Rassegna storica crevalcorese N. 12 ottobre 2019 14/10/2019 14:54:07

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Rassegna storica crevalcorese è stata realizzata con il contributo di:

IMMOBILIARE EUROCASA s.r.l. Via Matteotti 295/297 - Crevalcore Tel. 051 6800060 mail: [email protected]

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Rassegna storica crevalcorese Rivista dell’Area dei Servizi Culturali Paolo Borsellino

COMITATO DI REDAZIONE Magda Abbati, Guido Antonioli, Elena Benedusi, Gabriele Boiani, Paolo Cassoli, Florio Cavani, Nicoletta Ferriani, Giorgio Lodi, Barbara Mattioli, Carla Righi, Roberto Tommasini.

Direttore resp. Mariarosa Nannetti

Coordinatore di redazione Paolo Cassoli

Progetto grafico e impaginazione Paolo Cassoli

Informazioni e comunicazioni Area dei Servizi Culturali Paolo Borsellino

Via Caduti di via Fani 302 - 40014 Crevalcore (Bo); e mail: [email protected] tel. 051.981594, fax 051.6803580

Stampa: Grafiche Sigem srl - Modena

Dodicesimo numero, distribuzione gratuita

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Una nuova stagione per Rassegna storica crevalcorese

Con questo numero contiamo di riprendere la regolare pubblicazione di Ras- segna storica crevalcorese che si era interrotta nel 2014 e aveva visto soltanto nel 2018 l’uscita di un fascicolo dedicato, nel quindicesimo anniversario della scomparsa, a Mario Zucchelli, capo della missione in Antartide, dove ora è presente una stazione scientifica italiana a lui intitolata. Nel riprendere le pubblicazioni della rivista proponiamo la biografia di un altro crevalcorese che ha avuto una fama di livello internazionale tra gli anni trenta e gli anni cinquanta del Novecento: il baritono Giuseppe Manacchini. Nato agli inizi del secolo da una madre sola, rimane presto orfano e viene ac- colto, insieme alla sorella, dalla famiglia della zia materna. Le condizioni modeste e le difficoltà del tempo fanno sì che il lavoro si sostituisca presto allo studio. Pur impiegato come manovale muratore, coltiva la sua passione per la musica. A 13 anni fa già parte della banda cittadina e si unisce a compagnie dilettanti nelle cui rappresentazioni può dar sfoggio delle sue qualità canore. In una di queste occa- sioni viene notato da Giulia Magnani Traldi, della ricca borghesia crevalcorese, la quale decide di mantenerlo agli studi. Giuseppe potrà così diplomarsi, nel 1928, dopo impegnativi studi musicali e iniziare la sua carriera che lo porterà a calcare palcoscenici importanti, dall’Italia, alla Spagna, al Portogallo, al Sudamerica. Sarà interprete di molte opere insieme a , Gianna Pederzini, . La fama e il successo crescenti del proprio concittadino si avvertono a malapena a Crevalcore: solo un breve trafiletto nel Bollettino parrocchiale gli rende il dovuto merito. L’unica esibizione in paese sarà al Cinema Teatro Verdi, di recente inaugu- razione, nel 1956. Per molti è l’occasione di conoscere Manacchini e apprezzarne il valore in questa iniziativa, ribattezzata, non enfaticamente, “Grande concerto vocale operistico”. Giuseppe Manacchini è ormai agli sgoccioli della carriera che chiude definitivamente tre anni dopo. Nel 1964 si ritira, insieme alla moglie, nella casa di riposo per musicisti “G. Verdi” di Milano, dove si spegne nel 1990. Colpisce l’esperienza artistica di Giuseppe Manacchini che in condizioni di- sagiate, in tempi incerti, in un tessuto permeato di cultura musicale, ma con altre vocazioni, dedica la propria vita al canto, anzi fa del canto la propria vita. Colpiscono anche gli strani casi del destino che fanno sì che una signora di

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buone possibilità economiche non si ripieghi nel dolore per la recente morte del figlio sul Carso, ma decida che quel giovane di talento merita attenzione e va aiutato. Fra i crevalcoresi più giovani, o quelli nati negli ultimi decenni del secolo scorso, pochi conoscono il nome di Giuseppe Manacchini: questo volume toglie l’alibi a tutti: Roberto Tommasini “restituisce” a Crevalcore un artista degno di essere ricordato e valorizzato. E anche di essere additato ad esempio di come un giovane di disagiate condizioni economiche, coltivando strenuamente il proprio talento, possa emergere: Manacchini, dopo aver trascorso l’adolescenza a fare il manovale, a vent’anni riprende a studiare e riesce a diplomarsi e ad iniziare una carriera che lo porta ai vertici del mondo operistico internazionale. Rassegna storica crevalcorese, con una redazione rinnovata e tonificata con l’apporto di nuove forze, si appresta a riannodare i legami con il nostro passato facendoci scoprire tante cose su di noi, perché, parafrasando il filosofo Kirkegaard, la vita va sì vissuta guardando avanti, ma può essere capita soltanto guardando all’indietro. Rivolgiamo infine un ringraziamento allo sponsor EUROCASA che, coprendo per intero le spese, sostiene una iniziativa di alto profilo culturale.

Mariarosa Nannetti Assessore alla Cultura del Comune di Crevalcore

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Rassegna storica crevalcorese

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ottobre 2019

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SOMMARIO

Roberto Tommasini

Presentazione ( di Magda Abbati) 9

Giuseppe Manacchini, baritono crevalcorese

La : dal lavoro allo studio 13

Gli esordi 19

L’affermazione internazionale 33

L’apice della carriera 49

La tournée americana 73

All’ sotto le bombe 79

Il ritiro dalle scene 98

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Crevalcore, primo Novecento

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Presentazione

In un paese prevalentemente agricolo di circa dodicimila abitanti, in cui la maggior parte della popolazione era addetta alla mezzadria e al bracciantato, con allevatori di bestiame e pochi artigiani a servizio della comunità, quale era Crevalcore all’inizio del Novecento, le possibilità di un’ascesa sociale non erano molte; sicuramente erano pochissime per un orfano come Manacchini. La scuola dell’obbligo si limitava ai pochi anni della scuola elementare, elementare di nome e di fatto, tanto che bastava appena per imparare a leggere e a scrivere, se non si veniva “distolti” dalla necessità di partecipare alla formazione del reddito familiare. E proprio questa appariva la strada segnata per quel giovane manovale crevalcorese che, invece, sul suo cammino incontrò la musica, quella istintiva e gioiosa della banda paesana, e una benefattrice che vide in lui una vena artistica, degna di essere sostenuta. Riconoscere il talento non basta, però. Manacchini “costruì” la sua carriera sull’onda della passione per la musica e per il canto attraverso lo studio che fu faticoso perchè ripreso dopo anni passati a lavorare, fu costante perchè segnò tutta la sua vita. Oggi la biografia del baritono di origine crevalcorese rischia di sembrare narrata secondo gli schemi della fiaba in cui il protagonista, dopo prove diffi- cili, arriva ad un giusto e felice finale pieno di soddisfazioni e riconoscimenti. Invece la vita di Manacchini dovrebbe essere letta come la “prova provata” che l’impegno e la preparazione, insieme, portano a realizzare i sogni che ciascuno di noi custodisce dentro di sè.

Roberto Tommasini ha cercato di riportare a noi la vita di un uomo che ha realizzato il proprio sogno e grazie all’impegno e alla perseveranza è diventato “famoso” ma che è rimasto inspiegabilmente sconosciuto a tanti Crevalcoresi di oggi. Questa pubblicazione si propone di colmare, almeno in parte, tale carenza,

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grazie alla disponibilità dei pronipoti dell’artista che hanno gentilmente messo a disposizione gli album dei ricordi, in prevalenza foto e ritagli di giornale da lui conservati, che fanno parte del suo archivio personale. Su di esso si basa la presente pubblicazione che desidera essere solo una testimonianza della carriera di Giuseppe Manacchini e, insieme, un piccolo spaccato della Lirica italiana in uno dei periodi di maggior splendore. Il testo ripercorre cronologicamente una vita interamente dedicata al can- to, in un continuo intrecciarsi di opere, teatri, celebrità e cronache. Si è scelto di dare ampio spazio alla raccolta fotografica, e per quel che riguarda la parte critica, ci si è affidati ai commenti della stampa, comparsi in seguito alle interpretazioni di Manacchini; articoli che registravano anche le reazioni del pubblico. Una selezione di giudizi elaborati da giornalisti di set- tore, critici con sensibilità diverse, ma tutte accomunate dal riconoscimento delle qualità canore e interpretative dell’artista crevalcorese.

Magda Abbati

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Roberto Tommasini

Giuseppe Manacchini baritono crevalcorese

fascicolo monografico

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Lucia Manacchini

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E diedi il canto Agli astri in ciel Che ne ridean più belli da ”Vissi d’arte”

La giovinezza: dal lavoro allo studio

Giuseppe Manacchini nasce a Crevalcore l’11 settembre del 1902 da Lucia Manacchini (22-03-1867; 27-02-1903). Non si conosce il nome del padre. Rimasto orfano a soli cinque mesi, insieme alla sorella Dinora di quattro anni entra a far parte della famiglia della zia Zaira Manacchini (1877-1938), moglie di Argìo Mattioli (1874-1924). La famiglia adottiva, recentemente reduce da una emigrazione in Brasile, è numerosa, in continua crescita e con modeste risorse economiche, situazioni che determinano il precoce avvio all’attività lavorativa dei due fratelli. Nel 1910 il trasferimento a servizio della dodicenne Dinora, presso una famiglia di San Felice sul Panaro, costringe i due fratelli a separarsi. Per Giuseppe è un distacco doloroso che lo allontana da tutto quello che resta della sua famiglia, da chi l’aveva aiutato a crescere quasi come una madre. La distanza però separa solo fisicamente i due fratelli che rimangono in contatto e in ottimi rapporti. Dopo la scuola dell’obbligo (le elementari), anche Giuseppe si impegna in diverse attività lavorative fra le quali quella di manovale muratore. Con l’arrivo della Grande Guerra, i vuoti lasciati dai richiamati alle armi aumentano le possibilità di occupazione per giovani volenterosi e in condizione di necessità. L’adolescente Manacchini, pur lavorando per mantenersi, può permettersi di soddisfare una sua crescente passione per la musica. Ancora

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Banda musicale di Crevalcore, Forlì 1916. Giuseppe Manacchini è il terzo da destra in ultima fila

tredicenne, infatti, trova spazio nella banda musicale del paese, dove impara a suonare la tromba a tasto unico denominata “pistone”; una foto del 1916 lo ritrae in atteggiamento spavaldo con gli altri compagni della banda in trasferta a Forlì. Sicuramente fa parte della fanfara improvvisata, composta da ragazzini e anziani, che festeggia la notizia della vittoria sull’Austria e suona per ore nella strada maestra del paese, alternando ininterrottamente l’inno di Garibaldi e la Marcia Reale. Col tempo Manacchini migliora le proprie competenze artistiche e amplia il proprio repertorio, inserendo le serenate su commissione. Fra i brani più richiesti figurano “Serenata d’Arlecchino” e “Mattinata (Aurora di bianco vestita)”. Sempre più attratto dal mondo dello spettacolo entra a far parte della compagnia di attori dilettanti crevalcoresi frequentata da Boiani Maria, Vincenzi Dante, Martinelli Goffredo, nella quale si fa apprezzare come cantante. Le sue doti vocali sorprendono gli spettatori, in particolare la signora

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Giulia Magnani Traldi

Giulia Magnani Traldi, madre di Giovanni Traldi, giovane sottotenente di fanteria caduto sul Carso nell’ottobre del 1915. La Signora Traldi, che appartiene alla ricca borghesia crevalcorese ed è proprietaria di terreni e di due macellerie in paese, si offre di finanziare il promettente Manacchini negli studi necessari ad intraprendere la professione di cantante. Il giovane accetta l’offerta e si iscrive nell’anno scolastico 1921-22 al Liceo Musicale “Giovan Battista Martini” di Bologna. Ad anni di distanza dall’ultima lezione alle scuole elementari riprende a studiare; il divario da colmare è grande e il primo tentativo, complicato dalla chiamata alle armi, fallisce. Al Liceo “Martini” si riscriverà nell’ottobre 1923, dopo circa un anno di servizio militare. Ha le idee chiare sul suo futuro e nel foglio di congedo, alla voce “professione” dichiara quella di “artista”; dall’obiettivo lo separano quattro anni di studi che affronta con caparbia volontà. E’ iscritto alla sezione di canto e viene seguito nella formazione artistica dal Maestro Alessandro Vezzani, già insegnante di Dora de Giovanni, Fortunato

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Ragazze crevalcoresi

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Giuseppe Manacchini, con la cravatta scura, fra gli studenti del Liceo “Martini” di Bologna nel 1927

Pinza, Maria Pia Pagliarini, Raffaele Lipparini, Mafalda Favero, Pia Tassinari. Dopo la ripetizione del penultimo anno, si diploma nel corso di studi 1927-28, risultando fra gli studenti migliori e guadagnando il premio di 400 lire concesso ai promossi con la media di 45 su 50. Ad influire sul suo sforzo scolastico è il sogno di affermarsi come cantante lirico, ma anche l’impegno, preso con la famiglia Traldi, di restituire i finanziamenti ricevuti. Non bisogna dimenticare, però, che a sovvenzionare gli studi aveva contribuito anche la sorella Dinora che nel frattempo a San Felice si era sposata, ma non aveva abbandonato l’impegno verso il fratello minore, sostenendolo nell’impresa di cambiare radicalmente la sua vita. Negli anni del Liceo intanto si era compiuta una metamorfosi e il giovane manovale muratore si era trasformato in un baritono capace, elegante, di buona cultura, appassionato di musica lirica e della migliore musica sinfonica. Passioni che l’accompagneranno tutta la vita e che era riuscito a coltivare fin da giovane, quando era solo uno studente squattrinato, offrendosi come “volta-pagina” nei concerti alla sala grande del Conservatorio di Bologna o risparmiando sulle esigue risorse mensili per permettersi l’entrata nel loggione di qualche teatro. Nel 1928 è alla Scala di Milano, ad ascoltare i grandi interpreti che ancora considera come modelli inarrivabili.

