimento delle emissioni acustiche

9. Forno Maerz 2

Essi sono rappresentati graficamente nella seguente figura, dove in verde sono segnalati gli interventi completati, in giallo gli interventi parzialmente eseguiti e in rosso gli interventi da eseguire. Gli interventi saranno completati al più presto, al termine delle operazioni manutenzione straordinaria in corso sul forno CIM e strutture accessorie, prevista per dicembre 2013.

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1. Scarico tramoggia in tino

2. Scarico benna skip in tramoggia

3. Soffianti

4. Versamento Hoper in forno

Forno CIM 5. Scarico Hoper in forno + Alimentazione Hoper

6. Scarico ribaltamento Skip

Forno MAERZ 1 8. Filtri a maniche

9. Forno Maerz 2

Forno MAERZ 2 7. Impianto di lavaggio

Figura 1 Planimetria degli interventi di bonifica acustica sulle sorgenti

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6.11.2 Stato degli interventi di mitigazione acustica In questo paragrafo vengono descritte le tipologie di intervento di bonifica acustica da effettuare sulle sorgenti sonore di seguito elencate e precedentemente evidenziate in planimetria.

Sorgente sonora 1. Scarico tramoggia in tino 1 e 2 (forno CIM)

Descrizione fotografica

Intervento previsto per settembre 2013 posticipato a dicembre 2013 a causa Stato degli interventi di interventi di manutenzione straordinaria del forno CIM

Lo scarico del calcare dentro i tini 1 e 2 del forno CIM a avviene all’interno di un locale posto all’altezza di ca. 18 m di altezza dal piano campagna. Risulta totalmente assente la schermatura sul lato che guarda il fiume Piave, pertanto Tipologia di intervento si consiglia l’installazione di una pannellatura fonoassorbente da 100 mm in lana minerale di dimensioni tali che la sua altezza e larghezza permettano la totale chiusura del piano.

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Sorgente sonora 2. Scarico benna skip in tramoggia (forno CIM)

Descrizione fotografica

Intervento previsto per settembre 2013 posticipato a dicembre 2013 a causa Stato degli interventi di interventi di manutenzione straordinaria del forno CIM

Il rumore generato dallo scarico del calcare dalla benna Skip dentro la tramoggia potrebbe essere mitigato reinstallando la colonna di copertura del Tipologia di intervento montacarichi adibito a portare la roccia sulla sommità del forno. Tale elemento attualmente assente era costituito da pannelli metallici fonoassorbenti che dovrebbero garantire un’adeguata attenuazione.

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Sorgente sonora 3. Soffianti (Forno Maerz 1)

Descrizione fotografica

Stato degli interventi Intervento realizzato nel mese di febbraio 2013

È stata eseguita la manutenzione sul portone del locale soffianti del forno Descrizione Maerz 1, che attualmente può essere chiuso in maniera ermetica espletando la sua funzione fonoisolante.

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Sorgente sonora 4. Versamento Hoper in forno (Forno Maerz 1)

Descrizione fotografica

Stato degli interventi Interventi parzialmente eseguiti

È stato realizzato il rivestimento in gomma di uno dei due versamenti Hoper del forno Maerz 1 ed è stata ripristinata la funzionalità dei serramenti, che ora possono essere chiusi in maniera ermetica. Si dovrà tuttavia prevedere il rivestimento del restante versamento Hoper e Descrizione installare adeguata cartellonistica affinché i serramenti restino sempre chiusi. Per completare gli interventi di bonifica e garantire un ulteriore abbattimento sarà necessario rivestire con pannellature fonoassorbenti in lana minerale di spessore almeno 100 mm l’area attorno al bacino di raccolta della roccia.

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Sorgente so nora 5. Scarico Hoper in forno e alimentazione Hoper (Forno Maerz 1)

Descrizione fotografica

Stato degli Interventi parzialmente eseguiti interventi

È stata ripristinata la funzionalità dei serramenti, che ora possono essere chiusi in maniera ermetica. Si dovrà provvedere ad installare adeguata cartellonistica affinché i Descrizione serramenti restino sempre chiusi. Per completare gli interventi di bonifica e garantire un ulteriore abbattimento sarà necessario rivestire con pannellature fonoassorbenti in lana minerale di spessore almeno 100 mm l’area attorno al bacino di raccolta della roccia.

