MEMORIE di LUNIGIANA di ADRIANA G. HOLLETT

BRUGNATO le sue chiese e i suoi monumenti

1 Fotografie di A. G. Hollett©

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a Laura Moscatelli cara "antica" alunna.

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...Se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII

5 Cenni sulla storia della Lunigiana

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.

6 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di Bagnone).

7 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, da un Podesta’ eletto dal Marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere "che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate". Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti. La Val di , anch'essa facente parte della Lunigiana storica e' la valle piu' estesa della Liguria in un susseguirsi di colline, torrenti, antiche fortezze e castelli, pievi e piccoli borghi. Ricordiamo che la Lunigiana si estende nelle due regioni Liguria-Toscana da alla Garfagnana e la Val di Vara si amplia nella parte piu' nord occidentale e si sviluppa lungo il corso del fiume verso sud-est. Divisa dall'appennino ligure confina con Mulazzo, Tresana e Podenzana con cui divide la natura verde di boschi e incontaminati corsi d'acqua, nonche'paesini arroccati su cime boscose e borghi circolari che hanno la tipica struttura medioevale con le vie e le case raccolte intorno al centro del paese. La Val di Vara e' anche detta " la valle dei borghi rotondi" e Brugnato ne e' il tipico esempio. Emanuele Repetti nel suo Dizionario Geografico-Fisico-Storico dell'ottocento definisce Brugnato in Val di Vara " piccolissima citta' vescovile, capoluogo di com. nel Mandamento di Godano, provincia di Levante, R Sardo.

8 Risiede sulla ripa destra del f.Vara fra i confluenti Gravegnola e Tufo, quasi 2miglia a sett. della strada R. di Genova e della Posta di Borghetto..." " Ebbe origine questa citta'da un'Abazia di Benedettini dedicata ai SS Pietro, Lorenzo e Colombano, la cui fondazione si crede possa risalire al tempo dei Longobardi...Fu in origine il paese di Brugnato con la sua Badia dipendente dai vescovi di Luni e soppressa questa, fu la sua chiesa nel 1133 eretta in episcopale dal pontefice Innocenzo II, che destino' il vescovo Brugnatense suffraganeo del metropolitano di Genova." Avendo in seguito Gregorio IX nell'erezione del vescovado di Noli riunito al medesimo la chiesa di Brugnato, Alessandro IV nel 1245, la disgiunse di nuovo sino a che, nel 1823, il pont.Leone XII la riuni' nella stessa persona del vescovo di , conservando i privilegi alle rispettive cattedrali e curie vescovili. La curia di Brugnato comprende attualmente 30 parrocchie, con una popolazione totale di 5277 abitanti. Il paese piu' importante di tutta la diocesi e' quello di Sestri Levante, dove risiedeva quasi costantemente il vescovo Brugnatense. E' stato oggetto di discussione il nome di questo paese, che ora bruniadum in altri tempi Bruniadae, talvolta Brunadum ( Liguri Briniati). Brugnato fu uno dei luoghi venduti nel 1252 dal vescovo Guglielmo di Luni a Niccolo' del Fiesco. "Il territorio com. di Brugnato confina a greco con l'ex feudo di Suvero delli Stati Estensi, cui appartengono i monti serpentinosi della Rocchetta..."

9 An outline of the history of the Lunigiana Region

In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of Tuscany. Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s

10 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the Malaspina family. Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the Cisa pass. Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248.

11 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule. The Val di Vara (valley of the river Vara), also part of the historic Lunigiana area, is the most extensive valley in Liguria, a succession of hills, torrents, ancient fortresses and castles, churches and small villages. It is noted that the Lunigiana area extends over two regions, Liguria and Tuscany, from Deiva Marina to Garfagnana; the Val di Vara widens in the extreme north-western part and develops along the course of the river towards the south-east. Divided by the Ligurian Apennines, the Val di Vara borders on the villages of Mulazzo, Tresana and Podenzana with which it shares the verdant environment of forests and uncontaminated water courses, as well as small villages nestled on

12 wooded heights and circularly-built towns which have a typical medieval structure with streets and abodes grouped around the town centre. The Val di Vara is also known as the “valley of rotund towns” and the town of Brugnato is a typical example. The historian Emanuele Repetti, in his Geographical-Physical-Historical Dictionary of the Nineteenth Century, defines Brugnato in Val di Vara as a “tiny Episcopal City, chief town in the Mandamento di Godano, province of Levante, located on the right bank of the river Vara between the confluences Gravegnola and Tufo, almost two miles west of the Regional Thoroughfare of Genoa and the Stage Post of Borghetto...”. “The city’s origin was founded on the presence of a Benedictine Abbey dedicated to the Saints Pietro, Lorenzo and Colombano, believed to date back to the time of the Lombards...”. Brugnato was originally a village with its abbey dependent on the Archbishops of Luni; after its suppression, it was its church, erected in 1133 by Pope Innocenzo II, which acted as bishop’s see and destined Brugnato’s bishop as a dependent of the metropolitan district of Genoa. In later times, Pope Gregorio IX, in the erection of the bishopric at Noli, united the church of Brugnato to the bishopric; later, Pope Alessandro IV, in 1245, disunited the church from the bishopric, which remained disunited up to 1823, at which time Pope Leone XII united it under the bishopric of Sarzana, conserving the privileges assigned to the respective cathedrals and Episcopal Administrations. The Episcopal Administration of Brugnato, at present, consists of 30 parishes, with a total population of 5277 inhabitants. The most important town in the whole of the diocese is that of Sestri Levante, in which the bishop of Brugnato resided almost constantly. The origin of the name Brugnato has been the subject of discussion, now considered to have been Bruniadum, whereas previously considered to have been Bruniadae, sometimes Brunadum (Liguri Briniati). Brugnato was one of the places sold in 1252 by Bishop Guglielmo of Luni to Niccolò del Fiesco. “The territory of Brugnato borders to the east with the former fiefdom of Suvero of the Estensi States, in which are included the serpentine hills of the Rocchetta…”.

