Studio per la FUSIONE dei Comuni di

Vizzolo Predabissi

23/4/2018

2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di – Colturano

Sommario

1 La fusione: Un’introduzione...... 3

1.1 La stagione dei tagli...... 6 1.2 Le fusioni in Lombardia ………………………………………………………………………………….…………………. 11 2 Dimensioni ambientali, storiche e culturali della fusione dello sviluppo della fusione………………..19 2.1 Lombardia, i Comuni di Colturano e Vizzolo Predabissi si collocano all’interno della Città Metropolitana di Milano, nella zona Sud-Est. ………………………….………………..……..22 2.2 Gli aspetti di composizione del tessuto sociale ………………………………………………………………….26 2.3 L’assetto funzionale e territoriale ……………………………………………………………………………….…….30 2.4 Le infrastrutture ……………………………………………………………………………………………………………....31 2.5 Trasporto Pubblico ……………………………………………………………………………….……………………….….34

3 Profili storici e culturali …...... 36

3.1 Logiche di analisi della fattibilità della fusione ……………………………………………………….…..….....49

3.2 Approcci alla valutazione …………………………………………………………….……….….….……………….……52

4 Il nuovo : approccio per aree strategiche………………………………………….…………………….…..…...56

4.1 Sezione operativa ……………………………………………………………………………………….……………..…...... 58

4.2 Servizi Istituzionali (missione 1) ……………………………………………………………………………..…..………76

4.3 Ordine pubblico e sicurezza (missione 3) ………………………………………………………..….………………93

4.4 Istruzione e diritto allo studio (missione 4)……………………………………………………….……...... 97

4.5 Assetto del territorio ed edilizia abitativa (missione 8, missione 1

programma 5, missione 9) ……………………………………………………………………………………….……….103

4.6 Soccorso civile (missione 11) ……………………………………………………………………………….…………..115

4.7 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia (missione 6), politiche giovanili, sport e

tempo libero (missione 12, missione 7) ………………………………………………………..……….….…..119

4.8 Sviluppo economico e competitività (missione 14) …………………….………………………………..…130

4.9 Gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali (missione 1, programma 4) …………………...133

4.10 Servizi generali, di gestione e controllo (missione 1, programma 4) …………………………...... 140

5 Il nuovo Comune: una visione generale …...... 148

1 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

5.1 La fusione e la risposta ai fabbisogni dei contesti ……………………………………………………..……..149

6 Rischi ed opportunità dello sviluppo della fusione ………………………………………………………………..…...151

6.1 Opportunità della fusione ……………………………………………………………………………………………....152

6.2 Rischi della fusione ………………………………………………………………………………………………….………158

6.3 Quadro delle condizioni esterne dell’Ente ……………………………………………………………….…..….159

6.4 Situazione socio-economica …………………………………………………………………………………….….…..160

6.5 Organizzazione e modalità di gestione dei servizi pubblici ai cittadini ………………………..… 164

7 Il nuovo Comune: Economie ed ottimizzazioni, raggiunte e realizzabili …………………………………….…207

7.1 Logiche di analisi della fattibilità della fusione ………………………………………….…….……………….208

7.2 Criteri e fattori chiave della valutazione ……………………………………………………………………………209 7.3 Approcci alla valutazione …………………………………………………………..………………………………..……211

7.4 Confronto fra gli effetti della fusione e il mantenimento dell’attuale situazione

nel breve e medio periodo ………………………………………………………………………………………………..213 7.5 Area Istituzionale Informatica ………………………………………………………………………………………….214

7.6 Assetto Istituzionale ………………………………………………………………………………….……………………..223

7.7 Area Sicurezza del territorio ………………………………………………………………….………………………….224

7.8 Area Servizi Socio Educativi - Beni immobili ad uso abitativi……………….………………..……………225

7.9 Autovetture di servizio …………………………………………………………………..………………….……………..226

8 Fasi di realizzazione del nuovo Comune ………………………………………………………………………………………..228

8.1 Le fasi del percorso di fusione ………………………………………………………………….……………………..…229

8.2 Avvio del nuovo Comune …………………………………………………………………………….…………………….235

8.3 Azioni di transizione amministrativa …………………………………………………………………………………..236

Allagato A

Normativa essenziale riguardante le fusioni di Comuni …………………………………………………...... 241

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1 La fusione: un’introduzione

3 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

Introduzione Il presente documento ha lo scopo di:

 fornire elementi di riflessione ai centri di responsabilità politica e amministrativa per valutare la scelta di costituire un nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Colturano e Vizzolo Predabissi, considerando le convenienze sul medio e lungo periodo, rispetto al soddisfacimento di attese, rispetto al miglioramento incrementale o deciso di alcuni fattori, quali, ad esempio, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa, che sono considerati nel presente studio, indicatori di successo dell’iniziativa di cambiamento. Si tratta di delineare alcuni possibili impatti sulle strategie, organizzazione e disponibilità di risorse del nuovo Comune nella fase di avviamento e funzionamento a regime.  indicare le attività che definiscono la fase di sviluppo del nuovo Comune; Per la sua realizzazione sono state compiute riflessioni nel corso di attività di confronto nelle quali sono stati coinvolti i Sindaci, gli amministratori, il Segretario comunale e i responsabili organizzativi dei Comuni interessati. Tali riflessioni potranno essere articolate, ampliate, modificate in seguito alla consultazione dei cittadini, così come previsto dalla normativa regionale vigente.

La responsabilità delle considerazioni inserite nel presente testo è da ricondurre, comunque, agli autori, che ringraziano coloro che hanno partecipato alle attività di elaborazione per la fattiva collaborazione.

I dati inseriti nel presente documento, salva diversa indicazione, sono riferiti al 31/12/2016 - 17.

