REGIONE PIEMONTE

PROVINCIA DI CUNEO COMUNE DI

Committente:

A.C.D.A. – Azienda Cuneese dell’Acqua S.p.a.

Progetto definitivo di: SISTEMAZIONE DEL TORRENTE VERMENAGNA PRESSO LA CONFLUENZA CON IL RIO VALLON GRANDE – II INTERVENTO – Codice progetto: UM0019

RELAZIONE PAESAGGISTICA

Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______

INDICE GENERALE:

PREMESSA ...... 3

DESCRIZIONE DEL SITO E DEL CONTESTO PAESAGGISTICO ATTUALE ...... 4

CENNI STORICI ...... 4 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E VINCOLISTICO ...... 4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ...... 11 ASPETTI VEGETAZIONALI E FAUNISTICI ...... 11 CARATTERIZZAZIONE DELL’ITTIOFAUNA ...... 12 CONFORMITÀ DEL PROGETTO CON IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE ...... 16

TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI ED IMPATTI SULL’AMBIENTE ...... 30

OPERE IN PROGETTO ...... 30 DESCRIZIONE DEGLI IMPATTI E TECNICHE DI MITIGAZIONE ...... 32 Atmosfera ...... 32 Occupazione del suolo durante la fase di cantiere ...... 32 Clima acustico ...... 33 Inserimento paesaggistico delle opere ...... 33 FOTOINSERIMENTI FOTOGRAFICI DELLE OPERE...... 35

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PREMESSA

La presente relazione ha lo scopo di valutare la compatibilità paesaggistica degli interventi previsti nel progetto definitivo, secondo quanto previsto dall'articolo 146, comma 2, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Di seguito si provvederà alla descrizione dello stato attuale del bene interessato dagli interventi, alla descrizione degli elementi di valore paesaggistico presenti, degli impatti sul paesaggio, delle trasformazioni proposte e degli eventuali elementi di mitigazione e di compensazione previsti al fine di permettere, all'Amministrazione competente, la verifica della conformità dell'intervento alle prescrizioni contenute nei provvedimenti di dichiarazione di interesse pubblico e negli eventuali piani paesaggistici. La finalità delle opere in progetto è di intervenire sul nodo idraulico rappresentato dalla confluenza del Rio Vallon Grande nel Torrente Vermenagna in modo da migliorare le condizioni di deflusso delle portate di piena del Torrente Vermenagna stesso. Le opere si inquadrano inoltre all’interno degli interventi di sistemazione idraulica ed infrastrutturale necessari a ridurre i rischi idraulici ed idrogeologici nel concentrico di Vernante indicati in un precedente Studio di fattibilità redatto dallo scrivente per l’Amministrazione Comunale di Vernante.

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DESCRIZIONE DEL SITO E DEL CONTESTO PAESAGGISTICO ATTUALE

Cenni storici

Piccolo paese situato nel cuore della Valle Vermenagna, Vernante deve il suo nome alla “Verna”, pianta molto diffusa nella valle che raffigura anche lo stemma della città. Di origini molto antiche, risalenti all'epoca romana, il paese viene nominato per la prima volta in documenti ufficiali del XI secolo. Occupato dal Comune di Cuneo, passa nel 1230 sotto i Marchesi di Saluzzo e poi sotto la Contea di Tenda. Il periodo di maggior sviluppo del paese coincide con il passaggio sotto la Signoria dei Lascaris nel 1279: esso metteva in comunicazione il Piemonte meridionale con la Provenza. La Contea di Tenda (Vernante compresa) rimane indipendente fino al 1581, quando passa sotto il dominio sabaudo. L'antico castello, costruito nel 1280 d.C., detto "Turusela", sovrasta il paese ed è un bell'esempio di castello recinto: le mura avvolgono la rupe che è dominata dal mastio, mozzato ai due terzi della sua altezza originaria. La Parrocchiale di San Nicolao è decorata sulla facciata con affreschi. Passeggiando per le stradine del centro si possono ammirare un nutrito gruppo di murales (oltre 150) narranti gli episodi salienti della fiaba di "Pinocchio", dipinti sui muri più in vista di numerose abitazioni. Alcuni murales riproducono le illustrazioni ideate da Attilio Mussino, uno dei disegnatori più famosi del "Pinocchio" di Collodi.

Inquadramento territoriale e vincolistico

L'area di intervento, ubicata in Comune di Vernante, a circa 20 km di distanza dal capoluogo di provincia Cuneo, è prossima al concentrico del paese. Le opere previste in progetto si inseriscono nella fascia subalpina del versante posto in sinistra idrografica rispetto al Torrente Vermenagna, ad una quota sul livello del mare di circa 780 m. Dal punto di vista cartografico, essa è individuabile dalla Carta Tecnica Regionale alla sezione n. 226150 – Vernante.

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Per quanto riguarda il sistema vincolistico, il Comune di Vernante ricade all’interno della perimetrazione delle aree vincolate ai sensi dei D.M. del 01.08.1985 (immobili e aree di

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______notevole interesse pubblico ai sensi degli artt. 136 e 157 del D.Lgs. 42 del 2004), in quanto appartenente all’area del Parco Naturale delle Alpi Marittime e ricade inoltre all’interno delle aree tutelate ai sensi dell’art. 142, lettera c, del D.Lgs. n. 42 del 22 gennaio 2004, in quanto sita all’interno della fascia di 150 m dal Torrente Vermenagna. Nello specifico, poi, l'area in oggetto non ricade in un territorio sottoposto a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923.

Nelle pagine seguenti sono riportate alcune carte tematiche relative ad aree vincolate, capacità d’uso dei suoli, corine land cover, beni ambientali architettonici, beni urbanistici ed archeologici.

