IL MESSAGGERO VENETO 3 APRILE

Ipotesi dei : per la prima volta il partito a una donna Lei non commenta. E su Fb scrive: torniamo tra la gente Serracchiani in lizza per la segreteria Pd ultima tentazione dem di Anna Buttazzoni UDINE È l'ultima tentazione democratica. Svelata per "bruciare" un avversario o per volontà concreta, si vedrà. L'ultima tentazione si chiama Debora Serracchiani, lanciata nella corsa per la segreteria nazionale del partito. Il retroscena viene dal Corriere della Sera. Ed è capace di sparigliare le carte.Non è la prima volta che il nome di Serracchiani sai fa largo sulla scena nazionale. Da presidente del ha svolto anche il ruolo di vicesegretaria nazionale dei dem - nella prima era di - e poi di componente della segreteria - al secondo giro renziano - quando pochi avrebbero scommesso sulla sua riconferma. E lei ha giocato i due ruoli con abilità, come volto nazionale quando la situazione lo richiedeva. Eletta deputata Serracchiani punta a ritagliarsi un posto sul palcoscenico italico, ma come ancora non è dato sapere. L'idea di una sua candidatura al vertice dei democratici viene dalla necessità dem di rinfrescare l'immagine del partito, e viene covata nell'ala renziana dei dem. Uno scenario nel quale la mossa più facile è consegnare il Pd nelle mani di una donna, per la prima volta. Serracchiani non è certo l'unica, ma qualcuno è pronto a scommettere sul suo savoir-faire, in tv ma anche tra la gente. Ma l'ipotesi Serracchiani servirebbe anche a spiazzare i tanti avversari interni. Come dire no alla prima leader donna? I renziani, poi, non vogliono il reggente come segretario a tutti gli effetti, preoccupati che l'ex ministro all'Agricoltura possa favorire la linea del dialogo con il M5s e Leu. Eppure tra i fedelissimi di Renzi un'alternativa vera ancora non c'è. In campo è sceso Matteo Richetti, ma l'ex segretario non ha messo il suo imprimatur su quella candidatura. L'assemblea nazionale dem era programmata in aprile, ma con ogni probabilità slitterà a giungo. Un po' di tempo in più, quello che serve ai renziani per riorganizzarsi.Lei non commenta. Salvatore Spitaleri, invece, segretario regionale del Pd, predica pazienza. «Serracchiani sarà protagonista della stagione nazionale, come, vedremo. Ha sempre dimostrato tenacia e grande passione per la causa del Pd e avrebbe tutte le carte in regola per guidare il partito - commenta Spitaleri -. Ma aspettiamo almeno venga definito il percorso congressuale, perché per quanto riguarda la segreteria nazionale immagino un percorso di confronto, non dobbiamo avere fretta: il tema non è giocare alle figurine, ma cercare piuttosto di tracciare una linea politica rispetto a uno scenario europeo e nazionale profondamente mutato».La sua ultima riflessione politica Serracchiani l'ha affidata a Facebook sabato. Non accadeva da un po'. E forse quelle parole sono state la molla per l'ultima tentazione dem. Serracchiani ripete che il Pd si trova nella fase più difficile della sua storia e pone due problemi. «Posto che ora il Pd è oggettivamente un partito di opposizione rispetto alle forze che hanno ottenuto la grande maggioranza dei voti, bisogna chiarire a noi e agli italiani cosa vogliamo fare adesso, giorno dopo giorno e in prospettiva. Il no ad accordi con M5s o con la destra - scrive Serracchiani - non è pregiudiziale, è la logica conseguenza di una visione diversa del Paese. Quindi nessun Aventino, ma partecipazione diretta al dibattito politico per affermare, dall'opposizione, un'alternativa possibile. Il secondo problema, speculare al primo, riguarda esattamente questo: quale alternativa e come?». L'ex presidente propone un primo antidoto alla crisi dem. «Non si riparte disputando su questo o quel rituale interno del partito, né alimentando i soliti conflitti sterili. Il Pd torna a nascere andando di nuovo a mescolarsi con la gente, magari prendendosi gli insulti davanti ai supermercati. Per chi vorrà farlo, ci aspetta un lungo e doloroso viaggio, alla ricerca di un'identità perduta, di una ragione ideale e di uno spazio politico».

