La Strage della circonvallazione L'attentato mafioso che venne messo in atto a il 16 giugno 1982 è conosciuto come la strage della circonvallazione. Il sanguinoso fatto si svolse in Viale della Regione Siciliana, all’altezza del civico 9201 (direzione ), 500 metri prima dello svincolo per Sferracavallo. Vittima designata era il boss catanese Alfio Ferlito, che doveva essere trasferito da Enna al carcere di Trapani. Insieme a lui però morirono nell'agguato tre della scorta (Salvatore Raiti, Silvano Franzolin e Luigi Di Barca), tutti in servizio presso il Comando Stazione di Enna e il ventisettenne Giuseppe Di Lavore, autista della ditta privata che aveva in appalto il trasporto dei detenuti, il quale aveva sostituito il padre. Il mandante di questa strage fu Nitto Santapaola, che da anni combatteva contro Ferlito una guerra per il predominio sul territorio etneo e che fu aiutato dai «corleonesi» di Totò Riina. Quel giorno un commando di sicari (alcuni sono ancora vivi, altri sono morti, altri latitanti o scomparsi con la lupara bianca), armati di kalashnikov, spararono centinaia di colpi per ammazzare Alfio Ferlito, che era a bordo di una Mercedes, massacrando anche tutti i componenti del convoglio. Solo dopo vent' anni dall’eccidio, e grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti che parteciparono alla strage si conobbero gli esecutori materiali: Francesco Paolo Anzelmo, Calogero Ganci, Salvatore Cucuzza, tutti e tre poi pentiti, e i boss Antonino Madonia, Antonino Lucchese e Giuseppe Greco "Scarpuzzedda", ucciso alcuni anni dopo. In un primo momento il detenuto Ferlito doveva essere tradotto dal carcere ennese in treno e non in automobile come poi avvenne. E Cosa nostra non si impensierì più di tanto perché quell' omicidio doveva essere compiuto a qualunque costo, anche all' interno della stazione ferroviaria dove le condizioni di agibilità sarebbero state molto più difficoltose per i killer incaricati di eliminare il boss catanese. Anzi si pensò a un'azione clamorosa di tipo terroristico: Ferlito doveva essere ucciso alla stazione centrale o alla stazione periferica di Villabate. Venuti a sapere da una talpa che il detenuto sarebbe stato trasportato in macchina, si decise come posto la circonvallazione. Quel giorno toccò al generale Carlo Alberto dalla Chiesa, da meno di due mesi diventato Prefetto di Palermo, prima di essere a sua volta assassinato in un altro vile assalto mafioso insieme alla moglie Emmanuela Setti Carraro e all' agente di scorta Domenico Russo, rendere il commosso omaggio ai suoi carabinieri uccisi. Quella strage non era soltanto una sfida lanciata al prefetto dalla Chiesa, ma anche un nuovo capitolo della dimostrazione di forza stragista di Cosa nostra che poteva agire impunemente, godendo di appoggi e di preziose informazioni provenienti da talpe annidate in ogni posto, senza alcun timore di coinvolgere nella tracotante azione stragista anche le forze dell'ordine. Ecco le vite spezzate dalla barbarie mafiosa: Silvano Franzolin Silvano Franzolin nacque a Pettorazza Grimani in provincia di Rovigo il 3 aprile 1941. Era un appuntato dei carabinieri e svolgeva servizio presso la stazione di Enna. E’ intitolata alla memoria dell'Appuntato Franzolin la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Lendinara e la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Assoro; il centro sportivo di Pettorazza Grimani; la sezione dell’A.N.C. di Adria (RO) e la scuola secondaria di primo grado di Pettorazza Grimani. Nella primavera di quest’anno è stata intitolata alla sua memoria la “Casa della legalità Villa Valente Crocco”, struttura confiscata alla mafia ed in uso all’associazione “Centro Documentazione Polesano”. Non possono far riflettere alcuni struggenti pensieri espressi dalla figlia Maura in suo ricordo: “…ogni anno è come una poesia crudele imparata a memoria negli anni che torna a massacrarti il cuore e l'anima. Io posso solo aggiungere i ricordi del mio amorevole papà, i ricordi di quel giorno prima che mi fosse portato via per sempre, i ricordi della sua foto sopra una bara e del triste rituale per l'ultimo saluto. La consapevolezza, a solo 5 anni, che ciò che ami e che ti dà amore non ci sarà mai più. L'ingiustificata crudeltà dello spezzare una vita, appropriandosi anche del destino di coloro che sono legati ad essa. Ho visto la mia famiglia cadere in un baratro. Ti resta un vuoto incolmabile a cui ti abitui, ma la sua mancanza la senti quotidianamente e ti poni, anche dopo 36 anni, sempre la stessa domanda chissà come sarebbe adesso, lo immagini anziano con qualche ruga sulla fronte che gioca con i nipotini come una volta faceva con me. Dopo tanti anni ti resta solo il ricordo del pochissimo tempo passato insieme e continui a sognare una vita passata insieme.”

Luigi Di Barca Luigi Di Barca nacque a Valguarnera Caropepe (EN) il 10 aprile 1957. Anche lui svolgeva servizio presso la stazione carabinieri di Enna. “Carabiniere scelto Luigi Di Barca” è il nome dato nel 2007 alla caserma dei carabinieri di Valguarnera Medaglia in sua memoria.

Salvatore Raiti Salvatore Raiti nacque a Siracusa il 6 agosto. Come i suoi colleghi era in servizio presso la stazione carabinieri di Enna. Dal 13 maggio 2009 è intitolata alla memoria del carabiniere Raiti la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Nissoria. Lo Stato ha onorato il loro sacrificio con il conferimento della Medaglia d'oro al merito civile e con il riconoscimento concesso a favore dei loro familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99.