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REGIONE PROVINCIA DI

RINNOVO ALL'ESERCIZIO DELL'IMPIANTO DI RECUPERO DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI, UBICATO IN VIA QUADRELLI N. 87 NEL COMUNE DI RONCO ALL'ADIGE (VR)

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

PROPONENTE: COLUMELLI VALENTINO Sede legale: Piazza Santa Lucia n. 5, (VR) Sede impianto: Via Quadrelli n. 87, Ronco all'Adige (VR)

IL PROPONENTE: COLUMELLI VALENTINO

FILE FIRMATO DIGITALMENTE IL TECNICO: DR. SERGIO TOMMASI

RONCO ALL’ADIGE, FEBBRAIO 2020

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SOMMARIO

1. PREMESSA ...... 3 2. RIFERIMENTI NORMATIVI ...... 4 3. CARATTERISTICHE DELLA DITTA ...... 5 3.1 ANAGRAFICA DELLA DITTA ...... 5 4. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ...... 6 4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E STATO DELL‟AREA ...... 6 4.2 INQUADRAMENTO DELL‟IMPIANTO ...... 7 5. PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO (P.T.R.C) ...... 10 6. PIANO D’AREA QUADRANTE EUROPA ...... 11 7. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (P.T.C.P) ...... 15 8. PIANIFICAZIONE COMUNALE ...... 20 8.1 PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO ...... 21 8.2 PIANO DEGLI INTERVENTI ...... 27 8.3 ELIMINAZIONE DEL VINCOLO PAESAGGISTICO DGR 1395/2018 ...... 29 9. AUTORITÀ DI BACINO - PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) ...... 31 10. RETE NATURA 2000 ...... 33 11. PIANIFICAZIONE DI SETTORE ...... 35 11.1 PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE – P.T.A...... 35 11.2 PIANO REGIONALE DI TUTELA E RISANAMENTO DELL‟ATMOSFERA (PRTRA) ...... 36 11.3 PIANO REGIONALE RIFIUTI SPECIALI ...... 39 12. CONFORMITA’ CON IL QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATICO ...... 41 13. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 42 13.1 PRECEDENTI AUTORIZZAZIONI ...... 42 13.2 TIPOLOGIA DELL'IMPIANTO ...... 42 13.3 QUANTITÀ MASSIMA DI RIFIUTI STOCCABILI ISTANTANEAMENTE E QUANTITA‟ ANNUA TRATTATA ...... 42 13.4 DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI TRATTAMENTO O RECUPERO DEI RIFIUTI ...... 43 13.5 ORGANIZZAZIONE DELL‟IMPIANTO ...... 44 13.6 LAY OUT DI IMPIANTO ...... 45 13.7 EMISSIONI IN ATMOSFERA ...... 45 13.8 EMISSIONI ACUSTICHE ...... 45 14. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 46 14.1 SALUTE PUBBLICA...... 46 14.2 CLIMA ACUSTICO ...... 47 14.3 PAESAGGIO ...... 47 14.4 INFRASTRUTTURE ...... 48 14.5 ATMOSFERA ...... 49 14.6 INDOTTO ECONOMICO...... 50 14.7 IDROSFERA ...... 50 14.7.1 IDROGRAFIA DI SUPERFICIE ...... 50 14.7.2 ACQUE SOTTERRANEE ...... 51 14.8 SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 52 14.9 ECOSISTEMA E AMBIENTE BIOTICO ...... 53 15. VALUTAZIONE IN SINTESI DEGLI IMPATTI POTENZIALI ...... 56 16. CONCLUSIONI ...... 58

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1. PREMESSA

Con determinazione n. 6448/08 del 23 ottobre 2008 il dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Verona ha approvato e abilitato l‟esercizio provvisorio dell'impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi presentato dalla ditta Columelli Valentino relativamente all'insediamento di Via Quadrelli n. 87 nel comune di Ronco all'Adige (VR). Con determinazione n. 2298/10 del 30 aprile 2010 il dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Verona ha emesso autorizzazione all'esercizio, con validità fino al 30 aprile 2015, per lo svolgimento dell'attività di recupero rifiuti non pericolosi presso la sede operativa in Via Quadrelli n. 87 nel comune di Ronco all'Adige (VR). Nel 2015 il medesimo Ente ha rinnovato l‟autorizzazione all‟esercizio fino al 30 aprile 2020 (determinazione n. 1676/15 del 08/5/2015).

La ditta Columelli Valentino, in qualità di gestore dell‟impianto, ha presentato istanza di rinnovo dell‟autorizzazione all‟esercizio, istanza acquisita al n.65345 del 04/12/2019 del Registro Ufficiale della Provincia di Verona. L‟Ente, in data 06/12/2019 con numero di registro ufficiale 0065937, comunicava l‟avvio e la contestuale sospensione del procedimento di rinnovo sino al termine del procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA e della verifica per la Valutazione di Incidenza (Vinca).

Il presente studio preliminare ambientale riguarda quindi la verifica di assoggettabilità per il rinnovo dell'autorizzazione all'esercizio dell‟impianto senza modifiche sito in Via Quadrelli n. 87 nel comune di Ronco all'Adige (VR).

La ditta Columelli Valentino effettua il recupero (R3), con attività R13 – messa in riserva funzionale all‟attività di recupero, dei rifiuti identificati dai codici CER 030101 – scarti di corteccia e sughero e CER 030105 – segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 030104* per la produzione di lettiere per allevamenti avicoli.

Poiché l‟impianto possiede una capacità di recupero autorizzata pari a 50 t/giorno, esso rientra al punto 7, lett.z.b: “impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all‟allegato C, lettere da R1 a R9” dell‟allegato IV alla Parte II del D.Lgs. N. 152/06 e ss.mm.ii., per la cui fattispecie è prevista la “verifica di assoggettabilità a V.I.A.” ai sensi della Parte II della norma medesima.

La ditta risulta inoltre obbligata a sottoporsi a tale procedura poiché trattasi di impianto già autorizzato per il quale non sia stata mai effettuata alcuna V.I.A. In tale caso, pur trattandosi di un semplice rinnovo dell‟autorizzazione di un impianto già autorizzato, si applica una procedura analoga a quella prevista per i nuovi impianti e per le modifiche degli impianti esistenti. In particolare, con la Legge Regionale in materia di V.I.A. (art.13 L.R. N. 04 del 18/02/16), è stato istituito l‟obbligo di assoggettamento alle pertinenti procedure di V.I.A. per tutti gli impianti per i quali non sia stata effettuata alcuna V.I.A. (poiché pre-esistenti) e che rientrano nel campo di applicazione della disciplina normativa in materia di V.I.A. in sede di rinnovo di autorizzazioni o concessioni (art. 13 della L.R. N. 04/16).

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2. RIFERIMENTI NORMATIVI

VIA

 Direttiva 2011/92/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011 concernente la valutazione dell‟impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.  D.Lgs 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”  D.Lgs 29 giugno 2010, n. 128 “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell‟articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69”.  D.Lgs 3 dicembre 2010, n. 205 “Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive”.  Legge 11/8/2014, n. 116 di conversione con modificazioni del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 “Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l‟efficientamento energetico dell'edilizia scolastica universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea”.  D.G.R. 17 febbraio 2009, n. 327 “Ulteriori indirizzi applicativi in materia di valutazione di impatto ambientale di coordinamento del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale" come modificato ed integrato dal D. Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4, "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale" con la Legge Regionale 26 marzo 1999, n. 10”.  D.G.R. 22 luglio 2008, n. 1998 “Decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”. Disposizioni applicative”. D.G.R. 19 luglio 2005, n. 1843 “Rideterminazione ed aggiornamento dei criteri e parametri per la determinazione dei costi relativi all'istruttoria dei progetti assoggettati a procedura di VIA regionale o statale. Revoca della DGR n. 2546 del 06 agosto 2004. Artt. 4,7,8 e 22 della L.R. 10/99”.  L.R. 26 marzo 1999, n. 10 “Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione d‟impatto ambientale”.  D.Lgs. 152/06 parte IV (rifiuti)  D.Lgs. 152/06, parte IV art. 208 “Autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti”.  Legge Regionale n. 3/2000 "Nuove norme in materia di gestione dei rifiuti".

ALTRE

 D.Lgs. 42/2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137".  Legge 6 dicembre 1991, n.394 “Legge quadro sulle aree protette”  D.P.R. 357/1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.”  D.P.R. 120/2003 “Regolamento recante modifiche e integrazioni alò D.P.R. 8 settembre 1997, n.357 concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”  D.M. Ambiente e Tutela del Territorio 3 settembre 2002 “Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000”  D.M. Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare 19 giugno 2009 – “Elenco delle Zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE.”  D.M. Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare 26 marzo 2008 – “Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica continentale in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE.”  D.M. Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare 30 marzo 2009- “Secondo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica continentale in Italia ai sensi della direttiva 92/43/CEE.”

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 D.G.R.V. 16 dicembre 2008, n. 400 Rete ecologica europea Natura 2000. Modifiche ai siti esistenti in ottemperanza degli obblighi derivanti dall‟applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE. Aggiornamento banca dati.  D.G.R.V. 22 settembre 2009, n.2816 – “Rete ecologica europea Natura 2000. Approvazione della cartografia degli habitat e degli habitat di specie di alcuni siti della rete Natura 2000 del Veneto”.  Legge Regionale Veneto 23 aprile 2004, n. 11 – “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”

3. CARATTERISTICHE DELLA DITTA

3.1 ANAGRAFICA DELLA DITTA

Ragione Sociale: Columelli Valentino

Piazza Santa Lucia n. 5, 37047 San Bonifacio Sede legale: (VR) 37047 – San Bonifacio (VR)

Sede impianto: Via Quadrelli n. 87, Ronco all'Adige (VR)

Legale Rappresentante: Columelli Valentino

Codice Fiscale: CLMVNT60C20H783A

Partita IVA: 01679560233 Iscrizione n. VE002062 Iscrizione Albo Gestori Ambientali: categoria 4, classe E categoria 8, classe F

Oggetto dell’attività dell’azienda: Commercio all‟ingrosso di trucioli

Numero di addetti presso l’impianto 3 Autisti; 1 Collaboratore Familiare

Orari di apertura impianto 7:00-12:00 / 14:00-17:00

Direttore tecnico di impianto Dr. Tommasi Sergio

Recapiti 337462661 / [email protected]

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4. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E STATO DELL’AREA

Il territorio del Comune di Ronco all‟Adige è situato nella parte centro orientale della Provincia di Verona, e confina con i Comuni di Belfiore, , Palù, , , e Albaredo d‟Adige.

Nell‟ambito della bassa pianura, l‟attività agricola ha fortemente caratterizzato il paesaggio locale, che è il risultato dell‟opera delle sistemazioni agrarie e delle bonifiche a cui il territorio è stato sottoposto nella seconda metà del secolo. Il comune si sviluppa in destra orografica rispetto al fiume Adige, il quale delimita tutta la parte a nord e ad est del territorio. Oltre l‟Adige il comune è attraversato dal fiume Bussè, al quale è legata la rete di canali di competenza del consorzio di bonifica. La fitta rete di scoli, fossi e canali ha funzione sia di bonifica idraulica che di irrigazione. Si tratta di un territorio che ha subito dunque una profonda trasformazione ad opera dell'uomo: il progressivo intensificarsi della presenza antropica sul territorio ha portato nel corso del tempo ad una quasi completa sostituzione della vegetazione originaria con colture agrarie soprattutto di carattere intensivo (frutteti, seminativi, orticole).

L‟impianto è localizzato nella parte sud del comune di Ronco all‟Adige, in Via Quadrelli n. 87.

Figura 1 – Vista aerea dell’area di progetto. Estratto da Google Maps.

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4.2 INQUADRAMENTO DELL’IMPIANTO

L‟impianto è ubicato in Via Quadrelli, 87 ovvero nella parte sud del territorio del Comune di Ronco all‟Adige, all‟interno di una lottizzazione industriale già da tempo esistente. Tale area è identificata nel Piano Regolatore Generale del Comune di Ronco all‟Adige come zona Z.T.O. – D1 di completamento – Zone industriali e artigianali di completamento. Il terreno è catastalmente individuato al comune di Ronco all‟Adige al Catasto Terreni Foglio 18, mappale n. 2181 - sub 55. La ditta dispone dell‟utilizzo dell‟area e dell‟immobile in qualità di proprietaria.

Il sito è facilmente raggiungibile da varie direttrici stradali le quali consentono di variare il percorso dei mezzi da e verso l‟impianto a seconda delle necessità viarie e di traffico presenti. Infatti la strada principale che viene utilizzata per dirigersi verso l‟impianto è la strada provinciale n. 19 “Ronchesana”. I percorsi alternativi, invece, verso l‟impianto oppure dall‟impianto verso altre direttrici possono essere così identificati:

 Per i veicoli provenienti da est () con destinazione Ronco All‟Adige, il percorso da utilizzare è lungo la S.P. n. 18 nord, , S.P. n. 7, S. Bonifacio, SS. N. 11, S.P. n. 39 Castelletto, Belfiore, S.P. n. 39/b, ponte Delaini sull‟Adige, Albaro di Ronco All‟Adige S.P. n. 19;  Per i veicoli provenienti da Ronco All‟Adige con destinazione Albaredo d‟Adige il percorso di deviazione sarà lungo la S.P. n. 19, Albaro, S.P. n. 39/b, ponte Delaini sull‟Adige, Belfiore, S.P. n. 39, Castelletto, SS. N. 11, S. Bonifacio, S.P. n. 7 Arcole, S.P. n. 18 Albaredo d‟Adige;  Per i veicoli provenienti da est, Montagnana (PD), Cologna Veneta con destinazione Roverchiara, Isola Rizza, Oppeano il percorso potrà essere sarà lungo la S.P. n. 18 sud, Loc. Pilastro S.P. 44/b, , ponte sull‟Adige, Roverchiara, S.P. n. 44 Isola Rizza, Oppeano;  Per i veicoli provenienti da ovest, , con destinazione Albaredo d‟Adige il percorso potrà essere lungo la S.P. n. 44, Isola Rizza, Roverchiara, S.P. 44/b ponte sull‟Adige, Bonavigo, Loc. Pilastro, S.P. n. 18 Albaredo d‟Adige.

L‟attività è svolta all'interno di un capannone industriale avente una superficie in pianta pari a mq 1.600; la pavimentazione del capannone è realizzata in cemento. La copertura del capannone è a due falde e l'altezza della copertura è pari a ml. 11,40 al colmo mentre si abbassa a ml. 7,70 alle imposte. La Ditta dispone anche di un ampio spazio scoperto, diviso in due aree, prospiciente il capannone, che adibisce a parcheggio per i propri automezzi. Al complesso si accede attraverso un comodo cancello munito di serratura, così pure muniti di serratura sono gli ampi portoni carrabili che immettono all'interno del capannone. Lo stesso impianto fa parte di un complesso industriale ove sono collocate altre aziende produttive (ad esempio la PLUVITEC). Il sito è posto lontano da aree sensibili, quali aree residenziali, scuole e aree ricreative.

