Muntagne Noste 3

La Rivista dell’Intersezionale Val Susa e Val Sangone si avvale della volontaria collaborazione dei soci delle sezioni e di tutti gli appassionati. La pubblicazione viene distribuita gratuitamente a tutti i soci delle sezioni dell’Intersezionale. La redazione si riserva la proprietà assoluta di quanto pubblicato in originale e ne consente l’eventuale riproduzione con l’obbligo della citazione dell’autore e della rivista. Gli articoli firmati comportano ai rispettivi autori ogni responsabilità sul contenuto mentre quelli non firmati si intendono pubblicati a cura della redazione.

Direttore: Carlo Cantamessa Presidente Intersezionale: Piero Scaglia Segretario: Claudio Min Edizioni e marketing: Servizi Editoriali - (To) - tel. 011.4059119 Impaginazione: Rosa Zecchino Stampa: Giglio Tos s.r.l. - (To)

SEZIONI DELL’INTERSEZIONALE VAL SUSA - VAL SANGONE

ALMESE Via Roma 4, 10040 - Apertura: mercoledì ore 21 www.caialmese.it Presidente: Giuseppe Isabello Anno di fondazione: 1975 (fino al 1977 sottosezione di )

ALPIGNANO Via Matteotti 10, 10091 ALPIGNANO - Apertura: venerdì ore 21 Presidente: Doretta Cattaneo www.caialpignano.it - Anno di fondazione: 1955

AVIGLIANA Piazza Conte Rosso 11, 10051 - Apertura: venerdì ore 21 Reggente: Valter Zinzala Anno di fondazione: 1972, sottosezione di Alpignano

BARDONECCHIA Piazza Europa 8, 10052 - Apertura: giovedì ore 21 Presidente: Piero Scaglia www.caibardonecchia.it - [email protected] - Anno di fondazione: 1972

BUSSOLENO Borgata Grange 20, 10053 - Apertura: venerdì ore 21 Presidente: Osvaldo Vair www.cai-bussoleno.it - Tel. 0122.49.461 Anno di fondazione:1924

CHIOMONTE Via V. Emanuele 38, 10050 - Apertura: sabato ore 21 Presidente: Valentina Jacob Anno di fondazione: 1970 (fino al 1977 sottosezione di Torino) e-mail: [email protected]

GIAVENO Piazza Colombatti 14, 10094 - Apertura: merc. ore 21, giov. ore 21 Presidente: Rosanna Pavanello (speleo) www.caigiaveno.com - Tel. 011.9378002 - Cell.339-5755995 Anno di fondazione: 1966

PIANEZZA Via Moncenisio 1, 10044 - Apertura: giovedì ore 21 Presidente: Giovanni Gili [email protected] - Anno di fondazione: 1976 (fino al 1979 sottosez. di Alpignano)

RIVOLI Via Allende, 5 - Cascine Vica, 10098 RIVOLI - Apertura: venerdì ore 21 Presidente: Dario Marcatto www.cairivoli.it Anno di fondazione: 1982 (dal 1927 sottosez. di Torino - Sciolta dal ‘36 al ‘45)

SUSA Corso Stati Uniti 7, 10059 SUSA - Apertura: venerdì ore 21 Presidente: Antonio Pezzella Tel. 0122.62.31.78 - 338.652.54.26 e-mail: www.caisusa.it Anno di fondazione: 1872 (sciolta nel 1942, ricostituita nel 1977)

SAUZE D’ Strada Provinciale Oulx/Sauze - Viale Genevris, 10050 SAUZE D’OULX Tel. 335.694.55.48 - Anno di fondazione: 1979 (sottosez. di Bussoleno)

Per la realizzazione di questo numero hanno collaborato con articoli, ricerche e fotografie: Abrate Tiziana, Blandino Claudio, Cattaneo Doretta, Cordola Stefano, Ferrero Vincenzo, Gai Massimo, Gastaldo Anna, Girodo Vit torio, Guerciotti Giorgio, Manenti Paolo, Marcatto Dario, Oglino Susanna, Pronzato Gianni, Scaglia Piero, Secondo Beppe, Us seglio Min Claudio, Giai Via Franco. Muntagne Noste Muntagne Noste 4 5 Muntagne Editoriale Noste Sommario Anno 2017 - Numero 32 randi novità in questo nume - motivo non ci siamo soffermati sola - ro dell’annuario: frutto di una mente su un tema monografico, ma 5 Editoriale 28 Scialpinismo: il Monte scelta che il direttivo dell’Inter - abbiamo spaziato su tanti aspetti e di Piero Scaglia Chabriere m 2403 (Susa) G di Gianni Pronzato sezionale ha operato per ridurre i costi luoghi delle muntagne noste, convinti 7 Via Ferrata Carlo Giorda della rivista, anzi azzerarli per que - che sia importante condividere la co - alla Sacra di San Michele 32 Il “Sentiero Monti” di Beppe Secondo di Livio Lussiana st’anno. Sin dalle origini – tre decenni noscenza del nostro territorio e la no - e Michele Giovale fa – infatti questa pubblicazione è stra passione per la montagna anche 10 Acqua addormentata, 36 Uno strano modo di esplorare la nuova guida alle cascate stata possibile grazie alle pubblicità all’esterno delle sezioni. è stata una di Stefano Boscolo di ghiaccio della Valle di Susa che ogni sezione del CAI della Val Su - buona scelta? Ai posteri – pardon – ai di La redazione 38 La scuola Carlo Giorda di Massimo Gai sa e della Val Sangone reperiva, non lettori l’ardua sentenza... 16 Alpinismo giovanile: senza difficoltà. Oggi invece il costo è Un doveroso ricordo va infine a Gior - in montagna con i ragazzi 42 Perchè e come nasce di Doretta Cattaneo la Cappella sul Monte Aquila a carico dell’editore che si è occupato gio Guerciotti che è stato un prezio - e Paolo Manenti di Claudio Usseglio Min personalmente degli sponsor pubbli - so collaboratore di Muntagne Noste e Giuseppina Giai Miniet 20 Una nuova falesia citari. Il numero delle pagine a dispo - per moltissimi anni ed un instancabile di arrampicata 46 Il mondo dei carbonai sizione per gli articoli si è ridotto, ma animatore di innumerevoli incontri di Franco Giai Via le foto a colori e in un più grande for - gastronomici dell’Intersezionale, che 22 In montagna con il CAI 51 Il francoprovenzale (da “In montagna con il CAI” – di Guido Ostorero mato rendono vivace la grafica e la ti - purtroppo a novembre ci ha lasciati CAI Regione Piemonte, 2009) ratura è raddoppiata (7000 copie), per luoghi migliori: ciao Giorgio! 55 I Monti di Giaveno: 25 L’Intersezionale di oggi tra natura, storia, memoria permettendoci di raggiungere un più di Dario Marcatto di Livio Lussiana vasto pubblico di lettori. Per questo Piero Scaglia e Michele Giovale Muntagne Noste 7 Via Ferrata Carlo Giorda alla Sacra di San Michele

a Sacra di San Michele sorge all’in - In ogni caso la traversata risulta altamente gresso della Valle di Susa: è una senti - suggestiva, per la visuale che spazia dalla L nella che dal monte Pirchiriano (962 collina torinese fino al , so - m) domina l’intera valle, spesso raffigurata prattutto nelle belle giornate. come simbolo del Piemonte. Turisticamente Nel complesso la salita non è impegnativa e è un forte richiamo per la sua valenza sto - alla portata di tutti gli appassionati di mon - rica, insieme all’indubbio valore spirituale tagna. Nota divertente arrivare a fine per - (è meta secolare di pellegrinaggio interna - corso sotto i muri della Sacra e notare i tu - zionale ). Ora curiosamente è stabile dimora risti (magari in maglietta e pantaloni corti) di un gruppo di camosci, che vi vive indi - sturbato. Tutti possono ammirarla arrivando como - damente in macchina, ma è un altro paio di maniche – e una grande soddisfazione – pervenirci attraverso la via ferrata. La descrizione della salita è ben nota tra libri, pubblicazioni varie (vedi AltoX.it), in - ternet (Gulliver & C.), ciò su cui vale soffer - marsi è il nuovo ponte tibetano inaugurato nella primavera del 2016. Al primo impatto visivo si rimane colpiti dalla sua struttura (è lungo più di 70 m), ma sorgono perplessità appena si inizia il per - corso: se si è da soli l’oscillazione è relativa, ma in gruppo numeroso diventa evidente e quindi il camminamento più incerto. Normalmente i moschettoni si attaccano alle funi laterali, qui viene invece spontaneo at - taccarli alle funi di sostegno, che però nel - l’avanzare si innalzano sempre di più fino alla staffa, motivo per cui ciò risulta un forte handicap per chi è basso di statura. Tuttavia bisogna considerare il grande lavoro fatto per costruirla e metterla in funzione e le evi - denti difficoltà incontrate durante i lavori. è pur sempre un ponte sospeso! Muntagne Noste Muntagne Noste 8 9

che incuriositi osservano gli escursio - Arrivare alla Sacra non in veste di pel - nisti imbragati e muniti di casco. legrino – che a piedi e perigliosa - A questo proposito è doveroso ricor - mente ha affrontato i pericoli lun - dare che per qualunque ferrata è ne - go la via Francigena – ma in qualità cessario avere una minima esperienza di escursionisti – che a loro volta e l’attrezzatura corretta: kit di ferrata, hanno sfidato il vuoto e sostenuto imbragatura e casco. un certo sforzo fisico – è vincere Si è notato infatti che molti giova - una scommessa con se stessi e ni af frontano questo tipo di percorsi dunque un meritato premio. sen za un’adeguata preparazione e in Beppe Secondo par ticolare senza casco, nonostante i cartelli segnaletici. Muntagne Noste 11

Come le più maestose Acqua cascate di ghiaccio, La seconda cascata della mia vita è stata la via Centrale alle Scale del Moncenisio, salita che nascono da un lento ma tutta da primo con le piccozze a manico dritto di mio fratello; la terza Acqua Stregata , sem - continuo stillicidio pre al Moncenisio, la quale avrebbe una lunga storia da raccontare… addormentata, lottano per tutto l’inverno contro i raggi del sole, Come è nata la tua passione per l’arrampi - per poi ritrasformarsi in acqua cata su ghiaccio? la nuova guida con l’arrivo della primavera, Sinceramente non lo so nemmeno io, ma l’idea di la vita scorre… salire su un muro verticale di ghiaccio mi ha sempre alle cascate …scorre tra mille difficoltà, affascinato sin da quando ero bambino e vedevo mio per poi ritrasformarsi in acqua fratello preparare lo zaino con piccozze e ramponi: con l’arrivo del sole estivo. a quei tempi mi portavano ad arrampicare su roccia di ghiaccio ed io non trovavo mai gli appigli ed ero convinto che su una cascata di ghiaccio sarebbe stato tutto più fa - cile poiché potevo piantare le piccozze dove volevo della Valle di Susa io. Mio fratello cercava di spiegarmi che non era proprio così, ma non ci credevo. Dopo la mia terza cascata ho capito che aveva ragione: peccato che non abbia più potuto dirglielo! cqua addormentata , la nuo - Chi ti ha insegnato a scalare le cascate di va guida alle cascate di ghiaccio? A ghiaccio della Val di Susa La parte tecnica posso dire di averla imparata da autodidatta, leggendo relazioni, provando inizia così, con queste parole che a salire e guardando gli altri: ero ragazzino, e con un gruppetto di amici più grandi di me - con una fine metafora racchiu - anche loro alle prime esperienze sul ghiaccio verticale - ho mosso i primi passi e piano piano dono in sè sia la vita di un alpinista siamo migliorati. L’insegnamento più grande però me lo ha dato Dante, che mi ha insegnato sia quella di una cascata di ghiac - a guardare laddove gli altri non sanno guardare, trasmettendomi lo spirito di avventura che cio: due realtà opposte che hanno viveva ai tempi di Grassi e mio fratello: è lui, insieme a Nello, che con i suoi aneddoti e rac - portato alla nascita di questo libro. conti sulle prime salite ha sempre tenuto vivi in me gli ideali di scoperta e ricerca, trala - Stefano Cordola, istruttore nazio - sciando gli itinerari super gettonati e relazionati per seguire quelli storici, pressoché nale di alpinismo del Club Alpino sconosciuti ma altrettanto belli. Italiano, accompagnato da diversi amici ha ripercorso i flussi ghiac - ciati della Valle di Susa seguendo le tracce dell’ormai obsoleto ed in - trovabile libro Ghiaccio dell’Ovest Quando hai iniziato ad arram - di Gian Carlo Grassi, attualizzando picare sulle cascate di ghiaccio? le vecchie relazioni tecniche, gli iti - Avevo 14 anni, anche se era già da nerari di avvicinamento e discesa qualche inverno che volevo pro - e catalogando l’enorme mole di iti - vare. La mia prima cascata è sta - nerari non ancora recensiti e per - ta Chi cerca trova , la facile colata lopiù sconosciuti. sopra il rifugio Levi-Molinari: è Ma è lo stesso Stefano a raccon - stato il mio regalo di Natale, aven - tarci della sua passione che lo ha dola salita a comando alterno il condotto alla decisione di scrivere giorno prima della vigilia con un Acqua addormentata. mio professore di prima superiore. Muntagne Noste Muntagne Noste 12 13

