Documenti & Ristampe sono fascicoli speciali dedicati agli scritti che in epoche diverse sono stati compilati sul Carseolano e sui Documenti territori limitrofi. & Sono scelti i contributi rari e di difficile Il foglio di reperimento. Nella selezione si tiene lumen conto di quel che è utile Miscellanea 23 per l’insegnamento Anno 2009 della storia locale nelle Ristampe scuole di ogni grado.

Il viaggio di Fabio Gori Una ricognizione 2 (ultima parte) 6 archeologica (1835) da Fabio Gori da A. Mastroddi e V. Mancini

Mons. Bagnoli alla Le chiese extraurbane 7 popolazione della diocesi 10 della Marsica (1827) dei Marsi (1941) da Redazione da Pio Marcello Bagnoli

Costumi e usi di Ode epitalamica La ferrovia - 13 16 da Matteo Clementi 21 Aquila (1874) da Antonio Latini da Candido Borella

Leggende Cenno storico sulla La teleferica Ciucci- 24 Sabine 27 nobile famiglia Latini 37 Cialfi (Pereto 1934) da Antonio Latini di Collalto Sabino da Redazione da Antonio Latini

I soldati austriaci a Cronache di una Scoperte presso 39 Colli di Montebove 40 invasione (1821) 44 Carsoli (1821) da Redazione da Antonio Zazza da Redazione

All’interno AVVISO AI LETTORI cano notizie sui tracciati ferroviari e le telefe- otrebbe sembrare tempo perso selezio- Con la prossima dichiarazione dei redditi si riche a uso industriale, raro esempio di sfrut- Pnare testi e pubblicare documenti ela- può destinare il 5 per mille dell’IRPEF alle tamento dei nostri boschi. Si agitano anche borati secoli fa relativi alla storia delle nostre associazioni di volontariato. Chi vuole so- venti di guerra tra Otto e Novecento: mano- zone. Un’operazione poco originale racco- stenere le nostre attività può firmare sotto la vre militari, disfatte, accorate esortazioni, che dicitura “Sostegno del volontariato, delle or- gliere fogli invece che commentarli. O ancor ganizzazioni non lucrative ecc.” e indicare il certo pongono sullo sfondo le passioni anti- più un lusso scrivere, in tempi così poco pro- codice fiscale della nostra Associazione quarie di chi viaggiava tra Carsoli e la Mar- pizi; ma la nostra Associazione intende pro- 90021020665 sica. E la Marsica è presente con le piccole seguire questo servizio offerto a tutti, perché chiese costruite al di fuori di ogni paese, alcu- chi vuole possa comprendere alcuni eventi e In questo numero l'alta Sabina è protagoni- ne oggi in disuso e in abbandono, testimoni di imparare a vedere oltre le poche carte rimaste. sta con ben tre articoli su Collalto, né man- pietra di una storia non scritta. Ristampa Il viaggio di Fabio Il brano è tratto dalla sua opera Da Roma a Tivoli e Subiaco, alla grotta di Gori Collepardo, alle valli dell’Amsanto ed al (ultima parte) lago Fucino, nuova guida storica, artistica, geologica ed antiquaria, edita per la prima volta nel Giornale Arcadico, n.s., tomo CLXXXII da Fabio Gori (1863), pp. 140-151.

1) Il Fabretti a pag. 79 della el ritorno verso Carsoli si passa detto Feboni loc. cit. p. 207. 2a.dissertazione De aquae- d[uctibus]. la crede del mi- vicino al ponte della Valeria Fra Carsoli e Poggio Ginolfo sul colle Vezio o glio XLI; ma per l'altra troncato da un fulmine e con un Veziano s. Francesco di Assisi fondò un convento esistente in contrada Na- Npilone travolto dal fiume, benché nel 1216 con chiesa in onore della Vergine. Fu setta si conosce che al nu- mero XXXXI tralasciò di ag- nel XVIII secolo venisse ristaurato dai tanto il concorso del popolo per vederlo, giungere due altri II perché Colonna. Quindi si vede a destra la chiesa toccarlo e parlargli, che dové frapporre tra la corrosi. Ecco la iscrizione frammentata: dell’Annunziata,dov’era un’antica tavola mae- sua persona e la folla una inferriata, dietro la strevolmente intagliata con figure. Poco dopo a quale si mostrava in orazione o rispondeva a chi lato ad un’altra colonna milliaria della Valeria, lo consultava. Dopo la sua morte la stessa chiesa ma col numero corroso (1), s’incontra la chie- gli fu intitolata. Nel secolo XVI fra gli abitanti di suola della Modonna del Carmine con pitture del Carsoli e Poggio surse litigio sul nome del paese secolo XV. Le era annesso un convento di car- che dovea portare il convento. I carsolani Questa si supplisce con quella esistente sulla melitani soppresso da Innocenzo X colla Bolla scacciarono i minori conventuali e v’intro- piazza di Arsoli e con quella Instaurandae nel 1652. Sul gradino esterno ho dussero gli osservanti: ma i poggesi, scacciatine di Nasetta. copiata nuovamente la iscrizione in pietra i secondi, lo restituirono ai primi! v. il Theuli calcarea già edita dal sullodato Garrucci Bullett. Appar. Minor. arch. napol. luglio 1859 pag. 184 . La primitiva denominazione di questo paese è S. Angelo o Celle di Carsoli dalla chiesa di S. An- gelo, e dal monastero di S. Maria in Cellis che alcuni dicono fondato da s. Romualdo abate camaldolese verso il 974, mentre altri pongono vicino a Pereto il monastero di s. Romualdo, ed il castello di s. Angelo verso il fiume e la macchia

Una larga e piana strada mette nella piazza di CARSOLI, dove un palazzo con finestre a croce e la chiesa parrocchiale della vergine Vittoria, ristaurata nel 1676, richiamano l’attenzione. In questa ultima si osservano le porte di marmo lavorato, e si dice che il Guercino vi dipingesse in un quadro la decollazione di s. Giovanni Battista. I casamenti de’ Mari e de’ Leoni e di altri particolari abbelliscono le vie che vanno ad inerpicarsi sulla sommità del colle, nella quale sorgono le mura altissime del cadente castello rivestite di ellera, edificato nel 1292 dal re Carlo A lato: Carsoli, II di Angiò (come dimostra una lapide colle portale della chiesa armi angioine, quivi apposta, e pubblicata dal di Santa Maria in Feboni Hist. Marsor. lib. III. p. 206) e ristaurato Cellis in una foto del nel 1340 dal card. Rinaldo De Ailiis Orsini, 1914 come insegna un’altra iscrizione che vi lesse il

2 Lumen di Sesera; ma che le Celle fossero erette da 2) II re Ferdinando nel 1469 lo donò a Giovanni Andrea Rainaldo conte de’ Marsi nel 998 per i padri de' Leoni di Carsoli. [Sulla benedettini, ed il castello si chiamasse di S. famiglia De Leoni si veda: C. De Leoni, Notizie stori- Angelo, si prova coll’autorità del marsicano che sui De Leoni, in Il foglio Leone card. vescovo ostiense in Chron. Cassin. di Lumen, 10(2004), pp. 5- lib. 2. c. 23: «Per idem tempus Rainaldus mar- 7 e idem, Una antica fami- glia tra manoscritti e testi- sorum comes fecit nonasterium de ecclesia monianze materiali, in ivi, sanctae Mariae, quae dicitur in Cellis, territorio 13(2005), pp. 12-15, n.d.r.] carseolano, idque in circuitu non parvis possessionibus dictans; castellum etiam quod nunc Celle vocatur, tunc etiam castellum s. Angeli nuncupabatur, cum omnibus eius per- tinentiis in eodem monasterio confirmavit». Come già si è detto, la stessa chiesa fu cattedrale sotto Vittore II per alcuni anni. Il re Manfredi col suo esercito di saraceni, movendo contro Tivoli e Roma, qui si accampò, come riferì al re di Francia Clemente IV: «Manfredus cum suo esercitu saracenorum infidelium venit Cellas. Venerat Manfredus Ecclesiae persecutor ad Cellas, et aliquandiu fuit cum esercitu copioso, ad civitatem tiburtinam anhelans». Corradino di Svevia vi passò nel 1268 per riconquistare il soglio perduto da Manfredi colla vita nella battaglia di Benevento vinta da Narra il Feboni che in queste vicinanze Carlo I d’Angiò; ed il figlio e successore di Ladislao re di Napoli venne sconfitto da cotesto re, Carlo II, veduta l’importanza del Lodovico II conte di Angiò:ed in antecedenza passo, vi eresse il forte nel 1292. Nel secolo XIV forse negli stessi luoghi le squadre saracene, e XV il feudo e la contea de’ Marsi stava in mano sfuggite alla strage fattane dall’armata di degli Orsini. Il re cattolico l’assegnò in appresso Giovanni X nel piano di Vicovaro, furono al suo benemerito generale Fabrizio Colonna. tagliate a pezzi da’ vicini popoli, come accadde Nel 1656 fu desolato dalla peste. Ora Carsoli è ancora nel pontificato di Giovanni XI agli capo di mandamento con delegato di pubblica ungheri, i quali barbari fuggendo su questi sicurezza e con giudice di pace che ha la monti, credevano di porre in salvo i ricchi giurisdizione su due comuni di 8.390 abitanti. bottini fatti in Italia, ed in vece li dovettero Per causa del brigantaggio vi soggiorna una deporre insieme alla vita. E qui si noti che tra le compagnia di bersaglieri: e vi giunge un filo del spoglie si saranno ancora ritrovati i vasi sacri ed telegrafo che unisce tutta la penisola. altri oggetti di oro e argento involati ai mona- Se i tempi corrono asciutti, specialmente steri sublacensi nell’ 840 dai saraceni e nel 935 nell’estate, io consiglio al pittore, al poeta ed dagli ungheri. all’istorico di condursi per la vallata al nord- Proseguendo per la via al nord-ovest si va ai ovest di Carsoli, lasciata a sin. la via del TUFO. ruderi del castello di Uppa (2) o Luppa, sotto i Non molto dopo traversato un fosso, egli si quali si adima in mezzo alle foreste provenienti troverà a vista di PlETRASECCA situata sopra dal Cicolano la cupa valle dello stesso nome. uno scabro e repente dirupo, ne’ cui fianchi si Nella Cronaca cassinense lib. III c. 19 si fa vede aperto e scarpellato un largo sentiero, menzione della chiesa di Uppa dedicata alla V. mentre prorompe dalle radici e dal seno di una Immacolata «in territorio carseolano». L’infelice grotta un torrente che si dice provenire dal Corradino nel 1268 proveniente da Roma con bacino di Valdemare. In contrada Vallevito in un un esercito di tedeschi, spagnuoli ed italiani, campo di Giovanni De Angelis fu trovata la passò per Uppa onde unirsi nella Puglia co’ lapide: saraceni, come riferisce il Feboni lib. III, p. 180: «Conradinus, aucto exercitu senatoriis copiis, a In alto: Francesco II, senatu aliisque romanis comitatus, per partes sovrano del Regno di tiburtinas ad marsorum regionem iter direxit, Napoli, principale et Carseolum perveniens, cum impervia et ispiratore delle angusta esset via quae Talleacotium conducit, attività brigantesche licet antea Manfredus tractum viae Valeriae nell’Italia deserens novam per aspera montium iuga meridionale

Lumen 3 aperuisset, cum an- spacciando che il detto guerrillero avea sconfitti fractus illius ita sint eserciti e prese città, invece dal principio dello arcti ut vix duos in ali- sbarco in Calabria fino a questo punto fu quo ipsorum inciden- costretto o a seguire per forza Crocco Dona- tes simul capere tello, o stomacato di essere in compagnia di possent; sinistrorsum masnadieri a fare una difficile ritirata attraver- quo facilius per Sul- so le provincie di Foggia, Campobasso ed monem saracenis, qui Aquila verso lo stato romano, come si rileva dal in Apulia erant, se co- suo giornale scritto in francese e rinvenuto fra le niungeret, iter accele- carte cadute in potere del governo. ravit et per Uppae Alcune particolarità su questa ritirata si partes ad Tecli os (boc- leggono nel Popolo d’Italia de’ 10 dicembre ca di Teva) copias di- 1861: «Ci si scrive da Gambatesa nel Molise rexit ». Come andasse che il giorno 1 di questo mese, circa le ore 21 a finire questa spe- italiane una banda di venti briganti a cavallo e dizione, lo vedremo sei a piedi passava lungo il fiume Fortore. nella parte V. Fermavasi alla taverna di Carano, due miglia Nelle viscere del mon- distante dall’abitato, per mangiare. I briganti si te, donde siamo venu- spacciarono per forza del governo. Erano tutti ti, spalanca un’ampia bene armati con carabine e revolver-sette con caverna vari iati ad sciabole e coppole rosse da uffiziali. Venivano di inghiottire un tor- Puglia o di Basilicata, battendo la strada del rente che raccoglie li scoli delle circostanti trattoio. Avevano per guida un contadino di S. pendici. Chi penetra in essa vedrà che le acque Bartolomeo che poi lasciarono prendendone si precipitano in un baratro profondo e buio, né due di Gambatesa: era fra essi uno distinto per si conosce dove vadano a riuscire. Allorché io vi foggia di vestire, cui davano dell’Eccellenza: In alto: la regina di sono entrato nell’ottobre del 1863, ho sentito credesi fosse il Borjes. Un contadino, vista la Napoli Maria Sofia, un puzzo insoffribile, che privava del respiro, banda armata, corse a darne avviso a Gam- che fomentò con il cagionato dalle carogne de’ bovi morti di batesa; la guardia nazionale si mosse, ma giunse marito Francesco II epizoozia e traboccati alle fauci del precipizio. tardi. I briganti, proseguendo il lor cammino, si la reazione nell’ex Un giovenco anch’esso colto dal male era stato fermarono la notte accanto al bosco di Pie- Regno delle Due internato nell’ingresso della grotta: al nostro tracatella per mangiare, poi giunti a Campo- Sicilie; sotto: José approssimarsi ci minacciava colle corna e mu- dipietra, sempre pel trattoio, furono incontrati Borges giva, ma con fatica si riuscì a scansarlo per anda- da un messo che die’ un plico al capo. Era re oltre sull’orlo dell’abisso. tuttavia notte, e sforzata la porta di una Quasi di faccia alla masseria, ed accesa una torcetta a cera, Borjes grotta si vede il casale lesse le lettere e spiegò delle carte geografiche, e del sig. Mastroddi, nel dopo averle bene osservate si cacciò le mani ne’ quale venne fatto pri- capelli, esclamando: Siamo ingannati, traditi! gioniero addì 8 di- Siamo circondati da’ piemontesi e difficilmente cembre 1861 il famo- scapperemo. Su via a Lesina. Nelle alture tra s. so generale Giuseppe Giovanni in Galdo e Pietracatella, vedendo Borges con 18 altri forze superiori avanzarsi contr’essi, scompar- compagni, quasi tutti vero come nebbia. Poscia si è saputo che spagnuoli, dal mag- presero il piano di cinque miglia». La Gazetta giore Franchini e dal uffiziale del regno poi ci apprende il seguito del luogotenente Stade- viaggio da Scanno (cioè a 20 miglia dal confine rini alla testa di 35 pontificio) sino a Luppa: «Osservando ivi che bersaglieri del l° bat- da quella parte le guardie nazionali prevenute taglione coadiuvati da del suo passaggio erano dovunque in moto per 20 guardie nazionali assaltarla, la banda non osava avventurarsi di di Sante Marie, con- procedere dritto verso la frontiera, e si volgea dotte dal capitano verso Pescina, onde, per via più lunga, ma da Vincenzo Colelli. È essa riputata più sicura, fuggire ogni intoppo. curioso che mentre Quantunque la banda arrestasse lungo il alcuni giornali, come cammino tutti coloro che temeva potessero la Correspondencia de recar notizia delle sue mosse, riusciva tuttavia al España, andavano sindaco di Pescina (Anselmo d’Amore) di far

4 Lumen Valle-luppa innanzi al casale alle 10 antimeridia- ne dell’8. Uscito da questo uno spagnuolo si accorse dell’arrivo de’ nemici, gridò all’armi e fuggì per i boschi e i monti fino a Roma. I compagni presero le armi e fecero fuoco dalle finestre. Al colonnello Lafont, nel momento che fuori del casale prendeva di mira colla carabina il maggiore Franchini, una guardia nazionale con un colpo di baionetta trapassò il ventre. Ma vedendo che il combattimento sarebbe durato troppo a lungo, il maggiore a 3) Ecco la patria, i nomi e gradi dei fucilati secondo la cavallo e i bersaglieri a piedi bravando le palle Gazzetta Ufficiale del Re- che loro fischiavano alle orecchie e crivellavano gno del giorno 18 dicembre 1861: i fusti degli alberi, corsero sotto le mura, ed un sardo per cognome Serra appiccò ’l fuoco alla Borges Giuseppe di Cata- logna tenente generale stalla. Allora Borges per mezzo di una donna Cambio Gaetano di Valen- abitante nel casale propose a Franchini di za capitano Dejurientos Giuseppe di Bil- itinerario di Borges dopo lo sbarco arrendersi a patti: ma questi gli rispose, che non in Calabria bao uffiziale Mosches Nicolao di Cata- itinerario di Borges e Crocco patteggiava con briganti. E consigliando la donna logna idem ritirata di Borges Borges ad arrendersi perchè il maggiore era buono, Tories Francesco di Cata- il generale o perché non capiva ’l discorso, o logna idem Dosy Francesco di Valenza giungere un corriere al sotto-prefetto di Avez- perché si vedeva dal fuoco tronca ogni via di idem zano. Questi dava gli opportuni avvisi ai co- salvamento, o perché di soverchio sperava nella Carenaz Laureano di Casti- solita sua fortuna e nella rinomanza e nobiltà glia idem mandanti militari ed ai capitani delle guardie Martinez Pietro di Aragona nazionali. Tutti ponevansi in moto, custodendo del suo nome, diede se ed i compagni in potestà idem i varchi e le vie che conducevano ai confini: ma i della truppa. Si dice che oltre 17 cavalli e le armi Chieraldi Michele di Valen- za sergente 1 briganti procedendo rapidamente di notte, e e tre bandiere tricolori colla croce di Savoia che Marginet Pasquale di Cata- ingannando i drappelli delle milizie che perlu- gli spagnuoli avevano per servire d’inganno, logna idem Pacajo Francesco di Avi- stravano le strade, giungevano alla cascina Ma- moltissimo denaro ed oggetti d’oro presi in gliano idem stroddi nel bosco di Luppa». Calabria e polizze del banco delle due Sicilie Biego Leonardo di Corleto volontario Dalle relazioni poi che ho udite da chi prese cadessero in mano de’ soldati e delle guardie. I Gallecchia Mario di Corleto parte alla cattura della banda, e da’ rapporti prigionieri erano vestiti con tre soprabiti, idem Molino Rocco Luigi di Trivi- ufficiali, si conosce come essendo tutte le terre cappucci color tabacco e cappelli detti alla come gno idem coperte di neve addì 7 dicembre giunse Borges ci pare. Borges e gli altri uffiziali si coprivano la Tanni Michele di Molise id. Peretti Michele di Barile id. colla sua gente sulle ripe del lago Fucino sotto testa con un bonetto rosso: i fucili e le scialbale, Sallines Pasquale di Me- Celano dove forzò un contadino di Sante Marie di cui erano armati, provenivano dalle guardie diana (Aragona) idem Capuano Michele di Cosen- a fargli da guida. Alle 8 di sera nel traversare nazionali, contro cui avean combattuto in za idem Cappelle disse che ’l suo era un picchetto di cara- Calabria. Morirono nel combattimento 5 De' morti nella mischia i- binieri reali. Arrivato in Tagliacozzo, passò not- spagnuoli ed un mulattiere di Celano che gnorasi 'l nome ad ecce- tetempo innanzi ad un quartiere di bersaglieri. cercava di fuggire, due bersaglieri vennero zione di quello del colon- nello Agostino Lafont spa- Alla sentinella che diede il chi viva? fe’ risponde- feriti, ad uno de’ quali si dovette amputare ’l gnuolo. É singolare che nel- re dalla guida in dialetto, che andavano a braccio. Condotti i prigionieri a Tagliacozzo lo stesso giorno 8, in cui fu preso Borges, un altro spa- raccogliere le castagne! Ma allorché dopo cin- furono condannati a morte nello stesso giorno. gnuolo cavaliere e capitano que ore toccò il casale di Mastroddi, vedendo i Mentre si traevano al supplizio alle ore 4 chiamato Agostino Cap- pomeridiane Borges disse ai compagni: devila, che essendo infer- cavalli sfiniti e i compagni cascanti pel sonno, e mo non poté più seguire la congetturando che i bersaglieri stavano ancora Coraggio, moriamo da eroi. Dopo avere intonato di lui banda, fu scoperto un cantico spagnuolo, col zigaro in bocca dentro una grotta del bosco a Tagliacozzo, ossia almeno 5 ore distante da di Lagopesole da un distac- lui, pensò di trattenersi e prendere riposo per 4 s’inginocchiarono e caddero trafitti le terga camento di soldati italiani ore prima di entrare nel vicino stato. Il medesi- dalle palle. Furono i cadaveri frugati per la ed ungheresi guidati dal luogotenente Favia che lo mo però non sapea che i bersaglieri stavano terza volta, e si trovarono monete d’ oro dentro arrestò alle ore 10 della non solo a Tagliacozzo, ma ancora assai più le calzette: poi, tranne quello di Borges che fu notte e lo condusse a fucila- re in Rionero! vicino, cioè a Sante Marie. In questo frattempo la condotto in Roma, vennero datti alle fiamme guida fuggì in patria a Sante Marie, e pel timore (3). Il Giornale poi di Borges servì al governo per In alto: a destra, il essendosi fatto cavar sangue diede sospetto al decretare ricompense o punizioni agli uffiziali maggiore Enrico sindaco Antonio Colelli. Inoltre qualche altro delle truppe regolari o guardie nazionali che si Franchini; a sinistra: contadino dicea di aver veduta gente a cavallo; erano battute con lui od eransi date alla fuga: l’itinerario seguito da per lo che la truppa seguendo le pedate im- con tanta precisione e verità sembrò dettato! Borges nel Regno di presse sulla neve, a passo di carica giunse a [...]» Napoli

Lumen 5 Documento Una ricognizione Nel 1835 Alessandro Mastroddi e Vincenzo Mancini di Tagliacozzo archeologica furono incaricati dell’Intendente di Aquila di compiere una ricognizione (1835) archeologica nella Marsica, e toccarono anche le rovine di Carsioli*. da A. Mastroddi e V. Manicini

« arseoli. Continuando il giro della Ne trascriviamo una che si legge in una gran frontiera equicola verso ponente ci pietra all’albergo del cavaliere prossimo alla portassimo nell’antica Carseoli, la cennata Macchia di Sesara. [19r] Cquale apparteneva ancora agli E- qui sul confine delli Sabini, presso la strada M. METELLIO SVCCES Valeria, di cui si vedono moltissime traccie in SO. M. METELLI REPEN più punti. Ora è limitrofa allo stato della Chiesa. TINI PATRONI COLO E qui non senza commozione vedessimo, che NIAE. FILIO. PATRO dove era Città, e Città florida non erano che NO. ORDINIS AVGVS vigneti, e una gran selva di alberi di diversa TALIVM. MARTINOR … natura li quali coprono e insultano colli spessi COLLEGIVM. DENTRO rami le rovine della [18v] Città Carseoli tanto PHORVM. CARSIOLA famosa presso gl’Istorici, e poeti non esiste più. NORVM. PATRONO Chiamasi comunemente Macchia di Sesara, OB. MERITA. EIVS dove le belve annidano in vece degli uomini, L. D. D. D. che vi erano una volta. Si ravvisa tra le sue * Il documento si compone rovine qualche casa smantellata, e cadente. In Anche tra le rovine della Carseoli sarebbe op- di più fogli ed è conservato nell’Archivio di Stato di L’A- una di difficile accesso si scopre una specie di portuno fare scavi regolari nella sicurezza che quila (Intendenza, serie I, rimessa di cavalli. In una vigna si vede una gran vi si trovarebbe ragguardevoli antichità, e ben cat. XIX, b. 4590, fasc. 6, cc. 18r-19v). Abbiamo tra- base, ma non tutta dissotterata, la quale dovea ci è noto che al principio di questo secolo più di scritto le parti di maggiore servire di sostegno a qualche statua, o altro una famiglia siasi costituita, in occasione di scavi interesse per noi. pubblico ornamento. Si vede ancora in altra fatti casualmente per piantare una vigna, o per parte un grande arco di peperino largo sei altra opera agraria. Ma tanto per li scavi della palmi, e più scoverto solo per un terzo. Più oltre distrutta Carseoli, quanto in quelli da tenersi in appariscono i ruderi di un tempio, come cre- Alba, Marrubio, e Angizia, è necessaria la con- diamo, con tre gradini di prospetto a una valle, correnza alle spese del Governo, onde abilitare dove si osservano molti rottami di muri antichi, i naturali, e animali a un’opera, che potrebbe e molti condotti di acqua. In breve dunque si illustrare i reali Musei. volga l’occhio si veggono ruine, e fanno cono- Carseoli fu il fine del nostro viaggio antiquario, scere la grandezza della Città, ma non è difini- e qui disteso tutto il travaglio archeologico lo bile il circuito preciso per gli alberi, e siepi, e sottoponiamo con piacere alla sua conoscenza, spineti che impediscono l’accesso, ma approssi- e giudizio, pregandola a volere far sentire al mativamente si può giudicare a quel che ap- Consiglio Provinciale, ch’ebbe la compiacenza parisce da un punto all’altro della selva, che di nominarci deputati, tutto ciò che avemo non era meno di quattro miglia. raccolto in materia di antichità in tal viaggio, È probabile che la Chiesa di S. Maria una volta che meritarebbe esser proseguito per maggiore de’ Benedettini, fuori Carsoli sia stata fabricata accerto delli monumenti. Potrà l’istesso Con- colli materiali di Carseoli, come l’Abbadia che siglio se crede, aver qual compiacenza di far da- avemo sopra cennata de’ Cistersiensi fuori la re alle stampe, alle spese della Provincia [19v] i Scurcola, fu edificata colli materiali di Alba. In risultamenti di tutti li altri incaricati colleghi, In alto la carta 19r fatti nella sommità delle pareti esterne del onde non si perda la memoria delli monumen- del documento campanile della detta Chiesa di S. Maria, si ti, che sono stati rintracciati, e meglio si conser- veggono incastrate molte lapidi antiche vino le antichità, e non restino nell’oscurità appartenenti a Carseoli, ma non si sono potute sepolte». Segnalazione archivistica: Michele Sciò leggere per l’altezza in cui sono poste.

