Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di di di di Ramiseto di di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Camillo Canovi Nato a Castelnovo ne’ Monti nella prima metà del secolo scorso, vive e lavora (si fa per dire) a Montecastagneto. Appassionato di lavori manuali, si cimenta in scultura, creazione e impagliatura di sedie, costruzione di mobili unici, intreccio del vimine e di tutto ciò si può ricavare dalla lavorazione di materiali naturali (predilige, infatti, elementi poveri: pietre murarie, vecchi mattoni, sassi di fiume, legni di recupero, ecc...). Concepisce l’arte come un gioco e si definisce artigiano piuttosto che artista.

L’organo di Matilde Matilde di è stata una delle donne più famose e potenti della nostra storia. Aveva due grandi passioni: il potere e l’organo. Passava ore a deliziarsi con i vari organi che pare avesse sparso nei castelli in cui, a turno, risiedeva. Li suonava personalmente e si dice ne traesse alto godimento. Questo è la fedele ricostruzione del suo preferito.

Faieto La Canala Pianzo Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

Lago Pranda Case Bagatti Comune Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di Carpineti di Casina di Collagna di Ramiseto di Villa Minozzo di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Camillo Canovi Nato a Castelnovo ne’ Monti nella prima metà del secolo scorso, vive e lavora (si fa per dire) a Montecastagneto. Appassionato di lavori manuali, si cimenta in scultura, creazione e impagliatura di sedie, costruzione di mobili unici, intreccio del vimine e di tutto ciò si può ricavare dalla lavorazione di materiali naturali (predilige, infatti, elementi poveri: pietre murarie, vecchi mattoni, sassi di fiume, legni di recupero, ecc...). Concepisce l’arte come un gioco e si definisce artigiano piuttosto che artista.

Arsentell “Il curiûsˆ cmé n’arsantèla”, è un vecchio detto e se percorrete questo sentiero vi accorgerete che è frequentato da questo animaletto, molto curioso, che si materializzerà su qualche sasso al vostro passaggio.

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Camillo Canovi Nato a Castelnovo ne’ Monti nella prima metà del secolo scorso, vive e lavora (si fa per dire) a Montecastagneto. Appassionato di lavori manuali, si cimenta in scultura, creazione e impagliatura di sedie, costruzione di mobili unici, intreccio del vimine e di tutto ciò si può ricavare dalla lavorazione di materiali naturali (predilige, infatti, elementi poveri: pietre murarie, vecchi mattoni, sassi di fiume, legni di recupero, ecc...). Concepisce l’arte come un gioco e si definisce artigiano piuttosto che artista.

Ragno Pranda Se siete aracnofobici, non alzate gli occhi perchè su questi faggi vive l’unico esemplare al mondo del “ragno Pranda”. Ha dimensioni notevoli e, come tutti i ragni, vive di insetti che cattura con la sua ragnatela anche se non disdegna di partecipare ai vostri pic-nic. Ma non temete, è assolutamente innocuo e potete accarezzarlo come fosse un gatto.

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Camillo Canovi Nato a Castelnovo ne’ Monti nella prima metà del secolo scorso, vive e lavora (si fa per dire) a Montecastagneto. Appassionato di lavori manuali, si cimenta in scultura, creazione e impagliatura di sedie, costruzione di mobili unici, intreccio del vimine e di tutto ciò si può ricavare dalla lavorazione di materiali naturali (predilige, infatti, elementi poveri: pietre murarie, vecchi mattoni, sassi di fiume, legni di recupero, ecc...). Concepisce l’arte come un gioco e si definisce artigiano piuttosto che artista.

Quadro d’autore Titolo dell’opera: “pietra di Bismantova” Dimensioni: 180 x 70 Tecnica: arenaria su cielo azzurro Autore: sicuramente un dio Epoca: milioni di anni

Dopo la Gioconda al Louvre, la Donna con l’ermellino alla National Gallery, i Girasoli alla Tate Gallery, ora potete dire di aver visto il capolavoro che vi mancava, proprio qui sull’Appennino reggiano.