centrodestra

Mercato a Codroipo poi a Pordenone tra Interporto e Fiera UDINE Tra provincia di Udine e quella di Pordenone. È l'agenda organizzata per oggi dal candidato del centrodestra alla presidenza del Fvg, . Si parte alle 10 quando, per due ore, l'ex capogruppo della Lega alla Camera sarà al mercato di Codroipo. Alle 12, invece, è programmata una visita all'agrochimica codroipese. Alle 14 Fedriga cambierà provincia passando nella Destra Tagliamento dove il primo incontro sarà dedicato al Coni e ad alcune federazioni sportive a Pordenone, in viale Libertà, 73. Alle 15.30 Fedriga sarà a un vertice all'Interporto di Pordenone, mentre alle 17.30 in zona piazza Della Motta incontrerà alcune associazioni culturali del pordenonese. Il candidato del centrodestra alle 18.30 parteciperà alla presentazione delle liste di Autonomia responsabile, all'Hotel Moderno, mentre alle 20.30 incontro il pubblico alla Fiera in viale Treviso.

Dopo l'appoggio di Zaia a Fedriga il Patto con Cecotti ironizza sulla macro- regione Ira autonomista: il Veneto mette le mani sul Friuli

UDINE A chi dell'Autonomia fa una battaglia, richiamata con tanto di simbolo nella corsa per le Regionali, quell'endorsment proprio non è andato giù. Perché non si tratta semplicemente delle parole di un collega della Lega verso un collega dello stesso partito, ma del governatore del Veneto, Luca Zaia, che a Massimiliano Fedriga, candidato alla presidenza del Fvg per il centrodestra, garantisce più collaborazione tra le due regioni. Zaia ha diffuso un video in cui definisce Fedriga «l'uomo giusto per governare il Fvg» promettendo una serie di rapporti bilaterali e di collaborazioni di primo piano con il Veneto, perché le due realtà «devo essere e muoversi come gemelli siamesi». Apriti cielo. Sui social, su Fb in particolare, si sono scatenati gli autonomisti.«Luca Zaia festeggia la vittoria in anticipo e si prepara a mettere le mani sul Friuli Venezia Giulia con la complicità del suo gemello siamese Massimiliano Fedriga. È da tempo che favoleggia un'idea di macro-regione che è il contrario dell'autonomia. Attenzione elettori friulani, qualcuno vuole trasformare il vostro voto in un referendum per l'annessione del Friuli al Veneto», è il post di Patto per l'Autonomia, che sostiene la candidatura a governatore di Sergio Cecotti. Poche righe che danno il via ai commenti dei più tenaci sostenitori dell'autonomia regionale. Si va da poche parole - «del resto con Fedriga da Verona», ricordando la città natale del candidato - fino a chi ricorda la macro-regione del Nordest cara qualche mese fa al numero uno della Lega, Matteo Salvini. Macro-regione che qualche in qualche post non si disdegna affatto. E poi c'è chi prova a rovesciare la tesi, spiegando cioè che dovrebbe essere il Friuli ad annettere il Veneto. «Il modello di sviluppo caro al Veneto - aggiunge il candidato Tullio Avoledo - non è non sarà mai il nostro. Ai "schej" (che non sono certo per tutti e poi finiscono in fumo grazie a tipi come Zonin) preferisco aria sana e buon rapporto con l'ambiente: l'attaccamento e l'amore per la terra e le nostre radici è la via friulana al futuro». C'è anche chi prova a sostenere che sotto il Veneto si starebbe meglio, perché ci sarebbero più risorse a disposizione. Ma sono pochi.