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Bologna. Giuseppe Manacchini con alcuni compagni musicisti

Lo studio per raggiungere l’obiettivo di una carriera artistica aveva contribuito ad allontanarlo dall’attività politica, di squadrista, intrapresa nei primi anni ‘20. Come molti della sua epoca non aveva, infatti, resistito al richiamo dell’ideologia fascista, verso la quale nutrirà, almeno fino alla Liberazione, una certa attrazione.

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Crevalcore. Giuseppe Manacchini con alcuni amici crevalcoresi davanti al monumento ai caduti

Gli esordi

La prima prova pubblica da baritono diplomato è a Monza, nel salone del Regio Liceo-Ginnasio dove, in coppia con una compagna di studi, il Ilde Brunazzi, interpreta un concerto vocale, offerto dall’Università Popolare ai propri soci. L’esibizione, che ancora poco si discosta dai saggi scolastici, ha successo e riceve i favorevoli commenti del notiziario Il Popolo di Monza che, nell’edizione del 30 marzo 1929, pubblica queste lusinghiere parole: “Voce robusta e pastosa; cantante sicuro, interprete intelligente...”.

Il debutto in un’opera lirica avviene il successivo 10 aprile, al Teatro Ristori di Cividale del Friuli, con l’interpretazione di Valentino nel “Faust” e di Silvio nel duetto dei “”. Sono le prime interpretazioni che avvengono all’interno di una tournèe che lo vedrà esibirsi, fra l’altro, a Latisana, Gemona e Portogruaro, ottenendo apprezzamenti dal pubblico e dalla stampa locale.

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A Maniago, in Friuli, con i compagni della sua prima tournèe nel 1929

Nel ”Riepilogo della stagione lirica al Ristori”, un articolo pubblicato sempre ad aprile, la prestazione del baritono crevalcorese è sottolineata dal seguente commento: “Una brillante rivelazione è stata quella del baritono Giuseppe Manacchini, un Valentino, a quel che dicono appena esordiente, che ha saputo procurarsi im- mediatamente la più calda simpatia dell’uditorio con una resa veramente carica di effetti nel spiegato di “O santa medaglia”. Accurata e sempre sostenuta la scena della morte, nella quale ha dimostrato anche perspicaci attitudini all’effetto drammatico“.

Fra le opere interpretate nel corso della tournèe friulana c’è inoltre la “”. Ad agosto è al Teatro Trianon di Montecatini Terme, fra gli interpreti di una “” che sarà il suo primo importante successo ed anche la sua prima volta insieme ad un personaggio di rilievo della liri- ca nazionale, il soprano Lina Pagliughi. L’illustre presenza non intimorisce il baritono crevalcorese che offre un’interpretazione così elogiata dalla stampa locale:

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Milano. Giuseppe Manacchini, novembre Lina Pagliughi. Nel 1938 darà la voce ital- 1929 iana alla Biancaneve di Walt Disney

“Giuseppe Manacchini, nella parte di “Lord Aston“ fu veramente ottimo e seppe esprimere con efficacia tutta la bellezza della partitura, ottenendo un notevole successo personale”.

Con la “Lucia di Lammermoor” sarà in seguito a Novellara (RE) il 25 ottobre e ad Asola (MN) il 3 novembre. Nell’autunno si esibisce a Venezia, poi in un concerto di beneficenza a Bologna. Sul finire del 1929 è al Teatro di Desio (MB) a dar voce al Conte di Luna: “una superba interpretazione e quale da molti anni, sul nostro teatro non si vedeva” segnala il cronista teatrale. Successivamente è scritturato per la breve stagione lirica di Brescia, dove si ripropone con la “Lucia di Lammermoor”, ottenendo dal quotidiano il “Popolo di Brescia” la seguente recensione: “Il giovane baritono Manacchini ha sfoggiato una voce freschissima, robusta, ben timbrata e che sale facilmente all’acuto. Ha dato a tutta la parte di Enrico vigorosa interpretazione; fu sempre sicuro e seppe ottenere l’approvazione unanime, che si manifestò con i calorosi applausi cui fu fatto segno fino dal primo atto e in tutta l’opera”.

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Tamara Gaiesca Gabriella Gatti collega di Manacchini nel collega di Manacchini nel 1930 1930

Sempre a Brescia, sul finire di gennaio¸ Manacchini interpreta Sharpless in “”. Il 1930 lo vede al Teatro “Dal Verme” di Milano ne “”, ot- tenendo nei panni del Conte di Luna positive critiche dalle cronache teatrali: “Ieri sera, nell’ultima uscita del Trovatore, la parte del protagonista è stata per la prima volta sostenuta con successo dal tenore Sempere e quella del Conte di Luna dal Baritono Manacchini” (dal Corriere Teatrale de “Il Corriere della Sera”); “Ottima impressione ha fatto il baritono Giuseppe Manacchini mettendo in evidenza la propria robustezza canora, e dotato di una padronanza di scena pari a quella della voce, robusta e duttile nello stesso tempo”.

Le doti naturali del cantante crevalcorese venivano accentuate da un ca- parbio e rigoroso studio dei personaggi e delle melodie che lo hanno reso in breve tempo una promessa della lirica italiana. Gli si riconoscono tempera- mento e prestanza fisica, ma la lista delle qualità si allunga, grazie al contri­ buto dei cronisti teatrali: “Il baritono Sig. Giuseppe Manacchini, giovane d’anni e quasi alle prime armi si è subito imposto ed ha acquistata la simpatia del pubblico per le sue qualità

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Aureliano Pertile, Bologna 1930

veramente ottime e promettenti. La scuola soprattutto si ammira in questo giovane: la scuola dell’egregio prof. cav. Alessandro Vezzani del liceo musicale di Bologna, che tanti e sommi artisti ha dato all’arte. Ottimo imposto, chiara dizione, voce aggraziata e nello stesso tempo robusta, risognante, naturale nel registro acuto”: commento a “Il Trovatore” rappresentato a febbraio al Teatro Stabile di Saluzzo (CN); “Il baritono Manacchini, giovane di carriera, e perciò ancora acerbo come malizia di canto, ha però rivelato dei mezzi vocali rarissimi, potenti e veramente d’eccezione. La voce di questo cantante ricorda quella di Stracciari e di Sammarco ai loro bei tempi”; “Del baritono Manacchini possiamo dire che è artista destinato a salire si- curamente. Possiede una voce assolutamente potente, chiara. Intonata, ove nel regis- tro medio non trova rivali”, commenti a “Il Trovatore” rappresentato il 3 aprile al Teatro Municipale di Alessandria.

Non è solo il suo Conte di Luna a conquistare i cronisti teatrali. Dopo

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Tournèe a Bergamo nel maggio 1930

“Andrea Chénier”, rappresentato al Teatro Pacini, la “Cronaca” di Fucecchio del 25 aprile pubblica: “Un altro interprete degno di lode è il giovane baritono sig. G. Manacchini nella difficile parte di Gerard. Questo artista dalla voce ben timbrata in tutta la sua estensione ha cantato le due romanze principali “Son sessant’ anni” e “Un dì m’era di gioia“ con profusione di coloriti e intonazione, da convincerci di essere veramente di fronte ad un provetto artista. Il pubblico riconoscente gli ha tributato insistenti applausi (…). E’ un astro che sorge, e il suo stile perfetto di canto, il calore dell’espressione, lo impongono alla estimazione di qualunque pubblico esigente”.

Tutte queste valutazioni entusiastiche costituiscono le ottime referenze che gli aprono la strada verso una carriera che continua il 30 di maggio al Te- atro “Duse” di Bergamo con la “Lucia di Lammermoor”, a Castelfiorentino con la partecipazione ad un concerto vocale e ad alcune rappresentazioni di “Andrea Chénier”, cui seguono “Il Trovatore” al Teatro “Alfieri” di Torino e la “Lucia di Lammermoor” al Politeama “Trento ” di Bologna. Non mancano, fra i numerosi impegni, i concerti di beneficenza pro Opere Assistenziali del Regime, ente per cui si esibisce il 21 di settembre alla Sala

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Ottobre 1930: tourneè a Perugia

della Ragione a Padova e il 25 a Montagnana. In quest’ultima rappresentazione è con , considerato uno fra i più grandi tenori dell’epoca. Il primo di ottobre, al Teatro Consorziale di Budrio, ancora con Aureliano Pertile e Lina Pagliughi, si ripropone nella “Lucia di Lammeroor”, una apprezzata interpretazione, almeno secondo il quotidiano ”Avvenire d’Italia” che scrive: “Il baritono Manacchini è un elemento di primo ordine per la pastosità della voce, per la correttezza del cantare e la intelligente sua dizione (…)”; con la medesima interpretazione si presenta al Teatro “Morlacchi” di Perugia dove ottiene dal “Messaggero“ del 10 ottobre, la seguente recensione: “Il Baritono Giuseppe Manacchini è riuscito a conquistarsi le più vive simpatie del pubblico che lo ha acclamato con vivo entusiasmo. Egli accoppia alla sua voce potente e armoniosa una magnifica figura e un delicato sentimento sì da fare della sua difficile parte una vera creazione”.

L’8 novembre è al Teatro “Garibaldi” di Padova nell’opera “Andrea Chéni- er” e l’11 dello stesso mese è a Venezia, al Teatro “Malibran” con “”. Sul finire dell’anno, con il soprano Pagliughi e il tenore Montanari, va

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Torino 1931: manifesti de “Il

in scena nella “Lucia di Lammermoor” rappresentata al Teatro “Pergola” di Firenze e al Teatro “Coccia” di Novara ottenendo, per quest’ultima esi- bizione, la seguente recensione: “(…) i primi applausi a scena aperta sono toccati al Baritono Giuseppe Manacchini, che ci ha dato il miglior “Lord Enrico” che potessimo desiderare. La signorilità del portamento scenico, la voce che senza esitazione chiamiamo stupenda e la bellezza espressiva del canto si sono imposti subito all’ammirazione del pubblico. A noi piace, in particolare, accennare alla dote così rara nei cantanti che assumo- no parti nelle nostre classiche opere gloriose e che il Manacchini possiede in grado veramente ammirevole: quella di dare alle vecchie arie il necessario calore espressivo senza offenderne la dignità, anzi rendendole -il che è dovuto ad un senso estetico del tutto personale- con una nobiltà di stile, che le ritorna alla originaria bellezza, andata perduta attraverso le viziose deformazioni di cantanti poco scrupolosi”.

Accompagnato da così favorevoli recensioni arriva al 1931: l’anno del “Rigoletto”. Manacchini veste i panni del buffone verdiano a partire da marzo sul palco del “Guidi” di Pavia, al “Duse” di Bologna, al Teatro “Coccia” di Novara e al Teatro “Borgatti” di Cento. In quest’ultima rappresentazione è da segnalare la presenza di ben due cantanti crevalcoresi: il baritono Giuseppe Manacchini

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La crevalcorese Lola Pedretti

e il soprano Lola Pedretti; bravi entrambi, infatti otterranno per le rispettive interpretazioni i giudizi positivi del “Corriere Padano” che, nell’articolo del 21 aprile, pubblica queste righe lusinghiere: “Pregevole Gilda è stata la Signorina Lola Pedretti, che ha voce facile, duttile e di rara estensione(…). Protagonista è il baritono Giuseppe Manacchini, un giovane che s’avvia a grandi passi verso la celebrità. Possessore di una splendida voce che sale con facilità all’acuto, egli ha composto il personaggio di “Rigoletto” con raro intuito artistico, mettendo in evidenza in ogni brano della poderosa parte la bontà della scuola a cui è stato educato e la rara efficacia del fraseggio. Manacchini fu entu-

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Caricatura pubblicata sulla Maria Franceschi lo Giudice fra le inter- “Stampa” di Torino preti di “” a Livorno nel 1931

siasticamente applaudito al celebre monologo del secondo atto e ai duetti con Gilda; fra le scroscianti acclamazioni del pubblico dovette poi concedere la replica del “Sì, vendetta” cantato con vigoria di accento e di voce”.

