DALLE COLLEZIONI STORICHE...

Franco Battistelli IL CANONICO BILLI E CANTARINI A BRETTINO

Il canonico Alessandro Billi, così come il conte Ste- contemplano un prezioso gioiello che non è dato rinvenire Tomani Amiani, fu uno dei primi cultori di altrove. Per essi non è l’amenità del sito piantato a cipressi memorie storiche e artistiche fanesi che nel corso che li muove a condursi colà, non l’orto ed il pergolato del secolo XIX diedero alle stampe brevi monogra- messo a viti abbondevoli di dolci grappoli d’uva, non la fie dedicate a vicende, monumenti o personaggi lo- lapide allegata, non le poche vestigie dell’antico convento, cali più a meno noti e meritevoli di essere ricordati. né la moderna chiesa messa a travi, ma una superba tela Fu in occasione delle nozze del conte Leone Gia- posta nell’altare maggiore, coperta e ben custodita dagli comini con la contessa Carlotta Rinalducci, figlia attuali vicarii. E’ questo un esimio lavoro di Simone Can- del conte Antonio, amico del suddetto Billi, che tarini. quest’ultimo provvide a far pubblicare nel 1866 dal- Motivo per cui prosegue il Billi: Prima di descrivere la tipografia fanese di Giovanni Lana un opuscolo un tal quadro mi si conceda di premettere alcune notizie di notizie storico-artistiche sull’eremo di Brettino e sull’autore medesimo, perché riguardano la nostra patria. sul pittore Simone Cantarini. Per i desiderosi, quindi, di notizie biografiche sul Una località, Brettino, dove il Rinalducci aveva po- Cantarini: Simone sortì i natali in , fu battezzato sto tanta cura ad abbellire il geniale casino: luogo di nella chiesa priorale di San Cassiano, e dalla guida di Pe- villeggiatura prossimo alla chiesa dell’omonimo saro edita nel 1864 per le feste Rossini dal dotto professore eremo per il cui altare maggiore il ricordato Canta- sig. Giuliano Vanzolini direttore del ginnasio si rileva, rini aveva dipinto la pregevole tela della cosiddetta che la casa ove nacque al Corso, faceva parte del lungo Madonna della cintura (oggi conservata presso la Pi- fabbricato con portico ai civici numeri 54, 55, 56, 57. In nacoteca Civica del Palazzo Malatestiano). oggi [1866] del sig. Achille Bacchiani. E chi non ammira il lungo viale da voi piantato a cipres- Rettifica inoltre il Billi quanto affermato dal tori- si, a pioppi, ad ulivi, seminandolo di minuta ghiaia che nese Zani nella sua enciclopedia metodica delle mena al casino, al verziere, alla serra degli aranci, al pa- belle arti alla voce Cantarini: (Cantarini o Contarini diglione cinese? Chi non vide con istupore la celerità onde Simone di Oropecza, detto Simon da Pesaro, il Pesarese ed faceste porre ad aiuole, a vialetti, a crocicchi, a sbocchi di il Pesarino [che] nacque nel 1612, morì nel 1648). Loca- giardinetto che poco stante era verdissimo prato? lità inesistente Oropecza (o Oropezza) nel territo- Merita quindi qui trascrivere quella parte dell’opu- rio pesarese mentre il Billi: E’ parimenti sicuro dalla scolo in cui il Billi si adoperò a fornire (con linguag- fede battesimale che Simone ebbe cognome Cantarini e non gio tipicamente ottocentesco) notizie sul Cantarini Contarini che fu famiglia veneta. e sui dipinti eseguiti dallo stesso, oltre che per l’e- Ne deduce il Billi: “Comechesia di questo Oropez- remo di Brettino, anche per le chiese di Fano (San za ecco la particella riguardante il Cantarini che Pietro in Valle e Sant’Agostino) e per la chiesa par- si rinviene in San Cassiano: “A dì 21 Agosto 1612. Si- rocchiale (Sant’Antonio Abate) di Serrungarina. mone figliuolo di M. Gir.mo Cantarini e M.a Gir.ma sua Non priva di ironia la motivazione avanzata dal Bil- moglie fu battezzato da me D.Troiano Fredi, per Comare li per una lunga scarpinata da farsi ai suoi tempi M.a Ancilia Pica”. dal litorale fanese fino alle pendici collinari di Bret- Ne deriva per il Billi un interrogativo: Ora leggendo tino: Brettino oggidì non è visitato che dai rustici bifolchi questa fede battesimale testè inviatami dalla gentilezza di quei contorni, che vi accedono nei dì festivi per ascol- amorevole del sig. Vanzolini mi sorse il dubbio non fosse la tarvi il santo sacrificio. Qualche fiata però vi si recano famiglia di Simone oriunda da Fano. anche i villeggianti e gli amatori di belle arti, perché quivi Un’ipotesi suffragata dal fatto che il Borgarucci in