CARTA DELLE AREE VINCOLATE AI SENSI DELL'ARTICOLO 142 DEL D.LGS. N. 42 DEL 22 GENNAIO 2004

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AREE VINCOLATE AI SENSI DEI D.M. 01/08/85 E DEGLI ARTT. 142 E 157 DEL D.LGS. N. 42 DEL 22 GENNAIO 2004 (EX‐GALASSINI)

CARTA DELLE AREE SOTTOPOSTE A VINCOLO IDROGEOLOGICO

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CARTA DELLA CAPACITÀ D'USO DEI SUOLI

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CARTA DEI BENI AMBIENTALI ARCHITETTONICI

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CARTA DEI BENI URBANISTICI ED ARCHEOLOGICI

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Inquadramento geologico e geomorfologico

Le Alpi nella loro porzione sud‐occidentale (Alpi Marittime), in cui è compresa l'area in oggetto, possono essere suddivise in due grandi gruppi di unità strutturali: il dominio elvetico ad ovest (e cioè in posizione più esterna), costituito dal massiccio cristallino dell'Argentera e dalla sua copertura sedimentaria chiamata complesso sedimentario autoctono, e dal dominio pennidico ad est (più interno); quest'ultimo è suddiviso in tre principali unità paleogeografico‐strutturali: la zona sub‐brianzonese più esterna, la zona brianzonese intermedia e la zona piemontese più interna (suddivisibile ulteriormente in una zona prepiemontese più esterna ed in una zona piemontese in s.s. più interna).

Per quanto riguarda la geomorfologia, i lineamenti morfologici dell'area indagata sono strettamente legati all'assetto geologico proprio di questo settore delle Alpi Marittime ed alle peculiari condizioni climatiche verificatesi nel Quaternario, con il susseguirsi di glaciazioni e periodi interglaciali. Le forme del paesaggio risultano quindi complesse ed indicano chiaramente l'azione di processi morfogenetici diversi, condizionati inoltre dall'assetto geologico‐strutturale a livello locale. La morfologia attuale è legata principalmente alla sovrapposizione di processi morfogenetici, simili agli attuali, sulla preesistente morfologia legata in gran parte al modellamento glaciale. Tali processi, tra i quali predominano l'erosione areale sui versanti (soprattutto crioclastismo) e l'erosione lineare da parte delle acque incanalate, hanno obliterato solo parzialmente le forme glaciali lungo il fondovalle principale.

Aspetti vegetazionali e faunistici

Il Comune di Vernante fa parte del Parco Naturale delle Alpi Marittime, creato nel 1995 in seguito alla fusione del Parco Naturale dell'Argentera (istituito nel 1980) con la Riserva del Bosco e dei Laghi di Palanfrè (istituita nel 1979). Dal punto di vista botanico, l'area delle Alpi Marittime è famosa in tutto il mondo: complessivamente viene stimata la presenza di 2.600 specie, un patrimonio pari a quasi la metà di quello dell'intera penisola. Le peculiarità delle Marittime in ambito botanico si spiegano con la loro posizione geografica, di raccordo tra i sistemi montuosi di Piemonte, Liguria e Provenza; ciò contribuisce a rendere vario il clima e conseguentemente anche la

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______flora, grazie alla vicinanza del mare ed all'esistenza di numerose cime oltre i 3.000 m di quota. Tra gli endemismi presenti nelle Alpi Marittime (circa una trentina), quello che attira maggiormente l'attenzione è la Saxifraga florulenta, pianta primitiva, poco evoluta, sopravvissuta in questo ambiente perché solo marginalmente interessato dalle glaciazioni. Dal punto di vista faunistico, poche aree protette possono vantare una ricchezza faunistica come quella del parco: camoscio, stambecco, capriolo, cinghiale, muflone e marmotta sono alcune delle specie più facilmente avvistabili. Per quanto riguarda l'avifauna, sono presenti tutte le specie tipiche dell'arco alpino occidentale, dal gallo forcello alla pernice bianca, ed un gran numero di migratori. Nel parco vivono anche alcune coppie di aquile, e da alcuni anni si registra il ritorno del lupo.

Caratterizzazione dell’ittiofauna

Lo studio preliminare sull’ittiofauna del Torrente Vermenagna è stato redatto su base bibliografica, utilizzando i dati pregressi disponibili in bibliografia, ed in particolare quelli relativi alla Carta Ittica Relativa al Territorio della Regione Piemontese (A.A.V.V., 1991), quelli contenuti nel Monitoraggio della fauna ittica in Piemonte (AA.VV., 2006), finalizzato alla redazione del Piano di Tutela delle Acque, e dati riferentisi a campionamenti effettuati nel corso del 2006. Tutti i dati cui si fa riferimento sono relativi a campionamenti effettuati con elettrostorditore. Per i documenti ufficiali si tratta di campionamenti di tipo qualitativo o semiquantitativo, mentre per gli altri dati si tratta di campionamenti di tipo quantitativo, con duplice passaggio con elettrostorditore. Il tratto caratterizzato è quello medio‐inferiore del torrente, a valle di Vernante e fino alla confluenza con il Gesso, presso . Il corso d’acqua in oggetto è gestito in parte dalla Provincia di Cuneo ed in parte dalla F.I.P.S.A.S., che ne curano i ripopolamenti. Le immissioni vengono effettuate con esemplari di Salmo (trutta) a diverso stadio di sviluppo. Dal punto di vista ambientale in questo contesto il corso d’acqua presenta alcune criticità, dovute all’alterazione dei regimi idrologici e dei substrati fluviali, con frequenti arginature e traverse di problematico superamento da parte dell’ittiofauna. L’area perifluviale, inoltre, si

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______presenta mediamente antropizzata, con nuclei abitati, strade ed insediamenti produttivi, soprattutto a valle di . A monte la situazione è migliore. I campionamenti successivi commissionati dalla Regione Piemonte (2006) confermano i dati del 1991, evidenziando nell’ambito di comunità ittiche tipiche di ambienti pedemontani e montani inferiori (salmonidi e cottidi) delle alterazioni nella struttura e nel numero degli individui presenti. I dati relativi ad un campionamento del 2006, poco a valle di Vernante, descrivono una comunità costituita da trote fario, marmorate e scazzoni, con parametri quantitativi complessivi descritti nella tabella sottostante.