Sempre nel ruolo di “Rigoletto” Manacchini sarà ancora in scena in agosto al Teatro estivo di Padova e in dicembre al Teatro “Vittorio Emanuele” di Torino. Come ogni vero artista, Manacchini non è mai pago di ciò che ha raggiun- to e lavora per ampliare i ruoli in cui cimentarsi. Altra nuova opera che prepara nel corso del 1931 è “Loreley” di Alfre- do Catalani. La rappresentazione, inserita nella stagione lirica livornese, va in scena al Teatro “Goldoni” di Livorno ed è un trionfale successo secondo il quotidiano “Il telegrafo” del 26 luglio che di Manacchini, interprete del per- sonaggio di Ermanno, così scrive: “Un nome non ancora celebre, ma una voce nel registro acuto specialmente su- perba. Col tempo, la cronistoria delle sue vittorie sarà lunghissima ma peccherà di monotonia … perché unica e costante ne sarà la nota: quella del successo”.

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Giuseppe Manacchini nell’interpretazione di Amonasro

A distanza di qualche giorno, ancora a Livorno, è ancora segnalata dalla stampa la sua partecipazione ad un concerto benefico a favore dei degenti del sanatorio Umberto I°. Nello stesso anno si esibisce per la prima volta in due opere di : “La Traviata”, nella quale interpreta Giorgio Germont con cui va in scena a fine giugno al Teatro “Vittorio Emanuele” di Torino e “”, nella quale interpreta Amonasro nei cui panni si esibisce ai primi di dicembre. In questo periodo è impegnato ancora in repliche della “Lucia di Lammer- moor” al “Coccia” di Novara ai primi di gennaio, al “Fraschini” di Pavia ai

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Testata del “Bollettino Parrocchiale” di Crevalcore agli inizi degli anni ‘30

Giuseppe Manacchini fra gli amici crevalcoresi Albertini, Milzani e Cremonini

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Tatiana Menotti collega di Manacchini nel “Rigoletto”, Bologna 1931

primi di maggio, al “Sociale” di Portogruaro (VE) ad ottobre; si esibirà anche ne “Il Trovatore” a gennaio al “Duse” di Bologna”, a maggio al “Vittorio Emanuele” di Torino e al Comunale di Lonigo (VI). Gli echi del suo crescente successo raggiungono Crevalcore, dove, a ren- dergli omaggio, è il “Bollettino Parrocchiale”, l’unico notiziario locale che nell’edizione di novembre lo ricorda con un breve articolo intitolato “Onore al merito”: “GIUSEPPE MANACCHINI canta e canta bene. E’ già stimato, apprez- zato, ricercato dai migliori teatri e dai migliori artisti. La sua carriera si presenta

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splendida. Noi ci rallegriamo dei suoi successi con la più intima soddisfazione perché è un crevalcorese ed è un nostro amico. Difficili furono i suoi anni di preparazione, provò la durezza del combattimento, assaggiò le asprezze della vita, ora cominciano i giorni radiosi. Onore a Lui”.

Sarà una delle rare manifestazioni pubbliche d’affetto dei suoi compaesani. Si consolerà però Manacchini ascoltando dal vivo i sempre più fragorosi ap- plausi del pubblico e leggendo i positivi giudizi della stampa nazionale, come ad esempio “La Stampa” di Torino del 18 dicembre 1931 che pubblicava: “Il successo di Rigoletto. Ieri sera la prima rappresentazione di “Rigoletto” al teatro Vittorio ha riportato un successo pieno, caloroso e vibrante (…). Il Baritono Giuseppe Manacchini è stato un “Rigoletto” degno della fama che lo circonda e veramente encomiabile nella interpretazione. La dolorosa vicenda del Gobbo Buffone è stata da lui rivissuta in scene vive e palpitanti: la sua voce fortissima, calda e melodiosa, gli ha permesso quel tal sfoggio di maestria che lo rendono così caro al nostro pubblico. Alla scena dell’invettiva,“sì, vendetta”, con una interpretazione personalissima, il Manacchini entra nel pieno della romanza con un crescendo così potente da destare la più gradita meraviglia. Il pubblico non si è limitato ad applaudirlo: ha voluto il bis e Manacchini lo ha generosamente concesso tra l’entusiasmo generale”.

Il Teatro “Vittorio Emanuele” di Torino lo aveva scritturato per la sua nuova stagione teatrale nel novembre 1931 e, su quel palco, Manacchini aveva confermato le sue capacità artistiche ai primi di dicembre con valide inter- pretazioni in “La Traviata” e “Aida”, ottenendo, già allora, l’attenzione del sopracitato quotidiano che del crevalcorese aveva scritto: “Il giovane Baritono Manacchini (Amonasro) è pure noto ai torinesi per avere cantato al Teatro “Vittorio” nel Trovatore e nella Traviata in maniera deliziosis- sima. Recentemente ha cantato a Livorno insieme a Beniamino Gigli e ora è stato scritturato per la stagione lirica al Teatro Reale del Cairo”.

Il 1931 si chiuderà per Manacchini con le interpretazioni ne “La Traviata”, rappresentata il 24 dicembre al Teatro Civico di Vercelli, e in “Aida”, rappre- sentata il 31 dicembre al Teatro “Toselli” di Cuneo.

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Manacchini, con la compagnia, in viaggio per il Cairo 1932

L’affermazione internazionale

Agli inizi del 1932 Giuseppe Manacchini parte per l’Egitto, impegnato nella sua prima trasferta internazionale, presso il Teatro Reale del Cairo dove, fra il 20 di gennaio e la fine di febbraio, è fra gli interpreti delle opere “”, “Rigoletto” e “La forza del destino”. “Tempi felici “ scriverà poi sulla foto che lo ritrae assieme ai colleghi a bordo della nave “Ausonia” che lo conduce alla capitale egiziana. Anche in Egitto le sue esibizioni godono del favore del pubblico e della stampa, come ad esempio il quotidiano “Le Jurnal du Caire” che sulla rappre- sentazione de “La Gioconda” pubblica: “L’interprètation de la piece fut des plus brillantes. La mention tout à fait spe- ciale doit etre dècerneè a M. Manacchini dans le role de Barnaba. Ce fu un baryton qui s’est révélé de grande classe. Il fait admirer un organe des plus surs et un jeu scénique des plus nuancés”.

Ad apprezzarlo sono anche i colleghi; Carla Jacobo nella dedica sulla sua foto scrive: “A Giuseppe Manacchini efficacissimo Barnaba al teatro Reale del Cairo

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Carla Jacobo, collega di Manacchini al Cairo nel 1932

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Della Benning Giuseppe Manacchini ne “La forza del destino”

offre per ricordo la sua Gioconda”. A marzo, archiviata l’esperienza egiziana, Manacchini torna in Italia e va in scena al Teatro “Alfieri” di Torino, ricoprendo il ruolo di ”Rigoletto”, opera in cui nel maggio seguente andrà in scena al Teatro “Margherita” di Genova. Alla fine di aprile Manacchini è ancora a Torino, fra gli interpreti de “Il Trovatore”, rappresentato al Teatro “Vittorio Emanuele”. Sullo stesso palco, il 5 maggio, va in scena con “La forza del destino” nella quale si esibisce con il tenore Giuseppe Taccani, il basso russo Alessio Kanscin e il soprano Della Benni, il nome italianizzato dell’americana Della Benning, che qualche anno dopo diventerà sua moglie. Positivi i giudizi del quotidiano “La Stampa”: “Il Baritono Manacchini è stato un “Don Carlos” vigorosissimo e accativatasi oramai la incondizionata simpatia del pubblico torinese, ha riscosso i più calorosi applausi. La Signorina Della Benni che nel Trovatore si rivelò al nostro pubblico cantante

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Lina Bruna Rasa a Pola con Manacchini Tina Costa a La Spezia con Manacchini nel nel settembre 1932 giugno 1932

squisita, dotata di caratteristiche qualità che indubbiamente le faranno fare dei progressi notevoli, si è distinta in questa “Forza del Destino” come una “Leonora” degna di ogni elogio. Perciò ella è stata vivamente e meritatamente applaudita anche a scena aperta”. Sempre a maggio, al Teatro Lirico di Milano, Manacchini torna in scena con l’ “Aida”, opera in cui il primo di settembre successivo si ritroverà im- pegnato all’anfiteatro romano di Pola, davanti a migliaia di spettatori e alle massime autorità dell’Istria. Il baritono crevalcorese chiude il mese di maggio a Cuneo con “ Il Tro- vatore”, dando voce ad un Conte di Luna sempre in grado di conquistarsi gli elogi della critica teatrale: “(…)il baritono Manacchini, di cui abbiamo già detto le lodi e che il pubblico unanimemente giudicò di classe superiore (…). Del Manacchini non diremo più per non ripeterci niente, se non che entrambe le sere fu insistentemente applaudito tanto da dover concedere dei “bis”per accontentare il pubblico desideroso di riudire la sua voce”.

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Foto di Beniamino Gigli con dedica a Giuseppe Manacchini

Nel corso dell’anno Manacchini interpreterà il “Trovatore” anche sui pal- coscenici del Politeama di La Spezia e del “Carcano” a Milano. Sempre con successo, a fine giugno, è fra gli interpreti de “La forza del destino” al Teatro “Coccia” di Novara e di “Lucia di Lammermoor” al Politeama di La Spezia. Manacchini piace e sempre più frequentemente è inserito in concerti e manifestazioni prestigiose. A luglio è a , in piazza della Pilotta per un concerto verdiano a favore dell’Ente Opere Assistenziali. L’esibizione è resa impegnativa dalla presenza sul palco di artisti del calibro di Beniamino Gigli

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Esecutori del concerto di serenate sul Canal Grande a Venezia: da destra primo Giuseppe Manacchini, terzo Giacomo Traldi

e di . Il confronto esalta Manacchini che, per nulla inti- morito, trasforma la prova in un successo, così raccontato dalla stampa locale: “Il baritono Manacchini – un giovane che per la robusta struttura dei suoni, per la duttilità della voce e l’arte del fraseggio si è già imposto fra i migliori, eseguì il Pari Siamo nel Rigoletto e l’aria de il Ballo in Maschera di cui il pubblico chiese il bis. Un secondo pubblico concerto fu eseguito mezz’ora dopo il precedente dall’albergo Croce Bianca, dove Beniamino Gigli, la Carosio e il Manacchini, dopo essere stati quivi accompagnati da una folla plaudente ed entusiasta, dovettero affacciarsi al balcone e cantare diversi brani”.

Beniamino Gigli dimostra l’apprezzamento per Manacchini nella dedica sulla sua foto donata al baritono crevalcorese; in essa scrive: “Artista intelligente e dotato di bella voce”. Suggestivo l’impegno del 27 agosto seguente, nell’ambito di una spettaco- lare festa notturna sul Canal Grande a Venezia, al cui successo Manacchini contribuisce partecipando ad un concerto di serenate. Una delle foto della manifestazione, pubblicate sul “Gazzettino Illustrato” del 4 settembre 1932, lo ritrae con gli altri esecutori del concerto; fra essi

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Dinora Manacchini Giuseppe Manacchini nella rappresenta- zione della Gioconda al Regio di Parma

compare un “intruso crevalcorese”: Giacomo Traldi. Si tratta del secondo figlio della Signora Magnani Traldi, giunto a Venezia per assistere al successo del concittadino, oltre che per partecipare alla mon- danità di contorno. Giacomo appartiene alla famiglia verso la quale Manacchini ha debiti sia di riconoscenza che economici, dai quali comincia ad affrancarsi con la pro- gressiva restituzione delle somme ricevute. Per gestire la propria immagine artistica, il cantante opera in un certo senso un taglio rispetto al proprio pas- sato, cercando di allontanare vincoli e testimonianze delle sue umili origini e della sua difficile infanzia. Aspetti di cui mantiene invece viva la memoria la sorella Dinora, particolarmente attiva nelle ricerche del padre che non aveva voluto riconoscerli: un genitore che, anche quando sarà individuato, resterà irremovibile nelle proprie scelte. Il 24 settembre, tornato al Teatro “Carcano”, Manacchini va in scena e con successo ne “La Traviata”. Fra gennaio e febbraio del 1933 è al Regio di Parma per alcune rappre- sentazioni di “Aida” e una de “La Gioconda” nella quale si ritrova al fianco del tenore Beniamino Gigli. Successivamente è al Teatro Sociale di Manto-

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Gli interpreti di “La Bardana”, 1933

va dove, a febbraio, è fra gli interpreti di “Pagliacci” e di “La Traviata” che riscuote “Vivo successo”. Nel giugno del 1933 è al Teatro “Ponti” di Monza impegnato nei “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo e nella prima assoluta dell’opera “La Bardana”, del musicista monzese Cirillo Casiraghi. Un successo che vedrà chiamati autore ed interpreti per sette volte alla ribalta. Una foto, probabilmente scattata all’epoca di quest’ultimo impegno, riprende Manacchini con alcuni amici all’ippodromo di Monza. E’ una delle prime testimonianze dell’altra crescente passione del baritono crevalcorese, quella per le corse di cavalli. Nell’agosto è in Sicilia, nel cast de “La Gioconda”, allestita con sfarzo al Littoriale di Noto (SR), dove si esibisce davanti ad un pubblico di oltre seimila persone. L’opera lirica è forse l’arte che meglio esprime in forma musicale i grandi sentimenti d’amore, d’odio, di patriottismo, creando incanto e suggestioni ancora più forti nell’ascolto dal vivo della voce dei grandi cantanti. Altra prima assoluta che interpreta nel corso del 1933 è “Corsaresca” del Maestro Pasquale Rotella. L’opera va in scena al Teatro della Triennale di Milano ed è un grande successo, tanto che, dopo il primo atto, sono cinque le chiamate ai cantanti e all’autore, e tre dopo il secondo e il terzo atto. Nell’autunno, Manacchini parte per la sua seconda trasferta internazionale come baritono solista insieme al coro del Teatro “” di Milano in

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Coro de “La Scala” di Milano in partenza per la tournèe in Olanda nel 1933

tournée in Olanda. Su “Il Corriere della Sera” del 9 ottobre 1933 appare il resoconto dell’ultimo giorno di rappresentazioni: “Trionfale conclusione dei concerti del Coro scaligero in Olanda. Il Coro scaligero dopo una serie di concerti eseguiti con enorme successo insieme all’orchestra olandese diretta da Van Raalte, ad Amsterdam, all’Aja, a Rotter- dam, a Utrecht e ad Haarlem ha terminato ieri il suo trionfale giro con un secondo concerto in questa città (…). I giornali hanno pure rilevato il contributo recato al successo della massa corale dai solisti: la soprano Lia Montesanti, la mezzo soprano Vittoria Palombini, il tenore Carlo del Corno, il baritono Giuseppe Manacchini e il basso Franco Zaccarini. (…). Alla fine di ogni concerto, cui hanno presenziato sempre i nostri rappresentanti diplomatici e consolari e le più spiccate personalità del mondo politico e artistico olandese, è stato un rinnovarsi di manifestazioni di simpatia verso l’Italia, durante le quali il pubblico richiedeva sempre a gran voce l’Inno Giovinezza che ascoltava in piedi in religioso silenzio e applaudiva alla fine con interminabili ovazioni”.