13 La Val di VARA

14 La Val di MAGRA

15 CITTA' di BRUGNATO

Fin dall'Alto Medio Evo questo luogo, posto alla confluenza del Vara con il Gravegnola, con un terreno pianeggiante e incolto, attorniato da rilievi non molto rilevanti e posto a lato della via Francigena, venne considerato favorevolmente e scelto da una comunita' monastica benedettina. Il terreno fu bonificato e venne costruita un'abbazia.Non si conosce la data in cui fu istituita la sede abbaziale di Brugnato anche se ci puo' orientare il nome dei tre santi cui e' dedicata la chiesa, Pietro, Lorenzo e Colombano. Si puo' desumere che a Pietro e Colombano (gia' titolari dell'abbazia di ) possa essere stata dedicata, verso la fine del VII sec.dai monaci irlandesi, questa abbazia che da sempre godette privilegi e protezione da re e imperatori quali Carlo il Grosso (881), Ottone III ( 996) ed Enrico II (1014) ma piu' anticamente dal re longobardo Liutprando (712-744) e confermati da Rachis, Astolfo e Desiderio. L'abbazia comprendeva un aggregato rurale con poderi ed edifici; campi, vigneti, pascoli, boschi, corsi d'acqua, diritti di caccia e di pesca. Questo monastero, dotato anche di ospizi per i pellegrini, svolgeva un ruolo importante nella zona per cui attorno ad esso, verso il IX secolo si sviluppo' un'attivita' edilizia che concorse a formare quanto e' arrivato sino a noi. Un borgo medioevale con una fascia edilizia circolare attorno alla cattedrale. Brugnato rimane uno dei centri piu' importanti della Val di Vara sia per la sua antica tradizione storico-religiosa, sia per i monumenti ancora esistenti, che ne ricordano il glorioso passato; puo' nominarsi dal 999 con l'appellativo di Citta' e dal 1133 sede di Diocesi. Fu voluta dai re longobardi soprattutto per tenere sotto controllo un'ampia zona dove confluivano le principali vie commerciali. Quando divenne Diocesi di Brugnato, suffraganea all'Archidiocesi di Genova, si crearono dissapori con l'Episcopato lunense ;

16 San Bernardo di Chiaravalle ne caldeggio' la creazione e nel borgo la Confraternita lo festeggia il 20 Agosto. Il vescovo di Brugnato, che aveva poteri comitali, entro' nelle lotte feudali e nel 1313, negli scontri tra varie casate nobiliari e i ghibellini che si impossessarono di Genova, fu costretto a scappare e rifugiarsi nei possedimenti di Pontremoli. Brugnato cadde sotto il potere dei Malaspina ma nel 1530 si sollevo' in armi ribellandosi al marchesato e si uni' spontaneamente allo stato di Genova. Nel 1820 la diocesi di Brugnato fu unita a quella di Luni-Sarzana fino al 1929, anno della nascita della Diocesi della Spezia che in seguito si denomino' Diocesi della Spezia-Sarzana-Brugnato Sino alla meta' del XVIII secolo l'accesso al nucleo del borgo avveniva attraverso due varchi collocati diametralmente opposti corrispondenti oggi a Piazza del Mercato a ovest e Piazzetta del Popolo a est ( qui era la Porta Soprana). E' Antica mappa del cartografo Matteo Vintorni importante la funzione (1773) popolare in epoca medioevale di una piazza del mercato vicino ad una porta urbana poiche' consentiva uno spazio destinato allo scambio delle merci. Porta Chicciola o Porta Soprana e' collegata ad un ampliamento del perimetro difensivo tale da includere anche il borgo medioevale di San Bernardo originariamente fuori la cinta muraria. Per questo successivo ampliamento si rese necessario costruire la Porta in modo inusuale, cioe' in senso ortogonale al borgo.