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L‟area è individuata nella seguente cartografia ufficiale:

– Carta Tecnica Regionale CTR

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– Mappa Catastale Il sito è censito al Foglio 18 mappali n. 2181 sub. 55.

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5. PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO (P.T.R.C)

Il Piano territoriale regionale di coordinamento del Veneto (PTRC) vigente, predisposto in attuazione di quanto stabilito dalla LR. n.40/1990 e approvato con Provvedimento del Consiglio Regionale n. 250 del 13 dicembre 1991 e n. 382 del 28 maggio 1992, risponde all'obbligo di salvaguardare le zone di particolare interesse ambientale, attraverso l'individuazione, il rilevamento e la tutela di un'ampia gamma di categorie di beni culturali e ambientali. Il PTRC si articola per piani di area, previsti dalla legge 61/85, che ne sviluppano le tematiche e approfondiscono, su ambiti territoriali definiti, le questioni connesse all'organizzazione della struttura insediativa ed alla sua compatibilità con la risorsa ambiente. Dalla consultazione degli elaborati cartografici d‟interesse per il progetto in esame emergono i vincoli e le destinazioni seguenti:

. “Tavola 1- Difesa del Suolo e degli Insediamenti”: l‟area in esame risulta esterna alle zone sottoposte a vincolo idrogeologico, a rischio sismico e alle aree esondabili. . “Tavola 2 – Ambiti naturalistico-ambientali e paesaggistici di livello regionale”: l‟area in esame risulta esterna ad ambiti naturalistico-ambientali. . “Tavola 3 – Integrità del territorio agricolo”: l‟area ricade in ambiti a buona integrità, normati all‟art.23 delle NTA, secondo cui gli strumenti subordinati debbono essere particolarmente attenti ad attivare politiche urbanistico-ambientali. . “Tavola 4 - Sistema Insediativo ed Infrastrutturale Storico e Archeologico” e “Tavola 10.39 Valenze storico, culturali e paesaggistiche ambientali”: L‟impianto in esame risulta esterna ad aree vincolate. . “Tavola 5 e Tavola 9 - Ambiti per la istituzione di parchi e riserve naturali ed archeologiche e di aree di tutela paesaggistica”. L‟area non ricade in alcuno dei citati ambiti e in nessuna area di tutela paesaggistica. . “Tavola 8 - Articolazione del piano”. L‟area è all‟interno del Piano d‟area Quadrante Europa. . “Tavola 10.39 – Valenze storico culturali e paesaggistiche-ambientali”. L‟area è esterna agli ambiti di protezione più vicini.

Dalla consultazione degli elaborati cartografici d‟interesse si nota che l‟area d‟impianto non ricade in aree oggetto di tutela o vincolo, o più genericamente nei tematismi riportati nella cartografia analizzata. L‟intervento valutato è pertanto coerente con le disposizioni del PTRC vigente.

Con deliberazione n°372 del 17.02.2009 la Giunta Regionale del Veneto ha adottato il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC), disciplinato dalla L.R. n°11 del 23.04.2004 (art. 4 e 25). La variante parziale al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC 2009) per l'attribuzione della valenza paesaggistica è stata adottata con deliberazione della Giunta Regionale n. 427 del 10 aprile 2013 e pubblicata nel Bollettino ufficiale n. 39 del 3 maggio 2013. Tale variante è quindi in regime di salvaguardia e per questo motivo si analizzano gli elaborati grafici e le norme tecniche per la valutazione della conformità del progetto al nuovo strumento di pianificazione territoriale regionale. Dalla consultazione degli elaborati cartografici d‟interesse per il progetto in esame e delle Norme tecniche di attuazione aggiornate emergono i seguenti rapporti con il sito di intervento:

. “Tavola 01a Uso del suolo – Terra” e “Tavola 9 Sistema del territorio rurale e della rete ecologica”: L‟area d‟intervento si inserisce all‟interno di un‟area agropolitana in pianura. . “Tavola 01b Uso del suolo – Acqua”: l‟area d‟intervento ricade in “area di primaria tutela quantitativa degli acquiferi”. In riferimento a tale area l‟art. 16 delle NTA rimanda al Piano di Tutela delle Acque l‟individuazione delle misure per la tutela qualitativa e quantitativa del patrimonio idrico regionale. . “Tavola 01c Uso del suolo – Idrogeologia e Rischio Sismico”: il sito non ricade in area di pericolosità idraulica, geologica e sismica. Inoltre non rientra nelle superfici allagate nelle alluvioni degli ultimi 60 anni.

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. “Tavola 02 Biodiversità”: Dall‟analisi delle tavole si legge come la realtà urbana di Ronco all‟Adige sia fortemente legata all‟area metropolitana di Verona. In particolare, il territorio di Ronco è individuato nel sistema del territorio rurale come area agropolitana. Nella tavola 2-Biodiversità sono individuati il SIC del fiume Adige, i corridoi ecologici che connettono i SIC dell‟Adige ai SIC delle aree umide della Palude del Feniletto e dello Sguazzo di Rivalunga. Sono identificabili alcune aree naturali residuali che fungono da corridoi ecologici in prossimità delle ex cave a sud del centro abitato. . “Tavola 03 Energia e Ambiente”: la zona presenta valori di inquinamento da NOx compresi tra 10-20 μg/mc (media luglio 2004 – giugno 2005). . “Tavola 04 Mobilità”: L‟estratto cartografico mette in luce il sistema della mobilità, a scala vasta. Il territorio è attraversato da assi stradali di importanza provinciale: la SP19 Ronchesana e la SP 21, oltre che dalla viabilità di tipo comunale. L‟impianto si trova in un‟area a densità territoriale di 0,10- 0,30 abitanti/ettaro. . “Tavola 05a Sviluppo economico produttivo”: L‟impianto si trova in un‟area con incidenza della superficie a uso industriale sul territorio comunale ≤0,02. “Tavola 05a Sviluppo economico turistico”: L‟impianto si trova in un‟area con numero di produzioni DOC, DOP, IGP per comune da 6,1 a 8. L‟area non è situata in prossimità di luoghi turistici o di eccellenza naturalistica. . “Tavola 6 - Crescita sociale e culturale”. L‟impianto si trova in prossimità della rete storico ambientale dei grandi fiumi poiché ad 1 km circa dal fiume Adige.

Dall‟esame del P.T.R.C. non si individuano quindi prescrizioni ostative.

6. PIANO D’AREA QUADRANTE EUROPA

Il Piano d‟Area Quadrante Europa è stato approvato con D.C.R. n. 69 in data 20.10.1999, e successivamente modificato mediante 4 varianti, tra le quali l‟ultima è stata approvata con D.G.R. n. 828 del 15 marzo 2010. Il Piano in questione interessa l‟area metropolitana della città di Verona, comprendente complessivamente 22 comuni, tra i quali rientra Ronco all‟Adige, e si articola in 6 sistemi, rispettivamente riferiti alla Mobilità, alla Produzione ed alla Innovazione, all‟Ecologia, ai Paesaggi aperti ed urbani, ai Beni Storico Culturali ed alla Ricreazione e Tempo Libero. Dall'entrata in vigore del piano d„area, la Provincia e i Comuni ne recepiscono le prescrizioni e i vincoli. La cartografia di Piano è costituita complessivamente da tre tematismi rappresentati nelle seguenti tavole:  Tavola 1: Sistema relazionale e luoghi dell‟innovazione;  Tavola 2: Ecosistema;  Tavola 3: Risorse del paesaggio. Le tavole sono suddivise in due sotto-ambiti denominati “A” e “B” ed indicanti rispettivamente le zone poste a Nord e a Sud nel contesto di suddetto Piano.

Gli estratti seguenti evidenziano l‟ambito di intervento sovrapposto alla cartografia del PAQE. L‟ambito non interessa tematismi del PAQE.

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Il Piano di Area, per quanto concerne il territorio del Comune di Ronco all‟Adige, prevede:

Tavola 1B Sistema relazionale e luoghi dell‟innovazione: L‟impianto rientra tra le “zone urbanizzate” a sud del centro abitato di Ronco all‟Adige.

Estratto tavola del PAQE –Tav. 2B Variante 4

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Tavola 2B Ecosistema: L‟impianto rientra tra le “zone urbanizzate” a sud del centro abitato di Ronco all‟Adige.

Estratto tavola del PAQE –Tav. 3B Variante 4

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Tavola 3B Risorse del Paesaggio: L‟impianto rientra tra le “zone urbanizzate” a sud del centro abitato di Ronco all‟Adige.

Estratto tavola del PAQE –Tav. 3B Variante 4

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7. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (P.T.C.P)

Il PTCP è uno strumento di pianificazione di area vasta, a livello intermedio tra i piani regionali e quelli comunali. La legge regionale di governo del territorio e del paesaggio (L.R. 11/2004) definisce puntualmente il PTCP come lo strumento di pianificazione che "delinea gli obiettivi e gli elementi fondamentali dell'assetto del territorio provinciale in coerenza con gli indirizzi per lo sviluppo socioeconomico provinciale con riguardo alle prevalenti vocazioni, alle sue caratteristiche geologiche, geomorfologiche paesaggistiche ed ambientali." Il PTCP della Provincia di Verona è stato approvato con deliberazione di Giunta Regionale n. 236 del 3 marzo 2015; a partire dal 4 marzo 2015 le competenze in materia urbanistica sono state quindi trasferite dalla Regione alla Provincia. La deliberazione regionale è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regionale n. 26 del 17 marzo 2015 e il PTCP è quindi divenuto efficace in data 1 aprile 2015.

Nel seguito viene evidenziata la collocazione dell‟area di intervento rispetto alla cartografia del PTCP della provincia di Verona.

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Estratto Tavola dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale del PTCP della Provincia di Verona

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Il fabbricato industriale sede dell‟attività ricade all‟interno del vincolo dei corsi d‟acqua (NTA Art. 5-6-7). Nonostante tale aspetto, considerando quanto riportato nel capitolo 8.3, si ritiene che l‟intervento sia coerente con le norme di piano sopra riportate.

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Estratto Tavola delle fragilità del PTCP della Provincia di Verona

Analizzando la Tavola del PTCP della Provincia di Verona “Carta delle Fragilità” si nota come l‟area di intervento non interessi i tematismi riportati nella cartografia in esame.

Estratto Tavola del sistema ambiente del PTCP della Provincia di Verona

Analizzando la Tavola del PTCP della Provincia di Verona “Sistema Ambientale” si nota come l‟area di intervento non interessi i tematismi riportati nella cartografia in esame.

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Estratto Tavola del sistema insediativo del PTCP della Provincia di Verona

Analizzando la Tavola del PTCP della Provincia di Verona “Sistema insediativo-infrastrutturale” si nota come l‟area di intervento ricada all‟interno di “Area produttiva esistente NTA Art. 55-56-60”. L‟intervento valutato è quindi coerente con le norme di piano.

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Estratto Tavola del sistema paesaggio del PTCP della Provincia di Verona

Analizzando la Tavola del PTCP della Provincia di Verona “Sistema del Paesaggio” si nota come l‟area di intervento non interessi i tematismi riportati nella cartografia in esame.

In conclusione si evidenzia che l‟ubicazione dell‟impianto esistente non risulta inserito all‟interno di Aree Naturali Protette, né in nessun particolare contesto o ambito individuato dallo strumento di piano analizzato che ne possa precludere l‟esercizio.

8. PIANIFICAZIONE COMUNALE

La Legge Urbanistica Regionale 23 aprile 2004 n. 11, detta le norme per il governo del territorio veneto definendo le competenze di ciascun Ente territoriale, stabilendo criteri, indirizzi, metodi e contenuti degli strumenti di pianificazione per il raggiungimento delle finalità stabilite dalla legge medesima, riconoscendo in capo al Comune la responsabilità diretta nella gestione del proprio territorio e coinvolgendo i cittadini nella formazione degli strumenti di pianificazione. In particolare, l‟art. 12 della predetta legge, conferma che la pianificazione urbanistica comunale si esplica mediante Piano Regolatore Comunale (PRC) che si articola in disposizioni strutturali, contenute nel Piano di Assetto del Territorio (PAT), ed in disposizioni operative, contenute nel Piano degli Interventi (PI). Il Piano di Assetto del Territorio (PAT) è lo strumento di pianificazione che delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo per il governo del territorio comunale, individua le specifiche vocazioni, sulla base di previsioni decennali, fissa gli obiettivi e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni ritenute ammissibili. Il Piano degli Interventi (PI) è lo strumento urbanistico che, in coerenza ed in attuazione del PAT, individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e di trasformazione del territorio programmando in modo contestuale la realizzazione di tali interventi, il loro completamento, i servizi connessi e le infrastrutture per la mobilità, rapportandosi con il bilancio pluriennale comunale, con il programma triennale delle opere pubbliche e con gli altri strumenti comunali settoriali previsti da Leggi Statali e Regionali.

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8.1 PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO

Il Comune di Ronco all‟Adige è dotato di PAT adottato con DDC n. 50 del 28.12.2009, successivamente approvato in conferenza dei Servizi il 06.04.2011 poi ratificato con Delibera di ratifica della Giunta Regionale n. 463 del 19.04.2011; pubblicata sul BUR n. 34 del 10.05.2011.

Tavola dei Vincoli e Pianificazione Territoriale del PAT

La Tavola dei Vincoli e Pianificazione Territoriale di Ronco all‟Adige segnala per l‟area interessata dal progetto:  Vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 – corsi d‟acqua (Art. 11 Norme Tecniche Attuative)  Fascia di rispetto idrografia (Art. 19 Norme Tecniche Attuative)

Estratto Carta dei vincoli e delle pianificazioni territoriali del P.A.T.

