Nasceremo Ancora è Il Testamento Di : Una sterminata eredità tra canzoni, album, film, opere liriche e dipinti

18/05/2021

E’ difficile scrivere di Franco Battiato. Si rischia di cadere nel banale e di ricordare la solita manciata di successi che lo resero popolarissimo nei primi anni ottanta e che tutti conosciamo, da “Cuccurucucù” a “Centro di gravità permanente”, pezzi peraltro pregevoli di un pop raffinato e citazionista, che risentivano del clima punk e new wave di quel periodo. Ma anche in quell’album, “La voce del padrone”, in almeno un paio di pezzi, Battiato spiazzò tutti inserendo il Coro dei Madrigalisti di Milano, infondendo alla sua musica quell’inconfondibile armonizzazione, tipica del grande conoscitore della musica classica qual era. Aveva studiato con Karlheinz Stockhausen, il celebre compositore tedesco più all’avanguardia del XX secolo. Da quelle lezioni era nata la consapevolezza di una vena più intimista e intellettuale che ha caratterizzato tutta la sua produzione. Pochi sanno che dal 1987 al 2011 Battiato ha composto ben quattro melodrammi, “Genesi”, “Gilgamesh”, “Il cavaliere dell’intelletto” e “Telesio”, rappresentati in prestigiosi teatri d’opera italiani come il Regio di Parma e l’Opera di Roma. Ad Assisi nel 1993 diresse una “Messa arcaica” da lui composta per soli, coro e orchestra. Sterminata poi la lista dei tanti riconoscimenti e dei suoi album. Infinite le collaborazioni con artisti del calibro di , , , Giuni Russo, Angelo Branduardi, Francesco De Gregori, , , Mango, , Claudio Baglioni, Antonello Venditti, Francesco Renga, , , Lucio Dalla, Ivano Fossati, Massimo Ranieri, Gianni Morandi, Enzo Avitabile, Fabrizio De Andrè, Mario Venuti e . Dal 1994 iniziò la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, paroliere di molti suoi brani. Il primo frutto di questa intesa fu l’album “L’ombrello e la macchina da cucire”, il cui titolo era desunto da una frase contenuta nel poema epico in prosa “Canti di Maldoror” del poeta francese Lautrèamont. Sempre restio a partecipare al Festival di Sanremo, apparve solo due volte sul palco dell’Ariston: nel 1999, in qualità di superospite e nel 2011 per accompagnare al pianoforte Luca Madonia, in gara con “L’alieno”, da lui composto. Ben trent’anni prima con la sua “Per Elisa”, Alice vinse la manifestazione ligure, inaugurando una lunga collaborazione con lui e Giusto Pio. Oltre a dirigere i suoi videoclip, ha prodotto e diretto tre lungometraggi come “Perduto amor”, “Musikanten” e “Niente è come sembra”, nonché documentari dedicati alla indimenticata cantante Giuni Russo, allo scrittore Gesualdo Bufalino e sulle esperienze post-mortem secondo le credenze buddiste. Accanto alla scrittura, amava dipingere. Dal 1993 ha organizzato mostre personali a Roma, , Firenze, Stoccolma, Miami, Instanbul e Goteborg. I suoi dipinti raffigurano Dervisci che pregano o semplici persone comuni, reinterpretando l’arte bizantina e passando per i primitivi toscani del XIII e XVI secolo. Sempre parco di informazioni inerenti alla sua vita privata, era certamente malato da tempo ma in pochi conoscevano le sue reali condizioni di salute. Dalle scene si era ritirato da tre anni e aveva vissuto la sua malattia con quel silenzio e quel riserbo che lo avevano sempre caratterizzato. Enigmatico fino alla fine, come i testi delle sue canzoni! Il suo lascito è forse tutto nel suo ultimo pezzo, lanciato due anni fa in occasione della pubblicazione di un album, inciso con la Royal Philharmonic Concert Orchestra. Una nascita, concepita nell’ottica di una reincarnazione, vissuta come “un risveglio finchè non saremo liberi e torneremo ancora, ancora e ancora”. Un brano interpretato con una voce flebile ed accompagnato da un video suggestivo, fatto di donne che si radunano in un’alba rarefatta e tra danze dervisci, studiate e descritte per tutta una vita. Emanuele Pecoraro