17 Da questa Porta, superato il guado del Chicciola, senza altri ostacoli naturali, si raggiungeva Bozzolo, Pieve di e il valico del Rastello. Nella sua parte iniziale partiva un secondo itinerario, attraverso il Vara in corrispondenza di un antico ponte (oggi crollato) saliva i crinali fino alla Madonna del Poggiolo e di Roverano, scendeva al passo del Malacqua, , Sestri Levante o i valichi appenninici. L'importanza di questi percorsi e' data oltreche'dagli edifici del culto anche da quella di strutture ospedaliere e di accoglienza dei pellegrini. IL'antico ponte romanico sul Gravegnola Di solito nel Medioevo le chiese-hospitale, secondo una prassi diffusa, erano collocate generalmente fuori le mura in prossimita' dei ponti o guadi. Gli hospitali erano generalmente gestiti dalla confraternita dei Disciplinanti di Sant'Antonio, il santo eremita orientale protettore dei malati del sacro fuoco. Alcuni studiosi credettero di riconoscere nella figura dell'affresco sulla colonna in duomo San Colombano, ma considerando la lunghezza del dipinto ( la meta' e' determinata dalle due margherite all'altezza della mano) e la grandissima accuratezza dei particolari creativi e decorativi, la parte inferiore dell'affresco nella meta' sottostante apparirebbe troppo sguarnita se non fosse stata equilibrata con la presenza della figura del maiale. Del resto il mantello e il bastone a Tau da eremita con il campanello lo hanno fatto oggi riconoscere nel santo Abate. Poco dopo il primo, un altro insediamento francescano, ancora esistente, era stato edifificato poco lontano dal precedente in luogo appartato adatto alla meditazione e alla preghiera e sul San Colombano (?) percorso di accesso al borgo.

18 Le prime notizie che si riferiscono all'esistenza del Palazzo Vescovile con le sue pertinenze sono contenute in un antico regesto di documenti del 1277-1321. Una serie di atti sono stati rogati in camera domini episcopi mentre altri in platea comunis ante palatium cioe' nella piazza Maggiore, antico forum cittadino. In seguito non e' stato possibile stabilire la qualita' e quantita' delle opere di trasformazione del complesso sino al sec.XVII. Il piano nobile del palazzo dove ha sede l'appartamento del vescovo era in origine collocato ad una quota leggermente inferiore e cio' si puo' desumere dalla posizione dell'Oculo circolare oggi chiuso dalla volta della sacrestia. L'Oculo consentiva al vescovo di affacciarsi dalle proprie stanze all'interno del prebiterio; il tutto per pregare o seguire le funzioni in caso di indisposizione. L'Oculo Tale innalzamento dovette avvenire all'incirca nel sec.XVI perche' e' in tale data che corrisponde la costruzione delle volte della sacrestia e della sala del Capitolo. Una generale ristrutturazione avvenne nel XVII sec. ad opera del vescovo Giovanni Battista Paggi; suo e' infatti lo stemma murato sopra l'ingresso del palazzo. Con lui vennero eseguiti importanti lavori; fu completata la costruzione delle volte del pianterreno, venne costruito lo scalone d'ingresso e l'elegante loggetta che metteva in comunicazione l'appartamento con la Curia.. L B PAGGi EPS ET COMES ANNO DNI MDCLIX

19 Il vescovo Leopoldo Lomellini nel 1722 con con mezzi messi a sua disposizione fece innalzare i muri del salone di un metro e mezzo facendoli coprire con un soffitto ligneo a travature a vista. Questi lavori conferirono un aspetto maestoso al salone d'ingresso destinato a ricevimenti e udienze.

Il vescovo Francesco Maria Gentile, suo successore, completo' l'opera, nel 1767, con la decorazione a tempera del soffitto. L'apparato decorativo a motivi fitomorfi contiene lo stemma dei Gentile con gli attributi vescovili

20 Per quanto concerne l'Abbazia la data della sua fondazione non e' certa; venne eretta nel VI sec. in concomitanza della costruzione della prima chiesa in seguito all'arrivo dei monaci di San Colombano. E' utile ricordare che le fondazioni monastiche costituirono per i longobardi un mezzo di evangelizzazione ma soprattutto di controllo del territorio. I recenti scavi hanno rinvenuto le fondamenta di un esteso impianto planimetrico che si estende oltre l'attuale superficie coperta dal palazzo vescovile. Le fondamenta dell'abbazia.

21 I resti archeologici di due edifici absidati furono rinvenuti sotto il pavimento dell'attuale cattedrale romanica e riportati alla luce tra il 1949 e il 1954. Si realizzarono grandi opere come la demolizione di altari e capitelli dall'aspetto corinzio ( ancora visibili nella foto ), vennero ripulite le colonne e si restitui' alla chiesa il suo aspetto primitivo. A quel punto le fondamenta delle due antiche chiese vennero nascoste da un nuovo pavimento.

Nel 1993, ottenuti nuovi fondi economici, venne rimosso il pavimento per restauri e realizzato un percorso sotterraneo che permette di accedere alle strutture piu' interessanti e importanti. Alcune opere sono oggi visibili da appositi vetri calpestabili del pavimento del duomo.

22 L'abside della chiesa del VI secolo rinvenuto soto l'altare maggiore del duomo attuale.

a sinistra - Pianta relativa al ritrovamento delle due antiche chiese entrambe a navata unica e perfettamente allineate alle due navate soprastanti. La chiesa piu' piccola a destra e' cronologicamente di poco posteriore all'altra. sotto- L'antico fonte battesimale

23 BRUGNATO

Brugnato oggi- La villa Bertucci, in alto a sinistra nella foto piccola ( la villa delle magnolie), posta a lato della porta Chicciola, e' quella riprodotta sotto.