La fusione in sintesi La fusione proposta fra i Comuni di Colturano e Vizzolo Predabissi si sostanzia nell’accorpamento di più Comuni in un unico e nuovo ente di maggiori dimensioni. L’istituzione di un nuovo Comune determina la soppressione dei Comuni preesistenti. I vecchi Comuni e il nuovo Comune non coesistono. Il nuovo Comune:

 “subentra nella titolarità delle posizioni e dei rapporti giuridici, attivi e passivi, che attengono al territorio o alle popolazioni sottratte al Comune di origine” (comma 2, articolo 11, LR 29/2006). Inoltre il comma 124, articolo 1, L. 56/2014 precisa che, salva diversa disposizione della legge regionale: “a) tutti gli atti normativi, i piani, i regolamenti, gli strumenti urbanistici e i bilanci dei comuni oggetto della fusione vigenti alla data di estinzione dei comuni restano in vigore, con riferimento agli ambiti territoriali e alla relativa popolazione dei comuni che li hanno approvati, fino alla data di entrata in vigore dei corrispondenti atti del commissario o degli organi del nuovo Comune”. In linea generale: “Se una norma specifica non provvede compiutamente a disciplinare l’estinzione e la successione di una persona giuridica pubblica, tali fenomeni vengono regolamentati dai principi generali tratti, rispettivamente, dalle norme di diritto pubblico che regolano casi simili e analoghi; dalla disciplina contenuta dagli art. 27 a 34 del codice civile; dalle norme che regolano la successione mortis causa delle persone fisiche” (CASS. 3/10/1956 N. 2642);  mantiene una continuità sostanziale con i Comuni che l’hanno costituito , rispetto a funzioni da esercitare per legge, regole di funzionamento ed elezione della rappresentanza politica,;  acquisisce le risorse dai Comuni estinti.

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La fusione intacca in modo profondo la filiera di azioni che connette lo svolgimento della politica locale con quelle che operativamente producono esiti rilevanti per l’ambiente economico sociale. L’attività politica, dopo la fusione, deve riconfigurarsi in tutte quelle declinazioni che ne caratterizzano il ruolo di guida dell’azione amministrativa locale. Ci riferiamo allo svolgimento di attività di selezione della rappresentanza, di partecipazione alle scelte istituzionali allargate alla cittadinanza, di indirizzo e, in parte di gestione, da parte degli organi politici e, infine, di libero confronto nell’ambito dell’associazione dei cittadini in movimenti e partiti. Si tratta di rivedere le visioni e le concrete scelte di amministrazione in un campo decisionale allargato e con nuove coalizioni d’interessi che orientano l’azione politico istituzionale.

Le attività di gestione, che sono strettamente dipendenti dalle scelte d’indirizzo degli organi politici, e operative devono essere ricondotte all’adozione di modelli organizzativi e tecnico amministrativi riferibili, quanto a definizione, a centri decisionali del nuovo Comune.

Si sottolinea che la realizzazione della fusione si sottrae al semplice confronto su temi di amministrazione e politici, incidendo su:

 quei profondi legami sociali di cui le culture locali sono espressione. In esse si sedimentano quelle affinità fra individui, secondo temi identitari di varia natura e profondità, che influenzano i comportamenti degli individui nella loro dimensione sociale;  relazioni fra attori pubblici e privati, che concorrono favorevolmente. La fusione offre un nuovo riferimento alle formazioni economico sociali, impegnate nel garantire lo sviluppo economico sociale locale, nella inevitabile riconfigurazione di quelle relazioni stabili, indipendenti dalle singole progettualità, per esempio fiducia reciproca, condivisione della conoscenza, visione strategica di fondo, che sono la condizione necessaria per definire forme di convergenza specifiche, in termini di obiettivi e azioni comuni.

Inoltre il nuovo Comune è il destinatario di aspettative, obbligato ad applicare nuove regole, titolare di nuove risorse, abilitato a rendere idonee soluzioni in virtù dei nuovi contesti esterni, l’ambiente economico sociale, e interni, l’ambiente di funzionamento. Nell’ambito dei nuovi contesti, la fusione, offrendo nuove opportunità di azione, allargando i tradizionali margini di libertà nell’uso delle risorse e nel superamento di tradizionali vincoli, apre a nuove possibilità di valorizzazione e preservazione delle peculiarità paesaggistiche, ambientali e socioeconomiche, nonché delle capacità organizzative. Attraverso l’adozione di strumenti programmatori e pianificatori in grado di affrontare i temi di governo dei contesti con una visione d’insieme, rispetto all’attuale situazione. In particolare con la fusione è possibile concepire e perseguire l’integrazione fra le vocazioni dei territori coinvolti, per ottenere effettivi benefici e prospettive di sviluppo per la comunità del nuovo Comune. La trasformazione, integrando i centri decisionali strategici e organizzativi, connette culture e risorse permettendo, nel caso siano rispettate condizioni di omogeneità e complementarietà degli apporti, di aumentare le potenzialità del sistema, supplire alle mancanze proprie di ciascuna componente originaria. In sintesi, il nuovo assetto istituzionale si propone di migliorare armonicamente le risposte a istanze e fabbisogni provenienti dall’ambiente economico e sociale, garantendo elevati standard di funzionamento interno. In questo senso, la fusione, in virtù dei mutamenti citati, incide sull’applicazione dei principi costituzionali di sussidiarietà e adeguatezza, sul perseguimento di obiettivi di contenimento della spesa pubblica.

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1.1 La stagione dei tagli

Tagli alle risorse e accantonamenti FCDE

La stagione dei tagli è terminata, ma lascia una pesante eredità …

I tagli ai Comuni, anno per anno (valori in milioni di euro) TAGLI 2011 2.500,0 2012 2.408,6 2013 1.850,4 2014 796,3

2015 1.487,8 Fonte: elaborazioni IFEL su dati Ministero Interno e Ministero Economia e Finanze TOTALE 9.043,1

• La stretta di parte corrente continua dal 2015 per effetto dell’armonizzazione contabile • Il Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE) richiede accantonamenti in ragione delle entrate non riscosse, per 2,5 mld. di euro nel 2015 e per diverse centinaia di milioni annui fino al 2019 • Le risorse necessarie ai Comuni per l’espletamento delle funzioni fondamentali rischiano

pertanto di non essere garantite 9

Caduta dei trasferimenti statali ai Comuni

• I trasferimenti erariali ai Comuni passano dai circa 10 miliardi di euro nel 2012 a 1,4 miliardi di euro nel 2015, anno in cui l’FSC è alimentato interamente da IMU comunale • Dal 2015 il contributo statale è negativo: i Comuni contribuiscono alle entrate dello Stato per 628 milioni (compresi circa 230 mln. da taglio per stima Mef terreni montani) 10

