Comune di Gazzuolo (MN) Studio per la Valutazione di incidenza sulla Rete Natura 2000 Relazione SUAP Balzanelli Srl in Variante al PGT

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INDICE

1. PREMESSE ...... 4

1.1. METODOLOGIA ...... 4

1.2. RIMOZIONE DI HABITAT SIGNIFICATIVI, FRAMMENTAZIONE E ISOLAMENTO...... 6

1.3. INQUINAMENTO ATMOSFERICO ...... 8

1.4. INQUINAMENTO IDRICO (SUPERFICIALE E PROFONDO) ...... 8

1.5. INQUINAMENTO ACUSTICO ...... 9

1.6. PERDITA DI FUNZIONALITÀ ECOLOGICA ...... 11

1.7. IL MODELLO DI VALUTAZIONE ...... 12 2. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO DI SUAP ...... 13

2.1. LA PROPOSTA DI VARIANTE ...... 13

2.2. IL PROPONENTE ...... 14

2.3. IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO ...... 14 3. DESCRIZIONE DEI SITI NATURA 2000 ...... 17

3.1. LA RETE NATURA 2000 ...... 17 3.1.1. La Valutazione di Incidenza ...... 17

3.2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 18

3.3. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO ...... 18 3.3.1. La RER – Rete Ecologica Regionale ...... 19 3.3.2. La Rete Ecologica provinciale (PTCP) ...... 20 3.3.3. Il PGT di Gazzuolo ...... 22

3.4. INQUADRAMENTO CLIMATICO ...... 26

3.5. INQUADRAMENTO GEOLOGICO ...... 33

3.6. INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO ...... 34

3.7. INQUADRAMENTO ECOLOGICO ...... 34

3.8. INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELLA RETE NATURA 2000 ...... 37 3.8.1. ZPS IT20B0401 - Parco Oglio Sud ...... 37 4. TIPI DI HABITAT NATURALI DI INTERESSE COMUNITARIO...... 38 5. SPECIE DI INTERESSE COMUNITARIO ...... 40 6. OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE E PIANO DI GESTIONE ...... 43 7. SCREENING ...... 45

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7.1. METODOLOGIE UTILIZZATE NEL PROCESSO DI SCREENING ...... 45

7.2. ANALISI DELLE COMPONENTI DI IMPATTO ...... 45 7.2.1. Premessa ...... 45 7.2.2. Inquinamento Atmosferico e Acustico ...... 45 7.2.3. Funzionalità Ecologica della connessione ...... 46

7.3. MATRICE DI SINTESI ...... 51

TAVOLE TAVOLA 1 - Corografia di Rete Natura 2000 - scala 1 : 25.000

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1. PREMESSE

Il Piano di Governo del Territorio è lo strumento di pianificazione e programmazione comunale introdotto dalla Legge Regionale n° 12 del 2005 “Legge per il Governo del Territorio” della regione Lombardia che sostituisce i vecchi Piani Regolatori Comunali. Peraltro è anche lo strumento di programmazione che consente di definire la destinazione d’uso dei suoli, unico strumento in grado di modificarlo localmente costituendone variante invece è il SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), al quale si riferisce il presente lavoro Benchè si possa ritenere che a Gazzuolo la tutela degli obiettivi di conservazione dei siti afferenti al sistema di Rete Natura 2000, tutti ricompresi in ambito di Parco, possa essere già garantito dalle NTA del PTC del Parco, è anche vero che singole forme di impatto, legate a previsioni di trasformazione territoriale che potrebbero essere introdotte dalla variante PGT, anche in aree esterne al Parco, potrebbero comunque avere ripercussione su singoli siti o addirittura sul sistema di rete. La presente fase di studio per la valutazione di incidenza, redatta ai sensi dell’art. 6 della Direttiva Habitat 92/43/CE, ha quindi lo scopo di verificare se ed in qual modo e misura le “novità” introdotte dal SUAP e quindi dalla variante da sottoporre prima ad adozione quindi ad approvazione possano, almeno in termini ipotetici, avere ripercussioni su SIC, ZPS e relative connessioni ecologiche ed in qual misura tali ripercussioni possano minacciare l’obiettivo strategico, inteso come l’insieme degli obiettivi di conservazione del sistema di rete Natura 2000 locale. Nell’ambito del presente studio verranno quindi considerati sia i SIC che le ZPS che mantengono stretti rapporti con il contesto territoriale interessato, indipendentemente dal fatto che il loro perimetro ricada in toto o in parte all’interno dell’ambito comunale. In pratica, adottando questo tipo di approccio i siti considerati sono solo uno, ed in particolare la ZPS Parco Oglio Sud ( IT20B0401 ) che si estende invece sul fiume per gran parte della lunghezza del Parco, anche se in modo frammentato.

1.1. Metodologia

Lo studio per la Valutazione di Incidenza, di cui alle sezioni successive, è stato redatto secondo le indicazioni fornite dalla Commissione Europea con l’emanazione della “Guida metodologica alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3 e 4 della Direttiva Habitat 92/43/CE”. Le modificazioni del paesaggio apportate negli ultimi secoli hanno condotto, in aree simili a quella in esame, a definire nuovi concetti demografici per quanto riguarda la fauna selvatica. Uno di questi, centrale per la presente trattazione, è quello di “metapopolazione”. In sintesi, la metapopolazione è definibile come un insieme di nuclei di colonizzazione fisicamente isolati fra loro ma uniti da scambi di individui lungo specifici corridoi. Esempio classico potrebbe essere quello di diverse specie di uccelli di bosco che, in assenza delle originarie formazioni forestali, utilizzano i lembi residui di boschi naturali, i parchi pubblici e privati o altre formazioni localmente presenti, effettuando scambi di individui grazie alla presenza di siepi, filari o strutture vicarianti. In tal modo viene mantenuta una popolazione vitale benché distribuita su “isole”. L’impatto di un piano quale quello in esame, ovvero esteso ad un territorio univoco che include o incide su diversi elementi della rete Natura 2000, potrebbe essere sia quello di promuovere l’eliminazione di alcune

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“isole”, così come quello di occludere alcuni dei corridoi di interscambio, in particolare per la fauna terrestre. L’eliminazione della singola “isola” non avviene peraltro solo mediante la rimozione dell’habitat specifico, ma, per la singola specie, anche tramite la modificazione delle condizioni ecologiche locali. Una specie particolarmente sensibile al rumore, ad esempio, non nidificherà più in una certa località non solo in caso di rimozione dell’habitat idoneo, ma anche nel caso in cui i livelli di rumore eccedano i valori tollerati. Quando ciò avviene è possibile che le metapopolazioni originate dalla frammentazione di quella preesistente risultino composte da un numero di individui inferiore al numero minimo vitale o che rimangano concentrate su “isole” di dimensione inferiori all’area minima vitale. In tal caso l’esito dell’impatto, anche se in modo indiretto, è l’estinzione locale della specie. Il fenomeno è esemplificato nella Fig. 1.1-1.

FIGURA 1.1-1 METAPOPOLAZIONI E STRUTTURA TERRITORIALE Rimozione diretta dell’habitat, modificazione di fattori ecologici e modificazione dei rapporti eco-etologici sono, quindi, gli aspetti chiave sulla base dei quali verificare l’incidenza che un intervento antropico di pianificazione territoriale può avere su habitat e specie. Definiti questi aspetti è opportuno individuare impatti e componenti generati da un piano quale quello in progetto. Tali impatti non potranno essere valutati solo con un criterio di presenza/assenza, ma occorrerà tenere in considerazione anche la collocazione spaziale e la distanza del possibile intervento normato dal piano. Tale gradiente varia in relazione, in particolare, a tre caratteristiche peculiari, cioè la direzione di scorrimento delle acque, la direzione dei venti dominanti e il grado di pregio, inteso prevalentemente in termini naturalistici e conservazionistici, e di struttura (boschi piuttosto che praterie) degli habitat di interesse comunitario e delle specie presenti nei siti Natura 2000. Raggruppando per classi i vari tipi di impatto si giunge alla seguente conclusione. I potenziali impatti sull’ambiente sono riconducibili a 4 tipologie prevalenti schematizzate nei successivi punti. - Sottrazione diretta di territorio (habitat). - Frammentazione e isolamento. - Disturbo ed inquinamento. - Perdita di funzionalità ecologica. Sulla base di queste premesse, la definizione degli elementi di impatto generati su un singolo sito risulta più agevole. Di seguito vengono prese in considerazione le singole componenti di impatto su un ipotetico sito della Rete Natura 2000 individuando, per quanto possibile, gli elementi da considerarsi in relazione alla realtà locale e/o previsionale.

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Occorre inoltre evidenziare che il PGT vigente in fase di VAS era già stato sottoposto a Valutazione di Incidenza, peraltro positiva, e pertanto per una definizione esaustiva della metodologia adottata si rimanda allo studio originale. Per le singole componenti verranno pertanto confrontate le variazioni introdotte dalla variante con lo scenario già proposto nello studio di incidenza del PGT quale scenario di progetto. Tali elaborazioni verranno utilizzate in fase di analisi per verificare la sovrapposizione fra aree soggette a nuove potenziali forme di impatto e distribuzione e collocazione di habitat, specie e/o zone da tutelare al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi di conservazione di ciascun sito della rete Natura 2000 coinvolta e le relative connessioni ecologiche. I valori proposti, in assenza di modelli realistici e puntuali, fanno riferimento o a normative specifiche (es. zonizzazione acustica) oppure alla modellistica sviluppata per tipologie particolari (es. strade con flussi di traffico definiti), per i quali si dispone di valori ampiamente verificati. Di questi ultimi verrà data evidenza nelle sezioni metodologiche facenti riferimento a ciascuna componente.

1.2. Rimozione di habitat significativi, frammentazione e isolamento

Se la rimozione di ambienti naturali è definibile in termini di perdita netta, peraltro elemento caratterizzante l’ultimo secolo, è palese che l’effetto di frammentazione ed isolamento delle aree residuali e delle popolazioni in esse presenti abbia seguito una curva esponenziale. Questo incide sulle popolazioni animali in misura differente a seconda delle caratteristiche ecologiche e demografiche della singola specie. Ogni specie terrestre è caratterizzata infatti da un “home range” peculiare, da un areale minimo che si configura come la superficie necessaria per sostenere una popolazione vitale e da una più o meno elevata capacità di spostamento in termini di lunghezza percorsa che può essere decisiva nel caso di metapopolazioni. L’analisi degli impatti generati sulla fauna presente non può prescindere da una attenta considerazione di tali caratteristiche di cui, di seguito, si propone una sintesi elaborata a livello europeo, in grado di evidenziare gli aspetti salienti per alcune specie indicatrici sulle quali la letteratura recente fornisce dati sufficientemente attendibili. Il primo aspetto da considerare è l’home range, che può superare i 3000 ha nel caso dei grandi carnivori ed arrivare anche ai 500 ha per specie di media taglia come il tasso. La figura 1.2-2 evidenzia la dimensione degli home range per alcune specie di media e grande taglia. Per i mammiferi di piccola taglia o per i micromammiferi l’home range è limitato a pochi ettari. La figura 1.2-2 evidenzia gli aspetti richiamati.

FIGURA 1.2-2 – HOME RANGE DI ALCUNI GRANDI MAMMIFERI E DI ALCUNI MAMMIFERI DI TAGLIA RIDOTTA

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I grafici in figura 1.2-3 riportano invece le capacità di spostamento per diversi gruppi animali tra cui anche anfibi e rettili.