A. Billi, Brettino e Simone Cantarini, Cenni Storico Artistici per le Nozze Giacomini - Rinalducci, Fano 1866

29 un suo storico mss. della nobiltà fanese posseduto e comu- ornatissima chiesa di San Pietro in Valle. nicatomi dal valente letterato Conte Camillo Marcolini, Eccolo quindi il giovane Cantarini intento ad am- parlando delle famiglie esistenti in Fano sullo scorcio del mirare le due splendide tele reniane in detta chiesa: secolo decimo sesto, delle quali rimaneva qualche ramo la soave Annunciazione sull’altare della cappella Ga- altrove, avvisa che - “in Pesaro lasciai Girolamo Canta- brielli, realizzata nel 1621, e la Consegna delle Chiavi rini fratello di Antonio, morto Consigliere, marito della a san Pietro, posta sull’altare maggiore nel 1626. vedova Camilla Nolfi della Posterna”-. Chi non vede, che La bramosia poi d’apprendere quella nuova maniera in- non può essere fortuita l’identità del nome di Girolamo ventata da Guido fu sì potente in lui, che dandone in tanto nei libri parocchiali, quanto nell’inedita storia del Fano copiosi saggi, gli fu affidato di ritrarre nel suddetto Borgarucci? I Cantarini si leggono consiglieri nei libri dei tempio, al lato destro del maggiore altare, dove il Reni consigli di Fano per tutto il secolo decimo sesto, ed appar- aveva collocato il San Pietro che riceve da Cristo la potestà tennero al patriziato, ma in modeste fortune. delle chiavi, il miracolo del medesimo Santo alla porta Secondo che a me sembra - prosegue ancora il Billi - Speciosa [San Pietro che guarisce lo storpio], ove così nuovo indizio della sua origine da persone non volgari sa- trasformassi in Guido al dire del Lanzi, che parve lui, e rebbe il disperarsi che faceva il padre di Simone nel vederlo sino ai tempi del Malvasia i forestieri non distinguevano tuttodì scombiccherare que’ segni e quelle figure in carta, la diversità della mano. che stimava leggerezze da fanciullo, ed erano in vece un Così, ricorda il Billi, che avrebbe descritto più tardi preludio di quell’arte, onde ritrasse tutta la sua fama. E [1856] l’opera Stefano Tomani Amiani: di busse dovete pure sostenere dal suo genitore, quando “Non ha mestieri di elogio la maestria del disegno, la era colto in tale puerile esercizio, al quale era spinto dal bella disposizione dei gruppi, la severità delle pieghe, la potente genio sortito da natura, cui non valgono ad at- franchezza del tocco, la verità in una parola che brilla traversare opposizioni ed impedimenti di sorta alcuna, e in questa opera di somma eccellenza dovuta al pennello per gli animi forti sogliono essere sprone a perseverare più di Simone Cantarini, e che dagli estimatori del Bello, e costanti nell’intrapreso dai conoscenti e periti dell’arte, vuolsi mandata innanzi divisamento. a molte e molte delle più stupende dipinture dello stesso A questo punto: Buon fu per Simone, che un religioso , di lui maestro e rivale ad un tempo”. Servita il tolse a quelle paterne persecuzioni, e gli diede Dimorò Simone - prosegue il Billi - varii mesi in Fano e for- agio ad imbeversi dello stile succoso della veneta scuola, se nell’abitazione del defonto suo zio Antonio. Né vi rima- ammirando le opere del Tiziano e dei suoi discepoli, e stu- neva ozioso; chè, mentre con ben intesa composizione dava diando i loro ritratti dipinti in tanta copia in quella ma- l’ultima mano alla tavola dello storpio risanato dal prin- gnifica città, regina allora dell’Adriatico mare. Da questo cipe degli Apostoli la quale “Sbatte molto quella per altro magistero trasse il Cantarini sì grande profitto, che reduce bellissima di Guido che le sta vicino” (parole dell’esimio in Pesaro, alla vista di tanto progresso nell’arte, ebbe il canonico pesarese Andrea Lazzarini) attendeva eziandio padre tramutato in favorevole alle sue inclinazioni, anche a dipingere un mediocre San Tommaso di Villanova per il per ispeme di lucro, in guisa che fattosi secondo il Lanzi bellissimo tempio di Santa Lucia degli Agostiniani. Que- disegnatore esatto sotto il Pandolfi, vantaggiò nella scuola sto dipinto, ch’io mi sappia, fu ignoto non che agli antichi di e nell’assiduo studio sulle stampe dei e moderni descrittori di pitture, ma pure al Lanzi e al Caracci e soprattutto in quelle del Barocci - Dopo di che: Lazzarini e non lo trovo accennato se non nel “catalogo l’arrivo in Pesaro della grande tela di San Tommaso, ed delle pitture d’uomini eccellenti che si vedono in diverse in Fano della Nunziata e del San Pietro di Guido Reni chiese di Fano”, stampato per Andrea Donati nel 1765. invaghirono sì fattamente Simone di quel nuovo stile di Forse non ne fecero motto, perché fu guasto per comando pittura, che tutto si sacrò ad emularlo, risoluto anco di d’un ignoto Priore, che volle da altra mano pennelleggia- vincerlo, qualora a tanto gli arridesse fortuna e valentia ta sul capo del Santo una mitra vescovile bianchissima pittorica. Allora fu, al dire del Malvasia, che disegnan- che discorda e disarmonizza col resto del quadro piuttosto do più volte e dipingendo la tela guidesca per formarsi a cenericcio, direbbe l’Albani, e copre metà d’uno sfondo che quella maniera di ritrarre, cercò per sé medesimo a mettere alluminava gradatamente il volto del beato. Nulladimeno in pratica quello stile in varie teste e mezze figure che gli la figura di San Tommaso è bella e maestosa, e lo sguar- riuscirono perfette a meraviglia. do è rapito in contemplare la Vergine che in alto poggia Logica conseguenza: Preso quindi maggior animo, su col bambino graziosamente sostenuto col ginocchio e colle quel modo ritrattò in Pesaro una grandiosa tela da porsi mani da sembrar vivo, e che rivolge giulivo i suoi occhi entro piccola chiesa e n’acquistò lodi siffatte, che lo indus- al Santo che fervorosamente lo prega: la visione par vera sero a recarsi in Fano per istudiarvi le due famose nomi- e non vi aveva luogo la mitra. Ai piedi del Santo da una nate dipinture esposte alla vista d’ognuno nella gaia ed banda, avvi un fanciullotto ignudo che con un dito indi-