6 Lumen Ristampa Mons. Bagnoli alla Il 2 febbraio 1941 il vescovo dei Marsi Pio Marcello Bagnoli inviò una popolazione della lettera alla gente della sua diocesi attraverso il Bollettino Diocesano dei diocesi dei Marsi Marsi (fascicolo n. 2, pp. 9-15). (1941) Il documento è utile per conoscere lo stato d’animo del presule in quel particolare momento storico*. da mons. Pio Marcello Bagnoli

« ’attenzione di tutti è oggi natural- mondo, quasi incurante di quanto accade sulla mente rivolta alla immane tragedia terra. Iddio invece, come insegna la dottrina che l’umanità sta vivendo. E su di cattolica, e quale tutti lo crediamo, è un essere Lessa si parla e si scrive, si esprimono reale e personale, vivo e operante, onnipresente giudizi e si danno direttive a seconda del e giusto, provvido e buono. Non è lontano da noi, diverso modo di vedere le cose e di coglierne esclama s. Paolo, come gli dei falsi e bugiardi, quindi gli aspetti. perché in lui ci muoviamo, siamo e viviamo. Anche un Pastore di anime, per il fatto stesso Ebbene, questo Essere Supremo, dal quale che vive in mezzo a queste e che come esse è tutto ebbe origine e tutto dipende, troppo è figlio della stessa terra, non può restare misconosciuto e offeso, perseguitato e odiato da indifferente dinanzi agli eventi che stanno per coloro che sono pur sempre i suoi figli e sudditi. decidere dell’avvenire dei popoli. Egli ha il Ora questo indegno comportamento dei popoli dovere di essere vigile, anche per essere in e degli individui non fa che provocare i divini * Omettiamo la parte iniziale grado di assolvere convenientemente non solo castighi e rendere misere le nazioni; giacchè sta del testo dove sono riportati il proprio dovere nel campo religioso, ma scritto che miseros facit populos peccatum. i titoli del vescovo. anche in quello civile e dire soprattutto quella Mentre pertanto la guerra divampa sempre più parola, di cui gli uomini, specie in talune furiosa e di sangue e di lagrime si intesse la contingenze, hanno urgente bisogno, perché storia di questi tempi che non hanno riscontro parola di verità, di carità, di pace. negli annali dell’umanità, il primo dovere del Ebbene, cosa diremo noi ai nostri diletti Figli se popolo cristiano è di prostrarsi ai piedi del suo non quello che più volte abbiamo ripetuto con Dio e di implorare umilmente perdono, pietà e circolari e con discorsi, come è avvenuto in misericordia. Parce, Domine, parce populo tuo. quelle solenni cerimonie in cui benedimmo le Ecco il grido che deve erompere dal cuore dei bandiere dei giovani di questa Marsica valorosa credenti; ecco il gemito che a’ piè degli Altari e invitta, che partivano all’appello della Patria deve salire al trono di Dio, persuasi che impe- in armi? Come allora, come sempre, anche oggi trando il suo perdono otterremo anche il suo diciamo a tutti: preghiamo e lavoriamo. È aiuto e la sua paterna assistenza nell’ora della questo il dovere che incombe e al quale nessuno prova. Questo intimo bisogno di placare la può e deve sottrarsi. divinità era così profondo anche presso gli antichi, che sempre, in tempo di guerra e di Preghiamo calamità, essi cercavano di rendersela propizia Noi prescindiamo, naturalmente, da qualun- con preghiere e sacrifici. Riconosciamo dunque que considerazione di indole politica o sociale le nostre colpe dinanzi a Dio e ripetiamo col di fronte allo spettro della guerra. Noi la Profeta: omnes erravimus. consideriamo quale realmente essa è: un Quando il popolo di Ninive sentì annunziarsi i flagello della divina giustizia. È così che ce la castighi da parte di Dio, riconobbe il suo presenta la Sacra Scrittura ed è così che la peccato e fece penitenza nella cenere e nel intende il popolo col suo naturale buon senso. cilizio. E Dio risparmiò quella città. Tutta la Questo flagello, che come tutti gli altri ripete la Scrittura è ricca di simili episodi, dai quali si In alto il vescovo dei sua remota origine dalla violazione del coman- apprende come nulla sia così potente presso il Marsi monsignor Pio do di Dio da parte di Adamo, è anche la cuore dell’Altissimo come la preghiera umile e Marcello Bagnoli conseguenza dei disordini attuali, di cui sono costante d’ un cuore contrito e umiliato. rei, dinanzi all’Onnipotente, gli individui e i Salga dunque al trono di Dio dalla Chiesa e da popoli. Per molti Iddio è qualche cosa di vago e ogni focolare domestico la supplice voce dei Segnalazione archivistica: Michele Sciò di indefinito, un essere assente dalla vita del figli imploranti misericordia e pietà al Padre

Lumen 7 che sta nei Cieli; sia questa voce come un coro di Altro genere di mortificazione che un tempo anime, cui la fede e il dolore dà slancio e faceva sorridere quanti non sono iniziati ai se- costanza nella invocazione suprema, e allora, greti dell’ascetica cristiana, ma che oggi è dive- come un giorno sul lago in tempesta, udiremo nuto uno dei doveri più gravi e urgenti, è il si- la voce del Maestro ripetere: Ci sono io: non lenzio: cioè la mortificazione della propria lin- temete: Ego sum; nolite timere. gua, della propria curiosità di sapere, racconta- E si farà una calma grande. re fatti, episodi, notizie direttamente e indiret- Sarà la pace, dono supremo di Dio, sospiro, tamente connesse con la guerra. Pregare, sof- anelito di tutte le anime. Ma la sola preghiera frire, tacere: era questa finora la massima dei non basta. Lo stesso divin Maestro vi unì la Santi; oggi essa è la massima di ogni cittadino. penitenza e il digiuno, e agli Apostoli, sorpresi In silentio et in spe erit fortitudo vestra. La parola della propria incapacità di fronte a talune scritturale ha una portata di squisita attualità. circostanze, fece intendere come per consegui- Come vedete, quelle virtù che una volta erano re le vittorie bisogna far uso d’una duplice derise dai cosiddetti uomini di spirito, sono arma: l’orazione e il digiuno. oggi una grande riserva morale e uno dei mezzi Se vogliamo dunque che le nostre suppliche, i più sicuri per il conseguimento della vittoria. E nostri gemiti giungano al trono di Dio, occorre così ancora una volta ha ragione s. Paolo il qua- che tutti indistintamente, secondo le proprie le ammonisce che la pietà è buona a tutto, aven- possibilità, facciamo davvero penitenza. É do in sé le promesse per il tempo e per l’eterni- l’insegnamento della Chiesa: Deus, qui culpa of- tà. Non per nulla fu sempre detto che un buon fenderis, poenitentia placaris. cristiano è un buon cittadino e un valoroso sol- Né è necessario sottoporsi, per questo, a’ dato. E oggi, come nelle passate guerre, abbiamo speciali generi di mortificazione ma basta di ciò una prova luminosa: cattolici ferventi, sopportare con doverosa rassegnazione quelle militi dell’A[zione] C[attolica], sacerdoti secolari e privazioni, limitazioni, ecc., che le attuali regolari hanno già fatto olocausto della loro circostanze impongono a tutti. Che se di giovinezza sui campi di battaglia per le fortune propria volontà non fummo mai capaci di della Patria. assoggettarci a certe mortificazioni, oggi per Lavoriamo amor di Dio oltre che per un altro sentimento di amor patrio dobbiamo affrontare volentieri Nel momento è l’indice della vitalità; e noi qualsiasi privazione, sicuri che ci procuriamo saremo cattolici e cittadini non solo di nome, meriti per il Cielo e nel tempo stesso ci avvezzia- ma di fatti, quando daremo prova della nostra mo a quella vita semplice e morigerata che è vita per mezzo delle opere. Non per nulla sempre da preferirsi alla vita di godimento e di l’Apostolo ammoniva che la fede senza le opere egoismo, condannata dalla morale cristiana. è morta. Come noi potremo credere sul serio a Ma oltre alle riflessioni di indole spirituale, ci quell’italiano, il quale dicesse di amare la Patria, deve indurre a sopportare virilmente qualsiasi per la quale poi non facesse nulla, cercando mancanza di cose anche necessarie, il pensiero anzi di eluderne le leggi, ed evitando tutto ciò di tanti nostri fratelli, che sui campi di battaglia che potesse in qualunque modo procurargli non solo sono privi di qualunque comodità, ma noie e fastidi, preferendo al di sopra di tutto la affrontano, per noi, fatiche e rischi senza vita comoda e felice? numero, pronti ad immolare la stessa vita. Nell’attuale momento, come del resto sempre, Ma neppure una semplice mortificazione di ciascuno deve dare il contributo della propria questo genere sarebbe accetta a Dio, quando attività a vantaggio del prossimo per il bene non fosse accompagnata da un’altra infinita- della Patria. mente superiore e dalla quale soltanto la prima Non staremo qui a ricordare quale siano i riceve il suo prezioso aroma: la mortificazione doveri dei cittadini in tempo di guerra: il dello spirito, della volontà, delle passioni. Governo, con la stampa e colla propaganda, già Orbene, se in qualunque tempo certi diverti- li ha ampiamente illustrati. Noi, anche per menti, certi svaghi sono disdicevoli al vero l’indole speciale di questo scritto, ci limiteremo cristiano, essi divengono riprovevoli mentre la a ricordarne solo qualcuno tra i principali. Patria è impegnata in un cimento supremo e Dare. Non solo la Patria come ente statale, ma migliaia di Italiani sono sui campi di battaglia. É anche come collettività, ha oggi più che mai doloroso dover constatare come certi spettacoli bisogno di aiuti materiali nella persona di molti siano frequentati da immense folle, che non dei suoi figli. Le provvidenze del Regime non sempre conoscono la via della Chiesa. Che dire sempre possono sopperire a tutte le necessità. In alto: frontespizio di cotesta gente? Ognuno avrà la risposta in Occorre che tutti ne fiancheggino gli sforzi per della lettera fondo al suo cuore di credente e di Italiano. venire incontro ai bisogni degli umili. Sono

8 Lumen provvidenziali, in proposito, le Dame di Carità estremi sono sempre dannosi. Compito di chi di S. Vincenzo, come avviene in Avezzano, ove ha qualche ascendente sul prossimo è di nel silenzio, compiono veri prodigi di bene. Ma infondere coraggio ai pusillanimi, illuminare i anche dove non c’è questa istituzione, la carità dubbiosi, e di rafforzare la speranza di chi si può esercitarsi sempre o direttamente o per abbatte al minimo urto. Sembra un’azione da mezzo di enti a ciò preposti dal Regime. nulla, ed è invece di somma importanza il L’importante è che ciascuno sia generoso nel portare un po’ di sereno in certe anime agitate e dare. I Parroci rammentino ai fedeli quanto sia sconvolte, il ridonare il senso della fiducia in chi preziosa la carità, e come siano grandi le aveva perduto ogni speranza nell’avvenire. promesse del Signore a coloro che per amor Guai a quel popolo ove il coraggio venisse a suo avranno dato un solo bicchiere d’acqua. mancare nel fronte interno. Una nazione che Però non si ometta di ammonire i fedeli sulla viva e operi virilmente è una nazione degna di necessità di fare la carità in segreto, cioè senza ogni vittoria. predicare ai quattro venti quel che si dà. Il Il Clero, per la stessa natura della sua missione, [1] Prima della firma, segue la data: Avezzano, dalla povero non deve arrossire del nostro gesto può compiere un immenso apostolato di bene Nostra Sede Vescovile. Lì 2 pietoso e non deve sentire il peso del nostro anche in questo settore. Una parola, detta a febbraio, festa della Puri- ficazione di Maria SS.ma, obolo sul suo spirito già troppo affranto e tempo e a luogo, senza darci l’aria di essere 1941. umiliato. Facciamo la carità, ma facciamola per addentro alle segrete cose, può ridonare la amor di Dio, e non già per il plauso del mondo. calma a chi vive nello sconforto e può suscitare Assistere. Altro dovere importante e che in modo energie assopite o prossime a spegnersi per poi particolare incombe ai Parroci, è quello di diffondere una nuova aura di serenità e di pace assistere le famiglie dei richiamati. Spesso, nell’ambiente in cui si vive. specie nei piccoli centri, non c’ è che il sacerdote Per la vittoria che possa dare o procurare notizie, informazio- ni, schiarimenti ecc. in ordine a dispersi, feriti, Alla vittoria noi dobbiamo volgere il pensiero e prigionieri. Ebbene, ciascuno si presti volentie- dirigere le azioni; alla vittoria dobbiamo avere ri in quello che può. Anche la Nostra Curia dà la protesi i cuori, affinché con questa visione sua opera per aver informazione di militari davanti noi possiamo essere degni dell’ora che dispersi attraverso la Segreteria di Stato di Sua viviamo, sopportando virilmente ogni sacrifi- Santità. Opera ardua, lunga e difficile, che cio, superando con spirito romano ogni prova. richiede tempo e pazienza. Comunque da Quel Gesù, che amò tanto la sua terra natale e parte nostra si faccia quello che si può. pianse quando ne vide le future rovine, quel Altra opera non meno preziosa e cristiana è Gesù che è il più perfetto nostro modello di quella del consolare, confortare, sollevare le ogni virtù, ricorda a tutti, in queste ore decisive, famiglie dei combattenti. Lo spirito sacerdotale il grave dovere che ci incombe di amare saprà dettare quelle norme di prudenza, di ardentemente e fedelmente servire questa opportunità e di carità che non debbano essere nostra diletta Italia. mai disgiunte da un ufficio così delicato. Questa Italia, che sola al mondo, ha il privilegio Suffragare i morti. Il Parroco nel suo illuminato di essere la sede del Vicario di Cristo, questa zelo per le anime, non si faccia prevenire dal Italia, che fu e sarà sempre la Maestra del desiderio delle autorità e del popolo per le mondo, può guardare con fiducia in faccia funzioni di suffragio in pro dei Caduti, ma sia il all’avvenire finché la luce di Cristo risplenderà primo nella iniziativa, disponendo ogni cosa sulle sue vie imperiali e la devozione e con proprietà e decoro secondo le leggi l’attaccamento alla Cattedra di Pietro sarà il suo liturgiche. Che se è bella e preziosa la carità per i vanto più ambito. poveri di questa terra, non meno bella e Alla vittoria di questa nostra Italia, alla sua nuova preziosa è quella che si usa verso i poveri era di potenza e di gloria, tutti, Fratelli e Figli defunti, a molti dei quali, non di rado, non v’ è dilettissimi, dobbiamo portare, il nostro contri- neppure chi rivolga un pensiero. Il parroco buto di attività e di preghiera. Specialmente il deve ricordare che egli è padre non solo dei Clero e l’A. C., che sui campi di battaglia stanno vivi, ma anche dei morti, e ad essi pertanto deve scrivendo pagine di eroismo, deve anche nel estendersi la sua pietà. fronte interno non essere secondo a nessuno Incoraggiare. Pare questa una parola superflua, nell’amore e nella fedeltà alla Patria. e invece ha il suo peso e il suo valore. Il tempo di È con questi sentimenti e con questi voti, che guerra, è sempre un tempo di preoccupazioni impartiamo a tutti, quale pegno dei celesti per tutti. Purtroppo accanto a quelli che favori e dei divini conforti, la pastorale benedi- In alto: manifesto vedono tutto roseo, ci son di quelli che vedono zione, nel Nome del Padre, del Figliuolo e dello per la propaganda invece tutto nero: e sono spesso i più. Gli Spirito Santo. Così sia. [...]». [1] del silenzio (1941)

Lumen 9 Documento Le chiese Quello che segue è l’elenco delle chiese poste nelle immediate extraurbane della vicinanze dei centri abitati del distretto di Avezzano, fu compilato Marsica (1827) nel 1827 sulla scorta delle dichiarazioni inviate dai sindaci all’Intendente di Aquila*. da Redazione

* Il documento è conser- vato nell’Archivio di Stato di L’Aquila, Intendenza, serie I, cat. XV, b. 4420, fascicolo 4.

Segnalazione archivistica: Michele Sciò 10 Lumen Lumen 11 1) È abitato dai domenicani. 2) Vi esiste un eremita. 3) Il numero d'ordine è ripetuto due volte. 4) Chiesa sepolcrale. 5) Le chiese dal n. 134 al 139 furono inserite successivamente nell'elenco perché i dati arrivarono dopo il 22 febbraio 1827, le notizie riguardanti le altre arrivarono prima di questa data.

A lato: Pereto, chiesa di San Silvestro e dell’Annunziata

12 Lumen Ristampa Costumi e usi di Queste notizie sui costumi di Collalto Sabino sono tratte dalla rivista Terra Collalto Sabino Sabina, 1924, fasc. Dicembre, pp. 381-388.

da Antonio Latini

1) per filo. ra le cose più caratteristiche dell’Alta Sabina Baronale, restano ancora vive nel popolo la foggia di Tvestire e la cerimonia nuziale. Come tutti i costumi, quello sabino soddisfa pienamente all’ambizione femminile e alla praticità della vita campestre. L’abbigliamento si attiene a queste norme: veste ampia a colori con crespe e grembiule (zinàle) quasi sempre bianco, busto esterno sempre colorato; corpet- to liscio quasi sempre del colore della veste con maniche corte sino al gomito; un fazzoletto per le spalle (pannespàlle) e per la testa (mantìle) dello stesso colore e stoffa del grembiule, fermato da uno spillone detto spadino o da una spilla con ciondolo detto tremantìno. Secondo la condizio- ne sociale della donna la foggia di vestire può essere più o meno ricca, dalla veste di broccato e pizzo a quella di cotone. I colori preferiti sono il verde, il rosso e il turchino. L’eleganza sta nell’affinare la vita e nel portare calze a fondo unito con puntini colorati. Nei giorni di festa per andare alla messa la donna indossa mantìle e pannespàlle sempre bianco. La donna Collaltese bionda o castagna, graziosa in costume, porta pochi fronzoli. Se è maritata porta la collana di coralli, orecchini di corallo, la fede e lo spadino; contadinello innamorato si contenta di manife- se è nubile qualche anellino, qualche spilletta e stare la simpatia con il pettine e il fazzoletto il tremantìno. Oggi queste norme si seguono acquistati in una fiera paesana o in Roma di poco: al busto e corpetto si va sostituendo la ritorno dalla mietitura, e poi canta, e canta camicetta (pollacca) con danno della estetica. stornelli sotto la finestra della sua bella per L’uomo da oltre cento anni ha lasciato i calzoni sciorinare al vento le sue lodi e, se in collera, per attillati e corti fin sotto il ginocchio di colore pungerla dispettosamente. Semplice poesia, comunemente scuro, le calze bianche e il cor- lungi dalle pastoie metriche, ha una melanco- petto ricamato per lo più rosso con bottoni di nia che fa contrasto con la floridezza del metallo dorato, la giacca corta e la parrucca, per cantore. indossare il vestito lungo. Ricordo alcuni stornelli fra i migliori: Presso il magnifico castello medioevale e le Me fate consumane a poco a poco A lato: donna di mura di cinta dalle tre torri ove splendette la comme lo fiu (1) che consuma l’agu. Collalto Sabino in corte dei baroni di Collalto, Savelli, Soderini e Se me lassate voi schiuma de mare abito da lavoro Barberini, ancora oggi nelle serate di luna, giuro a ju munnu de non fa’ più amore. s’odono spesso canti a stornelli che si ascoltano Catena che m’avete ’ncatenato volentieri, perché nella loro semplicità sono se me scioglio da te più non me lego. magnifiche espressioni di affetto e di rancore. Povera vita mea la fai calane, Segnalazione bibliografica: Paola Nardecchia Niente lettere stilizzate e coreografiche! Il Comme la cera a j’Ardare Maggiore Lumen 13 2) per sei. ’N témpo de caristia venne da voi, 3) per tua. 4) per impazzire. preche senza regazza me trovai. 5) per siete. Le chiacchiere le porta via ju vento, 6) per neri. 7) per guance. non te se po’ da’ retta più de tanto 8) per Bambino Gesù. Quanno t’amava io eri più bella, 9) per posso. mo’ che non t’amo più sci (2) verde e gialla. 10) per mia. Comme t’ha fatta be’ màmmeta tea (3), t’ha fatta pe’ ’mbazzi (4) la mente mea. Stella ve se po’ dì che stella sete (5) più bella de ju sole ’a mezzo estate. De grazia pocu e de bellezza gnente me ne vergogneria d’èssete amante. Cogli occhi niri (6) e le canasse (7) rosce, pari ju Bambineglio (8) quanno nasce. Cogli occhi me le fate le ferite, colla boccuccia me le risanate. Cogli occhi me li fate mille accenni, sposa: la sposa condotta sotto braccio dal padre, ma sa boccuccia tea è piena d’enganni. subito seguita da due camerlenghe (zammerlen- Lo tengo de lontano lo mi amore, ghe) che sono persone intime di famiglia e che Lo vedo e non lo pózzo (9) salutare portano legato al polso sinistro un fazzoletto bianco con confetti; poi lo sposo i testimoni e gli invitati. Il corteo va silenzioso in chiesa e deve sostare per regalare confetti soltanto innanzi ad archi di trionfo innalzati da amici. In chiesa una delle camerlenghe offre alla sposa un ciambel- lone detto tòrtale con il quale Ella si fa il segno di Se la simpatia è contraccambiata e la famiglia di Croce e poi lo getta dietro di sé. In alto: a destra, Lei è contenta, la ragazza manda doni all’inna- Terminata la cerimonia religiosa il corteo si cavalcata nuziale; a morato nelle feste di Pasqua e Natale. muove dalla chiesa gettando lungo il percorso sinistra, spartito A Pasqua il dono consiste in una pizza dolce e danari e confetti (sconfettata) e si dirige verso la musicale; in basso: varie paia di calzini, tutto entro una piccola casa dello sposo, ove sulla porta sta la suocera spartito musicale di cesta lavorata. Il fidanzato (ju regàzzu) restitui- che chiede: una tarantella sce alla fidanzata un quarto della pizza e manda «Figlia mea (10) bella fazzoletti e un anellino. A Natale il dono consi- porti la pace o porti la guerra?» ste in dolci (mostaccioli) entro un fazzoletto colo- La sposa inginocchiandosi risponde: rato; e il giovane ri- «Porto la pace!» cambia il dono per lo Seguono baci ed abbracci, qualche lagrima e più con uno sciallo o poi allegria sfrenata e un getto finale di confetti con una spilla. nel grande banchetto nuziale. Al banchetto Fissato il giorno del però non prendono parte i genitori di lei, quasi matrimonio religioso a significare l’accoramento per l’abbandono (una volta sempre di della loro figliuola. Ma la tranquillità ritorna lunedì), il matrimorio nella prima festa di precetto dopo lo sposalizio, civile si fa la sera quando in casa della sposa si tiene un altro innanzi con un picco- banchetto, che è una ripetizione di quello nu- lo rinfresco nella sala ziale, seguito dalla rituale Tarantella (Saltarello). del Municipio, men- Tra gli usi sabini minori, che tanto squisito tre nel mattino dello senso di poesia contengono, ma che l’affarismo stesso giorno la sposa, della vita moderna farà certamente scomparire vestita a festa, fa visita presto, sono anche: i Soffietelli, la Pasquarella e i alle principali fami- Vertuti. glie del paese per of- I Soffietelli forse dal soffiarsi sulle mani per il frire ciambelle e con- freddo della stagione, ricorrono il 31 dicembre fetti. quando i figli dei coloni vanno a salutare il La cerimonia religio- padrone che regala loro frutta di varie specie. sa si svolge in gran La Pasquarella ricorre il 5 gennaio, vigilia pompa. Il corteo dell’Epifania. I contadini vanno a gruppi nella muove dalla casa della casa d’azienda del loro padrone per ricevere il