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James Bragazzi ed Emanuele Ferrari James Bragazzi ed Emanuele Ferrari s’incontrano per la prima volta nel secolo scorso. Il primo ha bisogno di una biro per scrivere un appunto per strada, mentre sta fissando una gru che abbatte un vecchio pino. Il secondo, allora quindicenne o poco più, gliela presta non ricevendo indietro nulla. Poi passa del tempo e il primo cammina e scatta e sale le montagne e attraversa i deserti e scatta dovunque si può scattare, fermandosi a volte a guardare quello che ha fatto. Il secondo abbandona lentamente il mondo dei numeri e inizia a scrivere, prima delle cose illeggibili, poi delle cose quasi passabili, ma un po’ tristi. Per un pelo non finisce a insegnare in Islanda e allora parte per un viaggio di mesi in Spagna e Portogallo. Quando si trova a Nazarè riceve una telefonata dal primo P-orto che gli chiede cosa ne pensa di fare un libro insieme. Così, nel terzo millennio, si vedono ancora una volta e il Luogo: via Foina a Casina primo scattando, il secondo scrivendo (ma non con la biro Orto della Lia e della Sara del primo incontro), scoprono insieme che l’Appennino, Da un’idea di Emanuele Ferrari il nostro, è davvero infinito. A questa cosa di scattare scrivendo o scrivere scattando ci prendono gusto, fino a Progetto e realizzazione: pensare di vedere qualcosa dove non si vede quasi niente, James Bragazzi, Emanuele Ferrari progettare un libro che parla di posti che si chiamano Muri, Scale, Camere ecc; e costruire infine un libro su Testi: Emanuele Ferrari di un intero paese, come fosse un regalo di Natale: con Fotografie: James Bragazzi i paesaggi, le case e le chiese e un sacco di gente che gira per le strade, mangia il panettone, aspetta, beve un Descrizione. bicchiere, indossa la fascia tricolore, oppure sta seduta al Mi piace pensare. bar e senza farsi vedere, guarda gli altri passare. A una porta con solo aria. Intorno. Una porta che sia. Sempre aperta. Una porta come

