Piano di Governo del Territorio (CR)

Progettisti: Ing. ElisaDIDIO Prof. Ing.Maurizio TIRA VALUTAZIONE AMBIENTALE DEL DOCUMENTODIPIANO Analisi preliminaredel contesto ambientalee

STRATEGICA (VAS) socio-economico GENNAIO 2010

2 INDICE

1 – INTRODUZIONE ...... 5 1.1 Finalità e struttura del Documento di Scoping...... 5 1.2 Quadro dei soggetti coinvolti ...... 5 2 - RIFERIMENTI NORMATIVI PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE (VAS) ...... 8 2.1 La Direttiva europea 2001/42/CE...... 8 2.2 La normativa italiana...... 9 2.3 La Legge Regione Lombardia 11 marzo 2005, n. 12...... 9 2.4 Gli Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (art. 4, c. 1, L.R. Lombardia 11 marzo 2005, n. 12), D.c.r. n. VIII/0351 del 13 marzo 2007, DGR VIII/ 6420 del 27 dicembre 2007 e DGR n. 7110 del 18 aprile 2008...... 9 3 - IL PERCORSO INTEGRATO TRA PGT E VAS ...... 11 3.1 La struttura e le attività previste nel percorso procedurale integrato ...... 11 3.2 Schema metodologico per la VAS di Ripalta Cremasca...... 14 3.3 La partecipazione ...... 15 4 - PRINCIPALI FONTI DI INFORMAZIONE ...... 16 5 - ANALISI PRELIMINARE DEL CONTESTO AMBIENTALE E SOCIO- ECONOMICO...... 19 5.1 Analisi per componenti ambientali...... 19 5.2 Inquadramento territoriale...... 19 5.2.1 Classificazione sismica ...... 20 5.3 Componente aria e clima...... 22 5.3.1 Qualità dell’aria e fattori di emissione ...... 22 5.3.2 Dati metereologici e meteoclimatici ...... 35 5.4 Acque superficiali e sotterranee ...... 39 5.4.1 Idrografia superficiale ...... 39 5.4.2 Qualità delle acque superficiali...... 44 5.4.3 Idrogeologia e qualità delle acque sotterranee ...... 49 5.4.4 Prelievo, trattamento e distribuzione idrica: pozzi e acquedotto ...... 59 5.4.5 Consumi idrici sul territorio ...... 68 5.4.6 Rete fognaria e depurazione...... 72 5.4.7 Vincoli esistenti...... 76 5.5 Usi del suolo...... 77 5.6 Sottosuolo...... 92 5.7 Vegetazione, flora e fauna...... 92 5.8 Paesaggio e beni storico-culturali...... 109 5.8.1 Rete ecologica regionale ...... 115 5.9 Fattori demografici ed umani ...... 118 5.10 Rumore ...... 127 5.10.1 Piano di Zonizzazione acustica ...... 127 5.11 Radiazioni...... 134 5.12 Rifiuti...... 138 5.13 Energia...... 144 5.13.1 Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale ...... 147

3 5.14 Mobilità e trasporti ...... 151 5.15 Sintesi delle principali criticità e potenzialità ...... 158 ALLEGATO 1 ...... 167

4 1 – INTRODUZIONE

1.1 Finalità e struttura del Documento di Scoping

Il presente Documento di Scoping è finalizzato alla definizione del quadro di riferimento per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Documento di Piano (DP) del Piano di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Ripalta Cremasca () e funge anche da documento di confronto con le Autorità con competenza ambientale, coinvolte nella procedura di stesura del Rapporto ambientale.

Il Documento è strutturato come segue.

Il capitolo 1 illustra la finalità e i contenuti del Documento, fornisce l'elenco delle autorità con competenza ambientale individuate dall'Amministrazione Comunale e offre una traccia per facilitare e guidare la consultazione di tali autorità e la partecipazione pubblica. Il capitolo 2 contiene i principali riferimenti normativi per la VAS, a livello europeo, nazionale e regionale. Il capitolo 3 chiarisce le attività previste per il percorso integrato di PGT/VAS, come previsto dalla normativa regionale e dagli Indirizzi per la redazione della VAS, approvati dal Consiglio regionale della Lombardia, ne indica la tempistica e illustra il percorso di partecipazione e consultazione. Viene definito inoltre lo schema metodologico-procedurale adottato per la redazione della VAS. Il capitolo 4 sintetizza le principali fonti di informazione di cui ci si è avvalsi e sui quali si intende puntare anche per la definizione ed implementazione del Sistema di monitoraggio. Il capitolo 5 contiene i riferimenti per l’analisi del contesto ambientale per il territorio comunale, sia per i fattori richiesti dalla direttiva europea 2001/42/CE (aria e clima, acqua, suolo, flora, fauna e biodiversità, paesaggio e beni culturali, popolazione), sia per altri fattori prioritari (rumore, radiazioni, rifiuti, energia, mobilità e trasporti) e sintetizza le principali criticità e potenzialità ambientali presenti nell'area in esame.

Sul Documento di Scoping è prevista, come richiesto dalla direttiva sulla VAS, la consultazione delle Autorità con competenza ambientale, di cui al paragrafo successivo, in particolare in merito alla portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, al loro livello di dettaglio ed alla individuazione di particolari elementi di attenzione per il territorio comunale, anche in rapporto al contesto ambientale in cui è inserito.

1.2 Quadro dei soggetti coinvolti

I soggetti coinvolti nel processo di VAS, secondo le definizioni della Direttiva e le indicazioni della norma e degli indirizzi regionali sono i seguenti:

Autorità proponente e precedente (La pubblica amministrazione che elabora il Piano da sottoporre alla valutazione ambientale: ne attiva le procedure di redazione e di valutazione) • Amministrazione comunale di Ripalta Cremasca (CR)

5 Autorità competente per la VAS (Autorità con compiti di tutela e valorizzazione ambientale, individuata dalla pubblica amministrazione, che collabora con l’autorità procedente/proponente nonché con i soggetti competenti in materia ambientale, al fine di curare l’applicazione della direttiva e degli indirizzi nazionali e regionali) • Cav. Pasquale BRAMBINI (Sindaco pro tempore del Comune di Ripalta Cremasca)

Soggetti competenti in materia ambientale (Le strutture pubbliche competenti in materia ambientale e della salute per livello istituzionale, o con specifiche competenze nei vari settori, che possono essere interessati dagli effetti dovuti all’applicazione del piano o programma sull’ambiente) I soggetti che devono obbligatoriamente essere consultati sono: • Azienda Sanitaria Locale di competenza • ARPA Dipartimento di Cremona • Soprintendenza Beni Ambientali ed Architettonici competente

Enti territorialmente interessati (Ai tavoli istituzionali sono invitati anche altri Enti che si ritiene possano essere interessati attivamente e coinvolti nella stesura del Rapporto Ambientale, al fine di informare e condividere le conoscenze sul contesto in studio) • Regione Lombardia, Direzione Generale Territorio e Urbanistica • Direzione Regionale per i beni Culturali e Paesistici della Lombradia • Soprintendenza Archeologica per la Lombardia • Provincia di Cremona, Settore Territorio • Parco del • Comuni contermini o limitrofi (Crema, , , , , , , ) • SCS S.p.a. di Crema • Società Cremasca Reti e Patrimonio s.p.a. di Crema • ENEL Distribuzione S.p.a. • ENEL Sole S.p.a. • Gei S.p.a., gestore del servizio di distribuzione del gas metano • Padania Acque Gestione s.p.a. di Cremona • Telecom Italia s.p.a. • STOGIT s.p.a. • AIPO Cremona • Consorzio Roggia Comuna c/o Consorzio Adda Serio • Consorzio Roggia Acqua Rossa • Confederazione italiana agricoltori • Federazione Coldiretti • Libera associazione agricoltori

6 Pubblico (Una o più persone fisiche o giuridiche, secondo la normativa vigente, e le loro associazioni, organizzazioni o gruppi, che soddisfano le condizioni incluse nella Convenzione di Aarhus, ratificata con la legge 16 marzo 2001, n. 108 1 e delle Direttive 2003/4/CE e 2003/35/CE) • Cittadini • Associazioni

La consultazione delle Autorità con competenza ambientale e degli enti territorialmente interessati avviene in particolare in merito alla portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, al loro livello di dettaglio ed alla individuazione di particolari elementi di attenzione per il territorio del comune in oggetto, anche in rapporto al contesto ambientale in cui è inserito. Le Autorità saranno consultate sul Documento di Scoping in sede di prima Conferenza di valutazione, in data 11 gennaio 2010.

Le medesime Autorità saranno consultate sul Rapporto Ambientale completo in sede di seconda e ultima Conferenza di valutazione, in data da stabilirsi. Alle Autorità si richiede di fornire eventuali osservazioni e suggerimenti, nonché proposte di integrazione, correzione e modifica dei contenuti del presente documento.

Tabella 1.1 Ipotesi di questionario da sottoporre alle Autorità con competenza ambientale

Riferimenti Domande

Cap. 1 • L'elenco delle Autorità con competenza ambientale individuate dall'Amministrazione comunale e degli enti da coinvolgere nel processo di VAS, risultano adeguati o ritenete che andrebbero inclusi ulteriori Autorità/Enti? Cap. 2 • Ritenete adeguato il quadro di riferimento normativo e programmatico? • Quali ulteriori fonti normative, piani o programmi sarebbe opportuno considerare per la VAS del Documento di Piano del PGT di Ripalta Cremasca? Cap. 4 Il capitolo riporta un elenco di basi informative e di banche dati, di vario livello, utili in particolare per l'analisi del contesto ambientale del Comune di Ripalta Cremasca e per l'individuazione dei relativi indicatori. • Quali tra le fonti di informazione citate ritenete maggiormente significative? • Considerate tale elenco esaustivo o desiderate segnalare ulteriori fonti di informazione? Cap. 5 • La prima individuazione del contesto ambientale, affrontata per i fattori citati dalla direttiva VAS (aria e fattori climatici, acqua, suolo, flora, fauna e biodiversità, paesaggio e beni culturali, popolazione e salute umana) e per ulteriori fattori significativi (rumore, radiazioni, energia, mobilità e trasporti) riporta un riferimento sufficiente per l’impostazione del Rapporto Ambientale? • Quali aspetti ritenete maggiormente significativi o problematici per l’ambito in analisi?

1 Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, con due allegati, fatte ad Aarhus il 25 giugno 1998

7 2 - RIFERIMENTI NORMATIVI PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE (VAS)

2.1 La Direttiva europea 2001/42/CE

La valutazione ambientale strategica (VAS) è stata introdotta dalla Direttiva europea 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente, che configura la VAS quale processo continuo che segue l'intero ciclo di vita del piano, compresa la fase di gestione, allo scopo di “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi [...] che possono avere effetti significativi sull'ambiente”. Si ritiene, in questo modo, di assicurare la sostenibilità del piano integrando la dimensione ambientale, accanto a quella economica e sociale, nelle scelte di pianificazione. Questo obiettivo si concretizza sia attraverso un percorso che si integra a quello di pianificazione, ma soprattutto con la redazione di un documento specifico denominato Rapporto Ambientale. Secondo le prescrizioni della Direttiva, questo documento deve contenere le modalità di integrazione delle tematiche ambientali nelle scelte alternative prese in considerazione nel piano, deve fornire la stima dei possibili effetti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione del piano, indicando fra l'altro le misure di mitigazione e compensazione e progettando il sistema di monitoraggio e retroazione del piano stesso. È prevista anche una sintesi non tecnica, che ne illustra i principali contenuti in modo sintetico e con linguaggio non tecnico, finalizzato alla divulgazione. In particolare, come previsto nell’Allegato I, art. 5 della Direttiva, essa dovrà riportare: 1. contenuti, obiettivi principali del piano e sua coerenza con altri piani o programmi inerenti il territorio comunale; 2. aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano; 3. caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; 4. qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano, compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale; 5. obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario, nazionale o regionale, pertinenti al piano, e modalità con cui se ne è tenuto conto durante la sua preparazione; 6. possibili effetti significativi sull'ambiente e l'interrelazione tra gli stessi; 7. misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali significativi effetti negativi sull'ambiente a seguito dell'attuazione del piano; 8. sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e descrizione delle modalità di valutazione, nonché resoconto delle eventuali difficoltà incontrate nella raccolta delle informazioni richieste; 9. misure previste in merito al monitoraggio.

La direttiva 2001/42/CE prevede inoltre la partecipazione attiva del pubblico in fase di elaborazione del piano. In particolare, richiede che la consultazione delle Autorità con specifica competenza ambientale e della popolazione sulla proposta di piano e di Rapporto Ambientale avvenga prima che il piano stesso sia adottato.

8 2.2 La normativa italiana

La procedura di VAS, prevista dalla Direttiva 2001/42/CE, è stata recepita, a livello di ordinamento italiano, con il D.Lgs. 3/04/2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, il cosiddetto Testo Unico sull’ambiente. La Parte II del Testo Unico, contenente il quadro di riferimento istituzionale, procedurale e valutativo per la valutazione ambientale relativa alle procedure di VAS, VIA, IPPC, è entrata in vigore il 31 luglio 2007. Va osservato che la VAS, nel disegno della Direttiva 2001/42/CE, è un processo che mira a valutare gli effetti dei piani e dei programmi attraverso l’integrazione delle considerazioni ambientali fin dai primi stadi della loro elaborazione (art. 4 della Direttiva) con conseguente effetto di indirizzo sul processo decisionale. Il Decreto n. 152/2006 non rispecchia pienamente questo schema procedurale, indebolendo di conseguenza uno degli aspetti fondamentali dell’impianto della Direttiva. In data 21 dicembre 2007 è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il D.Lgs. 16/01/2008 n° 4 “Disposizioni correttive ed integrative del Testo Unico Ambientale” in materia di VIA e VAS, risolvendo alcune contraddizioni e incoerenze tra la normativa nazionale e quella regionale.

2.3 La Legge Regione Lombardia 11 marzo 2005, n. 12

La L.R. 12/2005 “Legge per il governo del territorio” stabilisce, in coerenza con i contenuti della direttiva 2001/42/CE, l'obbligo di valutazione ambientale per determinati piani o programmi, tra i quali il Documento di Piano del PGT. La VAS del Documento di Piano, secondo tale legge, deve evidenziare la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione, ed individuare le alternative assunte nella elaborazione del piano, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione che devono essere recepite nel piano stesso. Ulteriore fondamento della legge regionale è la partecipazione: il governo del territorio deve infatti essere caratterizzato da pubblicità e trasparenza delle attività di pianificazione e programmazione, dalla partecipazione diffusa dei cittadini e delle loro associazioni ed anche dalla possibile integrazione dei contenuti della pianificazione da parte dei privati.

2.4 Gli Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (art. 4, c. 1, L.R. Lombardia 11 marzo 2005, n. 12), D.c.r. n. VIII/0351 del 13 marzo 2007, DGR VIII/ 6420 del 27 dicembre 2007 e DGR n. 7110 del 18 aprile 2008

In attuazione dell'art. 4 della L.R. 12/2005, la Regione ha elaborato un documento di indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, deliberato dalla Giunta Regionale con D.g.r. n. 811563 del 22 dicembre 2005 e approvato da parte del consiglio regionale con D.c.r. n. VIII/0351 del 13 Marzo 2007 e un ulteriore documento approvato dal consiglio regionale D.c.r. n. VIII/6420 del 27 dicembre 2007, alla luce delle modifiche in corso del D. Lgs. 152/08. Con tali indirizzi si intende fornire “la preminente indicazione di una stretta integrazione tra processo di piano e processo di valutazione ambientale” e disciplinare in particolare: 1. l’ambito di applicazione; 2. le fasi metodologiche – procedurali della valutazione ambientale;

9 3. il processo di informazione e partecipazione; 4. il raccordo con le altre norme in materia di valutazione, la VIA e la Valutazione di incidenza; 5. il sistema informativo.

Per il PGT, in particolare, si prevede una Autorità competente in materia ambientale, individuata dal Comune (ente proponente la VAS), anche eventualmente ad esso interna e nominata dalla Giunta comunale; tale autorità dell’Ente procedente collabora con l’autorità competente alla VAS (a livello della Provincia), al fine di assicurare l’integrazione degli elementi valutativi e la speditezza ed efficacia del procedimento. In particolare (come meglio specificato per il caso in esame nel cap. 3), al fine di: 1. dare applicazione al principio di integrazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale nelle politiche settoriali; 2. individuare un percorso metodologico e procedurale, stabilendo le modalità della collaborazione, le forme di consultazione da attivare, i soggetti competenti in materia ambientale ed il pubblico da consultare; 3. definire le informazioni da includere nel rapporto ambientale e il loro livello di dettaglio; 4. verificare la qualità del rapporto ambientale e la congruenza del piano con le informazioni e gli obiettivi del rapporto ambientale; 5. individuare le necessità e le modalità di monitoraggio.

Per quanto concerne la partecipazione, nelle linee guida si fa riferimento agli strumenti da utilizzare, che “devono garantire l'informazione minima a tutti i soggetti coinvolti, i quali devono essere messi in grado di esprimere pareri su ciascuna fase e di conoscere tutte le opinioni e i pareri espressi e la relativa documentazione.” Viene, inoltre, proposto uno schema delle attività di partecipazione che dovrebbero essere garantite in ciascuna delle fasi della procedura di redazione del PGT che si possono riassumere come (con riferimento alla tabella 3.1): • nella fase 1 – Orientamento ed impostazione del piano, è prevista la selezione del pubblico e delle autorità da consultare; • nella fase 2 – Elaborazione e redazione del piano è prevista l’informazione e la comunicazione ai soggetti individuati; • nella fase 3 – Consultazione adozione e approvazione del piano, è prevista la raccolta dei contributi e delle osservazioni dei cittadini; • nella fase 4 – Attuazione e gestione del piano, è prevista la divulgazione delle integrazioni alle osservazioni dei partecipanti al processo.

Quanto proposto dalle linee guida costituisce la base per la struttura e la definizione dei contenuti del presente Rapporto Ambientale per la VAS del comune di Ripalta Cremasca.

10 3 - IL PERCORSO INTEGRATO TRA PGT E VAS

3.1 La struttura e le attività previste nel percorso procedurale integrato

Il percorso di Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT di Ripalta Cremasca è volto a garantire la sostenibilità delle scelte di piano e ad integrare le considerazioni di carattere ambientale, accanto e allo stesso livello di dettaglio di quelle socioeconomiche e territoriali, fin dalle fasi iniziali del processo di pianificazione. Per questo motivo, le attività di VAS sono impostate in stretto rapporto con i tempi e le modalità del processo di piano, in accordo allo schema metodologico-procedurale di Piano/VAS predisposto dalla Regione Lombardia2 e riportato in tabella 3.1.

Secondo tale percorso, l'integrazione della dimensione ambientale si realizza, nelle fasi di orientamento ed elaborazione del PGT, nella definizione degli obiettivi generali e specifici del Documento di Piano, nella scelta di linee d'azione e nella costruzione delle alternative di piano. A tale scopo, la VAS è mirata ad integrare gli obiettivi ambientali significativi per il territorio comunale all'interno del sistema degli obiettivi di PGT, ad esempio ricercando le modalità atte a promuovere la tutela e la valorizzazione delle risorse naturalistiche, paesaggistiche ed ambientali, la riqualificazione della rete delle acque superficiali e la sua promozione ad uso ricreativo, la valorizzazione degli ambiti agricoli anche in rapporto al loro possibile ruolo di contenimento della pressione edificatoria.

Per quanto riguarda obiettivi e linee d'azione di carattere non ambientale, la VAS sarà impegnata innanzi tutto a garantirne la sostenibilità attraverso l'integrazione delle considerazioni di carattere ambientale già in fase di progettazione, oltre che a proporre strumenti per minimizzarne gli impatti sull'ambiente ed a suggerire le opportune misure di mitigazione. La VAS ha inoltre lo scopo di garantire la trasparenza nella costruzione delle alternative di piano e la loro descrizione al medesimo livello di dettaglio. Come specificato negli indirizzi sopra citati, per ciascuna fase vengono individuate le attività da svolgere da parte dell’Autorità competente e dall’Ente proponente, nonché le informazioni da produrre al fine di redigere il rapporto ambientale.

Nel percorso procedurale il Documento di Scoping si inserisce nella definizione della fase di orientamento per l’avvio del confronto con il sistema delle Autorità con competenza ambientale, dopo aver avviato formalmente il procedimento. L’autorità proponente ha indetto la conferenza di valutazione, articolata in un'unica seduta, in data 11 gennaio 2010. La redazione del Rapporto Ambientale, invece, si inserisce nella fase di elaborazione e redazione, dopo la prima conferenza di valutazione. La seconda conferenza di valutazione, articolata in un'unica seduta, durante la quale le medesime Autorità saranno consultate sul Rapporto Ambientale completo, verrà svolta in data da stabilirsi.

2 Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (art. 4, c. 1, L.R. Lombardia 11 marzo 2005, n. 12), D.c.r. n. VIII/0351 del 13 marzo 2007. 11 Tabella 3.1 Schema metodologico-procedurale di integrazione tra piano e VAS Fase del DdP Processo di DdP VAS Partecipazione P0.1 Pubblicazione avviso di avvio del procedimento (comma 2, A0.1 Incarico per la redazione del Rapporto Ambientale Fase 0 art13, L.R. 12/2005) A0.1 Individuazione Autorità competente per la VAS Preparazione P0.2 Incarico per la stesura del DdP (PGT)

P0.3 Esame proposte pervenute ed elaborazione del documento

programmatico • Orientamenti iniziali del DdP (PGT) A1.1 Integrazione della dimensione ambientale nel DdP (PGT) Fase 1 • Definizione schema operativo DdP (PGT) A1.2 Definizione schema operativo per la VAS e mappatura dei Orientamento Individuazione soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico stakeholders coinvolto

• Identificazione dati e informazioni a disposizione dell’ente su A1.3 Verifica della presenza di Siti di rete Natura 2000 (SIC e

territorio e ambiente ZPS) Conferenza di Avvio del confronto (11 gennaio 2010) valutazione Fase 2 P2.1 Determinazione obiettivi generali A2.1 Definizione ambito di influenza (Scoping), definizione della Elaborazione e portata delle informazioni da includere nel Rapporto redazione Ambientale P2.2 Costruzione scenario di riferimento e di DdP A2.2 Analisi di coerenza esterna Attivazione di P2.3 Definizione obiettivi specifici, costruzione di alternative/scenari A2.3 Stima degli effetti ambientali attesi specifici tavoli di sviluppo e definizione delle azioni da mettere in campo per A2.4 Valutazione delle alternative di p/p tematici in attuarli A2.5 Analisi di coerenza interna relazione ad A2.6 Progettazione del sistema di monitoraggio argomenti di A2.7 Studio di incidenza delle scelte del piano sui siti di Rete interesse per le Natura 2000 (se previsto) attività di PTC P2.4 Proposta di DdP (PGT) A2.8 Proposta di Rapporto Ambientale e Sintesi non Tecnica del Parco/VAS Messa a disposizione e pubblicazione su WEB della proposta di DdP (PGT), del Rapporto Ambientale per trenta giorni Notizia all’Albo pretorio dell’avvenuta messa a disposizione e della pubblicazione du WEB Comunicazione della messa a disposizione ai soggetti competenti in materia ambientale e soggetti territorialmente interessati Invio Studio di Incidenza all’autorità competente in materia di SIC e ZPS (se previsto) Conferenza di Valutazione della proposta di DdP e del Rapporto Ambientale valutazione Valutazione di incidenza (se prevista): acquisito il parere obbligatorio e vincolante dell’autorità preposta

PARERE MOTIVATO Decisione predisposto dall’autorità competente per la VAS, d’intesa con l’autorità procedente

Fase 3 P3.1 ADOZIONE Adozione e Il Consiglio Comunale adotta: approvazione • PGT (DdP, Piano dei Servizi e Piano delle Regole)

12 • Rapporto Ambientale • Dichiarazione di Sintesi P3.2 DEPOSITO/PUBBLICAZIONE/INVIO ALLA PROVINCIA • Deposito degli atti del PGT (DdP, Rapporto Ambientale, Dichiarazione di Sintesi, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) nella segreteria comunale, ai sensi del comma 4, art. 13 L.R. 12/2005 • Trasmissione in Provincia, ai sensi del comma 5, art- 13 L.R. 12/2005 Osservazioni • Trasmissione ad ASL e ARPA, ai sensi del comma 6, art. 13 L.R. 12/2005 P3.3 RACCOLTA OSSERVAZIONI, ai sensi del comma 4, art. 13 L.R. 12/2005 P3.4 Controdeduzioni alle osservazioni presentate a seguito di analisi di sostenibilità Verifica di La provincia, garantendo il confronto con il comune interessato, valuta esclusivamente la compatibilità del DdP con il proprio piano territoriale di compatibilità coordinamento entro centoventi giorni dal ricevimento della relativa documentazione, decorsi inutilmente i quali la valutazione si intende espressa della Provincia favorevolmente, ai sensi del comma 5, art. 13 L.R. 12/2005

PARERE MOTIVATO FINALE

P3. 5 APPROVAZIONE (ai sensi del comma 7, art. 13 L.R. 12/2005) Il Consiglio Comunale: • decide sulle osservazioni apportando agli atti del PGT le modifiche conseguenti all’eventuale accoglimento delle osservazioni, predisponendo ed approvando la dichiarazione di sintesi finale; • provvede all’adeguamento del DdP adottato, nel caso in cui la Provincia abbia ravvisato elementi di incompatibilità con le previsioni prevalenti del

proprio piano territoriale di coordinamento, o con i limiti di cui all’art. 15, comma 5, ovvero ad assumere le definitive determinazioni qualora le osservazioni provinciali riguardino previsioni di carattere orientativo; • deposito nella segreteria comunale ed invio alla Provincia e alla Regione (ai sensi del comma 10, art. 13 L.R. 12/2005); • pubblicazione su WEB; • pubblicazione dell’avviso dell’approvazione definitiva sul BURL (ai sensi del comma 11, art. 13 L.R. 12/2005) Fase 4 Attuazione e P4.1 Monitoraggio dell’attuazione del DdP gestione P4.2 Monitoraggio dell’andamento degli indicatori previsti A4.1 Rapporti di monitoraggio e valutazione periodica

P4.3 Azioni ed eventuali interventi correttivi

13 3.2 Schema metodologico per la VAS di Ripalta Cremasca

La metodologia proposta per la redazione della Valutazione Ambientale Strategica del comune di Ripalta Cremasca è stata sintetizzata in una tabella riassuntiva, che mette in evidenza la schematizzazione delle varie articolazioni procedurali, i contenuti delle stesse e la tipologia di elaborato prodotto.

Tabella 3.2 Schema metodologico-procedurale, contenuti ed elaborati

Fasi metodologiche Descrizione contenuti Elaborati prodotti ƒ Analisi preliminare ambientale, sociale, ƒ ANALISI DEL CONTESTO economica e territoriale (al fine di ricavare le AMBIENTALE E SOCIO- FASE 1 principali Criticità e Potenzialità) ECONOMICO QUADRO CONOSCITIVO ƒ Principi generali per l’impostazione del piano ƒ TABELLA “CRITICITA’/POTENZIALITA’” Individuazione degli Obiettivi generali, rispetto all’analisi di: FASE 2 ƒ documenti/strumenti strategici e sovraordinati ƒ TABELLA OBIETTIVI GENERALI ƒ criticità e potenzialità “OBIETTIVI GENERALI” ƒ momenti partecipativi

COERENZA ESTERNA Individuazione degli Obiettivi Specifici, rispetto agli FASE 3 obiettivi generali sintetizzati e gli indirizzi politici e ƒ TABELLA OBIETTIVI SPECIFICI strategici dell’amministrazione locale “OBIETTIVI SPECIFICI”

Gli obiettivi specifici vengono declinati in Azioni, che si pongono la finalità di raggiungere l’obiettivo ƒ TABELLA FASE 4 proposto. “AZIONI DI PIANO” AZIONI DI PIANO E Definizione delle Alternative che possono essere ƒ SCHEMA ALTERNATIVA ALTERNATIVE elaborate, al fine di raggiungere gli obiettivi di ZERO E ALTERNATIVA DI

sostenibilità posti dal piano. PIANO

Partecipazione CORENZA INTERNA Definizione dell’ambito di influenza che può FASE 5 ƒ ELABORATI GRAFICI E assumere lo sviluppo territoriale del comune, AMBITO DI INFLUENZA RELAZIONE rispetto a determinate componenti ambientali. Strutturazione delle Schede di valutazione: Azioni FASE 6 di piani/Criteri di compatibilità, con evidenziazione e VALUTAZIONE, valutazione degli elementi critici o potenzialmente ƒ SCHEDE DI VALUTAZIONE CONFRONTO E SCELTA tali. TABELLA “CONFRONTO FRA DELLE ALTERNATIVE DI Confronto fra le alternative di Piano analizzate LE ALTERNATIVE DI PIANO” PIANO

Elaborazione di un sistema di Monitoraggio, al fine di valutare se le azioni di piano proposte, per FASE 7 raggiungere un determinato obiettivo, siano risultate ELABORAZIONE DI UN efficaci ed efficienti. ƒ SISTEMA DI MONITORAGGIO SISTEMA DI Proposta quindi di un set di Indicatori che sia in MONITORAGGIO grado di supportare lo sviluppo delle politiche e di monitorarne l’efficienza

14 3.3 La partecipazione

Il processo partecipativo è uno dei fondamenti cardine della direttiva VAS, così come della Legge Regionale di governo del territorio, e si pone la finalità di coinvolgere, nel processo decisionale il pubblico, inteso non solo come singoli cittadini, ma anche come associazioni e categorie di settore, in corrispondenza di diversi momenti procedurali.

Il processo di partecipazione integrata alla VAS del comune di Ripalta Cremasca si basa su diverse tipologie comunicative al fine di raggiungere in modo efficace tutti i soggetti coinvolti e garantire la trasparenza e la ripercorribilità del processo. Tale scelta risponde alla precisa volontà di raccogliere idee e proposte, da parte dei reali fruitori e conoscitori del contesto territoriale e ambientale del comune, e di consolidare, attraverso un processo condiviso e di crescita comune, le fondamenta della consolidata comunità locale. Durante la fase istruttoria e di orientamento del PGT è stata nominata dall’amministrazione comunale una “commissione urbanistica”, con il fine di costruire un percorso partecipativo, di condivisone e coinvolgimento nel processo pianificatorio sin dalle prime fasi preliminari del progetto. L’amministrazione ed i tecnici incaricati per la redazione del PGT hanno organizzato, ad oggi, un incontro con la commissione. Tali momenti di partecipazione si sono posti un duplice obiettivo: da un lato esplicitare da un punto di vista teorico la disciplina urbanistica regionale, al fine di chiarire i contenuti della legge e dei vari strumenti realizzati, dall’altro coinvolgere i rappresentanti della cittadinanza nella definizione e strutturazione del quadro conoscitivo del Documento di Piano e dei primi obiettivi sostenibili di carattere ambientale, economico e sociale ritenuti prioritari. Un atto di partecipazione maggiormente specifico ed esteso alla cittadinanza, riguarda la convocazione di un’assemblea pubblica, che dovrebbe tenersi a fine gennaio (in data da stabilirsi), cui saranno invitati tutti i cittadini del comune di Ripalta Cremasca, interessati alla definizione del processo pianificatorio e programmatorio comunale. Durate tale incontro, i professionisti incaricati e gli amministratori comunali presenti, illustreranno la nuova forma, i contenuti e l’impostazione dello strumento di pianificazione, introdotte dalla L.R. 12/05, e successivamente i contenuti e l’impostazione dello strumento di Valutazione Ambientale Strategica, nonché il nuovo risalto dato alla dimensione ambientale del piano. In un secondo momento verrà dato ascolto alle indicazioni, domande, chiarimenti, suggerimenti e richieste dei partecipanti, volte ad esplicitare la loro idea per l’assetto futuro del territorio comunale.

Altri strumenti di informazione sono: - divulgazione telematica della documentazione di supporto al processo di VAS mediante il portale comunale, accessibile dal sito e di volta in volta aggiornato con la nuova documentazione disponibile; - affissione avvisi relativi alle diverse pubblicazioni e agli incontri in programma presso l’Albo Pretorio.

L’atto di partecipazione specifico della VAS consiste nella convocazione della Conferenza di Valutazione, alla quale vengono invitati gli Enti territorialmente interessati e le Autorità con specifiche competenze in materia ambientale, articolata in almeno una seduta introduttiva, dove vengono introdotte le proposte di piano che l’autorità procedente intende proporre, e una seduta finale nella quale vengono presentati il Documento di Piano nella forma prevista per l’adozione, gli esiti del processo di valutazione e il Rapporto Ambientale. E’ prevista la partecipazione e il coinvolgimento dei diversi soggetti durante tutte le fasi della VAS con diverse finalità, a seconda dello stadio di riferimento del processo di valutazione.

15 4 - PRINCIPALI FONTI DI INFORMAZIONE

In questo capitolo sono descritte in forma sintetica le principali fonti delle informazioni di potenziale interesse, sia in termini di sistemi territoriali e banche dati, sia in termini di fonti utilizzabili per la reperibilità delle informazioni e dei dati di interesse per l’analisi del contesto territoriale. Anche se non è classificabile quale fonte di carattere locale, ma di livello nazionale, è inoltre importante ricordare l’ISTAT, soprattutto per quanto concerne i dati sulla popolazione, le attività economiche e commerciali, ed anche per l’attività agricola.

Tabella 4.1 Fonti di informazione e reperimento dati a livello regionale, provinciale e locale

Sistema informativo territoriale (SIT) della Regione Lombardia e ulteriori fonti regionali Il Sistema Informativo Territoriale Regionale (www.cartografia.regione.lombardia.it) comprende: ƒ cartografia e basi informative geografiche di interesse generale, derivanti dalla trasposizione in formato digitale della cartografia tecnica regionale; ƒ cartografi e basi informative tematiche riguardanti aspetti specifici del territorio, con dati che sono riferiti alla basi informative geografiche; ƒ fotografie aeree e riprese aereofotogrammetriche; ƒ banche dati o sistemi informativi relativi ad attività particolari e realizzati attraverso specifici progetti di settore. L’elenco seguente contiene i riferimenti alle principali basi informative tematiche ed alle banche dati specifiche del SIT, per i principali fattori ambientali.

Componenti ambientali Basi informative tematiche e banche dati Aria e fattori climatici • Inventario Emissioni Aria (INEMAR) • Sito web “Qualità aria” di Arpa, utilizzato per la caratterizzazione della qualità dell’aria e dei dati meteorologici e meteoclimatici Acqua • Cartografia e basi informative Geoambientali • Basi informative ambientali della pianura • Progetto “Grandi laghi lombardi” • Stato informativo Bacini Idrografici • Ghiacciai di Lombardia • Sistema informativo per la Bonifica, l’irrigazione e il Territorio Rurale (S.I.B.I.Te.R) • Sistemi informativi Bacini e Corsi d’Acqua (SIBCA) • Servizi Idrici Regionali Integrati per l’Osservatorio (SIRIO) Suolo • Cartografia e basi informative Geoambientali • Basi informative ambientali della pianura • Sistema informativo dei suoli • Progetto cartografia geologica (CARG) • Geologia degli Acquiferi Padani • Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici (GeoIFFI) • Mosaico degli strumenti urbanistici comunali (MISURC) • Catasto delle cave • Opera di difesa del suolo (ODS) • Sistema Informativo Studi geologici comunali Flora, fauna e biodiversità • Sistema rurale lombardo • Rete Ecologica Regionale • Carta Naturalistica della Lombardia • Sistema rurale lombardo Paesaggio e beni culturali • Cartografia e basi informative Geoambientali • Basi informative ambientali della pianura • Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.) • Sistema Informativo regionale dei Beni Culturali (SIRBEC) • Sistema rurale lombardo Popolazione e salute umana • Sistema Informativo Statistico degli Enti Locali (SIS.EL.) • Annuario Statistico Regionale (ASR) Rumore • Sistema Informativo del Rumore Aeroportuale (SIDRA) • base dati MIRCA (Mosaico Informatizzato Regionale delle Classificazioni Acustiche comunali), reperibile dal Geoportale della Regione Lombardia Radiazioni • ARPA 16 Rifiuti • ARPA Energia • sistema informativo della Regione SIRENA (Sistema Informativo Regionale ENergia Ambiente), che contiene dati relativi alla domanda e all’offerta di energia al dettaglio provinciale Mobilità e trasporti • Sistema Informativo Trasporti e Mobilità (SITRA) Turismo e strutture ricettive • Cartografia e basi informative Geoambientali • Basi informative ambientali della pianura • Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.) • Sistema Informativo regionale dei Beni Culturali (SIRBEC) • Sistema rurale lombardo Fra queste banche dati si ritiene opportuno segnalarne alcune per la loro particolare importanza. La banca dati INEMAR (INventario EMissioni ARia) accessibile all’indirizzo http://www.ambiente.regione.lombardia.it/inemar/inemarhome.htm è progettata per realizzare l’inventario delle emissioni in atmosfera, ovvero per la stima delle emissioni a livello comunale dei diversi inquinanti, per tipologia di attività (riscaldamento, traffico, agricoltura, industria) e per ogni tipologia di combustibile, in accordo con la classificazione CORINAIR. INEMAR comprende le informazioni necessarie per stimare le emissioni, ovvero gli indicatori di attività (quali consumo di combustibili, quantità incenerita e qualsiasi parametro che caratterizzi l’attività dell’emissione), i fattori di emissione, i dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni, i modelli e gli algoritmi utilizzati per la stima delle emissioni, nonché i valori di emissione stimati. Le stime relative al 2003 riguardano: macroinquinanti (SO2, NOx, COVNM, CH4, CO, CO2, N2O, NH3, PM2.5, PM10 e PTS), diossine e inquinanti aggregati (CO2eq, precursori dell’ozono e acidificanti). La copertura della banca dati è relativa all’intero territorio regionale; la frequenza di aggiornamento è biennale o triennale. S.I.R.I.O. è invece la banca dati dei Servizi Idrici Regionali Integrati per l’Osservatorio della Regione Lombardia, che contiene il censimento delle infrastrutture idriche presenti sul territorio regionale (acquedotto, rete fognaria e impianti di depurazione), relativo al 2002 e successivamente aggiornato dalle Autorità d’Ambito competenti. In materia di paesaggio, il Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.), accessibile all’indirizzo http://www.cartografia.regione.lombardiua.it/mapsiba20/Home_Siba.jsp, fornisce il repertorio dei beni ambientali e paesistici vincolati ai sensi del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e degli ambiti assoggettati alla tutela prevista dagli articoli 17 e 18 delle Norme di Attuazione dell’attuale Piano Territoriale Paesistico Regionale. Per ciascun bene tutelato, il sistema fornisce la localizzazione sul territorio, la descrizione, le norme di tutela e le prescrizioni vigenti. Le componenti informative sono relative a: bellezze individue, bellezze di insieme, territorio contermini ai laghi, ghiacciai e circoli glaciali, ambiti di particolare interesse ambientale, fiumi, torrenti e corsi d’acqua pubblici e relative sponde, territori alpini e appenninici, parchi e riserve nazionali e regionali, zone umide. Il S.I.B.A. interessa tutto il territorio regionale; L’ultimo aggiornamento dei dati è del 2005.

Una citazione merita anche l’Annuario Statistico regionale (ASR), espressione della collaborazione istituzionale fra la Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e ISTAT, che costituisce il supporto informativo per la diffusione dell’informazione statistica e dei principali fenomeni sociali ed economici della Lombardia. I dati sono disponibili sul sito web http://www.ring.lombardia.it/asrnew/index.html. La base-dati è aggiornata con periodicità mensile.