Norme Tecniche Art. 11 – VINCOLO PAESAGGISTICO

1. I beni paesaggistici sono tutti quelli sottoposti a tutela ai sensi del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, Art. 134. 2. La Tav. di Progetto n. 1 “Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale” evidenzia a titolo ricognitivo le aree sottoposte a vincolo espresso a seguito di dichiarazione di notevole interesse pubblico e quelle vincolate per legge ai sensi dell‟Art. 142 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”: a. Corsi d‟acqua - Fiume Adige; - Cavo Canossa e fosso Boldiera; - Fiume Bussè; - Fiumicello Piganzo; - Fosso Storto e Fosso Brugnola; - Fossa Adacquadora, Fossa Boetta e Fossa Turca;

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- Fossa Conduttora, Scolo Conduttore e Scolo Condotto; - Scolo Carmirolo - Fosso Mirandolo e Mirandoletto b. Zone boscate 3. In base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici, il P.I., precisa la ripartizione del territorio in ambiti omogenei, e attribuisce a ciascuno corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica quali: a. il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi; b. la previsione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia delle aree agricole; c. il recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli esistenti. 4. Gli interventi ammessi in aree vincolate dovranno rispettare gli obiettivi di tutela e qualità paesaggistica previsti dal P.A.T., e le previsioni degli atti di pianificazione paesistica di cui all‟Art. 135 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” e le indicazioni della D.G.R.V. n. 986 del 14 marzo 1996 “Atto di indirizzo e coordinamento relativi alla sub-delega ai comuni delle funzioni concernenti la materia dei beni ambientali”.

Norme Tecniche ART. 19 – IDROGRAFIA 1. Trattasi delle zone di tutela riguardanti i fiumi e canali. 2. La Tav. di Progetto n. 3 “Carta delle Fragilità”16 evidenzia le fasce di rispetto di m. 100 dall‟unghia esterna dell‟argine principale, individuate ai sensi del comma 1, lettera g) dell‟Art. 41 della L.R. 11/2004 riguardanti: - Fiume Adige; - Cavo Canossa e fosso Boldiera; - Fiume Bussè; - Fiumicello Piganzo; - Fosso Storto e Fosso Brugnola; - Fossa Adacquadora, Fossa Boetta e Fossa Turca; - Fossa Conduttora, Scolo Conduttore e Scolo Condotto; - Scolo Carmirolo - Fosso Mirandolo e Mirandoletto 3. Le fasce di rispetto previste dal comma 1, lettera g) dell‟Art. 41 della L.R. 11/2004 si applicano all‟esterno delle aree urbanizzate. 4. All‟interno della fascia di rispetto di cui al presente articolo sono ammessi esclusivamente: e. interventi edilizi sul patrimonio edilizio esistente nei limiti di cui all‟Art. 3, comma 1, lettera a),b),c),d) del D.P.R. 380/2001; f. dotazione di servizi igienici e copertura di scale esterne; g. gli interventi previsti dal titolo V° della L.R. 11/2004; h. opere pubbliche compatibili con la natura ed i vincoli di tutela. 5. Gli interventi edilizi di cui al precedente comma 4 del presente articolo potranno essere autorizzati: a. purché non comportino l‟avanzamento dell‟edificio esistente verso il fronte di rispetto; b. previo nulla osta dell‟autorità preposta alla tutela di polizia idraulica e/o dal rischio idraulico, secondo i rispettivi ambiti di competenza. 6. Il P.I. può stabilire, limitatamente alle aree contigue a quelle urbanizzate, distanze diverse da quelle previste dal comma 1, lettera g) dell‟Art. 41 della L.R. 11/2004 e dal P.A.T..

Analizzando gli articoli delle NTA del PAT vigente sopra riportati, e considerando quanto riportato nel capitolo 8.3, si può concludere che l‟intervento in esame risulta coerente con il piano urbanistico.

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Tavola delle Invarianti del PAT Analizzando la Tavola delle Invarianti del PAT di Ronco all‟Adige si nota come l‟area di intervento non interessi i tematismi riportati nella cartografia in esame.

Carta delle invarianti del P.A.T.

Tavola delle Fragilità del PAT di Ronco all’Adige Dal punto di vista della compatibilità geologica ai fini edificatori, l‟area interessata dal progetto è classificata, nella Tavola delle Fragilità come “Area idonea a condizione”.

Carta delle fragilità del P.A.T.

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ART. 37 – COMPATIBILITÀ GEOLOGICA

1. Trattasi della definizione della compatibilità geologica dei terreni ai fini urbanistici. La classificazione delle penalità ai fini edificatori è fondata su indici relativi di qualità dei terreni con riferimento ai possibili effetti di inquinamento delle acque sotterranee, alla compressibilità dei terreni, alle caratteristiche geotecniche nei confronti delle opere di fondazione, alla esondabilità dei corsi d‟acqua, alla sicurezza di arginature o di altre opere idrauliche. 2. La Tav. di Progetto n. 3 “Carta della fragilità” evidenzia, ai sensi del precedente comma 1 del presente articolo, due categorie di terreno: a) aree idonee a condizione; b) aree non idonee. 3. Il P.I., tenuto conto delle previsioni del P.A.T. ed in relazione alla classificazione sismica del comune, provvederà a disciplinare la localizzazione e la progettazione degli interventi edificatori sulla base della classificazione di cui al successivo comma, ed in conformità alla normativa statale e regionale vigente: qualsiasi intervento edificatorio deve essere accompagnato dalle specifiche Relazioni geologica e geotecnica firmata da tecnico abilitato (DM 11/03/1988 e DM 14/01/2008 e s.m.e.i); 4. Le due categorie di terreno sono regolamentate dai seguenti commi 5 e 6. 5. Le “aree idonee a condizione” includono la maggior parte del territorio comunale. In particolare: a) aree di origine alluvionale con caratteristiche geotecniche variabili da mediocri a scadenti, sufficiente permeabilità e capacità di drenaggio con falda a profondità superiore a 2 m dal piano di campagna: l‟indagine approfondirà in particolar modo gli aspetti stratigrafici e geotecnici dei terreni con valutazione del comportamento dell‟insieme opera-terreno; b) aree di origine alluvionale con caratteristiche geotecniche variabili, falda superficiale, difficoltà di drenaggio e possibilità di esondazione: oltre alle valutazioni del punto precedente, l‟indagine comprenderà: o una valutazione geologico-idraulica sulla modalità di smaltimento delle acque meteoriche con un buon sistema di smaltimento mediante trincee drenanti o bacini di dispersione; o la verifica della soggiacenza della falda freatica e la progettazione con idonei sistemi per l‟impermeabilizzazione dell‟edificio; o l‟eventuale riporto di terreni sciolti di buona permeabilità con uno spessore di circa 1 metro per aumentare il franco di bonifica; c) aree di cava estinta e ricomposta in genere a quota topografica più bassa dell‟originale. La penalizzazione deriva dal rischio di sommersione e dalla non conoscenza dei terreni utilizzati per la ricomposizione, sia in termini qualitativi che di caratteristiche geotecniche: valgono le indicazioni già date per i due punti precedenti, con la precisazione che l‟indagine stratigrafica e geotecnica dovrà essere particolarmente accurata oppure saranno previste tipologie di intervento (ad esempio fondazioni profonde) in grado di annullare l‟influenza sull‟opera dei terreni riportati/rimaneggiati; d) Aree di cava con falda affiorante. Alcune di queste aree presentano battenti d‟acqua modesti per cui è possibile, con operazioni di colmata, passare alla categoria precedente. Valgono quindi le indicazioni già date al punto precedente. In tali aree l‟edificabilità è possibile, ma richiede di svolgere nel Piano degli Interventi o nel Piano Urbanistico Attuativo o nel singolo Intervento diretto, uno studio di maggior dettaglio geologicogeotecnico-idrogeologico-idraulico sulle aree interessate al fine di verificare con indagini dirette l‟effettiva consistenza dei terreni, la localizzazione della falda e la predisposizione di eventuali opere da realizzare in fase di urbanizzazione e le indicazioni necessarie per la realizzazione degli interventi edilizi, secondo quanto previsto dalla normativa vigente (Norme tecniche D.M.11/3/1988. D.M. 14/09/2005 Norme Tecniche per le Costruzioni), finalizzate a definire le modalità di realizzazione delle opere per garantire le condizioni di sicurezza delle opere stesse, nonché dell‟edificato e delle infrastrutture adiacenti. Tali indagine sono necessarie per il dimensionamento corretto delle tipologie fondazionali verificando la possibile presenza di terreni con qualità mediocri o scadenti o a rischio di liquefazione e realizzando le opportune verifiche di stabilità,

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indicando gli eventuali interventi di stabilizzazione e mitigazione del rischio. Ciò dovrà essere inoltre soggetto a valutazione di compatibilità idraulica adeguata all‟area interessata anche al fine di ridurre il rischio idraulico.

Considerando che le attività oggetto di rinnovo avvengono esclusivamente all‟interno di un capannone la cui pavimentazione è realizzata in cemento si ritiene che non vi siano criticità dal punto di vista idraulico e geologico.

Tavola della Trasformabilità del PAT Infine, la Tavola della Trasformabilità costituisce il progetto del Piano ed individua le linee strategiche progettuali del PAT. Le azioni strategiche sono finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dettati dalla LR 11/2004, in particolare relativamente al miglioramento della qualità urbana, alle possibilità di trasformazione del territorio agricolo in zone con destinazione diversa, all‟individuazione dei servizi a scala territoriale, etc. Secondo la Tavola della Trasformabilità del PAT l‟area oggetto di studio rientra in: - Area di urbanizzazione consolidata a prevalente destinazione produttiva.

Carta delle Trasformabili del P.A.T.

ART. 44 – AZIONI STRATEGICHE: AREE DI URBANIZZAZIONE CONSOLIDATA 1. Le “Aree di urbanizzazione consolidata” sono individuate nella Tav. n. 4 “Carta della trasformabilità” e si dividono in: - Aree a urbanizzazione consolidata a destinazione prevalentemente residenziale; - Aree a urbanizzazione consolidata a destinazione prevalentemente produttiva. - Aree della programmazione urbanistica previgente non attuata 2. Le Aree di urbanizzazione consolidata comprendono la parte di città costruita e la parte già di previsione della strumentazione urbanistica vigente. 3. Le norme per le Aree di urbanizzazione consolidata sono: a. interventi ammessi: lettere a), b), c), d), e), f) Art. 3 del D.P.R. n. 380/2001, Testo Unico Edilizia (TUE);

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b. modalità di intervento: intervento diretto per le lettere a), b), c), d), e), P.U.A. per gli interventi di cui alla lettera f). Interventi diversi potranno essere ammessi previa approvazione di apposito P.U.A. su aree individuate come zone di degrado dal P.I.; la nuova costruzione è consentita nei lotti interclusi con un indice di edificabilità individuato nel P.I. e comunque non superiore a 2.0mc/mq; c. distanze strade: come da Codice della Strada o in allineamento all‟esistente, diverse distanze potranno essere ammesse all‟interno del P.U.A.; d. distanze tra proprietà: secondo D.M. 1444/68 e Codice Civile, diverse distanze potranno essere ammesse all‟interno del P.U.A.; e. distanze tra edifici: secondo D.M. 1444/68 e Codice Civile, diverse distanze potranno essere ammesse all‟interno del P.U.A.; Nelle aree di urbanizzazione consolidata sono compresi i “Servizi di interesse comune di maggior rilevanza”: a) I servizi di interesse comune di maggior rilevanza sono individuati nella Tav. n. 4 “Carta della trasformabilità"; b) L‟attuazione e implementazione delle previsioni del P.A.T. potrà avvenire mediante ricorso agli istituti della perequazione urbanistica, compensazione urbanistica e credito edilizio, o con l‟apposizione di vincoli urbanistici preordinati all‟esproprio; c) Le categorie e le localizzazioni individuate dal P.A.T., che in generale tengono conto delle preesistenze, di criteri di buon posizionamento, sono peraltro orientative: il P.I. potrà variarle all‟interno dei centri abitati e delle frazioni appartenenti ad un medesimo A.T.O. senza che ciò costituisca variante al P.A.T.

Analizzando gli articoli delle NTA del PAT vigente sopra riportati, si può concludere che l‟intervento in esame risulta coerente con il piano urbanistico.

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8.2 PIANO DEGLI INTERVENTI

Il sesto Piano degli Interventi approvato con DCC n° 53/2018, costituisce variante al Piano degli Interventi approvato con DCC n° 35/2011 e successive varianti approvate ai sensi della LR 11/2004. Come visibile dall‟estratto cartografico della carta della zonizzazione, anche il P.I. riporta il tracciato viabilistico previsto dal PAT, che tuttavia differisce rispetto il tracciato presentato con il presente progetto. Dal punto di vista urbanistico, con riferimento agli strumenti di pianificazione approvati, l‟area su cui insiste l‟arteria stradale rientra: - ZTO D1 – Zone industriali e artigianali Artt., 28, 36, 37 (denominazione n. 3 e 5) - Ambito subordinato alla sottoscrizione di Accordo Pubblico – Privato ai sensi dell‟Art. 6 della LR 11/2004

Tav 4.4 Zone Significative - P.I. Ronco all’Adige

ART. 36 - Z.T.O. “D1” – ZONE INDUSTRIALI E ARTIGIANALI DI COMPLETAMENTO Le zone artigianali e industriali di completamento si estendono su aree totalmente o parzialmente occupate da insediamenti produttivi. Esse sono individuate nelle Tavole di progetto anche con un numero identificativo (vedi tavola 4 zone significative scala 1:2.000). In tali zone è ammesso l‟insediamento di industrie, depositi, centri servizi, magazzini, laboratori artigianali di produzione e di servizio, nonché delle strutture collettive a servizio della zona, come mense o centri sociali, a condizione che siano rispettate tutte le norme preventive dell‟inquinamento del suolo, delle acque, dell‟atmosfera, nonché dei nuclei abitati (le domande per il rilascio di permessi di costruire o altro titolo abilitativo relativi a nuovi impianti produttivi dovranno anche contenere idonea documentazione di previsione di impatto acustico di cui all‟art. 5 Decr. Pres. Cons. Min. 1/3/91). In dette zone sono ammesse costruzioni da destinare all‟alloggio del proprietario o dirigente e del custode sino ad un volume massimo residenziale di 500 mc. netti per lotto. In alternativa sono ammessi alloggi temporanei o di prima accoglienza per le maestranze impiegate nella stessa azienda. I Centri Sociali potranno essere riservati alle rappresentanza di categoria dei lavoratori e alle associazioni culturali e non regolarmente iscritte al registro comunale. L‟uso verrà regolamentato da apposita Convenzione.