30 ca e l’estasi di Tommaso e rompe l’oscurità delle vesti e del brettinesi, si perché non ebbero forse cognizione, sì per non rimanente quadro. Questo putto è sovranamente ritratto; averlo alcuno di loro osservato mai di veduta. non v’ha membro che non si scorga eseguito con la più Di fatto nol trovo menzionato, se non di volo e senza dire fina esattezza anatomica ed artistica, ed ha tale grazia che cosa rappresenti, eccetto che nel citato catalogo di fa- e leggiadria nel viso ed atteggiamento, che desso solo ba- nestri pitture. Eppure merita, secondo il mio corto vedere, sterebbe a confermare quella sentenza del Lazzarini, che d’essere delineato da penna non solo più abile della mia, Guido ha vinto Simone nel bello “maestoso”, Simone ha ma che di vantaggio associi all’arte dello scrivere scienza e superato Lui nel bello “grazioso”. buon sentire in riguardo a disegno e pittura. Sempre a detta del Billi. Questo quadro era collocato Segue la puntuale volonterosa descrizione della a destra dell’altare maggiore nella Cappella Corbelli in pregevole tela cantariniano-brettinese come appa- San Agostino, ma i patroni il riebbero nella generale sop- riva allora al Billi e come ancora oggi appare ad pressione dei Conventi, e il venderono al nostro dilettante un attento studioso della pittura del secolo XVII: di pittura D. Giovanni Rayn con patto che non potesse Simone effigiò in quella tela il celeberrimo dottore Sant’A- giammai essere trasportato fuori di Fano. E fu saggio il gostino duce e patriarca di tutto quell’ordine, che sotto va- loro anti vedere, perché così alla morte del Rayn non fu rie forme osserva le regole da lui dettate. Stassi genuflesso veduto sparire da Fano, come avvenne a tanti altri e non a sinistra innanzi la Vergine, che sollevata in lucidissima volgari dipinti. Ciascuno il può ora ammirare nella chiesa gloria ha in seno il bambinello Gesù. del Gesù [Sant’Ignazio], ma presto, si spera, sarà tolto Un ampio manto damascato a colori di rosso e giallo, mes- di là ed allogato in miglior vista di luce per le cure e prov- so a magnifiche pieghe avvicinantesi a quelle di Guido e videnze municipali. (Anche questo dipinto, oggi, è del Tiarini e non meschine e grette, come quelle del San conservato presso la Pinacoteca Civica del Palazzo Tommaso di Villanova, tutto il ricoprono e gli nascondo- Malatestiano). no l’estremità: il manto è affibbiato da una bella borchia E’ a questo punto che il Billi fornisce il perché della lavorata di rilievo, e fra lo scuro, il cenerino, il bianco, il fuga-ritiro del Cantarini presso l’eremo agostinia- cilestro dell’altre figure campeggia mirabilmente e dà risal- no di Brettino: Creddono alcuni sapienti uomini, che to ai volti e al resto di tutta la dipintura. Ha testa nuda, la tela in discorso di San Tommaso di Villanova fosse la- capigliatura bruno-castagna in apparenza trasandata, vorata dal Cantarini, prima di recarsi in corte del Duca ma finissima per arte, sembiante grave ma sereno, che ti di Mantova. addita colla sua carnagione piena e vivace un’età che di Mi mostrai di contrario parere, perché congetturo con poco oltrepassi il quarantesimo anno. Un angioletto ai qualche probabilità che stesse occupato in esso, allorché in piedi da un lato gli sorregge la dorata mitra ed il pastorale Fano pingeva il miracolo di San Pietro imitando le tavole giace disteso a terra, mentre le mani lavorate a perfezio- di Guido ed amoreggiando anche troppo licenziosamente, ne distendonsi dolcemente a guisa di supplichevole verso sì che ne toccò un colpo d’archibugio onde campò quasi Maria SS. cui in parte è rivolto il suo sguardo, che non un prodigio, perloché con l’aiuto di quei religiosi agosti- pare distaccarsi per intero dal rimirare sommesso la rapi- niani stimò bene ritirarsi e nascondersi nel loro convento ta in estasi sua genitrice San Monica. Ché al lato destro di Brettino per iscansare il furore dei rivali e dei genitori, ella ancora a ginocchio piegato, ma non sì che non sem- parenti e amici delle offese donzelle. Ciò si deduce anche bri come elevarsi da quell’atto per virtù divina e dipinta dalle parole alquanto ambigue del Malvasia, che rimpro- in postura tanto meravigliosa che non è lecito spiegarla a vera Simone per questo vizio che il rendeva tardo e negli- parole, ma fa duopo mirarla cogli occhi. Essendoché tanta gente all’avute commissioni. Siffatta pure è la tradizione espressione di affetto e di lacrime versate mostra nel suo che corre in Fano del suo volontario ritiro nel romitorio di sembiante, in alto rivolto verso la Vergine, come se allora Brettino, e della causa che lo produsse, e dell’aiuto presta- allora si fosse asciugato il pianto con un lino gialliccio, e togli dagli eremiti di San Lucia a Brettino. volesse disfogare tutta l’anima sua a ringraziare la Vergi- Tutti quasi gli scrittori - prosegue il Billi - ed encomia- ne per vedersi dinanzi genuflesso come lei il suo convertito tori del genio artistico di Simone tacciono di questa sua Agostino, che io sfido qualunque pittore e poeta a meglio amorosa avventura in Fano e si limitano a descriverci delinearla. Che dirò poi del vestimento, del sembiante, del- la sua altezzosa natura, il dispregio con che soventi vol- le mani di Monica? te malmenava sommi pittori viventi e defunti, e le sue Il bianco soggola che le copre il capo e la gola, ha pieghe disgrazie in Bologna ed in Mantova, che il condussero, e solchi sì naturali e seconda sì bene il movimento della tuttor fresco di età, alla morte in Verona. Quindi non fa testa che ti parrebbe lino, se il tatto non ti dicesse ch’è colore meraviglia, se tacquero pure del dipinto, che per gratitudi- di biacca chiaroscurata. Il velo nero svolazzante e traspa- ne della ricevuta ospitalità e per isfuggire l’ozio e la noia rente è sì distaccato quale tu lo vedi nelle vive monache in quella solinga villa, egli pennelleggiò per gli eremiti dei nostri conventi. L’abito, la cintura, il panneggiamento