14 Lumen Conclusione è che se le noci vanno a fondo è segno di morte e di disgrazia, se invece le noci restano a galla è segno di salute e pro- dono pasquale che consiste in frutta, pane e sperità. vino. Entrando cantano la seguente canzone: Passando ai giuochi, il più originale è quello I. del peccio. Si giuoca fra Demà è la Santa Pasqua ragazzotti con botto- che benedetta sia. ni, che nei giorni di Tra l’una festa e l’ara (11) gran perdita certi ra- ce sta Santa Maria. gazzacci non esitano a Santa Maria e madre, staccare persino dai liberace sta casa vestiti con gran dispe- da fuoco e da bracia, razione delle mam- da dente de lupo, me. Si pongono i bot- da bocca de serpente toni su di un tavolo. A e dalla mala gente ! chi resta la conta, spetta pronunciare la II. parola peccio vicino ai De chi è quella barretta bottoni con l’intento che penne da la stecca? di farne rivoltare il È de... (nome d’uno dei figli del padrone) più possibile. Quanti che vo’ cantà la Messa bottoni si rivoltano, La Messa e ju messale, tanti ne sono stati vinti. Magnifiche per entu- 11) per altra. ju faremo cardinale. siasmo religioso sono poi le così dette compa- 12) per quello. 13) per anello. gnie che vanno ogni anno al Santuario della SS. III. 14) per pende. Trinità in Vallepietra presso Subiaco. Orga- 15) per dito. 16) per prender. De chi è quigliu (12) anegliu (13) nizzate con quello spirito di fede e di campanili- 17) per una volta. che penne (14) ’n quigliu vitu (15) smo che spinge a sacrifici inauditi, si vedono 18) per calar giù e non E’ de... (nome della padroncina) giovani e vecchi fare diecine di chilometri su salir. che vo’ piglià (16) maritu. strade di montagna scalzi e nel più religioso La moglie e ju maritu silenzio quando non recitano preghiere. In lì vedremo ’n paradisu. quel viaggio di un giorno e di una notte non ci sono fidanzati, non si dicono parole di amore, Se tra i cantori ci sono i becchini del paese, il ma regna in tutti il raccoglimento più profondo guardiano di famiglia deve accompagnare il per un voto fatto o per una grazia da chiedere. gruppo dei cantori fino alla porta di casa Partono a notte e si adunano salmodiando la scopando dietro loro a segno di scongiuro. parola d’ordine semplice ma scultorea: I Vertuti, forse dal latino verto nel senso di «Chi è devoto!» mescolati, è una festa che ricorre il 1° maggio, Poi fanno chilometri e chilometri a piedi; tempo nel quale si sistemano i magazzini per ritornano con i visi segnati dalla veglia, ma con approntarli a ricevere il nuovo raccolto. Detta una fede che si sente vibrare nelle gole dei In alto: abito della festa consiste nel regalare ai coloni legumi di devoti che ripetono benché fatte rauche dalla festa di Collalto varie qualità mescolati (vertuti, nonchè vino e stanchezza, le note, neniose e quasi orientali, di Sabino; a lato e noci per fare calendimaggio (calennemaju). Il ca- quella canzone: sotto: spartiti lendimaggio è cerimonia superstiziosa in uso musicali anche altrove e consiste nel gettare le noci sgu- «Viva! Viva! sempre viva! sciate (i gherigli) in un bicchiere pieno di vino e Quelle tre Person divine: (ripete) contemporaneamente dire: La Santissima Trinità». San Filippu e Giacamu, che ve’ ’na vota (17) a l’anno. S’ha da morì cala jò (18) e non sagli. S’ha da campà, sagli su e non calà.

Lumen 15 Ristampa Ode epitalamica I versi che seguono furono scritti nel 1837 in occasione dello sposalizio di donna Clementina Coletti, figlia del barone Giuseppe Coletti di Tufo di Carsoli.

da Matteo Clementi

'ODE EPITALAMICA che segue e il Roma, gennaio 2009 componimento poetico aggiunto sono «Quel doux spectacle de voir des coeurs vertueues la trascrizione di un libretto (cm. 20 x S'unir à des coeurs vertueus. Lcm. 13) che ho acquistato nel 1999 Gesner dans la Dafnis presso il mercato dell'antiquariato, allora presente mensilmente, in via Crispi a Roma. L'edizione, A Sua Eccellenza essendo stata stampata per le nozze della figlia del IL SIGNOR Barone Giuseppe Coletti di Tufo di Carsoli, D.a Barone D. Giuseppe Coletti Clementina Coletti con D. Benedetto Vecchia- relli di Canistro “giudice supplente presso il Regio Ogni solennità nuziale svegliò sempre Giudicato di Civitellaroveto [sic]” , come recita la l'interesse dei cuori, e molto più il ben auspicato nota riportata nel testo, è rilegata in similcuoio con imeneo della vostra degnissima figlia caratteri impressi in oro e chissà per quali vie coll'onorevole Giovane Signore che porta traverse è arrivato fino a noi. Comunque il pregio e l'impronta del merito, e del talento viene l'eleganza dello stampato non sono pari alla qualità festeggiato con quel vivo entusiasmo che poetica. accompagna la soddisfazione di liete speranze. L'Ode è costituita da 52 sestine con i primi quattro All'unanime grido di letizia la mia pesante versi in ottava AB AB e gli ultimi due in sette battute mano strascinasi sopra la delfica Lira per con rima CC. cogliere un fiore sopra gli deliziosi poggi di L'altra poesia è formata da venti terzine strutturate Elicona, onde offrirlo alla nobile coppia, non in dodecasillabi i primi due versi, il terzo verso come tributo, ma ricompensa meritata dalle endecasillabo che rima a coppia di strofe, con lo pregievoli qualità; come ancora per testificare schema AAB CCB e così via. L'autore Matteo quella pura gioja, che risentirà il vostro cuore Clementi, fa uno sforzo enorme per rendere l'Ode di quando colla benedizione de' Patriarchi alto contenuto e pregevole forma. I continui accompagnerete la figlia sposa, che s'incam- riferimenti mitologici e le citazioni in francese mina alla felicità col deporre la sua promessa dovrebbero dare al componimento una veste erudita sopra l'Ara dell'Eterno. Ah sì! La gioja che piove e solenne: mi auguro che questo almeno sia apparso in quel momento nel cuore di un padre equi- agli occhi e agli orecchi dei destinatari! A noi, pur vale a secoli di godimenti. La stima universale, è tenendo conto dei tempi e delle persone per cui l'ode una mercede alle vostre eminenti virtù, fra le è stata scritta, appare quella che è: una poesia d'occasione scritta da un poeta d'occasione che quali a preferenza rifulge la bontà, della quale voleva, più o meno inconsapevolmente, imitare i spero che mi sarete largo col gradire una sì veri poeti del XVIII secolo. Rimane comunque una tenue offerta, in cui più che l'ingegno rinverre- testimonianza di un tempo e di un luogo te l'opera del cuore. Se con un sorriso di volutamente astratto dalla vera ubicazione, dove, e compiacenza vi degnerete di riguardare parliamo di Tufo di Carsoli, quando avvenivano benigno il dono, un più compiuto compenso "nozze" tra gente semplice e illetterata, sicuramente non potrà mai augurarsene. saranno stati recitati versi che, anche se un pó Avezzano 30 [scritto a penna] Aprile 1837. sconnessi, certamente saranno risultati più sinceri e genuini. Il Devotiss. ed Umiliss. Serv. N.B. La trascrizione dei due componimenti poetici è stata pedissequa al testo originale. Solo l'occasionale neretto e alcune note segnalate sono state aggiunte In alto: frontespizio da noi. dell’opera Terenzio Flamini

16 Lumen C’est ainsi que notre union nous imbellit. 9. i Imeneo, dio invocato du- rante i matrimoni, personifi- ODE EPITALAMICA Grazie, e Amor uniti in coro, cazione del canto nuziale. 1. E con tede, in man fumanti, Nobil Donna, un dolce incanto Inalzaro in suon canoro, In me desti, or che sei Sposa, L'inno sacro, degli amanti, Tal che detta, nuzial Canto, L'arpa d'oro amor toccò Sul mio labro, a voi vezzosa Così il canto incominciò. Bella coppia, che s'unì, 10. In tal lieto, e fausto dì. "Oh Fanciulla pura, pura, 2. Ammantata di Candore, Canto sì, che Amor mi guida, Di lasciar non è sventura Colla pronuba sua face, Il virgineo tuo rigore E il mistero mi confida, Nel sol nodo conjugal, Che godrete stabil pace, Trova pace un cor mortal. Questo il premio sempre fù, 11. Di bellezza, e di virtù. Una vita senz'amore 3. Come rosa, è nel deserto, Venere oggi la sua Stella Che del Sol langue all'ardore; Lascia, e il vago suo pastore, E di fior sfornito serto Scende Imene; ed ogni bella, Che spreggiato sempre fù Derelitta lascia Amore Da fervente gioventù. Và cercando un cor mortal, 12. Che sia degno del suo stral. Fioco fioco quel lamento, 4. Sentì, è Tortora amorosa, Volan ratti qual baleno, In quel canto di contento, Or per Ville, or per Castella, Ti ripete, oh vaga Sposa, Vider sopra balzo ameno, Che una vita senz'amor, Tufo, come ognun l'appella, È un Aprile senza fior. È frà selve, un paesin, 13. Degli Equicoli, al confin Della notte, al bel sereno, 5. L'Ussignola, scioglie il canto, Disse Amor: la nobil gente Vieni, dice, a questo seno Qui primeggia de' COLETTI; L'alto cuore, e l'alta mente Mio fedel, mi dormi accanto, Portan sculto ne' lor petti : Che il più grande de' tesor, Pregian solo la virtù È un compagno, nell'amor. E null'altro, di quà giù. 14. 6. Le Colombe al casto nido, Fin dall'albeggiar degli anni; Vè, raddoppian gli lor baci, Qui modesta Verginella, Ah quei baci, d'amor fido Crede Amor forier d'affanni, Sono i segni più veraci, Tosco d'alma al Ciel rubella Dicon essi: un cor fedel Ma vedrà, non è lontan, Sol protegge amico Ciel; Il potere di mia man, 15. 7. Ma le Tortori gementi, Del palaggio frà i recessi La Colomba innamorata, Veggon quella Sospirata; L'Ussignol, ne' dolci accenti, Star di Madre frà gl'amplessi, Dicon tutti, che pregiata, Qual Colomba immacolata Quella rosa, solo vien, Dardo allora, vibra amor, Che la coglie casto Imeni: Di tal Vergine nel cor, 16. 8. Canta a piè, del Colle aprico; Cinge già, quel cor piagato, L'amor suo la pastorella; Roseo laccio maritale; Al pastor suo dolce amico, Dalle Grazie preparato, Dice in candida favella, Che frà cantico nuziale Con sincero, e puro cor, Serto posano divin, Nò, non è bugiardo Amor. Della Vergine sul crin, Lumen 17 ii Giunone, moglie di Giove, 17. 25. tra le tante attribuzioni ave- va anche quella di protet- Mia bellezza, siegue, è un fiore, Ma riaccende Amor la face; trice della fertilità dei campi, Di quel serto, che m'adorna, Di mia fiamma alla scintilla degli animali e delle donne Un istante piace, e more, Riede al suol, letizia, e pace Più freschezza, in lui non torna Se vital mio raggio brilla Quanto è crudo il suo destin; Delle selve il bel cantor Bello appare, un sol mattin; Loda me, cantando Amor. 18. 26. Mi rapisce il grato aspetto Son de' Talami Signora D'un Amante genitrice, D'ogni sposa, il bel sospiro, Quando il figlio suo diletto, Al mio soffio, April s'infiora Stringe, esclama, io son felice Germinante il suol rimiro, Sol per Te, mio Santo Imen Dunque Oh sposa, nel tuo cuor, Che fecondi questo sen. Fa de detti i miei Tesor. 19. 27. Folle è in ver chi crede Amore Sopra queste intatte piume, Fanciullin, bendato Arciero Sacre al sonno, ed al mistero, Rio tormento d'ogni core, Io di gioje, verso un fiume, Tristo, furbo, e mensogniero, Premio sol d'amor sincero, Ma se Amor guida ragion, Alma pura gode appien, È del Ciel sublime don. Sonno placido, e seren, 20. 28. Poi tacendo, spira in volto Quando poi il Ciel s'imbruna, L'innocenza del piacere Sposa! Vanne a lui vicina Tirsi quindi, a lei rivolto, Ed al raggio della luna Così svela, il suo pensiere Slega il cinto oh CLEMENTINA, Una vita senz'amor Ch'ancor Venere lasciò, È una notte di terror. Quando un nume vagheggiò. 21. 29. Sposa infin cantaro allora, Verserai in quel momento Dolce, dolce come il fiore, Lagrimetta tutt'amore Che si schiude coll'Aurora, E foriera di contento Và frà lacci dell'Amore, Nunzia, è pur di primo ardore Vanne, e un ben teco verrà Ma furtivo, ecco che vien, Ama, e tuo sempre sarà. Con sua man la terge Imen, 22. 30. Nel tuo talamo nuziale, Qual di sera ventolino Mille splendon sacre tede; Suol la Rosa accarezzare Ivi amor, depon lo strale, Così sempre a Te vicino Dal tuo cor più nulla chiede. Il tuo sposo a idoleggiare Sulla sponda assisa stà Starà in estasi d'Amor Con Imen fecondità," Te che formi il tuo tesor. 23. 31. Ma fatidico, e Divino E tu Sposa fortunata L'occhio Giunoii, al letto fisse, Pel piacer sospirerai, Ragionando col destino Qual Colomba innamorata, Mille augurj, fè e predisse. Primo bacio imprimerai, Poi composta in maestà Al tuo fido; e mille già Disse "Io son fecondità A te grato renderà, 24. 32. Qual Regina, io sol fecondo Questo nodo, nella Stella Ciò che spunta, in terra, e in mare; Sua natia formando Amore E tacente orror il mondo, Lo nutrìa di fiamma bella Quando il raggio mio dispare, Che serbava a nobil core La sua face spegne Amor Questa fiamma adulta è già Se vien meno il mio favor Del tuo sposo in petto stà.

18 Lumen 33. 41. iii Idalia: epiteto di Afrodite. iv Nota di testo: D. Bene- Colsi in sen di mie Colline Qual mattin di primavera detto Vecchiarelli da più an- Puro giglio, e Idaliaiii rosa De' vostr'anni scorre il fiore, ni funziona con molto de- coro la carica di Giudice Per formarti, un serto al crine, Prole bella, essendo a sera, supplente presso il Regio Acciò l'un ti pinga oh Sposa Rinnovelli il vostro amore Giudicato di Civitellaroveto. Nota d. c.: Temi rappresen- L'innocenza del tuo cor, E quel'estro tornerà, tava la giustizia, intesa co- L'altra parli del tuo amor Che si nega a vecchia età. me legge eterna ed equili- brio cosmico. 34. 42. v Lucina: dea romana dei Ma di Venere la stella, Figli d'Aquila nel Sole parti. Portava i neonati "alla luce". Sorge, brilla, e fuga il giorno, Drizzan gl'occhi per istinto, vi Divinità intesa come per- Resta in pace, oh sposa bella, Così a merto vostra prole sonificazione della salute. Lieta a te farò ritorno Perverrà chiaro distinto Quanto un figlio tuo gentil, Poiché sangue, e nobil cor Spunterà quel fior d'April" Orna madre, e genitor. 35. 43. Scese arcano allor diletto, Poi Lucinav, vegli amica, Della Vergine, nel core, Del tuo seno, all'annuo frutto, Ah quel cor, sì puro, e schietto, Allontani Igeavi pudica, Preda è già di primo Amore D'altro male, il tristo lutto Che la forza, a sospirar, Senza figli, e sanità È una lagrima a versar. Polve, è l'oro, e vanità. 36. 44. Or frà speme, ondeggia, ed erra, Virtù grandi cerca oh Sposa, Or fra tema triste appare, Tuo novel nuziale stato, Come nave, a cui fan guerra, Sò che serbi in petto ascosa, Il cozzar de' Venti in mare. L'Arte a fare altrui beato Ma una voce parla ancor Ma per poco non sdegnar Cheta cheta nel suo cor. D'un Poeta il consigliar. 37. 45. Sì del Ciel al santo invito Qual' nell'arca coll'Olivo Piega ih bella, il cor ritroso, La colomba fè ritorno Và, compisci il sacro rito Pace or tu dal suol nativo Fra le braccia del tuo Sposo, Porta al tuo novel soggiorno Senti, senti come il cor Come pegno, che unirà Già gli palpita d'Amor. La concordia all'amistà. 38. 46. Quello sposo innamorato Un sol Idolo adorato Per te giunge a delirare Sia sull'ara del tuo core Ben tre volte è fortunato Ogni dì l'incenso grato, Or che sua ti puol chiamare Offri tu d'eterno amore, Quanti voti proferì Il geloso, e rio velen Per toccar sì fausto dì. Fuga lungi dal tuo sen. 39. 47. Degno sposo in Benedetto, Il rigor d'avversa sorte, Ti concesse il sommo Nume; Gioja, spesso mesce a pene, Senno, onor nutrisce il petto Virtù allor ti renda forte, Aureo splende in lui costume, Gioja ancor frenar conviene; Per cui soffre a gioventù, Il pilota forte appar Qual modello di virtù. Solo in mezzo a irato mar. 40. 48. Ei di frode abbatte i semi, Poi del saggio genitore, Brama sol, che l'empio cada; Premi l'orma illustre, e chiara, Per cui degno è già di Temiiv E sarai frà plausi, e onore, Di trattar la sacra spada Allo sposo, e al mondo cara L'innocente nel suo duol, Sculti in petto i semmi t'ha Dolce trova, in lui consuol. Di prudenza, ed onestà.

Lumen 19 vii Nota di testo: D. 49. C o l o m b a d e ' B a r o n i Antonini è la degnissima Mostri a speme del cultore Ministro del Nume, la sacra preghiera madre della Sposa. Mille fiori in pianta eletta, Inalza; e con destra di pace foriera viii Clori: personaggio mitologico sposata da Nobil padre il suo sudore, Santifica infine la coppia fedel. Neleo per la sua bellezza. Benedice, e certo aspetta Il giuro è sortito, decisa è la sorte; viii Divinità intesa come Nel regime marital, personificazione della Quel laccio sacrato, sol frange la morte salute. Agli fiori il frutto egual. Il mondo l'ammira, s'applaude nel Ciel. 50. Di materno cor l'affetto Oh schiera di Cigni co' plettri sonanti Dall'egregia madre invitavii La candida fede dei teneri amanti Di sue cure foste oggetto Col fuoco d'amore cantante così. Nell'April della tua vita Oh rosa che spunti nel verde d'aprile, Ah se Amor portenti fa Garzone ti coglie prudente, gentile Quel di madre egual non ha. Fra senno, ed onore, quell'alma nutrì. 51. Coronato il comun voto Fra santo contegno, fra casto pudore Pur sarà, per stuol de' figli, Solingo languiva quel voto del core Nato a gloria, e al Ciel devoto, Che brama d'amore compagno fedel. Padre, Madre e Te somigli, Ciò vide quel Nume potente bendato Sotto l'ali del tuo amor E strale vibrotti nel Cielo temprato; Cresceranno al patrio onor. La fronte ti cinse col mistico vel. 52. Regnerà sincera, e pura Pupilla soave, che brilli d'amore Nel tuo cor felicità Oh il caro contento, che versi nel core Fu del Cielo, sempre in cura Di quel fortunato, che fede t'offrì! La bellezza, e la bontà, All'ombra sacrata, d'amore innocente Sempre lieta sarai tu, Deh mira, germoglia l'olivo ridente Finchè premio avrà virtù. Che calma promette ai lunghi tuoi dì. FINE Del serto nuziale, la giovine testa Ti cingi, già sorge quel giorno di festa De l'amour la sensible peinture Che fissa per sempre la pace del cor. Est pour aller au coeur la route la plus sure! Imene già scuote sua face raggiante: DESPREAUX Ti brilla sul viso: s'accosta l'istante Del primo sospiro, sospiro d'amor. C'est ainsi que notre union nous imbellit Di Gnido gli amori, sul Marsico suolo Per il medesimo soggetto Uniti con grazie, già scendono a volo Perisca chi sfiora, la rosa de' campi D'un nembo di fiori ti colmano il sen. Sia tristo chi gioja provando fra lampi E Pafo già lascia d'Amore la Diva; Nutrisce di sangue, speranza crudel. Del magico cinto già torna giuliva; Ma pace sorrida, nel tenero core Sue rose versando sul letto d'Imen. Di quell'innocente, che canta l'amore Va dunque; t'aspetta l'amplesso d'amore: Sull'orlo seduto, del patrio ruscel. Di tanti contenti, che scendono al cuore Di fiori tessendo, brillante corona Il Cielo clemente, sol largo ti fu. viii A Clori vezzosa, festante la dona Ma senti! Risuona del Liri la riva Dicendo: la serba, pel giorno nuzial. D'angelica voce che canta giuliva La notte tacente, sospira, ed affretta Tal premio l'ETERNO, concede a virtù. Che in braccio gli adduce, la sposa diletta FINE». Baciando contento, d'amore lo stral. Ma coppia simile, col cielo sì cara Prostrata la veggo, del Tempio Eterna giurare, promessa d'amor. L'Olimpo si schiude; scintilla celeste Dal santo delubro si slancia, ed investe Due cuori anelanti, costanza, ed amor. 20 Lumen Ristampa La ferrovia Carsoli- I brani sono estratti dal testo Ferrovia da Aquila a Roma passando per Borgo Aquila (1874) Colle Fegato, Tufo, Carsoli, Arsoli e Tivoli. Progetto di massima del tronco Aquila, Borgo Colle Fegato, Tufo e Carsoli, studiato dall'ingegnere Candido Borella per incarico del Municipio di da Candido Borella Aquila, Torino 1874, pp. 4-23.