24 Porta Soprana o della Chicciola : la Chicciola e' un piccolo corso d'acqua che scorre poco lontano.

25 Scorcio di Via Circonvallazione Sud.

26 Vedute di Piazzetta di Porta Chicciola.

27 Oratorio di San Bernardo.

28 Interno dell'Oratorio dedicato a San Bernardo di Chiaravalle.

29 L'oratorio di San Bernardo, ubicato all'ingresso del borgo anticamente era dedicato a Santa Maria Annunziata. Il nome attuale gli deriva dalla compagnia dei Disciplinati che gia' esisteva agli inizi del cinquecento. Dopo un secolo l'oratorio venne intitolato a San Bernardo ( di Chiaravalle). L'oratorio sorse come luogo di preghiera per i viandanti e i pellegrini ospitati nel vicino peregrinario di Sant'Antonio. La struttura dell'oratorio subi' molti rifacimenti; attualmente si presenta ad unica navata con altare barocco. Gli affreschi nel soffitto e sopra l'altare sono del pittore spezzino Aprigliano; i portali della chiesa sono dello scultore brugnatese Pietro Ravecca.

30 Crocifissi e lampioni processionali; sopra quello antico.

31 L'oratorio di San Bernardo e'una costruzione absidata, ad aula unica, con altare barocco in marmo policromo. L'altare francescano, in marmi policromi, proviene dal convento dei Padri Passionisti. Gli affreschi del soffitto sono del maestro spezzino Aprigliano.

Affresco del soffitto - L'Annunciazione.

32 33 34 Stendardo della Confraternita di San Bernardo di Chiaravalle ( Colui che nel 1133 caldeggio' la creazione della Diocesi di Brugnato) Si festeggia il 20 agosto.

35 Il portale dell'oratorio e' opera dello scultore brugnatese Pietro Ravecca.

36 37 Portali medioevali del Borgo di San Bernardo

38 39 Piazza Alcide De Gasperi, anticamente Ciassetta da Madonna.

40 Vòta du Venansiu.

41 42 Edifici di Ciassa da Madonna.

43 Versi dedicati alla Val di Vara.

44 Fontana Cabrin.

45 Vicolo per Piazza Brosini.

46 47 Edifici porticati e altane.

48 Vedute di Piazza Maggiore ( oggi Brosini)

49 Porticato di Piazza Brosini.

50 Edicola di San Michele.

51 Palazzi storici di Piazza Maggiore.

52 53 Passaggio da Piazza Maggiore verso Riva d'Armi.

54 Passaggio da Piazza Maggiore all'esterno del Borgo.

55 Il pozzo medioevale.

56 57 Palazzo Cattaneo Pagani.

58 NON SUREXIT MAIOR

Particolare del Palazzo; maesta' di San Giovanni Battista.

59 Passaggio per Riva d'Armi.

60 Via Riva d'Armi.

61 Via Riva d'Armi.

62 63 Portali e maesta' di Via Riva d'Armi.

64 65 Via Angiulan du Medò.

66 Vòta du Venansiu.

67 Antico varco di accesso alla Piazza Maggiore.

68 69 Piccola edicola devozionale.

70 Portale medioevale "a punte di diamante" di Palazzo Brosini.

71 La concattedrale dedicata ai santi Pietro,Lorenzo e Colombano. Il santo Patrono di Brugnato e' San Pasquale Baylon..

72 Una delle tre testine antropomorfe murate all'interno dell'abside ( forse di un santo contitolare).

sopra: testa apotropaica inserita nel piedritto destro dell'arco che sovrasta l'altare maggiore.Nell'antichita' queste testine erano murate sulle facciate delle vecchie case, sugli stipiti delle porte o come quella nella foto a destra, posta a guardia dei morti, dietro l'abside, del cimitero di Sorano.

Nella prima meta' del secolo XII, quando il piccolo villaggio diventa sede vescovile viene costruita la concattedrale. L'edificio e' a due navate divise da colonne e sorge sui resti di due chiese preesistenti, la piu' antica e' posta sotto la navata maggiore ed e' databile al sec.VI. Al centro dell'abside tre piccoli volti sbozzati nella pietra rappresentano i tre santi contitolari Pietro,Lorenzo e Colombano.

73 LA SCILLA SCOMPARSA Questo piccolo bassorilievo murato nella facciata della cattedrale, oggi andato perduto, come ricorda (nel 1927) M.N.Conti, riproduce una immaginifica figura di " Scilla" preistorica o longobarda. Ricordiamo che il duomo di Brugnato e' dedicato anche a San Colombano, monaco e missionario irlandese (542-615), fondatore, in epoca longobarda dell'ordine di San Colombano, di abbazie e monasteri in tutta Europa. (molte raffigurazioni di Scille e San Michele si trovano in aree di dominazione longobarda: Chiusola, Monte dei Bianchi, Ponzano, Trebiano, Santo Stefano, Merizzo di Villafranca in Lunigiana, Gragnana, San Michele del Passo di Tea...).

74 Chiusola in Val di Vara- Sulla facciata di una casa adiacente la chiesa di San Michele e probabilmente proveniente dalla stessa chiesa, troviamo questa piccola scultura muliebre, una "Scilla"certamente riconducibile ad altre riproposte nei capitelli di molte pievi lunigianesi, italiane e di altri luoghi europei.

Pieve di Codiponte- Casola Su alcuni capitelli della Pieve sono riprodotte delle "Scille". I vecchi del paese solevano chiamare la chiesa "dalle donne con le gambe aperte".

75 sopra- facciata della chiesa di San Michele a Pavia ( R.Formentini). sotto- Croazia -Pola- Spigolo di un edificio vicino all'Arco di Augusto ( A. G. Hollett).

