A.4 Relazione Archeologica
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Documento di valutazione archeologica preventiva. Valutazione dell’impatto archeologico per la realizzazione di un impianto eolico in territorio di Banzi (Potenza), località Panetteria. Premessa metodologica. La presente relazione di valutazione dell’impatto archeologico, commissionata dalla WINP S.r.l, è stata redatta in conformità alle direttive proposte dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in base alla normativa vigente (ex L. 25/06/2005, n. 109; D.L. 12/04/2006, n. 163), e divulgata attraverso il format messo a disposizione dallo stesso Ministero per gli operatori abilitati. E’ stata operata una sistematica ricerca delle fonti d’archivio, supportata da un’accurata analisi bibliografica, al fine di reperire tutta la documentazione disponibile. In particolare, la ricerca d’archivio e soprattutto la raccolta del materiale cartografico sono state condotte presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata (sede centrale di Potenza e sede di Melfi) e presso il Comune di Banzi (Ufficio tecnico). Per quanto riguarda la ricerca bibliografica, invece, è stato sottoposto a spoglio tutto il materiale edito relativo a Banzi, ovviamente con particolare riferimento alla documentazione archeologica (si veda la bibliografia);1 in aggiunta, sono state controllate anche le diverse fonti di archivio e le varie notizie sulla storia della città. Il lavoro è stato condotto tracciando un breve profilo storico-archeologico del centro lucano, articolato mediante descrizioni in dettaglio delle evidenze archeologiche documentate e di quelle variamente segnalate, ossia di tutte le testimonianze archeologiche note. Va sottolineato che sono state inserite anche le segnalazioni dei rinvenimenti più significativi e indicate le tracce archeologiche più importanti, indiziate attraverso le ricognizioni di superficie, citate nelle varie pubblicazioni specifiche. Si tratta ovviamente solo di menzioni, inserite nel discorso generale dell’inquadramento archeologico del sito oppure nella sezione relativa alle testimonianze archeologiche, in quanto non possono essere oggetto di più diffuse descrizioni, poiché sono state soltanto segnalate e non sono ancora completamente edite. Un breve paragrafo 1 Per quanto riguarda la compilazione della bibliografia, va detto che non sono state seguite le indicazioni fornite dal Format per la redazione del Documento di valutazione archeologica preventiva; ma si è preferito utilizzare i criteri generalmente impiegati nelle pubblicazioni archeologiche, in quanto il numero dei testi utilizzati non avrebbe reso efficace e facile da consultare l’apparato relativo alle indicazioni bibliografiche. 1 è stato riservato alle testimonianze di età medievale, che coincidono poi con la storia dell’abbazia. In aggiunta, è stata condotta un’analisi del territorio con particolare attenzione riservata al settore individuato per l’installazione dell’impianto eolico. Sono stati effettuati, inoltre, diversi sopralluoghi, con l’obiettivo di conoscere e monitorare l’area individuata per l’istallazione del parco eolico. Cenni relativi al parco eolico. Il progetto del parco eolico prevede l’impianto di 18 aerogeneratori in località Panetteria, con uno sviluppo da ovest verso est (territorio di Bufalaria, lambendo il territorio di Serra della Ruca fino al confine con Piano della Madama Giulia, allegato 1). L’installazione prevede la realizzazione di un articolato sistema che interessa una vasta area, dal punto di vista morfologico tabulare. Per la realizzazione del parco eolico, come già detto, saranno installati in totale 18 aerogeneratori (fig. 1), collocati sulla parte pianeggiante dei rilievi collinari che interessano l’area, a 530 m.s.l.m. Saranno altresì realizzate 18 piazzole funzionali all’innesto e alla manutenzione degli aerogeneratori, collegate mediante piste carreggiabili e cavidotti interrati, da realizzare in parte mediante innesti e operazioni di scavo di varia profondità in base allo spessore dell’humus. fig. 1 Posizionamento degli aerogeneratori su IGM 1:25.000. 2 Inquadramento geografico e geologico. Banzi è collocata nel settore settentrionale della Basilicata (fig. 2, allegato 2), presso il confine con la Puglia, a sud rispetto a Venosa (Pz), dalla quale dista circa 30 km, e Palazzo S. Gervasio (Pz), a nord rispetto a Genzano di Lucania e Forenza (Pz), i centri più vicini oltre a Spinazzola (Bt). La città sorge su un’altura pianeggiante (559 m.s.l.m.), affiancata dal torrente Banzullo, affluente di sinistra del Bradano. