CRITICAsociale ■ 3 1-2 / 2011

120 anni di in 150 anni di Unità d’Italia

■ LA TESTIMONIANZA DI MASSIMO PINI: “DOPO IL MIDAS MI INCARICÒ DI RIDARE VITA ALLA RIVISTA” QUANDO CRAXI NEL 1976 SALVA LA CRITICA SOCIALE

Massimo Pini mio delle Provincie Lombarde, ed infine la Edilnord. Per chiedere il sostegno pubblicita- el numero del gennaio 1975, rio, mi ero recato personalmente negli uffici di N la fotografia di un comizio di Berlusconi a Foro Buonaparte 24, su indica- Luciano Lama, il segretario zione di . Berlusconi, all’epoca comunista della CGIL, risaltava sulla coperti- noto soprattutto come costruttore di Milano na di “La Critica Sociale”, una rivista senza Due, sostenne la “Critica” e anzi ne ospitò gli pretese stampata su carta giallina. Nell’inter- uffici per un certo periodo. “Non ci pare ca- no, un avviso riquadrato informava i lettori suale”, chiarì Carlo Tognoli alla presentazione, che “con questo fascicolo, ‘La Critica Sociale’ “che questa gloriosa testata alla quale è legato sospende temporaneamente le pubblicazioni: il patrimonio più alto e migliore della tradizio- così ha deciso il suo consiglio di amministra- ne laica, riformista, umanitaria del socialismo zione prendendo atto che mancano i mezzi per italiano e, crediamo, non solo italiano, ricom- continuare...”. paia in questo momento che è di generale ri- La direzione della rivista - composta dallo presa e considerazione critica delle linee por- storico Ugoberto Alfassio Grimaldi e da Reno tanti e delle matrici culturali del socialismo nel Ferrara, condirettore - ricordava che nel lon- nostro Paese”. Il direttore Alfassio Grimaldi ci tano ottobre 1926 essa aveva dovuto sospen- tenne a ribadire: “Non siamo una rivista del dere le pubblicazioni perché “ormai la bestia partito socialista come ‘Mondo Operaio’, ma fascista imperversava, e dovevano passare di- dell’area socialista. Perciò saremo aperti alla ciannove anni prima che questa voce ripren- di Salvador Allende in Cile: non si può gover- gica per la prospettiva del “compromesso sto- collaborazione di tutte le componenti laiche e desse a parlare”. Certamente quindi non era di nare un paese nel mondo occidentale con una rico”. Nel contempo, Craxi aveva un occhio cattoliche della sinistra non comunista...”. buon auspicio che proprio nel momento in cui maggioranza del 51%, ma solo con ampie coa- molto attento per gli equilibri interni del suo “il fascismo risorge e minaccia”, le forze so- lizioni, quale avrebbe potuto essere quella tra partito: divenuto segretario del PSI nel comi- Quella dichiarazione faceva capire fin trop- cialiste e democratiche non apparissero in gra- DC e PCI. tato centrale del luglio 1976, dopo la sconfitta po chiaramente ciò che bolliva in pentola nei do di “tenere in piedi viva e vitale la testata Alle elezioni amministrative del 15 giugno di De Martino alle elezioni politiche, egli si rapporti fra PSI e PCI, una vera e propria sfida gloriosa della “Critica”. 1975, il voto sembrò dar ragione alla proposta era posto il problema di una pubblicazione pe- culturale prima ancora che politica. La critica E così concludevano i due direttori: “È un del “compromesso storico”: il PCI arrivò al riodica da affiancare a “Mondo Operaio”, il al dogmatismo sovietico, l’accentuazione del fatto che porta a meste considerazioni: quasi 33,4% contro il 12% dei socialisti, il cui amaro mensile orientato verso la sinistra di Riccardo carattere pluralistico ed aperto della futura so- ci vedessimo innanzi agli occhi Turati e Fara- commento fu: “Noi abbiamo scosso l’albero e Lombardi. Poiché io controllavo una casa edi- cietà socialista, la riconsiderazione del rappor- velli costretti a riprendere la via dell’esilio”. loro hanno raccolto i frutti”. In seguito alla trice, la SugarCo, e facevo parte da dieci anni to libertà-giustizia sociale, l’intero tessuto in Quell’ultimo numero riportava tra le sue pa- sconfitta della DC, passata dal 38,8% al del circolo dei suoi amici intimi, Craxi mi pro- cui si era venuta articolando la trama del revi- gine la pubblicità di alcuni