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Sorgente sonora 6. Scarico ribaltamento Skip (Forno Maerz 1)

Descrizione fotografica

Stato degli interventi Interventi parzialmente eseguiti. Completamento previsto per dicembre 2013.

Sono state realizzate le pannellature sopra la sponda della tramoggia dello scarico skip ed è stata ripristinata la funzionalità dei serramenti presenti. Per completare gli interventi di bonifica e garantire un ulteriore abbattimento sarà Descrizione necessario rivestire il perimetro della struttura con pannellature fonoassorbenti in lana minerale di spessore almeno 100 mm e provvedere all’installazione di adeguata cartellonistica affinché il personale mantenga chiusi i serramenti.

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Sorgente sonora 7. Impianto di lavaggio inerti

Descrizione fotografica

Stato degli interventi Interventi realizzati nel mese di gennaio 2013

L’impianto di lavaggio inerti è stato incapsulato con pannelli sandwich da 100 mm in fibre minerali, che garantiscono il contenimento delle emissioni acustiche derivanti dalla vagliatura della inerti. Sono stati inoltre realizzati e modellati come suggerito i cumuli di materiale inerte di altezza adeguata atti a mitigare le Descrizione emissioni acustiche nei pressi del lato est del lavaggio inerti. Per ottimizzare gli interventi di bonifica si dovrà prevedere anche l’incapsulamento dei punti di trasferimento del materiale dai nastri trasportatori dell’impianto di lavaggio verso i vecchi forni e verso il nuovo forno Maerz 2.

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Sorgente sonora 8. Filtri a maniche (Forno Maerz 2)

Descrizione grafica

Stato degli interventi Intervento realizzato

Il filtro di processo è stato incapsulato con pannelli in poliuretano alle quote più alte e più basse mentre la sezione centrale è stata coibentata con pannelli in lana Descrizione di roccia, pannelli in poliuretano espanso e lamiera esterna. Le condotte di processo sono state rivestite con lana minerale ed è stato installato un silenziatore sul ventilatore di ripresa al camino di scarico.

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Sorgente 9. Forno Maerz 2 sonora

Descrizione grafica

Stato degli Intervento realizzato interventi

Il forno Maerz 2 di recente realizzazione è stato bonificato acusticamente mediante l’apposizione di pannelli da 100 mm lungo il perimetro esterno della struttura alle quote Descrizione intermedie. Il locale soffianti è stato realizzato con pareti in c.a. di spessore adeguato (500 mm) dotata di portoni fonoisolanti. Le tubazioni di processo sono state rivestite con lana minerale e chiuse con lamierino in alluminio.

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6.11.3 Monitoraggio delle emissioni acustiche A seguito del completamento degli interventi di cui ai paragrafi precedenti sarà eseguito il monitoraggio delle emissioni acustiche per la verifica del rispetto della normativa vigente. Il monitoraggio sarà effettuato presso le postazioni di misura già individuate nelle relazione descrittiva della campagna di monitoraggio rumore a seguito degli interventi di bonifica. I punti di misura interesseranno i principali ricettori abitativi posti nelle immediate vicinanze dell’impianto e la zona SIC del territorio comunale di Nervesa della Battaglia. Si rammenta che il posizionamento del punto denominato “SIC” è approssimativo poiché sarà stabilito direttamente sul campo e farà riferimento al punto di maggior impatto acustico che si andrà effettivamente a rilevare.

Rc2 Rc3

Rc1

N

SIC

Figura 6.6 Localizzazione dei punti di misura

6.12 Impatto viabilistico

Come già descritto la realizzazione degli interventi di progetto e l’esercizio dell’impianto a seguito dell’ottimizzazione della capacità produttiva non comporterà incrementi di consumi di materie prime né di produzione di calce, né di rifiuti. Pertanto non ci saranno variazioni dell’impatto viabilistico rispetto allo stato di fatto.