FIGURA 1.2-3 – CAPACITÀ DI SPOSTAMENTO DI ALCUNI IMPORTANTI GRUPPI ANIMALI

Per questa componente non vengono individuati valori soglia in quanto è facilmente calcolabile, all’occorrenza, la superficie planimetrica persa intesa come superficie di un ambiente naturale o

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paranaturale che, nell’ambito del nuovo PGT, venisse assegnata ad una zona diversa da quella attuale o che contempla tali aree.

1.3. Inquinamento atmosferico

Le attività umane sia economiche che residenziali comportano spesso modificazioni delle condizioni atmosferiche locali. Tipologie e quantità degli inquinanti varia tuttavia in relazione al tipo di struttura e alle quantità di emissione in atmosfera. Le diverse sostanze possono, essenzialmente, produrre i seguenti effetti: - tossicità specifica – data dall’azione delle sostanze sugli organismi viventi; - acidificazione – anche in questo caso l’effetto è prodotto dall’azione sinergica delle singole sostanze;

- eutrofizzazione – legata essenzialmente all’azione dell’NO2 che comporta mutamenti sia negli ecosistemi che sulla diversità biologica, provocando, ad esempio, fenomeni di iperproduzione algale.

I buffer di attenzione del contributo all’inquinamento atmosferico da parte della singola struttura sono stati individuati nella valutazione originale del PGT vigente in modo prudenziale e considerando la modellistica di settore, attribuendo alle aree industriali un valore ampiamente cautelativo pari a 500 metri di raggio. Nel caso in esame data la struttura del progetto e la cautela adottata per evitare forme di compromissione (capannone, pavimentazione dei piazzali e assenza di ulteriori viabilità di accesso), ma anche la presenza dell’impianto principale già esistente, si riconduce il valore numerico comunque ad una distanza di 40 metri, che corrispondono al limite di esaurimento dell’impatto della componente studiata per una strada con un traffico giornaliero medio (TGM) pari a circa 10.000 veicoli/giorno. Il buffer in questo caso verrà esteso non al solo ampliamento ma a tutta la superficie aziendale.

1.4. Inquinamento idrico (superficiale e profondo)

Durante la fase di cantiere le possibili interferenze sull’ambiente idrico possono essere generate solo da sversamenti accidentali di oli o carburante dai mezzi utilizzati per l’attività. Tutta l’area ove sia possibile avvengano fenomeni di questo tipo è tuttavia pavimentata e dotata di un sistema di raccolta delle acque che garantisce la possibilità di isolamento di qualunque tipo di inquinante. Pertanto non si ritiene di inserire potenziali buffer di impatto per questa componente.

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1.5. Inquinamento acustico

L’inquinamento acustico può costituire una seria turbativa se collocato in aree strategiche per specie faunistiche sensibili a tale componente. Il rumore viene infatti trasmesso dalla fonte attraverso un mezzo (terreno e/o aria) ad un recettore, che nel caso di interesse è rappresentato appunto dalla fauna presente. I parametri caratterizzanti una situazione di disturbo sono essenzialmente riconducibili alla potenza acustica di emissione delle sorgenti, alla distanza tra queste ed i potenziali recettori, ai fattori di attenuazione del livello di pressione sonora presenti tra sorgente e recettore. Il modello utilizzato per il presente studio si riferisce alla propagazione sferica e si evidenzia che non ha tenuto conto dell’effetto schermante generato dalle strutture sopraelevate, dalla struttura verticale del paesaggio vegetale e dalla morfologia. La propagazione sferica nasce in genere da una sorgente puntiforme ossia una sorgente piccola rispetto alla lunghezza d’onda generata e relativamente lontana dal ricevitore. Il fronte d’onda che si genera è sferico. Il caso più semplice che si può avere è quello di una sorgente puntiforme omnidirezionale ossia una sorgente che non privilegia alcuna direzione. Se la sorgente è puntiforme e la propagazione avviene in campo libero, l’energia che si propaga resta in prima approssimazione costante, la densità sonora, invece, diminuisce e si distribuisce su una superficie sempre maggiore. In questi casi si ha mediamente un’attenuazione di 6dB per raddoppio della distanza fra sorgente e recettore. Lo schema funzionale successivo esemplifica una situazione ove una sorgente di rumore con intensità di 70 Il rumore agisce da deterrente sull’utilizzazione del territorio da parte della fauna selvatica in relazione a diversi meccanismi. Per le specie che utilizzano le vocalizzazioni durante la fase riproduttiva esso agisce come “incremento di soglia” aumentando la distanza di percezione del canto territoriale. Per alcune specie l’aumento del rumore rende un sito meno controllabile, quindi meno sicuro per la protezione dai predatori, mentre per altre specie “rumori particolari” potrebbero agire interferendo con le frequenze di emissione, con significati specie-specifici. Come indicatore biologico per stimare l’effetto dell’inquinamento acustico verranno utilizzate le comunità di uccelli nidificanti. Dalla bibliografia specifica di settore, si desume che la perdita dei siti di nidificazione dell’ornitofauna più sensibile inizia una volta superata la soglia dei 40 dBA e la perdita è massima per valori superiori o uguali a 60 dBA. Ovviamente l'effetto del rumore risulta assai diverso se opera su tipiche specie di bosco piuttosto che di prateria, ambienti ove la dispersione del rumore avviene con modalità diverse. Queste ultime risultano più tolleranti in quanto l’adattamento ad ambienti aperti consente loro di “sopportare” meglio le variazioni di rumore alle quali sono più abituate. Nel bosco il buffer di impatto risulta dimezzato rispetto alle zone aperte, tuttavia le specie che vi nidificano sono molto più sensibili in quanto più “isolate” acusticamente rispetto alle specie di aree aperte.

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FIGURA 1.5-1 - DENSITÀ DI NIDIFICANTI E RISPOSTE A LIVELLI CRESCENTI DI RUMORE (COST 341)

Il valore soglia adottato è quello dei 60 dBA e le distanze di esaurimento, per l’area di lavoro, ove in mancanza di dati puntuali sulla tecnologia utilizzata, al fine di definire i livelli di pressione sonora, ancorchè l’impianto vada sottoposto prima del rilascio dell’autorizzazione a specifica relazione previsionale di impatto acustico, è stato elaborato un modello in grado di descrivere i livelli di pressione sonora utilizzando i livelli europei di emissione per automezzi pesanti superiori ai 200 CV, ovvero di 80 dB e punto medio di emissione a 2 metri dal suolo, collocato all’esterno e con una sola siepe verde perimetrale alta soli 3 metri, ed utilizzando il software dedicato di calcolo: NIV – Noise Impact Valuation 1.0, dove quindi sono stati introdotti i seguenti valori:

- Sorgente di emissione: puntiforme (automezzo pesante)

- Valore di emissione della sorgente 80 dB

- Altezza dal suolo di emissione: 2,00 m.

- Mezzo di propagazione aria 20°C / 70% umid.

- Barriere siepe verde

La mappa che si ottiene è la seguente, che dimostra ampiamente come i livelli sonori all’esterno dell’area industriale non siano mai superiori ai 45 dB, quindi valori estremamente cautelativi:

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Siepe verde

FIGURA 1.5-2 MODELLO DI DIFFUSIONE DEL RUMORE ( NIV 1.0 )

Date queste considerazioni si individua come area oggetto di impatto solo quella dell’impianto dove si muoveranno i mezzi meccanici.

1.6. Perdita di funzionalità ecologica

Oltre a quelle descritte sono state considerate altre componenti di impatto, che nel complesso possono essere ricondotte ad impatti indiretti. Fra queste compare la modificazione del tasso di disturbo antropico nelle aree oggetto di variazioni di piano. E’ intuitivo infatti che la costruzione di una nuova struttura in un ambiente prevalentemente agricolo comporterà una modificazione nell’utilizzo del territorio da parte dell’uomo. Al disturbo generato dalle pratiche agricole si sommerà quello indotto dalle attività socio economiche dell’area di nuova classificazione come pure l’effetto positivo dello sviluppo degli interventi di mitigazione e compensazione. La presenza di una struttura antropica, indipendentemente dal suo tipo, determina inoltre nelle sue adiacenze modificazioni faunistiche legate al “gradimento” “evitamento” del contesto. Per questa ragione non viene definito un buffer assoluto quanto piuttosto svolta, nella sezione valutativa, un analisi qualitativa legata alla permeabilità faunistica del corridoio ecologico nel quale si inserisce il progetto.

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1.7. Il modello di valutazione

Il modello di valutazione, che si propone per la fase di screening, prende in esame la vocazionalità del territorio indagato in relazione in particolare al confronto fra la situazione attuale e quella di progetto e alle peculiarità ambientali della struttura di rete Natura 2000 e delle connessioni ecologiche, relativamente sia agli habitat che alle esigenze di gestione dei singoli elementi che ne hanno consentito l’individuazione. L’analisi delle eventuali componenti di impatto considera: - perdita diretta di ecosistemi, valutata sulla possibile sottrazione di habitat di interesse comunitario, sulla percentuale sottratta in relazione alla copertura totale del sistema di rete e sulla diffusione a scala regionale; - frammentazione ed isolamento, valutate sulla perdita di funzionalità ecologica dei corridoi esistenti e sul concetto di metapopolazione faunistica; - inquinamento e disturbo qui valutati in termini di soglie di tolleranza.

Tipologia Recettore Sorgente Limite di criticità

Inquinamento atmosferico Fauna, flora intero impianto 40

Sali Fauna, flora, intero impianto - Inquinamento idrico Altri inquinanti Fauna, flora Intero impianto -

Inquinamento acustico (esaurimento 60 Fauna (ad esclusione Automezzi pesanti Aree dell’impianto dB) della fauna acquatica)

Perdita di funzionalità ecologica Fauna Intero impianto Analisi funzionale

TABELLA 1.8-2 – SORGENTI DI DISTURBO E DI INQUINAMENTO E LIMITI DI ATTENZIONE (FASE DI ESERCIZIO)

Data inoltre la struttura della variante al PGT il presente studio si prefigge di proporre singoli elementi di futuro sviluppo esecutivo che possano essere ritenuti di importanza strategica per un ottimale garanzia della funzionalità ecologica del contesto.

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2. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO di SUAP

2.1. LA PROPOSTA DI VARIANTE

La tipologia di variante in esame è riferibile a Sportello Unico Attività produttive (SUAP) che comporta variante al Piano di Governo del Territorio. La variante comporta unicamente modificazione cartografica relativa alla tavola di progetto con ampliamento dell’area produttiva, così come riportato nelle figure successive:

PDR STRALCIO TAVOLA VIGENTE PDR STRALCIO TAVOLA DI VARIANTE

FIGURA 2.1-1 – STRALCIO COMPARATIVO DELLA VARIANTE

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2.2. Il Proponente

La ditta Balzanelli SRL, con sede legale ed operativa nel comune di Gazzuolo in via Marsala 78, si occupa da anni di recuperare diverse tipologie di materiali non pericolosi al fine di valorizzarne le diverse componenti merceologiche. Al momento è in corso la Valutazione di Verifica di Assoggettabilità alla Via, in quanto l’azienda ha necessità di passare in procedura ordinaria ai sensi dell’art. 208 del D.Lgs 152/2006 e s.m.i.