Quando è nata l’idea di scrivere una Quali sono i ricordi più belli delle nuova guida sulle cascate di ghiaccio cascate che hai salito in Val Susa? della Val Susa? In Val Susa ci sono più di duecento ca - Diciamo che l’idea c’è stata sin dai primi scate, ed ho avuto la fortuna di salirle anni in cui arrampicavo su ghiaccio: Dante quasi tutte: le uniche che mi mancano mi parlava di cascate che non erano pre - sono quelle che non sono più riuscite a senti sulla vecchia guida di Grassi del 1989, formarsi negli ultimi quindici anni. Le e la nuova edizione Ghiaccio dell’ovest 2 del più belle sono quelle che più ho so - 1995 si è rivelata sin da subito non aggior - gnato, che ho “coccolato” per anni e nata e costellata di errori. I miei unici punti anni prima di trovare il momento pro - di riferimento erano alcuni amici di mio pizio per la salita: una fra tutte la ca - fratello, che insieme a Grassi avevano scrit - scata della Sacra di San Michele, l’ave - to la storia delle cascate di ghiaccio: loro vo vista formata dal treno tornando a erano gli unici che sapevano darmi indica - casa da scuola e sono andato a salirla zioni dettagliate anche sui flussi più nasco - da solo nel pomeriggio andando all’at - sti e sconosciuti, ed è proprio grazie a loro, tacco in bici, ricordo ancora adesso la ai loro racconti e materiale fotografico, che fatica a pedalare con gli scarponi in pla - sono riuscito a scrivere Acqua addormen - stica nei piedi! L’episodio che ha più tata , la nuova guida delle cascate di ghiac - dell’incredibile però l’ho vissuto con cio della Val Susa. Sarebbe stato un peccato Lorenzo nella gola del Frejus, quando lasciar cadere nell’oblio la storia della valle siamo arrivato alla base di una colata dove è nata l’arrampicata estrema su ca - stupenda ma non potevano accedervi scate di ghiaccio in Italia. perché alla base vi era un’enorme pozza d’acqua non gelata: io avevo venti anni Come mai questo titolo: Acqua addor - e Lorenzo poco di più, non potevamo mentata ? lasciarci scappare una stalattite simile, Per me arrampicare sulle cascate di ghiac - così abbiamo rotto un enorme blocco di cio è qualcosa che va ben oltre il gesto pu - ghiaccio e lo abbiamo utilizzato come ramente sportivo ed atletico, è una ricerca zattera per arrivare all’attacco! di qualcosa, una ricerca su se stessi se vo - gliamo. Non sono mai stato attratto da quei flussi famosi che restano in super condi - zioni per 4 mesi all’anno, ma sono sempre stato appassionato dalle colate effimere ed eteree che restano formate pochi giorni al - l’anno, nei quali occorre saper cogliere il momento propizio. Per tanti anni, ai primi freddi autunnali, io e Lorenzo partivamo alla ricerca dell’acqua addormentata, una ricerca che ci ha permesso di scalare cascate di ghiaccio già a metà ottobre quando tutti andavano ancora a scalare in falesia in ma - niche corte: per moltissimi anni io e Lo - renzo abbiamo salito le prime cascate delle stagione in valle, dando il “via” alle danze… 14 Muntagne Noste

Come è nato questo libro? riuscito nell’opera. Questo libro è frutto di Sono riuscito a scrivere questo libro perché tante serate passate ad ascoltare i racconti ho sempre raccolto, sin dalle mie prime sca - di Dante, Nello e molti altri alpinisti che late, materiale fotografico e relazioni che si hanno scritto la storia delle cascate di ghiac - sono rivelati di fondamentale importanza, cio, nonché di moltissime giornate passate anche perché negli ultimi anni la maggior e scattare foto e camminare per i boschi alla parte dei flussi di bassa quota non si sono ricerca degli itinerari, spesso senza neanche più formati. Da solo però non sarei mai riu - mettere i ramponi ai piedi: le giornate pro - scito a redarre questa guida, fondamentale pizie per scattare foto ad una cascata sono è stato l’auto degli amici che mi hanno ac - davvero poche e vanno spese al meglio! compagnato a ripercorrere gli itinerari, non - ché quello di alcuni compagni di cordata di Come è strutturato il libro Acqua ad - Grassi che mi hanno supportato laddove le dormentata ? poche relazioni esistenti erano imprecise Acqua addormentata , edito dalla Libreria e talvolta si limitavano a riportare solo il Editrice La Montagna di Torino, racchiude nome dell’itinerario. In ultimo, quando la in 160 pagine le relazioni di più di duecento mole di dati era raccolta, restava il problema cascate di ghiaccio, suddivise in nove settori economico della stampa del volume: un gra - identificati da colori differenti: è stato dedi - zie di cuore va a Claudio che si è occupato cato molto spazio sia all’itinerario di avvi - dell’impaginazione e a Maurizio, titolare cinamento sia a quello di discesa, spesso della libreria Editrice La Montagna di To - corredati da foto a colori dove è stato indi - rino che ha creduto nell’opera accollandosi cato il tracciato della scalata. Non sono state tutte le spese tipografiche. sminuite le cascate di terzo grado nè esaltate quelle che rasentano la soglia del sesto: tutte Quanto tempo hai impiegato a scri - presentano relazioni dettagliate al fine di vere questa guida? garantire un punto di riferimento omogeneo Cinque anni da quando si è concretizzata e oggettivo per ogni esigenza di scalata. l’idea; ma se non avessi iniziato già molto La redazione prima a raccogliere materiale non sarei mai Muntagne Noste Muntagne Noste 16 17

la natura sia una parte importante dell’edu - Alpinismo cazione di una persona. La montagna inte - sa come una grande palestra che allena il corpo, ma anche l’anima. Lo scenario ideale giovanile: dove i ragazzi possano meglio conoscere se stessi e la solidarietà con gli altri. Lo spa - in montagna zio immenso dove ognuno può percorrere un sentiero per ritrovare la propria dimen - sione. Sono i valori che i gruppi di Alpinismo con i ragazzi Giovanile, con l’impegno dei propri accom - pagnatori, insegnano ai giovani alpinisti di età compresa fra 6 e 16 anni, offrendo l’op - rrampicare sugli alberi, sui muretti portunità di frequentare la montagna nel dei giardini, sui sassi, è da sempre uno gioco affascinante dell’esplorazione e del - A dei giochi preferiti dei bambini. è la l’avventura. curiosità di scoprire ciò che si vede da più in Si dice che la nascita dell’Alpinismo Giova - alto e sentirsi grandi. Proprio così: sentirsi nile sia immediatamente successiva alla fon - grandi, imparare a conoscere i propri limiti dazione del nostro sodalizio. è facile pen - e le proprie capacità, ad accettarle, imparare sare che già nell’Ottocento qualche socio Tra i suoi scritti troviamo: ” Correte alle Alpi, il rispetto per se stessi e gli altri. Ma anche abbia iniziato ad accompagnare in mon - alle montagne o giovani animosi, osservare, conoscere, rispettare l’ambiente tagna il figlio o il nipote iniziando che vi troverete forza, bellezza, montano e i fenomeni fisici che lo regolano, in consapevolmente quella attività sapere e virtù ”. Uno dei nipoti vivere sul campo esperienze dirette ad ap - che oggi prosegue con tanto entu - era Guido Rey. è trascorso profondire la geografia, la geologia, la mor - siasmo. I cronisti dell’epoca ci ri - oltre un secolo e il pensiero fologia dell’ambiente, la flora, la fauna, il feriscono che lo stesso Quintino del nostro padre fondatore è lavoro dell’uomo sulla montagna. Sella mobilitò il gruppo di figli e ancora attuale e costituisce il Le sezioni CAI dell’Intersezionale Val Susa di nipoti e li portò con sé, prima nostro riferimento ideale. e Val Sangone lavorano con i ragazzi nella sulle facili montagne del Biellese e Doretta Cattaneo convinzione che l’amore per la montagna e poi in imprese più impegnative. Paolo Manenti Muntagne Noste Muntagne Noste 18 19

ALPIGNANO: ALMESE: Negli anni passati un bel gruppo di ragazzi si è cimentato in escursioni, scalate, vacanze in Esperienze Il gruppo di Alpinismo Giovanile del CAI montagna, giochi e quant’altro; i ragazzi sono cresciuti e alcuni di loro collaborano ora at - Almese nasce nel 2012 su iniziativa di al - tivamente con la Scuola Carlo Giorda (vedi articolo). La scarsità di ragazzi in fascia di età cuni soci con l’obiettivo di favorire il ricam - 6-16 non ferma certo la progettualità e le proposte della Sezione verso i ragazzi. dalle sezioni bio generazionale e contrastare la costante Le scuole di Alpignano da anni si avvalgono della nostra collaborazione per organizzare riduzione degli iscritti al sodalizio. uscite didattiche sul territorio, ogni anno vengono concordate gite che coinvolgono dai 100 L’iniziativa riscuote subito grande partecipazione ed entusiasmo da parte dei ragazzi ai 200 ragazzi. Le esperienze sono sempre molto gradite dai ragazzi che hanno modo di ap - e fiducia dei genitori. Il coinvolgimento dei genitori assume importanza di carattere prendere nozioni e curiosità “sul campo”. Il progetto educativo CAI-SCUOLE prevede e so - promozionale, per l’influenza che esercita sul giovane, e informativa per la cono - stiene la conoscenza, il rispetto e la tutela dell’ambiente montano, visto come fonte di scenza delle attività svolte all’interno della Sezione. benessere materiale e dell’anima. Vengono proposti inoltre corsi di Mountain Bike, in col - Il gruppo cresce. Il programma delle gite si arricchisce di attività che spaziano dal - laborazione con varie Sezioni del Torinese, che sono rivolti proprio a questa fascia di età e l’escursionismo estivo e invernale, all’arrampicata e vie ferrate, alla scoperta delle che riscuotono sempre un grande successo. La Sezione – aperta il venerdì dalle ore 21.15 grotte. Momenti ludici si affiancano ad altri educativi e formativi. alle 22.30 – è a disposizione degli insegnanti, dei genitori e dei ragazzi interessati, per for - Chi guida oggi il gruppo è un team affiatato di accompagnatori di Alpinismo Giova - nire informazioni, per consolidare i rapporti e per offrire a tutti l’opportunità di vivere delle nile riconosciuti dal Club Alpino Italiano. La montagna è la protagonista indiscussa esperienze insieme. Info: [email protected] www.caialpignano.it delle attività, gli Accompagnatori sono lo strumento che permette ai ragazzi di avvi - cinarsi a essa, mentre l’approccio è basato sul gioco. Al centro delle attività sono i valori della solidarietà e della condivisione, del ri - spetto degli altri, dell’ambiente, delle altre culture, delle genti di montagna. L’ob - biettivo formare un giovane capace di ascoltare, di essere amichevole, non con - dizionato dai miti del consumismo. Un giovane positivo e protagonista, in grado di gioire e di amare la natura. La partecipazione alle escursioni è libera e aperta a tutti i ragazzi con età compresa tra 6 e 16 anni. Ogni mercoledì la sede è aperta dalle 21.00-23.00 ed è possibile in - contrare gli Accompagnatori di Alpinismo Giovanile per informazioni sulle attività. Una ricca documentazione fotografica delle gite è disponibile sulla pagina Facebook del CAI Almese. Info: [email protected] www.caialmese.it Muntagne Noste 21 Una nuova falesia Falesia di San Martino Accesso: da Susa seguire la stra- di arrampicata da statale 25 del Moncenisio fino alla frazione San Martino (8,7 Km da Susa) proseguire ancora per circa 1 Km fino ad una piccola piazzola sulla destra (9,6 Km da Susa) dove è possibile parcheg - giare (se il parcheggio fosse oc - cupato proseguire ancora per 300 m fino a Molaretto e raggiungere un piazzale posto di fronte ad un bar). Dalla piazzola tornare indie - tro sulla statale per circa 20 m e scendere lungo una strada sterrata, superando una costruzione di cemento dell’acquedotto, pro - seguire per 70 m su comodo sentiero fino ad individuare una traccia di sentiero che scende a si - ome spesso accade, più per caso che disgaggio – decidiamo di fare una verifi - nistra nel bosco (segni bianchi). Da qui in 3 minuti si raggiunge la base della falesia che in linea per ricerca, abbiamo scovato questa ca su che tipo di roccia si nasconda sotto d’aria risulta posizionata 50 m sotto la costruzione dell’acquedotto. nuova falesia. Inizialmente aveva ac - l’edera. Da sopra, con una doppia ancorata C Descrizione: la falesia, alta circa 30 metri, attualmente presenta 12 vie attrezzate con lunghezza ceso la nostra curiosità la grande parete che ad un albero, ci caliamo sull’edera e con un di 20-25 metri ottimamente chiodate con sosta su catena e moschettone di calata. La parete, leg - sovrasta la strada del Moncenisio, poco lavoro di qualche ora riusciamo a staccarla germente strapiombante, presenta tacche nette, fessure e alcuni svasi imponendo un’arrampicata dopo l’abitato di San Martino. La presenza dalla parete, disturbando un scoiat - di forza, soprattutto di braccia. Le caratteristiche della parete rendono possibile arrampicare anche di reti parapietre, gli evidenti lavori di di - tolo grigio e numerosi uccelli. in giornate di tempo umido e in presenza di piccole precipitazioni. sgaggio e la posizione proprio sopra la stra - Quello che vediamo ci convince e così ini - Coordinate: 45.170349 N, 7.002329 E da, ci avevano dissuaso dal piantare spit ziamo a ripulire e attrezzare la parete. Quota: 1150 m s.l.m. rischiando di provocare eventuali cadute Orientamento: ESE di massi sulla carreggiata. “ Con le pive nel Roccia: micascisti quarzosi sacco ” ritorniamo all’auto, parcheggiata in 1 Petits Albert 6a Tempo di avvicinamento: 5-10 minuti dalla piazzola un piccolo spiazzo a destra della strada. Il 2 Ogondra 5c posto è panoramico con veduta su e 3 Der kleine Lehrer 6a - 6a+ sul Rocciamelone, ma quello che subito ci 4 Der Lehrer 6b - 6c+ incuriosisce è la verticalità del luogo sotto il muretto del parcheggio. 5 Nurejeva 6b+ “Ci sarà una parete di roccia ?”. “ Andiamo 6 La Dea arrampicatrice 6c a vedere!”. Costeggiamo la strada, imboc - 7 Il ragno 6c chiamo una breve sterrata che diventa sen - 8 Der zweite Lehrer 6c+ tiero, tagliamo nel bosco di castagni selva - 9 L’esodato 7a+ tici superando una scoscesa pietraia e siamo 10 Tenacissimo 6b+ alla base della presunta parete. Presunta, 11 Il capo non passa 6b+ perché enormi ammassi di edera ricoprono 12 Piovono pietre 6b quella che sembrerebbe una parete verticale e strapiombante. NB: le difficoltà indicate sono Dopo un giorno di riflessione – per decidere provvisorie e in attesa di conferme. se è il caso di sobbarcarci il grosso lavoro di Muntagne Noste Muntagne Noste 22 23