Momenti esaltanti e coinvolgenti, ormai di routine nei teatri italiani dove l’opera lirica era già stata arruolata dal regime, situazione inevitabile, essendo, con gli autori fra i più rappresentati al mondo e con gli interpreti fra i più applauditi, una delle arti meglio distintive del genio italico.

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Giuseppe Manacchini (primo a sinistra) nel gruppo di solisti del coro della Scala di Milano in Olanda

Se la cinematografia si apprestava ad essere indicata come “l’arma più forte”, l’opera era certamente una delle bandiere più rappresentative del re- gime, destinata ad un superbo avvenire, anticipato in un discorso di che aveva dichiarato: “L’opera teatrale deve avere il largo respiro che il popolo chiede (…). Bisogna preparare il teatro di masse, il teatro che possa contenere ventimila persone”. Si recitava per la grandezza della nazione e glorioso si pros- pettava il futuro per gli artisti del settore, prossimi intanto ad essere inquadrati in corporazione. Sempre nell’ottobre a Milano, al teatro della Triennale, Manacchini è fra gli interpreti di “Donna Lombarda”, opera del maestro Alessandro Cicognini con la quale si esibisce, sempre nello stesso mese, nei teatri “Argentina” di Roma e “Vittorio Emanuele” di Torino. A metà Gennaio del 1934 è al Teatro “Eretenio” di Vicenza per l’apertura della stagione lirica con un’applaudita edizione di ”Andrea Chénier”. Sarà l’opera con cui, nel corso dell’anno debutterà al Comunale di Salerno e al “Carlo Felice” di Napoli. Un importante debutto per Manacchini è quello al Teatro “Vincenzo Bel-

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Manacchini nel ruolo di Vittorio Gnecchi, autore della “Cantata Gerard al “San Carlo” di Napoli Biblica”

lini” di Catania dove, all’inaugurazione della stagione lirica, esordisce con la “” di Bizet, interpretando il ruolo di Escamillo, un nuovo personaggio che aggiunge al proprio repertorio; insieme a lui vanno in scena altri prestigiosi

Napoli Teatro San Carlo

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Gianna Pederzini collega di Manacchini nella “Carmen” al “Bellini” di Catania nel 1934

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cantanti quali il soprano Gianna Pederzini e il tenore Antonio Bagnariol.

Manacchini non disdegna i benefici che il successo gli procura. Può per- mettersi abbigliamenti alla moda ed eleganti; quando riesce fa il turista nelle località in cui si esibisce, raccogliendo foto e cartoline, si cimenta in attività sportive e di relax. Alcuni scatti lo ritraggono, infatti, con gli sci sullo Stelvio o in costume da bagno sulla spiaggia di Grado.

Manacchini sciatore sullo Stelvio

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Cantoria del Duomo di Salisburgo

Il sogno che sta realizzando non è comunque quello di arricchirsi o di condurre una vita agiata, ma quello di cantare. Il 12 agosto lo vede al Festival di Salisburgo, impegnato con il soprano Stella Roman nella “Cantata biblica” del maestro Vittorio Gnecchi. L’esibizione è accompagnata dall’orchestra e dal coro del Duomo di Salisburgo sotto la direzione del Maestro J. Messner. La cantata riceve il consenso di pubblico e del Manacchini si scrive: “(...)il baritono Manacchini assolse il suo compito brillantemente con la sua meravigliosa morbida voce, caldo nella lirica, senza alcun sforzo nella drammatica”.

Soddisfatto è anche l’autore della cantata che in una dedica al baritono crevalcorese scrive: “A Giuseppe Manacchini che da vero artista ha creata la parte del Baritono nella Cantata Biblica a Salisburgo”.

Il 1934 è il primo centenario della nascita del compositore Amilcare Pon- chielli e nelle celebrazioni viene coinvolto anche il baritono crevalcorese che, alla fine di agosto, è di nuovo a Venezia per partecipare ad un concerto di musiche ponchielliane alternate ad esecuzioni di altri autori, nella cornice di

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Rya Legnani, foto con dedica a Manac- Margherita Carosio, foto con dedica a chini del 1934 Manacchini del 1935

un Canal Grande popolato da imbarcazioni di ogni tipo, tutte illuminate. Ai primi di ottobre ha anche l’onore e la soddisfazione di essere fra gli artisti impegnati nel concerto commemorativo organizzato a Paderno Cremonese, paese di nascita del Ponchielli. Nello stesso mese a Milano, con il soprano Ilde Reggiani, è fra gli inter- preti dei concerti organizzati al Palazzo dell’Arte, nell’ambito della “Mostra Azzurra” allestita per celebrare i fasti dell’aeronautica italiana. A novembre è al Teatro “Vittorio Emanuele” di Torino con “La forza del destino”, mentre ai primi di dicembre è al Teatro Municipale di Modena, im- pegnato nella rappresentazione de “ La Gioconda”, una fra le opere principali del Ponchielli. È in occasione di queste rappresentazioni, in città poco distanti da Creval- core, che Manacchini ritorna al paese natale. Una presenza generalmente an- nunciata in loco e nei comuni limitrofi dal proliferare di locandine e manifesti che pubblicizzano le sue imminenti esibizioni: affissioni supplementari, opera e segno d’affetto dei vecchi amici, in particolare di Ivo Albertini. Nel 1935 il baritono crevalcorese è in cartellone per la grande stagione liri- ca del Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di Trieste dove, a metà Gennaio, è

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“Le Maschere” al Teatro Casinò di San Remo, Pasqua 1935

fra gli interpreti di “”, nel ruolo di Telramondo, l’ennesimo nuovo personaggio per il suo repertorio. Sarà poi Valentino nel “Faust”, rappresentato al Teatro Sociale di Cre- mona, Capitan Spaventa ne “Le Maschere” in scena a Pasqua a San Remo, Barnaba nell’opera “La Gioconda” rappresentata a metà maggio al Teatro “” di Venezia e quindi Silvio nei “Pagliacci”, messi in scena il 25 alla Sala della Ragione di Padova. Una varietà di ruoli che testimonia la grande versatilità e le capacità inter- pretative dell’artista crevalcorese. Nel mese di settembre Manacchini ritorna a Milano, inserito in un prestigioso cast di cantanti lirici, selezionati per interpretare alcuni concerti a scopo benefico, compreso quello della serata di gala, organizzato per festeggiare il genetliaco di S.A.R. Principe di Piemonte. Tutti gli spettacoli registrano un’imponente partecipazione di pubblico, merito degli interpreti, ma anche dell’entrata in vigore della che dimezza l’orario lavorativo del sabato. Si tratta del cosiddetto “Sabato fascista” che mette a disposizione delle “masse” più tempo da dedicare alla formazione politica, militare e ginnica o alle manifestazioni culturali (opera compresa), organizzate dal “Dopolavoro”, da associazioni od enti del regime.

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Pubblicità per apparecchi radiofonici del 1935

L’apice della carriera

Si assiste in quest’epoca all’incremento degli ascolti radiofonici, fenomeno favorito dal potenziamento dei trasmettitori e da un miglioramento e da un maggior assortimento del palinsesto che ovviamente comprende l’opera lirica. “Il Villaggio deve avere la radio” aveva dichiarato il Duce in un articolo sul “Popolo d’Italia”. Alla crescita degli ascolti contribuisce la politica espansionista del regime con la guerra in l’Etiopia: una pubblicità suggerisce l’acquisto della radio per non perdere le imprese dei propri figli impegnati nella conquista dell’impero. Nel 1935, nell’ambito delle trasmissioni della Stagione Lirica dell’E.I.A.R (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), il baritono crevalcorese inizia a dif- fondere la propria voce via etere. A settembre è trasmessa in diretta con la commedia lirica “I dispetti amorosi”, a novembre con l’opera “Meduse”, a dicembre con “Andrea del Sarto” e “La Bohème”. Quella di Manacchini è più che mai una brillante carriera che non sembra

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conoscere limiti. Infatti, per l’anno in arrivo Manacchini è già nel programma al Teatro “” di Barcellona e al Teatro Reale dell’Opera di Roma e, a sua insaputa, è sotto osservazione per “La Scala” di Milano. La maggior parte delle trasmissioni radiofoniche a cui partecipa sono curate dall’E.I.A.R. di Torino, città in cui, a metà novembre, Manacchini si esibisce al Teatro “Vittorio Emanuele” in tre rappresentazioni straordinarie del “Trovatore”, concertate e dirette dal Maestro Mario Braggio; fra gli interpreti principali, ci sono il tenore Vittorio Lois, la mezzosoprano , il basso Dante Sciacqui e il soprano Della Benni. Il 2 Gennaio 1936, Manacchini esordisce al Teatro dell’Opera di Roma con “La forza del destino” interpretata a fianco di Beniamino Gigli. La settimana seguente debutta nell’altrettanto prestigioso Teatro “Liceu” di Barcellona”, dove è impegnato in due rappresentazioni della “Bohème”; con lui sul palco il tenore Giacomo Lauri Volpi, il soprano Mercedes Capsir, il soprano Amelia Armolli. E’ considerato fra i migliori baritoni della sua epoca, apprezzato per la “duttilità della voce”, “la robusta struttura dei suoni” e “l’arte del fraseggio”, qualità tecniche, sviluppate con un duro e meticoloso lavoro. Trascorre le not-

E.I.A.R. sede di Torino

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Maria Caniglia, foto con dedica. Manacchini interprete di Dequiche in “Cyrano de Bergerac” ti a leggere e studiare spartiti; per il brano “Eri tu” de “” studia per tre mesi un fiato per non tagliare la frase finale. E’ stimato dal pubblico, ma anche dagli autori lirici e per questo è scelto fra gli interpreti della prima del “Cyrano de Bergerac” di Franco Alfano, rap- presentata il 22 di Gennaio e per la prima di “Notturno romantico” di Pick Mangiagalli, rappresentata il 25 aprile. Le richieste che riceve rappresentano segni tangibili di approvazione che il baritono crevalcorese considera come un importante riconoscimento pro- fessionale, motivo di orgoglio e di grande soddisfazione. Entrambe le opere vengono rappresentate al Teatro Reale dell’Opera di Roma, sul cui palco il 7 marzo Manacchini aveva già interpretato Renato nell’opera “Un ballo in maschera” e il 24 dello stesso mese aveva vestito i panni di Alberto nel “” di Jules Massenet, a fianco del mezzo-sopra- no Gianna Pederzini e del tenore Tito Schipa. Gigli, Lauri Volpi e Schipa: nell’arco di tre mesi Manacchini si era esibito con tre dei principali tenori al mondo. Il 19 aprile, sempre al Teatro Reale dell’Opera di Roma, Manacchini si ripropone in “Un ballo in maschera” e sullo stesso palco il 30 successivo si esibisce nell’opera “L’amore dei tre re” a fianco del soprano ,

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Giuseppe Manacchini interprete di Don Carlos in “La Forza del Destino”

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del basso e del tenore Aurelio Marcato. A maggio è scritturato per alcune delle 78 rappresentazioni programmate per il Carro di Tespi Lirico. Col Carro di Tespi si proponevano al grande pubblico rappresentazioni a prezzi contenuti, accessibili a masse di spettatori ospitate in enormi teatri, allestiti con imponenti apparati scenici e ricchi di affetti speciali, il tutto montato in tempi brevissimi. Erano uno spettacolo nello spettacolo, testimonianza delle

Il teatro allestito per il Carro di Tespi Lirico

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capacità logistiche e organizzative del regime. Era una proposta già in grado di coprire la quasi totalità del territorio nazionale e coronata dal successo dimostrato dall’entusiastica partecipazione del popolo, ulteriormente attratto dalla presenza sul palco dei principali cantanti dell’epoca. Oltre a quella dedicata alla Lirica e al Melodramma, saranno attive per tutti gli anni ‘30 analoghe manifestazioni rivolte al Teatro di recitazione e al Cinema. A giugno Manacchini è Milano, fra gli artisti partecipanti al secondo con- certo promosso dalla Federazione Provinciale Fascista. La sua esibizione è segnalata dal “Corriere della Sera” che commenta: “Manacchini che ha voce dav-

Caricatura nell’articolo che annuncia l‘esibizione di Manacchini al “Verdi” di Trieste

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vero eccellente ed eccellentemente adoperata”; nell’ambito della stessa manifestazione sarà sul palco per il quarto concerto e per quello di chiusura. Nel frattempo continua ad essere trasmesso alla radio. A luglio va in onda, con Tito Schipa, in un’edizione del melodramma “Linda Di Chamonix”. Nell’agosto, con il Carro di Tespi, si esibisce nell’opera “ La Gioconda” in alcune città, fra le quali Reggio Emilia, Giulianova, San Giminiano e con “Aida” al Comunale di Treviso. Nel dicembre del 1936 è al di Parma, impegnato con il sopra- no in alcune rappresentazione di “Lucia di Lammermoor”. Si esibisce con i migliori cantanti lirici del proprio tempo, come Beniamino Gigli e Toti Dal Monte, Tito Schipa, meravigliandosi in qualche caso, del suc- cesso raggiunto. Al Teatro dell’Opera di Roma durante una rappresentazione de “La forza del destino” mentre è a terra, seduto sulla barella, con la testa

Teatro Reale dell’Opera di Roma

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Foto con dedica a Manacchini di Toti Dal Monte a ricordo della Lucia di Lammermoor.