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L’andamento della spesa corrente

DINAMICA DELLA SPESA CORRENTE COMUNALE AL NETTO DEI RIFIUTI CON DETTAGLIO SUL PERSONALE Impegni con indice 2010 = 100

Fonte: elaborazioni IFEL su dati Ministero Interno

• Dal 2010 al 2015 la spesa corrente dei Comuni scende del 4,1%, investendo le diverse fasce demografiche, esclusi i Comuni fino a 1.000 abitanti (fuori Patto) • Nel periodo considerato la spesa per il personale si riduce di 2,2 mld. di euro (-13,5%), una restrizione sproporzionata rispetto alla dinamica del totale P.A. (-11 mld.; -6%) 12

Trend dei trasferimenti ai Comuni di Vizzolo e Colturano dagli anni 2010 - 2017

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Normative in materia di fusioni di Comuni

La tabella seguente mostra le principali normative nazionali e regionali in materia di fusione di Comuni.

Tabella 1 - Fonti normative essenziali nazionali e regionali in materia di fusione di Comuni

art. 133, Costituzione artt. 15 e 16, D.Lgs 267/2000 art. 20, Legge n. 135/2012 Art. 1 commi da 116 a 134, Legge n. 56/2014

Statuto Regione Lombardia Legge Regionale 15 dicembre 2006, n. 29 “Testo unico delle leggi regionali in materia di circoscrizioni comunali e provinciali” Legge Regione Lombardia 6 luglio 2017, n. 17 “ Revisione delle procedure in materia di istituzione nuovi comuni e di modifiche delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali. Modifica del Titolo II della l. r. 29/2006

Scenario generale

Il percorso di fusione fra i Comuni di Vizzolo Predabissi e Colturano si determina in un contesto generale nel quale le amministrazioni comunali sono chiamate a fronteggiare situazioni particolarmente critiche e complesse, fra le quali ricordiamo:

 la generale crisi economica, che determina la necessità di rispondere con sempre maggiore ampiezza alle richieste di sostegno delle persone, riduzione della pressione fiscale, semplificazione amministrativa, concentrazione nell’utilizzo delle risorse pubbliche per attivare interventi di sviluppo economico locale, le cui motivazioni e processi, in molti casi, sono riconducibili a scale sovracomunali;  l’esigenza di rispondere con incisività e celermente alle richieste di miglioramento della qualità dei servizi alla persona, degli interventi di riassetto territoriali e ambientale, delle azioni di esercizio di pubbliche potestà, in termini di qualità dei risultati, efficienza, ed economicità.

In tale scenario le scelte di amministrazione dei Comuni si devono confrontare con una crisi delle tradizionali modalità di risposta politico istituzionali, aggravata dal restringimento dei margini di libertà nel definire politiche di contrasto delle criticità per la mancanza di risorse e una continua variabilità del quadro normativo, ormai patologica. Tale stato di crisi risulta particolarmente profondo nei piccoli Comuni, fra i quali sono classificabili i Comuni di Vizzolo e Colturano. Le amministrazioni comunali di piccole dimensioni devono fronteggiare complessità simili rispetto a enti di ampie dimensioni, senza possedere quegli strumenti di risposta rinvenibili in contesti dotati di risorse e sistemi organizzativi più robusti.

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La necessità di superare i confini imposti dalla tradizione per realizzare sistemi amministrativi forti e robusti, rappresenta un tema di vitale importanza per tutti coloro che intendono superare lo stato di crisi, rafforzando i Comuni, quali soggetti istituzionali generalmente riconosciuti dai cittadini e individuati nella Costituzione come perno sussidiario della Repubblica.

Le difficoltà strutturali determinate dalla frammentazione, intaccando la capacità dei comuni di esprimere adeguate performance, non garantendo appieno l’applicazione del principio costituzionale di adeguatezza, se non affrontate con tempestività ed efficacia possono determinare un declino del fondamentale ruolo dei comuni nel mantenimento della coesione sociale e della vita democratica della Repubblica. Il pericolo della delegittimazione istituzionale appare concreto. Un’amministrazione comunale che ascolta, ma ha difficoltà nell’elaborare soluzioni e non è in grado di risolvere i problemi per rispondere ai fabbisogni, è condannata al progressivo svuotamento delle competenze attribuite a favore di altre istituzioni.

In questo senso, tutte le politiche d’integrazione possono dare il loro contributo, se non a invertire, a limitare il declino dei comuni, in particolare di piccola dimensione, consentendo più sostenibili politiche di:

 innovazione tecnologica e organizzativa, tese a realizzare flessibilità nel funzionamento, risparmi, maggiori livelli di specializzazione delle persone e delle strutture;  armonizzazione delle scelte di sviluppo e regolazione di territori contigui;  miglioramento del posizionamento nelle relazioni con altri attori pubblici e privati.

La scelta della fusione s’inscrive in una più generale strategia di rilievo nazionale di riduzione della frammentazione amministrativa, in particolare, per quanto riguarda:

 le gare per l’affidamento in concessione del servizio di distribuzione del gas naturale, dove risulta necessaria la determinazione degli ambiti territoriali minimi, circoscritti considerando, in particolare, le interconnessioni degli impianti di distribuzione, le specificità territoriali e il numero dei clienti finali (secondo comma dell'articolo 46-bis del decreto-legge 159/07, l’articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, come convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133);  la gestione del Servizio Idrico Integrato, che comprende l'approvvigionamento idrico, gli usi, il riuso, la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane. In questo caso, gli ambiti territoriali ottimali, come prescritto dalla legge 36/94 e dalle conseguenti leggi regionali attuative, si presentano come autorità locali che hanno il compito di rappresentare la domanda collettiva del servizio e di regolare la produzione ed erogazione dello stesso all'utenza;  la gestione degli acquisti, in riferimento alla quale, declinando in chiave nazionale il favore del legislatore comunitario per gli strumenti di aggregazione della domanda (dir. n. 2014/24/UE), è stata introdotta, nell’ambito del Nuovo Codice degli appalti, agli artt. 37 e seguenti, una disciplina specifica per la qualificazione delle stazioni appaltanti che necessariamente promuove un processo obbligatorio d’aggregazione della maggioranza dei Comuni che, per le loro dimensioni organizzative, singolarmente non sono in grado di rispettare le condizioni di qualificazione;  l’esercizio delle funzioni fondamentali comunali, che deve essere effettuato obbligatoriamente mediante gestione associata da parte dei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti 9 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