31 non hanno eccezione. Il volto senile della Santa colle gote testa tenendosela avanti con ambe le mani. scarne, patito e ammaccato si scorge dalle lacrime e dalle Ma amendue gli egregii artisti espressero in quel vecchio penitenze benché gli occhi spirino un fervore inusitato che il tremolio delle membra proprio a molti di quella età in incanta e compunge. La mani infine paiono lavorate al modo, che bisogna confessare che piedi e mani gli tremano: tornio; tanta finezza di anatomia, di proporzione, di ve- anche le ancelle di Maria sono uguali in ambo i lavori, rità ti presentano che persino le vene potrebbe un artista eccetto che il Cantarini una ne dipinse con veste a scacchi annoverarvi: Un fraticello a testa nuda, vestito all’agosti- bianchi e verdi con mirabili colori portante sul capo un niana sta ritto dietro San Agostino in atto umile, col volto cesto con un donativo di galluzzi, la rosea cresta dei quali dimesso e raccolto. E le mani incrociate al petto, e pare che è tanto ritratta al naturale che par vera. Eppure chi lo sia rimasto sorpreso da stupore all’estasi meravigliosa dei crederà? Anche questo quadro fu malmenato da qualche due Santi: Il Cantarini a rischiarare vie meglio tutta la insipiente rettore, avendo voluto rinchiuderlo in una cor- pittura pose in alto due angeli che di qua e di là corteggia- nice massiccia del seicento e lunghissima, per la quale non no la Vergine e insieme rompono ogni oscurità. Per fermo essendo capace in lunghezza, vi fu aggiunto un tratto di se l’Albani avesse rimirato questo dipinto ed un altro che or tela dipintovi sopra un Sant’Antonio abate non sprege- ora descriverò, non avrebbe mai, se non per invidia, dato vole a sinistra, un Sant’Aldebrando nel mezzo che colla a Simone il titolo di pittor cenerino. Ché l’ombre e o chiari sua mitra bianca copre i piedi e parte della purpurea veste vi sono così bene divisi, che non ti par più quel pittore della Vergine, a sinistra una Santa Maria Maddalena di medesimo che fece il San Tommaso di Villanova. poca entità. È pittura del Guerrieri di . A integrazione di così ampia descrizione ecco in- Un’attribuzione ormai quest’ultima del dipinto in fine l’altro dipinto cantariniano di cui fa cenno Il questione definitivamente espulsa dal catalogo del- Billi: Nel più volte citato Catalogo delle pitture di Fano le opere del Cantarini per essere integralmente tra- lessi che anche in Serrongarina antico Castello del con- sferita, a giudizio di Andrea Emiliani, al ricordato tado fanese serbavasi un quadro del nostro Simone. Di Guerrieri: “Fu proprio la composizione su due piani di fatto viddi nell’altare Maggiore della chiesa parrocchiale questa pala a dar origine, probabilmente, ad un equivoco [di Sant’Antonio abate] un quadro che rappresenta la che, ancora qualche decennio fa, si trascinava nella tradi- visita di Santa Maria ad Elisabetta, soggetto trattato dal zione storica locale. Si tramandava infatti che il dipinto, sommo Domenichino in uno degli affreschi della celebre eseguito nella sua parte superiore - e cioè la vera e pro- cappella Nolfi nella cattedrale [di Fano]. Il concetto è il pria Visitazione - di Simone Cantarini, avrebbe più tardi medesimo in ambedue i pittori, e non diversificano che in subito, per insistenza dei committenti, un allungamento pochi accessorii. Chi di loro si sarà usurpata l’idea dell’al- affidato al Guerrieri da Fossombrone. La tradizione si tro? Sono amendue lavori degni d’ogni maggiore encomio. basava, diceva qualcuno, sull’autorità di un documento Certo è che il Domenichino eseguì gli affreschi del- manoscritto conservato nell’archivio della Parrocchiale di la cappella Nolfi fra il 1617 e il 1618, quando il Can- Serrungarina. Naturalmente, non c’è traccia di allunga- tarini era ancora anagraficamente un fanciullo così menti e neppure di documenti. E si può agevolmente cor- che l’interrogativo del Billi può trovare immediata reggere l’attribuzione, rimandandola del tutto alla mano facile risposta su chi ebbe, almeno in questo caso, del Guerrieri”. ad usurpare l’idea dell’altro. Annota infine il Billi: Nella sacrestia della parrocchiale Il Cantarini figurò Maria nel fiore della giovinezza con di Cartoceto avvi una Vergine col bambino donata dal bionde chiome, bianchissimo volto, e gote di colore incar- signor Filippo Palazzi di buona memoria, come opera di nato, con paludamento di viva porpora, maestoso aspetto, Simone Cantarini. Un dipinto, quest’ultimo, di cui che si piega alquanto nello stringere la mano alla cugina oggi sembra perduta ogni traccia. più attempata e curva e in abito più dimesso e coperta il capo di un manto, mentre la Vergine a testa scoperta mostra la ricchezza della sua rilucente capigliatura anno- data con tutta cura e semplicità. Elisabetta rivolge il dorso alla sua casa, onde è discesa per varii gradini in sullo spiazzo, e sul limitare della porta si vede in alto uscir fuo- ri ad incontrare la grand’ospite a lento e debil passo San Zaccaria molto vecchio di età, che sebben mutolo, mostra sulla faccia quella giovalità che si usa nell’ accogliere una gradita persona. Il Cantarini dipinse il vecchio col tur- bante all’ebraica in capo, mentre l’affresco nolfiano cel pre- senta come se allora allora si fosse tratta la berretta dalla