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Manacchini nelle vesti di Lord Enrico in “Lucia di Lammermoor”.

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Manacchini in “Notturno romantico”. Giuseppe Manacchini, 1938.

di Beniamino Gigli appoggiata ad una gamba, si fa cogliere dallo stupore di quella situazione, impensabile solo pochi anni prima, è la distrazione di un attimo che gli farà saltare la battuta.

Il 1937 trova Manacchini impegnato a Trieste, dove a Gennaio è prima fra gli interpreti di “” e in seguito fra quelli di “Notturno romantico”; a febbraio è al “San Carlo” di Napoli nella rappresentazione di “Werther”; ai primi di marzo è al Casinò Municipale di Sanremo nella rappresentazione dell’opera “Amore dei tre Re”. Infaticabile, ad aprile è di nuovo in scena al Teatro Reale dell’Opera di Roma per una “Lucia di Lammermoor”, inserito in un cast di massimo livello; sul palco ci sono, infatti, il tenore Beniamino Gigli, il soprano Toti Dal Monte e il basso Vaghi. Non mancano le personalità neppure fra il pubblico: assistono, infatti, allo spettacolo il Re d’Italia e il Duce, quest’ultimo appassionato del bel canto e assiduo spettatore a Roma. Sempre ad aprile, al Reale di Roma, Manacchini interpreta il conte Kent, nel “Re Lear” di Alberto Ghislanzoni. Sei giorni dopo, il 30 di aprile, è al Teatro “Adriano” con il tenore Beniamino Gigli e il soprano Stella Roman, impegnato in un concerto benefico a favore

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Manacchini, soldato nel “Piccolo Marat” Manacchini interpreta Amonasro, in “Aida”

dell’Opera Balilla romana. Il primo maggio è di nuovo in scena al Teatro Reale dell’Opera di Roma, nella rappresentazione de “Il piccolo Marat”, dramma lirico in 3 atti di ; sempre nello stesso teatro il 9 maggio si esibisce in “Aida”, “un vigoroso Amonasro” commenterà il “Corriere della Sera”. Ai primi di giugno, a Milano, è in piazza Belgioioso, fra gli interpreti del concerto d’inaugurazione dell’estate musicale. Sempre a Milano il 9 dello stesso mese è fra gli artisti che si esibiscono davanti a tremila operai nel “Primo concerto di fabbrica” organizzato nel “(...) cortile vasto e ferrigno, quello dello stabilimento della Compagnia Generale di Elettricità”, dove “ai lati e dietro le fila dei gerarchi (...) faceva massa la folla degli operai in tuta da lavoro”. Il 6 luglio Manacchini è a Firenze, in Piazza della Signoria, ad interpretare “La Gioconda”, opera rappresentata nell’ambito del Carro di Tespi. Con un rapido cambio di scena e di ruolo il 24 luglio del 1937 Manacchini è a Londra, in Westminster, dove sposa con rito civile il soprano americana Della Benning. La luna di miele si preannuncia breve: è, infatti, atteso per il “Lohengrin” organizzato per i primi dì agosto al Castello di Milano, ma

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Fervono amori e danze Nelle felici stanze, Onde la vita è solo Un sogno lusinghier.

Notte de’ cari istanti, De’ palpiti e de’ canti, Perché non fermi ‘l volo Sull’onda del piacer?

Da Un ballo in maschera 3° atto

Della Benning Manacchini

all’ultimo momento, a causa di una indisposizione, lascerà l’interpretazione di Telramondo al baritono Vincenzo Guicciardi.

Dopo alcune esibizioni fra il Centro e il Nord Italia, fra cui Cesena dove a dicembre interpreta “Notturno romantico”, salta ancora per una indispo- sizione la partecipazione a “Le donne curiose”, in programma al Teatro Reale dell’Opera di Roma; sarà sostituito dal collega Tito Gobbi, al suo debutto su quel palco prestigioso. Agli inizi del 1938 la voce di Manacchini va in onda alla radio con l’opera “Fedora” interpretata insieme al soprano Cabelli e al tenore Gigli. Sul finire di Gennaio è al “Carlo Felice” di Genova impegnato in alcune rappresentazioni del “Piccolo Marat”. Sarà poi a Roma dove, al Teatro Reale

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Foto con dedica a Manacchini di Attilia Radice, prima ballerina nel 1936 Teatro Reale dell’Opera di Roma

dell’Opera, è in programma in alcuni importanti spettacoli. Ai primi di febbraio riceve applausi a scena aperta per l’interpretazione in ‘’Caracciolo”, opera di Franco Vittadini, diretta dal Maestro Tullio Serafin, con lui sul palco ci sono il soprano Franca Somigli e il tenore Galliano Masini. Il 26 febbraio è in scena in “Luisa Miller” con il tenore Lauri Volpi e il basso Vaghi. Il 16 marzo è nel cast del dramma lirico “Werther”, con il tenore Tito Schipa, la mezzo soprano Pia Tassinari, il soprano Liana Cortini, il baritono Adolfo Pacini, accompagnati dall’orchestra diretta dal Maestro Tullio Serafin. La rappresentazione è un successo, interpreti e maestro sono chiamati al

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Manacchini nelle vesti di Fabrizio in Manacchini in Faust, Cremona 1935 “Caracciolo”.

Un ballo in maschera, Roma, 1936 Manacchini nella “Luisa Miller”

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Giuseppe Manacchini nelle vesti di Sharpless in “Madama Butterfly”

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Giuseppe Manacchini nelle vesti di Renzo, in “Silvano” di Mascagni

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Il teatro La Scala

proscenio numerose volte alla fine di ogni atto. Fra il pubblico entusiasta, sono presenti le principesse Maria di Savoia e Mafalda d’Assia e il Duce con famiglia. La soddisfazione più grande dell’anno, forse dell’intera sua vita, sarà con il debutto al Teatro “La Scala” di Milano dove, il 6 aprile, Manacchini si esibisce nel “Silvano” di Mascagni. Prova superata degnamente secondo la stampa che commenta: “..il baritono Manacchini rese con vivezza la drammaticità della sua parte anche per l’efficacia della voce sicura ed espressiva”. Sempre ad aprile, ancora a “La Scala” di Milano, nell’ambito della serata di gala per la “Giornata delle Nazioni”, fa parte del cast della prima rappresentazione di “” diretta dal Maestro ; gli altri interpreti dell’opera sono il soprano , il tenore Tito Schipa, il baritono Carlo Cavallini. Con l’arrivo dell’estate è di nuovo impegnato per il “Carro di Tespi Li- rico”, in particolare ne “La Traviata” che interpreta ad Avezzano (AQ), a Pescara, a Legnano e a Reggio Emilia; una rappresentazione, quest’ultima, vi- vamente applaudita. Insieme a lui sul palco sono il tenore e il soprano Magda Olivero che racconterà di aver provato la parte assieme ai propri colleghi per sei mesi, in una chiesa di Fidenza. Il 21 di settembre è al Teatro “Doninzetti” di Bergamo, nel cast di “La

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Decorazione dell’Ordine di San Sava conferita a Manacchini per meriti artistici dal ministro jugoslavo della pubblica istruzione

Cattedrale”, una nuova opera teatrale in 3 atti che ottiene un caloroso succes- so, testimoniato dalle diciotto chiamate complessive agli artisti e al direttore d’orchestra. Nell’ambito della stagione lirica dell’E.I.A.R., le sue interpretazioni continuano ad essere mandate via etere: a maggio è nel cast che apre la stagione radiofonica con un’ottima edizione de ”Il ballo in maschera”; a luglio è in onda in due episodi di “Zingari” con coro e orchestra sinfonica dell’E.I.A.R. di Torino, a novembre viene trasmesso con il soprano Maria Pedrini nel “ Tedesco“ di Brahms. Il 1938 è anche l’anno in cui inizia ad incidere per le grandi case discografiche; con il soprano Lina Pagliughi e il tenore Giovanni Malipiero registra per la casa discografica Cetra un’apprezzata “Lucia di Lammermoor” e brani dai “Puritani” con il basso Luciano Neroni.

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Manifestazione nella sala del Conservatorio di Milano

Ai primi di dicembre, Manacchini è nel cast di artisti in trasferta-lampo a Belgrado dove, con il soprano Rosetta Pampanini e il tenore Giuseppe Lugo- la, è fra gli interpreti di “Madama Butterfly”, la seconda delle due opere pro- grammate nell’ambito di una manifestazione di beneficenza, così commentata nell’edizione del 5 dicembre del quotidiano “La Stampa”: “Il Trionfo della Lirica Italiana al Teatro di Stato di Belgrado, con due rappre- sentazioni straordinarie del “Barbiere di Siviglia” e “Butterfly”. Dall’inizio fino alla fine dello spettacolo i cantanti hanno raccolto il più largo tributo di applausi (…). Ai cantanti e al maestro Erede, il Ministro Jugoslavo della pubblica istru- zione ha concesso alte onoreficenze dell’ordine di San Sava. Tutti i giornali hanno dedicato molte colonne allo spettacolo e agli artisti, degnissimi rappresentanti del nostro primato musicale”.

L’8 dicembre Manacchini è di nuovo a Milano, per partecipare al concer- to vocale, organizzato nella sala del Conservatorio per il conferimento del gagliardetto del Dopolavoro Artisti Lirici. A fine dicembre è al “Carlo Felice” di Genova con il soprano Rosetta Pam- panini e il tenore Augusto Ferrauto per mettere in scena una “Madama Butter- fly” con la quale sarà impegnato anche agli inizi del 1939. Porterà quell’opera a metà Gennaio al Teatro Reale dell’Opera di Roma. Alla rappresentazione assisteranno dal palco reale il principe e la principessa del Piemonte. Benito Mussoli assisterà da un palco di second’ordine alla “Lucia di Lammermoor” in cui Manacchini si esibisce a metà febbraio e che avrà come principale in- terprete femminile la celebre soprano Toti Dal Monte. Ad aprile, sempre al Teatro Reale dell’Opera di Roma, Manacchini va in scena con “Margherita da Cortona”. Nello stesso mese al Teatro “La Scala” di Milano, interpreta De

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Giuseppe Manacchini a con Beniamino Gigli e Gianna Pederzini

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Manacchini in tournèe con il Carro di Tespi lirico

Allestimento del teatro per l’estate musicale milanese

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Siriex in alcune rappresentazioni di “Fedora”, con Beniamino Gigli e Gianna Pederzini.

A giugno, per la nuova stagione del Carro di Tespi, Manacchini si trasferisce a Perugia per far parte del cast de “ La Traviata”, mentre nel mese seguente è ad Ascoli Piceno con “La Gioconda”. Successivamente è allo stadio di Predappio fra gli interpreti di “Aida”, una rappresentazione definita come “epocale” negli annali del teatro della Romagna. Fra il folto pubblico e le varie autorità locali, sono presenti S.E. Donna Rachele Mussolini e il ministro Starace. Ancora con “Aida” sarà a Modena alla metà di luglio. Nell’estate è di nuovo a Milano, al “Teatro dei Ventimila” organizzato nel cortile del Castello Sforzesco, dove ottiene un grande successo con una magistrale interpretazione nell’opera “Pagliacci” di Leoncavallo, così commentata da “Il Corriere della Sera” nell’edizione del 19 luglio: “...il Baritono Manacchini un artista in ascesa, la cui ugola privilegiata ugual- mente si piega alle morbidezze del bel canto e si prodiga nelle tonanti esplosioni”.

“Pagliacci “ nel Castello Sforzesco a Milano

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Fra il pubblico c’è un erede di Leoncavallo, che trasmette a Manacchini il seguente telegramma: “Uniti a quelli della folla giungavi anche i miei applausi”.