Tra le fonti di informazione di livello regionale è importante citare l’Archivio dei dati rilevati di qualità dell’aria (http://www.arpalombardia.it/qaria/) che mette a disposizione, organizzati per Province, Comuni e Zone Critiche, i dati di rilevamento delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici aggiornati in tempo reale, segnalando anche il superamento delle soglie di attenzione e di allarme previste dalla normativa vigente. La banca dati offre, inoltre, la possibilità di accedere all’archivio storico dei dati SO2, NO2, O3, Benzene, CO, PM10 della rete di rilevamento lombarda e le relazioni annuali, mensili e delle campagne dei mezzi mobili redatte dai Dipartimenti Provinciali di ARPA.

Oltre a quelli inclusi nel SIT, esistono poi in Regione ulteriori banche dati ed applicativi, per il momento non integrati nel SIT. Si ricorda qui il Sistema Informativo di Monitoraggio Ambientale delle Aree Obiettivo 2 e Sostegno Transitorio della Regione Lombardia (SIMO2), della D.G. Qualità dell’Ambiente. SIMO2 contiene una serie di indicatori di contesto non solo strettamente ambientali (relativi ad aria, clima, acqua, suolo, biodiversità, ecc.), ma anche paesaggistici, territoriali (ambiente urbano, aree montane, mobilità e trasporti, rifiuti ed altri) sociali ed economici (popolazione, attività produttive, energia, ecc.). Tutti gli indicatori in esso contenuti sono calcolati a partire da una selezione delle basi di dati, che risponde a criteri di disponibilità e affidabilità, anche in relazione alla copertura temporale, oltre che di copertura spaziale e disponibilità a livello di disaggregazione almeno comunale. Il modello concettuale in base al quale sono classificati gli indicatori è il DPSIR (determinanti, pressioni, stato, impatti, risposte) dell’European Environmental Agency.

Si ricorda infine l’esistenza di ulteriori fonti di informazioni regionali, quali il Sistema Informativo delle Acque della D.G. reti e Servizi di Pubblica Utilità, contenente tra l’altro l’Archivio dei dati utilizzati per le elaborazioni del Piano di Tutela e Uso delle Acque e il Catasto Utenze Idriche (CUI), banca dati che riporta i dati tecnici, amministrativi e gestionali relativi alle utenze di acqua pubblica (localizzazione della presa e della restituzione, uso dell’acqua, quantità dell’acqua utilizzata, superficie irrigata e quantitativo di potenza nominale prodotta, provvedimento di concessione all’uso dell’acqua).

17 Rapporti sullo Stato dell’Ambiente e banche dati di ARPA Lombardia Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia dell’ARPA – cadenza annuale (a disposizione anche anno 2008-2009)

Fonti di dati disponibili a livello provinciale • Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Cremona Al fine di trattare la pianificazione a livello comunale nella provincia di Cremona, uno strumento di sicuro interesse è il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, consultabile al sito http://www.provincia.cremona.it/servizi/territorio/ • Rapporto sulla Qualità dell’Aria di Cremona e Provincia dell’ARPA di Cremona – cadenza annuale • Arpa Dipartimento di Cremona • Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti della provincia di Cremona • ASL distretto di Crema

Fonti di dati disponibili a livello locale • Comune di Ripalta Cremasca(PRG vigente, dati di carattere generale) • ENEL Divisione Mercato (Milano) • ENEL Ufficio Vettoriamento • SCS Gestioni • Padania Acque Gestione • Gei s.p.a.(rete metano)

18 5 - ANALISI PRELIMINARE DEL CONTESTO AMBIENTALE E SOCIO-ECONOMICO

5.1 Analisi per componenti ambientali

L’analisi del contesto ambientale, sociale ed economico del comune di Ripalta Cremasca rappresenta un primo passo nella direzione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Documento di Piano del PGT. Tale documento è finalizzato alla definizione del quadro di riferimento per la VAS e funge anche da documento di confronto con le Autorità con competenza ambientale, coinvolte nella procedura di stesura del Rapporto Ambientale. Tale documento viene elaborato al fine di poter tratteggiare in modo puntuale e approfondito una prima descrizione del territorio in relazione ai principali fattori ambientali esplicitati dalla direttiva europea sulla VAS 2001/42/CE (aria e clima, acqua, suolo, flora, fauna e biodiversità, paesaggio e beni culturali, popolazione) e ad ulteriori fattori ritenuti prioritari soprattutto per il contesto territoriale locale (rumore, radiazioni, rifiuti, energia, mobilità e trasporti).

5.2 Inquadramento territoriale

Il territorio del comune di Ripalta Cremasca è situato nella parte Nord-occidentale della provincia di Cremona, sul bordo dell’altura che costituiva l’Isola Fulcheria. Esso confina con i comuni di Capergnanica ad ovest, Crema a nord, Madignano e Ripalta Arpina a est, Ripalta Guerina, Moscazzano e Credera Rubbiano a sud. La superficie complessiva del comune è di circa kmq 11,80. Il comune di Ripalta Cremasca è costituito da quattro frazioni ben distinte: Bolzone, Ripalta Nuova, S. Michele, Zappello. La frazione di S. Michele si sviluppa nel settore nord; quella di Ripalta Nuova (sede municipale) si estende sul lato orientale, mentre nel settore occidentale del territorio comunale si trovano gli abitati di Zappello e Bolzone. La zona del territorio maggiormente urbanizzata è la zona centro-settentrionale lungo una direzione ideale est-ovest, in corrispondenza dei tre principali aggregati urbani che costituiscono le frazioni di Ripalta Nuova, Zappello e Bolzone.

Figura 5.1 - Inquadramento territoriale del comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Rapporto sulla Qualità dell’aria di Cremona e Provincia, ARPA 2007]

I principali assi di collegamento sono rappresentati dalla SP 43 che attraversa il territorio comunale in direzione nord-sud, lungo l’asse di collegamento Crema-Credera Rubbiano; dalla SP 54 che lo

19 attraversa in direzione est-ovest, lungo l’asse di collegamento Ripalta Cremasca-Capergnanica e dalla exSS 591 (“Cremasca”) che attraversa il territorio in analisi in direzione nord-sud, lungo l’asse di collegamento Crema--Catiglione d’Adda.

Il comune di Ripalta Cremasca ricade a cavallo degli ambiti paesistico-territoriali (APO) del Valle del Serio e della Valle dell’Adda entrambi caratterizzati dalla presenza di rilevanti elementi di interesse fisico-naturale immersi nel paesaggio agricolo della pianura cremasca. Tra le componenti di interesse paesaggistico primario, all’interno del territorio comunale, vi è la valle fluviale del Serio, tutelata dal Parco Regionale del Serio, aree boscate di pregio e orli di scarpata principali, elementi di rilevanza ambientale ed ecologica. Il territorio comunale risulta pressoché pianeggiante con una marcata regolarità pianoaltimetrica (le quote sono comprese tra 73 e 78 s.l.m); l’unica interruzione, nell’area orientale, dove è presente l’alveo del fiume Serio che forma una depressione a fondo piatto (quote comprese tra 61 e 67 s.l.m.), con scarpate nette ed acclivi.

Figura 5.2 - Foto aerea del comune di Ripalta Cremasca

5.2.1 Classificazione sismica

Con l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, pubblicata sulla G.U. n. 105 dell’8 maggio 2003 Supplemento Ordinario n. 72, sono state individuate, in prima applicazione, le zone sismiche sul territorio nazionale e fornite le normative tecniche da adottare per le costruzioni. Questa ordinanza, per gli aspetti inerenti la classificazione sismica, è entrata in vigore dal 23 ottobre 2005 in coincidenza con il D.M. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”, pubblicato sulla G.U. n. 222 del 23 settembre 2005 Supplemento Ordinario n. 159. Ai fini dell’applicazione di queste norme, il territorio nazionale è stato suddiviso in 4 zone sismiche, ciascuna contrassegnata da un diverso valore del parametro ag = accelerazione orizzontale massima convenzionale su suolo molto rigido.

20 I valori convenzionali di ag da adottare in ciascuna zona sismica, espressi come frazione dell’accelerazione di gravità g, sono riferiti ad una probabilità di superamento del 10 % in 50 anni e assumono i valori riportati nella seguente tabella.

Alla luce della nuova normativa il comune di Ripalta Cremasca è in zona sismica 4 (di nuova classificazione).

Figura 5.3 - Classificazione sismica [Fonte: Dipartimento Protezione civile Ufficio Servizio sismico nazionale]

21 5.3 Componente aria e clima

5.3.1 Qualità dell’aria e fattori di emissione

La gestione delle problematiche dell'atmosfera necessita di più strumenti conoscitivi, ognuno dei quali finalizzato ad indagare un aspetto specifico; la normativa vigente prevede che la valutazione e la gestione della qualità dell'aria avvengano mediante il monitoraggio della qualità dell'aria con stazioni fisse e mobili, mediante la valutazione quantitativa delle emissioni e attraverso lo studio della dispersione degli inquinanti. La rete di rilevamento della Qualità dell'Aria della Lombardia è attualmente composta da 151 stazioni fisse, che per mezzo di analizzatori automatici forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari (generalmente a cadenza oraria). I valori registrati dalle centraline fisse vengono integrati con quelli rilevati durante campagne di misura realizzate mediante 20 laboratori mobili e 57 campionatori gravimetrici destinati al rilevamento del solo particolato fine. L'insieme di queste informazioni consente di monitorare dettagliatamente l'andamento spaziale e temporale dell'inquinamento atmosferico sul territorio regionale e dei singoli comuni di interesse.

Negli ultimi anni si è registrato un sensibile miglioramento della qualità dell'aria per alcuni inquinanti grazie all'effetto congiunto di più fattori. La trasformazione degli impianti termici civili (dall'utilizzo di olio a quello di gasolio e poi di gas naturale) ha notevolmente contribuito – insieme ai processi di trasformazione del ciclo produttivo delle centrali termoelettriche a turbogas – alla riduzione dei livelli di NO2 (biossido d'azoto) nonché alla drastica riduzione dei livelli di SO2 (biossido di zolfo), dovuti anche alla concomitante progressiva diminuzione del contenuto di zolfo nei combustibili. L'evoluzione tecnologica del parco veicolare circolante e l'introduzione della marmitta catalitica hanno invece favorito la diminuzione sia dei livelli di NO2 e CO (monossido di carbonio) che di benzene. Infine, l'adozione delle migliori tecnologie nei processi produttivi derivata dalle richieste del D.P.R. 203/1988 e la delocalizzazione delle industrie pesanti sono fra le ragioni principali del decremento dagli anni '70 ai '90 delle concentrazioni di particolato totale sospeso (PTS, di cui viene monitorata la frazione fine PM10 dal 1998). Nonostante l'efficacia delle azioni già intraprese, il risanamento dell'aria rimane un problema tuttora aperto dal momento che permangono nel territorio regionale aree in cui non vengono rispettati i nuovi limiti di qualità dell'aria per PM10 , NO2 e, limitatamente al periodo estivo, per O3 (ozono). La Regione Lombardia ha perciò messo in atto, oltre ad una serie di misure finalizzate al contenimento di episodi critici, un pacchetto di interventi finalizzati alla progressiva diminuzione dell'apporto emissivo degli inquinanti dai trasporti e dal settore energetico, misure ed interventi operativi racchiusi nella L.R. 24/2006. Preso atto dell'importanza, nella formazione del particolato sospeso, del contributo dei fenomeni meteo-dispersivi che avvengono su vasta scala, specie in un bacino aerologico chiuso come quello padano, la Regione Lombardia ha promosso un accordo interregionale a cui partecipano tutte le Regioni del bacino padano. Le attività svolte dai tavoli tecnici attivati nell'ambito di tale accordo hanno permesso l'avvio di una proficua condivisione di conoscenze, finalizzata ad una sinergia di azioni sul bacino di interesse comune. Per quanto concerne gli aspetti metodologici, in Lombardia la valutazione dei temi connessi alla qualità dell'aria viene effettuata secondo le indicazioni della normativa. Come previsto dal D.Lgs. 351/1999 e dal D.M. 261 del 1 ottobre 2002, le misure della rete di rilevamento vengono affiancate dai risultati dell'inventario regionale delle emissioni, aggiornato con cadenza biennale a partire dal 2001, e dai risultati delle simulazioni modellistiche di livello regionale o sovraregionale.

22 Uno dei risultati dell'utilizzo complementare dei tre strumenti (reti, inventario e modelli) è la recente revisione della zonizzazione del territorio regionale, vale a dire la suddivisione in zone e agglomerati finalizzata al conseguimento degli obiettivi di qualità dell'aria ambiente (D.G.R. 5290/2007) che ha validità dal mese di agosto del 2007. Sul territorio regionale si distinguono quindi 5 differenti zone (A1 , A2 , B, C1 e C2 ). • Zona A: agglomerati urbani (A1) e zona urbanizzata (A2); • Zona B: zona di pianura • Zona C: area prealpina e appenninica (C1) e zona alpina (C2)

Figura 5.4 – Zonizzazione del territorio regionale [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, 2007]

La figura riportata sopra mette in evidenza che il territorio comunale di Ripalta Cremasca ricade nella zona B, ovvero zona di pianura, caratterizzata da: • concentrazioni elevate di PM10, con maggiore componente secondaria; • alta densità di emissione di PM10 e NOX , sebbene inferiore a quella della Zona A; • alta densità di emissione di NH3 (di origine agricola e da allevamento); • situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica, caratterizzata da alta pressione); • densità abitativa intermedia, con elevata presenza di attività agricole e di allevamenti.

Al fine di stimare e definire la qualità dell’aria del territorio comunale di Ripalta Cremasca si ritiene fondamentale poter avere a disposizione dati relativi alla concentrazione e all’emissione di una sostanza inquinante nella matrice ambientale aria. • Il primo parametro viene inteso come rapporto tra massa di sostanza inquinante emessa e volume dell’effluente, generalmente espresso in µg/mc; • per il secondo fattore invece si considera qualsiasi sostanza, solitamente gassosa, introdotta nell’atmosfera che possa essere causa di inquinamento atmosferico e solitamente espresso in tonnellate/anno. Il grado di concentrazione di una sostanza nell’aria definisce la qualità della matrice ambientale stessa, in quanto ne determina lo “stato di salute”, il parametro relativo all’emissione invece fornisce un dato relativo alle sostanze immesse nella matrice, distinte per macrosettore, al fine di

23 determinare i principali fattori di pressione presenti sul territorio in esame, fonte delle maggiori criticità ambientali. Si tratta quindi di due dati fondamentali, in quanto costituiscono un importante punto di partenza da sviluppare e aggiornare successivamente e un elemento indispensabile per la costruzione della serie storica del dato, fondamentale per la rappresentazione del trend degli indicatori di stato e pressione nel territorio in studio.

Per il territorio in esame è possibile effettuare una stima delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti grazie al sistema informativo denominato INEMAR. INEMAR (INventario EMissioni ARia) è un database realizzato per effettuare una stima delle emissioni, a livello comunale, dei diversi inquinanti immessi in atmosfera da diverse attività (riscaldamento, traffico, agricoltura, industria, secondo la classificazione Corinair) e da diversi tipi di combustibile. Per arrivare alla stima delle emissioni, il sistema INEMAR prevede l’elaborazione di indicatori di attività (consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità incenerita, ecc.) capaci di tracciare le attività emissive, stimare i fattori di emissione e dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni. La Regione Lombardia ha predisposto, per l'anno 2005, le elaborazioni relative alla stima dei macroinquinanti e dei principali microinquinanti. L'inventario delle emissioni rappresenta certamente uno strumento fondamentale per la definizione delle politiche di risanamento dell'aria. Una raccolta dettagliata di dati di emissione permette, infatti, di evidenziare i contributi delle differenti sorgenti all'inquinamento atmosferico generale e di valutare di conseguenza le strategie di intervento più opportune. Per quanto concerne il territorio comunale di Ripalta Cremasca, i dati relativi alle emissioni stimate, per l’anno 2005, sono i seguenti:

Tabella 5.1 Inventario emissioni suddivise per macrosettore [Fonte: Elaborazione dati Inemar, 2005] Tipologia di inquinante Macrosettore Sost Prec. SO NO COV CH CO CO N O NH PM PTS CO 2 x 4 2 2 3 10 2eq Acidif O3 Combustione 0,38 6,97 22,05 5,98 88,52 6,37 0,67 0,18 4,11 4,28 3,98 6,70 0,17 non industriale Combustione 0,15 71,36 1,38 307,06 22,71 27,94 1,52 0,00 0,12 0,13 0,12 34,86 1,56 dell’industria Processi 0,00 0,00 2,15 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,02 0,04 0,01 0,00 0,00 produttivi Estrazione e distribuzione 0,00 0,00 3,03 43,29 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,91 0,00 combustibili Uso di solventi 0,00 0,00 35,13 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,08 0,09 0,03 0,33 0,00 Trasporto su 0,18 24,73 19,02 0,89 62,43 5,88 0,22 1,12 2,19 2,68 1,74 5,97 0,61 strada Altre sorgenti mobili e 0,19 13,50 2,34 0,06 6,56 1,06 0,42 0,00 1,99 2,11 1,90 1,19 0,30 macchinari Trattamento e smaltimento 0,00 0,00 0,02 0,00 0,02 0,00 0,00 0,00 0,01 0,01 0,01 0,00 0,00 rifiuti

Agricoltura 0,00 0,51 0,35 246,81 0,00 0,00 12,19 133,27 1,00 2,51 0,30 8,96 7,85

Altre sorgenti e 0,00 0,00 8,31 0,00 0,26 0,00 0,00 0,00 0,17 0,17 0,17 0,00 0,00 assorbimenti

Le emissioni sono espresse in tonnellate/anno, tranne CO2, CO2 equivalente e Sostanze acidificanti espresse in kilotonnellate/anno

24 'PREC_OZ' 'SOST_AC' 'CO2_EQ' 'PM2.5' 'PTS' 'PM10' 'NH3' 'N2O' 'CO2' 'CO' 'CH4' 'COV' 'NOx' 'SO2'

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Combustione non industriale Combustione nell'industria Processi produttivi Estrazione e distribuzione combustibili Uso di solventi Trasporto su strada Altre sorgenti mobili e macchinari Trattamento e smaltimento rifiuti Agricoltura Altre sorgenti e assorbimenti Figura 5.5 – Distribuzione percentuale delle emissioni per macrosettore [Fonte: Elaborazione dati Inventario INEMAR, 2005]

Il grafico mette in evidenza la predominanza dei macrosettori “Combustione nell’industria”, “Combustione non industriale”, “Trasporto su strada” e “Agricoltura” per la maggior parte delle sostanze inquinanti prese in considerazione. Il macrosettore “Combustione nell’industria” è fra le principali sorgenti delle emissioni di CO2, NOx, CH4, CO2 equivalente e dei precursori di ozono. La categoria “Trasporto su strada” mette in evidenza livelli di emissione rilevanti per determinate sostanze, in quanto il territorio comunale di Ripalta Cremasca è caratterizzato dalla presenza di arterie infrastrutturali trafficate, fra queste la S.P. 43 e la ex SS591, che attraversano il territorio comunale in direzione nord-sud, e la S.P. 54, che lo attraversa in direzione est-ovest. L’ “Agricoltura” è la principale causa delle emissioni di NH3, N2O, sostanze acidificanti e CH4. Di secondaria importanza ai fini dell’emissione in atmosfera invece sono i processi produttivi, l’utilizzo di solventi, trattamento e smaltimento rifiuti, estrazione e distribuzione combustibili e ciò che viene definito altre sorgenti mobili e macchinari.

La qualità dell’aria nella Regione Lombardia è costantemente monitorata da una rete fissa di 151 stazioni, 8 delle quali poste nella Provincia di Cremona. La valutazione delle immissioni atmosferiche nel territorio della provincia di Cremona è analizzata nel “Rapporto sulla qualità dell’aria di Cremona e Provincia”, anno 2007, redatto dall’ARPA Lombardia, dipartimento di Cremona.

Le stazioni fisse più vicine al territorio comunale di Ripalta Cremasca, sono quelle localizzate a Crema ed esattamente la stazione Crema- via XI Febbraio, che dista circa 5 km dal comune in oggetto e la stazione Crema- via Indipendenza, situata a circa 4,5 km da Ripalta Cremasca. E’ importante ricordare che la stazione posta in via Indipendenza è stata disattivata nell’aprile 2007, questa operazione rientra nel disegno più generale di rimodulazione della rete regionale di

25 monitoraggio della qualità dell’aria, volto ad ottimizzare l’utilizzo delle risorse tecniche e a massimizzare l’efficacia delle informazioni ottenute; poiché le serie storiche collezionate nelle due stazioni presenti in Crema appaiono, in tutta evidenza, non solo correlate ma spesso addirittura sovrapponibili tra loro risultava del tutto superfluo mantenere in funzione una seconda stazione senza averne un significativo ritorno di informazioni scientifiche. Per questo, in accordo con il Comune di Crema, si è decisa la disattivazione della stazione di via Indipendenza e il trasferimento della misura di Particolato Sospeso PM10 nella stazione di Crema, via XI Febbraio. Questa operazione è avvenuta, per ragioni tecniche e logistiche, a fine settembre 2007; per questo motivo i dati di PM10 sono assenti solo per il periodo centrale dell’anno, mentre invece sono disponibili per le successive stagioni autunnale ed invernale che sono le più critiche per questo inquinante. Nel proseguo dell’analisi svolta si farà comunque riferimento alla stazione fissa posta in via Indipendenza, in relazione alle serie storiche dei dati rilevati dalla centralina.

Gli analizzatori della stazione Crema- via XI Febbraio misurano quotidianamente le concentrazioni di SO2, NOx, CO, O3, mentre la stazione Crema- via Indipendenza gestisce il monitoraggio delle concentrazioni di NOx, CO e PM10. Per quanto concerne la rappresentazione dei dati, si ritiene utile rappresentare il trend storico dei suddetti indicatori, al fine di comprendere l’andamento temporale delle concentrazioni monitorate. I dati circa gli inquinanti sono espressi come concentrazioni annuali medie di 24 h.

Tabella 5.2 Sostanze monitorate dalla stazione di Crema in via XI Febbraio [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Stazione- Crema via XI Febbraio (rilevamento PM10 attivo dal 26 settembre 2007) Caratterizzazione Unità di Dato Dato Dato Dato Dato Dato Qualità 3 Fonte qualitativa misura 2002 2003 2004 2005 2006 2007 dato Rapporto sulla qualità SO2 [µg/mc] 3 3 < 3 3 < 3 4 dell’aria di Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla qualità NO2 [µg/mc] 38 35 33 33 34 35 dell’aria di Cremona e Provincia [2007] PM10 [µg/mc] ------PTS [µg/mc] ------Rapporto sulla qualità CO [mg/mc] 0,6 0,7 0,6 0,6 0,6 0,6 dell’aria di Cremona e Provincia [2007] C6H6 [µg/mc] ------Rapporto sulla qualità O3 [µg/mc] 44 43 47 45 48 43 dell’aria di Cremona e Provincia [2007] CO2 [µg/mc] ------

Tabella 5.3 Sostanze monitorate dalla stazione di Crema in via Indipendenza [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Stazione- Crema via Indipendenza (attiva fino al 2 aprile 2007) Caratterizzazione Unità di Dato Dato Dato Dato Dato Dato Qualità Fonte qualitativa misura 2002 2003 2004 2005 2006 2007 dato

Rapporto sulla qualità SO2 [µg/mc] 4 < 3 - - - - dell’aria di Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla qualità NO2 [µg/mc] 35 34 32 32 36 - dell’aria di Cremona e Provincia [2007]

3 I livelli rilevati si riferiscono alle concentrazioni medie annuali del 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007 [Fonte: Rapporto sulla Qualità dell’Aria di Cremona e Provincia – 2007] 26 Rapporto sulla qualità PM10 [µg/mc] 41 - 39 45 49 - dell’aria di Cremona e Provincia [2007] PTS [µg/mc] ------Rapporto sulla qualità CO [mg/mc] 0,6 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 - dell’aria di Cremona e Provincia [2007] C6H6 [µg/mc] ------O3 [µg/mc] ------CO2 [µg/mc] ------inquinante non misurato I valori in cui si indica” < quantità” sono relativi alle medie sotto la soglia strumentale della concentrazione.

Valori limite concentrazioni [Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Legenda per la lettura di tutte le tabelle.

Buona qualità del dato locale – misurazioni recenti e trend storico Buona qualità del dato locale – misurazioni recenti, senza trend storico Dato locale non recente Nessun dato identificato da fonte di consultazione pubblica

27 Analisi centraline di Crema Relativamente all’anno 2007 il biossido di zolfo (SO2) non ha mai superato (0%) la soglia di allarme, né i valori limite per la protezione della salute umana, sia quello orario, sia quello sulle 24 ore e neppure quello annuale e invernale per la protezione degli ecosistemi. Se si effettua un confronto fra l’andamento dell’indicatore SO2 rilevato nelle stazioni della provincia di Cremona e nella singola stazione di Crema - via XI Febbraio, presa a riferimento per quanto concerne la qualità dell’aria del comune di Ripalta Cremasca, è possibile rilevare che i valori della stazione di Crema sono inferiori alla media provinciale della Zona A (area critica) e anche alla media provinciale della Zona B (area cui appartiene anche Ripalta Cremasca). Solo il rilevamento del 2007 appare maggiore rispetto alle medie evidenziate nel grafico seguente.

Trend SO2 Stazione Crema via XI Febbraio

10

8

6

4

media annuale [µg/mc] annuale media 2

0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Figura 5.6 – Trend storico SO2, centralina Crema via Figura 5.7 – Trend storico SO2 in provincia di Cremona Indipendenza [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, Cremona 2007] ARPA Cremona 2007]

Anche il biossido di azoto (NO2) nell’anno 2007 non ha mai superato (0%) la soglia di allarme, né lo standard di qualità dell’aria (98o percentile), né il limite orario. Se si effettua un confronto fra l’andamento dell’indicatore NO2 rilevato nelle stazioni della provincia di Cremona e nelle singole stazioni di Crema via XI Febbraio e via Indipendenza è possibile rilevare che i valori delle singole stazioni sono inferiori alla media provinciale della Zona A e nell’ordine dei valori della media provinciale della Zona B (area cui appartiene anche Ripalta Cremasca).

Trend NO2 Stazione Crema via XI Febbraio Trend NO2 Stazione Crema via Indipendenza

80 60

70 50 60 40 50

40 30

30 20 20 media annuale [µg/mc] annuale media [µg/mc] annuale media 10 10

0 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Figura 5.8 – Trend storico NO2, centralina Crema via XI Febbraio e via Indipendenza [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

28

Figura 5.9 – Trend storico NO2 in provincia di Cremona [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Analogamente ai parametri precedenti anche il monossido di carbonio CO nell’anno 2007 non ha mai superato (0%) il valore limite sulle 8 ore per la protezione della salute umana. Se si effettua un confronto fra l’andamento dell’indicatore CO rilevato nelle stazioni della provincia di Cremona e nelle singole stazioni di Crema via XI Febbraio e via Indipendenza è possibile rilevare che i valori delle singole stazioni sono inferiori alla media provinciale della Zona A e nell’ordine dei valori della media provinciale della Zona B (area cui appartiene anche Ripalta Cremasca).

Trend CO Stazione Crema via XI Febbraio Trend CO Stazione Crema via Indipendenza

1,8 1,4 1,6

1,2 1,4

1 1,2

0,8 1 0,8 0,6 0,6 0,4 media annuale [µg/mc] annuale media media annuale [mg/mc] annuale media 0,4

0,2 0,2

0 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Figura 5.10 – Trend storico CO, centralina Crema via XI Febbraio e via Indipendenza [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Figura 5.11 – Trend storico CO in provincia di Cremona [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

29 Per quanto concerne il valore dell’ozono O3 nell’anno 2007 la soglia di informazione è stata superata in tutte le stazioni (100%), mentre non si è registrato alcun superamento della soglia di allarme. Nella totalità delle stazioni invece sono stati superati i limiti della media sulla 8 ore sia per il 2007 che per la media degli ultimi 3 anni. Se si effettua un confronto fra l’andamento dell’indicatore O3 rilevato nelle stazioni della provincia di Cremona e nella singola stazione di Crema via XI Febbraio è possibile rilevare che questi valori sono superiori alla media provinciale della Zona A e nell’ordine dei valori della media provinciale della Zona B (area cui appartiene anche Ripalta Cremasca).

Trend O3 Stazione Crema via XI Febbraio

60

50

40

30

20 media annuale [µg/mc] annuale media 10

0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Figura 5.12 – Trend storico O3, centralina Crema via Figura 5.13 – Trend storico O3 in provincia di Cremona XI Febbraio [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, Cremona 2007] ARPA Cremona 2007]

Analogamente all’ozono anche le concentrazioni di PM10 nell’anno 2007 hanno superato in tutte le stazioni (100%), sia il limite annuale, sia il limite sulle 24 ore per la protezione della salute umana. Il confronto fra i valori della stazione di riferimento (Crema – via Indipendenza) e i valori delle stazioni a livello provinciale è riportato nei seguenti grafici.

Trend PM10 Stazione Crema via Indipendenza

80

70

60

50

40

30

20 media annuale [µg/mc] annuale media

10

0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Figura 5.14 – Trend storico PM10, centralina Crema Figura 5.15 – Trend storico PM10, in provincia di via Indipendenza Cremona [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA ARPA Cremona 2007] Cremona 2007]

Nelle seguenti tabelle sono evidenziati, a partire dal 2002, il numeri degli episodi acuti di inquinamento atmosferico occorsi nelle stazioni di riferimento considerate.

30 Tabella 5.4 Episodi acuti di inquinamento atmosferico - stazione di Crema in via XI Febbraio [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Stazione- Crema via XI Febbraio Caratterizzazione Unità di Dato Dato Dato Dato Dato Dato Qualità Fonte qualitativa misura 2002 2003 2004 2005 2006 2007 dato Rapporto sulla PM10 – Superamento qualità dell’aria N. gg - - - - - 93* limite di Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla NO2 – Superamento soglia qualità dell’aria N. gg 0 0 0 0 1 0 attenzione di Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla O3 –Superamento limite qualità dell’aria N. gg 11 42 16 11 21 5 informazione di Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla O3 –Superamento limite qualità dell’aria informazione N. gg 18 59 22 14 23 10 di Cremona e Provincia di Cremona Provincia [2007] Rapporto sulla O3 –Superamento soglia di qualità dell’aria 1 N. gg 0 3 1 0 1 0 allarme di Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla O3 –Superamento soglia di 2 qualità dell’aria allarme N. gg 0 4 1 0 1 0 di Cremona e Provincia di Cremona Provincia [2007] * per il 2007 il dato è stato computato sommando i superamenti rilevati nelle stazioni di via Indipendenza e via XI Febbraio, in quanto unico analizzatore attivo nella cittadina.

Tabella 5.5 Episodi acuti di inquinamento atmosferico - stazione di Crema in via Indipendenza [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Stazione- Crema via Indipendenza Unità di Dato Dato Dato Dato Dato Dato Qualità Caratterizzazione qualitativa Fonte misura 2002 2003 2004 2005 2006 2007 dato Rapporto sulla PM10 – Superamento 62 qualità dell’aria di N. gg 92 * 118 126 93** limite (41%) 76 Cremona e Provincia [2007] Rapporto sulla NO2 – Superamento soglia qualità dell’aria di N. gg 0 0 0 0 0 [0] attenzione Cremona e Provincia [2007] O3 –Superamento limite 1 N. gg ------informazione O3 –Superamento soglia di 2 N. gg ------allarme ** per il 2007 il dato è stato computato sommando i superamenti rilevati nelle stazioni di via Indipendenza e via XI Febbraio, in quanto unico analizzatore attivo nella cittadina. * Analizzatore fuori servizio nel mese di gennaio (%) Rendimento % dell’analizzatore [0] dati insufficienti, inferiori al 75% 1 – O3 Limite informazione: almeno una media oraria > 180 2 – O3 Soglia di allarme: almeno una media oraria > 240

* * * Analizzando quindi i dati riassunti precedentemente, per quanto riguarda la zona B, cui appartiene il comune di Ripalta Cremasca, e anche le stazioni prese come riferimento per la definizione della qualità dell’aria nel comune stesso, è possibile rilevare una situazione stabile per il biossido di zolfo rispetto ai livelli misurati nella zona A1 di Cremona.

31 Il biossido di azoto conferma l’assenza di superamenti del limite orario e del 98° percentile; è stata osservata una diminuzione della media annuale che ha permesso il rispetto del limite previsto. Il monossido di carbonio mostra una situazione sostanzialmente uguale a quella degli anni precedenti, su livelli molto bassi, con nessun superamento del limite di 10 mg/m3 come media di 8 ore. E’ stato registrato un lieve peggioramento nella media annuale, tuttavia i valori misurati sono talmente prossimi alla soglia di sensibilità strumentale che non sono indicativi di un effettivo peggioramento della qualità dell’aria. La media annuale dell’ozono è risultata stabile rispetto all’anno scorso anche se la situazione rimane critica rispetto al numero di giorni in cui è stata superata la soglia di informazione di 180 μg/m3 come media di 1 ora e rispetto anche al livello di protezione della salute umana di 120 μg/m3 come media di 8 ore. Non sono stati evidenziati invece superamenti della soglia di allarme di 240 μg/m3 come media di 1 ora. La media annuale del PM10 peggiora leggermente il risultato del 2006, risultando superiore al limite in tutti i siti di misura. E’ stato leggermente più elevato anche il numero di giorni in cui, nelle varie stazioni, è stato superato il livello di protezione della salute umana di 50 μg/m3 come media di 24 ore. Comunque rispetto ai superi nelle stazioni della città di Cremona si è registrato un numero inferiore di giorni di violazione del limite, maggiore a 100, che è quasi 4 volte il numero di superamenti (35) consentito in un anno.

Analisi centralina mobile di Montodine Al fine di completare l’analisi della qualità dell’aria sono stati analizzati i dati relativi ad una campagna mobile, realizzata dall’ARPA nel 2007-2008 nel comune di Montodine, che dista circa 5 km dal comune di Ripalta Cremasca.

Figura 5.16 – Localizzazione centraline analizzate: Crema e Montodine

32 La campagna di misura dell’inquinamento atmosferico nel comune di Montodine è stata condotta con laboratorio mobile da ARPA Dipartimento di Cremona, nel periodo compreso fra il 29 novembre 2007 e il 14 gennaio 2008. Il laboratorio mobile è stato posizionato all’interno dell’area del Centro Sportivo Comunale. La zona è lontana da abitazioni, da vegetazione ad alto fusto e da strade; infatti le principali vie di comunicazione che interessano il punto di campionamento sono la SS 591, che scorre a ovest a circa 350 m dal laboratorio mobile, e la SS 415 che però dista circa 4 Km dal sito di stazionamento del laboratorio.

La strumentazione presente sul laboratorio ha permesso il rilevamento delle seguenti sostanze: - Biossido di zolfo (SO2); - Biossido di Azoto (NO2); - Monossido di carbonio (CO); - Ozono (O3); - Particolato fine (PM10).

Tabella 5.6 Sostanze monitorate dal Laboratorio mobile di Montodine [Fonte: Campagna misura inquinamento atmosferico, Comune di Montodine, ARPA Cremona, 2007-2008]

Biossido di Zolfo SO2

Biossido di Azoto NO2

Monossido di Carbonio CO

Ozono O3

Particolato Fine PM10

33 Le misure effettuate nel territorio del comune di Montodine hanno consentito una caratterizzazione generale ed attuale della qualità dell’aria. ƒ per quanto riguarda l’ SO2, i valori e gli andamenti sono comparabili alle altre centraline della rete fissa e le concentrazioni misurate sono nettamente inferiori ai limiti di legge in tutte le stazioni; ƒ i valori di NO2 non hanno mai superato il “valore limite per la protezione della salute umana” pari a 200 μg/m3 come massimo orario e hanno presentato andamenti e livelli medi di concentrazione confrontabili con quelli misurati nella delle altre stazioni; ƒ i valori medi e i massimi della media di 8 ore di CO sono sempre risultati al di sotto del “valore limite di protezione della salute umana” di 10 mg/m3, risultando tra i più contenuti dell’intera rete provinciale; ƒ i valori medi del periodo e gli andamenti dell’O3 sono del tutto paragonabili a quelli rilevati presso le altre centraline della rete di rilevamento; non vi è stato nessun superamento della “Soglia di Informazione” di 180 μg/m3 e del “Livello di Protezione per la Salute” di 120 μg/m3; ƒ il PM10 mostra un andamento molto simile a quanto rilevato in tutte le altre stazioni della rete provinciale e valori medi giornalieri che hanno superato spesso il “valore limite per la protezione della salute umana” di 50 μg/m3 : a Montodine il numero dei superi è stato di 26 giorni come quello di . Il maggior numero di giorni in cui e stato riscontrato un superamento del valore medio è stato registrato a Cremona Cadorna con 32 giorni. Durante il periodo di misura a Montodine tutti gli inquinanti monitorati tranne il PM10 (SO2, NO2, CO e O3) non hanno fatto registrare superamenti dei limiti normativi. Il PM10 ha superato il valore limite di legge per 26 giorni su 47 giorni di dati disponibili. E’ bene sottolineare che gli episodi di criticità per il PM10 non sono propri del sito di monitoraggio, ma interessano l’intera Pianura Padana. In particolare l’accumulo delle polveri fini nei bassi strati dell’atmosfera durante la stagione più fredda e il conseguente superamento del valore limite normativo, è provocato, oltre che dagli inquinanti emessi in atmosfera quotidianamente anche dalla difficoltà di dispersione che incontrano a causa della conformazione orografica dell’area e delle condizioni climatiche che si instaurano per lunghi periodi sulla pianura padana. Infatti le fasi di stabilità atmosferica, le calme di vento e il raffreddamento radiativo del suolo determinano una diminuzione delle capacità dispersive dell’atmosfera, favorendo l’accumulo degli inquinanti e il conseguente aumento delle concentrazioni.

I dati rilevati dalla campagna mobile condotta a Montodine mettono in evidenza una buona qualità dell’approssimazione ipotizzata inizialmente nella presente analisi, che ha considerato le centraline di Crema (via Indipendenza e via XI Febbraio) come punti di riferimento per l’indagine delle concentrazioni di SO2, CO, NO2, O3 e PM10, finalizzata alla comprensione della qualità dell’aria nel comune di Ripalta Cremasca. Si tratta ovviamente di un’approssimazione in quanto sono differenti i periodi di misurazione e quindi le medie conteggiate.

Tabella 5.7 Confronto fra i dati rilevati dalle stazioni analizzate

Unità Crema Crema Caratterizzazione Montodine di Via XI Febbraio Via Indipendenza qualitativa [2008] misura [2007] [2006] SO2 [µg/mc] 4 - 2 CO [mg/mc] 0,6 <0,5 0,8 NO2 [µg/mc] 35 36 45 O3 [µg/mc] 43 - 6 PM10 [µg/mc] - 49 55

34 Tale ulteriore analisi conferma che il comune di Ripalta Cremasca non presenta particolari situazioni di criticità per quanto concerne le concentrazioni di inquinanti presenti nell’aria, né per quanto riguarda i superamenti dei limiti di legge, come evidenziato soprattutto dall’analisi dei dati di Montodine, poco distante dal territorio comunale in oggetto.