• usufruire a condizioni e prezzi preferen - ziali dei rifugi CAI nazionali ed esteri • partecipare ai corsi, alle gite e agli eventi organizzati dalle Sezioni • essere coperti da polizza assicurativa per la Responsabilità Civile verso Terzi e per infortuni nelle attività sociali e per in - terventi effettuati dal Soccorso Alpino in caso di infortunio sia in attività sociale che individuale • ricevere gratuitamente i periodici del CAI nazionale e godere di sconti su tutte le pubblicazioni edite dal Club (comprese carte e guide dei sentieri) tecnica ed esperienza, aggiornarsi su tecni - • usufruire del materiale tecnico, biblio- che e cognizioni alpinistiche ed escursio - grafico e foto-cinematografico messo a di - nistiche, vivere dall’interno la realtà della sposizione dagli organi Centrali e dalle montagna che da sempre affascina e av - Sezioni vince per la sua ricchezza naturale, la sua • usufruire di prezzi agevolati con i nume - storia e la sua civiltà. rosi negozi e strutture convenzionate. In montagna con il CAI (Da “In montagna con il CAI” – Diventare soci consente quindi di perfezio - CAI Regione Piemonte, 2009) nare e accrescere la propria preparazione l Club Alpino Italiano venne costituito a Torino nel 1863 con lo scopo statuta - Perchè I rio “di far conoscere le montagne, più iscriversi al CAI specialmente le italiane e di agevolarvi le Se indubbia è l’importanza delle ragioni salite e le esplorazioni scientifiche” . L’asso - ideali nell’aderire al CAI, cioè passione per ciazione, che vide la luce due anni dopo la la montagna e condivisione dell’impegno proclamazione dell’Unità d’Italia, doveva nella tutela dell’ambiente montano e di chi essere nazionale e tale fu da principio, per lo frequenta, altrettanto lo è quella delle cui potè espandersi, dai 200 aderenti del molteplici ragioni pratiche. Essere soci CAI 1863, ai 306.553 di oggi iscritti presso 811 significa infatti godere di particolari servizi Sezioni e Sottosezioni presenti in tutto il ter - e agevolazioni: ritorio nazionale. Il CAI, nei suoi 150 di storia, ha diffuso la pratica dell’alpinismo e del turismo alpino, anche grazie alla costruzione dei Rifugi alpini che, dai 57 edificati pri - ma del 1900, assommano ai 750 attuali. Al suo interno, fra le sue molteplici fun - zioni e gruppi, c’è il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico che svolge l’importantissimo compito di ricerca e di soccorso in montagna. Muntagne Noste Muntagne Noste 24 25

Per poter più agevolmente coordinare e dare visibilità all’Intersezionale e per avere una simultanea informazione riguardante le singole sezioni, dal 2016 è stato realizzato L’ Intersezionale di oggi un sito internet che si può consultare all’indirizzo www.caivalsusavalsangone.it ono quasi 40 anni che si parla dell’In - presidenti né segretari, incontri di persone tersezionale Valsusa Valsangone, per la animate da una passione e una volontà di S precisione dal 1978, quando i rappre - provare a condividere, per cambiare aria sentanti di cinque sezioni e sottosezioni delle nelle sezioni del CAI provando a percorrere due valli (Alpignano, Avigliana, , Gia - sentieri nuovi. In un sodalizio che cresceva veno e Pianezza) iniziarono a incontrarsi. sensibilmente di numero c’era la voglia di te - Noi umani non siamo come i cani, non ci an - nere il passo con i tempi e di tentare inizia - nusiamo, ma i nostri predecessori fiutavano tive comuni. Così sono partite le gite, le la stessa aria, fatta di voglia di guardarsi in - serate, le merende, i corsi per formare gio - torno e di uscire un poco dal proprio orti - vani e meno giovani alla cultura della Mon -

cello particolare, per vedere se quello del vicino produceva ortaggi migliori o se c’era possibilità di scambiare i nostri prodotti con i suoi... Con ogni probabilità, essi non intendevano dare una veste istituzionale (un nome, un timbro, un logo, uno statuto) ai loro incontri, ma avevano davanti agli occhi i problemi e le domande che venivano dalle loro sezioni, alle quali cercavano risposte provando a in - ventare qualcosa che da soli forse non erano in grado di intraprendere. Erano riunioni senza verbali e senza ordini del giorno, senza Muntagne Noste Muntagne Noste 26 27

nuncia e la riflessione, non riducendo il tutto a iniziative individuali, segnale preoccupante di una partecipazione sempre più ridotta e spesso delegata ai pochi informati e prepa - rati. Nel CAI, si sa, da sempre c’è voglia di fare, e va bene. Pensare alla Montagna non solo come luogo di pratica sportiva e di relax ma come luogo di vita e di conoscenza da tu - telare e difendere cercando obiettivi comuni, è fondamentale oggi più che mai: un per - corso che passa attraverso la partecipazione alle serate e ai convegni, alle gite e alle ini - tagna, scoprendo e facendo scoprire i valori modalità, altre possibilità possono decolla- ziative promosse dagli enti locali, dai Co - principali di un sodalizio al quale appartene - re (dalla gita al mare alle giornate muni e da altre associazioni di volontariato. vano e che sembrava sempre così lontano e di formazione sulla sicurezza in montagna, In questa prospettiva, l’incontro di occupato nella sua funzione di assicuratore, sull’uso di GPS e Artva). non è un momento per ripensare con no - di organizzatore di convegni culturali e di ga - Allo stesso modo, dal convegno LPV del 1993 stalgia ai primi anni né per fare delle auto - rantista di rifugi e stampa sociale. realizzato dal raggruppamento alla Sacra di celebrazioni per quanto si è realizzato (dal - In questi 30 anni molte cose sono cambiate, San Michele a quelli più recenti (2006 e la Scuola di alpinismo e scialpinismo “Carlo e il raggruppamento – che oggi riunisce 11 2016) organizzati dalle singole sezioni (Gia - Giorda” all’annuario Muntagne Noste che sezioni con un numero di soci vicino a 3500 – veno e Pianezza) sono cambiate molte cose dal 1985 viene distribuito ai soci al momento vuole ripensare alle sue origini; l’incontro di nel CAI e nelle persone che lo rappresen - dell’iscrizione, dalla mostra “Due valli per Caprie della seconda metà di novembre tano. Analogamente, dai discorsi sulle Olim - una Montagna” del 2002 ai Quaderni del - in tende essere una riflessione sul cammi- sito del raggruppamento: modi diversi e piadi invernali del 2006 a quelli sulla TAV in l’ISZ ), ma uno stimolo per valutare il seg - no fatto, e una testimonianza verso chi ha sempre più veloci per comunicare, per essere valle di Susa, dall’eliski alle moto sui sentieri mento di cammino che si è percorso grazie mosso quei primi passi. Siamo passati dalle messi a conoscenza, informazioni che spesso e strade di montagna (come quella del Colle all’impegno e alla lungimiranza di molti, per prime stringate comunicazioni scritte alle te - rischiano di perdere di valore perché sovra - delle Finestre), dai disastri ambientali an - aprire gli occhi sui limiti e soprattutto sulle lefonate, dalle mail agli SMS, dal primigenio state da mille altre. E se gli incontri man - nunciati al nuovo Bidecalogo presentato a potenzialità che dobbiamo e sul coraggio che calendario unificato di gite (le Gite del Ca - gerecci (castagnate, incontri di giugno) se - Torino nel 2013 ci sono tanti spazi che le se - dobbiamo tirar fuori per andare avanti. liffo) a quello che oggi si può consultare sul gnano il passo e impongono di cercare nuove zioni del CAI possono occupare con la de - Dario Marcatto Muntagne Noste Muntagne Noste 28 29

richiedere un po’ di attenzione. In breve si scorgono i ruderi di Scialpinismo: il Monte Chabriere due costruzioni militari del Bat - taglione III Alpini, posti sulla cre - sta finale e con essi la cima, poco m 2403 (Susa) distante dalla più elevata Casses Blanche. ercorrendo la Val di Susa alla volta di Oulx, in corrispondenza del paese di e Dalla vetta il panorama è notevole, avendo lasciato alle spalle l’omonimo forte, s’intravedono sul lato sinistro orografico con in sequenza: il monte Ambin, P i pendii sostenuti e regolari delle punte Casses Blanche e Chabriere. Entrambe rien - più in basso il Rocciamelone, lo trano nell’elenco delle gite poco distanti da Torino e relativamente facili nel periodo tra la spartiacque della Val di Susa con fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Per quanto riguarda la Chabriere – considerato la Valle di Viù, la Ciantiplagna di il dislivello contenuto – potremmo definirla una classica salita, utile per accrescere l’alle - fronte, tutto il Gran Bosco di Sal - namento per le più importanti ascensioni di maggio e giugno. bertrand e su su fino allo Chaber - In pratica, giunti al bivio dal quale parte sulla destra la strada asfaltata verso le Grange ton, con la Grand’Hoche e la Clo - della Valle, si raggiunge e si supera l’abitato di Eclause, fino a quando la presenza di neve tesse in primo piano. lo permette. A questo punto, calzati gli sci, si prende a salire lungo una traccia per poi Ricordo che nel corso dell’ultima piegare decisamente sulla sinistra sui ripidi fianchi della montagna, immersi in un bosco salita – credo nel 2009 in compa - di larici. gnia di un gruppo di amici – sia - Usciti dalla macchia boschiva, il percorso prosegue verso la cima oramai ben visibile con mo stati testimoni di uno scenario, un semicerchio verso destra e – lasciati alle spalle anche gli ultimi larici solitari – si af - oserei dire terrificante. Lasciate le frontano i pendii sommitali che in funzione della stagione e della quantità di neve possono auto e iniziata la salita, eravamo giunti in prossimità dell’enorme canale che separa due fianchi del - la montagna, ed entrati a semicer - chio, attorno a noi avevamo visto i segni inconfondibili del passaggio di una enorme valanga invernale. E così, un po’ per neve, un po’ su terra, ci eravamo trovati a dover scavalcare blocchi di roccia, rama - glie e quant’altro. Ma la cosa spa - ve ntosa erano i larici: piante al - te oltre quindici metri e con un diametro di 40/50 cm, spezzati di netto quasi fossero fuscelli... Incredibilmente questi alberi non si presentavano con l’apparato ra - dicale fuori dal terreno, ma erano spezzati a circa tre metri dal suolo! Nel senso che la frattura non era in prossimità della terra, ma mol - to più in alto… Eravamo letteral - mente senza parole. Una forza de- vastante doveva aver fatto rovi - Informazione pubblicitaria 30 Muntagne Noste 31

Descrizione Da Exilles si prosegue verso Eclause, utilizzando la strada che d’estate conduce fino alle Grange della Valle. Raggiungere il paese di Eclause 1383 m • Dislivello: 1002 m • Difficoltà: BS • Tempo di salita: h. 3,00 • Periodo consigliato: fine febbraio, marzo • Esposizione: Sud

nare giù nel vallone neve, ghiaccio, sassi travol - gendo tutto quello che incontrava sul suo cammi - no, e lo spostamento d’aria aveva fatto il resto. Com - mentando in seguito con alcuni conoscenti della Guardia di Finanza di Bardonecchia, venni a sapere che quella importante valanga non aveva per for - tuna causato delle vittime, se non alcuni ungulati che di lì a poco sarebbero stati oggetto di recupero con la Guardia Forestale. I recuperi delle carcasse… Il negozio di biancheria e tendaggi per la casa ha tutto l’occorrente per “vestire” casa . ennesima prova che contro le forze della natura vostra: tappeti, copriletti, coperte e plaid, copridivani, cuscini, piumoni, trapunte, len - l’uomo non ha possibilità di riuscita. zuola, asciugamani, tovaglie e un vasto assortimento di tendaggi. Gianni Pronzato Ampia inoltre la scelta di accappatoi in spugna e microfibra, intimo per uomo, donna e pigiami, senza dimenticare i più piccoli che potranno trovare articoli come lenzuola, piumoni e asciugamani dei loro beniamini dei cartoni animati. Tra i marchi proposti: Bassetti, Caleffi, Cogal, Cotonella, Gabel, MaiaTex, Milk and Honey, Sirge, Via Roma 60, Zambaiti e Zucchi. Nel negozio, a due passi dalla centrale Piazza del Popolo, potrete inoltre trovare rea - lizzazioni in decoupage e patchwork realizzate dalle abili mani della titolare che per - sonalizzerà le sue creazioni secondo le vostre esigenze.