un porto. Faieto La Canala Pianzo Ma una porta così. Casina Castello delle Carpinete Pieve di Se ci penso bene può essere. Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Solo la porta. Sparavalle Lago Calamone Di un orto: Nasseta Lago Pranda Case Bagatti Comune Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di Carpineti di Casina di Collagna di Ramiseto di Villa Minozzo di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Francesco Genitoni Francesco Genitoni è nato nel 1951 a Cola, in quel di , in casa di contadini e sotto il segno dei Gemelli: segno doppio, dicono, e forse per questo è stata come doppia la sua vita, tra Appennino e Pianura. A 9 anni infatti si è trovato ad emigrare al seguito della famiglia scesa a cercare lavoro nella “capitale modenese delle piastrelle di ceramica”. Qui ha ancora residenza anagrafica. Ma da almeno 40 anni ha iniziato un percorso di ritorno a casa sempre più deciso, con la scusa/complicità di un orto e di un frutteto cui badare almeno nei fine settimana. E poi i boschi con i funghi e il resto, le iniziative sociali estive di Cola... e tutto un mondo di uomini, storie, sassi da imparare a ri/conoscere, recuperando qualcosa del tempo vissuto lontano dall’Appennino. In attesa della riunificazione definitiva. PianoFortino Il Fortino della Sparavalle gronda storia dai suoi sassi. Dai rimasti ma anche da quelli cheo ha perso via via. Dalle finestre originali come da quelle non originali (buchi). Se potesser parlare, quante ne avrebbero da raccontarci, perché tante ne han viste! Di ogni genere. Specie finché non hanno avuto tanti alberi alti davanti. PianoFortino vuol fare risuonare le etimologie e le assonanze del Fortino e del luogo che ad esso si unisce per identificarlo: la Sparavalle. ; Il Fortino può raccontarci storie di boschi e di monti; di fiumi e di vento; di cose e animali di uomini la massima parte poveri ma pieni di dignità e speranze; di duchi e imperatori che hanno portato su questo crinale i loro cannoni e strategie militari per presidiare strade e interessi verso il mare di Liguria e di Toscana. tastiere Alcuni filoni e suoni di queste storie possibili e impossibili sono qui accennati su di sughero, materiale caratteristico di Cervarezza e dei suoi tappi. Storie da guardare e inventare. Suggerimenti-inviti ad approfondire. Ringraziamenti A Nino Galassi di Cervarezza per la collaborazione, ad ArtigianSughero di Danilo Guglielmi per la fornitura gratuita del sughero. Comune Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di Carpineti di Casina di Collagna di Ramiseto di Villa Minozzo di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Francesco Genitoni Francesco Genitoni è nato nel 1951 a Cola, in quel di Vetto, in casa di contadini e sotto il segno dei Gemelli: segno doppio, dicono, e forse per questo è stata come doppia la sua vita, tra Appennino e Pianura. A 9 anni infatti si è trovato ad emigrare al seguito della famiglia scesa a cercare lavoro nella “capitale modenese delle piastrelle di ceramica”. Qui ha ancora residenza anagrafica. Ma da almeno 40 anni ha iniziato un percorso di ritorno a casa sempre più deciso, con la scusa/complicità di un orto e di un frutteto cui badare almeno nei fine settimana. E poi i boschi con i funghi e il resto, le iniziative sociali estive di Cola... e tutto un mondo di uomini, storie, sassi da imparare a ri/conoscere, recuperando qualcosa del tempo vissuto lontano dall’Appennino. In attesa della riunificazione definitiva. Exporta che importa ed exporta Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ha molte Porte e molto confida su di esse, per comunicare i suoi monti, acque, chiese e monumenti, le eccellenze gastronomiche, la popolazione, la cultura e la storia. Queste non sono porte come sembrano. Sono exporte che per questa parte/porta dell’Appennino e del Parco come per ogni altra parte importano ed exportano il concetto di portità: porte assolute, ideali. Non chiudono ma aprono ad orizzonti vecchi e nuovi, conosciuti e sconosciuti. A fantasie e provocazioni intellettuali. E invitano a non essere richiuse. Per restare aperte a tutte le possibilità: dell’Appennino, del Parco e anche del Mondo. Si può cominciare da qui: dal Fortino e da Cervarezza, dalle sue acque e dal Museo del Sughero, dal Monte e dalle vallate del Secchia e dell’Enza. Son porte che non portano da nessuna porte in porticolare e dunque possono portare da tutte le porti da ogni porte ad arte... Faieto La Canala Pianzo Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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Renato Borghi Renato Borghi “vede la luce” a Sassuolo nel 1953. Scrive poesie e testi di canzoni sia in italiano che in dialetto collaborando tra gli altri con l’amico Pierangelo Bertoli. Ama camminare e ricorda con affetto il Sassuolo, Roma del 2000 e il Leon, Santiago di Compostela del 2002 che prese le mosse proprio da Castelnovo né Monti. In Arteumanze 2012 vuole coniugare la natura e la tecnologia con la musica e la poesia in un contesto architettonico straordinario quale è quello rappresentato dalla Pieve di Campiliola o “de Bismantova” a Catelnovo ne’ Monti. Il luogo mistico, evocativo ed esteticamente eccezionale è lo spazio ideale per un momento di riflessione fra natura, musica e poesia. Il tramonto accende la musica e la poesia Al tramonto, il sole si nasconde e ordina alla tecnologia di irradiare la musica e la poesia di Renato Borghi con le quali chiudere la giornata e aprire una notte di riposo e rigenerazione per un nuovo giorno. Si può ascoltare tutto questo attendendo l’imbrunire seduti su cinque “spicchi di sole” disposti a cerchio nel verde del prato.