76 Francia - capitello della Chiesa di Saint Didie' nei Vosgi. ( R.Formentini).

Capitello della Pieve di San Paolo in Vendaso.

77 Chiusola in Val di Vara. Murata vicino alla "Scilla"presso la chiesa di San Michele troviamo anche questa figura armata di spada e scudo con attributi maschili ( probabile-San Michele- il santo armato).

Pieve di Sorano - Filattiera All'interno della Pieve di Sorano, scolpita in una pietra della navata centrale, troviamo una piccola figura che mostra attributi maschili e impugna una spada.

78 Rachis - illustrazione da Historia Langobardorum di Paolo Diacono.

Tremissi auree lucchesi ( notare il simbolo longobardo della margherita a sei petali riprodotto in tutta la Lunigiana).

Tremisse aurea lucchese raffigurante San Michele. Le chiese e le pievi di origine longobarda sono quasi sempre dedicate a San Michele (il Santo armato).

79 Pieve di Offiano- Casola- L'orante. Capitello della Pieve di san Pietro di Offiano ( conservato al museo di Casola).

Pieve di Montedivalli Figura murata sulla facciata della Pieve di sant'Andrea de Castello. Mostra il saio e un libro ma quello che e' stato da molti ritenuto un bordone e' in realta' una spada; inoltre la figura porta un elmo.

80 La Cattedrale con la "Scilla scomparsa". Questa era stata murata da sempre sulla facciata della chiesa; scomparve nel 1949, anno in cui inizio' la prima campagna di scavi archeologici.

81 La navata maggiore.

82 La colonna con l'affresco di Sant'Antonio Abate.

83 Affresco del XV secolo raffigurante Sant'Antonio Abate ( riconoscibile dal mantello e bastone da eremita. Un tempo veniva identificato in San Colombano).

84 L'antico fonte battesimale.

85 Piletta dell'acqua santa.

86 87 Grande tela ad olio raffigurante Madonna con Bambino e due santi.

88 Presentazione di Gesu' al tempio. Affresco datato presumibilmente al sec. XVI

89 L'altare maggiore .

90 L'ingresso della sacrestia.

91 La cattedra vescovile, l'antico Oculo murato e quello recente (piu' in alto).

92 Il disegno del capitello e' identico al frammento di cornice di pag.99.

93 L'antico tabernacolo.

94 Il rosone.

95 L'Oculo nella parete destra dell'abside maggiore consentiva al vescovo di affacciarsi dalle sue stanze all'interno della chiesa per pregare la notte o quando fosse stato impedito a scendere per indisposizioni varie.

96 sopra - Una delicata cornice medioevale.

a sinistra - Il nuovo Oculo, che consente di osservare l'interno della cattedrale, aperto dopo l'innalzamento del piano dell'appartamento vescovile, e situato ora all'interno delle sale del museo.

97 Il tabernacolo dell'altare maggiore.

98 Vetrata policroma.

99 Particolari marmorei dell'altare.

100 101 Figure di Arpie ai lati dell'altare- Le Arpie avevano testa di donna e corpo di uccello.

102 Spesso venivano rappresentate sulle tombe.

103 Scala di accesso agli scavi archeologici.

104 La Cattedrale negli anni cinquanta e i resti archeologici sotto il piano pavimentale della cattedrale.

L'antico fonte battesimale.

105 Stemma marmoreo di Giovanni Bartolomeo Paggi, vescovo conte (notare la corona comitale) di Brugnato dal 1655 al 1663.

106 Ingresso dell'Episcopio.

107 Lo scalone d'ingresso - Opera del vescovo G. B. Paggi.

108 109 Bassorilievo nel cortile del palazzo vescovile proveniente dal fonte battesimale della concattedrale.

a destra - il cortile, detto di San Colombano, all' interno del palazzo.

110 111 Nell'angolo l'antico pozzo.

112 U no stemma con le insegne di capitano nel cortile del palazzo

113 Porticato che univa l'appartamento vescovile alla Curia. Opera del vescovo G.B.Paggi.

114 115 116 SUB ALARUM VIVIMUS 1618

Particolare del camino.

Giovanni Battista Paggi, vescovo di Brugnato dal 1655 al 1663 curo' la ristrutturazione del palazzo vescovile; fece alzare di un metro e mezzo il soffitto del salone dei ricevimenti e delle udienze e lo sostitui' con travature a vista in legno. Questo recupero contribui'a creare all'ambiente un aspetto importante e maestoso.

a sinistra - Salone di rappresentanza; sulla parete grande tela di Madonna del Rosario con San Pietro e san Domenico - C.Corte.

117 Particolare del soffitto con lo stemma del vescovo Francesco Gentile (1767-1791) che fece decorare a tempera con soggetti fitomorfi le superfici lignee.

118 Sala delle udienze.

119 La galleria dei ritratti contiene numerose immagini di antichi vescovi della Diocesi.

120 I ritratti riproducono i vescovi che amministrarono la diocesi tra il 1700e il 1800.

121 122 123 SEZIONE DEL MUSEO DIOCESANO

Nella prima parte del museo sono esposti gli elementi identificativi della funzione vescovile: Pastorale, Mitria, Anello e Croce Pastorale. Il pastorale, un 'insegna vescovile gia' dal VI -VII secolo e' composto da tre parti ( punta, bastone e ricciolo, il cui significato e' pungere pigros, regere deboles, colligere vagos.) Le calze cerimoniali e i guanti fanno parte del servizio pontificale Usati cioe' nelle funzioni solenni.