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m 803), da cui si prosegue a destra sulla ro - giata “Giacinto Pacchiotti” di Giaveno. Do - Il “Sentiero Monti” tabile asfaltata fino a Provonda (m 769), po i due anni del noviziato giavenese, rico - da notare la bella chiesa parrocchiale de - prì incarichi nelle scuole medie superiori di i tratta di un itinerario ad anello dicata a San Michele Arcangelo. Di qui si diverse città in tutto il territorio nazionale, che si sviluppa nella valle del tor - segue in discesa la rotabile fino al bivio che considerandosi “maestro di scuola classica S rente Romarolo. Il sentiero è dedi - sulla sinistra, con un breve strappo, con - e vita moderna”. tra il 1921 e il 1926, pe - cato alla memoria dello scrittore che duce al nucleo inferiore di Case Franza riodo del suo insegnamento presso il Liceo amava questa piccola valle incastonata (La Fransa, m 763). Si prosegue poi su un Classico “D’” di torino, contribuì in nella più ampia Val Sangone e che ri - viottolo (sempre sentiero 452A) che, supe - modo determinante alla formazione di un cordò in uno scritto apposito “ Val d’Ar - rata in piano una zona di prati e orti un gruppo di giovani intellettuali che avreb - mirolo, ultimo amore ” ultima sua opera tempo coltivati a vigne, si inoltra nel bosco bero rivestito un ruolo rilevante nel quadro a vedere la luce. e scende ripidamente su Pian Siva. Se - culturale italiano dagli anni ’30 alla fine Realizzato nel 2006 - nella ricorrenza del guendo la segnaletica, si prosegue in discesa 40° anniversario della morte di Monti e nel bosco a riguadagnare la rotabile che si ad opera del CAI Giaveno in collabora - risale per un brevissimo tratto fino a un zione con l’Istituto Pascal e il Circolo Ri - bivio segnalato a sinistra, che immette alla creativo di Giaveno - il percorso possiede borgata Cordria ( m 650), dove soggiornò le caratteristiche tipiche del sentiero te - Augusto Monti. Di qui si scende in bre - matico letterario. ve alla borgata Gentina e, percorrendo a ritroso il primo tratto dell’itinerario, si Descrizione dell’itinerario raggiunge Mollar dei Franchi , chiuden - Tempi di percorrenza 4h - do l’anello. Una variante permette di dimezzare la Svil uppo Km 9,5 - Dislivello m 280 lunghezza dell’itinerario descritto, esclu - Presso la borgata Mollar dei Franchi dendone la parte alta. Dal citato Punt da (m 600), al termine di un lungo rettili - Balueri si segue la destra idrografica del neo della rotabile che da Giaveno sale a torrente Romarolo fino ad un ponte in ferro Provonda, si imbocca sulla sinistra la che immette in sinistra orografica su un ri - sterrata che conduce alla borgata Gen - pido sterrato che tocca dapprima la fon - tina (m 623). Giunti a Case Rat , all’al - tana “du Duca” e successivamente le tezza di una fontana e di una sbarra, si borgate Mador (m 673) e Madorera (m scende sulla sinistra fino ad un ponte 701), dove si guadagna la rotabile asfaltata, (Punt da Balueri) che attraversa il tor - che si risale fino al bivio per Case Franza . rente Romarolo. A partire da questo punto l’itinerario si Lungo l’intero percorso del “Sentiero Mon ti” snoda per un lungo tratto sulla destra sono distribuiti 18 pannelli che riportano orografica del torrente (sentiero 452, brani tratti dalle opere dello scrittore, con non ancora segnalato) fino a un caratte - l’indicazione dell’itinerario che si sta per - ristico ponte in pietra, (superato il quale correndo. si guadagna la sinistra orografica nei pressi di Case Galletto (Can Galet, m Augusto Monti nacque a Monastero Bor - 670). La mulattiera si trasforma ora in mida nel 1881. Appena conseguita la lau - uno sterrato (sentiero 452A, non anco - rea in lettere classiche nel 1902 presso ra segnalato) che con alcune ripide cur - l’ AteNeO tORINeSe , intraprese la car - ve conduce a Case Nanot (Can Nanot, riera didattica nella Scuola tecnica Pareg - 34 Muntagne Noste

del secolo scorso. Ne facevano parte, tra gli tra gente semplice, la cui vita era ancora altri, Cesare Pavese, Massimo Mila, Giulio scandita dal ritmo delle stagioni. Le sen - einaudi, Salvatore Luria, Leone Ginsburg sazioni suscitate da questi soggiorni, an - e Vittorio Foa. Fervente ammiratore di Go - notate in un quadernetto dimenticato per betti, di lui più giovane, Monti militò nel anni in fondo a un cassetto, furono ripor - movimento antifascista “Giustizia e Li - tate alla luce dalla figlia Luisotta, duran - bertà”. Per questo fu condannato dal tri - te un soggiorno a Roma presso il padre, bunale Speciale a tre anni di reclusione, che ormai cieco. Le note, buttate giù a suo tem - scontò tra il 1936 e il 1939 nel carcere ro - po con l’intento di ricavarne un romanzo, mano di Regina Coeli e nel penitenziario di decifrate e ordinate amorevolmente dalla Civitavecchia. trasferitosi a Roma dopo la figlia, diedero vita a “Val d’Armirolo, ul - guerra, vi morì nel 1966, dopo aver conti - timo amore” che, pubblicato nel 1965 dal - nuato la sua attività di scrittore e opinioni - l’editore Mursia, fu proposto per il Premio sta stimato sulle colonne di alcuni impor - Strega. tanti quotidiani nazionali. Protagonisti di questa raccolta di ritrat - Nei suoi romanzi (“I sansôssì” e “La corona ti, quasi acquerelli d’ambiente e di atmo - sulle ventitré”), nel saggio autobiografico sfere, sono le borgate che si guardano in “I miei conti con la Scuola” e nelle “ Lettere cagnesco dagli opposti versanti, il torrente a Luisotta” scritte dal carcere alla figlia (1), che vi scorre sul fondo, l’arietta, le stagio - si trovano riferimenti a Giaveno e alla Val - ni; la gente e le sue storie; gli animali come sangone, che testimoniano di un legame la Bionda, regina della stalla, o il galletto te nace, non scalfito dal tempo e dalle av - americano che alza sulle borgate deserte il versità. suo canto struggente, inascoltato e vano, La minuscola borgata della Cordria, si - come di uno “sperduto”, di un “confinato”. tuata a lato della strada che sale a Pro - (1) L’opera completa di Augusto Monti è stata ristam - vonda nella valle del Romarolo (o Ar mi - pata dall’Editrice Araba Fenice. rolo, nella traduzione più vicina alla di - Livio Lussiana zione ‘Armireu’ della parlata locale), tra il Michele Giovale 1931 e il 1936 fu per Monti il rifugio appar - tato e discreto dove trascorrere le vacanze Foto di Bartolo Vanzetti Muntagne Noste 37

Un pellegrinaggio? Un voto? Questo era quel- perfetto! Scendere con la MTB a spalle è strano lo che ci chiedeva la gente mentre salivamo. ve ramente dura, quasi insensato, ma quan - Uno modo di Forse sì, forse per cercare qualcosa in quella do la ciclabilità supera il 70%, allora apriti fatica, forse per vedere il Rocciamelone da cielo e... giù! Esplorare un altro punto di vista... fuori sella! O fuori In ogni caso la salita è indispensabile, per di testa? Una via crucis ! Solo per divertirsi. tanti motivi: ti scaldi, ti sciogli i muscoli e li Questo è quello che andiamo cercando, un prepari per la discesa, sudi, bruci kcal (tan - a mountain bike attualmente è stata portata su molte montagne come il Monte Bianco, parco giochi incontaminato, altro che Bike- tissime!!), guardi il paesaggio per non pen - il Gran Paradiso, la Punta Gnifetti con la Capanna Regina Margherita nel Monte Rosa Park e seggiovie! sare alla fatica, pensi a tante cose, spesso L e molte altre. Ma qui si vuole parlare del Rocciamelone e della sua cavalcata in sella Sicuramente una delle cose belle della MTB non pensi a niente, magari solo alla discesa, alle due ruote. Quasi impensabile immaginare una MTB sul Rocciamelone, con la sua forma è che ti invoglia a partire da casa, oggi come riposi la mente e stanchi il corpo. ad uncino, su quei pendii scoscesi. Un giorno invece, quasi per scherzo mi son trovato sul Rocciamelone, la montagna simbolo della Val di Susa, in sella alla mia bici. Come disse il rifugista Fulgido (il custode del Rocciamelone) ormai tre anni fa, mentre ri - posavamo un po’ le spalle dal portage : “Sono meno di dieci le persone che ho visto su di qui con la MTB!”. Poichè sette di queste eravamo noi, ne rimane - vano ben poche, e questo ci diede una gran carica!

sessanta anni fa, e ogni tanto è bello fare Una discesa da manuale, che non lascia trac - così. La MTB un “velocizzatore” di emozione, cia (difficile sul Glacier du Ribon visto lo un po’ come gli sci. sfondage delle ruote sulla neve), una di quel - La discesa è stata grandiosa! Sul versante Sud le discese che fanno ben convivere escursio - è praticamente tutta godibile dalla Croce di nisti e ciclisti (il rispetto è d’obbligo). Perché Ferro in poi, con una grande scelta di sentieri. in quest’epoca, è su questo tema il dibattito: Sul versante Nord-Ovest invece è una vera chi usura di meno! ciclo-alpinistica, con una gran varietà di ter - Ultimamente mi è venuto questo pensiero: reni, dalla ciapléra al ghiacciaio, dalla ferrata se il riscaldamento globale farà sciogliere alla strada sterrata e poi asfalto fino a Lansle - tutti i ghiacciai poco male, ci andremo in villard, poi ancora su al Moncenisio per poi MTB… se non saremo già morti di sete! scendere a Susa e quindi rientrare a casa. Concludendo, questa ascensione è riser- Che dire? Io mi sono divertito, altrimenti va ta a chi vuol soffrire un po’ ma anche a chi non ci sarei salito due volte nel giro di tre ha voglia di un ricordo indelebile e forse di settimane. Sicuramente è la discesa che può fare qualcosa che esca dagli schemi! dare questa sensazione, la ricerca del “ ride ” Stefano Boscolo Muntagne Noste Muntagne Noste 38 39 La scuola Carlo Giorda