« ppena seguita la unione politica fra Tufo, passare il Salto presso Borgo Colle Fe- il mezzogiorno e le altre parti gato, e raggiungere ad Aquila la ferrovia per d’Italia, il Governo si preoccupò di Sulmona e Pescara. […] A una traversata dell’Appennino per Da studii comparativi di gran massima stati far comunicare gli Abruzzi con Napoli, e la instituiti sui due tracciati in questione di legge 21 agosto 1862 che decretò la linea da Carsoli-Aquila-Sulmona e di Carsoli-Avezzano- Pescara per Popoli, Avezzano, Ceprano a Sulmona era risultato, che passando per Napoli si era appunto proposto un tale scopo. Tagliacozzo ed Avezzano, si ha fra Roma e In allora Roma era isolata dal resto dell’Italia, la Sulmona un percorso di chilometri 157; capitale si trovava provvisoriamente nel passando per Tornimparte ed Aquila, di settentrione, naturale quindi che gli interessi chilometri 200, per cui una maggior lunghezza degli Abruzzi convergessero a Napoli […]. di chilometri 43 […]. Nel 1870 si compiva il gran fatto del possesso di Ma la città di Aquila se ne commosse, e giusta- Roma; il trasporto della capitale nella grande mente pel danno che avrebbe potuto risentirne città spostava nuovamente gli interessi politici […] ed economici delle altre parti d’Italia, del che Entrata perciò la città d’Aquila nel divisamento più di tutte dovevano sentirne gli effetti quelle di far studiare il tracciato per Tornimparte, provincie, che situate quasi a contatto di Roma, Borgo Colle Fegato, Tufo e Carsoli me ne ne erano state sino allora isolate e disgiunte. commetteva lo incarico, dandomi a compagno Agli Abruzzi che prima avevano per obbiettivo lo egregio ingegnere Maranesi di Terni, il quale Firenze, or preme sommamente di avere una aveva già altra volta esplorato quel valico dello diretta comunicazione con Roma. Appennino, ed eseguito studii nella tratta da Di qui uno spostamento nella importanza e nella Aquila pei prati di Castiglione sino a S. Stefano direzione delle linee della rete Abruzzese. sopra Borgo Colle Fegato […]. Così mentre che nel 1862 la Pescara-Popoli-Avez- Partendo dalla stazione di Aquila alla quota di zano-Ceprano teneva il primo posto, […] dopo la metri 621,00 sul livello del mare, dessa rimonta la unione di Roma, il grado d’importanza delle valle dell’Aterno; sotto a Genzano, entra nella diverse linee restò modificato come segue. valletta di Lucoli, passa in quella di Tornimparte Acquistò primaria importanza una linea della e giunge alle falde di Monte Rotondo, dove si ha quale poco si era parlato dapprima destinata ad lo imbocco della galleria di traversata dell’Ap- aprire un varco diretto dal versante Adriatico pennino, a metri 1038,42 sul livello del mare. per gli Abruzzi su Roma, cioè il prolungamento La galleria ha una lunghezza di metri 4780 e della ferrovia Pescara-Popoli per Carsoli e dovrà essere aperta a foro cieco. Tivoli a Roma […]. Lo imbocco verso Aquila, essendo il punto La questione fu esaminata sotto il doppio culminante della linea, la galleria ha perciò una aspetto strategico e politico, e furono eseguiti unica pendenza del 22,50 per mille, e trova, il studii sul terreno. Il tracciato che sembra cor- suo sbocco sopra Corvaro a metri 930,87 sul rispondere a queste esigenze risale partendo da livello del mare. Di qui la linea, discende, passa In alto: frontespizio Roma il corso del Teverone, tocca Tivoli e Car- dietro Corvaro, presso a Borgo Colle Fegato e del progetto soli, piega verso mezzogiorno, passa a Taglia- Villa Colle Fegato, e giunge alla traversata del cozzo ed Avezzano, e si innesta a Sulmona sulla Salto, punto di allacciamento colla progettata ferrovia di Pescara. linea strategica Terni--Avezzano-Roccasec- A questo tracciato era però stata consigliata una ca, la quale come già si è detto servirà anche di variante pel tratto fra Carsoli e Sulmona, e più breve comunicazione fra Napoli, l’Umbria e Segnalazione bibliografica: Paola Nardecchia consisteva nel volgersi poco sopra Carsoli verso la Toscana.

Lumen 21 Passato il Salto, si sale per giungere all’alta valle chiusa senza sbocco, detta di Varri, ed attraversare Monte Cannito posto sopra il villaggio di Tufo. Il sotterraneo di Monte Cannito ha una lunghezza di metri 1900, ma potrà essere aperto col sussidio di pozzi. Il suo imbocco si trova a metri 862,72 sul livello del mare, lo sbocco sopra Tufo a metri 819,59. La pendenza in galleria è del 22,70 per mille. Raggiunto Tufo, la linea corre sempre in discesa, sbocca nella valle Mura o del Turano, e giunge a Carsoli, dove si rannoda alla linea in corso di studio per opera della Società delle Ferrovie Meridionali da Sulmona per Avez- zano, Carsoli e Tivoli a Roma […]» Dopo questa premessa, il progettista descrive il tracciato ferroviario iniziando da Aquila e dopo aver citato la stazione da costruire nella valle del fiume Salto continua spiegare: «Il proseguimento della linea sino alla valle di Varri e quindi Tufo non ammette più alcuna discussione in merito al suo tracciato: di ne- cessità bisogna risalire a mezza costa la mon- tagna a sinistra del Salto passando sotto Pog- gio-Valle e Nesci, e poi entrati nella valle così detta di S. Silvestro guadagnare la Portella, sito che permette l’adito alla valle di Varri; da questa valle infine all’abitato di Tufo non ri- mane che a percorrerla per un breve tratto, ed attraversato il monte Cannito, giungere nella valle del fosso Bali che conduce diretta- mente al detto abitato. In tutto questo tronco però non si devono superare grandi difficoltà, se ne eccettui i trafori della Portella e di Monte Cannito […]. Percorsa la galleria della Portella della lun- ghezza di metri 735, la quale non ammette difficoltà nella sua esecuzione, si giunge alla stazione della valle di Varri. Questa stazione, sebbene alquanto lontana dagli abitati, venne progettata per il di , sede di pretura, Leofreni, ecc., e soprattutto per la stessa Valle di Varri, dove una vegetazione secolare, per non dir vergine, permetterebbe una lucrosissima esportazione di legnami per la vicina capitale. D’altra parte poi, la località stessa si presta assai bene per collocarvi una stazione, perché al termine del traforo della Portella la ferrovia tiene l’orizzontale per quasi tredici ettometri. Proseguendo oltre, si incontrano pochi acquedotti e piccolissimi movimenti di terra, ed attraversato il Fiume con un ponte di m. 4,00 di luce, si abbandona la valle di questo corso d’acqua, per rimontare la valletta del fosso la Petrocca, suo confluente, al termine

22 Lumen della quale venne stabilito l’imbocco della gal- possibile una pronta discesa, si ha dapprima il [1] Altri dati interessanti si estraggono dalla Tavola leria di Monte Cannito. In questo breve tronco, cavalcavia della strada che conduce a S. Maria, dei capisaldi, allegato B: in cui la livelletta raggiunge il 23,40 per mille, e sul quale si fece anche passare un fossetto di Soglia della porta d'entrata non si hanno a notare che due acquedotti di scolo, e poi girato con curva di metri 300 al cimitero di Santa Maria metri 2,00 ed altri minori, oltre a due passaggi a attorno allo abitato si raggiunge facilmente, di Tufo: 817,29 m s.l.m. livello, e la quota dell’orizzontale, prima dello con opportuna controcurva, la costa su cui Soglia della porta dell'orto del barone Coletti rimpetto imbocco, si stabilì in modo che le poche acque conviene svolgere la linea. In questo tratto non alla fontana pubblica in Tufo defluenti dal vicino monte potessero avere sfo- si hanno che due opere d’arte di poca entità, basso: 787,87 m s.l.m. Soglia della porta del casale go sotto il piano regolatore mediante apposito quali sono un ponte di metri 4,00 sul fosso Bali, Desanctis sulla strada Tufo- chiavicotto. La lunghezza poi della galleria di ed un acquedotto di metri 2,00, oltre a due Carsoli: 649,63 m s.l.m. Monte Cannito è di metri 1.900 con una discesa passaggi a livello; i movimenti di terra riescono Coronamento del muro a valle, e a sponda sinistra del verso Tufo del 22,70 per mille. pure di poco rilievo. A partire poi dall’et- ponte del Tufo nella valle Le condizioni dei luoghi rendono assai facile la tometro 471, sino all’ettometro 525, dove si Mura: 625,28 m s.l.m. sua costruzione ed invero, dessa è a scavarsi raggiunge il piano, si dovettero progettare Estremità destra del para- petto a monte del ponte del tutta nel tufo coll’impiego di pozzi; di più si ha numerose e ragguardevoli opere d’arte, cioè: Carmine presso Carsoli: facilità di stabilire cantieri comodi ai suoi due otto gallerie, della lunghezza complessiva di 600,51 m s.l.m. Soglia della porta della chie- imbocchi. metri 1.055, e di cui la maggiore è quella al sa di S. Maria al cimitero di Dal suo sbocco sud sino alla stazione di Tufo la ponte di Tufo che misura 240 m.; un viadotto di Carsoli: 593,95 m s.l.m. linea discende con pendenza del 13,60 per num. 7 luci di m. 13,00 ciascuna sul vallone del Spese previste: mille, percorre il fondo della valle del fosso Bali, torrente Brunealetta, altro pure di num. 7 luci I Tronco (Aquila-Tornim- che attraversa con un ponte di metri 3,00 e e di m. 12,00 caduna sul fosso Prataglio, altro al parte, km 0+360 a 13+720) quindi altri piccoli fossi e due strade che neces- passaggio del fosso Rovegliari ad una luce di m. £ 1.239.549,94 sitano alcuni acquedotti e due passaggi a livello, 15,00 d’apertura, e finalmente due altri II Tronco (Tornimparte-Sta- zione valle del Salto, km e si giunge alla detta stazione. Fu la medesima viadotti agli ettometri 508 e 515 sopra fossi di 13+720 a 33+225) collocata in quella specie di piano che si trova scolo, dei quali il primo è a tre luci di m. 12,50 £ 494.084,03 III Tronco (Stazione valle prima di giungere all’abitato, e la sua ubicazio- ciascuna ed il secondo a sette luci di metri del Salto-Stazione di Tufo, ne venne così determinata anche per altre ra- 14,00. Tutte queste opere d’arte però non km 33+225 a 45+850) gioni che si vedranno in seguito: di essa potran- presenteranno grandi difficoltà nella loro £ 343.895,09 IV Tronco (Stazione di Tufo- no valersi con vantaggio gli abitanti di Tufo costruzione; attraversando colline di tutto tufo; Stazione di Carsoli, Basso e Tufo Alto, della Villetta, nonché quelli in gran parte riusciranno facili e sicuri i trafori, km 45+850 a 56+036) £ 824.320, 64 di Pietra Secca, i quali più agevolmente svilup- ed i viadotti e le altre opere minori troveranno peranno il commercio loro di legnami da co- buone fondazioni, né mancheranno materiali Totale £ 2.901.849,70 struzione, abbondantissimo in queste regioni. da costruzione dai vicini abitati di Tufo e Il tracciamento dell’ultimo tronco della linea in Carsoli. progetto fu assai difficile, specialmente nel Arrivati al piano, e abbandonata la livelletta del tratto che corre tra la stazione di Tufo ed il 28,60 per mille, con cui conviene discendere da piano della valle Mura: imperciocché il fosso Tufo, la ferrovia in progetto non presenta più Bali, il quale è il raccoglitore naturale delle alcuna cosa che meriti d’essere notata sino al acque che scendono dalle montagne circostan- suo termine: le livellette discendono al 4,50 e ti, si precipita, appena usciti dall’abitato di Tufo, poi al 12 per mille, ed i pochi manufatti che si per un’ altezza di 40 a 50 metri, producendo un incontrano, raggiungono la massima apertura uguale dislivello sul fondo della valle che si di metri 4,00. Presso Carsoli si dovette fare per percorre, la quale perciò non è più possibile circa un ettometro la deviazione del fosso della seguitare. Due soluzioni si presentano per valle Mura, per lasciar sito alla sede stradale scendere al piano della valle Mura che conduce della linea, il che, stante la piccolissima sua a Carsoli: o discendere a mezza costa del pendenza, non ammette ostacolo di sorta. La versante destro della vallata del fosso della posizione infine della stazione di Carsoli è Valle, che così prende nome di rivo Bali dopo la quella stessa che venne progettata dalla Società sua cascata, oppure tenere il versante opposto. delle Ferrovie Meridionali, per la linea da Quest’ultima idea però deve essere subito Sulmona per Avezzano a Carsoli, e la sua abbandonata, perché la montagna a sinistra lontananza dall’abitato venne determinata per della valle in discorso, oltre ad essere attraver- poter discendere al piano, dallo sbocco della sata da profondi valloni, non permette suffi- galleria di Monte Bove. Più comodo sito ciente sviluppo per poter guadagnare il piano troverebbe col nostro progetto, potendola suddetto; fu necessario quindi di progettare la stabilire presso il ponte del Carmine a diritta Pagina a lato: ferrovia sul versante a destra, incontrando della strada Valeria […]». [1] riproduzione fuori difficoltà non lievi. Deviando il fosso della scala del tracciato Madonna presso Tufo in modo da rendere della ferrovia

Lumen 23 Ristampa Leggende sabine Le storie sono tratte dalla rivista Latina Gens, 1931, fasc. dicembre, pp.415-416 e 1932, fasc. Aprile, pp. 39-40.

da Antonio Latini

a tradizione popolare ha tessuto Era davvero raro che un Vice-principe si nell’Alta Sabina, non meno che degnasse ad essere ospite di un suo vassallo! altrove, il suo mondo di fantasmi, Nell’ebbrezza dell’amor proprio troppo soave- Lavventurieri, vecchi della monta- mente lusingato da quella visita, Casimiro, ap- gna e uccelli grifoni. prestandosi a preparare una buona cena, non Leggende! Certamente. faceva che ripetere: «Che vanto! Sua Eccellenza! Ma nella eco di voci incontrollabili sono verità Maria, prepara a Sua Eccellenza la tavola». lontane, anche se fantasticamente deformate. Maria, rimasta orfana, era venuta crescendo Il popolo vive di leggende, che esso stesso crea e docile, intelligente e affezionata sotto lo tramanda per ricordare! sguardo e le cure più che paterne di Casimiro, il quale aveva concentrato su di lei tutto l’affetto e I. IL FANTASMA BIANCO la benevolenza di cui era capace, dopo la morte della moglie e dell’unico figlio. C’è a Collalto, nella torre a settentrione, una Sotto la disciplina dello zio, ella aveva perfino imboccatura detta buca della fantasima, da dove imparato a leggere e a scrivere nelle lunghe ogni sera, dopo l’Avemaria, agli occhi di quei serate d’inverno, quando, a dispetto del credi- buoni paesani, scenderebbe a passeggiare sulla to, l’osteria rimaneva deserta di avventori. piana, sottostante alla fortezza, una figura di Maria, con la sua bellezza marcata e decisa, donna bionda avvolta nel funereo lenzuolo propria del rigoglio dei suoi diciotto anni, parlò bianco: la fantasima. così imperiosamente, in quell’incontro, alla È la fantasima, tra i ponti elevatoi e le troniere, tra fantasia del Conte Aldo di Certone, che l’osteria le torri merlate e le prigioni, tra le camere della di padron Casimiro divenne da quella sera più tortura e dei giudizi segreti di quella potentissi- volte meta delle passeggiate del Vice-principe ma rocca, ombra inafferrabile, spauracchio dei di Collalto. bambini, e a un tempo visione in sogno di qual- Dal desiderio nacque in breve nel giovane che nefandezza lontana, ripete da anni e anni alle Conte, la passione tanto più intensa quanto genti il suo tremendo martirio. meno corrisposta; e la paura prese quelle date E la leggenda narra: anime buone di Maria e Casimiro, poiché op- Nella seconda metà del 1700, padron Casimiro porsi alle brame del Signorotto non era cosa teneva bottega di osteria in una casetta nella semplice per un povero vassallo. pianura del Turano, presso il bivio della strada «Fuggite, fuggite subito! Pregate con questo per Collalto. Ometto sui cinquanta anni, bassot- Rosario, e riparate altrove!» disse a Maria padre to, viso pieno e rubicondo, occhi piccoli e aria Macario del Convento di S. Francesco in Poggio gioviale, padron Casimiro nella sera del 25 Cinolfo, un giorno che passò di là per questua. novembre 1798, stava, secondo il solito, a sfron- E Maria, coll’aiuto del fidanzato Menico, tentò dare alcune cappuccie, quando udì il trotto di la fuga. Ma nulla più seppe di lei il povero alcune cavalcature che si fermarono avanti Casimiro, mentre il Turano in una forte allu- l’osteria. Senza curarsi di ricevere gli arrivati, vione, straripando, sradicava dalle fondamenta come colui che non aveva bisogno di avventori, quella umile ma onesta casetta. continuò tranquillamente nella sua occupazio- La leggendaria Maria, incappata durante la ne; ma sentendosi battere leggermente sulle fuga nei bravi del Vice-principe, veniva condot- spalle, volse il capo, e tra il sorpreso e l’umile: ta in Collalto, ove nel silenzio impenetrabile «Oh! scusi Eccellenza!» esclamò e subito alzatosi della fortezza, all’orrore di una ignobile passio- si cavò il berrettino a maglia, sbracciandosi a ne, preferiva la sepoltura da viva col tremendo Segnalazione bibliografica: Paola Nardecchia fare inchini senza fine. martirio dell’impozzamento.

24 Lumen macerie, che nessuno 1) Tavola topografica del si era curato di territorio e distretto di Roma, edita l'anno 1674 sgombrare, ma che le da D. Innocenzo Mattei, pioggie con la loro geografo pontificio. Fran- cesco Sperandio, La Sabi- incessante attività na Sacra e Profana; Piaz- dilavavano di giorno za, Gerarchia Cardinalizia. in giorno provocando franamenti. Quei fanciulli intenti alle loro ciancie e ai loro giuochi scalzavano con le mani quel muc- chio di rovine, quan- do una frana mostrò un andito buio: una camera con nicchie e tombini. Impozzato entro uno di essi fu rinvenuto uno scheletro di gio- vane donna che gia- ceva bocconi con le di- ta delle mani strette serrate ai denti e una coroncina incatenata a fil di ottone, pen- dente dalle ossa del collo con una meda- glia, sulla quale, da una parte logorata a forza di lima, si legge- va la scritta: Fra: Ma- carius D.

Nel maggio del 1851, poco più che cinquan- II. CANEMORTO E POZZAGLIA t’anni dopo, a quanto mi assicurava un giorno il prof. Giacinto De Vecchi Pieralice, che si tro- Canemorto, già feudo degli Orsini, dei Muti e vava allora in Collalto per ragioni di studio, tre dei Borghese, è il nome antico dell’attuale o quattro ragazzi di circa dodici anni scherzava- . no con i loro giuochi nel forte. Il piano sotto- Col R. decreto 29 marzo 1863, in seguito ad stante al mastio era ridotto a orto; le mura della una deliberazione consigliare votata il 29 torre settentrionale erano spoglie del para- novembre 1862 su proposta del compianto avv. mento esterno di pietra scalpellata; gli spalti Vincenzo Segni, il paese venne ribattezzato con coperti di erba. Non un infisso, non un guarni- il vocabolo dell’antica Orvinium, nobile e forte mento in ferro c’era. I ricchi saloni del palazzo città Sabina, che si ritiene sorgesse non molto tramezzati in umili e affumicati abituri, le scu- lontano dal luogo ove è l’attuale (1), celebre per derie, le armerie, spoglie di ogni attrezzo di i suoi magnifici sepolcri e per il tempio di In alto: particolare guerra, erano lasciate alle tele dei ragni. Della Minerva. della carta della sfarzosissima sala del trono non restavano che Una leggenda narra come nel piano esistente Sabina del 1743 (in: le nude pareti con uno sfasciume di baldacchi- tra Orvinio e Pozzaglia si scontrassero a batta- Latina Gens, 1932, no nel mezzo. L’entrata alla galleria della glia i Saraceni con i Franchi condotti da Carlo fasc. maggio , fortezza era tutta ricoperta da un ammasso di Magno. Le sorti del combattimento sembra pp. 24-25)

Lumen 25 (2) Avv. Giorgio Andreoli, volgessero molto favorevolmente all’esercito passò a novelli amori con Pietro Ludovisi. Le sentenze capitali nella Curia di Canemorto (oggi Franco, restando sul campo, seminato di Erano già prossimi i loro sponsali, quando il Pretura di Orvinio). Per- cadaveri, anche quello del condottiero Tiberi, incontrata l’antica amante nella gola, Stabilimento Tipo- grafico Gasperini, 1893. Saraceno detto Kan o Can, da cui sarebbe pubblica piazza, cedendo ad un impulso da derivato Can-morto o Canemorto. forsennato, le si fa addosso e tenta «baciarle il Da questa leggenda la tradizione popolare disiato viso». Figuratevi lo scalpore che mena- farebbe anche derivare il nome Pozzaglia, rono per questo fatto costei e la vedova madre! paese vicino a Orvinio, cioè Pozzo dei Galli E il Tiberi dal canto suo commise la leggerezza (Puteum Gallorum, Putegallia, Putealia, Poz- di recarsi di notte sotto le finestre a cantare zaglia). delle canzoni dispettose così concepite: Sembra pure come la Chiesa di S. Maria del Piano, dedicata a Maria Assunta in Cielo, M’ha fatto citare il Governatore pregevole nella sua architettura romanza e ora e non so che diavolo si voglia: abbandonata, con vera vergogna, al dirocca- dice che mi vuol mettere priggione mento, fosse stata eretta da Carlo Magno per la per due baggi che ho dati ad una donna. vittoria riportata in questa battaglia, e poi Sei come il frutto del melo granato concessa ai Benedettini. Certo è che il Piazza, vedova non sei, né anche hai marito; quasi a documento di verità, osserva come nel sei come un palazzo spiggionato. piano fossero state rinvenute ossa coperte da tegole (tombe), mentre il vecchio stemma mu- Non l’avesse mai fatto! Fu davvero imprigiona- nicipale di Pozzaglia rappresenta un pozzo to, poveretto e ad onta del gonfio memoriale sormontato da un gallo e quello di Orvinio un difensivo facti et iuris per lui scritto da Leo- cane ritto sulle zampe posteriori, e intorno la poldo Metastasio, avvocato dei poveri vassalli, scritta Cane-Morde. in cui è citato il Digesto, il Caballo, il Gram- Quasi leggendarie, mentre sono verità, ci dice matico, la Costit[ituzione]. Egidiana, il l’avv. Giorgio Andreoli (2), sembrerebbero al- Rainaldo, l’Affitto, il Baiardo, il De Franchis, il cune sentenze pronunciate dal Tribunale dello Farinaccio, il Basilico, Cicerone, il Tiraquello, Stato di Canemorto. Platone, il Menocchio, il Claro, il Cluna e Carlo Flori di Petescia spara una fucilata con- Labeone; ad onta che questo memoriale con tro una comitiva di giovani e ferisce gravemen- fine accorgimento, venisse diretto alla Princi- te Antonio di Ascenzio Gabrielli, il quale, dopo pessa Borghese, egli venne condannato alla ga- trentacinque giorni, soccombe. Condannato in lera per dieci anni. E per iscontare questa pena contumacia, si rivolge con una istanza al Prin- fu condotto in Roma, dove soltanto dopo più di cipe G. Batt. Borghese, e questi benignamente due anni, nel 1754, ottenne dalla Sacra Consul- gli commuta non solo la pena incorsa nel paga- ta la commutazione della pena inflittagli in mento di scudi venticinque, da eseguirsi in quella dell’esilio da tutta la provincia Sabina. mani del suo depositario, ma gli concede anche Né questo è un fatto isolato; la stessa condanna una dilazione fin dopo il raccolto; e si era al 23 a dieci anni di galera toccò anche, l’anno 1704, a settembre 1660. Francesco Antonio Cicolani per aver baciato Per contrario, Antonio De Petris da Vallinfreda, l’onesta donzella Perna Principessa da Poggio reo d’aver fatta polvere pirica di contrabbando Moiano. nel castello di Ricetto, era stato imprigionato e Adesso riassumiamo: ammazzate un uomo? rinchiuso nelle carceri di Canemorto, le quali Venticinque scudi. Fabbricate polvere di con- dovevano essere in sì pessime condizioni trabbando? Trecento scudi. Baciate una ragaz- igieniche, che il fisico dott. Domenico Sante za? Dieci anni di galera. Giustizia... Antica! Sbarri, il 4 luglio 1695, rilasciava al De Petris un quarto o quinto certificato con il quale attestava essere egli in preda alla febbre e tormentato da convulsioni epilettiche, per cui, se fosse stato ancora trattenuto nelle stesse carceri, avrebbe potuto da un momento all’altro, vitam cum morte commutare! Eppure egli dovette rimanervi anco- ra più di un anno: e non poté uscirne che il 21 maggio 1696, prestando sicurtà pel pagamento di scudi trecento. Udite ancora. Filippo Tiberi di Petescia amoreggiava colla giovane Teodora de Micco. Però il matrimonio andò a monte, e la ragazza