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6.13 Effetti su vegetazione, flora e fauna La valutazione degli impatti eseguita nei paragrafi precedenti permette di affermare che non vi saranno impatti ambientali significativi sugli ecosistemi presenti nell’area. Alla domanda di verifica di assoggettabilità alla procedura di VIA si allega dichiarazione di non necessità della Valutazione di Incidenza Ambientale ai sensi della D.G.R. del Veneto 3173/2006, par. 3, lettera B, punto VI).

6.14 Impatti sul paesaggio Il Comune di Susegana ha già rilasciato alla ditta l’autorizzazione paesaggistica in data 04.12.06 relativa al progetto presentato in data 23.06.2007 (cfr. par. 1.4). Si riportano di seguito le valutazioni contenute nella Relazione Paesaggistica (allegata alla domanda per l’ottenimento di tale autorizzazione). L’intervento di piantumazione di filari di alberi nel parcheggio interno delle maestranze , assieme al completamento del filare alberato sul tratto interno di Via Bombardieri è finalizzato alla mitigazione dell’impatto che l’insediamento produce sul paesaggio. Le specie arboree da utilizzarsi sono di tipo autoctono quali preferibilmente la Farnia ( Quercus petraea “Fastigiata”), il Frassino maggiore ( Fraxinus excelsior ) e l’Acero campestre ( Acer campester ) disposti alternati a sesto d’impianto di 6 x 8 m. Ciò va anche in direzione della creazione di un corridoio ecologico capace di costituire un collegamento fra l’area delle grave e il contesto ambientale ai piedi dell’argine maestro e nel territorio di Ponte della Priula. Come si può osservare nelle seguenti figure, “le opere di incapsulaggio previste definiranno meglio l’insieme delle forme, togliendo alla vista l’intrigo, difficilmente leggibile nella sua funzionalità, delle strutture tecnologiche presenti. La mitigazione dell’attuale color chiaro dei manufatti emergenti sul territorio avviene con l’utilizzo di una colorazione grigioazzurra delle superfici riflettenti maggiormente visibili. Con ciò si crea una certa omogeneità con la colorazione di fondo del cielo ove si stagliano le strutture, diminuendone la visibilità”.

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Figura 6.7 – Stato attuale degli edifici e delle strutture attuali (vista da Nord)

Figura 6.8 – Fornaci: rappresentazione simulata dello stato di progetto (vista da Nord)

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Figura 6.9 – Fornaci e trasporto calcare: stato di fatto (vista da SudEst)

Figura 6.10 – Fornaci e trasporto calcare: stato di progetto (vista da SudEst)

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Nell’ambito della procedura di rilascio dell’AIA la ditta ha inoltre presentato agli Enti competenti ulteriori progetti di miglioramento dell’inserimento paesaggistico dello stabilimento (Cfr. “Ulteriori Integrazioni” e Tavole C131 rev. 01 e C132 rev.01 contenute nelle integrazioni alla documentazione presentata per la domanda di AIA in data 07.12.2012).

6.15 Prevenzione incendi ed emergenze

Per lo stabilimento di Susegana è presente il Piano di Emergenza, redatto ai sensi del Decreto Legislativo 81/2008, in ottemperanza ai “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro” contenuti nel Decreto Ministero dell’Interno 10 marzo 1998. Il Piano di Emergenza è rivolto a considerare l’accadimento di: • incidenti legati all'attività svolta e non completamente evitabili anche dopo la puntuale applicazione di tutte le misure di prevenzione già in essere o previste a seguito della valutazione dei rischi; • eventi legati a cause esterne (es: incidenti in stabilimenti vicini, allagamenti, terremoti, condizioni meteorologiche estreme, ecc.). É quindi inteso come l’insieme delle misure straordinarie, o procedure e azioni, da attuare al fine di fronteggiare e ridurre i danni derivanti da eventi pericolosi per la salute dei lavoratori, dei visitatori, del pubblico (o utenti di un servizio prestato dall'azienda), e della eventuale popolazione circostante l'unità lavorativa. Gli obiettivi principali e prioritari perseguiti nella predisposizione del Piano di Emergenza sono: • ridurre i pericoli alle persone; • prestare soccorso alle persone colpite; • circoscrivere e contenere l’evento (in modo da non coinvolgere impianti e/o strutture che a loro volta potrebbero, se interessati, diventare ulteriore fonte di pericolo) per limitare i danni e permettere la ripresa dell’attività produttiva al più presto.