arrampicata, l'alpinismo classico e lo scialpinismo hanno registrato in que - L’sti ultimi tre decenni un'evoluzione spaventosa come numero di partecipanti. Le nuove tecnologie e tecniche – ma so - prattutto l'intervento mediatico sempre più massiccio – hanno spinto giovani e meno giovani verso le falesie di fondo valle o sui pendii delle cime più famose e dei 4000 delle Alpi. Inevitabilmente una grossa fetta di questi neofiti si rivolge al CAI e alle sue Scuole per apprendere i primi rudimenti di queste me - Carlo Giorda, istruttore Nazionale di Scial - Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, nità insieme ad amici che condividono i ravigliose attività. pinismo deceduto nell' agosto 1985 durante molti allievi hanno condiviso con noi qual - tuoi stessi valori. In questi 21 anni di vita la Scuola Interse - una scalata nel gruppo del Monte Bianco. che domenica, alcuni si sono fermati nelle La Scuola Giorda è servita all'Intersezio - zionale di alpinismo, scialpinismo e arram - Nel 1994 il primo corso di Alpinismo fu de - sezioni CAI, altri hanno intrapreso il per - nale? è stata una scelta giusta? è utile all'In - picata libera “Carlo Giorda” ha svolto un dicato unicamente alla formazione di nuovi corso di formazione per diventare istruttore. tersezionale investire su questa Scuola? ruolo di primo piano nella formazione nelle aiuto-istruttori provenienti da quasi tutte Alcuni istruttori hanno preso altre strade, ri - Alcuni dati sono la migliore risposta a que - nostre valli. le sezioni delle nostre valli, con lo scopo di nunciando all'insegnamento o mettendo le ste domande. In 21 anni sono passati nei La Scuola nasce nel 1994 come risposta del - unificare la didattica e creare quello spirito loro capacità a disposizione di altre Scuole. vari corsi circa 1200 allievi di cui il 40% ha l'Intersezionale Valle di Susa e Val Sangone di corpo che ci ha poi caratterizzato in tutti Sono stati 21 anni di impegno serio, com - fatto la tessera CAI per la prima volta e si alle nuove disposizioni – varate dalla Com - questi anni. petente ma anche allegro e conviviale. Al - sono formati circa 70 istruttori di cui attual - missione Centrale Scuole – riguardanti i re - Molti dei giovani allievi di allora sono di - cuni allievi o istruttori all'interno della Scuo - mente 52 in organico. quisiti minimi necessari per poter svolgere ventati bravi istruttori regionali e nazionali, la hanno trovato il compagno/a della lo - Massimo Gai attività didattica in ambito delle scuole CAI. sostituendo negli anni il gruppo dirigente ro vita. Montagna maestra di vita ma an che La nuova scuola fu dedicata alla memoria di che fondò la Scuola. montagna semplicemente vissuta con sere - Corso di arrampicata libera SCUOLA GIORDA Programma corsi 2017 Direttore: Giacomo Portigliatti 3391262770 Vicedirettore: Massimo Cedrino Corso di scialpinismo 348.3164874, Direttore: Andrea Rizzi 3391531024 Segretario: Enrico Griotto 340.9628164 Vicedirettore: Marco Lerre 349.4095493 Presentazione del corso e termine Segretario: Stefano Boscolo 339 2057400 iscrizione: venerdì 31 marzo Presentazione del corso e termine iscrizione: Uscite pratiche: 2/4, 9/4, 23/4, 7/5, giovedì 26 gennaio 13-14/5 Uscite pratiche: 5/02, 12/2, 26/02, 11-12/3, 26/3, 9/4, Lezioni teoriche: venerdì precedenti 22-23/4 le uscite pratiche Lezioni teoriche: giovedì precedenti le uscite pratiche Sede: CAI Giaveno Sede: CAI Alpignano (Via Matteotti 10), ore 21.00 (Piazza Colombatti 14), ore 21.00 Per info e iscrizioni: [email protected] Per info e iscrizioni: [email protected] Corso di scialpinismo avanzato Corso di cascate di ghiaccio Corso di alpinismo Corso di arrampicata Direttore: Pier Carlo Martoia 3488891911, Direttore: Stefano Cordola 347.0412145 Direttore: Alessandro Nordio 3339834228 Direttore: Alessandro Carcano 3475720745 Vicedirettore e segretario: Vicedirettore: Marco Saccardo Vicedirettore: Pasquale Bocina Vicedirettore: Claudio Blandino 327655011 Enrico Usseglio 3387960058 3392868782, 335.6005050, Segretario: Alessio Moretta 3355687626 Presentazione del corso e termine Segretario: Valerio Duzzi 3272458725 Segretario: Ezio Castagno 339.2412441 Presentazione del corso e termine iscrizione: mercoledì 25 gennaio Presentazione del corso e termine Presentazione del corso e termine iscrizione: giovedì 7 settembre Uscite pratiche: 25-26/03, 9/04, iscrizione: mercoledì 11/01 iscrizione: giovedì 27 aprile Uscite pratiche: 17/9, 24/9, 8/10, 15/10, 29-30-01/05, 21/05 Uscite pratiche: 22/01, 28-29/01, 12/02, Uscite pratiche: 7/5, 14/5, 27-28/5, 5/11, 11-12/11 Lezioni teoriche: mercoledì precedenti 18-19/02 10-11/6, 8-9/7 Lezioni teoriche: giovedì precedenti le uscite pratiche Lezioni teoriche: mercoledì precedenti le Lezioni teoriche: giovedì precedenti le uscite pratiche Sede: FIE di Almese (Piazza della Fiera 1), uscite pratiche le uscite pratiche Sede: CAI Bussoleno (Borgata Grange 20), ore 21.00 Sede: FIE Almese (Piazza della Fiera 1), Sede: CAI Rivoli (Via Allende 2), ore 21.00 Per info e iscrizioni: scialpinismo_avan - ore 21.00 ore 21.00 Per info e iscrizioni: [email protected] Per info e iscrizioni: Per info e iscrizioni: [email protected] [email protected] alpini [email protected] Muntagne Noste Muntagne Noste 42 43

lena (dove terminava la carrozzabile) per poi L’8 agosto del 1926 don Gal organizzò una fe- essere portato in vetta a spalle o a dorso di sta alla Maddalena con lo scopo di raccogliere Perchè e come nasce mulo. Don Gal si rivolse allo iutificio Prever di fondi per proseguire i lavori: furono invitati dei Ponte Pietra chiedendo gli scarti di iuta, con i commedianti dialettali piemontesi che diedero quali le donne delle borgate cucirono dei sac - spettacolo recitando anche una poesia a tema la Cappella sul Monte Aquila chetti di varie dimensioni (dai 2 ai 10 kg di ca - (Prologo al trateniment - pro Capela Madona pienza) che dovevano essere riempiti di sabbia. d’la Pas ) della quale venne rilasciata una copia Al rientro dal lavoro nelle fabbriche del fondo - a tutti i presenti. valle, i parrocchiani che abitavano nelle borgate La seconda domenica di luglio del 1928 la Cap - ch e si trovano sul tragitto tra la Maddalena e il pella venne inaugurata e dedicata appunto alla monte Aquila si caricavano un sacchetto di sab - Madonna della Pace. bia e lo depositavano nella loro borgata di ap - Da un po’ di anni essa è gestita dal gruppo partenenza (Verna, Chiarmetta, Pra Fieul, Prese A.N.A. Giaveno-, che a fianco ha co - di Lui, Prese Loiri), mentre le donne e i bambini struito anche un piccolo rifugio e ne cura la ma - nel tempo libero li portavano poi in vetta. nutenzione in modo encomiabile. Per il trasporto del materiale più pesante ven nero utilizzati dei muli: alla Maddalena ce Claudio Usseglio Min n’erano due, uno dei fratelli Beniamino e Giu - Giuseppina Giai Miniet seppe Giai Chel (papà di Candido, lo storico sa - grestano della Maddalena) proprietari di un La poesia nella pagina successiva è stata tra - mulino tra le Roccette e il Mollar, l’altro di Giai scritta rispettando fedelmente l’originale un po’ Costantino Pron (Custan du Del), di profes - sgualcito, che ho ritrovato per caso in un cas - sione boscaiolo. setto di nonna Maria, coetanea e parrocchiana La seconda domenica di luglio del 1925 venne di don Gallo. L’articolo è frutto di ricordi fedel - posata e benedetta la prima pietra e iniziarono mente tramandati. ufficialmente i lavori. a Grande Guerra è terminata da poco messa sul monte Aquila per ricordare i caduti quan do nel 1919 arriva alla guida della della Grande Guerra e ringraziare la Madonna L parrocchia della Maddalena il nuovo pie - per tutti quelli che erano tornati salvi dal fronte. vano, don Giovanni Battista Gallo. La proposta trovò grande consenso; si stabilì Originario di , dove è nato nel 1885, don la data che casualmente coincise con la se - Gallo è all’inizio guardato con un po’ di diffi - conda domenica di luglio e lassù sul monte denza dai suoi nuovi parrocchiani, spiazzati da Aquila quel giorno a presenziare la messa fu - quel suo carattere irruento e a volte un po’ in - rono veramente in tanti. disponente che mette soggezione principalmen - Al momento di iniziare l’omelia, Don Gal invitò te alle donne, abituali frequentatrici della chiesa. i parrocchiani ad ammirare il panorama, un Ma “le vie del Signore sono infinite” predicava meraviglioso 360°che spaziava dalle Marittime Don Gal (come fu subito ribattezzato dai suoi al monte Rosa, e lì li colse di sorpresa con una fedeli), mentre tra una partita a bocce oggi e proposta intrigante: “Perché non costruiamo una a carte domani in breve tempo alla messa una cappella in onore della Madonna della prima della domenica cominciarono ad entrare Pace?”. in chiesa anche i cappelli e non solo i veli… La Anche questa volta ci fu il pieno consenso; comunità trovava la propria identità anche in - il sogno di don Gal cominciò lentamente a torno al suo parroco. prendere forma; dopo aver scelto l’ubicazione Fu proprio durante una messa che, interrom - ideale e risolto le pratiche con il Comune di pendo improvvisamente l’omelia, don Gal pro - Giaveno, ebbe inizio l’approvvigio namento del pose ai parrocchiani di andare a celebrare una materiale, che veniva depositato alla Madda - 44 Muntagne Noste Prologo al Trateniment pro Capela Madona d’la Pas Amis, seve ёl perché che ancheui nôi sôma sì, trucà da cômediant, per feve divertì ? L’è semplice ‘l perché: a l’è ‘n perché grandiôs. La su a dôimila meter, tacà al seren d ёl ciel, s’lè spale d ёl côl d’l’Aquila, andôva tutt l’è bel, a l’è già d’pì d’un an ch’a l’è là benedia ‘na pera fôndamenta per fè ‘na meravia. ‘Na maravia: sì. Lassù iè spunterà an mes d’le fiôr d’môntagna, andôva tutt a tas, a gloria d’la Madona, d’la Vergine d’la Pas, una capela bela, un vero cap-lavor: emblema d’religiôn, d’fede, d’pietà, d’amôr!... E a l’è già d’pì d’un an, che forte d’vôlôntà, marciand per d’ôre e d’ôre, sbefiand la strachità, sublimi d’entusiasmo, d’le done d’la Madlena che ‘na medaia d’or ai premieria a pena, a portô a portô su d’le pere, d’trav, dii môn, ch’ass cambieran per lôr ant’ na benedissiôn. Côme a l’è d’pì d’un an che ii môi côn le sôme merit d’Giovan d’le Prese - ass rampiô fina là, purtand d ёl material sempre p ёr l ё stess fin. E tutt lulì a l’è tant e tutt lulì a va bin, ma a basta ‘ncura nen: a venta ‘ncur fè d’pì. Per fabrichè, o amis, a venta travaiè. Ma per fè d ёl travai a venta avei co d’né: a l’è l’eterna storia! Purtrop a l’è cusì! E ai ‘na veul tanti amis, fin tropi ai nostri dì. Ma nui ciamuma gnente! No, no, ciamuma gnente. Però ‘v diuma ‘na cosa: scutene, stene a sente! L’è nen mach la Capela,che ‘l vostr stimà Pievan a pensa d’fabrichè. A guarda pì luntan! Quand sia faita la Cesa a veul d’co fè spuntè davsin un bel Rifugio ch’a serva a ôspitè, ch’a d’vena ‘n punt partenssa per tute le escursiun su stè muntagne vostre, dii tanti furestè che dop, certament, vniran d’pì vulentè. Cusì chè, finalment, quand ch’ai sarà la strà ch’a peul nen tardè a fesse, perché a l’è prugetà, e ass pudrà ‘ndesse anlà, e sensa bulesse ‘l nass, fina là ‘nt la Cesetta d’la Vergine d’la Pas: anlura, cari amis, anche vostra valà, che fina adess purtropp a l’è ‘n po’ desmentià, ed bot-an- blan vedreve cume ch’ass desviirà! Dunque il discurs a fila, ma a venta cumenssè. Tutti ‘n cit sacrifissi, tutti puduma felu, tant lon che duma adess turnruma a ritruvelu: el sold ch’ii duma adess l’è ‘l sold ch’a fruterà. Ma peui cuss veule d’pì. Continuament da là la Vergine d’la Pas, su nui, su nostre cà mandrà d’benedissiun e certo ‘n pruteg-rà. Dunque pensumie nen! Tuti, ma ‘nsun escluss, paguma nostra quota. Gnun dev stè darè l’uss. Che ‘n dì vedend là su l’artistica ces ёtta, sentend giù ‘nt la valà l’eco d’la sua baudetta, ii peussu dì cuntent, bevend-ne ‘n gublutin al Ristorante d’l’Aquila,ma d’cul propi pì fin ch’an daga d’alegria fasend vnì russ ёl nass: D’co mi per la Capela d’la Vergine d’la Pas l’hai dait mia cita part. Ii sôn propi côntent! E ‘nlura avanti, su, l’e cust el mument bun: piandse ‘n divertiment, fuma ‘na buna assiun. Mentre lassù’l Col d’l’Aquila ёl vent a b ёsbia pian n’Ave a la Madunina ch’a glorierà duman!...