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Sono ammesse attività commerciali a condizione che risultino conseguenti all‟attività produttiva delle aziende insediate, la quale deve essere comunque prevalente sia per superficie utilizzata che per numero di addetti. In queste zone il PI si attua per intervento diretto, secondo gli indici stereometrici che seguono, al cui rispetto non sono tenuti gli interventi nelle zone con P.d.L. approvato, i quali seguiranno i parametri contenuti nei rispettivi strumenti attuativi o, se più favorevoli, quelli delle presenti Norme; nel caso i piani attuativi fossero carenti, hanno piena validità le presenti Norme. La quota di superficie coperta viene ridotta al 20% per la zona D1c/3, occupata da fornaci in attività che necessitano di ampie superfici scoperte per lo stoccaggio della materia prima e dei lavorati. Di conseguenza, anche gli standards S1 e S2 sono ridotti al 2% di Sf (lotto di intervento) e per il secondario resta ammessa la monetizzazione. Inoltre la Sf o lotto di intervento potrà corrispondere a una quota della superficie della zona, debitamente frazionata, di dimensioni almeno quintuple rispetto alla superficie coperta dall'intervento edilizio. Alla stessa disciplina sono soggetti anche gli interventi relativi a sole tettoie di protezione, da considerarsi alla stregua degli impianti produttivi. Nella zona non varrà il rapporto fra superfici scoperte a verde e pavimentate, mentre è raccomandata la realizzazione di un recinto alberato a mitigazione dell'impatto visivo. Gli interventi edilizi sono subordinati al reperimento di aree per standards urbanistici primari come definiti all‟art. 17 delle presenti Norme per il corrispondente tipo di zona. La parte di tali aree che possa rimanere di proprietà privata deve essere assoggettata a vincolo di uso pubblico registrato e trascritto. Ne sono esclusi gli interventi in zone con P.d.L. approvato, in quanto dotate dei rispettivi standards. Particolare attenzione dovrà essere posta alle definizioni delle soluzioni architettoniche e formali nonché alla scelta dei materiali ed alle colorazioni al fine di favorire un corretto inserimento delle nuove strutture nell'ambiente circostante e mitigarne, per quanto possibile, l'impatto visivo. In prossimità di zone classificate come A - Centro Storico, di Nuclei Rurali o Corti di Antica Origine, e/o di aree di particolare pregio ambientale e paesaggistico, dovranno essere consentite esclusivamente recinzioni trasparenti (reti, grigliati metallici) e/o siepi verdi per l'altezza prevista dalle vigenti N.T.O. del Comune. Poiché le recinzioni costituiscono un elemento visibile particolarmente importante ai fini della riqualificazione dell'area, le soluzioni proposte in fase esecutiva dovranno ricercare l'omogeneità tipologica e cromatica. Al fine di tutelare il pregevole paesaggio circostante, si prescrive la messa a dimora, lungo la viabilità e confini, di filari di alberature d'alto fusto autoctone, meglio se a macchie, caratteristiche della zona, atte a mascherare e mitigare le aree. Inoltre, tutti gli spazi liberi non occupati da strade, ossia le aree di manovra o parcheggio e i piazzali di carico e scarico merci delle attività interessate, devono essere mantenuti a verde ed il terreno deve essere il più possibile permeabile, con il concorso di essenze arboree ed arbustive tipiche della zona.

Accordo Pubblico – Privato ai sensi dell’Art. 6 della LR 11/2004

La ditta Columelli Valentino ed il Comune di Ronco all‟Adige il 31 Agosto 2012 hanno stipulato l‟accordo n.3 tra soggetto pubblico e privato ai sensi dell‟art. 6 della L.R. Veneto n. 11/2004. All‟interno dell‟accordo si stabilisce che l‟area individuata al foglio 18 mappale 2181 sub. 51, venga individuata nello strumento urbanistico di pianificazione del territorio P.A.T. come di completamento i continuità della Zona “D1 c/5” esistente.

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8.3 ELIMINAZIONE DEL VINCOLO PAESAGGISTICO DGR 1395/2018

La pianificazione di rango superiore ed il PAT, approvati antecedentemente al 2018, segnalano la presenza del vincolo paesaggistico “corsi d‟acqua”, relativamente al corpo idrico FOSSA CONDUTTORE – SCOLO CONDUTTORE – SCOLO CONDOTTO. La Regione, con DGR nr. 1395 del 25 settembre 2018, provvede, su proposta del Comune, ad escluderlo in parte dai beni di cui alla lettera c), comma 1, art. 142, del D.Lgs. n. 42/2004. L‟esclusione riguarda il tratto dal punto di origine dello scolo fino alla confluenza con lo Scolo Carnirolo.

Di seguito si riportano gli estratti della Deliberazione regionale di esclusione.

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9. AUTORITÀ DI BACINO - PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)

Il Bacino interregionale Fissero – Tartaro – Canalbianco – Po di Levante si estende nel territorio delle Regioni Lombardia e Veneto (provincia di Mantova, Verona e Rovigo più un comune della provincia di Venezia), sommariamente circoscritto dal corso del fiume Adige a nord e dal fiume Po a sud e compreso tra l‟area di Mantova a ovest, ed il Mare Adriatico a est. Il bacino ha un‟estensione complessiva di circa 2885 km2 (di cui approssimativamente il 10% nella Regione Lombardia e il 90% nella Regione del Veneto). Si tratta di un bacino, interessato da cospicue opere artificiali di canalizzazione. Il bacino è attraversato da ovest ad est dal corso d‟acqua denominato Tartaro Canalbianco Po di Levante. Nell‟affrontare l‟analisi della pericolosità idraulica si deve considerare che i corsi d‟acqua dei territori di pianura sono nella maggioranza dei casi arginati e che le situazioni di criticità idraulica si manifestano pertanto come fenomeni di allagamento conseguenti al superamento delle quote arginali o al crollo del rilevato arginale stesso. Le cause vanno ricercate sia nell‟inadeguata progettazione, realizzazione o gestione delle opere di difesa, come e soprattutto nella cattiva pianificazione e gestione dell‟uso del territorio. Si verificano perciò con una certa frequenza fenomeni idraulici che comportano il superamento dei limiti idraulici e geotecnici di progetto delle opere di difesa fluviale, o che determinano il collasso del manufatto per sopraggiunta vetustà o cattivo stato di manutenzione dello stesso. I parametri che si considerano nel determinare la pericolosità di un fenomeno di allagamento sono: - l‟altezza dell‟acqua; - la probabilità di accadimento (tempo di ritorno).

Il D.P.C.M. 29 settembre 1998 individua tre classi di pericolosità: a) aree ad alta probabilità di inondazione - indicativamente con tempo di ritorno Tr di 20 - 50 anni; b) aree a moderata probabilità di inondazione - indicativamente con Tr di 100 - 200 anni; c) aree a bassa probabilità di inondazione - indicativamente con tempo di ritorno Tr di 300 – 500 anni.

La determinazione delle aree pericolose per diversi valori del tempo di ritorno costituisce la prima fase della previsione del rischio. Il danno subito per ogni evento critico risulta infatti legato all‟uso del territorio e cioè agli elementi a rischio su di esso presenti ed alla loro vulnerabilità, intesa come aliquota che va effettivamente persa durante l‟evento catastrofico. Il D.P.C.M. 29 settembre 1998 aggrega le diverse situazioni derivanti dal prodotto dei fattori pericolosità, valore e vulnerabilità, in quattro classi di rischio idraulico e geologico: a) moderato R1: per il quale i possibili danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale sono marginali; b) medio R2: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale che non pregiudicano l‟incolumità delle persone, l‟agibilità degli edifici ed il regolare andamento delle attività socio-economiche; c) elevato R3: per il quale sono possibili problemi per l‟incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l‟interruzione delle attività socio - economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale e culturale;

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d) molto elevato R4: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni rilevanti al patrimonio ambientale e culturale, la distruzione di attività socio - economiche.

L‟area di studio ricade nelle aree classificate nel Piano di Assetto Idrogeologico P.A.I. come aree caratterizzate dall‟assenza di Pericolosità idraulica e di Rischio Idraulico.

Estratto Carta del Pericolo e Rischio idraulico – PAI F.T.C.

Estratto Carta del Rischio idraulico – PAI F.T.C.

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10. RETE NATURA 2000

La verifica degli ambiti protetti, è prevista dall’allegato V-Criteri di verifica di assoggettabilità di cui all’art. 19 comma 2 (localizzazione dei progetti) ed in particolare il punto 2.c5). I siti denominati ZPS e SIC costituiscono la rete Natura 2000, la quale si prefigge lo scopo prioritario di garantire la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e di specie peculiari del continente europeo come indicati nelle Direttive comunitarie “Habitat” (92/43/CEE) e “Direttiva concernente la conservazione degli uccelli selvatici” (2009/147/CE). La Direttiva Comunitaria “Habitat 92/43/CEE” ha come obiettivo la valorizzazione degli habitat e dei sistemi naturali considerando non solo la qualità attuale del sito ma anche le potenzialità del sito stesso in riferimento al raggiungimento di un maggior livello di naturalità e biodiversità. La Direttiva considera, infatti, anche siti attualmente degradati in cui tuttavia gli habitat hanno conservato l‟efficienza funzionale e che pertanto possono ritornare verso forme più evolute mediante l‟eliminazione delle ragioni di degrado. Due sono gli allegati (Allegato I e Allegato II) della Direttiva: Allegato I – Riporta gli elenchi dei tipi di habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione; Allegato II – Riporta l‟elenco delle specie animali e vegetali di interesse comunitario per la cui conservazione si richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Questa lista è complementare a quella riportata nella “Direttiva 2009/147/CE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici” del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea del 26 gennaio 2010, serie L 20, la quale ha abrogato e sostituito integralmente la precedente Direttiva 79/409/CE L‟obiettivo di conservazione della Direttiva 2009/147/CE è perseguito attraverso l‟introduzione di regole concernenti la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e del loro sfruttamento (art. 1); a tal fine la Nuova Direttiva Uccelli si prefigge la protezione a lungo termine e la gestione delle risorse naturali in quanto parte integrante del patrimonio dei popoli europei. Essa consente di regolarle disciplinandone lo sfruttamento in base a misure necessarie al mantenimento e all‟adeguamento degli equilibri naturali delle specie entro i limiti di quanto è ragionevolmente possibile. La preservazione, il mantenimento o il ripristino di una varietà e di una superficie sufficiente di habitat sono indispensabili alla conservazione di tutte le specie di uccelli. Talune specie di uccelli devono essere oggetto di speciali misure di conservazione concernenti il loro habitat per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione. Tali misure devono tener conto anche delle specie migratrici ed essere coordinate in vista della costituzione di una rete coerente. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli di cui all‟articolo 1 a un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative (art. 2). Tenuto conto delle esigenze di cui all‟articolo 2, gli Stati membri adottano le misure necessarie per preservare, mantenere o ristabilire, per tutte le specie di uccelli di cui all‟articolo 1, una varietà e una superficie sufficienti di habitat (art. 3). Gli Stati membri classificano come “Zone di Protezione Speciale” (ZPS) i territori più idonei in numero e in superficie alla conservazione delle popolazioni di tutte le specie di uccelli presenti nell‟allegato I della Direttiva stessa, tenuto conto delle necessità di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre in cui si applica la Direttiva. Analoghe misure vengono adottate dagli Stati membri per le specie migratrici non menzionate nell‟Allegato I della Direttiva che ritornano regolarmente (art. 4).

Nel caso specifico il capannone sede dell‟attività risulta non interferire direttamente con i siti protetti della Rete Natura 2000. Il sito più vicino è il SIC IT3210042 “Fiume Adige tra Verona est e Badia Polesine” che dista circa 900 m nel punto più vicino. Il progetto sarà, infatti, sottoposto a procedura di valutazione di incidenza ambientale (dichiarazione di non incidenza) secondo la metodologia operativa proposta dalla Regione Veneto ai sensi della DGR 1400/2017.

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Come di seguito evidenziato il sito Natura 2000 più prossimo all‟area interessata del progetto è IT3210042.

Fiume Adige tra Verona est e Badia Polesine, distanza circa 900 m.

0,9 km ca

AREA IMPIANTO

In merito all‟analisi delle eventuali interferenze prodotte dall‟impianto sugli obiettivi di conservazione dei siti natura 2000 presenti nell‟intorno, si può ragionevolmente affermare che, viste le barriere antropiche, la tipologia e le aree di ricaduta di impatti ambientali generati dall‟impianto e la tipologia di vulnerabilità dei siti, siano improbabili effetti sugli habitat e sulle specie presenti nei SIC e ZPS.

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11. PIANIFICAZIONE DI SETTORE

11.1 PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE – P.T.A.

Il Piano di Tutela delle Acque (previsto dall‟art. 44 del D.Lgs. 152/99 e s.m.i.) costituisce un piano stralcio di settore del Piano di Bacino di cui alla L. 183/89, ed è lo strumento del quale le Regioni debbono dotarsi per il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici regionali, stabiliti dagli articoli 4 e 5 del decreto stesso. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) costituisce inoltre uno specifico piano di settore, ai sensi dell‟art. 121 del D.Lgs 152/2006. Il PTA contiene gli interventi volti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui agli artt. 76 e 77 del D.Lgs 152/2006 e contiene le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico. La Regione ha approvato il PTA con deliberazione del Consiglio regionale n.107 del 5 novembre 2009, costituito dai seguenti documenti: . Sintesi degli aspetti conoscitivi: riassume la base conoscitiva e i suoi successivi aggiornamenti e comprende l‟analisi delle criticità per le acque superficiali e sotterranee, per bacino idrografico e idrogeologico. . Indirizzi di Piano: contiene l‟individuazione degli obiettivi di qualità e le azioni previste per raggiungerli: la designazione delle aree sensibili, delle zone vulnerabili da nitrati e da prodotti fitosanitari, delle zone soggette a degrado del suolo e desertificazione; le misure relative agli scarichi; le misure in materia di riqualificazione fluviale. . Norme Tecniche di Attuazione: contengono misure di base per il conseguimento degli obiettivi di qualità distinguibili nelle seguenti macroazioni: . Misure di tutela qualitativa: disciplina degli scarichi. . Misure per le aree a specifica tutela: zone vulnerabili da nitrati e fitosanitari, aree sensibili, aree di salvaguardia acque destinate al consumo umano, aree di pertinenza dei corpi idrici. . Misure di tutela quantitativa e di risparmio idrico. . Misure per la gestione delle acque da pioggia e di dilavamento.

Il comune di Ronco all‟Adige risulta all‟interno del bacino idrografico del Fissero-Tartaro-Canal Bianco, sottobacino del Tartaro-Canalbianco-Po di Levante, identificato, all‟interno del PTA, con il codice I026/01. Dalla carta della vulnerabilità intrinseca della falda freatica della pianura veneta, il sito in esame si trova in un‟area a vulnerabilità media. Infine, dall‟esame della tavola illustrativa delle zone omogenee di protezione dall‟inquinamento, il comune di Ronco all‟Adige si trova all‟esterno della zona di ricarica degli acquiferi, nello specifico all‟interno della “Zona di pianura: zone a bassa densità insediativa”.

Relativamente alle N.T.A. del piano si ritiene che l‟impianto oggetto di studio non rientri nelle prescrizioni dell‟art. 39 relative al trattamento delle acque meteoriche. Gli stoccaggi sia del rifiuto in ingresso, sia della materia prima secondaria prodotta, avvengono all'interno di un capannone industriale, non sono di conseguenza soggetti né al dilavamento ad opera delle acque meteoriche, né all‟azione del trasporto eolico.