5.3.2 Dati metereologici e meteoclimatici

Il clima dell’anno 2007 è stato caratterizzato da precipitazioni inferiori alla media degli ultimi 8 anni; il deficit complessivo è risultato, a Cremona, pari a -187 mm; per ben cinque mesi si sono registrate differenze negative di precipitazioni superiori ai 33 mm, in particolare i mesi più siccitosi sono risultati aprile (-69mm), luglio (-50 mm) e dicembre (-42 mm). Il mese più piovoso è stato giugno con una differenza positiva rispetto alla media di 50 mm. Per quanto riguarda le temperature, sono state registrate temperature massime orarie superiori a 30 °C in entrambe le stazioni della provincia di Cremona in tutti i mesi da maggio a settembre. La massima temperatura media oraria dell’anno è stata rilevata in luglio nella stazione di Crema, 37,4°C. Nella stessa stazione è stata misurata, in dicembre, anche la minima media oraria dell’anno,-4,6°C. Le velocità del vento sono state, in generale, comprese tra 0,9 e 1,7 m/s. La pressione atmosferica è stata in tutti i mesi, con la sola eccezione di aprile, inferiore alla media storica. Si segnalano i seguenti periodi critici per l’inquinamento atmosferico, determinati dalle condizioni meteorologiche sinottiche e dalle condizioni meteo-diffusive locali: ƒ i mesi invernali ed autunnali, cioè da gennaio a marzo e da ottobre a dicembre durante i quali vengono superati ripetutamente e molto più frequentemente rispetto al resto dell’anno il limite della media giornaliera per il PM10; ƒ i mesi tardo-primaverili ed estivi, in particolare da maggio a settembre, in cui a causa dell’intensità della radiazione solare e delle temperature elevate viene favorita la produzione di ozono. Nella seguente tabella sono riportate, per le stazioni di Cremona, Crema, le temperature minime e massime assolute e le precipitazioni rilevate, mese per mese, nel 2007.

Tabella 5.8 Temperature minime, massime e precipitazioni [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

35 Nella tabella successiva è riportato, per le stesse stazioni, il trend stagionale delle temperature estreme e delle precipitazioni.

Tabella 5.9 Trend stagionale temperature minime, massime e precipitazioni nel periodo 2000-2006 [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Nelle figure seguenti sono mostrati i trend delle temperature massime e minime orarie dell’anno dal 2000 al 2007, nelle stazioni di Cremona e Crema. I trend sono più o meno equivalenti, per quanto riguarda le temperature massime, mentre si discostano dell’ordine di qualche grado per quanto riguarda le temperature minime. La stazione di Crema registra temperature più fredde dal 2002.

Figura 5.17 – Trend storico temperature massime [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

36

Figura 5.18 – Trend storico temperature minime [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

Nella seguente figura i trend delle precipitazioni stagionali dal 2000 al 2007, nella stazione di Crema.

Figura 5.19 – Precipitazioni – stazione di Crema [Fonte: Rapporto Annuale sulla Qualità dell’Aria, ARPA Cremona 2007]

37

Figura 5.20 – Precipitazioni nella provincia di Cremona, 2004 [Fonte: Piano Energetico Provincia di Cremona]

Figura 5.21 – Radiazione solare nella provincia di Cremona, 2004 [Fonte: Piano Energetico Provincia di Cremona]

38 5.4 Acque superficiali e sotterranee

5.4.1 Idrografia superficiale

L’amministrazione comunale di Ripalta Cremasca ha affidato l’incarico per la predisposizione dello studio del Reticolo Idrico Minore, come previsto dalla L.R. 1/2000 e secondo la DGR n. 7/7868 del 25/01/2002, così come aggiornata dalla DGR n. 7/13950 del 1/08/2003. La L.R. 1/2000, in attuazione del D.Lgs. n. 112/98, ha previsto l’obbligo per la Regione Lombardia di individuare il Reticolo Principale sul quale la Regione stessa continuerà a svolgere le funzioni di polizia idraulica (ex R.D. n. 523/1904), delegando ai comuni (con DGR 8/5774 del 31/10/2007) le competenze sul Reticolo Idrico Minore e trasferendo ai consorzi di bonifica le competenze sul Reticolo di Bonifica (DGR 25/1/2002 n. 7/7868, DGR 1/8/2003 n. 7/13950 e successive modifiche e integrazioni). In particolare la DGR n. 7/7868 del 25/01/2002 stabilisce che sul Reticolo Minore la manutenzione, le funzioni di polizia idraulica e l’applicazione dei canoni (stabiliti dall’autorità regionale) siano di competenza locale, ovvero dei comuni. L’elaborazione delle carte con l’individuazione del Reticolo Idrico Minore (RIM), l’indicazione delle fasce di rispetto, la redazione delle norme tecniche e le relazioni con le previsioni dello strumento urbanistico vigente, permettono agli organi competenti di effettuare l’attività di “Polizia Idraulica” (art. 3 comma 114 L.R. 1/2000 e Allegato B DGR n. 7/7868 e DGR n. 7/13950). Essa si configura come attività di controllo degli interventi di gestione e trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici. L’obiettivo perseguito si sintetizza nella salvaguardia del RIM del territorio comunale e nella protezione dai rischi naturali o da quelli che conseguono alle sue modifiche e trasformazioni.

L’aspetto del territorio di Ripalta Cremasca e dei comuni limitrofi è il prodotto di un secolare rapporto fra uomo ed ambiente: in particolare, per quanto riguarda l’idrografia. L’intera area è interessata da una fitta rete di rogge e canali, raramente da un corso d’acqua naturale, quasi sempre da tracciati artificiali ed imposti dall’uomo.

Figura 5.22 Panoramica della Roggia Acquarossa da Figura 5.23 Roggia Alchina in frazione Zappello: tale Zappello verso Bolzone: tipico esempio del sistema roggia scorre con direzione nord-sud e attraversa irriguo locale, presenta una direzione est-ovest. l’abitato di Zappello intersecando la roggia [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile Acquarossa. 2004] [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile 2004]

39

Figura 5.24 Roggia Acquarossa in frazione Bolzone: Figura 5.25 Roggia Comuna all’ingresso dell’abitato sistemazione e cura delle sponde. di Bolzone: essa, come la roggia Alchina, presenta [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile una direzione di sviluppo Nord-Sud. 2004] [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile 2004]

Questa caratteristica è conseguenza diretta del piano di bonifica, realizzato attraverso lo sviluppo di una fitta rete di canali collegati fra loro. Essi venivano distinti in primari, con il compito di allontanare le acque e deviarle verso le zone più aride, e in secondari, con lo scopo di raccogliere l’acqua erogata dalle sorgenti spontanee della palude e convogliarla nei canali primari.

Il bacino idrografico cui appartiene il comune di Ripalta Cremasca è il bacino del fiume Serio:

Figura 5.26- Bacini idrografici nella Provincia di Cremona [Fonte: Piano d’Ambito – A.ATO Provincia di Cremona, 2006]

Il territorio comunale è intersecato da vari corsi d’acqua, canali e rogge, fra i quali si riconoscono il Fiume Serio, appartenente al Reticolo idrico principale (individuato ai sensi dell’Allegato A della D.G.R. VIII/8127 del 1/10/2008 (la Regione Lombardia ha modificato, con tale DGR n. 8127, l'elenco dei corsi d'acqua del reticolo idrico principale, precedentemente individuato con DGR n. 13950/03), e alcune rogge principali: Roggia Acquarossa, Roggia Alchina, Roggia Credera e Roggia Comuna. La Roggia Credera scorre ad ovest lungo il confine con Credera, la roggia Comuna attraversa la frazione Bolzone con direzione nord-sud, la roggia Alchina attraversa l’abitato di Zappello sempre con direzione nord–sud ed infine la roggia Acqua Rossa, tipico esempio del sistema irriguo locale, che con direzione est-ovest, collega le tre rogge precedenti fino all’abitato di Ripalta Nuova. E’ notevole la ricchezza delle opere idrauliche presenti sul territorio e delle relative soluzioni ingegneristiche; per una corretta gestione del territorio è indispensabile che si mantengano tali opere

40 in perfetta efficienza; la funzionalità dei fossi e delle rogge è un elemento imprescindibile, se si vogliono evitare i fenomeni esondativi.

Il limite orientale del comune di Ripalta Cremasca risulta segnato dalla presenza dell’alveo del Fiume Serio, che oltre a questa funzione di tipo “amministrativo”, rappresenta un importante risorsa di tipo paesaggistico, in grado di caratterizzare e impreziosire, dal punto di vista ambientale e naturale, il territorio in oggetto. Il Fiume Serio possiede un bacino, in provincia di Cremona, di circa 124 km2 e scorre con direzione nord-sud attraversando la provincia di Crema fino a Montodine dove confluisce nel Fiume Adda. Seguendo un andamento meandriforme ricalca la topografia della pianura, con quota maggiore (102 m s.l.m.) presso e quota minore (75 m s.l.m.) a Crema. La sua azione erosiva è ridotta, mentre prevalgono i processi di trasporto e sedimentazione di materiale.

Figura 5.27 Caratteristico andamento meandriforme del Figura 5.28 Il Serio nel tratto rettilineo: il fiume scorre fiume Serio, in corrispondenza del territorio di Ripalta con direzione prevalente nord-sud e costituisce il limite Cremasca che si sviluppa tutto in destra orografica. orientale del comune di Ripalta Cremasca [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile 2004] aprile 2004]

Il lato sinistro è caratterizzato dalla confluenza dei canali irrigui tra i quali i più importanti sono la Roggia Rino di e il Colatore Cresmiero. Il fiume Serio presenta un andamento abbastanza regolare delle portate che raggiungono valori massimi nel periodo Maggio-Giugno e Novembre con valori intorno ai 30 m3/s, mentre i minimi, con valori attorno ai 13 m3/s, si registrano a gennaio. La portata media annua è di circa 21 m3/s, con un’escursione tra i valori minimi di circa 8 m3/s e massimi di circa 70 m3/s.

Uno dei corsi d’acqua maggiormente significativi da un punto di vista ambientale e idraulico è la Roggia Comuna, uno dei maggiori canali irrigui predisposti a servire la campagna cremasca. Oggi è un corpo idrico costituito nel tempo dall’incontro di diverse acque, alcune delle quali di origine risorgiva, altre di derivazione dal fiume Adda. Lungo il suo percorso in territorio cremasco, dal canale principale si deriva una quantità di bocchelli che danno a loro volta origine a rogge secondarie, condotte ad irrigare ogni angolo della campagna situata ad ovest del Serio. A Ombriano di Crema, in località detta “i Morti delle tre bocche”, la roggia Comuna si divide in tre rami, due dei quali diretti verso e Capergnanica, vanno ad irrigare quei fondi; mentre il principale serve le terre di Bolzone, Credera, Moscazzano e Montodine, poco a valle del quale termina nel fiume Serio.

41 Anche in questo caso sono le rogge secondarie, dedotte tramite specifici bocchelli dal dispensatore principale, a servire questa vasta regione a sud-ovest di Crema. Proprio le acque spagliate nella campagna, una volta utilizzate in agricoltura e raccolte in diversi coli, si dirigono verso la scarpata morfologica della valle dell’Adda, dando origine alle caratteristiche forme erosive, localmente denominate le fughe, che materializzano il territorio come ecomuseo, in quanto elementi di particolare spicco paesaggistico, geomorfologico, naturalistico, nonché storico di questo lungo tratto di campagna cremasca.

I corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrografico presenti sul territorio comunale sono oggetto di particolare tutela poiché costituiscono un elemento paesistico ambientale e/o funzionale essenziale della pianura cremasca. Essi vanno salvaguardati nel loro percorso, mantenuti nella piena funzionalità idrogeologica ed integrati nel contesto paesistico ambientale in cui scorrono. Su entrambe le sponde dei corsi d’acqua deve essere istituita la fascia di rispetto, dove non è consentita nuova edificazione e la cui profondità è differenziata secondo l’importanza ed il valore dei corsi d’acqua. La fascia di rispetto, deve garantire la conservazione dell’ambiente di ripa, mantenere in piena efficienza il canale e la funzionalità delle sue opere idrauliche, consentire i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del corso d’acqua. La profondità delle fasce di rispetto dei corsi d’acqua è così individuata: • Corso d’acqua del Reticolo Idrico Principale (Fiume Serio): fasce fluviali: (Fasce PAI A, B, C) definite e normate dalle NTA, artt. 28, 29, 30 e s.m.i. del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico; • Corsi d’acqua appartenenti al Reticolo Idrico Minore: lo studio del RIM ne individuerà la profondità in ambito urbano ed in ambito extraurbano.

Figura 5.29 Tavole di delimitazione delle fasce fluviali: FOGLIO 141 SEZ. IV – Crema SERIO 02 [Fonte: Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico (PAI)]

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Figura 5.30 – Estratto del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI): comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Piano Stralcio Assetto Idrogeologico]

Non sono presenti corsi d’acqua con vincolo paesaggistico, ai sensi della DGR n. 4/12028 del 25 luglio 1986; mentre per quanto concerne la presenza di corsi d’acqua che ricadono in Aree Parco e riserve naturali (L.R. 86/83 e successive modifiche e integrazioni) o Aree Natura 2000 (Direttiva 92/43/CEE e successive), si segnala il solo Fiume Serio che ricade nell’area del Parco del Serio.

Nel territorio comunale di Ripalta Cremasca non sono infine presenti né fontanili, né sorgenti.

43 5.4.2 Qualità delle acque superficiali

Il Rapporto sullo Stato dell'Ambiente (RSA) del 2007 mette in evidenza alcuni temi fondamentali per la definizione della qualità delle acque superficiali e sotterranee. Uno di questi temi riguarda la caratterizzazione delle acque correnti artificiali e nello specifico il livello di inquinamento da macrodescrittori, ovvero il LIM. Il LIM è un indice sintetico di inquinamento definito dal D. Lgs. 152/99 e s.m.i. e consente di classificare le acque correnti artificiali. Prima di analizzare l’indice sintetico e di definirne la serie storica del corso d’acqua in analisi, si ritiene fondamentale fare maggiore chiarezza nel quadro normativo di riferimento. Il D.Lgs 152/99 è stato sostituito con il D. Lgs 152/06, il quale ha apportato delle modifiche alla modalità di rilevamento della qualità delle acque superficiali. Le modalità tecniche per il monitoraggio di fiumi, laghi e altri corsi d’acqua, sulla base delle linee guida emanate dalla Commissione europea, in ossequio alla Direttiva quadro acque 2000/60/CE, sono state aggiornate con Dm MinAmbiente 14 aprile 2009, n. 56 Il Dm sostituisce interamente l’Allegato 1 alla Parte III, Dlgs 152/2006, dedicato al monitoraggio e classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale, nonché una parte dell’Allegato 3, relativa più specificamente ai corpi idrici superficiali. Dall’entrata in vigore del Dm (14 giugno 2009) perderà inoltre efficacia la Tabella 2, Dm 6 novembre 2003, n. 367 relativa agli Standard di qualità dei sedimenti di acque marino-costiere, lagune e stagni costieri, sostituita da quanto contenuto nell’Allegato I predetto.

Nonostante i criteri tecnici di monitoraggio siano stati modificati e i parametri per la definizione della qualità delle acque superficiali siano stati sostituiti o integrati, ai fini dell’analisi del quadro di riferimento ambientale, si ritiene interessante poter analizzare la serie storica dei parametri di cui si hanno dati a disposizione, per poter definire un punto di partenza nella descrizione della qualità delle acque superficiali analizzate.

La prima analisi compiuta riguarda la qualità del corso d’acqua naturale, presente nel territorio comunale di Ripalta Cremasca: il Fiume Serio. Sono stati analizzati tre indicatori: Macrodescrittori (75° percentile), Indice Biotico Esteso (IBE) e Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA). Attraverso l’elaborazione dei valori dei macrodescrittori si ricava il LIM (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori), che a sua volta concorre alla formazione dell’indice SECA. La stazione di monitoraggio, che consente di valutare i parametri macrodescrittori del Fiume Serio è localizzata nel comune di Montodine, a sud del comune di Ripalta Cremasca.

Figura 5.31 – Stazione di monitoraggio analizzata [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

44 I sette parametri macrodescrittori analizzati per la definizione del LIM del Fiume Serio, sono i seguenti:

Figura 5.32 – Macrodescrittori rilevati nella stazione di monitoraggio localizzata nel comune di Montodine [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

L’Indice Biotico Esteso consente di formulare diagnosi di qualità degli ambienti di acqua corrente, valutando la struttura della comunità dei macroinvertebrati bentonici che vivono almeno una parte del loro ciclo biologico in acqua. Le esigenze vitali dei differenti organismi che compongono la comunità, consentono di rilevare modificazioni qualitative, indotte da agenti inquinanti presenti nelle acque e nei sedimenti e da alterazioni fisico-morfologiche dell’alveo bagnato. IBE rileva la qualità di un tratto di corso d’acqua: la localizzazione della stazione di monitoraggio IBE coincide quindi solo convenzionalmente con quella del prelievo chimico-fisico e batteriologico. Le campagne IBE, nella stazione di monitoraggio, sono le seguenti:

Figura 5.33 – IBE rilevato nella stazione di monitoraggio localizzata nel comune di Montodine [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

Il SECA consente di esprimere lo stato ecologico derivante dall’azione di tutte le pressioni che ricadono sul corso d’acqua. Integrando i giudizi ricavati dalle analisi chimico-fisiche e microbiologiche sulle acque, con le valutazioni relative al benessere delle comunità dei viventi, esprime la complessità degli ecosistemi acquatici. Il SECA si articola in cinque classi, cui vengono fatti corrispondere cinque giudizi di qualità (1: elevato; 2: buono; 3: sufficiente; 4: scadente; 5: pessimo), cui vengono associati i colori da utilizzare per le rappresentazioni grafiche. Le serie storiche dal 2001 al 2008 del SECA del Fiume Serio, nelle stazione di monitoraggio, sono rappresentate dalla seguente figura.

Figura 5.34 – Serie storica SECA, nella stazione di monitoraggio localizzata nel comune di Montodine [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

45 L’ultimo dato a disposizione, relativo all’anno 2008, classifica il Fiume Serio al livello 3 (sufficiente), evidenziando che la qualità dell’acqua corrente naturale in analisi è sufficiente. La serie storica mette comunque in evidenza che la qualità del corso d’acqua è caratterizzata da parametri oscillanti, tra sufficiente e scadente.

Il SECA 2008 è rappresentato dalla seguente immagine:

Figura 5.35 – SECA [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

La seconda analisi compiuta riguarda la qualità dei corsi d’acqua artificiali, presenti nel territorio comunale di Ripalta Cremsca: la Roggia Comuna e la Roggia Acqua Rossa. Il parametro preso in considerazione per tale analisi è il LIM, indice sintetico di inquinamento, che consente di classificare le acque correnti artificiali. Il LIM viene espresso come valore numerico derivato dall’elaborazione dei valori corrispondenti al 75° percentile dei sette parametri macrodescrittori indicati dalla normativa, calcolato sulla base del 75% almeno dei risultati ottenibili nell’anno, in base alla frequenza di campionamento stabilita dall’Autorità competente, in funzione dell’uso del territorio. Spesso nella prassi e nella cartografia viene identificato come SECA delle acque correnti artificiali: l’indice è infatti normalmente rappresentato in cinque livelli (1>elevato>blu; 2> buono> verde; 3> sufficiente> giallo; 4> scadente> arancione; 5> pessimo> rosso).

La stazione di monitoraggio, che consente di valutare i parametri macrodescrittori della Roggia Comuna, è localizzata nel comune di Montodine, a sud del comune di Ripalta Cremasca. Il LIM della Roggia Comuna, nella serie storica dal 2001 al 2008 è rappresentato dalla seguente figura.

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Figura 5.36 - Serie storica LIM della roggia Comuna [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

L’ultimo dato a disposizione, relativo all’anno 2008, classifica la Roggia Comuna al livello 2, evidenziando che la qualità dell’acqua corrente in analisi è buona. La serie storica mette però in evidenza che la qualità dell’acqua superficiale della roggia in analisi è stata caratterizzata da parametri oscillanti, tra il buono, nel 2001 e il pessimo nel 2007. Vengono di seguito riportati i sette parametri macrodescrittori analizzati per la definizione del LIM negli anni 2007 e 2008, in quanto caratterizzati da valori qualitativi completamente differenti. Risulta quindi evidente che nel 2007 tutti i parametri macrodescrittori hanno fatto registrare valori nettamente superiori a quelli del 2008. Non ne viene individuata la causa, si ritiene però che si sia trattato di un evento puntuale e risolto, visto che nel 2008 il valore del LIM è tornato ad un buon livello.

Figura 5.37 - Macrodescrittori rilevati - 2007 [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

Figura 5.38 - Macrodescrittori rilevati - 2008 [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

La stazione di monitoraggio, che consente di valutare i parametri macrodescrittori della Roggia Acqua Rossa, è localizzata proprio nel comune di Ripalta Cremasca. Il LIM della roggia Acqua Rossa, nella serie storica dal 2001 al 2008 è rappresentato dalla seguente figura.

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Figura 5.39 - Serie storica LIM della roggia Acqua Rossa [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

L’ultimo dato a disposizione, relativo all’anno 2008, classifica la roggia Acqua Rossa al livello 2, evidenziando che la qualità dell’acqua corrente in analisi è buona. La serie storica mette comunque in evidenza una buona qualità dell’acqua superficiale della roggia in analisi.

I sette parametri macrodescrittori analizzati per la definizione del LIM della roggia Acqua Rossa sono i seguenti:

Figura 5.40 - Macrodescrittori rilevati [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia, Regione Lombardia, 2008-2009]

48 5.4.3 Idrogeologia e qualità delle acque sotterranee

La spessa coltre alluvionale della pianura cremonese costituisce un ambiente favorevole alla formazione di falde acquifere; tra i principali fattori predisponenti vanno segnalati quelli litologici, dovuti all’alternanza di livelli permeabili ed impermeabili, e quelli strutturali, legati alla giacitura sostanzialmente monoclinale della successione alluvionale nonché alla notevole profondità del basamento plio-pleistocenico impermeabile. Questi elementi hanno favorito la formazione di un acquifero multistrato costituito da una falda superficiale a pelo libero e altre più profonde, generalmente in pressione, spesso in comunicazione tra loro a causa della scarsa continuità orizzontale e verticale dei vari setti impermeabili. Da nord verso sud lo spessore dell’acquifero superficiale tende ad assottigliarsi sino a ridursi a pochi metri nella bassa cremonese dove mostra un andamento piuttosto irregolare a causa della maggiore variabilità della facies litologica dei sedimenti che lo costituiscono. Gli acquiferi profondi si sviluppano, invece, con una buona uniformità in tutto il territorio provinciale interessando una successione alluvionale di diverse centinaia di metri (250-300), abbastanza uniforme su tratti brevi ma soggetta a sensibili variazioni sulle lunghe distanze, in funzione del dilatarsi o dell’assottigliarsi dei vari orizzonti impermeabili. Il flusso idrico sotterraneo nei vari acquiferi, compreso quello superficiale a pelo libero, è unidirezionale verso l’asse padano (N-S) anche se la presenza delle principali depressioni vallive (fiume Adda, fiume Serio) determina locali distorsioni della superficie piezometrica.

Anche per quanto concerne le acque sotterranee si ritiene fondamentale fare chiarezza nel quadro normativo di riferimento. Il D.lgs. 16 marzo 2009, n. 30, a recepimento della Direttiva 2006/118/CE relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento e a integrazione delle disposizioni di cui alla Parte terza del D.lgs. 152/2006 "Norme in materia ambientale", costituisce il riferimento per il futuro monitoraggio delle acque sotterranee, in particolare con riferimento a: • Standard di qualità e valori soglia per la valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee; • Criteri per la determinazione dello stato quantitativo delle acque sotterranee; • Modalità per la definizione dei programmi di monitoraggio quali-quantitativo.

Caratteristiche idrogeologiche generali4 La successione litostratigrafica verticale su cui si basano le condizioni idrogeologiche può essere così suddivisa : • strato superficiale argilloso-limoso-sabbioso pedogenizzato, con spessori medi compresi fra 50 e 150 cm • unità ghiaioso-sabbiosa con spessore variabile, compreso mediamente fra i 20 ed i 30 metri circa e prevalenza della frazione sabbiosa; rare intercalazioni di livelli limoso-argillosi discontinui • unità costituita da depositi ghiaioso-sabbiosi con frequenti livelli di limi e argille anche continui; tale unità si può considerare sviluppata fino a circa 130 metri di profondità Al di sotto di tale unità si passa a depositi appartenenti a formazioni geologiche più antiche (Villafranchiano) costituiti da argille e limi prevalenti (con spessori di alcune decine di metri), con lenti prevalentemente sabbiose di spessore e continuità variabile. Questa formazione diventa più argillosa e torbosa verso il basso. La schematica successione sopra riportata costituisce anche la base della serie idrogeologica che ricalca grossomodo la successione delle unità sopra-descritte, con una falda freatica superficiale

4 Il presente paragrafo fa riferimento ai contenuti dello Studio Geologico del Territorio Comunale (L.R. 41/07), dell’aprile 2004, attualmente vigente 49 nella settore ghiaioso-sabbioso seguita da una falda profonda multistrato, separata dalla falda superficiale, con una superficie piezometrica ad andamento diversificato. I pozzi esistenti sul territorio in esame si alimentano in acquiferi diversi. Esistono infatti numerosi pozzi privati su tutto il territorio comunale; dai dati relativi alle denunce previste dalla legge relativi all’anno 2000 si sono censiti 305 fra pozzi e pozzetti, generalmente di diametro e profondità modesti, eseguiti in periodi di tempo molto lontani fra di loro e con caratteristiche molto variabili. Buona parte dei pozzi noti, infatti, pescano nella prima falda e sono utilizzati a scopo irriguo o igienico sanitario e non sono forniti di stratigrafia.

Per l’inquadramento idrogeologico si ritengono molto significative le due sezioni idrogeologiche riportate nelle seguenti figure.

Figura 5.41 Sezioni idrogeologiche schematiche lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest. [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile 2004]

La superficie freatica della falda è posta a diversi metri di profondità, con un corpo idrico che tende ad approfondirsi da nord verso sud e da ovest verso est, con portate specifiche che oscillano tra 2 e 5 l/s. La base della falda è il tetto dell'unità argillosa posta a profondità di circa 40 m nel sito in esame. All'interno dell'unità prevalentemente argillosa sottostante, i livelli acquiferi sono presenti nelle intercalazioni ghiaioso-sabbiose. Sono falde artesiane, con rapporti fra di loro abbastanza complicati che si spingono fino a profondità notevoli, con varia potenzialità idrica. La loro artesianità è tale che talvolta il loro livello piezometrico supera lo stesso piano campagna.

50 Parametri idrodinamici e superficie piezometrica Dalla letteratura esistente si ricava che i valori di conducibilità idraulica sono nell'ordine di 1×10-2- 1×10-3 m/s, approssimativamente con una progressiva diminuzione della conducibilità idraulica da nord a sud, in accordo con le variazioni granulometriche legate al passaggio da una litozona ghiaioso-sabbiosa-ciottolosa ad una più marcatamente sabbiosa; siamo in presenza di terreni ad alta permeabilità; si tratta di valori a grande scala, che non tengono conto delle situazioni locali, dove in presenza di materiale argilloso si possono ottenere valori di gran lunga inferiori (10-6 – 10-8 m/s). La trasmissività (rapporto fra la permeabilità e lo spessore dell'acquifero), risulta da media ad elevata con valori dell'ordine di grandezza di 10-2 m2/s e con coefficienti di infiltrazione efficace rilevanti (valori attorno a 0.2).

Caratteristiche della superficie piezometrica della falda freatica A livello generale è necessario distinguere l’andamento relativo alla prima falda, freatica, da quello della sottostante falda profonda; a titolo di inquadramento si riportano, rispettivamente nelle seguenti figure gli andamenti medi ed i valori piezometrici (rispetto al livello del mare) della falda superficiale e della falda profonda secondo lo studio di Cremona Ambiente del 1992.

Figura 5.42 Linee isopiezometriche (in m s.l.m.) ed andamento medio della falda superficiale. [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile 2004]

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Figura 5.43 Linee isopiezometriche (in m s.l.m.) ed andamento medio della falda profonda. [Fonte:Studio Geologico del territorio comunale, aprile 2004]

Nel territorio comunale di Ripalta Cremasca la soggiacenza della falda superficiale è mediamente superiore ai 4-5 m, con un aumento della profondità della superficie freatica andando da Nord verso Sud. Analizzando nel dettaglio la morfologia della falda freatica si osserva che essa risente fortemente dello scorrimento delle acque superficiali ed in particolare della vicina presenza del fiume Serio; infatti sempre nella figura 5.42, si nota come le linee di flusso, che presentano un andamento generale N-S (nel settore occidentale e centrale), tendano in prossimità dell’alveo del fiume Serio, a modificare la loro morfologia, assumendo una direzione prevalente NNO-SSE; tale effetto è prodotto dall’azione drenante del fiume Serio e prende il nome di effetto “trincea”. Inoltre, analizzando i dati disponibili con maggior dettaglio si osservano locali variazioni del gradiente idraulico, con un aumento dello stesso in prossimità dei centri abitati principali. La falda profonda presenta invece un andamento più regolare con direzione prevalente nordovest- sudest; i livelli litologici in cui scorre sono presenti a partire da circa 30 metri di profondità, ma il livello piezometrico (in pressione) risale fino a circa 4/6 metri dal piano campagna; in questa falda sono ubicati i pozzi ad uso potabile, sia pubblici che privati.

Valutazione del grado di vulnerabilità dell’acquifero La valutazione della vulnerabilità dell'acquifero costituisce un valido strumento di pianificazione territoriale in quanto mette in evidenza le zone in cui è maggiore la facilità di contaminazione delle acque sotterranee da parte di una eventuale fonte inquinante. Diversi sono i fattori principali che regolano la vulnerabilità dell'acquifero; questi fattori (Civita, 1994) da una parte sono legati alla velocità di passaggio dell'eventuale inquinante dalla superficie

52 alla falda, dall'altra alle caratteristiche del deflusso sotterraneo e dai fenomeni di possibile attenuazione dell'impatto intrinseci all'ambiente. Il tempo di transito dell'inquinante è legato a diversi fattori: • la soggiacenza della falda, e cioè dallo spessore dell'aerato • le caratteristiche litostratigrafiche dell'aerato • le caratteristiche di permeabilità dell'aerato • le caratteristiche della copertura del suolo e la sua capacità di ritenzione specifica • la densità, viscosità e solubilità dell'inquinante • la ricarica attiva media globale della falda

Il deflusso sotterraneo è funzione: • delle caratteristiche idrodinamiche dell'acquifero • della sua struttura, geometria e gradiente idraulico e quindi, la capacità di attenuazione dell'impatto degli inquinanti è regolata da: • temperatura dell'acqua e delle rocce acquifere • caratteristiche dell'inquinante • spessore, tessitura, composizione mineralogica, ecc.. del suolo e dell'aerato, come visto nelle voci precedenti

In primissima approssimazione gli elementi più importanti che concorrono a questa valutazione sono legati a due fattori: • lo spessore, la litologia e la permeabilità della copertura superficiale (strato non saturo) • la profondità e le caratteristiche idrodinamiche dell'acquifero

Gli elementi principali da considerare, soprattutto nella valutazione della vulnerabilità verticale sono quindi la velocità di infiltrazione (Vi), la soggiacenza della falda (S) e, di riflesso, il tempo di arrivo (Ta) del potenziale inquinamento in falda; questi fattori sono legati da un rapporto del tipo:

Ta = S/Vi

Analoghi concetti determinano la valutazione della vulnerabilità orizzontale (che tiene conto della diffusione dell'inquinante nell'acquifero) e della vulnerabilità complessiva (data dal rapporto fra la vulnerabilità verticale e quella orizzontale); la stima di questi fattori richiede però la conoscenza di parametri non disponibili e andranno ricercati puntualmente una volta nota l'area direttamente interessata da eventuali interventi in progetto. Pertanto lo studio geologico ha stimato una vulnerabilità verticale utilizzando come riferimento la semplice tabella seguente (De Luca, Verga) dove la vulnerabilità di un acquifero è legata direttamente alla durata del periodo necessario ad una sostanza inquinante per giungere dalla superficie alla falda.

TEMPO DI ARRIVO Ta CLASSE DI VULNERABILITA’ > 20 ANNI MOLTO BASSA

20 - 10 ANNI BASSA

10 - 1 ANNO MEDIA

1 ANNO - 1 SETTIMANA ALTA

1 SETTIMANA - 24 ORE ELEVATA

> 24 ORE MOLTO ELEVATA

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Come abbiamo visto nell’area sono presenti più falde sovrapposte; per la vulnerabilità si è quindi distinta quella relativa alla falda freatica da quella profonda, tenendo presente che quest’ultima va particolarmente preservata per la sua funzione di consumo potabile.

Unità idrogeologiche e vulnerabilità della falda Vengono identificate tre unità idrogeologiche generali le cui caratteristiche risultano omogenee alla scala considerata; tali unità non hanno una corrispondenza diretta con le unità geologiche, in quanto la classificazione è stata fatta seguendo un criterio di permeabilità dei terreni i cui valori dipendono unicamente dalla variazione granulometrica verticale. Si tratta comunque di unità che hanno uno specifico significato in questa sede di pianificazione territoriale ma non sono sufficientemente dettagliate per risolvere problemi specifici (ad esempio in riferimento a opere di captazione); Le unità idrogeologiche individuate sono le seguenti : • TERRENI ALLUVIONALI MOLTO PERMEABILI CON SCARSA COPERTURA: comprende i depositi alluvionali attuali e recenti caratterizzati da depositi prevalentemente ghiaiosi con percentuale subordinata di sabbia e copertura inferiore ai 50 cm. La vulnerabilità della prima falda è elevata per la bassa capacità protettiva del suolo (Ks indicativa = 10-2-10-3 m/s) • TERRENI ALLUVIONALI CON COPERTURA POCO PERMEABILE DI CIRCA UN METRO: comprende i depositi fluvioglaciali recenti e i depositi alluvionali antichi con suoli di spessore variabile ma generalmente inferiore al metro; la permeabilità subsuperficiale è medio- elevata (Ks=10-3-10-4 m/s). La vulnerabilità della falda superficiale è medio-elevata • TERRENI ALLUVIONALI CON COPERTURA POCO PERMEABILE COMPRESA TRA UNO E DUE METRI: comprendono i depositi fluvioglaciali intermedi e antichi costituiti prevalentemente da un primo livello di sabbie limose più o meno argillose (Ks=10-6-10-7 m/s) con suoli profondi su materiale sabbioso (Ks=10-4-10-5 m/s). La vulnerabilità della falda freatica è medio-bassa; da moderata a elevata la capacità protettiva del suolo.

54 Programma di tutela e uso della acque Il comune di Ripalta Cremsca, secondo il Programma di tutela e uso della acque (PTUA) della Regione Lombardia, approvato con DGR 8/2244/2006 “Approvazione del Programma di Tutela e Uso delle Acque ai sensi dell’art. 44 d.lgs. 152/99 e dell’art. 55, comma 19, della l.r. 26/2003”, e i contenuti della Tavola 8 “Individuazione delle zone vulnerabili ai sensi della Direttiva 91/676/CEE”, di cui si riporta un estratto nell’immagine seguente, per quanto concerne la vulnerabilità integrata del territorio, viene classificato come “zona vulnerabile da nitrati di provenienza agrozootecnica”.

Figura 5.44 – Vulnerabilità da nitrati [Fonte: Programma di tutela e uso delle acque, PTUA, marzo 2006]

A tal riguardo, si ricorda che la DGR 8/3297/2006 “Nuove aree vulnerabili ai sensi del d.lgs. 152/2006: criteri di designazione e individuazione” ha operato una nuova classificazione del territorio regionale in aree vulnerabili e aree non vulnerabili. In particolare, questa deliberazione ha sostituito la tavola 8 del PTUA con l’Allegato IV “Carta della vulnerabilità da nitrati”. Secondo i contenuti del suddetta DGR, il territorio comunale di Ripalta Cremasca viene confermato nell’elenco dei comuni vulnerabili nel territorio regionale e segnalato, perché superato il valore di 40 mg/l di NO3.

Figura 5.45 – Vulnerabilità da nitrati [Fonte: Allegato IV “Carta della vulnerabilità da nitrati”, DGR 8/3297/2006 “Nuove aree vulnerabili ai sensi del d.lgs. 152/2006: criteri di designazione e individuazione”]

55 Ciò mette in evidenza una situazione di potenziale criticità per quanto concerne la vulnerabilità delle falde acquifere. La presenza del carico zootecnico, ad esempio, definisce sul territorio delle situazioni di pericolosità o di rischio per gli acquiferi e per le acque superficiali, che non dipende dalle caratteristiche ambientali di suolo e sottosuolo, ma da cui dipendono le effettive possibilità di contaminazione di acquiferi e acque superficiali. Risulta di estrema importanza evidenziare la distribuzione dei carichi zootecnici all’interno della regione al fine di intervenire con le misure più appropriate sui settori che rappresentano la fonte del potenziale inquinamento delle acque. Questo tipo di vulnerabilità, che dovrebbe più correttamente essere definito “rischio” di inquinamento, in quanto per la prima volta viene preso in considerazione l’elemento produttore della situazione di potenziale inquinamento, viene definita come “vulnerabilità potenziale” in quanto strettamente connesso alla presenza del carico zootecnico. Ai sensi dell’art. 27 del PTUA, nelle “zone vulnerabili da nitrati di origine agricola” le norme stabilite dalla l.r. 15.12.1993 n. 37 e dal suo regolamento attuativo, trovano applicazione sino all’entrata in vigore del nuovo regolamento regionale per l’utilizzazione agronomica di effluenti di allevamento, di cui all’art. 52 l.r. 26/2003. A tal riguardo, si evidenzia che le modalità per l’utilizzazione agronomica degli effluenti d’allevamento sono disciplinate dai seguenti disposti normativi: • d.lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale”; • d.m. 7 aprile 2006 “Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti d’allevamento, di cui all’art. 38 del d.lgs. 11 maggio 1999, n. 152”; • d.g.r. 8/5215/2007 “Integrazione con modifica al programma d’azione per la tutela e risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in zona vulnerabile (d.lgs. 152/2006, art. 92 e del d.m. n. 209/2006) e adeguamento dei criteri e norme tecniche generali di cui alla d.g.r. n. 6/17149/1996”; • d.g.r. 8/5868/2007 “Integrazione con modifica al programma d’azione per la tutela e risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in zona vulnerabile (d.lgs. n. 152/2006, art. 92 e d.m. 7 aprile 2006) e adeguamento dei relativi criteri e norme tecniche generali di cui alla d.g.r. n. 6/17149/1996, approvati con deliberazione di Giunta n. 8/5215 del 2 agosto 2007”. Quest’ultima deliberazione, in particolare, ha apportato modifiche agli adempimenti delle aziende zootecniche in materia di gestione e utilizzo degli effluenti d’allevamento, mediante l’introduzione della comunicazione del POAs/POA (Programma Operativo Aziendale), contenente le informazioni dell’azienda relative alla utilizzazione agronomica degli effluenti d’allevamento e dei fertilizzanti azotati che ne dimostrino la corretta utilizzazione nel rispetto della normativa vigente. La deliberazione, in particolare, stabilisce gli obblighi di comunicazione (POAs/POA e/o PUAs/PUA) in funzione della classe dimensionale degli allevamenti e delle tipologie aziendali.