Dettagli tecnici Un interruttore crepuscolare allo scomparire della luce aziona un riproduttore audio dal quale vengono amplificate la musica e la poesia di Renato Borghi consentendo così alla natura attraverso l’imbrunire di scegliere tutte le sere il momento in cui proporre le note e i versi del poeta carpinetano. Gli “spicchi di sole” sono sedili in legno di rovere tagliati con forma arrotondata, piantati saldamente nel terreno a simboleggiare appunto degli spicchi di sole. Sugli “Spicchi” sono incisi a fuoco quattro versi che invitano a sedere e godersi un momento di pausa e di riflessione. Sulla ideale panchina circolare degli “spicchi di sole sono incisi a fuoco questi versi: Seduto su questi spicchi di sole, lascia respirare la tua anima, fai volare i tuoi sogni e i tuoi progetti, mentre attendi con gioia l’imbrunire.

Il testo che potrà essere udito al calare del sole tra le note musicali è il seguente: La luce si attenua. La luminosità abbandona il campo al tutto e al nulla della notte. Ed io, avvolto dall’eterno mistero dello spegnersi dei giorni, sono felice del tempo passato. Valeva la pena di essere vissuto. Non ho rimpianti. Non mi lagno di mancate gioie. Ciò che non ha potuto essere oggi accadrà domani. E lascio che il riposo del cielo mi abbracci, nell’attesa di un’altra aurora dove iniziare a spendermi al meglio, con i miei limiti, con i miei difetti, con i miei errori, ma con il desiderio di ritrovarti qui domani sera,

nuovo imbrunire, Faieto La Canala Pianzo Casina Castello delle Carpinete per dirti ancora Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle che valeva la pena Lago Calamone Nasseta

Lago Pranda vivere anche il giorno di domani. Case Bagatti Comune Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di Carpineti di Casina di Collagna di Ramiseto di Villa Minozzo di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Luciano Giansoldati

CARTA D’IDENTITà N°. AR 3274161 DI Cognome ….GIANSOLDATI …………………… Nome ….LUCIANO………………………….…… nato il ….XX. D.C. .……………………………… a ….CASTELNOVO NE’ MONTI (R E)……… Via ….OTTOSALICI………………………..…… Stato civile ….CONIUGATO……………….…… Professione ….INSEGNANTE - SCULTORE..…

CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI

Statura ………1.90…………. Capelli………bianchi………. Occhi ………verdi…………. Come canne al vento “sacrario” Era una bella giornata di primavera quando varcai l’entrata del piccolo e sperduto cimitero del Castello di Carpineti. Mi sono trovato nel luogo simbolo/emblema che racchiude in sè il valore incommensurabile di una memoria patrimonio di tutti gli uomini. La morte, dunque, abita la vita, non solo perchè in astratt la si attende, ma perchè a ogni momento l’attraversa. La morte che viene alla fine, la si potrebbe dimenticare, se non la ricordassse il nostro odinario morire. Ma il sapere della morte, come anticipazione della propria fine,

lungi dall’essere motivo per denigrare la vita, è ragione di vita, Faieto La Canala Pianzo per assumersela davvero in proprio e per quel che è. Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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Agostino Leuratti (Azienda agricola “La Natura”)

I pagliai, ovvero le pere giganti Ho un amico che vive in campagna, sopra un colle con davanti un albero grande. Da lui ho imparato tutto quello che so dei pagliai. Questo mio amico, uno che sogna di continuo e abbraccia le nuvole quando si fermano, dice che un pagliaio è una pera in formato gigante. Una pera con un picciolo di legno che somiglia a un palo, una pera senza buccia e con soltanto polpa. Una pera in gigante insomma. Poi oltre al picciolo i pagliai hanno anche i pendenti, che servono a fargli tenere la forma. Un pagliaio, una pera senza forma, non è più una pera, un pagliaio. Allora possiamo forse dire che i pendenti sono gli orecchini delle pere giganti, orecchini fatti di pietre e legni più sottili che danno al pagliaio la sua forma. La forma da pagliaio. Oggi però di pagliai non se ne vedono più. O quasi. Ogni tanto ritornano e sembrano dei fantasmi a guardia dei campi, se li guardi bene e non sei troppo vicino possono anche sembrare piccole case di un tempo perduto, senza finestre e senza porta, dove qualcuno ha trovato rifugio dal mondo, perché un giorno ha scoperto che anche Faieto La Canala Pianzo il mondo è una mela gigante, ma senza la buccia. Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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Ermanio Isarco ‘Ermanno’ Beretti Non nasce nel Trentino, ma a Spigone di Vetto nel 1953 sotto il segno dei pesci, tra boschi di castagni. Ama l’ironia che sa di terra e vento, voli e nuvole. Ermanio vive a Pianezzo, comune di Carpineti, coltiva erbe aromatiche. Ha nel salone di casa dove vive una grande finestra, gli stipiti sono la cornice di un grande quadro naturale e di fronte una grande quercia e la prospettiva dei campi e dei monti.