istituti bancari: la 35,3%, Amintore Fanfani venne rovesciato e pose di acquistare le quote della “Critica So- sionismo socialista erano “oggi più che mai”, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, gli subentrò alla segreteria politica Benigno ciale” dai soci, tra i quali Giannino Parravici- aveva concluso Carlo Tognoli, “di fronte alla il Banco di Napoli e l’IRFIS, un istituto di cre- Zaccagnini. Ora che DC e PCI raccoglievano ni, Reno Ferrara e Piero Caleffi, l’autore di “Si attenzione della cultura di sinistra e ricevono dito siciliano. Era quello il risultato degli sfor- insieme il 70% dei suffragi, le prospettive per fa presto a dire fame”, gravemente malato. Si continui apporti di analisi e contributi da parte zi di Giannino Parravicini, il socialdemocrati- il PSI si facevano sempre più inquietanti: al trattava di una missione complessa, perché i degli esponenti intellettuali più avvertiti”. co presidente del Banco di Sicilia, e all’epoca Comitato centrale del 10 luglio 1975 Bettino soci, dopo la chiusura della rivista, non inten- Nel numero del 26 agosto 1977 “La Critica il più illustre dei soci della “Critica”, se si Craxi, all’epoca vice-segretario e capo della devano cedere il controllo della testata che si Sociale” riportava la “mappa del potere” nella esclude Giuseppe Faravelli, direttore per lun- corrente autonomista che si riferiva a Pietro era posizionata storicamente fra socialisti e so- RAI, dopo la lottizzazione voluta dai comuni- ghi anni dopo Ugo Guido Mondolfo che aveva Nenni, volle lanciare un messaggio chiaro a cialdemocratici, non escludendo un interesse sti col nuovo consiglio di amministrazione fatto rinascere la rivista il 15 settembre 1945. tutti, comunisti per primi: “Insisto nel sottoli- verso i laici e i repubblicani di . presieduto dal socialista frontista Paolo Grassi. E proprio alla memoria di Giuseppe Fara- neare il carattere determinante che ha, deve D’altra parte il ruolo di segretario del PSI ri- La polemica con i comunisti si ampliava quin- velli, da poco scomparso, era stato dedicato il avere e dovrà avere il nostro partito”. coperto con tanta passione ed attivismo da di dalla disputa ideologica alle ben più concre- numero del dicembre 1974 della “Critica So- Milano, città di Turati, della Kuliscioff, del Craxi dal luglio 1976 sembrava fin dall’inizio te questioni del controllo di quotidiani e del ciale”, a cura di Virgilio Dagnino. Venuto a sindaco Caldara, era stata la capitale del socia- contestato al punto che un capo-corrente del- monopolio televisivo. Il PCI reagì per la penna mancare Faravelli, la rivista si rivolgeva ai let- lismo riformista; a Milano aveva iniziato le l’epoca, Claudio Signorile, erede politico di di Elio Quercioli, responsabile per il partito del tori e ai simpatizzanti, chiedendo aiuto, perché pubblicazioni nel 1891 “La Critica Sociale”, Lombardi, aveva dichiarato: “Se non marcerà settore dell’informazione, il quale tacciò di la ‘Critica Sociale’ viva”. 15.000 lire annue un anno prima che a Genova venisse fondato lo faremo fuori in tre mesi”. “qualunquistiche” le critiche; e non mancò un per un abbonamento sostenitore, 6.000 per un il Partito socialista italiano. e corsivo anonimo ne “L’Unità” che additava ordinario... Per la verità, tra l’autunno del 1974 Anna Kuliscioff avevano rilevato una testata Alla fine però riuscii a portare sotto il con- come “pericolose” certe iniziative. Nonostante e il biennio 1975/6 non era il fascismo a risor- letteraria che si chiamava “Cuore e Critica”, trollo della mia casa editrice tutte le quote de l’eurocomunismo, lo stalinismo di fondo non gere e a minacciare, ma semmai il comuni- trasformandola nella “Critica Sociale”, sino a “La Critica Sociale”, e venerdì 29 aprile 1977 riusciva a mascherarsi. smo: la variante nazionale di un fenomeno farla divenire, ricorda Carlo Tognoli, “un luo- alla Villa Comunale di via Palestro a Milano Il 14 gennaio 1978 usciva nuovamente la globale alquanto pericoloso per la pace, anche go d’incontro della cultura di sinistra”. si svolse la cerimonia