56 La DGR 8/3297/2006 riporta inoltre i dati relativi al monitoraggio delle acque superficiali, del Fiume Serio, della Roggia Acqua Rossa e della Roggia Comuna, rispetto ai valori di saturazione dell’ossigeno, di concentrazione dell’azoto nitrico e del fosforo totale.

Figura 5.46 – Analisi acque Fiume Serio [Fonte: DGR 8/3297/2006 “Nuove aree vulnerabili ai sensi del d.lgs. 152/2006: criteri di designazione e individuazione”]

Figura 5.47 – Analisi acque Roggia Acqua Rossa Figura 5.48 – Analisi acque Roggia Comuna [Fonte: DGR 8/3297/2006 “Nuove aree vulnerabili ai [Fonte: DGR 8/3297/2006 “Nuove aree vulnerabili ai sensi del d.lgs. 152/2006: criteri di designazione e sensi del d.lgs. 152/2006: criteri di designazione e individuazione”] individuazione”]

57 Il comune di Ripalta Cremasca, secondo il PTCP della provincia di Cremona, e precisamente secondo i contenuti rappresentati nella Carta dei livelli di interferenza con la falda, di cui si riporta un estratto nell’immagine seguente, presenta un livello di interferenza con la falda nullo, per la maggior parte del territorio comunale. Ciò sottolinea una situazione di non criticità per ciò che riguarda possibili interventi di trasformazione del territorio rispetto all’elemento falda acquifera.

Figura 5.49 – Livelli di interferenza con la falda [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

58 5.4.4 Prelievo, trattamento e distribuzione idrica: pozzi e acquedotto

La rete di distribuzione dell’acquedotto del comune di Ripalta Cremsaca è gestita dalla società Padania Acque Gestione ed è alimentata dall’impianto di potabilizzazione localizzato in Via Bianchessi (Cappi) in Ripalta Nuova. Questo è alimentato da un pozzo collocato nella stessa area degli impianti. La portata di produzione è di circa 100 mc/h. Il processo è di tipo biologico in pressione. L’acqua viene stoccata in una vasca della capacità di 40 mc e da questa rilanciata da un impianto di pompaggio verso la rete di distribuzione. Il pozzo dispone di una fascia di rispetto con raggio di 200 metri. Viste le caratteristiche di protezione verticale, può essere valutata la riduzione del vincolo fino ad un raggio di 10 metri, coincidente con l’area di tutela assoluta. L’impianto sito in località Zappello ed il relativo pozzo, con l’entrata in funzione del nuovo potabilizzatore, è stato messo fuori servizio.

Figura 5.50 – Localizzazione del pozzo di Ripalta Cremasca [Fonte: Padania Acque Gestione]

59 Le caratteristiche tecniche, l’anagrafica, la stratigrafia e i consumi relativi al pozzo che alimenta la rete, localizzato nel comune di Ripalta Cremasca, sono riportate in modo completo nelle schede allegate al presente documento, nell’Allegato1.

* * *

La rete idrica è stata realizzata in tempi abbastanza recenti ed è costituita per il 78% da tubazioni in polietilene ad alta densità in ottimo stato di conservazione e per il 22% in acciaio (frazioni di Zappello e Bolzone).

Estensione rete idrica di distribuzione al ml. 20.628 31/12/08

La rete acquedottistica è rappresentata nelle figure riportate in seguito, secondo il seguente quadro di unione:

Figura 5.51 – Quadro di unione delle tavole relative alla rete idrica di distribuzione [Fonte: Padania Acque Gestione]

60

Figura 5.52 – Rete idrica di distribuzione – Tavola 1 [Fonte: Padania Acque Gestione]

61 Figura 5.53 – Rete idrica di distribuzione – Tavola 2 [Fonte: Padania Acque Gestione]

62

Figura 5.54 – Rete idrica di distribuzione – Tavola 3 [Fonte: Padania Acque Gestione]

63 Figura 5.55 – Rete idrica di distribuzione – Tavola 4 [Fonte: Padania Acque Gestione]

64 Per quanto concerne la qualità dell’acqua emunta dai pozzi e distribuita in rete, si riportano le analisi compiute dalla società di gestione stessa, negli anni 2008-2009.

65 66 Figura 5.56 – Qualità dell’acqua emunta dai pozzi [Fonte: Padania Acque Gestione]

Secondo le tabelle riportate l’acqua distribuita risponde ai parametri di qualità del DPR 236/88 e alle prescrizioni del D. Lgs 2 febbraio 2001.

67 5.4.5 Consumi idrici sul territorio

Per quanto concerne il consumo di risorsa idrica nel comune di Ripalta Cremasca è importante valutare il volume totale annuo di acqua prodotta, ovvero immessa nella rete di distribuzione, rispetto al volume di acqua venduta dalla società di gestione (acqua consumata): si rileva un delta di differenza, stimabile intorno al 15%, imputabile a perdite di natura fisiologica (perdite tecniche dovute allo spurgo della rete, prelievi antincendio VVFF, volumi erogati dalle fontanelle, errori di misura dei contatori d’utenza) durante la fase di distribuzione nella rete acquedottistica comunale. I dati relativi ai volumi idrici prodotti e venduti nell’ultimo triennio, forniti dalla società Padania Acque Gestione, sono riportati nella seguente tabella.

Tabella 5.10 Acqua prodotta, erogata e perdite della rete [Fonte: Padania Acque Gestione, 2006, 2007, 2008]

Acqua prodotta Acqua erogata Perdite [mc] [mc] [%] Anno 2006 320.426 259.103 19 Anno 2007 305.835 259.860 15 Anno 2008 319.787 276.039 14 I valori sono contabilizzati da novembre e novembre, quindi il dato individuato per l’anno 2006, ad esempio, fa riferimento alla contabilizzazione effettuata fino al mese di novembre 2006.

Si ritiene inoltre rilevante valutare la portata di acqua erogata, diversificata rispetto alle utenze “domestica”, “industriale”, “agricola”, ecc, al fine di verificare l’incidenza delle diverse tipologie di utenze, rispetto al volume complessivo erogato nella rete acquedottistica. I dati forniti dalla società Padania Acque Gestione evidenziano che l’incidenza dell’utenza domestica, nell’anno 2008, ha un peso rilevante rispetto alle altre voci, pari all’84%. Seguono l’utenza commerciale-artigianale e industriale con il 5% circa, mentre l’utenza zootecnica incide solo dello 0,12%, valore nettamente inferiore rispetto agli anni precedenti, in cui era pari allo 0,3%.

Tabella 5.11 Numero utenti, suddivisi per tipologia [Fonte: Padania Acque Gestione, 2006, 2007, 2008]

68 Per poter effettuare le valutazioni successive, rispetto alla possibilità di trasformare il territorio e quindi dover rispondere a nuove esigenze, si ritiene necessario poter valutare il consumo procapite di risorsa idrica, sia rispetto al numero di abitanti residenti, al fine di restituire una lettura completa del consumo di ogni singolo cittadino residente, sia rispetto alle sole utenze domestiche. I dati elaborati sono riportati nella seguente tabella.

Tabella 5.12 Acqua erogata e consumo stimato [Fonte: Padania Acque Gestione, 2006, 2007, 2008]

Acqua erogata utenze Consumo procapite utenze Consumo procapite domestiche domestiche [mc] [mc/ab] [mc/utente] Anno 2006 213.302 64,85 188,10 Anno 2007 222.791 67,31 189,45 Anno 2008 230.847 69,20 195,14

Acqua venduta per utente domestico

196,00 195,14

194,00

192,00

189,45 190,00

[mc/n. utenti] 188,10 188,00

186,00

184,00 200620072008

Figura 5.57 - Acqua rete acquedotto fatturata per Utenti [Fonte: Padania Acque Gestione, 2006, 2007, 2008]

Dai dati rappresentati nella tabella relativa ai valori di produzione e di vendita, si evince che, nell’arco temporale analizzato, le perdite durante la fase di distribuzione nella rete acquedottistica comunale sono diminuite, dal 19% del 2006, al 14% del 2008. Ciò conferma quindi, per l’anno 2008, il valore fisiologico standard per ciò che riguarda il rapporto fra produzione e vendita della risorsa idrica, stimabile normalmente intorno al 15%, ed una situazione in netto miglioramento per ciò che riguarda l’erogazione dell’acqua nella rete di approvvigionamento idrico.

69 Acqua prodotta/acqua venduta

700.000

600.000

500.000 259.103 276.039 259.860 400.000 [mc] 300.000

200.000 320.426 305.835 319.787 100.000

0 Anno 2006 Anno 2007 Anno 2008

Acqua prodotta Acqua venduta

Figura 5.58 - Volume rete acquedotto prodotta e venduta [Fonte: Padania Acque Gestione, 2006, 2007, 2008]

Andamento perdite

20 19%

18

16 15%

14 14%

12

10 [%]

8

6

4

2

0 Anno 2006 Anno 2007 Anno 2008

Figura 5.59- Andamento perdite [Fonte: Padania Acque Gestione, 2006, 2007, 2008]

70 La società Padania Acque Gestione dichiara che dal momento della messa in funzione del nuovo impianto di potabilizzazione è venuto meno il fattore di criticità legato alla qualità dell’acqua erogata dal pozzo di Ripalta Nuova. Rimane la necessità di disporre in tempi certi di un secondo pozzo da utilizzare in sostituzione di quello esistente, qualora questo presentasse problemi di erogazione. A tale proposito si segnala che l’acquedotto dispone già dell’area necessaria per la perforazione. Gli elementi di criticità relativi alla rete idrica potrebbero essere generati da uno sviluppo dell’abitato di notevole entità e/o localizzato in zone del comune servite da tubazioni di diametro non adeguato. L’entità dello sviluppo abitativo futuro andrà comunque valutato in relazione alla potenzialità dell’impianto di potabilizzazione.

Tabella 5.13 - Parametri di qualità dell’acqua potabile

Consumo Unità di Dato Dato Dato Qualità Fonte risorsa idrica misura 2006 2007 2008 dato Padania Acque Gestione Acqua prodotta Volume [mc] 320.426 305.835 319.787 [2006, 2007, 2008] Padania Acque Gestione Acqua venduta Volume [mc] 259.103 259.860 276.039 [2006, 2007, 2008] Acqua Perdite durante Padania Acque Gestione venduta/Acqua 19 15 14 la distribuzione [2006, 2007, 2008] prodotta [%] Media annua di Acqua Elaborazione dati Padania acqua fatturata venduta/Utente 188,10 189,45 195,14 Acque Gestione per utente [mc/n] [2006, 2007, 2008] Consumo Elaborazione dati Padania Consumo giornaliero per 515,34 519,04 534,63 Acque Gestione procapite [l/n/d] utente [2006, 2007, 2008]

71 5.4.6 Rete fognaria e depurazione

La rete fognaria a servizio del territorio in esame è gestita dal comune di Ripalta Cremasca, mentre la depurazione è gestita dalla Società Cremasca Servizi (SCS). Dall’immagine della rete fognaria riportata in seguito si ritiene che circa il 95% del territorio comunale edificato sia servito dalla fognatura. Fanno solo eccezione le cascine (La Cà, il Dosso e altre esterne ai centri abitati oltrechè alcune case lungo la SP 591 a nord del comune stesso). La rete fognaria comunale è per la maggior parte di tipo misto, mentre le nuove lottizzazioni realizzate, sono state progettate con reti separate.

Figura 5.60- Rete fognaria [Fonte: Comune Ripalta Cremasca]

72 La rete è inoltre collettata all’impianto di depurazione Serio1, localizzato nel territorio comunale di Crema. Si rilevano inoltre due scarichi in c.i.s. (corpo idrico superficiale – Fiume Serio) per il troppo pieno, autorizzati dalla Provincia di Cremona. L’incarico per l’analisi e lo studio dei sottoservizi è stato affidato alla società Consorzio.it. I dati necessari per la caratterizzazione della rete fognaria non sono ad oggi disponibili, quindi il presente documento non è attualmente in grado di recepire tali informazioni, che verranno comunque integrate, qualora dovessero rendersi disponibili, in tempi compatibili con il processo di redazione del PGT.

Il servizio di depurazione delle acque reflue civili e industriali viene svolto da SCS Gestioni attraverso un sistema di collettamento delle fognature comunali all’impianto di depurazione, ubicato nel comune di Crema (chiamato “Serio1"). I collettori sono le reti che permettono alle acque fognarie di arrivare al depuratore mentre il depuratore è l'impianto che, attraverso procedimenti chimici e biologici, elimina dalle acque di scarico urbane ed industriali i residui e le sostanze che alterano la qualità dei corpi idrici che le ricevono (fiumi, laghi e mari), producendo un fenomeno di inquinamento.

Figura 5.61 – Caratteristiche dell’impianto Serio1 [Fonte: Società Cremasca Servizi spa]

L’impianto pubblico di depurazione delle acque di Crema ha una potenzialità di progetto pari a 90.000 AE. Il corpo idrico ricettore che accoglie direttamente gli scarichi delle acque depurate è il fiume Serio, appartenente al bacino dell’Adda. I parametri relativi alla qualità degli effluenti sono individuati dalla seguente figura:

Figura 5.62 - Qualità dell’effluente [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente, Regione Lombardia, 2007]

73 I limiti di emissioni per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane devono essere conformi alle norme di emissione riportate nelle seguenti tabelle, secondo quanto prescritto dal D.Lgs n. 152/2006.

La tabella 2 del D.Lgs.152/06 stabilisce i valori limite di emissione dei parametri fosforo totale e azoto totale, per gli impianti di acque reflue urbane recapitanti in aree sensibili, la tabella 3 definisce invece i valori limite di emissione, in acque superficiali e in fognatura; i valori riportati nella tabella 2 sono molto più contenuti rispetto alla tabella 3, trattandosi di scarichi in aree sensibili.

74

Per ciò che riguarda le concentrazioni di fosforo totale e azoto totale si fa riferimento al Regolamento Regionale 24/3/2006 n.3. La Regione Lombardia con il Regolamento regionale 24 marzo 2006 - n. 3 “Disciplina e regime autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, in attuazione dell’articolo 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26”, ha recepito i limiti maggiormente restrittivi della tabella 2 del D.Lgs.152/06, anche per le aree non sensibili e prevede che i valori limite di emissione di fosforo totale e azoto totale, dal 31 dicembre 2008, siano pari a quelli definiti nella tabella 2 del D.Lgs.152/06, relativa alle aree sensibili, secondo la tabella seguente:

Figura 5.63 – Tabella 6 RR24/3/2006 [Fonte: Regolamento regionale 24 marzo 2006 - n. 3 “Disciplina e regime autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, in attuazione dell’articolo 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26”]

La qualità dell’effluente in uscita dall’impianto di depurazione di Crema rispetta i limiti normativi per tutti i parametri individuati dalla normativa vigente.

75 5.4.7 Vincoli esistenti

Le principali limitazioni d’uso del territorio derivanti dalle normative in vigore, sono:

ƒ le aree sottoposte a vincoli ambientali: sono le aree soggette a vincolo paesaggistico appartenenti al Parco del Serio; l’approvazione del Piano territoriale di coordinamento del parco del Serio (art. 19, comma 2, L.R. 86/83 e successive modificazioni), con D.G.R. n. 7/192 del 28 Giugno 2000 (BURL n. 30 3° supplemento straordinario del 28 luglio 2000), apporta nuove modificazioni al perimetro approvato con L.R. 70/1985, nuove norme per la gestione e la tutela, e stabilisce i criteri e gli indirizzi per la pianificazione urbanistica comunale per le aree esterne al perimetro del parco; ƒ le aree sottoposte a vincoli derivanti dalla pianificazione di bacino ai sensi dell’art. 17 della L. 183/89 e in particolare del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino Fiume Po (PAI), adottato con D.P.C.M. 24 maggio 2001, Elaborato n. 8, “Tavole di delimitazione delle Fasce Fluviali”. Sul territorio del comune di Ripalta Cremasca sono state tracciate le tre Fasce Fluviali PAI relative al Fiume Serio, definite come segue (FOGLIO 141 SEZ. IV – Crema SERIO 02): - Fascia A o Fascia di deflusso della piena costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente del deflusso della corrente per la piena di riferimento, così come definita nell’Allegato 3 al Titolo II delle NdA dello stesso Piano, ovvero che è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena; - Fascia B o Fascia di esondazione, esterna alla precedente, costituita dalla porzione di territorio interessata da inondazione al verificarsi della piena di riferimento, definita sempre nel citato Allegato 3; - Fascia C o Area di inondazione per piena catastrofica, costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente Fascia B e che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravi di quelli della piena di riferimento, sempre definita nell’Allegato 3 alle NdA del PAI. ƒ le aree sottoposte a vincoli di polizia idraulica ai sensi del R.D. n. 523/1904 e D. Lgs. n. 258/2000 (art. 41) viene tutelato il reticolo idrografico con una fascia di rispetto, che verrà definita nell’ambito dello studio sul Reticolo Idrico Minore, in fase di elaborazione • le aree di salvaguardia delle captazioni ad uso potabile: per la salvaguardia dei requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano, emunte da pozzi ad uso idropotabile, sono state individuate dal D. Lgs. 152/1999 e successive modifiche (D. Lgs. N. 258 del 18/8/2000): - Zona di tutela assoluta: fascia di almeno 10 m all’intorno del punto di captazione in cui c’è divieto assoluto di intervenire sul territorio. - Zona di rispetto: fascia di almeno 200 m all’intorno del punto di captazione in cui sono previste limitazioni alla destinazione d’uso del territorio.

Le aree con vincoli ambientali nell’ambito del territorio comunale sono comunque limitate; l’elemento di maggior interesse è il fiume Serio con il suo Parco Regionale, la cui normativa di riferimento interagisce direttamente con le scelte urbanistiche comunali.

76 5.5 Usi del suolo

Il territorio del comune di Ripalta Cremasca è situato nella parte Nord-occidentale della provincia di Cremona, sul bordo dell’altura che costituiva l’Isola Fulcheria. La superficie complessiva del comune è di circa kmq 11,80. Il comune di Ripalta Cremasca è costituito da quattro frazioni ben distinte: Bolzone, Ripalta Nuova, S. Michele, Zappello. La frazione di S. Michele si sviluppa nel settore nord; quella di Ripalta Nuova (sede municipale) si estende sul lato orientale, mentre nel settore occidentale del territorio comunale si trovano gli abitati di Zappello e Bolzone. La zona del territorio maggiormente urbanizzata è la zona centro-settentrionale lungo una direzione ideale est-ovest in corrispondenza dei tre principali aggregati urbani che costituiscono le frazioni di Ripalta Nuova, Zappello e Bolzone. La superficie agricola utilizzata è pari all’80% circa del territorio comunale.

Figura 5.64 – Foto aerea comune di Ripalta Cremasca

L’estratto della Carta degli usi del suolo della variante del PTCP della provincia di Cremona, approvato con delibera n. 66 dell’8/04/2009 ai sensi dell’art. 17, commi 9 e 4 della L.R. 12/2005 e successive modifiche e integrazioni, mette in evidenza gli elementi che compongono il territorio comunale di Ripalta Cremasca dal punto di vista della composizione dei suoli, secondo i tematismi adottati dalla cartografia DUSAF.

77

Figura 5.65 – Usi del suolo [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Sul territorio extraurbano di Ripalta Cremasca si riconoscono, dalla seguente immagine, tematismi vegetazionali e ambientali, tra i quali ad esempio aree a seminativo semplice, seminativo con presenza rada di filari, vegetazione arbustiva e ripariale, vegetazione dei greti, aree idriche (specchi d’acqua), legnose agrarie (pioppeti) ed un ambito degradato a sud del territorio comunale.

78

Figura 5.66 – Usi del suolo comune di Ripalta Cremasca [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

L’azzonamento del comune di Ripalta Cremasca mette in evidenza che la zona del territorio maggiormente urbanizzata è la zona centro-settentrionale lungo una direzione ideale est-ovest in corrispondenza dei tre principali aggregati urbani che costituiscono le frazioni di Ripalta Nuova, Zappello e Bolzone. Sul territorio comunale inoltre si distinguono alcune aree produttive (Dumax srl, in via Roma, a sud della frazione di Ripalta Nuova e l’impianto di compressione della Stogit, Centrale Stoccaggio gas, a sud del territorio comunale). Nelle altre aree produttive localizzate sul territorio comunale operano piccole imprese artigianali in vari settori (produzione strumentistica, alimentare, serramenti, prodotti plastici)

La copertura dell’intero territorio comunale di Ripalta Cremasca secondo quanto individuato dall’ARPA Lombardia e dall’analisi cartografica del territorio, è ripartita nel seguente modo:

Tabella 5.14 Usi del suolo [Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia, ARPA Lombardia, 2008]

Usi suolo Superficie [ha] Aree artificiali 182,9 Aree agricole 955,8 Aree boschive e seminaturali 27,1 Aree umide 0,0 Corpi idrici 14,2 TOTALE 1180

79 Usi del suolo

1,2%

2,3% 15,5%

Figura 5.67 – Ripartizione 81,0% percentuale uso del suolo [Fonte: Elaborazione Aree artificiali Aree agricole dati Rapporto sullo Aree boscate e seminaturali Aree umide Stato dell’Ambiente in Corpi idrici Lombardia, ARPA Lombardia, 2008]

Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia redatto dall’ARPA nel 2008-2009 valuta inoltre l’incremento percentuale medio delle aree urbanizzate dal 1999 al 2005/2007, per quanto riguarda i comuni della regione Lombardia. Secondo tali stime il comune di Ripalta Cremasca ha subito un incremento inferiore all’1%, mettendo quindi in evidenza una situazione di non criticità per ciò che concerne il consumo di suolo rispetto alla media provinciale.

Figura 5.68 – Incremento percentuale medio delle aree urbanizzate dal 1999-2005/07 [Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia, ARPA Lombardia, 2008]

Analogamente per quanto riguarda il tema impermeabilizzazione, il comune di Ripalta Cremasca presenta una percentuale di superficie impermeabilizzata rispetto alla superficie comunale, pari al 9% circa.

Figura 5.69 – Impermeabilizzazione del suolo [Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia, ARPA Lombardia, 2008]

80 Un altro contenuto fondamentale del PTCP della provincia di Cremona, per ciò che attiene al tema degli ambiti agricoli, riguarda la definizione del valore agricolo del suolo. La Carta del valore agricolo del suolo è stata realizzata tramite la sovrapposizione dei tematismi capacità d’uso del suolo (Land Caapability Classification, LCC – figura 5.70) derivata dalla carta pedologica regionale riguardante i suoli fertili – e Destinazione d’uso dei suoli agricoli e forestali (DUSAF – figura 5.66) applicando il calcolo per punteggi del metodo Metland.

Figura 5.70 – Carta capacità d’uso agricolo dei suoli [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

La sovrapposizione geografica dei due tematismi porta alla divisione del territorio agricolo in aree caratterizzate da diverse classi di valore agricolo: alto, medio e basso. Il comune di Ripalta Cremasca è caratterizzato principalmente dalla presenza di due differenti classi: la maggior parte del territorio comunale presenta aree con valore agricolo alto, ad alta capacità d’uso e/o caratterizzate dalla presenza di colture redditizie, mentre la parte ad est del territorio comunale, in corrispondenza del Fiume Serio e del Parco del Serio, è caratterizzata da valore agricolo medio, ovvero si tratta di aree in cui sono presenti suoli adatti all’agricoltura e destinati a seminativo. Vi sono inoltre alcune aree con valore agricolo basso, in quanto si tratta di aree naturali o comunque aree senza attività agricola.

Figura 5.71 – Carta del valore agricolo del suolo [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

81 Da un punto di vista ambientale si ritiene interessante porre attenzione anche al tema dell’idoneità allo spandimento dei liquami zootecnici. Il PTCP suddivide il territorio comunale di Ripalta Cremasca in tre categorie: aree ad alta idoneità, localizzate fra le frazioni di Bolzone e Zappello e in prossimità della frazione Ripalta Nuova, con estensione nord-sud; aree a media idoneità, localizzate nella fascia centrale del territorio in analisi e in prossimità del Fiume Serio e a bassa idoneità a nord e a sud, in corrispondenza del Parco del Serio, come evidenziato dall’immagine riportata di seguito.

Figura 5.72 – Idoneità spandimento liquami [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Il PTCP della provincia di Cremona ha elaborato il censimento delle cascine presenti sul territorio provinciale, quali elementi di pregio culturale e di riconoscimento del patrimonio architettonico rurale, in una provincia in cui l’agricoltura rappresenta una delle voci più importanti dell’economia locale. Le cascine rilevate dal censimento provinciale risultano 40: 27 sono abitate, 23 in attività e di queste 14 presentano allevamenti di diverso genere e dimensione, 1 è sotto tutela (vincolo Legge 1089/39) e 8 risultano abbandonate.

Figura 5.73 – Cascine presenti sul territorio comunale di Ripalta Cremasca [Fonte: Ricognizione del patrimonio edilizio agricolo dei 115 comuni, PTCP Provincia di Cremona, aggi. 2008]

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Figura 5.74 – Numero aziende agricole per comune e dimensione media aziendale (SAU) [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Per poter descrivere in modo maggiormente approfondito e dettagliato lo stato di fatto, la consistenza, la tipologia di emissioni degli allevamenti presenti nel comune di Ripalta Cremasca è stata inoltrata una domanda al Distratto veterinario di Crema. Attualmente i dati non sono ancora disponibili, quindi il presente documento, verrà aggiornato ed integrato, qualora dovessero rendersi disponibili, in tempi compatibili con il processo di redazione del PGT.

L’analisi dei Piani di Utilizzazione Agronomica (PUA) mette in evidenza le aziende agricole attive sul territorio che hanno ottenuto l’approvazione del Piano di Utilizzazione Agronomico dei liquami derivanti da allevamenti zootecnici e autorizzazione all’utilizzazione agronomica degli stessi, ai sensi della L.R. Lombardia 15/11/1993 n. 37. I PUA dei liquami derivanti da allevamenti zootecnici e le relative autorizzazioni all’utilizzazione agronomica degli stessi nel territorio comunale di Ripalta Cremasca devono essere aggiornati alla luce della nuova normativa in materia, ai sensi del Decreto 8115 del 22 luglio 2008, della DG Agricoltura “Criteri e norme tecniche per la presentazione della comunicazione per l'utilizzazione agronomica - DGR n. 5868/2007 (titolo III, capo VI e VII dell'allegato 1. e titolo v, capo VIII e IX dell'allegato 2.) - iter per l' avvio del procedimento”, modificato dal Decreto 15335 del 18 dicembre 2008, della DG Agricoltura “[…] - iter per l'avvio del procedimento: modifica dei termini di chiusura del procedimento di cui al Decreto Direttore Generale n. 8115 del 22 luglio 2008”, a sua volta modificato per quanto riguarda i termini di chiusura del procedimento, dal Decreto n. 4087 del

83 27 aprile 2009, della DG Agricoltura “Modifica del Decreto n. 15335 del 18 dicembre 2008, relativo alla presentazione della comunicazione per l’utilizzazione agronomica” Il presente documento, quindi, non è attualmente in grado di recepire tali informazioni, che verranno comunque integrate, qualora dovessero rendersi disponibili, in tempi compatibili con il processo di redazione del PGT.

Tabella 5.15 Pressione sulla risorsa suolo

Pressione sulla Qualità Unità di misura Dato locale Fonte risorsa suolo dato Cambiamento Totale edificato/totale Dati RSA ARPA 2008 e da area naturale 15,5 territorio comunale [%] rilievi cartografici ad area edificata Numero aziende agricole in [N.] 23 PTCP Provincia Cremona attività Superficie totale aziende agricole [ha] - (ST) Superficie agricola [ha] - utilizzabile (SAU) Rapporto % - SAU/ST

Nel territorio comunale di Ripalta Cremasca, infine, non sono presenti: • discariche, né attive, né chiuse; • impianti di depurazione; • cave né attive, né chiuse; • industrie a rischio di incidente rilevante (RIR), così come definite dal D. Lgs. 334/99 (secondo gli elenchi redatti dalla Regione Lombardia – Struttura Prevenzione Rischi Tecnologici, aggiornati ad ottobre 2009).

Per “stabilimento a rischio di incidente rilevante” (stabilimento RIR) si intende lo stabilimento in cui si ha la presenza di determinate sostanze o categorie di sostanze, potenzialmente pericolose, in quantità tali da superare determinate soglie. Per “presenza di sostanze pericolose” si intende la presenza reale o prevista di sostanze pericolose, ovvero di quelle che si reputa possano essere generate in caso di perdita di controllo di un processo industriale (articolo 2 D.Lgs. 334/99 s.m.i.). La presenza di aziende a rischio d'incidente rilevante in Lombardia si concentra nelle aree più densamente urbanizzate della Regione nelle province di Milano, Bergamo, Brescia e Varese. Le principali categorie produttive cui appartengono queste aziende sono: ausiliari della chimica, galvanica, polimeri e plastiche, gas di petrolio liquefatto (gpl), farmaceutica, depositi di idrocarburi, metallurgia, chimica organica fine, gas tecnici. In minor quantità sono presenti anche attività produttive ascrivibili alle categorie di esplosivi, raffinerie di idrocarburi, chimica inorganica, acciaierie, rifiuti.

84 Siti contaminati Il territorio comunale di Ripalta Cremasca è stato interessato dalla presenza di un sito contaminato. La procedura e gli interventi di bonifica dei siti contaminati sono specificatamente normati dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" (Gazzetta Ufficiale - S.O. n.88 del 14/04/06); in particolare al Titolo V, "Bonifica di siti contaminati", della parte Quarta, "Norme in materia di gestione rifiuti e di bonifica dei siti inquinati". Tale decreto è entrato in vigore il 29/04/06, e ha sostituito integralmente la previgente normativa di cui all'art. 17 del D.Lvo 05/02/97, n. 22 (detto "Ronchi") e il relativo decreto applicativo D.M. 25/10/99, n. 471. Circa il citato Titolo V "Bonifica di siti contaminati", la Giunta Regionale della Lombardia ha approvato in data 27 giugno 2006, la deliberazione n. 2838, con le modalità applicative del citato Titolo V. Tale D.G.R. comprende inoltre, negli allegati, le precise modalità di comunicazione da effettuare circa l'argomento. Si sottolinea che l'art. 5 della L.R. 27/12/06, n. 30, ha trasferito ai comuni le funzioni relative alle procedure operative e amministrative inerenti gli interventi di bonifica, di messa in sicurezza e le misure di riparazione e di ripristino ambientale dei siti inquinati, che ricadono nell'ambito del territorio di un solo comune, cosi come indicato nel medesimo articolo. Circa la distribuzione di casi che hanno interessato nel tempo il territorio provinciale, nell'ambito delle competenze inerenti la materia delle bonifiche, non si osserva una particolare logica di diffusione territoriale, ma certamente una distribuzione che, pur casuale, si intensifica nelle zone maggiormente industrializzate. In effetti vale la pena di ricordare che sono soggetti a medesima procedura di legge casi di diversa importanza o impatto dimensionale, tutti fatti oggetto delle dovute analoghe attenzioni. Si deve sottolineare che le maggiori problematiche per la provincia di Cremona, riguardano siti industriali, attivi o dismessi, con processi produttivi che impiegano o hanno impiegato sostanze pericolose. In taluni casi, tuttavia, anche contaminazioni provenienti da punti vendita carburanti hanno comportato o comporteranno necessità di interventi significativi, ad esempio rimozioni serbatoi interrati o ristrutturazioni di punti vendita carburanti.

L’elenco dei siti contaminati nella Provincia di Cremona, aggiornato al luglio 2009, mette in evidenza che il comune di Ripalta Cremasca è stato interessato dalla presenza del seguente sito contaminato e che la bonifica si è conclusa.

In data 26 aprile 2002, la ditta STOGIT S.P.A., ha notificato, agli enti preposti, il pericolo di inquinamento delle matrici ambientali ai sensi dell’art. 17 del D. Lgs. 22/97, in area denominata “Cluster C”, posta all’interno del territorio comunale di Ripalta Cremasca, a seguito del rilevamento di una fossa per la raccolta dei fanghi di risulta da attività mineraria pregressa (anni 70). Nel maggio del 2002 è stato redatto e trasmesso il Piano di Caratterizzazione, approvato in fase di “Conferenza dei Servizi”, il 5 settembre 2002, con le seguenti prescrizioni: • certificazione, da parte del Comune, dell’efficacia egli interventi di messa in sicurezza; • trasmissione degli atti relativi al Parco Regionale del Serio; • integrazione da parte della Stogit della documentazione richiesta; • presentazione dei risultati finali delle indagini da parte della Stogit. Il Piano di Caratterizzazione è così articolato:

85 ƒ raccolta e sistematizzazione dei dati esistenti, al fine di pervenire ad una accurata descrizione del sito in esame; ƒ caratterizzazione geologica e geomorfologica del territorio mediante ricostruzione dei caratteri geologici e litologici, dell’idrografia superficiale, dei processi geomorfologici in atto ed eventuali dissesti e contaminazioni derivanti da cave, esondazioni, ecc; ƒ caratterizzazione idrogeologica del territorio mediante raccolta delle stratigrafie dei pozzi esistenti per la ricostruzione delle caratteristiche e del numero degli acquiferi, individuazione delle litozone idrogeologiche e dei principali caratteri idraulici, nonché delle caratteristiche della piezometria locale; ƒ individuazione dei percorsi di potenziale migrazione del contaminante; ƒ piano di investigazione iniziale; ƒ monitoraggio delle acque di falda. Nel 2003 sono state eseguiti da ARPA dipartimento di Cremona 9 campioni, in contraddittorio, rispetto ai campionamenti effettuati dalla Stogit e da altre società incaricate, 6 prelevati manualmente e 3 per mezzo di Geoprobe. Le analisi eseguite successivamente, per la validazione dei dati analitici, hanno dimostrato il non superamento dei valori di concentrazione limite accettabili riferiti alla attuale destinazione d’uso del sito. In seguito alle suddette risultanze analitiche in data 8 maggio 2003 sono stati campionati i livelli di terreno rimossi durante le operazioni di messa in sicurezza, perché interessati da potenziale contaminazione, ed accumulati in due are adiacenti e protetti da mezzo di PVC impermeabile. Le analisi eseguite successivamente, per la validazione dei dati analitici, hanno dimostrato il non superamento dei valori di concentrazione limite accettabili riferiti al DM 471/99 all.1 tab 1/B. A seguito del documento “Indagini del Piano di Caratterizzazione” inviato dalla Stogit il 22 aprile 2003, l’ARPA ha evidenziato quanto segue: • è stato rispettato quanto previsto dal Piano di Caratterizzazione approvato in fase di Conferenza dei Servizi e delle successive integrazioni concordate con gli Enti; • non è stata rinvenuta contaminazione della falda imputabile alle specifiche attività antropiche pregresse; • le analisi eseguite sui campioni di terra, convalidate dall’ARPA dipartimento di Cremona, hanno dimostrato il non superamento dei valori di concentrazione limite accettabili riferiti all’attuale destinazione d’uso del sito (suoli ad uso commerciale o industriale). In data 20/11/2004 l’ARPA ha preso atto degli specifici controlli eseguiti sull’area in oggetto, che hanno dimostrato una contaminazione residua delle matrici ambientali, che però risulta inferiore ai valori di concentrazione limiti accettabili alla tab 1/B DM 471/99 (suoli ad uso commerciale o industriale) e quindi non ha ritenuto necessario richiedere alla ditta Stogit di produrre un ulteriore piano di bonifica. E’ stato stabilito che i due cumuli di terreno analizzati potevano essere riutilizzati all’interno dell’area (DGR 20 giugno 2003 n.7/13410). L’ARPA inoltre ha concluso che le indagini eseguite sui sondaggi effettuati all’esterno dell’area hanno dimostrato un superamento dei valori di concentrazione limiti accettabili del parametro Idrocarburi Pesanti C>12 riferiti al DM 471/99 tab 1/A e che le indagini eseguite sui piezometri posti a monte e a valle, rispetto all’area indagata, hanno dimostrato un superamento del valore limite del parametro Idrocarburi totali. E’ stato quindi proposto, visto che l’intera area ricade nell’area di tutela del Parco del Serio, che venisse svolta un’indagine per valutare l’origine di tale inquinamento e che venissero mantenuti attivi i piezometri, posizionati dalla ditta Stogit, come punti di campionamento per ulteriori analisi idrochimiche. Lo stato di bonifica è concluso.

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Figura 5.75 – Sito contaminato nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Piano di Caratterizzazione, 2002]

Impianti soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) Nel territorio comunale è presente un impianto la cui attività richiede autorizzazione integrata ambientale (AIA), ai sensi del D.Lgs. 59/2005. Si tratta dell’Azienda Agricola La Fattoria di Vaccario F.lli s.s. Di seguito si riportano i dati trasmessi dalla proprietà nel febbraio 2009, relativamente al controllo sulle emissioni, come previsto da Decreto di Autorizzazione Integrata Ambientale n. 2635 del 17/03/2008.

Figura 5.76 – Localizzazione dell’azienda agricola La Fattoria

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La Regione Lombardia Direzione Generale Agricoltura nel marzo 2008 ha inviato il Decreto del Dirigente UO n. 2635 del 17 marzo 2008 di Autorizzazione Integrata Ambientale, con il quale l’azienda doveva ritenersi autorizzata ad esercitare l’attività di allevamento per l’impianto indicato nello stesso decreto, nel rispetto di quanto prescritto e indicato nell’Autorizzazione. Si riporta in seguito una parte del decreto.

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90 Aziende Insalubri Nel territorio comunale di Ripalta Cremasca è presente un’attività classificata come Azienda Insalubre, ai sensi del DM 05/09/1994. Si tratta della ditta Dumax, che produce vernici per arti grafiche e adesivi per plastificazioni. La presenza di tale azienda insalubre verrà presa in considerazione all’atto della pianificazione, al fine di salvaguardare gli ambiti di possibile trasformazione e la compatibilità degli stessi con il contesto ambientale e territoriale.

Il comune di Ripalta Cremasca fa parte del “Polo industriale di livello provinciale di Crema – ”, secondo quanto definito dal PTCP della provincia di Cremona.

Scheda del Polo Industriale di livello provinciale di Crema - di Bagnolo Cremasco [Fonte: Indirizzi e indicazioni per le aree industriali, PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

91 5.6 Sottosuolo

Per la descrizione delle caratteristiche del sottosuolo si veda lo Studio Geologico, in corso di aggiornamento.