Salvator Ferrero Maddalena, 8 agosto 1926 Muntagne Noste Muntagne Noste 46 47

questo non bastava. La produzione e la com - cati con notevole lavoro in più, dalle ceppaie Il mondo dei carbonai mercializzazione del carbone di legna era crescevano i nuovi alberi ed ogni 7/8 anni si l’attività che per secoli rese possibile un co - poteva fare una nuova tajà . Anche la super - spicuo insediamento stabile in aree così dif - ficie dei boschi era quantificata non in base lle pendici dei monti Freidur e Cri - stanti, la zona costituiva un mondo a parte, ficili. Ciò fu facilitato dalla concomitanza di ad astratte unità di misura, ma secondo la stetto (roc Furà) vi sono diverse bor - dalle caratteristiche simili, sovrappopolato, fattori: vasta parte del territorio era occupato potenzialità produttiva legata al numero di A gate, identificabili sommariamente con ristrettezze economiche generalizzate. da boschi di latifoglie, il carbone, mante - ciarbunère che vi erano presenti. con Provonda, Gran Dubbione e Talucco, Insediamenti montani, terreni ripidi e me - nendo lo stesso potere calorico, pesava un Il processo di carbonificazione è una combu - che fino alla prima metà del secolo scorso diocri, senza ricchezze del sottosuolo, poche settimo della legna e quindi era facilmente stione controllata del legname, in teoria è erano densamente abitate. è un’area piut - attività artigiane, volte principalmente a sod- trasportabile. Tale attività si eseguiva princi - piuttosto semplice, ma nella pratica neces - tosto vasta, inserita in diverse valli, i monti disfare le esigenze locali; l’allevamento era palmente nel periodo autunnale-primaverile, sita di una serie di lunghe e sapienti opera - sono bassi ed i collegamenti tra le località praticato, ma la scarsità di foraggio faceva quando i lavori agricoli erano meno intensi zioni integrate, frutto di ancestrali cono - abbastanza facili, attraverso colli transitabili preferire i caprini ai bovini, la produzione ed i non lontanissimi centri della pianura scenze. Bastava che qualcosa andasse stor- anche d’inverno. globale di cereali e castagne (in epoche più erano voraci consumatori di tale prodotto. to e, dopo tanto lavoro, ci si trovava con un Gli abitanti parlavano dialetti ben diversi, recenti anche patate) era insufficiente per Nel corso dei secoli, lo stesso ambiente sil - mucchio di cenere. Il carbone di faggio era non sempre praticavano la stessa religione o coprire il fabbisogno alimentare interno. è vano venne in parte modificato ai fini di tale più adatto per le fucine, quello di castagno furono della stessa nazione, ma tra questi evidente che per sopravvivere dovevano in - produzione: ovunque si costruirono le ciar - per fabbricare la polvere da sparo e quello luoghi che oggi con le autovetture ci appa - ventarsi qualcosa. bunère , spazi perfettamente piani (realizzati di nocciolo si usava per la potabilizzazione iono così distanti, al tempo in cui la gente si L’emigrazione stagionale era frequente, la sui versanti tramite scavo e riporto, con il dell’acqua. spostava a piedi i contatti erano continuativi raccolta dei funghi produceva qualche gua - terreno trattenuto da muri a secco), costruite Le operazioni iniziavano nel tardo autunno ed esistevano intensi rapporti sociali, ami - dagno, in periodi di torbidi qualcuno si de - alla stessa altimetria, circa ogni cento metri ed andavano avanti nell’inverno col taglio cali e parentali. e Giaveno erano di - dicava al brigantaggio, ma chiaramente tutto di dislivello, a volte sopra di queste si indi - degli alberi, che venivano poi ripuliti dai vidua ancora un altro piccolo ripiano: lì si rami ( sbrancà ), trasportati nei pressi delle costruiva un piccolo capanno di tronchi a aie carbonili, spaccati se necessario e segati se zione triangolare coperto di frasche (in in pezzi uniformi lunghi circa un metro. Na - tempi più recenti da una tela cerata) dove ri - turalmente le motoseghe e gli altri macchi - posavano gli addetti alla sorveglianza nel pe - nari non esistevano e seghe a mano, asce, riodo di cottura. Si realizzò un’incredibile pale, picconi, rampini, roncole, mazze di rete di sentieri, in perfette condizioni di ma - legno e cunei erano gli unici attrezzi di cui nutenzione, che collegavano tutte le mon - disponevano, tenuti in piena efficienza, per - tagne e portavano al fondovalle, ai lati dei ché costosi. Le ramaglie venivano raccolte in quali, a tratti abbastanza regolari, c’erano fascine e vendute ai panettieri. manufatti in pietra ( le arpose ) sui quali si In primavera si costruivano le carbonaie ed poteva posare la gerla ( garbin ) senza to - iniziava il processo di cottura, la parte più glierla dalle spalle e riprendere un po’ d i delicata. Si piantavano tre pali, a distanza di fiato. L’unità di peso era il miria (10 kg), una trentina di centimetri, legati con delle molto pratico per contabilizzare un prodotto liorte (rami di salice o più frequentemente che veniva principalmente portato a spalle e di castagno selvatico): era il camino di aera - che di fatto sostituì il rubbo. Si modificarono zione, poi riempito di rami e coperto da una le essenze arboree, privilegiando le latifoglie losa , dove avveniva la combustione, alla cui a danno delle resinose (poco adatte) e la ce - base si ponevano due rami a forma di croce, duazione, perché era preferibile impiegare evidente simbolo rituale (se la produzione arbusti del diametro da qualche centimetro andava in modo ottimale, la cruj alla fine al massimo di una quindicina, perché i tron - ri maneva intatta). Intorno a questi pali si di - chi più grossi dovevano anche essere spac - sponevano i tronchi in posizione quasi ver - Muntagne Noste Muntagne Noste 48 49

ticale in due strati sovrapposti e diverse file guita il più presto possibile ed in fretta, per - vicinato da alcuni fascisti che gli chiesero: concentriche, di larghezza variabile a se - ché c’era il rischio dell’autocombustione: il «Camerata, come mai oggi avete la camicia conda della disponibilità di legno (le car - prodotto veniva asportato e sparso sul ter - nera?» «Perché sono un carbonaio.» fu la bonaie potevano essere da 150 miria fino a reno, spegnendo eventuali tizzoni ( muciun ). sua risposta. Si prese un sacco di botte. 250), avendo cura di limitare al minimo gli Iniziava quindi il trasporto, lavoro in cui Alle Cenà la milizia stava multando un tra - interstizi d’aria. La catasta ( tësè ) si ricopriva concorrevano in tanti, donne comprese. Si sportatore, perché aveva someggiato sul suo poi con uno strato di foglie umide e muffa iniziava di primo mattino, alcuni arrivavano mulo più di 12 miria di carbone. In quel mo - ed il tutto veniva rivestito da un livello di con i muli o gli asini someggiati, qualche mento scendeva il Grò ‘d Girela con il suo terra. Alla fine risultava un manufatto vaga - volta si potevano utilizzare i carri, ma i veri garbin stracarico ed il contravventore chiese mente a forma di cupola, ai cui lati si poneva protagonisti di questa epopea furono i pur - che multassero pure lui, che di miria ne por - una rustica scala in legno. Accanto si am - tandin , persone che, sorreggendosi con un tava almeno 15. Gli risposero che il divieto mucchiava un congruo quantitativo di rami bastone, portavano a spalle carichi che me - di sovraccarico valeva solo per gli animali, sminuzzati, che servivano ad alimentare il diamente erano di un quintale. Colmavano mentre le persone potevano portare tutto il fuoco ( dèli da mingè ). i garbin , vi aggiungevano sopra 2-3 sacchi e peso che volevano. A questo punto si poteva procedere all’ac - partivano in direzione di can du Tet (Tetti Alla fine dei lavori nelle aie della borgata censione: si praticavano fori di areazione Via), la prima borgata del fondovalle, dove Merlera si faceva festa: dal tet portavano su nella parte superiore e si buttavano palate di avveniva la pesa e c’erano magazzini per il grosse olle piene di salumi conservati nel rami incendiati nel camino centrale; quando deposito temporaneo. Il trasporto era remu - grasso e damigiane di vino; trovare qualcuno le manovre erano regolari, il fumo fuoriu - nerato l’equivalente di un chilo di pane al che suonasse la fisarmonica non era un pro - sciva dagli sfiati e nel corso delle operazioni miria di carbone consegnato. blema e si passava la notte a ballare, cantare si facevano altri fori sempre più in basso, Tre volte la settimana da can du Tet parti - e festeggiare. fino alla base. vano carovane di carri trainati da muli, per Queste ed altre storie non vennero scritte, si La cottura era un processo che durava più di portare il prodotto a Torino dalle parti di Marsiglia e le città limitrofe divoravano credeva che al di fuori del loro ambiente non due settimane, durante le quali le ciarbu - Porta Nuova. Un prozio, che da bambino era enormi quantità di tale combustibile. Però interessassero e poi non erano dei letterati. nere erano sempre sorvegliate, sia per ali - mandato in tali spedizioni, raccontava che in Francia stavano già meglio ed era diffici- “A cunte pa vajre ëmprandi a lesi e scrivi, a mentare costantemente il fuoco, che per era felice quando vedeva kalaj aut s’la piglia le trovare gente disposta a fare certe vitac- cunte ‘d pì ëmprandi a vivi ” (conta poco im - riparare possibili guasti: quando c’erano di - (la statua di Vittorio Emanuele II), perché ce, per cui tanti emigrarono per fare questo parare a leggere e scrivere, conta di più im - fetti, la catasta “ bufiava ” (scoppiava) da una erano quasi arrivati. Il lungo cammino del lavoro, specialmente in Vaucluse. Era un parare a vivere) è un detto che la dice lunga parte ed occorreva intervenire prontamente carbone di legna del vallone del Romarolo mon do chiuso, che aveva i suoi ritmi e certi sulla considerazione sociale che da quelle puntellandola con dei tronchi, altrimenti si finiva così in qualche oscuro e polveroso ma - fatti venivano tramandati per generazioni. parti aveva la cultura. Poi tutti pensavano incendiava tutto. Una squadra di due per - gazzino torinese. Nel 1903 uno della borgata Giai era addet- che sarebbe sempre continuato più o meno sone vigilava di solito due carbonaie e re - è difficile un’analisi economica. Negli anni to alla sorveglianza di carbonaie dalle parti allo stesso modo. stava giorno e notte alle intemperie nei bo- di massima produzione si facevano nel val - della cara della Resta. Si verificarono disa - Dopo la II guerra mondiale la disponibilità schi, senza alcuna comodità. Quando tirava lone 20/30 carbonaie e vi vivevano un mi - strose piogge, che provocarono alluvioni e praticamente illimitata di combustibili li - il vento forte o c’erano le ligiande – ovvero gliaio di persone. Il prodotto era piuttosto resero invalicabili i torrenti e lui non se ne quidi fece sì che cessasse la domanda di car - lunghi periodi di pioggia – occorreva pre - costoso (cosa normale, considerata la mole accorse in tempo. Quel poveraccio restò iso - bone di legna ed all’inizio degli anni ’50 se ne stare maggiore attenzione. Alla fine il fumo di lavoro che implicava), gli operatori rica - lato quasi una settimana, fradicio, con poco cessò la produzione, che al Gran Dubbione cessava di uscire dai buchi praticati alla vavano poco, però si verificava una distribu - cibo e con la sola compagnia dei lupi, che di continuò saltuariamente fino agli anni ’60. base, la cottura era terminata, però il pro - zione non uniforme, ma quasi generalizzata notte ululavano e si avvicinavano minaccio - Nel vallone del Romarolo non ci sono quasi dotto era là, in mezzo ai boschi (nel vallone di denaro, indispensabile per la sopravvi - samente al suo capanno. più protagonisti di quelle vicende ed in po- del Romarolo, senza strade carrozzabili, venza (proprietari dei boschi, taglialegna, Chi faceva quel lavoro doveva essere vestito chi le hanno almeno sentite narrare diretta - c’erano circa 10 chilometri dal fondovalle ed carbonai, trasportatori e commercianti). di scuro perché ci si sporcava parecchio. mente da chi certe esperienze le ha vissute. in certi casi quasi mille metri di dislivello). Essendo specializzati, alcuni andavano a Negli anni del ventennio un 21 aprile (festa Quel mondo è scomparso e se ne sta per - Per prima cosa si smantellava la carbonaia, fare carbonaie anche da altre parti in Val della fondazione di Roma) barba Notu gi - dendo anche la memoria. operazione critica che doveva essere ese - Sangone. Nella prima metà del ‘900, anche rava per Giaveno e venne gioiosamente av - Franco Giai Via Muntagne Noste Muntagne Noste 50 51 Il francoprovenzale linguisti sono concordi nel classificare il vrani Carolingi diminuì infatti (VIII secolo) dialetto dell’alta Val Sangone come fran - l’importanza dell’antica via romana che I coprovenzale, sottolineandone le caratte - at traverso il Monginevro collegava la Pro - ristiche conservatrici dovute all’isola men - venza, mentre il valico del Moncenisio, posto to dell’area, sita in capo ad una valle chiusa, sulla direttrice che collegava l’Italia ai nuovi marginale alle grandi vie di comunicazione. centri del potere politico transalpino (Parigi, Francoprovenzale è la definizione con cui dal Lione, ecc…) e privilegiato nelle loro discese 1873, anno in cui il glottologo Graziadio in Italia dai sovrani Carolingi (vi passarono Ascoli ne individuò le caratteristiche prin- sia Pipino il Breve che Carlo Magno), au - cipali, i linguisti raggruppano i dialetti del- mentò la sua importanza anche commerciale le vallate alpine del Piemonte occidentale ed aprì all’influsso culturale dei centri fran - che vanno dalla Val Sangone a Sud alla Val coprovenzali oltremontani la bassa Val di Soana, comprendendo la bassa Val Susa, Susa. Da quest’ultima è probabile che solo la Val Cenischia, le Valli di Lanzo e la Valle tardivamente il francoprovenzale sia pene - dell’Orco. A questi dialetti si aggiungono trato nella Val Sangone, isolata e conserva - quelli della Valle d’Aosta e, al di là delle Alpi, trice, e che solo a partire dal IX secolo si quelli della Svizzera Romanda e di diversi di - possa parlare per Coazze d’un processo di partimenti della Francia sud-orientale. francoprovenzalizzazione. A Coazze e nelle Ascoli lo identifica come “Un tipo idioma - borgate alte di Giaveno attualmente il patois tico, il quale insieme riunisce, con alcuni francoprovenzale è ancora diffuso: si può suoi caratteri specifici, più altri caratteri, che dire che gli adulti lo capiscono e che solo fra parte sono comuni al francese, parte lo so- gli immigrati ed i giovani è alta la percen - no al provenzale, e non proviene già da una tuale di coloro che non lo sanno parlare. La tarda confluenza di elementi diversi, ma diminuita competenza dialettale dei più bensì attesta la sua propria indipendenza gio vani è un indubbio sintomo che l’area di istorica” (1). Infatti quest’area coincide con diffusione del dialetto si vada sempre più l’antica sfera d’influenza di Lione ed è ap - ri ducendo, anche perché diminuiscono le punto al peso culturale di questa città nel “persone fisiche” che lo parlano. Le esigenze guidare la romanizzazione dell’area prima e della vita moderna, con spostamenti e con - la reazione alla pres sione dell’antico fran - tatti sempre più veloci ed intensi e la rile - cese (langue d’oï l) e del provenzale ( langue vanza dei mezzi di comunicazione di massa d’oc ) poi, che gli storici attribuiscono il sor - (automobile, giornali, radio e televisione), gere autonomo della varietà linguistica chia - che propongono un nuovo modello di vita e mata francoprovenzale. di cultura, sono portatori d’una spinta ita - In particolare per quanto riguarda la Val lianizzante che incide negativamente sul Sangone e la bassa Val di Susa, i dialettologi dia letto a livello di apprendimento, di fre - ritengono che anticamente vi si parlasse quenza d’uso e di vitalità. Sostanzialmente oc citano (occitani o provenzali sono tuttora omogeneo, il patois dell’alta Val Sangone i dialetti parlati nell’alta Val di Susa - da presenta tuttavia differenziazioni interne va - Chiomonte in su, nelle Valli del Chisone, del riamente marcate, legate alla passata vitalità Pellice e nelle valli alpine cuneesi) e che la linguistica autonoma delle borgate ed alla trasformazione linguistica vi sia stata deter - loro diversa capacità di reazione alla pres - minata dall’ascesa dei Franchi. Sotto i so - sione dei dialetti limitrofi e dell’italiano. Muntagne Noste Muntagne Noste 52 53