26 Lumen Ristampa Cenno storico Il profilo storico della famiglia Latini venne edito in due puntate sulla sulla nobile rivista Terra sabina del 1927, nei fascicoli di luglio (pp. 250-262) e famiglia Latini di agosto (pp. 282-290). Collalto Sabino

da Antonio Latini

1) Ciabatente: parola de- ul finire del 1400, nella circoscrizione guerriera. Sotto i Normanni e gli Svevi si usò rivante dalla voce greca del di Collalto troviamo un Latino già infatti l’attributo Milite di Collalto (2), che cadde Basso Impero a! bue!nthz che volgarizzata (abtente) più il chiaro e possidente di terre con asso- poi in desuetudine quando per milite s’intese prefisso ci (ci-abtente, cia- Sluto dominio proprio, come rilevasi più propriamente di parlare di persona ascritta batente) si usava posporre al nome proprio, si diceva di da una pergamena di compra-vendita del 1582 alla Nova militia che era insignita del cingolo persone qualificate e di depositata presso la Segreteria dell’Eccellentis- militare (3). L’esistenza della nobiltà di Collalto, grado, ed equivaleva a Si- gnore (A. Panzini, Dizio- sima Consulta Araldica. In questo atto di per- che è tra le più antiche ed illustri, ci viene docu- nario Moderno Etimologico, muta che Alfonso Soderini e Leonardo Latini sti- mentata da innumerevoli notizie storiche. pag. 149, parola Effendi). 2) Nella battaglia di Taglia- pulano «per sé e successori» con la reciproca Forse essa trova le sue origini nella indipenden- cozzo (23 agosto 1268) i garanzia del pacifico possesso dei beni permu- za quasi ducale del Castaldato Turanense (4), e per militi della circoscrizione di Collalto parte sostennero tati, si attribuisce a Latino, padre di Leonardo, essere i suoi primi signori imparentati o con gli Carlo d' Angiò e parte Cor- la qualifica dialettale di Ciabatente di Collalto, che Abati di S. Salvatore Maggiore, arricchiti di radino. Essi come milizia feudale (dovuta al Sovrano è quanto dire, in nostra lingua corretta, Signore franchigie papali, imperiali e ducali, o con quei dai possessori dei feudi) cui di Collalto (1): qualifica attribuita con vera forza Conti de’ Marsi che s’intitolavano con la for- spettava il primo rango so- pra la cavalleria stipendiaria di predicato, perchè trovasi usata nella perga- mula Dei gratia Marsorum Comes, come si legge in (uomini d'arme a cavallo di- mena stessa nelle frasi Leonardo di Ciabatente e qualche carta del secolo XI (5). stinti in gravis et levis arma- turae, ed assoldati dalla Re- Gio: Batt: Ciabatente, ove la voce dialettale me- Il catalogo dei Baroni (6), sotto la dominazione gia Corte) furono ascritti alla desima sostituisce il cognome, assumendone Normanna, documento feudale importantissi- prima schiera nell'esercito di Corradino e comandati quasi il valore, come ebbero a ritenere il prof. mo, unico avanzo dei famosi defetari Normanni, da Lui medesinio e da Fe- Mons. Marco Vattassi, bibliotecario nella conservatoci da Carlo l’illustre, figlio di Re derico di Baden, figlio di Er- manno, pretendente alla Vaticana e il prof. De Bartolomaeis, abruzzese e Roberto, che lo fece trascrivere nel suo registro competentissimo in materia, nonchè molti altri del 1322 segnato A da fol. 13 a 63, raccolto da In basso: fortezza di studiosi (biglietto in data 13 maggio 1921 del Guglielmo Cognomento Boni e riportato Collalto in un quadro dott. Luigi de Gregori della Biblioteca Nazio- nell’opera Cronisti e scrittori sincroni della di casa Barberini (sec. nale Centrale Vittorio Emanuele in Roma al dominazione Normanna nel Regno di Puglia e Sicilia XVIII) prof. Abramo Petroni). I signori di Collalto di Giuseppe Del Re. Napoli, Stamperia costituivano una classe di persone onorate e dell’Iride, 1845, al capitolo De Colle Alto (7), Segnalazione bibliografica: PaolaNardecchia comode, cioè nobili, di una nobiltà di natura pagg. 607-608, ci documenta la potenza di questa famosa Baronia, descrivendo il territo- rio di essa che non si limitava al solo castello di Collalto, ma comprendeva numerosissimi altri castelli con un gran numero di feudatari e militi, e quindi una vera nobiltà di Collalto (8). Lippo Mareri con privilegio del 28 Aprile 1392 (9) concede a tre suoi figli naturali (quali frate Nicolò, Andrea e Giorgio) di restare separati dal volgo e congiunti ai nobili prescrivendo di non esser soggetti ad alcuno degli ufficiali de’ suoi eredi, ma immediatamente ai Signori della sua Casa: il che convalida l’esistenza di una nobiltà locale alla quale il Mareri potè ascrivere i suoi tre figli naturali: nobiltà implicitamente ribadita dal Canonista e Civilista Gio: Battista Nardi nelle sue Pagini presentate al Pontefice Pio VI, che servirono di base per il ripristino in

Lumen 27 duchea di Antiochia; e alla Vivaro, e con Alfonso figlio di Carlo nei primi quarta schiera nell'esercito di Carlo d'Angiò e coman- del 1700. Il 19 dicembre 1630, come da atto del dati da lui medesimo e dal Notaio Giovanni Maria Paschale la Magnifica Cavaliere Francesco Erar- do di Vallery (Cav. Lugini, Comunità di Collalto, concesse a Leonardo e pag.187-189 dell'opera Me- figli le terre Cese, Selve e Banditella, che tennero morie Storiche della Regio- per sei anni in affitto in ampliori forma C. Aposto- ne Equicola, con notizie prese da Ricordano Male- licae, e sul finire del 1600 troviamo il territorio spini, Benvenuto Imolese, della Contea di Montagliano, già dei Colonna, Antinori, Giov. Villani, Buccio Ranallo, ecc). Orsini e Soderini, in possesso di Carlo Latini 3) Per le Costituzioni del figlio di Simone e di Alfonso Latini figlio di Car- Regno di Napoli i feudatari potevano esigere una sov- lo (atti 1685 e 1709), mentre i Soderini smisero venzione, detta adjutorium, di denominarsi Conti di Montagliano, come dai loro vassalli pro cingulo militari accipiendo, pro fa- usavano prima che il casale e terreni dipenden- ciendo filio milite, pro militia ti di detta Contea venissero in possesso della fratris. 4) Il CastaldatoTuranense, Famiglia Latini. Né alcun segno di sudditanza, dipendeva nominalmente od obbligazione verso un dominio feudale su- dal Ducato di Spoleto, ma di fatto godeva indipendenza perstite si riscontra; ma sibbene atti di assoluto quasi ducale. Comprende- Sabina della nobiltà generosa con l’onore del dominio proprio, in conformità del diritto feu- va il territorio a monte del Turano (circoscrizione di Patriziato. dale vigente nel e degli statuti municipali Collalto), ed era retto da un E anche nel 1400 e 1500 la circoscrizione di a riguardo dei possessori delle Contee normal- magistrato detto Castaldo (Custos hominum). Il Ca- Collalto conserva quasi immutata la sua gran- mente costituite (11). staldo curava i proventi reali dezza. Pietro Antonio Soria Napoletano, nel Estintosi sui primi del 1700 il ramo secondoge- e ducali, rendeva la giu- suo libro, Regno di Napoli, Napoli 1616, a pag. stizia e vegliava sull'armata. nito di Francesco con Ovidio figlio di Giovanni, Era magistratura di molta 102 (10) ci dà questa circoscrizione costituita da i beni di questo passarono il 23 marzo 1715 ad rilevanza e si accostava al due nuclei principali: Terra del Contado di Mareri ducato, a cui spesso era fat- Alfonso Latini di Collalto (ramo primogenito). to salire: durava a tempo e e Baronia di Collalto. La sola parte nel Regno Na- Da Alfonso di Collalto (12) nacque nel 1713 D. non a vita (Notizie storiche poletano, secondo il Soria, contava un numero Carlo, che fu professore in filosofia e teologia, del Monastero di S. Sal- vatore Maggiore del Cano- complessivo di 1332 famiglie e quindi una Protonotario Apostolico, Cavaliere dello Spe- nico Paolo De Sanctis. Rie- popolazione approssimativa di 6660 abitanti, ron d’Oro e Conte Palatino (Bolla del 1772), e ti, Tip. Trinchi 1884, pagg. 13-14). considerando ogni famiglia composta di cinque nel 1720 nacque Leonardo che fu Alfiere e poi 5) «La Contea de' Marsi do- persone in media. In tempo più remoto i fuochi Capitano della Compagnia di Collalto (Lettere vette essere istituita non si sa bene se da Carlo Magno salivano a 1424, con una popolazione di circa patenti del 1743 e 1777). Con l’ordine equestre o da Ludovico I. Ella fu cer- 7120 abitanti. Aggiungendo a queste cifre la aurato e la Contea Palatina (13) i Latini accre- tamente istituita secondo il sistema franco diverso af- popolazione di Collalto e annessi (, scono sempre più il lustro della loro vita sociale. fatto dal sistema longobar- , S. Lorenzo, Ricetto, Paganico e Mar- D. Carlo morì nel 1786, e i suoi resti riposano do, imperocché il Conte Francese era ufficiale della cetelli) che costituivano l’altra parte dell’antica nel «sepulcrum gentilicium Familiae Latini» Corona, coll'istessa autorità circoscrizione passata sotto lo Stato Pontificio, nella cappella gentilizia in Collalto dedicata alla e giurisdizione del Duca. Alcuni de' nostri scrittori so- l’intera Baronia di Collalto raggiungeva le Madonna SS.ma della Speranza, fondata nel no di avviso che la Contea 10.000 anime: circoscrizione sufficientemente 1756 quando il patronato su di essa non si con- de' Marsi avesse comprese più città e che abbracciata vasta per godere del privilegio della nobiltà cedeva tanto facilmente, arricchita di privilegi avesse la intera provincia generosa e locale. Difatti il Comune di Collalto concessi dai Pontefici e restaurata nel 1900 dal Valeria. Essi dicono inoltre che Carlo Magno avesse ancor oggi usa per timbro uno stemma sor- vivente mons. Giuseppe Latini (14) sui disegni istituito Conte de' Marsi un montato da corona cuspidata, mentre i suoi dell’architetto Sebastiano Bultrini. Da Leonar- suo Palatino e del suo san- Priori (in numero di tre), da quanto si rileva dagli gue, a cui diede e conferì la do nel 1761 nacque D. Alfonso che diede alle Contea in Signoria e non già atti di quella Magnifica Comunità, erano detti stampe (Roma 1779, ex Typographia Generosi in uffizio, per conseguenza (alla maniera degli antichi Castaldi) Magnifici: indipendente dal Ducato di Salornii) le sue Theses selectae ex Physica, e nel Spoleto. Vedi Grimaldi, attributo dato in quel tempo a persone di grado e 1763 il dott. Giovanni Latini, che sposò donna Ann. del Regno di Napoli, nobili, come leggiamo nella copia del privilegio epoca 2a vol. VI, pag. 96» Maria Crocifissa Bagnani, della quale una so- (Note e commenti di Giu- (Aprile 1529) rilasciato a favore di Francesco Ma- rella entrò nella famiglia dei marchesi Giu- seppe Del Re alla Cronaca reri dal Viceré Filiberto di Orange a nome stiniani, ed un’altra nella famiglia Gori che ebbe dell’Imperatore Carlo V (Illustribusque Spectan- un noto archeologo (Fabio Gori) e poi un car- In alto: atto di tibus Magnificis Nobilibus e Magnificum Franciscum dinale. Al tempo della Repubblica Romana, consegna della de Mareri), riportata a pag. 559 e segg. nell’opera proclamata dai Francesi, Giovanni Latini rivesti fortezza di Collalto citata del dott. Lugini. la carica di Edile. Da una lettera dell’edile Gio- dell’ufficiale I Latini tennero più volte il Priorato di Collalto, vanni Latini al Ministro delle finanze De Rossi, francese Chabrix al nei primi del 1600 con Leonardo figlio di in data 4 Brumale, 1° anno repubblicano (24 ot- cittadino Antonio Latino, che condusse in isposa Costantina Or- tobre 1798) si rileva che l’occupazione di Collal- Palma sini della potente famiglia Orsini, ramo di to da parte dei Francesi avvenne nel 1798,

28 Lumen Descrizione del- lo stemma Latini. Scudo, con tre monti d'argento in campo verde e una colomba con ramoscello d'uli- vo, sormontato da una rosa normale d'argento a cinque foglie con bottone d'oro e cimato da un cerchio d'oro gemmato e bruni- to ai margini iden- tico all'antica coro- na comitale dei Conti dei Marsi (Selden, Tituli honorum, Franco- forte 1696, part. II, p. 204) della cui stirpe furono molti militi di Collalto. Sotto lo scudo una stella d'argento ad otto punte, e su di una lista svolaz- zante a guisa di fascia ondata, il motto: «Unde Sa- lus Inde Vita». Gli accessori e or- namenti di questo stemma sono stati ricostruiti se- guendo fedelmen- te le consuetudini storiche della fa- miglia e della re- gione, corrobora- te da antichi e- sempi locali e do- mestici (art. 44 della Delibera- zione 4 Maggio 1870 della Con- sulta Araldica), e precisamente la stella a otto punte si trova sotto lo stemma Latini, scolpito sul porta- le d'ingresso della loro casa paterna (Castelluccio) in Collalto Sabino; la rosa normale a cinque foglie è sullo stemma La- tini in rilievo su di un antico caminet- to nella medesima casa; la corona antica comitale a semplice anello d'oro gemmato, è posta sull'arma Latini incisa su di uno spadino molto antico e su delle posate settecen- tesche di famiglia. [Questa genea- logia venne inte- grata nel 1938, sulle pagine della medesima rivista (p. 408 e pp. 412- 413), n.d.r.]