ovvero fino a 3.000 abitanti se appartenenti o appartenuti ad una comunità montana (art. 14, co. 26 – 31, DL 78/10 e successive modificazioni). La scelta dei Comuni coinvolti nel percorso di fusione di costituire l’Unione dei Comuni Parco dell’Addetta Sud Milano, Vizzolo Predabissi e Colturano, ha contrastato notevolmente la frammentazione, realizzando, a differenza delle altre forme di cooperazione, un deciso accentramento organizzativo e d’integrazione degli indirizzi, nel quale i Comuni costituenti hanno ridefinito i confini della propria autonomia per innalzare il livello di adeguatezza della propria azione.

In ogni caso, la fusione propone un’estrema e irreversibile integrazione organizzativa e istituzionale che supera decisamente quella operata con la costituzione dell’Unione. Si precisa che, in vigenza dell’attuale normativa e senza la conclusione del percorso di fusione, tutti i Comuni coinvolti nella fusione sono obbligati, ai sensi del D.L. n. 78 del 2010 più volte modificato (art. 14, comma 27), a gestire in forma associata tutte le loro funzioni fondamentali di cui al comma 27, ad esclusione della lettera l). Il comma 1120 lettera a) della Legge di bilancio 2018 (Legge 27 dicembre 2017, n. 205) proroga al 31 dicembre 2018 il termine per l’esercizio associato obbligatorio delle funzioni fondamentali nei piccoli Comuni.

Tabella 1 bis - Norme vigenti in materia di gestioni associate obbligatorie

Art.14, comma 27, del decreto legge n. 78/2010: “Ferme restando le funzioni di programmazione e di coordinamento delle regioni, loro spettanti nelle materie di cui all'articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, e le funzioni esercitate ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, sono funzioni fondamentali dei comuni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione: a) organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale; c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente; d) la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale; e) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi; f) l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi; g) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall'articolo 118, quarto comma, della Costituzione; h) edilizia scolastica per la parte non attribuita alla competenza delle province, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; i) polizia municipale e polizia amministrativa locale; l) tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali, nell'esercizio delle funzioni di competenza statale; l-bis) i servizi in materia statistica.”; Art. 14, comma 28, decreto legge n. 78/2010: “I comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 abitanti se appartengono o sono appartenuti a comunità montane, esercitano obbligatoriamente in forma associata, mediante unione di comuni o convenzione, le funzioni fondamentali dei comuni di cui al comma 27, ad esclusione della lettera l).”;

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1.2 Le fusioni in Lombardia

Le fusioni fra Comuni, così come previste dall’art. 15 del D.Lgs. n. 267/2000 e regolate dalla L.R. n. 29/2006 sono oggetto, da parte di molte amministrazioni comunali lombarde di un rinnovato interesse. I nuovi Comuni nati dal percorso di fusione nella Regione Lombardia sono riportate nella figura seguente. Sono una parte di un insieme più vasto di enti che hanno promosso percorsi di fusione. Dall’anno 2013, infatti, altre aggregazioni hanno attuato un percorso strutturato di fusione che, però, non ha determinato la nascita di altrettanti nuovi Comuni. Figura 1 – Numero di fusioni di Comuni avvenute dal 2011 al 2018

Nel confronto con la situazione europea si può osservare che nel Nord Europa prevale la presenza dei grandi centri, mentre vi è una certa simmetria tra la situazione italiana e tedesca, in parte anche spagnola, con molti piccoli comuni anche in Francia, Austria, Portogallo e Grecia:

11 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

Fonte Eurostat 2014

La fusione fra comuni rappresenta una delle più significative scelte istituzionali in grado di rispondere a molte delle esigenze poste dai piccoli comuni e di qualificare l’azione amministrativa su base territoriale attraverso la completa definitiva integrazione delle forme di rappresentanza politica dei comuni aderenti, che risultano ridotte nel numero di organi e di rappresentanti eletti, e degli assetti organizzativi, tecnologici e relativi alle risorse.

Lo scopo è di riqualificare, rispetto alle azioni svolte dai singoli comuni:

• l'offerta di servizi, le forme di regolazione della fiscalità locale, delle politiche ambientali, urbanistiche e di sviluppo economico sociale, nonché le forme di gestione delle attività legate al funzionamento degli enti; • le iniziative di animazione e promozione economica, sociale e ambientale in ambito locale e delle espressioni delle culture delle popolazioni coinvolte svolte attraverso lo sviluppo di relazioni con istituzioni pubbliche e private che si pongono in concorrenza o realizzano, secondo logiche sussidiare, interventi nelle medesime materie rispetto a quelle di pertinenza comunale.

Il percorso di fusione è in linea con gli indirizzi di finanza locale in merito al contenimento della spesa pubblica e risponde agli obiettivi che si è prefisso il legislatore con l’art. 15 del D.Lgs. 267/2000 (TUEL), orientato al riordino degli enti territoriali, con particolare attenzione alla soluzione della frammentazione dei comuni.

12 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

Il verificarsi di una fusione fra amministrazioni comunali crea la possibilità di approfondire i rapporti fra le identità locali, contribuendo a una loro partecipata evoluzione. L’evoluzione delle identità deve essere considerata non solo in una prospettiva culturale e sociale, ma anche nei suoi riflessi, nel rafforzamento delle potenzialità territoriali in una logica di accrescimento della competitività economica dell’area.

Le opportunità citate sono accompagnate da situazioni critiche la cui gestione, durante lo svolgimento del percorso di fusione, risulta altrettanto importante quanto la prospettiva di un loro sfruttamento.