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11.2 PIANO REGIONALE DI TUTELA E RISANAMENTO DELL’ATMOSFERA (PRTRA)

Il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell‟Atmosfera, adottato con Deliberazione della Giunta Regionale 4 aprile 2003, n. 902, ha l‟obiettivo di mettere a disposizione delle Province, dei Comuni, di tutti gli altri enti pubblici e privati e dei singoli cittadini un quadro aggiornato e completo della situazione attuale, e di presentare una stima sull‟evoluzione dell‟inquinamento dell‟aria nei prossimi anni. Conformemente a quanto previsto dall‟art. 19 della L.R. 33/85, a conclusione della procedura per la VAS, al fine di consentire le valutazioni per l‟approvazione dello stesso da parte dell‟organo competente è stata trasmessa alla Giunta regionale la documentazione inerente il Documento di Piano (All. A), il Rapporto ambientale (All. B) e il Rapporto ambientale - sintesi non tecnica (All. C) come modificati dal parere VAS n. 53 /2014, nonché la documentazione procedurale (All. D/D1, D/D2, D/D3, D/D4, D/D5) costituita dai pareri delle autorità competenti in materia ambientale, dalle osservazioni, dalla sintesi delle osservazioni e relative controdeduzioni elaborate dagli Uffici, dai pareri della Commissione regionale VAS per la proposta al Consiglio regionale, adottata infine con DGRV n. 34/CR del 15.04.2014. Per gli effetti di quanto disposto dall‟art. 133 del Regolamento del Consiglio regionale, la DGRV n. 34/Cr del 15.04.2014 è decaduta. In data 1 settembre 2015 con deliberazione n. 74/CR, la Giunta regionale ha provveduto, alla riassunzione della deliberazione n. 34/CR del 15.04.2014. È possibile consultare la deliberazione, i cui allegati A, B, C, D/D1, D/D2, D/D3, D/D4, D/D5 ne sono parte integrante accedendo al sito web del Consiglio regionale. Con questo strumento, la Regione Veneto fissa inoltre le linee che intende percorrere per raggiungere elevati livelli di protezione ambientale nelle zone critiche e di risanamento. Partendo dalle analisi relative alla qualità dell‟aria, il PRTRA ha individuato le principali criticità presenti nel territorio regionale e, in relazione a queste, ha delimitato una serie di zone caratterizzate da diversi livelli di rischio. In particolare le aree ricadenti nella zona A, per specifico inquinante, sono caratterizzate dal superamento dei valori limite aumentati del margine di tolleranza e/o delle soglie di allarme (nel caso in cui siano previste); in zona B rientrano le aree per le quali sono stati registrati superamenti dei valori limite (senza margine di tolleranza); infine appartengono alla zona C le aree considerate a basso rischio di superamento dei valori limite (assenza di superamenti o superamenti relativi a uno o due anni non recenti).

Il 19 aprile 2016 è stato approvato, dal Consiglio Regionale il nuovo Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell‟Atmosfera (DCR n. 90 del 19 aprile 2016). Il Piano adegua la normativa regionale alle nuove disposizioni entrate in vigore con il D.Lgs 155/2010.

Per ciascun inquinante sono state individuate due zone, a seconda che il valore di emissione comunale sia inferiore o superiore al 95° percentile, calcolato sulla serie dei dati comunali. Le zone sono state classificate come di seguito riportato: - Zona A: zona caratterizzata da maggiore carico emissivo (Comuni con emissione > 95° percentile); - Zona B: zona caratterizzata da minore carico emissivo (Comuni con emissione < 95° percentile).

Secondo la zonizzazione amministrativa del Veneto D. Lgs. 155/2010 il comune di Ronco all‟Adige rientra tra le aree classificate come IT0513 Pianura e Capoluogo bassa pianura e ricade in zona B per CO, benzene,

SO2.

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Individuazione dei Comuni per il CO

Individuazione dei Comuni per il benzene

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Individuazione dei Comuni appartenenti alle ZONE A e B per il biossido di zolfo

Individuazione delle stazioni per programma di valutazione

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11.3 PIANO REGIONALE RIFIUTI SPECIALI

Il “Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali” è stato approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 30 del 29 aprile 2015. In particolare nel paragrafo 1.3.7.2 disciplina la distanza minima dalle abitazioni ed edifici pubblici dettando alcuni criteri di esclusione che prevedono che: «Allo scopo di prevenire situazioni di compromissione della sicurezza delle abitazioni o di grave disagio degli abitanti - sia in fase di esercizio regolare che in caso di incidenti e di cantiere - e definita una distanza di sicurezza minima tra: • l’area ove vengono effettivamente svolte le operazioni di recupero o smaltimento, intesa come il luogo fisico ove avvengono le suddette operazioni, indipendentemente dalla presenza di eventuali opere di mascheratura e/o mitigazione previsti in progetto; • gli edifici pubblici e le abitazioni, anche singole, purché stabilmente occupate (esclusa l’eventuale abitazione del custode dell’impianto stesso). Le suddette distanze si computano indipendentemente dalla distanza fra la recinzione perimetrale dell’attività e le abitazioni o gli edifici pubblici di cui sopra. In funzione della tipologia impiantistica valgono le seguenti distanze:

Tabella I.2 –Distanze di sicurezza in funzione della tipologia di impianto (All.A DCR n.30 29 Aprile 2015).

Si sottolinea, in primo luogo, che la disposizione in esame non appare applicabile nel caso di specie in quanto la D.C.R. n. 30 del 29/04/2015 individua i criteri per la localizzazione di nuovi impianti (Lo si ricava, ad esempio, dall‟art. 4, comma 1, lett. e) nella parte in cui stabilisce che uno degli obiettivi del piano è «definire i criteri di individuazione, da parte delle Province, della aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti che tengano conto delle pianificazioni e limitazioni esistenti che interessano il territorio, garantendo la realizzazione degli impianti nelle aree che comportino il minor impatto socio-ambientale») mentre l‟impianto della Columelli Valentino era già esistente prima dell‟entrata in vigore del suddetto decreto.

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Ciò premesso, e anche volendo applicare al caso di specie quanto disposto al punto 1.3.7.2. della D.C.R., nel raggio di 100 mt dall‟impianto sono presenti 2 abitazioni (via Quadrelli nn. 93 e 91), sono stati analizzati gli impatti specifici alle componenti ambientali rilevanti in relazione alle due abitazioni presenti nel limitrofo dei 100 mt dall‟area di impianto.

Gli impatti rilevanti per le abitazioni prossime sono identificati in rumore e traffico indotto, poiché non sono presenti altre emissioni o altri impatti significativi dall‟impianto. Per il rumore è stata realizzata una valutazione di impatto acustico da parte di tecnico competente in acustica. I risultati di tale valutazione hanno evidenziato che presso i ricettori maggiormente esposti non si sono riscontrati superamenti dei limiti stabiliti dalla legge che regola la materia. Per il traffico indotto si nota come il volume di traffico generato è ampiamente assorbibile dalla rete viaria a servizio dell‟impianto, inoltre in prossimità di via Quadrelli, è in fase realizzativa la cosiddetta “Circonvallazione di Ronco all'Adige” il cui committente è il Comune di Ronco all‟Adige. Tale progetto prevede di risolvere le problematiche inerenti la viabilità in prossimità del centro di Ronco all‟Adige tramite la realizzazione di una circonvallazione esterna che quindi permetterà una ulteriore minimizzazione degli impatti. Si precisa inoltre che l‟impianto di recupero rifiuti in oggetto è presente e operativo da circa 18 anni, e da parte di enti locali, dalle verifiche effettuate dal personale ispettivo e dalla popolazione presente non sono mai state riscontrate criticità o lamentele per la presenza della sua attività.

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12. CONFORMITA’ CON IL QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATICO

Dall‟analisi degli strumenti di pianificazione territoriale generali e di settore, il sito di studio risulta caratterizzato come segue:

 non ricade in area di pericolosità idraulica, geologica e sismica;

 non rientra nelle superfici allagate nelle alluvioni degli ultimi 60 anni;

 non è ricompreso nelle aree soggette a tutela ambientale e archeologica;

 non è ricompreso nell‟area di ricarica degli acquiferi;

 è ricompreso nelle aree soggette a tutela paesaggistica e idrogeologica;

 è inserito in un ambito con urbanizzazione consolidata e a prevalente destinazione produttiva.

Le prescrizioni dovute al posizionamento all‟interno delle aree soggette a tutela paesaggistica e idrogeologica sono rispettate stando a quanto indicato nel DGR nr. 1395 del 25 settembre 2018 (capitolo 8.3). Si ritiene quindi che l‟opera esistente non sia in contrasto con le aspettative di sviluppo e pianificazione territoriale, sia a livello Regionale che locale.

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13. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

13.1 PRECEDENTI AUTORIZZAZIONI

Con determinazione n. 6448/08 del 23 ottobre 2008 il dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Verona ha approvato e abilitato l‟esercizio provvisorio dell'impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi presentato dalla ditta Columelli Valentino relativamente all'insediamento di Via Quadrelli n. 87 nel comune di Ronco all'Adige (VR). Con determinazione n. 2298/10 del 30 aprile 2010 il dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Verona ha emesso autorizzazione all'esercizio, con validità fino al 30 aprile 2015, per lo svolgimento dell'attività di recupero rifiuti non pericolosi presso la sede operativa in Via Quadrelli n. 87 nel comune di Ronco all'Adige (VR). Nel 2015 il medesimo Ente ha rinnovato l‟autorizzazione all‟esercizio fino al 30 aprile 2020 (determinazione n. 1676/15 del 08/5/2015).

13.2 TIPOLOGIA DELL'IMPIANTO

L‟attività di recupero effettuata nell‟impianto consiste nella messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, individuata ai sensi dell‟allegato C al D.Lgs. n. 152/06 come (R13), con esecuzione di operazioni consistenti essenzialmente nelle seguenti fasi:

 Selezione e cernita dei rifiuti recuperabili finalizzate ad ottenimento di materiali destinati ad attività di recupero, quali R3 (riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi, ricondizionamento e riduzione volumetrica dei materiali selezionati, finalizzata al miglior utilizzo degli stessi nelle successive fasi di recupero.

13.3 QUANTITÀ MASSIMA DI RIFIUTI STOCCABILI ISTANTANEAMENTE E QUANTITA’ ANNUA TRATTATA

QUANTITA' QUANTITA' TIPOLOGIA DI RIFIUTO MASSIMA MASSIMA m3 T

CER 030101 – scarti di corteccia e sughero 400 50 CER 030105 – segatura, trucioli, residui di tagli o, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 030104*

CAPACITA' TOTALE 400 50

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ANNO DI RIFERIMENTO: 2015 TIPO DI RIFIUTO QUANTITA' T Rifiuti speciali non pericolosi 1.002,38 ANNO DI RIFERIMENTO: 2016 TIPO DI RIFIUTO QUANTITA' T Rifiuti speciali non pericolosi 1.028,08 ANNO DI RIFERIMENTO: 2017 TIPO DI RIFIUTO QUANTITA' T Rifiuti speciali non pericolosi 1.168,58 ANNO DI RIFERIMENTO: 2018 TIPO DI RIFIUTO QUANTITA' T Rifiuti speciali non pericolosi 475,39

13.4 DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI TRATTAMENTO O RECUPERO DEI RIFIUTI La ditta Columelli Valentino effettua il recupero (R3), con attività R13 – messa in riserva funzionale all‟attività di recupero, dei rifiuti identificati dai codici CER 030101 – scarti di corteccia e sughero e CER 030105 – segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 030104* che provengono da attività industriali di lavorazione del legno.

Il materiale in ingresso al sito di via Quadrelli pur essendo tutto in dimensioni ridotte si presenta ancora in svariate pezzature. La ditta non si limita solo ad eseguirne una miscelazione ottenendo un prodotto adatto alle esigenze degli allevatori avicoli che lo adoperano come lettiera nei loro capannoni per l'allevamento dei polli, ma eseguire, sui trucioli in arrivo all‟impianto, una separazione dalla polvere di legno ottenendo un prodotto “pulito” da poter poi riutilizzare, in svariate maniere. Il macchinario utilizzato per la separazione della polvere di legno è un rotovaglio a tamburo rotante. Il principio di funzionamento è il seguente. I rifiuti triturati vengono posti all‟interno di tale macchinario. La velocità del rotovaglio è variabile, al fine d‟ottimizzare i flussi e permettere di far fronte alle variazioni delle caratteristiche dei rifiuti in ingresso. La vagliatura primaria separa il materiale in due flussi: sopravaglio primario, che viene estratto nella parte terminale del rotovaglio; sottovaglio (o sovvallo) primario, scaricato attraverso opportune tramogge su un nastro trasportatore lungo l‟intera lunghezza del rotovaglio. Le operazioni di carico del rotovaglio, dei container ed in generale la movimentazione dei materiali sono effettuate o con sollevatore telescopico o con pala gommata. La stessa pala serve anche per caricare il prodotto ottenuto sugli automezzi prima del trasporto presso gli utilizzatori. La materia prima secondaria prodotta viene stoccata anch‟essa all'interno del capannone in uno spazio distinto da quello dei materiali in ingresso. La separazione delle diverse aree presenti all‟interno avviene attraverso segnaletica orizzontale.

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In riferimento alle operazioni di recupero e con specifico riferimento all‟allegato C alla parte quarta del D. Lgs. n. 152/2006, sono quindi effettuate operazioni di:  messa in riserva (R13) di rifiuti speciali non pericolosi;  recupero R3 di rifiuti speciali non pericolosi

Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi

R3 (escluse le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni Selezione/Recupero legno biologiche)

Messa in riserva di rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate

R13 nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della Stoccaggio raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)

Il materiale, proveniente principalmente dalla industria della lavorazione del legno, da attività artigianali e industriali, ubicate per la maggior parte nel Nord Italia, possiede, sia in ingresso, sia in uscita, già le caratteristiche delle materie prime secondarie di cui al punto 4 di ciascuna tipologia compresa nell'Allegato 1 al D.M. 5 febbraio 98 e successive modificazioni. Esso è conforme alle norme UNI-EURO e pertanto può essere considerato un bene. Gli stoccaggi in cumuli sia del rifiuto in ingresso, sia della materia prima secondaria prodotta, sono effettuati all‟interno del capannone, la cui pavimentazione è realizzata in cemento.