IL LEADER DELLA LEGA

Salvini torna in Friuli il 9 aprile Tappe a Udine, Gemona e Sacile UDINE Matteo Salvini torna in Friuli per la campagna elettorale delle Regionali. Il leader della Lega, che ha scommesso sulla vittoria in Fruli Venezia Giulia, tirerà la volata al "suo" candidato alla presidenza, Massimiliano Fedriga, lunedì 9. Il programma non è ancora definito, ma, fanno sapere dallo staff di Fedriga, si svilupperà in cinque o sei tappe, da Udine a Pordenone. Ma Salvini passerà anche da Gemona, come annunciato ieri dalla consigliere regionale uscente e ricandidata alle Regionali, Barbara Zilli. «Sorpresa! Salvate la data, Amici! Lunedì 9 aprile di mattina, probabilmente - ha scritto Zilli su Facebook -, Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga saranno a Gemona. Incrociamo le dita». Il numero uno del Carroccio, riscopertosi acchiappavoti e capace di riempire le piazze soprattutto di giovani, toccherà le città al voto anche per le amministrative del 29 aprile. È probabile quindi che Salvini passi da Udine, da Gemona e da Sacile, privilegiando in questo primo tour friulano l'udinese e la Destra Tagliamento. Primo tour perché Salvini ha tutta l'intenzione di tornare in Friuli a ridosso della data delle elezioni, e quindi probabilmente durante la settimana prima del 29 aprile.L'ultima volta di Salvini a Udine è ben scolpita nella memoria dei leghisti. Era il 19 marzo e dopo un'accelerazione di Fedriga verso la candidatura a governatore, Forza Italia annunciò di aver scelto . Nel balletto di nomi bruciati a centrodestra, quello è stato il rush finale. Salvini nel pomeriggio fece tappa a Reana, quartier generale della Lega, preceduto da giornate di fuoco sui social, con il popolo padano che chiedeva l'incoronazione di Fedriga. Il leader della Lega si trovò di fronte la base leghista che protestava, prima a Reana e poi al Palamostre di Udine. Salvini chiese qualche ora e mercoledì 21 marzo, dopo una serrata trattativa con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, incoronò Fedriga. Ora Salvini vuole sbancare il Friuli.

31 MARZO

Un "termometro" misura l'efficienza dei Comuni

L'Anci vara uno strumento per valutare la sostenibilità dei servizi negli enti locali Il calcolo è basato su 70 criteri. Pezzetta: siamo i primi a ideare questo sistema di Maura Delle Case UDINE Piccolo uguale antieconomico? L'equazione è destinata a essere smentita da Anci Fvg che per valutare la sostenibilità dei servizi comunali nei 216 municipi della Regione ha "varato" il Comunometro. Lo strumento ha il merito di traghettare gli enti locali, ancora troppo ancorati a carta e obsolete pratiche burocratiche, nell'era 4.0 tanto cara al presidente dell'Anci regionale, Mario Pezzetta.Valutare l'adeguatezza dei singoli Comuni solo sulla base della popolazione residente è un errore. Anci lo sostiene da sempre. Almeno da quando, con la legge di riforma degli enti locali, l'amministrazione regionale ha posto a 10 mila abitanti il tetto per essere adeguati. Detto altrimenti: per svolgere in autonomia funzioni che la riforma attribuisce invece alla gestione associata delle Uti. Diecimila è però solo un numero, che non tiene conto delle tante peculiarità dei Comuni. Anci le raggruppa in tre marco ambiti - territorio, sostenibilità e gestione delle funzioni - da analizzare in maniera innovativa, con diversi indicatori variabili che vanno dalla struttura sociale all'altimetria dei comuni, dai dati occupazionali alla sostenibilità finanziaria (bilancio) e ancora all'efficienza ed efficacia dalle funzioni. Cinque criteri che messi a sistema dicono qualcosa in più rispetto all'asettico dato demografico. Consentono infatti di avere una rappresentazione più precisa del singolo Comune. Ebbene, non di cinque criteri si è accontentata Anci che, con l'aiuto di ComPa Fvg, ne ha individuati ben una settantina. Il territorio è così descritto in termini di benessere, di fabbisogno di risorse e valore del contesto; la sostenibilità dell'ente è calcolata in termini di equilibrio di bilancio, di rigidità strutturale, di investimenti e tempestività nei pagamenti; le funzioni in termini di efficacia, efficienza ed economicità. «Siamo andati a pescare da banche dati statali, regionali, di enti dei più diversi. Dati che sono tutti già disponibili ma che nessuno fin qui aveva messo a sistema», spiega Pezzetta illustrando il nuovo strumento che di fatto è pronto. Deve solo essere integrato di alcuni dati tecnici che i Comuni dovranno inviare entro il 30 aprile. Secondo Pezzetta il Comunometro è il primo nel suo genere in Italia. «Con il metodo formulato da Anci possiamo definire un riscontro scientificamente valido per rappresentare una mappa realistica dell'adeguatezza dei Comuni dell'intera regione. Il passo successivo sarà stabilire le soglie entro le quali definire l'effettiva idoneità della singola amministrazione - aggiunge il presidente -, che concorderemo con la Regione e l'assessorato alle Autonomie locali. Chiunque sarà il futuro legislatore potrà decidere se intraprendere un nuovo percorso di riforma o continuare con quello in atto, sulla base però di dati oggettivi».