I valori densitari e di biomassa complessivamente riscontrati risultano elevati ed indicano che il corso d’acqua presenta una buona produttività e risulta adatto ad ospitare comunità abbondanti ed articolate di salmonidi e cottidi. Nei due siti campionati, nonostante il diverso rapporto tra le specie presenti riscontrate a causa della dominanza di individui di provenienza allevativa (quasi il 50% di trote fario sulla comunità ittica complessiva), nella stazione a monte, ed alla presenza quasi esclusiva di pesci nati in loco (trote marmorate, scazzoni), nella stazione a valle, non si rilevano sostanziali differenze nei risultati quantitativi, soprattutto per il parametro biomassa. L’analisi più specifica della struttura delle singole popolazioni rinvenute evidenzia come le popolazioni di salmonidi siano discretamente strutturate limitatamente alle classi dimensionali inferiori alle taglie minime legali di cattura, mentre sono scarsi i soggetti superiori ai 20 cm per la trota fario ed ai 35 cm per la trota marmorata. Questa carenza di adulti è probabilmente da attribuire al prelievo alieutico. Le popolazioni di scazzoni sono abbondanti. L'assenza di stadi giovanili rilevata è da imputare alla scarsa efficacia della pesca elettrica sugli individui più piccoli nel periodo invernale, più che ad una loro effettiva assenza. Dal punto di vista della zonizzazione ittica, il tratto di corso d’acqua indagato si configura, viste le popolazioni presenti e le caratteristiche idromorfologiche, come una “zona a trota marmorata/temolo”, essendo il torrente popolato da comunità consistenti di scazzone, da trote marmorate ed ibridi e da soggetti d’immissione appartenenti alla specie Salmo (trutta) trutta. 13

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Carta ittica regionale, zonizzazione ittica. Il tratto in studio ricade in zona a Trota Fario.

Schedatura della carta ittica regionale, stazione di Vernante. 14

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I dati pregressi disponibili in bibliografia e relativi all’area in oggetto, desumibili dalla Carta Ittica Relativa al Territorio della Regione Piemontese (1991), indicavano, viceversa, per il corso d’acqua presso Vernante (sez. 00/1600/0900/0200/0402) una vocazionalità “a trota fario”; nel Monitoraggio della fauna ittica in Piemonte (A.A.V.V.,2006) il sito campionato viene invece attribuito ad una “zona a trota marmorata/temolo”; tutti gli esiti dei campionamenti più recenti (2006) farebbero propendere maggiormente per l’attribuzione del corso d’acqua ad una zona a salmonidi inferiore, vista la presenza di una comunità di Salmo (trutta) marmoratus, in parte introgressa, di una certa consistenza, e vista viceversa l'assenza totale di trote fario “mediterranee” (Forneris et al., 1996), autoctone o presunte tali.

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CONFORMITÀ DEL PROGETTO CON IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

La Giunta Regionale, con D.G.R. n. 53‐11975 del 4 agosto 2009, ha adottato il Piano paesaggistico regionale (Ppr). L’atto di pianificazione è stato predisposto per promuovere e diffondere la conoscenza del paesaggio piemontese ed il suo ruolo strategico per lo sviluppo sostenibile dell’intero territorio regionale, e per attivare un processo di condivisione con gli Enti pubblici, a tutti i livelli, del quadro conoscitivo e regolativo in esso contenuto. A seguito delle osservazioni pervenute dai vari soggetti in questi anni e della revisione del Piano unitamente alla ricognizione dei beni paesaggistici ed alla definizione delle prescrizioni d’uso, con D.G.R. n. 20‐1442 del 18 maggio 2015 è stato adottato il nuovo Ppr; la deliberazione è stata pubblicata sul B.U.R. n. 20 del 21 maggio 2015 ed è stato approvato con D.C.R. n. 233 – 35836 del 3 ottobre 2017.

Il Piano paesaggistico disciplina la pianificazione del paesaggio e, unitamente al Piano Territoriale Regionale ed al Documento Strategico Territoriale, costituisce il Quadro di Governo del Territorio. Il Piano paesaggistico regionale detta previsioni costituite da indirizzi, direttive, prescrizioni e specifiche prescrizioni d’uso per i beni paesaggistici, nonché obiettivi di qualità paesaggistica, che nel loro insieme costituiscono le norme del Ppr. Gli indirizzi sono le disposizioni di orientamenti e criteri per il governo del territorio e del paesaggio rivolte alla pianificazione alle diverse scale. Con direttive si intendono le disposizioni che devono essere obbligatoriamente osservate nell’elaborazione dei piani settoriali, nei piani territoriali provinciali e nei piani locali alle diverse scale. Per prescrizioni e specifiche prescrizioni d’uso si intendono le previsioni cogenti ed immediatamente prevalenti ai sensi dell’articolo 143, comma 9 del Codice, con diretta efficacia conformativa sul regime giuridico dei beni che regolano le trasformazioni consentite. Le prescrizioni sono vincolanti e presuppongono l'immediata applicazione ed osservanza da parte di tutti i soggetti pubblici e privati titolari di podestà territoriali e prevalgono sulle prescrizioni eventualmente incompatibili contenute nei vigenti strumenti di pianificazione settoriale, territoriale ed urbanistica e nei relativi strumenti di attuazione.

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Le norme del Ppr hanno carattere complementare ed in caso di più condizioni normative prevalgono quelle più restrittive. Le prescrizioni sono sottoposte alle misure di salvaguardia previste dall'art. 143, comma 9 del Codice e pertanto a far data dall'adozione del Ppr non sono consentiti sugli immobili e sulle aree tutelate, ai sensi dell'art. 134 del Codice, interventi in contrasto con le prescrizioni delle Norme tecniche del Ppr.

L'ambito territoriale nel quale si sviluppano gli interventi in progetto è il numero 56 – Val Vermenagna.

Facendo riferimento alla cartografia, si evince che, relativamente alla Tavola P1 – Quadro strutturale, l’area interessata dalle opere in progetto è connotata dalla presenza di aree definite come:  fattori naturalistico – ambientali: Boschi seminaturali o con variabile antropizzazione storicamente stabili e permanenti, connotanti il territorio nelle diverse fasce altimetriche;  fattori storico culturali: Direttrici romane e poli della paleoindustria e della produzione industriale otto‐novecentesca;  fattori percettivo‐identitari: Fulcri del costruito.

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Estratto e legenda della Tavola P1 – Quadro strutturale del Ppr.