La ricerca di soluzioni coerenti con la necessità di rafforzare le strutture gestionali del nuovo Comune e di offrire efficaci risposte all’ambiente economico sociale in grado di utilizzare le opportunità e minimizzare i rischi è fortemente influenzata dall’esistenza, fra i soggetti coinvolti nel percorso di fusione, di condizioni strutturali di base quali:

• relazione di fiducia; • conoscenze condivise, necessarie per garantire elevati standard di funzionamento delle amministrazioni; • una consonanza sulle principali e generali linee strategiche di sviluppo dei territori e delle strutture del nuovo Comune. In relazione all’importanza di tali aspetti strutturali, l’avviamento della fusione deve configurarsi sia come una ricerca di soluzioni di governo e gestione da parte del nuovo Comune sia come un’occasione di rafforzamento delle condizioni strutturali di base.

In secondo luogo, l’interesse per le fusioni nasce dalla considerazione che è in atto un percorso, per i piccoli comuni, che comporta l’obbligatorietà della gestione associata delle funzioni fondamentali nel breve/medio periodo. Alle accresciute responsabilità e aumento, quantitativo e qualitativo, delle funzioni e dei compiti di amministrazione, così come alle accresciute difficoltà finanziarie, si è accompagnato il tema della capacità, anche degli enti minori, di assolvere le proprie funzioni in modo adeguato.

Per interpretare questa fase di cambiamento, la legislazione nazionale e regionale ha per anni praticato, pur se in modo spesso incerto e contraddittorio, politiche d’incentivazione alla gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali, intesa come strumento a disposizione degli enti di minore dimensione demografica per conseguire piena adeguatezza nell'organizzazione, programmazione e gestione delle proprie funzioni.

Dal 2010 la legislazione nazionale ha introdotto il principio dell’obbligatorietà della gestione associata delle funzioni fondamentali dei Comuni di minori dimensioni.

A seguito di un complesso iter d’interventi legislativi, statali e regionali, si è definito, da ultimo con l'art. 19 della legge 135/2012 (c.d. Spending review), il seguente assetto normativo per i comuni oggetto del presente studio:

• obbligo della gestione associata di nove delle dieci funzioni fondamentali dei Comuni; • se l’esercizio di tali funzioni è legato alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, i comuni le esercitano obbligatoriamente in forma associata secondo le modalità stabilite dal 13 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

presente articolo, fermo restando che tali funzioni comprendono la realizzazione e la gestione d’infrastrutture tecnologiche (rete dati, fonia, apparati) di banche dati, di applicativi software, l'approvvigionamento di licenze per il software, la formazione informatica e la consulenza nel settore dell'informatica (cfr. art. 19, comma 28, l.135/2012). • obbligo di gestione associata di almeno tre funzioni entro il 31.12.2012; • obbligo di gestione associata di tutte le nove funzioni entro il 31.12.2013; • soglia minima di popolazione da raggiungere con la gestione associata: 3000 abitanti (trattandosi di Comuni appartenenti a Comunità Montana) o il quadruplo del numero degli abitanti del Comune con minore popolazione che partecipa alla gestione associata; • gestione associata da esercitarsi attraverso le forme della convenzione o dell'Unione dei Comuni (con la doppia possibilità di utilizzare o la forma dell'Unione ex art. 32 TUEL o quella di cui all'art. 16, l.148/2011 es.m.i.. In Lombardia, in virtù della legge regionale 19/2008, si ritiene possibile assolvere l’obbligo di gestione associata anche attraverso la Comunità Montana). • le convenzioni possono essere stipulate anche a geometria variabile a seconda delle funzioni. Lo strumento convenzionale può essere utilizzato o come integralmente alternativo alla gestione tramite Unione o C.M., o come complementare a esse. Nel senso che alcune funzioni possono essere gestite tramite Unione e/o C.M. ed altre mediante convenzione. • per i comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti, il consiglio comunale è composto, oltre che dal sindaco, da dieci consiglieri e il numero massimo degli assessori è stabilito in due (art. 1, comma 135, lettera a), legge n. 56 del 2014) .

L’obbligatorietà della costituzione di gestioni associate spinge, non necessariamente, ma con alti livelli d’influenza, verso la creazione di aggregazioni di comuni con livelli differenziati d’integrazione, in relazione alle scelte istituzionali e organizzative, che affrontano le sfide dell’innovazione attraverso la condivisione di risorse, salvaguardando al tempo stesso l’autonomia delle singole amministrazioni.

E' opportuno annotare che la quantità e qualità di funzioni fondamentali che dovranno essere obbligatoriamente associate investe la stragrande parte dell'attività amministrativa dei Comuni interessati.

Tutto questo richiederà comunque necessariamente (qualsiasi modalità di assolvimento dell'obbligo si scelga) una sostanzialmente totale integrazione degli apparati burocratici tecnico‐gestionali e un forte livello d’interazione e coesione delle funzioni di governo politico.

In tale contesto la fusione rappresenta una declinazione di un percorso obbligato di sostanziale integrazione delle strutture organizzative e dei sistemi di rappresentanza politica. La fusione fra comuni propone un’estrema e difficilmente reversibile integrazione organizzativa e istituzionale che, invece, appare sostanzialmente depotenziato nel caso di attivazione di gestioni associate. Le fusioni e le gestioni associate rappresentano entrambe un processo d’accentramento nel quale i comuni costituenti ridefiniscono i confini della propria autonomia per innalzare il livello di adeguatezza della propria azione.

La semplice assegnazione di responsabilità non coniugata all’effettiva possibilità operativa non rappresenta una condizione di presenza di autonomia. Il ridisegno delle opportunità che garantiscono l’effettiva possibilità di decisione rappresenta l’affermazione del principio di autonomia, anche se questo 14 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano determina la necessità di condividere risorse e spazi decisionali.

In estrema sintesi, le fusioni rappresentano un processo di semplificazione amministrativa che ridefinisce i confini territoriali di più comuni riducendo a unità le strutture organizzative e i sistemi di rappresentanza politica.

Regione Lombardia con i suoi 1527 comuni è un territorio costituito naturalmente e storicamente da numerosi piccoli centri, questo anche in confronto al contesto europeo. Piccoli centri inseriti in un contesto complessivamente a forte sviluppo socio‐economico e dove le Province e relativi Comuni hanno caratteristiche peculiari rispetto agli altri contesti del nord Italia.