Lode al letame Può sembrare un’idea originale e provocatoria, però mette in luce l’importanza ancestrale del letame per l’agricoltura. Per lasciar maturare il letame occorrono dai 4 ai 6 mesi, si ottiene un prodotto finale umido da cospargere e leggermente interrare. Assolve il suo compito, quello di mettere in colegamento la pianta con l’ambiente circostante e il cosmo. Curare il letame è dunque un esercizio, fare il cumulo (la masa) ha un significato importante: la condivisione e il rapporto che ha l’uomo con la terra, rimangono un valore che questa società ha dimenticato.

Faieto La Canala Pianzo Ringraziamenti Casina Castello delle Carpinete Alla Proloco di Cortogno Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

Lago Pranda Case Bagatti Lode al letame

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. (F. De Andrè) Lode al letame

Chi impiega letame non avrà mai fame

... chi vuole pane, porti letame Lode al letame Il letame più lo muovi più puzza (prov. ascolano) Lode al letame

La ricchezza è come il letame: accumulata puzza, sparsa ingrassa Lode al letame

Il denaro è come il letame, il quale a nulla serve se non lo spandi Lode al letame Alle vacche dai tanto da mangiare e ai terrini dai molto letame Comune Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di Carpineti di Casina di Collagna di Ramiseto di Villa Minozzo di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Ermanio Isarco ‘Ermanno’ Beretti Non nasce nel Trentino, ma a Spigone di Vetto nel 1953 sotto il segno dei pesci, tra boschi di castagni. Ama l’ironia che sa di terra e vento, voli e nuvole. Ermanio vive a Pianezzo, comune di Carpineti, coltiva erbe aromatiche. Ha nel salone di casa dove vive una grande finestra, gli stipiti sono la cornice di un grande quadro naturale e di fronte una grande quercia e la prospettiva dei campi e dei monti.

Le campane silenziose del nocciolo di Pianzo Dietro la chiesa di Pianzo, c’è un vecchio nocciolo con i rami ricurvi, con vecchi vasi di terracotta di varie dimensioni. Appesi all’incontrario diventano delle campane che oscillano mosse dal vento. Al posto del battacchio ci sono piume e piccole patate, meteriali soffic, delicati e deperibili. Ripetono un din don dan silenzioso. Morale: oggi ci sono troppe campane

Faieto La Canala che suonano! Ci vuole un po’ silenzio. Pianzo Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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Prospero Predieri Abita a Pianezzo, grande apicoltore, chirurgo dei motori, amante della natura, addestratore di cani, innesta piante. Il suo bosco, dove tiene le arnie della api, è curato come un grande giardino e sembra un piccolo eden.

Ermanio Isarco ‘Ermanno’ Beretti Non nasce nel Trentino, ma a Spigone di Vetto nel 1953 sotto il segno dei pesci, tra boschi di castagni. Ama l’ironia che sa di terra e vento, voli e nuvole. Ermanio vive a Pianezzo, comune di Carpineti, coltiva erbe aromatiche. Ha nel salone di casa dove vive una grande finestra, gli stipiti sono la cornice di un grande quadro naturale e di fronte una grande quercia e la prospettiva dei campi e dei monti. Il pettine dei prati Una volta il rastrello era l’attrezzo agricolo per eccellenza, si rastrellavano e si pettinavano campi, vallate, si creavano linee di fieno. Oggi tutto è meccanizzato. Questo attrezzo rifatto in grande dimensione, vuole essere omaggio in chiave pop, al

mondo contadino. Faieto La Canala Pianzo Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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Benedetto Valdesalici Ai fini della comprensione, dell’interpretazione e del godimento dell’opera, la biografia dell’autore è sostanzialmente inutile quando non fuorviante o perfino dannosa.