Ad agosto viene scritturato per la Stagione Lirica all’aperto di Busseto, organizzata per celebrare il centenario della prima opera di Giuseppe Verdi. Manacchini fa un bagno di folla e si commuove cantando in piazza l’opera ”Un ballo in maschera”. Nel corso del 1939 va in onda a più riprese, ad esempio come interprete di , nella “Lucia di Lammermoor”, nelle “Le nozze di Haura”. Prosegue pure nell’attività discografica nella trasmissione “La Voce del Padrone”, accompagnato dall’orchestra del Teatro alla Scala di Milano diretta da Ferruccio Calusio. Interpreta Apollo e un pastore nell’opera “Orfeo”; è poi nel cast degli artisti che, per la Cetra, registrano il “Faust” di Gounod. Il primo di settembre la Germania nazista invade la Polonia. Il 3 dello stes- so mese Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania. La vigilia di Natale del ‘39 Manacchini si trova al Teatro “Metastasio” di Prato con “La forza del destino”.

“Pagliacci “ nel Castello Sforzesco a Milano

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Giuseppe Manacchini a

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La tournée americana

All’inizio dell’anno successivo, il 1940, all’apice della carriera, decide di intraprendere una tournée nel continente americano. Nel mese di febbraio si congeda dall’Italia dopo le interpretazioni in “La forza del destino” ad Arezzo; “Rigoletto” ad Orvieto; “La Gioconda” a Brescia, la “Bohème” al “San Carlo” di Napoli, rappresentata a partire dal 20 di febbraio. Ai primi di marzo Manacchini arriva a New York, dove il 14, con una cerimonia alla Saint Patrick’s Cathedral, risposa con rito religioso Della Benning. Ad allietare la luna di miele del baritono crevalcorese sono le prospettive di un contratto con la NBC, società detentrice del monopolio radiofonico statunitense. Le sue prime esibizioni in terra americana sono in Venezuela, dove dai pri- mi di maggio debutta al Teatro Municipal di Caracas. Scritturato come primo

Manacchini a New York. Della Benning in Manacchini

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Prove a bordo della nave Santa Rosa diretta in Venezuela

baritono, interpreta i grandi classici dell’opera lirica: “Rigoletto”, “Carmen”, “Aida”, “Lucia di Lammermoor”, “Il Trovatore” e “La Traviata”, ottenendo, come in patria, successo di pubblico e di critica: “Manacchini (…), tan solo diremos una cosa: fusè la figura mas completa e interessante de toda la representacion, en quanto a su voz- Su serenidad escenica es tambien admirable”, “Noches del Municipal Manacc(h)ini el Triunfador”; “Su voz es emocional”.

In alcune rappresentazioni sono suoi partners artisti di livello internazionale come i tenori Frederick Jagel e Jan Kiepura. Conclusa a giugno la tournèe venezuelana, Manacchini rientra negli U.S.A. dove è presto a disagio a causa delle politiche e dei sentimenti antiitaliani causati dall’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania. A toglierlo dall’imbarazzo sarà una nuova tournèe che lo condurrà in Sud America. A luglio Manacchini arriva in Brasile, scritturato per la nuova sta- gione del Teatro Municipal di Rio de Janeiro, organizzata dal Maestro Silvio Piergili. Fa parte di un cast di artisti lirici internazionali in cui ritrova alcuni colleghi italiani: Galliano Masini, Tito Schipa, Armando Borgioli, Giacomo Vaghi.

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Jan Kiepura, collega di Manacchini in Venezuela Pubblicità del Teatro Municipal e Brasile di Rio

La sua prima interpretazione brasiliana è nella “Bohème” alla metà di agosto; seguono a breve distanza di tempo “Aida” e “Madama Butterfly”, poi “Rigoletto”, interpretato a settembre. Le rappresentazioni, più volte replicate nel corso della stagione, sono generalmente ripresentate al Municipal di San Paulo, con qualche eccezione come nel caso del “Lohengrin” nel quale si esibisce esclusivamente in quest’ultimo teatro. Nel corso dell’anno è anche fra gli interpreti della “Bohème” e di “Mada- ma Butterfly “ rappresentate al “Coliseum” di Santos. Le sue doti e la sua esperienza lo rendono in breve gradito al pubblico brasiliano, al quale si propone per la successiva stagione. Nella stagione lirica del 1941 interpreta a Rio De Janeiro “Lucia di Lam- mermoor” ad agosto e ad ottobre, “Il Trovatore” a settembre e ad ottobre “L’amore dei tre Re” a settembre, “Bohème”, “Pagliacci”, “La Traviata”, “Aida” a ottobre. Al Municipal di San Paulo interpreta invece “Lucia di Lammermoor” e “Il Trovatore” a settembre, “Bohème” ad ottobre. Al “Coliseum” di Santos va in scena con “Pagliacci” e “Il Barbiere di

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Siviglia”. Le sue esibizioni si guadagnano gli elogi della stampa brasiliana: “Un unico cantor brilhou na representacao: o baritono Manacchini”, “Magnifico elemento foi o baritono Manachini. Cantou com voz possante, clara, ben timbrada e generosa (…)”, “O baritono Manacchini foi e mesme cantor excelente de sempre”, “Giuseppe Manacchini a presentou nos un Conte de Luna maravilhoso”, “Manacchini que ano para ano conquista maior numero de admiradores (…)”.

Piace proprio Manacchini, tanto che gli viene prolungato il contratto per consentirgli di partecipare ad un’altra rappresentazione di “Aida”. Oltre che nei classici del Melodramma, Manacchini va in scena a Rio de Janeiro, a partire dal mese di settembre, nella prima assoluta dell’opera brasi- liana “Malazarte” di Lorenzo Fernandes che ha scelto il baritono crevalcorese per il ruolo del protagonista principale. Come in Italia, sostiene, con la sua arte, le attività benefiche. Nell’ottobre del 1941 è, infatti, fra gli artisti lirici che, presso la “Sala Mussolini“ di Casa

Prove a bordo della nave Santa Rosa diretta in Venezuela

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Italia si esibiscono in un concerto a favore della Croce Rossa Italiana. Sempre ad ottobre Manacchini va in scena al Municipal di Rio de Janeiro in un concerto organizzato per salutare la partenza dei tenori Tito Schipa e Sidney Rayner. Il 7 dicembre aerei giapponesi attaccano la base navale americana di Pearl Harbor: la guerra diventa mondiale. Manacchini prolunga la permanenza in Brasile fino all’estate del 1942, concedendosi nelle pause lavorative la visita di , Montevideo e di altri centri minori del Sud America, per turismo e probabilmente per veri- ficare le condizioni per poter concretizzare ulteriori tournèes nel continente. Nell’agosto 1942 appare nelle sue ultime esibizioni sul palco del Municipal di Rio de Janerio, dove va in scena nella “Bohème” e successivamente con “Maria Tudor”, opera in cui interpreta per la prima volta Don Gil di Terrago- na, con cui riceve meritatamente gli ultimi elogi della stampa brasiliana: “Manacchini como sempre moustrou-se inteligente no desempehao do papel de Don Gil di Terragona – rasgando o espaco com o potente timbro de sua voz”; “Don

Concerto a favore della Croce Rossa Italiana

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Norina Grieco e Giuseppe Manacchini, principali interpreti di “Maria Tudor” nell’agosto del 1942 al Municipal di Rio.

Gil teve interprete conciencioso e de voz poderosa no baritono Giuseppe Manacchini, excelente artista que ja apreciamos na temporada passada. Cantou sugestivamente a sua aria “Lugubre giocolero”.

Conclusa la stagione brasiliana, Manacchini si trova davanti ad un bivio: decidere se rientrare negli Stati Uniti, nel frattempo entrati in guerra contro l’Italia, o tornare nella “Oh mia patria sì bella e perduta!”. A prevalere è il disagio di vivere in terra nemica e rinuncia così a una sicu- ra, tranquilla e ben remunerata carriera, garantita da un contratto con la NBC, a fronte di un rientro in patria carico di incertezze. Una scelta che testimonia la scarsa predisposizione ai compromessi del crevalcorese, fermo nelle convinzioni patriottiche come in quelle artistiche, un aspetto che ne condizionerà la vita e la professione. Il 19 di settembre si imbarca a Rio de Janeiro per Lisbona, con destinazione Milano, nella quale giungerà il 16 di ottobre.

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Settembre 1942, Manacchini sulla nave che lo riporta in Europa.

All’Opera sotto le bombe

Ai primi di novembre, il baritono crevalcorese è già in scena sull’italianis- simo palco del Teatro “Ponchielli” di Cremona, impegnato nel “Trovatore”. A dicembre riappare sul palco del Teatro Reale dell’Opera di Roma, im- pegnato con Tito Schipa e Gianna Pederzini nel “Werther” di Massenet, a cui segue, nel Gennaio del 1943 l’interpretazione nella “Bohème”, opera con cui a marzo andrà in scena anche al Teatro Comunale di Cesena. Sempre a marzo si esibisce ne “ La Traviata” rappresentata al “Coccia” di Novara e in un concerto a favore dei feriti della Marina Militare. Il 26 di marzo al Teatro “La Scala” di Milano, con Beniamino Gigli e Fran- ca Somigli, è fra gli interpreti di “Fedora”. Alla fine di aprile dopo le esibizioni nei concerti vocali organizzati al Co- munale di San Felice (MO) e al Teatro delle Corporazioni di Tresigallo (FE), parte per una breve tournèe in Spagna, dove va in scena al Teatro “Lope de

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Vega” di Siviglia con “Madama Butterfly”, alla quale seguono nel mese di maggio le interpretazioni in “” a Saragozza, in “Faust” e “Lohengrin” a Valencia, in “Aida” e “Madama Butterfly” ancora a Saragozza e in “Madama Butterfly” a Barcellona. A giugno torna di nuovo in Italia, un paese sempre più martoriato dal- la guerra. Le trasmissioni radiofoniche consolano, per quel che possono, la popolazione, stemperando le cattive notizie e diffondendo intrattenimenti musicali. Nella programmazione non mancano le interpretazioni del - tono crevalcorese che, sul finire del mese, nell’ambito della stagione lirica dell’E.I.A.R., va in onda nell’opera “Notturno romantico”. Manacchini viene trasmesso a settembre anche dall’altra parte del globo: una emittente radiofonica brasiliana diffonde, infatti, la “Lucia di Lammer- moor” registrata assieme a Lina Pagliughi. Qualche giorno prima Badoglio aveva annunciato l’armistizio con gli Al- leati. La guerra però va avanti e, dove possibile, continuano ad andare in scena anche gli spettacoli lirici, illusione di una normalità e di una situazione militare sotto controllo, ma è un orchestra che suona mentre la nave affonda. Nel 1944 Manacchini concentra la propria attività artistica in Lombardia e in Liguria. A giugno, al Teatro Lirico di Milano, va in scena prima con “Aida” e una decina di giorni dopo con “La forza del destino”. Si esibisce in diversi concerti, spesso a scopo benefico, come quelli a favore dei piccoli martiri della scuola di Gorla a Milano (184 bambini uccisi da un bombardamento alleato) e per i militari germanici, degenti all’ospedale di Cremona. A Milano, nel mese di novembre, si presenta al Teatro “Carcano”, in un “Rigoletto” a favore della popolazione sinistrata; pochi giorni dopo è alla Scala di Milano nell’opera “Le Villi”. La sua interpretazione, trasmessa in diretta radiofonica, raccoglie i com- menti positivi della stampa: “Il Baritono Manacchini che ricorda, per la pienezza della voce e l’impeto espressivo, il classico Baritono dei tempi andati”. Chiude l’anno al Teatro “Ponchielli” di Cremona, cantando nel Grande Concerto organizzato per la sera di Natale.

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Inaugurazione della stagione pucciniana alla Scala di Milano

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febbraio 1945, particolare della locandina de “La Scala” di Milano

Risale probabilmente a questo periodo la sua unica esibizione del “Rigo- letto” alla Scala di Milano. Qui, in seguito, l’11 febbraio del 1945, Manacchini va in scena fra gli interpreti di “Aida”. Sarà la sua ultima rappresentazione in quello che allora e oggi viene considerato come il più importante teatro italiano. A marzo, al Teatro “Villoresi” di Monza, si esibisce in un concerto per i profughi. Ad aprile la guerra finisce, almeno per l’Italia. Il baritono crevalcorese torna in scena nei mesi successivi alla Liberazione, esibendosi in spettacoli organizzati per le forze armate. Ai primi di agosto del 1945 partecipa al Castello Sforzesco al “Rigoletto” con una interpretazione così commentata dal “Corriere dell’Informazione” del 7 agosto: “(...) e del baritono Giuseppe Manacchini che lo ricreò nella parte del gobbo protagonista in maniera davvero intelligente”. La rappresentazione del “Rigoletto”, scelta come manifestazione di chiusura del congresso del C.L.N. (Comitatato di Liberazione Nazionale)

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A Genova con militari alleati

della provincia di Milano, era stata preceduta da un lancio di volantini che contestavano il baritono crevalcorese, ritenuto troppo vicino allo sconfitto regime. Una protesta presto placata dagli organizzatori della manifestazione che affermarono di sapere benissimo chi fosse Manacchini, sostenendo di fatto la professionalità dell’artista. Nei successivi mesi del ‘45 le attività del crevalcorese si concentrano in Liguria. E’ spesso in programma al Grattacielo di Genova, dove si esibisce nei “Pagliacci”, nella “Cavalleria Rusticana” e nella “Bohème”, rappresentazioni segnalate e commentate con gran favore dalla stampa locale: “Nel pomeriggio di ieri alla presenza di numeroso pubblico, formato in mag- gioranza da militari alleati e da Partigiani, si è svolto uno spettacolo lirico istituito dalle autorità cittadine in onore di tutte le forze militari che hanno contribuito alla liberazione della nostra città. Ha poi fatto seguito il capolavoro di Ruggero Leon- cavallo, nell’interpretazione del Tenore Francesco Carrino, del baritono Giuseppe Manacchini e del soprano Lucia Evangelisti”; oppure “La prima dell’Andrea Chénier: “Il Baritono Giuseppe Manacchini ha confermato anche in quest’opera le sue ottime qualità di cantante, dalla voce ben educata, armoniosa. Ha bissato il monologo “nemico della Patria”.