13.5 ORGANIZZAZIONE DELL’IMPIANTO

In base all‟organizzazione delle aree prevista per la gestione dei rifiuti, l‟impianto è costituito dalle seguenti zone:

 Capannone di stoccaggio e lavorazione rifiuti, in cui si possono individuare:

N. DENOMINAZIONE ZONA SUPERFICIE (m2)

Area di messa in riserva R13 A 90 Codici CER 030101 – 030105

B Deposito materie prime secondarie ottenute 480

Deposito materiale non rientrante nella C 695 categoria dei rifiuti Area riservata ai servizi + antibagno + D 15 spogliatoio

E Area riservata al box ufficio 10

TOTALE 1290

 Area esterna per il transito e la manovra dei mezzi di trasporto.

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13.6 LAY OUT DI IMPIANTO

13.7 EMISSIONI IN ATMOSFERA

L‟impianto non produce emissioni convogliate. L‟impianto non produce emissioni diffuse in atmosfera ulteriori rispetto a quelle eventualmente generate dalla manipolazione, trasporto, carico/scarico o stoccaggio di materiale polverulento. Le emissioni odorose sono trascurabili poiché non vengono trattati rifiuti putrescibili e comunque la percezione di eventuali odori si risolve all‟interno dei confini dell‟impianto stesso.

13.8 EMISSIONI ACUSTICHE

L‟impianto è stato sottoposto ad una valutazione di impatto acustico sull‟intera giornata lavorativa. Sono stati eseguiti rilievi di rumorosità ambientale presso il confine di proprietà sia nei piazzali aziendali che in prossimità dei capannoni e nei pressi dei macchinari e delle lavorazioni svolte dalla società. Tutte le operazioni svolte dall‟azienda fanno riferimento al periodo diurno. Il Comune di Ronco all‟Adige ha classificato il proprio territorio dal punto di vista acustico. L‟insediamento di Columelli Valentino è inserito in un‟area in Classe V:”aree prevalentemente industriali”; mentre il più vicino ricetto è collocato all‟interno della fascia di transizione tra la classe V e III pertanto sono utilizzati i limiti della classe IV. I risultati dei rilievi fonometrici hanno evidenziato che il contributo acustico dell‟attività nel complesso generi un clima che risulta essere rispettoso dei limiti stabiliti dalla legge che regola la materia.

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14. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

La verifica di assoggettabilità o screening, secondo il codice dell‟ambiente, è il procedimento finalizzato a valutare la necessità o meno di procedere alla valutazione di impatto ambientale vera e propria. Lo studio preliminare ambientale ha lo scopo di verificare che siano salvaguardati i seguenti principi fondamentali:  Deve essere tutelata la salute e la sicurezza della popolazione, in modo da assicurare ad ogni individuo un intorno di vita sicuro e salubre;  Deve essere assicurata una fruizione corretta dell'ambiente in quanto risorsa comune indisponibile, oltre che patrimonio culturale, anche attraverso la protezione degli aspetti storici, culturali significativi del paesaggio.

Nel presente capitolo il contesto ambientale entro cui va ad inserirsi il sito è scomposto in componenti o fattori ambientali, al fine di valutare analiticamente i possibili impatti che l'attività produce.

Per “impatto ambientale” si intende “la variazione dei flussi bidirezionali di materia, di energia, di beni e di servizi (anche di valore estetico, culturale e sanitario) che avviene all’interno del sistema uomo-ambiente (convenzionalmente circoscritto ad un ambito da definirsi volta per volta) a seguito di una determinata azione” (Schmidt di Friedberg, 1987). Si può pertanto definire l‟impatto come l‟interazione tra il progetto e l‟ambiente (nella sua complessità) che genera effetti positivi e/o negativi.

Si precisa che il quadro ambientale è valutato trattandosi di RINNOVO di attività pre-esistente e operativa da anni, senza alcuna modifica rispetto quanto già autorizzato.

Le componenti ambientali, o fattori ambientali, individuate sono elencate di seguito e discusse nei paragrafi successivi: 1. SALUTE PUBBLICA 2. CLIMA ACUSTICO 3. PAESAGGIO 4. INFRASTRUTTURE 5. ATMOSFERA 6. INDOTTO ECONOMICO 7. IDROSFERA 8. SUOLO E SOTTOSUOLO 9. ECOSTISTEMA E AMBIENTE BIOTICO

Inoltre, le conclusioni dello studio preliminare ambientale mostreranno le caratteristiche dell‟impianto in relazione ai requisiti contenuti nell‟allegato V del Dlgs. 152/2006 e s.s.m.i:  dimensioni del progetto;  cumulo con altri progetti;  utilizzazione di risorse naturali;  produzione di rifiuti;  inquinamento e disturbi alimentari;  rischio di incidenti.

14.1 SALUTE PUBBLICA Le componenti della salute umana potenzialmente interessate dalle attività sono quelle legate principalmente alla contaminazione dell‟aria, e all‟aumento del rumore, rimandando fin da subito ai relativi paragrafi successivi per maggiori dettagli.

Valutazione dell’impatto Considerata la vocazione urbanistica prevalentemente industriale del territorio all‟interno del quale si inserisce la ditta, l‟assenza quasi totale, eccezion fatta per qualche casa sparsa, di abitazioni o conglomerati

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significativi di unità abitative, le caratteristiche dei potenziali impatti sopra elencati e le loro possibili conseguenze sulla sanità, si ritiene che l‟impatto sulla salute pubblica sia complessivamente trascurabile. Saranno comunque applicate rigorosamente le procedure di gestione dell‟insediamento, le norme di sicurezza del lavoro, il controllo dei rifiuti in ingresso, la frequente manutenzione dei presidi e le corrette pratiche per la gestione dei processi.

14.2 CLIMA ACUSTICO Trattandosi di rinnovo senza modifiche di attività autorizzata pre-esistente non è previsto l‟inserimento di nuove linee o macchinari, e non vi è quindi l‟inserimento di nuove fonti di emissione sonora. Per quanto riguarda il rotovaglio installato e già autorizzato, non si ha alcun superamento dei limiti acustici di zona come dimostrato anche dalla valutazione di impatto acustico allegata. Si ritiene quindi che l‟impatto sul clima acustico sia complessivamente trascurabile.

14.3 PAESAGGIO Il territorio considerato presenta i caratteri tipici della pianura veronese con morfologie naturali generalmente sub pianeggianti e prive di articolazioni.

L‟area nelle immediate circostanze risulta radamente urbanizzata: l‟insediamento sorge tra un‟area industriale consolidata e zone rurali coltivate. I principali elementi antropici che caratterizzano il territorio attorno all‟area considerata sono a ovest la via di accesso all‟impianto (via Quadrelli) mentre a nord e a est la ditta Pluvitec che produce e commercializza membrane impermeabilizzanti bituminose per coperture, parcheggi, tetti giardino, muri di fondazione. A sud dell‟impianto si segnala che sono attualmente in corso i lavori di realizzazione della “CIRCONVALLAZIONE DI RONCO ALL‟ADIGE – I°STRALCIO DA S.P. 19 “RONCHESANA” A ROTATORIA DI VIA QUADRELLI 1° STRALCIO” . Tale progetto costituisce il primo tratto del più ampio progetto “Circonvallazione di Ronco all'Adige”.

Localizzazione dell’intera opera suddivisa in stralci con cerchiata l’area di impianto

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Valutazione dell’impatto Il progetto non richiede l‟edificazione di nuove strutture o l‟ampliamento di quelle esistenti. Inoltre l‟area di impianto confina su due lati con siti produttivi mentre a ovest e a sud è separata da aree ad agricoltura intensiva da via Quadrelli e in futuro dal primo tratto della “Circonvallazione di Ronco all‟Adige”. L‟area quindi risulta già ben inserita nel paesaggio circostante e in continuità con il carattere paesaggistico prevalentemente industriale della zona. Sul lotto non vigono vincoli paesaggistici (come stabilito nel capitolo 8.3), né nei dintorni si ritrovano contesti di particolare pregio. L‟impianto esistente ha effetti nulli sulla matrice paesaggio.

14.4 INFRASTRUTTURE L‟impianto è ubicato in Via Quadrelli, 87 ovvero nella parte sud del territorio del Comune di Ronco all‟Adige, all‟interno di una lottizzazione industriale già da tempo esistente. Il sito è facilmente raggiungibile da varie direttrici stradali le quali consentono di variare il percorso dei mezzi da e verso l‟impianto a seconda delle necessità viarie e di traffico presenti. Infatti la strada principale che viene utilizzata per dirigersi verso l‟impianto è la strada provinciale n. 19 “Ronchesana”. I percorsi alternativi, invece, verso l‟impianto oppure dall‟impianto verso altre direttrici possono essere così identificati:  Per i veicoli provenienti da est (Cologna Veneta) con destinazione Ronco All‟Adige, il percorso da utilizzare è lungo la S.P. n. 18 nord, Arcole, S.P. n. 7, S. Bonifacio, SS. N. 11, S.P. n. 39 Castelletto, Belfiore, S.P. n. 39/b, ponte Delaini sull‟Adige, Albaro di Ronco All‟Adige S.P. n. 19;  Per i veicoli provenienti da Ronco All‟Adige con destinazione Albaredo d‟Adige il percorso di deviazione sarà lungo la S.P. n. 19, Albaro, S.P. n. 39/b, ponte Delaini sull‟Adige, Belfiore, S.P. n. 39, Castelletto, SS. N. 11, S. Bonifacio, S.P. n. 7 Arcole, S.P. n. 18 Albaredo d‟Adige;  Per i veicoli provenienti da est, Montagnana (PD), Cologna Veneta con destinazione Roverchiara, Isola Rizza, Oppeano il percorso potrà essere sarà lungo la S.P. n. 18 sud, Loc. Pilastro S.P. 44/b, Bonavigo, ponte sull‟Adige, Roverchiara, S.P. n. 44 Isola Rizza, Oppeano;  Per i veicoli provenienti da ovest, Isola della Scala, Bovolone con destinazione Albaredo d‟Adige il percorso potrà essere lungo la S.P. n. 44, Isola Rizza, Roverchiara, S.P. 44/b ponte sull‟Adige, Bonavigo, Loc. Pilastro, S.P. n. 18 Albaredo d‟Adige.

Valutazione dell’impatto Al fine di identificare i possibili passaggi di traffico indotto dalla presenza dell‟impianto si riporta il punto 8 degli Obblighi da Rispettare della determinazione autorizzativa.

 La potenzialità massima istantanea di stoccaggio dei rifiuti in ingresso è pari a 50 tonnellate e la potenzialità massima istantanea di stoccaggio dei rifiuti prodotti dall'attività di recupero è pari a 5 tonnellate; la potenzialità massima giornaliera di trattamento di rifiuti è pari a 50 tonnellate/giorno;

Risulta possibile quindi identificare un numero medio di passaggi di mezzi giornalieri pari a 5. Tale calcolo deriva dalla potenzialità di 50 ton/die, diviso per il peso medio dei mezzi in ingresso con carico di 10 ton. Ovviamente tale calcolo è altamente sovradimensionato considerando l‟impianto a piena potenzialità giornaliera per tutti i giorni di attività. Considerando anche un passaggio massimizzato a 5 mezzi in ingresso e 5 mezzi in uscita al giorno tramite un conteggio altamente estremizzato, il traffico totale indotto dall‟impianto è di 10 mezzi / 8 ore lavorative = 1.25 mezzi/h ovvero 1 mezzo ogni 48 minuti.

Da quanto emerso dall‟analisi della viabilità, l‟impianto è ben servito in termini di rete stradale. L‟impatto sull‟ambiente dovuto al passaggio dei mezzi pesanti lungo la rete stradale risulta essere lieve. Inoltre l‟impianto è situato in un‟area produttiva, opportunamente dimensionata dal punto di vista viabilistico anche in considerazione della costruzione della nuova “Circonvallazione di Ronco all‟Adige” la quale potenzialmente porterà a bypassare il centro abitato di Ronco all‟Adige da parte del traffico indotto dall‟impianto. Alla luce di tali risultati, l‟impatto dell‟attività dell‟impianto nel suo complesso è trascurabile.

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14.5 ATMOSFERA Dagli andamenti delle precipitazioni e delle temperature, si evince che la bassa pianura Veronese è caratterizzata da un clima di tipo mediterraneo (mite nei mesi freddi e torrido nei mesi caldi) con elementi di tipo continentale (temporali estivi, che normalmente evitano la tipica siccità mediterranea e inverni rigidi). Altro fenomeno di rilievo è l‟inversione termica in inverno, accentuata dalla ventosità limitata, con accumulo di aria fredda in prossimità del suolo. Le precipitazioni sono distribuite uniformemente durante l‟anno, ad eccezione dell‟inverno che risulta la stagione più secca: nelle stagioni intermedie prevalgono le perturbazioni atlantiche, mentre in estate insistono temporali assai frequenti e spesso grandinigeni. Per quanto riguarda la precipitazione media stagionale, il regime pluviometrico viene definito da due principali fattori: la penetrazione delle perturbazioni atlantiche in primavera e in autunno e i temporali estivi di origine termoconvettiva. Più rare sono le precipitazioni invernali associate ai venti sciroccali o all'incontro tra masse d'aria fredda polare o artica e l'aria più calda e umida stagnante localmente sul Mediterraneo. Il clima della provincia di Verona rientra dunque nella tipologia del clima temperato subcontinentale: inverni rigidi con nebbie persistenti ed estati calde e umide, ma presenta alcune influenze del clima mediterraneo. Le stazioni meteorologiche di riferimento secondo le indicazioni di Arpav per il Comune di Ronco all‟Adige consentono di analizzare il clima di tale area, prendendo come riferimento la stazione di Roverchiara. La piovosità media comunale è pari a 700-800 mm annui, con circa 77 giorni di pioggia. L„umidità ha valori molto elevati sia per il particolare regime idraulico, che per la mancanza di ventilazione sufficiente; l‟umidità relativa annua è pari all'80%, con picchi che superano il 90% in alcune località registrati soprattutto nel mese di novembre, dicembre e gennaio.

La qualità dell‟aria di Ronco all‟Adige è quindi fortemente condizionata dalla sua collocazione nella Pianura Padana, considerata uno dei siti europei a maggior concentrazione di inquinanti atmosferici. Si riporta di seguito il dettaglio, per la Provincia di Verona, del numero di superamenti giornalieri dei PM10 dal 2011 al 2017.

Per quanto riguarda la provincia di Verona il 2017 si conferma come un anno con valori in peggioramento per tutte le centraline di monitoraggio prese in considerazione, il che esclude la presenza di fenomeni locali relativi all‟area di studio in esame. Le criticità riscontrate per questo inquinante sono quindi legate a fenomeni di scala vasta, che devono essere affrontati a livello di bacino Padano.

Valutazione dell’impatto L‟impianto non produce emissioni convogliate. L‟impianto non produce emissioni diffuse in atmosfera ulteriori rispetto a quelle eventualmente generate dalla manipolazione, trasporto, carico/scarico o stoccaggio di materiale polverulento. Considerando quindi che le attività della ditta Columelli Valentino non producono nuove emissioni (escluso il traffico che è stato precedentemente trattato) l‟impatto è nullo.