5.7 Vegetazione, flora e fauna

Le aree con caratteristiche di naturalità in un territorio così favorevole all’agricoltura come quello della provincia di Cremona, sono inevitabilmente ridotte. All’interno del tessuto prevalentemente agricolo con aree urbanizzate sparse, gli elementi naturali sono costituiti prevalentemente da fasce marginali o ambientali a sviluppo nastriforme, quali le siepi arbustive e arboree e gli argini boscati e incolti, nonché dai prati permanenti e dagli ambienti umidi. La marginalità territoriale delle aree naturali e la progressiva trasformazione del paesaggio rurale tradizionale, unita alle moderne tecniche agricole, limitano la diversità della fauna e della flora presente nell’intero territorio provinciale di Cremona. I corsi d’acqua e le aree umide hanno un elevato valore per il mantenimento della biodiversità. La struttura e la funzionalità dell’ecosistema fluviale tuttavia risultano in molti casi compromesse in seguito all’inquinamento delle acque superficiali, alle opere di regimentazione dei corsi d’acqua, all’eliminazione della vegetazione naturale e alla frammentazione delle successioni ecologiche lungo le rive. I lembi di vegetazione igrofila rimasti, oltre alle zone umide, sono i soli ambienti in cui l’avifauna acquatica stanziale e migratoria riesce a sostare e risiedere. Il territorio comunale di Ripalta Cremasca è caratterizzato, dalla presenza del Parco del Serio, nel margine est del territorio comunale, al confine con il comune di Madignano, istituito ai sensi del capo II del titolo II della l.r. 86/1983, con L.R. n. 70 del 1 giugno 1985, abrogata successivamente dall'art. 205, comma 1, lett. a), numero 24), della L.R. 16 luglio 2007, n. 16, “Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi”

Figura 5.77 – Localizzazione Parco del Serio nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: SIT Provincia di Cremona]

La gestione del parco è affidata ad un consorzio fra i comuni di: Bariano, Calcinate, Casale Cremasco, , Cavernago, Cologno al Serio, Crema, Fara Olivana con Sola, Fornovo S. Giovanni, Ghisalba, Grassobbio, Madignano, Martinengo, Montodine, Morengo, Mozzanica, , , Ripalta Arpina, Ripalta Cremasca, Ripalta Guerina, Romano di Lombardia, , Seriate, Urgnano, Zanica e le Province di Bergamo e di Cremona. 92 Il fiume Serio, con i suoi 124 chilometri di lunghezza (39 in territorio cremonese, i restanti in provincia di Bergamo), è il principale fiume bergamasco e tra i più importanti in provincia di Cremona. Le sue sorgenti si trovano nelle Alpi Orobiche, al lago del Barbellino, tra le alte giogaie del Pizzo di Coca (3.052 m), del monte Torena (2.911 m) e del Pizzo del Diavolo (2.926 m). Il fiume costituisce l’asta fluviale della Valle Seriana e percorre la zona centrale della provincia bergamasca fino al suo confine sud in corrispondenza dell’abitato di Mozzanica; da qui entra nel territorio cremonese, dove sfocia nel fiume Adda poco più a sud di Montodine, in località Bocca Serio. Il fiume Serio presenta caratteristiche di natura torrentizia, in quanto nelle stagioni estive ed invernali l’alimentazione è sostanzialmente limitata alle sorgenti e al tenue contributo di piccoli nevai, mentre durante le piene primaverili ed autunnali la portata ascende a volumi di 40 volte la portata di magra e, per piene eccezionali, la portata può essere anche di 100 volte superiore a quella di magra. Il bacino imbrifero, dalla sorgente alla foce, è di circa 1200 kmq e può essere idealmente diviso in due porzioni: • di montagna, avente superficie di 455 kmq (sino a Ponte Cene); • di pianura, con superficie di 745 kmq e giacente su quote comprese tra 400 e 50 metri sul livello del mare. L’alveo del fiume presenta un tratto montano e pedemontano (fino a Villa di Serio), con un fondo in roccia assai impermeabile; a questo segue il tratto nella pianura bergamasca, dove corre su materiale alluvionale (sabbia, ghiaia, ciottoli di estrema permeabilità), tale da consentire lo scorrere delle acque in subalveo e di alimentare le falde acquifere sotterranee; il tratto più meridionale del Serio, appartenente al territorio cremasco, presenta invece un letto argilloso, risultando quindi assai impermeabile. Il rapporto tra l’uomo e il fiume Serio è sicuramente un rapporto delicato: il suo grande invaso è di quelli che “fanno” un territorio, definendo quelle scansioni naturali che favoriscono anche il formarsi di gruppi umani, il loro organizzarsi e il loro confluire verso particolari nodi urbani. La profondità della valle del Serio, per natura rivolta verso l’area dove si è fissata e consolidata la città di Bergamo, assume infatti un suo preciso ruolo nella costruzione del territorio e della gente bergamasca e cremasca (L. Pagani, 1991). Il fiume è un elemento caratterizzante, per i territori bergamaschi e cremaschi, con le sue articolate sponde e la trama di centri abitati che a breve distanza da esso sono sorti, e che con esso hanno instaurato un rapporto profondo. Di grande interesse il rapporto tra fiume e centri abitati, distribuiti lungo entrambe le sponde. Il fiume, a causa del suo regime irregolare e soggetto a improvvise piene, richiama pochi centri a suo stretto contatto, sia in valle come in pianura: solo Seriate e Montodine sorgono a cavallo delle due sponde; lungo la valle gli abitati si snodano alti sui fianchi, vicini ma non aderenti al fiume, mentre da Seriate sino all’altezza di Romano di Lombardia-Bariano, l’allargamento del greto “allontana” i centri dal fiume. Un nuovo avvicinamento appare più evidente da Mozzanica-Sergnano in giù: qui il dialogo tra fiume e gli insediamenti dislocati lungo le due sponde diviene più intenso, come dimostrano i casi di Crema, Sergnano, Casale Cremasco e le quattro Ripalta (Nuova, Vecchia, Guerina, Arpina). Il fiume, infine, richiama la lunga storia delle trasformazioni paesaggistiche indotte dall’uomo nel corso del tempo. Dapprima, la progressiva riduzione del bosco e la diffusione dei coltivi sino a ridosso delle sponde. Quindi, le attività di escavazione di sabbia e ghiaia, che hanno profondamente mutato sia le condizioni del letto che il rapporto con le sponde. E ancora le ormai onnipresenti arginature artificiali, che hanno modificato radicalmente la vegetazione.

93 Figura 5.78 – Fiume Serio [Fonte: “Il Parco del Serio, natura, storia e cultura lungo il fiume Serio”, 2006]

I più significativi ambienti naturali lungo il fiume Serio5 All’interno del parco, il fiume Serio assume fisionomie e caratteri differenti, a seconda del territorio attraversato, vuoi dell’alta pianura “asciutta”, vuoi della bassa pianura “bagnata”. Pertanto, anche il paesaggio vegetale varia notevolmente. Le zone attraversate dal fiume hanno perso, nella quasi totalità della loro superficie, la copertura arborea che le distingueva nei secoli passati e di cui rimaneva un apprezzabile e concreto ricordo ancora qualche decennio fa (V. Ferrari, 1989). Oggi, alle formazioni arboree di un tempo si è sostituita una vegetazione boschiva dominata dalla robinia (Robinia pseudoacacia, specie nordamericana di formidabile capacità vegetative), che indica un reinserimento spontaneo del bosco di origine secondaria. Le sponde fluviali risultano generalmente impoverite, presentando solo lembi di vegetazione spontanea d’età recente. Si possono comunque riconoscere all’interno del parco alcune formazioni a predominanza di querce (querceto misto o querco-olmeto), nelle quali, oltre alla farnia si associano soprattutto l’olmo (Ulmus minor), il pioppo nero (Populus nigra), il pioppo bianco (Populus alba) e l’acero campestre (Acer campestre). Non mancano anche esemplari di pioppo tremolo (Populus tremula), roverella (Quercus pubescens), cerro (Quercus cerris), betulla (Betulla pendula) e acero riccio (Acer platanoides). La maggior parte delle fasce arborate è però rappresentata dai pioppi, sovente ibridi (Populus canadensis), messi a dimora nel tentativo di colmare le fallanze. Nei contorni dei rari rami fluviali

5 I contenuti del presente paragrafo fanno riferimento alla pubblicazione “Il Parco del Serio, natura, storia e cultura lungo il fiume Serio”, a cura della Provincia di Bergamo, della Provincia di Cremona e del Sistema Parchi della Regione Lombardia, 2006. 94 abbandonati è invece più facile osservare presenze di salice bianco (Salix alba) e ontano nero (Alnus glutinosa), che però solo eccezionalmente formano boschetti puri (alneti). Accompagna ognuna delle formazioni boschive sopra descritte un elevato corteggio di specie arbustive tra le quali prevalgono il sanguinello (Cornus sanguinea), il biancospino (Crataegus monogyna), il sambuco (Sambucus nigra), alcuni salici arbustivi (Salix triandra, S. fragilis, S. purpurea, S. cinerea), l’indaco bastardo (Amorpha fruticosa) e, con minore frequenza, nocciolo (Corylus avellana), ligustro (Ligustrum vulgare), pruno (Prunus spinosa), fusaggine (Euonymus europaeus), viburni (Viburnum opulus e Viburnum lantana) e corniolo (Cornus mas). Con un po’ di fortuna possono anche essere osservate specie più rare quali l’eleagno (Salix eleagnos), caprifoglio (Lonicea xylosteum), ginestrella (Genista tinctoria) e ontano bianco (Alnus incana), presenti, ad esempio, nella riserva naturale della Palata Menasciutto (V. Ferrari, 1989). Non mancano, all’interno del parco, degli esempi di vegetazione palustre insediata in alcuni rami morti che fiancheggiano tratti del fiume; qui si possono riconoscere popolazioni di cannuccia di palude (Phragmites australis) e tifa (Typha latifolia), insediate in vicinanza delle sponde, mentre nelle acque ferme sono presenti specie quali la mestolaccia (Alisma plantago-aquatica), il coltellaccio (Sparganium erectum), giunchi (Juncus effusus), carici (Carex) e la lenticchia d’acqua (Lemna minor). Nelle vicinanze del fiume, e in generale nei pressi delle zone umide e delle lanche, l’albero più comune è comunque il salice bianco (Salix alba), il cui caratteristico colore grigio-verde della chioma lo rende facilmente riconoscibile anche da lontano; il saliceto è una formazione boschiva semplificata, sovente composta unicamente dallo strato arboreo e da uno strato erbaceo spesso ricco di specie nitrofile quali l’ortica (Urtica dioica), il luppolo (Humulus lupulus) e il rovo (Rubus caesius) (V. Ferrari, 1994). Adattandosi alle condizioni ecologiche che si trovano negli ambienti paludosi, l’ontano nero (Alnus glutinosa) forma alcuni piccoli boschi puri, dal suggestivo aspetto, insediandosi su suoli intrisi d’acqua dove nessun altro albero potrebbe sopravvivere. Nei pressi del fiume si può incontrare abbastanza frequentemente il pioppo bianco (Populus alba), un bellissimo albero che si distingue per l’insolito colore grigio-chiaro della corteccia e per il fogliame, che si presenta cangiante quando il vento provoca l’oscillazione delle foglie, verde scure superiormente ed argentate sul lato opposto. I boschi misti ripariali accolgono anche discreti contingenti di pioppo nero (Populus nigra), che si sta rarefacendo a causa della continua ibridazione con i cloni euroamericani utilizzati in golena negli impianti di arboricoltura intensiva, e l’olmo campestre (Ulmus minor), che subisce da qualche decennio gli attacchi di una pericolosa malattia epidermica, la grafiosi. L’asta fluviale presenta però anche un vasto campionario di specie esotiche, che spesso hanno preso il sopravvento sulla flora autoctona e modificato il paesaggio vegetale fluviale. Tra le principali, si possono citare l’ailanto (Ailanthus altissima), il gelso da carta (Broussonetia papyrifera), il caprifoglio giapponese (Lonicera japonica), che tende a soffocare alberi e arbusti. Tra le esotiche presenti lungo il fiume, non mancano esemplari di acero americano (Acer negundo) e di buddleia (Buddleja davidii), così come di topinambur (Heliantus rigidus), pioggia d’oro (Solidago gigantea), fitolacca (Phitolacca americana), forbicina (Bidens frondosa), artemisia (Artemisia verlotorum), erba carestia (Conyza canadensis), cespica (Erigeron annuus), che confermano un marcato disequilibrio ambientale di cui soffre gran parte del territorio del parco (V. Ferrari, 1989). Sui prati laterali e sulle isole interfluviali crescono erbe pioniere, dalla vita effimera, condizionate dal susseguirsi delle piene. Tra esse si segnalano Gypsophila muralis, Scrophularia canina, Diplotaxis tenuifolia, Silene vulgaris, Artemisia vulgaris, Ephilobium dodonaei, Saponaria officinalis, così come, più prossimi all’acqua, Polygonum hidropiper, Polygonum persicaria, Rorippa prostrata, Xanthium italicum e Lythrum salicaria. Allontanandosi dall’ambiente fluviale si incontrano altre specie arboree, meno esigenti riguardo alla disponibilità idrica del suolo. L’acero campestre (Acer campestre) è un albero di media grandezza, apprezzato anche per la produzione di legname di pregio; si individua facilmente, anche a distanza, in autunno, quando il fogliame assume una vivace colorazione dorata. Il ciliegio selvatico (Prunus

95 avium) si presenta invece nel suo massimo splendore nel periodo primaverile, quando si orna di una candida ed abbondante fioritura. Distribuita un po’ ovunque, anche la robinia (Robinia pseudoacacia) che si rende particolarmente evidente in primavera, quando è ricoperta di grappoli di fiori bianchi dal soave profumo. Importata dall’America nel Settecento, è assai apprezzata per la copiosa produzione di legna da ardere, ma, grazie alla notevole capacità pollonifera, è diventata ben presto infestante, invadendo i boschi naturali dove spesso è riuscita a soppiantare le specie arboree autoctone.

I prati aridi Tra gli ambienti di maggiore interesse presenti all’interno del parco, vi sono i prati aridi (o praterie magre). L’ampio alveo fluviale permette infatti l’esistenza di questo ambiente molto particolare, che presenta una vegetazione in grado di svilupparsi su substrati ghiaiosi con uno strato di suolo molto sottile. Qui la componente forestale si presenta assai limitata, con presenza sporadica di alcuni saliceti a Salix alba, formazioni a Robinia pseudoacacia, arbusteti a Rubus spp. e esemplari di gelso bianco (Morus alba), platano (Platanus hybrida), bagolaro (Celtis australis), qualche frassino (Fraxinus excelsior), sambuco (Sambucus nigra), pioppo nero (Populus nigra), ailanto (Ailanthus altissima), ontano napoletano (Alnus cordata) e olmo campestre (Ulmus minor). Tra gli arbusti, oltre alle formazioni di rovo (Rubus spp.), può essere osservata la rosa selvatica (Rosa canina), l’indaco bastardo (Amorpha fruticosa), la buddleia (Buddleja davidii), l’eleagno (Salix eleagnos), il nocciolo (Corylus avellana), la betulla (Betula pendula) e altre ancora. Ma l’interesse maggiore è dato dalla flora, ricca di specie termofile e xerofile, favorite dalla presenza di substrato ghiaioso fortemente drenante. Tra le specie più frequenti si possono elencare: Bromus erectus, Amaranthus retroflexus, Artemisia campestris, Chenopodium album, Sedum acre, Sedum montanum, Sedum exangulare, Thymus vulgaris, Teucrium botrys, Allium lusitanicum, Biscutella laevigata, Medicago sativa ssp. Falcata, Tetragonolobus maritinus, Eryngium campestre, Carduus nutans, (M. Barcella, 2002). Questi prati ospitano delle vere e proprie gemme floristiche: le orchidee, con almeno tre specie sino ad oggi individuate, quali l’orchide minore (Orchis morio), l’orchide militare (Orchis militaris) e l’orchide cimicina (Orchis coriophora).

Le siepi campestri Le siepi campestri caratterizzano il paesaggio agrario del Parco del Serio. Sono state realizzate per vari motivi: delimitare le proprietà fondiarie; riparare dal vento e dalle intemperie le coltivazioni e il bestiame al pascolo; produrre legna da ardere. Importanti per l’equilibrio ecologico di aree agricole mediamente coltivate, le siepi campestri sono importanti per il mantenimento di popolazioni di animali che utilizzano la siepe come zona di rifugio, di alimentazione e di riproduzione. Ad esempio, la donnola, il ghiro, lo scoiattolo, il coniglio selvatico, la lepre comune, il tasso, la faina e persino il capriolo, se le ampiezze e la densità delle siepi lo consentono. Le siepi costituiscono gli elementi più importanti per il collegamento di aree a più o meno elevata naturalità, perseguendo gli obiettivi della realizzazione di una rete ecologica territoriale, ovvero possono fungere da corridoi biologici. Questi, per svolgere al meglio la loro funzione, devono avere caratteristiche simili agli ambienti che mettono in comunicazione (per esempio, una siepe deve avere una struttura forestale, se mette in collegamento due boschi). Le siepi campestri di una certa ampiezza, poste lungo i corsi d’acqua, svolgono anche la funzione di “fasce tampone” fra diversi ecosistemi. Le siepi sono organizzate in piani, cioè presentano una struttura stratificata. Il primo livello è quello del suolo e può essere identificato con la lettiera, vera riserva di sostanza organica per gli organismi.

96 Quindi, segue il livello delle piante erbacee, caratterizzato da una composizione variegata, a seconda della natura dei suoli e delle pratiche agricole adottate nelle aree adiacenti alla siepe. Il piano successivo è quello arbustivo, formato dai rovi, dai biancospini, dallo spino cervino (Rhamnus cathartica), dal cappello del prete e dal prugnolo (Prunus spinosa). Altre specie d’arbusti comunemente presenti sono: il sanguinello (Cornus sanguinea) che si riconosce per la colorazione rossastra dei rami, la frangola (Frangula alnus), che da giugno comincia a produrre i frutti dapprima verdi, poi rossi ed infine neri a maturità, il nocciolo (Corylus avellana), il ligustrello (Ligustrum vulgare), il pallon di maggio (Viburnum opulus) e la lantana (Viburnum lantana). Lo strato arbustivo rappresenta la vera e propria ossatura delle siepi campestri e da esso dipende la presenza di numerose specie animali, che sfruttano anche gli alberi che formano l'ultimo piano. Il piano arboreo è rappresentato più frequentemente da platani, robinie, pioppi e da altri esemplari di media dimensione.

I prati stabili Il prato stabile, sebbene sia una coltivazione agraria, possiede interessanti caratteristiche naturalistiche e svolge un ruolo importante per il mantenimento della biodiversità nel paesaggio agrario. La pianura cremasca e, in misura minore, quella bergamasca, sono state caratterizzate per molti secoli dai prati permanenti, fonti indispensabili di foraggio per l’allevamento bovino. L’origine della loro vegetazione è di natura artificiale, poichè sono stati seminati, ma col tempo (esistono prati stabili che si ritiene abbiano alcuni secoli) la composizione floristica è andata evolvendosi, strutturandosi con una sua peculiare fisionomia. Le graminacce sono le specie più frequentemente rappresentate, in particolar modo il Lolium multiflorum, la Poa trivialis, la Poa pratensis e la Festuca pratensis. Oltre alle graminacee sono presenti il Trifolium repes (trifoglio bianco), il Trifolium pratense, il ranuncolo (Ranunculus repens), la carota selvatica (Daucus carota), il millefoglio (Achillea millefolium), la veronica (Veronica persica), il trifoglino (Lotus corniculatus), il dente di leone (Tarassacum officinale), la setaria glauca, la dactylis glomerulata e moltissime altre. Nei prati più umidi, perennemente ricchi di acqua, si possono trovare aree colonizzate da alcuni carici, come la Carex divulsa, la Carex panicea e la Carex hirta. Questa grande varietà di specie consente al prato di ospitare popolazione anche rilevanti di insetti, di invertebrati e di vertebrati.

La presenza macrobentonica Gli invertebrati bentonici sono piccoli animaletti, alcuni microscopici, altri visibili e grandi fino a una decina di centimetri (si pensi ad esempio al gambero), che popolano il fondo (da qui l’aggettivo bentonico) dei corsi d’acqua, vivendo sulla superficie del substrato o tra gli spazi interstiziali al suo interno. Due le categorie degli invertebrati acquatici: i microinvertebrati, rappresentati da Protozoi, Idracarini, Nematodi, Ostracodi, con lunghezza inferiore al millimetro; i macroinvertebrati, con lunghezza superiore al millimetro. Questi ultimi, più facili da osservare e molto più studiati e conosciuti, sono rappresentati principalmente da Insetti, Oligocheti, Crostacei, Irudinei, Molluschi e, più raramente, da Platelminti, Poriferi, Celenterati e Briozoi. Sulla base della posizione che occupano nel substrato, i macroinvertebrati possono essere distinti in epibentonici (quando vivono in superficie o nei primi centimetri di profondità) e freaticoli (se occupano le zone più profonde). Gli invertebrati macrobentonici sono fondamentali in un fiume, perché sono gli indicatori della qualità del suo ecosistema: i cosiddetti “bioindicatori”. Esiste persino un metodo ufficialmente riconosciuto dalla normativa nazionale, l’Indice Biotico Esteso, che si basa proprio sul loro studio per classificare lo stato di naturalità delle acque di un fiume o di un torrente. Anche il fiume Serio è oggetto di campionamenti periodici di macroinvertebrati al fine di monitorare la qualità delle acque tramite l’Indice Biotico Esteso.

97 Da tali indagini si evince che la fauna macrobentonica nel tratto tra Seriate e Mozzanica è rappresentata da comunità scarsamente strutturate, poco diversificate e formate unicamente da organismi molto resistenti al degrado ambientale. Da Castelgabbiano verso valle la situazione progressivamente migliora, con l’aumento del numero di unità sistematiche, indice di un aumento della diversità e della qualità ambientale. In nessuna stazione sono stati trovati rappresentanti del gruppo più sensibile in assoluto, quello dei Plecotteri (fatto salvo il genere Leuctra, che pur essendo un Plecottero è piuttosto tollerante); su tale assenza pesano sia il degrado qualitativo delle acque che il tipo di ambiente, in quanto essi sono naturalmente più abbondanti nei torrenti e nei fiumi pedemontani, mentre scarseggiano nelle acque dei corsi d’acqua di pianura dove trovano condizioni di ossigenazione, di substrato e termiche poco favorevoli. Mancano anche gli Efemerotteri della famiglia Heptageniidae, che hanno una sensibilità paragonabile a quella dei Plecotteri; sono risultati invece ubiquitari l’Efemerottero Baetis e i Ditteri Chironomidae, che sono particolarmente diffusi e ben adattabili alle diverse tipologie ambientali e all’inquinamento organico. Per quanto riguarda i Tricotteri sono state campionate le famiglie Hydropsychidae ed Hydroptilidae (la prima tipica di tratti con elevato apporto di sostanza organica fine), entrambe nel tratto medio e basso del corso del Serio. Procedendo verso la foce aumenta, come lecito attendersi, il numero di taxa tipico di acque più lente (Gasteropodi, Crostacei, Coleotteri). L’applicazione dell’Indice Biotico Esteso evidenzia uno stato di forte inquinamento organico delle acque nel tratto da Seriate a Mozzanica, dove oltre alla presenza di rilevanti apporti inquinanti viene meno la capacità di autodepurazione del fiume per la scarsità di acqua e l’alterazione degli ambienti ripari. Da Mozzanica, procedendo verso la foce, la situazione migliora progressivamente, grazie anche all’apporto di acqua pulita dal sottosuolo; da Crema finalmente il fiume Serio torna ad avere acqua di discreta qualità, sebbene non del tutto ottimale.

I pesci del fiume Serio La vocazionalità ittica del Fiume Serio, cioè il tipo di specie ittiche che esso dovrebbe ospitare in relazione alle sue caratteristiche ambientali, è stata profondamente modificata dalle alterazioni che l’uomo ha prodotto sulla portata e sulla morfologia del percorso e dell’alveo fluviale. In gran parte dell’asta fluviale, non sussistono più le condizioni di qualità e quantità di acque necessarie a garantire la sopravvivenza della trota marmorata, del temolo e dello scazzone: queste specie possono essere considerate estinte o quasi, se si eccettuano gli esemplari che possono arrivare sporadicamente al Serio da corpi idrici ancora in buone condizioni, come per esempio il Canale Vacchelli, che prende le acque dall’Adda. I Ciprinidi reofili sono diventati la fauna ittica dominante nell’intero corso del fiume Serio, anche se le specie più esigenti di questa famiglia, come il barbo canino e la lasca, hanno popolazioni di consistenza molto ridotta; sono invece molto diffusi il vairone, che con la sua modesta taglia può occupare anche zone poco profonde; il barbo comune, nelle zone dove vi è ancora una portata accettabile; ed il cavedano, grazie alla sua adattabilità. Le specie migratrici sono fortemente penalizzate dalla presenza di sbarramenti e soglie non superabili: la popolazione di lasca risulta frammentata, la presenza dell’anguilla dipende dai ripopolamenti, mentre lo storione cobice è ulteriormente penalizzato dalla difficoltà di trovare zone sufficientemente profonde.

La fauna delle siepi campestri La siepe campestre, quando possiede un’adeguata ampiezza e una buona complessità strutturale, può originare aree di nicchia o micro-ambienti, in grado di proteggere particolari specie faunistiche, da eventi climatici negativi, da potenziali inquinamenti e da predatori. Per esempio, la starna, il fagiano, la pernice rossa e il coniglio selvatico trovano un ambiente-rifugio ideale nelle zone con vegetazione arbustiva densa o vegetazione ultra-matura. In particolare, la pernice rossa ed il coniglio selvatico preferiscono generalmente zone con arbusti bassi, in cui

98 predominano il rovo, il ligustro e il Viburnum lantana, in associazione con graminacee come l’erba mazzolina. Nello stesso modo, anche i siti per la riproduzione possono essere diversificati e risultare idonei a diverse specie: i merli e i tordi prediligono la vegetazione arbustiva per nidificare; la tordela nidifica sulle biforcazione dei rami; il colombaccio usa le capitozze o le forcelle di maggiori dimensioni delle querce, dei platani o dei frassini, invase da edera, per costruire il nido e proteggerlo dalla vista dei predatori; e la tortora nidifica in zone dove sono presenti grandi noccioli e biancospini. Inoltre, la diversificazione della siepe influisce sulla funzione trofica di molte specie faunistiche sia direttamente, attraverso la produzione di frutti e germogli, sia indirettamente, per la presenza di numerose specie di insetti o piccoli roditori, che costituiscono la base alimentare di altri animali. Ad esempio, il colombaccio si nutre dei frutti dell’edera o di ghiande; i tordi ed il merlo consumano bacche di biancospino; i pulcini dei galliformi e gli uccelli insettivori (silvie e cince) si cibano di insetti (trofia indiretta); infine, i piccoli roditori rappresentano una fonte di nutrimento per molti predatori (rapaci, carnivori e rettili). Nelle siepi campestri presenti nel Parco del Serio si possono osservare numerose specie di uccelli che utilizzano le piante e gli arbusti per nutrirsi e per nidificare. La cinciallegra (Parus major), che è la più grande delle cince ed è contraddistinta da una forte colorazione gialla delle parti inferiori del corpo, utilizza spesso le siepi, per nidificare: qui trova alberi vetusti provvisti di buchi (molte volte scavati dai picchi). Altri uccelli tipici delle siepi campestri sono il cardellino (Carduelis carduelis), che si contraddistingue per una maschera facciale rossa contornata di bianco; il fringuello (Fringilla coelebs); la gazza (Pica pica); la cornacchia grigia (Corvus corone cornix); il pettirosso (Erithacus rubecula); l’averla piccola (Lanius collurio); lo zigolo giallo (Emberiza citrinella); il fagiano (Phasianus colchicus); e, a volte, la starna (Perdix perdix), ormai quasi estinta dal territorio del parco, a causa delle modificazione del paesaggio. Nelle siepi che costeggiano le rogge o gli specchi d’acqua minori si trovano anche le gallinelle d’acqua (Gallinula chloropus) e il germano reale (Anas platyrhynchos). Non solo gli uccelli frequentano le siepi campestri, ma anche il riccio, la volpe, la donnola e la lepre. Inoltre, gli alberi più grandi sono frequentati anche dai rapaci notturni, sia come posatoi per la caccia sia come habitat per nidificare Ecco, allora, la civetta, l’allocco, il barbagianni, l’assiolo ed il gufo comune.

La fauna dei greti del Serio I greti del fiume ospitano una fauna non necessariamente legata all’ambiente acquatico. Infatti, percorrendo le distese di ciottoli, si possono osservare il corriere piccolo e la calandrella. Nella parte nord del parco, invece, ai lati delle distese ghiaiose dove si trovano le steppe (praterie aride), si può osservare la calandrella, un uccello di piccola taglia che vive preferibilmente nelle zone più aperte ed aride, ove costruisce il nido. Un’altra specie che frequenta questi ambienti aridi è il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) che scava la propria tana nelle pareti del fiume o nel suolo delle praterie. È un lagomorfo che si distingue dalla lepre e dal silvago (“minilepre”, specie esotica importata dall’America) per le orecchie più corte. Negli arbusteti che coronano il letto del fiume regna il saltinpalo, un uccello dal piumaggio appariscente: petto arancio, collare bianco, testa, dorso e ali nere. Nidifica nella vegetazione bassa (arbusti) degli ambienti più naturali e nelle campagne, solamente se trova la vegetazione adatta. Lungo il corso del fiume, infine, vive la garzetta e il gabbiano.

La fauna dei boschi Negli ultimi lembi di boschi rimasti si può incontrare il picchio rosso maggiore che scava il proprio nido nel tronco di vecchi alberi, in cui deposita da quattro a sei uova, covate solitamente dal

99 maschio. Al crepuscolo, durante la stagione invernale, quando sverna, si può incontrare la beccaccia che con il suo lungo becco si ciba di animali del suolo, soprattutto lombrichi ed insetti. Altri uccelli silvicoli che frequentano i boschi fluviali sono la capinera, l’usignolo ed il luì piccolo (solo d’inverno) e talvolta la poiana. Anche alcuni mammiferi come il topo selvatico, il toporagno nano, la donnola, l’arvicola rossa, la faina trovano in questi boschi un luogo adatto per vivere. Al margine del bosco e nelle fasce boscate vive l’upupa che nidifica nelle cavità di vecchi alberi. Nei prati circostanti trova gli insetti, i rettili e i piccoli mammiferi di cui si nutre. Come l’upupa anche altre specie come la tortora e il pigliamosche vivono nell’ecotono del bosco. Altro frequentatore dei boschi è il tasso (Meles meles), un mammifero di medie dimensioni, appartenente alla famiglia dei Mustelidi, che scava complicati sistemi di gallerie. Le tane principali possono essere molto grandi con decine di fori di uscita e di areazione e centinaia di metri di cunicoli, fino ad una profondità di 10 metri. Nella tana, il tasso riposa durante il giorno, trova riparo nella brutta stagione e alleva i cuccioli.

L’analisi compiuta riguarda l’intero territorio del Parco e tenta di fornire una caratterizzazione complessiva, rispetto agli ambienti naturali maggiormente significativi lungo il Fiume Serio. Si ritiene altresì fondamentale, per quanto possibile, poter caratterizzare puntualmente il territorio del Parco nel Comune di Ripalta Cremasca, da un punto di vista vegetazionale, floristico e faunistico. Nell’ambito del territorio fra Crema e Montodine, secondo quanto riportato nella sezione relativa agli itinerari turistici nel sito del Parco del Serio, si ritrovano quasi tutte le specie ornitiche presenti nel parco, alle quali si associano quelle legate sia all’ambiente umido, sia al bosco: in particolare, si segnalano gli aironi (il cenerino ed il rosso, la nitticora, il sempre più raro tarabusino, la garzetta), gli anatidi, il tuffetto, la poiana ed altri ancora. Ultimamente si è rilevata la presenza massiccia del cormorano, che passa il periodo invernale nella zona. Fra i mammiferi, si segnalano infine la volpe, il tasso ed il moscardino.

Mappatura avifauna nel Parco del Serio Si ritiene interessante poter approfondire la tematica relativa alla presenza dell’avifauna nel territorio del Parco del Serio, soprattutto in relazione al territorio comunale di Ripalta Cremasca. A tale scopo è stato analizzato uno studio realizzato nel 2001 “Rilevamento, Mappatura e Monitoraggio di specie di uccelli indicatrici di qualità dell’ambiente agricolo nel territorio del Parco del Serio”, nel quale sono state raccolte informazioni e dati sull’abbondanza e la distribuzione di tutte le specie di avifauna rilevate sul territorio del Parco, diretta all’individuazione di eventuali altre specie legate ad aspetti particolari degli ambienti agricoli.

La metodologia scelta per il rilevamento dell’avifauna nidificante nel territorio del Parco è quella dei campionamenti puntiformi che utilizza la tecnica dei punti d’ascolto circolari di 10 minuti di durata (Fornasari et al., 1998). I campionamenti sono stati eseguiti sulla base di una griglia regolare di 500 m secondo il reticolato presente sulla cartografia regionale (CTR) in scala 1:10.000. Per Rondine, Civetta, Pavoncella, Allodola, Saltimpalo e Averla Piccola si è proceduto alla localizzazione su carta (CTR 1:10.000) delle osservazioni effettuate, in modo da descrivere le distribuzioni relative nel modo più preciso possibile. Allo scopo di trasformare i dati delle osservazioni in numero di coppie nidificanti sono stati utilizzati i seguenti codici standard:

maschio in canto o mostrante qualche altra manifestazione territoriale (come nel caso di columbiformi, C piciformi e galliformi) M maschio non in canto F Femmina

100 j giovani non atti al volo o appena involati (indicare quanti) attività riproduttiva (trasporto imbeccata, asportazione di sacche fecali, trasporto di materiale per il r nido, ecc.) soggetti in volo di trasferimento, la cui presenza non è strettamente connessa alla stazione di V rilevamento 1, 2, … n numero dei soggetti osservati non in attività, isolati (1) o in gruppo (>1)

In tutto sono stati eseguiti 353 rilevamenti, con il rinvenimento di 8410 coppie ripartite tra 79 specie. Nel campione rilevato la specie presente con il maggior numero di coppie è il Passero d’Italia, la specie con la distribuzione più ampia è invece la Capinera. La presenza tra le specie più abbondanti di Piccione torraiolo, Cornacchia grigia, Storno e Passero mattugio testimonia il forte grado di antropizzazione del territorio in esame. Un’abbondanza elevata si riscontra anche per la Rondine, presente con quasi 700 coppie nel 74,5 % delle unità di 500 m di lato visitate. La composizione del campione rivela comunque un buon grado di diversificazione del territorio grazie alla abbondanza e diffusione di specie quali Usignolo e Tortora, generalmente indicatrici di habitat naturali o semi-naturali. Tra le specie oggetto dell’indagine, l’Allodola e il Saltimpalo presentano una discreta diffusione (copertura superiore al 10 % del territorio), a fronte di una abbondanza relativamente modesta (meno dell’1 % delle coppie rilevate). Pavoncella, Averla piccola e Civetta risultano in base ai rilevamenti assai meno distribuite. Il quadro relativo a quest’ultima specie è modificato dalle indicazioni fornite dall’inchiesta svolta tra le Guardie Ecologiche Volontarie che operano nel Parco, che ne riportano una presenza più diffusa. Una prima osservazione dei risultati generali evidenzia la presenza di altre specie legate ad ambienti agricoli più o meno diversificati, quali Cutrettola, Strillozzo, Cappellaccia, Quaglia. Altro elemento caratterizzante è il rilevamento di un numero elevato di specie ecotonali, legate a elementi di diversificazione del paesaggio presenti nella matrice agricola quali filari, siepi, nuclei boschivi di piccole dimensioni.

Tabella 5.16 Risultati dei rilevamenti per le specie di non passeriformi.

Coppie Quadrati Codice Euring Specie Percentuale Frequenza stimate occupati 1040 Nitticora 4 0,05 5 1,42 1190 Garzetta 65,5 0,78 53 15,01 1220 Airone cenerino 45,5 0,54 59 16,71 1240 Airone rosso 1 0,01 2 0,57 1860 Germano reale 92,5 1,10 37 10,48 2310 Falco pecchiaiolo 0,5 0,01 1 0,28 2380 Nibbio bruno 0,5 0,01 1 0,28 3040 Gheppio 4 0,05 6 1,70 3100 Lodolaio 7 0,08 13 3,68 3700 Quaglia 13 0,15 12 3,40 3940 Fagiano comune 23,5 0,28 26 7,37 4240 Gallinella d'acqua 18 0,21 20 5,67 4690 Corriere piccolo 46 0,55 43 12,18 4930 Pavoncella 6 0,07 4 1,13 5460 Pettegola 0,5 0,01 1 0,28 5480 Pantana 1 0,01 1 0,28 5530 Piro piro culbianco 5 0,06 5 1,42 5540 Piro piro boschereccio 4 0,05 2 0,57 5560 Piro piro piccolo 15,5 0,18 16 4,53 5820 Gabbiano comune 73 0,87 22 6,23 5926 Gabbiano reale 9,5 0,11 11 3,12 6651 Piccione torraiolo 832,5 9,90 91 25,78 101 6700 Colombaccio 50,5 0,60 46 13,03 6840 Tortora dal collare 114,5 1,36 73 20,68 6870 Tortora 128,5 1,53 103 29,18 7240 Cuculo 27,5 0,33 29 8,22 7570 Civetta 2 0,02 4 1,13 7950 Rondone 108,5 1,29 55 15,58 8310 Martin pescatore 7,5 0,09 14 3,97 8400 Gruccione 76 0,90 14 3,97 8460 Upupa 11 0,13 17 4,82 8480 Torcicollo 11,5 0,14 12 3,40 8560 Picchio verde 7,5 0,09 11 3,12 8760 Picchio rosso maggiore 29 0,34 40 11,33

Tabella 5.17 Risultati dei rilevamenti per le specie di Passeriformi Coppie Quadrati Codice Euring Specie Percentuale Frequenza stimate occupati 9720 Cappellaccia 14 0,17 16 4,53 9760 Allodola 61 0,73 56 15,86 9810 Topino 30 0,36 10 2,83 9910 Rondine montana 2 0,02 1 0,28 9920 Rondine 688,5 8,19 263 74,50 10010 Balestruccio 231,5 2,75 110 31,16 10050 Calandro 1 0,01 1 0,28 10170 Cutrettola 81 0,96 76 21,53 10190 Ballerina gialla 10,5 0,12 17 4,82 10200 Ballerina bianca 66,5 0,79 68 19,26 10660 Scricciolo 25,5 0,30 18 5,10 10990 Pettirosso 1 0,01 1 0,28 11040 Usignolo 292 3,47 185 52,41 11220 Codirosso 10,5 0,12 13 3,68 11390 Saltimpalo 32,5 0,39 39 11,05 11870 Merlo 265,5 3,16 207 58,64 12200 Usignolo di fiume 84,5 1,00 68 19,26 12260 Beccamoschino 3 0,04 3 0,85 12500 Cannaiola verdognola 3,5 0,04 4 1,13 12510 Cannaiola 2 0,02 1 0,28 12600 Canapino 21,5 0,26 17 4,82 12670 Occhiocotto 0,5 0,01 1 0,28 12750 Sterpazzola 9 0,11 8 2,27 12770 Capinera 609,5 7,25 308 87,25 13350 Pigliamosche 46 0,55 52 14,73 14370 Codibugnolo 25 0,30 14 3,97 14620 Cinciarella 25,5 0,30 24 6,80 14640 Cinciallegra 70 0,83 80 22,66 14900 Pendolino 12,5 0,15 9 2,55 15080 Rigogolo 101,5 1,21 73 20,68 15150 Averla piccola 5 0,06 7 1,98 15390 Ghiandaia 2 0,02 3 0,85 15490 Gazza 32 0,38 41 11,61 15600 Taccola 0,5 0,01 1 0,28 15673 Cornacchia grigia 759,5 9,03 270 76,49 15820 Storno 446,5 5,31 183 51,84 15912 Passero d'Italia 1316,5 15,65 293 83,00 15980 Passero mattugio 347 4,13 179 50,71 16360 Fringuello 153,5 1,83 105 29,75

102 16400 Verzellino 249 2,96 171 48,44 16490 Verdone 210,5 2,50 147 41,64 16530 Cardellino 197,5 2,35 155 43,91 16600 Fanello 5,5 0,07 5 1,42 18770 Migliarino di palude 0,5 0,01 1 0,28 18820 Strillozzo 15,5 0,18 11 3,12

La seguente tabella mette in evidenza le specie presenti nel territorio comunale di Ripalta Cremasca.