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Giuseppe Manacchini nei panni di “Rigoletto” (1945)

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Giuseppe Manacchini nei panni Inaugurazione del Nuovo “Duse” di “Rigoletto” a Bologna

Sempre a Genova si esibisce al Teatro Comunale dell’Opera e al Teatro “Augustus”. Il 5 ottobre ritorna al Teatro “Vittorio Emanuele” di Torino dove, con il soprano Lina Pagliughi, si esibisce ne “ La Traviata”. A novembre a Bologna è fra gli interpreti di un concerto organizzato dal Comitato Provinciale Reduci dalla prigionia. Sempre a Bologna alla fine dell’anno è il protagonista dell’inaugurazione del Nuovo Teatro “Duse” con il “Rigoletto”, rappresentato il 25 e il 31 di dicembre. Nel 1946 Manacchini riprende l’attività internazionale. Dalla metà di Gennaio è in Portogallo dove, prima al “Coliseu” di Lisbona e poi al “Coliseu” di Porto, si esibisce in una serie di classici dell’opera: “Rigoletto”, “Il Trovatore”, “Pagliacci”, “ Il Barbiere di Siviglia”, “Tosca”, “Bohème”, “Aida”, “Lucia di Lammermoor”. Lavora in un cast di artisti di alto livello. A Lisbona canta con il tenore Lauri Volpi il 2 di febbraio nella “Tosca” e il 5 nella “Bohème”; sempre con Lauri Volpi canta a Porto il 13 di febbraio nel “Trovatore” e il 17 in “Aida”. Al “Coliseu” di Porto, il 20 di

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Cartolina pubblicitaria della tournèe portoghese

febbraio, canta con Tito Schipa nella “Lucia di Lammermoor”. Si trasferisce poi in Spagna dove a Madrid, il 20 di aprile, si esibisce in “Rigoletto”, una rappresentazione a favore della stampa spagnola, seguita il 30 di aprile dal “Faust” e il 3 di maggio da “Il Barbiere di Siviglia”. Madrid sarà la prima di una lunga serie di tappe che fra il 1946 e il 1947 porteranno Manacchini nei teatri delle principali città spagnole, raggiungendo un paio di volte il continente africano, in Marocco. La compagnia internazionale di cui Manacchini fa parte comprende nu- merosi italiani, fra i quali il soprano Favero, i tenori Masini e Filippeschi e il grande Beniamino Gigli con il quale va in scena con “Bohème”, “Pagliacci”, “Tosca” e “Manon”. Le eccellenti esibizioni di Manacchini non sfuggono all’attenzione della stampa spagnola che ne segnala sia la potenza della voce che l’interpretazione: “Il baritono Manacchini hizo una interpretacion magnifica, por su diccion, su voz y por su arte en general. En el transcurso de la obra fuè, ademas, el actor consumado que esta en todo momento en el personaje que vive“; “(…)extraordi- nario Manacchini, que realizò en el “Figaro” una singular creacion, cantando y viviendo el personaje en forma meritisima que oscurece muchas de as mas destacadas

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Giacomo Lauri Volpi Tito Schipa

que per nuestra escena han pasado (…)”; “En el papel de “Scarpia” obtuvo una buonisima interpretacion tanto en actor como en cantante, por el baritono Giuseppe Manacchini”; “Tambien el baritono Giuseppe Manacchini repitiò el prologo, dicho con un enfasis magnifico y cantado con una voz poderosa, entonada mas firme en las notas altas que en los graves”.

L’esperienza spagnola ha una pausa nella primavera del 1947. Le sue ultime importanti esibizioni sono a febbraio al Teatro Principal di Valencia nell’opera “Thais”, rappresentata a beneficio dell’ospedale provinciale e a marzo, al Teatro “La Zaruzela” di Madrid con “Bohème”, “Manon” e “Lucia di Lammermoor”, cantate ancora al fianco di Beniamino Gigli. Manacchini ritornerà a Madrid alla fine di novembre dove, sul palco dell’omonimo teatro, sarà fra gli interpreti di “Aida”, “Fedora”, “Bohème”, “Pagliacci” e “Lucia di Lammermoor”.

Fra le due tournèes spagnole, Manacchini si era esibito in Italia, soprattut- to nei teatri “Augustus” e al Grattacielo di Genova, facendosi apprezzare an-

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Rina Gigli, figlia del tenore Beniamino Gigli Mafalda Favero collega di Manacchini nella tournèe spagnola

che al Lirico di Milano nei “Pagliacci”, al “Duse” di Bologna nella “Bohème”, al “Carignano” di Torino ne “ Il Barbiere di Siviglia”. Il cambio d’aria non aveva intaccato la qualità delle sue interpretazioni, ancora confermate dai giudizi di cronaca teatrale che così commentava la sua esibizione genovese nel “Barbiere di Siviglia”: “Giuseppe Manacchini, che abbiamo ascoltato recentemente all’Augustus, è uno dei baritoni più preparati e interessanti di cui dispone oggi la scena lirica Italiana. Sciolto nel gioco vocale, presenta una gamma estesa, unita e piacevole, ove suoni robusti e vibranti si affiancano a naturali flessioni, a mezze voci delicate e suadenti, a un senso istintivo e logico della frase, a una eccellente dizione (...)”.

Nella primavera del 1948 Manacchini, inserito nella Gran Compagnia Italiana Espanola di Esteban Leoz, è di nuovo in Spagna, a Madrid, dove si esibisce fra l’altro al “Festival de Arte” al Teatro Espanol e al Teatro “La Zaruzela” nell’opera “Lucia di Lammermoor”, organizzata per celebrare la vittoria in un concorso internazionale della cantante Maria de Los Angeles. Sarà l’ultima rappresentazione del baritono crevalcorese nella penisola Iberica.

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Conchita Velasquez, collega di Manacchini Victoria De Los Angeles, collega di in Brasile Manacchini nella tournèe Spagnola

Tornato in patria, Manacchini riprende la consueta attività artistica, pro- ponendosi prevalentemente nel Nord Italia: cerca, in effetti, di rinfrescare quella fama un po’ appannata dal periodo bellico e da un decennio di trasferte all’estero. Le sue sono comunque interpretazioni di successo, bene accolte dalla critica giornalistica: “Il baritono è stato un grande “Renato” non certo inferiore alla fama che lo aveva preceduto. In lui si assommano tutte le qualità del grande attore dal momento che, alla voce che egli usa con assoluta padronanza ed arte squisita, accoppia una signorilità scenica. La sera del sabato fu costretto a bissare fra applausi interminabili la romanza “Eri tu“; “Questi cantanti della vecchia scuola hanno la virtù di sapere conservare la voce fresca e gagliarda anche dopo parecchi anni. Il Manacchini a questo riguardo, ha il beneficio d’una maturità artistica che ne fa un cantante di classe”; si legge inoltre: “Tra i cantanti ha primeggiato Giuseppe Manacchini: un baritono che ha cal- cato i più famosi palcoscenici e che alla magnifica voce accoppia grande padronanza scenica”.

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Manacchini ne “Il Barbiere di Siviglia” Dedica di Beniamino Gigli in ricordo delle recite spagnole

Manacchini con i coniugi Filippeschi a Pamplona

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Toshiko Hasegawa collega di Renata Ferrari Ongaro, collega di Manacchini in Spagna e Brasile Manacchini a Genova

Nonostante l’impegno, una professionalità di livello internazionale e gli elogi della stampa, non riesce a rientrare nella programmazione dei principali teatri nazionali come “La Scala”, “La Fenice” e il Teatro dell’Opera di Roma; pesano probabilmente il carattere, che un articolo di commento ad un suo spettacolo definisce “difficile”, e le simpatie per il passato regime. Esperienza, doti vocali, presenza scenica e un repertorio di oltre 64 opere continuano a rendere brillante e densa di soddisfazioni la sua carriera. Nei primi anni ‘50 prosegue nell’attività di intrattenimento di pubblici impor- tanti con impeccabili interpretazioni, come con “Fedora” al Teatro “Goldo- ni” di Livorno, con “Lucia di Lammermor” a Ferrara, con “ La Traviata” a Torino, con “La forza del destino” ad Ascoli, con “Pagliacci” a Sanremo. Proprio in quest’ultima piazza la cronaca teatrale lo segnala col seguente commento: “Tonio eccezionale è stato il baritono Manacchini che dopo un’ovazione dovette bissare il prologo. Quando ritornerà alla Scala ove fu tante volte prima della guer- ra?”.

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Pubblicità de “ Il Barbiere di Siviglia “ a Rigoletto in camerino Urbino

Le interpretazioni con cui prevalentemente scatena le ovazioni del pub- blico sono quelle in “Rigoletto” e nel “Barbiere di Siviglia” opere in cui ha il ruolo di protagonista; il suo Figaro accende l’entusiasmo dei pubblici di Sal- somaggiore, Urbino, Torino, Trento, Imperia, Ventimiglia, Fabriano, Belluno, Sanremo. Ed è con una interpretazione del “Barbiere di Siviglia” coadiuvato da un cast eccellente composto dal soprano Lina Pagliughi, i tenori Tancredi Pasero e Luigi Pontiggia, il basso Melchiorre Luise, sotto la direzione del maestro Mario Braggio, che Giuseppe Manacchini passa alla storia come il primo baritono trasmesso dalla televisione italiana. L’evento, datato 22 di febbraio 1953, ha luogo a Torino. Le trasmissioni sono ancora a carattere sperimentale e saranno veramente pochi a godere di quello spettacolo. A diffondere la notizia contribuisce la stampa, con un’in- tervista al cantante: “A buon diritto ci è apparso raggiante negli occhi e nel volto chiaro e onesto il baritono comm. Giuseppe Manacchini nel corso dell’intervista che gli abbiamo sollecitato dopo la superba interpretazione da lui offerta nel Barbiere di Siviglia all’Alfieri di Torino. Non so nascondere la mia schietta soddisfazione – ci ha confessato con sem-

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Il Maestro Mario Braggio Manacchini in una rappresentazione de “Il Barbiere di Siviglia”

plicità – per essere stato scelto come protagonista nella prima opera trasmessa per televisione in Italia. E’ per me un segno di rinascita in quanto sono certo che questa recente ge- nialissima invenzione schiuderà nuovi orizzonti al teatro d’opera assumendo i più impensati sviluppi e consentendo agli elementi impegnati la giusta valorizzazione delle loro qualità effettive, troppo spesso e a torto neglette o esaltate e a ogni modo contraffatte da fattori estranei all’arte (…)”.

L’attività artistica di Manacchini procede come al solito, praticamente in- alterata dall’evento televisivo. Continua ad esibirsi prevalentemente in Liguria, Piemonte e Lombardia. Nel 1954 è fra l’altro al Teatro “Alfieri” di Torino con “ La Traviata”, al “Carignano” sempre a Torino con “Lucia di Lammermoor”, a Cuneo con “Il Barbiere di Siviglia”, a Monza con “Madama Butterfly”, al “Ponchielli” di Cremona con “La Gioconda”. Nel ’55 partecipa alle manifestazioni dell’Estate Lirica a Milano. Continua, quando gli impegni lo consentono, a prestarsi in favore di inizia- tive benefiche come per “L’Unione ciechi” ad Asti o per “Le piccole Allieve della Carità” a Cuneo nel 1956. Un articolo pubblicato dopo la sua interpretazione nella “Tosca”, rappre-

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Manacchini in concerto a Genova nel 1956

Spettacolo pro Ente Nazionale sordomuti luglio 1957

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Programma di concerto pro Unione Ciechi. 1956

sentata ai primi di Gennaio al teatro Sociale di Biella, testimonia ancora delle grandi e inalterate qualità del baritono crevalcorese: “ Gran signore del canto e della scena il baritono Giuseppe Manacchini, dal- la potenza suggestiva della voce e dal nitido fraseggio. Egli ha dato caratteristico rilievo alla difficile e poliedrica figura di “Scarpia”, fatta di galanteria, ipocrisia, scelleratezza. La mobilissima fisionomia gli ha consentito di dare al perfido e pur elegante personaggio tutta l’eleganza necessaria, senza mai strafare con vera no- biltà. Nel “Te Deum” del grandioso finale primo, la sua voce ha dominato cori, e orchestra”.

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Manifesto dello spettacolo al cinema teatro Verdi di Crevalcore. 1956.

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Il Cinema Teatro “Verdi” di Crevalcore negli anni ’50.