124 Teca con le insegne vescovili

125 126 Chiamato anche pastorale Durazzo dal nome di mons. Francesco Durazzo, vescovo della diocesi di Brugnato dal 1640 al 1650. Il pastorale in argento e avorio inciso e' stato donato dal vescovo ai Brugnatesi.

La mitra bianca in seta ricamata con fili e lamelle d'oro, finiture in taffetas, con applicazioni di pietre preziose e' molto antica poiche' e' ricordata in una visita pastorale di Filippo Sauli, vescovo di Brugnato dal 1512 al 1528.

127 Reliquiario a ostensorio

Ostensorio a sole di un argentiere genovese del meta' ottocento.

Navicella per incenso. Sec. XX

128 L'arredo sacro conservato nella dimora vescovile proviene dalla attigua cattedrale dei S.S.Pietro, Lorenzo e Colombano. L'analisi stilistica degli oggetti evidenzia l'indiscutibile derivazione genovese, confermata dai punzoni che determinano l'autenticita' di queste opere provenienti dalla bottega orafa della famiglia Torretta.

129 Teca contenente il calice Baliano e le due pissidi da viatico

130 sopra: Calice di manifattura sconosciuta, donato dal vescovo Stefano Baliano che tenne la cattedra Le due pissidi brugnatese fra il 1592 ed sopra e a lato sono da il 1609. ( il nome del viatico. vescovo e' inciso sotto il calice) Oltre questo magnifico calice la cattedrale ne conserva altri otto.

131 Pregadio settecentesco dello studio privato del vescovo.

132 133 134 EPISCOPO ET COMIT

Particolari decorativi del Pregadio.

135 136 sopra: L'affresco prima del restauro.

L'affresco, sulla pagina a fianco, raffigurante la Madonna col Bambino, Pietro e Lorenzo proviene da un' edicola dalla quale ebbe origine il santuario della Madonna dell'Ulivo. Opera dell'inizio del secolo XVI pare da attribuirsi al " Maestro delle "

137 La stanza del vescovo

138 Cassettone intarsiato e letto in ferro dai delicati intrecci.

139 Il soffitto e' affrescato con motivi floreali in tinte pastello.

140 Elegante bureau del primo ottocento genovese.

141 142 Piccole statue marmoree

143 a destra - Angelo orante

144 145 SUB TUUM PRESIDIUM CONFUGIMUS

Fregio marmoreo.

146 Cassaforte cinquecentesca usata per custodire il tesoro della cattedrale.

147 Il Mandylion -Opera ad olio su rame.

148 Monili ex-voto

a sinistra : MANDYLION Il Mandylion, ossia l'icona del Volto Santo di Genova custodita nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, e' una delle piu' misteriose immagini del Salvatore. Arrivato in citta' nel tardo trecento come dono dell'imperatore bizantino Giovanni I Paleologo al capitano e poi Doge genovese Leonardo Montaldo, venne destinato da questi, prima di morire, al monastero di San Bartolomeo degli Armeni. Le vicende del Mandylion sono narrate sulle formelle della splendida cornice paleologa che la racchiude. Secondo la tradizione, il Mandylion non fu dipinto da mano umana, ma sarebbe l'impronta miracolosa del volto di Cristo sopra un panno.Fu inviato da Egli in persona al re Abgar di Edessa, e nell'anno 944 la sacra reliquia fu trasferita a Costantinopoli dove divento' il palladio della citta' imperiale. Da li' parte, piu' di quattro secoli piu' tardi, il Sacro Volto, che fino ad oggi si conserva a Genova. La copia conservata a Brugnato e' un olio su rame del XVII sec. Il dipinto riproduce con notevole accuratezza l'immagine genovese. Soltanto gli ornati della cornice paleologa qui appaiono semplificati. L'anonimo copista, pur attenendosi strettamente al modello della cornice nella struttura delle singole scene, ha rimpicciolito le figure nel tentativo di separare meglio l'immagine dalla descrizione.L'arrivo a Brugnato di un oggetto cosi' peculiare si puo' ricondurre a uno dei vescovi di origine genovese che si succedettero in questa sede; in particolare Francescco Maria Durazzo ( 1640-1650), nipote del Cardinale Stefano Durazzo, arcivescovo di Genova, oppure Giovan Battista Paggi (1655-1663), figlio del pittore Paggi che aveva realizzato la pala per l'altare del Sacro Volto raffigurante il Cristo che consegna il sudario ad Anania.

149 Secchiello per l'acqua benedetta; bottega genovese del 1821

Vassoio di un argentiere genovese (1776)

Circa sessanta erano gli oggetti d'argento conservati nella cattedrale

150 Crocifisso da tavolo del sec.XVII in avorio intagliato, lamine d'argento sbalzato e cesellato.

151 Piccola Pace in argento; strumento liturgico utilizzato per portare la" pace", ovvero il bacio prima della comunione. L'oggetto e' da datarsi alla meta' del XVIII secolo.

152 La Palmatoria d'argento era usata dal vescovo in occasione di riti solenni per illuminare la lettura dei testi scritti in caratteri minuti o in momenti di scarsa luminosita'.