del Moncenisio sul Monginevro in epoca me - nei patuà i loro strascichi: s üpa, àpi, grépi, dioevale spiega la diffusione del francopro - gèrba, biunt (zuppa, ascia, mangiatoia, balla venzale in Val Sangone e Val Cenischia, così di paglia, biondo) sono ad esempio eredità alcuni vocaboli si comportano come orme germaniche, toponimi come bràida e sàla linguistiche dei popoli susseguitisi nell’area. (pianoro coltivato e borgo) risalgono in par - Forse i più antichi abitatori furono i Liguri ticolare ai Longobardi. Anche i Saraceni fu - (insediamento neolitico della Maddalena di rono presenti in valle (Porta Sarasina) ed è Chiomonte) e toponimi in –asca e –asco e curioso che alcuni termini del nostro patuà alp– ne rivelano la presenza diffusa. Nel VI siano foneticamente più vicini all’arabo dei secolo a.C. arrivarono in Piemonte i Celti, a corrispondenti italiani: azufre (zolfo) dà in loro si devono termini come brich (cima ri - patuà sùfru , laimun (limone) dà limuń . Una pida), trüch (poggio) cùmba e cumbàl (valle chicca per finire: ar-ramla (percorso lungo e avvallamento), bòina (confine di proprietà) un corso d’acqua) dà il catalano Rambla (fa - e il toponimo “ dur ”, per fiume, che ha proli - mose le Ramblas di Barcellona) e ramblé nel ferato in Dora, Durance, Duero. Il sostrato nostro patuà , mentre non ha attecchito in celtico venne inglobato dal latino, lingua dei italiano. Queste ed altre considerazioni geo - nuovi padroni, che travolti dai barbari si sfal - linguistiche sono approfondite nel libro di darono politicamente e linguisticamente, Clelia Baccon Bouvet L’Occitania e la sua dando tra l’altro origine all’antico francese lingua , edito pochi mesi fa dall’Ecomuseo (oil), all’occitano (oc), al francoprovenzale e Colombano Romean di . all’italiano. Le ondate di invasori lasciarono Guido Ostorero

Tenendo conto delle principali differenzia - montese). Più curiosa la situazione del patuà 1. Ascoli ha individuato questo tipo idiomatico soprattutto in base allo sviluppo di A tonica latina in sillaba libera, zioni si possono individuare, all’interno del di Selvaggio, che accanto a caratteristiche che il provenzale non palatalizza mai e che il francese tende a palatalizzare sempre. Nel francoprovenzale A tonica in sillaba libera palatalizza solo quando preceduta da consonante palatale. La discriminante ascoliana è fonda - Comune di Coazze, tre zone linguistiche: conservatrici (-ARe>-ëi; forme sporadiche mentalmente ancora valida oggi, insieme ad alcune altre successivamente individuate. Testi fondamentali per un - un’area tendenzialmente conservatrice, di g invece di d-: gümängi per dümèngi) approfondimento su storia, caratteri e diffusione del francoprovenzale sono: comprendente le borgate montane del e contemporaneamente presenze lessicali • Graziadio Isaia Ascoli “Schizzi franco-provenzali” Archivio Glottologico Italiano, n. III, 1878 co mune di Coazze (Forno, Indiritto e le (frél, sör; giorni della settimana del tipo • Tullio Telmon “Le minoranze linguistiche in Italia” Edizioni dell’Orso, Chieti 1992 • Gaston Tuaillon Le Francoprovençal - Progrès d’une définition Centre d’Etudes Francoprovençales “Care”) lüne, mártes, ... ; strábi per buá “stalla”) “R. Willien”, Saint-Nicolas 1983 - l’area all’incirca coincidente col capoluogo d’influsso giavenese. Queste contraddittorie di Coazze e le borgate limitrofe, in cui il caratteristiche sono forse imputabili alla patuà presenta chiari sintomi di piemon - particolare posizione della borgata, situata tesizzazione ed italianizzazione (-éi che dà sul confine con Giaveno (parte dell’abitato è -é; scomparsa di alcune realizzazioni aspi - amministrativamente giavenese), ma abba - rate di F e S: fnésta invece di hnésta; so - stanza isolata essendo posta su di un asse stituzioni lessicali: matita per caraviúń, di comunicazione Giaveno - Coazze alterna - carta per papèi, prosciutto per giambúń, tivo a quello consueto e pertanto poco fre - ecc.; sostituzioni morfologiche: car bòt - quentato. calco di “qualche volta” - invece di bocai ë, Trovare risposte alle contraddizioni lingui - andè invece di alè “andare ”, d∫viése invece stiche è compito della “geografia linguistica”, di drüsièse “svegliarsi”). un metodo di indagine che ha avuto in Ga - Alcune aree minori che presentano in qual - ston Tuaillon e Corrado Grassi grandi espo - che caso difficoltà di classificazione. Queste nenti. La distribuzione dei tipi lessicali e difficoltà non sussistono per la zona di Com - morfologici rivela stratificazioni di popoli bacalda che presenta chiari influssi del gia - molto interessanti e consente di ricostruire venese (in qualche caso mediatore del pie - la storia di intere regioni. Come il prevalere Muntagne Noste Muntagne Noste 54 55 I Monti di Giaveno: tra natura, storia, memoria

Guarda le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più. Ne avrai un rammarico, figlio, che te le renderà più sacre e più belle. Luigi Pirandello

a V al Sangone non è terra di grand i Tuttavia di montagna vera si tratta, con i montagne: il punto più elevato della sua suoi sentieri, le borgate in gran parte fa - L testata sono i 2681 metri del Robinet. A gocitate dal bosco, le falesie dove arram - breve distanza in linea d’aria spicca la cima picare, i silenzi e la bellezza aspra e discreta bifida del Rocciavrè (m 2778), da cui origina del suo ambiente, che possono offrire al - la frastagliata cresta spartiacque Dora Ri - l’escursionista appaganti sensazioni di pace paria-Chisone, che culmina a Occidente con e di isolamento. Per i Giavenesi è una sorta l’Orsiera. di domestica wilderness, che si dischiude La parte della Valle su cui insiste il territo- appena fuori dall’uscio di casa, a pochi chi- rio comunale di Giaveno è caratterizzata da lometri dalla congestionata area metropo - quote proprie della media e bassa montagna. litana che quasi la lambisce. Muntagne Noste Muntagne Noste 56 57

Geograficamente è costituita dal territorio a Maddalena come a n’autu mundu (un transizione storica possono essere consi - permettere a chi lo voglia di “accostare sotteso al tratto del crinale spartiacque che altro mondo). derate irrilevanti nel quadro dei cambia - questa montagna, per poterla conoscere un divide le valli del Sangone e del Chisone, Un documento amministrativo redatto in menti epocali che stiamo vivendo: è però po’ più dentro, per aiutare a scoprirla, a compreso tra il Colle Ceresera a Sud e il un passato non così remoto definisce que- fonte di rammarico la sensazione che la leggerla nella sua filigrana di storia; e a Colletto del Forno a Nord. Il versante val - sti territori privi di un “particolare interes- consapevolezza della sua ineluttabilità sia capirla”. sangonese della giogaia del Monte Aquila (m se ambientale, paesaggistico e faunistico”: inquinata da un disamore ingeneroso. Ed è L’impegno si è concretizzato nel 2002, An- 2115, massima quota del settore), rivolto nel da considerare quindi alla stregua di un esattamente in quest’ottica che mi sembra no Internazionale della Montagna, con suo complesso verso Nord-Est, è solcato da deserto, forse meno ancora. D’altronde il particolarmente appropriata la citazione la realizzazione del “Progetto Valsango- alcuni profondi valloni, facenti capo ai ba - mantra dei pastori provenzali, “après moi pirandelliana riportata in capo all’articolo. ne 2000”, che prevedeva l’individuazione, cini dei torrenti Romarolo e Tauneri, tribu - le désert” , allude allo stretto rapporto tra La pratica dell’escursionismo mette in re - il recupero e la segnalazione di quattro tari di destra del Sangone. l’abbandono dei pascoli e degli insediamenti lazione il piacere del camminare con vissuti itinerari escursionistici ad anello, a cui si era Dal punto di vista ambientale, col progredire e la desertificazione: il deserto è visto come individuali caratterizzati in diverse propor- inteso associare una valenza tematica di della quota i boschi di latifoglie cedono il frutto della rottura dell’antico patto basato zioni da ingredienti come la propensione a riscoperta di alcune peculiarità ambientali passo a foreste di conifere (prevalentemente sulla ricerca di sinergie positive tra l’uomo e indagini introspettive, l’interesse estetico per e storiche. I percorsi sono stati descritti e lariceto), a magri pascoli e scoscese costiere l’ambiente che lo ospita e di cui egli do - paesaggi ed atmosfere, la curiosità e il de - corredati di schede di approfondimento rocciose. Nel complesso si tratta di un eco- vrebbe essere il custode. Va precisato, tut - siderio di approfondire gli aspetti natura - nella guida “ I monti di Giaveno”, purtroppo sistema fragile, reso ancora più precario dal tavia, che il giudizio espresso nel documen - listici, storici e antropologici degli ambienti esaurita da tempo. degrado connesso con lo spopolamento e to citato diventa tuttavia più facilmente in- attraversati. La montagna giavenese nella Descriviamo ora sommariamente i sentieri l’abbandono graduale degli insediamenti terpretabile conoscendone il carattere fun- sua veste discreta, “umile, ordinaria, feriale”, alla cui scoperta vi invitiamo e su cui vor - più disagiati. I nuclei abitati principali, un zionale alla concessione (la prima di una ben si presta a una frequentazione “medi - tempo ben più importanti, sono Provonda di screta serie) di un percorso autorizzato tativa” che può aprirsi alla sintonia con lo nella valle del Romarolo e Maddalena nella alla pratica sportiva del fuoristrada sui sen - “spirito dei luoghi”. All’intrico dei sentieri, valle del Tauneri. Per dare un’idea del fe - tieri della zona… alle baite in rovina, al sistema ciclopico dei nomeno dello spopolamento, basti pensare La montagna giavenese, per la sua vicinanza terrazzamenti che ancora si intuisce nel che la frazione Maddalena (composta da e la storica tendenza a ibridarsi con facili- rigoglìo del bosco, sono impigliati scam- una ventina di borgate) al censimento de l tà con il territorio metropolitano, rischia ef- poli di esistenze, di quotidianità serena, di 1900 contava circa 2000 abitanti, poco me - fet tivamente più di altri contesti l’impove - drammi, di vite grame, di esigenze di e - no di un quarto della popolazione totale rimento del suo patrimonio di tradizioni, mancipazione; vi si possono persino rav - del Comune di Giaveno. Anche per questo memoria, saperi: in definitiva, della sua visare riflessi della “Grande Storia”, che non gli abitanti del capoluogo si rapportavano identità culturale. Le conseguenze di questa fu mai tenera con questi luoghi e con i loro abitanti. Lo “spirito dei luoghi” si può co - gliere a volte posando senza fretta lo sguardo su particolari architettonici singolarmente civettuoli (architravi in legno o pietra, scale e ballatoi, pareti decorate a vivaci colori…); oppure indugiando sulle soglie di quelle che furono cucine, camere nuziali, aule di scuola, stalle, fienili…; prendendo tra le dita la ter- ra soffice e nera che tradisce la presenza di antiche aie carbonili; o, ancora, soffer - mandoci davanti ai tabernacoli votivi o ai cippi che ricordano crudeltà di una guerra fratricida. Il CAI Giaveno è impegnato tradizional - mente nella promozione di questo tipo di approccio al suo territorio di riferimento, per remmo accompagnarvi. Ognuno di essi vie - Partendo da Prese Franza (m 1018) col - sul Colle del Besso di resti ancora ab ba- giudiziaria, intessuta di storie di buona fede ne indicato con un nome che ne sottolinea locata poco a monte della Borgata Tora, ri - stanza evidenti di trinceramenti francesi del strumentalizzata, di imbonitori, falsi geo - le caratteristiche su cui si vuole richiamare salendo il versante sulla destra orografica XVII secolo. Dal trattato di Cherasco (1631), logi e perizie truffaldine . l’attenzione, coerentemente con il carattere del Rio del Parco sul sentiero 407, si rag - che attribuiva al Regno di Francia la città tematico che si è inteso dare al progetto. Va giunge il Colle dell’ Asino (m 1235). Svol - di Pinerolo e la sinistra orografica della Val 2) Il sentiero delle acque precisato che al momento della loro realiz - tando a sinistra, si procede sul sentiero 408 Chisone, al trattato di Utrecht (1713) che (Tempi di percorrenza 4h – Sviluppo km 8 – zazione, detti percorsi furono individuati con verso il Colle del Besso (m 1466). Da le restituiva al Ducato di Savoia, il tratto Dislivello positivo m 574) un semplice numero progressivo, da 1 a 4 questo valico si prosegue sul versante della di spartiacque compreso tra il Colle della L’itinerario noto come anello 2 si svolge nei (ancora reperibili nelle bacheche dislocate Val Chisone sul sentiero 450 toccando il Roussa e il Colle Ceresera assunse impor - valloni del rio Brunello, percorso in salita, e sul luogo, nella segnaletica verticale e nella Colle Ceresera (m 1310); rientrati nella tanza strategica. del rio del Parco, percorso in discesa. En- guida). Negli ultimi anni questi tracciati so - Valle dell’Armirolo si prosegue per il Colle A una storia più recente si riferiscono invece trambi i corsi d’acqua sono tributari di de - no entrati gradualmente a far parte del Ca- di Stè (m 1250) e la Cara dei Monti della le vicende della miniera d’oro della Merlera. stra del Tauneri. tasto Regionale dei Sentieri, con l’assegna - Resta, scendendo poi a borgata Merlera Nei pressi della borgata, un galleria di circa Da Prese Damon (m 930), a cui si arri- zione di una nuova numerazione. (m 885). Imboccato in salita il sentiero 406 80 metri e alcuni altri abbozzi di scavi ci va in auto da Maddalena, si raggiungono si risale il versante sinistro del torrente e riportano agli inizi degli anni ’20 del seco- (sentiero 408A) dopo una breve discesa e 1) Il sentiero dell’antica frontiera dopo aver incrociato l’antico tracciato della lo scorso, quando in Valle si accese la spe - un’altrettanto breve salita le rovine della (Tempi di percorrenza 4h 30’ – Bealera di Berbet, divenuta ora sentiero, ranza che nelle viscere della montagna esi - borgata Riboda (m 955). Risalendo di qui Svi lup po km 13 – Dislivello positivo m 605) lo si segue verso sinistra fino alla Borgata stesse un promettente giacimento aurifero. in destra orografica il vallone del Brunello, L’ anello 1 del progetto “I monti di Giaveno” Budin (m 920) e di lì in breve lungo una Purtroppo le attese andarono deluse e l’il - si raggiunge l’incrocio con il sentiero 409 e si sviluppa in gran parte lungo la testata del sterrata si torna al punto di partenza. lusione di un domestico eldorado a portata lo si segue verso sinistra fino a toccare la vallone del Romarolo. L’itinerario deve il suo nome alla presenza di mano si trasformò ben presto in cronaca Casa Verde (m 1209) e successivamente il Muntagne Noste Muntagne Noste 60 61