Il 20 novembre 1956, il Cinema Teatro “Verdi” di Crevalcore, di recentissi- ma costruzione, propone una selezione di celebri brani d’opera; per numerosi Crevalcoresi il baritono Manacchini, che si esibisce a Crevalcore per la prima volta, è una piacevole scoperta e i soci del circolo “Juventus” di Crevalcore si attivano per assegnargli un premio, che gli sarà conferito alcuni mesi dopo. Nella seconda metà degli anni ’50 Manacchini è ancora particolarmente attivo nei teatri liguri, lombardi e piemontesi, impegnato nelle interpretazio- ni dei grandi classici del suo repertorio, come ad esempio la “Bohème” e la “Tosca” rappresentate nel ‘57 al Teatro “Alfieri” di Torino e al Politeama di Genova. In quest’epoca intensifica le esibizioni in provincia, come nel Teatro “Marenco” di Ceva (CN), dove interpreta “ Il Barbiere di Siviglia” o nel Te- atro “San Tarciso” di Brogliasco (GE) in cui si esibisce in un concerto. Le dimensioni del teatro non condizionano le sue interpretazioni, sempre protese alla ricerca della massima qualità e nelle quali impegno, professional- ità, rispetto per il pubblico e per l’arte, che è stata la sua vita, hanno il soprav- vento su tutti gli altri aspetti della rappresentazione. Per questo, non appena comincia a dubitare della tenuta della sua voce, decide di ritirarsi “in bellezza” dalle scene.

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Manacchini in un concerto ad Asti nel Manacchini in scena con “Il Barbiere 1956 di Siviglia” nel 1957

Il ritiro dalle scene

L’ultima opera interpretata è “Il Barbiere di Siviglia” rappresentata al Teatro “Italia” di Asti, nell’anno che coincide con i suoi trent’anni di at- tività. Sempre nel 1959, il 27 di giugno, Manacchini chiude definitivamente la sua carriera di cantante lirico al Theatre Municipal di Metz, dove, con la soprano Licia Vallon e il tenore Gianni Tomi, è protagonista del concerto che ha per titolo “Bel canto. Pages immortelles de Rossini, Verdi, Puccini”, diretto da Jacques Pernoo, direttore del conservatorio di Metz. La manifestazione, organizzata dall’associazione L.I.E.N. (Les Italiens et Nous) presenta una rassegna di brani tratti da “Guglielmo Tell”, “Rigoletto”, “Il Trovatore”, “”, “Madama Butterfly”, “Bohème”, “La forza del destino”, “Tosca”, “Aida”, certamente una magnifica sintesi delle opere che hanno segnato più e più volte i trent’anni di una brillante carriera. Alla fine di questo percorso Manacchini ha inserito, come si è detto,

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L’ultima esibizione pubblica di Giuseppe Manacchini

nel proprio repertorio 64 opere; oltre a quelle già citate sono da ricordare: “Ernani”, “La favorita”, “Hansel e Gretel”, “La fiamma”, “Lo sposo caduto dal cielo”, “Maria Egiziaca”, “” (Boito), “Salomè”, “Tannhauser”, “Zazà”.

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Ricordo di Mighty Ned, cavallo della scuderia Orsi Mangelli.

Cessata l’attività, Manacchini risiede prima a Milano e poi a Magenta. Trascorre la vita da “pensionato del palcoscenico”, ascoltando musica sinfonica, in particolare quella di Beethoven e Brahms, e frequentando ippodromi. Le corse di cavalli sono una sua antica passione e nell’ambiente vanta lunghe e solide amicizie con allevatori e fantini di prim’ordine. Durante le visite agli amici di Crevalcore o ai parenti di San Felice sul Panaro non perde l’occasione di visitare l’allevamento Orsi Mangelli di San Giovanni in Persiceto. Alle pareti della sua stanza, oltre alle foto più significative della propria carriera, spuntano anche quelle di alcuni trottatori. Distrazioni e svaghi non sempre riescono ad allontanare la malinconia e il rimpianto per le scene abbandonate. Lo conforta la compagnia della moglie con la quale, a partire dal 24 ottobre del 1967, si trasferisce presso la Casa di Riposo per cantanti e musicisti “Giuseppe Verdi” di Milano dove, a ulteriore conferma di una carriera di successo, inizia a ricevere visite di scolaresche, fans e associazioni di appassionati d’opera, colleghi, personalità di ogni genere. Nel corso degli anni Ottanta, la critica musicale lo riconosce come pro-

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Insegna della Casa di Riposo per musicisti “Giuseppe Verdi” di Milano

Casa Verdi, 1980. I coniugi Manacchini con M.Pia Fanfani e Wally Toscanini

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Poster del film “Il Bacio di Tosca”

tagonista di uno dei più importanti periodi del Melodramma italiano. In seguito a ciò viene intervistato e ricordato dalla stampa nazionale e locale. A riportarlo agli onori della cronaca contribuisce il film di Daniel Schmid “Il Bacio di Tosca”, un film documentario, ambientato nella Casa di Riposo “Giuseppe Verdi” di Milano, in cui gli anziani ospiti interpre-

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Manacchini durante le riprese del film “Il Bacio di Tosca”

tano se stessi. I racconti della formidabile stagione dell’opera lirica di cui sono stati protagonisti scorrono sulle immagini della quotidiana realtà della casa di riposo, dando vita ad una narrazione intrisa di malinconia e di nostalgia, dominata dalla passione degli interpreti per il canto e la musica. Protagonista del film è il soprano Sara Scuderi, negli anni ‘30 applaudita interprete di “Tosca”, opera in cui si era esibita anche al fianco di Manac- chini nei primi anni ‘50. All’epoca delle riprese Manacchini ha circa 82 anni e si presenta ancora in perfetta forma. Alcune scene del film lo riprendono mentre entra nel magazzino in cui conserva, all’interno di un grande baule, i propri costumi di scena. La debole illuminazione, i toni di voce creano la suggestione della discesa in una sorta di oltretomba ad evocare cari amici scomparsi: “Germont”, “Figaro”, “Rigoletto”. All’aprirsi del baule, i personaggi improvvisamente si rianimano per festeggiare l’amico e ricordare i fasti del passato, attimi di gioia intensa; una compagnia dalla quale Manacchini si congeda con uno sguardo di intenso amore, prima di spegnere le luci. Il film, presentato al festival di Locarno del 1984, farà rivivere per qual-

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che ora l’emozione delle luci della ribalta e farà risentire il fragore degli applausi agli anziani interpreti, presenti alla prima. Nel marzo del 1984, mentre sono in corso le riprese e la proiezione de “Il Bacio di Tosca” Manacchini è ricordato da “Il nostro giornale”, orga- no ufficiale degli artisti lirici. L’articolo intitolato “Intervista a Giuseppe Manacchini autentica celebrità del teatro lirico” ne ripercorre la carriera mettendo in luce alcuni aspetti della personalità: “Molti appassionati e cultori di musica lirica hanno certo ancora vivo il ricordo del baritono Giuseppe Manacchini, artista dei “tempi d’oro del melo- dramma“, ritiratosi dalle scene nel ’59 e oggi ospite illustre della “Casa Verdi”. Manacchini è uno di quegli uomini rarissimi che, pur nel fulgore della fama, hanno sempre preferito essere conosciuti come galantuomini che come eccelsi ar- tisti. Un personaggio quindi, indimenticabile per la sua autentica totale gran- dezza. Com’è noto Manacchini è stato un baritono intelligente e raffinato, che spaziava nel repertorio brillante come in quello drammatico. Subito dopo gli esordi, la sua carriera è un susseguirsi di successi che lo portano ad affermarsi nei maggiori teatri di tutto il mondo (...). Alle naturali qualità di una voce mor- bida, estesa e dal timbro vellutato egli sapeva aggiungere suggestioni di accenti e calore umano, nonché una dizione esemplare. Fra le sue interpretazioni più salienti si annoverano oltre al “Rigoletto”, “Il Barbiere di Siviglia”, ”Un Ballo in Maschera“, “La Traviata”, “Aida” ecc. Nel corso della sua brillante attività artistica, il celebre baritono ha ricevuto numerose onorificenze, aggiunte al riconoscimento della sua personalità integerrima che non ha mai accettato compromessi. Oggi Manacchini segue con attenzione e interesse la situazione del teatro lirico e la lotta che gli artisti conducono per salvaguardare la tradizione musicale”.

Sempre nel 1984, Giuseppe Macchini è a Radio Meneghina, ospite del programma “Ugole a 18 carati, le Voci d’oro della Lirica”, condotto da Lu- cillo Pitton, che lo presenta come un grande della Lirica di ieri da inserire nella lunga serie dei celebri cantanti emiliani: Raimondi, Pavarotti, Freni, Favero, Poggi, Bergonzi, Colzani, Tagliavini. L’intervista, che lo presenta come “un bel vecchio, alto e asciutto, dai capelli e dai baffetti bianchi” ancora in forza e pieno di vitalità, riesce a far emerge alcuni aspetti della personalità del crevalcorese descritto come “un poco nervoso, capace di imporre le proprie convinzioni, ma sempre sereno du-

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Interno del Teatro Comunale di Crevalcore

rante le interpretazioni, guidato da una professionalità rigorosa e costante sia nel rino- mato teatro di città come su quello del teatro di provincia, dal canto caratterizzato da una perfetta dizione e da una tecnica accuratissima frutto di uno studio lungo ed intenso”.

Si occupa di Giuseppe Manacchini anche “Il Notiziario Crevalcorese” del giugno 1984 che, in un articolo a firma Paola Bortoli, ne riassume la carriera e lo colloca nell’elenco dei Crevalcoresi da non dimenticare. Sempre a Crevalcore si attiva per ricordarlo il Circolo “Amici della Liri- ca “ che organizza al Teatro Comunale una serata in suo onore, caratteriz- zata da una esecuzione dei brani più noti interpretati dal baritono il quale

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sarà premiato nel corso della manifestazione. Nel 1986 il Circolo “Amici della Musica” di Ferrara, con una festosa manifestazione organizzata nella sala estense, conferisce a Manacchini, “Il baritono che ha trionfato nei teatri di tutto il mondo, a fianco delle voci mitiche, distinguendosi per il vigore vocale e la sensibilità interpretativa non comune…” uno speciale premio Frescobaldi e una medaglia commemorativa consegnata dal Sindaco di Ferrara. Nel 1988, nel libro “La casa di riposo per musicisti, fondazione Giuseppe Verdi in Milano”, Manacchini ha l’onore di vedere pubblicate due foto che lo ritraggono; una di esse, a piena pagina, mostra una parete della sua camera carica di ricordi fotografici. La pubblicazione, curata dalla “Associazione Amici della Casa Verdi” si propone di illustrare finalità e storia di una casa di riposo, fondata nel 1899 e unica al mondo, orgoglio del Maestro di Busseto che così l’aveva descritta in una lettera ad un amico: “Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio”. Nella sua Casa di Riposo, Verdi non aveva voluto dormitori comuni, ma una camera da letto per ogni ospite: uno spazio privato, personalizzato a proprio piacere da ogni occupante. Per

Premio Frescolbaldi

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Giuseppe Manacchini nel 1988 nella sua stanza di Casa Verdi

Manacchini nella sua stanza presso la Casa di Riposo per artisti “Giuseppe Verdi” di Milano: le pareti come un album di ricordi

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Giuseppe Manacchini nel 1988

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qualcuno era rimasta una semplice camera da letto; qualcuno l’aveva trasformata in uno studio o in un laboratorio musicale. Per Manacchini era la testimonianza di una vita dedicata all’arte, un’estensione della propria memoria, un grande album di ricordi, formato da quattro pareti cariche di foto, diplomi, commenti della stampa sulle sue esibizioni; in essa avevano trovato posto le incisioni delle sue interpretazioni e della musica preferita, il baule con gli abiti di scena e il sonaglio, partner fedele nelle interpretazioni di Rigoletto e ora inseparabile compagno.

Giuseppe Manacchini si spegne a Milano il 10 novembre del 1990. Le sue spoglie riposano nel cimitero di San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, poco distanti da quelle della sorella Dinora, deceduta nel 1983. La moglie Della Benning muore il 23 luglio del 1993 a Skokie nell’Illi- nois. Nel 2017 gli eredi di Giuseppe Manacchini hanno avviato le pratiche per donare al Comune di Crevalcore documenti e oggetti, testimonianze della brillante carriera del baritono Crevalcorese, un patrimonio da custo- dire e valorizzare.

Son rimasti senza fiato! Ora muoion dal contento! Guarda guarda il mio talento che bel colpo seppe far.

Da “Il Barbiere di Siviglia”.

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Giuseppe Manacchinicon il soprano Renata Tebaldi.

I dati e le immagini utilizzate provengono prevalentemente dagli album dei ricordi di Giuseppe Manacchini. Le informazioni, in molti casi prive di riferimenti bibliografici precisi, sono state integrate grazie alla consultazione degli archivi on line de “La Stampa” di Torino,” La Provincia” di Cremona, “Il Corriere della Sera” e di alcune emeroteche italiane, spagnole e brasiliane.

Si ringraziano per collaborazione, testimonianze e contributi fotografici: Anna Natali, Antonio Natali, Giuseppe Manacchini, Giovanni Traldi, Mario Garolini, Mauro Zucchi, Alessandro Albertini, Maria Rita Biagini, Fulvio Mauro Ufficio Anagrafe del Comune di Crevalcore Gestori pagina FB: Cronologia del Teatro “San Carlo” di Napoli.

Un caro ricordo alla memoria di Marcello Ansaloni.

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Rassegna storica crevalcorese N. 12 ottobre 2019 14/10/2019 14:54:07