La principale attività dell’azienda, oggi è il recupero di materiale cartaceo ai sensi del DM 5/2/98 e smi, ed in particolare in base alla tipologia 1.1 dell’allegato 1, suballlegato 1; entra il materiale in impianto come rifiuto, viene separato, selezionato ed infine imballato per tipologia merceologica al fine poter trasformare il rifiuto iniziale in una materia prima secondaria e rivendere il materiale con DDT. Pertanto, al fine di ottimizzare la lavorazione e la logistica aziendale c’è la necessità di avere ulteriore spazio, funzionalmente collegato alla ditta ad oggi esistente per: - migliorare ulteriormente la sicurezza in funzione della viabilità interna

- ottimizzare il deposito dei materiali stoccandoli sotto un nuovo capannone che è già in progetto.

Infine occorre sottolineare che l’attuale procedura svolta nell’ambito di quella di verifica di assoggettabilità a VAS, riguarda unicamente la modificazione indotta alla pianificazione urbanistica locale e ciò, pur trattandosi di un Suap, è in relazione al fatto che sono ancora stati prodotti gli eventuali approfondimenti necessari per la successiva procedura autorizzativa di Sportello unico (es. Relazione previsionale di impatto acustico, studio idraulico di gestione delle acque, VV.FF. ecc.)

2.3. Il progetto di ampliamento

Il presente progetto prevede la costruzione di nuovo magazzino per il deposito delle materie prime e secondarie derivanti alla separazione delle tipologie dei materiali ( carta, cartone, plastica ecc. ) previa riduzione volumetrica e di nuovo piazzale in cemento per il deposito in parte dei container e in parte materie prime e secondarie . La nuova costruzione sarà realizzata in aderenza al magazzino esistente e verrà realizzata con: - n°11 pilastri prefabbricati in cemento armato della sezione di cm. 50x50 e altezza utile m. 8,50;

- n° 10 travi in cemento armato a doppia pendenza;

- tegoli in cemento armato, materassino di lana minerale e manto di copertura in alluminio naturale;

- pannelli di tamponamento in cemento armato da realizzarsi nel prospetto nord-est;

- pavimento in battuto di calcestruzzo tipo industriale su vespaio in materiale reciclato;

- finestratura a nastro con vetri u-glass ed apertura tipo “naco.

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Il nuovo piazzale verrà realizzato previo sbancamento del terreno esistente con materiale reciclato dello spessore cm 30-35 e superiore pavimentazione industriale impermeabile in cemento completa di corazzatura al quarzo. Verranno inoltre realizzate nuove fognature con tubazioni in P.V.C e pozzetti in cemento con caditoie in ghisa allacciate alla rete esistente. Verrà inoltre installata nuova vasca raccolta acqua in adiacenza a quella esistente al fine di raccogliere i primi 5 mm di prima pioggia del piazzale di nuova costruzione.

FIGURA 2.3-1 – PROSPETTO GENERALE

FIGURA 2.3-2 – PROSPETTO N-O

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FIGURA 2.3-3 - SCHEMA STRUTTURALE DELL’IMPIANTO

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3. DESCRIZIONE DEI SITI NATURA 2000

3.1. La Rete Natura 2000

La Rete Natura 2000 nasce dalla Direttiva denominata "Habitat" n.° 43 del 1992 -"Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche"- dell'Unione Europea modificata dalla Direttiva n.° 62 del 1997 “Direttiva del Consiglio recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”. È finalizzata alla salvaguardia della biodiversità mediante la tutela e la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri. La rete ecologica Natura 2000 è dunque costituita da aree di particolare pregio naturalistico, i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), designate sulla base della distribuzione e significatività biogeografica degli habitat elencati nell’Allegato I e delle specie di cui all’Allegato II della Direttiva “Habitat”, e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), istituite lungo le rotte di migrazione dell’avifauna e previste dalla Direttiva denominata "Uccelli" n.° 409 del 1979 -"Conservazione degli uccelli selvatici"- (poi riprese dalla Direttiva 92/43/CE “Habitat” per l’introduzione di metodologie applicative). L’Italia ha recepito le normative europee attraverso il Decreto del Presidente della Repubblica n.° 357 del 8/9/1997 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”, poi modificato dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 20/1/1999 “Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.° 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CE” e dal Decreto del Presidente della Repubblica n.° 120 del 12/3/2003 “Regolamento recante modificazioni ed integrazioni del D.P.R. 357/97”.

3.1.1. La Valutazione di Incidenza

In base all’articolo 6 della Direttiva “Habitat”, la Valutazione di Incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della Rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Questo procedimento si applica agli interventi che ricadono in tutto o in parte all’interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo) e a quelli che, pur sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La metodologia procedurale proposta dalla Commissione Europea è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali: FASE 1: verifica o screening - processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa qualora l'incidenza risulti significativa;

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FASE 2: valutazione appropriata - analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie; FASE 3: analisi di soluzioni alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità del sito; FASE 4: definizione di misure di compensazione - individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato. Nella normativa italiana la relazione per la Valutazione di Incidenza è introdotta dall’articolo 5 del D.P.R. n.° 357 del 1997 e deve essere redatta sulla base di quanto indicato nell’allegato G dello stesso D.P.R. 357/97. In Lombardia la Valutazione di incidenza sui PGT in base alle previsioni della DGR n° 14106/03 è competenza della Provincia, tranne nel caso in cui il PTCP provinciale non abbia ancora acquisito Valutazione positiva, ma non è il caso della provincia di Mantova. Qui la competenza alla Valutazione è appunto della Provincia che durante il 2009 ha approvato il proprio PTCP sottoponendolo a Studio di Incidenza ed acquisendo Valutazione positiva. Proceduralmente quindi il comune dovrà predisporre lo Studio di Incidenza (presente documento), ed acquisire, previa trasmissione, il parere/osservazioni sui suoi contenuti da parte dell’Ente gestore dei siti coinvolti, che nel caso in esame è il Parco Oglio Sud, quindi trasmettere l’intera documentazione alla Provincia che rilascerà la valutazione finale.

3.2. Inquadramento territoriale

Il sistema di rete Natura 2000 interessato dal presente studio di incidenza è riferito ad un insieme di SIC e ZPS che hanno riferimento diretto con il fiume Oglio e l’omonimo parco. Tuttavia alcuni siti ricadono ben oltre la soglia di attenzione fissata, e pertanto risultano esclusi dal presente studio. Di fatto quelli considerati sono i seguenti:

CODICE TIPO DENOMINAZIONE COMUNI ENTE GESTORE NATURA DI 2000 SITO IT20B0401 ZPS Parco Regionale Oglio , BORGOFORTE, , Parco Oglio Sud Sud CALVATONE, CANNETO SULL'OGLIO, , DRIZZONA, GAZZUOLO, ISOLA DOVARESE, , OSTIANO, PESSINA CREMONESE, PIADENA, SAN MARTINO SULL'ARGINE, , VIADANA, VOLONGO

3.3. Inquadramento programmatico

La frammentazione ambientale è un processo dinamico mediato dall’azione dell’uomo che conduce alla trasformazione di ampie aree con evidenti caratteri di naturalità in sottounità sempre più piccole, frammentate ed isolate. Un processo quindi che trova estensione sia nello spazio (territorio) che nel tempo.

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La frammentazione ambientale agisce a più livelli e l’entità delle modificazioni innescate dipende da un elevato numero di variabili fra le quali si annoverano anche la tipologia del contesto territoriale, la dimensione e la forma degli habitat superstiti, i gradi di connessione e di isolamento, la distanza fra singole unità, lo stato evolutivo, ecc. Gli effetti della frammentazione sono inoltre incidenti sia sulla biodiversità locale complessiva come pure su singole comunità e popolazioni, oltre che sui singoli individui. A problematiche di questo tipo si tenta di dare risposta, più che soluzione, attraverso la creazione di una rete ecologica che presenti come finalità prevalenti quella di conservare le specie, le comunità e gli ecosistemi naturali mediante il mantenimento dei processi di dispersione che sono alla base degli scambi genetici fra popolazioni, elementi cardine della “vitalità” delle popolazioni. Occorre poi ricordare che nel mondo animale, come peraltro anche in quello vegetale, le possibilità di dispersione di individui appartenenti ad un'unica popolazione dipende oltre che dalle caratteristiche intrinseche delle specie (es. presenza/assenza di ali) anche dalle caratteristiche ecologiche ed in particolare dalla capacità di adattamento a determinate tipologie ambientali. Intuitivo è il caso di specie con vita esclusivamente acquatica, semiacquatica o esclusivamente terrestre. Considerata anche la struttura normativa così come emerge dalla Direttiva europea 42/2001/CE che estende l’ambito di interesse del PGT all’intera superficie territoriale del comune un tale approccio risulta decisivo al fine di poter affrontare tematiche quali quella della frammentazione ambientale e della connettività ecologica anche con particolari legami alla struttura di Rete Natura 2000. Il primo degli elementi che costituisce il livello che potremmo definire di interesse strategico comunitario è infatti la rete Natura 2000, insieme di aree (SIC, ZPS, ZSC) che hanno la funzione preminente di conservare gli elementi (specie e habitat) appunto ritenuti di interesse comunitario. Per tutelare invece la connettività del territorio ad una scala più ridotta altri due strumenti concorrono a definire la struttura fine della rete, il primo, di portata regionale è dato dalla RER (Rete Ecologica Regionale) approvata con DGR 8/8515 2008, e che riflette la strategia regionale, il secondo invece è il disegno della rete ecologica provinciale così come emerge dagli elaborati del PTC provinciale.

3.3.1. La RER – Rete Ecologica Regionale

Il Piano Territoriale della Regione Lombardia (D.G.R. del 16 gennaio 2008, n. 8/6447) prevede al punto 1.5.1 del suo Documento di Piano la realizzazione della Rete Ecologica Regionale (RER), riconosciuta come infrastruttura Prioritaria per la Lombardia inquadrandola, insieme alla Rete Verde Regionale (P.T.R. – Piano Paesaggistico, norme art. 24) negli Ambiti D dei “sistemi a rete”. Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato in via definitiva il Piano Territoriale Regionale con deliberazione del 19/01/2010, n.951, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n.6, 3° Supplemento Straordinario del 11 febbraio 2010. la RER si pone la triplice finalità di: · tutela; ovvero salvaguardia delle rilevanze esistenti, per quanto riguarda biodiversità e funzionalità ecosistemiche, ancora presenti sul territorio lombardo;

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· valorizzazione; ovvero consolidamento delle rilevanze esistenti, aumentandone la capacità di servizio ecosistemico al territorio e la fruibilità da parte delle popolazioni umane senza che sia intaccato il livello della risorsa; · ricostruzione; ovvero incremento attivo del patrimonio di naturalità e di biodiversità esistente, attraverso nuovi interventi di rinaturazione polivalente in grado di aumentarne le capacità di servizio per uno sviluppo sostenibile. La RER si compone di elementi raggruppabili in due livelli: Elementi primari ed Elementi di secondo livello. Fra i primi, che costituiscono l’ossatura della rete, troviamo: - Elementi di primo livello - Gangli primari - Corridoi primari - Varchi. Fra i secondi, ovvero gli elementi che svolgono una funzione di completamento del disegno di rete, si annoverano - Porzioni di Aree prioritarie per la biodiversità non ricomprese in Elementi di primo livello - Aree importanti per la biodiversità non ricomprese nelle Aree prioritarie, - Elementi di secondo livello delle Reti Ecologiche Provinciali, quando individuati secondo criteri naturalistici/ecologici e ritenuti funzionali alla connessione tra Elementi di primo e/o secondo livello. In comune di Gazzuolo la RER identifica: Fra gli elementi di primo livello, il fiume Oglio e l’ambito delle torbiere di Belforte, ma in particolare per la presente trattazione il canale Acque Alte, elemento di riconnessione dei due precedenti contesti.