tenendosi sulla sinistra orografica del Rio 4) Il sentiero delle cime Brunello, tocca le prese Brunello e pro - (Tempi di percorrenza 7h 30’) segue fino al grande agglomerato di case in L’ anello 4 permette di toccare le quote più rovina della Polatera. Da quest’ultima lo - alte dello spartiacque Sangone-Chisone nel calità si ritorna nel vallone del Tauneri che tratto compreso tra la Punta dell’Aquila e il si risale per un breve tratto in sponda destra Colle del Besso. La combinazione di alcuni fino ad un guado che immette su un sentiero tratti dei percorsi descritti in precedenza pianeggiante affacciato su un suggestivo permette di chiudere un anello escursio ni- tratto del torrente. Giunti a Case Bert , stico interessante e panoramico. percorsa per un breve tratto una carrareccia, Il punto di partenza è il piazzale dell’ Alpe si imbocca sulla sinistra una traccia che, Colombino (m 1261), da cui, seguendo dopo un breve strappo, riconduce a Prafieul. una carrareccia dissestata che poi si tra - sforma in sentiero, si raggiungono la Punta L’itinerario si svolge in gran parte in un dell’Aquila (m 2115) e il vicino Colle ambiente severo di pietraie e costiere roc - dell’Aquila (m 2069), dove sorge la cap- ciose. Del settore fanno parte Rocca Parei (di pella dedicata alla Madonna della Pace. cui si gode uno scorcio suggestivo da Prese Proseguendo verso Sud, il percorso, coin - poco evidente Colletto di Roc Bianc (m 3) Il sentiero delle rocce Matè) e le Baciasse, falesie ben note agli cidente ora con il sentiero 412, tocca il 1460), da cui si inizia la discesa nel vallone (Tempi di percorrenza 6 h) arrampicatori. Ai tre Rii, confluiscono nel Monte Cugno dell’Alpet (m 2072), la del Parco. Dopo una sosta d’obbligo presso L’ anello 3 è inizia deviando verso destra solco principale del tauneri gli impervi Punta Giana (m 1965), il Colle del l’eccellente Fontana Pitacrù (punto pa - dalla strada per l’Alpe Colombino, nei pressi canaloni che incidono il versante orientale Muretto (m 1655) e il Colle del Besso (m noramico e area di sosta), il percorso ci porta della fontana di Prafieu l (m 989). Rag- della costiera dell’Aquila, che qui incombe 1466) . Da questa depressione, dove sono a incrociare nei pressi del Colle dell’Asino il giunte Prese Barone (m 1126) si prosegue arcigna per oltre mille metri. Particolar - ancora visibili le tracce di opere difensive del sentiero 408 per il Pontetto (m 1040) e le sempre verso destra in direzione Colletto men te suggestivo è anche il tratto del tau - XVII secolo, si lascia il 412 per seguire in Prese Damon. del Forno (m 1126). Qui giunti, dalla ba - neri che si costeggia vero la fine del per cor- discesa il 408 fino a Colle dell’Asino . Nei checa riportante la tabella sinottica dei so: qui il torrente scorre incassato tra pareti pressi di questo modesto valico, all’altezza di La scelta del nome dell’anello è stata sug- quattro anelli si risalgono verso sinistra i rocciose in un alveo costituito da grandi la - una palina segnaletica, s’imbocca sulla si - gerita dalla presenza lungo la parte iniziale pascoli e il lariceto e, superato un tratto stroni di gneiss chiaro, tra cascatelle e pozze nistra, in salita, il sentiero 409, che toccando del percorso di due delle principali e più scosceso tra i rododendri, si perviene al Pian di acqua limpidissima, avendo per sfondo la Fontana Pitacrù , la Casa Verde , le rinomate captazioni dell’acquedotto muni - del Secco (m 1440). Ridiscesi all’ Alpe un’insolita prospettiva su Rocca Parei. Prese Tarasca , i Tre Rii , le Prese Matè cipale di Giaveno, note nel loro com plesso Colombino (m 1161) lungo una carrareccia con il toponimo “Buneva”. I lavori di co - scoscesa e dissestata, si percorre in disce- struzione della galleria principale inizia - sa la strada asfaltata fino al poco evidente rono nel 1923. Colle Guì (destra per chi scende, palina Poco a monte di queste captazioni si trova segnaletica). Di qui, seguendo il sentiero la Ca’ Verde, singolare edificio in pietra a 409, ci si inoltra nella valle del Tauneri, tetto fortemente spiovente, la cui costru - toccando Prese Matè (m 1153). Dopo un zione risale al 1933, con funzioni di “rifugio tratto in discesa, svoltando a destra si risa- forestale” (Rifugio Brunello). La sua pre - le la sinistra orografica del Tauneri fino senza rimane a testimonianza dei vasti in - al guado dei Tre Rii. Raggiunte con una terventi di rimboschimento che interes sa - breve salita le Prese Tarasca (m 1172), in rono la zona tra l’inizio degli anni ’30 e la corrispondenza di una palina segnaletica si fine degli anni ’60 del secolo scorso, con- segue la direzione per la Casa Verde (409) dizionando fortemente il contesto naturale fino alla successive indicazioni poste a valle attuale dei luoghi, caratterizzato da un fitto della Baita del Roc Tuni (fontana). Di qui lariceto e da un rigoglioso sottobosco. si segue verso valle il sentiero 410 che man - 62 Muntagne Noste

conduce lungo una serie di importanti s - Il “Quota 1000” fu realizzato negli anni ’80 aliscendi al Colle Guì , dove incrocia la dalla Comunità Montana di Valle. Ne fu strada per l’Alpe Colombino. ideatore e artefice Roberto Mosso, Bob per i tanti amici, che ringraziamo per essere stato La Val Sangone rivendica a buon diritto di in Valle il precursore e il promotore di un essere annoverata tra le località che si tipo di frequentazione della montagna che contendono l’onore di essere state la culla coniuga l’escursionismo con l’interesse cul- dello sci in Italia. I pendii che dal Cugno turale e l’attenzione per gli elementi della dell’Alpet e dal Colle dell’Aquila scendevano tradizione. L’itinerario è costituito da una ripidi e (allora) pressoché liberi di vegeta - concatenazione di sentieri che interessa zione fino a Prafieul godettero di attenzioni trasversalmente una fascia di territorio privilegiate da parte dei pionieri di questo compresa tra gli 800 e i 1700 metri di quota. sport, che si stava affermando nei paesi Dal suo inizio a Tortorello di Valgioie (m dell’europa alpina. Attorno alla figura ca - 891) alla sua conclusione a Merlera nella rismatica di Adolfo Kind, ingegnere sviz- valle del Romarolo (m 825), ha uno svilup- zero che aveva introdotto nell’ambiente po di 50 chilometri circa. La sua fruizione torinese gli sci della ditta Jakober, si era completa con suddivisione del tracciato in formato un gruppo di appassionati che fin tre tappe è resa ora più agevole dalla pre - dal 1898 aveva preso a frequentare questi senza lungo il percorso di alcuni punti di luoghi, anche per la relativa vicinanza alla appoggio: il Rifugio Coazze (ora dedicato al città. Nel 1901 lo Ski Club di torino istituì compianto Mario Bergeretti) del CAI Coaz - un punto di appoggio in una baita di Pra - ze, l’Ossevatorio per l’Ambiente (ex Palaz - fieul e il 16 marzo 1902 dal Cugno dell’Alpet zina Sertorio) e il Rifugio escursio nistico “La prese il via la prima gara di velocità in Madlena”. discesa. Nel 1930 fu costruito a Prafieul Per la descrizione dell’itinerario si rimanda l’Albergo Rifugio “Casa Skiatori” gestito dal all’opuscolo pubblicato dalla Comunità Mon- CAI torino, che fu distrutto nel 1944 nel tana Val Sangone (ormai introvabile) che corso di un rastrellamento nazifascista. riporta pressoché integralmente il testo del Nel 1961 fu inaugurata la stazione sciistica cap. “VAL SANGONe QUOtA 1000”. Pro - dell’Alpe Colombino che fu attiva fin verso posta per un trekkink della guida di Avondo la fine degli anni ’80. e Torassa. Livio Lussiana I percorsi proposti coincidono in più punti Michele Giovale con il tracciato del Sentiero Valsangone - Quota 1000 , nella sua parte giavenese. Foto di Bartolo Vanzetti

Delibera del Consiglio Comunale di Giaveno n. 22 del 10/02/1989. La citazione è tratta da L. Pirandello, Colloqui con i personaggi, in Novelle per un anno, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, vol. III, tomo II, pagg. 1153. Dalla prefazione a AA.VV., I monti di Giaveno. escursioni nella valle del Romarolo e del tauneri, tra natura, memoria, storia, 2002, CAI Giaveno Ibidem G.V. Avondo-B.Torassa, La Val Sangone. Le Valli Minori Pinerolesi. Le Valli tra Pellice e Po , L’Arciere, Cuneo, 1988, pp. 97-107