COMUNE DI ALATRI

PROVINCIA DI

PROBLEMATICHE IDRAULICHE DEL FIUME COSA SUL TERRITORIO COMUNALE

Codice SIRDIS XX8211

VERIFICA DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO

PROBLEMATICHE IDRAULICHE DEL FIUME COSA VERIFICA DEL RISCHIO SUL TERRITORIO COMUNALE DI ALATRI ARCHEOLOGICO

INDICE

1.PREMESSA...... 3

2. SINTESI DESCRITTIVA DEGLI INTERVENTI...... 3

3. INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO...... 5

4.CRITERI DI VALUTAZIONE DELLA POTENZIALITÀ ARCHEOLOGICO ...... 6

5. IL CONTESTO ARCHEOLOGICO ...... 7

5.1 LA CENTURIAZIONE DELL’AGER ALATRENSIS………………..11

5.2 RINVENIMENTI ARCHEOLOGICI……………………………..…….12

5.3 IL RISCHIO ARCHEOLOGICO DA PTPR…………………………...13

6. VERIFICA DELLO STATO DEI LUOGHI E MONITORAGGIO DI SUPERFICI...... 14

7. VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ ARCHEOLOGICHE...... 16

8. BIBLIOGRAFIA GENERALE DI RIFERIMENTO ...... 18

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1. PREMESSA

Il presente documento è stato elaborato per conto del di Alatri (Fr), in relazione al progetto di “Risoluzione problematiche del fiume Cosa ne territorio comunale di Alatri”. Lo studio è volto a definire il contesto storico-archeologico del bacino del fiume Cosa al fine di valutare il rischio archeologico dell’area interessata dall’opera in progetto e di verificarne eventuali interferenze. Gli interventi previsti, come illustrati nella relativa “Relazione tecnica generale, consistono nella realizzazione delle opere di sistemazione per il ripristino dell’officiosità idraulica del corso d’acqua, mediante riprofilatura del terreno, realizzazione di opere di protezione spondale a difesa della strada e delle costruzioni limitrofe al fiume, nonché la realizzazione di un nuovo ponte. I lavori interesseranno l’interno dell’alveo fluviale, piuttosto incassato, e saranno, quindi, poco visibili dall’esterno e, comunque, non altereranno in alcun modo gli aspetti paesaggistici o panoramici del territorio attraversato dal fiume. La realizzazione di questo tipo di opere pubbliche si potrebbe connotare in modo innovativo nell’ambito del rapporto tra infrastruttura e territorio, divenendo così anche un’occasione per una migliore comprensione delle dinamiche insediative e dei loro processi di formazione e, dunque, per una conoscenza più ampia e approfondita della storia di un territorio.

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Fig. 1. Inquadramento area d’intervento su ortofoto.

Fig. 2. Stralcio CTR 1:10.000, con indicazione delle aree d’intervento.

2. SINTESI DESCRITTIVA DEGLI INTERVENTI

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PROBLEMATICHE IDRAULICHE DEL FIUME COSA VERIFICA DEL RISCHIO SUL TERRITORIO COMUNALE DI ALATRI ARCHEOLOGICO In particolare gli interventi in progetto saranno attuati mediante le seguenti azioni:

1 PONTE e TRAVERSA D’ALLOGGIO

a) Demolizione e ricostruzione del ponte d’Alloggio con una sezione idraulica sufficiente a consentire il deflusso della portata di piena con tempo di ritorno duecentennale garantendo un franco idraulico di 1,5 m; b) Ricostruzione delle protezioni spondali a monte ed a valle del ponte in modo da sostituire quelle che sono crollate, o in procinto di crollo, con nuove opere che garantiscano l’officiosità idraulica del nuovo ponte e la sicurezza delle strade, dei servizi e della casa circostanti il ponte; c) Costruzione di due soglie di fondo mediante massi di pietrame interrati nell’alveo esistente per bloccare l’erosione del letto fluviale a monte ed a valle della traversa crollata che rimarrà in alveo; d) Rincalzo in pietrame dei salti del fosso Caravicchia nel breve tratto d’immissione nel fiume Cosa.