Per quanto riguarda, invece, la Tavola P2.6 – Beni paesaggistici – Cuneese Monregalese, le aree di progetto ricadono nella perimetrazione di:  aree di notevole interesse pubblico ai sensi degli artt. 136 e 157 del D.Lgs. 42/2004:  bene individuato ai sensi della L. 1497/1939, del D.M. 21/09/1984 e del D.L. 312/1985 con DD.Mm. 01/08/1985;  aree tutelate per legge ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs. 42/2004:

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 lettera c) i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna (art. 14 N.d.A.);  lettera g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del D.Lgs. n. 227/2001 (art. 16 N.d.A.).

Estratto e legenda della Tavola P2.6 – Beni paesaggistici – Cuneese Monregalese del Ppr.

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Per quanto riguarda la Tavola P4.21 – Componenti paesaggistiche – Valli Cuneesi Sud Occidentali, l’area interessata dalle opere ricade entro i seguenti componenti e sistemi naturalistici:

Estratto della Tavola P4.21 – Componenti paesaggistiche – Valli Cuneesi Sud Occidentali.

Aree di montagna (art. 13) Il Ppr riconosce le aree di montagna del sistema di terre formatosi a seguito dell’orogenesi alpino‐appenninica e delle correlate dinamiche glaciali, quale componente strutturale del paesaggio piemontese e risorsa strategica per il suo sviluppo sostenibile. Tale sistema – come delimitato nella Tavola P4 – ricomprende vette e crinali montani principali e secondari,

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______ghiacciai e altre morfologie glaciali (rocce e macereti), praterie rupicole, praterie e prato‐ pascoli, cespuglieti, nonché i territori coperti da boschi. Nelle aree di montagna sono altresì inclusi i territori di cui alle lettere d) ed e), comma 1, dell’articolo 142 del Codice rappresentati nella Tavola P2, per i quali si applicano le presenti norme nonché la disciplina in materia di autorizzazione paesaggistica.

Per quanto concerne le prescrizioni, il Ppr indica che nelle aree di montagna [comma 11]: a) la viabilità ad uso agricolo e forestale e le vie di esbosco eventualmente necessarie devono essere realizzate nel rispetto delle disposizioni della L.R. 4/2009 e delle presenti norme;

b) gli interventi per la produzione, la trasmissione e la distribuzione dell’energia, compresi gli impianti idroelettrici ed i campi eolici, oltre ad applicare le norme di cui agli articoli 14 e 39, e del successivo comma, devono essere coerenti con la programmazione settoriale di livello regionale, nazionale e comunitario, e con gli indirizzi approvati dalla Giunta regionale; la progettazione di tali interventi deve garantire il rispetto dei fattori caratterizzanti la componente montagna, ivi compresi vette e sistemi di crinali montani individuati nella Tavola P4; i progetti devono altresì prevedere specifiche misure di mitigazione e compensazione di tipo paesaggistico, da realizzarsi in via prioritaria nei medesimi siti d’intervento e da eseguirsi contestualmente alla realizzazione degli interventi stessi.

Nelle aree di montagna, nell’intorno di 50 metri per lato dalle vette e dai sistemi di crinali montani principali e secondari individuati nella Tavola P4, è vietato ogni intervento di trasformazione eccedente quanto previsto alle lettere a., b., c., d., comma 1, articolo 3, del D.P.R. n. 380/2001, fatti salvi gli interventi [comma 12]: - necessari per la difesa del suolo e la protezione civile e quelli di cui al comma 11, lettera a);

- relativi al completamento dell’abitato e all’ampliamento delle costruzioni preesistenti all’interno dei nuclei già edificati;

- necessari per la razionalizzazione e l’ammodernamento del sistema degli impianti sciistici, volti alla riduzione del numero dei tracciati degli impianti, o comunque alla

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mitigazione degli impatti paesaggistici pregressi, limitatamente alle strutture tecniche necessarie per la funzionalità degli impianti stessi;

- relativi ad attività estrattive, a rilevanza almeno regionale, per la ricerca e la coltivazione di pietre ornamentali aventi carattere storico, o di minerali industriali che non sia sostenibile, dal punto di vista tecnico, economico e paesaggistico, reperire altrove; gli elaborati progettuali devono contenere gli elementi necessari a dimostrare tali condizioni;

- necessari per la produzione di energia di cui al comma 11, lettera b), qualora sia dimostrato il rilevante interesse pubblico dell’impianto e l’intorno di 50 metri per lato dalle vette e dai sistemi di crinali in cui sorge l’impianto non ricada altresì in aree e immobili individuati ai sensi degli articoli 134, comma 1, lettere a) e c) e 157 del Codice; all’interno delle suddette aree e immobili sono consentiti, nell’intorno dei 50 metri per lato dalle vette e dai sistemi di crinali, esclusivamente i tracciati viari per la realizzazione degli impianti; per tali tracciati, al termine delle opere è previsto il ripristino integrale dei luoghi e, ove necessario, la trasformazione in tracciato di ridotta larghezza per la manutenzione degli impianti;

- relativi alla rete di livello almeno regionale di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica, di cui al comma 11, lettera b), ed alla diffusione delle telecomunicazioni, solo se volti alla riqualificazione od alla manutenzione di impianti già esistenti nella medesima area di montagna o, per quelli nuovi, se necessari per l’attraversamento trasversale del versante nei punti a minore visibilità dall’intorno e, nel caso di impianti per la diffusione delle telecomunicazioni, se non localizzabili altrove, anche prevedendo eventuali accordi tra i soggetti gestori per contenere il numero dei relativi sostegni.

Gli interventi di cui al presente comma possono essere consentiti esclusivamente qualora siano rispettate le condizioni sopra descritte e non sussistano localizzazioni alternative di minor impatto al di fuori dell’intorno dei 50 metri per lato dalle vette e dai sistemi di crinali montani, la soluzione progettuale risulti la più idonea sotto il profilo dell’inserimento paesaggistico e le valutazioni tecniche espresse in sede di approvazione dei singoli progetti abbiano conseguito esito favorevole relativamente alle valutazioni di carattere paesaggistico; i progetti devono altresì prevedere specifiche misure di mitigazione e

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______compensazione di tipo paesaggistico da realizzarsi in via prioritaria nei medesimi siti d’intervento e da eseguirsi contestualmente alla realizzazione degli interventi stessi. Nei territori coperti dai ghiacciai individuati nella Tavola P2 sono consentiti esclusivamente interventi finalizzati [comma 13]: - alla difesa dell'equilibrio idrogeologico ed ecologico; - alla conoscenza e ad un corretto rapporto con la natura, anche attraverso la promozione di specifiche attività scientifiche e divulgative; - alla difesa del territorio nazionale ed alla tutela delle popolazioni interessate.