Lumen 29 di Fossa Nova di anonimo torri sovra i due angoli non attaccati alle mura, uno autore, versione di Scipione Volpicella, riportati a pag. dalla parte di settentrione, l’altro da levante, ha i suoi 551 e segg. Anno 1143, nel muraglioni a scarpa larghi oltre il credere, le sue libro Cronisti e scrittori sin- troniere, le imboccature pe’ cannoni a sbiescio e a croni della dominazione Normanna nel Regno di Pu- diretto, le bocche per gli obizzi, pe’ spiangardi, e pe’ glia e Sicilia di Giuseppe pistoni. La gira uno spalto di pietra bianca lavorata a Del Re, Napoli, 1845). 6) Il catalogus Baronum fu scalpello, che si unisce alle galitte sporgenti pure della pubblicato la prima volta dal stessa pietra. Allato alla fortezza, e protetta da un Borrelli nel Vindex neapo- litanae nobililatis, poi con fosso largo, e profondo pieno di acqua stagnante si note dal Fimiani nel Com- apre la porta munita di ponte levatoio, per la quale mentarioribus de subfeudis e nel 1868 pienamente illu- entrasi immediatamente nel cortile del palagio Baro- strato dal Ch. Comm. Ca- nale, rasentando un semicerchio che costituiva l’en- passo. 7) Gentilis, et Gualterius te- trata della fortezza. nent in Summati Collem Al- È il cortile una piazza quadrolunga entrante dentro tum, quod, sicut dixerunt, un arco, o meglio sopportico per il quale si passa al est feudum dimidij militis, et cum augmento obtulerunt bastione che guarda la porta di levante, e lungo una milites IV, et servientes VIII. via che domina l’abitato per parecchie canne di altezza [è omessa la parte relativa ai territori circostanti Collal- co’ muri merlati, e praticati a feritoie da una parte, e to, n.d.r.] dall’altra rasenta il palazzo, si giunge alla porta 8) Il cav. Alfonso Meomartini nell'opera I comuni della nord-ovest munita di ponte levatoio, e munita di obiz- provincia di Benevento, Be- zi, per la quale si entrava dal Palazzo, e dal Castello nevento 1907, a pag. 214 e nel paese. Sotto l’alta via nominata passa una strada segg. parlando dei milites senza resistenza veruna, perchè questi si pre- de Tocco, conclude che urbana, e vi si dilata la piazza scoperta a mezzogior- sentarono con l’ordine del principe Barberini «Tocco era un castello (ca- no, e guardata per quel punto solo dal palazzotto strum), e che i militi confer- di consegnar loro la fortezza, e vi entrarono mano che in Tocco esiste stabilito per il Governatore del luogo, al quale era dalla porta Settentrionale con un distaccamen- una numerosa nobiltà». libero lo stare colà o l’abitare in palazzo. Tornado E intorno alla parola milite to di circa 500 soldati. La fortezza fu smantella- leggasi: Marchese L. Gere- indietro, e percorrendo quel semicerchio, che fiancheg- ta, e lo smantellamento costò scudi 67,99, come mia De Geremei: Titolo di gia il muro dalla porta settentrionale giungesi sovra Barone nelle provincie na- si legge nelle spese straordinarie sostenute in politane, pag. IX, ragiona- uno spianato. Quivi si trovano il quartiere per le quell’anno dalla Comunità di Collalto. I canno- mento allegato al libro La guardie della porta, la torre destinata a conservare le città di Somma Vesuviana ni che alcuni dicono fossero 60, altri 36 e le armi polveri delle artiglierie coverta a cono acuto con pietre del Barone Augusto Vitolo e munizioni da guerra ivi depositate con gli Firrao, e precisamente la levigate e cerchiata di ferro, ed una gradinata, che parte che riguarda la voce arazzi e i bronzi, di cui doveva risplendere quel conduce sovra un arco spezzato, dal quale per un altro milite attribuita nel catalogo magnifico castello medioevale, furono asportati dei feudatari al tempo della ponte levatoio si passa nella fortezza, che ha una dominazione normanna, e in parte finirono a Parigi come bottino di porticella ferrata all’altezza di circa sei metri. Entrati quando fu montata presso guerra. di noi la gran macchina del nel castello si presenta uno spianato dal quale sorge feudalismo. De Luca: Thea- Giacinto De Vecchi Pieralice nel suo manoscrit- nel mezzo il maschio quadrato, alla cui sommità si trum veritatis. Venezia to Maria di Collalto, conservato nell’archivio 1726: «Qui dicuntur milites giunge per una scala a chiocciola, ed è veramente et diversis eorum specie- Latini, ci fa una minuta descrizione della for- incantevole il panorama che si mostra colassù bus»; Muratori: Della Isti- tezza, della sala del trono e dell’appartamento tuzione dei Cavalieri. Diss. all’occhio libero per ogni parte: ben da ventidue in 53; Moroni cav. Gaetano: principesco a mezzogiorno della piazza d’armi trentadue paesi si scoprono da quel punto (16); nel Dizionario di erudizione Storico-Ecclesiastico, vol. quale era al tempo del Cardinale Francesco pianterreno del maschio vi è la camera della tortura, XLIII, Venezia 1847, pag. Barberini. L’ esimio professore sulle parole di la prigione momentanea de’ torturati, e la camera de’ 90, il quale alla parola miles ci dice: Titolo anticamente un cronista, tal Padre Raimondo (15), che forse è giudizi secreti: così detta perchè colà si sentenziavano assai onorato, benché si la voce esagerata della tradizione popolare tut- coloro, la morte dei quali dovea per i profani abitanti dicesse milite anche il sol- dato e militare che esercita ta presa ancor oggi dalla magnificenza di quella del paese restare avvolta nel mistero. Intorno allo l'arte della milizia. Valeva, Baronia e dalla potenza dei suoi nobili Signori, spianato girano in quadrato i muraglioni del Forte prima quanto gentiluomo e cavaliere, perché allora la ci racconta; con archi che servissero a proteggere dalla pioggia i milizia più che altro nobilita- Collalto... sta sul vertice di un alto monte isolato in cannoni, ed offrissero una larga via a coloro che di- va persone e cose. E anco- fondo alla pianura del Cavaliere. Sul più elevato del fendeano con gli archibugi le mura del castello. Tanto ra Matteo D'Affitto, Andrea d'Isernia, il Du Gange, ecc. paese sta la fortezza, ed il palazzo Baronale. Il caseg- la torre sull’angolo scoperto della fortezza guardante giato guarda a mezzogiorno, e cinto di mura, come è a Settentrione, quanto la torre sull’altro angolo tuttavia, ha la figura di un esagono irregolare, più un scoperto che guardava il mezzogiorno erano a merli In alto: lettera angolo rientrante, con una torre ad ogni angolo, nella sommità, ed ognuna delle tre sboccature veniva dell’edile Giovanni munita in allora di cannoni; la porta grande del paese difesa da un grosso cannone terragno. In cima al Latini al Ministro resta a levante; una ben larga strada aggirasi esterna- maschio sventolava l’insegna de’ Barberini: l’Ape. delle Finanze della mente lungo le mura. Accanto alla porta ferrata, e precisamente fiancheg- Repubblica Romana, Quella poi però che veramente è singolare è la fortez- giando il muraglione di cinta verso il mezzodì, un De Rossi za, la quale presenta un regolare quadrato. Munita di arco a tutto sesto dava adito alle gallerie sotterranee: 30 Lumen ivi erano ne’ grandi cameroni e palle, e spingardi, ed va in disparte il pio Enea portante su gli omeri il 9) Privilegium Lyppi de Marerio p. m. Iacobi de Lup- obizzi, e spazzacampagne, ed ogni attrezzo di guerra; vecchio suo padre Anchise, quando lo toglieva alla pa Cancellar. Dat. in Castr. più in giù un altra porticina ferrata dava adito al morte; esponendovi così se stesso quel fortissimo guer- 1392. Indict. XV 28 april. palazzo Baronale, e qui la galleria veniva chiusa con riero forse più virtuoso che prode seguiva il fanciullet- citato dall' Antinori, Coro- grafia Storica degli Abruzzi, un cancello in ferro che segregava dallo rimanente to Ascanio suo figlio atterrito, e piangente, e stringeasi op. ms. vol. 34, Mareri. della fortezza i sventurati prigionieri. Dal cortile si alla mano del genitore, nel quale erano tutte raccolte 10) Nel Regno di Napoli, ecc. di Pietro Antonio Soria entrava nel palazzo per due scale una a destra, l’altra le speranze, ed i germi della futura gente Romana. Napoletano, Napoli 1616, a a sinistra del sopportico, e rispondevano ambedue ad Vedevansi altrove le spiaggie del mare e le navi Gre- pag. 102 si Iegge: Terre del Contado di Mareri e un salotto comune, ove passeggiava la sentinella. che, altrove il monte Ida, e sovra esso scintillava la Baronia di Collalto. Una porta schiudeasi sul mezzo del salotto, e questa stella guida de’ fuggitivi Questo raro capolavoro Vecchia numerazione fuo- chi/Nuova numerazione mettea in una vasta sala rispondente al mezzogiorno. musaico fu trovato nella vicina distrutta città de’ Ro- fuochi Quivi era un ricchissimo trono sormontato da baldac- mani, Carseoli. Fu comprato dal Cardinale Barberini 93 Collefecato 63 62 Capradosso 54 chino rosso in seta contornato da grandi striscioni che in allora fabbricava (17) e la fortezza, e il Palazzo 82 Castello Minardo 61 d’oro. Sotto il baldacchino era l’arme de’ Barberini; il (opera che avrebbe impensierito uno de’ moderni Re!) 38 Giergenti 32 trono era cinto da una balaustra di bronzo dorato, e le e ne fu pavimentata la gran sala del trono. 65 Gamagna 70 25 Liostrini 19 colonnine di essa erano tutte a fregi e bassorilievi di Antichi seggioloni massicci, grandi e robusti come le ? Lugnono e Lisciaro 152 rara opera, e tutte portanti l’ape. Intorno intorno dal- idee de’ nostri proavi, erano allineati intorno alle 85 Mareri 65 39 Macchia Timone 22 le mura pendeano armi antiche ricchissime. Corazze pareti, tutti intagliati, e parte dorati, parte borchiati 85 Petrella 65 tutte rabescate ad oro lucide, e terse, sopraffini, e d’argento. Le tendine delle due grandi finestre che 68 Poio Diano 67 131 Poio Poponesco 119 cimieri delle più svariate invenzioni, e del più perfetto illuminavano il salone erano di seta rossa a frangia di 26 Poio di Valle 17 lavoro: scudi istoriati delle armerie Napoletane: oro e nel mezzo di esse anche ad oro vi era ricamata 19 Poio Santo Giovanni 21 47 Poio Sinolfo 35 schinieri, e bracciali delle fabbriche Milanesi tutti l’ape, ed i capricci delle tendine erano di ganzo d’oro, 52 Petrasecca 42 chiovati chi ad oro, chi ad argento, sai e giachi di sormontati da una ricchissima cornice, sulla quale 85 Pesco Rocchiano 63 35 Radicaro 9 maglia ferrea, e spadoni a due mani con l’impugna- s’innalzava uno scudo di bronzo con in argento l’ape, 67 Rocca Verruti 62 tura di squisito artificio, scimitarre turche, lancioni, e e retto quinci, e quindi da due leoni. Le portiere 23 Rocca Rannisi 19 lance, e alabarde di finissima tempra; mazze ferrate di 18 Rocca Libiese 10 comechè fossero di fortissimo panno di porpora erano 62 Staffone 60 bronzo quali figuranti una testa di Medusa, i viperini dello stesso disegno. Se tale era il primo ingresso io 87 Sambucco 74 capelli della quale servivano di spuntoni, quali figu- lascio pensare ai miei lettori quali fossero le interne 56 Porre del Taglio 64 45 Tufo 38 ranti una testa di montone cornuta quali uno scherzo, camere ordinaria residenza del Principe, o di chi 29 Tondicoda 29 quali un altro; e le vagine delle spade erano tutte facesse le sue veci. 11) Il possesso costante, antico, immemorabile, si rabescate di madreperla, e di avorio, e d’oro, che spic- Due porte dal descritto salone mettevano in due ammette in fatto di nobiltà cavano mirabilmente sull’imbrunito dell’acciaio, ed camere separate; l’una serviva di anticamera ed era mancando il titolo non per- ché lo supplisca, ma perché ogni armatura era così ordinata che sembrava un tro- parata di rosso damasco, e ad ogni sovrappostura di ne fa supporre l'esistenza feo, e tutte insieme ornavano la sala di un graziosissi- telo un gran fascione di lama d’oro scendeva dalla (Parere 17 gennaio 1835 del Procuratore generale e mo, e svariato apparato, e quanto capriccioso altret- cornice dorata della volta fino allo zoccolo di marmo; di Sua Maestà presso la tanto ricco. Finalmente il soffitto intagliato a grandi il pavimento era coverto di ricco e variopinto tappeto; Camera dei Conti in Torino). quadri, tramezzati da piccoli esagoni, e mentre sul 12) Atto del Notaio Luca l’altra serviva di salottino per la servitù, ed era tutta Biondi 14 giugno 1786. fascione della quadratura, o dell’esagono spiccava corsa intorno da armadi ne’ quali si vedevano rin- 13) Ne documenta ancora una doratura a zecchino per entro il vano da quella chiusi attraverso le sbarre di ferro piatti, e sottocoppe, e la concessione l'antica scrit- ta: Ill.mo Si.gre Sig.re P.ne rinchiuso si vedea spiccare in campo nero una rosa zuppiere, e catini, e boccali di argento cesellati Col.mo il Signor D. Carlo d’argento, od una sfinge, od un giglio. Nel mezzo del nell’esterno, e dorati nel di dentro. Non parlo poi delle Latini, P. Aplco,Cavaliere dello Speron d'Oro, Conte soffitto poi in campo rosso, e circondate di simulate lumiere, e de’ candelabri dello stesso metallo e dello Palatino, che troviamo su di bandiere, ed attrezzi guerreschi stavano tre grandi api stesso lavoro. Ambedue queste camere davano con le un quadro del 1773; nonché l'opuscolo: In morte del Ca- di oro (dice il cronista), ma noi con più probabilità porte in un salotto quadrolungo destinato a camera di nonico Carlo Latini (il gio- crediamo fossero di metallo dorato. Era poi tutto il ricevimento per gli ospiti. Ivi sì che sfoggiava tutta la vane), ed. Trinchi, Rieti 1841, che è una narrazione pavimento della sala posto a musaico di superbo ricchezza de’ Barberini. Il tappeto era di sovraffino ufficiale delle onoranze re- lavoro, nel quale veniva figurato l’incendio di Troia. panno ricamato in lana, e vi era rappresentato l’eroico se all'illustre canonico il 18 Vedevasi in fiamme la superba città dominatrice del- aprile 1841 nella sala comu- Virginio in atto di uccidere la figlia piuttosto che ce- nale di Rieti. l’Asia, e dai tetti, e dalle finestre erompevano le derla alle voluttà di Appio decemviro; inorriditi all’a- 14) Autore dell'opera: Juris fiamme devastatrici e quale de’palagi cadeva per la troce fatto alcuni Romani ivi presenti alzavano le to- Criminalis Philosophici Summa lineamenta, Ma- violenza del fuoco, quale fendeasi ch’era una pietà; ghe su gli occhi per non vedere quel disperato parri- rietti, Torino 1924. quindi la rocca con suvvi alcuni guerrieri Greci e cidio; Virginia, la bella giovanetta, semiviva al 15) II Pieralice ci afferma che il Padre Raimondo era Troiani che combatteano l’ultima pugna, e fuori della baleno del ferro paterno, che in un breve istante le un fraticello vivente in quel città con le chiome sparse, e seminude nella persona le avrebbe squarciato il cuore, si abbandonava con la tempo nel convento di S. Francesco presso Poggio misere donne fuggenti, le fiamme, l’eccidio, e la persona sul braccio di lui; mentre Virginio alzando gli Cinolfo, e che queste noti- servitù, e taluna di esse nella fuga volgeasi con il capo occhi al Cielo invocava i Dei Testimoni, e vendicatori zie le ha tratte da alcuni quinterni di carta scritta «le- verso la patria incendiata, e le si leggeano sul volto ad di un delitto che esso commetteva spinto dalla necessità gati e mo' di libro, e con la un tempo il dolore, disperazione, e le imprecazioni di tutelare l’onore della sua famiglia. Erano in aria loro covertina di cartone» dal titolo: Croniche, et me- contro i barbari devastatori di tanto regno. Nè manca- nubi ricamate di argento, e sovra esse Bruto in oro morie de' casi occorsi nella Lumen 31 mostrante ai Romani se stesso discacciator de’ tiranni, fornire gli uomini necessari per la difesa in caso ed Apollo in oro con una saetta incoccata sull’arco, di urgenza positiva. A capo della Municipalità era forse a mostrare che era la stagione estiva. Un ricchis- allora il dott. Giovanni Latini con la carica di simo fregio ad oro circondava tutte le figure, e serviva Maire di Collalto e annessi. Usava un timbro con di cornice al quadro. Agiatissime poltrone di legno l’aquila grifagna, i dardi e la corona. In questo dorato, molli di soffici cuscini di broccato, canapè periodo i Latini aggiungono alle varie preroga- dello stesso disegno circondavano la sala; e su per i tive gentilizie e nobiliari, di cui si ritenevano in tavolinetti statuette di argento dorato alzanti cornu- possesso, il decoro del patriziato Sabino, che copi con suvvi candele da accendersi nella sera. Nulla spettava loro come primi cittadini sabini posse- dirò delle seriche cortine delle finestre ricamate ad oro, dendo essi non solo terre in Collalto, ma anche nulla del soffitto intagliato e spartito meravigliosa- nei paesi di Nespolo, e Vivaro (Sta- mente, ed offrente gruppi di geni che o scherzavano to Pontificio) e Poggio Cinolfo (Regno Napole- mia vita, et delle ingiustitie fra loro, od accennavano di librarsi a volo. All’altezza vedute, et delle vendette, le tano), con una rendita per i soli beni di Collalto quali furono provocate, di quattro palmi dal pavimento correa una base di di scudi 2317,74, come dal catastino dei fondi comme si poterà facilmente marmo bianchissimo con i quadri delle cornici di dedurre da quelle cose che rustici di ragione degli Illustrissimi Signori D. Carlo e si leggeranno. P. Raimon- porfido rosso, ed i specchi di raro cipollino, e ad fratelli Latini figli di Giovanni. Il pontefice Pio dus Ord. Conv. S. F. intervalli eguali diciotto basi sporgenti sulle quali 16) Ad est: Tufo alto e bas- VII con Motu-Proprio del 6 dicembre 1800 so, Pietrasecca, Colli di sorgevano diciotto colonne di granito egizio, e sovr’es- ridonava al primiero decoro la Sabina che fin Montebove, Villa Romana e se capitelli corinzii quali di rame dorato, quali di puro da Leone de’ Medici ebbe l’appellativo di città Carsoli; a sud: Poggio Ci- nolfo, Pereto, Camerata cristallo nelle foglie de’ quali rifrangeasi la luce e col motto Tota Sabina Civitas e il blasone un nuova, Rocca di Botte, Ori- presentava agli occhi mille svariate iridi, e gradazioni gruppo di tre anella sotto le iniziali S.P.Q.S. cola, Saracinesco; ad o- di colori. Su le colonne girava un cornicione propor- vest: Riofreddo, Vallinfreda, riprendendola al lustro della sua generosa no- Vivaro, Petescia, Orvinio, zionato di nero antico, e da statuette analoghe sovra biltà con l’onore del Patriziato. Montorio in Valle e Pie- ognuna delle colonne erano sorretti i fascioni princi- traforte; a nord: Collegiove, Ecco le parole del Motu-Proprio: «Con questa S. Lorenzo, Ricetto e Ne- pali del soffitto. Negli intercolumni eravi ora uno Cedola di Nostro Motu Proprio, certa scienza, e spolo ecc. specchio, ora una statua quale di marmo, quale di me- 17) La fortezza di Collalto e pienezza della Nostra Suprema Potestà voglia- le mura che recingono il tallo e nella maggior parte dorate. Due finestre a vetri mo, ed ordiniamo, che sia reintegrata, come paese furono restaurate e colorati di bel disegno, e portanti l’ape, illuminavano ampliate dal Card. Fran- reintegriamo, l’intera Provincia di Sabina ai questo incantevole salotto dalla parte di mezzogiorno. cesco Barberini nel 1728- primieri dritti, ed onori del Patriziato, e Citta- 1730 che vi spese circa Dal settentrione un camerino dava passaggio libero ed dinanza, sempre considerata, come una sola 18.000 scudi romani. Le indipendente dalla anticamera alla camera da tavola, mura errano tutte stabilite Città. Che però ammettiamo, e vogliamo, che si dipinte con i colori dei Bar- ove era un superbo tavolino di marmo retto da puttini abbiano per ammessi alla partecipazione, e go- berini. Fino a pochi anni fa si di bronzo, e fasciatura di bronzo istoriata. Dalla ca- notavano ancora nel lato dimento, tanto li Patrizi, che la Provincia di tutti Ovest alcune pezze dell'an- mera da tavola passavasi ad altre camere ed antica- quei titoli, onori, privilegi, prerogative benché tica stabilitura. mere interne destinate per dormire. Eravi una cap- 18) È la Congregazione meritevoli di individue speciali menzioni, che pella per l’E.mo, contigua alla camera, ove dormiva il particolare deputata dal alli altri Patriziati, e Città sono stati concessi dal Pontefice Pio VI, composta Cardinale, e la cappella communicava per una porti- del Card. Vescovo Archinto, Dritto Comune, e dalle Costituzioni Apostoli- cina secreta con le gallerie sotterranee della Fortezza. dei Monsignori Stanislao che; quali privilegi in favore di detta Provincia, Sanseverino e Carlo Valle- Tutto il resto del palazzo, cioè il primo piano dalla mani già Ponenti nelle Con- e Patrizi vogliamo, che qui si abbiano per parte del cortile, ciò che equivaleva al terzo piano da gregazioni della Consulta e espressi, e come di parola in parola inserti, e Buon Governo e da Mons. quella delle mura era un su per giù montato nello Giulio Cesari Ginnasi, allora ripetuti. Che anzi qualora faccia di bisogno, di stesso sfoggio, e nella stessa ricchezza. La servitù dor-- Governatore di Sabina, per nuovo creamo, ed erigiamo la stessa intera Pro- esaminare i Fogli dell'Avv. miva nell’appartamento ultimo; i Bravi ne’ pianterre- Gio: Batt. Nardi relativi alla vincia di Sabina in Città, e la condecoriamo nobiltà Sabina. ni del cortile, cioè al secondo piano dalle mura; e nel primo vi erano granai, cantine, armeria, scuderia ed ampiamente di tutti li sopradetti diritti, titoli, onori, privilegi, anco di quelli di Nobiltà, e di ogni altro oggetto che potesse riferirsi al Castello. Patriziato. Vogliamo per altro, ed ordiniamo, Oggi di tanta grandezza, non restano che le sole che abbia ad osservarsi, ed esegursi come co- mura e anch’esse in parte diroccate non una mandiamo, che si osservi, ed esegui il seguente porta nelle camere del maschio; i fossati sono sistema, propostoci dalla sudetta Congrega- ricolmi, nulla dei ponti levatoi, le gallerie in zione (18), cioè: Che si formino dei Ceti il primo parte franate sono ingombre di terra e sassi, i de’ Patrizi, il secondo de’ Cittadini. Per la prima ricchi saloni del palazzo nudi d’ogni guarni- aggregazione de’ Patrizi siano i requisiti. Primo mento, sono lasciati alle tele de’ ragni. di possedere, e tenere aperta in Sabina una de- La guarnigione francese sgombrò Collalto il corosa abitazione. Secondo, un’annua rendita, giorno 11 aprile 1803, come si rileva da un atto non minore scudi cinquecento su capitali frut- In alto: il timbro di consegna della fortezza da parte dell’Uffi- tiferi senza alcuno esercizio di arte non liberale. usato dal maire di ciale del Genio Chabrix al castellano cittadino Terzo aver conseguiti li primi gradi nelle Ma- Collalto Sabino Antonio Palma, in data 22 Germinale, anno 6, gistrature, ovvero di essere condecorato di Giovanni Latini con l’obbligo alla Municipalità di Collalto di 32 Lumen qualità onde il Soggetto venga parificato alle primarie Famiglie, e non abbia ostacolo nella propria condotta; ed a norma di queste leggi vogliamo ed ordiniamo, che si faccia la prima ammissione. Per le future aggregazioni poi, oltre al primo e secondo requisito, vogliamo, che le qualifiche del terzo si verifichino per anni cento; avuta in ispeciale considerazione l’anti- chità della Famiglia, ed anco si unisca il quarto requisito di aver prima conseguita la Cittadi- nanza. Il Patriziato ottenuto con tali requisiti lo dichiariamo Ereditario, purché si provino in ogni capo di Famiglia degli eredi li necessari requisiti. Diamo poi facoltà al ceto Patrizio di decorare col Patriziato onorario le persone di merito, senza che simile Patriziato passi agli Eredi ecc.» Ed è bene rilevare che nella vertenza tra il Patriziato Sabino e la Provincia di Perugia circa l’amministrazione del Collegio Sabino in Ro- ma, mai si pensò inficiare o turbare la dignità rilevante cui una volta spettava anche il titolo di nobiliare, ma soltanto togliere alla Congre- Vice-Duca, come ci ricorda l’avv. Giorgio An- gazione dei Patrizi la facoltà di amministrare dreoli a pag. 19 del suo storico volumetto, quel Collegio. (Risposta del cav. Avv. Francesco ormai divenuto raro, dal titolo: Le sentenze Ceci alla Dimostrazione delle Ragioni del Patriziato capitali nella curia di Canemorto (oggi Pretura di Sabino sul Palazzo e Collegio Sabino, dell’avv. Ro- Orvinio), pubblicato a Pergola nello Stabili- molo Venturi: risposta adottata dalla Depu- mento Tipografico Gasperini, anno 1893. La tazione Provinciale dell’Umbria con delibera- generazione che nacque dal Conte Giovanni zione 14 luglio 1827, e pubblicata in Perugia Latini e da donna Maria-Crocifissa Bagnani fu presso la Tipo-litografia G. Boncompagni e C. sì illustre che il poeta reatino Angelo Maria anno 1874). E il Consiglio di Stato sezione di Ricci in un pubblico discorso, dato poi alle Grazia e Giustizia e dei Culti, nell’adunanza del stampe, potè dire che i Latini di Collalto erano 14 novembre 1823, ritenne: 1 ° in fatto, «che il decorati da lauree dottorali e da parentadi che diedero pontefice Pio VII, con suo motuproprio del uomini non ordinari. D. Carlo (1797-1841) fu giorno 6 dicembre 1800, volendo elevare la dotto giureconsulto, canonista, teologo, provincia Sabina al rango e splendore delle più archeologo, uditore nella Nunziatura Apo- cospicue dello Stato, creò in quella, dichiaran- stolica presso S. M. il Re di Napoli e Vicario do di considerarla come una sola città, due ceti Apostolico. Aveva appena ventuno anni quan- l’uno dei patrizi, l’altra dei cittadini, determi- do fu assunto alla cattedra di giurisprudenza nando le speciali condizioni per la iscrizione civile e canonica sulla proposta de’ professori nell’uno e nell’altro di quei due ceti»: 2 ° in Pacifici e Feliziani di chiara memoria. Nel 1830 diritto, di non essere il caso di emettersi dal pubblicò gli Elementa Juris Civilis, Canonici et Ministro il provvedimento di sciogliere con Criminalis. Tom. 3. Reate, ex Typographia. Sal- decreto Reale la Congregazione Sabina, ma di vatoris Trinchi: opera assai applaudita, di cui potersi togliere ad essa la facoltà di amministra- fissano il carattere quelle famose antiche pa- re il Collegio Sabino in base all’art. 172 della role: «Dagli ombriferi tranquilli recessi sacri legge comunale e provinciale 20 manzo 1865 agli ozi degli eruditi, ei tante, e sì svariate dot- per il quale spetta al Consiglio provinciale il trine non solo in luce ed in campo, ma quasi in diritto, anzi incombe il dovere «di provvedere lizza, ed in squadra produsse, ed ordinò: ex um- agli istituti e stabilimenti pubblici diretti a beni- braculis eruditorum otioque, non solum in solem, fizio della provincia». Così che la Congrega- atque pulverem, sed in ipsum discrimen aciemque zione Patriziale Sabina è sempre in vita, nella produxit». dignità nobiliare che è perenne, e non nelle Negli ultimi tempi tenne anche la Cattedra facoltà giurisdizionali, il cui uso è temporaneo della Dogmatica e della Morale, e non trascurò ed eventuale. in mezzo ai gravi suoi studi la poesia e la elo- Il dott. Giovanni Latini rivestì anche la carica di quenza. Alla di lui morte (1841) secondo le pa- In alto: il canonico Vice-Governatore (atto consigliare 20 dic. 1820) role del gonfaloniere di Rieti, marchese Basilio Carlo Latini (1797- dello Stato di Canemorto: magistratura Potenziani, la città intera fu volta a lutto... a 1841)

Lumen 33 19) Tutti i maschi, in perpe- Viterbo e Ascoli (1853-1857). Sposò Anna Ma- tuum, che discendono per linea di uomo o di donna dai ria Sassi di famiglia patrizia reatina. Vincenzo, Latini di Collalto, godono chimico illustre, fu professore nell’Athaeneo per diritto ereditario del la- scito Sbarretti. Quali eredi Magno Romano e accademico ordinario dei Lin- diretti del Card. Enea Sbar- cei. Nacque in Collalto nel 1804 e morì in Roma retti, appena compiuto il no- nel 1882 e trovasi sepolto a S. Lorenzo in Mi- no anno di età e fino a tutto il ventiquattresimo, percepi- randa. La sua farmacia in piazza Farnese fu sito scono dalla amministrazio- di ritrovo tra i Sabini in Roma dei più antichi. Il ne del Lascito, di diritto, un mensile da servire per la grand’Ufficiale Giuseppe Ceccarelli, Vice- loro istruzione in uno dei Presidente della Commissione Reale, in un suo migliori istituti della Capi- tale. articolo, pubblicato non molto tempo fa sulla Tribuna, ci ricorda sulle parole del sor Pio de Carolis questa farmacia come il luogo, ove si teneva circolo per la partita e le chiacchiere del- la giornata. Ebbe tra i frequentatori l’arguto poeta Gioacchino Belli e alte personalità della corte di Napoli e del mondo romano. Si con- servava in questa farmacia un magnifico mor- taio in bronzo, tra i più grandi conosciuti, che poi passò alla galleria Simonetti qualche anno fa. Di Vincenzo Latini abbiamo i seguenti scritti testimonianza di pubblica calamità, mentre il Con- conservati in Roma nella Biblioteca Vittorio siglio Comunale la sera del 18 aprile 1841 ad Emanuele: Nuove modificazioni al metodo Gualtier honorem faceva tenere nella sala comunale una per disvelare lo Iodio dalle sue combinazioni, Roma, grandiosa accademia pubblicata per le stampe Tip. Rev. Camera Apostolica; Sulle acque albule del Trinchi (In morte del Canonico Carlo Latini, Rieti presso Tivoli, Roma, Gaetano Menicanti, 1857; 1841), e nella seduta del 14 luglio dello stesso Sulla ammoniaca nella respirazione, Corrispon- anno autorizzava il Comune ad acquistare gli denza scientifica di Roma, anno II, n. 7; Sulla scritti del Latini riguardanti la storia di Rieti, corteccia del Malambo e sui fiori del Cusso, Roma, facendo dell’uomo illustre ufficiale commemora- Tip. Belle arti, 1852; Del ferro nelle urine normali e zione (Biblioteca di Rieti: Atti Consigliari 1841). nel sudore, Roma, Tip. Rev. Camera Apostolica. Del Canonico Latini ne parla anche l’avv. An- Alessandro fu uditore legale nella Curia di Ca- tonio Colarieti nel suo volumetto Degli uomini più nemorto (Dispaccio 23 maggio 1839, n. 2285). distinti di Rieti,Tip. Trinchi, 1860. L’avv. Giorgio Andreoli a pagg. 20-22 del suo Nell’archivio della cattedrale di Rieti si conser- volumetto Le sentenze capitali nella Curia di vano numerosi suoi manoscritti, e precicamen- Canemorto, ci dice: Accaduto un delitto l’uditore te: Le costituzioni Capitolari, arricchite della storia fabbricava subito il relativo processo, accedendo an- del Capitolo e della Chiesa; Commentario sulle Sante che sopra luogo nei casi più gravi: quale accesso chia- Ossa, rinvenute nella così detta Grotta della Catte- mavasi cavalcata, come anche adesso in qualche drale; Dissertazione sulle insigni reliquie dei SS. luogo d’Italia. Terminata l’istruzione, si trasmetteva il Eleuterio ed Anzia; Copia e traduzione di alcune fascicolo all’Uditore generale in Roma il quale compi- pergamene dell’archivio; Risoluzioni e dottrinali nelle va l’opera ordinando, a seconda dei casi, di impin- adunanze per le risoluzioni dei casi morali; Intro- guare il processo, di sospendere la tortura e simili. duzione allo studio della morale; Istoria della Città di Bartolomeo, fu dottore in medicina e chirurgia, Rieti; Serie e catalogo dei vescovi di Rieti. sposò Matilde Baliva, nipote del cardinale Enea Detti manoscritti furono ceduti gratuitamente Sbarretti fondatore del lascito scolastico Sbar- dai Signori Latini di Collalto all’archivio della retti (19) e nipote della baronessa Maria-Giu- cattedrale di Rieti. E quel reverendissimo Ca- seppina Coletti, moglie di Prospero Baliva figlio pitolo con lettera dell’8 luglio 1841 del can. di Simplicio e sorella del barone Luigi Coletti, Ferd. Ricci, deputato e camerlengo, ad attestato che troviamo ricordato insieme al barone Tom- di riconoscenza fissò un canonicale esequie maso Falconi di Torre di Taglio, Marcello Anto- annuo, ed in perpetuum, per la redenzione del- nini di Pace, Luigi Martelli di , ai sa- l’anima dell’eruditissimo scrittore, e dei com- cerdoti Giambattista Nicolai di Spedino, Fran- ponenti la Famiglia intera. cesco Saverio Antonini e Francesco Fattapposta In alto: Vincenzo Francesco Maria Latini, che nacque nel 1800, ambedue di Borgocollefegato, tra i signori del Latini (1804-1882) fu Podestà di Collalto, Petescia e loro giurisdi- Cicolano che nel maggio e giugno 1796 accademico dei zioni (1829) e poi segretario Generale nelle reclutarono volontari per far fronte ad una Lincei Delegazioni Apostoliche di Rieti, Orvieto, possibile invasione dei Francesi nel Regno