Dove le tipicità dimensionali (reticolo piuttosto che frammentazione) si compensano con buoni assetti amministrativi di base, processi di associazionismo diffuso e abituale tra i Comuni e con un articolato sistema multilivello.

Tra i motivi di questa numerosità di piccoli centri si può senz’altro trovare in sintesi:

• Ricalco con le parrocchie con aggiunta di confini naturali e antropici; • in montagna confini antichi. Grande territorio che permette sopravvivenza a popolazioni limitate (legna, pascolo, raccolti naturali) ; • in pianura reticolo diffuso per funzione agricola e relazioni con rettifili idrici e viari ; • in presenza di centro popoloso e robusto economicamente affermazione del comunalismo cittadino, che orienta il contado; • differenze di sviluppo del comunalismo rurale, più debole, con popolazione meno stabile, che si afferma con la crisi della territorialità feudale; • affermazione di istituti giuridici e territoriali, con relativi diritti, come conquista di comunità rurali che partecipano da sole al proprio mantenimento; • fenomeni di lunga durata con continuità storico‐territoriale tra il fundus romano, la curtis longobarda, il castrum post carolingio e gli insediamenti che diventeranno i Comuni rurali veri e propri; • conferma dell’impianto comunale nella repubblica veneta con diritti speciali a centri e a valli; • i processi identitari sono sostanziali. Ogni centro, seppur piccolo, si organizza con strutture e servizi urbani. Non solo quelli che nascono a filiazione di Comuni cittadini già esistenti (si veda C. Cattaneo, Storia universale e ideologia delle genti. Scritti 1852 – 1860, riferimenti alla prima Legge Comunale e Provinciale -1865). • Di seguito si riportano alcuni indicatori utili di analisi per la Lombardia, dove si può osservare che, tranne per Milano, l’impianto urbano è per centri diffusi con capoluoghi non pervasivi. La taglia media in sette provincie è inferiore ai 5.000 abitanti e la superficie ha netta distinzione pianura/montagna solo per Sondrio e Mantova.

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Caratteristiche demografiche - territoriali delle province lombarde

Caratteristiche demografiche-territoriali delle province lombarde – Fonte Eupolis Lombardia

Si consideri inoltre che la Lombardia pur presentando un numero elevato di comuni e di province, ed una ridotta superficie, è il secondo motore in termini di PIL pro capite a livello europeo:

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Figura 2– 5 Numero di fusioni di Comuni avvenute dal 2013 al 2017

Di seguito si presentano alcuni altri dati storici dell’esperienza della fusione dall’Unità d’Italia ai giorni nostri e in Lombardia, delle circa 2000 fusioni effettuate su scala nazionale, complessivamente si contano 406 comuni risultato di una o più aggregazioni/fusioni di Enti Locali

I comuni risultato di fusioni/aggregazioni tra il 1861 e il 2015:periodo dell’evento (prima del 1921; 1921- 1950; dopo il 1950) Fonte Eupolis Lombardia

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I comuni risultato di fusioni/aggregazioni tra il 1861 e il 2015: numero di comuni coinvolti (2, 3, 4, 5 o più comuni aggregati)

Analisi delle differenze provinciali:

La differenziazione territoriale si esprime in frequenza delle fusioni storiche e volontarie. Cremona, con il 47% degli attuali Comuni risultato di aggregazione, ha il dato più elevato, seguono la provincia di Lodi, Varese e Lecco.

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2 Dimensioni ambientali, storiche e culturali della fusione

Ogni percorso di fusione si determina in corrispondenza di contesti sociali, economici e territoriali che rappresentano lo scenario che condiziona le scelte di forte integrazione delle amministrazioni comunali e il principale riferimento dove finalizzare e misurare gli effetti del cambiamento.

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Figura 6. - Regione Lombardia: rappresentazione Comuni e forme insediative

Elaborazione Éupolis Lombardia

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Figura 7. - Regione Lombardia: il sistema infrastrutturale principale

Elaborazione Éupolis Lombardia

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2.1 Lombardia, i Comuni di Colturano e Vizzolo Predabissi si collocano all’interno Della Città Metropolitana di Milano, nella zona Sud-Est. L’area metropolitana di Milano 2.1. La dimensione fisica e urbana L’ex provincia di Milano è composta di 134 Comuni, ha un’estensione di 6.827 chilometri quadrati ed è popolata da 3.196.825 abitanti, quasi un terzo della popolazione regionale. Nel Comune di Milano risiedono 1.337.155 abitanti (oltre il 40 per cento della popolazione ex provinciale). Il territorio è classificato come interamente pianeggiante.

Figura 8. Le zone altimetriche

Fonte: dati ISTAT 2014

Il grafico seguente, elaborato dal Servizio statistica della Città metropolitana di Milano, mostra come i tracciati relativi alla popolazione residente nella Città metropolitana e nel Comune di Milano negli scorsi dieci anni siano sostanzialmente analoghi con un punto di minimo nel 2012 ed un successivo incremento della popolazione nei successivi tre anni che al primo gennaio dello scorso anno registra il valore massimo del periodo per entrambe le zone esaminate. Gli stessi dati rivelano che nel corso dei dieci anni c’è stato un leggero riposizionamento della popolazione a favore dei territori non appartenenti al Comune di Milano. Se nel 2005 i residenti a Milano rappresentavano circa il 43 per cento della popolazione provinciale ad inizio 2015 sono meno del 42 per cento. 22 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

Elaborazioni del Servizio Statistica della Città metropolitana di Milano

La distribuzione della popolazione (Figura 3) e la densità abitativa (Figura 4) mostrano un territorio popolato in maniera puntiforme con un grande nucleo centrale costituito dal Comune di Milano e diversi centri di aggregazione costituiti in particolare dai Comuni di prima e seconda cinta. Si osserva in proposito che tranne i Comuni di (oltre 60.000 abitanti), di (più di 42.000 abitanti) e di (oltre 32.000 abitanti) i Comuni con più di 30.000 abitanti sono situati tutti nel primo e nel secondo ring attorno a Milano.