Sistema idrografico (art. 14) – Zona fluviale interna Il Ppr riconosce il sistema idrografico delle acque correnti, composto da fiumi, torrenti, corsi d'acqua e dalla presenza stratificata di sistemi irrigui, quale componente strutturale di primaria importanza per il territorio regionale e risorsa strategica per il suo sviluppo sostenibile. Nelle zone fluviali allargate ed interne il Ppr persegue obiettivi di qualità paesaggistica, in coerenza con la pianificazione di settore volta alla razionale utilizzazione e gestione delle risorse idriche, alla tutela della qualità delle acque ed alla prevenzione dell'inquinamento, alla garanzia del deflusso minimo vitale ed alla sicurezza idraulica, nonché al mantenimento o, ove possibile, al ripristino dell’assetto eco‐sistemico dei corsi d’acqua. Per quanto riguarda gli indirizzi, nelle zone fluviali “interne”, al fine di garantire il miglioramento delle condizioni ecologiche e paesaggistiche delle zone fluviali stesse, si provvede a: a) limitare gli interventi trasformativi che possano danneggiare gli eventuali fattori caratterizzanti il corso d’acqua, quali cascate e salti di valore scenico, ed interferire con le dinamiche evolutive del corso d’acqua e dei connessi assetti vegetazionali; b) assicurare la riqualificazione della vegetazione arborea ed arbustiva ripariale e dei lembi relitti di vegetazione planiziale, anche sulla base delle linee guida predisposte dall’Autorità di bacino del fiume , in attuazione del P.A.I.

Per quanto concerne le direttive, ferme restando le prescrizioni del P.A.I., Province e Comuni, in accordo con le altre autorità competenti, nelle zone fluviali “interne” devono prevedere:

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a) il ricorso prioritario a tecniche di ingegneria naturalistica per la realizzazione delle opere di protezione delle sponde; b) il ripristino della continuità ecologica e paesaggistica dell’ecosistema fluviale; c) azioni di restauro ambientale e paesaggistico mirate alla salvaguardia di aree a particolare fragilità ambientale e paesaggistica; d) il recupero e la riqualificazione delle aree degradate o abbandonate e) che, qualora le zone fluviali interne ricomprendano aree già urbanizzate, gli interventi edilizi siano realizzati secondo criteri progettuali tali da garantire un corretto inserimento paesaggistico; in caso di presenza di tessuti edificati storicamente consolidati o di manufatti di interesse storico, tali interventi dovranno essere rivolti alla conservazione e valorizzazione dei manufatti stessi, nonché alla continuità delle cortine edilizie poste lungo fiume.

Per quanto concerne le prescrizioni, all’interno delle zone fluviali “interne”, ferme restando le prescrizioni del P.A.I. nonché le indicazioni derivanti dagli strumenti della pianificazione di bacino per quanto non attiene la tutela del paesaggio, valgono le seguenti prescrizioni: a) le eventuali trasformazioni devono garantire la conservazione dei complessi vegetazionali naturali caratterizzanti il corso d’acqua, anche mediante misure mitigative e compensative atte alla ricostituzione della continuità ambientale del fiume ed al miglioramento delle sue caratteristiche paesaggistiche e naturalistico‐ ecologiche, tenendo conto altresì degli indirizzi predisposti dall’Autorità di bacino del fiume Po in attuazione del P.A.I. e di quelli contenuti nella Direttiva Quadro Acque e nella Direttiva Alluvioni; b) la realizzazione degli impianti di produzione idroelettrica deve rispettare gli eventuali fattori caratterizzanti il corso d’acqua quali cascate e salti di valore scenico, nonché essere coerente con i criteri localizzativi e gli indirizzi approvati dalla Giunta Regionale.

Territori a prevalente copertura boscata (art. 16) Il Ppr riconosce e individua nella Tavola P2 e nel Catalogo di cui alla all’articolo 4, comma 1, lettera c), le foreste ed i boschi di cui all’articolo 142, comma 1, lettera g) del Codice, quali componenti strutturali del territorio e risorse strategiche per lo sviluppo sostenibile

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______dell’intera regione, individuandone l’estensione sulla base del Piano Forestale Regionale e degli altri strumenti di pianificazione forestale previsti dalla L.R. 4/2009, utilizzando i dati della Carta Forestale, aggiornata e scaricabile dal sito informatico della Regione Piemonte. Il Ppr riconosce inoltre nella Tavola P4 i territori a prevalente copertura boscata, che includono, oltre ai boschi di cui al comma 1, le aree di transizione con le morfologie insediative di cui agli articoli 34 e seguenti; tali aree sono costituite da superfici a mosaico naturaliforme connotate dalla presenza di copertura boschiva, che includono anche porzioni di aree a destinazione naturale (aree di radura e fasce di transizione con gli edificati) di dimensioni ridotte, per le quali è in atto un processo spontaneo di rinaturalizzazione. I boschi identificati come habitat d’interesse comunitario, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e che sono ubicati all’interno dei confini dei siti che fanno parte della Rete Natura 2000, costituiscono ambiti di particolare interesse e rilievo paesaggistico e sono oggetto di tutela in coerenza con le “Misure di conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 in Piemonte” (D.G.R. 7 aprile 2014, n. 54‐7409); gli interventi selvicolturali di gestione del patrimonio forestale e quelli relativi alle infrastrutture connesse funzionali alla conservazione degli ambiti stessi, sono finalizzati alla salvaguardia e valorizzazione di tale patrimonio, secondo quanto disciplinato dal Regolamento forestale (D.P.G.R. 20 settembre 2011, n. 8/R). All’interno delle superfici forestali: - sono consentiti gli interventi strettamente necessari per la difesa del suolo e la protezione civile; - è consentita la realizzazione di opere, infrastrutture di interesse regionale e sovraregionale non localizzabili altrove, nonché la manutenzione e riqualificazione di quelle esistenti; - sono consentiti gli interventi di manutenzione e riqualificazione sulle infrastrutture esistenti di livello locale; - è consentito il rinnovo e l’ampliamento delle attività e dei siti estrattivi esistenti; in tali casi i progetti di recupero, orientati prioritariamente al rimboschimento, oltre a prevedere specifici interventi di mitigazione degli impatti paesaggistici derivanti dall’attività di cava sull’area interessata, dovranno contenere specifiche misure compensative di tipo paesaggistico, prioritariamente nello stesso ambito, ma anche in ambiti diversi dal sito estrattivo, da realizzare contestualmente alle fasi di