La ditta Fornaci Calce Grigolin è in possesso dei seguenti pareri di conformità, rilasciati dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco:

• Prot. 3758/07 del 05.07.07 – Parere di conformità del progetto di sostituzione forno (attività di cui al punto 91 dell’elenco allegato al DM 16.02.1982, con le seguenti prescrizioni: 1. Il forno sia dotato di idonei dispositivi di sicurezza in grado di interrompere in caso di incendio l’adduzione del gas metano e della segatura. 2. L’impianto di adduzione del gas metano sia conforme alle norme di sicurezza di cui al titolo V del D.M. 12.04.1996. 3. Il silos sia ubicato in posizione tale da garantire la possibilità di avvicinamento dei mezzi di soccorso, inoltre sia dotato dei seguenti dispositivi di sicurezza: o rilevatori di scintille posti nelle canalizzazioni di adduzione collegati a serrande tagliafuoco; la distanza tra tali serrande ed il rilevatore dovrà essere tale da permettere l’intercettazione delle scintille in funzione del tempo di intervento del dispositivo di rilevazione; o rilevatori di incendio termici all’interno del silos collegati ad allarmi acustici e visivi;

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o impianto idrico di irrorazione a pioggia, con comando manuale e portata di acqua di almeno 10 lt/min per ogni m 2 di superficie del silos stesso, composto da anelli toroidali disposti sulla parete superiore del silos e da ugelli tipo sprinkler a protezione dell’area sottostante il silos; l’area sottostante al silos sia protetta da analogo impianto a pioggia; o idonei sportelli antiscoppio di superficie minima 0,10 m 2/m 3 con un minimo di 0,007 m 2/m 3 per ogni singolo sportello; o dispositivo di apertura manuale posto a debita distanza dal portellone di scarico; o un idrante UNI 70 a colonna da posizionare nelle sue immediate vicinanze. 4. […] l’intera attività venga realizzata conformemente ai progetti approvati con nota prot. n° 2746/20022 del 26 luglio 2000, nota pro n° 2156/20022 del 5.6.2002 e nota pr. N° 1552/05 del 16.052005. 5. […] entro i termini previsti dal D.Lgs. 233/03, va effettuata, una valutazione del rischio esplosione, ai sensi del D.Lgs. 626/94 come modificato dallo stesso D.Lgs. 233/03, dovranno, quindi, essere attuate le prescrizioni di sicurezza da essa derivanti e tutti gli apparecchi ed i sistemi di protezione, di sicurezza, di controllo destinati ad essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive dovranno essere certificati ai sensi della Direttiva 94/9/CE (ATEX) e dovranno essere dotati di marcatura CE.

• Prot. 0019521 del 30.12.08 – Parere di conformità del progetto di modifica di un deposito di segatura (attività di cui al punto n. 46 dell’elenco allegato al DM 16.02.82), con le seguenti prescrizioni: 1. Le uscite di sicurezza siano apribili a semplice spinta nel senso dell’esodo e, unitamente ai percorsi di esodo siano opportunamente illuminate anche in assenza della corrente elettrica di rete. 2. L’impianto di rilevazione automatica degli incendi e l’impianto di spegnimento sprinkler, estesi a tutti i locali, siano realizzati in conformità alle norme di buona tecnica vigenti (UNI 9795 e UNI 9489). 3. Ciascun silos sia ubicato in posizione tale da garantire la possibilità di avvicinamento dei mezzi di soccorso, inoltre sia dotato dei seguenti dispositivi di sicurezza: o rilevatori di scintille posti nelle canalizzazioni di adduzione collegati a serrande tagliafuoco; la distanza tra tali serrande ed il rilevatore dovrà essere tale da permettere l’intercettazione delle scintille in funzione del tempo di intervento del dispositivo di rilevazione; o rilevatori di incendio termici all’interno del silos collegati ad allarmi acustici e visivi; o impianto idrico di irrorazione a pioggia, con comando manuale e portata di acqua di almeno 10 lt/min per ogni m 2 di superficie del silos stesso, composto da anelli toroidali disposti sulla parete superiore del silos e da ugelli tipo sprinkler a protezione dell’area sottostante il silos; l’area sottostante al silos sia protetta da analogo impianto a pioggia; o idonei sportelli antiscoppio di superficie minima 0,10 m 2/m 3 con un minimo di 0,007 m 2/m 3 per ogni singolo sportello; o dispositivo di apertura manuale posto a debita distanza dal portellone di scarico; o un idrante UNI 70 a colonna da posizionare nelle sue immediate vicinanze. 4. […] l’intera attività venga realizzata conformemente ai progetti approvati dallo scrivente Comando. […] sia effettuata una valutazione del rischio esplosione, ai sensi del D.Lgs. 626/94 come modificato dal D.Lgs. 233/03 e vengano attuate le prescrizioni di sicurezza da essa derivanti.