Fig. 3. Panoramica del ponte d’Alloggio.

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Fig. 4. Panoramica traversa d’Alloggio.

Fig. 5. Particolare erosione alveo in prossimità della tracersa d’Alloggio.

2 TRAVERSA DEL PONTE CELLERANO a) Ricostruzione della parte di traversa crollata in cemento armato rivestito con muratura di pietrame calcareo ottenuto dalla demolizione e recupero dei resti della traversa preesitente ; b) Spostamento della ghiaia depositata sotto la campata destra del ponte e suo rimpiego come riempimento a monte della nuova traversa ;

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Fig. 6. Panoramica traversa di ponte Cellerano.

Fig. 7. Particolare traversa di ponte Cellerano.

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3 ANSA DI CAPRANICA a) Costruzione di una scogliera in massi calcarei rinverditi con talee di salice nel tratto soggetto ad erosione ; b) Spostamento della ghiaia depositata in sponda sinistra e suo rimpiego come riempimento a tergo e tra i massi della nuova scogliera della sponda destra;

c) Rimozione di arginelli in terra in sponda destra che impediscono l’espansione dell’onda di piena sulle aree golenali .

4 PONTE ROMANO a) Rimozione dei depositi di ghiaia a monte e valle del ponte per reindirizzare la corrente in asse con il ponte; b) Ricostruzione dell’arcata del ponte riutilizzando i conci e le pietre che saranno recuperate a valle del ponte stesso, opportunamente integrate con pietre provenienti da cava di prestito locale da impiegare come riempimento nei tratti non a vista; c) Rimozione degli arginelli in terra che si trovano in sponda destra a monte del ponte al fine di consentire il deflusso idrico nell’area golenale che si trova in destra del ponte; d) Realizzazione di una scogliera di massi calcarei rinverditi con tale di salice che verrà realizzata sulla sponda destra a valle del ponte per riparare le sponde danneggiate su una lunghezza di circa 50 m; e) Riparazione del muro spondale che si trova a monte del ponte in riva sinistra. f) Formazione di una piccola scogliera a monte del ponte in sponda sinistra e destra per evitare la formazione di vortici ; g) Formazione di una soglia di fondo a forma di rampa a monte del ponte per raccordare il profile attuale dell’alveo con il nuovo profilo che sarà ottenuto dragando l’elaveo stesso. Tale soglia sarà realizzata con scogliera di massi calcarei.

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Fig. 8. Panoramica dei resti del ponte, in loc.tà Ponte Romano.

Fig. 9. Particolare del ponte visto da monte.

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Fig. 10. Particolare del ponte visto da valle.

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3. INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO

Il fiume Cosa nasce tra i monti Ernici, da due sorgenti poste lungo il versante nord occidentale di monte La Forchetta, in Toponimo Capo Cosa a quota 1185 m s.l.m. e in Toponimo Colle Rione a quota 934 m s.l.m, situate entrambe nel comune di (FR). Il Cosa una volta superato il comune di Vico nel (FR), attraversa, in direzione sud-est, la porzione est del territorio del comune di Alatri (FR) per poi sfociare, dopo aver percorso complessivamente 35 km, nel fiume Sacco in prossimità del territorio del comune di .