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coltivazione; - sono consentiti gli interventi necessari per la razionalizzazione e l’ammodernamento del sistema degli impianti sciistici, volti alla riduzione del numero dei tracciati degli impianti, o comunque alla mitigazione degli impatti paesaggistici pregressi, limitatamente alle strutture tecniche necessarie per la funzionalità degli impianti stessi, nel rispetto delle superfici forestali aventi funzioni protettive; - è consentita la realizzazione di impianti di produzione idroelettrica, nonché di infrastrutture per la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica non localizzabili altrove, nel rispetto delle superfici forestali aventi funzioni protettive e delle compensazioni di cui al comma 8, lettera c; - sono consentiti gli interventi sul patrimonio edilizio esistente che non comportino riduzione dei soggetti arborei.

Aree rurali di elevata biopermeabilità (art. 19) Il Ppr individua il valore delle aree rurali di elevata biopermeabilità quali territori caratterizzanti il paesaggio regionale costituiti da: - praterie rupicole site oltre il limite superiore della vegetazione arborea; - praterie, prato‐pascoli di montagna e collina, e cespuglieti; - prati stabili, costituiti da superfici a colture erbacee foraggiere permanenti in attività d’uso, normalmente sfalciate e pascolate; - aree non montane a diffusa presenza di siepi e filari.

Le aree rurali di elevata biopermeabilità di cui al secondo punto sono i territori connotati da prevalenza di formazioni vegetali erbacee, gestite come colture foraggiere permanenti ed in attualità d’uso, a volte cespugliate o arborate ed utilizzate per il nutrimento degli ungulati domestici. Il Ppr, riconoscendo l’elevato valore paesaggistico percettivo, culturale‐ identitario, economico e di presidio idrogeologico delle superfici prato‐pascolive, ne promuove la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione. Non sussistono prescrizioni.

Belvedere, bellezze panoramiche, siti di valore scenico ed estetico (art. 30) Il Ppr individua, nella Tavola P2 e nella Tavola P4, i siti ed i contesti di valore scenico ed

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Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______estetico, meritevoli di specifica tutela e valorizzazione, con particolare riferimento a: - luoghi privilegiati di osservazione del paesaggio, compresi quelli tutelati ai sensi dell’art. 136, comma 1 del Codice, quali belvederi, punti di vista accessibili al pubblico dai quali si gode di visuali su paesaggi e luoghi di pregio (naturali o antropizzati), percorsi panoramici, assi prospettici; - bellezze panoramiche d’insieme e di dettaglio tali da configurare scene di valore estetico riconosciuto, comprese quelle tutelate ai sensi dell’art. 136, comma 1 del Codice, quali fulcri di attenzione visiva (naturali e del costruito), profili paesaggistici ed elementi caratterizzanti di rilevanza paesaggistica che contribuiscono alla riconoscibilità ed identità a scala locale.

La disciplina delle aree di cui al presente articolo è orientata al raggiungimento dei seguenti obiettivi: a) la tutela delle immagini espressive dell’identità regionale e delle identità locali, in quanto storicamente consolidate o comunque riconosciute nella percezione collettiva; b) la valorizzazione di tali immagini come risorsa per la promozione, anche economica, del territorio e per la fruizione sociale e l’aggregazione culturale; c) la salvaguardia e la valorizzazione degli aspetti di panoramicità, con particolare attenzione al mantenimento di aperture visuali ampie e profonde; d) la valorizzazione degli aspetti degli aspetti scenici delle risorse naturali e storico‐ culturali e dei luoghi che ne consentono l’osservazione e la fruizione; e) la tutela e la conservazione delle relazioni visuali e la ricucitura delle discontinuità; f) la riduzione delle pressioni e degli impatti di ogni tipo (traffico, inquinamento atmosferico, acustico e luminoso, costruzioni edilizie e infrastrutturali, alterazioni della copertura vegetale, ecc.) che possano incidere sulle bellezze e sui belvedere. I piani locali, inoltre, devono provvedere a: - individuare e dimensionare adeguati bacini visivi a tutela della fruibilità visiva degli aspetti di bellezza panoramica; - definire criteri e modalità realizzative per aree di sosta attrezzate, segnaletica turistica, barriere e limitatori di traffico, al fine di migliorarne la fruibilità visiva e limitarne l’impatto;

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- definire le misure più opportune per favorire la rimozione o la mitigazione dei fattori di criticità e per assicurare la conservazione e la valorizzazione dei belvedere e delle bellezze panoramiche; - definire le misure di attenzione da osservarsi nella progettazione e costruzione di edifici, attrezzature, impianti ed infrastrutture e nella manutenzione della vegetazione d’alto fusto o arbustiva, in riferimento al controllo dell’altezza e della sagoma degli edifici, degli impianti e della vegetazione, oltre che per la conservazione e la valorizzazione degli assi prospettici e degli scorci panoramici lungo i tracciati stradali di interesse storico documentario o paesaggistico‐ambientale; - subordinare, a seguito dell’individuazione dei bacini visivi, ogni intervento trasformativo ricadente in tali bacini che possa incidere significativamente sulla visibilità e riconoscibilità delle bellezze di insieme e di dettaglio. Non sussistono prescrizioni.

Aree urbane consolidate (art. 35) Il Ppr individua, nella Tavola P4, gli insediamenti urbani consolidati, costituiti da tessuti edificati compatti, quali componenti strutturali del territorio regionale, distinguendo tre tipi di morfologie insediative (m.i.): - urbane consolidate dei centri maggiori (m.i. 1); - urbane consolidate dei centri minori (m.i. 2); - tessuti urbani esterni ai centri (m.i. 3).