Omaggio a Silvio Leoncelli Omaggio a Silvio Leoncelli (1900-1980), pastore poeta di Nismozza di Busana (RE) e a tutti i poeti-pastori. Istallazione, sui grandi faggi del lago Calamone, di molti campanelli e di una bronza e, nel prato sottostante, di un giaciglio ove sdraiarsi e, dopo aver chiuso gli occhi, godere dell’ascolto del vento che simulerà, muovendo le cime dei faggi, il gregge che pascola, *. come il poeta-pastore brama e descrive in queste due magnifiche ottave Volendo ogni tanto, mentre ascolta il gregge, il visitatore potrebbe fischiare, urlare ed abbaiare arricchendo così il paesaggio sonoro dell’alpeggio.

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Lago Pranda Case Bagatti 7 Povero Silvio come stai male non senti più del gregge l’armonia neppure i versi non li sai trovare della tua tanto amata poesia Vorrei con i miei versi immortalare ma Sento mi opprime la malinconia più non la sento l’armonia di quelli della mia Bronza e dei miei campanelli

8 Solo il ricordo mi resta di quelli li tengo per ricordo in casa mia vorrei portarli la su nei bei prati attaccarli lassù come scaramagia Sopra a quei faggi che son tanto belli movendoli il vento farebbero armonia così in eterno sentirli suonare dove il mio gregge andava a pascolare.

Breve bio di Silvio Leoncelli Nato nel 1900 a Nismozza di Busana (RE), dedicò la sua vita alle greggi e alla transumanza. Fino agli anni ‘60 del secolo scorso quando, vendute le greggi, si dedicò ai rimboschimenti. Conosciamo di lui 4 componimenti in ottava rima: il Viaggio da qui alla Maremma Toscana degli antichi pastori (34 ottave), finito di scrivere il 23 gennaio 1963, annotando di suo pugno “va cantata tutta in ottava rima questa è storia vera!”; Alle mie pecorelle (6 ottave), terminate il 22 gennaio 1964; Rime di nostalgia (5 ottave), terminate il 23 gennaio 1964. Non sappiamo quando scrisse le due ottave numerate 7 e 8 a cui ci siamo ispirati per quest’omaggio/istallazione. Rimangono come due lucidi frammenti lirici tesi all’armonia senza tempo. Muore a ottant’anni a Nismozza di Busana. Comune Comaune Comune Comune Comune Comune Comune di Busana di Carpineti di Casina di Collagna di Ramiseto di Villa Minozzo di Castelnovo ne’ Monti b i o - g r a f i a

Fabrizio “Fabretti” Ugoletti Nasce a Collagna () il 7 giugno del 1959. Vive e lavora ad Acquabona, nell’Appennino Reggiano. Di formazione non accademica, ha sempre avuto la passione per l’arte. Fin da ragazzo si è espresso nella pittura, attratto dai diversi linguaggi espressivi. Il suo percorso l’hai poi avvicinato anche al mondo della musica, cantante in gruppi rock (Choice Quality e Barricate Casarola). L’affinità con la materia, dopo un periodo di sperimentazione in aree espressive differenti, l’ha condotto a prediligere la scultura dal 1999 in poi; percorso iniziato molto tempo prima, osservando gli scalpellini al lavoro alla chiesa di Acquabona. Lavora su pietra, marmo e legno, con opere di vario formato; ha realizzato sculture e installazioni permanenti, partecipando a simposi e concorsi. Nel 2002 fonda, insieme a Marco Stefanelli e Luca Guerri, lo Sculture Club, un progetto che attraversa scultura, fotografia, multimedia. Ha esposto: 2011 Carrara, Battistero del Duomo - 2010 Biblioteca Civica, Fivizzano (MS) - 2009 Castello di Sarzano, Casina (RE) - 2008 Sala del Bramante, Roma - 2005 Galleria Darkness, Castelnovo ne’ Monti (RE). Porta del Medioevo con altare Le foglie oscillano al vento. Anche i rami oscillano. Anche le cetre dei poeti. Più o meno tristi. Più o meno medievali. Così ci sono porte che non portano da nessuna parte. Porte che attraversano il tempo. Porte che il tempo rovesciano. Questa è una porta del tempo. Alto basso medio estremo.