Riferimenti Cartografici

IGM 1:25000 F 151 II SE ALATRI

CTR Sezioni n. 390050 e 390090 Alatri

Fig. 11. Stralcio IGM 25000 F 151 I NE

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4. CRITERI DI VALUTAZIONE DELLA POTENZIALITÀ ARCHEOLOGICA

Ai fini della valutazione del rischio di un determinato territorio è di grande utilità il grado di conoscenza del tessuto insediativo antico, intendendo con questo un complesso ecosistema che si sviluppa nelle varie epoche, composto da reti viarie, relitti centuriali, centri abitati, necropoli, empori commerciali, centri religiosi, impianti produttivi, tutti inseriti in un contesto geomorfologico di riferimento. I fattori di valutazione per la definizione della potenzialità archeologica si possono riassumere in analisi dei siti noti e della loro distribuzione spazio-temporale, riconoscimento di eventuali persistenze, grado di ricostruzione dei contesti antichi. Questo processo deriva dalle capacità del ricercatore di riunire e valutare le notizie, dal livello di precisione delle informazioni raccolte e dalla quantità delle stesse. Occorre, inoltre, tenere presente il grado e le modalità degli interventi urbanistici moderni, che possono essere causa del degrado o dell’asportazione dei depositi antichi, sia in termini di livelli di conservazione del giacimento sia in termini di potenzialità distruttiva espressa. La possibilità di interferire con strutture o depositi archeologici, in fase di realizzazione di scavi propedeutici alla realizzazione di opere di vario genere, è costituita evidentemente dalla presenza diretta del sito archeologico documentato, dal numero e dalla profondità di giacitura di tali presenze in aree limitrofe. Per le aree relativamente alle quali non sono al momento disponibili dati storici, archeologici, toponomastici e letterari, non è stato possibile fornire in questa sede una definizione del grado di rischio archeologico.

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5. IL CONTESTO ARCHEOLOGICO

La scarsa documentazione archeologica relativa alle più antiche fasi di frequentazione antropica dell’area non permette alcuna concreta ricostruzione circa le dinamiche insediative in età pre- protostorica.

Il Repertorio dei siti protostorici del Lazio (Province di Roma, Viterbo e Frosinone) non evidenzia, infatti, punti di interesse nei pressi dell’area in esame, pur essendo documentate numerose tracce di una frequentazione antropica del territorio nel corso dell’età del bronzo e del ferro. In età protostorica il territorio in esame era occupato dal popolo ernico e la città di Alatri si trovava in posizione strategica a controllo sia della valle del Cosa, che della viabilità pedemontana che collegava il Lazio meridionale interno con la Campania attraverso la valle del Liri. Con la conquista romana e la conseguente “romanizzazione” del centro ernico (ultimi decenni del IV sec. a. C.), i nuovi cittadini romani si insediarono all’interno del tessuto urbano precedente, modificandone l’assetto quasi esclusivamente a livello degli edifici pubblici, che dovevano assumere le forme consone al nuovo modello civico, come ad esempio per l’edilizia templare o per gli edifici che gravitavano attorno alla piazza forense. Inoltre è durante la fase di conquista e successivamente di “romanizzazione” che viene fatta risalire, dalla maggior parte degli studiosi, la piena urbanizzazione di Alatri, anche con la realizzazione delle fortificazioni realizzate in opera poligonale (fine del IV sec. a. C.). A questo periodo si può far risalire anche l’organizzazione e divisione agraria del territorio Alatrense attraverso la pratica della centuriazione, la quale determinò una profonda trasformazione del territorio, dato che portò con se lo sviluppo di nuovi insediamenti urbani, di villaggi, di punti di sosta, luoghi di culto, ma anche di un nuovo assetto della rete viaria.

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Fig. 5 – Stralcio TAV. V del Repertorio dei siti protostorici del Lazio. Province di Roma, Viterbo e Frosinone. Firenze 2007

5.1 LA CENTURIAZIONE DELL’AGER ALATRENSIS L’analisi delle fotografie aeree e la cartografia ha permesso di individuare numerose tracce di una divisione agraria impostata quasi esclusivamente sull’utilizzo di decumani, disposti in direzione ONO – ESE, con un interasse medio di circa 400 m (circa 12 actus). Le caratteristiche morfologiche di questa lottizzazione hanno indotto gli studiosi a datarla alla seconda metà del IV sec. a. C., quando a seguito della fine della Guerra Latina ci fu una precoce espansione romana nel settore orientale del territorio ernico.