3.3.2. La Rete Ecologica provinciale (PTCP)

Il disegno della Rete Ecologica Provinciale ha subito un ulteriore evoluzione rispetto al passato attraverso la variante al PTCP adottata con DCP n. 23 del 26 maggio 2009. Gli obiettivi specifici della Rete Ecologica Provinciale, ad integrazione del livello regionale sono i seguenti:

• fornire alla Pianificazione Territoriale di Coordinamento un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche esistenti, ed uno scenario ecosistemico di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato, al fine di poter effettivamente ed efficacemente svolgere una funzione di coordinamento rispetto a strumenti settoriali potenzialmente in grado di stravolgere gli equilibri ambientali; il progetto di rete ecologica potrà aiutare la pianificazione provinciale a definire target specifici della rete che valgano su scala provinciale o su ambiti sovracomunali definiti dal PTCP;

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• offrire anche alla Pianificazione Territoriale di Coordinamento un quadro di sensibilità ed opportunità di tipo e le scelte localizzative di interventi potenzialmente critici quali Poli produttivi sovracomunali, Poli funzionali, Poli commerciali;

• fornire alle Pianificazioni provinciali di settore in materia di attività estrattive, di smaltimento dei rifiuti, di viabilità extraurbana un quadro organico dei condizionamenti di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità di individuare azioni di piano compatibili; fornire altresì indicazioni per poter individuare a ragion veduta eventuali compensazioni;

• fornire agli uffici deputati all’assegnazione di contributi per misure per il miglioramento naturalistico degli ecomosaici (es. agricoltura, caccia e pesca), indicazioni di priorità concorrenti ad un miglioramento complessivo del sistema; potenzialità analoghe potranno essere sviluppate ove esistano o vengano promossi tavoli di concertazione (es. tra Regione, Provincia e Comune interessato per la localizzazione di misure di PSR);

• fornire alle autorità ambientali di livello provinciale impegnate nei processi di VAS uno strumento coerente per gli scenari ambientali di medio periodo da assumere come riferimento per le valutazioni;

• fornire agli uffici responsabili delle procedure di VIA, o di espressione di parere in procedure regionali, uno strumento coerente per le valutazioni sui singoli progetti, e di indirizzo motivato delle azioni compensative;

• fornire alle pianificazioni comunali un quadro di riferimento spazializzato per le scelte localizzative e le eventuali decisioni compensative; a tale riguardo è già previsto che l’Amministrazione Provinciale, con il parere di conformità, verifichi la rispondenza delle proposte di PGT (e varianti di P.R.G./piani attuativi/programmi integrati di intervento) agli obiettivi generali identificati e in funzione della coerenza delle eventuali proposte di mitigazione e compensazione rispetto al disegno di Rete Verde Regionale e di Rete Ecologica Regionale e, in attesa di un disegno compiuto per le suddette, della Rete prevista nei PTCP vigenti.

A Gazzuolo il disegno di Rete provinciale riprende i caratteri della RER e definisce l’ambito dell’Oglio come corridoio primario e del Canale acque alte come corridoio secondario, alcune aree rurali prossime a questi invece come corridoi terziari. Sono inoltre identificati due Nodi della rete provinciale che definiscono aree strategiche e criticità puntuali. Si tratta dell’interconnessione del canale acque alte con l’Oglio, e quella del canale Bogina, al limite sud di Gazzuolo, sempre con l’Oglio.

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FIGURA 3.3-1 – STRUTTURA GENERALE DELLA RETE ECOLOGICA LOCALE

3.3.3. Il PGT di Gazzuolo

Il Comune di Gazzuolo, è dotato di Piano di Governo dl Territorio (PGT) approvato con Del. C.C. n.4 del 11.02.2011. Successivamente a tale approvazione sono state approvate 3 varianti. La presente variante agli strumenti urbanistici risponde ad alcune esigenze produttive emerse recentemente che hanno portato all’attivazione dello Sportello Unico Attività Produttive (SUAP). La destinazione dell’area in cui viene proposto l’intervento è quella prevista nell’articolato delle Norme di Attuazione del PdR del PGT vigente nel Comune di Gazzuolo ed individuata in parte come “Campagna priurbana” di cui all’art. 23.7 delle norme, la porzione ovest dell’ampliamento inoltre interessa aree classificate come a rischio archeologico di cui all’art. 29 delle NTA, infine parte dell’area di ampliamento rientra fra i corridoi primari della RER. L’area infine ricade in fascia C del PAI. Delle principali norme riferite a tali zone si riporta integralmente il testo:

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FIGURA 3.3-2 – STRALCIO DELLA TAVOLA DELLE PREVISIONI DEL DOCUMENTO DI PIANO VIGENTE

3.3.3.1 PGT comune di Gazzuolo – Piano delle Regole

ART. 23 - Aree agricole ………………………….. 23.7. Campagna periurbana e aree agricole soggette a trasformazione (queste ultime sono considerate ambito di interazione tra funzioni del sistema insediativo e del sistema agricolo art. 68.3 del P.T.C.P. di Mantova) Comprende i terreni agricoli adiacenti al tessuto urbano esistente sia del capoluogo che delle frazioni per una fascia stabilita dalla cartografia di piano. Nella campagna periurbana è vietata la nuova costruzione di edifici da adibire ad allevamento zootecnico di qualunque tipo. E’ consentito un ampliamento del 10% degli allevamenti esistenti al fine di permettere l’adeguamento funzionale delle strutture alle disposizioni del regolamento di igiene locale e dell’ASL competente e senza aumento del numero dei capi che dovrà essere asseverato dal proprietario dell’allevamento in conformità col numero capi contenuto nei registri dei distretti sanitari - veterinari di riferimento. In assenza di asseverazione la nuova costruzione non potrà essere agibilizzata.

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Sono consentite demolizioni e ricostruzioni a parità di SLP esistente dei fabbricati destinati ad allevamenti zootecnici posti all’interno della campagna periurbana purché finalizzati ad aumentare la distanza fra le zone residenziali e le strutture aziendali. Destinazioni ammesse : Nella campagna periurbana sono ammissibili le abitazioni rurali strettamente connesse all’attività agricola, nonché tutti gli edifici di servizio all’attività stessa, Fienili, barchesse, ricoveri attrezzi ecc.

ART. 29 - Ambiti di salvaguardia archeologica 1. Definizione: Sono le aree sulle quali la Soprintendenza Archeologica per la Lombardia ha segnalato il rinvenimento di reperti archeologici. I Nuclei di Antica Formazione come delimitati dagli elaborati grafici del Piano delle Regole sono zone a rischio archeologico. 2. Obiettivi del Piano delle Regole: Le finalità del Piano delle Regole in tale ambito sono le seguenti: · Evitare la distruzione di reperti archeologici;

3. Destinazioni d’uso: La destinazione d’uso prevalente è quella dell’ambito in cui sono collocati. 4. Prescrizioni particolari: Nelle zone individuate con apposita cartografia ogni pratica che porti alla movimentazione del terreno superficiale dovrà essere preventivamente segnalato alla competente Soprintendenza Archeologica ed eseguito solo previo consenso della stessa.

Fra gli elaborati del PGT inoltre era presente uno specifico approfondimento che aveva funzione di verificare le interferenze sul sistema di rete e la idoneità delle diverse aree nel sostenere dei collegamenti ecologici. La prima elaborazione individuava nella zona una struttura territoriale in prevalenza scarsamente permeabile, con elementi di compromissione dati appunto dai nuclei residenziali e produttivi. L’immagine successiva evidenzia la struttura descritta:

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FIGURA 3.3-3 – PERMEABILITÀ LOCALE (ESTRATTO DDP)

La seconda elaborazione invece tendeva a descrivere, su una base di celle omogenee, le dotazioni territoriali, intese come uso del suolo, presenza di strutture vegetazionali e/o habitat acquatici , utili nel sostenere la permeabilità faunistica e quindi la funzionalità di un eventuale connessione ecologica, anche in questo caso un immagine definisce la situazione locale.

FIGURA 3.3-4 INDICE DI IDONEITÀ AMBIENTALE (ESTRATTO DDP)

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La cella in esame risulta scarsamente dotata di elementi di connessione e necessitante di interventi di riqualificazione per la ricostruzione di strutture utili al sostegno della rete ecologica. Infine il PGT propone l’articolazione della Rete Ecologica Comunale, quale elemento di dettaglio dei livelli sovraordinati. Ancora una volta l’immagine successiva chiarisce come l’area in esame risulti esterna a tale sistema.

FIGURA 3.3-5 STRALCIO DELLA CARTA ECOPAESISTICA DEL PGT

3.4. Inquadramento climatico

Il territorio in esame, in una classificazione climatologica locale, viene a collocarsi nella zona della pianura padana interna, in cui si hanno appunto condizioni di tipo padano. In tale area, dove le influenze marine e collinari non sono più avvertibili in modo apprezzabile, il clima assume una sua propria fisionomia che si contraddistingue per una maggiore escursione termica giornaliera ed un aumento del numero di giorni con gelo nei mesi invernali. Si registra inoltre un aumento di frequenza delle formazioni nebbiose, che si manifestano più intense e persistenti, una attenuazione della ventosità con aumento delle calme anemologiche e un incremento dell’amplitudine giornaliera dell’umidità dell’aria. In condizioni anticicloniche, caratterizzate da circolazione orizzontale e verticale molto scarsa, correnti verticali a prevalente componente discendente e condizioni meteorologiche non perturbate, l’atmosfera è caratterizzata da condizioni di stabilità e, nella stagione invernale, in cui si ha un intenso raffreddamento del suolo dovuto all’irraggiamento notturno, si può instaurare una condizione di inversione termica

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persistente, anche durante l’intero arco della giornata. Questo fenomeno provoca uno strato di sbarramento alla diluizione di sostanze gassose verso l’alto. Di seguito sono riportate le stazioni dalle quali si sono ricavati i parametri meteorologici.

PARAMETRI PERIODO DI UBICAZIONE STAZIONE METEO ENTE METEOROLOGICI RIFERIMENTO

Osservatorio "La Specola" Torre annessa al Regio Liceo di Mantova (Lat. N 45°09’; Precipitazioni Ginnasio "Virgilio" ad un'altezza di 1948-1997 Long. 10°45’ E di 34,5 m sul piano stradale della città Greenwich) Osservatorio "La Specola" Torre annessa al Regio Liceo di Mantova (Lat. N 45°09’; Temperatura Ginnasio "Virgilio" ad un'altezza di 1948-1997 Long. 10°45’ E di 34,5 m sul piano stradale della città Greenwich) Osservatorio "La Specola" Torre annessa al Regio Liceo Intensità e di Mantova (Lat. N 45°09’; Ginnasio "Virgilio" ad un'altezza di 1997-1998 direzione vento Long. 10°45’ E di 34,5 m sul piano stradale della città Greenwich)

TABELLA 3.4-1 - PARAMETRI METEOROLOGICI E STAZIONI DI ACQUISIZIONE

Per quanto riguarda l'andamento dei venti sono stati presi in esame i dati relativi a velocità media e direzione rispetto a 16 settori di provenienza, rilevati e archiviati in continuo, con cadenza oraria, nel corso del biennio 1997-1998 presso l'osservatorio "La Specola" di Mantova, distante circa 35 Km dall’area in esame. I dati a disposizione si riferiscono a un periodo di 2 anni (1997-1998), quindi non forniscono una banca dati sufficiente per ricostruire una base storica sull’andamento dei venti dell’area oggetto di studio, tuttavia possono servire per darne una prima caratterizzazione. Dall’analisi dei dati riportati in tabella 3.3-2 è stata ricostruita la rosa dei venti annuale (Figura 3.3-1), nella cui elaborazione sono state escluse brezze con velocità inferiore a 0,5 m/s, e dalla quale risulta che la direzione prevalente del vento è ENE con il 13,9 % dei rilievi, seguita immediatamente dalla direzione W con il 13,5 % e dalle direzioni E e NE, rispettivamente con il 9,8 % e 8,7 % dei rilievi.