32 Nota bibliografica

A.M. Ambrosini Massari, schede dei dipinti in La Pinacoteca Ci- vica di Fano, Milano 1993, a cura di A.M. Ambrosini Massari, R. Battistini, R. Morselli, pp. 54-57, 254-256. (E si rimanda infra, al saggio della stessa autrice, anche per ulteriore bibliografia).

Anonimo Sec. XVIII, Pitture d’uomini eccellenti nelle chiese di Fano, Quaderno di “Nuovi studi fanesi”, a cura di Franco Batti- stelli 1995, pp. 16-18, 31-40, 60-62, 71-74.

B. Borgarucci, Istoria della nobiltà di Fano, Quaderno di “Nuovi studi fanesi”, a cura di A. Deli 1994, p. 38.

G. Calegari, La chiesa di S. Pietro, Fano nel Seicento, a cura di Aldo Deli, Fano 1989, pp. 146-166.

A. Emiliani, Giovanni Francesco Guerrieri da Fossombrone, Fano 1997, pp. 86-87 (scheda 33).

GDE (G. Degli Esposti), Guido Reni 1575-1642, Bologna 1988, pp. 94-95 (scheda 39) e pp. 110-111 (scheda 47).

L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia dal risorgimento delle Belle Arti fin presso la fine del sec.XVIII, Bassano, 1809 (1968-’74), III, pp. 79-80.

C.C. Malvasia, Felsina pittrice. Vite dei pittori bolognesi, Bologna 1678; Idem, Le pitture di Bologna, Bologna 1686.

M. Mancigotti, Simone Cantarini il Pesarese, Banca Popolare Pe- sarese, 1975, in particolare le pp. 78-81 e 82-85 (figg. 15-18, 19 e 20-21); 2006, pp. 57-59.

S. Tomani Amiani, Le dipinture più celebri esistenti in Fano, Fano, 1856; Idem, Guida Storico Artistica di Fano, prima edizione a stampa del manoscritto datato 1853, presentazione e annota- zioni di Franco Battistelli, Banca Popolare Pesarese, 1981, pp. 84, 107, 161, 168, 196, 199.

G.L. Vanzolini, Guida di Pesaro, Pesaro 1864.

P. Zani, Enciclopedia metodica ragionata delle belle arti, Parma 1817-24.

33