5.2 IL RISCHIO ARCHEOLOGICO DA PTPR

Sulla base del PTPR l’area in esame risulta vincolata ai sensi del DM 85 ed è inserita nel Paesaggio naturale. Per quanto riguarda gli aspetti archeologici la tavola di riferimento evidenzia alcuni siti di tipo puntuale noti in bibliografia e di seguito esplicati.

tp060_4104: coord. WGS84 lat. 2383576; long. 4620480. Ponte di Cellerano, Struttura muraria con conci in calcare locale e malta idraulica.

tp060_4102: coord. WGS84 lat. 2383097; long.4620051. Loc.tà Rusciano, resti di vasca romana; Resti di tempio con pavimento in mosaico; Probabile sito dell'abbazia di S. Nicola.

tp060_4118: coord. WGS84 lat. 2383201; long. 4619912. In Toponimo Capranica, ponte romano, cd. Ponte di Basciano.

tp060_4117: coord. WGS84 lat. 2383229; long. 4619508. Monte S. Angelo, mosaici in siti.

tp060_4101: coord. WGS84 lat. 2383673; long. 4618857. In Toponimo Mole Santa Maria, resti di tegoloni per drenaggio e tombe a fossa.

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Fig. 12. Stralcio PTPR su CTR2009 1:5000. 15 Dott.sa Manuela Cerqua Archeologa disciplinata ai sensi della legge 4/2013 Via S. Lucia n. 42 - 03039 Sora (FR) | P.IVA: 02977410600

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6. VERIFICA DELLO STATO DEI LUOGHI E MONITORAGGIO DI SUPERFICIE

L’intervento riguarda il tratto fluviale compreso tra il Ponte d’Alloggio e il cd. Ponte Romano, per una lunghezza complessiva di circa 1300 m. Questa porzione del corso fluviale è caratterizzata da una fitta vegetazione arbustiva che lambisce gli argini e le aree limitrofe del fiume Cosa. La vegetazione, insieme ai depositi di ghiaie trasportate dalle piene non hanno permesso un monitoraggio puntuale dei luoghi, tuttavia si segnala la presenza di resti di strutture murarie e di canalizzazioni pertinenti a mulini, come in prossimità del ponte d’Alloggio e in prossimità del ponte Cellerano. Inoltre nella parte finale dell’intervento è presente il cd. “Ponte Romano”.

7. VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ ARCHEOLOGICHE

Anche se la documentazione disponibile è scarsa e l’area interessata dal progetto non è stata oggetto di indagini sistematiche, la presenza di resti di strutture murarie pertinenti a mulini ad acqua e di strutture a vocazione agricola (queste ultime sono testimoniate dalla presenza sul terreno di materiale fittile e di resti, nel sottosuolo, di pavimentazioni), la sopravvivenza di un ponte di incerta datazione insieme ai relitti di assi centuriali, presuppone che il territorio abbia avuto una frequentazione, senza soluzione di continuità, almeno dall’età romana fino all’epoca moderna (non è da escludere la frequentazione di questa porzione di territorio anche per le epoche precedenti). A quanto detto si deve aggiungere anche l’impossibilità di effettuare ricerche e ricognizioni archeologiche di superficie, trattandosi di una fascia di territorio che, per la sua natura geo-morfologica, risulta difficilmente accessibile, soprattutto a causa dell’importante copertura arborea e per la stratificazione di depositi detritici di fondovalle. Pertanto, in assenza di indagini specifiche che permettano di escludere completamente qualsiasi tipo di presenza archeologica, non è possibile affermare che il rischio archeologico dell’opera sia nullo.

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PROBLEMATICHE IDRAULICHE DEL FIUME COSA VERIFICA DEL RISCHIO SUL TERRITORIO COMUNALE DI ALATRI ARCHEOLOGICO Tuttavia, considerata la tipologia delle opere in progetto, le caratteristiche ambientali del tratto di territorio attraversato dal fiume oggetto dell’intervento di messa in sicurezza e sistemazione idraulica, la carenza di dati di carattere archeologico, noti in letteratura o presupponibili sulla base delle emergenze archeologiche che interessano la porzione di territorio limitrofo e/o pertinente allo stesso contesto di quello in esame, sembra possibile affermare che le opere previste potrebbero determinare un rischio archeologico di grado medio-basso, con un impatto lieve ed estremamente limitato.

Nota

Si precisa che ogni prescrizione in merito ad agli interventi in oggetto e alle modalità di esecuzione degli stessi, esula da questo lavoro e viene rimandata al parere vincolante della competente Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.

Sora, 23 luglio 2019 dott.ssa Manuela Cerqua

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8. BIBLIOGRAFIA GENERALE DI RIFERIMENTO

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