Venti con frequenze percentuali e velocità medie a Mantova nel biennio 1997-1998 Settore N NNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW Freq % 3,6 4,2 8,7 13,9 9,8 5,2 4,0 1,9 2,1 3,4 6,2 8,6 13,5 6,3 3,4 2,6

TABELLA 3.4-2 – DISTRIBUZIONE DELLE FREQUENZE (%) DI PROVENIENZA DEI VENTI IN 16 SETTORI, OSSERVATORIO LA SPECOLA – BIENNIO 1997-1998

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FIGURA 3.4-1 - ROSA DEI VENTI ANNUALE, OSSERVATORIO LA SPECOLA – BIENNIO 1997-1998

I dati sopra riportati evidenziano la tipica circolazione della Pianura Padana con venti distribuiti in prevalenza secondo l'asse E-W e con velocità media abbastanza uniforme nel corso dell'anno, compresa tra 2 e 4 m/s. In tabella 3.3-3 sono riportati i valori della temperatura media mensile e annua. Questi risultati sono ricavati dalle elaborazioni effettuate dall’OS.S. “La Specola” di Mantova e sono riferite al periodo 1948-1997. I grafici degli andamenti annuali relativi ai valori di cui sopra sono riportati in Figura 3.4-2

Mesi GEN. FEB. MAR. APR. MAG. GIU. LUG. AGO. SET. OTT. NOV. DIC.

Temperatura media (°C) 2,2 3,9 8,5 13,1 17,9 22,0 24,5 23,6 20,1 14,1 8,0 3,4

TABELLA 3.4-3 - TEMPERATURA MEDIA MENSILE

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Temperature medie mensili Osservatorio "La Specola" di Mantova (MN) - Anni 1948-1997

30

25

20

15

10 Temperatura (°C) Temperatura

5

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

FIGURA 3.4-2 – TEMPERATURE MEDIE MENSILI OSSERVATORIO “LA SPECOLA” DI MANTOVA (MN) - PERIODO 1948-1997

Il trend, con andamento piuttosto regolare, presenta come valore medio della temperatura un massimo in luglio pari a 24,5 °C ed un minimo a gennaio pari a 2,2 °C. La temperatura media annua è pari a 13,4 °C. Tali valori indicano una marcata escursione termica stagionale con inverni freddi ed estati calde ed identificano questa area di pianura nelle condizioni climatiche di tipo temperato subcontinentale (escursione termica annuale superiore a 19°C). Di seguito, a conferma dell’attendibilità dei dati sopra riportati, vengono riportati in tabella 1.1-4 ed in figura 3.3-3 i dati delle temperature medie, minime e massime dell’Osservatorio Meteo Borgo Pompilio di Mantova, relative al periodo 1981-2000.

Mesi GEN. FEB. MAR. APR. MAG. GIU. LUG. AGO. SET. OTT. NOV. DIC.

Temperatura minima °C

1° decade -0,6 0,2 3,5 8,3 12,0 16,3 19,2 20,1 16,4 13,2 7,2 2,0

2° decade -0,2 0,6 4,9 7,9 14,0 16,6 19,4 20,0 15,8 11,4 5,1 1,3

3° decade -0,4 1,9 6,3 10,0 14,9 17,8 20,6 18,4 15,0 8,7 3,4 0,5 media -0,4 0,9 4,9 8,8 13,6 16,9 19,7 19,5 15,8 10,6 4,9 1,3 Temperatura massima °C

1° decade 3,8 6,5 11,7 17,1 21,9 26,3 29,7 30,3 25,7 20,4 12,8 6,9 2° decade 5,0 7,8 14,2 17,2 23,3 26,6 29,8 30,0 24,9 18,5 10,1 5,9 3° decade 4,4 9,6 15,1 19,2 25,1 28,1 31,0 28,0 23,3 15,1 8,2 4,7

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Mesi GEN. FEB. MAR. APR. MAG. GIU. LUG. AGO. SET. OTT. NOV. DIC.

media 4,7 8,0 13,7 17,8 23,4 27,0 30,2 29,4 24,6 18,0 10,4 5,8 Temperatura media °C 1° decade 1,6 3,4 7,6 12,7 16,6 20,8 24,0 24,9 21,0 16,5 10,1 5,0 2° decade 2,4 4,2 9,6 12,6 17,9 21,6 24,6 24,8 20,1 14,6 7,7 4,3 3° decade 2,5 5,8 10,7 14,6 19,2 22,6 25,5 23,0 18,9 11,9 6,0 3,3 media 2,2 5,2 10,1 13,3 18,5 22,0 24,9 24,5 20,2 14,5 7,8 3,5

TABELLA 3.4-4 - TEMPERATURE MEDIE, MINIME E MASSIME MENSILI – OS.S. METEO BORGO POMPILIO (MN) - 1981-2000

Temperature medie, minime, massime mensili Oss. Meteo Borgo Pompilio - Mantova (1981-2000)

35 Medie 30 Medie minime Medie massime 25

20

15

10 Temperatura (°C) Temperatura 5

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC -5

FIGURA 3.4-3 – TEMPERATURE MEDIE, MIN. E MAX. OS.S. BORGO POMPILIO - MANTOVA - PERIODO 1981-2000

I valori registrati, relativi alle temperature medie, mostrano un andamento pressoché analogo con quelli precedentemente illustrati, con un massimo a luglio pari a 24,9 °C ed un minimo a gennaio di 2,2 °C. La temperatura media annua è pari a 13,7 °C. Di seguito viene riportata la mappa delle temperature medie annue per la regione Lombardia (figura3.3-4), realizzate dall’ERSAL (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia, che gestisce 42 stazioni della rete di rilevamento meteorologico, attiva dal 1987).

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CREMON A MANTOV A

FIGURA 3.4-4 – TEMPERATURE MEDIE ANNUE – REGIONE LOMBARDIA – A CURA DELL’ERSAL

La fonte dei dati per la descrizione delle precipitazioni mensili è analoga a quella utilizzata in precedenza per le temperature mensili (OS.S. “La Specola” di Mantova – 1948-1997). Dall’andamento delle piogge medie mensili (tabella3.3-5), riportato in figura3.3-5, si vede come i mesi autunnali presentano i valori più elevati di precipitazione, con una media stagionale pari a 190,5 mm. Per quanto riguarda le restanti stagioni si rileva che l’estate e l’inverno presentano i valori più bassi ed hanno un andamento piuttosto simile (medie stagionali rispettivamente di 156,4 e 144,4 mm), mentre per la primavera si hanno valori intermedi di 170,5 mm di pioggia, come si nota dai valori riportati in tabella 3.3-6; il contributo medio annuo è pari a 661,8 mm di pioggia.

Mesi GEN. FEB. MAR. APR. MAG. GIU. LUG. AGO. SET. OTT. NOV. DIC.

Precipitazioni 49,3 37,7 30,8 75,8 63,9 53,7 49,6 53,1 50,5 74,6 65,4 57,4 (mm)

TABELLA 3.4-5 - PIOGGIA MEDIA MENSILE – OS.S. “LA SPECOLA” DI MANTOVA (MN) - PERIODO 1948-1997

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Precipitazioni medie mensili Osservatorio "La Specola" di Mantova (MN) - Anni 1948-1997

80 60 40 20 0 Precipitazioni (mm) GEN MAR MAG LUG SET NOV

FIGURA 3.4-5 – PIOGGIA MEDIA MENSILE, IN MM, ALLA STAZIONE OSSERVATORIO “LA SPECOLA” DI MANTOVA (MN) - PERIODO 1948-1997

Periodo Pioggia media (mm) Inverno 144,4 Primavera 170,5 Estate 156,4 Autunno 190,5 Annuale 661,8

TABELLA 3.4-6 - PIOGGE MEDIE STAGIONALI ED ANNUALI

In generale sulla pianura padana insiste un clima temperato fresco di tipo continentale caratterizzato da eccedenza idrica moderata in primavera e autunno e un contenuto deficit idrico in estate.

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FIGURA 3.4-6 – DIAGRAMMA TERMO PLUVIOMETRICO – MANTOVA (1948-1997)

Dal termoudogramma sopra riportato (figura 3.3-6) si può notare che il periodo caldo umido, favorevole allo sviluppo delle piante, coincide con un sufficiente apporto idrico e che il periodo caldo secco è appena accennato nei mesi estivi.

3.5. Inquadramento geologico

L'assetto geologico dell'area è determinato dal succedersi di cicli erosivo-deposizionali che nel corso del Quaternario continentale contribuirono al colmamento ed alla modellazione dell'area attualmente corrispondente alla pianura padana. L'esame della sezione mostra una superficie erosiva netta che tronca i depositi marini dell'avanfossa padana sui quali si sono sedimentati i depositi pleistocenici di facies transizionale e successivamente i depositi continentali del Pleistocene medio-superiore ed Olocenici. Durante il Quaternario continentale gli eventi morfogenetici e deposizionali che hanno dato origine alla corrispondente serie di aggradazione/degradazione che caratterizza la formazione della coltre deposizionale, deriva da un succedersi di situazioni di squilibrio generate dall'alternarsi di cicli glaciali responsabili di altrettante variazioni del livello di base (livello del mare) con conseguenti fasi alterne di accrescimento e di erosione queste ultime definite da superfici di discordanza e terrazzamento individuabili anche nell'area di pianura studiata. La dinamica fluviale è la principale responsabile della formazione di questo settore della pianura, pur con significativi condizionamenti sia ad opera delle glaciazioni sia per effetto di fenomeni di subsidenza differenziale localizzati in corrispondenza delle strutture negative del substrato (sinclinali sepolte) che neotettonici in ragione di movimenti tardivi delle strutture sepolte (anticlinale di Piadena). L'alluvionamento olocenico, interrompe la continuità del livello fondamentale della pianura. Attualmente, nella zona studiata, l’Oglio scorre bordato da una zona terrazzata più o meno ampia, che si raccorda con il livello fondamentale della pianura mediante scarpate di altezza variabile, compresa tra i 3 ed i 5 metri. La litologia della zona terrazzata è estremamente variabile in relazione alle condizioni deposizionali. Se infatti l’alveo del fiume Oglio è caratterizzato in prevalenza da sabbie (deposizione di piena), le aree

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depresse e/o interessate dalle acque soltanto in occasione di eventi eccezionali sono sede di deposizione di terreni fini. Le zone particolarmente depresse, come ad esempio le lanche abbandonate, lontane dalle correnti fluviali, possono localmente essere occupate da torbiere. Nei secoli il corso dell’Oglio ha subito profondi mutamenti favoriti dalla modestissima pendenza dei terreni circostanti. Anticamente l’Oglio doveva confluire in Po alcuni chilometri ad ovest della confluenza attuale. Testimonianza di questo tracciato è dato dalle “Regone” (depressioni) che solcano la vasta zona compresa tra l’Oglio ed il Po. Questi paleoalvei vengono attualmente percorsi da canali utilizzati, nel periodo invernale, per il drenaggio delle acque di scolo e, nel periodo estivo, per l’irrigazione dei campi. Nell’ultimo secolo il Fiume, ormai arginato da diversi secoli, ha perso la capacità di mutare il proprio corso nell’ambito della propria piana alluvionale. L’Oglio ha mantenuto tuttavia una certa libertà dei decorsi all’interno dei rilevati arginali; si nota infatti il lento migrare dei meandri verso la foce. Tale migrazione si verifica in quanto l’azione erosiva dell’acqua, che si manifesta sulle sponde concave dei meandri, viene arrestata con opere di difesa solamente nei casi in cui configura un serio pericolo per la stabilità arginale.