Figura 9. La distribuzione della popolazione

Fonte: dati ISTAT 2013

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La densità abitativa, ovvero il rapporto tra la popolazione residente e la superficie territoriale del Comune, in particolare mette in luce la netta concentrazione insediativa della popolazione nel Comune di Milano e nella zona settentrionale del territorio ex provinciale sia in direzione della provincia di Monza Brianza che in quella di Varese. L’indice nel Comune di Milano assume il valore di 7.289 abitanti per kmq e registra un valore medio nel territorio ex provinciale pari a 1.618 residenti per kmq con valori superiori a 3.000 in ben 19 Comuni dell’hinterland milanese, in 8 dei quali sono insediati almeno 42.000 abitanti.

Figura 10. La densità abitativa

Fonte: dati ISTAT 2013 La visione del nucleo insediativo e delle sue propaggini che contraddistingue l’immagine della densità abitativa viene riprodotta in massima parte anche nella “vista” degli insediamenti urbani (Figura 5) che aiuta a descrivere ancor meglio la rappresentazione di un concentramento insediativo attorno al Comune di Milano e che si dirama soprattutto nei quadranti superiori della ex provincia travalicandone i confini.

Figura 11. Insediamenti urbani e continuum insediativo

Il continuum insediativo

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Fonte: dati ISTAT 2011 La Figura seguente, che mostra più in dettaglio le aree industriali e commerciali esistenti nel territorio in esame, rende maggiormente evidente la correlazione esistente tra aree produttive e zone residenziali laddove quest’ultime diventano più discontinue. Figura 12. Zone residenziali e aree industriali nel territorio della Città metropolitana di Milano

Fonte: dati ISTAT 2011

Un’altra descrizione di sintesi della dimensione urbana del territorio è quella fornita dal consumo di suolo calcolato come percentuale di territorio comunale occupato stabilmente da insediamenti (edifici, opifici, infrastrutture) (Figura 7). Il cartogramma evidenzia ancor di più la concentrazione di consumo di suolo maggiore nella zona settentrionale del territorio e massiva attorno all’area del Comune di Milano con un continuum che ha chiaramente direzione verso la provincia di Monza.

Figura 13. Il consumo di suolo nella Città metropolitana di Milano

I caratteri della popolazione

Fonte: dati ISPRA 2016 (legenda dei Comuni in appendice) 25 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano

2.2. Gli aspetti di composizione del tessuto sociale

Il tasso di vecchiaia che rileva il grado d’invecchiamento della popolazione, nel territorio dell’ex provincia, presenta un valore medio attorno a 136 (circa 10 punti in meno rispetto a quello nazionale), a Milano è pari a 181,37. Diversi Comuni del primo ring (14) e del secondo ring (9) attorno a Milano presentano valori più alti rispetto alla media provinciale; tuttavia non si può affermare che esista una correlazione positiva tra la numerosità della popolazione e l’indice d’invecchiamento della stessa perché, se è vero che 7 Comuni del primo ring e 11 Comuni del secondo vantano valori dell’indice inferiori alla media, è altrettanto vero che alti valori del tasso di vecchiaia si ritrovano nei Comuni con più alto numero di abitanti; ma i valori più alti vengono registrati oltre che a e , che sono Comuni con più di 19.000 abitanti, a , che è il Comune con minor numero di abitanti della ex provincia di Milano.

Figura 14. L’invecchiamento della popolazione

Fonte: dati ISTAT 2013 Il tasso di vecchiaia è il rapporto tra popolazione con più di 65 anni e la popolazione con meno di 15 anni

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Il tasso di natalità che mostra valori medi inferiori a 8 nell’intera area, presenta i valori più alti in zone abitativa sono minimi o comunque bassi, lasciando così intendere che si tratti di un dato fortemente influenzato da una base di calcolo decisamente inferiore a quella registrabile ad esempio nel Comune di Milano.

Figura 15. La natalità

Fonte: dati ISTAT 2013

L’andamento dei flussi migratori nei Comuni (iscritti e cancellazioni anagrafiche di residenti) illustrato dalla Figura 10 mostra una evidentissima spaccatura tra il territorio del Comune di Milano, dove il saldo fra iscrizioni e cancellazioni è chiaramente positivo, ed il resto del territorio ex provinciale, in cui è nettamente prevalente la presenza di Comuni in cui il saldo è nullo e con una decina di Comuni sparsi nella provincia nei quali le cancellazioni sono state superiori alle iscrizioni.

Il tasso di natalità è il rapporto tra il numero di nati ogni mille residenti.

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Figura 16. Il saldo migratorio

Fonte: dati ISTAT 2013 17 Gli stranieri residenti nell’ex provincia di Milano sono 416.137 (circa il 13 per cento della popolazione totale) più della metà di essi risiede nel Comune di Milano (230.181) dove l’incidenza degli immigrati supera il 17 per cento della popolazione comunale (incidenze maggiori solo nei Comuni di , dove un terzo dei residenti è straniero, e , dove gli immigrati sono poco meno del 25 per cento). Nel resto dei Comuni milanesi l’incidenza della popolazione straniera è inferiore al dato medio (evidentemente influenzato dai valori di picco) a partire dal 16,49 per cento di fino al 3,33 per cento di .

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Figura 17. La popolazione straniera

Fonte: dati ISTAT 2013

La distribuzione del reddito (reddito imponibile delle persone fisiche ai fini Irpef) evidenzia nel territorio ex provinciale un’ampia prevalenza di Comuni in cui il reddito medio per contribuente si colloca nella fascia 21.440 – 23.300 euro, mentre a Milano ed in alcuni Comuni più prossimi al capoluogo il reddito medio si colloca nella fascia 27.500 - 36.600 euro; solo un paio di Comuni ( e ) si collocano nella fascia più alta compresa tra 36.600 e 46.567 euro.

Figura 18. Reddito medio per contribuente nella Città metropolitana di Milano

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’economia e delle finanze – anno fiscale 2012

Pertanto dalla lettura dei dati fisico morfologici, demografici e di composizione sociale fin qui esposti emerge chiaramente l’esistenza di una porzione di territorio che ha sviluppato tratti comuni negli aspetti 29 2018 – Studio/progetto di fusione Comuni di Vizzolo Predabissi – Colturano esaminati che, a partire dal Comune di Milano, si estende verso Nord Est in direzione della limitrofa provincia Monza – Brianza.