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di colline con ampie aree pianeggianti densamente sfruttate per scopi agricoli e zone boschive. Sono presenti anche diverse fig. 2 sorgenti e corsi d’acqua. Dal punto di vista geologico, in aggiunta, il territorio comunale di Banzi ricade nell’area afferente il ciclo deposizionale plio-pleistocenico, ossia il ciclo di sedimentazione dell’Avanfossa Bradanica, costituito dai Conglomerati e Arenarie di Oppido Lucano. Il settore interessato dall’impianto del parco eolico è stato oggetto di indagini geologiche finalizzate allo studio e alla definizione delle caratteristiche idrogeologiche dell’area. L’indagine –condotta effettuando due carotaggi a una profondità di 30 m dal piano di campagna–, non ha rivelato la presenza di particolari fenomeni di instabilità ed ha confermato le caratteristiche morfo- geologiche del comparto di Banzi. 3 Analisi dell’ambiente antropico: inquadramento storico-archeologico. Il sito di Banzi é ubicato nella zona nord-orientale della Basilicata (fig. 2), sul versante orientale del settore medio-bradanico, in un’area particolarmente significativa già a partire dall’età arcaica, in quanto trade d’union del sistema insediativo che fa capo all’area centrale della regione, abitata dalle genti cosiddette “nord-lucane”, e prossima alla vicina Puglia, con Dauni e Peuceti. In questo punto nevralgico, infatti, verrà inserita una colonia latina, Venusia, fondata nel 291 a.C, che costituisce, come sostiene A. Bottini, la premessa per il protrarsi della vita di Bantia fino all’età medioevale. Le attestazioni più antiche sono databili al VIII-VII sec. a.C. L’abitato era organizzato in nuclei di capanne e necropoli disposte sulle varie colline, a nord-est e nord-ovest dell’area urbana moderna (Mancamasone, Fontana dei Monaci, area della Badia, Pezza La Rena, Piano Carbone). In età preromana, l’area densamente abitata corrispondeva all’attuale centro urbano, l’antica Bantia che le fonti letterarie collocano alternativamente in Lucania e in Apulia.2 Si tratta del tipico insediamento daunio, caratterizzato da numerosi nuclei di abitato e necropoli posti su un sistema collinare, cinto da aggere in grosse pietre e fossato probabilmente già dall’inizio del III sec. a.C. In età arcaica e classica il sito presenta una maggiore articolazione, basata sempre sul sistema collinare costituito da Piano Carbone, dall’area della Badia, da Mancamasone, Fontana dei Monaci e Montelupino. Come emerge dalle recenti indagini effettuate nel territorio, gli insediamenti del IV sec. a.C. –ubicati nelle aree limitrofe rispetto all’attuale centro urbano– sono testimoniati da piccole fattorie, strutturate come la più grande villa in contrada Mancamasone, della quale si parlerà in seguito. Con la conquista romana e la fondazione di Venusia,3 l’insediamento indigeno di Bantia presenta numerosi segni di un precoce e progressivo cambiamento. Il comprensorio bantino viene così inserito nel territorio della colonia, diventandone il settore periferico, zona di frontiera e confine tra il territorio lucano e l’area peuceta; settore significativamente strategico, in quanto posto a controllo dell’alta valle del Bradano. Dopo la fondazione della colonia latina, infatti, il centro indigeno sopravvive, seppure in tono minore, alla destrutturazione del territorio e conserva la propria autonomia, rientrando comunque nell’orbita romana. L’importanza dell’intero comprensorio è testimoniata anche del fatto che, secondo le fonti, nel territorio di 2 Orazio Carmina III, 4, 15; Livio XXVII, 25, 13; Plutarco, Marc., XXIX; Plinio, Naturalis Historia, III, 98. 3 Sulla fondazione di Venosa e in genere su Venusia romana si veda T. Giammatteo, Spolia. Il riuso dell’antico a Venosa, Lavello 2001, pp. 13-18. 4 Venosa, precisamente tra Banzi e Venosa, ebbe luogo lo scontro tra M. Claudio Marcello e Annibale (208 a.C.), nel corso del quale perse la vita il console Marcello, seppellito in loco.4 Per quanto riguarda la nuova strutturazione del sito, in questa fase, si registra una trasformazione di carattere urbano con una notevole riduzione dell’area occupata in precedenza (si passa da 200 ha occupati a soli 29 ha), della quale rimangono soltanto i nuclei insediativi di Badia e Montelupino. Attestazioni provengono dalla zona dell’attuale Badia, infatti, caratterizzata dalla presenza di un quartiere abitativo –attestato dal rinvenimento di resti di strutture abitative–, dal templum augurale, ispirato alla tradizione romana, e dalla zona di Montelupino con un quartiere abitativo organizzato su assi viari regolari. Si tratta di una nuova strutturazione, che fa capo ad una vera e propria programmazione urbana, a cui fa eco anche una nuova organizzazione amministrativa, come dimostra la Tabula Osca bantina,5 che testimonia come la civitas libera bantina, divenuta municipium (80-60 a.C.), si sia dotata di uno statuto costituzionale ispirato alla vicina Venusia. Il templum augurale costituisce una testimonianza di eccezionale valore, sul quale occorre soffermarsi. Composto da nove cippi, rinvenuti