34 Lumen Napoletano (20). Bartolomeo Latini fu capi- gente della classe fra quelle popolazioni la più tano aiutante maggiore della guardia civica e si abietta e di esperimentata fede nei disordini e distinse nella cattura del bandito De Angelis, nel delitto, costituivano quell’orda di reazionari avvenuta nel territorio di Collegiove nel gen- che, organizzata nel numero di quasi 2000 da naio 1848. Restò ucciso nella difesa di Collalto il un Francesco Saverio Luvarà già ufficiale 13 febbraio 1861, quando il paese venne dell’esercito Borbonico, cooperatori Francesca assediato dalle truppe napoletane comandate De Luca, e Francesco Ciccosanti di Carsoli, ir- dal generale Francesco Saverio Luvarà (dott. rompeva nel pomeriggio del 13 febbraio 1861, Lugini: Memorie storiche della Regione Equicola, e fra le sediziose grida di viva Francesco II, nel pagg. 496-500). Rifiutata la resa, il Latini si piccolo paese di Collalto posto all’estremità di difese strenuamente con i pochi militi e cit- questa provincia. Il quale benché di assai breve tadini di quel paesello. Armati alla meglio, uno durata in ragione della scarsezza e di uomini e contro cinquanta, con 27 fucili militari e altret- di armi, avevale opposta tuttavia da sulle mura tanti da caccia, i collaltesi tennero in scacco il di cinta una resistenza, onde suggellare col 20) Archivio provinciale del- l'Aquila, Sezione 27, busta nemico per un’ora infliggendogli varie perdite. sangue il precedente dignitoso contegno di 8 , f a s c i c o l o 1 3 1 , Esaurite le munizioni diedero di piglio ai sassi, quella municipale rappresentanza che, fattosi Notamento dei volontari cacciatori re-clutati nel ma ogni resistenza cadde quando gli assalitori, scudo del non aver eglino giammai appartenu- 1796. Dott. Lu-gini, pag. forzata una breccia esistente nel torrione ovest, to alla dominazione dei Borboni, erasi rifiutata 354 dell'opera menzionata: Memorie Sto-riche della penetrarono nel paese con circa 2000 uomini in di inviare in ostaggio, a garanzia della ingiusta Regione Equi-cola. parte regolari e in parte reazionari dei paesi occupazione, i più distinti Cittadini, e di sotto- 21) Il Comandante le Reg- vicini, accorsi ad ingrossar le file napoletane mettersi ad un generale disarmo nel termine di gie Truppe Napoletane al Capo della Guardia Nazio- sotto la guida dei capimassa Giuseppe Di un quarto d’ora tracotante ingiunzione che al nale in Collalto. Giovanni, Fiore Sallusti, Ascenso Napoleone e capo di quella Guardia Nazionale poche ore Signore 1) In fra il termine improro- Girolamo di Girolamo, per fare in Collalto prima ne aveva fatto giungere il Luvarà con gabile di un quart'ora lei farà lauto bottino. Occupato interamente il paese, i dispaccio che egli firmava nell’asserta sua deposito nelle nostre mani delle armi da fuoco e da napoletani iniziarono la rapina e la strage. qualifica di Comandante Generale delle Regie taglio come è a dirsi fucili Tentò allora il Latini di venire a patti per salvare Truppe Napoletane (21). sieno militari o altro, cara- bine, pistole e tutt'altr'arma vita e sostanze a quella popolazione; ma mentre Cambiare e distruggere la nuova forma politica tendente a nuocere. quei cittadini, inorriditi del massacro dei co- di Governo e portare ovunque nei comuni del- 2) Ci farà deposito ancora delle munizioni da guerra, niugi Bartolomeo e Serafina Provizzi e del loro lo stato [ove] fosse riuscito, la devastazione, il sia costruita in cartucce che bambinetto Giov. Domenico di appena 18 mesi, saccheggio, la strage, di che erano già stati in polvere. 3) Se le piacerà addivenire si rifugiavano in chiesa con la speranza che il miserando teatro i comuni di Tagliacozzo, di bonariamente alle condi- rispetto dovuto al luogo sacro, li avrebbe salvati Pereto, di Oricola, di Carsoli ed altri villaggi del zioni sopradette ci spedi- ranno in ostaggio i seguenti da qualche orribile carnificina, il Latini venne Circondario di Avezzano, era l’oggetto del di Signori Capi del paese D. colpito in pieno petto da una scarica di fucileria loro attentato anche su quel territorio. Bartolomeo Latini, D. Ales- sandro Latini, D. Domenico che lo fece all’istante stramazzare a terra estin- I coniugi Bartolomeo e Serafina Provizzi in un Macchia e Filippo Gioriri, i to. I fratelli D. Antonio e Alessandro respinti a al di loro figlio Gio. Domenico di appena 18 quali mentre che non ci ver- ranno consegnate le armi e colpi di moschetto furono presi in ostaggio, mesi, trucidati in Collalto sulla pubblica via per le munizioni rimarranno fra mentre la sorella Bernardina restava ferita sul mano dei primi invasori che il padre uccideano noi illesi e rispettati. 4) Allorché ci avranno con- cadavere del fratello da una palla di fucile che le con archibugiata, la madre il figlio con reiterati segnato quanto di sopra gli perforò da parte a parte la coscia destra. Il colpi di baionetta. Il parroco Antonio Latini restituiremo l'ostaggio, però generale Luvarà pose il suo quartier generale che, presso quello scempio ed avente in mani ci faranno di guida nell'en- trare in cotesto paese che in casa dei signori Latini, mentre i prigionieri, un crocifisso, calde parole di pace dirigea in occuperemo bonariamen- legati con funi, furono tutti condotti nella sulla porta della chiesa parrocchiale a quei te. 5) S'intende a ciascun citta- fortezza. Quattro giorni durò il saccheggio, al spietati ribaldi, respinto a colpi di moschetto, dino o villico depositerà tut- quinto, essendo giunta la notizia della resa di sotto dei quali cadeagli a fianco immediatamen- te le armi e munizioni, poi- ché in caso di perquisizione Gaeta, ultimo baluardo di Francesco II, quella te spento lo sventurato fratello Bartolomeo. La trovandone saranno puniti ciurmaglia se ne partì silenziosa verso Roma sorella Bernardina investita, nell’atto che muo- come per legge di guerra. 6) In fuori di queste basi non per porsi in salvo prima che giungessero i veva in soccorso di quel misero, da altri colpi di si occuperà il paese che volontari del colonnello Masi e del 2° battaglio- arma da fuoco. Le abitazioni delle primarie colla forza militarmente, e qualora ci verrà fatta resi- ne mobilizzato umbro del Vincentini, spediti là famiglie forzosamente occupate dai capi e dai stenza, adopreremo quei su in aiuto a grande marcia. graduati, quella non risparmiata degli infelici mezzi che sono in nostro potere per divenire all'as- Dal deliberato in camera di consiglio in Perugia Latini ove presero alloggio i sedicenti generale salto. il 26 febbraio 1864, presenti i signori consiglieri Luvarà, colonelli Contandon e Baldani, mag- cav. Aldobrando Viviani, avv. Giacomo Negroni, giore Guerrieri, ufficiale sanitario Marazzotti, In alto: Alessandro e cav. Federico Galeotti, si rileva sulla presa di ed un tal Prete Rocchetti. I più distinti cittadini, Latini, uditore nella Collalto quanto segue: «Soldati raminghi Bor- fra i quali il sindaco Filippo Giorgi lo stesso Curia di Canemorto bonici e Papalini, evasi dalle galere, e tutt’altra parroco ed Alessandro Latini, arrestati a sicurtà (1839)

Lumen 35 Il Gen. Comandante Fran- delle violenze commesse e da commettersi, e cesco Sav. Luvarà. N.B. La presente copia è per tre giorni tenuti in prigione fra le incessanti conforme all'originale da minacce di morte. me infrascritto collazionata, e ritirato l'originale stesso Centoquindici case, e quelle precipuamente dei per essere allegato all'in- più facoltosi fra il partito liberale, saccheggiate carto processuale redatto e molte di esse devastate eziandio od altrimenti dal Signor Giudice del Man- damento di Canemorto. danneggiate. L’archivio comunale devastato e Rosati. Segretario». distrutto. Il generale disarmo accompagnato 22) Il Parere 20 luglio 1758 dato a Sua Maestà il Re di da soprusi e da violenze vieppiù esercitate verso Sardegna dai Primi Presi- coloro cui rinfacciavano un caldo amore di denti del Senato e della Ca- mera dei Conti in Torino e patria. Un continuo estorcersi per ogni altra dall'avvocato generale parte di danaro viveri granaje, animali, da non presso il Senato di Piemon- te, pag. 132 e segg. del Me- esserne andato esente, potrebbe dirsi, alcun moriale della Consulta Aral- individuo. I signori Bernardino e Giuseppe dica, 1873, dice: «Per li ca- pitani avremo l'onore di rap- Mari da Carsoli, non di altro colpevoli che di presentare che in Francia essersi rifugiandosi in Collalto, sottratti dal (Editto 1 novembre 1750 di Luigi XV che ristabiliva la furore di quelle stesse orde che in Pereto ave- nobiltà guerriera per coloro vano trucidato il loro congiunto Luigi, arrestati che servivano in qualità di capitani e potessero prova- eziandio per ordine del Luvarà, passati al som- re che il padre o l'avo aves- mario giudizio di un consiglio di guerra e da se prestato uguale servizio) sono riputati per nobili questo, fra i di cui membri figuravano i nomi quando o muoiono nel loro del Contandon del Baldani e del Guerrieri, impiego o l'esercitano per 20 anni: S. M. dunque, in condannati alla pena di morte mediante fuci- considerazione del riguar- lazione. La vita di questi disgraziati che Clorin- Luvarà che ne era stato il campione, abbando- do che l'importante servizio nando col suo seguito quel comune, riparava militare si merita può usargli dia Orlandi madre di Giuseppe e cognata del la stessa grazia, riducendo Bernardino riuscì quindi ad aver compera al nel territorio pontificio, spronatovi dalla noti- eziandio il tempo del servi- prezzo di ducati 4000 di cui 1000 ne pagava al zia giuntagli da Roma della dedizione di Gaeta zio ad anni 10, essendo sempre le ricompense mi- Luvarà, altrettanti al Contadon, rilasciando per ultimo baluardo della tirannide Borbonica». litari lodevoli ed utili al re- il resto un’obbligazione, solidario il signor An- Con il capitano dott. Bartolomeo, i Latini, che gno». tonio Ferrari da Carsoli. già nella seconda metà del 1700 contavano tra I prossimi villaggi di Petescia e di Nespolo che, le loro file un altro capitano, Leonardo figlio invasi all’infrattanto da un drappello di quei Alfonso, aggiungono ai loro ornamenti di pub- masnadieri capitanato da un Vincenzo Fusco blica estimazione anche gli onori della nobiltà ed efficacemente coadiuvato sul luogo da Anto- guerriera (22). nio De-Angelis di Petescia, non poterono del Oggi della chiarissima e nobile famiglia Latini pari sottrarsi da perquisizioni, disarmo, estor- di Collalto non restano unici eredi maschi a suc- In alto: Francesco sioni di danaro, di viveri e di altro oltre ad una cedere che i giovani Antonio e Carlo, figli di La- Maria Latini (1817- tassa imposta per sc. 200 al comune di Petescia, tino (morto il 3 ottobre 1902), e della vivente 1893), segretario e per sc. 300 a quello di Nespolo, ridotta poi per Clotilde Todini: donna altamente stimata per la generale nelle il primo a sc. 134, e per il secondo a scudi 200; sua singolare virtù e il suo spirito caritatevole e delegazioni ed il danno finalmente derivatone in complesso patriottico. Nell’ultima grande guerra, mentre apostoliche di Rieti, agli abitanti di quei tre sventurati Comuni nella i due figliuoli erano al fronte, come ufficiali di Orvieto, Viterbo e ingente somma di circa lire centomila, sono artiglieria, al loro posto di dovere e di onore per Ascoli; queste le criminose gesta che accompagnarono ritornarne decorati, Ella prodigò ogni cura a in basso: veduta di la dimora di quella bordaglia in Collalto fino al soccorrere quel popolo e dimenticando gli agi Collalto Sabino 17 ripetuto mese di febbraio, giorno in cui il della sua condizione fu vigile al governo della propria azienda agricola in Collalto sì da meri- tare una medaglia di argento per l’esemplare ope- rosità spiegata nei lavori agrari durante l’annata di guerra 1917 (Diploma 10 dicembre 1919). Non allora casualmente i Latini scelsero nel verde e nei monti Sabini la figura araldica del loro stemma e il motto, unde salus inde vita: «do- ve è la salute è la vita», ma la vita non per se stessi, ma per se stessi e gli altri.

36 Lumen Documenti La teleferica La funicolare Ciucci-Cialfi è il primo esempio dello sfruttamento Ciucci-Cialfi industriale del bosco di Pereto. Il progetto dell’impianto è del 28 (Pereto 1934) marzo 1934 e porta la firma dell’ing. Decio Gatta*

da Redazione

« * Archivio di Stato di L’A- a ditta Federico Ciucci e Federico Cialfi è raggiungere lo scarico in pros-simità del paese quila, Prefettura, II serie, IX versamento, b. 608. I brani aggiudicataria del taglio del bosco in contrada San Silvestro a quota 810. Lo scarico riprodotti sono alle pp. 1-4 e MACCHIALUNGA in agro di Pere- è stato previsto in adiacenza alla rotabile, in una 9-10 del progetto. L to (Aquila). [1] Nel dialetto: Cupigliucciu zona pianeggiante che ben si presta per (n.d.r.). L’estensione del bosco è tale da far prevedere eventuali magazzeni e piazzali di deposito. Il [2] Il vallone è invece quello che, dalla lavorazine di esso, debbano ottenersi tracciato scelto, oltre ad avere un andamento di Santo Mauro; l’errore è presente nella tavoletta del- circa 300.000 quintali di prodotti d’esbosco, che tale da essere ben atto all’impianto di una l’I.G.M. usata come base to- devono essere trasportati allo scalo ferroviario teleferica non avendo cam-pate molto ampie, pografica del progetto (n.d.r.). più vicino. né pendenze eccessive il che molto contribuisce La natura della merce da trasportare (carbone, al sicuro esercizio della linea, offre il vantaggio di traverse), il quantitativo di essa, l’ubicazione del non provocare danni rile-vanti alla proprietà bosco hanno ridotto a studiare una teleferica privata, dato che attraversa unità fondiarie o che, partendo dal detto bosco, permetta di incolte o di valore infimo. raggiungere direttamente la rotabile che mena Il tronco secondario che si svolge tutto nel bo- allo scalo ferroviario di PERETO. [...] sco parte da quota 1480 e scende a quota 1280 Il tracciato prescelto ha andamento Nord- per collegarsi al tronco principale. Ovest Sud-Est ed è costituito da un tronco […] Il sistema funicolare prescelto è quello Sotto: disegno di un principale di 4000 metri circa ed una continuo a tre funi […], due portanti ed una tipo di cavalletto diramazione di 700 metri circa. Il tronco continua detta traente. Le funi portanti saran- usato nella principale ha inizio nel cuore del bosco, in un no tese alla distanza di m 1,50 tra loro e saranno realizzazione della punto ove è facile ed agevole l’accostamento del ammarrate nelle stazioni estreme. Su una delle teleferica materiale da tutte le direzioni. La quota di funi portante dei carichi scorreranno i carrelli partenza è di m 1280; dalla partenza che trovasi carichi di materiale in discesa, sull’altra por- nella contrada MACCHIALUNGA la linea ha tante dei ritorni scorreranno i carrelli vuoti Segnalazione archivistica: Michele Sciò inizio con una pendenza media dell’11% e muoventesi in senso inverso. La traente è d o p o a v e r continua e connette i carrelli discendenti con attraversato per circa quelli ascendenti. Il tronco principale è lungo 1000 metri il bosco, m. 4364 con un dislivello di 470 metri, quello sbocca nella contrada secondario è lungo 726 ed ha un dislivello di Cap-pelluccio [1]. 200 metri. Q u i v i , I due tronchi lavoreranno indipendentemente nell’attraversare il nel senso che ognuno avrà una propria traente Vallone S. Marco [2], e le portanti ammarrate indipendentemente si ha la massima cam- l’una dall’altra: le portanti dei due tronchi pata di 620 metri, saranno collegate tra loro con rotaie pensili a mentre per tutto il ri- fungo in modo da facilitare il passaggio da un manente tratto la li- tronco ad un altro». n e a s i s v o l g e Si descrivono i dati tecnici della linea: le funi portanti c o m p l e t a m e n t e erano in acciaio con diametro di 22 mm e resistenza poggiata. specifica di 150-160 kg mmq, le funi traenti avevano Dalla contrada Cap- 12 mm di diametro e per esse si era calcolata una pelluccio si passa nella tensione massima di 6800 kg, avendo queste corde un contrada San Marco e carico di rottura di 27900 kg ci si poteva giovare di un quindi nella contrada coefficiente di sicurezza pari a 4,1, idoneo F o r m a , p e r soddisfacente per quel tipo di teleferica.

Lumen 37 Erano previsti due tipi di cavalletti per il sostegno stabilità dei vagoncini che viaggiavano a 0,80 m al della linea: uno per altezze fino a sei metri, l’altro per secondo con carichi massimi di kg 180 (a vuoto elevazioni superiori. pesavano kg 20 ed erano disposti a m 146 l’uno «Il carrello è costituito da un’asta verticale por- dall’altro). Ordinò anche che la zona sottostante le tante all’estremità superiore una puleggia d’ac- funi presso la stazione inferiore fosse adeguatamente ciaio che scorre sulla fune portante. All’altro protetta con filo spinato onde evitare che persone e estremo termina con un gancio, al quale si animali venissero investiti dai carichi. attacca la catena che avvolge e sostiene la carica. Il mancato collaudo della linea secondaria si giusti- Il gancio è lungo m 0,70 ed a circa 20 cm fica con le mutate condizioni di lavoro nel bosco che dall’estremità inferiore si allarga formando una avevano indotto la ditta appaltatrice del taglio a piastra rettangolare di m 0,10x0,15. Nel mezzo modificare la dislocazione delle diramazioni della della piastra è ricavata una feritoia entro la teleferica. I boscaioli, dopo aver terminato il lavoro in quale passa una ganascia d’acciaio che serve a un settore della macchia, si spostavano altrove indu- fissare il gancio alla fune di trazione e dall’altra cendo l’ing. Gatta a presentare il 15 marzo del ’35 è forato in modo che in esso si può introdurre una variante per la costruzione di due linee un cuneo d’acciaio che stringa fortemente la secondarie. La prima, «dalla stazione intermedia cordina di trazione». a quota 1280, si approssimava alla cima della Leggiamo ancora: «Dovendo la linea attraversare Montagno-la a quota 1590. una via mulattiera sarà questa protetta da un Sviluppo orizzontale m 812 ponte di legno così come indicato nei disegni; Dislivello m 310 sul piano superiore del tavolato sarà disposto Pendenza media della linea 38% uno strato di fascine per attutire l’urto per Appoggi intermedi: n. 7», la seconda che un’eventuale caduta del carico». muovendo sempre dalla stazione intermedia «si Il sistema frenante era sistemato nella stazione estende in direzione della vallata Campolungo. In alto: disegno del superiore ed era un freno a nastro che agiva sulla Sviluppo orizzontale m 2500 carrello usato per il ruota motrice, tramite esso si regolava la velocità della Dislivello m 120 trasporto dei carichi linea che era fissata sui 0,80 metri al secondo. Pendenza media della linea 8% e topografia della Le stazioni della teleferica comunicavano tra di loro linea. Il disegno è con una linea telefonica stesa sui cavalletti di sostegno quello della variante della teleferica. presentata nel 1935. Il Prefetto di Aquila autorizzò la costruzione della La linea tratteggiata linea il 29 maggio 1934 con decreto n. 7703. indica la diramazione Il 25 aprile 1935 fu collaudato il tratto principale presente nel progetto della teleferica, quello lungo m 4364, ma non il del ‘34; in basso: secondario di m 760. Il tecnico che effettuò i controlli particolare del constatò l’ottima esecuzione dei lavori lungo l’intera sistema di traino linea (che poggiava su 30 cavalletti) e verificò la

38 Lumen Documenti I soldati austriaci Con i moti carbonari del 1820 Ferdinando I di Borbone concede la a Colli di Costituzione nel Regno delle Due Sicilie. Montebove (1821) Nel marzo 1821 gli austriaci invadono il Regno e nel passaggio saccheggiano Colli di Montebove*.