Nel seguito dell’analisi saranno esaminati altri aspetti utili alla definizione dell’area della Città metropolitana di Milano.

2.3 L’assetto funzionale e territoriale

La Legge 7 aprile 2014 n. 56 ha previsto “la costituzione di zone omogenee per specifiche funzioni e tenendo conto delle specificità territoriali, con organismi di coordinamento collegati agli organi della città”. La Città metropolitana di Milano, con delibera del Consiglio metropolitano n. 51 del 30 novembre 2015 ha adottato la suddivisione del territorio metropolitano in sette zone omogenee e il relativo regolamento di funzionamento. Le zone omogenee, che non comprendono il Comune di Milano sono state individuate secondo criteri di specificità geografiche, demografiche, storiche, economiche ed istituzionali e “costituiscono articolazione sul territorio delle attività e dei servizi metropolitani decentrabili della Città metropolitana con l’obiettivo di promuovere l’integrazione con gli analoghi servizi dei Comuni singoli o associati” (Figura 13). Figura 19. Zone omogenee nella Città metropolitana di Milano Fonte dati sulla popolazione (riferita al 1° gennaio 2014): ISTAT.

Immagine tratta dal sito web della Città metropolitana di Milano. Legge 7 aprile 2014 n. 56 recante “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di Comuni”, così come modificata dalla Legge 11 agosto 2014 n. 114, di conversione del D.L. 24 giugno 2014 n. 90;

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2.4 Le infrastrutture La mappa delle infrastrutture per la mobilità e la logistica presenti nel territorio regionale (Figura 15) evidenzia come tutta la rete sia molto incentrata sulla provincia di Milano e sul nodo principale costituito dal Comune capoluogo. Figura 20 Le infrastrutture per la mobilità nella regione Lombardia

Fonte: ISTAT 2014

La Figura successiva focalizzata sulla ex provincia di Milano evidenzia come la rete di metropolitana (in rosso) dai quadranti settentrionali si dipana al di là dei confini comunali dove sono inoltre localizzati tutti gli aeroporti (Malpensa, Linate ed Orio al Serio).

Nella cartina sono segnate in arancione le autostrade, in giallo le strade regionali, in blu le ferrovie, in rosso la rete metropolitana.

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Figura 21. Rete infrastrutturale per la mobilità nella Città metropolitana di Milano

Fonte: Città metropolitana di Milano

Il sistema di trasporto nell’area metropolitana di Milano. Nella Città metropolitana il sistema di trasporto di superficie dell'area metropolitana è costituito da 89 linee di bus, 11 linee tramviarie e da 8 linee ferroviarie metropolitane (SFM) da 5 linee di metropolitana e da 12 linee ferroviarie suburbane che collegano la città di Milano con i Comuni dell’hinterland, 6 delle quali utilizzano anche il Passante ferroviario infrastruttura quasi totalmente sotterranea che attraversa da Nord a Sud la città di Milano S1 Saronno - Milano Passante – Lodi S2 Mariano Comense - Milano Passante - Milano Rogoredo S3 Saronno - Milano Cadorna S4 Camnago Lentate - Seveso - Milano Cadorna S5 Varese - Milano Passante – Treviglio S6 Novara - Milano Passante – Treviglio S7 Lecco - Molteno - Monza – Milano S8 Lecco - Carnate - Milano Pta Garibaldi S9 Saronno - Seregno - Monza - Milano – S11 Chiasso - Como S.Giovanni - Milano Pta Garibaldi – Rho S13 Milano Bovisa - Milano Passante – Pavia

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La distribuzione delle strutture ricettive calcolata sia mediante il tasso di ricettività che l’indicatore di densità ricettiva evidenzia come i valori mediamente maggiori siano presenti nel Comune di Milano e nei Comuni di prima cinta. Figura 22. Tasso di ricettività nella Città metropolitana di Milano

Fonte: dati ISTAT Figura 23. Densità ricettiva nella Città metropolitana di Milano

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Flussi pendolari casa-lavoro-studio [fattore relazioni funzionali] I movimenti pendolari diretti su Milano evidenziano una capacità attrattiva del Comune capoluogo sul suo intorno che va naturalmente a decrescere al crescere della distanza; infatti la percentuale del flusso uscente sul totale degli occupati disegna una polarizzazione sul Comune di Milano che sfuma fino a rendersi insignificante per i Comuni più lontani dal capoluogo e che conferma il fatto che i Comuni del primo ring, e parte di quelli del secondo, insistono in maggior misura sul capoluogo. Figura 24. Flussi pendolari diretti sul Comune di Milano

2.5 Trasporto Pubblico Per il Comune di Colturano prestano servizio due aziende di trasporto pubblico su gomma. Autoguidovie Spa linee regolate da contratto di servizio con la Provincia di Milano:  linea z415 Milano - - LINE spa di Lodi regolato da contratto di servizio con Provincia di Lodi - linee scolastiche che transitano per Colturano per Lodi.  linea 11 - Lodi - Cervignano -  linea 12 - Paullo - Cervignano - Milano M3

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Fig. 25 – Trasporto Pubblico Colturano Autoguidovie SpA

Fig.26 – Trasporto Pubblico Vizzolo Autoguidovie SpA

Per il Comune di Vizzolo Predabissi pre- stano servizio due aziende di trasporto pubblico su gomma. Autoguidovie Spa linee regolate da contratto di servizio con la Provincia di Milano:  linea z415 Milano - Mediglia - Melegnano  linea z416 Melegnano - Vizzolo P. -  linea z417 Vizzolo P. (Ospedale) - Melegnano - Opera - Rozzano  linea z418 Paullo - Cervignano - Melegnano - Cerro al L.  linea z420 Milano - Melegnano LINE spa di Lodi regolato da contratto di servizio con Provincia di Lodi - linee scolastiche che partono o transitano da Vizzolo per Lodi.  linea 5 - Lodi - Tavazzano – Vizzolo  linea 13 - Codogno- Ospedaletto - Lodi - Dir.Vizzolo-Casalpusterlengo - Piacenza

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