Scatta il ribaltone ai vertici Dorino Favot è vicepresidente nell'associazione dei sindaci

UDINE Il rinnovo del Consiglio regionale si abbatte sul'Anci portando ai vertici dell'associazione regionale dei Comuni un gruppo di nuovi sindaci. Con le dimissioni da primo cittadino (lo prevede la legge elettorale Fvg nelle realtà con più di 3 mila abitanti) all'inseguimento di un seggio in piazza Oberdan, si ritrovano automaticamente fuori dall'esecutivo Anci gli ex sindaci Renzo Francesconi (Spilimbergo) e Piero Mauro Zanin (Talmassons), Roberto Ceraolo (Sacile) decade dal ruolo di consigliere nazionale, e Paolo Urbani (Gemona) da quello di componente del tavolo tecnico sull'extra- gettito Imu. Nel board associativo entrano Emiliano Canciani (Pavia di Udine) e Demis Bottecchia (Fanna), al consiglio nazionale vanno invece Daniela Pallotta (Duino Aurisina) e Michele Leon (San Giorgio della Richinvelda). Nuovo vicepresidente vicario è Dorino Favot, sindaco di Prata di Pordenone, subentrato a Francesconi.«La proposta di assumere un incarico così prestigioso mi ha fatto molto piacere - ha detto Favot -, ho subito accettato. Ringrazio il presidente, il segretario e tutto l'esecutivo per la fiducia che mi hanno accordato». Con entusiasmo e con la convinzione del ruolo, importante, che Anci può e deve giocare nella mediazione tra il legislatore e le amministrazioni locali. «Ho sempre sostenuto l'attività dell'associazione - ha aggiunto Favot - convinto che Anci sia la sede ideale di confronto, ma anche di costruzione del futuro assetto dei nostri Comuni, in una regione come la nostra variegata e ricca di peculiarità. Per i prossimi dodici mesi sarà fondamentale il contributo che l'Anci darà alla Regione nella rivisitazione di una riforma degli enti locali rispetto alla quale non c'è stata una corretta interlocuzione con i territori. Anci - conclude il primo cittadino di Prata di Pordenone - sarà chiamata a proseguire il pressing sul legislatore per sgravare i Comuni dagli eccessivi adempimenti burocratici e al contempo lavorare per mantenere coeso il sistema. Tutti temi sui quali mi impegnerò a fondo».(m.d.c.)

«Distribuzione della posta giornaliera»

VALVASONE ARZENE Decisione unanime sulla consegna della posta in consiglio comunale a Valvasone Arzene: non soltanto i restanti gruppi di minoranza hanno approvato l'ordine del giorno dei colleghi della lista Insieme per Valvasone Arzene, ma anche la stessa maggioranza. Il documento votato impegna il sindaco, in collaborazione con l'Anci regionale, a sollecitare la direzione delle Poste affinché si garantisca la distribuzione giornaliera della corrispondenza invece che a giorni alterni come avviene attualmente e che venga installato uno sportello Postamat in uno dei due uffici presenti sul territorio comunale (nel capoluogo e ad Arzene).«Una richiesta sulle cui intenzioni non si può che essere tutti d'accordo - ha commentato il primo cittadino Markus Maurmair - tanto che l'avevamo già presentata noi come maggioranza giusto un anno fa pari pari e io stesso avevo interessato all'epoca l'Anci regionale, senza che ci siano state novità in tal senso o sviluppi comunicatici dall'Anci medesima. Al contrario: sono state annunciati i nomi di ulteriori paesi che passeranno alla consegna a giorni alterni, mentre le Poste sembrano comunque godere di ottima salute nei bilanci». Sul fronte del Postamat il gruppo di minoranza aveva messo in evidenza come, non essendo attivo sul territorio comunale, per poterlo utilizzare i cittadini devono recarsi sino a 6 chilometri di distanza prima di trovarne uno. Su questa richiesta però potrebbero esserci prossimamente novità. «Dai riscontri avuti con le Poste - ha aggiunto il sindaco - sono intenzionati a installare un Postamat in ogni Comune da loro servito, quindi anche in uno dei due uffici postali presenti a Valvasone e Arzene dovremmo averlo prossimamente».(d.f.)