RONDINE Hirundo rustica A sud del comune di Romano di Lombardia la distribuzione diviene discontinua, con alternanza tra quadrati in cui la specie non è stata rilevata e altri dove la sua abbondanza presenta valori modesti. La sua densità torna a crescere nel territorio tra Sergnano, Crema e . I valori di abbondanza più alti si ripresentano nella parte meridionale, in corrispondenza del quadrato 305 (25 coppie in attività trofica poco lontano da Ripalta Vecchia, comune di Madignano) e nel quadrato 331 (18 coppie al limite settentrionale di Ripalta Arpina, nel Comune omonimo). Il quadro distributivo è sostanzialmente confermato dalle indicazioni ottenute dalle Guardie Ecologiche Volontarie in servizio presso il Consorzio di Gestione del Parco.

SALTIMPALO Saxicola torquata Il Saltimpalo è stato rilevato in 39 punti d’ascolto sui 353 effettuati durante la stagione riproduttiva 2001, per un totale di 48 individui contattati e di 32,5 coppie stimate in tutto il territorio del Parco. A queste si aggiungono poche altre osservazioni effettuate al di fuori dei punti d’ascolto. L’areale della specie all’interno dell’area protetta è relativamente disomogeneo, presentando concentrazioni molto elevate nella parte settentrionale del Parco e distribuzione assai più frammentaria nella parte centro – meridionale.

PAVONCELLA Vanellus vanellus Presente in modo più continuo sul territorio del Parco fino a pochi anni fa, la specie è stata rilevata solamente in quattro occasioni durante i campionamenti puntiformi eseguiti nella stagione riproduttiva 2001. Indicazioni delle Guardie Ecologiche Volontarie permettono di individuare un unico nucleo riproduttivo, localizzato in una ristretta area compresa tra Martinengo e Romano di Lombardia (Cascina Caglioni), sulla sinistra orografica del Serio. In questa zona, a ridosso del fiume, sono state stimate nel 2001 circa 10 coppie. A tale popolazione si riferiscono probabilmente tre delle quattro segnalazioni avvenute durante l’esecuzione dei campionamenti puntiformi. L’avvistamento di quattro individui in volo nella parte meridionale del Parco (Ripalta Nuova) potrebbe indicare una seconda popolazione, pure se si considera più probabile che gli individui provengano da stazioni riproduttive localizzate al di fuori dei confini

103 del Parco (Lavezzi com. pers.). Per quanto riguarda la parte meridionale dell’area protetta, nell’ultimo decennio non sono state riportate osservazioni di individui nidificanti.

AVERLA PICCOLA Lanius collurio La specie è stata rilevata in corrispondenza di soli sette punti d’ascolto; si aggiungono tre ulteriori segnalazioni di individui osservati al di fuori dei punti d’ascolto, e due indicazioni di presenza da parte delle Guardie Ecologiche Volontarie del Parco (peraltro forse riferibili a medesimi individui già contattati nel corso del programma di censimento). Complessivamente l’Averla piccola sembra presentare all’interno del Parco una distribuzione dispersa, con un unico possibile nucleo di distribuzione nell’area compresa tra Sergnano e Pianengo. Altre due osservazioni provengono dall’area compresa tra Ripalta Nuova e Ripalta Guerina.

CIVETTA Athene noctua La specie è stata rilevata in corrispondenza di quattro punti d’ascolto effettuati durante la stagione riproduttiva 2001. La scarsità delle osservazioni non implica peraltro un’effettiva rarità della specie all’interno del Parco; la sua elusività, unita ad una forte selettività ambientale, non ha infatti consentito un’indagine accurata della distribuzione attraverso la metodologia dei campionamenti puntiformi. Osservazioni complementari delle Guardie Ecologiche Volontarie hanno permesso di mappare altre venti coppie presumibilmente nidificanti, di cui quindici all’interno dei confini del Parco e cinque negli immediati dintorni, sempre in corrispondenza di paesi, piccoli nuclei abitati o edifici isolati. Considerando tutte le segnalazioni pervenute, l’areale della Civetta all’interno del Parco sembra essere discretamente continuo, con maggiori concentrazioni nella parte centro – settentrionale e individui più isolati in quella meridionale.

Lo studio in analisi mette inoltre in evidenza eventuali interventi atti alla conservazione di alcune specie, rispetto al contesto ambientale e naturale nel quale vivono e si riproducono. Per la conservazione della Civetta tali interventi dovrebbero includere il mantenimento degli edifici rurali utilizzati per la nidificazione, evitando d’altra parte la demolizione di vecchi cascinali

104 abbandonati; misure di questo genere potrebbero andare a beneficio anche di altre specie di rapaci notturni, come il Barbagianni. Misure di sostegno alla popolazione residente potrebbero includere anche la creazione di cavità artificiali all’interno degli edifici agricoli (Rocamora e Yeatman- Berthelot, 1999) o di cassette-nido (Tucker e Heath, 1994). Misure più specifiche per la conservazione dell’Averla piccola potrebbero includere il mantenimento di prati polifiti permanenti, l'incentivazione del pascolo programmato, il mantenimento e il ringiovanimento degli ambienti aperti naturali e semi-naturali e lo sfalcio dei prati utilizzati quali aree di caccia. Un’ulteriore misura auspicabile per la conservazione del Saltimpalo è suggerita da Muller (in Rocamora e Yeatman – Berthelot, 1999), che propone di differire nel corso dell’anno alcune pratiche agricole effettuate spesso in periodo riproduttivo, come lo sfalcio dei bordi stradali e il decespugliamento. Possibili interventi per la conservazione della Rondine all’interno del Parco potrebbero essere costituiti, oltre a quelli già citati, dal mantenimento di vecchi edifici rurali idonei alla costruzione dei nidi. Pare necessaria, inoltre, una politica di educazione ambientale mirata alla conoscenza della specie presso la popolazione locale e alla salvaguardia dei siti riproduttivi. Le popolazioni europee della specie sono andate infatti incontro, a partire dagli anni ’70, ad un progressivo declino (Hagemeijer e Blair, 1997), imputabile, tra le varie ragioni, alla rarefazione dei luoghi deputati alla nidificazione, avvenuta in conseguenza della sparizione dei metodi tradizionali di allevamento e della generale modernizzazione dell’agricoltura (con la progressiva trasformazione dei luoghi privilegiati per la riproduzione, come scuderie e stalle). Una recente ricerca attuata nel Parco dell’Adda Sud, simile per componenti ambientali e struttura generale al Parco del Serio, mostra come una modificazione delle pratiche agricole e zootecniche abbia notevolmente influenzato la distribuzione e l’abbondanza delle popolazioni della specie (Saino com. pers.); in particolar modo, lo studio conferma uno stretto legame tra le rondini e la presenza di allevamento, legame che potrebbe essere mediato sia dalla maggiore disponibilità trofica in cascine dove è praticato l’allevamento, sia dalla maggiore disponibilità di strutture idonee alla nidificazione. In declino in molte parti dell’areale europeo, la Pavoncella sembra soffrire l’intensificazione delle pratiche agricole avvenuta nell’ultimo ventennio e l’uso indiscriminato di prodotti chimici artificiali (Hagemeijer e Blair, 1997). Un trend positivo è invece segnalato per l’Italia, dove la popolazione è oggi ritenuta pressoché costante dopo un notevole incremento avvenuto durante gli anni ’70-’80 (Boano in Meschini e Frugis, 1993); l’aumento della specie nella parte settentrionale della pensiola (Pianura Padana) può essere dovuto, tra le varie ragioni, anche ad un adattamento progressivo alla nidificazione in campi di mais e in coltivi asciutti a scarsa copertura erbacea. La presenza di tali ambienti nel Parco del Serio, tuttavia, non è evidentemente sufficiente per una diffusione omogenea della specie; possibili cause di una sua limitata diffusione potrebbero essere individuate nell’impiego di pratiche colturali intensive e nell’uso di pesticidi, oltre che a disturbi esterni di vario genere. La distruzione dei nidi, dovuta a un precoce processo di sfalcio, potrebbe essere inoltre un’ulteriore causa della rarità della Pavoncella nel Parco; tale ipotesi sembra essere confermata dai movimenti dell’unico nucleo riproduttore esistente, probabilmente spostatosi nell’attuale sito di nidificazione da aree adiacenti a causa di disturbi di questo tipo. Per questa specie lo studio in oggetto si propone dunque un differimento delle pratiche di sfalcio del mais, che potrebbe favorire il processo di riproduzione in varie aree del Parco.

Un monitoraggio continuo dell’avifauna nidificante risulta essere indispensabile per uno studio approfondito dello status e degli andamenti numerici delle popolazioni delle specie presenti con contingenti riproduttori all’interno del Parco. I dati raccolti durante la stagione riproduttiva 2001 hanno permesso di costituire un database che può fungere da punto di partenza per un monitoraggio

105 dell’avifauna prolungato nel tempo, fornendo contemporaneamente gli elementi per l’impostazione dello stesso. Per la maggior parte delle specie, si ritiene che un programma di rilevamento mediante punti d’ascolto, effettuato sulla base di una griglia campionaria in tutto il territorio del Parco, possa risultare efficace al fine della valutazione di cambiamenti di areale delle popolazioni e di consistenza dei contingenti riproduttivi. Un programma del genere dovrebbe essere svolto su base annuale attraverso la collaborazione di ornitologi professionisti o semi-professionisti, prevedendo una durata di almeno dieci giorni di rilevamento nel periodo generalmente ritenuto migliore per il censimento di specie nidificanti (inizio maggio – metà giugno). La griglia campionaria potrebbe essere stabilita sulla base sia delle componenti ambientali rilevate nel corso del primo anno di indagine, in modo da riuscire ad indagare tutte le tipologie presenti all’interno dell’area, sia delle specie considerate prioritarie rinvenute nel 2001. Si propone in questa sede un monitoraggio esteso su circa cento punti distribuiti su tutto il territorio e selezionabili tra quelli già eseguiti. Per altre specie (non Passeriformi, specie coloniali) sono invece auspicabili censimenti specifici estesi a tutto il territorio del Parco. In particolare si consigliano interventi diretti ai seguenti gruppi e secondo le seguenti metodologie: - Rapaci diurni. Localizzazione e monitoraggio dei nidi all’interno del Parco; - Pavoncella. Esplorazione delle aree occupate e valutazione del successo riproduttivo; - Civetta e rapaci notturni (Barbagianni, Allocco, Assiolo, Gufo comune). Censimenti mediante tecnica del playback nel periodo riproduttivo (modalità varie a seconda delle specie) e valutazione del successo riproduttivo; - Succiacapre. Censimenti notturni mediante più rilevatori in contemporanea con tecnica del transetto, da effettuarsi in aree vocazionali in periodo riproduttivo (metà maggio – giugno); - Gruccione, Topino. Individuazione delle colonie e censimenti alle stesse. - Rondine. Monitoraggio dei principali siti riproduttivi a fini conservativi. Tali censimenti specifici potrebbero essere effettuati anche da Guardie Ecologiche Volontarie con buona esperienza di campo e analizzati da un coordinatore interno o esterno al Parco.

Il Parco del Serio riveste una notevole importanza come possibile nodo di congiunzione di corridoi ecologici, collegandosi al Parco Adda Sud nella sua parte più meridionale, al Parco del Fiume Tormo (nord-ovest), al Parco dei Fontanili (nord) e al PLIS del Moso (di possibile prossima istituzione). La valorizzazione e la fruizione di tali aree di elevato pregio naturalistico-ambientale, possono essere inoltre favorite grazie anche alla realizzazione di percorsi ciclo-pedonali, che possano attraversarli e connetterli a sistema.

PLIS del Moso PLIS del Fiume Tormo

Parco Adda Sud Parco del Serio

Figura 5.79 – Connessione fra le aree protette (Parchi regionali e PLIS) [Fonte: SIT Provincia di Cremona] 106 Ulteriori elementi di naturalità, presenti sul territorio comunale in analisi, sono rappresentati dalle aree boscate e seminaturali, che occupano una percentuale esigua del territorio, pari a circa l’2,3%, prati permanenti ed elementi naturali marginali e nastriformi, quali siepi e filari, come rappresentato nelle seguenti figure.

Figura 5.80 – boschi e sistemi verdi, prati permanenti ed elementi naturali marginali e nastriformi [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Non sono presenti SIC, né ZPS, ambienti umidi, fontanili o sorgenti.

L’estratto della Carta della rilevanza del paesaggio fisico-naturale della variante del PTCP della provincia di Cremona, mette in evidenza la rilevanza del paesaggio sia fisico, che naturale che qualifica il territorio comunale di Ripalta Cremasca. L’ambito caratterizzato dalla presenza del fiume Serio e quindi del Parco regionale del Serio, a est del territorio comunale, è classificato come area a rilevanza del paesaggio fisico-naturale medio- alta, il resto del territorio in analisi è invece classificato come ambito a rilevanza del paesaggio fisico-naturale bassa.

Figura 5.81 – Carta della rilevanza del paesaggio fisico-naturale [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

107 Un elemento di particolare rilevanza geomorfologica è determinato dalla presenza degli “orli di scarpate” morfologiche, che caratterizzano la conformazione morfologica del margine orientale del territorio comunale di Ripalta Cremasca, nell’area caratterizzata dalla presenza del fiume Serio e del Parco Regionale. I tratti significativi delle scarpate principali (altezze superiori ai 3 metri), considerate emergenze morfologico-naturalistiche, in rapporto alla loro evidenza percettiva, costituiscono elementi di notevole interesse paesistico. Essi concorrono spesso a formare fasce dotate di un alto grado di naturalità e costituiscono elementi di riferimento simbolico come presenze evocative del paesaggio originario. Per gli orli di scarpata, sia principali che secondari non sono consentiti interventi e trasformazioni che alterino i loro caratteri morfologici, paesaggistici e naturalistici.

Figura 5.82 – Individuazione scarpate [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

108 5.8 Paesaggio e beni storico-culturali

Il PTCP della provincia di Cremona suddivide il territorio in tematismi denominati geositi in grado di evidenziare sinteticamente alcuni elementi prevalentemente morfopaesaggistici che conformano e modellano significativamente il paesaggio cremonese e che necessitano adeguata tutela e valorizzazione. I Geositi rappresentano aree di valore paesaggistico e ambientale a spiccata connotazione geologica. Essi costituiscono una risorsa che va considerata come componente del paesaggio da proteggere e salvaguardare, in quanto rappresentano beni naturali (di natura geologico – geomorfologica) non rinnovabili, intesi quali elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico, che testimoniano alcuni dei processi che hanno formato e modellato il territorio. Il territorio comunale di Ripalta Cremasca si colloca nel geosito denominato “Valli relitte (o paleovalli)”, ovvero ambiti di prevalente interesse geomorfologico e naturalistico, presenti in tutti gli ambiti paesistico-territoriali omogenei. Si tratta di tracce, di chiara origine fluviale, connesse all’evoluzione naturale nel corso del tempo del reticolo idrografico principale, in seguito a processi di diversa natura (idraulica, neotettonica e climatica), con la conseguente migrazione dei corsi d’acqua: abbandono degli alvei fluviali originari e creazione di nuovi percorsi fluviali. Tali elementi testimoniano pertanto l’evoluzione (anche in epoca storica) del territorio ed hanno in varia misura “guidato” l’uso del territorio, tra cui l’andamento dello stesso reticolo idraulico secondario realizzato dall’uomo.

Tra le “Valli relitte (o paleovalli)” si riconosce l’area denominata “le valli relitte del fiume Serio”. Altri importanti elementi geomorfologici testimoni di antichi percorsi fluviali sono rappresentati proprio dalle valli abbandonate dal fiume Serio, indicate in letteratura come valle del Serio di o del Serio morto e valle del Serio di Grumello. Esse materializzano i segni di un’evoluzione idrografica superficiale primaria compiutasi anche in epoca storica, come accade per la valle del Serio morto, abbandonata verosimilmente tra i secoli XI e il XIV, probabilmente ancora in relazione all’innalzamento per cause tettoniche del Pianalto di , per seguire il nuovo percorso ancora mantenuto dal fiume Serio, che lo conduce a sfociare in Adda in località Boccaserio, in comune di Montodine. Di enorme importanza geostorica queste valli abbandonate conservano ancor oggi interessanti elementi di elevato valore geomorfologico, paesaggistico e ambientalenaturalistico.

Figura 5.83 – Ambiti paesaggistico -territoriali della Provincia di Cremona [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

109 L’estratto della Carta degli indirizzi per il sistema paesistico ambientale della variante del PTCP della provincia di Cremona, approvata con delibera n. 66 dell’8/04/2009 ai sensi dell’art. 17, commi 9 e 4 della L.R. 12/2005 e successive modifiche e integrazioni, mette in evidenza alcuni elementi fondamentali per la definizione del sistema paesistico-ambientale che caratterizza il territorio comunale di Ripalta Cremasca. Per ciò che riguarda la definizione delle unità tipologiche di paesaggio si ritiene importante definire le componenti paesaggistiche di interesse primario e secondario che caratterizzano il comune in analisi. Le prime fanno riferimento ad aree a marcata sensibilità ambientale e a elevata valenza e potenzialità naturalistica, in genere strettamente relazionate all’elemento idrico; le seconde sono aree caratterizzate da una significativa sensibilità ambientale (valli relitte), da un rilevante pregio morfologico (dossi) e da una elevata antropizzazione. Esse costituiscono una porzione rilevante del territorio provinciale con presenza di elementi paesaggistici peculiari. Per quanto concerne le componenti paesaggistiche di interesse primario si mette in evidenza che il territorio comunale in analisi è interessato dall’area denominata VF ovvero “Valli fluviali: areali formati e modellati dall’erosione e sedimentaria, attuale e recente, dei fiumi Po, Adda, Oglio e Serio”, mentre per le componenti di interesse secondario il comune ricade nell’area delle cosiddette “Valli relitte” del fiume Serio.

Figura 5.84 – Carta degli indirizzi per il sistema paesistico ambientale [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Il paesaggio agricolo della pianura cremasca, è caratterizzato dall’andamento nord-sud degli elementi morfologici ed idraulici e dalla ricchezza di risorse idriche. Un elemento peculiare è rappresentato dal sistema delle cascine fortificate.

110

Figura 5.85 – Carta degli indirizzi per il sistema paesistico ambientale [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Il limite che distingue il paesaggio agricolo di pianura a ovest del territorio comunale, dalla valle del Serio a est, è caratterizzato da un sistema di particolare rilevanza geomorfologica, ovvero è definito dalla presenza di una scarpata principale, ovvero un elemento morfologico lineare, con dislivelli nell’ordine della decina di metri, che individuano le principali strutture depresse (>3 metri). La scarpata attraversa in direzione nord-sud il comune di Ripalta Cremasca, caratterizzando la conformazione morfologica del margine orientale del territorio, nell’area caratterizzata dalla presenza del fiume Serio e del Parco Regionale.

La Carta degli indirizzi per il sistema paesistico ambientale individua, sul territorio comunale, la presenza di gli alberi di interesse monumentale (o “alberi monumentali”). Essi rappresentano elementi di elevato pregio naturalistico, storico, paesaggistico e culturale che caratterizzano il territorio provinciale. Il PTCP individua e censisce gli esemplari arborei singoli, in gruppo o in filare e promuove iniziative di pubblicizzazione e di valorizzazione al fine di divulgarne la conoscenza ed il significato della tutela. Il sistema dell’organizzazione del paesaggio agrario tradizionale è infine caratterizzato dalla presenza di tracce della centuriazione romana, elemento morfologico significativo e caratterizzante del territorio rurale cremonese cremasco. Ve ne sono alcune tracce a sud del territorio comunale in analisi. La viabilità storica è caratterizzata dalla presenza di assi di viabilità principale che attraversano il territorio in direzione nord-sud ed est-ovest.

111 L’estratto della Carta delle tutele e delle salvaguardie del PTCP di Cremona mette in evidenza gli elementi di tutela e di salvaguardia presenti sul territorio comunale di Ripalta Cremasca. Fra gli elementi di salvaguardia vengono evidenziate le infrastrutture per la mobilità esistenti, le strade extraurbane secondarie exSS 591 e SP 43, che attraversano il territorio comunale in direzione nord-sud, e la SP54, in direzione est-ovest. Per quanto concerne gli ambiti di tutela vengono analizzate le aree soggette a regime di tutela del PTCP stesso, ovvero la rete ecologica provinciale, caratterizzata da elementi lineari (corridoi: Roggia Comuna, Roggia Acqua Rossa) e areali (lungo il fiume Serio) e gli orli di scarpata che caratterizzano il territorio comunale, secondo l’art. 16.4 – 5.1.1 DGR 1621/07. Il territorio comunale, invece, non presenta elementi di rischio sismico, nè di rischio idrogeologico molto elevato.

Figura 5.86 – Carta delle tutele e delle salvaguardie [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

La Carta delle sensibilità ambientali del PTCP di Cremona mette in evidenza le sensibilità ambientali del territorio provinciale. Per ciò che riguarda l’area in oggetto gli elementi di sensibilità presenti sono i seguenti: ƒ Zona rossa: RF – RED FLAG, aree ad elevato pregio naturalistico. ƒ Zona gialla: LF2 – Superficie modale stabile, pianeggiante o leggermente ondulata, intermedia fra le aree più rilevate (dossi) e depresse (conche e paleoalvei); ƒ Zona viola: VT2 - Terrazzi fluviali subpianeggianti condizionati da un drenaggio lento, causato dal ristagno e dal deflusso di acque provenienti da superfici più rilevate. Coincidono spesso con paleoalvei, conche e depressioni; ƒ Zona marrone: LF5 – Superfici limitrofe ai principali solchi vallivi, poco ribassate rispetto alla pianura, generate da antiche divagazioni di corsi d’acqua, delimitate da orli di terrazzo discontinui o raccordate alla superficie modale, talora dotate di pendenze molto basse.

112 ƒ Zona verde: VA8 . Superfici sub pianeggianti corrispondenti alle piane alluvionali delle valli più incise, comprese tra i terrazzi antichi e le fasce maggiormente inondabili limitrofe ai corsi d’acqua, da cui sono generalmente separate da gradini morfologici. Appartengono ai tratti medio-alti dei fiumi, ove dominano patterns intrecciati, rettilinei e sinuosi.

Figura 5.87 – Carta delle sensibilità ambientali [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

* * * Il PTCP della provincia di Cremona ha elaborato il censimento delle cascine presenti sul territorio provinciale, quali elementi di pregio culturale e di riconoscimento del patrimonio architettonico rurale, in una provincia in cui l’agricoltura rappresenta una delle voci più importanti dell’economia locale. La superficie agricola utilizzata nel territorio del comune di Ripalta Cremasca è pari all’80% circa del territorio comunale. Le cascine rilevate dal censimento provinciale risultano 40: 27 sono abitate, 23 in attività e di queste 14 presentano allevamenti di diverso genere e dimensione, 1 è sotto tutela (vincolo Legge 1089/39) e 8 risultano abbandonate.

La scheda completa del censimento eseguito è rappresentata nella seguente immagine.

113

Figura 5.88 – Localizzazione delle Cascine nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: SIT Provincia di Cremona]

Il PTCP di Cremona individua, inoltre, comune per comune, un elenco di beni di interesse artistico e storico, vincolati ai sensi dell’art. 10 del D. Lgs. 22 gennaio 2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio” n. 42, tra cui:

Tabella 5.18 Beni culturali di interesse artistico e storico vincolati [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

DATA PUBB. G.U. 1089/39 1497/39 431/85 Chiesa Parrocchiale S. Michele X Chiesa Parrocchiale S. Cristoforo X Chiesa Parrocchiale S. Bernardo X Fiume Serio Cascina Torre già dei Conti Vimercati S. X Severino (frazione Bolzone) Chiesa Parrocchiale S. Antonio d’Abate X (frazione Bolzone)

114 5.8.1 Rete ecologica regionale

Il progetto “Rete Ecologica della Pianura Padana Lombarda”, approvato con DGR 8/8515 del 26 novembre 2008, mira a definire una strategia per la conservazione della natura o, meglio, di ciò che di essa rimane, in grado di sottrarre a un destino che sembra segnato la ricchezza biologica della regione, sorprendentemente ancora elevata considerando l’aggressione antropica subita dalla natura nella pianura lombarda. Il progetto si pone la finalità di creare una connessione strategica fra elementi di pregio e valore da un punto di vista naturalistico, ecologico ed ambientale, partendo dal presupposto che non è più possibile pensare di salvare le specie selvatiche e gli ambienti naturali realizzando una raccolta di ‘francobolli’ di natura isolati dal resto del territorio. In paesaggi con una forte impronta umana come quello della pianura lombarda, è fondamentale garantire la connessione ecologica tra le diverse aree importanti, per consentire quel ricambio di individui (e quindi di geni) e di risorse biologiche necessario al mantenimento di popolazioni, specie e habitat. In questo senso, la rete ecologica è lo strumento più adatto di poter disporre: essa è concepita proprio come rete di ‘scambio’, lungo cui possono muoversi individui e specie, riescono a mantenersi popolazioni vitali e possono verificarsi fenomeni di ricolonizzazione di aree dove una o più specie erano andate estinte. La Rete Ecologica Regionale (RER) rientra tra la modalità per il raggiungimento delle finalità previste in materia di biodiversità e servizi ecosistemici, a partire dalla Strategia di Sviluppo Sostenibile Europea (2006) e dalla Convenzione internazionale di Rio de Janeiro (5 giugno 1992) sulla diversità biologica.

La rete ecologica regionale nell’ambito di interesse è evidenziata dalla seguente immagine:

115

Figura 5.89 – Rete ecologica nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Rete ecologica Regionale, 2008]

Il comune di Ripalta Cremasca appartiene all’ambito localizzato nel triangolo compreso tra i fiumi Adda e Serio e che include la loro confluenza, dotato di un mosaico agricolo ed un ricco reticolo idrografico secondario aventi notevole valore naturalistico. L’area ricade nelle province di Cremona a NE e Lodi a SW. La principale area sorgente di biodiversità è costituita dal fiume Adda, particolarmente importante per l’avifauna e per numerose specie ittiche. Altre aree ricche di naturalità sono costituite dal Fiume Serio, dal PLIS del Tormo e dal Serio Morto. Vi è altresì compreso un importante corridoio ecologico costituito da un canale irriguo di elevato valore naturalistico, soprattutto per la conservazione di specie ittiche anche endemiche e della flora spontanea: il Canale Vacchelli. Gli elementi che caratterizzano la rete ecologica nell’ambito in analisi sono elencati nella seguente immagine:

Anche il PTCP della provincia di Cremona definisce la rete ecologica, rappresentata nella seguente figura:

116

Figura 5.90 – Carta della rete ecologica [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

117 5.9 Fattori demografici ed umani

Il servizio statistica della Provincia di Cremona, nell’Annuario statistico della Provincia di Cremona al 31/12/2008, analizza le dinamiche demografiche interne alla provincia, in atto nell’ultimo biennio; confermando l’incremento della popolazione residente nel territorio cremonese. Il trend demografico ha infatti visto il superamento della soglia dei 355 mila abitanti del 2007 di oltre cinquemila unità, che hanno portato i residenti a oltre 360 mila nel 2008. Tale incremento della popolazione è interamente imputabile alla rilevante presenza di cittadini stranieri regolarmente residenti, alla quale il 2007 e il 2008 hanno impresso un’accelerazione notevole rispetto al trend precedente. Il grafico riportato di seguito mette in evidenza il trend demografico nei censimenti della popolazione dal 1861 al 2001, mentre la seconda figura evidenzia l’evoluzione storica delle dinamiche demografiche, dal 1998 al 2008. Si ritiene importante equiparare i dati relativi ai due grafici, al fine di poter affermare che nell’arco temporale 2001-2008 la popolazione nella provincia di Cremona è cresciuta del 7,2%, a conferma di un dato di crescita a livello regionale che, per lo stesso arco temporale, si attesta intorno al 6%.

ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE PROVINCIALE DAL 1881 AL 2001

450.000 381.816 400.000 369.175 369.515 353.639 362.489 351.160 350.000 329.536 334.281 332.236 327.970 335.939 305.338 304.535 291.746 300.000

250.000

200.000

150.000 POPOLAZIONE 100.000

50.000

0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 ANNI

Figura 5.91 – Trend della popolazione residente [Fonte: Rapporto sulla popolazione residente nei comuni della provincia di Cremona e sulla presenza degli stranieri, Provincia di Cremona, 2008]

Il comune di Ripalta Cremasca si trova nell’area del Cremasco e dal punto di vista delle dinamiche demografiche, secondo le analisi della provincia, nell’arco temporale 2001-2009, è caratterizzato da un incremento di popolazione pari al 10% circa, di poco superiore rispetto al dato medio di crescita della provincia di Cremona. Nel comune di Ripalta Cremasca risiedono circa 3.368 abitanti (dato relativo al 31 dicembre 2009).

118 La densità abitativa media registrata nell’anno 2008 risulta pari a 282,71 ab/kmq, mentre lo stesso dato registrato dalla provincia di Cremona, nel 2008, è pari a 203,42/kmq. La figura seguente mette infatti in evidenza come il comune di Ripalta Cremasca sia tra quelli con maggiore densità abitativa all’interno del territorio provinciale di Cremona.

Figura 5.92 – Densità della popolazione residente nella provincia di Cremona [Fonte: Rapporto sulla popolazione residente nei comuni della provincia di Cremona e sulla presenza degli stranieri, Provincia di Cremona, 2008]

Nel corso degli ultimi decenni, il comune di Ripalta Cremasca alla pari di altri comuni della provincia di Cremona, ha subito un deciso incremento della popolazione residente. I dati dei censimenti ISTAT del 1971, 1981, 1991, 2001, indicano un trend di crescita pari al 22% dal 1971 al 2001, poiché la popolazione è passata da 2.514 a 3.065 unità; non confermato poi dal trend di crescita molto più contenuto avvenuto nell’arco 2001-2009, pari a circa il 10%. Nell’arco di tempo compreso fra il 2001 e il 2009 la popolazione residente nel comune di Ripalta Cremasca ha quindi mantenuto un trend di crescita lieve ma costante.

119 Popolazione residente [ab]

4000 3.368 3500 3.252 3.255 3.289 3.310 3.336 3.065 3.121 3.181 2.917 3000 2.647 2.514 2500

2000

1500

1000

500

0 1971 1981 1991 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Figura 5.93 – Popolazione residente [Fonte: ISTAT Censimenti sulla popolazione 1971-2001, dati rilevati da GeoDemo, Istat dal 2002 al 2009]

Si rileva un analogo incremento del numero di famiglie nell’intervallo 2003-2009: il trend di crescita è pari infatti al 15%.

Numero famiglie [n.]

1600 1.385 1.401 1.332 1.364 1400 1.279 1.219 1.252 1.165 1200

1000

800

600

400

200 N.D. N.D. 0 1981 1991 2001 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Figura 5.94 – Numero famiglie [Fonte: ISTAT Censimenti sulla popolazione 1981-2001 e dati rilevati da GeoDemo, Istat dal 2003 al 2009]

Il numero medio di componenti per famiglia si attesta intorno al valore medio di 2,4 unità nel 2008, mostrando un leggero decremento rispetto allo stesso dato rilevato nel 2001, pari a 2,6.

L’indice di vecchiaia, inteso come il rapporto tra la popolazione con più di 64 anni e la popolazione nella fascia di età 0-14 anni, per 100 è pari a 158,43 nell’anno di riferimento 2008. Ciò significa che per 100 bambini di età compresa fra 0 e 14 anni, sono presenti 158,43 persone di età superiore ai 65 anni.

120 Tale dato, di poco inferiore alla media provinciale pari a 163,58, mette in evidenza una struttura demografica comunale poco equilibrata rispetto ad altre realtà territoriali della provincia cremonese; confermando un sostanziale disequilibrio fra le diverse classi di età: un indice di natalità sempre più basso a fronte di un continuo innalzamento delle aspettative di vita e quindi delle classi anziane.

Indice di vecchiaia [%]

180 152,78 157,38 158,43 160 140 120 100 80 60 40 20 0 2006 2007 2008

Figura 5.95 – Indice di vecchiaia [Fonte: Rapporto sulla popolazione residente nei comuni della provincia di Cremona e sulla presenza degli stranieri, Provincia di Cremona, 2006, 2007, 2008]

A livello provinciale il dato subisce una leggera decrescita nell’arco di tempo analizzato (2006- 2008). Tale trend non è invece confermato nel comune di Ripalta Cremasca: l’indice è in costante, anche se leggera, crescita.

Indice di vecchiaia [%] 2006 2007 2008 Ripalta Cremasca 152,78 157,38 158,43 Provincia Cremona 169,29 166,03 163,58

I valori relativi alle classi di età della popolazione del comune di Ripalta Cremasca, suddivisi per genere maschile e femminile, relativi agli anni, 2005, 2006, 2007 e 2008, sono rappresentati nei seguenti grafici a piramide. Essi sottolineano la tendenza ad una natalità sempre bassa e costante nell’arco di tempo analizzato (frequenza relativa pari al 3-4%) rispetto ad un progressivo aumento delle classi di età più anziane, soprattutto oltre una certa età (da 80 anni in poi la frequenza relativa è pari al 3% circa).

121

Figura 5.96 – Piramidi delle età nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Rapporto sulla popolazione residente nei comuni della provincia di Cremona e sulla presenza degli stranieri, Provincia di Cremona, 2005, 2006, 2007, 2008]

Per poter comprendere le dinamiche interne ed i fattori demografici, umani, sociali ed economici, propri del comune oggetto di analisi, è importante fare riferimento ad altri parametri, oltre all’indice di vecchiaia.

L’indice di dipendenza strutturale, rappresenta il peso percentuale della popolazione fuori dall’età lavorativa (da 0 a 14 anni e oltre 64 anni), rispetto alla popolazione in età da lavoro (15-64 anni). In provincia di Cremona nel 2006 ogni 100 unità in età teorica di lavoro, c’erano 52 persone in età non lavorativa (giovani e anziani). Nel 2008 il carico sociale per la popolazione lavorativa ha raggiunto e superato la soglia delle 53 unità. Anche per questo indicatore si rileva un trend in costante crescita. Per quanto concerne la realtà di Ripalta Cremasca tale indice presenta un andamento in lieve ma costante crescita: si passa da 46,50 a 48,40. L’indice di dipendenza strutturale si mantiene comunque al di sotto della media provinciale.

122 Tabella 5.19 Indice di dipendenza strutturale di Ripalta Cremasca e della Provincia di Cremona

Indice dipendenza strutturale [%] 2006 2007 2008 Ripalta Cremasca 46,50 47,31 48,40 Provincia Cremona 52,72 52,98 53,20

L’indice di dipendenza giovanile, è il rapporto tra i giovanissimi fino a 14 anni e la popolazione attiva, la popolazione cioè che può in teoria trovare un’occupazione. In questi ultimi anni, per quanto concerne il territorio provinciale, si nota un trend crescente, che rappresenta un ampliamento percentuale delle fasce d’età giovanili. Parallelamente a questo indicatore notiamo un trend costante per quanto riguarda l’indice di dipendenza senile. La popolazione oltre l’età lavorativa (over 64 anni), pesa percentualmente sulla popolazione attiva, in modo costante nell’ultimo triennio analizzato. La situazione nel comune di Ripalta Cremasca, nell’anno 2008, si può riassumere nel seguente modo: l’indice di dipendenza strutturale è pari a 48,40, ovvero 48 persone su 100, non sono economicamente autonome e quindi presumibilmente inattive. Di queste, 19 sono giovani al di sotto dei 14 anni (vedi Indice di dipendenza giovanile) e 29 anziane al di sopra dei 65 anni (vedi Indice di dipendenza senile). La realtà territoriale in esame conferma un sostanziale disequilibrio fra le fasce giovani e le fasce anziane.

Tabella 5.20 Indice di dipendenza giovanile di Ripalta Cremasca e della Provincia di Cremona

Indice dipendenza giovanile [%] 2005 2006 2007 Ripalta Cremasca 18,40 18,38 18,73 Provincia Cremona 19,58 19,91 20,18

Tabella 5.21 Indice di dipendenza senile di Ripalta Cremasca e della Provincia di Cremona

Indice dipendenza senile [%] 2005 2006 2007 Ripalta Cremasca 28,11 28,93 29,67 Provincia Cremona 33,14 33,06 33,01

123 I dati relativi agli indici nell’anno 2007 sono sintetizzati nella seguente figura:

Provincia di Cremona Comune di Ripalta Cremasca

Figura 5.97 – Indici demografici a confronto: Provincia di Cremona e comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Rapporto sulla popolazione residente nei comuni della provincia di Cremona e sulla presenza degli stranieri, Provincia di Cremona, 2008]

Il saldo naturale, ovvero la differenza fra il numero dei nati e quello dei morti, nel comune in analisi, risulta pari a quattro nel 2002, negativo nel 2003 e sostanzialmente negativo nell’arco di tempo 2005-2008, confermando una lieve decrescita delle nascite.

124 Saldo naturale

8 6 4 6 2 0 4 -2 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 -2 -4 -11 -3 -7 -10 -6 -8 -10 -12

Figura 5.98 – Saldo naturale [Fonte: Dati rilevati da GeoDemo, Istat dal 2002 al 2008]

Il saldo migratorio, ovvero la differenza fra il numero di immigrati ed il numero di emigrati, all’interno del territorio di Ripalta Cremasca risulta sempre positivo nell’arco di tempo analizzato. I dati rilevati sono significativi soprattutto per poter giustificare la costante, seppur leggera crescita della popolazione registrata negli anni, a fronte di un saldo naturale sostanzialmente negativo. Tale tendenza si inserisce pienamente nel trend nazionale.

Saldo migratorio

80 71 70 65

60 52 50

40 37 36 28 30

20

10 5

0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Figura 5.99 – Saldo migratorio [Fonte: Dati rilevati da GeoDemo, Istat dal 2002 al 2008]

125 Il grafico seguente mette in evidenza il saldo totale, calcolato dalla somma tra il saldo naturale e il saldo migratorio, al fine di sottolineare il peso del saldo migratorio sul valore totale.

Andamento demografico

80 70 60 50 40 30 20 10 0 -10 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 -20

saldo naturale saldo migratorio saldo totale

Figura 5.100 – Andamento demografico [Fonte: Dati rilevati da GeoDemo, Istat dal 2002 al 2008]

In base ai dati raccolti gli stranieri residenti nel comune di Ripalta Cremasca al 31 dicembre 2008 sono 162, con un’incidenza percentuale sui residenti pari al 5%, leggermente inferiore al dato medio provinciale pari a 8,5%. La popolazione straniera è composta da 78 maschi e 84 femmine. Rispetto al totale il 18,5% ha età inferiore ai 14 anni, il 79% età compresa fra i 14 e i 64 e il restante 2,5% ha età superiore ai 65 anni. Se si analizza il trend di crescita della popolazione straniera residente nel comune di Ripalta Cremasca, si rileva una crescita esponenziale dal 2002 ad oggi, pari al 200%.

Popolazione straniera residente a Ripalta Cremasca

180

160 162 145 140

120 123

100 99 102

[ab] 80 76 60 54 40

20

0 2002200320042005200620072008

Figura 5.101 – Popolazione straniera residente [Fonte: Dati rilevati da GeoDemo, Istat dal 2002 al 2008]

126 5.10 Rumore

5.10.1 Piano di Zonizzazione acustica

Il comune di Ripalta Cremasca ha predisposto il Piano di Zonizzazione acustica nel 2005, in attuazione della legge 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” e della L.R. 10 agosto 2001 n. 13 “Norme in materia di inquinamento acustico”.