Non importa. Faieto La Canala Pianzo Casina Castello delle Carpinete Pieve di (ef) Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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Emanuele Ferrari e bambine, bambini e insegnanti Scuola dell’Infanzia “Case Bagatti” La grande fabbrica delle parole Luogo: Case Bagatti - Antico mulino ad acqua, chiamato anche Mulino dei Rossi Ideazione, progetto e realizzazione: bambine e bambini della scuola dell’infanzia, con Emanuele Ferrari e le insegnanti Marinella e Vittorina Nume tutelare: Pablo Neruda e il Signor Enea Protagonisti: sassi che stecchi che fanno il girotondo, rami vari e persi, acqua poco lontano

Descrizione. La Grande Fabbrica delle Parole sta davanti a un mulino. Poco lontano respira l’acqua di un ruscello. Le parole hanno bisogno di acqua per diventare parole. Le parole hanno bisogno del rumore dell’acqua per diventare parole. Quando il rumore incontra la parola, il rumore diventa musica e la parola diventa voce. Le parole nella fabbrica hanno bisogno di terra per diventare parole. Hanno bisogno del rumore della terra. Quando le parole incontrano la terra le parole diventano corpi e danzano. Le parole hanno bisogno dell’aria per diventare parole. Hanno bisogno della musica dell’aria. Quando incontrano il vento, che poi è la musica dell’aria, le parole diventano canto e quando diventano canto la Grande Fabbrica delle Parole si riempie di voci e corpi che disegnano parole nell’aria. La vera Grande Fabbrica delle Parole è questa danza di parole che cantano. Nell’aria.

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Emanuele Ferrari e bambine, bambini e insegnanti Scuola dell’Infanzia “Case Bagatti” Una foresta di nuvole Luogo: Case Bagatti - Cortile della scuola dell’infanzia Ideazione, progetto e realizzazione: bambine e bambini della scuola dell’infanzia, con Emanuele Ferrari e le insegnanti Marinella e Vittorina Nume tutelare: il poeta Mark Strand (e le sue 89 nuvole) Protagonisti: alberi non più alberi e nuvole non più nuvole

Descrizione. Le nuvole viaggiano. Sono sopra di noi. Anche dentro di noi. Quando hanno freddo si nascondono dentro gli armadi. Le nuvole sono la poesia del cielo. E dentro le nuvole stanno le poesie. Come i vestiti negli armadi. I vestiti del cielo. Nelle nuvole. Quando le nuvole sono stanche si devono riposare e allora scendono. Si posano su alberi non più alberi, piantati nella terra da bambine e bambini in un giorno di vento. La foresta di alberi non più alberi è la casa delle nuvole che sopra si distendono e riposano. Ogni nuvola che sogna è la casa di una poesia. Che qualcuno, un bambino e una bambina hanno messo dentro, tra le pieghe della nuvola. In un giorno di vento. La foresta di nuvole è un posto sicuro. È protetto da due grandi sassi. Due grandi onde che tanto tempo fa sono diventate pietra. La foresta di nuvole se la stai ad ascoltare parla. Dice piano le poesie che nasconde. Le porta in giro stando ferma. Ogni volta che passa il vento. In un giorno di vento. Senza tempo. Faieto La Canala Pianzo Casina Castello delle Carpinete Pieve di Castelnovo ne’ Monti Pieve di San Vitale Monte Castello Saccaggio Ginepreto Sparavalle Lago Calamone Nasseta

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