3.6. Inquadramento idrogeologico

La situazione è quella tipica dell'Unità idrogeologica del fiume Oglio in cui si può riconoscere la presenza di un acquifero impostato nei depositi sabbiosi intercalato a lenti limose e/o argillose. All'interno dello stesso acquifero si verificano, dunque, significative differenze di permeabilità con conseguenti riflessi sull'idrodinamica. Nella zona terrazzata dell’Oglio il primo acquifero è di tipo freatico, con sede nei depositi sabbiosi che si estendono pressoché indifferenziati in profondità fino a circa 25-30 m. Localmente l’acquifero presenta una copertura fine che ne determina il confinamento. La soggiacenza della falda è pressoché nulla in tutto il terrazzo. In profondità è presente un secondo acquifero, separato dal primo da un livello argilloso, pressoché continuo che presenta una falda confinata con prevalenza di 2-3 m sul piano campagna. Il fiume Oglio influenza notevolmente il flusso sotterraneo della falda freatica, infatti costituisce con un asse di drenaggio. La situazione si capovolge in occasione dei periodi di piena, in cui il corso d’acqua ricarica la falda. Il fiume, infatti, costituisce, per il sistema acquifero ad esso collegato un limite a potenziale imposto; il livello idrometrico si deve sempre raccordare alla superficie piezometrica della falda. Per il fiume Oglio in effetti la durata della piene è relativamente contenuta. La durata dei periodi di inversione della falda risulta pertanto abbastanza modesta, come pure l’entità dell’innalzamento ad essa connesso.

3.7. Inquadramento ecologico

L’area di studio, dal punto di vista biogeografico e secondo la regionalizzazione adottata dalla Rete Natura 2000, ricade nella Regione biogeografica Continentale.

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FIGURA 3.7-1 - REGIONI BIOGEOGRAFICHE ADOTTATE PER IL TERRITORIO ITALIANO DA RETE NATURA 2000

Dal punto di vista fitogeografico l’area di studio ricade nel Settore Padano della Provincia Appenninica inclusa nella Regione Eurosiberiana. La zona di vegetazione è quella medioeuropea, che presenta un clima temperato subcontinentale e nella quale il bioma prevalente è quello del bosco caducifoglio di latifoglie. Dal punto di vista della zonazione altitudinale l’area si sviluppa nella fascia di vegetazione planiziale. La vegetazione potenziale dell’area circostante, con un clima teoricamente stabile, a partire dalle condizioni attuali di flora e fauna e in assenza di pressione antropica, dovrebbe essere quella del Querco-Carpinetum planiziale padano descritto dal Pignatti. All’interno della golena del fiume Oglio, così come all’interno delle golene di tutti i fiumi della pianura padana, la vegetazione potenziale appartiene alle classi fitosociologiche Salicetea purpureae e Alnetea glutinosa. La prima comprende vegetazioni arbustive ed arboree con predominanza di salici, localizzate negli ambienti ripariali su sedimenti di recente deposizione; la seconda classe comprende boschi, boscaglie e formazioni arbustive con distribuzione eurosiberiana, insediate su suoli da mesotrofici ad eutrofici, con falda acquifera superficiale o anche a lungo inondati, localizzata in depressioni o terreni pianeggianti al di fuori dell’influenza diretta dei corsi d’acqua. La massima parte dell’area presenta uno scarso interesse dal punto di vista naturalistico in quanto quasi completamente votata alle attività agricole (pioppeti colturali e colture rotazionali). In prossimità dell’argine del fiume si osservano formazioni discontinue e degradate costituite essenzialmente da luppolo giapponese (Humulus scandens) e Sicyos angulatus poste in continuità a formazioni ruderali sub-xerofile dominate da artemisia (aggruppamento ad Artemisia verlotorum). Gli unici frammenti di vegetazione di un certo interesse sono rappresentati da formazioni a sanguinello (aggruppamento a Cornus sanguinea e

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Rubus ulmifolius) e da formazioni prative dominate da Festuca arundinacea (aggruppamento a Festuca arundinacea), che si interpongono tra le aree coltivate e lungo le scarpate presenti. Gli ambienti umidi assumono rilevanza in quanto al loro interno e sulle sponde degli specchi d’acqua si sono conservati alcuni elementi degli ecosistemi preesistenti e alcune specie vegetali divenute rare per la pianura padana. Le presenze floristiche nell'area di interesse possono essere ricondotte a tre tipologie ecosistemiche principali:

- terreni destinati alle coltivazioni agricole; - boschi igrofili collocati lungo le lanche e lungo il corso dei fiumi Oglio; - habitat acquatici di buona qualità.

Le colture agrarie sono relativamente diffuse nell’area di studio. All’interno di esse si sviluppano frammenti di fitocenosi composti da specie vegetali infestanti fortemente adattate non solo alle condizioni edafiche create dagli interventi agronomici, ma anche ai cicli di lavorazione delle colture. Le tipologie di vegetazione infestante che si rinvengono appartengono tutte alla classe Stellarietea mediae. Questa vegetazione sinantropica soggetta a forte disturbo si sviluppa in colture agrarie su suoli non sommersi ed è ricca di terofite fra le quali Myosotis arvensis, Cerastium glomeratum, Silene alba, Stellaria media, Crepis vesicaria, Sonchus asper, Capsella bursa-pastoris, Malva sylvestris, Ranunculus ficaria, Galium album e Veronica persica. In corrispondenza degli argini e degli incolti marginali si sviluppano altre tipologie vegetazionali, relativamente ricche floristicamente, appartenenti all’ordine Arrhenatheretalia elatioris e all’alleanza Arrhenatherion elatioris. In questi ambienti marginali, in cui permangono frammenti delle fitocenosi originarie, è possibile rinvenire numerose specie ormai confinate ai prati da sfalcio permanenti. Questi frammenti di habitat prativi sono composti da specie tra cui Festuca arundinacea, Myosotis arvensis, Cerastium glomeratum, Achillea millefolium, Cichorium intybus, Calepina irregularis, Ajuga reptans, Lotus corniculatus, Ranunculus ficaria, Ranunculus bulbosus, Galium verum, Veronica persica, Daucus carota e Valerianella locusta. All'interno dell'area protetta sono presenti aree coltivate a ibrido di pioppo. Lungo le sponde dei fiumi si sviluppano alcuni nuclei di bosco ripariale dominati, prevalentemente, da salice bianco (Salix alba); a questa specie si associano poche altre specie arboree tra cui Fraxinus angustifolia, Ulmus minor, Platanus hybrida e Populus alba. Queste formazioni si insediano in siti caratterizzati dall’alternanza di periodi di sommersione e di disseccamento e presentano uno strato arbustivo variamente sviluppato caratterizzato, in molti casi, dalla presenza di specie esotiche tra cui Amorpha fruticosa, Morus alba e Apios americana. Tra le specie erbacee si rinvengono alcune specie ecologicamente significative come Phragmites australis, Iris pseudacorus, Carex elata, Carex riparia, Carex acutiformis, Lythrum salicaria, Stachys palustris, Solanum dulcamara e molte specie igronitrofile tra cui Urtica dioica, Galium aparine e Bidens tripartita. Dal punto di vista floristico le specie di maggior interesse conservazionistico si rinvengono in corrispondenza degli specchi d’acqua e ai margini di essi. Sulle sponde si sviluppano alcune fitocenosi dominate da elofite tra cui, un Phragmitetum australis dove, accanto alla specie dominante, cioè Phragmites australis, si rinvengono specie come Carex elata, Carex acutiformis, Iris pseudacorus, Butomus umbellatum, Lysimachia vulgaris, Typhoides arundinacea e Lythrum salicaria.

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3.8. Inquadramento territoriale della rete Natura 2000

3.8.1. ZPS IT20B0401 - Parco Oglio Sud

La Zona di Protezione Speciale (IT20B0401) – Parco Oglio Sud è riferita al sistema costituito dal Parco Regionale Oglio Sud ed in particolare dalla porzione a Parco Naturale, che sottopone a tutela il basso tratto planiziale del fiume Oglio, dal confine con il Parco Oglio Nord alla confluenza con il fiume Po, interessando le province di Cremona e di Mantova. Il sito è stato proposto dalla Regione Lombardia con D.G.R. n.° 16338 del 13 febbraio 2004. Il centro del sito è localizzato alle coordinate geografiche: 10° 28’ 48” E di longitudine e 45° 7’ 4” N di latitudine. La cartografia del sito e la scheda Natura 2000 del SIC utilizzata come linea guida per la redazione degli inquadramenti del presente studio sono disponibili all'indirizzo internet: ‘http://www.ambiente.regione.lombardia.it/webqa/retenat/sic/tabella_sic.htm’. Il territorio di interesse si sviluppa ad un’altezza media di 30 metri sul livello del mare e sottopone a tutela una superficie di 4023 ha, secondo la “Carta delle Regioni Biogeografiche” (documento Hab. 95/10), appartiene alla regione continentale.

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4. Tipi di habitat naturali di interesse comunitario l tipi di habitat naturali, di cui all’Allegato I della Direttiva 92/43/CE, individuati nell’area di interesse, vengono proposti nella tabella successiva indicandone i dati di corredo proposti dal formulario, diversa la valutazione per la ZPS Parco Oglio Sud in quanto gli habitat presenti sono riferiti ai SIC inclusi nella stessa.

Codice Natura Habitat 2000

Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o 3150 Hydrocharition

* Stagni temporanei mediterranei 3170

Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodium rubri 3270 p.p. e Bidention p.p.

Torbiere basse alcaline 7230

* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- 91E0 Padion, Alnion-incanae, Salicion albae) Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis, Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia 91F0 (Ulmenion minoris)

Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 92A0

TABELLA 4-1 - HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO DEL SISTEMA DI RETE

Le tabelle successive offrono invece una sintesi dei contenuti delle singole schede Natura 2000 in ordine alla presenza e qualità degli habitat rappresentati. All’interno della scheda Natura 2000 infatti, vengono riportate le percentuali di copertura degli habitat di interesse comunitario e una valutazione del sito espressa sulla base di quattro criteri principali: la rappresentatività, la superficie relativa, lo stato di conservazione e la valutazione globale. Il grado di rappresentatività rivela quanto “tipico” sia un tipo di habitat sulla base di quattro livelli di classificazione: A = rappresentatività eccellente, B = buona rappresentatività, C = rappresentatività significativa e D = presenza non significativa.

La superficie relativa esprime la superficie coperta da un tipo di habitat in rapporto alla superficie totale coperta dallo stesso tipo di habitat sul territorio nazionale. Questo valore è espresso in classi di intervalli percentuali “p” secondo il modello progressivo: A = 100> = p >15%, B = 15> = p>2% e C = 2> = p>0%. Lo stato di conservazione di un tipo di habitat è la sintesi di tre sottocriteri: il grado di conservazione della struttura, il grado di conservazione delle funzioni, inteso nel senso di prospettive di mantenimento futuro

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della sua struttura, e le possibilità di ripristino. In base a questo criterio si ottiene il sistema di classificazione: A = conservazione eccellente, B = buona conservazione e C = conservazione media o ridotta. Infine, la valutazione globale è utilizzata per valutare in modo integrato i criteri precedenti unitamente alla valutazione di altri aspetti significativi, come le attività antropiche sia nel sito che nelle aree circostanti, il regime fondiario, le relazioni ecologiche tra i diversi tipi di habitat e le specie, ecc… Su queste basi, si esprime la seguente valutazione: A = valore eccellente, B = valore buono e C = valore significativo.