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6.16 Impatti cumulati Nell’area dello stabilimento è presente un’altra attività industriale (Superbeton S.p.A.). Nel caso in esame è possibile escludere la cumulatività degli impatti in quanto per la componente ambientale atmosfera è prevista una riduzione degli impatti mentre per gli altri aspetti ambientali non si prevedono variazioni.

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7 CONCLUSIONI

La società Fornaci Calce Grigolin intende ottimizzare la capacità produttiva mediante una ridistribuzione interna delle materie prime, degli additivi, dei combustibili e dei prodotti finiti. Ai sensi del D.lgs. 152/06 e s.m.i. il progetto ricade nel campo della verifica di assoggettabilità alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Al fine di eseguire una valutazione preliminare dei possibili impatti ambientali impatti generati in seguito alla realizzazione degli interventi progettuali proposti, sono stati approfonditi in particolare i seguenti aspetti: • Descrizione e localizzazione dell’impianto e degli interventi di progetto; • Valutazione della conformità del progetto con gli strumenti di pianificazione vigenti e dei vincoli insistenti nell’area di studio; • Descrizione delle componenti ambientali dell’area di studio; Analisi e valutazioni degli impatti ambientali derivanti dal progetto, delle quali si riportano di seguito i punti salienti:

o L’esercizio dell’impianto nella configurazione di progetto comporterà una riduzione dei flussi di massa dei principali inquinanti in atmosfera, rispetto allo stato di fatto autorizzato.

o Relativamente agli scarichi idrici non sono previste variazioni qualitative né quantitative. Sono in corso gli interventi di adeguamento al Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto approvati con l’Autorizzazione Integrata Ambientale.

o Le operazioni di recupero energetico dai rifiuti CER 03 01 05 che vengono eseguite nello stabilimento non comportano emissioni odorigene, in quanto tali rifiuti non sono costituiti da materiali biodegradabili o putrescibili, e la natura delle operazioni a cui vengono sottoposti non implica l’emissione di alcun odore.

o Oltre a quanto riportato al punto precedente, i rischi di contaminazione del suolo si limitano ad eventi accidentali e a condizioni di emergenza, opportunamente gestite.

o Non sono previste variazioni relative alla gestione dei rifiuti in ingresso e in uscita.

o Per quanto riguarda le emissioni acustiche, sono in corso gli interventi approvati dall’Autorizzazione Integrata Ambientale.

o La fase di cantiere e la fase di esercizio dell’impianto nella nuova configurazione non comporteranno variazioni del traffico indotto, né impatti sugli ecosistemi presenti nell’area.

o Resta infine immutato l’inserimento paesaggistico delle opere e delle strutture esistenti, che seguirà quanto previsto dall’autorizzazione paesaggistica già rilasciata dal Comune di Susegana

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e i successivi documenti integrativi presentati dalla ditta e approvati in sede di rilascio dell’AIA.

In conclusione l’ottimizzazione della capacità produttiva dello stabilimento: • si configura esclusivamente come una ridistribuzione interna delle materie prime e dei prodotti; • permetterà di migliorare gli standard produttivi; • consentirà una riduzione dei flussi di massa annuali dei principali inquiinanti atmosferici; • non comporterà alcuna variazione degli impatti sulle altre componenti ambientali.

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