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14.6 INDOTTO ECONOMICO Relativamente alla analisi qui condotta, gli aspetti più rilevanti sul sistema microeconomico riguardano soprattutto la possibilità del mantenimento del personale operativo attualmente assunto. Attualmente le attività di impianto occupano a tempo pieno 3 dipendenti e 1 collaboratore familiare, impegnati nelle attività di gestione del centro e nel trasporto dei rifiuti e MPS.

Valutazione dell’impatto L‟impatto che ne può risultare è valutato positivamente soprattutto se inserito in un quadro economico quale quello contemporaneo caratterizzato da un elevato grado di disoccupazione e difficoltà di inserimento nel mondo lavorativo delle categorie più giovani e di necessità di crescita del settore del recupero dei rifiuti.

14.7 IDROSFERA

14.7.1 IDROGRAFIA DI SUPERFICIE

L‟idrografia dell‟area del progetto è quella tipica della medio-bassa pianura veronese, solcata da diversi corsi d‟acqua minori, che vengono utilizzati come scolo e per l‟irrigazione dei campi coltivati. Il corso d‟acqua principale è il fiume Adige, che scorre pensile e segna il confine orientale di Ronco all‟Adige; il comune è inoltre attraversato dal fiume Bussè e da altri corsi d‟acqua secondari come il Dugale, il Serega ed il Sereghetta, la Fossa Lunga, il Fosso di Mezzo, lo Scolo Condotte, lo Scolo Dionisi, il Fosso Derla, la Fossa Minella, la Fossa Conduttore – Scolo Conduttore – Scolo Condotto. Il comune di Ronco all‟Adige risulta all‟interno del bacino idrografico del Fissero-Tartaro-Canal Bianco, sottobacino del Tartaro-Canalbianco-Po di Levante, identificato, all‟interno del PTA, con il codice I026/01.

Il sito di indagine rientra nel comprensorio di gestione del Consorzio di Bonifica Veronese. Di seguito si riporta la mappa della rete idrografica di canali consortili presenti in prossimità dell‟impianto.

Scolo Ariolo

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14.7.2 ACQUE SOTTERRANEE

Il territorio di Ronco all‟Adige si trova a Sud del limite superiore della fascia delle risorgive, pertanto nel sottosuolo è presente un acquifero multifalde differenziato. L'idrogeologia della pianura veneta a valle della fascia delle risorgive è caratterizzata dalla presenza di una modesta falda freatica e da varie falde in pressione che vanno diminuendo in spessore, granulometria, qualità delle acque e numero, procedendo da Nord verso Sud. Il fiume Adige esplica un fondamentale effetto regimante sul sistema acquifero sotterraneo, come testimoniato dalla corrispondenza pressoché simmetrica fra le diverse fasi individuabili nei diagrammi idrometrici delle acque superficiali e sotterranee; il fiume ricarica la falda non tanto come dispersione in alveo lungo il suo percorso in pianura, quanto piuttosto riversando entro il materasso alluvionale della pianura la potente falda di subalveo contenuta nei livelli alluvionali della vallata montana.

In riferimento alla zona interessata dall‟impianto esistente, la carta idrogeologica comunale indica una profondità della falda freatica compresa tra i 2 e 5 metri dal piano campagna. Dalla carta della vulnerabilità intrinseca della falda freatica della pianura veneta, il sito in esame si trova in un‟area a vulnerabilità media. Infine, dall‟esame della tavola illustrativa delle zone omogenee di protezione dall‟inquinamento, il comune di Ronco all‟Adige si trova all‟esterno della zona di ricarica degli acquiferi, nello specifico all‟interno della “Zona di pianura: zone a bassa densità insediativa”.

Valutazione dell’impatto Nella fase di esercizio non si è alcuna relazione tra l‟attività e la matrice indagata in quanto tutte le operazioni si svolgono all‟interno del fabbricato. Gli stoccaggi sia del rifiuto in ingresso, sia della materia prima secondaria prodotta, avvengono all'interno di un capannone industriale, non sono di conseguenza soggetti al dilavamento ad opera delle acque meteoriche. Per lo svolgimento dell‟attività produttiva non si utilizza alcuna risorsa idrica. L‟impatto è nullo.

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14.8 SUOLO E SOTTOSUOLO La carta geolitologica, riproposta nel PAT di Ronco all‟Adige, rappresenta l‟interpretazione della situazione litostratigrafica del sottosuolo per i primi metri di profondità dal p.c.. Sono riportati nello specifico i dati litostratigrafici del sottosuolo con l‟ubicazione dei sondaggi o prove penetrometriche. Nell‟area di impianto sono stati distinti i “Materiali alluvionali, fluvioglaciali, morenici o lacustri a tessitura prevalentemente limo-sabbiosa con permeabilità compresa tra 10 -4 e 10-6 m/sec”. Va ricordato però che, in aree estese del territorio, il terreno originale è stato in vari modi rimaneggiato, asportato a causa dell‟attività estrattiva di argilla; nella carta sono infatti visibili le numerose aree di escavazione in prossimità di via Quadrelli. Carta geolitologica (PAT Ronco all’Adige)

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La carta della capacità dei suoli, estratta dal PAT, mette in evidenzia la presenza di: - Suoli di tipo BR4.2.

In conformità alle OPCM n. 3274 e 3519 il territorio comunale risulta classificato come zona sismica di tipo 3; in conformità alle NTC 2008, il sottosuolo va ascritto alla categoria D; peraltro esso è prevalentemente costituito da depositi limosi ed argillosi, che in virtù della loro bassa sensitività e della soddisfacente resistenza al taglio non sono soggetti a deformazioni in conseguenza agli eventi sismici. Le intercalazioni sabbiose, ancorché sature d‟acqua, sono soggette al rischio di liquefazione solo in corrispondenza a livelli di esiguo e discontinuo spessore.

Valutazione dell’impatto Nella fase di esercizio non vi è alcuna relazione tra l‟attività e la matrice indagata in quanto tutte le operazioni si svolgono all‟interno del fabbricato esistente. Le attività in esame non comportano inoltre la sottrazione e/o l‟impermeabilizzazione di superfici destinate alla produzione agricola. L‟attività non comporterà quindi sulla matrice suolo e sottosuolo alcuna variazione sostanziale rispetto alla condizione attuale. Impatto nullo.

14.9 ECOSISTEMA E AMBIENTE BIOTICO Analizzando la Tavola della Trasformabilità del PAT si nota che l‟area di impianto insiste su un‟area di urbanizzazione consolidata a prevalente destinazione produttiva.

Rete Natura 2000 Il sito SIC/ZPS IT3210042 “Fiume Adige tra Verona est e Badia Polesine” ha un‟estensione complessiva di 2.090 ettari, si trova nella porzione sud-est della provincia di Verona e percorre i numerosi comuni che si affacciano al corso dell‟Adige fino ad arrivare al comune di Badia Polesine in Provincia di Rovigo. L‟ambito fluviale dell‟Adige presenta ampie zone di argine ricoperte da vegetazione arborea ed arbustiva idrofila e qualche zona golenale relitta. Sono segnalate specie dell‟Allegato I della direttiva uccelli: Ardea purpurea, Alcedo atthis, Egretta garzetta, Egretta alba, Ixobrychus minutus e Tringa glareola e tra gli uccelli non elencati nell‟Allegato I della Direttiva uccelli Riparia riparia, Acrocephalus palustris, Acrocephalus arundinaceus, Ardea cinerea, Actis hypoleucos, Gallinula chloropus, Motacilla cinerea, Motacilla alba. Tra i pesci il formulario elenca: Petromyzon marinus, Lethenteron zanandreai, Salmo marmoratus. L‟area di progetto si trova ad una distanza di circa 900 m ovest dal sito IT3210042.

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Aree di interesse naturalistico - Zona umida Cave di Ronco (Art 21 del PTRC) L‟area di impianto si trova ad una distanza di circa 600 m dal perimetro dell‟area umida sottoposta alle disposizioni dell‟Art. 21 delle Norme di Attuazione del P.T.R.C. Tuttavia, l‟effettiva zona umida caratterizzata da specchi d‟acqua contornati da vegetazione igrofila è collocata più a sud, a circa 750 metri dalla strada di progetto. Si tratta in particolare di una zona umida costituita da ex cave naturalizzate e caratterizzate da un certo pregio naturalistico-ambientale. Gli argini degli specchi d‟acqua sono interessati da canneti e macchie, fasce boscate che costituiscono formazioni di tipo igrofilo, tipiche di zone umide naturali. Gli sguazzi, soprattutto in aree di pianura fortemente degradate dal punto di vista ambientale, rappresentano importanti siti per l‟alimentazione, il rifugio e la riproduzione della fauna selvatica. Tra le specie nidificanti si segnala il tuffetto, il tarabusino, la folaga, il martin pescatore, il cannareccione, il corriere piccolo, la gallinella d‟acqua.

Flora Dal punto di vista fitoclimatico, l‟area di indagine rientra nella fascia potenzialmente occupata dal Quercocarpineto, ad esclusione delle zone interessate dalla dinamica ripariale (corsi d‟acqua, bacini d‟acqua di ex cave), tendenzialmente caratterizzate dalla presenza di specie igrofile (saliceti). Le specie caratteristiche del querco-carpineto sono carpino bianco (Carpinus betulus) e farnia (Quercus robur) accompagnate da frassino (Fraxinus excelsior) e olmo campestre (Ulmus minor); la compagine arbustiva comprende nocciolo (Corylus avellana), ligustrello (Ligustrum vulgare), biancospino (Crataegus monogyna), sanguinello (Cornus sanguinea) e fusaggine (Euonymus europaeus). Di queste formazioni originarie è rimasto ben poco a causa della diffusione delle monocolture. Si può affermare in generale che da un punto di vista vegetazionale, il territorio risulta essere notevolmente semplificato, data la forte pressione antropica dovuta alla massiccia presenza di campi aperti coltivati, del tessuto urbano e delle reti stradali. Per quanto riguarda infatti le zone a macchie e fasce boscate, queste tipologie ambientali sono rinvenibili solo in alcuni ambiti, soprattutto in corrispondenza degli argini dei principali corsi d'acqua e in alcune cave dismesse, nelle quali sono comunque ridotte a fasce marginali. Le cave dismesse, una volta cessata l'attività estrattiva, vengono colonizzate da formazioni erbacee, arbustive ed arboree, in cui assumono particolare importanza specie igrofile tipiche dei canneti e dei boschi che si sviluppano negli ambiti delle zone umide naturali. Tra le specie rinvenibili troviamo Cannuccia palustre, Carix spp, Mazzasorda, Giunco, Giaggiolo, Coda cavallina e boschetti ripariali con Pioppo nero, Pioppo bianco, Salice bianco, Salice grigio ed Olmo campestre.

Fauna Il valore faunistico è generalmente basso nel territorio compreso nell‟area di analisi, perlopiù caratterizzata da campi coltivati, dove si insediano specie sinantropiche, mentre specie di interesse conservazionistico possono sostare in questi territori solo per brevi soste per scopi trofici. Tra i rapaci che sorvolano queste zone e che raggiungono occasionalmente le paludi vicine vi sono il falco di palude, il nibbio bruno, il gufo comune, la civetta, il barbagianni e in primavera la poiana. Nelle aree delle ex cave o lungo i corsi d‟acqua che presentano una vocazione faunistica per la presenza di una certa copertura arborea-arbustiva si possono riscontrare anche specie di interesse come la garzetta (Egretta garzetta) ed il martin pescatore (Alcedo atthis). L‟airone cenerino (Ardea cinerea) è anch‟esso comune negli spazi agricoli che contornano i corsi d‟acqua, ma non sono presenti habitat adatti alla nidificazione, costituiti invece da alti alberi che fanno da contorno alle pozze dell‟area naturalistica dell‟Adige o degli sguazzi. Non manca di osservare in volo anche qualche esemplare di cormorano (Phalacrocorax carbo) che si sposta da una zona umida all‟altra. Le specie di mammiferi individuabili frequentano in preferenza gli ambienti di margine costituiti da siepi, filari, zone abitate e incolti, piuttosto che i coltivi veri e propri. Il riccio (Erinaceus europaeus) e la talpa (Talpa europea) si trovano per lo più negli spazi naturali ai margini dei campi coltivati, il topolino domestico (Mus domesticus), che oltre alle abitazioni e ai magazzini, frequenta le aree coltive. La nutria (Myocastror corpus) è molto diffusa ed è causa di notevoli disagi per gli agricoltori. È diffuso anche il tasso (Meles meles), oltre alla lepre comune (Lepus europaeus) e alla volpe (Vulpes vulpes).

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Valutazione dell’impatto L'area di intervento ricade in zona di urbanizzazione consolidata a prevalente destinazione produttiva nella quale non sono presenti elementi di interesse naturalistico. L‟ambito di riferimento progettuale comprende dunque un territorio fortemente influenzato dalla componente antropica legata alle attività agricole che ha indotto delle modificazioni profonde nella componente vegetale spontanea la quale rimane relegata negli spazi meno disturbati lungo i corsi d‟acqua (come lo Scolo Ariolo) o nei piccoli fazzoletti di terra che si formano ai margini delle colture. La vegetazione coltivata delle aree agricole comprende le coltivazioni di seminativi, frutteti, orticole e prati. Per quanto riguarda la fauna, trattandosi di un‟area antropizzata, la presenza di specie animali si limita a quelle che risultano essere più adattabili ad un ambiente così trasformato. Non si rilevano nell'area interessata dal progetto elementi di pregio faunistico. Inoltre, anche sulla base delle valutazioni presentate nella relazione tecnica redatta in supporto alla dichiarazione di non necessità di procedere con la VINCA, è possibile concludere che l‟impianto esistente avrà un impatto nullo sull‟ambiente biotico e sulle componenti ecosistemiche dell‟ambiente.

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15. VALUTAZIONE IN SINTESI DEGLI IMPATTI POTENZIALI

In questo capitolo si sviluppa la valutazione riassuntiva dei potenziali effetti dell‟opera sull‟ambiente, tramite l‟applicazione di alcune valutazioni sotto riportate.

- Portata dell‟impatto: intesa come area geografica in cui potenzialmente si possono ripercuotere gli effetti e la densità della popolazione interessata.  Nullo  Circoscritta (<0,2 km)  Area locale (<2 km)  Area vasta (>2 km)

- Natura transfrontaliera dell‟impatto: per tutti gli impatti potenziali analizzati gli effetti comportati sul territorio è da considerarsi a livello nazionale, non transfrontaliero.