153 Architetture

154 155 Arredi d'epoca.

156 Toilette ottocentesca.

157 Antichi messali

158 159 Decreto vescovile di mons Francesco Agnini vescovo-conte di Luni Sarzana e Brugnato.

160 Scrittoio dello studio vescovile.

161 I paramenti nelle bacheche sono preziosi perche' sono di seta ricamati in oro e fili colorati.

162 163 Gli esperti che hanno visionato i paramenti esposti al Museo Diocesano hanno affermato che i tessuti usati nelle confezioni non provengono da stoffe operate ma sono state ricamate a mano.

164 Antico piviale in seta cruda.

165 sopra: la teca contiene solitamente la preziosa pianeta che vediamo indossata dal vescovo Francesco Moraglia nel giorno del suo ingresso a Brugnato (2008). Era appartenuta al Card.Giuseppe Spina, esecutore testamentario di Papa Pio VII, che la ricevette in dono da Napoleone Bonaparte.

166 Mons. FRANCESCO MORAGLIA

167 Il cortile del Palazzo Vescovile.

168 Ingresso agli scavi archeologici dell'antica abbazia.

169 Stemmma vescovile.

170 Ingresso agli scavi archeologici.

171 Particolari delle stanze archeologiche

172 173 Attraverso le grate del pavimento sono visibili le antiche fondamenta dell'abbazia.

174 175 L'intervento di restauro risale al 2000, l'anno del giubileo.

176 177 Particolari delle primitive fondamenta.

178 179 Gli scavi hanno permesso di constatare che il perimetro dell'antica abbazia e' piu' ampio del palazzo vescovile.

180 Antica cisterna dell'abbazia.

181 LAPIDE DI PIAZZA (VII-VIII sec.d.C.)

Antichissima copia, forse la piu' antica completa e apocrifa " lettera di Nostro Signore Gesu' Cristo" caduta dal cielo e relativa al riposo domenicale.

Consta di un blocco di marmo a forma di papallelepipedo di ignota provenienza e di reimpiego, infatti sul lato anteriore sono visibili due fori preesistenti all'iscrizione. Sul blocco sono conservate tre diverse iscrizioni, due sul lato frontale e una terza sul lato sinistro nello spessore della pietra.

Sopra la linea spezzata e' incisa la prima iscrizione che ricorda la dedicazione di una chiesa, avvenuta il 29 maggio (?),al S.S. Salvatore e ai Santi Michele, Martino e Giorgio Martire.

Sotto la linea spezzata e' incisa la lettera apocrifa, lunga 43 righe, sul rispetto del riposo domenicale: ...Poiche' non avete osservato il santo giorno della domenica, io distogliero' il mio sguardo da voi e dai tabernacoli che ha edificato la mia mano...... Poiche'avete ignorato il santo giorno della domenica e le voci di tutti gli animali da lavoro che si levano a me...... Se qualcuno avra' trattato un lavoro o un affare in casa propria, o si sara' lavato la testa o tagliato i capelli...... Contro coloro che non hanno rispettato il santo giorno della domenica io mandero' nelle loro case la fame e una morte subdola per bubboni purulenti...

L'iscrizione sul bordo: Cinque giorni prima delle calende di giugno (28 maggio) ci sara' la dedicazione a Santa Maria e a San....ri; nel terzo giorno dopo le calende (3 giugno) ci sara' la dedicazione a San...ris.

182 183 MUSEO CIVICO

Raccolta Mineralogica Ambrogio Del Caldo

184 Ambrogio Del Caldo nato ad Arona nel 1907, si e' laureato al politecnico di Milano in Ingegneria Elettrotecnica nel 1930.

185 Per la miglior tesi di laurea ha usufruito di una Borsa di Studio che gli ha consentito uno stage di sei mesi a Berlino.

186 Amo' la natura nei suoi vari aspetti ma e' nel campo mineralogico dove si estrinseca la sua passione naturalistica.

187 La ricerca, la raccolta, lo studio e la collezione dei minerali sono stati il suo hobby per tutta la vita.

188 Nel 1973 ha scritto " Guida ai minerali- Ed. Fabbri, che ha avuto molto successo tra i collezionisti di minerali.

189 Nel 1946 fu nominato da S.M. Umberto II di Savoia re d'Italia " Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia". Il I maggio del '64 gli fu conferito dal presidente Segni l'Attestato d'Onore di Maestro del Lavoro.

190 Tutta la sua collezione di Arona e' stata donata al Comune di Brugnato dalla moglie prof.ssa Cesarina Moro; il comune ha istituito nel 2007, nel ristrutturato Palazzo Vescovile, il Museo Mineralogico.

191 Nelle bacheche sono esposti campioni di minerali da ogni parte del mondo che egli scambiava con altri collezionisti.

192 Le sue ricerche in Lunigiana hanno interessato la Val Graveglia, Val di Vara, Monte Dragnone, il Cavalese,le Alpi Apuane, Sassalbo, Val di Gava, Molinello ecc.