La disciplina delle aree di cui al presente articolo è orientata al raggiungimento dei seguenti obiettivi: a) qualificazione dello spazio pubblico e dell’accessibilità pedonale ai luoghi centrali, con contenimento degli impatti del traffico veicolare privato; b) caratterizzazione del paesaggio costruito con particolare attenzione agli aspetti localizzativi tradizionali (crinale, costa, pedemonte, terrazzo, ecc.) ed agli sviluppi urbanizzativi. I piani locali, inoltre, devono garantire: - il potenziamento degli spazi a verde e delle loro connessioni con elementi vegetali esistenti;

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- la riorganizzazione della mobilità con formazione sistematica di aree a traffico limitato; - il potenziamento della rete degli spazi pubblici, a partire da quelli riconosciuti storicamente, con il coinvolgimento delle aree verdi, la formazione di fronti e di segni di rilevanza urbana. Non sussistono prescrizioni.

Dall’analisi di quanto riportato in precedenza, gli interventi in progetto risultano congruenti e compatibili con il Ppr, in quanto concernono la realizzazione di interventi tesi alla difesa del suolo ed alla protezione civile (miglioramento delle condizioni di deflusso del nodo idraulico con conseguente riduzione del rischio idraulico), mediante il ricorso ad interventi di ingegneria naturalistica (scogliera in massi di cava intasati con terra agraria e rivegetata con l’inserimento di talee di specie arbustive) che si inseriscono in un tratto urbano dell’alveo del Torrente Vermenagna ed in una posizione poco visibile dalle principali aree di accesso pedonale del concentrico di Vernante.

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI ED IMPATTI SULL’AMBIENTE

Come illustrato nella Relazione generale, l’intervento in progetto prevede la risagomatura delle sezioni d’alveo del Torrente Vermenagna nel tratto compreso tra Piazza Vermenagna ed i fabbricati della ex‐segheria. Le opere previste ed i loro impatti sul paesaggio sono riportate nei paragrafi successivi.

Opere in progetto

In particolare, si prevede la demolizione del tratto di valle (L = 10,00 m) del muro spondale in calcestruzzo armato posto lungo l’edificio ospitante le scuole di Vernante e la sua ricostruzione in posizione più arretrata. Si interverrà inoltre con il consolidamento della sponda destra nel tratto a valle mediante la costruzione di una scogliera in massi di cava. La stessa sponda verrà arretrata fino ad un massimo di circa 8,00 m, aumentando così l’ampiezza della sezione d’alveo nel tratto a monte della ex‐segheria. Il muro in calcestruzzo armato alle spalle delle scuole verrà ricostruito in modo da proseguire la parte rimanente ed avrà spessore di 0,40 m ed altezza, sopra la fondazione posta al di sotto della quota di fondo alveo, pari a 4,00 m. A valle la nuova scogliera avrà uno sviluppo longitudinale di circa 72,00 m e sarà costituita da massi di cava di dimensioni minime pari a 1,00x1,00x1,00 m. La parte in elevazione sarà realizzata con massi di cava intasati con terra agraria e rivegetata con l’inserimento, negli interstizi dei massi, di talee di specie arbustive ad elevata capacità vegetativa, l’altezza, al di sopra della fondazione, sarà pari a circa 2,50 m, mentre lo spessore in sommità sarà di 1,40 m e di 2,00 m alla base. La fondazione della difesa sarà in massi di cava non intasati e sarà sempre impostata al di sotto della quota di fondo alveo, con una profondità di 1,50 m ed una larghezza di 3,00 m. La pendenza del paramento della scogliera sarà pari a circa 55°, mentre la difesa a monte si raccorderà alla nuova porzione di muro spondale in calcestruzzo, posto alle spalle dell’edificio scolastico, ed a valle risulterà il proseguimento del breve tratto di scogliera realizzato recentemente subito a monte dei fabbricati della ex‐segheria. Per consentire la realizzazione di quanto descritto sopra si dovrà procedere allo spostamento di alcuni tratti delle condotte fognarie in ghisa sferoidale del diametro di 600 mm che corrono lungo le sponde del Torrente Vermenagna e che lo attraversano in sub‐alveo proprio nei pressi della confluenza del Rio Vallon Grande. Verranno quindi 30

Studio di Ingegneria Dott. Ing. S. Ferrari e Dott. Ing. F. Giraudo s.s. – Corso Nizza,67/A – 12100 – Cuneo ______realizzati due nuovi pozzetti di raccordo sulla condotta fognaria ex‐consortile, in funzione del nuovo tracciato che seguirà nel tratto oggetto di intervento (si vedano le indicazioni riportate negli elaborati grafici allegati). In seguito alla risagomatura della sponda destra ed alla realizzazione della nuova scogliera, si costruirà un nuovo pozzetto in calcestruzzo armato gettato in opera con dimensioni interne di 1,60x1,60 m ed altezza di 3,00 m, dotato di chiusino superficiale in ghisa sferoidale di classe D400, di raccordo tra la fognatura ex‐consortile esistente, e che proviene da monte, e la nuova condotta fognaria. Da questo nuovo pozzetto (P6), posto dietro l’edificio delle scuole, si sposterà l’attuale tracciato della fognatura, verso valle, posando una nuova condotta in ghisa sferoidale del diametro di 600 mm (L = 47,80 m), rinfiancata in sabbia e sistemata con una pendenza di scorrimento pari a circa 1,39%, che sarà arretrata all’interno della sponda destra del corso d’acqua. Il nuovo tratto raggiungerà quindi un nuovo pozzetto d’ispezione (P7) monolitico a perfetta tenuta idraulica, autoportante, realizzato in calcestruzzo con diametro interno di 1,20 m ed altezza di 4,30 m, dotato di chiusino superficiale in ghisa sferoidale di classe D400, in cui giungerà la condotta che dalla sponda sinistra attualmente attraversa in sub‐alveo il Torrente Vermenagna (tubo in ghisa sferoidale di diametro 600 mm). Quest’ultima condotta dovrà essere prolungata per 8,70 m in modo da raggiungere il nuovo pozzetto. Proseguendo poi verso valle la nuova condotta principale andrà a collegarsi con l’esistente, mediante un tratto di 19,20 m, in corrispondenza dell’attraversamento in sub‐alveo verso la sponda sinistra presente subito a valle della confluenza del Rio Vallon Grande. I due tratti di condotta posti a prolungamento degli attuali attraversamenti in sub‐alveo verranno protetti, per le nuove porzioni poste in alveo e/o in corrispondenza della nuova scogliera prevista in sponda destra, mediante la formazione di un calottamento in calcestruzzo armato a difesa della tubazione. A seguito della posa della nuova condotta fognaria nell’area posta alle spalle dell’edificio scolastico verrà anche ripristinato il pozzetto, di dimensioni interne pari a 60x60 cm ed altezza di 120 cm, dotato di griglia superficiale in ghisa, che raccoglie le acque piovane e le convoglia nell’alveo del Torrente Vermenagna. Si procederà infine al ripristino della porzione di muro in calcestruzzo armato (L = 4,00 m) posto a delimitazione dell’area di pertinenza della scuola e che occorrerà demolire per consentire l’accesso al cantiere da parte dei mezzi d’opera e per la posa della nuova fognatura.