da Redazione

* Archivio di Stato di L'Aqui- rocesso verbale riguardante la considerabilissimi nei mobili devastati, nelle la, Intendenza, serie II, b. 526A. verifica de’ danni ricevuti dal detto biancherie involate, nelle derrate e vini [1] Vedi Libro decurionato Comune di Colli. totalmente consumati, ed in moltissimi bestiami 1822, cc, 7r-7v, in Archivio P Storico Comune di Pereto, di ogni genere, oltre di una grandissima, e Cat. I, classe 9, b. 1, fasc. Oggi che sono li dodici marzo milleottocento generale mancanza di strami. In questo 2. ventuno nel comune di Colli alle ore diecisette. generale saccheggio le famiglie, che hanno Noi Benedetto Lauri eletto di polizia, e ricevuto il danno maggiore sono quelle del sig.r sacerdote D. Giansante Caroli paroco della Antonio Panegrossi più di ogni altra, Benedetto chiesa parocchiale del detto comune sui riclami Caroli, Gio: Filippo Gervasi, Girolamo Paluce, verbalmente fattici da tutti li cittadini di questo Gio: Andrea Berardini, Giuseppe Lauri, comune di Colli i quali a motivo, che in questo Angelo Berardini. Perciò noi abbiamo redatto comune vi era una fortificazione militare, si [in] triplice [copia] il presente processo verbale appartarono dal paese fin dal giorno dieci sul anche ad agetto di far palese li danni che ha timore di perdere la vita in occasione sofferto questo misero comune. dell’ingresso della truppa austriaca, che in detto giorno qui giunse, e ne partì il giorno di L’eletto ieri dirigendosi porzione per Rocca di Cerro, e Benedetto Lauri Tagliacozzo, e porzione ritrocedendo, nel Giansante Caroli parroco ritorno fatto alle proprie case le hanno ritrovate Marcantonio Berardini decurione saccheggiate a motivo di due giorni di Benedetto Caroli decurione permanenza in questo piccolo paese, dove non Il Sindaco si ritrovava alcuno che potesse somministrargli B. Persili il bisognevole. Avendo in seguito questi cittadini domandate, che da noi si accedesse sui Un fatto analogo accadde a Pereto il 9 marzo luoghi per farne legalmente la verifica, ed 1821quando i soldati austriaci, insieme a quelli avendo alle loro domande inerite, assistiti dai napoletani rimasti fedeli alla monarchia borbonica, Decurioni Benedetto Caroli, e Marcantonio tolsero dalle casse comunali 35 ducati e 38 grana, Berardini ci siamo unitamente portati nelle razziando nel paese 4 bovini, pane, vino e altre loro case dove abbiamo osservato che ciascuno vettovaglie [1]. secondo il proprio stato ha ricevuto danni

A lato: soldati austriaci (1848)

Segnalazione bibliografica: Paola Nardecchia

Lumen 39 Ristampa Cronache di una La rivoluzione che investì il Regno delle Due Sicilie nel 1820 fu soffocata invasione (1821) dall’esercito austriaco nei primi mesi del ‘21. La difesa degli Abruzzi ad opera di Guglielmo Pepe interessò anche la stampa straniera*.

n the 20th, Pepe arrived at Il giorno 20, Pepe arrivò all’Aquila dove Aquila, where he fixed his head- approntò il suo quartier generale. Il tempo era quarters. The weather was cold, freddo e in alcune zone c’era molta neve al Oand in some parte there was suolo. Intanto gli austriaci che nel frattempo much snow on the ground. By this time, the avevano lasciato i loro quartieri oltre il Po, alla Austrians, who, having broken up from their fine di gennaio avevano raggiunto Bologna, l’8 quarters beyond the Po, in the end of January, febbraio fecero la loro comparsa ai confini degli had reached Bologna on the 8th of February, Abruzzi. Pepe si rese conto che la sua armata made their appearance on the frontier or the consisteva di otto battaglioni di truppe regolari Abruzzi. Pepe found that his army consisted of e duecento cavalieri con queste misere forze eight battalions of regular troops, and two doveva difendere un confine di 150 miglia. È hundred cavalry; and with this paltry force he vero che la milizia era avviata; ma il nemico era was to guard a line of one hundred and fifty alle porte, mentre la Calabria e la Puglia erano * Il brano è tratto da The an- nual register or a view of miles in extent. It is true, the militia were now distanti dal suo quartier generale più di trenta the history, politics, and lite- ordered out; but the enemy were at hand, while giorni di marcia; e la guerra si sarebbe decisa, rature, of the year 1821, the Calabrias and Apulia were distant from his prima che le truppe di quelle provincie London 1822, pp. 228-231. head-quarters more than thirty days march; sarebbero venute a conoscenza che era iniziata. and the war would be decided, before the Certo, gli era stata data assicurazione che il pri- troops or there provinces knew that it was mo corpo di armata, al comando del generale begun. He was assured, indeed, that the first Carascosa, l’avrebbe assistito, o attaccando gli corps under general Carascosa would assist austriaci ai fianchi, o mandandogli dei rinforzi. him, either by threatening the Austrians on the Ma il 27 febbraio, fu informato dall’amba- fiank, or by sending him reinforcements. But, sciatore spagnolo, che Carascosa aveva preso on the 27th of February, he was informed by the posizione a San Germano, il che, lo aveva Spanish ambassador, that Carascosa had taken lasciato interamente isolato e distante, e che il up positions on San Germano, which left him nemico avrebbe diretto l’intera sua forza contro entirely isolated and detached, and that the il secondo corpo d’armata. Nel frattempo, enemy were about to direct the whole ot their Pepe, fu raggiunto da alcuni battaglioni di force against the second corps. In the mean milizia che incrementarono più il numero che il time, Pepe was joined by some battalions or reale apporto. Essi erano senza mantelli e mal militia; who added more to his numbers than to nutriti ed erano armati con fucili da caccia his real strength. They were without cloaks and senza baionette. Questi fucili da caccia erano badly fed, and were armed with fowling pieces così malridotti che il generale pensò di without bayonets. These fowling pieces were so sostituirli con picche. Non risultò un disagio da useless, that the general thought it advisable to poco per questi soldati inesperti, che la fatiga subetitute pikes in their stead. It was no slight della prima marcia fosse aggravata dalla misfortune for these raw soldiers, that the necessità di bivaccare sulla neve e finirono per fatigue of a first march was increased by the unirsi a un’armata che non aveva mezzi per In alto: frontespizio necessity of bivouacking in the snow, and ended supplire alle loro esigenze. Pepe chiese truppe dell’opera in joining an army which had no magazines to e scorte; ricevette invece mappe e schemi della supply either its own wants or theirs. Pepe campagna; e il 6 marzo, quando il nemico wrote for troops and supplies; he got maps and minacciava le sue posizioni su tutti i lati, egli Traduzione dall’inglese: schemes of the campaign in return; and on the ricevette un dispaccio dal ministro della guerra don Fulvio Amici 6th of March, when the enemy were che gli comunicava il piano di un campo Segnalazione bibliografica: Michele Sciò threatening his positions on all sides, he trincerato all’Aquila che doveva essere

40 Lumen received a dispatch from the minister at war, fortificato con cannoni che ancora non avevano communicating to him the plan of an lasciato Napoli. L’Aquila è a circa trenta miglia entrenched camp at Aquila, to be fortified with dal confine. Pepe avanzò da li e concentrò le sue cannon which had not yet left Naples. forze intorno a Civita Ducale. Tre o quattro Aquila is about thirty miles from the frontier. miglia da Civita Ducale, ma all’interno dello Pepe advanced from it and concentrated his Stato della Chiesa e a circa quaranta miglia da forces around Civita Ducale. Three or four Roma, c’è la città di Rieti; e in quella direzione il miles from Civita Ducale, but within the Papal generale Geppert aveva avanzato con parte di state, and about forty miles from , in the quella divisione dell’armata austriaca la quale town of Rieti ; and thither general Geppert had era comandata dal conte Walmoden. Un’altra advanced with part of that division of the parte dello stesso corpo, al comando del Austrian army, which was commanded by colonnello Schneider, era ferma a Pie’ di Lugo, count Walmoden. Another part or the same dieci miglia a nord di Rieti sulla strada che corps, under colonel Schneider, was stationed porta a Spoleto; inoltre una divisione at Pìé di Lugo, ten miles north or Rieti on the comandata dal generale Stutterheim, fu road towards Spoleto; and a division, schierata a Tivoli, trentadue miglia a sud di commanded by general Stutterheim, was Rieti. In questa posizione delle relative armate, posted at Tivoli, thirty-two miles to the south of Pepe pensò che non poteva più a lungo Rieti. In this relative position of the armies, rimanere inattivo. Le prime notizie, che aveva Pepe thought that he could no longer remain ricevuto al suo arrivo a Città Ducale il 6 marzo, ina-ctive. The first news, which he had received erano che tre battaglioni di milizie, uno da upon his arrival at Civita Ducale, on the 6th of Campobasso, e due da Teramo, erano allo March, was, that three battalions of militia, one sbando. Lo sbandamento, era da attribuirsi and from Campo-Basso, and two from Teramo, had alcune misure, alla fatiga e privazioni ai quali si disbanded. The disbanding was attributed in erano trovati tutti esposti, ma in gran parte some measure, to the fatigue and privations to anche dall’influenza delle proclamazioni, che which they found themselves all at once erano state distribuite in tutto il paese da agenti exposed, but in a great degree also to the austriaci entrambe in nome di Ferdinando e del influence of the proclamations, that were distri- Frimont, comandante in capo degli austriaci. buted through the country by the Austrian C’era pericolo che questo negativo esempio agents, both in the name of Ferdinand, and in fosse seguito da altri battaglioni. Il nemico that of Frimont, the Austrian commander in stesso, si era concentrato in tali forze alle ali dei chief. This dangerous exemple was likely to be napoletani, che c’era ragione di temere che essi followed by other battalions. The enemy, too, avrebbero immediatamente aggirato le were collected in such force on the wings of the posizioni di , Tagliacozzo e Neapolitans, that there was reason to . Ritirandosi, senza rischiare di apprehend, that they would immediately turn incontrare il nemico, avrebbe scoraggiato le the positions of Antrodoco, Tagliacozzo, and truppe. Per queste ragioni, Pepe prese la Leonessa. To have retreated, without once decisione; e la mattina del 7 attaccò gli austriaci venturing to encounter the enemy, would have a Rieti, con una forza consistente di tremila discouraged the troops. For these reasons, soldati regolari e settemila della milizia; mentre Pepe determined to make a reconnoissance; ad altri duemila aveva ordinato di avanzare and on the morning of the 7th, he attacked the dalla sua destra verso Pie di Lugo per allarmare Austrians at Rieti, with a force consisting of il nemico su quel lato e tenerlo indeciso. Le three thousand regular troops and seven schermaglie durarono sette ore ma con piccoli thousand militia; while two thousand more spargimenti di sangue su entrambi i lati. Gli troops had orders to advance from his right to austriaci avevano circa cinquanta uomini uccisi Piè di Lugo, to alarm the enemy on that side, e feriti. Nel frattempo il nemico aveva and keep them in indecision. The skirmish concentrato una considerevole forza nella lasted seven hours, but with little bloodshed on pianura, e si stava preparando a forzare il lato either side. The Austrians had about fifty men destro della posizione di Pepe. Pepe perciò, killed and wounded. In the mean time, the benché fino a quel momento i regolari e la enemy had collected a considerable force in the milizia, per usare le sue parole, lo avevano In alto: Ferdinando plain, and were preparing to force the right of lasciato con ben poco rammarico sul loro com- I di Borbone, Pepe's position. Pepe, therefore, though up to portamento, diede i suoi ordini per sovrano del Regno this moment, the regulars and militia had, to retrocedere, per guadagnare più forti posizioni delle Due Sicilie use his own words, left him LITTLE to complin of in a distan-za di un miglio e mezzo. La prima linea all’epoca della their conduct, made his dispositions for retreat, comin-ciò il suo movimento in buon ordine; ma rivoluzione

Lumen 41 in order to take up la milizia, non essendo abituata a raccogliersi o much stronger posi- mantenere i loro ranghi, cadde in confusione, tions at the distance of non ascoltò più a lungo comandanti e si disper- a mile and a half from se tra gli altipiani. Parte della prima linea ora the first. The front li- seguiva gli esempi della seconda; ma ancora ne commenced its mo- rimaneva un sufficiente numero di soldati che vement in good order; si ritirava con regolarità, per indurre il but the militia in the generale a sperare che entrambe le truppe e la second, being unaccu- milizia, ripresesi dal loro momentaneo panico, stomed to rally or pre- si sareb-bero radunate ad Antrodoco. In serata serve their ranks, fell Pepe stesso arrivò ad Antrodoco e vide che, fino into confusion, and, alla seguente mattina, era impossibile giudicare no longer listening to gli effetti del disastro. Durante la notte, un their officers, disper- conti-nuo fuoco di moschetti, fu sentito ai sed among the hei- differenti bivacchi; così che la milizia, ghts. Part of the first credendosi inseguita dal nemico, continuò a line now followed the sbandarsi senza aspet-tare il nuovo giorno. Al example of the se- mattino la dispersione era così completa che cond; but there still con difficoltà solo poche centinaia di uomini remained a sufficient number of soldiers who poterono raccogliersi ad Antrodoco. Corse retreated with regularity, to induce the general voce che lo stesso Pepe fosse ucciso o fatto to hope, that both troops and militia, prigioniero e che varie migliaia delle sue recovering from their momentary panic, would truppe fossero fatte a pezzi dalla cavalleria del rally at Antro-doco. Pepe himself arrived at nemico. I battaglioni nazionali che erano in Antrodoco in the evening, and saw that, until marcia per raggiungerlo, pensando che tutte le the following mor-ning, it was impossible to speranze di resistenza erano perse judge of the effects of the rout. During the immediatamente si sbandarono anche essi. Nei night, a continual fire of musquetry was heard giorni seguenti, gli austriaci continuarono i at the different bivouacks; so that the militia, loro successi su tutte le linee, e si trovarono believing themselves pursued by the enemy, davanti solo gruppi sparsi di truppe che non continued to disband without waiting for the facevano nulla per opporsi alla loro avanzata. Il appearance of day. At daybreak, the dispersion giorno 9 i corpi di Walmoden, avanzarono sulla was so complete, that it was with difficulty a few strada verso l’Aquila e si impadronirono dei hundred men could be collected at Antrodroco. passi di Borghetto e Antrodoco alla sorgente The report was every where spread, that Pepe del fiume Velino. I napoletani abbandonarono himself was either killed or taken prisoner, and le posizioni una dopo l’altra, mostrando una that several thousands of his troops had been cut scarsa resistenza, e questo in un territorio assai in pieces by tre enetny's cavalry. The national duro per natura e che erano stati resi ancora i battalions, who were on their march to join him, più forti con arte. Il 10 Walmoden attraversò le thinking all hopes of resistance gone, montagne a passo di Corno, oltre quelle le immediately disbanded themselves. acque scendevano verso il mare Adriatico. Qui, On the subsequent days, the Austrians followed anche i napoletani, successivamente up their successes on the whole of their line; abbandonate le postazioni di madonna di and found only scattered band-fuls of troops Grotto e San Tomaso, lasciarono indietro due opposed to them, who made no attempt to cannoni da campo. Alle sette della sera, gli prevent their advance. austriaci fecero la loro comparsa davanti On the 9th, Walmoden's corps advanced on the l’Aquila, dove si aspettavano di incontrare una road toward Aquila, and made themselves formidabile resistenza. La città è fortificata e master of the strong passes of Borghetto and situata su un colle: essa era stata per parecchio Antrodoco at the head of the river Velino. The tempo il quartier generale di Pepe ed era il Neapolitans abandoned point after point with posto dove le sue scarse forze si erano dirette scarcely a show of resistance; and this in a coun- per riunirsi nuovamente. Con loro grande try excessively strong by nature, and which sorpresa, una delegazione si presentò per dire they had actually been employed in rendering loro che la città era stata evacuata e per invitare still stronger by art. On the 10th, Walmoden Walmoden a occuparla. Il comandante del crossed the mountains at the Passo di Corno, castello aprì i cancelli della fortezza senza un In alto: Guglielmo beyond which the waters flow toward the A- attimo di esitazione. Il giorno 11 il generale Pepe driatic. Here, too, the Neapolitans successively Geppert, supportato da Walmoden, avanzò 42 Lumen abandoned the posts of Madonna di Grotto and verso Popoli. Un altro San Tomaso, leaving at the latter two field- corpo, al comando del pieces. At seven in the evening, the Austrians colonnello Schneider, appeared before Aquila, where they expected nel frattempo, avanzò to encounter a formidable resistance. The town da Leonessa a La is fortified, and situated on a hill; it had, for Porta e di là verso some time, been general Pepe's head-quarters, Monte Reale. La divi- and was the point where his scattered forces sione di Shutterheim, had been directed to re-assemble. To their che si trovava a Tivoli, great surprise, a deputation came out to tell avanzò il giorno 9 fino them that the town was evacuated; and to invite a Carsoli, attaccò le Walmoden to occupy it. The commandant of colline e catturò un the castle opened the gates of the fortress cannone. Tre bat- without a moment's delay. On the 11th, general taglioni di fanteria, Geppert, supported by vennero anche distac- Walmoden, advanced towards Popoli. Another cati da Rieti attraverso corps under colonel Schneider had, in the Colle-Alto su Capara mean time, proceeded from Leonessa to La d’Osso [Capradosso] Porta, and thence to Monte Reale. The division e Carsoli, con l’inten- of Stutterheim, which had been posted at to di favorire le mano- Tivoli, proceeded on the 9th to Carsoli, atta- vre della divisione di Stuterheim, e seguire il cked the hills, and took one piece of connon. nemico sulla strada in direzione di Sul-mona: il Three battalions of infantry, also, were resto della di-visione doveva rinforzare il detached from Rieti by Colle-Alto on Capara principale corpo di armata a Valmontone. Il d'Osso and Carsoli, with intent to favour the risultato di queste operazioni fu quello di movement of the division of Stutterheim, and lasciare il Regno aperto all’invasione. Lo stesso to follow the enemy on that road, by taking the Pepe aveva abbandonato l’Aquila la mattina del direction of Sulmona: the rest of this division giorno 10 avendo precedentemente ordinato a was to reinforce the main body of the army at tutti i generali di ritirarsi in tempo, in modo da Valmontone. non tagliar fuori il piccolo distaccamento che The result of theae operations was, to lay the ancora gli rimaneva. Questi ordini, all’ultimo, kingdom open to the invader. Pepe himself had furono eseguiti puntualmente. Egli, nello quitted Aquila on the morning of the 10th, stesso tempo, ordinò agli ufficiali dei battaglioni having previously issued orders to all the ge- nazionali di ritirarsi nei loro rispettivi distretti, nerals to make a timely retreat, in order not to per riorganizzare le loro file in otto giorni, be cut off with the small detachments which still incontraronlo tra Saler-no e Avellino. In alto: soldato remained with them. These orders, at least, «Monteforte», egli disse nel suo proclama, «sarà austriaco; in basso: were punctually obeyed. He at the same time il nostro punto di raduno e i vostri ufficiali vi soldati borbonici directed the officers or the national battalions condurranno in un to return to their respective districts, and to re- luogo il quale sarà organize their battalions in eight days, when consacrato ai posteri. Voi they were to meet him between Salerno and avete fatto abbastanza Avellino. “Monteforte”, said he, in his per il momento. Tutto il proclamation, «will be our rallying point, and bene che avete fatto è da your officers will conduct you to a spot, which attribuirsi al vostro will thereby be consecrated to posterity. You valore; e i vo-stri errori have done enough for the first time; all the sono stati pro-vocati good you have effected, is attributable to your dalla inesperienza, poca own valour; and your errors have proceeded disciplina e alla fatica che from inexperience, want of discipline, and the avete sottovalutato. Io fatigue you had untlergone. I do not blame non vi incolpo, ma, vi you, but I call upon you for a reparation. I invito a riparare. Vi expect you at Monteforte, where you must aspetto a Monteforte wash off the stains of Rieti». From Caatel de dove dovete cancellare gli Sangro, Pepe wrote to the regent and errori di Rieti». Da Castel parliament, that his corps would be re- di Sangro, Pepe scrisse al organized in a fortnight; and on the l7th of the reggente e al parla- month, re-paired in person from Isernia to mento che il suo corpo

Lumen 43 Ristampa Scoperte presso Il brano è tratto dalla Cronachetta mensuale di Scienze Naturali e Carsoli (1885) d'Archeologia redatta dal prof. Mario Armellini, 1885, fascicolo 5 (maggio), pp. 75-76

da Antonio canonico Zazza

« a un gentile nostro associato rintracciare l’uso di esse e lo scopo. Al principio riceviamo queste notizie che per supponeva che fosse una via sotterranea che m a n c a n z a d i s p a z i o portasse ad un celebre antichissimo Monastero Dpubblichiamo con qualche detto S. Maria in Cellis, e che servisse per ritardo. Nel fare una trinciera nella costruzione mettere in salvo i monaci in tempo di qualche della nuova ferrovia Roma Sulmona, circa un aggressione, ma per quante ricerche si siano chilometro lungi dall’attuale Carsoli, distante fatte, il cunicolo dove ebbe principio finì, e solo uno e mezzo dall’antica Carseoli fu rinvenuta prosegue a due binari sorti dopo. Poco sopra i una fabbricuccia con alcuni pezzi di pietre due binari vi è una gran roccia di sasso calcareo scalpellate, una base di colonna, come un altra e le gallerie sono lavorate nel tufo, e con gran base fu trovata poco distante nell’istesso maestria, e precisione. È da avvertirsi, che quel diametro, in detta fabbricuccia ossia fra i ruderi sito pare sia monumentale, ivi si rinvengono di essa furono trovati molti fuori [=lucerne] di molte monete, anelli di oro, modelli di terra terra cotta un poco più piccoli di quelli che si cotta, armi antiche, idoli ecc., che conservansi trovano nei nostri antichi sepolcri ed altrove, dai Signori Mari, tutto ciò poco sotto detti colla differenza che questi lumi, aveano un cunicoli. ristacco al di dietro, con un buco, sicché ho La strada Valeria le passava a fianco: tali supposto che si attaccavano con un filo di ferro cunicoli debbono portare ad un centro, forse alle pareti e al tufo nell’uso della luce di essi, per strategia militare, mentre la povera Car- anzi uno che un lavorante mi diede dal seoli resistette ai Romani per più lungo tempo continuo uso era di molto logoro, ed annerito al di Rieti, Alba Fucense, Sora, Ascoli; come da becco. Tito Livio, benché fosse prossima a Roma, più I detti lumi per quanto ho potuto osservare, dell’altre città, ed invero il suo fabbricato, era di erano della forma di quei dei sepolcri più o una grande estensione, più di Tivoli ed altre meno lavorati. Prossima a questo luogo si trova città dei nostri dintorni. Sopra: una pagina una galleria, ossia piccolo cunicolo intagliato Sospetto anche che tali cunicoli, immettono a dell’opera citata nel tufo, in guisa che un uomo potesse lavorarlo Catacombe». ed un altro portare via lo sterro, dopo alcuni metri termina nel verso della galleria sola, e si Segnalazione bibliografica: Paola Nardecchia divide in due capi, uno verso il ponente, e

Pubblicazione della Associazione Culturale NORME PER GLI AUTORI ATTIVITÀ DELLA ASSOCIAZIONE Lumen (onlus) L’Associazione Culturale Lumen pubblica scritti Conferenze: 2 giugno, per il decennale 67061 Pietrasecca di Carsoli (AQ) di autori italiani e stranieri a carattere divulgati- dell’Associazione via Luppa, 10 vo, utili alla vita sociale e culturale della piana Escursioni: itinerari naturalistici e storici. E-mail: [email protected] del Cavaliere e dei territori limitrofi. Gli articoli Visite guidate: musei, luoghi d’arte e siti devono essere realizzati con videoscrittura archeologici. Redazione: don Fulvio Amici, Claudio De idonea all’ambiente IBM e compatibili (non Collaborazioni: con scuole, ricercatori, studenti Leoni, Terenzio Flamini, Sergio Maialetti, Macintosh) e inviati ai nostri indirizzi. La universitari e comuni. Paola Nardecchia e Michele Sciò. collaborazione è intesa a titolo gratuito. Gli Illustrazioni in copertina: Castello di Collato autori sono responsabili dei contenuti presenti Biblioteca: dotata di volumi di archeologia, storia locale e generale, arte, letteratura, periodici e Sabino (da: Terra Sabina, 1923, fascicolo 8) nei loro scritti. Le bozze verranno corrette materiale archivistico. Immagini: le illustrazioni sono tratte dalle internamente e non saranno allestiti estratti, ma verranno inviate agli autori n. 2 copie del Stampa: il foglio di Lumen e i Quaderni di opere citate e dal web fascicolo sul quale compare il loro articolo. Lumen.

Composizione: M. Sciò Tipografia: MCM, località Recocce - Carsoli (AQ) - tel.: 0863 992122 E-mail: [email protected] 44 Lumen