di presentazione della “Critica”; da allora sono trascorsi altri trenta- se senescente. In seguito al successo riportato Ma nel 1975 a Milano il PCI era il primo nuova serie del quindicinale, con una grafica trè anni, e ancora oggi la rivista - dopo 120 an- dal referendum per la abrogazione del divor- partito, con 25 seggi nel consiglio comunale, moderna e completamente rinnovata. Erano ni questo 15 gennaio - è viva e vitale. E’ una zio, voluto dal segretario della DC Fanfani, e contro i 22 della DC, i 12 del PSI e cinque del presenti il sindaco di Milano Carlo Tognoli, delle più antiche testate italiane, testimone e alla valanga di NO che aveva raggiunto quasi PSDI. Armando Cossutta, responsabile nel Umberto Dragone vicepresidente della Lega punto di raccolta della tradizione socialista. il 60% dei votanti, il Partito socialista era di- PCI degli enti locali, ai primi di luglio elaborò delle Cooperative, il filosofo Riccardo Bauer Essa è sopravvissuta alla tragica fine del ventato, nonostante la mitezza del suo segre- la formula delle “giunte aperte”, un metodo e il giornalista Italo Pietra, tra gli altri. La ri- Partito socialista italiano, distrutto e costretto tario , sempre più mo- per arrivare al “compromesso storico” metten- vista, diretta dallo storico Ugoberto Alfassio alla diaspora dal colpo di Stato di “mani puli- vimentista. Il centro-sinistra era davvero finito do da parte le “giunte rosse”, vale a dire for- Grimaldi e con la condirezione di Reno Ferra- te”: ed oggi rappresenta forse l’unico punto di dopo oltre dieci anni, e il certificatore del de- mate con maggioranze che escludessero i de- ra esecutore testamentario di Faravelli, ricor- coagulo di una rinnovata organizzazione dei cesso fu il ministro delle Finanze, il socialde- mocristiani. Nell’ombra Bettino Craxi mano- dava dunque la direzione della vecchia serie, socialisti. Fu dunque profeta Bettino Craxi mocratico Mario Tanassi, alle ore 19,30 del vrava: il suo disegno consisteva nel far fallire nel nome e nella memoria di Giuseppe Fara- quando, nel corso della estate del 1976, mi dis- primo ottobre 1974. a Milano la “giunta aperta” e spingere i demo- velli al quale era stato dedicato il numero 1/2 se: “Bisogna ridare vita alla ‘Critica Socia- cristiani all’opposizione. E fu proprio ciò che del 1977, fuori commercio e destinato agli ab- le’... Ricorda bene: è la cosa più importante Lo scandalo dei petroli, scoppiato nell’au- accadde: come sottolinea Carlo Tognoli, il bonati. Dal numero 4 del 27 maggio 1977 però da fare in questo momento...”. Il suo messag- tunno del 1974, portò a conoscenza della opi- quale sarà eletto sindaco di Milano dopo le Ferrara lascerà la condirezione: Umberto Gio- gio è stato e sarà accolto. La “Critica”, la più nione pubblica il finanziamento da parte della elezioni politiche del 20 giugno 1976, era ne- vine diventerà capo-redattore, e confermata la antica rivista italiana, ha vissuto e vivrà, nel- Unione petrolifera di tutti i partiti, escluso il cessario far saltare ogni possibile intesa fra co- direzione responsabile di Ugo Intini. l’auspicio che attorno ad essa facciano fronte PCI: era l’inizio della “questione morale”. Pe- munisti e DC, che avrebbe messo fuori gioco Il numero tre del 13 maggio 1977, presen- non solo le memorie, non solo la storia del mo- rò lo stesso PCI aveva offerto alla DC la scap- i socialisti. Il capolavoro di Bettino Craxi fu tato a Milano alla Villa Comunale, era dedica- vimento dei lavoratori, non solo le analisi patoia del “compromesso storico”, la formula di avere costruito addosso ai berlingueriani to alle elezioni europee, ed aveva nel suo in- grandiose che si trovano nella raccolta che pre- inventata da Enrico Berlinguer e dai suoi ac- l’immagine di un successo tattico - la “giunta terno quattro inserzionisti di pubblicità: la sentiamo, ma le diaspore socialiste finalmente coliti cattocomunisti, e ispirata dalla tragedia rossa” - che era in realtà una sconfitta strate- Mondadori, la CBS Sugar, la Cassa di Rispar- riunite nel nome di Turati, Nenni e Craxi. s