- Probabilità dell‟impatto: suddivisa in ragione alla probabilità del verificarsi di un impatto potenziale. Si suddivide in:  Non probabile  Poco probabile  Probabile  Certo

- Durata dell‟impatto-Frequenza dell‟impatto: In riferimento al lasso temporale e periodicità con cui l‟impatto è previsto, suddividendola in:  Temporanea - Saltuaria/Rara  Frequente  Continua

- Reversibilità dell‟impatto: è intesa come la capacità della componente ambientale di recuperare/ ripristinare le condizioni ex-ante una volta cessata l‟azione che causa l‟impatto.  Reversibile a breve termine  Reversibile a medio/lungo termine  Non Reversibile

- Ordine di grandezza e complessità dell‟impatto: Questa valutazione, se pur con un certo carattere di soggettività, riassume ciò che emerge delle caratteristiche sopra descritte.  Nullo  Impatto positivo  Trascurabile  Lieve  Medio  Elevato

Di norma la valutazione degli impatti andrebbe sviluppata per le attività di cantiere, ovvero di realizzazione dell‟opera, e per le fasi di esercizio della stessa. In questo caso non è stata analizzata la fase di cantiere in quanto si tratta di un rinnovo all‟esercizio di impianto esistente. Di seguito vengono riportate le valutazioni per ognuna delle matrici ambientali analizzate.

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CARATTERISTICHE DI BIOTICO

IMPATTO POTENZIALE

SUOLO E

IDROSFERA

PAESAGGIO

ATMOSFERA

SOTTOSUOLO

ECOSISTEMA E

CLIMAACUSTICO

INFRASTRUTTURE

SALUTEPUBBLICA

AMBIENTE INDOTTOECONOMICO

PORTATA Locale Locale Locale Vasta Locale Locale Locale Locale Locale DELL’IMPATTO

PROBABILITÀ Poco Poco Poco Nullo Probabile Nullo Nullo Nullo Nullo DELL’IMPATTO probabile probabile probabile

DURATA DELL’IMPATTO – Rara Frequente Continua Frequente Continua Rara Raro Raro Raro FREQUENZA DELL’IMPATTO Reversibile Reversibile Reversibile Reversibile Reversibile a Reversibile a Reversibile a Reversibile Reversibile a REVERSIBILITÀ a a a a breve breve breve a breve breve DELL’IMPATTO medio/lungo medio/lungo medio/lungo medio/lungo termine termine termine termine termine termine termine termine termine ORDINE DI GRANDEZZA Lieve Trascurabile Trascurabile Nullo Trascurabile Nullo Nullo Nullo Nullo E COMPLESSITÀ Positivo DELL’IMPATTO

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16. CONCLUSIONI

Nella tabella successiva è riportato il riepilogo degli impatti potenziali emersi dallo studio preliminare ambientale funzionale alla verifica di assoggettabilità alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

IMPATTO POTENZIALE FASE DI ESERCIZIO

SALUTE PUBBLICA TRASCURABILE NEGATIVO CLIMA ACUSTICO TRASCURABILE NEGATIVO

PAESAGGIO NULLO INFRASTRUTTURE TRASCURABILE NEGATIVO INDOTTO ECONOMICO POSITIVO

ATMOSFERA NULLO

IDROSFERA NULLO SUOLO E SOTTOSUOLO NULLO ECOSISTEMA E AMBIENTE BIOTICO NULLO

In aggiunta alla valutazione di cui sopra, si propone l‟applicazione dello strumento metodologico di riferimento costituito dalla Guida della Commissione europea “Guidance on EIA - Screening” (2001) predisposta per fornire indirizzi operativi per affrontare la procedura di screening in accordo con i requisiti della direttiva VIA. In particolare, la Sezione B.4 della Guida riporta una check-list che supporta il processo decisionale e consente giungere motivatamente, sulla base dei criteri dell‟Allegato III della direttiva VIA, ad una valutazione conclusiva in merito alla sussistenza o meno di effetti ambientali potenzialmente significativi negativi connessi ad uno specifico progetto.

È questo suscettibile di Si/No/? provocare un effetto Aspetti da considerare Descrivere significativo? Si/No/? – brevemente Perché? Breve descrizione del progetto: RINNOVO ALL'ESERCIZIO DELL'IMPIANTO DI RECUPERO DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI, UBICATO IN VIA QUADRELLI N. 87 NEL COMUNE DI RONCO ALL'ADIGE (VR) La costruzione, funzionamento o dismissione del progetto può indurre azioni 1 che causano cambiamenti fisici permanenti No No nel sito (topografia, uso del suolo, cambiamenti di corsi d‟acqua, ecc)? La costruzione, funzionamento o dismissione del progetto usano le risorse Effetto reversibile Si utilizza energia 2 naturali come terra, acqua, materiali o di immediatamente col cessare elettrica energia, in particolare tutte le risorse che dell‟attività. sono rinnovabili o in esaurimento? Il Progetto comporta l‟uso, lo stoccaggio il trasporto, il trattamento o produzione di sostanze o materiali che potrebbero essere No. L‟impianto già opera lo 3 dannosi per la salute umana o per No stoccaggio e il recupero di l‟ambiente o sollevare preoccupazioni circa rifiuti non pericolosi. i rischi reali o potenziali per la salute umana? 4 Il Progetto produce rifiuti solidi Sì. In fase di No. I rifiuti eventualmente

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durante la costruzione o il funzionamento o dismissione (macchinari prodotti vengono smaltiti/ la dismissione? obsoleti). recuperati secondo normativa. Non sono previsti punti È previsto il rilascio di inquinanti o sostanze 5 di No pericolose, tossiche o nocive nell'aria? emissione Ci saranno rumore e vibrazioni o rilascio di Non vi è l‟inserimento di L‟effetto è pari a quello 6 luce, energia termica o radiazione nuove fonti di emissione relativo allo stato di fatto elettromagnetica? sonora Può il Progetto portare a rischi di contaminazione di terreno o di acqua da 7 emissioni di sostanze inquinanti nel terreno No No o nelle acque superficiali, sotterranee o il mare? Ci sarà il rischio di incidenti durante la costruzione o il funzionamento del progetto 8 No No che possono incidere sulla salute umana o per l'ambiente ? Si. Possibilità di nuove Può il Progetto provocare cambiamenti assunzioni di personale 9 sociali, per esempio, della demografia, Si operativo presso l‟impianto o tradizionale stile di vita, l'occupazione? nel trasporto di rifiuti speciali e non Ci sono altri fattori che devono essere considerati come lo sviluppo quali conseguenze potrebbe portare ad effetti 10 No No ambientali o il potenziale di impatti cumulativi con altre attività esistenti o previste in località? Ci sono aree intorno alla posizione che sono protette ai sensi della legislazione internazionale o nazionale o locale per il 11 No No loro valore ecologico, paesaggistico, culturale o altro, che potrebbero essere interessati dal progetto? Esistono altre aree che sono importanti o sensibili per motivi di ecologia esempio zone umide, corsi d'acqua o di altri corsi 12 No No d'acqua, le zone costiere, montagne, foreste o boschi, che potrebbero essere interessati dal progetto?

Ci sono delle aree intorno al sito in cui vengono protette , specie importanti o sensibili di fauna o flora esempio per, la 13 No No nidificazione, lo svernamento, la migrazione, che potrebbe essere influenzata dal progetto?

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Ci sono aree costiere, acque marine o 14 sotterranee intorno al sito che potrebbero No No essere influenzata dal progetto? Ci sono aree o caratteristiche di alto valore 15 paesaggistico intorno al sito che potrebbero No No essere interessate dal progetto? Ci sono vie o strutture intorno al sito che vengono utilizzate dal pubblico per 16 l'accesso alle attività ricreative o di altre No No strutture, che potrebbero essere interessati dal progetto? Ci sono vie di trasporto intorno al sito che No. Il traffico totale prodotto sono suscettibili di congestione o che dalla ditta è percentualmente 17 No causano problemi ambientali, che irrilevante rispetto al traffico potrebbero essere interessati dal progetto? dell‟area Il progetto è in una posizione in 18 cui è probabile che sia altamente visibile No No per molte persone? Ci sono aree o caratteristiche di importanza storica o culturale intorno al sito 19 No No che potrebbero essere interessati dal progetto? Il progetto è situato in una zona 20 precedentemente non edificato dove ci sarà No No la perdita di terreni vergini? Ci sono usi del suolo esistenti intorno al sito ad esempio case, giardini, altre proprietà private, industria, commercio, tempo libero, 21 spazio pubblico aperto, attrezzature No No collettive, l'agricoltura, la silvicoltura, turismo, miniere o cave che potrebbero essere interessate dal progetto? Vi sono piani per usi futuri del suolo intorno 22 al sito che potrebbero essere influenzati dal No No progetto? Esistono zone intorno al sito che sono 23 densamente popolate che potrebbero No No essere interessate dal progetto? Ci sono aree intorno al sito che sono occupate da luoghi sensibili come ospedali, 24 scuole, luoghi di culto, strutture No No comunitarie, che potrebbero essere interessate dal progetto? Ci sono delle aree intorno al sito che contengono risorse importanti, di alta qualità o scarse ad esempio sotterranee, 25 acque superficiali, la silvicoltura, No No l'agricoltura, la pesca, il turismo, i minerali, che potrebbero essere interessati dal progetto?

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Ci sono delle aree intorno al sito che sono già oggetto di inquinamento o danni ambientali ad esempio in caso di 26 No No superamento delle norme ambientali giuridiche esistenti, che potrebbero essere interessati dal progetto? Il sito del progetto è suscettibile di terremoti, subsidenza, frane, erosione, inondazioni o condizioni climatiche estreme 27 o negativi ad esempio gli sbalzi di No No temperatura, nebbie, venti forti, che potrebbero causare la presenza di problemi ambientali?

Inoltre si esplicitano, per chiarezza, le conclusioni dello studio preliminare ambientale in relazione all‟allegato V del Dlgs. 152/2006 e s.s.m.i per quello che riguarda le caratteristiche dell‟impianto:

. Cumulo con altri progetti:

Nella tabella che segue vengono elencati gli altri impianti di gestione rifiuti autorizzati presenti nel comune di Ronco all‟Adige.

Gli impianti individuati ad una distanza inferiore ai 1000 mt sono Autodemolizione Trentaricambi Srl e Autotrasporti Stegagno che si occupano rispettivamente di bonifica di vicoli fuori uso e recupero rifiuti appartenenti alla tipologia 7.1 del d.m. 05/02/1998 e s.m.i. ovvero “rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo

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armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto”. Nell‟estratto della banca dati non compare l‟impianto della ditta BO.F Srl sito in via Valmarana 3/a (400 metri circa) che svolge attività di recupero di rifiuti di metalli e loro leghe, e di altri rifiuti contenenti metalli compresi anche i rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici e apparecchi domestici (RAEE). Ad una distanza di 950 metri circa sono presenti gli impianti delle ditte Eurometalli e CO.META Srl che si occupano sostanzialmente di selezione/cernita e trattamento di rottami ferrosi e non ferrosi e trattamento R.A.E.E. Gli impianti rimanenti non vengono inseriti in questa analisi, poiché posti a distanze molto superiori a quelle sopra considerate. Gli impatti sul territorio considerati in cumulo con gli altri progetti presenti (Autodemolizione Trentaricambi Srl, Autotrasporti Stegagno, BO.F Srl) possono essere considerati bassi poiché tutti gli impianti individuati sono inseriti in aree a destinazione industriale – produttiva secondo gli strumenti urbanistici vigenti.

Occorre inoltre ricordare che l‟impianto della ditta Columelli Valentino, è autorizzato ed opera dal 2002 nel medesimo fabbricato. Inizialmente, infatti, con determinazione n°382/02 del 01/02/2002 la ditta era autorizzata al recupero di rifiuti non pericolosi in regime semplificato. Nel 2008 il centro è stato autorizzato ai sensi dell‟art. 208 del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 e della legge regionale del 21 gennaio 2000 n. 3. Pertanto nel sito specifico, da circa 18 anni, è presente e operativo l‟impianto di recupero rifiuti, e da parte di enti locali, dalle verifiche effettuate dal personale ispettivo e dalla popolazione presente non sono mai state riscontrate criticità o lamentele per la presenza della sua attività.

. Il miglioramento dell’efficienza energetica e la diminuzione dei consumi di gas ed energia utilizzazione di risorse naturali: l’impianto utilizza principalmente energia elettrica per il funzionamento dei macchinari e gasolio per l’alimentazione dei mezzi: La modifica non produce miglioramenti significativi nell‟impiego di queste risorse.

. Produzione di rifiuti: Il progetto non comporta l‟eliminazione di rifiuti mediante incenerimenti all‟aria aperta o l‟eliminazione di inerti, di strati di copertura o di rifiuti di attività minerarie. In maniera molto limitata le attività comportano l‟eliminazione di rifiuti urbani derivanti dall‟attività di ufficio.

. Inquinamento e disturbi alimentari: Non sono presenti impatti di questo tipo per l‟impianto.

. Rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le tecnologie utilizzate: Non si ravvisano pericoli particolari nella conduzione delle attività relative all‟impianto.

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Per quello che riguarda la sensibilità ambientale delle zone e la conformità a piani e programmi provinciali, regionali e sovra-regionali, si rimanda al paragrafo dello studio preliminare ambientale di cui si riportano di seguito le conclusioni.

Dall‟analisi degli strumenti di pianificazione territoriale generali e di settore, il sito di studio risulta caratterizzato come segue:

 non ricade in area di pericolosità idraulica, geologica e sismica;

 non rientra nelle superfici allagate nelle alluvioni degli ultimi 60 anni;

 non è ricompreso nelle aree soggette a tutela ambientale e archeologica;

 non è ricompreso nell‟area di ricarica degli acquiferi;

 è ricompreso nelle aree soggette a tutela paesaggistica e idrogeologica;

 è inserito in un ambito con urbanizzazione consolidata e a prevalente destinazione produttiva.

Le prescrizioni dovute al posizionamento all‟interno delle aree soggette a tutela paesaggistica e idrogeologica sono rispettate stando a quanto indicato nel DGR nr. 1395 del 25 settembre 2018 (capitolo 8.3). Si ritiene quindi che l‟opera esistente non sia in contrasto con le aspettative di sviluppo e pianificazione territoriale, sia a livello Regionale che locale.

Da quanto si evince nei paragrafi precedenti, si può affermare che:

 le caratteristiche del progetto possono essere considerate compatibili con la destinazione urbanistica dell‟area in cui si trova anche tenendo conto delle sue dimensioni e del cumulo con le attività presenti intorno all‟impianto.

 il progetto è conforme ai vincoli ed alle tutele imposte dalla legislazione e pianificazione territoriale vigente.

 il progetto non presenta impatti significativi su alcuna delle matrici ambientali considerate.