IL PICCOLO 3 APRILE

REGIONALI 2018»L'ANALISI di Diego D'Amelio TRIESTE Quattro candidati, quattro stili di comunicazione, in una campagna elettorale che entrerà nel vivo solo ora e che vede ancora languire gli annunci di proposte concrete per il Friuli Venezia Giulia. Una battaglia retorica a base di social network e presenza sulle tv locali, in cui comizi e manifesti sono un ricordo e dove le forze politiche giocheranno ruoli diversi a seconda della condizione di partenza. «La destra punterà sull'idea delle "macerie" e della "peggior presidente che il Fvg abbia mai avuto": un modo funzionale di polarizzare il dibattito», spiega l'esperto di comunicazione social, Enrico Marchetto, secondo cui «in regione la comunicazione del M5s è invece sempre sottotono, al contrario di quella nazionale, mentre il centrosinistra resterà prudente per fare meno danni possibile, anche se dovrebbe attaccare di più». Ciò che più colpisce è tuttavia, almeno per il momento, l'assenza di contenuti: per Marchetto, «sulla sanità non si entra ad esempio mai nei termini del problema. E così le promesse elettorali sposteranno poco, perché la parte emotiva ha il sopravvento sulla qualità del contenuto».Centrodestra Massimiliano Fedriga è attivissimo sui social da anni, in pieno stile Salvini. La pagina Facebook è la più seguita fra quelle dei candidati: 34 mila like, sospinti dalla presenza martellante in televisione garantita dal ruolo nazionale, che il leghista sfrutterà al massimo, cercando invece di ridurre al minimo i confronti diretti con gli avversari per non rischiare di intaccare la posizione di vantaggio. La campagna di comunicazione si avvarrà dello staff di sempre, capitanato da Demetrio Filippo Damiani, che per Fedriga ha pensato allo slogan "Io scelgo". Un riferimento sia alla decisione del candidato di «rispondere alla chiamata della nostra gente», sia alla scelta degli elettori di farne il prossimo presidente, dopo «i disastri del duo Serracchiani-Bolzonello», citati sempre insieme per evidenziarne la continuità. Il programma al momento conta principi generali, più che impegni precisi: sicurezza, lotta all'immigrazione, riorganizzazione della sanità, fiscalità di vantaggio, enti intermedi elettivi, logistica, sgravi fiscali per le assunzioni. Il simbolo della Lega oggi è vincente e fa bella mostra sul materiale elettorale assieme agli altri della coalizione, mentre il candidato insiste sulla «squadra» e sul non voler essere «uomo solo al comando».CentrosinistraSergio Bolzonello lancia la sfida al motto di "Al cuore delle cose, insieme". Il leader del centrosinistra è l'unico ad aver già sganciato la prima bomba elettorale, lanciando la misura di aiuto alle famiglie, e si impegna inoltre nella creazione di 10mila posti di lavoro, a ottenere l'autonomia scolastica e confermare l'esenzione del ticket sui farmaci. Dopo le sconfitte del centrosinistra, la campagna curata da Andrea Pierini e dall'advisor Stefano Origlia punta poco sulla valorizzazione del simbolo del Pd e mette in luce piuttosto l'impegno decennale come sindaco di Pordenone e i risultati raggiunti da assessore: impennata del turismo, creazione di occupazione, finanziamenti alle imprese. Certo, rimane l'imbarazzo di rivendicare i frutti della giunta Serracchiani e promettere nel frattempo un cambio di marcia su Uti e sanità. Non mancano poi le stilettate al centrodestra per il valzer del candidato, la dipendenza dalle volontà romane e l'assenza di proposte concrete. A questo Bolzonello cerca di contrapporre l'immagine di tecnico competente e pragmatico, accusando il centrodestra di immobilismo ai tempi della giunta Tondo.Cinquestelle Alessandro Fraleoni Morgera è un grillino atipico, assente dai social fino a pochi giorni fa. Ora ha una pagina su Facebook che non arriva a 400 like. Assieme al responsabile della comunicazione, Roberto Toffolutti, ha deciso di mantenere lo slogan "Partecipa, scegli, cambia", usato dal M5s alle politiche, nel tentativo di prolungare una campagna riuscita a livello nazionale per contenuti e risultati. Orgoglioso dunque l'utilizzo del simbolo, brand fondamentale per concentrare il consenso su un candidato sconosciuto. Rispetto al 2013, quando a parlare era autorizzato solo l'aspirante presidente, i pentastellati cambiano strategia e puntano sulla presenza dei singoli candidati, nel tentativo di superare il problema della loro scarsa conoscibilità sul territorio. Per il resto vige la visione francescana del Movimento: niente pubblicità a pagamento, ma tantissimi volantini, visto che ne sono stati già stampati 50 mila e altri sono in arrivo. Fraleoni qualche impegno lo ha già preso: abolizione del superticket, 50 milioni sull'edilizia scolastica, ricalcolo dei vitalizi dei consiglieri regionali col sistema contributivo. Il resto è repertorio classico cinque stelle: contrasto del precariato, riorganizzazione della sanità e delle Uti, acqua pubblica, rinnovabili, trasparenza e meno burocrazia.Patto per l'Autonomia Non pare infine ancora sceso in campo l'autonomista Sergio Cecotti. Nemmeno un sito web o una pagina Facebook. Figurarsi Twitter: il candidato non possiede nemmeno il cellulare. La pagina del Patto per l'autonomia si ferma a 1.750 like, è aggiornata di rado e ancora non riporta l'effigie del fisico udinese. Se si cerca il programma, ci si imbatte in quello per le scorse politiche. Il deludente risultato del 4 marzo non sta probabilmente motivando molto lista e leader.