CODICE SUPERFICIE VALUTAZIONE SITO ZPS CODICE CORINE COPERTA PARCO OGLIO SUD NATURA 2000 BIOTOPES (%) RAPPRESENTATIVITÀ SUPERFICIE CONSERVAZIONE GLOBALE Laghi eutrofici naturali con vegetazione del 3150 22.42 1 B C C B Magnopotamion o Hydrocharition * Stagni temporanei 3170 22.34 1 B C C C mediterranei Fiumi con argini melmosi con vegetazione del 3270 24.52 2 C C B B Chenopodium rubri p.p. e Bidention p.p.

Torbiere basse alcaline 7230 < 1 C C C C

* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior 44.3 10 C C C C (Alno-Padion, Alnion-incanae, 91E0 Salicion albae) Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis, Ulmus minor, Fraxinus 91F0 44.43 10 C C C B excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) Foreste a galleria di Salix alba 92A0 44.61 10 C C C C e Populus alba

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5. Specie di interesse comunitario

Di seguito si propone la caratterizzazione, così come desunta dagli elenchi delle singole schede Natura 2000 prodotte due regioni, delle specie di interesse comunitario (elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CE o nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CE) presenti in ciascun sito. Ad una prima parte che fornisce indicazioni sullo status della specie e sull’abbondanza locale, all’interno della scheda Natura 2000, vengono riportate le singole specie di interesse comunitario fornendo una valutazione del sito espressa sulla base di quattro criteri principali riferibili alla situazione della singola specie: Popolazione, Conservazione, Isolamento, Valutazione globale. POPOLAZIONE: Tale criterio è utilizzato per valutare la dimensione o la densità della popolazione presente sul sito in rapporto a quella del territorio nazionale. Quest'ultimo aspetto è in genere abbastanza difficile da valutare. La misura ottimale dovrebbe essere una percentuale risultante dal rapporto tra la popolazione presente sul sito e quella sul territorio nazionale. Si dovrebbe ricorrere a una stima o a una classe di intervalli secondo il seguente modello progressivo: A: 100% > = p > 15% B: 15% > = p > 2% C: 2%> = p > 0% Inoltre, in tutti i casi in cui una popolazione della specie interessata è presente sul sito in questione in modo non significativo, ciò dovrebbe essere indicato in una quarta categoria: D: popolazione non significativa. CONSERVAZIONE: A: conservazione eccellente = elementi in condizioni eccellenti indipendentemente dalla notazione relativa alle possibilità di ripristino. B: buona conservazione = elementi ben conservati indipendentemente dalla notazione relativa alle possibilità di ripristino. = elementi in medio o parziale degrado e ripristino facile. C: conservazione media o limitata = tutte le altre combinazioni. ISOLAMENTO: A: popolazione (in gran parte) isolata B: popolazione non isolata, ma ai margini dell'area di distribuzione C: popolazione non isolata all'interno di una vasta fascia di distribuzione VALUTAZIONE GLOBALE: Questo criterio si riferisce alla stima globale del valore del sito per la conservazione delle specie interessate e può essere utilizzato per riassumere i criteri precedenti e valutare anche altri elementi del sito ritenuti importanti per una data specie. Tali elementi possono variare da una specie all'altra e includere attività umane, sul sito e nelle aree circostanti, in grado di influenzare lo stato di conservazione della specie, la gestione del territorio, la protezione statutaria del sito, le relazioni ecologiche tra i diversi tipi di habitat e specie, ecc. Per questa valutazione globale si può ricorrere al "miglior giudizio di esperti", applicando il sistema di classificazione seguente: A: valore eccellente B: valore buono C: valore significativo Per comodità espositiva si propone l’elenco delle specie suddiviso per ciascuno dei siti coinvolti.

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6. Obiettivi di conservazione e Piano di Gestione

Il territorio incluso nella rete Natura 2000 è riferito al sistema costituito da aree disgiunte poste lungo il corso del fiume Oglio all’interno del Parco Regionale Oglio Sud. L’Ente Parco è dotato di un Piano Territoriale di Coordinamento, approvato dalla Regione Lombardia con D.G.R. n.° 2455 del 1 dicembre 2000. Nel 2011 il Parco Oglio Sud ha approvato anche i piani di gestione dei singoli siti ma soprattutto ha redatto una normativa unica valida per tutti i siti presenti al suo interno. Tale normativa è reperibile al sito: http://www.ogliosud.net/parchi-naturali/1-servizi/34-piani-di-gestione-siti-natura-2000

Gli obiettivi di conservazione almeno per la ZPS in esame sono riferibili a quelli generali dettati dalla Direttiva Habitat, a questi si aggiungono quelli specifici che si riassumono di seguito: 1. incremento dell’efficacia delle azioni da intraprendere per il restauro ecologico del bacino sublacuale dell’Oglio; 3. aumento e valorizzazione della diversità ambientale degli ambiti fluviali e della biodiversità, incrementando la rete ecologica già presente; 4. individuazione delle forme e delle modalità di mantenimento, conservazione e manutenzione delle reti ecologiche progettate e attuate, preventivando anche idonei incentivi economici o fiscali; 5. promozione di una rinaturazione diffusa dell’ecosistema fluviale e degli agroecosistemi; 6. incremento delle superfici forestali ripariali; 7. conservazione, ripristino, rinaturalizzazione degli ecosistemi umidi; 8. implementazione di un sistema di valorizzazione delle valenze paesaggistiche, ecologiche, ambientali e turistiche, attraverso la promozione di un turismo ecosostenibile, utilizzando al meglio le infrastrutture previste o esistenti come i percorsi ciclabili e pedonali. Che si aggiungono a quelli descritti dalla normativa regionale “Misure di conservazione per le ZPS lombarde” a) “perseguire la conservazione delle aree aperte, anche incolte, e agricole, regolamentando l’urbanizzazione, l’antropizzazione e la realizzazione di infrastrutture, nelle aree di pregio naturalistico; b) perseguire un’attenta conservazione di tutte le zone umide, prestando particolare attenzione ai canneti in acqua e in asciutta o periodicamente sommersi, alle anse fluviali con corrente più debole protette dal disturbo, alle rive non accessibili via terra e alle lanche fluviali. La conservazione di queste aree si realizza attraverso il divieto di trasformazioni ambientali, bonifiche, mutamenti di destinazione d’uso del suolo, attraverso il ripristino e la creazione di ambienti umidi naturali e attraverso la creazione e la tutela di aree “cuscinetto”; c) regolamentare le attività forestali in merito alla conservazione di alberi morti in piedi e una proporzione di legna morta a terra, per un mantenimento di una massa di legna morta sufficiente ad una buona conservazione della fauna, con riferimento a quanto descritto in letteratura scientifica e nei piani di assestamento forestali;

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d) perseguire, a fini faunistici l’incremento di specie da frutto selvatiche, la conservazione del sottobosco e dello strato arbustivo autoctono, ove presente e la conservazione in generale delle specie autoctone, non solo baccifere, anche attraverso progetti di sostituzione delle formazioni a prevalenza di specie non autoctone (pioppeti colturali); e) regolamentare il transito ed il pascolo ovino; f) disporre il controllo, nei siti di sosta migratoria, della presenza di randagi e animali domestici liberi; g) prevedere attività di sensibilizzazione sugli agricoltori per la salvaguardia dei nidi, con particolare attenzione a quelli di Tarabuso, Cicogna bianca ed Albanella minore; h) prevedere attività di educazione, informazione e incentivazione per limitare, nelle pratiche agricole, l’utilizzo di pesticidi, formulati tossici, diserbanti, concimi chimici, favorendo l’agricoltura biologica e integrata e la certificazione ambientale”.

Per una definizione puntuale del regolamento invece si rimanda alla pagina web dell’Ente citata in precedenza.

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7. SCREENING

7.1. Metodologie utilizzate nel processo di screening

La metodologia utilizzata per la verifica di eventuali impatti che potrebbero essere generati dal Suap e quidi dalla variante al piano sugli elementi naturali, trattati nel presente studio per il sistema di Rete Natura 2000, è stata descritta nella sezione metodologica alla quale si rimanda. In sintesi, il metodo è basato sulla definizione delle potenziali incidenze generate dalle azioni previste e sulla valutazione dell’intorno limite di criticità, inteso come soglia di attenzione, all’interno del quale è ipotizzabile il piano produca interferenze sugli habitat/specie del singolo sito Natura 2000. Il confronto fra lo scenario attuale e quello di progetto, previsto dal piano, definisce eventuali incrementi delle soglie di attenzione, ed in questo caso viene svolta una analisi sia di tipo quantitativo (estensione del nuovo buffer) che qualitativo. Va comunque ricordato che in assenza di dati quantitativi riferibili al progetto in esame (rumore, atmosfera, acque, ecc.) le considerazioni che verranno formulate sono essenzialmente rivolte alla sola variante urbanistica e non al progetto specifico.

7.2. Analisi delle componenti di impatto

7.2.1. Premessa

La presente sezione viene sviluppata in modo sintetico offrendo le risultanze grafiche dell’applicazione dei buffer di attenzione o impatto almeno per le componenti che possono essere trattate in questo modo. Viene invece dedicato uno specifico capitolo alla funzionalità ecologica in quanto non solo non sono applicabili buffer di impatto ma la tematica è anche quella centrale per la presente trattazione.

7.2.2. Inquinamento Atmosferico e Acustico

Le due componenti di impatto come evidenzia l’immagine successiva non hanno alcuna possibilità di arrecare forme di pregiudizio ai siti della Rete Natura 2000 in quanto si esauriscono in prossimità dell’impianto mentre lo stesso mantiene sempre una distanza minima dalla ZPS fluviale di 2 km. Inoltre nelle immediate adiacenze dell’impianto (aree interne ai buffer) non sono presenti ne habitat naturali, ne di interesse comunitario ne di altro tipo, e nemmeno situazioni faunistiche o floristiche tali da poter essere compromesse o disturbate da queste due componenti, l’immagine successiva evidenzia appunto i buffer di impatto.

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FIGURA 7.2-1 – BUFFER DI IMPATTO PER INQUINAMENTO ACUSTICO E ATMOSFERICO

7.2.3. Funzionalità Ecologica della connessione

Un analisi preliminare va svolta in ordine alla normativa vigente in materia sia che si tratti di norme perentorie o di indirizzo ed in relazione alla connessione ecologica del canale Acque alte classificato come corridoio primario della RER che come corridoio secondario della rete verde del PTCP.

7.2.3.1 Normativa in vigore

Il Piano Territoriale della Regione Lombardia (D.G.R. del 16 gennaio 2008, n. 8/6447) prevede al punto 1.5.1 del suo Documento di Piano la realizzazione della Rete Ecologica Regionale (RER), riconosciuta come infrastruttura Prioritaria per la Lombardia inquadrandola, insieme alla Rete Verde Regionale (P.T.R. – Piano Paesaggistico, norme art. 24) negli Ambiti D dei “sistemi a rete”. la RER si pone la triplice finalità di:

• tutela; ovvero salvaguardia delle rilevanze esistenti, per quanto riguarda biodiversità e funzionalità ecosistemiche, ancora presenti sul territorio lombardo;

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• valorizzazione; ovvero consolidamento delle rilevanze esistenti, aumentandone la capacità di servizio ecosistemico al territorio e la fruibilità da parte delle popolazioni umane senza che sia intaccato il livello della risorsa; • ricostruzione; ovvero incremento attivo del patrimonio di naturalità e di biodiversità esistente, attraverso nuovi interventi di rinaturazione polivalente in grado di aumentarne le capacità di servizio per uno sviluppo sostenibile.