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A valle della nuova scogliera, lungo i fabbricati della ex‐segheria, si procederà all’allontanamento dei depositi di materiale alluvionale presenti alla base delle opere murarie di fondazione degli edifici, in modo da ripristinare le sezioni utili per il deflusso delle portate di piena del corso d’acqua. Alle spalle della scogliera in progetto e sulle aree interessate dagli scavi per lo spostamento della condotta fognaria è infine prevista la sistemazione del terreno ed il successivo inerbimento tramite semina a spaglio di un miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate ed idonee al sito.

Descrizione degli impatti e tecniche di mitigazione

Atmosfera

Per la realizzazione delle opere in progetto, la natura delle stesse prevede l’utilizzo di mezzi meccanici, con conseguente potenziale sollevamento e produzione di particolato. La formazione di polveri è presumibile solo nei mesi estivi. Qualora necessario, potrà quindi essere previsto l’abbattimento delle polveri con la bagnatura delle superfici di scavo. Considerato che le attività avranno natura temporanea e si esauriranno nella fase di cantiere, si ritiene che le interferenze negative generate sulla componente ambientale atmosfera siano di lieve entità e reversibili a breve termine.

Occupazione del suolo durante la fase di cantiere

Si ritiene che le interferenze negative generate dall’occupazione temporanea del suolo siano di modesta entità e limitate alla sola fase di cantiere. Positivi e permanenti saranno invece gli effetti generati dalle opere nel lungo periodo che andranno a proteggere l’area da eventuali danni che potrebbero verificarsi in occasione di nuove piene. In particolare, considerando che la maggior parte delle opere verrà realizzata all’interno dell’alveo, andrà posta la massima attenzione nell'impiego di cemento ed altre sostanze tossiche per l'idrofauna. Per la realizzazione delle opere in calcestruzzo si dovrà provvedere ad eliminare eventuali rilasci accidentali di cemento. Per limitare al minimo le possibili interferenze con l'ambiente acquatico si cercherà di realizzare le opere preferibilmente nel periodo di magra estiva, quando peraltro i salmonidi caratteristici dell'asta torrentizia non sono in periodo riproduttivo.

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Durante le lavorazioni la Ditta appaltatrice dovrà rispettare le presenti prescrizioni: - non dovranno essere riversati nelle acque del torrente combustibili, oli, materiali di sfrido, calcestruzzo od altri elementi inquinanti; - durante i getti delle opere in calcestruzzo si dovranno adottare tutti gli accorgimenti necessari per evitarne il dilavamento; - dovrà essere garantito il deflusso delle acque attraverso la realizzazione di savanelle temporanee; - al termine dei lavori l’Appaltatore dovrà rimuovere tutte le macerie create durante la fase di cantiere e provvedere alla rinaturalizzazione del sito.

Clima acustico

Come già per la componente ambientale atmosfera, la natura delle opere in progetto prevede l’utilizzo di mezzi meccanici, con conseguente produzione di rumore. Considerando il carattere temporaneo delle attività, si ritiene che le interferenze negative siano di entità trascurabile e reversibili a breve termine.

Inserimento paesaggistico delle opere

Le opere in progetto prevedono la realizzazione di una difesa spondale in massi di cava, posta a consolidamento del nuovo profilo di sponda, lo spostamento della condotta fognaria esistente ed il rifacimento di un tratto di muro di sponda in calcestruzzo armato in corrispondenza delle scuole. La protezione spondale verrà realizzata in massi di cava con caratteristiche cromatiche e dimensionali simili ai massi ed alle pietre già presenti all’interno dell’alveo e/o costituenti altre difese presenti nell’intorno, e sarà rivegetata mediante l’inserimento tra i massi di talee di specie arbustive, rendendo l’inserimento pienamente compatibile con l’aspetto visivo. Il muro di sponda, in corrispondenza delle scuole, verrà realizzato arretrato rispetto al profilo originario e dovrà garantire il contenimento dell’area occupata dai fabbricati esistenti. Verrà pertanto realizzato in calcestruzzo armato, seguendo la medesima tipologia costruttiva di quello esistente. La nuova condotta fognaria risulterà completamente interrata, e pertanto non visibile esternamente, mentre saranno visibili solamente i chiusini in ghisa sferoidale posti in corrispondenza dei pozzetti interrati ed alla quota del piano campagna.

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L’inserimento risulta pertanto pianamente compatibile con il contesto ambientale circostante. In estrema sintesi, dal punto di vista ambientale, con una corretta gestione del cantiere, la soluzione prescelta non presenta incompatibilità di carattere ambientale e paesaggistico e non contrasta con gli aspetti naturalistici presenti nella zona.

Nelle pagine successive sono riportati i fotoinserimenti delle nuove opere.

IL RELATORE Dott. Ing. Franco Giraudo

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FOTOINSERIMENTI FOTOGRAFICI DELLE OPERE

Foto 1: Vista verso monte dello stato attuale del tratto di alveo a valle della confluenza del Rio Vallon Grande qui oggetto di intervento.

Fotoinserimento 1: Protezione spondale in massi in progetto lungo la sponda destra del Torrente Vermenagna.

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Foto 2: Vista verso valle dello stato attuale del tratto di alveo a monte della confluenza del Rio Vallon Grande qui oggetto di intervento.

Fotoinserimento 2: Protezione spondale in massi in progetto lungo la sponda destra del Torrente Vermenagna.

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