La zonizzazione acustica del territorio comunale, si configura come una classificazione dello stesso per mezzo della quale si individuano “aree omogenee”, ciascuna assegnata ad una delle sei classi definite dalla normativa vigente, sulla base della prevalente ed effettiva destinazione d'uso del territorio. Per verificare lo stato di fatto e il possibile sussistere di inquinamento acustico all’interno di un determinato territorio, la normativa di riferimento ha individuato la necessità di provvedere alla realizzazione del Piano di Zonizzazione Acustica Comunale, che ha sostanzialmente lo scopo di: • conoscere le principali cause di inquinamento acustico presenti nel territorio comunale; • individuare i livelli massimi ammissibili di rumorosità, relativi a qualsiasi ambito territoriale che si intende analizzare, per definire gli eventuali obiettivi di risanamento per l'esistente e di prevenzione per il nuovo; • prevenire il deterioramento di zone non inquinate dal punto di vista acustico; • coniugare la pianificazione generale urbanistica del territorio con l'esigenza di garantire la massima tutela della popolazione dall’inquinamento acustico, adottando strumenti urbanistici (PGT, Regolamento edilizio, etc.) che tengano conto delle informazioni fornite dalla zonizzazione.

La tabella seguente riporta l’elenco delle classi acustiche, definite dalla normativa vigente, e la caratterizzazione delle stesse, al fine di comprendere la suddivisione acustica del territorio comunale di Ripalta Cremasca. Ai sensi dell’allegato A del DPCM 14.11.97, la classificazione del territorio comunale deve essere la seguente:

Tabella 5.22 Classi acustiche definite dalla normativa vigente

127

In relazione alle classi acustiche analizzate vengono inoltre definiti il valore limite di emissione e il valore limite assoluto di immissione, rispetto ai tempi di riferimento diurno (06.00-22.00) e notturno (22.00-06.00): ƒ valore limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa (art. 2 comma 1 lettera e) L. 447/95); tale definizione contrasta con quanto riportato all’art. 2 comma 3 del DPCM 14.11.97 - i rilevamenti e le verifiche sono effettuati in corrispondenza degli spazi utilizzati da persone e comunità - ƒ valore limite assoluto di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori ( art. 2 comma 1 lettera f) L.447/95 ).

valore limite di emissione

valore limite assoluto di immissione

128 Il Piano di Zonizzazione acustica, rappresentato graficamente nella seguente tavola, suddivide il territorio comunale in cinque classi acustiche.

Figura 5.102 – Zonizzazione acustica del comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Piano di zonizzazione acustica, 2005]

In considerazione della pianificazione urbanistica esistente e della morfologia del territorio, non si sono riscontrate zone di Classe VI.

• Classe I La specifica individuazione è stata svolta sulla base degli effettivi utilizzi delle aree e dell’effettiva urbanizzazione e relativi livelli di rumore presente nell’area: - Palazzo del Comune Via Roma n° 5 - Scuola Elementare Via Roma n° 5 - Scuola dell’Infanzia Via Libertà – Fraz. Bolzone - Asilo Nido Via Libertà – Fraz. Bolzone

• Classe II Le aree inserite in tale classe acustica rappresentano la gran parte della zona residenziale del territorio comunale. In questa area sono state inserite anche alcune delle attività commerciali/artigianali ivi presenti non ritenendole fonte di possibili disturbo alle vicine residenze. In oltre: - Scuola Media Via Roma n° 5 - Scuola dell’Infanzia M. Savoia Via Marconi

• Classe III La maggior parte del territorio comunale risulta in suddetta classe. Nella classe III sono state inserite le aree “filtro” tra la classe IV e la classe II.

129 Nella zona in oggetto rientrano: - Biblioteca Comunale Via Roma n° 5 - Centro Sportivo Polivalente Via XXIV Maggio n° 29 - Palestra Via Roma n° 5 - Piazza Dante Alighieri

Ove la Classe III è stata utilizzata come zona filtro, come per esempio sull’asse principale di Via Roma, le dimensioni sono a volte ridotte. Il motivo di tale scelta è legato al fatto che gli edifici prospicienti la strada principale si comportano come barriere acustiche rispetto agli edifici retrostanti.

• Classe IV La Classe IV è stata utilizzata come zona filtro tra la Classe III e la Classe V in diverse zone del territorio comunale, oltre che per la classificazione delle Strade Provinciali.

• Classe V La suddetta classe è stata adottata per la maggior parte delle zone industriali del territorio comunale localizzate a debita distanza da zone residenziali.

• Aree destinate a spettacoli a carattere temporaneo All’interno del territorio comunale si sono individuate tre zone adibite a spettacoli a carattere temporaneo. Le aree sono: - Palestra Comunale Via Roma n° 5 - Centro Sportivo Polivalente Via XXIV Maggio n° 29 - Piazza Dante Alighieri Le tre aree sono state classificate in ZONE DI CLASSE III.

I rilievi eseguiti hanno evidenziato che la classificazione acustica proposta per il territorio comunale ben rappresenta la condizione esistente.

Infrastrutture stradali Il recente D.P.R. n. 142/04 stabilisce le norme per la prevenzione ed il contenimento dell’inquinamento da rumore, avente origine dall’esercizio delle infrastrutture stradali. Il presente Decreto definisce le rispettive fasce territoriali di pertinenza acustica in base al tipo di infrastrutture stradali e i criteri di applicazione se trattasi di infrastrutture di nuova realizzazione o esistenti. Le infrastrutture stradali sono definite dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 285 del 1992, e successive modificazioni, nonché dall'allegato 1 del D.P.R. n. 142/04: A. autostrade; B. strade extraurbane principali; C. strade extraurbane secondarie; D. strade urbane di scorrimento; E. strade urbane di quartiere; F. strade locali.

Limiti di immissione per infrastrutture stradali: 1. infrastrutture stradali di nuova realizzazione per le quali si applicano i valori limite di immissione fissati dalla tabella 1 dell'Allegato 1 del DPR; 2. infrastrutture esistenti per le quali si applicano i valori fissati dalla tabella 2 dell'Allegato 1 del DPR.

130 Le tabelle di riferimento sono le seguenti:

131 La rete viaria del comune di Ripalta Cremasca è caratterizzata da tre strade provinciali che collegano il comune di Ripalta Cremasca con i comuni limitrofi. E precisamente: - Strada Provinciale n° 43 (Crema – Credera dal m 980 al m 4018) - Strada Provinciale n° 54 (Ripalta – Capergnanica dal m 0 al m 2933) - Strada Provinciale “Ex-S.S. 591 Cremasca” (Bergamo – Piacenza)

Il traffico che circola su suddette strade provinciali influisce sensibilmente sul clima acustico del territorio comunale. Nella seguente immagine sono rappresentate le “Fasce Acustiche Stradali” come definite nel D.P.R. 30/03/2004 n°142. Date le caratteristiche delle strade in oggetto e i livelli misurati, si è ritenuto opportuno utilizzare due classificazioni differenti lungo il tragitto che le Strade Provinciali compiono all’interno del territorio comunale. Le restanti vie interne al territorio sono caratterizzate da traffico urbano di autovetture ma anche di mezzi agricoli, data la natura parzialmente agricola del Comune di Ripalta Cremasca.

Figura 5.103 – Fasce acustiche stradali [Fonte: Piano di zonizzazione acustica, 2005]

Il rumore da traffico presenta caratteristiche varie in quanto correlate ai seguenti fattori: • tipo di veicolo: leggeri, pesanti • punti di emissione: l’emissione sonora prodotta dai veicoli è riassumibile in tre emissione ed in specifico nel rumore del motore, nel rumore di scarico e nel rumore di rotolamento caratterizzato dalla tipologia di pneumatico e velocità del veicolo; • flusso veicolare: quantità di veicoli giornalieri e tipologia dei veicoli • tipo di strada: tipologia del manto stradale ed eventuali deformazioni, presenza o meno su ambo i lati di case, presenza di incroci, pendenza della strada. Per l’analisi del rumore da traffico su via Roma si è proceduto ad effettuare analisi strumentale della durata di 24 ore, ponendo il microfono sul balcone della fam. Zanotti in via Roma n° 21.

132 La scelta di limitare la campagna di misure a 24 ore si è basata sul fatto che i flussi di traffico, che interessano il territorio comunale, sono di tipo costante nell’arco della settimana. Pertanto un rilievo settimanale non avrebbe mostrato rilevanti differenze a livello acustico.

Il traffico veicolare di attraversamento del centro abitato della frazione di Ripalta Nuova, risulta essere fonte di disturbo per le abitazioni ivi localizzate (Via Roma). All’atto delle misure di 24 ore, a causa dei lavori sulla tangenziale di Crema, che ne avevano determinato la chiusura, parte del traffico risultava deviato sull’unica arteria di attraversamento del centro abitato. Le analisi eseguite sul rilievo di 24 ore, idoneamente corrette per rappresentare una condizione reale, non manifestano la necessità di una bonifica acustica. L’inquinamento acustico prodotto dalle attività lavorative non è fonte di disturbo in altre zone che non siano le relative Classi di appartenenza. In relazione alle aree di confine con altre Amministrazioni Comunali, non risultano incompatibilità acustiche con la prevista zonizzazione.

Il territorio comunale in sintesi non presenta situazioni diffuse di criticità. Si ritiene tuttavia importante segnalare una situazione puntuale di particolare disturbo, secondo quanto rilevato dai cittadini residenti nella zona, rappresentata da villa San Michele, a nord del territorio comunale, che effettua ricevimenti e cerimonie. E’ stata redatta una relazione in merito dai proprietari stessi dell’attività, al fine di chiarire una situazione controversa. Ad oggi non è stato possibile visionare tale relazione, non appena ne verranno analizzati i contenuti, il presente Documento verrà aggiornato, compatibilmente alle tempistiche di redazione del PGT.

Figura 5.104 – Particolare della zonizzazione acustica: Villa San Michele [Fonte: Piano di zonizzazione acustica, 2005]

.

133 5.11 Radiazioni

Secondo le informazioni fornite dall’amministrazione comunale nel comune di Ripalta Cremasca non si riscontrano particolari problematiche per quanto concerne le radiazioni, sia ionnizzanti che non ionizzanti6.

Riguardo alle fonti di radiazioni non ionizzanti7, il comune di Ripalta Cremasca, è attraversato da una linea elettrica ad alta tensione a nord del territorio comunale, con direzione est-ovest, e da una linea a media tensione, a ovest del territorio stesso, fra le frazioni di Bolzone e Zappello, con direzione nord-sud. La prima è la linea 220 kV n° 220 Colà – Tavazzano; la seconda è la linea 132 kV n° 583 Tavazzano – Crema. Terna, l’ente gestore degli elettrodotti, ha fornito il dato circa la distanza di prima approssimazione (DPA): per la linea ad alta tensione sono stati calcolati 19 metri, per la linea a media tensione 17 metri. La DPA è stata calcolata secondo la normativa di riferimento (DM 29 maggio 2008” Approvazione della metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti”,emanato dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).

Figura 5.105 – Rete elettrodotti regionale [Fonte: Terna]

Tale normativa, al fine di semplificare la gestione territoriale e il calcolo delle fasce di rispetto, ha introdotto il calcolo del DPA, distanza che deve essere calcolata in prima approssimazione dal proprietario/gestore. Si tratta in sintesi di una distanza che verrà adottata in modo costante lungo tutto il tronco come prima approssimazione, cautelativa delle fasce. Calcolando la DPA, quindi, si

6 Le radiazioni non ionizzanti (NIR) consistono in forme di radiazioni elettromagnetiche, comunemente chiamate campi elettromagnetici, che, al contrario delle radiazioni ionizzanti (IR), non possiedono l’energia sufficiente per modificare (“ionizzare”) le componenti della materia e degli esseri viventi. Le NIR comprendono le radiazioni fino alla luce visibile, mentre le IR la parte dello spettro dalla luce ultravioletta ai raggi gamma.

7 L’inquinamento elettromagnetico o elettrosmog è prodotto da radiazioni non ionizzanti con frequenza inferiore a quella della luce infrarossa. Le radiazioni non ionizzanti si dividono in radiazioni a bassa e alta frequenza; la normativa inerente alla tutela della popolazione dagli effetti dei campi elettromagnetici disciplina separatamente la basse frequenza (elettrodotti) e alte frequenze (impianti radiotelevisivi, ponti radio, Stazioni Radio base per la telefonia mobile, ecc.).

134 rientra nei limiti imposti dalla fascia di rispetto. In casi particolarmente complessi le autorità competenti valuteranno l’opportunità di richiedere al proprietario/gestore di eseguire il calcolo esatto della fascia di rispetto, al fine di consentire una corretta valutazione. è attraversato per lo più da linee elettriche a tensione media. La linea transita a nord della frazione di San Michele, non interessando direttamente il centro abitato. La percentuale di superficie urbanizzata ricadente all’interno delle fasce di rispetto degli elettrodotti è infatti minima.

Il territorio comunale di Ripalta Cremasca, sempre in relazione al tema delle radiazioni non ionizzanti, presenta due siti per la radiotelecominicazione, nello specifico impianti radiobase, non radiotelevisivi. Con il termine impianto radiobase per la telefonia mobile si intende l’insieme dei sistemi trasmissivi di un determinato gestore su una data istallazione.

Secondo la LR Lombardia n. 11 del 11/05/01, i comuni devono provvedere ad individuare le aree nelle quali sia consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione. E’ comunque vietata l’installazione di tali impianti entro il limite inderogabile di 75 metri di distanza dal perimetro di proprietà di asili, edifici scolastici, nonché strutture di accoglienza socio- assistenziali, ospedali, carceri, oratori, parchi gioco, case di cura, residenze per anziani, orfanotrofi e strutture similari e relative pertinenze (definite “aree di particolare tutela”). Il comune di Ripalta Cremasca non ha ancora adottato un Piano/Regolamento per la localizzazione degli impianti operanti ad alta frequenza.

Allo scopo di predisporre il piano di risanamento regionale, la Regione Lombardia ha proceduto all’identificazione e al censimento delle situazioni di superamento dei limiti di campo elettromagnetico e all’acquisizione dei dati relativi alle misurazioni effettuate da ARPA nell’ambito dell’attività di controllo degli ultimi anni. Sono state analizzate 28 situazioni di superamento dei limiti normativi, situazioni che già erano state evidenziate e segnalate agli enti competenti da ARPA. E’ stato quindi pubblicato sul BURL del 15/02/2005, quinto supplemento straordinario, il Piano di Risanamento, approvato con DGR n. 7/20907 del 16/02/2005. Le installazioni di Ripalta Cremasca non rappresentano situazioni critiche.

Relativamente all’inquinamento da radon indoor8 non esistono fonti di informazione specifiche per il territorio in esame, che tuttavia, come il resto della Pianura Padana, non presenta caratteristiche geografiche e morfologiche tali da costituire un rischio potenziale per il radon. Il RSA 2008 della Lombardia, redatto dall’ARPA mette in evidenza che la campagna di rilevazione del radon indoor si è svolta negli anni 2003-2004 e le misure sono state effettuate in locali di abitazioni e uffici pubblici situati al piano terreno. Il territorio lombardo è stato suddiviso secondo una griglia a maglie di dimensione variabile in funzione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del suolo; la campagna ha considerato 3.650 punti di misura dislocati su tutto il territorio regionale. I valori di concentrazione misurati nei punti di campionamento situati all’interno delle maglie vengono riportati come media geometrica espressa in Bq9/mc, mentre fra parentesi viene indicato il

8 Le sorgenti delle IR possono essere superficiali o naturali. Tra le fonti naturali si ricordano alcuni radioisotopi primordiali, tra cui il più rilevante è il Radon-222. Si tratta di gas nobile radioattivo, che fuoriesce dal terreno e da alcuni materiali da costruzione, disperdendosi in atmosfera ma accumulandosi in ambienti confinati; in caso di esposizioni elevate rappresenta un rischio sanitario per l’essere umano.

9 Nel SI l'unita' di misura della radioattivita' e' il Bequerel che corrisponde ad una disintegrazione al secondo tps (Transmutations per second). 135 numero di misure effettuate all’interno di quella maglia. Il tratteggio rappresenta maglie nelle quali non vi sono centri urbanizzati di entità rilevante.

Figura 5.106 – Valori di concentrazione Radon Indoor [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente Lombardia, 2008]

Figura 5.107 – Concentrazione di attività di radon indoor: mappa geostatica [Fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente Lombardia, 2008]

In Italia non c’è ancora un normativa per quanto riguarda il limite massimo di concentrazione di radon all’interno delle abitazioni private. Si può fare riferimento ai valori raccomandati dalla Comunità Europea (raccomandazione 90/143/EURATOM) di 200 Bq/mc, come obiettivo di qualità per le nuove abitazioni e 400 Bq/mc, valore al di sopra del quale si suggeriscono interventi per la riduzione di concentrazioni nelle abitazioni già esistenti. Una normativa invece esiste per gli ambienti di lavoro (D.Lgs. n.241 del 26/05/2000) che fissa un livello di riferimento di 500 Bq/mc. Per le scuole non vi sono indicazioni ma si ritiene per il momento di poter assimilare una scuola ad un ambiente di lavoro. I risultati delle misure effettuate mostrano valori poco elevati di concentrazione di radon indoor nella Provincia di Cremona, rispetto ad altre province, fra le quali quelle di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese.

136 Si ritiene pertanto che questi valori non rappresentino una situazione di criticità per il comune in analisi.

Figura 5.108 – Primi risultati della campagna regionale per la determinazione del radon: distribuzione percentuale dei valori di concentrazione media annuale e distribuzione dei punti di misura nelle diverse province [Fonte: ARPA Lombardia, Convegno nazionale di radioprotezione, 2005]

137 5.12 Rifiuti

Dai dati raccolti dai Quaderni dell’Osservatorio Provinciale sui Rifiuti, rilevati dall’anno 2002 all’anno 2008, la produzione totale di rifiuti urbani, intesa come somma tra i rifiuti indifferenziati, ingombranti e raccolta differenziata, ha registrato nel comune di Ripalta Cremasca, nel 2008, il valore di 1.675 tonnellate; si stima quindi una decrescita di produzione totale dal 2002 al 2008, pari al 2% circa. La tabella seguente evidenzia l’andamento della produzione totale di rifiuti urbani nel comune oggetto di analisi e della raccolta differenziata nel periodo compreso fra il 2002 e il 2008.

Tabella 5.23 Produzione dei rifiuti indifferenziati, differenziati, totali nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, Provincia di Cremona]

Totale INDIFF RSU RSI RSI rec SS RD RD rifiuti Anno Abitanti (ton) (ton) (ton) (ton) (ton) (ton) (%) prodotti (ton) 2002 3.084 592 343 185 42 64 1.111 65 1.703 2003 3.181 591 337 203 51 1.141 66 1.732 2004 3.252 532 323 148 49 61 1.227 70 1.759 2005 3.255 575 347 178 59 50 1.198 68 1.773 2006 3.289 572 309 209 69 54 1.341 70 1.913 2007 3.310 467 213 212 71 42 1.380 74 1.847 2008 3.336 487 204 244 27 39 1.188 70 1.675

Legenda % RD =(RD+%RSI rec)/(RD+RSU+RSI+SS) RSU Rifiuti Solidi Urbani (raccolti in maniera indifferenziata) RSI Rifiuti Solidi Ingombranti Tutti i rifiuti avviati a smaltimento ovvero la somma delle due voci precedenti (esclusi gli RSI avviati a INDIFF recupero) e dello Spazzamento Stradale Raccolta differenziata (per il recupero e riciclaggio di materia prima, o per lo smaltimento insicurezza, RD comprensiva dei RUP) RUP Rifiuti Urbani Pericolosi SS Spazzamento Strade RSI rec Percentuale di Rifiuti Ingombranti recuperati in impianti di selezione e cernita RU Rifiuti Urbani (somma di RSU, RSI, SS, RD)

I dati raccolti relativi alla produzione di rifiuti evidenziano che nel periodo compreso fra il 2002 e il 2008 la tendenza è quella di una progressiva, anche se lieve, diminuzione delle tonnellate di rifiuti prodotti nel territorio: si passa infatti da un totale di 1.703 ton di rifiuti prodotti nel 2002 ad un totale di 1.675 ton di rifiuti prodotti nel 2008. Anche la produzione di rifiuti indifferenziati subisce una flessione da 592 ton nell’anno 2002 a 487 ton nell’anno 2008, e contestualmente si registra un progressivo e costante aumento della frazione di rifiuti raccolti in maniera differenziata: passando da un valore di 1.111 ton nel 2002 a 1.188 ton nel 2008, come evidenziato dal grafico seguente.

138 Produzione rifiuti

2500,00

2000,00

1500,00

1341,00

tonn 1111,00 1141,00 1227,00 1198,00 1380,00 1188,00 1000,00

500,00 592,00 591,00 532,00 575,00 572,00 467,00 487,00

0,00 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Rifiuti indifferenziati Rifiuti differenziati

Figura 5.109 – Produzione di rifiuti: totali, indifferenziati e differenziati [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008]

L’analisi inoltre è stata approfondita anche con il rilevamento della produzione procapite di indifferenziata, di raccolta differenziata (RD) e totale, sia al giorno che all’anno.

Tabella 5.24 Produzione procapite dei rifiuti indifferenziati, differenziati, totali nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, Provincia di Cremona]

Procapite Procapite Procapite Procapite totale Anno indifferenziata differenziata totale anno [kg/ab/g] [kg/ab/g] [kg/ab/g] [kg/ab/anno] 2002 0,53 0,99 1,51 552,20 2003 0,51 0,98 1,49 544,48 2004 0,45 1,03 1,48 540,90 2005 0,48 1,01 1,49 544,70 2006 0,48 1,12 1,59 581,64 2007 0,39 1,14 1,53 558,01 2008 0,40 0,98 1,38 502,10

139 Trend storico produzione rifiuti procapite

1,80

1,60

1,40

1,20

1,00

0,80 kg/ab/g 0,60

0,40

0,20

0,00 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Indiff Diff Tot

Figura 5.110 – Trend storico produzione procapite di rifiuti: totali, indifferenziati e differenziati [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008]

Il trend, evidenziato nella produzione totale del comune, viene confermato anche per quanto riguarda la produzione procapite di rifiuti totali rapportata agli abitanti del comune in analisi. Il grafico realizzato, infatti, mette in evidenza che la produzione procapite giornaliera totale, nel complesso, ha registrato un andamento decrescente, da 552 kg/ab a 502 kg/ab; che la produzione di rifiuti indifferenziata ha subito una flessione, da 0,53 kg/ab/g a 0,40 kg/ab/g; a fronte di un trend in costante, anche se lieve, crescita della produzione differenziata: da 0,99 kg/ab/g a 0,98 kg/ab/g.

In sintesi la produzione indifferenziata procapite nel periodo compreso fra 2002 e 2008, ha subito una decisa flessione pari al 18%, mentre la produzione di differenziata procapite nel medesimo arco temporale è cresciuta del 7%. Si tratta di un importante trend di crescita, indice di una maggiore sensibilizzazione verso la tematica dei rifiuti e della raccolta differenziata.

Tabella 5.25 Produzione procapite (tonn) dei rifiuti indifferenziati, differenziati, totali nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, Provincia di Cremona]

Procapite Procapite Procapite Anno indifferenziata differenziata totale [tonn/ab] [tonn/ab] [tonn/ab] 2002 0,19 0,36 0,55 2003 0,19 0,36 0,54 2004 0,16 0,38 0,54 2005 0,18 0,37 0,54 2006 0,17 0,41 0,58 2007 0,14 0,42 0,56 2008 0,15 0,36 0,50

140 Produzione rifiuti procapite

0,70

0,60 0,58 0,55 0,54 0,54 0,54 0,56 0,50 0,50 0,42 0,36 0,36 0,38 0,37 0,41 0,40 0,36

0,30 tonn/ab

0,19 0,19 0,20 0,16 0,18 0,17 0,14 0,15

0,10

0,00 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Produzione procapite rifiuti indifferenziata Produzione procapite rifiuti differenziata Produzione procapite rifiuti totali

Figura 5.111 – Produzione di rifiuti pro-capite [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008]

Osservando l’andamento della raccolta differenziata, nell’arco di tempo analizzato, si può osservare un trend in costante crescita, intervallato da un paio di anni, in cui la produzione di raccolta differenziata ha registrato valori in flessione. Il dato del 2008 registra comunque un valore di sicuro interesse per ciò che riguarda politiche e strategie legate alla tematica rifiuti.

Trend raccolta differenziata 2000-2008

76

74 74 72

70 70 70 70 68 68 66 66 64 65 Figura 5.112 – Andamento della percentuale di raccolta 62 differenziata [Fonte: Quaderno 60 Osservatorio Provinciale 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Rifiuti, anni 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008]

141 Secondo l’Osservatorio Provinciale Rifiuti elaborato dalla provincia nel 2008, il comune di Ripalta Cremasca si trova al quinto posto per quanto riguarda la raccolta differenziata, dopo i comuni di , , Bagnolo Cremasco e Moscazzano, evidenziando quindi un elemento di qualità per ciò che concerne il tema rifiuti sul territorio comunale. Si ritiene interessante sottolineare che le politiche in tema di gestione e smaltimento rifiuti adottate nel comune in analisi hanno centrato entrambi gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal comma 1, articolo 205 del D.Lgs. 152/2006, ovvero di raggiungere il 45% entro il 31/12/2008 e il 65% entro il 31/12/2012. Tale elemento è messo maggiormente in evidenza, se si effettua il confronto fra i dati provinciali e i dati comunali a disposizione nell’anno 2008.

Tabella 5.26 Produzione procapite dei rifiuti indifferenziati, differenziati, totali nel comune di Ripalta Cremasca e nella Provincia di Cremona [Fonte: Quaderno Osservatorio Provinciale Rifiuti 2008, Provincia di Cremona]

Procapite Procapite Procapite %RD Anno 2008 indifferenziata differenziata totale [kg/ab/g] [kg/ab/g] [kg/ab/g] [%] Ripalta Cremasca 0,40 0,98 1,38 70,00 Provincia di Cremona 0,60 0,79 1,39 57,00

Sia il valore procapite di indifferenziata, che il valore totale procapite di Ripalta Cremasca sono inferiori al dato provinciale; la percentuale di raccolta differenziata inoltre è di molto superiore: 70% di Ripalta Cremasca, contro il 57% della Provincia di Cremona.

* * *

Il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti dai cittadini e dalle attività produttive del comune viene effettuata, per conto del comune, dalla Società Cremasca Servizi s.p.a (SCS). La gestione avviene attraverso un servizio di raccolta a domicilio dei rifiuti solidi urbani secondo il programma della SCS s.p.a.. Gli incaricati della SCS s.p.a. prelevano i rifiuti organici con frequenza bisettimanale, martedì e venerdì; i rifiuti secchi il lunedì. Anche lattine, vetro e plastica sono raccolti secondo la modalità domiciliare, le prime due il lunedì con frequenza quindicinale, mentre la plastica il venerdì con frequenza settimanale. Lungo le vie del paese sono posizionati i cassonetti per la raccolta delle pile. Carta e cartone, a differenza di altri comuni, sono invece raccolti presso l’apposita piazzola e piattaforma per la raccolta differenziata, localizzate sulla strada comunale per Moscazzano, all’interno della quale è possibile smaltire qualsiasi tipo di materiale ingombrante. Tale piazzola è fruibile da parte di tutte le utenze, residenti a Ripalta Cremasca domestiche e non domestiche, che possono conferire all’interno di contenitori dedicati, nelle forme, negli orari e nei limiti previsti dal Regolamento comunale determinate tipologie di rifiuti. La SCS Gestioni inoltre fornisce servizi particolari a pagamento su richiesta, tra i quali il servizio a domicilio per il ritiro di rifiuti ingombranti e scarti vegetali.

Di seguito vengono riassunti in una tabella di sintesi i parametri principali per il monitoraggio della situazione legata la tema dei rifiuti nel comune di Ripalta Cremasca, mettendo in evidenza soprattutto il trend storico dei valori rilevati nell’arco temporale compreso fra il 2002 e il 2008, al fine di poter schematizzare le dinamiche di crescita interne al comune.

142 Tabella 5.27 Parametri relativi alla produzione di rifiuti

Produzione Dato Quali Dato Dato Dato Dato Dato Dato rifiuti U. m. 2008 tà Fonte 2002 2003 2004 2005 2006 2007 dato Osservatorio Quantità rifiuti [tonn Provinciale urbani tot per 1.703 1.732 1.759 1.773 1.913 1.847 1.675 /anno] Rifiuti, anno [2002-2008] Quantità rifiuti Osservatorio [tonn/ urbani Provinciale ab 0,55 0,54 0,54 0,54 0,58 0,56 0,50 abitante per Rifiuti, /anno] anno [2002-2008] Osservatorio Rifiuti totali [tonn/ Provinciale avviati a 1.111 1.141 1.227 1.198 1.341 1.380 1.188 anno] Rifiuti, raccolta diff. [2002-2008] Osservatorio Rifiuti oggetto Provinciale raccolta diff. [%] 65 66 70 68 70 74 70 Rifiuti, /tot RSU anno [2002-2008] Rifiuti Osservatorio [tonn/ differenziati Provinciale ab 0,36 0,36 0,38 0,37 0,41 0,42 0,36 prodotti Rifiuti, /anno] abitante [2002-2008]

143 5.13 Energia

In seguito alla liberalizzazione del mercato energetico, in base alla quale l’utente finale può decidere presso quale gestore rifornirsi, sia in termini di energia elettrica, che termica (metano), i dati relativi al consumo di energia a livello territoriale sono di difficile reperimento ed elaborazione, in quanto fanno capo a diversi gestori.

Il servizio rete gas metano sul territorio comunale di Ripalta Cremasca è gestito dalla società GEI SpA ed ha il seguente tracciato:

Figura 5.113 – Rete di distribuzione gas [Fonte: GEI SpA, 2009] Le reti sono suddivise fra media e bassa pressione; la prima è contraddistinta dal “tratto-punto” e la seconda da linea continua.

Nel grafico seguente sono riportati i volumi di gas erogato negli anni termici (anno definito da ottobre a settembre), nell’arco temporale compreso fra il 2005/2006 e il 2007/2008, differenziando il volume totale, dal volume erogato alle “grandi” utenze. Per "grandi utenti" con uso produttivo si intendono:

144 - AMETEK Produzione strumentistica - ALINOR Produzione alimentare - SPIMA Produzione serramenti (presente solo negli ultimi 2 anni termici) - DUMAX Arti grafiche - RONDURPLAST Produzione prodotti plastici (presente solo negli ultimi 2 anni termici).

Per "grandi utenti" con uso agroalimentare/zootecnico si intendono: - AZ. AGR. VACCARIO - PROSCIUTTIFICIO VALSERIO - AZ. AGR. BARBIERI

Per "grandi utenti" nei servizi/terziario si intendono: - PARROCCHIA S. CRISTOFORO - COMUNE (SCUOLE) - ASSOCIAZIONE SPORTIVA TENNIS ASTERA.

Tabella 5.28 Volume gas erogato totale e “grandi utenze” [Fonte: GEI SpA 2005, 2006, 2007, 2008] Incidenza Uso Gas erogato Uso Uso “grandi” Gas erogato agroalimentare/ ai grandi produttivo servizi/terziario utenti sul zootecnico utenti totale [Stm3] [Stm3] [Stm3] [Stm3] [Stm3] [%] Anno 3.422.484 683.047 133.602 96.955 913.604 26,7 2005/06 Anno 3.046.271 783.078 139.652 77.784 1.000.514 32,8 2006/07 Anno 3.381.072 841.452 115.219 85.918 1.042.589 30,81 2007/08 L'unità di misura del volume di un gas è il "metro cubo" misurato a particolari condizioni di pressione e temperatura. Per il gas naturale vengono generalmente utilizzate due unità di misura: Nm3 (Normal Metro Cubo) e Stm3 (Standard Metro Cubo). Il Nm3 è l'unità di volume a 0'C di temperatura e 1,013 bar di pressione. Il Stm3 è l'unità di volume a 15'C di temperatura e 1,013 bar di pressione.

Nel 2007/2008 i consumi attribuiti alle grandi utenze hanno inciso, rispetto al volume di gas totale erogato, del 31% circa. I grandi utenti con uso produttivo incidono dell’80% rispetto al volume erogato ai grandi utenti nel complesso. Tali dati sono sintetizzati nella seguente tabelle, che mette in evidenza non solo il dato relativo al consumo di gas sull’intero territorio comunale, ma anche rispetto al consumo procapite. Il valore procapite è stato determinato considerando il valore di gas erogato al netto rispetto al volume erogato per le “grandi” utenze presenti sul territorio del comune di Ripalta Cremasca.

Tabella 5.29 Parametri relativi ai consumi di gas

Unità di Dato Dato Dato Qualità Consumi Metano Fonte misura 2005/2006 2006/2007 2007/2008 dato Consumo metano GEI SpA Stm3 3.422.484 3.046.271 3.381.072 totale [2005/2006-2007/2008] Consumo medio per GEI SpA Stm3/ab 726,81 618,05 700,98 abitante in un anno [2005/2006-2007/2008]

145 Metano erogato

3.500.000

3.400.000

3.300.000

3.200.000

Stmc 3.422.484 3.100.000 3.381.072

3.000.000

3.046.271 2.900.000

2.800.000 2005/2006 2006/2007 2007/2008

Metano erogato

Figura 5.114 – Consumi di gas a livello territoriale [Fonte: GEI SpA, 2005/2006-2007/2008]

Metano erogato procapite

900,0

800,0

700,0

600,0

500,0

400,0 762,81 [Stmc/ab] 700,98 300,0 618,05

200,0

100,0

0,0 2005/2006 2006/2007 2007/2008

Metano erogato procapite

Figura 5.115 – Consumi di gas a livello territoriale, procapite [Fonte: GEI SpA, 2005/2006-2007/2008]

146 I dati relativi ai consumi di energia elettrica distribuita dall’ENEL sul territorio comunale di Ripalta Cremasca e dell’energia elettrica vettoriata, nel triennio 2006-2008, sono stati richiesti all’Enel Divisione mercato e all’Enel Ufficio Vettoriamento energia elettrica. I dati richiesti, ad oggi, non sono disponibili, pertanto si provvederà a completare l’analisi della componente energia, non appena verranno individuate le informazioni necessarie, qualora dovessero rendersi disponibili, in tempi compatibili con il processo di redazione del PGT

5.13.1 Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale

Il Comune di Ripalta Cremasca si è dotato di Piano Regolatore dell’Illuminazione Pubblica secondo quanto previsto dall’art. 6 della LR 17/2000, in conformità alle prescrizioni del D. Lgs. 285/92 (Codice della Strada), nel febbraio 2008. Il PRIC è stato approvato con Deliberazione n. 27 in data 23 settembre 2008.

Nell’ambito della progettazione e gestione degli impianti di pubblica illuminazione il Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale (PRIC) costituisce una ormai consolidata guida alla programmazione degli interventi, un indirizzo indispensabile per valutare scelte strategiche: dall’analisi dello stato di fatto, dalla valutazione delle scelte passate, la previsione degli interventi correttivi, il controllo del processo di adeguamento tecnologico. Grazie a questo strumento istruttivo è possibile pianificare le realizzazioni in un arco di tempo pluriennale, individuando un programma di coordinate modalità di attuazione per tutti gli interventi (rifacimenti e nuovi impianti): attraverso il PRIC, in sintesi, è possibile determinare l’esatto rapporto tra costi di trasformazione dei servizi tecnologici e benefici per i cittadini. Il PRIC non è un progetto ma il documento basilare di una sperimentale urbanistica della luce. Le tipologie di intervento proposte partecipano al restauro del cuore storico e culturale della città, nel tentativo i ricucire questi spazi di eccellenza con i non-lughi della periferia finalmente recuperati, nella ricostruzione di un rapporto tra centro e marginalità spaziale e sociale.

L’illuminazione artificiale è elemento essenziale del paesaggio cittadino: la sua presenza è determinante per la qualità della vita dei fruitori dello spazio cittadino nelle ore serali e notturne, è garanzia di esistenza urbana in un tempo urbano prolungato, ma influisce anche nella percezione diurna degli spazi collettivi, agendo attraverso la presenza fisica degli elementi di arredo urbano. Per l’elaborazione di un Piano della Luce è dunque necessario affrontare, in accordo con l’Amministrazione e con la collaborazione dei cittadini, un’analisi del contesto formale e storico del territorio comunale, nonché perseguire il coordinamento con gli altri strumenti che presiedono alla trasformazione di spazi e servizi della città: di conseguenza il PRIC deve armonizzarsi con tutte le propose urbanistiche che regolano lo sviluppo e il recupero edilizio e infrastrutturale di un comune, quali Piano Urbano del Traffico e Piano del Colore, oltre ovviamente al Piano di Governo del Territorio.

Il Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale ƒ consente un’analisi complessiva dell’impianto di illuminazione esistente, al fine di predisporre un programma di interventi specifici, perché è studiato in modo da individuare con chiarezza criticità e scelte prioritarie; illustra modalità attuative e indicazioni tecniche per le attività di manutenzione, ripristino, sostituzione; ƒ razionalizza i rifacimenti o ampliamenti dell’impianto, programmando un benefico uso delle risorse economiche ed energetiche, perché elabora una disciplina univoca per gli interventi futuri: questo allo scopo di garantire unitarietà di indirizzo nel caso di aree omogenee per morfologia o funzione, evitando razionalizzazioni frammentarie nell’ambito di uno stesso comune e la conseguente disuniformità di illuminazione fra comuni contermini; regolamenta

147 gli interventi privati riconoscibili come di pubblica utilità (arredo urbano, attività commerciali e sportive); ƒ promuove un uso sicuro della città, perché riconosce il ruolo fondamentale della luce notturna nella prevenzione del disagio urbano; il recupero ambientale è strumento per migliorare la sicurezza dei luoghi di uso pubblico: la luce artificiale si affianca agli strumenti repressivi, rassicura gli abitanti, consente un controllo spontaneo dello spazio di tutti. L’illuminazione influisce sulla sicurezza reale e soprattutto sulla percezione di sicurezza, garantendo il confort psico -fisco per gli utenti dello spazio collettivo. Circa il 70% degli incidenti stradali avviene sulle vie di comunicazione urbane: una corretta illuminazione notturna tutela le condizioni di visibilità necessarie al traffico cittadino e allontana dal pericolo perdoni e conducenti dal pericolo; ƒ investe sulla potenzialità di un’estetica urbana qualificata, perché coordina gli interventi che riguardano l’illuminazione artistica e scenografica, promuovendo l’immagine di una città arredata. Una progettazione responsabile dello spazio pubblico consente la fruibilità dei contesti urbani a qualsiasi ora de giorno e della notte, sostenendo l’estensione sempre maggiore delle aree pedonali e il loro sviluppo commerciale o turistico. Una politica a favore dei luoghi della socialità che riconosce la centralità delle esigenze del benessere civico, l’importanza delle attrezzature collettive nella programmazione dei servizi pubblici. Senza dimenticare che un ambiente allestito a misura di cittadino e la buona manutenzione degli “oggetti” che lo strutturano favorisce il diffondersi di comportamenti positivi, producono identificazione con lo spazio sociale, senso di appartenenza, scoraggiano il vandalismo e incoraggiano meccanismi di difesa spontanea.