L’indirizzo dato dalla Regione in materia di corridoi regionali primari, come quello che interesse la fascia attorno al canale Acque alte, è schematizzato nella tabella successiva:

TABELLA 7.2-1 – PREVISIONI DEL PTR PER I CORRIDOI PRIMARI DELLA RER.

Nel caso in esame la sezione del corridoio permeabile è ampiamente superiore ai 500 metri anche nella configurazione di progetto.

La figura successiva graficizza quanto descritto.

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FIGURA 7.2-2 – SEZIONE DELLA RER E PERMEABILITÀ

Il dato numerico tuttavia è fuorviante in quanto verificato solo sulla sezione, trascurando invece il contesto complessivo. L’attuale ambito produttivo del PGT è interessato nel settore sud est dall’attività esistente, mentre sulla porzione territoriale a est sono presenti ampie aree residenziali, trattandosi di un ampliamento di una ditta esistente si configura lo scenario strategico della trasformazione. L’area di ampliamento a mezzo Suap si colloca a nord ovest, ovvero in una posizione più lontana rispetto alle aree residenziali, e in allontanamento rispetto all’asse centrale del corridoio ecologico ella RER, cosa che invece non sarebbe rispettata se fosse collocato a sud dell’attuale ambito produttivo. Tale configurazione appare ottimale al fine sia di consentire l’ampliamento dell’attività, che di tutelare le aree residenziali e la funzionalità del corridoio primario della RER. L’immagine successiva evidenzia la situazione descritta.

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FIGURA 7.2-3 – COLLOCAZIONE TERRITORIALE E ALTERNATIVE LOCALIZZATIVE

Nel complesso quindi pur nella delicatezza del contesto il progetto di ampliamento non appare avere ripercussioni significative sulla permeabilità del corridoio e in ogni caso l’obiettivo regionale appare rispettato. Va comunque ricordato infine che l’area oggetto del Suap ricade in ambito esterno sia alla Rete ecologica provinciale che comunale.

In questo contesto poi la valutazione effettuata assume ancora maggior valore se si considera che il corridoio in esame ha anche la specifica funzione di mettere in contatto due ambienti localizzati, di estremo valore sotto il profilo faunistico, e di grande fragilità in quanto limitrofi a nuclei urbanizzati, di dimensioni ridotte e isolati in un contesto totalmente agricolo, come sono le Torbiere di Belforte e di Gazzuolo, evidenziate nell’immagine successiva.

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FIGURA 7.2-4 - SITI NECESSITANTI DI COLLEGAMENTI LOCALI

Infine occorre ricordare che il progetto è sottoposto a procedura di assoggettabilità a VAS che nel suo iter amministrativo propone alcune semplici soluzioni mitigative utili peraltro anche a qualificare le connessioni di rete. Di tali aspetti si darà conto nel capitolo successivo.

7.2.3.2 Elementi di mitigazione

Verificate le caratteristiche territoriali e la situazione ambientale esistente, il progetto di Suap e la relativa variante al PGT vigente e fatte comunque salve le eventuali prescrizioni che emergeranno dalla Valutazione di Incidenza si propone di concludere il presente procedimento escludendo la presenza di incidenze significative sul sistema di rete Natura 2000, sottoponendo tuttavia la successiva fase di Sportello Unico ai seguenti condizionamenti:

1. Il progetto presenta un ampia area verde collocata al limite nord, tale fascia a confine con le torbiere di Belforte. Tale fascia dovrà essere convertita a bosco secondo le modalità e gli indirizzi forniti dal Piano di Indirizzo Forestale della provincia di Mantova, su tale progetto dovrà essere acquisito preventivamente il parere del limitrofo Parco Oglio Sud, che potrà valutare la necessità di apporre a confine una recinzione fenestrata nel basso.

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2. Nell’ambito della procedura di Suap dovranno essere redatti specifici approfondimenti minimi sulle componenti rumore, acque, e traffico indotto, valutando l’eventuale necessità per gli aspetti atmosferici. Su tali approfondimenti dovrà essere acquisito preventivamente il parere di Arpa Lombardia (MN) e verificate la conformità delle conclusioni con i presupposti del presente studio. Solo in caso di totale coerenza fra i due scenari potrà essere esclusa la redazione di ulteriore e specifico studio di incidenza sul progetto complessivo.

3. Nella scelta delle specie per la siepe perimetrale si indirizza verso la sostituzione di Cupressocyparis leylandii con specie arbustive coerenti con gli elenchi del Piano di Indirizzo Forestale della provincia di Mantova.

7.3. Matrice di sintesi

Come previsto dalla Guida metodologica alle disposizioni dell’art. 6 paragrafi 3 e 4 della Direttiva “Habitat” 92/43/CE, viene proposta la Matrice di sintesi dello Screening utile ad una verifica speditiva dell’intero lavoro di studio e valutazione. Breve descrizione del piano Il Piano sottoposto a valutazione è la variante al PGT comunale di Gazzuolo, attivata mediante la procedura di Suap. Il Suap prevede l’ampliamento di una ditta di trattamento e recupero di Materiali cartacei insediata storicamente nalla località di progetto. L’ampliamento sarà destinato alla creazione di un ulteriore capannone e relativo piazzale. Breve descrizione della rete Natura 2000 Nell’area interessata nelle immediate vicinanze dell’ambito, è presente una Zona di Protezione Speciale ricadente in regione Lombardia all’interno del Parco Oglio Sud. E’ inoltre presente un

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corridoio primario della RER. Atti di inclusione dei siti nella rete Natura 2000 Due recenti DGR della Lombardia (DGR 3798 del 13 dicembre 2006 e DGR 8/4197 del 28 febbraio 2007) propongono l‘intera articolazione e i riferimenti normativi su tutti i siti.

CRITERI DI VALUTAZIONE

Elementi di piano che possono produrre un impatto sul sito Gli elementi potenziali in grado di produrre impatti sul sistema Natura 2000 Natura 2000 sono: - perdita diretta di ecosistemi; - frammentazione ed isolamento; - inquinamento atmosferico; - inquinamento idrico; - inquinamento acustico; - perdita di funzionalità ecologica.

Descrizione di eventuali impatti diretti, indiretti e secondari del Gli eventuali impatti diretti e indiretti, data la distanza dal sito piano sul sistema Natura 2000 Natura 2000, sono riconducibili essenzialmente all’interferenza dell’area di ampliamento sulla permeabilità del corridoio ecologico individuato dal canale Acque alte . Descrizione dei cambiamenti che potrebbero verificarsi nel Eventuale disturbo ai contingenti faunistici o modificazione delle sistema Natura 2000 dinamiche faunistiche nell’area in esame.

Descrizione di ogni probabile impatto sul sito Natura 2000 Secondo il modello di valutazione utilizzato, le componenti di impatto introdotte dalla variante al PGT comunale non interesseranno aree del sistema Natura 2000 (SIC e ZPS) e quindi gli habitat comunitari o di interesse quali particolari siti di nidificazione o svernamento di specie di interesse comunitario. Peraltro la previsione di interventi di andranno ad agire sulla funzionalità del corridoio. Indicatori di valutazione per la significatività dell’incidenza sul Possono essere individuati in: sistema Natura 2000 - isolamento di popolazioni; - semplificazione e diminuzione della biodiversità del sito. Descrizione degli elementi del piano e loro sinergie per i quali gli In base alle valutazioni effettuate è possibile concludere che non impatti possono essere significativi, noti e/o prevedibili si evidenziano azioni o attività connesse al piano/progetto, che in modo diretto o indiretto, possono far ritenere gli impatti descritti come significativi sull’area di interesse del sistema Natura 2000 e le relative connessioni ecologiche.

TABELLA 7.3-1 - MATRICE DI SINTESI DELLO SCREENING

A seguito della conclusione della fase di screening, non avendo evidenziato un’incidenza significativa sul sistema di Rete Natura 2000, si propone, come previsto dalla Guida Metodologica prodotta dalla Commissione Europea, quale ultimo elemento di sintesi la matrice “Relazione sull’assenza di effetti significativi”.

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Denominazione dei siti Natura 2000 IT20B0401 ZPS Parco Regionale Oglio Sud

Descrizione del piano Il Piano sottoposto a valutazione è la variante al PGT comunale di Gazzuolo, attivata mediante la procedura di Suap. Il Suap prevede l’ampliamento di una ditta di trattamento e recupero di Materiali cartacei insediata storicamente nalla località di progetto. L’ampliamento sarà destinato alla creazione di un ulteriore capannone e relativo piazzale. Il piano è direttamente connesso o è necessario ai fini della Il Piano sottoposto a studio non risulta direttamente connesso gestione dei siti? con la gestione del sistema di rete Natura 2000.

Vi sono altri piani che possono influire sui siti? Tutti gli altri piani presenti fanno riferimento ad aspetti sovraordinati, in particolare si richiamano:

- PTC Parco Oglio Sud - Piani di Gestione dei siti Natura 2000 - PTR Regione Lombardia - PTCP Provincia di Mantova - PAI Piano per l’Assetto idrogeologico - PRG o PGT comuni contermini

Valutazione della significatività dell’incidenza sul sistema di Rete Natura 2000 Descrivere come il Piano può produrre effetti sul sistema Natura Gli elementi delle trasformazioni del piano che potrebbero 2000 produrre impatti sul sito Natura 2000 sono: - perdita diretta di habitat; - frammentazione ed isolamento; - inquinamento atmosferico; - inquinamento idrico; - inquinamento acustico; - perdita di funzionalità ecologica. Il modello di valutazione prende in esame la vocazionalità del territorio indagato e le peculiarità ambientali della sua struttura, in particolare relativamente ai siti Natura 2000 e alle connessioni ecologiche. Spiegare le ragioni per le quali tali effetti non sono stati E’ stata verificata la sovrapposizione dei buffer di attenzione per considerati significativi ogni singola componente di impatto considerata, quindi qualitativo e funzionale sulle connessioni ecologiche della zona.

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Elenco delle agenzie consultate

Risposta alla consultazione Chi svolge la valutazione ? Fonti dei dati Livello di valutazione compiuta Dove è possibile avere accesso e visionare i risultati completi della valutazione?

Provincia di Mantova Dati Parco Oglio Sud Analisi bibliografica Provincia di Mantova Bancadati Rete Natura 2000 fonte Analisi GIS Ministero dell’Ambiente e Regione Modellistica ecologica Lombardia Grado di affidamento stimato = affidabile

Conclusioni

In base alle valutazioni effettuate, seguendo gli studi specialistici di settore più recenti, è possibile concludere che non si produrranno effetti significativi sul sistema Natura 2000 e relative connessioni ecologiche in quanto l’impatto generato dalla variante al PGT del Comune di Gazzuolo MN conseguente al presente SUAP, scomposto nelle sue singole componenti, non si estenderà sino ad interessarne aree di particolare interesse per la fauna, così pure non verranno incrementate oltre le soglie fissate dalla normativa vigente forme di isolamento e/o frammentazione.

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