193 Al piano terreno del Palazzo Vescovile sono state portate alla luce antiche fondamenta.

194 Una colonna a rocchi sovrapposti faceva parte dell'antico impianto.

195 Uscita sul cortile - detto di san Colombano-all'interno del Palazzo Vescovile

196 Dal cortile interno sono visibili il prospetto della cattedrale e il campanile.

197 Via GiovanniCostantini (1880-1956), arcivescovo della Diocesi dal 1929 al 1943

198 Veduta della torre campanaria.

199 Largo San Lorenzo

200 Passaggio per Via Briniati.

201 La colonna con capitello, in pietra, proviene dalla Spezia e precisamente da una serie di Le altre colonne che completavano la serie sono state collocate nei giardini sul lato di via cadorna.

202 203 Le absidi romaniche e la torre campanaria viste da Piazza Ildebrando.

204 205 Edicola di Casa Benelli.

206 Spioncino un tempo facente parte del complesso abbaziale.

207 L'arco dei sessanta visto da Largo San lorenzo

208 Sotto l'Arco dei Sessanta vi era la Sede della Compagnia degli Scelti, ovvero coloro che combatterono nella battaglia della Scoffera nel 1746 durante l'invasione dell'esercito austriaco a Genova. Tra gli uomini celebri di Brugnato si ricorda Giuseppe Ricchetti, l'"Alfiere", chiamato cosi' perche' nella battaglia della Scoffera si distinse per valore nel combattimento contro gli austriaci. Fu insignito ed ebbe per cimelio la bandiera dell'esercito austriaco.

209 Arco dei Sessanta.

210 Via Riva d'Armi

211 Centro Congressi Cav. Carlo Vitale

Biblioteca Civica Internet Point

212 Ingresso.

213 Ingresso del Centro Congressi.

214 215 La biblioteca

216 217 L'internet point.

218 219 220 221 L'auditorium.

222 223 Case sul lato esterno del borgo.

224 Il complesso sorto sul cortile dell'edificio del Seminario e del Collegio Vescovile dal 1700 al 1963.

225 Il porticato sorge sull'antico cortile.

226 227 Vòta da Sasea

228 229 230 231 232 233 234 Via dell'Olivo da Via Riva d'Armi.

235 Via dell'Olivo o Caruggettu

236 237 Porta Sottana.

238 Sotto l'arco c'e' la porta della Caserma degli Scelti.

239 Ingresso della caserma della Compagnia degli Scelti di Brugnato, istituita per decreto della Repubblica di Genova nel 1531. Da notare il muro medioevale ed il portale in arenaria su cui poggia l'arco.

240 241 Il monumento ai Caduti di tutte le guerre in Piazza Martiri.

242 Le lapidi.

243 Il Palazzo comunale.

244 In alto - Lo stemma del comune. L'albero inserito nello stemma e'un susino.

245 Stemma marmoreo del Comune di Brugnato

246 L'Albo dei Sindaci che hanno amministrato la citta' di Brugnato dal 1797 al 2006

247 a destra - L'aula Consiliare Nel 1960 era stata la sede della prima classe dell'Avviamento Industriale.

248 249 250 Foto ricordo della Banda Comunale.

251 L' Infiorata del Corpus Domini

252 253 Esisteva in Brugnato un convento francescano fatto costruire presso una chiesa dedicata a San Lazzaro con annessi ospedale e ospizio dove si raccoglievano ammalati e pellegrini ( erano collocati dove oggi troviamo l'edicola di San Lazzaro. Nel 1603 il vescovo, mons. Stefano Baliano, invitando i Francescani per la predicazione, affido' loro la gestione della chiesa e le opere di San Lazzaro. Constatate le continue alluvioni che distruggeveno il vicino ponte romanico del XII secolo e parte del lazzaretto, i Francescani decisero di riedificare l'attuale convento e la chiesa sulla sponda sinistra del Vara su un terreno piu' alto.

254 sopra: la strada per Brugnato percorreva l'antico ponte, saliva al convento e alla chiesa, passava accanto al cimitero per arrivare al paese. sotto: il cimitero che notiamo a sinistra del Convento venne fatto costruire dal Comune di Brugnato nel 1830.

255 Chiesa di San Francesco d'Assisi.

256 Nel 1843 i Francescani donarono la proprieta' ai Padri Passionisti tutt'ora presenti.Nel 1871 con la soppressione degli ordini religiosi la proprieta' venne venduta a privati ma nel 1880 venne riacquistata dai Padri che la abbellirono con dipinti e un grande Crocifisso. La chiesa venne riconsacrata e dedicata a San Francesco d'Assisi nel 1880 dal vescovo mons. Giuseppe Rosati.

Le opere soprastanti sono del maestro Silvano Vecchiato ( Vicenza 1994).

257 La chiesa, pur conservando il suo semplice stile francescano evidenzia nelle decorazioni i due ordini che la custodirono. Altari marmorei e decorazioni francescane nella parte in basso, dipinti e figure allegoriche riconducibili ai Passionisti nelsoffitto.

258 259 a destra: Altare nella sala del capitolo.

Il chiostro del convento

260 In marmi policromi il bellissimo altare francescano.

261 La madonna dell'Olivo

262 263 La tela conservata nel santuario della Madonna dell'Olivo rappresenta la Madonna in trono tra i Santi Pietro e Lorenzo.

264 Panorama di Brugnato dalla Madonna dell'Olivo.

265 L'alluvione ha risparmiato la piccola edicola dedicata alla Madonna dell'Ulivo

266 25 ottobre 2011

267 Alcune foto e commento da "Brugnato. L'Abbazia, la Diocesi"Ed . Giacche' E. Repetti-Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana.

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