i protagonisti Il leghista sempre connesso, il vicepresidente che punta sulla famiglia e il grillino atipico Alessandro Fraleoni Morgera è un grillino atipico, assente dai social fino a pochi giorni fa. Ora ha una pagina Facebook che non arriva a 400 like. Il suo slogan è "Partecipa, scegli, cambia"Massimiliano Fedriga è attivissimo sui social da anni, in pieno stile Salvini. La pagina Facebook è la più seguita fra quelle dei candidati: 34 mila like, sospinti dalla presenza martellante in tv Tra i quattro aspiranti Sergio Bolzonello è quello che finora ha più insistito sui contenuti, lanciando la misura di aiuto alle famiglie, la creazione di 10mila posti di lavoro e l'esenzione del ticket sui farmaci.

La presidente regionale uscente "sponsorizzata" dai renziani per il vertice Segreteria Pd, ipotesi Serracchiani di Lilli Goriup TRIESTE «Non ho nulla da dire». Taglia corto con un sms Debora Serracchiani di fronte all'ipotesi di una sua candidatura nella segreteria nazionale del Pd. Tra i renziani, intanto, c'è chi fa il tifo per lei. All'interno del partito non manca chi invece considera inverosimile la prospettiva di una linea di successione Renzi-Serracchiani. L'idea che la presidente dimissionaria della Regione possa ricoprire la carica di segretario del partito è stata avanzata per la prima volta nel giorno di Pasqua dal Corriere della Sera ed è subito stata ripresa dagli altri media. Stando ai media nazionali, i renziani starebbero valutando l'opzione di candidare Serracchiani per due ragioni. La prima consisterebbe nella volontà di dare un messaggio di rinnovamento, lanciando una donna. Una donna che, in quanto tale, sarebbe anche la prima a capo del partito: ecco il secondo motivo. Sarebbe infatti arduo opporsi all'ipotesi di una guida al femminile, per gli avversari interni, che rimarrebbero così spiazzati dalla mossa. Tra i renziani, come detto, c'è chi fa il tifo per lei. La ragione? Debora sarebbe una delle persone che più avrebbe la capacità di essere credibile, all'interno del partito, e di rinsaldare di conseguenza i legami della comunità dem. È comunque presto per la parola definitiva: stando alle voci, ci si starebbe orientando per scegliere il nome solo dopo le consultazioni con il presidente della Repubblica. Ma nel partito c'è anche chi, al contrario, trova irrealistica l'ipotesi di un Pd a guida Serracchiani, pur non esprimendo giudizi di valore sul tema. Chi ci avesse creduto sarebbe cascato in una boutade di Renzi: spesso l'ex segretario butterebbe lì delle ipotesi per vedere l'effetto che fanno, secondo chi è abituato a osservarne l'operato. A Roma, inoltre, i rapporti tra Serracchiani e Renzi sarebbero considerati dai più «molto tesi», ultimamente: si vocifera che lei avrebbe parlato male di lui, tanto da essere considerata quasi orlandiana negli ultimi tempi. Se ciò fosse vero, sarebbe «stranissimo» che l'area renziana possa puntare sulla governatrice uscente del Friuli Venezia Giulia. Serracchiani, nel frattempo, non rilascia dichiarazioni. Ieri pomeriggio non è risultata raggiungibile al telefono. In serata ha risposto a un sms, scrivendo: «Non ho nulla da dire. La ringrazio e le auguro buon lavoro, buona serata».

IL GAZZETTINO

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