Utile supporto di lungo periodo per le fasi di programmazione successive, il PRIC è divenuto obbligatorio in Lombardia con la LR17/2000 e successive modifiche. Le indicazioni del PRIC, per quanto rigorose, non sostituiscono l’opera del progettista, non ne pregiudicano la creatività, né tantomeno costituiscono un ostacolo al progresso tecnologico: il Piano individua il quadro d’azione, chiarendo dinamiche generali, in tempi condivisi, modalità regolative di un processo di modernizzazione.

I contenuti: dall’analisi al programma Il PRIC è uno strumento di analisi e programmazione che descrive un sistema di scelte operative coordinate. E’ costituito da documenti prescrittivi (relazioni) e da elaborati grafici (schemi e tavole), che rimandano a regolamenti (norma e leggi). Indagini conoscitive • analizza le aree omogenee del comune, identifica le evidenze ambientali e storico-artistiche, acquisendo i dati riguardanti la classificazione della rete stradale; • individua la consistenza e le caratteristiche dell’impianto esistente, per tipologia dei complessi illuminanti, qualità delle sorgenti luminose, valori di illuminamento sul piano stradale. Piano degli interventi • tipologia dell’impianto di illuminazione; • temperatura di colore e resa cromatica delle sorgenti luminose; • caratteristiche tecniche di apparecchi, sostegni e linee di alimentazione. Progetti guida per settori urbani • studio dell’impatto ambientale; • configurazione dei componenti di arredo urbano; • elaborati di calcolo illuminotecnico. Progetto di Energy Saving • verifica dello stato di conservazione dei complessi illuminanti e degli altri componenti impiantistici;

148 • analisi della promiscuità meccanica ed elettrica fra gli impianti di pubblica illuminazione e quelli di distribuzione dell’energia elettrica.

Analisi dell’impianto di illuminazione Dall’analisi svolta su tutto il territorio comunale, attraverso il censimento e la verifica di tutti i punti luce, è emersa in linea di massima una situazione di omogeneità e adeguatezza della quasi totalità degli impianti, con isolate e puntuali eccezioni, consistenti in apparecchi stradali non rispondenti le normative vigenti, in quanto dotati di vetro di chiusura a coppa o sprovvisti di vetro di chiusura, o apparecchi decorativi tipo “globo” dotati di vetro diffondente e sprovvisti della necessaria schermatura dell’emisfero superiore. Per quanto riguarda le linee di alimentazione si registra una percentuale del 9,1% di linee aree, del 13,6% di linee realizzate con cavo precordato, ed una superiore del 67,3% di impianti interrati, che la buona norma suggerisce di realizzare per garantire sicurezza e maggiore longevità. La situazione degli impianti di alimentazione non interrati suggerisce opere di rinnovamento ed adeguamento alla qualità degli interventi più recenti, nonostante si registri una buona condizione di conservazione dei sostegni in merito a verniciatura e zincatura di bracci e pali. I sostegni sono in buona parte ancora funzionali e necessitano per lo più di manutenzione ordinaria (verniciatura, trattamento superficiale etc.). Nelle aree ove si prevedano interventi di arredo urbano è tuttavia sconsigliabile il riuso di detti sostegni che, per quanto efficienti, risultano essere più indicati per impianti di illuminazione pubblica in aree industriali e strade di grande percorrenza che per interventi di riqualificazione. In molti casi l’adeguamento alle Leggi Regionali n° 17/2000 e n° 38/2004 comporterà una nuova definizione della posizione e delle interdistanze dei centri luminosi, secondo quanto indicato dai risultati derivanti dal calcolo illuminotecnico semplificato effettuato per ciascuna tipologia di illuminazione. Le aree dei tracciati viari risultano essere soddisfacentemente raggiunte dal flusso emesso dal sistema, con conseguente rispetto dell’uniformità di illuminamento. L’analisi generale dello stato di fatto suggerisce pertanto di mantenere la giusta attenzione agli impianti di illuminazione pubblica, sia dal punto di vista estetico sia da un punto di vista prestazionale, in rapporto alla normativa sulla corretta illuminazione (UNI 11248), ed alla legislazione vigente in termini di dispersione di flusso verso la volta celeste. Gli interventi più recenti realizzati sono indicatori di una volontà di riqualificazione generale degli impianti, legata soprattutto a quegli spazi del tessuto cittadino caratterizzati dalla presenza di attività di relazione, a cui ogni collettività è particolarmente attenta e legata. La necessità di una illuminazione stradale più funzionale è resa ancora più importante in considerazione delle arterie stradali interessate da un traffico viabilistico più sostenuto sia in termini di quantità che di velocità di percorrenza; per tali situazioni l’obiettivo della sicurezza deve necessariamente sposarsi con la necessità di una prestazione visiva adeguata in termini di resa del contrasto, acuità visiva e velocità di percezione. Alcuni di questi impianti sono tecnologicamente obsoleti e non sono in grado di garantire livelli di illuminazione richiesti dalla normativa. Il Piano suggerisce pertanto di adeguare lo standard qualitativo di tutti gli impianti a quelli di più recente realizzazione, nel rispetto delle Leggi Regionali n° 17/2000 e n° 38/2004.

Se tra gli obiettivi del PRIC è posto in primo piano il concetto di “sviluppo organico” del territorio per criteri omogenei di scelta delle tipologie di illuminazione (corpi illuminanti e relative sorgenti luminose), il rilievo del colore della luce e dunque dei diversi scenari notturni di Ripalta Cremasca rappresenta un’ulteriore opportunità di valutazione del sito. Lo stato di fatto dell’illuminazione delle aree pubbliche è nella maggior parte dei casi una situazione ereditata, stratificata che si presenta generalmente disorganica, seguendo interventi

149 illuminotecnici isolati e limitati ad aree circoscritte in relazione alle necessità contingenti ed alle disponibilità economiche dell’Amministrazione. Compito del PRIC è fornire un orientamento guida anche nella scelta del colore della luce dei tratti viari che caratterizzano il territorio comunale, affinché tutti gli eventuali interventi successivi tipici della stratificazione possano essere incanalati in un’unica linea guida, capace di fornire un collegamento omogeneo ed identificativo tipico del Comune. L’analisi delle sorgenti luminose attualmente installate nei diversi corpi illuminanti denotano, come evidenziano le tavole relative al censimento degli impianti, la presenza di diversi colori della luce. Oltre ad eliminare evidenti incongruenze nelle scelte fino ad ora operate, il colore della luce può essere utile strumento di delimitazione e campitura di interventi illuminotecnici mirati di volta in volta a valorizzare eventuali elementi della cittadina ritenuti degni di pregio. Particolarmente importante in tale ambito è lo stretto legame esistente tra le diverse tipologie di area pubblica (strade commerciali, residenziali, ecc...) e la scelta delle sorgenti luminose da adottare per esse, compatibilmente con i requisiti di “qualità della luce” necessari per le aree adibite al ritrovo ed all’incontro sociale. Per un’analisi maggiormente dettagliata del censimento degli impianti dell’illuminazione pubblica, condotto attraverso una catalogazione delle diverse possibili tipologie di centro luminoso esistenti e dei sostegni e la relativa valutazione rispetto alla conformità degli stessi alla L.R. 17/00 e s.m.i, si rimanda al Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale, redatto dalla Ditta ENEL SOLE di Milano e approvato in data 23 settembre 2008.

Nel comune di Ripalta Cremasca sono presenti quattordici impianti dedicati alla produzione di energia termica e/o elettrica da fonti fossili. Dall’analisi del Dossier Legambiente Comuni Rinnovabili 2008 e dell’Atlante Solare Italiano nel comune di Ripalta Cremasca risultano presenti quattordici impianti fotovoltaici/termici installati per uso privato, con una potenza totale di 63,90 kW. Tutti gli impianti sono da 20kW.

Figura 5.116 – Impianti fotovoltaici/termici insatallati nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Atlante Solare Italiano, http://atlasole.gsel.it/viewer.htm]

150 5.14 Mobilità e trasporti

Il territorio di Ripalta Cremasca è percorso dalla S.P.54, lungo la direttrice Ripalta Cremasca- Capergnanica, che attraversa il territorio in direzione est-ovest; dalla S.P.43, lungo la direttrice Crema-Credera Rubbiano, che lo attraversa ad ovest, in direzione nord-sud e dalla exSS 591 (“Cremasca”) che attraversa il territorio in analisi in direzione nord-sud, lungo l’asse di collegamento Crema-Montodine-Catiglione d’Adda. L’attraversamento di Ripalta Cremasca da parte di queste importanti vie di comunicazione lo pone in una posizione sicuramente privilegiata per quanto riguarda i collegamenti extraurbani.

Figura 5.117 – Rete infrastrutturale nel territorio comunale di Ripalta Cremasca [Fonte: Piano della viabilità, Provincia di Cremona, 2004]

Figura 5.118 – Rete infrastrutturale nel comune di Ripalta Cremasca [Fonte: SIT Provincia di Cremona]

151 La provincia di Cremona è situata in posizione baricentrica rispetto ai sistemi economici forti localizzati nel nord lombardo e nel sud emiliano, le cui aree sono attraversate e servite da corridoi infrastrutturali di interesse nazionale, costituiti da linee autostradali, ferroviarie e, in futuro, dall’Alta Velocità relativamente alle direttrici Milano-Venezia e Milano-Bologna. Questa posizione, però, non si è tradotta in una elevata accessibilità del territorio provinciale, essendo tali infrastrutture localizzate, ad eccezione dell’autostrada A21, ben oltre i confini provinciali, ed ha portato ad una situazione caratterizzata da difficoltà di collegamento sia con i territori limitrofi, che con il sistema nazionale. Nell’ambito del sistema delle relazioni tra il territorio della provincia e le province limitrofe non vi sono situazioni di scambio di grande rilievo, ad esclusione della forte polarizzazione dell’area del cremasco e del comune di Cremona verso Milano e delle relazioni registrate tra la provincia di Cremona e le province di Parma e di Piacenza, tra i comuni meridionali della provincia di Brescia e la provincia di Cremona, soprattutto con i comuni del Soncinasco, e tra e le province di Mantova e Parma. Nelle relazioni intercomunali emergono principalmente le gravitazioni su Cremona e Crema: in particolare Cremona attrae popolazione da quasi tutta la provincia e in modo significativo dai comuni della prima e della seconda corona, mentre Crema attrae mobilità solo nel proprio intorno. Dall’analisi dei trasporti si vede come la mobilità generata da Cremona e da Crema verso i comuni dell’intorno sia fortemente correlata all’assetto della rete di trasporto, la quale privilegia i comuni posti sui principali assi viari. Tra i mezzi di trasporto utilizzati emerge la netta prevalenza del mezzo privato, soprattutto per i movimenti interni alla provincia, mentre più contenuto risulta l’impiego dei mezzi pubblici, riconducibile soprattutto agli spostamenti medio-lunghi. Per la mobilità con mezzo proprio si individuano aree di gravitazione di una certa consistenza soprattutto su Cremona e Crema. Per l’area di Crema si rilevano flussi di traffico molto più intensi che gravitano sull’area del milanese. L’analisi dei flussi della mobilità con mezzo privato, rapportata alle caratteristiche geometriche e funzionali della rete viaria, ha messo in luce come la ex-SS415 (detta Paullese, immediatamente a nord del territorio comunale di Ripalta Cremasca) sia utilizzata soprattutto per il traffico di lunga distanza tra i principali poli provinciali e risulti essere una delle poche strade molto congestionate, seppur in nelle fasce orarie di punta, della provincia; la ex SS234 abbia più una funzione di mobilità locale per il collegamento dall’area di , e di Codogno, a Cremona; la ex SS498 sia destinata, oltre che al collegamento con Bergamo e Brescia, a connettere tra loro i poli intermedi e quest’ultimi a Cremona. La mobilità relativa al sistema pubblico non differisce in modo significativo dai caratteri che contraddistinguono la mobilità con mezzo proprio, per cui il trasporto su autolinea serve soprattutto gli spostamenti medio-brevi. La rete delle autolinee provinciali è costituita da 42 linee, che si concentrano soprattutto a servizio dei comuni della prima e seconda corona di Cremona, con dei valori elevati di frequenza, in termini di coppia di corse giornaliere, sulle direttrici della ex SS10 fino al comune di Gadesco, sulla ex SS498 fino al comune di e sulla ex SS234 fino a Sesto Cremonese. Nell’area di Crema valori elevati di frequenza si registrano lungo la Paullese in direzione Milano e lungo gli assi viari che interessano il collegamento di Crema con Bagnolo Cremasco, , , , e Spino d’Adda.

Il rilevamento del traffico riportato nel Piano della Viabilità, approvato con Delibera di Consiglio Provinciale del 18/02/2004, mette in evidenza, per quanto riguarda rete stradale che interessa il comune di Ripalta Cremasca, una situazione non particolarmente critica da un punto di vista del traffico, dell’inquinamento acustico e dell’inquinamento atmosferico.

152 I dati del Piano della Viabilità risalgono al 2004, ma pur non essendo aggiornati, sono comunque significativi e rappresentativi del livello di criticità dell’infrastruttura stradale in analisi. Le seguenti immagini, relative al TGM, all’analisi per l’indicatore sostitutivo dell’inquinamento acustico e atmosferico, all’incidentalità, mettono in evidenza quanto è già stato ribadito, ovvero una situazione non particolarmente critica nel territorio comunale di Ripalta Cremasca.

Figura 5.119 – Traffico giornaliero medio [Fonte: Piano della viabilità, Provincia di Cremona, 2004]

Figura 5.120 – Analisi per l’indicatore sostitutivo dell’inquinamento acustico e atmosferico [Fonte: Piano della viabilità, Provincia di Cremona, 2004]

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Figura 5.121 – Incidenti rilevati per km (x100) [Fonte: Piano della viabilità, Provincia di Cremona, 2004]

Trasporto collettivo extraurbano Per quanto concerne il trasporto collettivo extraurbano il comune di Ripalta Cremasca è raggiunto dal servizio di trasporto pubblico extraurbano gestito dalla società S.T.A.R. (Societa' Trasporti Automobilistici Regionali), con sede nel comune di Lodi; dalla società Line S.p.A. con, sedi a Pavia e Lodi e dalla società Cremona Trasporti. Cremona Trasporti è la società consortile costituita da KM s.p.a. di Cremona, LINE s.p.a. e STAR s.p.a. di Lodi, tre aziende di dimensioni rilevanti e con una tradizione di servizio ampia e radicata nel territorio lombardo. Le tre imprese operano nel settore del trasporto pubblico locale con esperienze di gestione sia nel campo dei servizi urbani (reti di Pavia, Cremona, Crema e Lodi) che interurbani (province di Cremona, Lodi, Pavia e Milano). Cremona Trasporti è stata creata per gestire il contratto di servizio relativo al Lotto I – Area Cremonese, che il raggruppamento di imprese si è aggiudicato in seguito alla gara d’appalto indetta dalla Provincia di Cremona, controparte contrattuale e ente programmatore dei servizi di Trasporto Pubblico Locale. Il nuovo servizio ha avuto decorrenza 5 luglio 2004 per una durata di 7 anni.

Il territorio comunale di Ripalta Cremasca si colloca in un punto strategico di collegamento fra alcuni dei principali centri provinciali e anche regionali. La rete che interessa quindi il territorio comunale in oggetto collega il comune di Ripalta Cremasca ai centri di Crema, Lodi, Milano (San Donato Milanese), Piacenza. Le linee a servizio del trasporto collettivo extraurbano sono le seguenti: • Autolinea 26 Crema-Montodine-Casaletto C.-Lodi (con fermata a Ripalta Nuova) • Autolinea 27 Crema- (con fermata a Zappello e Bolzone) • Piacenza dev. Casale-Codogno-Crema (con fermata a Ripalta Nuova).

154 Rete ciclo-pedonale e itinerari turistici La rete ciclo-pedonale che interessa il comune di Ripalta Cremasca è costituita dalla vecchia strada Capergnanica-Bolzone, che nasce nelle vie urbane del comune di Capergnanica e si sviluppa fino al comune di Ripalta Cremasca. Prosegue fino alle frazioni di Zappello e Ripalta Nuova, con direzione est-ovest, lungo la Roggia Acqua Rossa. Tale percorso ciclo-pedonale si inserisce in una rete di collegamento più vasta, di carattere provinciale, in grado di connettere i principali centri del territorio provinciale ed i principali elementi di valenza ambientale, ecologica e paesaggistica.

Figura 5.122 – La rete dei percorsi ciclo-pedonali che interessa il comune di Ripalta Cremasca

In merito alle specificità ambientali, naturalistiche e paesaggistiche del Parco del Serio, che caratterizza il territorio comunale nel margine orientale, si ritiene interessante, da un punto di vista fruitivo e di valorizzazione del territorio, segnalare uno degli itinerari turistici del Parco, precisamente l’itinerario n. 5 “Crema- Montodine”, che interessa il territorio comunale in analisi.

Figura 5.123 –Estratto dell’itinerario n. 5 Crema-Montodine, che riguarda il comune di Ripalta Cremasca [Fonte: Parco del Serio: itinerari; sito web]

155

Figura 5.124 –Itinerario n. 5 Crema-Montodine [Fonte: Parco del Serio: itinerari; sito web]

Il quinto itinerario conclude le proposte nel territorio protetto; la circonvallazione cremasca, a Nord, ed il paese di Montodine, a Sud, fanno da confini al percorso. La morfologia rappresenta l’interesse principale del percorso che è, infatti, caratterizzato dalla presenza delle scarpate morfologiche, che concorrono spesso a formare fasce dotate di un alto grado di naturalità e costituiscono elementi di riferimento simbolico come presenze evocative del paesaggio originario. L’area in analisi è inoltre di alto interesse, oltre che morfologico, anche botanico.

156 Il tratto protetto del territorio Seriano compreso tra Crema e Montodine, presenta numerosi interessi ambientali e monumentali. Nonostante l’utilizzo antropico dei luoghi per costruzioni di strade, per lo sfruttamento a scopi agricoli, per la bonifica delle numerose lanche e zone umide, che ha ridotto al minimo il “naturale”, sopravvivono interessanti ambienti d’elevato interesse ecologico. Il tutto è situato intorno al fiume ed ai suoi terrazzamenti. Fra gli interessi geomorfologici, spicca la valle del Serio Morto, che si allarga subito dopo Crema, interessando tutto il territorio compreso tra Ripalta Vecchia e Pizzighettone. Nell’itinerario si osservano due grandi “morte” nella riserva venatoria del Marzale, mantenute “in vita” artificialmente per favorire l’allevamento, la riproduzione e la caccia di numerose coppie di Germani reali. Invece, sulla sponda opposta, a nord di Ripalta Guerina, è riconoscibile un altro ambiente umido in via d’interramento. Detti luoghi, hanno fornito le osservazioni faunistiche più interessanti, anche se la presenza di quest’area venatoria privata ha limitato, in parte, i rilevamenti. Si ritrovano nel tratto descritto quasi tutte le specie ornitiche presenti nel parco, alle quali si associano quelle legate sia all’ambiente umido sia al bosco: in particolare, si segnalano gli aironi (il cenerino ed il rosso, la nitticora, il sempre più raro tarabusino, la garzetta), gli anatidi, il tuffetto, la poiana ed altri ancora. Ultimamente si è rilevata la presenza massiccia del cormorano, che passa il periodo invernale nella zona. Fra i mammiferi, si segnalano la volpe, il tasso ed il moscardino.

157 5.15 Sintesi delle principali criticità e potenzialità

L’impostazione del PGT, secondo la L.R.12/2005, deve uniformarsi al criterio di sostenibilità (art. 2, comma 3). Ciò comporta l’introduzione di un momento valutativo delle scelte di piano da integrare a tutto il processo di elaborazione del piano stesso, attraverso il quale dare la garanzia del raggiungimento degli obiettivi sostenibili dichiarati nel Documento di piano. L’operazione della valutazione richiede che nella fase conoscitiva non vengano semplicemente acquisite delle informazioni, ma che queste vengano anche elaborate e sintetizzate in modo da poter costituire un riferimento efficace per le scelte. Sulla base degli elementi derivanti dal quadro conoscitivo10, si devono effettuare (“Linee guida per la pianificazione comunale”) le elaborazioni necessarie a definire il quadro conoscitivo e orientativo che costituiscono il presupposto per arrivare a delineare una interpretazione della realtà territoriale locale (quale scenario di riferimento) che deve mettere in luce: ƒ le dinamiche in atto; ƒ le criticità (socio-economiche, ambientali, paesaggistiche e territoriali); ƒ le potenzialità del territorio; ƒ le opportunità che si intendono sviluppare.

Per critica si intende una situazione ambientale riconoscibile in quelle aree in cui vi sono condizioni particolari, quali: • presenza di elementi rari; • situazioni di degrado in atto; • situazioni di elevata pressione antropica; • situazione di sensibilità; • situazioni di vulnerabilità

Nello specifico, vanno individuate per tipologia, le seguenti aree: 1. aree o siti contaminati o degradati • rete idrografica con relativo livello di qualità delle acque; • aree dimesse ex industriali o ex impianti tecnologici; • discariche, siti di stoccaggio di materiali pericolosi; • aree estrattive; • altri siti contaminati.

2. Aree sensibili in termini di scarsa capacità protettiva rispetto alle diverse componenti ambientali • acqua: - aree a scarsa capacità protettiva per le acque profonde; - aree ad elevata erodibilità; - zone umide; - fontanili;

10 Il quadro conoscitivo deriva dalle trasformazioni avvenute (tiene conto dello stato di fatto così come si è venuto a costituire nel tempo) ed individua tutte le emergenze che vincolano la trasformabilità del suolo e del sottosuolo: 1. sistemi territoriali; 2. sistema della mobilità; 3. aree a rischio o vulnerabili; 4. aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale e le relative aree di rispetto; 5. i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario; 6. gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e di ecosistema; 7. la struttura del paesaggio agrario; 8. l’assetto tipologico del tessuto urbano. 158 - pozzi e sorgenti; - aree idriche classificate sensibili; - ghiacciai; • vegetazione, flora e fauna: - siti di importanza comunitaria; - habitat di specie rare; - zone boscate; • sistema antropico: - scuole; - ospedali; - zone residenziali; - centri storici; - beni architettonici ed ambientali; - percorsi panoramici ed itinerari fruitivi rilevanti; - colture specializzate; - terrazzamenti; - aree agricole a valenza paesistica; - complessi agricoli storici; - ambiti o siti di elevato valore percettivo come da PTCP; - punti e visuali panoramiche; • suolo e sottosuolo: - elementi morfologici e geologici di rilievo; - aree a rischio idrogeologico; - zone sismiche; - classi di acclività.

3. Situazioni di vulnerabilità • infrastrutture viarie e tecnologiche; • aree soggette a problemi legati allo spopolamento; • aree economicamente deboli; • centri storici e beni storici ed ambientali; • rete idrica e pozzi; • aree di habitat di specie rare.

4. Aree soggette ad una elevata pressione antropica • aree residenziali ed, in particolare, le are interessate da un diffusa presenza di seconde case; • aree artigianali e produttive; • aree estrattive; • aree agricole; • aree e riserve di caccia; • infrastrutture; • aree turistiche; • aree commerciali; • sanità ed altri servizi sociali di rilevanza territoriale.

5. Aree vincolate a diverso titolo • aree di riserva; • aree a parco; • zone umide; • siti di importanza nazionale e comunitaria;

159 • zone di rispetto; • aree a destinazione urbanistica speciale; • aree vincolate ai sensi del DPR n.42 /2004.

Per potenzialità si intende una situazione ambientale riconoscibile in quelle aree in cui vi sono condizioni particolari, quali: 1. Aree con elevata diversità • dal punto di vista naturalistico e della biocenosi; • dal punto di vista funzionale.

2. Aree con valore culturale ed estetico • centri storici; • emergenze storiche; • tipologie edilizie di rilievo; • ville; • giardini e parchi; • santelle; • luoghi della memoria; • vedute panoramiche; • ambiti ad elevato valore percettivo (dal PTCP).

3. Aree con valore naturalistico-ecologico • aree protette; • habitat di specie rare; • boschi; • aree idriche; • fontanili; • zone riparali; • coste; • canneti; • zone umide; • aree ad elevata naturalità; • SIC, ZPS.

4. Aree con valore come risorsa • centri storici; • ambiti agricoli di pregio; • boschi; • coste; • percorsi fruitivi; • spiagge balenabili; • attrezzature ricettive; • …

Partendo quindi dall’assunto di tali definizioni è importante sottolineare che per quanto riguarda gli elementi di criticità presenti nel territorio comunale di Ripalta Cremasca si sono distinti essenzialmente i seguenti fattori: - gli elementi sensibili che costituiscono un elemento debole del sistema (zone boscate, Fiume Serio, Rogge, elementi morfologici di rilievo [scarpate])

160 - situazioni di vulnerabilità (pozzi, rete idrica, Paro del Serio, centri storici) - aree soggette a particolare pressione antropica (presenza di infrastrutture stradali, aree produttive, allevamenti zootecnici, aree agricole) Per quanto riguarda le potenzialità si sono distinti i seguenti fattori: - elementi del sistema antropico, - elementi del sistema naturale, - le risorse del sistema paesistico-storico-architettonico, - le risorse del sistema della mobilità.

Dalla conoscenza preliminare del territorio, così come elaborata e sintetizzata dall’analisi del contesto ambientale e socio-economico effettuata nel paragrafo precedente emergono chiaramente le principali criticità e potenzialità relative al territorio di Ripalta Cremasca, che vengono sintetizzate nella seguente tabella, in relazione a ciascuna tematica ambientale.

161

Tabella 5.30 – Sintesi Criticità e potenzialità

C.A. Elementi di criticità Elementi di potenzialità Commenti • Media incidenza del traffico: S.P. 43, • Assenza di attività soggette a RIR Il comune di Ripalta Cremasca, compreso nella zona B di pianura, S.P. 54 e ex SS591 • Assenza di cave attive secondo la zonizzazione regionale, è caratterizzato da concentrazioni • Presenza di attività che possono • Assenza di discariche elevate di PM10, con maggiore componente secondaria; da alta densità generare emissioni di odori (aziende di emissione di PM10 e NOX, sebbene inferiore a quella della Zona A; zootecniche) ed emissioni diffuse di da alta densità di emissione di NH3 (di origine agricola e da polveri allevamento) e da densità abitativa intermedia, con elevata presenza di • Presenza di aree produttive (aziende attività agricole e di allevamenti. insalubri; AIA) La situazione del comune in analisi è comunque rappresentativa di un’area molto più vasta e per quanto concerne gli episodi di criticità per il PM10, è bene sottolineare che non sono propri del sito di monitoraggio, ma interessano l’intera Pianura Padana. Nel territorio comunale sono presenti un’azienda insalubre, un’attività soggetta ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e attività

Aria e fattori climaticiAria e fattori zootecniche che possono costituire un elemento di criticità legato alle emissioni di CH4, NH3, polveri e odori. Si ritiene sicuramente un elemento fondamentale da approfondire. Si segnala infine l’ assenza di attività soggette a RIR, di discariche e di attività estrattive attive che possano generare altri inquinanti specifici per la componente. • Presenza del Fiume Serio, di un • Conferito incarico per la redazione del Si ritengono elementi di criticità, gli elementi sensibili e vulnerabili, quali sistema di rogge e canali, quale Reticolo Idrico Minore il Fiume Serio, le rogge e i canali (roggia Acqua Rossa, roggia Comuna, elementi di sensibilità • Buona qualità dell’acqua emunta dal Roggia Alchina, ecc) e il pozzo pubblico che alimenta la rete • Presenza del pozzo pubblico che pozzo, distribuita dalla rete acquedottistica alimenta la rete acquedottistica, nel acquedottistica Anche la vulnerabilità da nitrati di provenienza agrozootecnica nel territorio comunale di Ripalta • Qualità dell’acqua superficiale della del territorio comunale in analisi costituisce un ulteriore elemento di criticità, Cremasca, (elemento di sensibilità). Fiume Serio sufficiente da approfondire. • “Zona vulnerabile da nitrati di • Qualità dell’acqua superficiale della Gli elementi di maggior potenzialità sono invece rappresentati dalla provenienza agrozootecnica”, secondo roggia Acqua Rossa e della roggia discreta qualità dell’acqua superficiale del Fiume Serio, dalla buona PTUA Comuna buona qualità delle acque superficiali delle rogge Comuna e Acqua Rossa, Acqua Acqua • Qualità effluente in uscita dal dalla qualità degli effluenti in uscita dal Depuratore di Crema (Serio1) e Depuratore Serio1 rispetta i limiti dalla buona qualità dell’acqua distribuita dalla rete acquedottistica. normativi Si mette inoltre in evidenza che il livello di interferenza con la falda è • Livelli di interferenza con la falda prevalentemente nullo. prevalentemente nulli Il Fiume Serio è tutelato ai sensi del D. Lgs 22 gennaio 2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, n.42. Il corso del fiume Serio è tutelato dal Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico (P.A.I.), tramite le fasce fluviali di tutela A, B e C. 162 • Presenza di allevamenti zootecnici • Urbanizzazione poco diffusa Il comune di Ripalta Cremasca non presenta una situazione di criticità in (elemento di sensibilità per la • Incremento delle aree urbanizzate merito alla qualità del suolo e del sottosuolo, in quanto risultano assenti componente suolo) (1999-2005/2007) inferiore all’1% cave, depuratori, discariche e attività produttive soggette a RIR. • Presenza di un sito contaminato, la cui • Assenza di discariche e di impianti di Gli unici elementi di potenziale criticità sono rappresentati dalla bonifica è conclusa depurazione presenza sul territorio di allevamenti e quindi di potenziale dispersione • Presenza di aree produttive (aziende • Assenza di cave attive sul suolo di inquinanti legati alla pratica zootecnica e dalla presenza di insalubri; AIA) • Assenza di attività soggette a RIR un sito contaminato, la cui bonifica è comunque conclusa. • 80% del territorio comunale non è Il territorio presenta una urbanizzazione poco diffusa e ha conservato urbanizzato e ha destinazione nel tempo le sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche (Incremento Suolo prevalentemente agricola delle aree urbanizzate (1999-2005/2007) inferiore all’1%). Esso è • Presenza del Parco del Serio caratterizzato per la maggior parte (80% circa) da usi del suolo di carattere agricolo. Un elemento di forte potenzialità è determinato dalla presenza del Parco del Serio, istituito e tutelato ai sensi della L.R. 86/83, di notevole rilevanza da un punto di vista naturalistico, vegetazionale, paesaggistico ed ecologico, in quanto caratterizzato da aree boscate, ambienti umidi e ambienti di ripa. • Presenza di allevamenti zootecnici • Assenza di discariche e di impianti di Il tema flora, fauna e biodiversità viene interpretato sia come un (elemento di sensibilità) depurazione elemento di criticità, in quanto ritenuto componente sensibile da tutelare, • Presenza di aree boschive (elemento di • Assenza di cave attive sia come un elemento di potenzialità per la sua rilevanza paesaggistica, sensibilità) • Assenza di attività soggette a RIR di naturalità ed ecologica. • Presenza di scarpata geomorfologica • Presenza di aree boschive e Il comune di Ripalta Cremasca non presenta una situazione di (elemento di sensibilità) seminaturali particolare criticità in merito alla qualità di questa componente, in quanto • Presenza del Fiume Serio, di rogge e • Presenza di scarpata geomorfologica risultano assenti cave attive, depuratori, discariche e attività produttive canali (elemento di sensibilità) • Presenza del Fiume Serio, di rogge e soggette a RIR. • Presenza di un sito contaminato, la cui canali Gli unici elementi di potenziale criticità sono rappresentati dalla bonifica è conclusa • Presenza del Parco del Serio presenza sul territorio di allevamenti e quindi di potenziale interferenza • Presenza di aree produttive (aziende con la componente da parte di inquinanti legati alla pratica zootecnica e insalubri; AIA) dalla presenza di un sito contaminato, la cui bonifica è conclusa. Un elemento fondamentale per ciò che riguarda tale componente è sicuramente rappresentato dalla presenza del Parco del Serio, istituito e tutelato ai sensi della L.R. 86/83, caratterizzato da una varietà floristica e faunistica di sicuro valore.

Flora, fauna e biodiversità Flora, fauna Il 2,3% (27 ha circa) del territorio inoltre è ricoperto da aree boschive e seminaturali, elementi di potenzialità per ciò che concerne il concetto di biodiversità e naturalià. Si segnala infine che non sono presenti fontanili, Siti di Importanza Comunitaria (SIC), né Zone di Protezione Speciale (ZPS) (ai sensi della direttiva habitat 43/1992/CEE), secondo quanto rilevato dal PTCP della provincia di Cremona.

163 • Assenza del Piano paesistico • Presenza di elementi paesaggistici, Le risorse del sistema paesistico-storico-architettonico comprendono comunale naturalistici e ambientali di valore tutte le emergenze che si ritiene caratterizzino da un punto di vista • Presenza di scarpata geomorfologica (scarpata morfologica) dell’identità dei luoghi, intesa nella sua accezione più ampia. Si tratta (elemento di sensibilità) • Presenza del Parco del Serio quindi di elementi della fruizione e strutturanti il territorio stesso (percorsi • Presenza di beni di interesse artistico e storici, della memoria, ecc.), di ambiti ad elevato valore percettivo, da storico (chiese, cascine) potenziare per favorirne la fruizione turistica, di elementi del sistema • Tracce della centuriazione romana, antropico, quali i nuclei di antica formazione, le emergenze elemento morfologico caratterizzante il architettoniche, edifici architettonicamente di rilievo, edifici vincolati, ville territorio rurale cremasco storiche, ecc. • Elementi di viabilità storica Il territorio non presenta particolari elementi di criticità diffusa, ma si • Nuclei storici tratta soltanto di elementi di carattere puntuale da inserire in una • Rete ecologica regionale strategia di tutela paesaggistica più ampia e condivisa. Il territorio comunale di Ripalta Cremasca è caratterizzato da aree a marcata sensibilità ambientale e ad elevata valenza e potenzialità naturalistica, in genere strettamente relazionate all’elemento idrico. Un elemento di rilievo è infatti rappresentato dalla presenza del Fiume Serio, di rogge e canali, quali habitat naturali ed ecologicamente fondamentali per specie faunistiche e floristiche. Da segnalare anche la presenza di un sistema di particolare rilevanza Paesaggio e beni culturali beni culturali Paesaggio e geomorfologica, definito dalla presenza di una scarpata principale, ovvero un elemento morfologico lineare, con dislivelli nell’ordine della decina di metri, che individuano le principali strutture depresse (>3 metri). Un elemento di forte potenzialità è determinato dalla presenza del Parco del Serio, istituito e tutelato ai sensi della L.R. 86/83, di notevole rilevanza da un punto di vista naturalistico, vegetazionale e paesaggistico, in quanto caratterizzato da aree boscate, ambienti umidi e ambienti di ripa. • Media densità abitativa (282,71 • Crescita della popolazione nel periodo La componente popolazione non presenta particolari criticità o elementi ab/kmq, superiore al dato provinciale 2001-2009, superiore al dato di potenzialità. 203,42 ab/kmq,) provinciale L’analisi demografica, sociale ed umana, condotta nel periodo 2001- • La realtà territoriale in esame conferma • Saldo migratorio positivo (2002-2008) 2009, ha rilevato un comune in leggera crescita rispetto al dato medio un sostanziale disequilibrio fra le fasce provinciale, grazie ad un saldo migratorio positivo, a compensazione del giovani e le fasce anziane saldo naturale sostanzialmente negativo. Ha inoltre messo in evidenza un struttura sociale maggiormente anziana. Popolazione Popolazione • Saldo naturale sostanzialmente negativo (2002-2008) Il comune di Ripalta Cremasca inoltre si colloca tra quelli con densità abitativa più alta all’interno del territorio provinciale di Cremona.

164 • Presenza delle infrastrutture stradali • Presenza del Piano di zonizzazione La componente rumore non presenta situazioni di particolare criticità S.P. 43, S.P. 54 e ex SS591, elementi acustica diffusa, si segnala però la presenza di un elemento puntuale di generatori di rumore e disturbo, sia nel particolare disturbo, secondo quanto rilevato dai cittadini residenti nella periodo diurno che notturno zona, rappresentata da villa San Michele, a nord del territorio comunale, • Presenza di elemento puntuale di che effettua ricevimenti e cerimonie. disturbo (Villa S. Michele) E’ stata redatta una relazione in merito dai proprietari stessi dell’attività, Rumore Rumore al fine di chiarire una situazione controversa. Il comune di Ripalta Cremasca è dotato del Piano di zonizzazione acustica • Presenza di linee ad alta tensione • Le installazioni per la La componente radiazioni non presenta situazioni di particolare criticità. radiocomunicazione presenti non Le installazioni per la radiocomunicazione di Ripalta Cremasca e i valori rappresentano situazioni critiche di radon indoor non rappresentano situazioni critiche. • Scarsa concentrazione di attività radon indoor Radiazioni Radiazioni

• Progressiva diminuzione (-2%) della Il tema legato ai rifiuti viene ritenuto un elemento di potenzialità, perché produzione totale di rifiuti dal 2002 al vi è una progressiva diminuzione della produzione totale di rifiuti e 2008 contestualmente una netta flessione degli indifferenziati ed una buona • Flessione della frazione indifferenziata crescita della parte differenziata. (smaltimento): -18% Per ciò che riguarda la raccolta differenziata il comune di Ripalta • Buona crescita della frazione Cremasca si trova tra i primi posti della classifica stilata per tutti comuni differenziata: (+7%) della provincia di Cremona, con il 70% rispetto alla media provinciale • Frazione differenziata al 70% pari al 56%, evidenziando quindi un elemento di qualità per ciò che Rifiuti concerne il tema rifiuti sul territorio comunale. Si ritiene interessante sottolineare che le politiche in tema di gestione e smaltimento rifiuti adottate nel comune in analisi hanno centrato entrambi gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal comma 1, articolo 205 del D.Lgs. 152/2006, ovvero di raggiungere il 45% entro il 31/12/2008 e il 65% entro il 31/12/2012. • Presenza del Piano regolatore di La componente energia non presenta situazioni di particolare criticità. illuminazione comunale Sono presenti quattordici impianti privati dedicati alla produzione di • Presenza di 14 impianti dedicati alla energia termica e/o elettrica da fonti rinnovabili. produzione di energia termica e/o Energia elettrica da fonti rinnovabili.

165 • Presenza delle infrastrutture stradali : • Presenza percorso ciclo-pedonale La maggiore criticità è evidenziata dalla presenza delle S.P. 54, S.P. 43, S.P. 43, S.P. 54 e ex SS591, elementi • Presenza del trasporto collettivo e ex SS591, che attraversano il territorio comunale in direzione est-ovest generatori di rumore e traffico extraurbano su gomma e nord-sud, rispettivamente. • Viabilità ordinaria non particolarmente Il comune di Ripalta Cremasca è servito dal trasporto collettivo critica o congestionata extraurbano su gomma. La rete ciclo-pedonale che interessa il comune di Ripalta Cremasca è costituita dalla vecchia strada Capergnanica-Bolzone, che nasce nelle vie urbane del comune di Capergnanica e si sviluppa fino al comune di Ripalta Cremasca. Prosegue fino alle frazioni di Zappello e Ripalta Nuova, con direzione est-ovest, lungo la Roggia Acqua Rossa.

Mobilità e trasporti Mobilità e trasporti Tale percorso ciclo-pedonale si inserisce in una rete di collegamento più vasta, di carattere provinciale, in grado di connettere i principali centri del territorio provinciale ed i principali elementi di valenza ambientale, ecologica e paesaggistica.

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ALLEGATO 1

Dati del pozzo (anagrafica, stratigrafie generali, consumi) • Ripalta Cremasca 190810002

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